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SETTIMANALE DELLA COMUNITA’ PASTORALE S. MARTINO E SS. NOME DI MARIA — MILANO Anno XIII, n. 653 Domenica 6 settembre 2020 Noi UN NUOVO INIZIO CARICO DI OPPORTUNITA' Carissimi, questo è il primo NOI dell'anno sociale 2020-21. E' quindi d'obbligo una riflessione sull'anno che va a cominciare. E' sicuramente un anno “strano”; infatti agosto-settembre è sempre stato il periodo in cui si metteva a punto il calendario e si ragionava sulle proposte da farsi: riproporre quelle che avevano funzionato, eliminare quelle che non avevano funzionato, migliorare quelle che potevano essere migliorate. Quest'anno è diverso. Diverso perché non si sa cosa ci aspetta. Si potranno riprendere i consueti appuntamenti? Si potranno utilizzare gli stessi ambienti? Potremo andare nelle case per le benedizioni di Natale e a trovare gli ammalati? Potremo andare nelle RSA a portare conforto ai degenti? Le uscite con i ragazzi si potranno fare? E le catechesi e i gruppi d'ascolto nelle case? Le serate culturali che abbiamo proposto l'anno scorso insieme alle ACLI potranno essere riorganizzate? Non si sa. Si naviga a vista. Ora questo aspetto ci inquieta non poco. Per vari motivi. Primo perché siamo ambrosiani e dunque organizzare per noi equivale a vivere. Se non organizziamo ci sentiamo male e anche un po' in colpa. Secondo perché non si può lavorare senza un metodo, senza mettere un passo dentro l'orizzonte di una strada. Tuttavia mi domandavo se in tutto ciò non ci fosse anche una benedizione provvidenziale. Si perché questo “navigare a vista” ci costringe a fidarci del Signore e ci fa assomigliare seriamente alle grandi figure della Scrittura che incarnano l'orizzonte della fiducia in Dio. Prendiamo Abramo. Abramo aveva programmato tutto: le sue greggi, le sue donne, le sue case, le sue tende, i suoi servitori, il suo lavoro, i commerci con la sua città, Ur dei Caldei. Ad un certo punto Dio gli dice: Vattene, esci dalla casa di tuo padre (che conosci a menadito) e vai nella terra che io ti indicherò. Perché di te farò una grande nazione in quella terra. E Abramo partì. Non sapeva dove fosse quella terra, non sapeva cosa avrebbe incontrato sulla strada ma si è fidato. Sua moglie legittima era anziana e con lei avrebbe dato origine ad una discendenza? Anche qui si è fidato; fidato di Dio. Pensiamo a Mosé. Balbuziente e fuggiasco, pecoraio in mezzo al deserto del Sinai deve andare dal Re della grande superpotenza di allora, l'Egitto e dirgli che Dio vuole che i suoi schiavi siano liberati e vengano lasciati partire. Assurdo. Come fare? Non lo sa. Glielo farà vedere Dio di volta in volta. La Bibbia è tutta una storia di un popolo che “naviga a vista”, che non può fare grandi progetti e si fida di Dio, si fida di lasciarsi condurre. Allora da questo punto di vista, dal punto di vista della fede, questo anno 2020-21, anno del post-pandemia, potrebbe esserci propizio. Propizio per rieducarci a lasciarci condurre da Dio. A non essere preoccupati di tracciare strade ma preoccupati di trovare la strada che Lui traccia per noi. Magari è la volta buona per fare quel “bel funerale” a quelle tante cose divenute inefficaci di cui ci parlò il card. Schoenborn una decina di anni fa, per accogliere e sviluppare nuovi tragitti più appropriati al momento che stiamo vivendo. Insomma: non è che forse saremo aiutati a diventare una Chiesa veramente alla sequela di Gesù di Nazareth che ci porterà magari dove noi non vorremmo andare? Don Stefano

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SETTIMANALE DELLA COMUNITA’ PASTORALE S. MARTINO E SS. NOME DI MARIA — MILANO

Anno XIII, n. 653 Domenica 6 settembre 2020

Noi

UN NUOVO INIZIO

CARICO DI OPPORTUNITA'

Carissimi, questo è il primo NOI dell'anno sociale

2020-21. E' quindi d'obbligo una riflessione

sull'anno che va a cominciare. E' sicuramente un

anno “strano”; infatti agosto-settembre è sempre

stato il periodo in cui si metteva a punto il

calendario e si ragionava sulle proposte da farsi:

riproporre quelle che avevano funzionato, eliminare

quelle che non avevano funzionato, migliorare

quelle che potevano essere migliorate. Quest'anno è

diverso. Diverso perché non si sa cosa ci aspetta. Si

potranno riprendere i consueti appuntamenti? Si

potranno utilizzare gli stessi ambienti? Potremo

andare nelle case per le benedizioni di Natale e a

trovare gli ammalati? Potremo andare nelle RSA a

portare conforto ai degenti? Le uscite con i ragazzi

si potranno fare? E le catechesi e i gruppi d'ascolto

nelle case? Le serate culturali che abbiamo proposto

l'anno scorso insieme alle ACLI potranno essere

riorganizzate? Non si sa. Si naviga a vista. Ora

questo aspetto ci inquieta non poco. Per vari motivi.

Primo perché siamo ambrosiani e dunque

organizzare per noi equivale a vivere. Se non

organizziamo ci sentiamo male e anche un po' in

colpa. Secondo perché non si può lavorare senza un

metodo, senza mettere un passo dentro l'orizzonte

di una strada. Tuttavia mi domandavo se in tutto

ciò non ci fosse anche una benedizione

provvidenziale. Si perché questo “navigare a vista”

ci costringe a fidarci del Signore e ci fa assomigliare

seriamente alle grandi figure della Scrittura che

incarnano l'orizzonte della fiducia in Dio.

Prendiamo Abramo. Abramo aveva programmato

tutto: le sue greggi, le sue donne, le sue case, le sue

tende, i suoi servitori, il suo lavoro, i commerci con

la sua città, Ur dei Caldei. Ad un certo punto Dio gli

dice: Vattene, esci dalla casa di tuo padre (che

conosci a menadito) e vai nella terra che io ti

indicherò. Perché di te farò una grande nazione in

quella terra. E Abramo partì. Non sapeva dove fosse

quella terra, non sapeva cosa avrebbe incontrato

sulla strada ma si è fidato. Sua moglie legittima

era anziana e con lei avrebbe dato origine ad una

discendenza? Anche qui si è fidato; fidato di Dio.

Pensiamo a Mosé. Balbuziente e fuggiasco,

pecoraio in mezzo al deserto del Sinai deve andare

dal Re della grande superpotenza di allora,

l'Egitto e dirgli che Dio vuole che i suoi schiavi

siano liberati e vengano lasciati partire. Assurdo.

Come fare? Non lo sa. Glielo farà vedere Dio di

volta in volta. La Bibbia è tutta una storia di un

popolo che “naviga a vista”, che non può fare

grandi progetti e si fida di Dio, si fida di lasciarsi

condurre. Allora da questo punto di vista, dal

punto di vista della fede, questo anno 2020-21,

anno del post-pandemia, potrebbe esserci

propizio. Propizio per rieducarci a lasciarci

condurre da Dio. A non essere preoccupati di

tracciare strade ma preoccupati di trovare la

strada che Lui traccia per noi. Magari è la volta

buona per fare quel “bel funerale” a quelle tante

cose divenute inefficaci di cui ci parlò il card.

Schoenborn una decina di anni fa, per accogliere

e sviluppare nuovi tragitti più appropriati al

momento che stiamo vivendo. Insomma: non è

che forse saremo aiutati a diventare una Chiesa

veramente alla sequela di Gesù di Nazareth che ci

porterà magari dove noi non vorremmo andare?

Don Stefano

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OMELIA DI MONS.DELPINI

PER GLI ULTIMI ARCIVESCOVI

AMBROSIANI DEFUNTI

Facciamo l’elogio degli uomini illustri: la pratica

edificante La pratica difficile dell’elogio. Non è

tanto difficile elogiare i lontani, esaltare le qualità

meravigliose degli sconosciuti, proporre il

panegirico di uomini e donne dei secoli passati,

di paesi lontani, quelli che per fama, per virtù,

per esemplarità, per inarrivabile eroismo

meritano statue e discorsi, titoli altisonanti e

tentativi di imitazione. Ma per favore non fate

l’elogio di mia suocera: la conosco bene, i difetti li

conosco tutti, delle virtù non sono informato. Per

favore non fate l’elogio del mio vicino di casa.

Non pensateci neppure a fare l’elogio del mio

parroco! L’elogio è un atto di magnanimità.

L’elogio di persone concrete, conosciute,

inevitabilmente imperfette, è l’espressione di un

animo magnanimo. La pratica dell’elogio di

persone che hanno vissuto i nostri stessi giorni, le

nostre stesse vicende, richiede un cammino di

liberazione dalla meschinità, cioè quella

piccineria che elenca i particolari fastidiosi o

antipatici e dimentica l’insieme della persona e

della sua vicenda. È necessario liberarsi

dall’invidia e dalla gelosia, da quei risentimenti

tristi di chi si irrita per ogni qualità attribuita ad

altri, di chi interpreta ogni elogio per gli altri

come una lode che gli è dovuta e gli è negata. La

magnanimità si compiace del bene, lo sa

apprezzare e ne gioisce. L’elogio è un atto di

riconoscenza. La riconoscenza germoglia negli

animi sinceri, quelli che possono ammettere di

aver molto ricevuto, di essere debitori alle

persone con cui hanno vissuto un tempo della

vita. Riconoscono che molti tratti di quello che

siamo e di quello che facciamo sono frutti che 2

vengono da semi gettati dagli Arcivescovi che

oggi commemoriamo. E perciò rendono grazie.

La riconoscenza è la saggezza che rivisita anche

momenti difficili, decisioni discutibili, tratti

antipatici e tutto avvolge di benevolenza e si

convince che ci sono buone ragioni per rendere

grazie. L’elogio può anche essere un atto di

riconciliazione. Nel fare l’elogio degli uomini

illustri si offre anche l’occasione per chiedere

perdono, per fare pace con momenti e

atteggiamenti sbagliati. Costa riconoscere di aver

avuto torto, costa liberarsi dai propri puntigli e

dalla propria ricostruzione parziale dei

frammenti della storia vissuta, costa dover

ammettere che il nostro puntiglio deve aver fatto

soffrire, che le nostre ingiuste critiche possono

aver ferito, che abbiamo preteso pazienza e

comprensione per scelte e atteggiamenti che

meritavano correzioni e rimproveri. Nell’atto

dell’elogio si dà la possibilità di riconciliarsi e

chiedere perdono. L’elogio dei nostri vescovi

defunti è atto di fede intelligente. Nel fare l’elogio

di chi ha guidato la nostra Chiesa si può praticare

la fede intelligente che riconosce nella storia

l’opera dello Spirito di Dio, che, come si dice, ha

scritto diritto anche sulle righe storte. Una

provvidenza sollecita e premurosa ha avuto cura

di me, delle nostre comunità: attraverso gli

arcivescovi che oggi commemoriamo abbiamo

ricevuto grazie, visioni, parole necessarie,

correzioni opportune, e ogni benedizione. Il

Padre misericordioso ha mostrato la sua

pazienza, la sua misericordia, la sua sapienza

attraverso questi nostri vescovi. Siamo stati

aiutati a conoscere Dio, siamo stati aiutati a

riconoscere i segni del Regno di Dio che viene.

Facciamo l’elogio degli uomini illustri! Il sapiente

di Israele, Gesù Ben Sira, dedica gli ultimi sei

capitoli del suo libro all’elogio degli uomini

illustri con una ricostruzione idealizzata di figure

e vicende. Il nostro proposito di leggere il libro

del Siracide in questo anno pastorale diventa

fecondo di bene per noi e per le nostre comunità

non soltanto perché ci trasmette una

compilazione 3 interessante di tanti frammenti di

sapienza. La sua insistenza è piuttosto per amare

la sapienza, cercarne le vie, diventare amici dei

sapienti. Possiamo quindi imparare anche dal

Siracide le virtù necessarie per fare apprezzare gli

uomini che hanno fatto la nostra storia e quelli

che la stanno facendo, liberandoci dalla

meschinità e dall’invidia per essere magnanimi,

vigili per evitare la critica amara e il lamento

deprimente, inclini invece alla riconoscenza,

disponibili alla riconciliazione per non essere

impigliati nel risentimento senza sbocchi,

praticando uno sguardo credente non solo sul

passato, ma anche sul presente.

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Per sostenere

la gestione economica

della nostra Comunità.

Invitiamo chi può

e lo desidera

a fare un bonifico

agli IBAN parrocchiali

sotto indicati

S.Martino IT 18 H 030 6909 6061 0000 0014489

SS. Nome IT 18 I 030 6909 6061 0000 0013979

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Don Stefano Venturini

Parroco, Responsabile della CP

tel. 02/26416283; cell. 3474285429

e-mail [email protected]

pagina FB stefano Venturini

profilo twitter @ventu64

Don Fabio Rigoldi

Vicario della CP e Resp. Oratorio

cell. 333/5237441; e-mail: [email protected]

Don Alessandro Repossi Vicario della CP

cell. 349/6080388; e-mail: [email protected]

Diacono Alessandro Volpi

Collaboratore

cell. 339/5608458

Sito della Comunità Pastorale:

https://cplambrateortica.com

AVVISI

sabato 5 settembre

ore 11.30 e 15.00 SS.Battesimi

con sabato 5 settembre

RICOMINCIAMO A CELEBRARE LA

MESSA FESTIVA IN SANTUARIO ALLE 17.00

domenica 6 settembre

ore 15.00 in S.Martino e ore 16.30 in SS.Nome SS.Battesimi

lunedì 7 settembre

ore 21.00 in S.Martino Consiglio pastorale

mercoledì 9 settembre

ore 17.15 riprende la catechesi per i comunicandi (attuale

V^elementare)

ore 21.00 in Oratorio riunione AG XXIII

venerdì 11 settembre

ore 17.15 riprende la catechesi per i cresimandi (attuale I^ media)

sabato 12 settembre

ore 11.30 e 15.00 SS.Battesimi

ore17.30 in Santuario S.Messa con recita

della supplica

domenica 13 settembre

ore 15.00 e 16.30 SS.Battesimi

Don Stefano Venturini

Parroco, Responsabile della CP

tel. 02/26416283; cell. 3474285429

e-mail [email protected]

pagina FB stefano Venturini

profilo twitter @ventu64

Don Fabio Rigoldi

Vicario della CP e Resp. Oratorio

cell. 333/5237441; e-mail: [email protected]

Don Alessandro Repossi Vicario della CP

cell. 349/6080388; e-mail: [email protected]

Diaconia

della Comunità pastorale

Per confessarsi: contattare i sacerdoti;

a San Martino il sabato mattina dalle 10 alle 12

A chi volesse dare la propria disponibilità

per accoglienza e sanificazione può mandare mail a: [email protected]; [email protected]

[email protected]; [email protected]

Quest'anno a causa dei protocolli COVID 19

sostituiremo la processione della

Madonna della cintura con una

veglia mariana sabato 26 settembre