sferisterio opera festival // 2007
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Esserci Comunicazione e Kryos presentano Sferisterio Magazine 2007 dedicato alla stagione lirica maceratese. Direttore: Carlo Scheggia.TRANSCRIPT
Il gioco dei potentidrammi, illusioni e sconfittenella lotta per il potere
43. Stagione Lirica 2007■ MACBETH ■ NORMA ■ MARIA STUARDA■ Gala Performance ■ Messa da Requiem ■ La donna e il potere■ Nella mia fine sta il mio principio ■ Saül
Sommario ■ Benvenuti al secondo atto dello Sferisterio Opera Festival 5 ■ Pier Luigi Pizzi presenta “il gioco dei potenti” 7 ■ Il tema del Festival 12 ■ Frammenti di storia 17 ■ Colonna sonora del Festival: FORM e Coro “Bellini” 25 ■ Gli anniversari 29 ■ La 43. Stagione Lirica 39 ■ Macbeth 42 ■ Norma 50 ■ Maria Stuarda 58 ■ Gala Performance 66 ■ Messa da Requiem per Beniamino Gigli 74 ■ Massimo Cacciari e “il gioco dei potenti” 85 ■ SaÜl 86 ■ La donna e il potere 89 ■ Maria Stuarda: “Nella mia fi ne sta il mio principio” 91 ■ Gli eventi in città 93
■ Le collaborazioni 97 ■ Laurea ad honorem per Pier Luigi Pizzi 103 ■ Musicultura Festival 105 ■ Il cartellone 2008 111 ■ Biglietteria 112
Rivista ufficiale dello Sferisterio Opera Festival Numero unico ‒ distribuzione gratuita
■ Direttore responsabile:Carlo Scheggia
■ Coordinamento editoriale:Andrea Compagnucci
■ Grafi ca e concessionaria di pubblicità:KryosViale XX Settembre, 59 - 62010 Mogliano (MC)Tel. 0733 557383 - www.dentroleidee.it
■ Testi a cura di:Carlo ScheggiaAlessandra GattariAndrea Compagnucci
■ Hanno collaborato:Barbara Maria Bianchi, Antonia Brancati,Paola Dezi, Evio Hermas Ercoli, Angelica Gabrielli,Beatrice Giongo, Elisabetta Perucci, Andrea Principi, Giovanna Salvucci, Laura Spatocco, Cristiano Veroli,la sezione AIL di Ancona, Pietro Molini per i manifestie le locandine storiche
■ Sponsor accounting Sferisterio Opera Festival:MEDIAVIP S.P.A. - Tel. 011 5618956
■ Foto e illustrazioni:Il fotografo uffi ciale del Festival è Alfredo Tabocchini
Archivio di Alfredo Tabocchini, Archivio Balelli,Archivio storico dello Sferisterio, Archivio storico delPiccolo Teatro di Milano, Archivio personale di Giancarlo del Monaco e www.mariodelmonaco.net (a cura di Roberto Scandurra), Archivio personale di Evio Hermas Ercoli, Archivio personale di Elisabetta Perucci, Foto CMR
I saggi critici delle opere sono a cura di Alessandra GattariLe opere di Vincenzo Conciatori sono riprodotteper gentile concessione dell’artista
■ Stampa:Bieffe s.r.l. - Recanati
■ Edito da:EsserciVia Gramsci, 42 - 62100 MacerataTel. 333 9435979 ‒ 339 8775717www.essercicomunicazione.it Iscrizione al ROC n. 14382
ASSOCIAZIONE ARENA SFERISTERIO■ ASSEMBLEA DEI SOCIGiorgio Meschini, Comune di MacerataGiulio Silenzi, Provincia di Macerata
■ CONSIGLIO D’AMMINISTRAZIONEGiorgio Meschini, PresidenteGiulio Silenzi, VicepresidenteRolando AngelettiDonato CaporaliniAlfredo CesariniEvio Hermas ErcoliGiuseppe FerrariDaniela GasparriniDino PeruginiFiorella Tombolini
■ COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTIEnrico Severini, PresidenteGiorgio PiergiacomiClaudio Sagretti
SFERISTERIO OPERA FESTIVALPier Luigi Pizzi, Direttore artistico
1
Benvenuti al secondo atto dello Sferisterio Opera Festival: il consolidamento che segue
l’atto primo dello scorso anno, il 2006 del rilancio, il 2006 di Pier Luigi Pizzi.
Alla fine della stagione de “Il viaggio iniziatico”, metafora delle prove e delle paure
di un nuovo corso, ci siamo congedati per ritrovarci ne “Il
gioco dei potenti”, allegoria delle pene di chi cerca di affermarsi, tema
attorno al quale ruotano i drammi e le illusioni di Macbeth, Norma,
Maria Stuarda.
Andiamo avanti incoraggiati dai “sold out” del 2006, a conferma
che la sfida intrapresa da Comune e Provincia è giusta. Rilanciare la
lirica in un momento di crisi dello spettacolo gettando il cuore oltre
l’ostacolo, per Macerata e per tutto il territorio, dove il direttore artisti-
co continua a cercare apporti. Con Civitanova Danza abbiamo collabo-
rato per organizzare il Gala Performance con Roberto Bolle e Alessan-dra Ferri e all’anfiteatro romano di Urbisaglia porteremo una recita
della Norma che si annuncia come uno degli spettacoli più suggestivi.
Il 2007 è anche un anno ricco di anniversari. Quarant’anni fa un
mio lungimirante predecessore, il sindaco Ballesi riapriva lo Sferisterio
alla lirica grazie alla creatività dell’indimenticato direttore artistico,
Carlo Perucci. Proprio Perucci portò allo Sferisterio Mario Del Mo-
naco, del quale quest’anno ricorrono venticinque anni dalla morte.
Trenta sono gli anni dalla scomparsa della più grande Norma di ogni
tempo, Maria Callas, mentre nel 1957, cinquant’anni fa, moriva Benia-
mino Gigli. Lo Sferisterio lo commemora con la messa da requiem di
Giuseppe Verdi.
Un programma ricco, a cui si aggiungono gli eventi al Lauro Rossi,
non sarebbe possibile senza il contributo delle imprese e delle istituzioni alle quali va il ringrazia-
mento di tutta l’associazione Arena Sferisterio. Senza di loro e senza l’entusiasmo dei collabora-
tori del Festival, Macerata non potrebbe offrirci ogni anno uno spettacolo tanto importante.
Un caloroso benvenuto infine agli spettatori e al Sindaco di Venezia, Massimo Cacciari,
al quale ricambio l’ospitalità con cui ci ha accolto al teatro La Fenice per presentare questo
cartellone. A lui spetta l’onore di aprire il Festival con il primo degli avvenimenti culturali che
costelleranno “Il gioco dei potenti”.
Il Presidente dell’associazione Arena Sferisterio Giorgio Meschini
Il saluto
Benvenuti al secondo attodello Sferisterio Opera Festival
5
La sfida culturale di Macerata
L’intervista
Il direttore artistico Pizzi illustra “Il gioco dei potenti”
Perché è stato scelto il tema
“Il gioco dei potenti”?
È un tema che si esprime a
tanti livelli, con diversi spes-
sori ed è sempre di grande
attualità. Ogni giorno siamo
costretti a confrontarci con
il potere anche se non ne-
cessariamente dobbiamo es-
serne succubi o parte attiva.
Bastano i titoli scelti: Macbeth, Norma, Maria Stuarda, Saül per farci capire che siamo di
fronte a personaggi che, con
il potere hanno avuto dram-
matiche implicazioni. Le fonti
letterarie, da William Shake-
speare a Friedrich von Schil-
ler, ad Andrè Gide, così come
le musiche di Verdi, Bellini,
Donizetti, Testi garantiscono
l’alto livello culturale.
Come giudica la scelta di
questo cartellone?
Un progetto equilibrato e
stimolante, arricchito di altre
interessanti proposte.
Lo Sferisterio si apre anche
ad importanti collaborazio-
ni esterne.
Sì. L’edizione 2007 è segnata
dal coinvolgimento di altre
prestigiose istituzioni, come
l’Arena di Verona, la Scala di
Milano e l’Opera di Roma, in
una prospettiva il cui orizzon-
te si sta ampliando. Prezioso
è il rapporto con il territorio
maceratese, che si rinnoverà
a Montecassiano e a Came-
rino, mentre nuove intese
stanno nascendo con Civita-nova Danza e con Urbisaglia, nel cui anfiteatro romano è
ambientata Norma.
Senza dimenticare il teatro
Lauro Rossi.
Si è ancora una volta confer-
mato che questo teatro fa da
contrappunto allo Sferisterio,
perché può accogliere tutte
quelle forme di spettacolo
che, per esprimersi, hanno
bisogno di spazi più raccolti e
può in tal modo costituire un
formidabile veicolo di cultura,
di curiosità e di eccezionalità.
Vincenzo Conciatori, Il potere 2, acrilico su tela7
P ier Luigi Pizzi, regista, scenografo e
creatore di costumi, nasce a Milano il
15 giugno 1930. Frequenta la Facoltà
di Architettura del Politecnico e ha le
prime esperienze di teatro con Giorgio Strehler e
Giorgio De Lullo, con cui lavora 25 anni. Comincia
l’attività di scenografo nel 1951, partecipando a
più di 350 produzioni nel mondo, tra cui una te-
tralogia memorabile alla Scala di Milano, nel 1974,
con Luca Ronconi.
Nel 1977, debutta come regista con un Don Gio-vanni di Mozart, con protagonista Ruggero Raimon-
di, al Regio di Torino. Presente, da oltre cinquanta
anni, nei più importanti teatri e festival del mondo,
ottiene prestigiosi riconoscimenti internazionali,
tra cui la Legion d’honneur, il titolo di Offi cier des
Arts et des Lettres in Francia, e di Grand’Uffi ciale al
merito della Repubblica Italiana.
Inaugura il Wortham Center di Houston nel 1987
con Aida e l’Opera Bastille di Parigi nel 1990 con la produzione de Les Troyens di Berlioz. Dal 1982 partecipa regolarmente al Rossini Opera Festival
di Pesaro, facendo rivivere sulla scena il repertorio
rossiniano, da Tancredi a La pietra del paragone.Nel 2000 riceve dalla Critica Italiana il suo setti-
mo Premio Abbiati, per il miglior spettacolo lirico
dell’anno, Death in Venice di Britten, al Teatro Carlo Felice di Genova e più tardi al Comunale di Firenze.
Con Idomeneo di Mozart riapre il Teatro delle Muse
di Ancona, dove nel 2006 Elegy for young Lovers riceve un premio Abbiati. Porta in scena Thaïs di Massenet, Le domino noir di Auber e Les pêcheurs de perles di Bizet al teatro Malibran e Maometto II di Rossini alla Fenice di Venezia, Rinaldo di Händel alla Scala, La Traviata di Verdi e Midsummer Night’s Dream di Britten al teatro Real di Madrid, Un Ballo in maschera di Verdi in una nuova rivoluzionaria produzione a Piacenza-Expo, Semiramide di Rossini a Roma, Il viaggio a Reims ancora di Rossini per la riapertura dell’Opera di Montecarlo, ed Europa rico-nosciuta di Salieri per l’inaugurazione, nel dicembre
2004, della Scala, dove cura anche il progetto di
ristrutturazione del Museo teatrale. Pizzi si dedica,
inoltre, all’allestimento di importanti esposizioni
d’arte.
Nel 2004, all’Arena Sferisterio fi rma la regia de Les contes d’Hoffman di Offenbach, e nel 2005 Andrea Chénier di Giordano, mentre al teatro Lauro Rossi
porta Les Mamelles de Tirésias di Poulenc e Le bel indifférent di Tutino. Dal 2006 è direttore artistico dello Sferisterio Opera Festival e fi rma due delle tre
opere in cartellone: Turandot e Die Zauberfl öte.
9
title partner
partner tecnologico
major partner
fornitore ufficiale
Ministero per i Benie le Attività culturali
Regione Marche
Fondazione Cassa di Risparmiodella provincia di Macerata
Camera di CommercioIndustria Agricoltura
Artigianato di Macerata
Società Civile dello SferisterioEredi dei Cento Consorti
official sponsor
Comune di Macerata Provincia di Macerata
La 43. Stagione Lirica 2007è organizzata dalla
Associazione Arena SferisterioTeatro di Tradizione
Macerata
con il contributo di
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Regione Marche
Fondazione Cassa di Risparmiodella provincia di Macerata
Camera di CommercioIndustria Agricoltura
Artigianato di Macerata
Società Civile dello SferisterioEredi dei Cento Consorti
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Comune di Macerata Provincia di Macerata
La 43. Stagione Lirica 2007è organizzata dalla
Associazione Arena SferisterioTeatro di Tradizione
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OFFICIAL SPONSOR dello Sferisterio O
pera Festival
Il tema del potere costitui-
sce un problema intellet-
tuale arduo. È un aspetto
centrale dell’esistenza
umana, non se ne può fare a meno.
Forse ha ragione Milan Kundera nel
suo romanzo più famoso “L’insoste-
nibile leggerezza dell’essere”: la vita,
la storia umana è un assurdo ritratto
del gioco dei potenti.
In tutti i periodi storici, la vita sociale
degli individui si è basata principal-
mente su relazioni di potere, fondate
sul rapporto comando-obbedienza.
Anche nelle democrazie odierne esi-
ste questo rapporto e la violenza può
essere delimitata, ma non scompare,
poiché la forza coercitiva è necessa-
ria, talvolta, per mantenere l’ordine
sociale e difendere i diritti e le libertà
conquistate.
Il gioco dei potenti è ovunque, ognu-
no di noi ne è coinvolto, che ne voglia
o no. E come ogni gioco, ci sono vin-
citori e vinti. In ogni campo, in ogni
epoca. È “Il gioco dei potenti” quello
di Giorgio Strehler nel 1965 in tea-
tro, così come il libro di Piero Ottone,
scritto nel 1985.
È la dimostrazione dell’idea di Vilfre-
do Pareto: l’attualissima “teoria delle
élite”. E lo scontro tra questi gruppi
costituisce il motore del mondo.
Il tema del Festival
Il gioco dei potenti
Vincenzo Conciatori, Il potere, acrilico su tela Vincenzo Conciatori,Sconfitta, acrilico su tela
12
Dal 26 luglio al 12
agosto 2007, a
Macerata sarà di
nuovo Sferisterio Opera Festival,
sotto la direzione di Pier Luigi Pizzi,
l’artista che ha trasformato la storica
rassegna estiva in un appuntamento
culturale dove la lirica mette in scena
la sua eterna attualità, ogni anno con
un tema nuovo.
Macbeth di Giuseppe Verdi, Norma di Vincenzo Bellini, Maria Stuarda di Gaetano Donizetti e Saül di Flavio Te-
sti sono le opere in cartellone per lo
Sferisterio Opera Festival 2007, lega-
te da un filo conduttore inquietante
“Il gioco dei potenti”.
I drammi, le sconfitte, le illusioni, il
sangue, nella lotta per il potere sa-
ranno incarnati dai personaggi che
via via si succederanno sul palcosce-
nico dello Sferisterio: Maria Stuarda,
regina di Scozia, perderà la propria
testa nel duello con la rivale Elisabet-
ta; Norma sacrificherà il suo potere
sacerdotale per amore di un nemico;
Macbeth, pagherà con
la follia della moglie e la
perdita del sonno e della
vita, l’assassinio del buon
re Duncan.
“drammi, illusioni, sconfitte nella lotta al potere”
Il gioco dei potentiNorma, Macbeth, Maria Stuarda,
tutti lottano per affermare qualco-
sa, l’uno contro l’altro. Sono lotte di
classe, guerre, interessi di corpora-
zioni, pressioni economiche, storie
d’amore. Il mondo è mosso dall’in-
teresse delle élite: la sua aspirazione
al raggiungimento del successo e/o
del potere, la sua determinazione, la
sua volontà di potenza e di afferma-
zione, la sua spregiudicata ambizio-
ne. Le élite vanno divise in due par-
ti: quelle che detengono il potere e
quelle che vogliono sottrarglielo. Lo
stare al potere infiacchirà le prime
che presto o tardi dovranno cedere
lo scettro alle altre. La circolazione
e la lotta tra élite è indispensabile:
così si muove la storia. Senza la sua
azione regnano i secoli bui e la sta-
gnazione perpetua.
Vincenzo Conciatori, Il potere, acrilico su tela
Vincenzo Conciatori, Sconfitta 2, acrilico su tela
Vincenzo Conciatori,Sconfitta, acrilico su tela
13
Foto di scena da “Il gioco dei potenti”di Giorgio Strehler, Piccolo Teatro di Milano14
TITLE PARTNER dello Sferisterio O
pera Festival
Di grande rilevanza e attualità la presenza
delle figure femminili, che prevalgono su
quelle maschili, all’interno del gioco dei
potenti. Il tutto arricchito da iniziative,
dibattiti, mostre, aperitivi culturali che si
svolgeranno in città e in provincia nell’arco
temporale del Festival.
Il gioco dei potenti è una stagione più lun-
ga delle precedenti e percorsa da novità
e da avvenimenti culturali di alto livello.
Diciotto giorni, sei spettacoli diversi in sei
serate: tutto questo per offrire allo spetta-
tore un evento differente per ogni giornata
di permanenza a Macerata.
Al teatro lirico di Milano, in due sere (il 21 e il 22 giugno 1965) il Piccolo
Teatro mise in scena “Il gioco dei potenti”, trentatré quadri (nove ore
complessive di spettacolo) che il regista Giorgio Strehler aveva ricavato
dalla trilogia shakespeariana Enrico VI.Centocinquanta fra attori, giocolieri, ginnasti e tecnici, novanta giorni
di prove, duecento costumi, quaranta corazze, due sartorie e un labo-
ratorio di scenografia per uno spettacolo definito “mastodontico” dal
Corriere della Sera dell’epoca che riporta nella cronaca di Raul Radice i
“molti applausi a scena aperta, rinnovati dopo la prima parte, clamorosi
e insistenti alla fine dello spettacolo.”
Nel 1965 il precedente “ “mastodontico” di Strehler
Foto di scena da “Il gioco dei potenti”di Giorgio Strehler, Piccolo Teatro di Milano 15
16 www.poltro
nafra
u.it
ph+39.07
3390
91
Milano, Roma, Napoli, Paris, London, Dubai, New York, Miami, Washington DC, Tokyo, Singapore, Manila, Seoul.
Michael Chow.Knightsbridge Londra, Maggio 2006.
Vanity Fair, 1930. Poltrona Frau Collection.
ARMANDO
TESTA
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MAJOR PARTNER dello Sferisterio O
pera Festival
Sferisterio da campo di gioco a tempio della lirica
È l’incipit della pubbli-
cazione “Sferisterio
eretto nella città di
Macerata”, stampata a
Firenze nel 1828.
Niente opera. Di lirica, in queste
righe, non si parla.
Lo Sferisterio viene eretto per la
volontà di cento consorti macerate-
si di donare alla città una struttura
adatta per il gioco della palla al
bracciale e per spettacoli vari, come
le esercitazioni circensi, quelle con i
cavalli o la caccia dei tori. Nei suoi
quasi due secoli di storia, la struttu-
ra ha ospitato anche gare ciclistiche
e podistiche, partite di calcio, gare
ginniche, incontri di tennis, pugila-
to, gare di bocce, lotta, tamburello,
giostra della Quintana e basket
femminile.
“ ”Dalla necessità di apprestare un luogo opportuno al Giuoco del Pallone, del quale è oltre modo vaga quella Città, nacque il pensiere di costruire in Macerata un edifizio acconcio insieme alla Caccia de’ Tori, alla Scherma, alla Cavallerizza, alla Picca, a tutti in somma gli esercizj ginnastici; e che al pari del magnifico Anfiteatro Corea con fuochi d’artifizio e con notturne illuminazioni ricreasse la pubblica festività con isvariati spettacoli.
Frammenti di storia
Partita di pallone al bracciale (raccolta Bertarelli, Milano)
17
È una delle opere più significative del tardo Neoclassicismo europeo.
La sua edificazione è controversa. Iniziata il 2 ottobre 1820 sui dise-
gni di Salvatore Innocenzi, viene subito sospesa per tre anni.
Nel 1823 l’incarico passa al giovane architetto Ireneo
Aleandri, di San Severino, il quale progetta all’interno di uno
spazio imponente (90 metri per 35) un muro d’appoggio alto
18 metri, dove far battere la palla, un’esedra a gradoni per il
pubblico contornata da due ordini di palchi (104) e due sezio-
ni terminali per ingressi, atri, foyer, scale e servizi.
Frammenti di storia
L’edificazione
Il pubblico allo Sferisterio in una foto di repertorio
Sferisterio (assonometria pittorica)
18
L’ apertura del 1829 è
memorabile, con fuochi,
musica, tombole, giostre
con tori e giocate di palla
a bracciale. Nel mezzo dei festeggia-
menti, prolungati per più di un mese,
c’è anche l’esibizione del poeta “ae-
rostiere” Francesco Orlandi e, per la
prima volta nel Piceno, arriva il 15
settembre il vero Circo con i cavalli,
i carri e le carrozze del circense Ales-
sandro Guerra.
L’Arena diventa un centro importan-
te per il circo italiano. Nei successivi
dodici mesi, le migliori compagnie
presenti nello Stato Pontificio si esibi-
scono a Macerata.
L o Sferisterio deve fare sempre i conti con il tempo
meteorologico. Storico lo spettacolo previsto al-
l’inaugurazione, nel settembre 1829: il volo di Fran-
cesco Orlandi, con la sua mongolfiera. Alle quattro e
mezzo del 13 settembre vengono sparati tre colpi di cannone,
ripetuti anche a mezzogiorno, per annunciare lo spettacolo,
nonostante il parere contrario dell’aerostiere per via del catti-
vo tempo. Negata ogni richiesta di proroga, viene costretto a
salire sul globo che si alza pochissimo da terra e va a sbattere
nello spigolo della terrazza, dove rimane incastrato. In qualche
modo Orlandi riesce a scendere, lasciando lì la mongolfiera
che, nella notte a causa del forte vento, decolla e si dirige verso
il mare. Viene ripescata da due barche, due giorni dopo, al
largo della costa tra Pedaso e Porto di Fermo.
L’inaugurazione
Teatro all’aperto
L’ edificio nasce anche come arena per i tori: ven-
gono scelti i “beccai” più abili per la “giostra” e,
alla fine, la bestia viene uccisa e le sue carni di-
stribuite al popolo in delirio.
La giostra dei tori, mai approvata dalla Chiesa, scompare defi-
nitivamente con la fine dello Stato Pontificio. Ricordo di quel
divertimento rimane la gradinata sopra la linea di rischio per
il pubblico, con sotto le aperture per bestiame e cani e ben
sedici stalle.
Manifesto dell’Aida del 1921 19
20
MAJOR PARTNER dello Sferisterio O
pera Festival
Frammenti di storia
L o spettacolo del 5 set-
tembre 1858 presenta
un elemento nuovo, non
casuale visto che si ripre-
senta anche in altre manifestazioni.
Allo Sferisterio è in programma
l’ascensione di un globo aerostati-
co eseguita da Anna Maria Mayer.
Per la prima volta, a determinare
il maggiore o minore prezzo del
biglietto non è l’ordine dei posti,
ma la distinzione di censo. Nel ma-
nifesto si può leggere che “nobili,
possidenti, funzionari, impiegati di
prima classe pagano 16 bajocchi;
cittadini, curie, negozianti e studen-
ti 10 bajocchi e autieri 0,5”.
N el 1921 lo Sferisterio si scopre tea-
tro lirico, anche se la musica entra in
arena per la prima volta nel 1850 con
“Non tutti i pazzi sono all’ospedale”.
Si costruisce un vastissimo palcoscenico parabo-
lico, con l’orchestra disposta subito a ridosso, e
attorno vengono collocate poltrone e sedie nu-
merate. Nel mezzo del muro si apre una grande
porta per consentire il trionfo del conquistatore
egiziano. Il 27 luglio va in scena l’Aida, grazie al finanziamento del conte Pieralberto Conti.
A Macerata accorrono novemila persone, prove-
nienti da tutta Italia (i prezzi dei biglietti andava-
no dalle 125 lire dei palchi centrali alle 4 dell’in-
gresso al prato). Con la marcia trionfale salgono
sulla scena oltre mille comparse, insieme a cam-
melli, cavalli e buoi. Aida viene interpretata da
Francisca Solari e nelle vesti di Radames canta il
grande tenore Alessandro Dolci. È un successo,
replicato per 17 serate, con circa 70mila presen-
ze. L’anno seguente, va meno bene La Gioconda di Amilcare Ponchielli,
21
Frammenti di Storia
“ ”Qui ci va un virgolettato di particolare interesse.
D al 1967, la lirica ritorna stabilmente
allo Sferisterio per volere dell’Ammini-
strazione comunale. La direzione arti-
stica viene affidata a Carlo Perucci che
propone Otello, con il grande Mario Del Monaco
sotto la regia del figlio Giancarlo, e Madama Butter-fly. Nel 1968 tocca a Carmen e Tosca, mentre l’an-
no successivo si passa a tre titoli: Aida, Cavalleria rusticana e La forza del destino. Nelle quarantadue
stagioni liriche si sono alternati spettacoli e artisti
prestigiosi, da Luciano Pavarotti a Placido Domin-
go, da Montserrat Caballé a Rayna Kabaivanska,
da Ken Russell a Pier Luigi Pizzi, passando per
Josef Svoboda.
cui segue un lungo silenzio inter-
rotto soltanto nel 1927, quando il
grande tenore recanatese Benia-
mino Gigli tiene un concerto (ma-
nifesto a fianco) per i mutilati e
gli invalidi della Grande Guerra.
La riapertura
■ 1984 ‒ Regia di Ken Russell: La Bohème di Gia-como Puccini, dove Mimì muore per overdose,
mentre sul palco sfilano modelle in pelliccia
■ 1992 ‒ Scenografo Josef Svoboda, regista Hen-
ning Brockhaus: La Traviata di Giuseppe Verdi, con un enorme specchio semovente, che vale allo Sfe-
risterio il premio Abbiati della Critica musicale
■ 1995 ‒ Tosca: con la regia di Gilbert Deflo
■ 1996 ‒ Regia, scene e costumi di Hugo De
Ana: Turandot di Giacomo Puccini, con sceno-
grafia basata su una gigantesca sfera girevole.
Premio Abbiati
Scenografie memorabili
2004, “Les contes d’Hoffmann”, per la regia di Pier Luigi Pizzi
22
E dificato nella seconda metà del Cinquecento e successivamente
trasformato a più riprese, Palazzo Ricci entra a far parte dei
beni della nobile casata maceratese nel 1622.
Ingenti modifiche architettoniche e dell’apparato decorativo,
volute da Antonio IV Ricci nella seconda metà del Settecento, ne determi-
nano l’aspetto attuale, caratterizzato da un essenziale ordine compositivo
e geometrico.
Nel 1976 la Cassa di risparmio della provincia di Macerata acquisisce la
dimora storica, ponendo fine allo stato di forte degrado in cui versava
grazie all’avvio di un’imponente campagna di restauro.
Gli esiti di tali lavori consentono di ammirare tuttora l’edificio nella sua
interezza; dal suggestivo seminterrato ai quattro piani sovrastanti, raccor-
dati da uno scalone in pietra cornea di ascendenza vanvitelliana.
Oggi questo “contenitore” d’eccezione ospita la prestigiosa collezione di
arte italiana del Novecento della Fondazione Carima.
Oltre trecento opere tra pittura e scultura danno corpo alla raccolta, che
si configura come un caso singolare nel panorama del collezionismo pri-
vato di origine bancaria, tanto per la sua specificità quanto per gli artisti
presenti in essa.
Attraverso le sale del museo si sviluppa un viaggio ideale che ripercorre i
principali movimenti e protagonisti dell’arte italiana del XX secolo.
Dai grandi nomi del primo e secondo Futurismo quali Boccioni, Severini
e Balla ma anche Depero, Prampolini e Pannaggi alla Metafisica di De
Chirico. Dagli orientamenti del gruppo Novecento alla Scuola Romana con
artisti della levatura di Scipione, Mafai e Raphaël.
Dagli esponenti del gruppo Corrente alle ricerche astratte. Dall’universo
informale di Burri e Fontana alle evoluzioni della Pop Art con Schifano,
Festa e Ceroli.
Un consistente nucleo di sculture,
inoltre, documenta le ricerche
plastiche del secolo scorso: da
Rosso, figura di congiunzione tra
Ottocento e Novecento, a Martini,
Fazzini e Basaldella. Dai grandi
del dopoguerra, quali Cascella,
Mannucci, i fratelli Pomodoro e
Messina a Greco, Vangi e Manzù.
Museo Palazzo Ricci Arte italiana del Novecento
MUSEO PALAZZO RICCIVia D. Ricci, 1 - 62100 MACERATATel. 0733 261487 - Fax 0733 247492
Dal 30 giugno al 16 settembre aperto tuttii giorni dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20.
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La qualità si fa strada.
Sferisterio MC 15-05-2007 16:07 Pagina 1
FORNITORE UFFICIALE dello Sferisterio O
pera Festival
Colonna sonora del Festival
L’ Orchestra Filarmonica
Marchigiana, fondata nel
1985, oggi è gestita dalla
Fondazione Orchestra Re-
gionale delle Marche. È una delle tredici
Istituzioni Concertistiche Orchestrali
italiane riconosciute dal Ministero per
i Beni e le Attività Culturali.
Formata per la maggior parte da valenti
musicisti marchigiani, fra cui molti gio-
vani, l’Orchestra affronta con notevole
flessibilità il repertorio sia lirico, sia sin-
fonico, distinguendosi di conseguenza
per una particolare duttilità sul piano
artistico-interpretativo, come è stato
sottolineato da tutti i solisti e i direttori
d’orchestra che con essa hanno collabo-
rato. Tra questi grandi interpreti come
Gidon Kremer, Natalia Gutman, Vladi-
mir Ashkenazy, Andrea Bacchetti, Ales-
sandro Carbonare, I solisti della Scala; e
importanti direttori di prestigio interna-
zionale, quali Gustav Kuhn, Woldemar
Nelsson, Daniel Oren, Bruno Campa-
nella, Corrado Rovaris, Anton Nanut e
Donato Renzetti, che attualmente ne è il
Direttore Principale e Artistico.
Rivolge una particolare attenzione alla
valorizzazione dei compositori marchi-
giani del passato, soprattutto Pergolesi,
Rossini e Spontini, e promuove anche
l’attività dei maggiori compositori mar-
chigiani contemporanei. Collabora con
gli Enti e le Associazioni concertistiche
più prestigiose del territorio marchigia-
no, dando vita a progetti artistico-musi-
cali che nella loro continuità, diffusione
e spessore culturale costituiscono una
sorta di “colonna sonora delle Marche”,
di cui l’Orchestra è la
principale interprete.
La sua attività annuale
consiste nella realizza-
zione di una Stagione
Sinfonica nei maggiori
teatri delle Marche e
nella partecipazione alle
più importanti manife-
stazioni a carattere lirico
della regione: le Muse di
Ancona, lo Sferisterio di
Macerata e il Pergolesi
di Jesi.
Realizza inoltre circuiti di concerti de-
stinati al pubblico scolastico, svolgendo
così, fra i giovani, una capillare promo-
zione della conoscenza del repertorio
musicale classico e contemporaneo con
l’obiettivo di contribuire alla creazione
del nuovo pubblico di domani.
Dal 1998 al 2002 è stata orchestra
principale del Festival Snow & Sym-
phony di St. Moritz. Nel 2005 è stata
invitata dal Presidente della Repubbli-
ca Carlo Azeglio Ciampi a eseguire il
tradizionale Concerto di Fine Anno al
Quirinale, sotto la direzione del Maestro
Donato Renzetti. Nel Natale 2006, l’Or-
chestra Filarmonica Marchigiana, sotto
la guida del direttore Corrado Rovaris e
con la partecipazione del violoncellista
Enrico Dindo e del soprano Cinzia For-
te, ha potuto farsi apprezzare anche in
ambito internazionale con l’esecuzione
del “Concerto per la Vita e per la Pace”,
una tournée partita dalle Marche e
proseguita a Roma, a Betlemme e a
Gerusalemme, che ha permesso all’Or-
chestra, grazie anche alla trasmissione
del concerto su Rai 3 e Radio 1, di far
conoscere al mondo il valore storico e
la qualità artistica della tradizione musi-
cale della nostra regione.
Nel 2006 e nel 2007 la FORM ha rea-
lizzato un concerto itinerante teso alla
valorizzazione del patrimonio degli anti-
chi organi delle Marche nello splendore
artistico dei luoghi che li ospitano.
L’Orchestra Filarmonica Marchigiana,
infine, è presente sul mercato disco-
grafico con numerose incisioni, tra cui:
La Serva Padrona e Stabat Mater di G.B. Pergolesi, Guntram di R. Strauss, Rossi-
ni Ouvertures, Le nozze di Figaro di W.A.
Mozart, Oberto Conte di San Bonifacio e Preludi e Ouverture di G. Verdi. Nel 2003 è uscito il DVD dell’opera L’elisir d’amore di Donizetti realizzato dalla Rai, mentre
nel 2004 il CD Sinfonia n. 9 di G. Mahler
e il DVD dell’opera I racconti di Hoffmann di Offenbach.
OrchestraFilarmonica Marchigiana
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FORNITORE UFFICIALE dello Sferisterio O
pera Festival
Ambiente, sicurezza, qualità.���������������������������������������������������
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Il coro “Vincenzo Bellini” si
appresta a partecipare alla
sua ennesima stagione lirica
allo Sferisterio. La corale, ra-
dicata sul territorio regionale fin dagli
albori delle attività liriche nei maggiori
teatri marchigiani, calca da sempre il
suggestivo e prestigioso palcoscenico
dell’Arena, contribuendo al successo di
tutte le storiche produzioni che hanno
reso famosa nel mondo la stagione
maceratese.
Il “Bellini”, fondato 120 anni fa ad
Ancona, diventa nel secolo scorso il
coro stabile del Teatro delle Muse. Da
allora in poi, collabora con i principali
teatri lirici marchigiani: Sferisterio di
Macerata, Pergolesi di Jesi e dalla sua
riapertura nel 2002, il nuovo Teatro
delle Muse di Ancona. Oltre a qualche
prestigiosa parentesi nazionale e in-
ternazionale, entro i confini regionali
il coro si esibisce nella maggior parte
dei teatri, tra i quali quello di Fermo,
Camerino, Ascoli Piceno, Fabriano e
Pesaro.
Il “Bellini” negli ultimi anni vive una
fase di profondo rinnovamento. At-
tualmente è composto per la maggior
parte da giovani professionisti marchi-
giani che, pur con difficoltà, si dedica-
no con passione all’attività lirica, loro
principale occupazione.
Consapevole del ruolo fondamentale
per il sistema lirico regionale, il coro
marchigiano da anni si contraddistin-
gue per una crescita qualitativa, che nei
programmi è destinata a proseguire a
lungo. Proprio per questo scopo, dopo
cicli importanti sotto la direzione di
maestri prestigiosi come Tullio Giac-
coni, Alessandro Zuppardo e Carlo
Morganti, dall’ottobre del 2006 si af-
fida alla bacchetta del Maestro David
Crescenzi, giovane professionista di
indubbio valore che, oltre ad aver la-
vorato con il coro in teatri importanti
come il Carlo Felice di Genova e il San
Carlo di Napoli, attualmente è direttore
e responsabile musicale per il reper-
torio italiano dell’orchestra e del coro
dell’Opera di Budapest.
Colonna sonora del Festival
Coro “Vincenzo Bellini”
Il 31 dicembre 2005 si esi-
bisce in piazza del Quirinale
a Roma per il Concerto di
Capodanno, alla presenza
del Presidente della Repub-
blica Carlo Azeglio Ciampi.
Nel 2003 esegue il Con-
certo per la Pace, in prima
mondiale assoluta al teatro
delle Muse di Ancona, su
musica del compositore
Marco Tutino e testo del
Santo Padre Giovanni Paolo II,
trasmesso in diretta televi-
siva in mondovisione.
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Tombolini_sferisterio_ai0708.ind1 1 6-06-2007 16:30:50
FORNITORE UFFICIALE dello Sferisterio O
pera Festival
Gli anniversari
Q uello tra lo Sferisterio
e il M°Carlo Perucci
è stato un sodalizio del
tutto speciale, durato
per venti lunghi anni, dal 1967 al
1986. Lo Sferisterio è stato senza
dubbio la sua creatura artistica predi-
letta, quella che gli ha dato le maggio-
ri soddisfazioni professionali.
Giunto a Macerata nel ‘66 come or-
ganizzatore di alcune recite al Teatro
Lauro Rossi, il M°Perucci rimase af-
fascinato da questo atipico spazio che
univa la capienza di un’arena all’acusti-
ca e all’atmosfera di un vero e proprio
teatro, e intuendone le potenzialità
propose all’Amministrazione comuna-
le di riportare la lirica allo Sferisterio.
Dalla comunione di intenti tra Perucci,
l’allora Sindaco Ballesi, e un gruppo di
lungimiranti amministratori comunali
in pochi anni lo Sferisterio divenne uno
dei più prestigiosi palcoscenici mon-
diali, grazie anche al riconoscimento
da parte del Ministero dello Spettacolo
nel ’73 della qualifica di Teatro di Tra-
dizione per “indubbi meriti artistici”,
con il conseguente accesso ai contri-
buti statali senza i quali il Comune non
avrebbe potuto portare avanti l’ambi-
zioso progetto.
Per l’Otello inaugurale del 3 agosto 1967 Perucci vinse la sua prima scom-
messa, portando a Macerata il mitico
Mario Del Monaco. L’anno successivo
in Carmen fu la volta di un altro gran-de tenore, Giuseppe Di Stefano. Da
allora, durante il periodo di direzione
artistica di Perucci tutti i più grandi
artisti hanno calcato il palcoscenico
maceratese. Non si possono dimen-
ticare produzioni quali Turandot con Corelli-Nilsson (’70) , o annate come
il ’72 con Gioconda con Gencer-Ber-gonzi-Mac Neil-Patanè, Mefistofele con Siepi-Olivero, e la splendida Butterfly
Perucci quarant’anni dopo la sua prima stagione lirica a Macerata
Carlo Perucciinsieme aLuciano Pavarotti
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FORNITORE UFFICIALE dello Sferisterio O
pera Festival
Gli anniversari
dell’allora emergente Raina Kabaiwan-
ska, il ’74 con Carmen con Corelli-Bum-
bry, Rigoletto con Pavarotti-Milnes, il ‘75
con il giovane Josè Carreras a confron-
tarsi con Pavarotti e Kraus. E poi Tosca con Placido Domingo nel ‘79, e nell’80
La forza del destino con Carreras-Caballè, il debutto della Horne ne Il Barbiere di Si-viglia, e le prodezze di Nureyev in Giselle. Fino all’indimenticabile Bohème con la regia di Ken Russel nell’84. E poi ancora
tanti nomi, Bruson, Protti, Cappuccilli,
Bruscantini, Martinucci, Stella, Cossot-
to, Gasdia, Anderson, Scotto, Ricciarelli,
Dimitrova, Fracci, Maazel, Oren, Maag,
Bolognini, impossibile citarli tutti.
Senza dimenticare la coraggiosa propo-
sta di titoli lontani dal repertorio tradi-
zionale quali Kovancina di Mussorgskij, il
wagneriano Tannhauser, Elettra di Strauss, Assassinio nella Cattedrale di Pizzetti, West Side Story di Bernstein.Una serie di grandi successi che Carlo
Perucci ha sempre voluto condividere
con i suoi collaboratori, con i cantanti,
con il coro e l’orchestra, con le maestran-
ze tutte, comprendendo i loro problemi
e patemi, infondendo un incoraggiamen-
to, un sorriso, considerando allo stesso
modo il grande artista come la semplice
comparsa, dimostrando una umanità
ampiamente ripagata dal rispetto e dal-
l’affetto di quanti hanno lavorato con lui
e non lo hanno dimenticato.
L a carriera artistica del M°Carlo Perucci inizia nel
dopoguerra quando, insieme all’amico Franco Corel-
li, studia canto al Conservatorio Musicale di Pesaro, e
intraprende la carriera di baritono debuttando a Spoleto nel
1952, come vincitore dell’omonimo concorso.
Canta nei maggiori teatri italiani ed europei esprimendo
buone doti vocali e interpretative, ma un grave incidente
stradale lo costringe ad abbandonare precocemente il pal-
coscenico, dedicandosi all’organizzazione di spettacoli. Nel
1965 dirige la sua prima stagione lirica al Teatro Pergolesi
di Jesi, promuovendo e organizzando la nascita di un circuito
lirico regionale supportato dagli Enti del Turismo provinciali
e regionale. Sotto la sua direzione artistica nel 1966 effettua
ben 34 recite di opere sia del grande repertorio che di auto-
ri contemporanei marchigiani (Liviabella, Giorgi, Squadroni)
in teatri e piazze di altrettanti comuni marchigiani, tra cui
anche Macerata, coniugando qualità artistica e produttività,
con un budget estremamente contenuto. Un’operazione di
grande rilevanza che riassume in sé il concetto portante di
tutta l’attività di Perucci: portare il teatro tra la gente e la
gente a teatro attraverso la diffusione della cultura lirica sul
territorio, la valorizzazione di numerosissimi giovani talenti,
la sensibilizzazione di nuove generazioni di pubblico anche
con la programmazione di spettacoli innovativi.
Il suo messaggio viene compreso non solo a Jesi, dove è
confermato alla guida del Pergolesi per il ventennio succes-
sivo, ma anche da un illuminato gruppo di amministratori
maceratesi che nel 1967 accoglie la sua proposta di riaprire,
dopo i 50 anni di silenzio trascorsi dalle storiche stagioni
liriche del 1921/22, l’Arena Sferisterio come spazio teatrale.
Negli anni ‘80 all’impegno nei teatri marchigiani si aggiunge
il Teatro Petruzzelli di Bari, e nel 1986 il prestigioso incarico
di Direttore Artistico dell’Arena di Verona, dove Perucci la-
scia la sua indelebile impronta, con presenze di pubblico da
record e con produzioni indimenticabili quali Zorba il Greco di Theodorakis che, conciliando tradizione e innovazione,
esprimono la modernità della sua concezione di “fare tea-
tro”. La malattia lo coglie nel ‘90 proprio al culmine della
sua attività, costringendolo a un improvviso e doloroso ab-
bandono delle scene.
Biografia
Carlo Perucci insieme a Ken Russell
31
“A rrivati a Macerata,
andammo a vedere
lo Sferisterio. Si aprì
il portone e si comin-
ciarono a sentire i versi degli animali.
Pochi passi dopo vidi polli, mucche,
cavalli e altre bestie. Era il Far West:
allo Sferisterio c’era il mercato”. Sono
i vivi ricordi di Giancarlo Del Monaco,
regista di Otello, opera che trionfò nel-la riapertura del 1967, grazie all’im-
mensa bravura e popolarità di Mario
Del Monaco, suo padre.
“Vedere gli animali dentro il teatro era
blasfemo per il mondo della lirica, ma
lo Sferisterio, anche in quelle condizio-
ni, mostrava tutto il suo fascino. Mio
padre si avvicinò alle bestie, vi passò
in mezzo e si mise laddove doveva
essere installato il palco. Da qui, fece
una prova acustica e capimmo che
lo Sferisterio poteva essere il tempio
della lirica”.
L’Arena in poco tempo fu rimessa a
posto e pronta per l’inaugurazione. “È
stato un momento storico per lo Sfe-
risterio che, di colpo, ha ricominciato
a cantare” ricorda il Maestro Giancarlo
che, a Macerata, firmava una delle sue
prime regie, dopo il debutto di Siracusa
nel 1965. “Ho passato un periodo mol-
to divertente. Ricordo che tutti voleva-
no rilanciare l’Arena: dal sindaco Bal-
lesi al direttore artistico Carlo Perucci,
amico di mio padre”. Grazie a questa
amicizia tra Perucci e Del Monaco è
stato possibile riaprire lo Sferisterio
e organizzare nuove stagioni liriche.
“Ricordo ancora le parole del Sindaco:
a inaugurarlo ci ha pensato Del Mona-
co, ora cerchiamo di farlo grande noi”.
Giancarlo Del Monaco è tornato a Ma-
cerata altre due volte: nel 1969, per
“ ”Dentro l’Arena c’era
il mercato degli animali. Dopo una prova acustica
capimmo che poteva essere il tempio della lirica
Mario Del Monaco in Otello
32
Gli anniversari
Del Monacolo Sferisterio torna a cantare
firmare la regia de La forza del destino e poi quando è stato nominato Sovrin-
tendente del teatro lirico. “Mi conside-
ro marchigiano, ho vissuto 25 anni a
Pesaro, anche se le mie radici sono nel
teatro e non nelle regioni. Comunque
se ne dovessi scegliere una, direi che le
Marche, dal punto di vista della natura,
sono il massimo”.
M ario Del Monaco è il più grande Otello della
sua epoca. Nasce a Firenze il 27 luglio 1915
da una famiglia della buona borghesia. Con
il padre amante della lirica, entra in contatto con questo
mondo fin dall’infanzia. La famiglia Del Monaco, dopo vari
trasferimenti, si stabilisce a Pesaro dove Mario,
divenuto allievo del Maestro Arturo Melocchi,
si diploma al Conservatorio Rossini.
Per il giovane tenore gli inizi sono molto soffer-
ti. Gli insegnanti, al Reale Teatro dell’Opera di
Roma, traditi dall’esile figura, dirigono l’allievo
verso un repertorio lirico leggero, riducendo
la sua voce al punto di distruggerla. Tornato
a Pesaro dal Maestro Melocchi, ritrova l’im-
postazione congeniale alla sua voce naturale.
Debutta il 31dicembre 1940 al Teatro Puccini
di Milano nel ruolo di Pinkerton. Il 21 giugno
1941 il giovane Mario sposa Rina, soprano,
che rimane la sua compagna inseparabile e
ascoltata consigliera per tutta la vita.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, la sua carriera
decolla. Da ricordare l’edizione scaligera di Andrea Chénier, del 1949, approntata per la commemorazione della morte
del grande Umberto Giordano e diretta da Victor De Saba-
ta. Del Monaco è il prescelto, lo stesso Giordano, nel 1946
lo aveva preparato al debutto, annotandogli sullo spartito
tutte le modifiche che gli aveva consigliato. Per l’occasione,
la direzione della Scala decide di diffonderlo integralmente
nella piazza antistante per mezzo di microfoni. La prova
offerta da Mario del Monaco è tale che, per ben 28 anni, la
parte in questione ne diventa un appannaggio esclusivo.
Nel settembre del 1950 esordisce a San Francisco con Aida e prende contatti con Rudol Bing,
Da sinistra a destra:Antonietta Cannarile Berdini, Aldo Protti,
Mario Del Monaco e il M° Giuseppe Morelliallo Sferisterio il 3 agosto 1967
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34
Gli anniversari
direttore del Metropolitan Opera House di
New York, dove debutta con quest’opera
nella stagione 1951/52 e rimane per nove
anni, cantando due Aida con Milanov, Nor-ma con Maria Callas nel 1957, e Tosca con Renata Tebaldi, nel 1959. All’Arena di Ve-
rona canta dal 1946 al 1955, anno in cui
viene premiato con “L’Arena d’Oro”, per la
sua magistrale interpretazione di Otello.
Riconoscimenti vengono anche dall’estero:
viene decorato con l’Ordine Accademico di
Lenin in Unione Sovietica, con l’Onorefi-
cenza Grande Ufficiale della bandiera Ju-
goslava e la nomina di Ufficiale dell’Ordine
delle Arti e delle Lettere in Francia.
La sua attività non conosce sosta, passa
dai più grandi teatri italiani alla Germania,
dalla Francia al Portogallo, dalla Spagna
alle Americhe al Giappone, ma nel dicem-
bre del 1963 rimane vittima di un grave
incidente stradale in cui rischia seriamente
la vita e la carriera.
Esce fuori da questo periodo di sofferenza
grazie all’affetto dei familiari. Nel 1964
ritorna sulla scena con Tosca a Torre del Lago. Nel 1968/69, Budapest lo accoglie
trionfante in Otello, Sansone e Dalila e lo decreta il più grande tenore di ogni tempo.
Dopo l’ultima interpretazione di Bruxelles,
la critica lo saluta come “l’ultimo mostro
sacro della lirica”. Seguono ancora succes-
si, da Napoli a Vienna, passando per Parigi.
Dà l’addio alle scene nel 1975 con undici
recite in venti giorni al San Carlo di Napoli
e al Teatro Massimo di Palermo, rifiutando
le chiamate del Met Opera House di New
York e dell’Opera di San Francisco.
GIANCARLO DEL MONACO
nasce a Treviso il 27 dicembre
1943. Poliglotta, debutta a Siracu-
sa come regista nel 1965, dirigen-
do il padre in Sansone e Dalila. Due anni dopo debutta allo Sferisterio
di Macerata, sempre dirigendo il
padre, ma questa volta con Otello. È l’inizio di una carriera prestigio-
sa, in continua ascesa e destinata
a non subire battute d’arresto. Nel
1975, insieme a suo padre, fonda
il Festival di Montepulciano, del
quale diventa direttore artistico.
Dopo l’importante e formativa
esperienza giovanile alla Komische
Oper di Berlino Est, sotto la guida
di Walter Felsenstein, Giancarlo
Del Monaco guida come direttore
artistico e sovrintendente alcu-
ni fra i maggiori teatri tedeschi,
francesi e italiani (Macerata, Bonn,
Nizza).
Regista di fama mondiale, nel
1991 firma la sua prima regia al
Metropolitan di New York. Nel
corso della carriera riceve nume-
rosi riconoscimenti: dal titolo di
Cavaliere Ufficiale della Repubbli-
ca a quello di Chevalier des Arts et
des Lettres in Francia, dalla laurea
horonis causa in Cultural Arts dal
Palm Beach Community College
negli Stati Uniti al Bundesver-
dienstkreutz di Prima classe in
Germania.
Mario del Monaco con i figli Giancarlo a sx nella foto e Claudio a dxin alto: Mario Del Monaco, Pollione in Norma
35
D el carisma citato
dalla grande Callas
in un’intervista a
Walter Ricci, in real-
tà la “Divina” era già
dotata, unitamente a una superba
arte interpretativa e alla capacità di
rendere efficacemente i ruoli che stu-
diava, vocalmente e scenicamente,
con perfezione quasi maniacale.
Scomparsa in circostanze ancora
poco chiare nel settembre
1977 a Parigi, Maria Callas
disorientò e divise pubblico e
critici fra detrattori e sosteni-
tori delle sue peculiarità vocali,
della strabiliante estensione
su tre registri, delle sue scelte
esecutive. Diva al centro di
trionfi sui palcoscenici di tutto
il mondo, diretta da registi del
calibro di Visconti, Pasolini, Zeffirelli,
protagonista della vita mondana, di
scandali e colpi di scena, possedeva
“un temperamento di attrice oltre
che di grande cantante, [...] di grande
tragica”, come affermato dallo stesso
Visconti.
Tra i molteplici personaggi interpre-
tati con incisività e potenza espres-
siva, è d’obbligo ricordare quello di
Norma, nell’opera che in assoluto il
celebre soprano cantò di più nella sua
carriera: per la prima volta nel 1948
a Firenze, successivamente al Teatro
alla Scala, negli Stati Uniti, nel ‘58 a
Roma alla presenza del Presidente
della Repubblica e del bel mondo ro-
mano (recita che abbandonò alla fine
del primo atto e dopo un intervallo di
un’ora, scatenando accese critiche) e
nel ’65 a Parigi dove, vocalmente e
fisicamente provata, fu costretta ad
annullare le cinque rappre-
sentazioni previste.
A trent’anni dalla morte, il
mito di Maria Callas e la sua
fama leggendaria sono sem-
pre vivi nella memoria collet-
tiva, nel cuore dei cultori del
melodramma e nella storia
dell’interpretazione delle più
importanti “eroine” del reper-
torio operistico.
“Ho imparato una parola italiana bellissima, carisma. Deve essere nello spartito, mi è sfuggito. Se è quella cosa che ti insegna ad ammaliare il pubblico, devo trovare il punto chiave.Quando il teatro diventerà un sepolcro di silenzio agghiacciante allora l’avrò trovato”
Callastrent’anni dalla morte - la Norma piu’ famosa
Gli anniversari
Callas (Norma) con Del Monaco (Pollione) 37
TEATRO LAURO ROSSIMassimo Cacciari
Il gioco dei potentiConferenza - dibattito
26 luglio ore 18
Anna Proclemer
La donna e il potereRecital
28 luglio ore 18
Gabriele FontanaMaria Stuarda:
“Nella mia fine sta il mio principio”Pianoforte e clavicembalo Helmut Deutsch
29 luglio ore 18
Flavio Testi
SaülOpera in tre atti e due scene su libretto di André Gide
5 agosto ore 17:30 – 7 agosto ore 21
Giuseppe Verdi
MacbethMelodramma in quattro parti
su libretto di Francesco Maria Piaveda Shakespeare
26 luglio, 2 – 5 – 12 agosto ore 21
Gaetano Donizetti
Maria StuardaTragedia lirica in tre atti
su libretto di Giuseppe Bardari dallatragedia omonima di Friedrich Schiller
29 luglio, 3 – 8 agosto ore 21
Vincenzo Bellini
NormaTragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani
dalla tragedia Norma ou L’infanticide di Alexandre Soumet28 luglio, 1* – 4 – 11 agosto ore 21
(* in forma concertante presso l’Anfiteatro Romano di Urbisaglia)
Giuseppe Verdi
Messa da Requiemdedicata a Beniamino Gigli
9 agosto ore 21
ARENA SFERISTERIO
Danza all’opera
Gala PerformanceProgetto con Civitanova DanzaAlessandra Ferri, Roberto Bolle
27 luglio ore 21
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Mariella DeviaSoprano - Maria StuardaSoprano di fama mondiale, è artista
acclamata nei maggiori teatri lirici ed
enti concertistici del mondo. La sua
interpretazione del ruolo di Lucia
nella Lucia di Lammermoor è consi-derata la massima espressione del
belcanto.
Daniela BarcellonaMezzosoprano - Adalgisa in NormaLa sua carriera ha una svolta nel-
l’estate del 1999, quando interpreta
Tancredi al Rossini Opera Festival di Pesaro: da allora Daniela Barcellona
è una delle più importanti cantanti in
campo internazionale.
Dimitra TheodossiouSoprano - NormaSi pone all’attenzione internazionale
con il ruolo di Odabella nella produ-
zione 1999 di Attila del Teatro Co-munale di Bologna e del Teatro Re-
gio di Parma, parte che la consacra
come una delle voci più importanti
del repertorio verdiano e belcanti-
stico.
Laura PolverelliSoprano - Elisabetta in Maria StuardaVincitrice di vari concorsi nazionali
e internazionali, è ospite regolare di
importanti istituzioni musicali italia-
ne ed estere. Senese, nella sua attività
fi gurano soprattutto ruoli rossiniani
e mozartiani. È inoltre un’apprezzata
interprete del repertorio barocco.
Elena ZilioMezzosoprano - La Reine in SaülHa fatto parte del Piccolo Teatro
“Collegium Musicum Italicum” di
Roma con il famoso complesso dei
Virtuosi di Roma e canta nelle mag-
giori istituzioni teatrali del mondo. Il
cartellone degli impegni futuri inclu-
de il prestigioso debutto alla Royal
Opera House Covent Garden.
Olha ZhuravelSoprano - Lady Macbeth in MacbethVincitrice di sette concorsi inter-
nazionali, tra cui il premio “Callas”,
debutta nel 2005 con il ruolo della
principessa Turandot, a Seoul in Co-
rea. Per l’opera di Puccini, ricopre la
stessa parte nel 2006 a Macerata.
Il 2007 è l’anno delle donne allo Sferisterio Ope-
ra Festival. Il direttore artistico Pier Luigi Pizzi
ha voluto dei cast di altissimo livello. Daniela
Barcellona, Mariella Devia, Laura Polverelli,
Dimitra Theodossiou, Olha Zhuravel, Elena Zilio: è il ma-
gnifi co sestetto di “primedonne” che spicca tra le opere
in cartellone.
Mariella Devia ha già trionfato allo Sferisterio nel 2002 in
Rigoletto e nel 2003 con una memorabile Lucia di Lammer-moor, Elena Zilio ha interpretato Quickly nell’edizione 1998 di Falstaff e Olha Zhuravel è stata la seducente Turandot del Festival 2006.
Daniela Barcellona, Dimitra Theodossiou e Laura Polverelli,
invece, si esibiscono a Macerata per la prima volta.
Il Festival 2007
Sestetto di Primedonne
41
MACBETH la maschera folle del potere
C on Macbeth Verdi si avvi-cina per la prima volta a
Shakespeare, da sempre
suo autore prediletto e, in-
teressato alla psicologia della coppia
assassina Macbeth-Lady, nel 1847
compone su commissione quest’ope-
ra, rappresentata al Teatro alla Per-
gola di Firenze, che poi revisionerà e
farà riallestire a Parigi nel 1865.
Alla seconda versione, fischiata dal
pubblico e apprezzata come merita
soltanto nel Novecento, appartengo-
no le belle e lunghe linee discendenti
dell’aria di Lady La luce langue all’ini-zio del secondo atto, le danze e il
duetto fra la protagonista e Macbeth
26 LUGLIO, 2-5-12 AGOSTO ORE 21
42
MACBETH la maschera folle del potere
Il Festival 2007
nel terzo, la nuova scrittura del
coro degli esuli nel quarto atto e
l’inno di vittoria nel finale.
Resta comunque certo che “Il
Macbeth del 1847 è una realizza-zione sbalorditiva, e non soltanto
per le sue apparenti novità, come
la scena del sonnambulismo o
quella delle apparizioni, per non
parlare della mancanza di una
materia amorosa convenzionale”
(Budden).
Nel dramma shakespeariano
Verdi, attratto dalle inquietudini
interiori di personaggi nei quali
si annida l’eterno conflitto tra il
Bene e il Male, trova l’opportuni-
tà di mettere in scena il “grande
meccanismo del potere” (Kott):
dall’aspirazione al comando il
protagonista trae un’incredibile
e diabolica forza che lo spinge ad
annientare i suoi rivali per
conquistare il trono.
Macbeth e la sua Lady
agiscono con spietata fred-
dezza, sicuri di riuscire nel
loro intento di supremazia:
determinato lui e capace
di riflettere sui propri sta-
ti d’animo e sulle proprie
azioni anche nei momenti
di profondo tormento, psi-
cologicamente turbata lei,
ma tenace al punto da isti-
gare l’uomo agli omicidi.
Le due personalità, rese dalle voci
di baritono e soprano, rispondo-
no a precise modalità esecutive:
all’una Verdi dà consigli sull’in-
terpretazione di alcuni passaggi
con toni che incutano terrore, che
declamando amplifichino la forza
e la determinatezza dell’agire o
ancora esprimano il peso della co-
scienza omicida; all’altra, suggeri-
sce talvolta l’uso di una voce cupa,
velata, a tratti diabolica, espressio-
ne della follia che la porterà alla
morte, diretta conseguenza della
sua sfrenata ambizione al potere.
L’elemento fantastico e gli effetti
scenici, possibili grazie anche alla
presenza delle streghe con i loro
riti e le loro profezie, incorniciano
perfettamente l’opera in un qua-
dro a tinte forti, nel quale le incli-
nazioni dei crudeli protagonisti si
Nel 1988 a Macerata va in scena anche un Macbeth, di Vaclav Riedlbauch, in versione balletto. Il 28 luglio si esibisce il corpo di ballo del teatro nazionale di Praga, sotto la regia di AntoninJ. H. Moskalyk.
la Curiosità
Direttore: Daniele Callegari (foto)Regia, scene e costumi: Pier Luigi PizziCoreografie: Gheorghe IancuDisegno luci: Sergio Rossi
Macbeth: Vittorio VitelliBanco: Pavel KudinovLady Macbeth: Olha ZhuravelDama di Lady Macbeth: Alexandra ZabalaMacduff: Rubens PelizzariMalcolm: Jean Pierre GuidoIl medico: Luca Dall’AmicoUn domestico di Macbeth: William CorròL’araldo: William CorròApparizione I: Pueri Cantores “D. Zamberletti” MacerataApparizione II: Pueri Cantores “D. Zamberletti” Macerata
Ballo: Anbeta Toromani (Ecate), Alessandro Riga,Myrna Kamara, Soimita Lupu, Erin Nezha, Danilo Palmieri
il Cast 43
Il Festival 2007
Melodramma in quattro parti, su libretto di Francesco Ma-
ria Piave, dalla omonima tragedia di Shakespeare.
Prima rappresentazione: Firenze, teatro La Pergola, 14
marzo 1847.
Parte I
Vittoriosi sui ribelli, Macbeth e Banco si imbattono in al-
cune streghe che salutano il signore di Cawdor e futuro
re di Scozia, e il padre dei regnanti. Parte della profezia
si avvera subito: un messaggero annuncia a Macbeth
che il re gli ha concesso la signoria di Cawdor. Intanto è
annunciato l’arrivo del re Duncan e Lady Macbeth istiga
il marito, turbato da mire ambiziose, a uccidere l’uomo.
Avviene il regicidio.
Parte II
Malcolm, figlio di Duncan è accusato di parricidio e fugge
in Inghilterra. Macbeth diventa re di Scozia e la moglie gli
suggerisce di uccidere Banco e suo figlio, i soli pretendenti
al trono. Banco muore, mentre il figlio riesce a fuggire.
Parte III
Macbeth torna a interrogare le streghe che lo rassicurano:
sarà al trono fino a quando la foresta di Birnam non gli
muoverà incontro. Lady Macbeth istiga il marito a uccide-
re moglie e figli di Macduff, nobile profugo in Inghilterra e
seguace di Malcolm, che sta preparando un’armata contro
Macbeth.
Parte IV
Malcolm, alla testa di un esercito, con Macduff è giunto si-
lenziosamente in Scozia. Lady Macbeth è in preda a un de-
lirio che presto la condurrà a morte. Intanto la profezia sta
per avverarsi: i soldati di Malcolm, mimetizzati con i rami
della foresta di Birnam, avanzano contro Macbeth che, ab-
bandonato da tutti, viene ucciso in duello da Macduff.
Trama
stagliano con determinazione, sullo
sfondo di una Scozia oppressa dalla
tirannia del perfido Macbeth.
La tragedia, che si conclude con la
battaglia durante la quale si avvera
il triste destino del protagonista e si
concretizza la sua morte, mette in
scena il dramma di esseri subdoli e
deliranti, bramosi di dominare, in lot-
ta con i fantasmi delle loro coscienze
macchiate, e propone con forza il
tema della malata volontà di potenza,
non di rado portato alla ribalta anche
dalla cronaca attuale.
“ ”La voce di Macbeth incute terrore,
amplifica la forza e ladeterminatezza del suo agire
Giuseppe Verdi
2000, Macbeth per la regia di Daniele Abbado 45
1988 ‒ regia di Giorgio Albertazzi (fig. 1-2)2000 ‒ regia di Daniele Abbado (foto 3)
i PrecedentiDaniele CallegariDirettoreSi impone all’attenzione dei più impor-tanti teatri italiani agli inizi degli anni No-vanta. Milanese di nascita e di formazione musicale, debutta con l’orchestra Rai nella sua città. Il suo particolare interesse per il Novecento italiano e per il repertorio più desueto lo preserva da una carriera di routine. Nel 2006 ha diretto la Turandot di Puccini e quella di Busoni a Macerata.
Pier Luigi PizziRegia, scene, costumiMilanese, è presente da oltre cinquanta anni nei più importanti teatri e festival del mondo. Celebre la tetralogia alla Scala di Milano, nel 1974, con Luca Ronconi. Ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti inter-nazionali. Con Idomeneo di Mozart riapre il Teatro delle Muse di Ancona mentre propone Europa riconosciuta di Salieri per l’inaugurazione, nel dicembre 2004, del-la Scala, dove cura anche il progetto di ristrutturazione del Museo teatrale. Dal 2006 è direttore artistico dello Sferisterio Opera Festival.
Gheorghe IancuCoreografiaNasce e si forma professionalmente a Bucarest, sotto la direzione di due grandi maestri: Constantin Marinescu e Miriam Raducanu. La sua consacrazione avviene grazie all’incontro con Carla Fracci, insie-me stringono un legame artistico impor-tante, danzando nei maggiori teatri italiani e del mondo. Con Pier Luigi Pizzi realizza nel 1997 la coreografia del Macbeth di Giuseppe Verdi per l’inaugurazione della stagione operistica dell’Arena di Verona.
Vittorio VitelliBaritono-MacbethVittorio Vitelli fa parte della nuova gene-razione dei giovani in carriera. Nasce ad Ascoli Piceno, debutta giovanissimo con l’opera Lucia di Lammermoor. Canta inoltre da protagonista in importanti produzioni, opere del grande repertorio verdiano. Nel 2006 è Amonasro nell’Aida rappresentata a Macerata.
Davanti e dietro le quinte
1
2
3
46
Il Festival 2007
Olha Zhuravel Soprano-Lady MacbethUcraina, vince sette concorsi internazio-nali, tra cui il premio “Callas”. Debutta nel 2005 con il ruolo della principessa Turandot, a Seoul in Corea. Per l’opera di Puccini, ricopre la stessa parte nel 2006 allo Sferisterio.
Rubens PelizzariTenore-MacduffOriginario di Salò, nel 2001 si aggiudica il Festival della Lirica di Sanremo. Nella stagione 2006 riscuote un lusinghiero successo ne La forza del Destino al Teatro Municipale di Piacenza e in Manrico ne Il Trovatore al Teatro delle Muse di An-cona.
Pavel KudinovBasso-BancoNasce a Dimitrovgrad. Ricopre spesso parti del repertorio mozartiano e verdia-no. Nel 2006 si esibisce al Teatro Regio di Torino, al Theater Basel in Svizzera, al Teatro Nacional de São Carlos di Lisbona e al Gran Teatre Del Liceu di Barcelona, dove viene scritturato per il 2008 per la Luisa Miller di Verdi.
Sergio RossiLight designerRomano, inizia a lavorare in teatro nel 1959 affermandosi presto come direttore luci delle più prestigiose compagnie del teatro italiano. Dal 1967 diventa realizza-tore delle luci e da allora collabora con i maggiori registi italiani. Importante il soda-lizio con Pier Luigi Pizzi, con il quale cura numerose produzioni, tra cui le tre opere dello Sferisterio Opera Festival 2006.
Anbeta ToromaniInizia a studiare ginnastica artistica a 5 anni, poi, a causa di un infortunio, comincia lo studio della danza classica e, nel ’97, ottiene il diploma all’Accademia di Danza di Tirana. Nel 2003 entra nella scuola di “Amici di Maria De Filippi” e ottiene il 2°posto nella finale. Grazie a questo successo, viene confer-mata come ballerina ospite nelle quattro edizioni seguenti.
Alessandro Riga Si diploma giovanissimo alla scuola del Teatro dell’opera di Roma e vanta innumerevoli stage frequentati in tutta Europa. Balla nella compagnia di Carla Fracci e Beppe Menegatti, evi-denziando grandi capacità interpretative. Nel 2004 entra nella compagnia del teatro dell’opera di Dresda sotto la direzione di Vladimir Derevianko, dove sostiene i ruoli solistici in tutti i balletti di repertorio.
Myrna Kamara
Inizia gli studi di danza con Ellen Gniadowska e Peggy Lynne a Baltimora, nel Maryland. È ospite di teatri importanti negli Sta-ti Uniti e in Europa, inoltre partecipa al Festival di Spoleto, di Edimburgo e al Kennedy Center. Una delle sue più significative interpretazioni è quella all’Arena di Verona dove è da alcuni anni la Prima ballerina nelle danze di Aida.
Soimita LupuSi diploma presso l’Accademia Nazionale di Danza di Bucarest nel 1986. Dal 1992 al 1995 collabora come Prima ballerina ospite con diverse compagnie internazionali in Europa, Cana-da, USA. Nel 1995 entra a far parte della compagnia del Teatro Massimo di Palermo e partecipa contemporaneamente a gala internazionali.
i ballerini
47
Per amore dell’amore:
NORMA tragedia della rinuncia
“ Ho scelto di già il soggetto per
la mia nuova opera ed è una
tragedia intitolata Norma ossia L’infanticidio di Soumet, ades-
so rappresentata a Parigi con esito
strepitoso...[...] La mia opera alla Scala
va in scena il 26 Decembre infallibil-
mente”. Lo scrive Bellini nel luglio del
1831, prima di affidare la stesura del
libretto a Felice Romani e di musi-
care un capolavoro rispettoso delle
“convenienze” dell’epoca, fra le qua-
li l’assegnazione di adeguati “spazi”
alla prima donna, il soprano Giuditta
Pasta, una Norma dotata di grandi
mezzi vocali, eccellente esecutrice
e attrice particolarmente a proprio
28 LUGLIO, 1-4-11 AGOSTO ORE 21
50
Per amore dell’amore:
NORMA tragedia della rinuncia
Il Festival 2007
1971 ‒ Eseguita per commemo-rare il 70°anno dalla scompar-sa di Verdi, sotto la bacchetta del direttore Francesco Maria Martini
1973 ‒ Diretta da Nino Verchi
1990 ‒ In memoria di Beniamino Gigli, nel centenario della nascita, viene eseguita dal Maestro Gustav Kuhn
il Cast
agio nei ruoli tragici, nonché can-
tante fra le più pagate e famose
del periodo.
Diversamente dal lavoro teatrale
di Soumet la cui protagonista,
prima del suicidio, impazzisce per
il rimorso dell’infanticidio (tema
di tradizione classica presente
nella Medea euripidea e in quella di Cherubini), in Norma troviamo
un’eroina più materna, una sacer-
dotessa che per amore non cede
alla vendetta, risparmia la vita ai
propri figli, rinuncia al potere e,
generosa al punto da accusare
pubblicamente se stessa e perdo-
nare la rivale Adalgisa, sceglie la
morte, mostrando una grandezza
d’animo pari all’ampiezza delle li-
nee melodiche che caratterizzano
il suo canto.
Accanto a elementi di matrice
neoclassica evidenti nella versifi-
cazione e nel linguaggio, nella tra-
gedia belliniana convivono scelte
strutturali innovative, come il far
convergere l’acme drammatico
al II atto, concludere l’opera con
un finale “aperto” che non mostra
esplicitamente la morte sul rogo
di Norma e del suo amato (troppo
tardi consapevole della magnani-
mità della protagonista) e proiet-
tare così in un tempo indefinito la
loro storia d’amore (Là più santo incomincia eterno amor). E ancora: nuova è l’elaborazione
melodica che spesso si somma a
immagini e colori “lunari” d’ispi-
razione romantica, pensiamo alla
celebre aria Casta Diva e all’am-
bientazione complessiva della
tragedia, con le sue selve e le sue
notti sacrali.
L’opera, fischiata alla prima rap-
presentazione a causa delle novità
proposte, per un’esecuzione poco
soddisfacente da parte della pri-
ma donna indisposta e “stremata”
da numerose prove e, sembra, per
la presenza di una claque ostile al
compositore, sarà successivamen-
te molto apprezzata dal pubblico
e dalla critica (ben trentaquattro
le repliche della stagione). Il No-
vecento valorizzerà l’innovativa
forza drammaturgica dell’opera,
anche grazie alla possente inter-
pretazione della grande Callas.
Quelle “melodie lunghe, lunghe,
lunghe”, come Verdi le ha defini-
te, sono state scritte da un Bellini
molto scrupoloso, assillato dal-
l’estenuante ricerca del perfetto
connubio tra canto e poesia e
talmente esigente da chiedere a
Nell’Ottocento, la parte di Adal-gisa viene affidata alla voce di mezzosoprano, forse per sottoli-neare il contrasto con la protago-nista oppure, più probabilmente, perché la vocalità espressiva e naturale assegnatale da Bellini non risponde alla prassi più tarda, secondo la quale le voci chiare e leggere devono essere per forza impiegate nel registro acuto e nel canto d’agilità. La tradizione, che si è conservata anche nel XX secolo, contrasta con la volontà dell’autore e con il carattere tenero della novizia innamorata, cui toccano invece voci brunite e accenti da matrona. Solo negli ultimi anni le esecuzioni di Norma restituisco-no ad Adalgisa la sua voce e il suo carattere.
la Curiosità
Direttore: Paolo Arrivabeni (foto)Regia, scene e costumi: Massimo GasparonDisegno luci: Sergio Rossi
Pollione: Carlo VentreOroveso: Simon OrfilaNorma: Dimitra TheodossiouAdalgisa: Daniela BarcellonaClotilde: Roberta MinnucciFlavio: Giancarlo Pavan
51
Il Festival 2007
Tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani, da
una tragedia di Alexandre Soumet e Louis Belmontet.
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 26 di-
cembre 1831.
Atto I scena I
Nella foresta sacra dei Druidi, il proconsole romano Pollio-
ne confessa all’amico Flavio di essersi innamorato di un’al-
tra sacerdotessa, Adalgisa, con la quale vorrebbe fuggire
a Roma. Giungono per il rito i guerrieri galli che esortano
Norma e suo padre Oroveso, capo dei Druidi, a dare ordine
di sterminare i romani invasori. Ma Norma dichiara che il
momento non è giunto.
Intanto Pollione incontra Adalgisa e la invita a fuggire con
lui.
Atto I scena II
Adalgisa, ignorando la relazione che lega Norma a Pollione,
confida il suo amore alla sacerdotessa, chiedendole aiuto.
Norma le concede di unirsi alla persona amata, ma quando
sopraggiunge Pollione viene a sapere che è lui l’uomo ama-
to e inveisce violentemente contro la rivale e il proconsole.
Atto II scena I
Nella notte Norma vorrebbe uccidere i due figlioletti avuti
da Pollione, ma l’istinto materno la blocca. Allora decide di
togliersi la vita e chiama Adalgisa per affidarle i bimbi. La
rivale, disperata, propone di lasciare Pollione e convincerlo
a tornare dalla sacerdotessa.
Atto II scena II
I guerrieri chiedono a Oroveso se sia giunta l’ora dell’attac-
co, ma lui li convince ad attendere il responso di Norma.
Atto II scena III
Norma pensa che Pollione possa tornare al suo amore,
fino a quando Clotilde non le rivela che il proconsole ha
deciso di rapire Adalgisa e fuggire a Roma. La sacerdotessa
ordina lo sterminio dei romani. Pollione viene arrestato e
portato da Norma che prova a convincerlo a tornare da lei,
ma lui risponde che preferisce la morte. Norma impone di
preparare il rogo per una donna traditrice e, a sorpresa, si
avvia verso il rogo. Pollione, straziato dal rimorso, decide di
morire con lei.
TramaRomani di riscrivere ben otto volte
il testo di Casta Diva, per non citare i continui interventi operati dal com-
positore sul libretto.
Ma sono proprio queste melodie a
far risaltare ancora oggi quei preziosi
sentimenti, la capacità di amare, di
perdonare, di rinunciare che l’essere
umano è in grado di provare al di là
delle epoche storiche o dei condi-
zionamenti politici e che, messe nel
cuore e sulla bocca di grandi donne
come Norma, vibrano empatica-
mente con il sentire dello spettatore
moderno.
Vincenzo Bellini
“ ”L’opera viene fischiata alla
prima rappresentazione.Nel Novecento si valorizza grazie allapossente interpretazione della Callas
2001, Norma per la regia di Daniele Abbado 53
Paolo ArrivabeniDirettoreAttivo soprattutto in ambito operistico, dal 1997 al 2000 è assistente direttore al Teatro Comunale di Bologna. Il suo re-pertorio comprende i principali titoli della produzione lirica italiana dell’Ottocento. Nel 2009 debutterà all’Opéra Bastille di Parigi con L’elisir d’amore, e nel 2010 al Metropolitan di New York con Rigoletto.
Massimo GasparonRegia, scene, costumiVeneziano, comincia a collaborare dall’età di venti anni con Pier Luigi Pizzi in qualità di assistente scenografo e regista, pren-dendo parte a numerose rappresentazioni di prestigio. Ha già all’attivo un numero rilevante di produzioni, tra cui l’Aida in cartellone a Macerata l’anno scorso.
Dimitra TheodossiouSoprano-NormaSi pone all’attenzione internazionale con il ruolo di Odabella nella produzione 1999 di Attila del Teatro Comunale di Bologna e del Teatro Regio di Parma, parte che la consacra come una delle voci più impor-tanti del repertorio verdiano e belcantisti-co. Nel 2007 è la protagonista femminile al Concerto di Capodanno del Gran Teatro La Fenice di Venezia trasmesso in diretta Eurovisione da Rai-Rai Trade TV e Arte France TV.
Carlo VentreTenore-PollioneItalo-uruguayano, vince numerosi premi, tra cui la “International Voice Competi-tion Luciano Pavarotti” di Philadelphia nel 1995. Debutta al Teatro alla Scala nel 1994 come Duca di Mantova in Rigoletto, dopo un’audizione con il Maestro Riccar-do Muti. È ospite di vari prestigiosi teatri italiani ed esteri. Nel 2000 inaugura a Trieste la stagione lirica e le celebrazioni per l’anno verdiano con Attila, conferman-dosi un tenore verdiano in piena ascesa.
Il Festival 2007
Davanti e dietro le quinte1979 ‒ regia di Beppe Menegatti (fig. 1)1982 ‒ regia di Beppe Menegatti (fig. 2)2001 ‒ regia di Daniele Abbado (foto 3)
i Precedenti
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Daniela BarcellonaMezzosoprano-AdalgisaTriestina, è cresciuta sotto la guida di Alessandro Vitiello. Vince diversi concor-si internazionali. La sua carriera ha una svolta nell’estate del 1999, quando inter-preta Tancredi al Rossini Opera Festival di Pesaro: da allora Daniela Barcellona è una delle più importanti cantanti in campo internazionale.
Simon OrfilaBasso, baritono-OrovesoNasce a Alaior (Menorca) e comincia a cantare ancora sedicenne con il coro del-l’Opera di Mahón (Menorca). A Madrid diventa allievo di Alfredo Kraus. Il 2007 lo vedrà esibirsi in tanti teatri d’Europa: dall’Italia alla Spagna, passando per la Francia.
Sergio RossiLight designerRomano, inizia a lavorare in teatro nel 1959 affermandosi presto come direttore luci delle più prestigiose compagnie del teatro italiano. Dal 1967 diventa realiz-zatore delle luci e da allora collabora con i maggiori registi italiani. Importante il sodalizio con Pier Luigi Pizzi, con il qua-le cura numerose produzioni, tra cui le tre opere dello Sferisterio Opera Festival 2006.
Il Festival 2007
L’ anfiteatro romano di Urbisaglia, fatto erigere intorno all’81 d.C. da Lucio
Flavio Silva Nonio Basso, è un monumento di spicco del Parco archeologico
di “Urbs Salvia”. Ben mantenuto per tutto il perimetro fino all’altezza del
primo ordine di gradini, comprende anche il primo livello dei “vomitoria”. È in opera
cementizia rivestita di laterizio, con specchiature di “opus reticulatum mixtum”. Di
forma ellittica, poteva contenere fino a 5000 spettatori. L’arena è lunga 59 metri e
larga 35, i due ingressi maggiori dei gladiatori, in origine coperti a volta, sono disposti lungo l’asse maggiore Nord-Sud. Quello
a Sud è fiancheggiato da uno stretto corridoio nel quale si può riconoscere la porta Libitinense, da dove venivano fatti uscire
i morti al termine dello spettacolo. All’esterno sono ancora visibili in fondazione le basi dei
pilastri sui quali poggiavano le strutture dei piani superiori a costituire un ampio porticato
esterno all’edificio scenico.
Tra i boschidi Urbisaglia l’opera in forma concertante il primo agosto
M assimo Gasparon, regista di Norma, racconta come
sarà il suo allestimento. Un allestimento non classi-
co, che sperimenta letture diverse, perchè in Norma e nel suo popolo c’è qualcosa di nuovo e antichissimo. “È vero
‒ afferma - cercando una chiave di lettura differente per la mia
Norma ho scoperto che alla base della sua cultura ci sono ori-
gini ancestrali e che la concezione che si ha del contrasto fra
il suo popolo e i romani di Pollione sia alquanto superficiale. I
Druidi, in quanto primitivi rispetto ai Romani, sono visti come
positivi in contrapposizione ai moderni. Nell’allestimento ho
cercato di trovare delle nuove prospettive anche a costo di
dare un impatto molto forte. Nella mia Norma non ci sono i
poveri barbari contro i terribili romani, bensì c’è un popolo
antichissimo che discende dall’oriente e un altro popolo che
domina la scena mondiale in quel tempo. I popoli del nord, la
razza ariana, i prediletti del dio Odino da una parte e l’antica
Roma dall’altra. Culture entrambe saccheggiate nei miti e nei
simboli dai totalitarismi del ventesimo secolo. Anche se nel
patrimonio indoeuropeo ci sono dei simboli ai quali i con-
temporanei hanno dato valenze negative, è giusto che nello
spettacolo siano utilizzati lo stesso, ristabilendone il significato
positivo originario. È naturale, così come sono naturali i costu-
mi dei Druidi, che non saranno quelli di Asterix e Obelix, ma
avranno rimandi all’oriente dove ha origine la loro cultura e
con essa l’Europa. Non più lo sguardo da nord a sud, ma una
lettura legata all’origine. Dall’est, dove siamo partiti, all’ovest,
dove siamo. D’altronde è il tema più attuale, la domanda che
tutti si fanno: come i cinesi cambieranno il mondo”.
Infine, un invito: “Tutti dovrebbero guardare a oriente. La reli-
gione più antica del mondo è l’Induismo che ha settemila anni.
A est, rispetto a noi, vivono due miliardi di persone tra India e
Cina e lì è iniziata anche la nostra Europa”.
Gasparon: la “mia” Norma
57
MARIA STUARDA due primedonne tra vendetta e potere
M aria Stuarda, “la ri-
vale di Elisabetta I di
Inghilterra”, come è
esplicitamente defi-
nita da Stefan Zweig che ne ha scritto
una nota biografia, è stata a lungo fi-
gura prediletta dai poeti. Il librettista
Giuseppe Bardari ne sottolinea la dol-
cezza, ritraendola come “Un angelo
d’amore, bella qual era, e magnanima
sempre”.
Donizetti compone quest’opera
nel 1834 per il Teatro San Carlo di
Napoli e su di essa, a ridosso della
prima rappresentazione, vede calare
la scure della censura napoletana: i
soggetti e i finali tragici risultano non
29 LUGLIO, 3-8 AGOSTO ORE 21
58
MARIA STUARDA due primedonne tra vendetta e potere
Il Festival 2007
il Cast
adatti ai galà reali dove è d’obbli-
go decantare la pubblica serenità
e la devozione al trono. D’altronde
è evidente che “Un testo che con-
teneva una frase irriverente rivol-
ta alla regina [...], che presentava
il sacramento della confessione
sulla scena e che terminava con
l’esecuzione di una sovrana, si
sarebbe sicuramente scontrato
con la censura politica, religiosa
e morale prevalente all’epoca
nel Regno delle due Sicilie” (Bini-
Commons).
Il compositore salva la partitura
dell’opera utilizzandola a Napoli
per un nuovo soggetto, Buondel-monte, il cui libretto viene veloce-mente approntato da Pietro Sala-
tino e mette in scena la sua Maria Stuarda l’anno seguente, al Teatro alla Scala di Milano, interpretata
dalla grande Maria Malibran, per
vederla di nuovo ben presto can-
cellata.
La storia ci ricorda che la regina
di Scozia fu decapitata nel 1587,
in seguito all’accusa di alto tra-
dimento, poiché coinvolta nella
congiura di Babington ordita per
assassinare Elisabetta, regina
d’Inghilterra, sua cugina e rivale
in amore e in politica (alla morte
di Maria I Tudor, la Stuarda aveva
avanzato i propri diritti anche sul
trono d’Inghilterra, disconoscen-
do Elisabetta).
Nel dramma lo spettatore moder-
no trova rappresentati ragion di
Stato e affetti segreti, motivazioni
pubbliche e aspirazioni private,
questioni politiche e drammi indi-
viduali, in un crescendo emotivo
strutturato da Donizetti attraverso
l’elaborazione di melodie che ben
tratteggiano i caratteri dei perso-
naggi e un’orchestrazione capace
di rendere le situazioni e i diversi
piani espressivi.
La regina scozzese si presenta
nell’opera solo dal II atto, quando
la sua figura idilliaca e nel con-
tempo fiera emerge sull’egotismo
della cugina. Qui è focalizzato il
culmine dell’opera, in particolare
nel dialogo fra Elisabetta e una
feroce e decisa Maria (entrambe
interpretate da voci di soprano),
causa della celebre e furiosa lite
avvenuta fra le interpreti Giusep-
pina Ronzi De Begnis e Anna Del
L’inizio dell’opera di Donizetti è burrascoso. In occasione delle prime prove della recita, infatti, le protagoniste Giuseppina Ronzi De Begnis e Anna Del Sere ven-gono alle mani durante il duetto tra Maria Stuarda ed Elisabetta. La Ronzi lamenta il fatto che il compositore preferisca la rivale e dichiara in pubblico “Donizetti protegge quella p... della Del Sere”.La risposta del maestro berga-masco non si fa attendere: “Io non proteggo alcuna di voi, ma p... erano quelle due, e due p...siete voi!”. Tanto per precisare.
la Curiosità
Direttore: Riccardo Frizza (foto)Regia, scene e costumi: Pier Luigi PizziDisegno luci: Sergio Rossi
Elisabetta: Laura PolverelliMaria Stuarda: Mariella DeviaAnna Kennedy: Giovanna LanzaRoberto, conte di Leicester: Roberto De BiasioTalbot: Simone AlberghiniCecil: Mario CassiUn araldo: Giancarlo Pavan
59
Il Festival 2007
Tragedia lirica in tre atti su libretto di Giuseppe Bardari,
tratto dalla tragedia omonima di Friedrich Schiller.
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 30 di-
cembre 1835.
Atto I
Leicester e Talbot chiedono alla regina Elisabetta un atto di
clemenza verso Maria Stuarda, regina di Scozia, detenuta
con l’accusa di alto tradimento. Leicester mostra una lettera
di Stuarda, di cui è segretamente innamorato, sperando di
muovere a compassione la regina che si sente avvampare
di gelosia per il suo favorito, ma non rifiuta di incontrare
la donna.
Atto II
Leicester dice a Maria che con un atto di sottomissione po-
trà riottenere la libertà. Intanto giunge la regina d’Inghilter-
ra con Talbot e Cecil, il gran tesoriere, principale ispiratore
del partito che vuole morta la Stuarda. Maria si inginocchia,
ma Elisabetta la tratta con ostilità e le rinfaccia di essere
prodiga nei confronti di Leicester per ottenere il suo appog-
gio. La donna reagisce con violenza, segnando la sua sorte.
Atto III
Cecil convince Elisabetta a firmare la condanna a morte,
mentre Leicester tenta di farle revocare l’ordine, ottenen-
do solo un obbligo: essere presente durante l’esecuzione.
Talbot e Cecil consegnano la condanna a Maria che, vestita
di nero, si reca nel luogo del supplizio. Leicester pronuncia
frasi contro l’iniquità della sentenza, mentre Maria si con-
geda da tutti e va incontro al suo carnefice.
Trama
Sere durante le prove della proibita
rappresentazione al San Carlo: “Figlia
impura di Bolena... meretrice inde-
gna, oscena... vil bastarda...”.
Le linee melodiche intonate dal per-
sonaggio principale raggiungono il
massimo del coinvolgimento emoti-
vo nella toccante Aria del supplizio del III atto, espressione della grandezza
di una donna capace di rinunciare in
punto di morte a invocare “la collera
di un dio vendicativo sull’Inghilterra
eretica. [...] La scena finale di Maria Stuarda rientra fra le grandi realiz-zazioni perché Donizetti, avvinto dal
tragico destino di Maria, ne ha saputo
esprimere il dramma con una crudez-
za e una immediatezza bilanciate da
momenti di effusione lirica che colpi-
scono l’ascoltatore con la forza della
verità” (Ashbrook).
Gaetano Donizetti
“ ”Il massimo del coinvolgimento emotivo
dello spettatore arriva nel terzo attocon la toccante ‘aria del supplizio’
La Regina Maria Stuarda in un ritratto che ne mette in luce la fede cattolica
61
Riccardo FrizzaDirettoreBresciano, trentaseienne, nel 1998 vince il concorso internazionale per Direttori d’Orchestra della Filarmonica di Stato della Sud-Boemia, Repubblica Ceca. Di recente inaugura la stagione al Carlo Fe-lice di Genova, dirigendo Il flauto magico. I suoi futuri impegni lo porteranno in giro per il mondo, tra Europa, Giappone e Stati Uniti.
Pier Luigi PizziRegia, scene, costumiMilanese, è presente da oltre cinquanta anni nei più importanti teatri e festival del mondo. Celebre la tetralogia alla Scala di Milano, nel 1974, con Luca Ronconi. Ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti inter-nazionali. Con Idomeneo di Mozart riapre il Teatro delle Muse di Ancona mentre propone Europa riconosciuta di Salieri per l’inaugurazione, nel dicembre 2004, della Scala, dove cura anche il progetto di ristrutturazione del Museo teatrale. Dal 2006 è direttore artistico dello Sferisterio Opera Festival.
Mariella DeviaSoprano-Maria StuardaArtista di fama mondiale, è interprete ac-clamata nei maggiori teatri lirici ed enti concertistici del mondo. La sua interpre-tazione del ruolo di Lucia nella Lucia di Lammermoor è considerata la massima espressione del belcanto. Nel corso della lunga e intensa carriera ha collaborato con i più prestigiosi direttori d’orchestra in ambito internazionale.
Laura PolverelliSoprano-ElisabettaVincitrice di vari concorsi nazionali e internazionali, è ospite regolare di im-portanti istituzioni musicali italiane ed estere. Senese, nella sua attività figurano soprattutto ruoli rossiniani e mozartiani. È inoltre un’apprezzata interprete del re-pertorio barocco.
Roberto De BiasioTenore-RobertoDi origine siciliana, la sua carriera ha inizio nel 2002 col debutto in Candide di Bernstein. Riceve a Pavia il premio lirico “E lucean le stelle...” 2005, assegnato per “i successi di pubblico e di critica, creden-ziali di una sfolgorante carriera”.
Simone AlberghiniBasso, baritono-TalbotBolognese dalla voce calda e duttile e dal-la bella presenza scenica, interpreta pre-feribilmente i grandi ruoli del repertorio italiano. Dal suo debutto al Teatro Regio di Torino nell’opera I Capuleti e Montecchi nel 1993, e in seguito alla vittoria del pre-stigioso concorso Operalia del 1994, can-ta nei teatri più importanti, sia in Europa che in America.
Mario CassiBaritono-CecilAretino, debutta nel 1998 nel ruolo di Al-cindoro nella Bohème. Riceve importanti riconoscimenti, come il “Toti Dal Monte” di Treviso, il “Viotti” di Vercelli 2002, il “Placido Domingo Competition - Operalia 2003”. Quest’anno è impegnato in teatri italiani, austriaci, belgi e spagnoli.
Sergio RossiLight designerNasce a Roma, inizia a lavorare in teatro nel 1959 affermandosi presto come di-rettore luci delle più prestigiose compa-gnie del teatro italiano. Dal 1967 diventa realizzatore delle luci e da allora collabora con i maggiori registi italiani. Importante il sodalizio con Pier Luigi Pizzi, con il quale cura numerose produzioni, tra cui le tre opere dello Sferisterio Opera Festival 2006.
NESSUN PRECEDENTEper Maria Stuarda nella storia dello Sferisterio. La recita del 2007 segna il debutto di que-st’opera di Donizetti.
i Precedenti
Il Festival 2007
Davanti e dietro le quinte
63
Danza all’Opera
GALA PERFORMANCE progetto con Civitanova Danza
27 LUGLIO ORE 21
66
Danza all’Opera
GALA PERFORMANCE progetto con Civitanova Danza
Il Festival 2007
S ono le due étoiles più famose del
momento: Ales-
sandra Ferri e
Roberto Bolle. La
loro partnership è nata a Mo-
sca nel 2002 e da allora, reci-
ta dopo recita, si sono imposti
come la prima grande coppia
della danza italiana.
Diversi per età e stile, insieme
rappresentano l’emblema del
“maschile” e del “femminile”:
Bolle per il fisico statuario,
Ferri per l’apparente fragilità.
V enerdì 27 luglio,
nell’incantevo-
le scenario del-
lo Sferisterio, si
esibiranno con
il balletto Gala Performance
che ha solo tre date in Italia,
prima di approdare in Giap-
pone. L’appuntamento mace-
ratese sarà anche l’occasione
per vedere Alessandra Ferri
nella sua ultima esibizione ita-
liana. All’apice di una carriera
internazionale, la ballerina
milanese ha scelto di dare
l’addio definitivo ai palcosce-
nici di tutto il mondo.
Alessandra Ferri & Roberto Bolle
Gala di Danza con:Alicia AMATRIAIN, Silvia AZZONI, Maxim BELOSERKOVSKY, Alen BOTTAINI,Irina DVOROVENKO, Natalia KALINITCHENKO, Alexander RIABKO, Robert TEWSLEY
Étoiles e Principals: Balletto del Teatro alla Scala, American Ballet Theatre,
Bayerisches Staatsballett, Hamburg Ballett/John Neumeier, The Stuttgart Ballet
67
N asce a Milano nel
1963. È la Prima bal-
lerina étoile al Teatro alla Scala e una delle
più grandi interpreti del mondo.
Di lei, la grande Zizi Jeanmaire ha
detto: “È la miglior Carmen che
esista sul pianeta”. Nel 1980 entra
a far parte del Royal Ballet inglese
e, con questa compagnia, vive nel
1983 l’anno della sua affermazio-
ne: a soli diciannove anni viene
promossa Prima ballerina, riceve il
Sir Lawrence Award (il più impor-
tante premio in Gran Bretagna) e
viene nominata ballerina dell’anno
dalla rivista “Dance and Dancers” e
dal “New York Times”.
Torna a Milano nel 1985, chia-
mata da Franco Zeffirelli, per un
originale Lago dei Cigni. In questo periodo conosce Mikhail Barysh-
nikov che rimane folgorato e le
spalanca le porte di New York e
dell’American Ballet con cui dan-
za in tutto il mondo. Nel 1986
porta Giselle sul grande schermo
e successivamente balla i ruoli
principali di Romeo e Giulietta, Manon, Don Chisciotte, La Bayadere, Lo Schiaccianoci, La Sonnambula, Il Lago dei Cigni, Les Sylphides, Fall River Legend, Other Dances e Merry Widow.Dal 1990 in poi la sua attività
principale diviene quella di artista
ospite internazionale nei teatri
d’opera mondiali. Nel 1992 è Pri-
ma ballerina assoluta della com-
pagnia di balletto al Teatro alla
Scala. Balla la Carmen di Roland Petit all’Opéra di Parigi, diventan-
do la prima italiana e una delle
pochissime star internazionali di
questo secolo ad avere avuto que-
sto riconoscimento. Roland Petit le
affida altri balletti tra cui Coppelia, Le jeune homme et la mort, Le diable amoureux, La chambre. Sempre nel-
lo stesso anno interpreta il film
televisivo di danza “La luna incan-
tata” prodotto dalla Rai e vince il
Palmarès d’oro nella sezione “Film
musicali” del Festival della
Televisione di Cannes.
Il Metropolitan Opera Hou-
se gli dedica una serata, nel
1995, per i suoi dieci anni
a New York.
Un anno dopo debutta con
la compagnia dell’Opéra de
Paris nel ruolo di Esmeral-
da in Notre Dame de Paris. Il 7 dicembre debutta al
Teatro alla Scala di Milano
in Armida, diretta da Riccar-do Muti, su coreografie di
Heinz Spoerli.
Nel 1998 è protagonista
con Sting del cortome-
traggio “Prélude”, regia di
Fabrizio Ferri, presentato
alla Mostra Internazionale
del Cinema di Venezia.
Due anni più tardi balla per la
prima volta Ondine di Frederick Ashton al Teatro alla Scala di Mi-
lano e a dicembre riceve il Premio
RaiSat Digital Show per la sua
interpretazione dei cortometraggi
“Aria”, “Prélude” e “Carmen”.
Viene invitata, ancora una volta
prima ballerina del Novecento, a
danzare al teatro Marijnskij di San
Pietroburgo con la compagnia del
Kirov.
Il repertorio ballettistico di Ales-
sandra Ferri include tutti i classici
dell’Ottocento e i maggiori capo-
lavori dei grandi coreografi del
Novecento.
Vincitrice dei riconoscimenti in-
ternazionali più prestigiosi, è stata
nominata Cavaliere della Repub-
blica dal Presidente Ciampi nel
marzo 2005.
Alessandra Ferri
69
N asce a Casale Monfer-
rato (Al), ed entra gio-
vanissimo alla Scuola
di Ballo del Teatro
alla Scala.
Il primo a notare il suo talento è
Rudolf Nureyev, che lo sceglie per
interpretare il ruolo di Tadzio nel-
l’opera Morte a Venezia di Benjamin
Britten. Nel 1996, ap-
pena due anni dopo il
suo ingresso nel bal-
letto scaligero, viene
nominato Primo
ballerino dall’allora
direttrice del Ballo,
Elisabetta Terabust.
Da quel momento
è protagonista di
balletti classici e
contemporanei. Dal
1996, alla sola età di
21 anni, si intensifica
la sua carriera inter-
nazionale. Danza con il Royal Bal-
let, il Balletto Nazionale Canadese,
il Balletto di Stoccarda, il Balletto
Nazionale Finlandese, la Staatso-
per di Berlino, il Teatro dell’Opera
di Vienna, la Staatsoper di Dresda,
il Teatro dell’Opera di Monaco di
Baviera, il Wiesbaden Festival, il
Tokyo Ballet, l’Opera di Roma, il
San Carlo di Napoli, il Comunale
di Firenze.
Derek Deane, direttore dell’En-
glish National Ballet, crea per lui
nel 1997 Il lago dei cigni e l’anno seguente Romeo e Giulietta, rap-presentati alla Royal Albert Hall
di Londra.
In occasione del 10°anniversario
dell’Opera del Cairo, partecipa a
una spettacolare Aida alle Pira-midi di Giza e successivamente
all’Arena di Verona per una nuova
versione di Aida trasmessa in Mon-
dovisione.
Nel 1999, in occasione della ria-
pertura della Royal Opera House
di Londra, viene invitato a ballare
Schiaccianoci per la prima volta
con la stella assoluta del balletto
inglese Darcey Bussell.
Nell’ottobre del 2000 inaugura la
stagione del Covent Garden con
Il lago dei cigni nella versione di Anthony Dowell, e nel novembre
viene invitato al Bolshoi per cele-
brare il 75°anniversario
di Maja Plisetskaja alla pre-
senza del Presidente Putin.
Il primo giugno 2002 dan-
za al Golden Jubilee della
Regina Elisabetta a Buckin-
gham Palace. L’evento vie-
ne trasmesso in mondovi-
sione dalla BBC.
Nella stagione 2003/2004
gli viene riconosciuto il ti-
tolo di étoile del Teatro alla Scala.
Il primo aprile 2004 balla
al cospetto di Sua Santità
Giovanni Paolo II, sul sagrato di
piazza San Pietro, per la giornata
della Gioventù.
In occasione dell’inaugurazione
della Scala di Milano dopo il re-
stauro, danza al fianco di Ales-
sandra Ferri nell’opera Europa riconosciuta.Nel febbraio del 2006, Bolle si esi-
bisce alla cerimonia di apertura,
trasmessa in mondovisione, dei
Giochi Olimpici Invernali di Tori-
no, interpretando una coreografia
creata appositamente per lui da
Enzo Cosimi.
Il 9 settembre 2006 inaugura con
Alessandra Ferri la quarta edizione
della Notte Bianca a Roma. La piaz-
za del Campidoglio è il suggestivo
scenario per la sua interpretazione
del Romeo e Giulietta, coreografato da Amedeo Amodio.
Ha danzato con partner famose a
livello internazionale tra le quali:
Asylmuratova, Bussell, Ferri, Frac-
ci, Guillem, Lacarra, Rojo, Semio-
nova, Zakharova.
Nella sua carriera ha ricevuto nu-
merosi riconoscimenti e premi pre-
stigiosi. Dal 1999 è “Ambasciatore
di buona volontà” per l’UNICEF.
Roberto Bolle
71
Pathos e teatralità nel
REQUIEM di Giuseppe Verdi
L a composizione, eseguita
per la prima volta a Milano
nella chiesa di San Marco
il 22 maggio 1874, sotto
la direzione dello stesso Verdi, nasce
in occasione del primo anniversario
della morte di Alessandro Manzoni e
presenta materiale tematico già ela-
borato in precedenza dal composito-
re per commemorare con una messa
scritta a più mani nel 1869 (mai ese-
guita) la figura di Rossini scomparso
l’anno precedente.
Di tale messa, alla morte dello scrit-
tore Verdi recupera il suo Libera me, Domine, ritocca il brano e struttura un Requiem sapientemente omogeneo,
grazie soprattutto al potente Dies irae che, ripresentato più volte nella com-
posizione, ne determina l’uniformità.
Sin dall’Introito troviamo contemplati
in partitura aspetti contrastanti del-
la visione cristiana: il Dio acclamato
come un padre buono e misericor-
dioso convive con la figura di giudice
inesorabile delle colpe umane, vendi-
cativo e terribile nel citato Dies irae: “Nel suo Requiem l’agnostico Verdi
sembra volersi fare carico di queste
contraddizioni in un senso piena-
mente umano e costruire per mezzo
della musica una meditazione sulla
morte. Poiché tutto umano è il com-
battimento di sentimenti e di passioni
9 AGOSTO ORE 21
1990, Requiem per la direzione di Gustav Kuhn
74
Pathos e teatralità nel
REQUIEM di Giuseppe Verdi
Il Festival 2007
che ci attanaglia davanti al baratro
estremo [...]” (N. Pedone).
All’ascolto non troviamo elementi
mistici o di particolare ispirazione
religiosa, peraltro non consoni a un
Verdi ateo e massone: la sua messa
non ha la funzione di divulgare il
messaggio cristiano e il testo è in-
terpretato e tradotto nella musica
e nelle forme tipiche dell’operista,
non con finalità liturgiche ma per
esprimere sentimenti di dolore, di
terrore, di speranza nella consola-
zione, con una potenza visionaria
da molti critici assimilata a quella
della Divina Commedia o del Giudizio Universale di Michelangelo.
Lo stile del Requiem non è lontano
da quello dei melodrammi ver-
diani, in esso troviamo elementi
propri della teatralità tanto atten-
ta alla resa drammatica, alla esal-
tazione del connubio tra parola
e musica e alcuni passaggi asse-
gnati alle voci soliste sembrano
ricordare situazioni espressive già
ascoltate in Traviata e in Aida, nel momento dell’addio alla vita delle
protagoniste.
L’uso ricco e sapiente delle dinami-
che (a esempio, nel Libera me che si riferisce al Giudizio Universale
l’indicazione “p” si quadruplica
sulla parola “timeo” raggiungen-
do toni estremamente sommessi),
la capacità teatrale di far passare
solisti, coro e orchestra da mo-
menti di cupa mestizia ad altri
di accesa passionalità, violenza e
terrore, rendono questa composi-
zione “un dramma profondamente
terreno dispiegato attraverso i
mezzi dell’arte, cioè di un artigia-
nato profondamente umano” (S.
Navacchia), un’opera che induce
l’ascoltatore a riflettere sul grande
quesito esistenziale del mistero
della vita e della morte.
Donato RenzettiAbruzzese, studia composizione e direzione d’orche-
stra al Conservatorio “G. Verdi” di Milano, e ottiene numerosi riconoscimenti in importanti concorsi inter-nazionali: “Diapason d’Argento” nel 1975 e nel 1976 al Concorso “Gino Marinuzzi” di Sanremo, Premio “Ot-torino Respighi” all’Accademia Chigiana di Siena nel 1976, Medaglia di Bronzo al I Concorso Ernest Anser-met di Ginevra nel 1978. Nel 1980 vince il X Concor-so “Guido Cantelli” del Teatro alla Scala di Milano. Da
allora la sua carriera non ha soste, alternando l’attività sinfonica con produzioni d’opera lirica e registrazio-ni discografiche. Collabora con orchestre prestigiose, ed è invitato nei maggiori teatri lirici del mondo. Dal 2006 è direttore principale e artistico dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana.
il Cast
Direttore: Donato Renzetti (foto)Soprano: Dimitra TheodossiouMezzosoprano: Daniela BarcellonaTenore: Rubens PelizzariBasso: Marco Spotti
1971 ‒ Eseguita per commemo-rare il 70°anno dalla scompar-sa di Verdi, sotto la bacchetta del direttore Francesco Maria Martini
1973 ‒ Diretta da Nino Verchi
1990 ‒ In memoria di Beniamino Gigli, nel centenario della nascita, viene eseguita dal Maestro Gustav Kuhn
i Precedenti
75
Il Festival 2007
L’omaggio dello Sferisterio
a GigliO
ttanta anni fa. È il 31
agosto 1927 e il “Gr.
Uff.” Beniamino Gigli
giunge ufficialmen-
te allo Sferisterio
per un concerto vocale-strumentale.
Il massimo interprete del repertorio
italiano, l’erede del grande Caruso, ha
già cantato a Macerata.
Nell’agosto 1924 tiene un memo-
rabile “concerto vocale” a beneficio
dei corpi filarmonici di Recanati e
Macerata al Politeama Piccinini. Per
promuovere la serata il programma
viene stampato in un cartoncino con
il ritratto di Beniamino Gigli in posa,
nella famosa fotografia (a lato) ese-guita da Irmeno Perucci. Interpreta
per l’occasione brani dalla Cavalleria Rusticana, dall’Andrea Chénier e dalla Gioconda, con al piano Quirino Lazza-roni e Edoardo Gasparrini.
Quando tre anni dopo approda fi-
nalmente allo Sfe-
risterio lo dirige il
maestro Amilcare
Zanella, considera-
to all’epoca uno tra
i più grandi diretto-
ri d’orchestra.
Lo spettacolo fa parte del program-
ma delle feste patronali di San Giu-
liano ed è organizzato dall’Associa-
zione Nazionale Mutilati e Invalidi
di Guerra. L’incasso va a favore della
costruendo Casa del Mutilato. Per
l’occasione viene anche inaugurato il
congresso nazionale del Risorgimen-
to e una mostra di cimeli della guerra
italo austriaca.
Il manifesto del concerto in Arena, in
stile tardo-liberty nel disegno floreale,
è significativo: un fascio littorio a sini-
stra, lo stemma della città al centro e
lo strumento della lira a destra. I tre
elementi fanno da spalla e da base a
un serto di foglie d’acanto che si apre
sullo scenario interno dello Sferisterio.
Gli organizzatori sperano di utiliz-
zare il palco e la scena della Giocon-da del 1922, ma ormai ben poco è
rimasto in piedi della sfortunata
impresa. Il concerto comunque ha
un successo grandioso e rimane
memorabile per decenni.
1930, Gigli canta dalla Loggia dei Mercanti 77
B eniamino Gigli è un tenore di fama internaziona-
le, uno dei più celebri cantanti d’opera del XX
secolo. Nasce a Recanati (Mc) il 20 marzo 1890.
Riceve i primi insegnamenti dal maestro Quirino
Lazzarini, poi si trasferisce, grazie a una borsa di studio, al Li-
ceo musicale di Santa Cecilia, sotto la guida di Enrico Rosati.
Debutta nel ruolo di Enzo nella Gioconda di Amilcare Pon-
chielli al Teatro Sociale di Rovigo e da qui la sua carriera
è tutta in ascesa. Viene chiamato nei più grandi teatri del
mondo con un vastissimo repertorio. Il 26 novembre 1920
esordisce al Teatro Metropolitan di New York, dove l’anno
seguente segna il suo trionfo con Andrea Chénier, che canta per 11 stagioni consecutive insieme alla Manon, all’Elisir d’amore, all’Africana e alla Marta, suoi cavalli di battaglia. Interrotto dalla guerra, riprende la sua attività artistica nel
1947 fino al 1955, anno in cui tiene l’ultima tournèe di con-
certi a Londra, New York e alla Rai assieme a Maria Callas.
Nella sua carriera interpreta sedici film e incide moltissimi
dischi con il marchio famoso “La Voce del Padrone”. È uno
dei più mirabili interpreti della canzone napoletana. Canta
fino al 1956 e il 30 novembre 1957 stremato dalla malattia
muore nella sua casa romana.
A Macerata, Gigli è considerato un idolo. La Società dello Sfe-
risterio decide di immortalare l’evento straordinario con una
lapide in suo onore, posta in bella evidenza nell’atrio dell’in-
gresso principale. Il testo rispecchia il costume di un’epoca:
BENIAMINO GIGLIARTISTA INSUPERATO BENEFICO
QUI PRODIGÒ IL SUO CANTO DIVINOLA SERA DEL 31 AGOSTO 1927RICONOSCENTI PLAUDENTI
I MUTILATI DI GUERRA LA CITTADINANZAPER GRATO RICORDO
LA SOCIETÀ DELLO SFERISTERIOPOSE
Beniamino Gigli vede la lapide e ringrazia, ma quando legge
le ultime righe, che chiudono il testo con “la Società dello
Sferisterio pose”, fa gli scongiuri.
Il tenore, che ha sempre amato lo Sferisterio, torna il 31
agosto 1929, per commemorare ufficialmente il centenario
del teatro, ancora in coincidenza con la festa del patrono
cittadino. Accompagnato da 70 orchestrali del Conservato-
rio Musicale di Pesaro, sempre magistralmente diretti dal
maestro Zanella, porta in scena un concerto vocale e sinfo-
nico di beneficenza. Lo Sferisterio, gremito all’inverosimile,
non riesce a ospitare tutta la gente accorsa per ascoltare il
grande tenore. Gli articoli del giornale di allora, “L’Azione
Fascista”, sono enfatici e in uno di questi Beniamino Gigli
viene addirittura chiamato il “DIVO”, a lettere maiuscole.
Il tenore, in veste di cantante, torna a Macerata nel 1930,
protagonista di un concerto in Prefettura. Il grande salone
non riesce a contenere il pubblico e fuori la piazza è gremita
dalla folla in attesa. Alla fine il tenore compare dal balcone
della Loggia dei Mercanti ed esegue alcune romanze. È un
altro incontro trionfale con la città!
Il concerto però riserva una “coda” non prevista. Gigli, infat-
ti, si esibisce a beneficio della Croce Verde e della Società
Operaia, ma l’incasso della serata prende altre strade. Il
Prefetto dell’epoca, Foschi, acceso tifoso della Maceratese,
dispone che il ricavato del concerto venga devoluto alla so-
cietà calcistica biancorossa.
L’artista, vicino da sempre ai più umili e bisognosi, viene a
conoscenza di questo “sgarbo” e sentenzia: “Non canterò
più a Macerata”.
Il Festival 2007
1929, Concerto per il centenario dello Sferisterio
79
Terra di Teatri
Provincia di Macerata
O gni anno presen-ta eventi artistici
originali. Tutti
nei comuni della
provincia di Macerata, nei
mesi estivi: giugno, luglio,
agosto e settembre. La ras-
segna si chiama “Terra di
Teatri”, dove per teatro si
intende ogni luogo capace
di ospitare uno spettacolo.
Abbazie, piazze, castelli, giar-
dini, luoghi che ospitano la
musica, la danza, la prosa,
il cinema, dando vita a uno
straordinario Festival diffu-
so sul territorio che guida
alla scoperta del patrimonio
artistico della provincia di
Macerata, rendendo l’estate
viva ed emozionante.
Tanti i Comuni coinvolti nel
progetto: Mogliano, Monte-
fano, Penna San Giovanni,
Porto Recanati, Appignano,
Civitanova, Corridonia, Sar-
nano, Pollenza, Tolentino,
San Severino, Serravalle, Ur-
bisaglia e Macerata.
Si comincia dall’Orchestra
Sinfonietta Gigli che si esibi-
rà a fine giugno a Mogliano,
Montefano e Penna San Gio-
vanni, mentre l’Accademia
Lirica Beniamino Gigli salirà
sul palco dell’arena “Gigli” di
Porto Recanti il primo
luglio.
Dal 6 all’8 luglio spazio
all’Arte Nomade ad Ap-
pignano, con lo spetta-
colo “Bellente”. Il 12-13-
14 luglio l’Accademia
della Libel-
lula porterà
in scena in
teatro a Corridonia, Sarnano
e Pollenza lo spettacolo “La
sirenetta”, mentre Giorgio
Felicetti sarà a Civitanova
Marche il 14 con “La fabbri-
ca”.
Dal 2 al 5 agosto “Prometeo”,
organizzato dall’associazione
culturale Ecate, sarà protago-
nista a Urbisaglia, mentre il 4
andrà in scena a Taverne di
Serravalle, vicino Colfiorito,
l’Arte Nomade con “Montela-
go Celtic Night”.
Ma le proposte culturali non
finiranno qui. Il 24 agosto, il
teatro Lauro Rossi di Macera-
ta ospiterà “Jakob Lenz”, con
la regia Henning Brockhaus,
mentre sei giorni dopo al
Vaccaj di Tolentino sarà di
scena “Diabolikamente tua”.
Il regista Henning Brockhaus 83
“È il tema dominante del teatro di
ogni tempo”. Ecco cos’ è “Il gioco dei
potenti” per Massimo Cacciari, filoso-
fo e politico, che il 26 luglio inaugura
la 43ma edizione dello Sferisterio
Opera Festival con un dibattito-con-
ferenza al teatro Lauro Rossi. L’at-
tuale Sindaco di Venezia medita sulla
necessità del potere affinché vi sia il
teatro: “Il teatro è, solo se affronta il
potere nella sua drammaticità, nella
sua tragicità. Il teatro è la rappresen-
tazione del potere e il potere è, esso
stesso, teatro. Il sovrano deve stare
sempre sulla scena col suo corpo e
non c’è potere senza teatro, anche se
il potere attuale è un teatrino”.
Per Cacciari, il sottotitolo ideale che
spiega meglio come la tragicità dei
potenti sia un tema di grande fasci-
no e attualità è “drammi, illusioni
e sconfitte nella lotta per il potere”.
Aggiunge che questo esperimento
artistico è molto importante proprio
per il fatto che “non essendoci più la
sovranità in quest’epoca, non c’è più
teatro e non c’è più tragedia. Oggi
non c’è più un sovrano, c’è una
sovranità anonima, non c’è più
Macbeth, non c’è Re Lear, non
c’è Norma”.
Norma che, per il filosofo, è “una scelta molto intelligente
del Festival, poiché analizza
uno degli aspetti più inquie-
tanti del potere: il potere che
si dismette da sé stesso, che
rinuncia a sé. In ogni volontà
di potenza c’è questo istinto: fatemi
fuori, sono stanca di questo gioco”.
La tragicitàdel poterediventa teatro
Massimo CacciariFilosofo e uomo politico italiano, nasce a Ve-
nezia il 5 giugno 1944. Si laurea in filosofia a
Padova ed è ordinario di Estetica presso l’Uni-
versità della sua città. È stato tra i fondatori
di alcune delle più importanti riviste italiane di filosofia e cultura, da Angelus Novus (1964-1974) a Contropiano (1968-1971), a Laboratorio politico (1980-1985), a Il Centauro (1980-1985) fino a Paradosso, nata nel 1992 e diretta con Sergio Givone, Carlo Sini e Vincenzo Vitiello.
È membro di diverse istituzioni filosofiche europee, tra cui il Collège de phi-
losophie di Parigi. Nel 2002 fonda la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-
Salute San Raffaele a Cesano Maderno (Mi), di cui è Preside fino al 2005.
Esponente di punta della Margherita veneta, è Sindaco di Venezia.
Il Festival 200726 LUGLIO ORE 18
Pier Luigi Pizzi, Giorgio Meschini, Donato Caporalini, Massimo Cacciaridurante la presentazione dello Sferisterio Opera Festival a Venezia
85
SAÜL sogni e ossessioni di un antieroe
L’ opera di Flavio Testi, ese-guita in prima assoluta in
forma di concerto a Parigi il
25 ottobre 2003 nella Salle “Olivier
Messiaen” con l’Orchestre Philarmo-
nique di Radio France, vedrà a Mace-
rata la sua prima rappresentazione in
forma scenica.
Il libretto è un adattamento dello
stesso compositore che nel 1991 ha
sintetizzato in tre atti l’omonima ope-
ra teatrale di André Gide del 1903.
Attratto dalla tragedia personale “di
un re spogliato di ogni accento eroico
e vittima della sua stessa distruzione
interiore, poiché abbandonato a tutti
gli istinti e ai piaceri”, Testi riduce il
numero dei personaggi, omette nu-
merosi dialoghi secondari e riunisce
i diversi momenti dell’opera originale
in dodici scene che “non hanno solu-
zione di continuità e [dove] l’assenza
di interludi strumentali impedisce i
grandi cambiamenti di scena” (Testi).
Tutto è ridotto all’indispensabile: po-
chi sono gli elementi scenici suggeriti
dal libretto (semplici veli, una tenda,
la sabbia o la proiezione del cielo stel-
5 AGOSTO ORE 17.30, 7 AGOSTO ORE 21
86
SAÜL sogni e ossessioni di un antieroe
Il Festival 2007
lato...), ciò che si legge nell’opera
non è il dramma biblico tradizio-
nale incastonato da colonne e
templi, poichè quello che interessa
non è l’esteriorità, non sono i gesti,
ma il malessere dei personaggi, in
particolare del protagonista, il re
Saül, interpretato dalla voce di
baritono che, ossessionato da so-
gni e passioni indicibili, precipita
vertiginosamente verso la propria
distruzione.
Anche l’orchestrazione si adegua:
essenziale, vicina quasi a una
strumentazione cameristica, essa
segue le contraddizioni dei per-
sonaggi e suggerisce ciò che non
può essere detto. Testi volutamen-
te evita di conferirle un tono lirico,
seleziona adeguatamente gli stru-
menti e valorizza il piano, la cele-
sta, soprattutto l’arpa che, associa-
ta alla figura di David, suona anche
quando questi non è sulla scena ma
assilla la mente e lo spirito del re,
che è pervaso dal desiderio.
Le linee melodiche sottolineano le
evoluzioni psicologiche dei perso-
naggi e le situazioni rappresentate
(basti da esempio il momento in cui
David nell’ottava scena tenta di cal-
mare con il suo canto il cuore stra-
ziato di Saül), più in generale Testi
ricorre a scelte armoniche, a inter-
valli, a quant’altro riesca a tradurre
in immagini sonore le discordanze
dei caratteri dei protagonisti e i loro
vissuti psichici, mentre la ripresa di
numerosi motivi garantisce l’unità
di tutta la composizione.
Il Saül è un’opera di uomini: le don-
ne, poche e drasticamente respinte
dalla scena, servono esclusivamen-
te a favorire lo sviluppo dell’intrigo,
a far emergere più chiaramente la
latente omosessualità del sanguina-
rio protagonista assorto nel deside-
rio segreto di David, deviato dagli
interessi politici, tormentato dalla
consapevolezza della differenza di
età rispetto al giovane, ed estraneo
a ciò che lo circonda, un antieroe
impotente di fronte ai Filistei.
Accanto a questo la presenza di
elementi magici, come i demoni,
le streghe, la luna piena, contri-
buiscono a rendere l’opera di Testi
assolutamente densa pur nella sua
essenzialità, e moderna, in quanto
proiettata verso l’analisi del disagio
interiore dei personaggi e per que-
sto così interessante, interrogativa,
efficace nel portare in scena i sen-
timenti umani e l’eterna contraddi-
zione fra il Bene e il Male.
Guillaume TourniaireStudia pianoforte e direzione al Conser-
vatorio di musica di Ginevra. Vincitore
del concorso della Fondazione Gabrie-
le de Agostini e del concorso Gabriel Fauré, si dedica
principalmente alla musica da camera e accompagna
le classi professionali del Con-
servatorio di musica di Ginevra,
dove è nominato professore di
piano. Nel novembre 1998, de-
butta all’Opera di Parigi. A partire dal 2001, è direttore
del coro della Fenice di Venezia. Si dedica alla direzione
d’orchestra, in particolare in Italia e all’Opera di stato
di Praga. Nel 2006 dirige, a Macerata, Die Zauberflöte e Thamos, König in Ägypten.
Direttore: Guillaume Tourniaire (foto)Regia, scene e costumi: Pier Luigi PizziDisegno luci: Sergio Rossi
Saül: Alfonso AntoniozziDavid: Alexandre MarcelliJonathan: Agustín Prunell-FriendLa Reine: Elena ZilioLe Grand Prêtre: Luca Dall’AmicoLe Barbier: Nicolas RivenqLa Sorcière d’Endor: Elena ZilioL’Ombre de Samuel: Luca Dall’AmicoI, II, III Démon: Pueri Cantores “D. Zamberletti” - Macerata
il Cast 87
Il Festival 2007
Il teatro vive della rappresen-
tazione del cuore umano in
conflitto con se stesso ed è
per questo che sa dare bel-
lissimi ritratti di donne alle prese con
il contrastato rapporto fra la propria
femminilità e il potere.
Sono state scelte nove donne, ognuna
delle quali dà una visione diversa del
potere coniugato al femminile:
da Elisabetta I d’Inghilterra (Maria Stuarda di Schiller), che pur poten-tissima si deve piegare ai voleri del
suo popolo, a Lisistrata, che tenta
di contrastare gli ardori irrefrena-
bili delle sue compagne; da Eleonora
d’Aquitania (dal testo omonimo di Ruth
Wolff), che vuole essere regina, ovvero
compagna alla pari di un re, e non solo
madre dei suoi figli, a Lady Macbeth
(Shakespeare e Piave), che non appena
raggiunge il vero potere impazzisce; da
Ecuba, la regina sconfitta de Le Troiane, a Evita - nella foto- (dal testo di Copi),
resa folle dall’ap-
prossimarsi della
morte, a Marilyn,
fanciulla dolente
sotto l’apparenza
di regina del ses-
so; dalla Regina
Vittoria umoristi-
camente ricordata
da Palazzeschi, alla
Regina del Cielo
a cui si rivolge la
preghiera di Ber-
nardo nel XXXIII
canto del Paradiso.
La donna e il potereAnna ProclemerTrentina, debutta in teatro a soli
19 anni con Minnie la candida, di Massimo Bontempelli.
Negli anni successivi alla guerra si
impone definitivamente al pubbli-
co e alla critica. Nel 1948 è Nina
nel Gabbiano di Cechov messo in
scena da Giorgio Strehler al Picco-
lo Teatro di Milano.
Dal 1952 al 1955 è con Vittorio
Gassman nel suo Teatro d’Arte
Italiano. Nel 1956 inizia quella
Compagnia Proclemer-Albertazzi
che scrive, per quasi quindici anni,
una pagina prestigiosa nella vita
del teatro italiano.
Nel 1979 la Proclemer (foto in alto) riprende, con La lupa di Verga, il sodalizio col produttore Lucio Ardenzi che darà otti-
mi frutti. Nella sua attività, presenta nume-
rosi recital, primi fra tutti Anna dei poeti (da Jacopone da Todi ai poeti di oggi), e Dante in piazza (con Albertazzi). Si dedica anche al mondo cinematografico, in modo marginale,
nonostante le significative presenze in Malia,
e in Viaggio in Italia di Roberto Rossellini. Vin-ce numerosi premi, tra cui: il “Nettuno d’oro”
(due volte), il premio “San Genesio”, il “Duse”,
il “Renato Simoni”, il premio “Una vita per il
Teatro”, la “Maschera d’argento”, il premio
“Flaiano” (due volte), il “Sipario” (due volte,
il primo a New York nel novembre 1996, il
secondo a Milano, nel settembre 1997).
28 LUGLIO ORE 18
89
Maria Stuarda: “Nella mia fine sta il mio principio”
Gabriele FontanaAustriaca, debutta all’età di ventuno anni nel ruolo di Pamina
in Die Zauberflöte al Frankfurt Opera House, sotto la direzio-ne di Michael Gielen. Vince il premio “Bach” nella competi-
zione internazionale di Lipsia, e il premio “R. Tauber” di Lon-
dra. I suoi successi proseguono con l’ensamble dell’Hamburg
State Opera. Nel 1998 riceve il titolo di “miglior cantante da
camera” dall’Hannover State Opera. Si esibisce in molti teatri
d’Europa, degli Stati Uniti, d’Israele e del Giappone.
Nel 2003 debutta con l’Accademia di Santa Cecilia a Roma
(Mahler 8 e “Das Paradies und die Peri”) e prende parte a
recital e concerti a New York, Washington, Philadelphia,
Manchester, Praga, Vienna e Tel Aviv.
Prossimamente, oltre allo spettacolo che la vedrà a Macerata
il 29 luglio, sarà a Baltimora per Maria Stuarda.
Il Festival 2007
Soprano: Gabriele Fontana (foto)Pianoforte e clavicembalo: Helmut Deutsch
Giacomo CarissimiIl lamento della Regina di Scozia
LetturaMaria StuardaLas! En mon doux printemps
Pierre de RonsardMignonne
John DowlandCome again
Lettura
Johann Rudolf ZumsteegMaria Stuarda
Lettura
Canti popolari scozzesiArrangiati da Felix Mendelssohn-BartholdyO dinna ask meSaw ye Johnny comin
Arrangiati da Benjamin BrittenO can ye sew cushionsThe bonnie Earl o Moray
Entrata
Joachim RaffKlage IKlage III
Robert SchumannAbschied von FrankreichNach der Geburt Ihres Sohnes
Joachim RaffDavid Rizzios letztes Lied
Robert SchumannAn die Königin ElisabethAbschied von der Welt
Robert SchumannGebet
Lettura
Richard WagnerMignonneLes Adieux de Marie Stuart
Lettere, sonetti e poemi di Maria Stuarda e Pierre de Ronsard
Programma
29 LUGLIO ORE 18
91
Il direttore artistico del festival di
Edimburgo ha iniziato il suo ben-
venuto annuale con questa frase: “I
festival sono regali. Regali speciali
che una città fa a se stessa, ai suoi cittadini, ai
suoi visitatori, al suo futuro. Alla sua anima
più profonda”.
I festival sono meravigliosi, ma sono eventi
ben riusciti solo se riescono a riempire l’at-
mosfera di arte e di festa e a coinvolgere tutti
attorno ai propri temi.
Tra gli appuntamenti fondamentali del 2006
abbiamo avuto gli aperitivi culturali. Intellettua-
li e artisti, fra i quali Philippe Daverio, Massimo
Gasparon e Gianfranco Paci, si sono interrogati
sui concetti de ”Il viaggio iniziatico”.
Anche quest’anno il fil rouge del festival, “Il gio-co dei potenti”, riecheggerà negli incontri colla-
terali agli spettacoli in cartellone. Ogni giorno
alle ore 12.00, all’enoteca degli Antichi Forni,
vicino a un buon bicchiere di vino, si parlerà di
potere attraverso la storia, l’enogastronomia, la
moda, la letteratura, la pittura.
Molteplici gli appuntamenti organizzati dal
professor Evio Hermas Ercoli (nella foto 1 insie-me a Raffaele Curi): da una sfilata con “gli abiti dei potenti” illustrata dalla signora Scotucci, ai
miti orientali nella Norma di Massimo Gaspa-
ron, passando a Gianfranco Paci
con la storia dell’Anfiteatro di
Urbisaglia. La figura del Macbeth
sarà analizzata da Diego Poli; Manlio Baleani
parlerà dei potenti nei sonetti del Belli; mentre
Carlo Cambi spiegherà il potere a tavola, la fi-
gura del Trinciante.
Un evento speciale con Gheorghe Iancu sulla
danza e sulle coreografie di quest’anno e non
mancherà l’ironia di un rendez-vous poetico al-
lestito da Neri Marcoré (foto 2) e Filippo Davoli. Ancora due incontri su Maria Stuarda: uno sugli “stuartisti” a Macerata e l’altro sull’opera di Albe-
rico Gentili, padre del diritto internazionale che
iniziò i suoi studi proprio sul caso dei congiurati
contro la regina inglese Elisabetta I.
Importantissime le celebrazioni dedicate agli
anniversari di questo 2007: Maria Callas, Mario
Del Monaco, Beniamino Gigli e Carlo Perucci.
Accanto agli appuntamenti due eventi espositi-
vi particolari: Lucio Turchetta illustrerà le sale
della scuola romana del Museo di Palazzo Ricci
e Francesca Gentili esporrà per la prima volta
le sue tele su “I volti del non potere”.
Gli aperitivi culturali sono aperti a tutti e sono rea-
lizzati in collaborazione con Cantine Belisario.
Il calendario degli incontri sarà disponibile
a partire da luglio. Rita Levi Montalcini (foto 3), Philippe Daverio, Vittorio Sgarbi e molti
altri hanno assicurato la loro presenza tra gli
ospiti.
Il Festival 2007
Gli eventi in città
aperitivi culturali e altre iniziativeper “il gioco dei potenti”
1
2
3
Il Presidente della Provincia Giulio Silenzi e Vittorio Sgarbi alla BIT di Milano
93
L o Sferisterio, la cui costruzione inizia
nel 1820 per volere di “Cento consor-
ti”, rappresenta un’opera fantastica per una città
come la Macerata dell’epoca. La sua edificazio-
ne oggi sarebbe impossibile per un gruppo di privati. Una
caratteristica ne avvicina l’edificazione alle questioni delle
grandi opere odierne: la difficoltà nel rispettare la previsio-
ne di spesa. Preventivato il costo intorno ai diecimila scudi
romani (all’epoca la regione faceva parte dello Stato Ponti-
ficio), al termine della costruzione il prezzo è quasi quattro
volte tanto. Cifra che obbliga molti consorti a indebitarsi.
Senza considerare il fatto che nella storia d’Italia sono ri-
correnti gli atti di mecenatismo di grandi signori ma molto
scarsi, invece, i casi di forme organizzate di liberalità.
La peculiarità di questa società civile, infatti, è unirsi per Ma-
cerata, “mossi dal desiderio di arrecare un maggior lustro e
decoro”, per l’architettura, la cultura e il divertimento.
I loro eredi, che in realtà sono eredi anche di chi ha ac-
quistato i palchi dopo la costruzione, nel 1985 decidono
di cedere il teatro alla città, per permetterne la ristruttura-
zione. D’altronde lo Sferisterio viene costruito per la citta-
dinanza e quindi non poterlo usare sarebbe come tradirne
l’origine. “Perciò era giusto privarsene ‒ racconta Walfrido
Cicconi, vicepresidente odierno dei Cento Consorti ‒. Oggi
ai consorti non è caduta in testa un’eredità di mattoni, sono
persone che hanno deciso di continuare ad animare la città.
Nel 1985 avremmo potuto smettere; una volta ceduto il
monumento era venuto meno il legame del consorzio. Inve-
ce, per quell’eredità intellettuale decidemmo di aggiornare
lo statuto e di andare avanti. Da Macerata Opera fino al
Festival”.
Per vari anni i consorti contribuiscono insieme al Comu-
ne ad organizzare al Lauro Rossi lo spettacolo di apertura
della stagione lirica estiva: I sette peccati capitali e Il volo di Lindbergh sono due di quei titoli. Poi con il passaggio allo Sferisterio Opera Festival, nel quale le opere al Lauro Ros-
si diventano organiche al tema conduttore del cartellone,
l’impegno si allarga su un altro fronte, il concerto natalizio.
Il primo anno, il 2006, porta la firma di Marco Mencobo-
ni con lo spettacolo “Cantar lontano” (vedi box sotto). Nel
2007 è atteso un altro grande artista a consolidare que-
sto appuntamento. Fra i nomi in ballo, quello di Henning
Brockahus, due volte premio Abbiati allo Sferisterio: nel
1992 per La Traviata, e nel 2003 per El Cimarrón.
“Ad vesperas”, il concerto del Maestro Marco Mencoboni, alla direzione dell’ensemble musicale Cantar lontano, è andato in scena nella chiesa di San Paolo a Macerata, il 13 dicembre 2006. Lo spettacolo ha restituito in prima esecuzione moder-na parte delle musiche composte dal compositore toledano Diego Ortiz, maestro di cappella del vicerè di Napoli nella se-conda metà del XVI secolo.La tecnica del “cantar lontano” è un’antica prassi vocale, rea-lizzata disponendo i cantori distanti nello spazio e non visibili all’ascoltatore, che rende suggestiva la riproduzione dei cori.
La Società civile dei Cento Consorti
95
S i chiama Marche Musica
per il Mondo e rappresenta
il protocollo d’intesa per un
polo lirico-sinfonico regio-
nale. A breve si arriverà a una firma
congiunta tra Sferisterio Opera Festi-
val, Fondazione Teatro delle Muse di
Ancona e Orchestra Regionale delle
Marche (FORM), per iniziare una fat-
tiva collaborazione, con una durata
minima di tre anni.
I soci fondatori di Marche Musica per
il Mondo si propongono di:
■ caratterizzarsi nei confronti delle
istituzioni di livello regionale, nazio-
nale e internazionale come polo pro-
duttivo unitario;
■ organizzare eventi lirico-sinfonici
di elevata qualità, producendoli, pro-
muovendoli e distribuendoli con una
impostazione di sistema integrato;
■ prevedere forme organiche di col-
laborazione per i progetti artistici pur
mantenendo la peculiarità delle pro-
duzioni a cui lavoreranno i rispettivi
direttori artistici Pier Luigi Pizzi (Sfe-
risterio), Alessio Vlad (Muse) Donato
Renzetti (FORM);
■ utilizzare al meglio le risorse umane
e finanziarie attraverso economie di sca-
la e forme di collaborazione condivise;
■ valorizzare le proprie specifiche
attività inserite in una programmazio-
ne comune e concordata;
■ ottimizzare e utilizzare l’insieme
delle risorse professionali che ogni
soggetto ha formato e possiede, an-
che attraverso una concertazione con
i lavoratori e le loro rappresentanze;
■ stabilire la possibilità in prospet-
tiva della fusione di tutte o di alcune
delle attività istituzionali dei soggetti
aderenti, anche attraverso la costitu-
zione di nuovi enti strumentali.
Il presidente della Fondazione Muse
Fabio Sturani (al centro nella foto con Renato Pasqualetti, presidente FORM, a sinistra e Giorgio Meschini, presidente associazione Sferisterio a destra) tiene a sottolineare che “si verrebbe a creare
tra inverno ed estate un palcosceni-
co tutto l’anno; lavorare insieme dà
un valore aggiunto alle strutture”. Il
presidente dell’associazione Sferiste-
rio, Giorgio Meschini, dichiara:
“L’accordo può avere prospet-
tive feconde per un rapporto
duraturo e pone le basi per un
progetto che possa essere or-
ganico per le Marche e per lo
sviluppo della lirica nella nostra
regione, accanto alle altre realtà
e in sintonia con le linee pro-
gettuali dell’assessore regionale
alla Cultura”.
Nasce il polo Marche Musica per il Mondo
Le collaborazioni
MUSE ‒ Stagione 2007/08 tra Opera, Balletto, RecitalUn primo lancio della Stagione 2007/08 di Opera, Balletto, Recital della Fondazione Tea-tro delle Muse di Ancona con la direzione artistica di Alessio Vlad vede in cartellone: il balletto Les 4 Saisons del Ballet Preljocaj, musica di Antonio Vivaldi con la coreografia di Angelin Preljocaj; i recital di canto del mezzosoprano Sonia Ganassi e del tenore José Bros, che nell’occasione riceverà il Premio Corelli. A sottolineare una vocazione del Teatro verso il repertorio meno frequentato, verrà messa in scena, una nuova produzione, l’opera di Paul Hindemith, Neues von Tage diretta da Bruno Bartoletti, con regia, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi in coproduzione con Sferisterio Opera Festival. A seguire La Traviata di Giuseppe Verdi, con interprete principale: Mariella Devia e la regia Arnaud Bernard. Entrambe le opere in programma vedono: l’Orchestra Filarmonica Marchigiana e il Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini”. La Stagione sarà chiusa da Maurice Béjart e dal suo Béjart Ballet Lausanne. Info 071 207841 - www.teatrodellemuse.org
97
Albo dei negozi
I Negozi del Festival
Dove ammirare gli abiti
P er il primo anno Macerata
si veste a “festival” durante
la stagione lirica. Numerosi
negozianti hanno aderito
al progetto di esporre nelle vetrine i
costumi di scena della passata edizio-
ne dello Sferisterio Opera Festival.
“L’idea era in cantiere già dall’anno
scorso ‒ dichiara il responsabile della
comunicazione Evio Hermas Ercoli ‒,
perché da luglio ad agosto tutto a Ma-
cerata deve parlare dell’Opera Festi-
val. È un doppio vantaggio: per noi, e
per la città e i suoi negozi. La formula
del Festival porta più turisti rispetto
alla stagione lirica e gli spettatori che
trascorrono almeno tre giorni in città,
per assistere alle tre opere principali,
avranno sicuramente molte attenzioni
per quello che è legato alla musica”.
Anche il direttore artistico Pier Luigi
Pizzi accoglie con favore l’iniziativa.
L’idea è quella di esporre gli abiti del-
l’Aida e della Turandot, come è già stato
fatto al Pitti Immagine Uomo di Firen-
ze, nello stand Tombolini (vedi foto).I costumi dell’Aida sono stati dise-gnati da Massimo Gasparon e sono
di proprietà dell’associazione Arena
Sferisterio, i costumi della Turandot sono di Pier Luigi Pizzi e sono esposti
per gentile concessione della sartoria
Arianna.
■ AGNETTI, piazza della Libertà 26■ ATTIMI, via Gramsci 41■ CHARME, corso Cairoli 76■ CM VIAGGI, piazza Nazario Sauro 41■ DOMIZIOLI, corso Giacomo Matteotti 36■ EMOZIONI, via Gramsci 35■ ERBORISTERIA ELISIR, via Francesco Crispi 2■ IL FIORILE, piazza Mazzini 63■ OTTICA PIETRONI, corso Cairoli 35■ OTTICA PIETRONI, corso Cavour 14■ OTTICA PIETRONI, corso Giacomo Matteotti 16■ PERTICARINI E MELETANI, largo Giovanni Amendola■ READY FASHION, via Maffeo Pantaleoni 1
Le collaborazioni
99
G razie a Rosanna Vaudetti
(foto a sinistra), la rivista uffi ciale dello Sferisterio
Opera Festival ospita
l’AIL. La “signorina buonasera”, testi-
monial dell’associazione italiana con-
tro le leucemie, sostiene in maniera
attiva la promozione del Festival
2007. Telefonando allo Sferisterio,
la si può anche ascoltare l’“annuncio”
degli orari di lavoro degli uffi ci.
In questo modo lo Sferisterio pro-
muove l’AIL presso il proprio pubbli-
co sperando di poter trovare nuovi
sostenitori per la ricerca scientifi ca.
La sezione di Ancona dell’AIL, con
sede nella Clinica di Ematologia del-
l’Azienda Ospedali Riuniti di Ancona,
svolge la sua attività nel territorio
delle province di Ancona, Macerata
e Fermo e con i fondi raccol-
ti con le due manifestazioni
principali (Stelle di Natale e
Uova di Pasqua), i contributi
volontari da parte dei cittadi-
ni, da enti e con le pergamene
solidali:
■ favorisce la ricerca scientifi ca ed
elargisce a giovani medici, biologi, in-
fermieri e tecnici di laboratorio mar-
chigiani borse di studio per corsi di
aggiornamento e per periodi di ricer-
ca e formazione in Italia e all’estero;
■ collabora al funzionamento della
Clinica di Ematologia, del Centro Tra-
pianto di Midollo e del Laboratorio
di Biologia Molecolare anche con
l’acquisto di apparecchiature ad alta
tecnologia;
■ offre assistenza e contributi a pa-
zienti con diffi coltà economiche e alle
loro famiglie;
■ gestisce un servizio di assistenza
volontaria ospedaliera presso la Clini-
ca di Ematologia;
■ ha acquistato un appartamento
in prossimità dell’ospedale Regionale
per permettere ai pazienti provenien-
ti da altre province di ricevere le cure
necessarie con il conforto e l’assisten-
za dei propri familiari.
Che cosa potete fare per aiutare a
svolgere questo servizio per la co-
munità?
Entrare a far parte del gruppo dei
volontari che gestiscono le varie
manifestazioni o attività in ospedale,
o anche devolvere una somma di de-
naro (deducibile ai fi ni fi scali).
AIL una testimonial d’eccezione
Le collaborazioni
Tel.: 071-889990 (dal lunedì al venerdì 8.30 - 15.00 ‒ sabato 8.30 - 12.30)c/c postale: 12007605c/c bancario: 10016566 ABI 02008 CAB 02611
Come contattare l’associazione
101
P ier Luigi Pizzi, unanime-
mente considerato uno
dei maggiori registi italia-
ni in ambito lirico, forse
non pensava a legami tanto stretti
con Macerata, quando vi giungeva
le prime volte come semplice, ma
autorevole, spettatore della stagione
operistica. Quindi, è stata la volta
della regia di Les contes d’Hoffmann di Jacques Offenbach nel 2004, durante
la prima stagione firmata Ricciarelli e,
l’anno successivo, di Andrea Chénier di Umberto Giordano.
Nel 2006 a lui sono state messe in
mano le redini della manifestazione,
trasformata dal Maestro in Sferisterio
Opera Festival. E, neanche un anno
più tardi, la città ha fatto piovere sul
direttore artistico molteplici ricono-
scimenti, fino alla laurea honoris cau-
sa in “Scienze dello spettacolo: disci-
pline della perfomance” deliberata di
recente dall’Università di Macerata.
“Con questo riconoscimento ‒ com-
menta il rettore Roberto Sani ‒ il
nostro Ateneo, oltre a onorare una
personalità illustre che si è partico-
larmente distinta in campo culturale,
riconosce le eccellenze che operano
per far crescere il nostro territorio”.
La proposta è stata avanzata dal
professor Diego Poli, presidente del
Comitato tecnico organizzatore delle
classi di laurea in Scienze dello spet-
tacolo. “Gli allievi e i docenti del corso
‒ spiega ‒ hanno espresso un notevo-
le interesse al rapporto tra letteratura
e cultura musicale/teatrale. Abbiamo
visto il nostro obiettivo didattico e
professionale splendidamente realiz-
zato nell’attività di un grande regista
del nostro tempo come il Maestro
Pizzi. Eravamo consapevoli della
sua attività già prima della nomina
a direttore artistico dello Sferisterio
Opera Festival, perché ci troviamo
a operare su due vie parallele, che
il caso ha voluto si incontrassero a
Macerata”.
I riconoscimenti
a Pier Luigi PizziLaurea ad honorem
103
Musiculturamusica, arte e spettacoloin diciotto anni di storia
L a prima edizione, di quello
che in origine si chiamava
“Musicultura - Premio Re-
canati” si tenne nel 1990.
Un incrocio tra musica, cultura e
spettacolo nato dalla voglia di co-
stituire qualcosa di nuovo. Nasceva
un’associazione, un festival, un im-
pegno. Dopo 18 anni, Musicultura è
entrata a pieno titolo a far parte della
storia culturale e musicale locale ma
soprattutto nazionale, seguita, dai
principali media, primo fra tutti la Rai
(Radio1 Rai, Rai 2, Rai 3, Rai Sat Extra,
Rai International) che
annovera questo festi-
val come uno dei po-
chi appuntamenti fissi
nel suo palinsesto.
L’apertura ai diversi
linguaggi della crea-
zione artistica, come
la musica, il teatro, la
danza, la letteratura, l’ha resa una
manifestazione unica nel suo genere.
Una formula apprezzata, cha ha tro-
vato sin dalla prima edizione, adesio-
ni eccellenti. Da diciotto anni, infatti,
il Festival può vantare un Comitato
Artistico di Garanzia, costituito da
personalità illustri del mondo della
musica e dell’arte. Un sigillo di qua-
lità che permette a Musicultura di
rimanere un osservatorio privilegiato
della musica d’autore, che ha visto
come primi firmatari Fabrizio De An-
dré e Giorgio Caproni.
Da sempre, poi, essenza prima del-
l’evento è il concorso per i giovani
cantautori nazionali. Tra i tanti artisti
che, giunti al Festival come concor-
renti, ne sono usciti vincitori, ci sono:
Simone Cristicchi, Pacifico, Gian Ma-
ria Testa, Avion Travel, Povia, e tutti
Giugno allo Sferisterio
I Nomadi,fra gli ospitidella kermesse
105
Tra i protagonisti della musica e della parola, ospiti della XVIII edizione del Musicultura Festival:
■ Franco Battiato (a fianco) con Fleur Jaeggy
■ Ornella Vanoni
■ Roberto Vecchioni (1)■ Luca Carboni (2)■ Nomadi
■ Loredana Berté
■ Hevia
■ Enzo Carella
■ Nino Bonocore
■ Luigi Cinque con Emil Zrihan, Urna Chahar Tugchi, Sara Ventroni, e il coro gregoriano “Ottava Rima”
■ Andrea Mingardi e Redblues Brothers Band
■ Valentino Zeichen con Lino Cannavacciuolo
Come da tradizione, Musicultura non mancherà di riservare qualche sorpresa dell’ultima ora!
quegli “artigiani” della canzone, come li definisce Cesanelli, che
tanto contribuiscono alla qualità della nuova forma canzone.
Così, a diciotto anni dall’inizio, no-
nostante il cambiamento di location,
Musicultura non ha mai perso la pro-
pria identità. Da tre anni a Macerata,
il Festival si conferma un evento che
coinvolge l’intera città, attraverso
un’intera settimana di momenti
culturali e musicali itineranti, che
culminano nelle serate finali, in uno
scenario di indiscusso fascino: l’Are-
na Sferisterio.
Tre serate che in 18 anni hanno vi-
sto la partecipazione dei nomi più
celebri della discografia mondiale:
Fabrizio De André, Claudio Baglioni,
Ligabue, Antonello Venditti, Nicola
Piovani, Gianna Nannini, Lorenzo
Jovanotti, Piero Pelù, Daniele Silvestri, Carmen Consoli, Patty
Pravo, Giorgia, Elisa, Sinead O’Connor, Solomon Burke Johan
Armatrading, Bob Geldof, Suzanne Vega, Noa, Jorge Ben.
Nomi che sono la prova dell’apprezzamento per l’impegno che
Musicultura tutta, ha sempre messo nel suo lavoro: solo musi-
ca di qualità per una nuova accademia di cantautorato italiano,
che ha ancora tante cose da raccontare e far ascoltare.
Gli ospiti della XVIII edizione
I BIGLIETTI delle TRE SERATE FINALIdel 22, 23 e 24 giugno all’Arena Sferisterio, SONO IN VENDITA PRESSO:
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MARCHE, L'ITALIA IN UNA REGIONE
ARENA SFERISTERIO
44. Stagione Lirica 2008
La seduzioneProgramma preliminare
Georges Bizet
CarmenGiacomo Puccini
Manon LescautRichard Strauss
Salome
TEATRO LAURO ROSSI
Wolfgang Amadeus Mozart
Don GiovanniPietro Mascagni
Cavalleria rusticanaManuel De Falla
El amor brujo-
Marco Tutino
The servantPrima rappresentazione assoluta
Paul Hindemith
Neues vom TageIn collaborazione con il
teatro delle Muse di Ancona
111
Biglietteria
T (+39) 0733 230735F (+39) 0733 261570boxoffi [email protected] Mazzini, 10 - 62100 Macerata
PRENOTAZIONI ON LINE:vivaticket - www.vivaticket.itcall center 899.666.805(servizio a pagamento)
Poltronissima (platea) € 150,00 serate del 26, 28 e 29 Luglio
Poltronissima (platea) € 120,00 serate di replica
Centralissima (platea/gradinata/palchi) € 90,00
Centrale (platea/gradinata/palchi) € 70,00
Settore A (platea/gradinata/palchi) € 40,00
Settore B (gradinata/palchi) € 25,00
Balconata (non prenotabile) € 15,00
Diritti di prevendita 10%
Sono previste agevolazioni per singoli, gruppi e tour-operator.
Si prega di contattare direttamente la biglietteria.
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