servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 knrre...

112
Servizio di informazione culturale e bibliografico della biblioteca comunale "G. Schirò" di Piana degli Albanesi (PA)

Upload: others

Post on 11-Jul-2020

13 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

Servizio di informazione culturale e bibliografico dellabiblioteca comunale "G. Schirò" di Piana degli Albanesi (PA)

Page 2: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

IN QUESTO NUMERO

EDITORIALE

5 La cultura per lo sviluppo (P. Gazzetta)

DIBATTITO ^^_

7 Natura e misteri del cambiamento

(P. Manali)

LETTERATURA

9 Divina Commedia, Inferno, IH (G. Gerbino)

12 Tulipani i math (G. Gerbino)

STORIA

24 Ancora su Portella (G. Casarrubea)

28 L'emigrazione albanese in Italia nel tardo

Medioevo (S. Dedja)

45 Mons. Paolo Scbirò (Z. Schifò)

DOCUMENTI

5 1 II fondo Gangale (M. Mandala)

58 Un documento dell'Archivio della cattedrale

di S, Demetrio (GD Schifò)

LINGUISTICA

61 Diaspora nella diaspora (A. Cusenza)

TRADIZIONI

64 L'abito tradizionale di Piana (L. Stassi)

71 (^apelja e Drangoit (G. Schifò di Modica)

73 Kalivari (G. D. Schifò)

DIRITTO

76 // disegno di legge n.499

ATTUALITÀ

8690939598

Progetto Brinjat 2

Progetto Alba

Alcune novitàFesta eflamurit

Ritorno in Albania

Brinjat

RECENSIONI

101 Importante opera della nostra tradizioneletteraria (A.N. Berisha)

106 Piana degli Albanesi: una comunitàin cambiamento (S. Pillitteri)

108 Le risorse del territorio (P. Manali)

BiblosBiblos: servizio di infor-mazioneculturale/a cura della Bibliotecacomunale "G. Schifò". - N. 1 [ (nov.1993)-N. 16 (nov. 2000)]; 2001 n.s., N. 23/24 [ (marzo) 2003]-. -[Piana degli AlbanesÌ]:[Comune diPiana degli Albanesi], ti993]-- -Periodicità irregolare1. Albanesi d'Italia - Cultura -Periodici I. Biblioteca comunale"G. Schirò", Piana degli Albanesi

Scheda {atalngrafìca a cura dt S. Fusco

2003 © Comune di Piana degli Albanesi

Bashkia e Hores se Arberesb'évet

In copertina: CJapelja e Drangoit

Si ringrazia per la collaborazione:

Sara Cusenza

BIBLIOTECA COMUNALE "G. SCHIRÒ"PIANA DEGLI ALBANESI (PA)

Direttore:

Recapito:

CAP:

Tei. e fax:

E-mail:

Sito Web

Sistemi dica calefazione:

Software:

Unitàbibliografiche

MFN:

Pietro Manali

Cortile Municipio 2

90037

09Ì 8561006-07

ko-rabib@tin. il

www. comunepianalhanesi

Autori, Soggetti, CDD

CDS/ÌSIS/BIBLO

19029

15345

Page 3: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

BIBLOSServizio di informazione culturale e bibliografica

dtlla biblioteca comunale "G. Schirò" di Piana degli Albanesi (PA)

Anno X, nn. 23-24 (2003)

Page 4: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi
Page 5: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

Ad Anna Maria Matranga

Solo la poesia, la grande poesia

può esprimere l'intensità di un dolore

e ratrocità di un destino ingiusto.

A chi questo talento non possiede

restano solo parole inadeguate

Page 6: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi
Page 7: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

EDITORIALE

PIETRO GUZZETTAI

La cultura per lo sviluppo

Le vere risorse di Piana degli Albanesi ruotano attorno alla suaidentità culturale e alle sue peculiarità ambientali. Lingua arbé'reshee rito binanti nò-greco concorrono principalmente a determinarequest'unicum irripetibile che il destino ha voluto collocare in unospazio geografico, anch'esso speciale, ormai da oltre cinque secoli.

Da questa considerazione preliminare deve muovere unapolitica culturale e di sviluppo per questa comunità.

In verità, affermando ciò, non si pretende di avere compiu-to una scoperta assolutamente originale in quanto con questetematiche si sono misurate intere generazioni di amministratori,intellettuali e operatori mettendo in atto quanto hanno potuto osaputo realizzare: congressi, pubblicazioni, museo, biblioteca,strumenti didattici, guide, attività e strumenti di promozioneculturale di varia natura, misure di sostegno all'associazionismo(teatrale, musicale, folcloristico), etc.. È stata messa in atto, fino-ra, una politica culturale a "mosaico", costituita cioè da diversitasselli che messi assieme hanno inteso ricomporre e valorizzarel'identità culturale di Piana in un avanzamento a tappe attraversoun percorso ancora non concluso.

I prossimi anni della presente consigliatura dovranno vedere ilraggiungimento di altri traguardi in una visione politica d'assiemeche costituisca il punto di partenza per tradurre finalmente lerisorse culturali in fattori di sviluppo economico completandoquanto ancora rimane da fare e soprattutto cercando di operare, inuna logica "sistemica", un vero e proprio salto di qualità.

A tal fine il metodo di lavoro da adottare, per qualificare eottimizzare Ì risultati, deve essere quello di rafforzare ulterior-mente i rapporti di collaborazione con altri Enti e Istituzioni(Scuole, Università, Eparchia di Piana degli Albanesi, Comuniarbereshe, Provincia regionale di Palermo, Regione siciliana,Comunità europea, Istituzioni scientifiche varie, associazionismo

Assessore comunale alle Att ivi tà culturali, Istruzione e Tempo libero.

5

Page 8: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

diffuso) rivolgendo nel contempo uno sforzo particolare e ulterioread una politica di cooperazione con le comunità albanesi d'Italiaper realizzare un circuito (il progetto "Brinjat" e il progetto "Alba"costituiscono un modello operativo) che possa sviluppare poten-zialità oltre che culturali anche di reciproco sviluppo economico esociale nel contesto più ampio dell'utilizzo anche di altri strumen-ti di sviluppo e di cooperazione di carattere sovraterritoriale.

Concretamente, l'attuazione di una simile politica passa per:- il potenziamento delle istituzioni culturali a disposizione (bib-lioteca, museo civico, archivio storico);- la realizzazione di attività culturali (convegni, seminari, incon-tri culturali, mostre etc.) di rilevo sovracomunale;- la produzione di una intensa attività editoriale finalizzata adapprofondire vieppiù la storia e la cultura locali;- il pieno utilizzo delle opportunità offerte dalla L. 482/99, lalegge di tutela delle minoranze linguistiche storiche, e dalla L. R.26/98, la legge regionale di tutela;- la messa in campo di strumenti massmediologici (radio, tele-visione locale, reti informatiche);- il coordinamento efficace fra le politiche di promozione turis-tico-culturale e quelle di promozione delle attività produttive.

Le iniziative, sommariamente richiamate, hanno bisogno,oltre che delle risorse necessarie, anche di luoghi fisici dove svol-gersi e in questo senso dovrà essere prodotto ogni sforzo possibileper entrare nella disponibilità piena di alcuni "contenitori" che albisogno rispondano: il palazzo Manzone, l'ex Cinema Vicari, l'exmacello comunale ((^ìrituri), l'ex Convitto Saluto in Palermo.

Alla base di questo progetto dovrà essere posto, accanto agliinvestimenti di natura economica e sociale, un investimento dicarattere strategico come è quello finalizzato alla formazione dellegiovani generazioni senza di che è inutile pensare ad una qualunquepolìtica culturale o ad una qualsiasi politica di sviluppo.

L'atteggiamento che occorre assumere è quello improntatoall'ottimismo della volontà e dell'umiltà nonché alla capacità didialogo e allo spirito di collaborazione e di apertura. Solo così saràpossibile riuscire a mobilitare le energie migliori della comunitàche pur ci sono e in abbondanza.

La iattanza e la presunzione, come tutti sanno, oltre ad avereun forte odore dì provincia, producono inevitabilmente primaisolamento e poi fallimento.

Page 9: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

DIBATTITO

PIETRO MANALI1

Natura e misteri del "cambiamento"

Ad alcuni lemmi tocca, ciclicamente, il compito di assumerevalenze che tracimano dalla pura sfera della comunicazione versodomini più ampi.

Cambiamento è uno di questi. Così è sembrato di unaqualche utilità occuparsi di alcune sue accezioni.

In ambito politico, per esempio, il termine viene assuntospesso come alternativa. Ognuno comprende che, ove tale eve-nienza si realizzi con gli strumenti istituzionali del consenso edella democrazia, nulla quaestio, anzi, banalmente, non vi sarebbeche da sottolinearne il carattere fisiologicamente democratico.

In qualche caso alla parola viene attribuito un valore tau-maturgico, palingenetico e quindi ideologico. Bisogna cambiaree rivoltare tutto.

Oltre che una jattura è una sciocchezza. Storicamente, inEuropa e nel mondo, qualcosa del genere è già avvenuta. Tuttiricordano i drammi e le tragedie che nel secolo "breve", per dirlacon Hobsbawn, ne sono derivate.

Gli estremismi ed i radicalismi, vanamente colorati, nellepiù consolidate democrazie riescono ad essere metabolizzati econtrollati negli effetti più devastanti. In questo senso fannomeno danni ma non cambiano assolutamente nulla, produconoanzi immobilismo e stagnazione. Per dirla con W. I. Lenin,autore ormai non più politicamente corretto, è puro infantilismo.

Altre volte cambiamento è inteso come sinonimo di riformis-mo cioè mutamento per aggiustamenti graduali, basato sul meto-do empirico della conoscenza e della sperimentazione. Cosìdefinita la locuzione non è completa ossia non è ancora "unapolitica", piuttosto un metodo. Perché lo diventi, ha bisogno diun forte quadro di riferimento aggiuntivo, come si dice oggi,"valoriale". Occorre, in altri termini, aggettivare il vocabolo(riformismo cattolico, riformismo laico, r iformismo liberale,

Direttore di Biblos e della biblioteca comunale "G. Schirò" di Piana degli Albanesi.

7

Page 10: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

riformismo socialista ecc...) per cavarne identità, natura del pen-siero e quindi finalità, obbiettivi e soluzioni.

Il contesto istituzionale e l'opinione pubblica sono i luoghidove il confronto si svolge e lo scontro fisiologicamente si com-pensa. Non è ancora noto un metodo meno imperfetto di gestionepolitica delle moderne e complesse società democratiche.

*****

In una comunità piuttosto piccola, come Piana degliAlbanesi, la salvaguardia e lo sviluppo del patrimonio culturalepossono costituire un ulteriore terreno privilegiato in cui uncerto grado di condivisione non è soltanto possibile ma anchedesiderabile. Ciò non significa affatto che i modi di affrontarequesta problematica debbano essere indistinti e omologati.Significa semplicemente che se tutti concordano sul fatto che l'i-dentità, in senso ampio, di questa comunità sia un bene e possadiventare una risorsa, quanto a questo risultato può condurredeve essere trasversalmente condiviso e sostenuto.

In un passato, non molto lontano, un simile fenomeno, invicende ed iniziative importanti, è stato possibile e fruttuoso.

Oggi, comunque la si pensi o la si giri, non hanno più moti-vo di esistere, su questo tema, conflitti aprioristici fra diverseespressioni culturali, politiche o religiose. Sussistono tutte lecondizioni, come molte altre volte su Biblos è stato ribadito, perragionare in termini di "comunità".

Sopravvivono, ed è un bene, molti altri motivi di confronto edi divisione, anche duri, su cui comunque non è d'uopo in questo"luogo" indagare.

Se ciò non avverrà, con conseguenze facilmente immagin-abili, non sarà colpa del "fato" ma di gruppi dirigenti (politici,intellettuali, religiosi ecc...) inadeguati che sulla contrappo-sizione cercano, nel migliore dei casi, visibilità e profìtti politicio culturali, nel peggiore o in qualche caso, "affari".

Sarebbe auspicabile ed opportuno che nella comunità, almenonelle sue articolazioni più consapevoli, si aprisse un dibattito seriosulle cui forme, ove l'idea riscontrasse interesse, questo spazio sirende fin d'ora pienamente e totalmente disponibile.

Page 11: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

LETTERATURA

GAETANO GERBINO

CÌAF.TANO GKHHINO: Komtdia Hyjnore. Kèngae trt'té

Divina Commedia. Canto terzo

Hyhet ketej ne vendei me te glembur

hyhi't ketej tt kit ngiì sos hjidhia

hyhet ketej ka vuan tu/a e dhembur. 3

Kryetarin tim e tundi drejtesia:

piishteti i perendise bijti mita.

e larla dìtur: dhe dasburui, 6

Knrre perpar.t meje u krìjua

gj'é e perjetìhne, e u perjete jet

gilado shprest, ju fi hyni, u shua. 9

Kéta vjershe c,é mblején si re zes

mbi ku tmin te njèi derje pashé shkruar;

Dhe u: "Kéndes, k u p r i m i n ngc ia qes". 12

E mua ai i urte njize LI pruar:

"Duhet ké'tu te léhet cdo drueti;

dhe c.do ndyshìm kctu ka r ' je t léshuar. 15

Na jerdhem ku te thashé e te ku tika shohésh ^jinden e dhembur c,é zbori

te miré't te ku mendja gjen dhrosi. I H

Dhe pas (,'e Joren timc ai me mori

me be' te hy ja tek ata perzime,

aqe i lum se frike e dre me nxori. 21

Ketu shèrtimc, re klara e va j t ime

n' ajrin pa yje rende aqe gjekojè'n,

se ne fillim shkaptuan lotet cime. 24

Te fole e gluhe te keqa me drerojen,

/.ere te hj idhur , fjalé t 'idhenuam,

rekime e gtahme e tinguj duarsh kumbojén 27tek ai qiell gjithmonè i mjegul luamashru si rè'ra ben kur lart e h jedhur

ka monostrofi ^' ushtin i terbuam. 30

lì u ka frika gjithe isha i perdredhur

"(^e gjegjem, mjeshtri jim?" thashe atè'herèPer ce kjo luzme e shemur isht ngalledhur?" 33

Dhe m'u pé'rgjegj ai: "Aqe té mjere

ndodhen ata ^è kur klené" né jeté

rruan njé gjellé pa turp e pa ndere. 36

Jane pérzier rne tufen e shkreté

t'éngjéjvet qé té Xotit s'klene armiq

as besimtare, pò klene per vece. 39

Qielli i perze si g)é (,'e pò fél l iq ,

Per me si va nella città dolente,

per me si va nell'etterno dolore.

(>tr me s> ra tra la perduta gente.

Giustizia mosse il mio alto fattore:

fecemì la divina fwteslale,

la somma sapienza e 7 primo amore.

Dinanzi a mt> non fuor cose create

se non etterne, e io etterno duro.

Inveiate ogni speranza, voi ch'entrate.

Queste parole di colore oscuro

vid'io scritte al sommo d'una porta;

perch'io: "Maestro, il senso lor m'è duro".

Ed elli a me come persona accorta:

"Qui si convien lasciare ogni sospetto;

ogni viltà convien che qui sia morta.

Noi siam venuti al loco ov'ìo t'ho detto

che tu vedrai le genti dolorose

c'hanno perduto il ben dell 'intelletto".

E poi che la sua mano alla mia pose

con lieto volto, ond'io mi confortai,

mi mise dentro alle segrete cose.

Quivi sospiri, pianti e alti guai

risonavan per l'aere sanza stelle,

per ch'io al cominciar ne lagrimai.

Diverse lingue, or r ib i l i favelle,

parole di dolore, accenti d'ira,

voci alte e fioche, e suon di man con elle

facevano un tumulto, il qual s'aggirasempre in quell 'aura san/.a tempo tinta,

come la rena quando turbo spira.

E io ch'avea d'orror la testa cinta,

dissi: "Maestro, che è quel ch'io odo?

e che gent'è che par nel duo! si vinta?"

Ed elli a me: "Questo misero modo

tengon l'anime ttiste di coloro

che visser sanza infamia e sanza lodo.

Mischiate sono a quel cattivo coro

dell! angeli che non furon ribelli

né tur fedeli a Dio, ma per sé foro.

Cacciani! i cieli per non esser men belli,

Page 12: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

as ì do pisa e humbét te shkretira,se s'kish t'ì kishén hìr ara te liq".Dhe u: "Poet, pérgè kèto miziradhe c/i ben te vajtojèn aqè rèndè?"Fra u pérgjegj: "Te thom pa té véshtira.Atyre sprènxa e mortjes ng'i jep èndè,e gjella e tyre e ulèt isht aqèse gdo fat tjetér dejèn pò ne mènd.Per ata embèt jeta t'jet ngè lee urrejen mèshira dh'e drejta:vèrre' e shko, e mos i flasjèm me".Dhe u njè flamur pashè, kur verrejta,gè pa pushuar dukej se kèrceje tundej me lèvizje fort té shpejta;dhe prapa asaj njè rradhè e glatè i vejme gjinde sa ngè kisha u ndèlgimse mortja mènd kish prurè kaq kétej.Si te ndonjerit pata pra kujtim,pashè dhe njoha shpirtin e atijgè bè per frike te madhin mohim.Dhe ngè mènoi sa mènd té me vijse te te liqvet ish godha e rrazbisurka Perèndia e ka armiqtè e tij.Kèta, gè gjallè klenè si spovisur,ishèn té xheshur e mizat i zèjène ka grerat gjithmone té qèndrisur.Me rréke gjaku plot fixhèn i léjèngè te kèmbèt me loté ish i pètzyerdhe krimbat njè péshttim sipér i bè'jèn.E kur me syun kìsha kaperzyer,gjinde pashè u ku lumi ì glatè shkon;"Mjeshtér — u prora prane per té pyer -lemè té di kush janè, e gè zakonèi ben té ken té shkojèn aqè mali,me sa kjo dritè e dobè't me lejon".Dhe mua ai: "Shèrbiset ka t'i shpallkur do qèndrojèm na hapet atjeku t'Akerontit isht i shkreti zall".Ashtu per turp me syté ulur né dhe,me dre se gjé té shrrémbér thoshja u,atéherè te flisja s'pata ngè.Dhe shi' se me njè lundèr vjen kètutuke uluritur neve fort njè burrèplak, me kripté té bardhe: "Vaj mbi ju!Té keq, ju dritén s'do t'e shihni kurré:t'ju qell te tjetrì zall kemi kuvendku isht tètim e vapè e qiell i murre.E ti, g'i gjallè, ndodhe te ky vend,

né lo profondo inferno li riceve,42 ch'alcuna gloria i rei avrebber d'elli".

E io: "Maestro, che è tanto grevea lor, che lamentar li fa sì forte?"

45 Rispuose: "Dicerolti molto breve.Questi non hanno speranza di morte,e la loro cieca vita è tanto bassa,

48 che 'nvidiosi son d'ogni altra sorte.Fama di lor il mondo esser non lassa;misericordia e giustizia li sdegna:

51 non ragioniam di lor, ma guarda e passa'E io, che riguardai, vidi una insegnache girando correva tanto ratta

54 che d'ogni posa mi parca indegna;e dietro le venia sì lunga trattadi gente, ch'io non averci creduto

57 che morte tanta n'avesse disfatta.Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto,vidi e conobbi l'ombra di colui

60 che fece per viltà il gran rifiuto.Incontanente intesi e certo fuiche questa era la setta de' cattivi,

63 a Dio spiacenti ed a' nemici sui.Questi sciaurati, che mai non fur vivierano ignudi e stimolati molto

66 da mosconi e da vespe ch'eran ivi.Elle rigavan lor dì sangue il volto,che, mischiato di lagrime, ai lor piedida fastidiosi vermi era ricolto.E poi ch'a riguardare oltre mi diedi,vidi genti alla riva d'un gran fiume;

72 per ch'io dissi: "Maestro, or mi concedich'i' sappia quali sono, e qual costumele fa di trapassar parer si pronte,

75 com'io discerno per lo fioco lume".Ed elli a me: "Le cose ti fìer contequando noi fermerem li nostri passi

78 sulla trista riviera d'Acheronte".Allor con li occhi vergognosi e bassi,temendo no 'I mio dir li fosse grave,

81 infìno al fiume del parlar mi trassi.Ed ecco verso noi venir per naveun vecchio, bianco per antico pelo,

84 gridando: "Guai a voi, anime prave!Non isperate mai veder Io ciclo:i' vegno per menarvi all'altra riva

87 nelle tenebre etterne, in caldo e 'n gelo.E tu che se' costi', anima viva,

10

Page 13: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

reshtu ka 't.i c.é frymè me ngè kanè".Kur pa se u te veja s'kisha menci 90me tha: "Ka tjerè dhrome, ka tjerè aneka vish né breg, kétu ngé ka kalosh;me njè dru me te le ka shkosli rubatane". 93Poeti i tha: "Karonti, mos gulshosh:duhet késhtu atje ku e fuqic,e isht thelimé, e me te mos kèrkosh". 96Fra lundértarit te pellgut te zic_e rreth syvet kish flaké si kérorérénga iu tret mbi te leshtat volli. 99Po ata shpirtra, xheshur e pa forè,sì te zé'rit té egér gjegjén ndiné,u drodhén e u zbardhén pò si zbore: 102mallkojén Perèndiné dhe gjirinè,njeriun, e ku, e kur leu ajo farec,é té farés sé tyre dha fìtiné. 105Frane u rrézuan bashké e, tuke klaré,te zalli i keq té gjithè vane xarréku rrine ata gè s'klené besimtatè. 108Karonti djalli, syté i ka si zjarre, me njè sheng, te ana e tij i shpie;rrah me lopaté ata ka lodhja marre. 1 11Sikur te vjeshti fleta e zverdhur bit-e siper trollit shtronet shpagri i vdekurté gjethit c,e ka pema dega shtie, 114ashtu edhe c'Adhamit farà e mekurte zalli njera ptapa tjetrés hjidhet,si niset zoga thitrjen per té ndjekur. 117Ajo késhtu te vaia e zeshkè kridhet,e kur ankora atej nge kané zbrituredhe kè'tej njè godhé e re pèrmbjidhet. 120"Biri j im" tha kéndesi jim i ndritur,"kush vdes pa pasur hir ka Peréndiaka gjithe anèt ky vend i ka kéllitur: 123lumin té shkonjè e merr anangasia,dhe ndé'rron trémbésinè né déshiré,pse isht ngaré me shpur ka drejtèsia. 126Nge shkon kurré kétu njè shpirt i mire;pò ne per tij Karonti pò gèrhiséj,C.é vje' me rare ti nani di mire". 129Jashtira e vrèrét, kur sosi te fliséj,u drodh shumé e me drenè c.è me shkundiende dérsinj pse di sa me skotisèj. 132Fort botén e pèrlotur era tundi,e Ilamparisi njè shkreptimé e kuqec.e pushtetin e ndjenjavet me mundi. 135

partiti da cocesti che son morti".Ma poi che vide ch'io non mi partiva,disse: "Per altra via, per altri portivetrai a piaggia, non qui, pet passare;pili lieve legno convien che ti porti".E '1 duca a lui: "Karon, non ti crucciare:vuoisi cosi colà dove si puoteciò che sì vuole, e più non dimandare".Quinci fuor quete le lanose goteal nocchier della livida palude,che 'ntorno alii occhi avea di fiamme rote.Ma quell'anime, ch'eran lasse e nude,cangiar colore e dibattano i denti,ratto che 'nteser le parole crude:bestemmiavano Dio e lor parenti,l'umana spe/ie e '1 luogo e '1 tempo e '1 semedì lor semenza e di lor nascimenti.Poi si ritrassen tutte quante inseme,forte piangendo, alla riva malvagiach'attende ciascun uom che Dio non teme.Caron dimenio, con occhi di bragia,loro accennando, tutti li raccoglie;batte col remo qualunque s'adagia.Come d'autunno si levan le fogliel'una appresso dell'altra, fin che '1 ramovede alla terra tutte le sue spoglie,similmente il mal seme d'Adamogittansi di quel lito ad una ad una,per cenni come augel per suo richiamo.Cosi sen vanno su per l'onda bruna,e avanti che sien di là discese,anche di qua nuova schiera s'auna."Figliuol mìo" disse '1 maestro cortese,"quelli che muoion nell'ira di Diorutti convegnon qui d'ogni paese:e pronti sono a trapassar lo rio,che la divina giustizia li sprona,si che la tema si volve in disio.Quinci non passa mai anima bona;e però, se Caron di te si lagna,ben puoi sapere ormai che '1 suo dir sona".Finito questo, la buia campagnatremò si forte, che dello spaventola mente di sudore ancor mi bagna.La terra lagrirnosa diede vento,che balenò una luce vermigliala quale mi vinse ciascun sentimento.

11

Page 14: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

LETTERATURA

^ GAETANO GERBINO: Tulipani i madh

GAETANO GERBINO

Tulipani i madh

Tato rrij i kurkullosur, si ndodhej shumè bere, brénda stroful-lit gè" prindrat kishen gèrmuar ne te zénét e dimbrit. Pak qéro mepare patén te lèshojén te vjetrin tue rrjedhur kur njé nuselale u kishkèllitur brénda gavérés se ngushté dhe menjehere kish vrare engrè'ne te tre véllezérit e Tatot. Ai ish njé mi i vogél, i majméth enjé skajè i pertoshem i gili, gè kur familja jiséj te shpia e re, ca seish trémbsar, ca per kujdesin e tepè'rt té prindravet, shkoj njé pjesèté madhe té qéroit tue ngréné e tue fléjtur brénda galetés. Rrallèdiléj ndo metér jashté, té prirej pranè pameta me vrap posa gjegjejdanxé njé shtrush té vogél. E kur diléj, ish vetém té kérkoj ndoléndé rare ka liset. Strofuili i ri ish nje ubrih mjafté i sigurt pèrgégjéndej mbi njé rahj ka i gili i jati dhe e jéma ménd ruajén gjithéfushén pérreth. Porsanith, tek ajo perjashté, ngé dukej té ishenshumè' ka ata armiq té tmerrshmé gè i kishen shkatarruar gjysméne familjes, ditét e tija shkojén edhe ndutu té qeta.

Po jarruri hera gè gjella e familjes papritut u trazua. (^e kurkish zéné fili té egjélloj tata dhe mé'ma e Tatot dukeshin shumèté trembur: diljén e hyjén ka strofulli sa té vérrejen qieilin emjegulluam e nga heré gè mbjidheshin dreja e tyre vej tue rritur.Galeta kish kléné stisur me vjersh e kujdes dhe ménd duroj edheshirat me té forte pò ajo gè ish e jarréj ish, si pandehjén ata, gjagjéme e rènde. Gjithé menatén ngé bene tjetér veg se té vérréjén, téshpresojén, té dridheshin e té parkalesjén. Tato ngé ndélgojpérge, pò mendoi se ngé ménd vazhdoj té rrij i qeté, késhtu zurifili té dridhej me fort se prindrat dhe té pértéritéj shpejt gjithéparkalesité gè" kish mésuar ngjera me até sahat té gjellès sé tij .Edhe mite kané éngjéllin gè i ruan, dhe ai i Tatot tek ajo dite klethérritur shumè heré: "EngjélH gè me ruan té parkales, i vogèljam e mos me le té vdes, té taks se ka té jem gjithmonè i mire,harenè e paqen neve mos na nxir".

Po té parat pika zunè fi l i té bijèn. Me njé lémsh te luga ezèmbrès mèma e tata u vèrrejtén te syté, pranè me njé shèng tésyvet iu qasèn Tatot dhe e shtyjtèn jashté vérés sé strofullit. Kur

12

Page 15: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

LETTERATURA

GAETANO CÌI -RBINQ- . Tulipani i madh

klenè te tre mbi crollin e lagét dhifìsén lisin ku, pak llarghu,kishè'n vendosur te rrézoneshin kur te kishen jardhur furturét emedha. Ndèrkaq vej tue rare me fort. Po qéro kishen: megjithèsedheu ngé jarréj te thichéj me gjithe shiun gè bij dhe bajtat béjénte humbej Tato ngjera te gjysma e kurmit, jarruné te rrezat epemes me lehtèsi.

Tre mite u kishen ndotur e bere ngjyrè botje, qimja e tyre ìshe lagèt rreth syvet te shkathét. Tato ish i lodhet e i lipsej fryma,pò gjej fuqiné t'i lutej éngjéllit-ruajtés: Engjéll i . ..auf ..gè meruan. . . fuh , mos. ..he. . .me. ..le te vdes.. .auf. . .auf...Megjithèse ndodheshin danxé lisit, tata e mema ishèn me tetrembur se me pare dhe vérreheshin va/hdimisht me émbèlsi eme dre. Mema zuri fili te klaj ndèr krahèt e te shoqit. Kur Tatoti shpetuan lote pafre - Engj...nghééè.. .Ili ... h i i i . . . h i i i . . .mos... i i ì i h . . . meé'ee... - prindrat e pè'shtollen me kurmet e tyretue i dhènè nge e té ngrohtè.

Ata kishen frike se lisi ish, èj, e vetmja sprenxe shpetimi ^ekishen, pò mend benej edhe vend vdekje, porsanith shume kaf-sha ne nje ndodhje si kjo kerkojén strehe te liset e, per shumé kakéta, mite jane kapshore ndutu te shijshme. Prandaj méndesia tebeheshin dreké te dhelpravet, té nuselalevet ose té ma^evet, ishcij né ankth té madh.

Késhtu, pastaj Ve' u ngushulluan njeri me tjetrin, zuné fili téhipjén shpejt kucerin e lisit: kémbét e tyre ishén me té shpejtambi kroqullén se mbi dheun gjithe bajta. Tata zglodhi njé degéshumé té latte ku té rrijén e prisjén té soséj shiu dhe njeri prapatjecri t , tue mbajtur gj ì thmoné Taton ne mes, Ì jarruné. Tatoahtariséj aqé fort se ngé ish i mire té shqìptoj parkalesìné e vet,dhe ménd e pértéritej vetém me mend tue shkoqur vjershet meshértime ritmik.

Ishén té zmardhur pò llarghu ka ujét ^é péshtroj rrézat e lisitdhe rridhéj me térbim. Mosgjé dukeshin, pérpara atij pérroiforgjémor, pikat e trasha yé i bijén te kurrizi. Rri jén késhtu, pafole, tue pritur té serposéj ajo shtrengaté. Tato, hereheré, vérrcj imeruam lendét gè vireshin ka degét, jo ndutu per uriné gè izmoljén pò per mallin e strofullit ku ngjera ca qero me pareshtronej i lum tue i griré per dite té téra. Dhe vetém kjo ndjen-

H

Page 16: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

LETTERATURA

GAETANO GERBINO: Tulipani i madh

jè i dukej aqe e ankshme se shèmbej gjithè. E te shémburit e tijish kèshtu te fort se mè'ma e llavèj me sytè pèt t'i urdhétuat cèmos bèj ttuguj gè ménd i tregojè'n praniné e tyre shtazavetarmike. Po pak me vonè gjithé dretè e prindravet ki' tezbèloneshin te verteta.

Ndonse jicéj e kurrusur, me hapin e felinèvet me té shkathté,njè mage e egér gè kish gjetur ubrih mbi njé degé té aferme,shkundur ka era edhe ajo, bè traguli e dha kèshtu shengun epranisè sé vet. Po gjahtorja e tmeroshme ngé u kujdes shumè tékish klenè pare ka mite.

Llojasi: — Nani ngé kanè ku té vene. U ndodhem kètu, ku degalehet nga trungu, e kapshorezét time ngé kanè me shpètim. Kanèvetém té zgledhjén ndèr dhémbét tim e ujét te tèrbuar poshté.

Tato, pra, i dukej aqe i shijshém se ngè ruhej me té mos gor-romisej ka dega. Mèma kle e para gè pa magen dhe gè ndèlgoirrezikun. Shturi njé thirmè, mbytur te gryka ka déshpèrimi. Tatau pruar e pa magen e egér afer. Edhe Tato, megjithése ngè kish parekurré njè mage té egér ndèlgoi se ngè ki' t'ish njè pérpjekje egèzuame. Tata ish ai me danxè trungut e zuri fili té vej prapa prapatue shtyjtur Taton e te shoqen drejt dubés sé degés. Edhe mèma,ndèrsa kérkoj te mbaj Taton, vej prapa ku dega bènej me e hollè eme e dobèt. Ndérkaq, maga vij perpara dhe me barrèn e saj béj tevalèzoj dega kèshtu fort se tre mite mbaheshin me skondamé.

Me shumè se njè heré Tato ish e bij poshté pò e jéma kish jar-rèné té e zèj per bishti o per nji krahu. Ndodheshin ku dega ishaqe e hollè se me barrèn e tyre u kish klindur ndaj dheut, o memire, drejt ujeravet te tèrbuara. Edhe mages i vij fort té mbahejpò nani i duhej vetèm té nglaj njè krah, té nxirèj thonjté e ehjure te grepte, e te zèj njé e njé ata tre mi té vegjij.

Tata e mèma u vérrejtèn e, né njé shertim, thané me sytèfjalèt me té bukura gè kishen pérshpèritur te momentet me téèmbèl té gjellés sé tyre, u zunè per nji krahu, me tjetrin rrém-byen Taton, mbyllén sytè e u lane te bijèn te ujèt.

Kèshtu si humbi Tato zbori krahèt e prindravet gè e mbajèn,per shkak té valèvet té fotta gè i ndajtèn e i pérsollèn nganjèridrejt fatit té vet.

Si ra te ujèt Tato pa gjithqish te zeza dhe, thithur ka lumi, u

14

Page 17: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

LETTERATURA

^ _____ GAETANO GERBINO: Tulipani i madh

pruar e rrotulloi shumè bere. Hereherè kriséj ka rrymi e jarréj témirre] frymè pò ngè ménd bèj pa pire ujè burine. Ndiej skur kishpèrcjellé tek ata pak minute me ujè se sa kish pire te gjithe gjel-la e tij — gloh... kauf... kauf... giù.. . gee...

Kushedi ku kishin vatur e sosur mèma e tata, kushedi né rri-jen mbi ujèt, kushedi ne mènd mirrjèn frymè - giù... giù...giù... — kushedi...

Tato luftoi me gjithè vetèhen te qèndroj me gojèn jashtè atijlumi pò, jarruri hera gè iu duk se gjithè ruqitè vejèn tue iu lyp-sur, ngè mènd te mirre] me frymè, mendimet e tij bèneshin mete trazuam, e dal'e dalè zuri té i lèshohej te rrjedhurit te ujèravet:prané, gjithnjibashku, sa zuri té ndiej se kurmi Ì tij bènej Ì lehtè,skurse ish pa barre, dhe, ndèvonè, ngè riejti me gjè.

Gjithè ankthi, dreja, té lodhtèt u kishèn tretur. Gjithqishpèrreth dukeshin té fjella, edhe qielli, e tek ai qiell i kalthèrshkèlqej dielli i ditèvet me te bukura té paraverés. Njé fushè egjelbèr ndehej pèrpara dhe, né fund, shume pemè me shumè,shumè léndè. Tato, gjithnjibashku ndiejti té vaktét brénda gjirite te barku, mènd mirréj frymè pa pire ujè e zuri fili te rridhèj tekajo fushè tue u drejtuar shpejt te pylja danxè.

Si jarruri ndér pemèt pa, i harepsur, se trolli ish gjithè njètryesè e shtruar me gjithè té ngrènèt me té mire: arra, lèndè,miladhe, rare ka degét gè ishèn aqè té nglakuara se taksjén telèjèn té bijén burine. Zuri té gri j , té Qaj, te dèrtipéj ata koqe mefarat me té shijshme £è kish ngrènè kurré. U ngèli kèshtu shumèse kèmbét ngè i ngisjen me te dheu, aqè i madh iu kish bérebarku.

Tato ish i citur dhe i gézuam. Ndèrsa sodisèj té vjeturìt edrekès pantagruelike gjegji ndina £è vijèn ka pylja, pò ngè utrémb. Si vej tue i gjegjur me danxé dalloi zère. E mori kuresht-ja e priti sa té qaseshin banorét e fshehtè té pyles. £è llarghuperseksi njè luzmé pikash té bardha £é jecjén drejt atij. Kur uqasèn me shumè, ndélgoi, me shumè c,udi, se ishèn mi té vegjij,krejt te nglashmé me até, ve<; se ishèn gjithè té bardhé, nji tebardhi té pastér e té ndritshèm.

Tato ngè kish pare kurrè mi te bardhé e u mahnit. Kur ataklené danxè, e rrethuan dhe e vuné né mes. Ahierna mite e bard-

15

Page 18: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

LETTERATURA

^ _^___ ___ CÌAF.TANO GERBINO: Tulipani i matili

he me te vegjij, tue dhifìsur Taton, zunè fili té qeshjén perfytyrén e tij té jashtézakonshme: qimja ngjyré hiri gjithé e fryj-tur e barku i madh Ì madh e béjén sa té i gliséj me shumé njl meise nji min. Sa gjithnjibashku ka qarku dolli njé mi i bardh plak,me plaku i gjithéve, iu qas Tatot, mori e Ì tha: — mire se jerdherider ne, Tato!

Gjithé té tjerét mi té vegjij vazhduan té karcején e té luajénné qark tue kénduar njé kéngé per nder te Tatot: Qarku, qarkurrumbullak, Tato gjithé me shìun u lag, vat'e humbi te njé lume,zémbra i béj bum bum bum bum. Po nani mos ket me dre, se kazénjé njé gjellé e re, e ka shohénj se njé dite, ka trazhgonjé megjithé hajdhité.

Me njé sinjall té dores miu plak ndérpreu konn dhe tha késh-tu: — Mere Tato, gjithé na dime até c,é pat' té pésoje. Po nani jar-rure te njé vend i bukur ku ngé ka trémbesh fare: je te fantajeta emivet te ku gjithé jané te buté e mosnjeri ménd té té bénje té lig.

Ndè'kaq, ka qarku kishen dalé té tjere mi té bardhé; tre tévegj i j e njé zonjé mi. Me shumé qaseshin, me shumé fytyra e tyreTatot i dukej e njohur.

— ...pò... pò ju j i n i . . . ti je mémaaaaaaaa... e ataaaa...ataaaa... véllezérit tim!!!! — bértiti Tato. Té gjithé u shtrénguanpérreth atij dhe e pérqafuan. Tato ish késhtu Ì gézuam se ngé dijke kish pérqafoj me pare dhe zémbra e tij ish aqé plot me hare sedukej se ish e i shpérthej.

— I vogli j im — pérshpériti méma e bardhé - more njé dre témadhe, pò, si je sheh, méma e véllezérit tate jané gjithmoné metyj. Sa ti e dishiron me zémbrén ata ngé ka té léne kurré.

— Oh méme — tha Tato — pér^é tata ngé e me ne? E thér-resjém e rrimé pameta gj i thé bashké?

— Tata ngé ménd si nani — vazhdoi e jéma — ai té pret sa té tébéj té njohésh njetér vend té bukur, me gjithé se me i rrézikshémse ky. Gjegjém, Tato, njé dite té gjithé ka bénemi mi té bardhé,e ka rrimé gjithmoné bashké, pò per si nani ti je njé mi i vogélngjyré hiri e ka njohésh shumé shérbise: ke njohur c,e jané dhém-bja, frika, uria, tétimi e gazi. Po ka njohésh shérbesin me tévéshtiré se gjithé.

— E £Ìli isht shérbesi me Ì véshtiré, mo'? - pyejt i Tato.

16

Page 19: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

LETTERATURA

GAETANO GLKHINO: Tulipamj^ madh

— Isht ai £e ndihet kur ke njohur me pare hjidhinè te zémbradhe déshpèrimin — ÌLI pérgjegj e jéma — isht te vakrèt te zjarri t tenata e zmardhur, isht lénda c.è te ngroh barkun kur ke u r i . . .

— .. .isht mèma ^e me pérgézon kur dridhem? — ndèrpreu Tato.— Ej, edhe ajo. Isht edhe tata ^e te thote se je sherbesi me i

t'émbèl dhe me i ^muar te jeta. Dhe me shumè se gjithè, isht njèfembéré'z e hjeshme, te duash mire, e me te c.ilèn ka ndashgèzimet e dhèmbjet dhe ka bèsh shume te noké'rr c,e ka shohèshte rriten: me njè fjalé, Tato, isht hareja. Ménd e kesh, ne do, pòrua) se hareja ngé njihet menjehere. Ka ndélgosh se isht e jarrènèe ngé ka t'i prierésh krahét. Ka t'e lesh te hynj abrènda teje e territet, e prané gjithnjibashku do té shpérthenj.

Tue fjantaksur nje shpè'rthim te vè'rtet Tato zgardhélloi sytèi trémbur e u sii tu njè hap prapa.

- Jo, Tato — tha mema e bardhè — nge ka trembesh, se ishtnje shpè'rthim Ì t'émbèl. Gabimi ^è bèhet shume herè isht ai tétrè'mbemi te jcmi té harepsur e te shtyhemi njè hap prapa, si bereti nani. Hareja mènd ndihet vetèm né njihen helmet. Ketu najemi te lume. Tato, ngé na lypset gjè. Po ti ke té rrosh, e te rroshvje' me rare ^è te thashé. Gjella e gjagje me shume se fantajeta.Gjella nge isht qetmi e bekuame: isht éndcrra e haresé ^è mèndbènet e vèrtetè.

- E gjithe benen té harepsur?— Per rat te keq jo, Tato: pak i bènen, e te kèta njè pjesè e

madhe i qéndron per pak qéro.— E pér^è? — pyejti Tato i dishpélqyem.— Pér<;é shume veté harené ngé dine t'e kérkojén, shume té

tjeré nge dine t'e n johjen , dhe shume ngé jané té mire t'e béjénte ndurisénj.

— E si bénet té mènd e ndurisénj?— Nge ka soset kurre te èndérrihet! — tha mema me njè gaz

te buzét.— Ahierna ka flèmè gjithmoné?! — klithi Tato i ndèrdyshèm.— Jo, duhet té éndérrijém kur jemi zgjuar, me syté té zbyllém,

vetèm e me ata c,è na rriné pérkrahu e ^é duam mire - shpjegoi ejéma - e kjo isht shérbétira jonè ké'tu, te fantajeta e miver: ajo tébèjém, té stisjèm éndèrrat me té bukura e fantastìke, pò edhe ata

Page 20: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

LETTERATURA

GAETANO GERBINO: Tulipani i madh

me te jashtézakonshme, t'i adhjasjèm mire mire e t'i dèrgojémposhté, te jeta e ftetè te mivet ngjyré hìrì si ti, t'i béjém te hyjénabrénda atyre sa te èndèrrijè'n kur ngé e pandehjèn, papritur.

- Késhtu vje1 me rare se ng'e ndelgojém se isht e jarrènè njèendè'rr e.. .?

- Èj, kurdoherè: ndersa ha, ndèrsa lua, ndèrsa je ben shèr-betirèn tende e, edhe kur flé...

Té thènèt gè tha kèto? mèma i ndejti doren Tatot e i foli kè'sh-tu: — Eja Tato, nani verni se te dè'ftonj fabrikèn e èndérravet.

Zune fili te jecjèn dhe Tato ish gjithé marre ka dishirimi teshihè'j fabrikèn. Shkuan pylen e jecèn per ca qèro ngjera kur pemètu ralluan e drita vej tue u bere me e forte. Si dollèn ka pylja Tatotiu zbè'lua pèrpara syshit vendi me i ngjyem dhe me i shkèlqyemgè ménd kish fjantaksur kurrè: njè fushè pèshtruar ka mijèra emijèra tulipane te verdhè, te kuq, té bardhe, ngjyré nerènxje...

Tato qéndroi me gojè té hapet e, kur ndèlgoi se ménd i dilèjzeri, tha: «Mo1, sa lule té bukura!».

- Kjo isht fusha e fantatulipanévet, Tato... - shtolli mèma.E ndersa Tato vèrrej até fushè té famasme, syu i ra mbi njè

tulipan te verdhè, té glate té glatè, té madh, aqé té larté se kèro-ra ngisèj fantamjegullat ne qiell. - E ajo gè sheh atje larté — vazh-doi mèma - kèrora e fantatulipanit me fletèt e verdha, isht fabri-ka e èndérravet. Verni Tato! Nani té ftonj si benen èndèrrat emivet ngjyré hiri.

Zbritén pra tek ajo fushè e madhe gjithé tulipane e u drejtuanndaj lules sé glate gè pèrmban fabrikèn e èndérravet. Tato dukejskur ngè ndiej té lodhtèt té té jecurit e dej rridhej me shpejté tejarrèj sa me njize te fantatulipani. Ish aqé i pèrqéndruar e i vendo-sur se ngè vuri re se kish jardhur e u ndodhur nèn lulen e madhe.

- Shih, Tato, jarrumè! — tha mèma.Tato vérrejti pèrpara e Ì ra te syté ai kèrcill i glatè i glacé e Ì

gjelber: sa t'e vérrej gjithé Tato u ndodh me hunden larté dhe,tutje, te duba, pèrseksi té verdhén e fletèvet. Te fìxha e tij shpre-hja famasmje i la vendin gudisé kur pa te hapej te kèmba e fan-takallirit njè derè e madhe ka e gila dollèn dy mi té bardhe veshurme breké e xhilek. Ishén shèrbétorèt e fantashencorit gè qell tefabrika e èndérravet.

18

Page 21: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

LETTERATURA

GAETANO GI-RBINO: Tulipani i madh

- Ju lutem te hipij — thané mite e bardhe - njatér pesesekonde hipemi pameta!

- Pese sek...!!?!? - Uoooooomm... e Tato shpejt, zuri tejèmén per nji krahu dhe e holqi me vet brènda fantashencorit.

Atéheré njeri mi i bardhe, ai gè kujdesej per te hipurit ,shtypi njè fantasumbé e zunè fili te hipeshin.

— Mo', e ndutu bukur! — tha Tato i magjepsur.— Prit, Tato, se te me mirét ka vinjé!Brènda fantashencorit, ndèrkaq, ndiheshén ndinat e fjalèt e

kèngès sé fabrikès te ènderravet. U hipèn e u hipèn ngjera kurashencori qèndroi. - Jarrumè! — tha min i bardhè — Zbresjèm! Ekur hapi derèn, Tato u gjénd brènda kerorès e te madhit tulipanté verdhé. — Eja Tato — tha mema e bardhe — vem'e shohjémtulimité gè shèrbejen. Mèma atéheré Ì beri shèng Tatot té e ndiqèje bashkè u drejtuan ka njè tufè mish té bardhe gè lèvizeshin rrethgjagjé c.é ngè jarréhej te dallohej per luzmén e tulimivet gèvazhdimisht dìljèn e hyjén me vrap. Kur klenè me danxè méndènté shihjén prapa nj i tryesje pérshtruar me burine e lépushévet, njémi té bardhe, dhe té trashé, me njè mustaq té glaté. Ky ish shumèi zéné té i ndaj tulimivet ato karté gè pa urdhér, dhe né grumbujme lartési té ndryshme, ndodheshin mbi tryesén. Kur njé tulimirrérnbej nje lèpushé, mirréj e jikéj menjéherè ka tufa. - Kush ishtai mi i madh prapa tryesés, mo'? - pyejti Tato.

- Isht tulimjeshtri i fabrikès sé ènderravet. Mbi tryesén e tijjarréjén gjithé dishirimet dhe èndértat ka jeta e tèré. Per ngan-jerin ai llojas proxhektin e éndèrres gè i pèrputhet, adhjas urd-hurimet e ia jep shérbètorévet gè tue rrjedhur vene te fabrika sat'i stisjèn. Keta, kur kané stisur éndérrén, ia japjén tulimivet gèe stolisjen mire mire edhe e peshtielljen me njè karté té bukur, ekur dhurata ìsht gatuar, ia shkojèn tulimivet gè e dergojèn. Ketakètu e marrjén dhe e kumbisjèn mbi njé fletè tulipani gè, tuendjekur udhén e rrimet té ènderravet e té dishirimevet, vet'e gjennje mi ngjyré hiri te jeta. . .

Ndérsa méma i shtillèj Tatot kèto shérbise, i ndérpreu tulim-jeshtri: — Oh, oh, kemi gjinde! Prìni njé thérrime kopij — i thatulimivet shérbètoreve gè shtyjén té qaseshin te tryesa — falernikètij vèllauthi ngjyré hiri, té majmèth e té hjeshèm.

19

Page 22: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

LETTERATURA

GAETANO GERMINO: Tulipani i matili

Tato, per tutp, u bé i kuq i kuq te fìxha si mareshtè, kur pa,dhifisur mbi ate vet, gj i thé syté e tulimivet shetbétoreve c,é men-jèhere qé'ndruan e, pa fole, u prorén té e vértején.

SÌ té thone, i voglì j im? — vazhdoi mjeshtri.— T... Ta...Ta.. .Ta. ..Ta... — belbi Tatot ndérsa kérkoj té

shqiptoj embrin e vet.— Ah, Tatatatà, c_é ember i bukur! — tha mjeshtti me entusi-

azém té vrapuar, matré si nga heré ka anangasia e proxhetevet.Tato kétkoi té ndteqéj, pò e jéma me nje gaz i beri shéng té

mos fliséj, té mos i béj te zbiréj ndutu qéro tul imjeshtr i t .— E ^é kemi Tatatatà, ngé paté dhuratén tende, éndérren

tènde? — pyejti mjeshtri pa ndè'fpteré té ndajturit e lepushevet.— Jo, — ndérpreu méma, tuke i fole dalé e dalé te veshi

mjeshtrit - kjo isht njera ka éndérrat e tija.- Ah, mire, mire,- atéheré vazhdoni té bariturit tuaj. Té falem, Tatatatà! —

mbylli mjeshtri i qetésuar.Ndérsa tu l imì té shérbétoré zéjén fili pameta té shtyjén rreth

tryesés sé tulimjeshtrit, Tato dhe e jéma zuné dhromin dhe jecénngjera kur jarrune perpara derés sé madhe ka e ^ila hyhej bréndafabrikés e c,é dalé e dalé u hap perpara atyre.

Tato béri ndonjé hap perpara e, si shkoi derén, iu haraps per-para syshit vendi me i famasém e me i pabesueshém gè kish parekurré, me mijéra mi té bardhe £é shérbején. Ish ushtria e tulim-ivet, shérbétorévet té fabrikés, c_è stisjén éndérrat, e prané ishénata ^e i péshtilljén me kartén, ata £e i lidhjén me njé shkoké, atagè i vujén mbi njé fletè tulipani per dérgimin. Ishén ndajtur néshumé tufa, sipas éndérrés £é kish adhjasjén. Hyrén te fabrika emadhe dhe aqe e forte ish mizira e serrevet, sopatavet, daravet,zdrugéve e tjeré veglevc se ngé jarrején te gjegjeshin fjaler e vera.

Po mbi té gj i tha Tato qéndroi me gojé té hapét kur, té ngréj-turit ^é ngréjti hundén larté, pa qincléra, mijéra, milìoncra fletètulipani gè, nglakuar me dhuratat e tyre, fluturojen né qiell ediljén ka kérora e fantatullpanit skurse ishin floqet e nji zborjealla shtrèmbra, Késhtu si diljén ka kérora e madhe fletét zéjénnganjera udhén e rrimèt té vet, si njé bisht yllczi magjik gè ia sii-le j mivet ngjyré hir i te jeta.

211

Page 23: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

LETTERATURA

CiAF.TANO ( i l -KBINO: Tulipani i madh

Tato tundej i harepsur ne mes tulimivet shérbétoré ndersamèma e bardhé i sht i l lèj shérbiset me te guditshme gè shihej:Jshen disa éndèrra si puthje té glata te glata, tjerè me forme puth-je te vogèl dhe te embèl, disa si pérgézime, o si lèndè te mé'dha,shumè si bukur copé udhosi dhe pranè shumé te tjere, me teshumtat se gji thè, si bukur mi ngjyré hiri .

Kur méma pa gudinè e Tatot ne te vèrrejturit shume endèrrame fbrmé'n e mivet ngjyre hiri, i tha: — gjithe mite ngjyrè hiri siti, ne disa momente te gjelles se tyre, dishirojen te pèrpjekjè'n n jefembérèz te dashurojen e ka e gila te jen dashuruar dhe kèshtuato, te èndèrrat e tyre, shohjén nje mashkullth me té gilin dovunè sipè'r nje familje e do béjén shume té vegjij. Kjo isht njeraka éndérrat me té lypura e edhe njera ka me té bukurat, se ishtpajt késaj éndérrje gè gjella pértéritet, Tato. Nje dite edhe ti kabésh kété éndérr e, né ke fat, ka bénet e vértcté.

Marre ka gj i the famasmét e vendit e ka fjalèt e sé jémés Tatongé vuri re se, tue vanir prapa prapa me hundèn per né qiell,ndersa vérrej fletét tulipani gè fluturojen, prapa a t i j ndodhej njefletè gatuar té ish dèrguar, pengoi e i ra abrénda me kémbét latte.Gj i thnj ibashku tulimité e péshtollén, e stolisén, Ì vuné shkokén,zuné fletén dhe e lane té fi LI turo j. Tulimité shérbétoré ngé ndél-guan menjéheré até gè ish e strekséj, ndersa mèma e bardile qèn-droj e qete e ngè clukej se dej bèj gjè.

Nje tulimi shérbétoré, kur ndélgoi até gè ish e ndodhej , ZLirifili té lu r i j : — Jooooo! Kjo ish urdhurata e nje fembrigelje ngjyrehin gè i thonè Frufrù. Kishèm gauiar èndèrrèn e saj . . . nje bukurkopil ngjyre hiri si a jo . . . m end e priret. . . ménci e priret prapa!Tulimjeshtri ka té'rbonet shume. Mjerèt na! Ka na vunè te fshi-jém te dheu. Thèrrinie, qéndronie!! Si i thonè ati) té huaii?

Mema e bardhè, fare e tramaksur, me nje gaz u pérgjegj: —Kluhet Tato, e isht edhe ai nje bukur mi ngjyre hiri .

Atéherè tulimiu shèrbètor lur i t i : - Tatoooo, zbrit poshté, ajoisht endèrra e Frufrusé... Tatooo... Tatoooooo... Tatoooooooooo!

Tato menjéheré ndie j t i nje tètim té madh te gjithe kurmi ,kish gjithe qimen e lagèt, e kèmbèt i mèshojén aqè se ngè mèndi tundéj fare. Ahtarisèj e rèkoj, e ngè kish zbyllur syté kur u ndiethèrritur: —Tatooo. . . Tatooooo... Tatooooooooo!

21

Page 24: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

LETTERATURA

GAETANO GERBINO: Tulipani i madh

lu duk se gjagjé ish e e ngisé'j te njé krah dhe e shkundéj,shkèlqosi me pare njé sy, pra tjetrin e pa njé fìxhé té njohur: ishtata <^é kerkoj té e zgjoj e té i fliséj e, ndérkaq, e shtréngoj mekrahét sa té i jipéj ca te ngrohté me kurmin.

Ndo ore me pare Tato kish kléne shtyjtur ka ujét te tèrbuarmbi zallin e lumit £é u kish bére me shiun e madh e atje kishqéndruar i zalisur ngjera kur e pa Ì jati, q'é kish jarréné té zéj njédegé £é virej mbi pérroin.

- Tato, i vogli jim, shkoi, ngé e me gjé — tha tatamiu — fur-tura sosi, nani je mire.

Po Tato ngé ia béj té fliséj: — Uhm... aurgh... gnerf...- Tato, ngreu, jec! Jam u, tata jyt, - vazhdoi i jati.- Oh, ta'... auf... qé kle? Rashé .. .auf ... ka fleta, thomse? U

ngé .. .hee .. .dej1 e béja, vura kémben ligé e... auf... pra me dérguansi njé flok zborje ^é... hipet te vendi té bienj ka qielli... sbuffi... pòméma qeshej e... ngé trémbej, atéheré u. . . ndélgova se ngé ish gjé téligé. Shpresonj té mos zémbérohet tuiimjeshtri pér^é u ngé...

— Mos kij dre Tato, è'ndérrijte e te éndérrat ngé bénet mékaté— e qetesoi i jati.

- E pér^é méma qéndroi atje? — pyejti Tato me njé sherétim.- Pér^é kle thérritur té té ndihénj té bénesh njé mi i mire, té

realizosh éndérrat tote, e njé dite ka jemi gjithé bashké sa tébéjém té éndérrijén gjithé ata ^é duam mire.

- Kur ka jemi gjithé mi té bardhé?-Èj , i vogli jim...mi té bardhé.Dha u kish ngrysur mbi are dite té keqe. I jati ndihu Taton té

ngréhej e bashké kérkuan njé vend me té termé ku té prisjén té dihej.Kur u di, gjetèn gjagje té hajén e prané u vuné té kérkojén njé

vend té mire per té bére njé strofull té ri. Té gjeturit <;é e gjetèn,bène njé bukur vére te dheu: tata drejtoi shérbétiret ndersa Tato,me thelimé té madhe pò pa urdhér, lodhej e ngosej me kémbét tuehjedhur boté $é shumé heré vej e i soséj ngrah té jatit. Me dy ditestrofulli kle stisur e dy mite méndén té préheshin té qeté.

Ky strofull ku jisjén pas shiut té madh ish i mire, pò jo i bukursi ai £é kish kléné stisur bashké me memén. Tato nga menate nxiréjkokén jashté galetés, vérrehej pérreth mos ishén rreziqe e pranékriséj mbi dheun té vej e kerkoj té ngréné. Vendi i tij ish, edhe

22

Page 25: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

LETTERATURA

GAETANO GERBINU: Tulipani i madh

kètu, njè lis, pèrposh te gilit gjèndeshìn shumè lèndè.Njè dite, ndèrsa ì qasej pemè's se madhe, Tato pa gè lé'vizej

ndèr fletè't e verdha e dushqet rare ka degét, gjagjè gè i glisèj njimiu si ai. Nje skajè i mbrijtur per kè'te prani te padashur jarruridanxè lisit e ndé'lgoi se ai i huaj ish nje fembèr, e vogel, shumè ehjeshme dhe e gjallèt, gè tundej e shkundej tue kè'rkuar ndolènde te grij. Pa thènè nje fjalè u vu edhe ai te ké'rkoj te ngrene.

Per nje bukur copè nge u pèrseksen fare e bene skurse tjetringe jiséj, ngjera kur pane te dy nje lèndè te madhe e iu sulèn mefore. E rrembyen njera ka nje ané, jetri ka jetra ane e qèndruan tevèrreheshin me syun e lig.

— Nje mashkull me vjersh nge e éndérrin té Ì vjedhènj njelèndè nji fembrje! — klithi ajo pa u trèmbur.

Tato, me pare, porsanith nge kish fole kurrè me nje fembèrkèshtu té hjeshme, i mneruar, nge dij gè kish thoshèj, pranè ukujtua se ndodheshin te dheu Ì tij e, Ì vendosur, iu pèrgjegj: —Njè vajzè me mèsim nge hyn pa thelimè te dheu e nji tjetèr miu!

— U nge pashè shkruar gjakun se kjo pemè isht e... e... e...edhe embrin tènd nge e njoh - tha e vogla gè, me shumè vèrrejTaton me i dukej skur e kish njohur ca qèro me pare atè fytyre.

- Embri jim isht Tato, jes me tatèn tim e strofulli jynè ndod-het pak tutje. E ti, te ku rri? SÌ te thonè? — pyejti Tato.

— Edhe strofulli jim isht kètu danxè. U e familja jime jerd-hèm e rrijtèm kètu pas shiut te madh. Embri jim isht Frufrù!

— Frufrù? — pèrtèriti i bindur Tato, tue u munduar te kujtojku kish gjegjur atè embèr.

— Ej, Frufrù. Te duker nje embèr i jashtèzakonshèm? — pye-jti Frufrù, tue menduar se Tato u kish guditur per embrin e saj.

—Jo, jo, u ndèlgonj skurse e kam gjegjur ndo herè — u pèrgjegj Tato.— E mua me duket se tyj te kam pare gjakun! — shtoi Frufrù.Vazhduan te flisjen e kèrkuan te ndèlgojèn ku, e si, u kishèn

njohur. Shkuan kèshtu te parèt momente mbrije e u bène miq.Me qèroin Tato e Frufrù u pèrpoqèn shumè herè dhe pra u bènenje gift ku rregjèroj dashuria.

Njè bukur dite vendosèn té lidhjèn gjellèt e tyre per gjith-monè e bène strofullin e vet ku rruan e trazhguan e patèn shumèté nokèrr ngjyré hiri.

23

Page 26: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

G. CASARRUBEA: Ancora su Forrdl.i | . . . (

Da recenti notizie di stampa abbiamo appreso che finalmente sono stati

aperti gli archivi della CI A relativi ai primi anni del secondo dopoguer-

ra, dai quali sono venuti a disposizione degli storici e degli studiosi copiosi,

importanti e dirompenti documenti che riguardano, fra l'altro, le vicende

storiche dell'Italia dell'immediato dopoguerra nelle quali la Strage di

Portella della Ginestra riveste ancora un ruolo centrale per quello che in

questi decenni ha rappresentato e per quello che di nuovo può ancora rapp-

resentare in termini di ricostruzione storica e politica come Giuseppe

Casarrubea nella lettera-scheda sottoriportata fa intravedere (PM),

Caro Pietro,ti faccio avere, in allegato, l'organigramma di una ipotesi, fonda-ta su documenti, di quello che poteva essere lo scenario nel qualematurò la strage di Portella della Ginestra.

A distanza di 55 anni da quel luttuoso evento che cambiò idestini della nostra Repubblica, pare doveroso non chiudere ilcapitolo dello stragismo di quegli anni, restando fossilizzati nellegabbie delle tesi iniziali fornite dalle fonti ufficiali.

Ecco dunque una pista che non fu seguita e che, come tu sai,non è ragionevale scartare in via pregiudiziale. Che le ipotesi, for-mulate sulla base di documenti, possano alla fine apparire infon-date, è normale; ma è anomalo scartarle in partenza.

Restano, comunque, inconfutabili Ì se-guenti dati:1. Dopo lo sbarco alleato in Sicilia (1943) i ser-vizi segreti amer-icani cominciarono a patteggiare con gli americani e con ifascisti, ex repubblichini di Salò, offrendo loro l'impunità, incambio di "operazioni da effettuare sul medio e lungo periodo";2. Nel primo semestre del '47 risulta documentata la presenza inSicilia di Luky Luciano. Il suo arrivo e la sua partenza sono straor-dinariamente coincidenti con la preparazione e la conclusione dellestragi (gennaio-22 giugno dello stesso anno). È doveroso avanzarel'ipotesi, supportata dal forte indizio della presenza del boss italo-americano, che questi abbia fatto fare alle mafie locali, ancora trop-po legate a una visione localistica del controllo violento del terri-torio, quel "salto di qualità" che doveva condurre le piccole mafiead diventare la "grande" mafia: Cosa Nostra, appunro.

Portella rappresenta infatti il momento della legittimazionedella mafia nel sistema di potere nazionale.

24

Page 27: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

G. CASARRUBEA: Ancora su Portella [...]

COUNTER INTELLIGENCE CORPS (C.I.C.)(emanazione dell'Office of Strategie Services- Oss)

Via Sicilia, 59 ROMA

ORGANIGRAMMA

(CAPITANO JAMES ANGLÌTQN- USA]

SOGGETTIRR. CC.

Battaglione 808 controspionaggiodel Regio Esercito Italiano

Marina Italiana

Mafia

RESPONSABILIMaresciallo Saverio Laccisaglia

Maggiore Renzo Bonivento

uCapitano Pietro FazioCapitano Carlo Resio

Lucky Luciano

FUNZIONIAttività di controspionaggio in Italia ecollegamento tra RR.CC. e C.I.C.Attività di controspionaggio in Italia ecollegamento tra E.I. e C.I.C.

Responsabile per la Sicilia (PA)Attività di controspionaggio in Italia ecollegamento tra Marina e C.I.C.Coordinamento mafie locali (maggio -giugno

Page 28: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

G. CASARRUBEA: Ancora su Forcella {...]

Agenti Oss in Sicilia

Fascisti di Salò

Mìke SternVictor Barrett - George Zappala

Polvani (ex federale di Firenze eresponsabile a Palermo deineofascisti di Salò- probabileispiratore occulto del FronteAntibolscevico a Palermo)

trPino e Carlo Romualdi

1947)Controllo su GiulianoMonitoraggio delle attività del comunismo inSiciliaPropaganda fascista e resistenza alcomunismo in Sicilia

Collegamento tra Polvani e i fascisti decentro-Nord Italia

Decima Mas Comandante]. V. Borghese

£Capitano Nino Buttazzoni

Organizzazione paramilitare clandestinacontro il comunismo in Italia

Collegamento tra Angleton e BorgheseOrganizzazione effettiva dei commandosparamilitari a fini sfragisticiConnessione col Fronte Antibolscevico

Page 29: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

G. CASARRUBEA: Ancora su Portella (...)

Monarchici e massoni Tommaso Leone MarchesanePrincipe Alliata di MonterealeGiacomo Cusumano GelosoGiulia Mantenga Alliata di Ganci principessa diMontereale (appartenente all'Ovra di Palermo)

Impedire il processo delleriforme sul piano politico.Individuare e proteggeregruppi operativi utilizzabili atale scopo

1 1Ispettorato Generale di PubblicaSicurezza in Sicilia

Ettore Messana Assicurare la copertura sul depistiggio delleindagini da parte della polizia giudiziaria

Page 30: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

_^ ___ SOKOL DEDJA: L'emigrazione albanese [...]

SOKOL DEDJAL'emigrazione albanese in Italia nel tardoMedioevo come problema storiografico"

Per giustificare scientificamente il fenomeno dell'emigrazionealbanese verso l'Italia a seguito della quale si formò la diasporadelle colonie ancora oggi presenti nel sud, si è sempre ricorso al"mito storico", infatti l'esodo di molti albanesi fu solitamente vistocome conseguenza dell'invasione turca e delle rappresaglie controle popolazioni albanesi di fede cristiana, che con fermezza avevanoresistito in armi all'occupante, sotto la guida di Skanderbeg.

Le motivazioni politico-religiose di tale esodo le troviamonella tradizione orale degli arbére-she ed hanno anche influenza-to la storiografìa albanese fino a metà del secolo XX.

Le prime notizie sull'emigrazione albanese nell'Italia merid-ionale le attingiamo dagli storici italiani del secolo XVI' i qualiscrivevano quando in Italia c'era una grande sensibilità per il crol-lo dell'impero bizantino con la preoccupante espansione dell'im-pero ottomano che in quel momento era pure un rischio per l'Italiameridionale. Gli italiani del XVI sec. collocano la fuga degli espa-triati nel quadro dell'invasione dei Balcani da parte degli Osmanli.

Quando gli storici dell'Italia meridionale trattano il temadell'espansione ottomana, interpretano senza alcun dubbio le pre-occupazioni della monarchia napoletana nei loro scritti. Par-lando di guerre ed eserciti, si coglie un altro aspetto dell'emi-grazione albanese: il mercenarismo.

Paolo Giovio ricorda gli albanesi che militavano nelle com-pagnie di Carlo V come "capitani di cavalli albanesi"2, si tratta dicavalieri che si segnalavano per la loro rapidità e grandezza men-zionati pure dal Fontano nel "De Bello Neapolitano"3. Anche nelXVII sec. Filadelfio Mugno parla di " ... famiglie d'antica nobiltà... della Grecia regione ..., le quali non potendo soffrire il giogo dei

• L'arriccio è tratto da: STUDIME HISTORIKE, Tirana, nn. 1-2 (2001), pp. 7-21. Latraduzione è di Giuseppe Schifò di Modica.1 T. FAZELLO, De rebus stenla, Panormi, 1550. Dee. I, Lib. I: P. GIOVIO,Historiarum sui temporis Tomusprima* (secundm), Venetiis, 1553, 1554, libri 26 e 29.2 P GIOVIO, op. eh., Lib. 26.} G. G. FONTANO, De bello napolitano, Napoli, 1509, lib. IL

28

Page 31: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

SoKOL DEI")]A: L'emigrazione albanese [...}

tiranni e la barbara servitù ... in Italia, in Sicilia ed in altreProvintie e Regni del dominio del re cattolico si ricoverarono"1.

Le opere dei secoli XVIII e XIX sono scritte da autoriarbèreshe i quali considerano i loro progenitori come indomiticombattenti della Croce, costretti ad evacuare la madrepatriadopo l'occupazione ottomana dei loro territori.

Nella storiografìa si accreditò così l'interpretazione politico-religiosa e militare dell'emigrazione albanese\a metà del secolo XX in una delle più grandi opere

storiche del francese Braudel la spiegazione tradizionale cominciòa essere messa in discussione. La nota tesi di Braudel sulla inter-dipendenza della vita sociale con i fattori ambientali orientò il suointeresse anche verso le migrazioni dalle zone montane come fattoinevitabile'1. Le montagne, secondo Braudel, sono frequentementesovrapopolate rispetto alle loro capacità produttive. Il sovrapopo-lamento con facilità supera il limite, pertanto il sovraccaricoumano va scaricato sulla pianura7.

Il caso albanese per Braudel è caratteristico della diaspora conprovenienza montanara degna dì uno studio più approfondito.Secondo lo storico francese gli albanesi lasciano i monti prevalente-mente come soldati, infatti in generale la forma più diffusa di traslo-cazione dai monti è quella dell'arruolamento militare. I monti sonoquasi tutti "cantoni svizzeri"". A parte Ì suggerimenti di Braudel c'èda tener conto anche di altro. Le migrazioni in generale sono studi-ate sotto il profilo della storiografìa degli ultimi decenni come lastoria demografica, il rapporto della popolazione con il territorio,ecc. Nelle acquisizioni più recenti della storiografia il ruolo princi-pale lo ha giocato la scuola francese degli Annuii.

È nata lì la storia demografica, specialmente in un articolo di

' F. MUGNOS, Teatro genealn^ifii delle famiglie minii, intitolate, feudatarie di Sicilia, Palermo,16^"), voi. l i , p. 201.

1 Anche un'opera classica su l l a diaspora albanese rome L. VON THALLOCSY, Die

Albanische Diaipora, in ILLYRISCHE-ALBANISCHE FORSHUNGEN, MUNCHEN,1916, per gl i italo-albanesi si basa sulle opere degli autori arbereshe sopracitati.

" V. BRALID1ÌL, L.< Mediterranei' et It monde mediterranee» a l'époque de l'hi/i/i/ie lì, Paris, 1 U82(traduzione i tal iana, Torino, 1986, p. 35).

' IVI. p. 26.• IV], p. 3V

Page 32: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

SOKOL DEDJA: L'emigrazione albanese [...]

Meuvret che approfondisce il concetto di "crisi di sussistenza" cheè alla base delle monografìe collaterali del gruppo degli Annalidegli anni '60. Sono il modello della storiografìa europea. Questomodello lo seguirono gli autori che si occuparono delle regionimeridionali in "Storia del Mezzogiorno"10. Essi inseriscono l'occu-pazione albanese nel quadro demografico dell'Italia meridionalesenza metterne in discussione le certezze tradizionali. Ma inFrancia, in linea con le tesi di Braudel, si elaborò il concetto dizona esportatrice che si configura come luogo che fornisce uomi-ni. Contado e zone di montagna in difficoltà economiche diven-tano facilmente "regioni di migrazione" preferenziale nei confron-ti di alcune "regioni di accoglienza"11. Per la spiegazione di questofenomeno, il determinismo geografico di Braudel si intreccia conla ricerca delle cause economico-sociali delle migrazioni. Comenota lo studioso italiano Comba, la nozione braudeliana disovrapopolamento è relativa perché il rapporto tra le risorse natu-rali e i bisogni umani è legato al modello sociale di sfruttamentodelle risorse naturali ed alle tecniche di controllo dell'ambiente,dunque allo sviluppo economico-socìale delle zone12.

Per gli arbè'reshè, Sergio Anselmi le ragioni dell'emigrazionealbanese e balcanica nell'insieme le ricerca nella profonda crisi eco-nomica dei Balcani. Tale crisi era cominciata da tempo e dipendeva dauna struttura sociale ingessata, da una tipologia del territorio poco pro-duttivo e da un clima di anarchia e di conflitti alla fine del medioevo.

Anselmi non si spinge oltre nella trattazione delle ragionieconomiche collegate all'emigrazione albanese. Per spiegare inmodo convincente sul piano economico-sociale questo fenomenobisognerebbe avere un quadro documentato della situazione eco-nomico-sociale dei Balcani del tempo che ci manca. Il successodegli studi in proposito, come osserva Cirkovic, è ostacolato dalla

'> Pvputatton, 1946.10 AA. VV, Stona del Mezzogiorno, diretta da G. Calasse e R. Romeo, voli. VI e VI],11 POUSSOU, Introducimi a l'elude de* migratimi anatri ntì, in DEMOGRAFIE HIS-TORIQUE, a cura di Marnilo e Charboneau.12 R. COMBA, Emigrare ne! Medio evo. Aspetti socio-economici della mobilità geografica neisete, XI-XVI m STRUTTURE FAMILIARI, EPIDEMIE, EMIGRAZIONI NELL'ITALIAMERIDIONALE, a cura di R. Comba, C,. P iccinini , G. Finto, Napoli, 1984, pp. 45-74.

30

Page 33: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

SOKOL DEDJA: L'emigrazione albanese [...]

nota penuria di fonti storiche sulla storia medievale dei Balcani13.Non solo questo: la nostra penisola è un territorio ancora pocoesplorato dalla storia economica anche se il paradigma marxianoin tanti luoghi si è imposto nella storiografìa degli ultimi decen-ni. Comunque sia gli storici di questa zona riconoscono quasiconcordemente che il periodo antecedente l'invasione ottomana èuna fase di crisi economica e di inaudito sfruttamento feudale.

Dal sec. XIII fino al XV, secondo Cirkovic, i Balcani conob-bero il frazionamento più estremo della loro storia. Non a caso losviluppo economico ha spazi assai angusti14. L'oppressione feudalediventò così aspra che Braudel ha definito l'occupazioneottomana la liberazione dei "poveri diavoli" con chiaro rife-rimento ai contadini balcanici15. Quanto vessatorio fosse diventa-to il prelievo feudale in Albania in questo periodo, lo dimostra ilconsistente volume di grano che si vendeva ai commerciantiveneri e ragusani16 dai feudatari di un paese che non ne era certa-mente un grande produttore. Ma la classe feudale era in con-dizione di vendere agli estranei il superfluo che si accumulavacon la quota che ricevevano dai cittadini per quanto esiguo fosseil raccolto. L'esportazione di frumento fu possibile proprio a causadella radicalizzazione del feudalesimo. Come ha chiarito il bizan-tinologo francese Alain Ducellier, matura il secolare processo dicrisi della piccola proprietà contadina ed il rafforzamento del lati-fondismo17. I latifondisti costituiscono una casta formata dall'unionedei grandi proprietari terrieri e dai funzionari. Scomparve la pic-cola proprierà dei contadini-soldati che aveva caratterizzato persecoli l'impero bizantino e che ne era stata la forza. La concessionedelle rerre come ricompensa per il servizio militare, pronoia (allo-dio), acquista con il tempo la forma della signoria in occidente.Con l'allodio ai funzionari si concede pure il dirirto di una ricom-pensa per il servizio di esazione delle tasse in sostituzione dello stato.

11 £lRKOVl£, Sviluppo e arretratezza nella penisola Balcanica, in SVILUPPO EARRETRATEZZA IN EUROPA E FUORI, Firenze, 1983.14 IBIDEM15 F. BRAUDEL, op. at., p. 698."' B. HRABAK, Exportation des céréales de l'Albanie au XIV et XV sièc/es, m STUDIAALBANICA, 1968, n. 2, pp. l i l e segg..' ' A. DUCELLIER, Bysanceet le mondeartodaxe, Paris, 1986 {traduzione italiana, Torino, p. 179.

31

Page 34: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

SOKOL DEDJA: L'emigrazione albanese [...]

Ciò facilitò la possibilità di espropriazione dei più deboli. Dalla finedel sec. XIV non ci fu più differenza tra proprietà e signoria e, cosapiù importante, ai grandi proprietari fu concesso il diritto diprelazione. Il processo di concentrazione feudaria in particolare,provocò traumi sociali in una zona prevalentemente montana comel'Albania dove avevano resistito a lungo le strutture sociali primitivemodellate sul sistema dei contadini autogestiti (koria). Come haosservato Castellan, fino a quel punto il villaggio era una comunitàche rispondeva collettivamente allo stato nel pagamento delle tasse eche si autogovernava con un organo collegiale (Consiglio) e un capo.Le assemblee regolavano la vita della comunità e risolvevano i con-flitti secondo i canoni ereditati dalla tradizione orale, limitandoall'indispensabile le interferenze dei funzionar! bizantini18.

Nei secoli XIV e XV, con l'espansione del latifondo, la dis-gregazione di questo sistema di clan provocò ciò che Ducellierchiama "nomadismo albanese"19 Intere bande, ordinariamenteappartenenti alle vecchie strutture tribali, si danno al passo.Dalla Macedonia arrivano in Tessaglia nell'anno 131520. Altrigruppi si dirigono verso l'Italia e l'Acarnania. Questi territorigreci sono interessati da un calo demografico tale che i governilocali erano in competizione tra loro nello sforzo di attirare icoloni albanesi, necessari non solo nei lavori agricoli ma anchenella difesa del territorio. Le incursioni ottomane si verifìcanoproprio in quel periodo. Venezia li chiama nei suoi possedimentigreci di Corone e Modone. Così anche i despoti della Morea.Furono gli Albanesi a sostenere ÌI peso della difesa di Corone edopo la resa lasciarono la cittadella rifugiandosi in Italia. Inalcune regioni, come l'Argolide, gli albanesi nel 1461, secondo icensimenti ottomani, sono più del 30 % della popolazione21.

Il pesante prelievo feudale che con gli espropri è responsabile di

18 G. CASTELLAN, Hhtairt des Balkatu (XIV-XX sièdes), Paris, 1991 (trad. it.. Lecce,1999, P- 150).19 A. DUCELLIER, op, cit,, p. 392.2 U Ivi : K. JIRECEK, Appunti sull'Albania, trad. da Geschichte der Serben, Gothe, 1911 inARCHIVIO DELL'ISTITUTO DI STORIA, A IH 118, pp. 24-25; L. VON THAL-LOCZY. K. JIRECEK, Shqiperia m tekaluaren, trad. da Illirysche-albanische Forschungen,Munchen, 1916, in ARCHIVIO DELL'ISTITUTO DI STORIA, A I 189, p- 13-21 A. DUCELLIER, op. cit., p. 392.

32

Page 35: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

SOKOL DLDJA: L'emigrazione albanese [...]

questo "nomadismo" si inasprisce inevitabilmente durante laresistenza sotto la guida di Skanderbeg contro gli invasori ottomani.Non vi è dubbio che nella circostanza la lotta eroica degli albanesiabbia avuto il carattere di un movimento popolare e nazionale. Maè anche vero che le gravose imposizioni feudali per coprire le spesebelliche sono documentate tanto dal crescente volume di granoesportato in quegli annÌ-'J quanto da 11'espandersi dell'emigrazione.

Questa era la congiuntura economico-sociale nel tempo deiflussi migratori più intensi verso l'Italia. Ma la regione continen-tale dei Balcani è zona "espottatrice di persone" nel "lungo perio-do". Ciò richiede spiegazioni sul piano strutturale da ricercare nel-l'immobilità del mondo agricolo bizantino di cui parlaDucellier". Il vecchio sistema di sfruttamento del suolo ha fatto sìche i bizantini si trovassero in una posizione più arretrata rispettoa quella degli occidentali. Tale arretratezza si manifesta nellarotazione agraria biennale, nelle tecnologie tradizionali, nellainveterata ripetizione delle stesse colture e nel ritardo a intrapren-dere lo sfruttamento di nuove terre come si fece in occidente conl'aumento della popolazione. Ducellier attribuisce l'immobilismoatavico alla mentalità conservatrice dei contadini e a una natalitàinferiote ai livelli demografici dell'Occidente. L'arretratezza delsistema agricolo trasformava ogni flessione demografica in un pro-gressivo avanzamento delle paludi e in epidemie malariche. AncheBraudel, che è tanto attento alle situazioni tipiche della mon-tagna, non trascura le restanti zone povere sotto i 500 metri e,citando l'Albania in particolare, ricorda che esse nella stagionedelle piogge si trasformano in laghi e fango-'1, provocando infes-tazioni malariche. Le fonti venete menzionano la malaria nelle pia-nure albanesi già dall'anno 1390J\e le epidemie probabil-mente sono state un forte impulso all'emigrazione.

Nel ragionevole collegamento con i fatti economico-socialidelle migrazioni, la storiografìa degli ultimi tempi tende a sotto-valutare la tesi dell'espatrio a causa dell'invasione ottomana. Per

" B. HRABAT, „/>. di..

" A. DUCELLIER, op, ut. pp. ! 1-44.24 F. BRAUDEL, «/>. < / / . , pp. 15 e 49.

11 A. DUCELLII-R, op. ,it., ibidem.

33

Page 36: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

SOKOL DEDJA: L'emigrazione albanese [...]

Sergio Anselmi questa lettura è stata la condivisione acritica di una"verità" così scontata da non richiedere una verifica perché si fon-dava su una filosofìa esemplificata: turchi = terra bruciata-''.Anselmi sa che l'occupazione ottomana concorre a spiegare gliespatri della seconda metà del XV sec. ma per il periodo precedentele cause scatenanti sono da ricercare nei fatti economici. Infatti, sesi è creduto in un nesso automatico tra l'invasione ottomana e l'em-igrazione albanese, la colpa è del limitato interesse al riguardo suigrandi esodi di fine XV sec. che coincisero parzialmente con laresistenza in armi di Skanderbeg. Oggi la penisola balcanica èdefinita "regione esportatrice di persone" a lungo termine e si èampliato l'arco temporale degli studi. H. Bresc ha studiato gli attiche interessano gli Albanesi presenti nella città come braccianti,trasferitisi in Sicilia motu proprio e presto integrati nella societàisolana2". Questi rogiti attestano che gli Albanesi già nei primi duedecenni del XV sec. sono ormai integrati. Bresc ritiene che sianoarrivati alla fine del XIV sec. forse venduti come schiavi1*. Anchel'italiana Visceglia, parlando delle immigrazioni in Puglia, spaziaoltre il sec. XV e parla di un primo flusso nel 1272, di altri duesuccessivi nel 1 327 e nel 1396 fino agli esodi del XV sec/J In tuttoil tempo considerato, come vuole Anselmi, anche l'invasioneottomana aiuta a spiegare la ruga dai balcani nella seconda metà delXV sec.'" e a risolvere i problemi. Le cose si complicano quandoleggiamo gli scritti di Braudel e di altri ancora sull'invasioneottomana dei Balcani. L'occupazione ottomana per tutta la realtàrurale dei Balcani fu veramente una "liberazione dei poveridiavoli''^1 perché ciò li affrancò dai grandi latifondisti, padroniindiscussi nelle loro terre mentre gli spani osmanì che li sosti-tuirono inizialmente richiesero solo tasse in denaro, non corvè'1.

-'• S. ANSELMI, Schiaravi e Alhamù neH'agrinlti/rn marchigiana, in RIVISTA DI STORIADELL'AGRICOLTURA, 1976, p. 5.J I H. BRESC, Poar um hittuire Ja Albanau m Sicilie, in ARCHIVIO STORICO PER LASICILIA ORIENTALE, LXVIII , 1972, pp. 257 e segg..' " IVI , [,. 232.'" A. M. VISCEGLIA, Terra J'Otranta. Dagli Angioini all'Unità, in STORIA DELMEZ/OGIORNO, VII, PP. 331-468." :S. ANSELMI,^. .//.. p. v" F. B R A U D E L , op. eit.. p. 69S.!- IBIDEM

34

Page 37: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

SOKOL DELÌJA: L'emigrazione albanese [ . . . ]

Questa nuova classe dominante sotto il vigile controllo delle autoritàstatali, non potendo appropriarsi delle modeste risorse dei contadini, sevuole arricchire, non ha che da scegliere l'alternativa della guerra".

Anche per Preto l'occupante ottomano è "nemico della nobiltà"'',teso a sradicare con l'eliminazione fisica la vecchia classe dirigente deitenitori occupati. Qui la gente da secoli, oppressa dai feudatari locali,guarda con indulgenza i nuovi padroni che li liberano da un giogoinsopportabile. Dalle opere degli storici veneti di questo periodo,Preto ricava, nei confronti dei Turchi, un quadro di distacco da partedelle popolazioni che vivevano nei possedimenti della Serenissima.Ciò nella maggior parte dei casi si trasforma in collaborazione e invero tradimento. Preto ne cerca le ragioni nell'odio convinto contro iveneti, accusati di razzia dei beni bizantini. Se aggiungiamo a tanto iconflitti religiosi con i cattolici e la politica di sostegno alla nobiltàcontro i contadini, praticata da Venezia, è così spiegata la convinzioneben enucleata nell'aforisma di Santa Sofìa dopo il concilio di Firenze:"il turbante dei Turchi è preferibile al mitra dei Latini".

Si perviene così al ribaltamento dell'immagine di un grannumero di Albanesi e Balcanici in generale che, spinti dall'op-pressione degli infedeli, cercano l'abbraccio dei fratelli cristianioltre il mare. Ma fu veramente un miglioramento l'invasioneottomana per i contadini balcanici? Gli Ottomani imposero lapax tunica che pose fine a un lungo periodo di guerre stravolgen-ti e ciò indubbiamente causò povertà economica. Per quantoriguarda l'organizzazione economico-sociale, la storiografia degliultimi anni tende a sottolineare la continuità. Lo storico turcoInalcìk trova una stretta relazione tra il feudo e il timar"'. Anchei vecchi feudatari, per propiziarsi i nuovi vassalli, ne salva-guardano le prerogative. Così, come sottolinea Ducellier, l'odiopopolare e i tentativi di insurrezione non evidenziano l'avversioneper il nuovo regime, ma la noncuranza per la salvaguardia dellevecchie strutture che erano insopportabili già prima dell'occu-pazione ottomana. Nel diario del veneto Stefano Magno"' del

" IVI, p. 760.M P. PRETO. Vttttzta e i Turchi, Firenze, 1975, iap. I l i , parte IV.11 H. INALCÌK. The ottoman empire. Thè classica! age. 1.ÌOO-1600, Londmi, 1973, p. 107.l" K. N. SATHAS, DW amenti inediti [>onr servir a l'hhtoìre du moyen agc, Pans, 1H88, voi. VI.

Page 38: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

SOKOL DEDJA: L'emigrazione albanese (...]

1480 i fuoriusciti albanesi operano contemporaneamente neipossedimenti turchi come in quelli Veneti: "scorrendo el paese adanni de' Turchi et etiam de' Veneziani". Il non facile problemada risolvere di un tema epocale nella storia dei Balcani, del temarelativo al suo sviluppo economico-sociale alla vigilia dell'occu-pazione ottomana e della ripercussione sul suo sviluppo, ha desta-to l'interesse degli storici di questa regione sulla diaspora dellapopolazione balcanica in quel tempo. Sfortunatamente questointeresse non ha ancora approfondito la conoscenza di questofenomeno. L'emigrazione dai Balcani è semplicemente servitacome materiale per tesi anche contrapposte l'una all'altra. Chi hadifeso la tesi della crisi economico-sociale, dell'asprezza dellosfruttamento feudale, ha ravvisato nelle emigrazioni una provadelle misere condizioni di queste popolazioni alle soglie dell'in-vasione ottomana. Tale invasione fu favorita dalla diffìcile vita incampagna e fu un miglioramento di quella situazione.

Gli storici balcanici nell'insieme considerano l'invasioneottomana come un avvenimento traumatico e tragico nella storiadella regione, responsabile dell'odierna arretratezza nei confrontidella restante parte dell'Europa. I turchi ottomani hanno ostaco-lato uno sviluppo storico che fino allora, con tutte le difficoltà,procedeva con il passo dell'altra parte del continente.

Secondo questa tesi gli occupatori non solo s'imposero con scon-volgimenti e terrore ma sottomisero anche i contadini della regione,parte dei quali fino ad allora erano liberi, al duro sistema del limar.

L'occupazione ottomana impedì anche uno sviluppo embrionaledell'artigianato e del commercio". Anche la fuga dalla penisola è vistacome dimostrazione di questo appesanti mento della situazione gen-erale. Al contrario come abbiamo visto, chi ha posto l'accento sullacontinuità, ha cercato nell'emigrazione un riscontro a questa tesi.

Bisogna concludere che si fugge dalla povertà e non daiturchi ottomani? Il terrore praticato dagli ottomani è inventato?

Alla domanda se la sottomissione ad una potenza islamicacostituiva un problema culturale o religioso per la popolazioneortodossa dei Balcani, Ducellier risponde negativamente.

» A. &\JDA,GjergjKaitrioti&nt>okattif, in STUDIME PER EPOKEN E SKENDERBEUT,Tirane, 1989, II, p. 21; Historia e Sbqiperise, 1959.

36

Page 39: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

___^__ ^^ SOKUL DfcpjA: L'emigrazione albanese [...]

Dopo la capitolazione di Costantìnopoli, il patriarca accettòl'investitura del sultano come i suoi predecessori la ricevevanodall'imperatore bizantino. Affinchè la sua autorità spirituale sututti gli ortodossi fosse riconosciuta dal potere temporale, ilpatriarca si faceva garante della loro obbedienza al Sultano.

Sull'orizzonte dunque nihìl sub sole novi. Ciò spiega, secondoDucellier, che non ci sono stati trasferimenti di ortodossi daiBalcani. Egli opina che i profughi in Italia provenissero daipossedimenti veneri e genovesi e che fossero cattolico-romani ouniati o costretti a emigrare per l'onerosa imposizione fiscale delSultano. Le tasse e non la guerra santa in nome della fede li hannospinti a insorgere disperatamente così che dopo l'insuccesso, nonrimaneva loro che la fuga oltre Adriatico1".

Ducellier non nega che vivessero in un clima di terrore, infattii dati sui genocidi e le rappresaglie li giudica gonfiati da quelli chericevettero il maggior danno dall'occupazione ottomana: gli intel-lettuali. Molti di loro erano sostenitori dell'unione religiosa conRoma, come unica possibilità di salvezza per l'Impero bizantino.

Il documento più importante che descrive gli albanesi giun-ti in Italia come incalzati dalla repressione degli invasori è unalettera del papa Paolo II (1461-1471) indirizzata a Filippo, ducadi Borgogna39, nella quale si dice:

[...] Multi albanesi sono stati uccisi, altri sono sottoposti a unregime di estrema povertà. Sono cadute in possesso dei turchiottomani le fortificazioni che nel passato ci hanno difeso frenandone

l'impeto. Le coste italiane dell'Adriatico che sono più vicine alciclone tremano per la paura. Ovunque regna il panico, il lutto, lamorte, la schiavitù. È penoso vedere le navi dei fuggitivi dirigersiverso i porti i tal iani e povere famiglie, ormai senza patria, ferme suilitorali che piangono alzando le mani al ciclo.

Certamente il papa è parte in causa, politicamente e ideo-logicamente condizionato. Della tradizione orale arbereshe hapure dubitato Patrizia Resta in un suo studio antropologico'10. Se

'* A. DUCELLIER, op. ut., p. 392.'" La lettera hi pubblicata per Li prima volta in P. P. RODOTÀ, Dell'origine, progresso r •.lutti

presente del rito greco in Italia, L. I l i , Roma, 176^. p, W."' P. RESTA, Parente/a e identità etnica. Consanguineità e scambi matrimoniali in una comunità

tttilv-albanese, Milano, 1991.

37

Page 40: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

SOKQlj^F-DJA: L'emigrazione albanese [...)

la fuga dal terrore ottomano non è solo frutto della tradizioneorale degli arbè'reshè, è ipotizzabile che sia nata nel 1471? Inquell'anno un gruppo di albanesi firmava Ì capitoli" con i qualisì concedeva loro il villaggio di San Demetrio con l'esplicitaammissione «quod propter infelicem victoriam turcarum expo-liati et exules sunt a patriis mansionibus»42. Ma le tradizioni nonsi consolidano in tempi brevi.

E interessante il caso degli albanesi di Palazzo Adriano in Sicilia,per i quali abbiamo tre capitoli che sono, nell'ordine, del 1482, del1501, del 1 507 e una riconferma dell'ultimo capitolo nel 1554'\ primi tre documenti tacciono sui motivi dell'espatrio. Solo

nel capitolo del 1554 si parla di «graeci albanenses ab eorumpatria a crudelibus Turcis invasa expulsi»". Tale spiegazioneviene fuori dunque dopo mezzo secolo di esilio. È facile arguireche siamo in presenza di un fatto nuovo nelle pieghe dell'oralità.

È un dato storico documentato che l'avanzamento dei turchiottomani abbia provocato esodi dalle zone interne verso quellecostiere e da lì frequentemente verso l'Italia. Spremic, per fare unesempio, ha studiato i documenti ragusani che provano la cir-costanza. A Ragusa, nel 1464, gli sfollati delle zone interne eranocosì numerosi che le autorità cominciarono a trasportarlinell'Italia meridionale a proprie spese. Alla fine del XV sec., ilconte di Selenico comunicò a Venezia che tra il popolo regnava ilpanico e che molti abitanti volevano trasferirsi nelle Marche e inPuglia. A Ragusa nel 1465 tutti sapevano che gli esuli erano«fugientes a Turchis»15. Si sa inoltre che i turchi ottomani incon-trarono una strenua resistenza negli albanesi guidati daSkanderbeg. Si è certamente combattuta una guerra per preser-vare i privilegi feudali ma non dimentichiamo i rischi corsi dalla

" I capitoli frani) contratri fra il feudatario proprietario e gruppi di albanesi, ai quali veni-va concesso un villaggio. Sono i documenti più importanti per lo studio della storia degliArbéreshe.

'- Capitoli pubblicaci in G. TCXICI - F. PUTITO, Gti Albanesi ir, Calabria, in ARCHIVIO

STORICO DF.I.LA C A L A M U I A , 1914, p. 241 e *-gg.-l Capitoli pubblicati in Ci. LA MANTIA, / capitoli delle calùmi: greco-albanesi di Sici/ia dei

secoli XV ,- XVI, Palermo, ] 90-1

"IVI , p. 7.

4" SPRL'MIC, La migrazione di Slavi in Italia meridionale e ni Si-iilia alla fine dd Medio Evo.

in A t t i del VII Convegno degli storici i t a l i an i e iugoslavi, Lubiana, 1978.

Page 41: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

SUKUL DEDJA: L'emigrazione albanese {....]

nobiltà schierata in armi e dai suoi sostenitori: l'eliminazione fìsica.Almeno per i nobili alleati di Skanderbeg e per i loro capi occorreparlare di emigrazione politica. In una lettera di Giovannid'Aragona, redi Sicilia (1458-1479), si diceche un gruppo di nobili,parenti di Skanderbeg, che avevano combattuto contro i Turchiottomani con i loro coloni, chiedeva di avere asilo nel suo regno:

... nobiles Albani, seu Epirotae strenui contra turcos et clanssimi Ducis

Georgi Castriota Scandcrbeg et Epiri Principis ac ciusclcm consan-

guinei, aliique nobiles Albanenses, qui in nostrum regnum Siciliae

transeuntes cum nonnulla ailoniis illic abitare pretendimi ... "'

Ovviamente la spiegazione di tutto il fenomeno migratorio è com-plesso, infatti ci sono ragioni diverse per gruppi sociali diversi. Quandosi parla di fuga dall'invasore ottomano evidentemente bisogna limitareil discorso solo a una fascia della classe feudale e al loro seguito. Questiultimi non erano pochi se si tiene presente che dopo tanti anni di guer-ra continuarono a essere registrati espatri consistenti.

Il Regno di Napoli era un approdo naturale per lo sbarco, non soloper la sua posizione geografica, quanto per i noti legami che aveva lamonarchia con i capi albanesi in guerra contro i turchi. Che l'ac-coglienza nel regno di Napoli fosse una conseguenza logica di questerelazioni lo dimostra una lettera poco conosciuta di Alfonso d'Aragonadel 1452. Già da quell'anno era prevista questa possibilità. Alfonsoscrisse al principe di Taranto Giovanni Antonio del Balzo Orsini:

Crediamo site informato como li turchi fano continuamente guerraali populi e chnstiani de Albania li quali nui e per opera de la caritàper la fede che tenemo per la quale sostenermi la dieta guerra e per-ché molti deli baroni della so' venuti qua e racomandatosi e datosi anui e per molti a l t r i boni respecti li havirno molto cari e tenirnolihommi tucti nostri e però che li turchi sono molto più possenti cheloro, vi pregamo, incarricamo e comandamo che se caso fosse che liprefati chnstiam de Albania o alcuni de loro cachyati dali turchirecorressero a Leche o Brindisi o altre terre vestre, quelli faczatibenignamente receptare. E fat i l i providere per loro denari acompiente preczo de tucte quelle cose che haverano bisogno e dequesto ne farite servizio molto accepto1'.

'"Documento pii libi icato per la prima volta in V. DORSA, Sugli A Uhi nei i. Ricerche e pt-Hìieri.Trani, 1847, pp. 75-76.''J. MAZZOLENI, Codice Chigi. Un registro della Cancelleria di Aljunw I d'Aragona. n- iliNttfali. per g/i anni 1451-1453, Napoli, 1-465, pp. 2-11-242.

39

Page 42: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

SOKOL DEDJA: L'emigrazione albanese [...]

Dopo la morte di Skanderbeg il re Ferrante si dispose a rice-vere la vedova e l'erede del principe albanese. Con una lettera del1468 mandò Girolamo di Carvigno in Albania con l'incarico diporgere loro le proprie condoglianze. Inoltre

... perché ad nui per loro misso proprio haveno notificato che vor-riano venire in quisto nostro regno pregandoce li volessemoprovedere ad alcuno navìglio per possere passare: pertanto liesponente che la loro venuta ad nui sera molto piacere48.

I discendenti di Skanderbeg, come molti altri nobili albane-si, si integrarono nell'aristocrazia locale49.

Nell'ampia cornice delle migrazioni albanesi ha rilevanzanon secondaria il mercenarismo come forma di espatrio militare.Sono molti i documenti sulla presenza in Italia di mercenarialbanesi al soldo di vari principati italiani: a Venezia i famosistratioti50, a Milano nella cui cattedrale c'è il monumento sepol-crale di «Alexio de la Tarcheta de Albania» capitano di FrancescoSforza, a Urbino'1. Sul regno di Napoli sono interessanti alcunidocumenti non visionati da chi ha trattato il problema.

In una lettera di Alfonso d'Aragona del 1451 si ordina di las-ciare libero transito nel regno e di sostenere nei suoi bisogni unalbanese al suo servizio chiamato Vicinus Albanenses:

... cum Vicinus Albanenses familiari set fidelis noster ... prò plerisquenostris agendis ad nonnullis mundi partes Jmpresentiarum se conferrehabet et de inde ad nostrum citerius Regnum Siciliae redire.

Conclude la lettera con il desiderio che

... dictum vicinum in huiusmodi suo accessu cum equis, famìl-iaribus rebusque salubriter et absque aliqua passuum et quarumquecabellarum solutìone proficisci".

I registri dei pagamenti del tesoro del Regno di Napoli53

riportano le paghe di molti mercenari albanesi.

48 F. TRINCHERÀ, Codice Aragonese o sia lettere regie, ordinamenti et altri atti governativi de'sovrani di Napoli, Napoli, 1886-1874, I, p. 440.4<>C{r. I. ZAMBUTI, Le lotte delpopolo albanese contro l'occupazione ottomana negli anni 1479-1492,

in BOLLETTINO DELLE SCIENZE SOCIALI, 1956, n. 1, pp. 76-94; IDEM, La rivoltaalbanese al tempo della spedizione di Carlo Vili nel 1494-95, in IVI, 1957, n. 2, pp. 111-120.10 Cfr. K. N. SATHAS, Documenti inedits pour servir a l'bistoiredu moyen age, Paris, 1888 VII.51 P. P. RODOTÀ, of>. cit., p. 31.'; F. TRINCHERÀ, op. cit., I, p. 301.» Cfr. AA.VV, Fonti aragonesi, X, Napoli, 1979 e XI, Napoli, 1981.

40

Page 43: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

SOKOL DEDJA: L'emigrazione albanese [...]

Un esempio tra i tanti: nel registro del tesoro per l'Abruzzodel 1468 è segnato «il pagamento fatto alla gente d'arme»: untale lorio Albanese che impegna in battaglia quattro cavalli, untale Nicolao Albanese per sei cavalli, un Luca Albanese percinque cavalli etc.M

Qual è la consistenza nell'Italia meridionale di questi soldatirispetto al resto degli arbè'reshè? Non è possibile stabilire se i merce-nari già ricordati provengano dall'Albania o vivano ormai in Italia.

Mario Del Treppo è convinto che i soldati di una "compag-nia di ventura" da lui studiata, con nazionalità slava, greca oalbanese, vivano già nell'Italia meridionale".

Le milizie del capitano albanese Reta, con le quali inizia uffi-cialmente la diaspora delle colonie albanesi in Calabria e inSicilia, provengono tutte dall'Albania senza alcun dubbio. Ciò hariscontro in un diploma del 1448, scoperto da Rodotà, con ilquale il re di Napoli concedeva al Rera il governo della Calabria56.

Ma la veridicità di questo documento è dubbia a giudicare dauno studio minuzioso di Domenico Zangari".

Problematico è anche il nesso tra i primi insediamentialbanesi e la nota spedizione di Skanderbeg nell'Italia merid-ionale. Niente ci attesta che i soldati di Skanderbeg si siano fer-mati nei suoi feudi in Puglia, come hanno sostenuto, senza provedocumentali, gli scrittori arbè'reshè del XIX secolo.

Una lettera dell'ambasciatore milanese del 1462 dice cheSkanderbeg era partito per l'Albania ma il suo seguito era rimas-to in Italia™. Chi ci assicura che si stabilirono lì per sempre?

Al contrario inoppugnabili fonti documentano che la fondazionedei paesi arbè'reshè di Civita e Belvedere di Spinello in Calabria èlegata al capitano Giorgio Asan Paleologo. Una lettera regale pub-blicata dallo Zangari™ assegna a questo militare il feudo di Civita

H ivi, xi, pp. 221-222." M. DEL TREPPO, Gli aspetti organizzativi, economici e sociali di una compagnia di venturaitaliana, in RIVISTA STORICA ITALIANA, 1973, p. 264.16 P. P. RODOTÀ, op. cit., p. 52.v D. ZANGARI, Le colonie italo-albanesi di Calabria. Storia e demografia. Secoli XV-XIX,Napoli, 1940, pp. 19 e segg.™ Lettera pubblicata in F, FALL, / rapporti italo-albanesi intorno alla metà del XV secolo,Napoli, 1966.V 'D. ZANGARI, op. ut., p. 90.

41

Page 44: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

SOKOLJJEDJA: L'emigra/ione albanese {•••!

come ricompensa per i servigi militari resi al re. Negli anni 1471-1472 egli pagò la cassa feudale per Belvedere. Civita fu ereditata dalfiglio Giorgio Raimondo come si evince da un documento pubblica-to dal Trincherà che contiene una petizione indirizzata al re dellacittà di Cassano per la restituzione di alcuni territori usurpati da

... Ramundo figliolo di mìsser Giorgio Greco al quale è stato con-cesso per dieta Maiestà uno casale nominato Civita''".

Belvedere invece passò a Tommaso Paleologo Asan, fratellodi Giorgio, che non è improbabile che sia "Thomas AsaniusPaleologus", la cui stele funeraria si trova nella chiesa napoletanadi San Giovanni Maggiore e dove si legge:

senatorii vir ordinis a Bisancio // cuìus maiores regum ad fi n i tateclari Triballis // ac Corinthis dominati sunt // eversa a Turcis patria,puer ad reges neap. Aragoneos // deductus ( . . . ) // eor. Ad estrematerrarum dum vixere non deseruit //(.. ,)MDXXIII[persona del rango senatoriale di Bisanzio, i cui progenitori per laparentela con il re hanno governato su Tribal e Corinto, dopo l'inva-sione della patria da parte dei Turchi, ancora infante, lo affidarono allacorte dei re aragonesi di Napoli e, per tutta la vita, li seguì ovunque]

Questi Paleologhi dunque provenivano dalla Morea dovec'erano numerose colonie arbèreshe. GÌ sono pertanto indizi cheautorizzano ad ipotizzare che le famiglie albanesi presenti neipaesi appena ricordati le abbiano guidate proprio loro.

CÌ sono altri casi come quest'ultimo. Il paese di San Marzanoin Puglia fu popolato da albanesi nel 1530 quando lo acquistò ilcapitano Demetrio Capuzzimato. Visceglia afferma che fu pro-prio lui a condurre lì la parentela albanese61. Tale origine è docu-mentata anche per un altro centro della Puglia: San Martino. Il reFerdinando nel 1597 lo concesse a Lazzaro Mathes con l'impegnoche lo popolasse con suoi connazionali62.

Gli abitanti di questi paesi enino forse coloni-soldati checomponevano le squadre dei sopracitati capitani? Non lo possi-amo sapere con certezza, ma Del Treppo precisa che la parentela,i clienti, i vassalli costituivano l'ambito sociale nel quale si face-va il reclutamento delle milizie per le campagne italiane64. Inoltre

""F. TRINCHERÀ, <>/>. di.. I l i , p. 40.01 A- M. VISCEGLIA, op. di., p. }49.a C. PRIMALDO, Gli Albanesi in Terra d'Qtnmt», m JAPIGIA, X n. s., 1939. pp. 321 e segg..&1M. DHL TREPPO, of. di., p. 270.

Page 45: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

SOK.OL DfcDJA: L'emigrazione albanese [...]

molti scrittori ci descrivono gli albanesi d'Italia come genteincline alle armi. In verità le notizie certe circa la loro incli-nazione a belligerare sono poche. I documenti parlano più fre-quentemente di bande di ladri formate da italo-albanesi.

Il fenomeno del banditismo ha precise radici economico-sociali. Esso è in relazione con fatti che vanno dai contrasti con gliindigeni alle difficoltà che riscontarono gli albanesi nel nuovo con-testo economico-sociale e culturale. Patrizia Resta osserva che dauna mappa degli insediamenti arbereshe è facile notare che essi sirifugiarono in zone montane, isolate e improduttive. La studiosaitaliana crede che la condizione di inferiorità abbia spinto glialbanesi a isolarsi culturalmente. In verità la resistenza all'assimi-lazione fu possibile solo nelle zone montane mentre gli albanesi delMolise, delle Marche e della Puglia si integrarono più facilmente.Come sostiene Anselmi64 furono rapidamente assimilati gli albane-si dell'Italia centro-orientale per effetto dei rapporti produttivi chein agricoltura erano quelli della mezzadria per cui gli albanesifurono a stretto contatto con gli altri. Ciò non si verifìcò nell'Italiameridionale dove interi paesi si ripopolarono dopo essere statiabbandonati dagli albanesi o furono da questi ricostruiti ex novomediante l'affitto delle terre o come coloni parziali dei latifondisti.

Ecco in breve i documenti dove sono descritte le difficoltàincontrare dagli emigrati nel loro processo di integrazione nelcontesto sociale italiano. Nel 1492 gli abitanti di Acri inCalabria si lamentano con il re Alfonso II d'Aragona dicendo chegli albanesi della zona non soggetti all'autorità della città, sonocontinuamente dediti al crimine, alle ruberie, ere/'5.

I rapporti conflittuali con i feudatari, tenuto conto della natu-rale propensione alla violenza e al combattimento da parte deglialbanesi, sono evidenti nei provvedimenti regali, richiesti energi-camente dai baroni in parlamento nel 1506 per obbligare glialbanesi a vivere in luoghi murati e per vietare loro l'uso delle armifuori dagli spazi abitati. Misure poco efficaci tanto che i baroniripresentarono quelle richieste anche in un Parlamento del 1508r>(S.

MS. ANSELMI, 0/7, cit.,M CAPALBO, Di alcune colonie albanesi nella Calabria Cifra, in ARCHIVIO STORICODELLA CALABRIA, VI, 1918, p. 281."fi Documenti pubblicati in TAJANI, Le istorie albanesi, Cosenza, 1969, pp. 19-20.

43

Page 46: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

SOKOL_DEDJA: L'emigrazione albanese {...]

Analoghe sono le richieste rivolte dalla città di Cosenza alluogotenente della Calabria nel 150967-

Anche negli Statuti di Ancona, tra la fine del XV e l'iniziodel XVI sec., troviamo espressioni di scredito verso gli albanesi.Un esempio: "natio Albanensium ad effundendum humanumsanguinem nimis prona68 (gli albanesi assai inclini alla lotta cru-enta)". Anselmi in ciò vede la rivalità tra gli albanesi giunti perultimi in Italia e gli altri balcanici69.

La presenza degli albanesi in Italia diventa consistente dallametà del XV sec. Sono emigrati per ultimi e pertanto il loroinserimento è diffìcile. Come si vede il problema dell'emi-grazione albanese in Italia nel tardo medioevo non è di facilesoluzione. Non si può cercare una sola motivazione ma bisognavederla nella sua complessità come tessitura di concause. Sonoalmeno tre le motivazioni ad espatriare: la pesante situazione eco-nomico-sociale, l'oppressione da parte degli invasori, il merce-narismo. Ovviamente il problema dell'emigrazione albanese èancora aperto.

47 IVI, p. 20.^Cfi.G. VINTO, La politica demografica delle città, in COMBA ET MAI, Strutture familiariepidemie, emigrazioni nell'Italia medìoevale, Napoli, 1984, pp. 36-42.WS. ANSELMI, Schiavimi ...,op. ctt., pp. 12-13.

44

Page 47: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

ZEF SHIRÒ: Mons. Paolo Schiro

ZEF ScHiRò1

Mons. Paolo Schiro

{...} Paolo Schiro nacque a Piana degli Albanesi il 25.11.1866.{...]. Dopo aver frequentato le scuole elementari del suo paese natio,studiò nel Seminario albanese di Palermo, di cui fu uno dei più bravialunni, come ce lo testimoniano i numerosi attestati di profìtto di cuisiamo in possesso e specialmente nelle lettere latine e greche.

Ebbe compagni di scuola il poeta Giuseppe Schiro e il di luifratello Giovanni con i quali condivise il grande amore per la lin-gua albanese e per le tradizioni avite. In quel sacro tempio dellacultura nazionale e religiosa albanese essi appresero ad amarel'Albania e a lavorare per la sua indipendenza. Già da studenteegli, sull'esempio di Demetrio Camarda, di cui mostrò sempregrande ammirazione, si diede allo studio della lingua albanese,come ci mostrano numerosi quaderni e scritti della sua prima età.

È da ricordare che al tempo in cui Paolo Schiro era giovanestudente, il Camarda era notissimo agli albanesi e agli studiosi,infatti egli morì nel 1882 quando Paolo Schiro era sedicenne.

Consacrato sacerdote nella cattedrale di S. Demetriors.5.1892, per le sue doti e per la sua preparazione, dopo unabreve parentesi di permanenza a Piana, fu chiamato ad insegnarelettere greche prima nel Seminario di Trivento e poi in quello diBitonto (Bari). Ivi si distinse per le sue virtù morali e per la suadottrina, tanto che l'I 1.2.1904 vi ricevette, dalla Santa Sede, lanomina a Vescovo degli albanesi di Sicilia e il 20 marzo dellostesso anno fu consacrato a Bìtonto alla presenza di una numero-sa rappresentanza di italo-albanesi e di albanesi d'Albania. Tra imolti rappresentanti delle colonie vi era anche il poeta G. Schiro.

La sua consacrazione a vescovo fu salutata dagli Albanesi diSicilia come un avvenimento storico e tale lo fu se si consideranole condizioni pietose di abbandono in cui si erano ridotte le colo-nie albanesi di Sicilia.

1 Fratello del più noto papas Gjergji Schiro e per molti anni docente di chimica nei licei diTirana in Albania.

45

Page 48: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

ZEF SHIRÒ: Mons. Paolo Schifò

A Mezzojuso da tempo non si parlava più l'albanese, a PalazzoAdriano pochissimi lo parlavano ancora e nelle altre colonie ne erascomparso l'uso nelle chiese dove tutte le pratiche religiose extraliturgiche si facevano in italiano o addirittura in dialetto siciliano.I preti si vergognavano di andare vestiti diversamente dai latini enon portavano più neanche il calimafìo perché non fossero ricono-sciuti quali preti albanesi.

L'amore e l'attaccamento alla lingua, alle tradizioni avite, aicostumi nazionali in alcune colonie era scomparso e nella stessaPiana era fortemente in declino, anche se sacerdoti come papasDamiano Carnesi e papas Giuseppe Musacchia cercavano di argi-nare il totale sfaldamento della colonia più grande della Sicilia cheera stata sempre la capitale morale dei siculo-albanesi.

Ma le speranze dei migliori di Piana e di quanti avevano anco-ra a cuore il sacro patrimonio, lasciatoci in retaggio dai nostri avi,erano riposte nel nuovo vescovo di Sicilia ed egli non li deluse.

Il giornale "Flamuri i Shqipèris" del 15 aprile 1904 scriveva:

Tutti gli albanesi della Sicilia e tutti gli stranieri che lo conoscono, lo amanoe lo venetano, sono oltremodo lieti che la $. Sede l'abbia scelto, fra gli altrisacerdoti, quale vescovo e quale rettore del Seminario nazionale di Palermo.Come rettore di dettd Seminario per più di venti anni istillò — comedice il Petrotta - nell'animo dei giovani studenti siculo-albanesi unforte amore alla lingua e alle avite tradizioni non per vano fanatismo,ma per un cosciente apostolato a favore della rigenerazione moralepolitica e religiosa del popolo albanese.

E di questo stuolo dei suoi discepoli possiamo, primo fratutti, annoverare il citato dotto albanologo prof. G. Petrotta etanti altri sacerdoti e professionisti di Piana e delle altre colonieche da lui impararono la lingua albanese, che egli con tantoamore e tanta tenacia aveva portato di nuovo tra le mura delSeminario e delle chiese di Piana. Infatti egli riuscì a ripristinarel'uso della lingua albanese nelle chiese e fu dietro il suo lumino-so esempio che il Petrotta, il Fetta e numerosi altri ancora conti-nuarono il suo apostolato religioso e patriottico.

Fu lui che pubblicò a sue spese, dal 1912 al 1915, il "Fiala eT'in'Zoti" che per il primo anno fu scritto interamente da lui fino aquando non ebbe qualche collaboratore quale fu il Gaetano Petrotta.

46

Page 49: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

Zin: Si URO: Mons. Paolo Schifò

Egli fondò in Seminario, a sue spese, una tipografìa albaneseche non solo stampò il "Fiala e T'in'Zoti", ma numerose altre pic-cole pubblicazioni albanesi, in gran parte religiose che come il"Fiala e T'in'Zoti" egli faceva distribuire gratuitamente nellechiese delle colonie.

Il "Fiala e T'in'Zoti" non fu soltanto un giornaletto religioso delladomenica, ma anche e soprattutto una scuola e un focolare di patriot-tismo di cui fecero parte numerosi giovani. Il "Fiala e T'in'Zoti" fu unapalestra di studio e una fucina di entusiasti italo-albanesi.

Le chiese delle colonie albanesi di Sicilia risuonarono dinuovo dei dolci accenti del nostro idioma.

Il "Fiala e T'in'Zoti", pur nella sua modestia, attirò l'atten-zione e dei patrioti e degli studiosi di tutto il mondo.

I più grandi albanologi del tempo furono i primi ad acco-glierne con grande interesse scientifico la pubblicazione, cosìNorbert Jokl, così il Geitle, così il Guys Holger Pedersen, chetanto tenevano a non perderne neanche un numero. Fu proprio acausa della pubblicazione del "Fiala e T'in'Zoti" che egli ebbeuna intensa corrispondenza con gli studiosi e con i patrioti alba-nesi di quel tempo, Kristo Luarasi, Lumo Skendo, Lef Nosi, donShtjefen Gje^ovi, Gjergj Fishta, Lazèr Mjeda e tanti e tanti altriche ne ammirarono la dottrina e il patriottismo.

Paolo Schifò non fu soltanto un apostolo, fu anche un gran-de albanologo che ci lasciò importantissimi lavori linguisticiancora inediti. Egli è noto soprattutto per aver scoperto e studia-to profondamente il più antico libro stampato in albanese, ilMessale di don Gjon Buzuku del 1555.

Infatti egli fu il vero scopritore del Buzuku di cui gli studio-si e la stampa albanese fino al 1909 non conoscevano l'esistenza.

Fu appunto dietro le sue ricerche che gli studiosi seppero lastoria del suo ritrovamento da parte di mons. D. GiovanniBattista Cassasi, albanese di Giaceva ed arcivescovo di Scopia nel1740 e della comunicazione che questi ne fece al Padre GiorgioGuzzetta. Dietro queste notizie lo Schirò fu [...] a ritrovarlo nellabiblioteca vaticana tra i libri non catalogati e subito con grandegioia ne diede l'annunzio a tutti gli albanesi nel mondo a mezzodella stampa. Il primo a riceverne la notizia e a pubblicarla fu il

47

Page 50: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

ZEF SHIRÒ: Mons. Paolo Schifò

"Dielli" (anno II, n. 51) del 18.3.1910 sotto il titolo II più anticoscrittore albanese conosciuto scrive quanto segue:

Nel n. 41 di DIELLI dicevo (è Faik Knnica che scrive) che il primoscrittore albanese conosciuto è PASQYRA E REFIMIT (Speculumconfessionis) di Pietro Budi, stampato nel 1621 a Roma. Un esem-plare di questo libro si trova nella biblioteca Mazarino dì Parigi, esono il prÌ-mo che l'ho scoperto come scrivevo in "Albania", datempo, perché prima di me gli albanologi credevano che il più anti-co libro albanese fosse il vocabolario latino-epirotìco di FrancoBardhi (Roma 1635). Con gioia profonda e indicibile, ho ricevutouna lettera di S.E. mons. Paolo Schirò, vescovo titolare di Benda,rettore del Seminario albanese di Palermo. L'illustre patriota midimostra l'errore che facevo dicendo che il libro più antico cono-sciuto nella lingua nostra uscì nel 1621. S.E. conosce invece librimolto più antichi e ci porta fino qui

il giornale riporta la lettera dello Schirò che parla appunto delritrovamento del Messale del Buzuku e della esistenza dellaDottrina di Luca Matranga. Ho voluto ricordare quanto sopra perben chiarire che se è vero che il Cassasi ne comunicò privatamen-te il ritrovamento del Messale presso la Propaganda Fide al nostroPadre Giorgio Guzzetta, rimane sempre allo Schirò il meritogrande di averlo scoperto fra i libri sconosciuti della Bibliotecavaticana dietro la lieve traccia della comunicazione del Cassasiche risaliva al 1740 cioè a 269 anni prima.

Rimane quindi mons. Paolo Schirò il vero scopritore del Messaledel Buzuku, come ne fu il suo più grande studioso, come diremo.

Tutti i giornali del tempo ne annunziarono la scoperta come ilTamari del 30 giugno 1910, Liria del 19 giugno 1910 ed altri ancora.

Il prof. G. Schirò nel discorso accademico tenuto nel 1918 eriportato dall'annuario dell'Istituto Orientale di Napoli (1917-1918) dice:

La fortuna ben meritata di ritrovare a Roma il libro di cui trattasi,l'ha avuto l'attuale vescovo degli albanesi di Sicilia, mons. D. Paolo

Schirò, cultore appassionato della lingua dei padri.

Di questo importantissimo documento linguistico il grande alba-nologo lasciò uno studio profondissimo intitolato "I testi bibliciin lingua albanese di dom. Gjon Buzuku, messi in ordine, contraduzione letterale italiana e note". Questo manoscritto è, a giu-

Page 51: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

_____ Zh> SHIRÒ: Mons. Paolo Schirò

dizio di quanti studiosi ne hanno preso visione, un importantis-simo contributo allo studio della lingua albanese. In questo stu-dio, maturato da varie decine di anni di lavoro, l'autore ci pre-senta nella sua interpretazione fonetica il parlare del Buzuku, cioèl'albanese del 1555 e al lettore il vecchio codice è presentatocome un libro contemporaneo di cui può gustare le espressioni diquel vetusto albanese del XVI secolo.

Quello che poi ispira profonda ammirazione è che il libro,nelle sue vaste e ricche note, è sviscerato in tutte le sue forme emesso in paragone dei testi antichi che l'autore conosceva inmaniera veramente minuziosa. Basta leggere una sola pagina diqueste note per rendersi conto della grande importanza dello stu-dio dello Schirò. Molti problemi di fonologia, di morfologia e disintassi ne sono talmente illuminati che soltanto la costanza cer-tosina e la perizia magistrale di Paolo Schirò potevano risolvere.Lo studio della lingua albanese con questa opera riceverà senzadubbio un nuovo grande impulso.

Un noto studioso albanese, Aleksander Xhuvani, ebbe adirmi, dopo aver dato uno sguardo al manoscritto:

Nessun albanese come nessuno straniero studiò mai la nostralingua così profondamente e minuziosamente e con così grandeamore e costanza.

Mustafa Kruja poco tempo prima di morire mi scrivevatestualmente:

II lavoro fatto dal compianto vostro zio, mons. Paolo Schirò,con l'opera sul Buzuku, portandolo prima alla luce e poi studian-dolo, è uno di quei lavori per i quali non vi può essere compen-so. Il suo nome rimarrà scolpito nella mente di quanti si occupe-ranno di letteratura e di filologia albanese [...]

Questa è l'opera sua più importante, ma di lui rimane moltoimportante anche una grammatica incompiuta, in cui sono profu-se a grandi mani le sue profonde conoscenze degli antichi autori.

Ultimo lavoro per ordine di tempo non per importanza fu latraduzione della liturgia di San Giovanni Crisostomo che egliscrisse nella piena maturità dei suoi anni, e con la grande espe-rienza e dottrina che aveva acquistato in tanti anni di studio dellalingua albanese. Egli che pur conosceva la liturgia in uso presso

49

Page 52: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

STORIA

ZEF SHIHÒ: Mons. Paolo Sdì irò

la chiesa autocefala albanese e le altre traduzioni precedenti, nonla trovava adatta al suo compito soprattutto per le colonie alba-nesi d'Italia.

Egli volle creare qualche cosa eli più elevato e di più degnodella liturgia, qualche cosa che si avvicinasse ancor più alla dol-cezza espressiva della lingua usata dal Crisostomo. Con questo in-tento egli tradusse la liturgia con la scienza di un dotto e con ilfervore di un santo.

Prendendo come sfondo linguistico albanese delle colonie(essendo questo l'albanese più arcaico e che egli conosceva allaperfezione) e facendo tesoro della conoscenza profonda del Bu-zuku, del Budi, del Bogdani e del Matranga, riuscì a creare unalìngua aurea degna dello scopo a cui era destinata. In questobreve lavoro infatti noi troviamo usata una lingua albanese, nobi-le per la sua vetustà arcaica e spoglia da quegli inutili e superfluibarbarismi di cui è infiorata talvolta la nostra migliore prosa.

Possiamo ben dire che in questo libro noi troviamo la linguadei nostri padri tornare viva in bocca dello Schirò, che la sa pla-smare e adattare mirabilmente agli elevati concetti della liturgia.

Leggere questa prosa pervasa da mistica poesia religiosa èveramente un godimento spirituale.

I nostri papas più vecchi che lo hanno avuto grande maestroricordano quando a passeggio la sera rileggeva loro questo lavoroche chiuse come una preghiera le fatiche di un dotto e di un giu-sto. Perché Paolo Schirò non fu soltanto un dotto, egli fu soprat-tutto un grande uomo di carattere. Egli non piegò mai la schie-na ai ricchi e ai potenti per averne le grazie e i favori deflettendodai suoi principi. Fu un precursore delle moderne correnti demo-cratiche e così si spiega la sua amicizia con i fondatori di questecorrenti e il grande rispetto che questi ne avevano.

A questi principi egli fu sempre fedele anche quando ciò gli

fu di nocumento personale ed infatti negli ultimi anni rimase

solo con i suoi libri e con Ì suoi studi di albanese a lui tanto cari.

La morte lo colse il 12settembre 1941 nella sua diletta Pianache può andare orgogliosa di avere dato i natali a uno dei piùgrandi italo-albanesi.

Page 53: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

DOCUMENTI

MATTEO MANDALA: L'Albansk Samling della Biblioteca Reale di Copenaghen

MATTEO MANDALA'

MAlbansk Samling della Biblioteca Reale di Copenaghen

Numerosi e, talora, poco noti sono i fondi archivistici checustodiscono le preziose "reliquie" del patrimonio culturale degliAlbanesi di Sicilia. Uno di questi è l'Albansk Samling dellaBiblioteca Reale di Copenaghen, costituito grazie alla incessanteattività di ricerca di Giuseppe Gangale, uno studioso di originicalabresi, che dedicò gran parte della sua vita allo studio dellecomunità arbè'reshe.

In seguito alla programmazione delle iniziative previste nel-l'ambito del progetto Brinjat, elaborato dal comitato tecnico-scientifico di cui fanno parte i Sindaci e i loro delegati dei cinqueComuni albanesi di Sicilia (Piana degli Albanesi, ContessaEntellina, Palazzo Adriano, Santa Cristina Gela, Mezzojuso), laCattedra di lingua e letteratura albanese della Facoltà di Scienzedella Formazione e i rappresentanti l'Assessore alle politichesociali della Provincia Regionale di Palermo, si è ritenuto di pro-cedere ad una ricognizione preliminare del materiale custoditopresso l'Albansk Samling allo scopo di predisporne l'eventualeriproduzione e, qualora si rendesse opportuno, di avviare unarigorosa e graduale pubblicazione.

Questo lavoro preparatorio è stato eseguito e i risultati, direibrillanti, vengono di seguito illustrati sommariamente, in attesa cheun'imminente pubblicazione specifica possa ospitarli per esteso. Ilperiodo di soggiorno e di studio a Copenaghen, pur breve, è stato ilconcreto risultato di una intesa culturale e scientifica fra i diversienti che partecipano attivamente alla realizzazione del progetto, erappresenta, senza ombra di dubbio, un valido modello che è giàstato replicato da altre realtà minoritarie (albanofone e non).

La precisazione non è superflua giacché, dopo la generale (egiustificata) euforia suscitata dall'approvazione della legge ditutela della minoranze linguistiche, è parso indispensabile agli

1 Professure ordinario e titolare della Cattedra di Lingua e letteratura albanese presso laFacoltà di Scienze della formazione dell'Università di Palermo.

51

Page 54: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

DOCUMENTI

_ MATTEO MANDALA: L'Albansk Samling della Biblioteca Reale di Copenaghen

enti e alle istituzioni, (Comuni, Università, Provincia e, auspica-bilmente, Regione) più vicini alle realtà territoriali, predisporreinterventi senza troppo contare sugli aiuti nazionali.

È di pochi giorni fa, infatti, la notizia della bocciatura ingiu-stificata del progetto Rrenjat tona, presentata dal consorzio for-mato dagli Istituti comprensivi di Contessa Entellina — capofila- Palazzo Adriano e Piana degli Albanesi - Santa Cristina Gela.Tale atto è stato consumato da un comitato tecnico nazionale evi-dentemente troppo sbilanciato a favore delle minoranze del nordItalia — la friulana in particolare —, le stesse che hanno godutodella maggior parte dei finanzia-menti.

Per l'anno scolastico 2002-2003 gli alunni arbèreshè diSicilia e di Calabria non potranno seguire i corsi di albanese senon interverranno gli EELL.

Giuseppe Gangale iniziò la raccolta dei manoscritti e delleopere a stampa italo-albanesi verso la fine degli anni '50 delNovecento, incoraggiato dai glottologi danesi Holger Pedersen eLouis Hjemslev e sostenuto finanziariamente dalla Biblioteca Realee dall'Istituto di Glottologia dell'Università di Copenaghen.

La ricerca si dispiegò in quattro "viaggi" (rejse) compiutinegli anni 1956-58, 1968, 1969, 1971. A tutt'oggi soltanto delprimo è stato possibile ricostruire le fasi e di ognuna individuareil materiale reperito in Calabria e in Sicilia grazie ad una relazio-ne, presentata da Gangale e controfirmata da Hjemslev, consulta-bile nel Dipartimento dei manoscritti, dov'è materialmentecustodito l'Albansk Samling. Tra il 1956 e il 1958 Gangale recu-però e acquisì i seguenti materiali manoscritti:

Viaggi

Rejse I

Rejse II

Rejse III

Periodo

Maggio1956

2.12.19564.1.1957

4.4.1957

Materiali manoscritti

Macchina albanese

De Rada

store dele af G. Dara's

52

Page 55: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

DOCUMENTIMATTEO MANDALA: L'Albamk Samling della Biblioteca Reale di Copenaghen

RejseIV

RejseV

RejseVI

RejseVII

RejseVili

RejselXReiseX

16.5.1957

3.9.195726.9.1957

22.12.195714.1.1958

24.4.195811.5.1958

5.8.195812.8.1958

23.12.195814.1.1959

Som. 19592.1.196017.1.1960

originalmanuskript til dìgtet "Baia"1) s. 1-14; 2) bl. 1-18 (undragen bl. 6);3) bl. 1-35 + brev fra G. Darà 4.2.1903;4)bl. 1-15

mappe 1-5: Hàndskrifter k0bt i Palermo oghidr0rende fra den albanske laerde DimitriCamarda (1821-1882)mappe 1-3: texter i Hora dialekt; mappe 4:Dimitri Camardas grammatik; mappe 5:Afskrifr af begyndelsen af Ketta's ordbog;mappe 7-10: Bidhera Opingari;

Hàndskrifter k0bt i Palermo i PalazzoAdrianoHàndskrifter erhvervet i Palazzo Adriano(Sicilien) og i Palermo. Ghetta, Darà, Schirò

Darà fundet II: Hàndskrifter hi-dr0rende fraNdriz Darà og hans famìlie. Tuz Kjara:Hàndskrifter hidr0rende fra Tuz Kjara enneve af Ndriz Data.GhettaCristina Gentile-Mandalà, Crispi Glaviano(Sul monte delle rose) ,

A questo primo gruppo di manoscritti, se ne aggiunsero imolti altri che Gangale acquistò dalle famiglie degli eredi oppu-re da coloro che, avendo libero accesso alle biblioteche pubblichelocali, si impossessarono dei materiali lasciati incustoditi, ceden-doli per poche lire al caparbio studioso calabro-danese: grande fuil suo merito giacché una fine ancora meno esaltante avrebbeduramente condannato all'oblio quei preziosi documenti se nonfosse occorsa la straordinaria fama di cui essi godevano nelle lon-tane e fredde terre dello Yutland e se non fosse stata scongiuratala sciagurata indifferenza che li circondava nelle loro terre natìe!Gangale, Pedersen e Hjemslev sono stati degli autentici benefat-tori del patrimonio culturale arberesh e di ciò gli arbereshe devo-no essere eternamente riconoscenti.

Page 56: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

DOCUMENTI

MATTEO MANDALA: L'Albansk Samling della Biblioteca Reale di Copenaghen

Sarebbe lungo riportare, in questa sede, un elenco completodei materiali reperiti da Gangale. Suddividendoli per paese d'ap-partenenza, di seguito se ne offre un saggio per illustrare l'im-portanza dell'Albansk Samling:

- Palazzo Cariano: quasi tutte le opere manoscritte dellafamiglia Darà (Gabriele senior, Andrea, Gabriele junior): lezionimanoscritte di alcune famose canzoni, oggi divenute patrimonioorale anonimo (la variante del Lazzaro di Gabriele senior, la versio-ne cogli abbozzi e le prove di penna del notissimo canto Si te pashe para nere, finora considerata anonima e composta dal menziona-to Gabriele senior), le diverse redazioni di un dizionario italiano-albanese elaborate prima da Andrea e poi proseguite da Gabrielejunior, le menzionate redazione della celeberrima opera epico-liri-ca di Gabriele junior L'ultimo canto di Baia, gli epistolari, i cennistorici sulle costumanze di Palazzo Addano, le opere manoscritte ealcuni acquarelli di Francesco Crispi Glaviano, il dizionario dellasignora Bidera Opingari, alcune pagine manoscritte di mons.Giuseppe Crispi, documenti notarili e vari altri manoscritti chenecessitano ancora uno studio e una catalogazione.

- Mezzojuso: pochi ma importantissimi i documenti del papasNicolo Figlia, del quale Gangale riuscì a riprodurre fotostatica-mente il Codice chieutino, oggi conservato anche nella Bibliote-ca dell'Area Umanistica dell'Università della Calabria (BAU).

- Contessa Entellina: è certamente la parte più cospicua delfondo. Conserva un gran numero di manoscritti di NicoloGhetta, alcuni già noti (le varie redazioni del Tesoro di notizie sude' Macedoni che in ho già potuto descrivere nell'Introduzionealla edizione del manoscritto - conservato nella BibliotecaRegionale di Palermo, il frammento di grammatica, il pondero-so Lessico italiano e macedone, le opere fìlosofìche - l'ontologia e lametafìsica -, le opere esoteriche dedicate all'interpretazione deglioracoli sibillini e della Kabala, parte dell'epistolario, alcune com-posizioni poetiche in greco, latino, italiano e albanese), altre deltutto sconosciute alla comunità scientifica giacché, come si dirà oltre,Gangale non riuscì a studiare e catalogare. Degni di menzione sono

54

Page 57: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

DOCUMENTI

MATTEO MANDALA: L'Alhansk Samling della Biblioteca Reale di Copenaghen

quei manoscritti con i testi sacri in albanese e greco (inni, tradu-

zioni della liturgia, composizioni poetiche, raccolte di proverbi,

espressioni fraseologiche tipiche dell'Albania settentrionale, ecc.)

che certamente attireranno l'attenzione di quanti si occupano di

storia della lingua e della cultura albanesi. Infine sono da ricordare

alcuni scritti di carattere storico relativo alla controversia fra i due

riti in Contessa scoppiata subito dopo l'emanazione della bolla

pontifìcia Etsi pastoralis di Benedetto XIV.

- Piana degli Albanesi: Cospicuo è anche la parte del fondo

proveniente da Piana: un gran numero di documenti appartene-

va ai fratelli Camarda, soprattutto ai papàs Demetrio — il celebre

glottologo — e Giuseppe. Del primo sono stati rinvenuti i saggi

ancora oggi inediti e sconosciuti, tra i quali la recensione, giunta

in varie redazioni abbozzate, dell'opera folcloristica di Girolamo

De Rada — Rapsodie di un poema nazionale albanese del 1866 -, la

grammatica dell'albanese, parte dell'epistolario familiare, ecc.).

Del secondo sono state rinvenute le versioni manoscritte della

traduzione nella parlata di Piana del Vangelo di San Matteo, pub-

blicato a Londra dalla Società Biblica della capitale inglese.

Numerosissimi i documenti del XVIII secolo, tra i quali quelli di

Nicolo Brancate, alcuni aurografì, già noti perché una loro ripro-

duzione fotostatica si conserva nella BAU, del XIX secolo (i canti

di Carlo Dolce, dei quali ho eseguito una edizione critica appar-

sa nei Quaderni di Bìblos), e soprattutto quelli del mons. Paolo

Schirò, il celebre albanologo che diede un serio e fecondo impul-

s o — a partire dai primi del Novecento — ad una disciplina pococoltivata nell'ambito dell'albanologia internazionale: la filologia.Olrre alla riproduzione integrale del M.e$hari di Buzuku, sonostati rinvenuti in fogli sciolti le riproduzioni delle più antiche

composizioni arbereshe che costituiscono un contributo eccezio-nale per la ricostruzione dei meccanismi di diffusione di una cul-tura letteraria "alta" divenuta nel tempo patrimonio anonimo epopolare: gli stessi canti oggi si eseguono nelle nostre Chiese,anche se ignoti rimangono ai più i nomi degli autori, il periodo

di composizione e, soprattutto, le ragioni ultime di questa sin-golare e fecondissima produzione letteraria.

Page 58: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

DOCUMENTI

_MATTEO MANDALA^ L'Albansk Sam/ìng detla Biblioteca Reale di Copenaghen

Sarebbe davvero dispendioso continuare l'elenco o anche lasemplice menzione dei documenti. La difficoltà riguarda anche lostato attuale dcìYAlbansk Samling. Nel corso degli anni 70,Gangale tentò di dare un ordinamento al materiale secondo uncriterio storico, disponendoli cioè secondo l'ordine di acquisizio-ne in sezioni denominate "Theca" e apponendo un numero pro-gressivo arabo ai singoli fascicoli e, quando il caso, una successi-va numerazione alle buste (di volta in volta una numerazionearaba oppure le lettere dell'alfabeto).

Un primo parziale resoconto dei materiali così ordinatiapparve a firma di Gangale nel 1973 col titolo Verzeichnis zurzlbaniscben Handscbriftensammlung Kopenhagen Zusammengestel-Itvon G. T. Gangale, Crotone und Kopenhagen (5.11.1973); unpiù ampio resoconto e una più articolata descrizione sono conte-nuti nei Kommentare zur zlbaniscben HandscbriftensammlungKopenhagen (5.XI.1973), di cui esistono due copie dattiloscritte,l'una conservata nella BAU, dove esiste un secondo fondo dimateriali, l'altro presso la DKB.

Gangale riuscì a costituire sei sezioni che ospitarono granparte dei manoscritti. La morte improvvisa gli impedì tuttavia dicompletare l'ordinamento e, soprattutto, la descrizione di queimateriali che, tolti in prestito da Pedersen e da Hjemslev, oggi sitrovano nei rispettivi archivi personali, anch'essi successivamen-te confluiti nel Dipartimento dei Manoscritti della DKB.

Allo stato attuale VAlbamk Samling presenta due tipi di limiti:a) la mancanza di un ordinamento archivistico più funziona-

le (descrizione fìsica dei mss.; raggruppamento per aree, autori eperiodi; attribuzione dei mss.; descrizione di almeno 105 pezziche Gangale intendeva includere nella Theca VII);

b) la descrizione di almeno 105 pezzi archivistici che Gangaleintendeva includere nella Theca VII, ma che ancora oggi risulta-no non classificati e quindi ufficialmente "sconosciuti".

Un apposito documento, redatto dopo il breve soggiornodanese e consultarle presso la Cattedra di Lingua e LetteraturaAlbanese della Facoltà di Scienze della Formazione, contiene unresoconto dettagliato della consistenza, della qualità e del tipo dimss. siculo-albanesi.

56

Page 59: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

DOCUMENTI

MATTEO MANDALA: I-'Albansk Sam/ing della Biblioteca Reale di Copenaghen

In esso si noterà l'assenza di riferimenti ad alcuni mss.,attualmente non disponibili perché in restauro.

Nei cinque giorni di lavoro, anche grazie alla collaborazioneassicurata dalla struttura dipartimentale danese e alla intelligen-te operosità della giovane studiosa Paola Guzzetta, si è potutosoltanto prendere visione dei materiali e predisporre il menzio-nato inventario: tali e tanti erano infatti i documenti, spesso foglisciolti e in molti casi raggnippati in modo confuso, che la sem-plice individuazione della loro origine e paternità, nonché deicontenuti, richiedeva un tempo tanto lungo da sconsigliare ogniulteriore approfondimento. Anche se i due citati lavori diGangale, costantemente tenuti in consultazione, e il lavoro pre-paratorio preliminarmente effettuato nella settimana precedentela partenza per Copenaghen, si sono rivelati utili, l'indagine nonsi è potuta estendere a tutti i materiali (in particolare a quelli nonancora "ufficialmente" schedati).

Durante la permanenza a Copenaghen sono stati avviati con-tatti con la direzione del Dipartimento dei Manoscritti. Nel corsodei colloqui con il direttore, il dr. Ivan Bosserup, sono state dise-gnate alcune ipotesi di collaborazione. In particolare è stata soste-nuta l'idea di completare la catalogazione di quei documentiancora oggi non studiati, di organizzare successivamente una e-sposizione in Sicilia dei manoscritti danesi, di pubblicare un cata-logo dei medesimi, di creare un'apposita "finestra" sul sito uffi-ciale della DKB dedicata al fondo Albansk Samling.

La realizzazione di questa ipotesi sarà oggetto della secondafase prevista dal progetto Brinjat: si tratta del viaggio che com-pirà una delegazione formata dai rappresentanti delle cinquecomunità albanesi di Sicilia e della Provincia Regionale diPalermo. Ad esse è affidata il delicato compito di avviare rappor-ti di scambio culturale e di partenariato con la DKB. Dal succes-so di questa improrogabile e indispensabile "missione", dipen-derà l'occasione unica e irripetibile della comunità arbè'reshe diporer ammirare le sue preziose "reliquie".

57

Page 60: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

DOCUMENTI

Nell'ambito della ormai consolidata collaborazione fra bibliotecacomunale G. Schirò e cattedrale di S. Demetrio in Piana degli Albanesiè stato possibile riordinarne e inventariarne l'archivio storico.L'inventario è stata opera di Giuseppina D. Schirò, dipendente presso ilcomune di Piana degli Albanesi in dotazione alla biblioteca.

Il documento, che qui pubblichiamo, proviene da quell'Archivio, eriporta un verbale di consegna in custodia di libri da parte del sindacodi Piana Luigi Fetta all'arciprete Giorgio Dorangricchia.

Il lavoro pregevole della Schirò e il documento, non particolarmenteimportante in sé, documentano un momento di collaborazione fra Enti eIstituzioni che se pure diversi, uno laico e l'altra religiosa, amministra-no beni della comunità.

Tale forma di collaborazione ha consentito dì ottimizzare le risorsea disposizione incrementando le opportunità di valorizzazione del patri-monio culturale della comunità di Piana. Costituisce, in altre parole, unmodello che merita di essere reiterato su scala più ampia mettendo as-sieme le esigenze di chi detiene gran parte dei beni culturali (VEparchia)e chi le risorse umane per valorizzarli e renderli fruibili nella prospetti-va, auspicabilmente comune, di contribuire all'avanzamento spirituale,culturale e sociale dei cittadini.

Avere custodito e tramandato i beni è stato un merito storico senzapari, ma ormai, sussistendo tutte le condizioni per passare ad iniziativedi valorizzazione e fruizione, non è più sufficiente. Sono maturi i tempi,riteniamo, perché si possa e si debba ragionare in termini di "comunità"e non di "parti" più o meno separate, titolari semplicemente di "compe-tenze" diverse.

Chi ha la responsabilità di dirigere sembra avere capito. Ove cosìnon fosse, grave sarebbe la responsabilità dei gruppi dirigenti ed eviden-te la loro incapacità di comprendere lo spirito dei tempi con palese dimo-strazione di inadeguatezza rispetto al compito che la comunità ha loroassegnato.

Porrne più avanzate di collaborazione inevitabilmente produrrannoulteriori opportunità per Piana.

Questo richiede il tempo presente, questo auspicano gli spiriti piùaperti e le intelligenze più avvertite della comunità.

Page 61: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

DOCUMENTI

Regnando Sua Maestà Umberto Primo per grazia di Dio eper volontà della Nazione Re d'Italia.

L'anno milleottocentonovantotto il giorno cinque del mese dimarzo nella residenza municipale di Piana dei Greci.

Innanzi a noi, Giovanni Costantini segretario comunale, sisono personalmete costituiti: il sig. Luigi Fetta, sindaco rappre-sentante il Comune di Piana dei Greci nel cui interesse intervie-ne al presente contratto, ed il sac. Giorgio Dorangricchia, figliodi Matteo, nato e domiciliato in Piana dei Greci nella sua qualitàdi Arciprete di detto Comune, e colla presenza dei testimonisotto-scritti, a noi noti, nati e domiciliati in Piana dei Greci edaventi le qualità volute dalla legge.

Si premette che con deliberazione in data nove gennaio 1898(resa esecutoria dalla N. Prefettura lì 10 febbraio 1898, div. 2°sez. 1° n. 3598) il Consiglio comunale di Piana dei Greci delibe-rava di [...} la spesa degli scaffali fatti dal sig. ValentinoFrancesco nella Matrice Chiesa per depositarne Ì libri ritirati dal-l'archivio comunale, sito in questo comune nell'ex convento deiFilippini e concessi all'Arciprete dal [ • • • ] con deliberazione delgiorno 6 febbraio 1891 n.l 1 (resa esecutoria dalla N. Prefettura il2 marzo 1897 div 2° sez. 1° n. 254) e nel contempo dava incari-co al sindaco pria che si eseguisse il pagamento di detti scaffali,dì stipulare un atto d'obbligo coll'Arciprete, dal quale risultasseche gli scaffali e i libri descritti in apposito elenco e depositatinella Madre Chiesa, fossero di proprietà del Comune.

In esecuzione della predetta deliberazione il sig. Luigi Pettacol nome, in virtù del presente atto [...] custodia provvisoria alSac Dorangricchia col nome, Ì libri già ritirati dall'archivio delComu-ne, un tempo appartenenti all'oratorio dei santi padri dirito greco ed altre corporazioni religiose, e descritto nell'apposi-to elenco e nel complessivo numero di volumi settecentoventi-cinque, 725, dando obbligo al medesimo di curarne la conserva-zione, di esibirli agli studiosi su richiesta, e di consegnarliall'Amministrazione del Comune, insieme agli scaffali ogni qual-volta gli saranno domandati per mezzo di atto da rìlasciarglisi dalmesso comunale. Le spese del trasporto di detti scaffali e librisaranno a carico del Comune.

Il Sac. Giorgio Dorangricchia, nella qualità sopra spiegata,

59

Page 62: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

DOCUMENTI

dichiara di avere ricevuto i libri di cui sopra nel complessivonumero di settecentoventicinque volumi (725), giusta descrizio-ne fatta nell'apposito elenco. Un esemplare di detto elenco è statodepositato nella Segreteria Comunale firmato dallo stessoDorangricchia Giorgio, dal Sindaco Luigi Fetta e dal Segretariodel Comune sig. Costantini Giovanni in ogni foglio debitamen-te bollato col timbro del Comune.

Il prelodato sac. Dorangricchia si obbliga conservare dettilibri provvisoriamente nei locali della Madre Chiesa, di esibirliagli studiosi e di riconsegnarli, lui at i suoi successori, al comu-ne, ogni qualvolta gli verrranno richiesti insieme agli scaffali.

Il presente atto scritto {...]. Letto e confermato, viene sotto-scritto dai comparenti testimoni e da noi Segretario comunale,Luigi Fetta, sindaco, sac. Giorgio Dorangricchia, arciprete diPiana dei Greci. Bennici Salvatore Pasquale, teste, MicheleMatranga, teste.

[.-.]È copia conforme all'originale rilasciato a richiesta dal sac.

Giorgio Dorangricchia, Arciprete di Piana.

60

Page 63: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

LINGUISTICA

ANGELINA CUSENZA: Diaspora nelia diaspora [ . . . ]

ANGELINA CUSENZA*Diaspora nella diaspora:

sulla parlata degli arbereshè italo-americani

Nello studio dei meccanismi di vitalità di un sistema lin-guistico, una speciale cartina di tornasole è data dall'analisi dellalingua in situazione di diaspora.

Il parlante, in questa condizione, è esposto ad una duplice econtraddittoria spinta: quella che lo sospinge alla fedeltà e allaconservazione del patrimonio (etnico, linguistico, culturale) ered-itato e l'altra che, su pressione dì esigenze esistenziali di inseri-mento e di progresso sociale, esige l'assimilazione ai valori e aicomportamenti della società ospite.

Questo status porta l'emigrato a rimanere in mezzo al guadomentre le correnti capricciose degli avvenimenti lo spingonovicino ora ad una riva ora all'altra. È la psicologia del non ap-partenere, dell'essere in mezzo, del sentirsi scissi.

La lingua di ogni giorno documenta questo ondeggiare diposizioni; "code-switching" e "code-mixing" disegnano l'incrociarsidelle istanze linguistiche e psicologiche di questa identità ricreata.

L'indagine qui riportata riguarda un caso di "diaspora nelladiaspora": la lingua degli arbèreshe italo-americani.

Il materiale linguistico di base è stato ricavato da intervisteeffettuate negli anni 1987-88 negli Stati Uniti d'America, a LosAngeles e a Sacramento, al fine di potere fare un confronto tra lalingua dell'etnia, in questo caso l'arbéresh di Piana degliAlbanesi, e la lingua della diaspora. Le interviste distinguononet-tamente la I e la II generazione di emigrati, evidenziandonela diversità di atteggiamenti e di competenza linguistica.

Il termine "diaspora" indica una dispersione anonima eimplica che qualcuno sia andato disperso. In realtà il terminegreco significa "disseminare" ed etimologicamente è, quindi,qualcosa di diverso. La dispersione è effetto della disseminazione,però disseminare è qualcosa di meno negativo di quanto non lo

"ANGELINA CUSENZA, Diaspora nella diaspora. Sulla parlata degli arbereshè'italo-americani.

Introduzione, tesi di laurea, A.A. 19H8/89, relatore A. Di Sparti.

61

Page 64: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

LINGUISTICA

_____ ANGELINA CUSEN/A: Diaspora nella diaspora [...]

sia l'essere disperso. È un segno del futuro. È interessante,comunque, vedere che cosa succede quando una parte di un tes-suto sociale umano si stacca e viene trapiantato altrove.

Gli emigrati considerati per le interviste appartengono aiflussi, dei primi anni del novecento, degli anni '50 del medesimosecolo e alcuni addirittura sono emigrati di seconda generazione,e nella conservazione dell'arbèresh costituiscono tre variantiproblematiche diverse.

Una lingua e una cultura, poi, si conservano meglio se lafamiglia di provenienza è endogamica cioè se padre e madreprovengono dalla stessa area geografica anche se l'identità etnica,oggi, tende a diventare orgoglio di sangue e di provenienza, nonpiù di cultura. In ogni caso il ruolo dei genitori, nella formazioneindividuale, anche linguistica e culturale, rimane predominante.

Nel caso di una famiglia esogamica, invece, le peculiaritàtendono ad essere smarrite così come è stato riscontrato negliemigrati della seconda e terza generazione e come risulta con evi-denza dall'analisi dei testi analizzati.

Le donne delle prime interviste (77 e 80 anni) hanno conser-vato un arbèresh più integro di quello attuale di Piana degliAlbanesi) e, in quanto arberesh di oltre trentanni fa, lo si pre-suppone "più puro" ossia meno attraversato da condizionamentiesterni. Paradossalmente, quindi, se si volesse studiare l'arbereshdi Piana di quel periodo potrebbe essere utile intervistare le vec-chiette emigrate in America o in altre parti.

Questi emigrati in America, non colti, hanno avuto un oneredi comunicazione molto complicato, avendo dovuto impararel'americano per sopravvivere e non avendo potuto appoggiarsi anessuna comunità omologa ma soltanto al nucleo etnico più vici-no all'interno del quale hanno cercato di sposarsi con altre personedella stessa dell'etnia di appartenenza. Ma, nel momento in cuihanno dovuto appoggiarsi ad un gruppo etnico più forte, quelloitalo-americano, è ovvio che è stato ancora più arduo mantenere lesottigliezze di una quarta lingua, di una quarta cultura diverse inquanto non si trattava di varianti dialettali, ma di varianti lin-guistiche. Da ciò è scaturito il rifiuto e l'abbandono, da parte dellegenerazioni successive, che in quella situazione non miravanotanto a conservare la lingua e la cultura arbereshe quanto dei valori,

Page 65: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

LINGUISTICA

ANGELINA CUSKN/A: Diaspora nella diaspora [...)

in un "revival etnico" che faceva affiorare la "proudness", ilsenso di "orgoglio", di "identità" e di appartenenza, se non pro-prio culturale, almeno etnica.

Un fenomeno positivo, in questo ambito, sono stati i "clubs"in quanto, anche se Ì soci non parlano più tutti l'arberesh, costi-tuiscono comunque un punto di riferimento dove gli atteggia-menti comuni tendono a conservarsi mantenendo maggiormenteil contatto fra gli appartenenti all'etnia, nonostante la perdita deicontatti con la comunità di origine.

In linguistica esiste un codice "noi" che è aggregativo e uncodice "loro" che è di separazione. In questo caso prevale un codice"noi" di aggregazione che non si realizza sulla lingua e nemmenosulla cultura, ma soltanto su questa "appartenenza" e su qualchevalore, come la famiglia e la cucina. Resiste un attaccamento, tipi-camente etnico, per delle cose che non sono più cose, ma appiglifondamentali di valori cioè punte di identità residua.

L'identità (questo gli antropologi l'avevano compreso primadei linguisti) così passa, anche e soprattutto, attraverso il cibo,cioè la conservazione di determinati prodotti alimentari e dideterminate tecniche di preparazione degli stessi. Non è soltantoun fatto esterno, una procedura, ma una sottolineatura di co-munanza e di una fedeltà alle radici che in questo caso aggancianola lingua. Sono tracce mnemoniche lente di un "posto" che coltempo diventa metafora e si sublima in un forte senso di orgoglio.

I valori culturali possono scomparire ma il senso della"proudness", che lega all'etnia, resiste e la frequentazione delclub irrobustisce questa resistenza conferendo gratificazione,senso di protezione e in qualche modo continuità anche se questosenso dì appartenenza etnica, tuttavìa, ha bisogno di essere ali-mentato da continui contatti e scambi intergenerazionali. [ • • • ]

Page 66: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

TRADIZIONI

LAURA STASSI: L'abito tradizionale di Piana degli Albanesi

gruppo, che teme di perdere la propria identità. Il costume èquindi un elemento che si risolve tutto nelle sue funzioni simbo-liche è come tale non è necessario che sia indossato tutti i giorni,ma è sufficiente usarlo anche per tempi ristretti in spazi ristretti.

Le donne albanesi indossano il costume, in tutte le suevarianti, il giorno delle loro nozze, il giorno di Pasqua, il venerdìsanto, ed in occasione di altre cerimonie festive7. Generalmente ilcostume si lasciava in eredità alle fìglie e solo in mancanza di essesi donava alla sposa del figlio. Nella maggior parte dei casi, anti-camente, essendo l'abbigliamento connesso con la persona venivaseppellito con la defunta.

In seguito, i movimenti migratori, la maggior flessibilità ericettività degli uomini nei confronti del mondo esterno hannodeterminato la quasi totale scomparsa degli abiti tradizionali.

Non è così per le donne che lo indossano comunque semprecon orgoglio mettendone in risalto la ricchezza decorativa, anchese hanno smesso di filare e di tessere i tessuti determinando cosìin parte la rarità dei costumi.

La storia di essi è strettamente connessa a quella dei tessili edei tessuti8, alla lavorazione delle materie prime, a una geografìadella produzione e degli scambi. La seta, tessuto privilegiato daicostumi albanesi, impiegò vari secoli per giungere dalla Cina alMediterraneo. Fu, infatti, Giustiniano che, dopo varie vicende,introdusse a Bisanzio il baco da seta, il gelso bianco, il dipa-namento dei bozzoli, la tessitura della seta. Bisogna comunqueprecisare che già nel XV secolo la seta era presente in Sicilia e inAndalusia da circa quattrocento anni9.

Bernardy riferendosi al costume albanese osserva

ha una derivazione e una datazione precisa, appartiene al mondoalbanese rifugiatosi in Italia in seguirò alle oppressioni turche, alla

fine del secolo XV e il principio del XVI secolo e conserva il suo

' G. PITRÈ, La famiglia, la casa, la vita del popolo siciliano: costumi delle donne, Palermo, 1913-8 A. BUTTITTA, La cultura figurativa popolare in Sicilia, Palermo, 1961.*F. BRAUDEL, <>/>.«>., p. 80.

66

Page 67: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

TRADIZIONI

LAURA STASSI: L'abito tradizionale di Piana degli Albanesi

carattere, orientale nelle forme e nei colori della camicia, del cor-petto e del copricapo"1".

Ed infatti in Albania fino al XIV il costume ha subito l'in-flusso orientale e bizantino e soltanto successivamente quellooccidentale. L'influsso orientale nel costume arbresh è espressonel drappeggio più ampio, nelle maniche lunghe ed ampie, nel-l'arricchimento delle stoffe, con l'utilizzo della seta e dei splendi-di ricami d'oro e d'argento, e soprattutto nella policromia dei tes-suti: scarlatto, violetto, azzurro, verde. A partire dal XV secolo sicominciarono a sentire i primi influssi occidentali che convisserocon tessuti e motivi orientali: fra questi la seta, originaria dallaCina, ma presente in tutti i Balcani, con una gamma di colori,come Ìl rosso lampone, che davano al tessuto un effetto satinato".La ricchezza dei tessuti venne aumentata dai ricami in oro edargento. Questo il costume di Piana degli Albanesi, rimastosostanzialmente identico nei secoli.

L'artigianato domestico, che a lungo ha coperto una gran pro-duzione del vestiario femminile, ha indubbiamente concorso allosviluppo del gusto personale. Questo contributo individuale1-,anche se condizionato dall'imitazione, costituisce uno degliaspetti più interessanti del costume inteso come creazione esteticacollettiva in quanto la caratterizza nei suoi due momenti con-traddittori: la tendenza all'uniformità di base e la tendenza all'in-novazione. Le attività lavorative connesse direttamente al costu-me e alle varie specialità (sarti, ricamatori, ecc.) costituiscono fat-tori molto importanti nella storia del costume. Se da un lato que-ste attività si confondono con il lavoro domestico, dall'altro sfio-rano la creazione artistica" ed allo stesso tempo, da un punto divista economico-sociale, costituiscono il tramite tra i produttoridi stoffa, e altri materiali, e i consumatori. Tutte le operazioni con-nesse alla tessitura e filatura comportano l'impiego di manodopera

'" A. BERNARDY, Tracce bizantine nel costume popolare italiano, in LARES, Roma,

a.VII,1936,p-184.

11 F. DI MICELI, L'abito tradizionale siculo-albanese nella cultura europea, in ATTI del XIII

Congresso Internazionale di Studi Albanesi, Palermo, 1989.

' - R. CORSO. Sopra i motti-i ornamentali dei tessuti popolari italiani, in IDEM, Studi di tradi-zioni popolari, Poz/uoli,1956.11 S. SALOMONE - MARINO, Costumi ed usanze dei contadini di Sicilia. Palermo, 1879.

67

Page 68: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

TRADIZIONI

LAURA STASSI: L'abito tradizionale di Piana degli Albanesi

esclusivamente femminile. Tutto ciò rientrava nella suddivisionedel lavoro sia nella società che all'interno del nucleo familiare.L'apprendimento da parte delle donne delle tecniche connesse coni vari momenti di questa attività doveva iniziare sin dall'infanzia,attraverso una serie di passaggi successivi dai più semplici ai piùcomplessi, di modo che alla fine dell'adolescenza la ragazza fossegià in possesso di un bagaglio tecnologico sufficiente a consen-tirle di provvedere in prima persona alla prepara-zìone del corre-do necessario al momento del matrimonio.

Ma il fatto che l'apprendimento delle tecniche tessili avve-nisse in ambiente domestico e fosse finalizzato all'autosufficienzafamiliare non deve far pensare che tutte le fasi di lavorazione e ilconsumo stesso avvenissero all'interno e quindi in assenza di pro-cessi di specializzazione. È infatti storicamente documentata lapresenza di una scuola di ricamo presso il Collegio di Maria diPiana degli Albanesi, dove alcune suore, specialiste nel ricamarel'oro, confezionavano il tradizionale abito. Oggi solo una suoracontinua il ricamo in oro ma solo per paramenti sacri.

DESCRIZIONE E TECNICA

II costume di Piana1"4 mostra i tratti che risalgono al periodobizantino facendo uso di stoffe irrigidite da fili d'oro, utilizzandosete, broccati tessuti o ricamati a rabeschi, a foglie, a fiori, a pro-fili zoomorfi, a linee sinuose intrecciate. Al periodo rinascimen-tale si deve invece la ricchezza nelle pieghe del costume, la vitastretta, sebbene bisognerà attendere il XVII secolo per avere unagonna non più irrigidita, ma morbidamente ampia. Il colorerosso della gonna è chiaramente legato ad un simbolismo croma-tico che riporta tale colore come simbolo coniugale15.

La camicia, invece, dalle lunghe e ampie maniche, richiamacertamente il periodo islamico. La camicia a maniche lunghe eral'indumento tradizionale dei popoli islamici. Agli inizi del XVII,il colletto fatto di merletti, non più inamidato, diventa larghissimo

" A. BUTTITTA, up. àt. p. SO.>- R. LEVI-PISET/KY, /w multar tians l'bahilltment italie», in ACTES tlu 1 Om«rèsInternational d'Histoire du Costume, Venezia, 1955.

Page 69: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

TRADIZIONI

L A U R A STASSI: L'abito tradizionale di Piana degli Albanesi

e ricade morbidamente sulle spalle e sulle ampie maniche. Ilcostume si completa con una serie di oggetti che sottolineano ilsimbolo del matrimonio.

Al potere magico dei nodi si affidano le donne albanesi ilgiorno delle nozze. Esse usano indossare sulle maniche ben dodi-ci fiocchi, shkoka, di colore verde e ricamata i oro, che simboleg-giano il legame tra i futuri sposi"'. Il tredicesimo fiocco a quattropetali, shkoka te barku, viene posto in corrispondenza della cin-tura a simboleggiare la maternità. Il principale ornamento delcostume albanese è sicuramente la cintura, hrezi. È significativoche nello scambio di doni durante il fidanzamento, il hrezi facevaparte di questo rituale e ad esso erano legate una serie di conno-tazioni economiche, sociali oltre che cerimoniali: il brezì si usavadonarlo alla sposa alcuni giorni prima delle nozze in occasionedell'esposizione della dote, o comunque durante le feste solenni.Il brezì ha un origine votiva: veniva donato dal fidanzato allafutura sposa per favorirne la fecondità. Questo uso, legato al ritomagico della vestizione nuziale, non appartiene solo al mondoalbanese'1. D'altra parte tutti gli oggetti e ornamenti a forma dicerchio che entrano a far parte della vestizione hanno funzionedichiaratamente magico protettiva.

Al costume albanese sono strettamente legati i gioielli, poi-ché questi nelle loro molteplici espressioni, lo integrano e com-pletano nei suoi elementi decorativi. I gioielli sono stati associa-ti con accorta euritmia al costume dandogli ricchezza e allo stes-so tempo imprimendo all'oreficeria un impronta albanese, cheprobabilmente albanese non è: i gioielli, come i merletti, appar-tengono ad una categoria di produzione di facile scambio trapopoli diversi. Alcuni elementi di questi gioielli fanno pensarecome centro di produzione a Palermo o Messina dove nel '600 enel '700 vi era grande fermento nel campo dell'oreficeria'*, ma ciòovviamente non esclude la presenza di orafi di origine albanese,che abbiano continuato la loro produzione nell'isola.

In Sicilia molto diffuso era l'anello cosiddetto "giardinetto",

"'G. COCCHI ARA, La t'ita e l'arte M popolo \icilianu nel Muwi Pitré. Palermo, 19-58, p. 78." IVI, p. 48.'" M. ACCASCINA, Oreficeria di Sicilia, Palermo, 1974.

69

Page 70: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

TRADIZIONI

LAURA STASSI: L'abito tradizionale di Piana degli Albanesi

in oro, traforato e inciso, con.la parte centrale formata da motividi rami e foglie che incastonano pietre in pasta vitrea di vari colo-ri. Questo tipo di anello era già presente nel XVIII secolo ed eraun gioiello molto in voga presso le classi nobili spagnole. Glianelli, nell'ambito dell'oreficeria popolare sono forse la classe dioggetti in cui l'elemento cromatico, determinato dalle pietre, èmaggiormente presente. Questo non solo per l'arricchimento delgioiello, ma anche perché corrisponde ad un esigenza che sotten-de l'uso di certi colori considerati apotropaici ed espressione diuna condizione di passaggio dell'individuo.

Le collane più usate sono quelle composte da una cordicellao da un nastro di velluto dove veniva infilato un pendente.Questo tipo di collana si affermò tra il '700 e l'SOO ed ebbe gran-de diffusione. Generalmente il pendente è composto da più ele-menti e termina con una croce. La croce, simbolo arcaico, nellacultura tradizionale acquista valore apotropaico.

70

Page 71: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

TRADIZIONI

GIUSEPPE SCHIRÒ ni MODICA: Qapclja e Drangoic

GIUSEPPE SCHIRÒ DI MONICA

(^apelja e Drangoit

E vanto della mia famiglia paterna aver goduto il possesso di

due dei siti più suggestivi del territorio di Piana degli Albanesi:

(^apdia e Drangoit e Fusha e Zonjavet.

(^apelja e Drangoit sorgeva sul crinale roccioso che separa lo

Sheshi dalla Brinja all'altezza dell'attuale distributore di benzina

ed in prossimità delle case popolari erette dove una volta c'era

una. cava di pietra. Là si può notare benissimo la ferita profonda

arrecata al crinale, nel cui punto più basso, sino alla metà degli

anni ottanta, c'era in funzione un distributore di benzina agricola.

(^apelja e Drangoit sorgeva su quel basamento roccioso che si nota

a sinistra guardando in direzione della Sclizza.

Si trattava di una serie di massi irregolari, ma piatti, dì vario

spessore e di varie dimensioni; sovrapposti, come per gioco, da

quelli più ampi via via a quelli più piccoli, sennonché l'ignoto gio-

catore si era forse dimenticato di uno dei pezzi più grossi e lo col-

locò perciò in cima a tutto in precario equilibrio, sospeso quasi fra

cielo e terra, appoggiato ad un masso enormemente più piccolo.

Per i geologi lo strano gruppo scultoreo era frutto dell'ero-

sione, che aveva asportato tutta la terra circostante, su cui il

masso, in e-re remote, quando si è formata questa parte della

Sicilia, era rotolato prima di posarsi colà.

Con il termine (^apelja nella lingua arbereshe si indica una

pietra cilindrica poco spessa con cui si svolgeva un gioco, simile

a quello delle bocce, in cui si aggiudicava il punto chi più si acco-

stava alla pietra più piccola.

Non di rado nel passato si giocava a soldi ed in questo caso le

monete nascoste dietro la piastra di pietra più piccola, venivano

vinte dal giocatore che riusciva a coprirle con la propria piastra

lanciata da una distanza convenuta.

Oggi queste piastre di pietra sono state sostituite da piastre

di plastica perfettamente lisce e circolari, ma nessuno quasi vi

gioca più.

71

Page 72: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

TRADIZIONI

GIUSEPPE SC.HIRÒ DI MODICA: fopelja e Drangoit

II macigno accese la fervida fantasia dei primi albanesi che sistanziarono alle falde dello Sheshi e (^ape/ja e Drangoit divenne"C^apelja" di un gigante, forse un ciclopc o il diavolo (Drangoi) inpersona. Lanciando con estrema maestria la piastra, il formidabi-le giocatore era riuscito a piazzarlo con precisione sulla piastrapiù piccola e là fu lasciata in bilico tra lo Sheshi e la Brìnja. Ilmasso costituiva una seria minaccia per l'abitato e, forse per scon-giurare tale pericolo incombente, a poche decine di metri didistanza, sulla stessa cresta rocciosa, fu eretta da quei primi alba-nesi la cappella dedicata a S. Michele Arcangelo, notoriamentevincitore del demonio nell'epica battaglia, che vide contrapporsile schiere angeliche fedeli a Dio e quelle che avevano seguito larivolta di Lucifero.

Sempre seguendo la logica del gioco si immaginò che sottoquei massi si nascondesse un tesoro di monete d'oro, ma siccomela rimozione sarebbe riuscita, non solo diffìcile, ma anche fatale,a chi l'avesse tentata, inumani sciagure erano assicurate.

La transizione dalla società agropastorale del passato allamoderna società industriale e terziaria, segui il declino di questecredenze e agli inizi degli anni settanta (^apelja e Drangoit fuabbattuto con l'impiego di un potente Caterpillar. Grosse funid'acciaio si spezzarono quasi a smentire l'apparente instabilità,che era stata confermata negli anni cinquanta, quando ai suoipiedi venivano fatte brillare potenti mine.

Alla fine cadde con un poderoso tonfo: non rotolò, nondistrusse niente, non provocò sciagure, ma nemmeno regalò teso-ri ai nuovi irriverenti e sacrileghi possessori.

SÌ spensero miti e leggende, rimase solo tanta amarezza nelcuore di coloro che di miti e leggende sono cultori e di queiragazzi, ormai adulti, che fra quelle rocce avevano trascorso lafanciullezza tra timori reverenziali ed ardite scalate.

72

Page 73: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

TRADIZIONI

GIUSEPPINA DEMF.TRA SCIIIRÒ: II Carnevale di una volta

GIUSEPPINA DEMETRA SCHIRÒ

Kalivari: passato, presente, futuro (?) di una tradizione

Zuri Kalivari e sosi lu kifari'II Carnevale di Piana si colloca, in un periodo dell'anno di

varia durata, tra la Teofania (6 gennaio) e il mercoledì delle Ceneri.Cade dunque in inverno e Ì vari circoli, ai lati del corso

Kastriota e nella Piazza Grande, in questo periodo si trasformanoin sale da ballo. Ogni giovedì, sabato e domenica sera, donneaccuratamente mascherate, e quindi irriconoscibili, vanno in giroper le strade in brigate chiassose e impertinenti, entrando euscendo dalle improvvisate balere, dove, con una singolare inver-sione di ruoli, soltanto loro possono invitare al ballo.

È la celebrazione di un rito trasgressivo, nel quale la donna avolto coperto, in un gioco qualche volta anche greve e crudele,può finalmente sbeffeggiare il maschio rimasto a volto scoperto equindi vulnerabile.

Questo "potere" è anche legato a regole, spesso disattese, alcui rispetto presiedono burbere donne più anziane alla guida delgruppo: posture di ballo rigide, come ad esempio il gomito (bur-ruli) distanziatore; inviti limitati alla cerchia parentale (gjeria) oal vicinato (gjitonia)\o divieto di invitare o scherzare coni forestieri (litinjet) e con i notabili locali (bujaret). Ma non mancacerto chi contravviene furtivamente alle regole (fèl'énat).

Ai balli tradizionali in famiglia, ormai lontana rimembranza,invece, l'uomo aveva accesso solo se si accompagnava a sorelle ocugine (kasistra)2 per non poter poi menar vanto d'aver ballatocon le altrui donne.

Durante il Carnevale, una volta, si innalzava l'albero dellacuccagna (ntìrìé), liscio e cosparso di grasso, su cui ci si arrampi-cava per afferrare i premi, per lo più di natura alimentare, postiin cima (un agnello, un pezzo di formaggio, salsiccia ecc.).

1 Trad.: Inizia Carnevale e finiste il da fare. Esempio di mistilinguismo nella parlata di Pianadegli Albanesi.2 Attrezzo costituito da un corto manico in legno e da u-na estremità metallica a formatriangolare che i contadini portavano sempre con sé appeso alla cintola per pulire la zappa,l'aratro o gli scarponi.

73

Page 74: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

TRADIZIONI

GiUSEPPINA DEMETRA SCHIRÒ: II Carnevale di una volta

Un altro gioco consisteva nel fissare in parallelo due pali col-legati fra loro con una corda sulla quale venivano appese pignat-te di terracotta (poc.et) contenenti "sorprese": carbone, acqua,sigarette, caramelle, un topolino ecc. Le pignatte dovevano esse-re rotte, a turno, da una persona bendata che le doveva colpire conun bastone rivelando così il suo contenuto che a volte compren-deva anche escrementi'.

Kè'ngari, poi, è lo scherzo dissacratore. La parola è verosi-milmente di provenienza etimologica siciliana. Càntaru è infat-ti il pitale, il cantero. La dimensione fecale in questa festa sem-bra avere una grossa importanza e non a caso il proverbio piùricorrente è l'aiscrologico Kalivari papuri papuri merr nje cunk ti evu te tajuri4.

Lo scherzo di carnevale instaura una dimensione trasgressivadi alterazione della "normalità" che al grido di k'èngari vieneprontamente ripristinata: chi avesse subito uno scherzo dovevaaccettarlo. Guai a offendersi! Un motto carnevalesco assimila almaiale chi si offende.

Tra i detti carnevaleschi ricordiamo Kalìvari te divertirej sbitikalin (Carnevale per divertirsi ha venduto il cavallo) cioè il mezzo(prima nei matrimoni portato in dote dall'uomo) di sopravviven-

za più importante che lo avrebbe aiutato nel lavoro dei campi( dite parammdje).

A conclusione del Carnevale, una volta, un fantoccio antro-pomorfo dì paglia, veniva portato in corteo e dopo tre giri nellaPiazza Grande, impiccato ai "Tre lampioni'"1 e dato al rogo, in-tonando i doverosi lamenti funebri (vajtimet) inframmezzati dalritornello: Sosi Kalìvari e na zuri u kìfari('. Il personaggio burlesco,che si mette pubblicamente a morte, non è che il discendente del-l'antico re dei Saturnali. Più volte infatti è stata rilevata unadiretta continuità storica fra i Saturnali e il Carnevale cristiano,almeno nell'Europa a maggiore impronta neolatina.

1 Si ringrazia per questa informazione Giuseppe Sthirò Di Modica.4 Trai!.; "Carnevale Ira saggi e matti, prendi una Mira e te la impilili i",5 Impianto luminoso posto al centro della pia/za.'' Trad.: "Finiste Carnevale e ricomincia il da}are".

Page 75: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

TRADIZIONI

GIUSHPPINA DEMF.TRA Sanno: II Carnevale di una volta

Carnevale muore e non rinasce dalle sue ceneri. La rinascitasignificherebbe solo disordine, l'esatto contrario di quello che èl'auspicio della festa: il caos, rivelando la sua faccia genesica dovràsparire come tale dando luogo ad un cosmos nuovo nell'eterna con-cezione circolare del tempo7.

Nelle Chiese si tenevano le Quarantore o Ore sante di esposi-zione del SS. Sacramento, in riparazione dei peccati (oggi solo peruna durata di sei giorni presso le seguenti chiese: S, GiorgioMegalomartire, M. SS. Odigitria, nel periodo che parte dalladomenica di Carnevale fino a quella dei Latticini, lunedì e mar-tedì grasso).

L'ultimo lunedì di Carnevale, tuttora, si preparano e si con-sumano dolci a forma sferica o schiacciata, di pasta lievitata, frit-ta e zuccherata detti loshka e petulla (frittelle).

Il dolce legato per antonomasia al Carnevale è il cannolo. Già

Cicerone descrive un dolce simile al cannolo «tubus farinarius,cinicissimo edulio ex lacte factus»*. Un poeta sacerdote palermitanonel 1635 ne cantava le lodi «beddi canno/a di carnilìvari, megghiuvmcunì a lu munnu un ci n'è». Pitrè definiva "corona del pranzo car-nei-aiesco". Così come lo consumiamo è frutto dell'elaborazionedella cucina baronale borbonica ed è ormai diventato un dolce dagustare in ogni occasione9.

" GIUSEPPE MARTORANA, Carnevale: angoscia, trasgressione, cosmogonia, Istituto di StoriaAntica dell'Università di Palermo, Palermo, 1996.8 Trad.: "tuho farinaceo fatili di latte per un dolctwmo mangiare".

* II tannolo di Piana, per l'esclusività della sua ricetta e per le sue dimensioni, è diventatofamoso nel mondo. La cialda, composta da farina, aceto, strutto, sale e miele, è riempitacon ricotta, dal fresco houquet dei pascoli montani, prodotta secondo i metodi tradiziona-li, zuccherata, passata a setaccio e scheggiata con cioccolato fondente.

75

Page 76: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

DIRITTO

DDL 499 del 16 ottobre 2002 Xlll Legislatura

Modifiche ed integrazioni alle legge regionale 9-10.1998, n. 26sulla tutela delle minoranze linguistiche nella Regione siciliana1

RELAZIONE DEI DEPUTATI PROPONENTI

Onorevoli colleghi, il disegno di legge che sottoponiamo alvostro esame si propone il fine di completare il percorso legislativoper la tutela delle minoranze linguistiche presenti nella nostraRegione, iniziato con la legge n. 26 del 1998. L'iniziativa è frutto diuna consultazione tra tutte le comunità locali interessate, sindaci,comitati cittadini, insegnanti ed Eparchia di Piana degli albanesi.

Come ricorderete la legge n. 26 del 1998, varata daquest'Assemblea, prima della legge dello Stato, è stata in granparte impugnata dal Commissario dello Stato il quale ritenevache, ai sensi dell'articolo 6 delia Costituzione, spettasse allo Statoe non alla Regione approvare disposizioni di tutela delle mino-ranze linguistiche.

La Corte costituzionale, essendo stata la suddetta legge pro-mulgata parzialmente, seguendo una giurisprudenza ormai con-solidata, ha dichiarato, con sentenza n. 456 del 14-23 dicembre1999, cessata la materia del contendere senza esaminare i motividel ricorso. Il 15 dicembre 1999 è, finalmente, intervenuta lalegge statale n. 482 che ha disciplinato la materia in manieraorganica, individuando le minoranze linguistiche ammesse atutela e gli interventi di competenza delle Regioni.

In particolare per quanto riguarda le Regioni a Statuto spe-ciale, il legislatore statale ha stabilito che, in mancanza di normedi tutela, fino all'entrata in vigore delle norme di attuazione delloStatuto, si applicheranno le disposizioni di cui alla legge n. 482del 1999-

La suddetta legge, inoltre, stabilisce all'articolo 3 le modalitàdi individuazione degli ambiti territoriali in cui le minoranze lin-guistiche insistono, individuazione che deve essere effettuata condeliberazione del consìglio provinciale competente per territorio.

1 Iniziativa parlamentare a firma dei deputati di Alleanza na/innale; I/Formica Santi,Incardina Carmelo, Infu tna Giuseppe, loppolo Giovanni, Tncoli Marzio, VirzìGioacchino.

76

Page 77: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

DIRITTO_^___ DDL 499 del 16 ottobre 20Q2 XIII Legislatura

Sulla base della normativa richiamata l'unica minoranza lin-guistica ammessa a tutela, presente nella Regione siciliana, èquella albanese; ed è a quest'ultima che si rivolge il presente dise-gno di legge.

SÌ evidenzia che in attuazione della notma nazionale, condeliberazione adottata dal consiglio della provincia regionale diPalermo, in data 20 ottobre 2000, sono stati individuati gliambiti territoriali dei comuni di Contessa Entellina, Mezzojuso,Palazzo Adriano, Piana degli Albanesi e Santa Cristina Gela.Questa individuazione risolve il problema della delimitazioneterritoriale dell'ambito di applicazione della legge regionale n.26 del 1998, rimasta inattuata a seguito dell'impugnativa del-l'articolo 2 da parte del Commissario dello Stato.

Tale delimitazione non è tuttavia preclusiva né nei confrontidi altri comuni con presenza albanofbna (basti pensare al comunedi Palermo dove forse risiede il maggior numero di albanofoni, nénei confronti delle altre minoranze linguistiche presenti in Siciliache, se venissero ammesse a tutela dallo Stato, potrebbero usu-fruire della normativa regionale attraverso il meccanismo di cuiall'articolo 2.

Non si è ritenuto opportuno reintrodurre specificatamentenell'atto che sì sottopone alla vostra attenzione, tutte le norme ditutela previste dalla legge regionale n. 26 del 1998, poiché talifattispecie sono state dettagliatamente disciplinate dalla legge n.482 del 1999.

Si è preferito invece, con l'articolo 1 del presente disegno dilegge, richiamare, perché non possano sorgere equivoci di sorta,la normativa nazionale, specificando che essa si applica nel terri-torio della Regione siciliana.

Gli articoli 3 e 4 disciplinano il funzionamento dell'Istitutoper la tutela delle tradizioni linguistiche e culturali delle popola-zioni arbè'reshe della Sicilia (IRCA), armonizzando l'articolo 13della legge regionale n. 26 del 1998 con la nuova disciplina pre-vista dall'articolo 16 della legge n. 482 del 1999. Si prevede inol-tre una disciplina intermedia in attesa della definizione degli a-dempimenti per il funzionamento dell'IRCA-Sicilia.

77

Page 78: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

DIRITTO

DDL 499 del 16 ottobre 2002 XIII Legislatura

L'articolo 5 rende conforme l'articolo 10 della legge regionale n.26 del 1998 alla delimitazione territoriale della nuova normativa.

L'articolo 6 interviene in materia di pubblica istruzione, rap-portando gli indici di riferimento per l'ottenimento dell'autono-mia scolastica alle realtà effettivamente esistenti nei comuni conpresenza di minoranze linguistiche.

L'articolo 7 prevede la concessione di contributi a favore delleUniversità siciliane che attivino corsi di lingua albanese.

L'articolo 8 si propone il fine di evitare duplicazioni di inter-venti tra le iniziative che devono essere attuate in propriodall'Amministrazione regionale e quelle che, in virtù del presen-te disegno di legge, spettano all'IRCA-Sicilia.

Onorevoli colleghi, gli interventi proposti sono estremamen-te necessari per attuare la legge regionale n. 26 del 1998, i cuifondi non potrebbero altrimenti essere spesi.

Sarebbe, inoltre, inammissibile che alle minoranze linguistichesiciliane, ora che è intervenuto anche il legislatore statale, venisse amancare il sostegno del legislatore regionale che già in passato, inva-rie occasioni, ha dimostrato grande sensibilità nei loro confronti.

Si chiede pertanto una rapida approvazione del presente disegno dilegge per evitare il rischio delk perdita di un patrimonio culturale chenon riguarda soltanto le comunità di origine albanese, ma tutta la Sicilia.

# * *

DISEGNO DI LEGGE DI INIZIATIVA PARLAMENTARE

Articolo i

1. Nell'ambito della Regione siciliana, in materia di tuteladelle minoranze linguistiche, si applicano le disposizioni conte-nute nella legge 15 dicembre 1999, n. 482, "Norme in materiadi tutela delle minoranze linguistiche storiche" nonché le altreleggi statali e regionali vigenti.

Articolo 2

1. Le disposizioni di cui alla legge regionale 9 ottobre 1998,n. 26, si applicano alle minoranze linguistiche tutelate ai sensidell'articolo 2 e negli ambiti territoriali individuati ai sensi del-l'articolo 3 della legge 15 dicembre 1999, n. 482.

7H

Page 79: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

DIRITTO

__ DDL 499 del 16 ottobre 2002 X11I Legislatura

Articolo 31. L'articolol3 della legge regionale 9 ottobre 1998, n. 26 è

sostituito dal seguente: "Articolo 13 - 1. Ai sensi dell'articolo 16della legge 15 dicembre 1999, n. 482, è istituito, con sede inPalermo, un istituto regionale di diritto pubblico per la tuteladelle tradizioni linguistiche e culturali delle popolazioni arbere-she (italo-albanesi) di Sicilia denominato ISTITUTO REGIO-NALE DI CULTURA ARBERESHE SICILIA (IRCA-Sicilia).

2. Nell'ambito della tutela e della valorizzazione del patri-monio storico, linguistico, culturale, documentario e bibliografi-co arberesh, l'IRCA-Sicilia svolge, promuove e sostiene: attivitàdi studio, ricerca, documentazione; conservazione di beni archi-vistici e bibliografici; attività editoriali; promozione culturale;formazione per i docenti; manifestazioni culturali, folcloristìche,religiose ed artistiche organizzate nei comuni di cui all'articolo 2;le attività di associazioni, centri culturali, Università ed enti reli-giosi che operano per la tutela della lingua e delle tradizioni; atti-vità di organi di stampa ed emittenti radiotelevisive a carattereprivato che utilizzino la lingua albanese; lo sviluppo dei rappor-ti culturali con le comunità ed i paesi albanofoni europei edextraeuropei; attività di monitoraggio sulle minoranze linguisti-che presenti in Sicilia mediante l'istituzione di un appositoOsservatorio regionale; quant'altro necessario per la conservazio-ne e la valorizzazione del patrimonio storico, linguistico e cultu-rale della minoranza arbéreshe.

3. Le finalità, le attività ed il funzionamento dell'IRCA-Sicilia sono regolati da uno statuto predisposto, entro tre mesidalla data di entrata in vigore della presente legge, dall'Assessoreregionale per i beni culturali ed ambientali e per la pubblicaistruzione sentiti Ì sindad dei comuni di cui all'articolo 2. Talestatuto è approvato con decreto del Presidente della Regione edentrerà in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblica-zione sulla Gazzetta ufficiale della Regione siciliana.

4. L'IRCA-Sicilia ha un proprio consiglio di amministrazio-ne. Lo statuto deve prevedere la presenza in tale organo di un rap-presentante dì ciascuno dei comuni inclusi negli ambiti territo-riali di cui all'articolo 2, di un rappresentante dell 'Eparchia di

Page 80: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

ATTUALITÀ

Progetto Brinjat. . . e due

Progetto Brinjat ... e due

Sulla scorta della prima analoga esperienza1, ormai in fase ultimadi conclusione, la Provincia regionale di Palermo e i comuni diContessa Entellina, Mezzoiuso, Palazzo Adriano, Piana degli Albanesie Santa Cristina Gela, con il supporto scientifico dell'Università diPalermo, hanno voluto reiterare il progetto "Brinjat", ritenendolounanimemente un "esperimento" risultato fruttuoso ed efficace.

"Brinjat", quindi, si è soprattutto imposto come modello dicollaborazione istituzionale fra diversi Enti rivelandosi, sia in ter-mini di "prodotti" sia in termini di rapporti fra comunità toutcourt uno strumento utile con ulteriori possibilità di sviluppo.

La Provincia, per esempio, pensa di utilizzare ed estendere, indiverse realtà del suo territorio e in ambiti piuttosto articolati,questo prototipo istituzionale che ormai trova ampio riscontroanche in altri strumenti di collaborazione sovracomunale in lineacon la riforma federale dello stato e il principio della sussidiaretà.

Se le peculiarità culturali, poi, sono da considerare una risor-sa sulla quale è possibile costruire, oltre che identità, anche ipo-tesi di sviluppo socio-economico, bisogna su questa risorsa inve-stire e ottimizzare gli interventi.

Le potenzialità di "Brinjat" rispondono, in qualche misura, aquesta esigenza e si fondano soprattutto sulla possibilità, ormaimolto concreta, di creare un circuito delle comunità arbereshedella provincia di Palermo e poi fra queste e le omologhe comu-nità delle altre province e delle altre regioni d'Italia.

Non bisogna avere paura del futuro se il futuro, corretta-mente inteso e affrontato, riserva visibili tà e sviluppo. Nessunopensi di poterne rimanere fuori in base a valutazoni o calcoli dicampanile, sarebbe sciocco e letale.

Per le comunità arbereshe, oltre agli ambiti di collaborazio-ne sovracomunale ormai noti (Patti territoriali, Pit, Prusst, Por,ATO e quant'altro) vi è un ambito di collaborazione naturale,esclusivo e privilegiato che bisogna mettere a frutto.

V. BiWos, nn. 21-22

H2

Page 81: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

ATTUALITÀ

Progetto Brmjat... e due

Nei comportamenti delle Amministrazioni locali interessatesi registra lodevolmente in questa materia, anche se con accen-tuazioni diverse, sostanziale identità di vedute e continuità.

SÌ veda ora più nel dettaglio come e cosa dovrà essere realiz-zato nel cosiddetto "Brinjat 2".

Gli Enti partecipanti hanno concorso a definire il progetto,poi assunto come proprio dalla Provincia regionale, ponendoparte delle spese previste a carico dei propri bilanci. I rapporti fragli Enti sono regolati mediante convenzione.

Il luogo operativo è il Comitato, rappresentativo in modoparitario di tutti EELL, che assume, mediante appositi verbali, ledecisioni che, così formalizzate vengono affidate per la loro rea-lizzazione, nelle forme e procedure di legge, al comune capofila,in questo caso il comune di Piana degli Albanesi.

A progetto realizzato e concluso, il comune capofila invierà agliEnti partecipanti il rendiconto dettagliato dell'attività e delle spese.

Finora il meccanismo ha funzionato unanimemente graziealle forti dosi di misura e buon senso profusi dai rappresentantidegli Enti nel Comitato.

Per una ampia conoscenza delle attività progettate nel Brinjat2 si riferisce in questo spazio del verbale della prima seduta delComitato^ presieduta dall'Assessore provinciale Liboria Di Baudocon la presenza di Dario Falzone, presidente del Consiglio provin-ciale e di Matteo Mandala dell'Università di Palermo.

•' II Comitato tecnico-organizzativo di cui al l 'art . 4 della Convenzione risulta così compo-sto: PROVINCIA REGIONALE DI PALERMO: Liboria dì Baudo, assessore e presidentedel Comitato, Caterina Vegna, dirigente dell'assessorato; COMUNE DI CONTESSAENTELLINA: Pietro Cuccia, sindaco, Domenita Cuccia, componente; COMUNE DI MEZ-ZOIUSO: Piero Di Mano e Antonino Perniciaro, componenti; COMUNE DI PALAZZOADRIANO: Giuseppe Aleni, sindaco; COMUNE DI PIANA DEGLI ALBANESI: PietroGazzetta, assessote, Giwanni Pecoraro, componente; COMUNE DI S. CRISTINA GELA:Giuwppt Cangiatosi, sindaco, Luna Loffredo, componente; SEGRETARIO DEL COMITATO:Pietro Manali,

8}

Page 82: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

ATTUALITÀ

_____^__ Progetto Brinjat.. . e due

Adempiute le operazioni legate all'insediamento del Comitatoè intervenuto Dario Falzone, presidente del Consiglio provinciale,che si è complimentato con le comunità albanesi e i loro rappre-sentanti per la realizzazione del progetto Brinjat I . DomenicoCuccia ha informato, poi, sulla presentazione all'AssembleaRegionale Siciliana del disegno di legge n. 499 "Modifiche ed inte-grazioni alla L. 26/1978 sulla tutela delle minoranze linguistichenella regione Sicilia", a firma dei deputati Formica, Incartona,Inforna, loppo/o, Trico/i, Virzì, sollecitando i sindaci delle comunitàad assumere opportune iniziative di sostegno.

Il sindaco di Piana degli Albanesi, Gaetano Caramanno, hainformato circa l'avvenuto finanziamento di un progetto di mul-timedialità (progetto "Alba") affidato per la realizzazione alcomune di Piana degli Albanesi.

Successivamente il Comitato passa a fare il punto conclusivodel progetto Brinjat 1 e in proposito ritiene che debba essereposta in atto una iniziativa per la presentazione al pubblico delCD rom sugli Arbé'reshé di Sicilia e rinvia alla riunione successi-va modalità e tempi di attuazione dell'iniziativa.

Prende, allora, la parola Matteo Mandala, titolare dellaCattedra di lingua e letteratura albanese presso la Facoltà diScienze della formazione presso l'Università di Palermo e diret-tore scientifico del progetto, e riferisce sullo stato di realizzazio-ne delle pubblicazioni ormai molto prossime alla stampa.

Il Comitato prende visione delle finalità e delle iniziativepreviste nel progetto Brinjat 2 e formula, in base alle disponibi-lità previste, la seguente programmazione che, sulla scorta dellereali necessità future, potrà, ai sensi dell'art. 9 della convenzione,subire in futuro delle variazioni:

INIZIATIVAVIAGGI: Copenaghen, Albania, Toscana

CONVEGNO STORICOPUBBLICAZIONI VARIE (Atti Congr. ìnt.le Studi Albanesi,Atti convegno storico, Divina liturgia in lingua albanese]

CONVENZIONE PER SITO WEBDIREZIONE SCIENTIFICASPESE ORGANIZZATIVE

84

Page 83: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

ATTUALITÀ

Progetto Brinjat... e due

II Comitato, al fine di attivare le iniziative, si adopererà asollecitare gli Enti sottoscrittori a che trasferiscano al comunecapofila le risorse finanziarie rispettivamente previste a propriocarico e stabilisce di iniziare le attività dal trasferimento aCopenaghen di una delegazione composta da due unità per ogniComune e integrata da due unità dell'Università di Palermo chedovranno eseguire delle ricerche archivistiche e bibliografìchepresso la biblioteca reale al fine di recuperare importanti mate-riali di interesse albanologico.

Il viaggio si svolgerà in due tempi prevedendo prima, entrodicembre e. a., per priorità di studio il trasferimento delle dueunità dell'Università di Palermo e poi il viaggio di rappresentan-za della delegazione.

Il viaggio invece nella Repubblica d'Albania viene fissato peril mese di gennaio 2003 con l'impegno di assumere al più prestole informazioni conducenti alla individuazione dei costi.

Page 84: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

ATTUALITÀ

Progetto Alba

II progetto "Alba"

La comunità arbèreshe, assieme alle altre minoranze lingui-stiche storiche d'Italia, dispone finalmente di uno strumentolegislativo di tutela: la legge 482/99-

La recente approvazione della norma nonché l'avvio delle fasiattuative non consente, al momento, una compiuta valutazionedei suoi effetti. Tuttavia appare sufficientemente chiaro che l'at-tenzione legislativa si sia rivolta prevalentemente sugli aspettipiù prettamente culturali e linguistici evidenziando ulteriormen-te, ove ve ne fosse bisogno, la necessità di un coordinamento e diun ampliamento degli spazi di intervento nella direzione di unaottimizzazione delle risorse e di una più incisiva valorizzazionedelle comunità anche in altri ambiti.

L'Amministrazione comunale di Piana degli Albanesi (PA)ritiene di avere colto tale "insufficienza" e per colmarla ha elabo-rato il progetto "Alba".

Il progetto vuole muovere da un momento di forte conoscen-za, dialogo e confronto fra le comunità, si propone gli obbiettivie le strategie seguenti: valorizzare l'identità e le peculiarità dellecomunità; realizzare una rete di relazioni permanenti; estendere ereplicare esperienze innovative in ambiti vari (scolastico, cultura-le, sociale, turistico, produttivo ecc...); creare una sede di coordi-namento, controllo, marketing e promozione degli eventi dirilievo (culturali, religiosi, turistici, musicali e folkloristiciecc...).

Le azioni essenziali per il raggiungimento di queste finalitàsono: creazione di un ufficio stampa; realizzazione di un "magazine tv";creazione sito internet interattivo; copertura radio-televisiva; organizza-zione di eventi annuali con il coinvolgimento di tutte le comunità.

"Alba", inoltre, è un progetto di multimedialità che si ponel'ambizioso obiettivo di creare condizioni di autosostenibilitàeconomico-fìnanziaria tali da consentire al network, dopo la fasedi partenza, di sopravvivere in qualità di centro propulsore, orga-nizzatore e coordinatore.

86

Page 85: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

ATTUALITÀ

Progetto Alba

E un'iniziativa, mai tentata prima, che intende reìnterpreta-re, in una dimensione tecnologica innovativa, appartenenze elegami antichi.

Il progetto ha avuto il sostegno finanziario, del Ministerodegli Affari Regionali ed è stato presentato in Piana degliAlbanesi, presso l'Istituto SS. Salvatore (Sclizza) il 24.11.2002con la partecipazione del ministro Enrico La Loggia del scn.Renato Schifanì, di Dario Falzone, presidente del Consiglio dellaProvincia regionale di Palermo, del prof Francesco Altimaridell'Università della Calabria, dei sindaci delle comunità albane-si della Sicilia, di una folta delegazione di rappresentanti deicomuni albanesi delle altre regioni d'Italia e di numerose altreistituzioni civili e religiose. (P. M.)

****

IL PROGETTO "ALBA"

PROLOGO

L'intento principale è di realizzare un "pacchetto media" cheriesca ad identificare e collegare tra loro ed ottimizzare all'ester-no le Comunità di italo-albanesi presenti nel territorio nazionale(circa 100.000 abitanti in 41 comuni, 9 frazioni di 7 regioni cen-tro-meridionali).

AZIONIAZIONE 1 UFFICIO STAMPAAZIONE 2 MAGAZINE TVAZIONE 3 TARGET AREA ALBANESE: RADIO E TVAZIONE 4 SITO INTERNET INTERATTIVOAZIONE 5 RADUNI ANNUALIAZIONE 6 TURISMO, CULTURA, COMMERCIO,

RILANCIO LINGUA E TRADIZIONI

AZIONE 1. UFFICIO STAMPA

L'ufficio stampa (redattori, pubblicisti, segreteria di edizio-ne), sarà il cervello dell'operazione e soprattutto farà da filtro ecollegamento tra le comunità e gli studi di produzione del maga-zine, del sito interattivo e degli eventi.

87

Page 86: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

ATTUALITÀ

_____^_ Progetto Alba

Con largo anticipo avvierà le necessarie procedure per la rea-lizzazione di ciascuna puntata (contatti, sinergie, appuntamenticon partecipazioni utili all'ottimizzazione ecc...) e fornirà aglistudi incaricati mixage audiovisivi e comunicati stampa per lenews. La segreteria di edizione, che comprende il delegato di pro-duzione (unico membro dell'ufficio stampa a seguito della trou-pe televisiva), si occuperà della logistica.

AZIONE 2. MAGAZINE TV

Un programma televisivo ad edizione mensile, della duratamedia di 20', distribuito nelle più autorevoli e riconosciute tvlocali1, in orari privilegiati, a copertura dell'intera area dellecomunità albanesi d'Italia.

Un contenitore di rubriche a temi, dove è possibile trovare:la "situazione locale", le attività collegate alle problematiche deltempo libero, delle tradizioni religiose e popolari, la let-tera aldirettore, le tematiche giovanili in rapporto all'identità arbere-she, l'artigianato, gli itinerari turistici etc.

Non mancherà la rubrica di interesse comune, come le newsdel mese (appuntamenti significativi che stanno per verifìcarsi oche si sono appena svolti; novità coinvolgenti le varie comunità;curiosità arbereshe di carattere generale).

In ogni puntata sarà protagonista una comunità arbereshe.Per presentare tutte le comunità sono previste in un triennio 36puntate in quanto le comunità più piccole, per ovvie ragioni,saranno accorpate ad altre.

Tutti i passaggi saranno filtrati e coordinati dall'ufficio stam-pa unico per tutte le edizioni.

Le news mensili daranno corpo alla versione snella dell'edi-zione radiofonica che, come nel caso del magazine tv, sarà distri-buita attraverso le principali radio private delle zone servite pergarantire una copertura totale del bacino d'utenza.

1 CAMPANIA: I rpinia Tv; MOLISE: Telemolise; BASILICATA: Tele Day; CALABRIA:Tele-spazio, Tele-viva; ABRU/7O: Tele Abruzzo; PUGLIA: Telefonia; S I C I L I A : Tgs, Trm,Telefonica.

8S

Page 87: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

ATTUALITÀ

Progetto Alba

AZIONE 3. SITO INTERNET

Principale particolarità di questo sito/portale, oltre rimpagi-nazione grafica e i contenuti abituali, sarà la interattività cioè lapossibilità da parte di ogni fruitore di interagire con l'ufficiostampa, che, a sua volta, gtazie al contatto bidirezionale con ilcentro multimediale mixage audiovisivi, renderà pubblica, quasiin tempo reale, ogni richiesta posta dai visitatori.

Altra importante peculiarità del sito sarà quella di porsicome contenitore/archivio video di tutte le puntate, che così potran-no essere consultate in qualsiasi momento e in maniera analitica,vale a dire sia con la visione delle intere puntate, sia scegliendovolta per volta l'argomento preferito.

AZIONE 4. EVENTI

Saranno grandi occasioni a tema create per riunire ampie rap-presentanze di tutte le comunità.

Se ne prevedono almeno due durante il corso di ogni anno.L'evento inaugurativo di carattere istituzionale si chiamerà

PROGETTO ALBA e sarà il primo momento di aggregazionedei rappresentanti delle istituzioni arbereshe, che darà voce e vitaal comune sentimento di appartenenza sul quale dovrà costruirsiun proprio, universale mezzo di comunicazione e conoscenza chetenda a mettere in rete una cultura finora frazionata in un "terri-torio" mediaticamente riunìfìcato e raccolto attorno ad ALBA, lanuova capitale virtuale degli Arberehe.

Page 88: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

ATTUALITÀ

G. SCHIRÒ DI MODICA: Alcune novità

G. SCHIRÒ DI MODICAProssima la pubblicazione di un vocabolario della parlata arbè'reshe dì Piana

Alcune novità

Presentato il progetto "Alba" e il nuovo sito web del comune

È imminente la pubblicazione nelle collane di BIBLOS di unvocabolario della parlata di Piana. Ne sono autori, a diverso tito-lo, Gaetano Gerbino e Giuseppe Schifò di Modica.

Il dizionario comprende un corpus di oltre 2500 lemmi attin-ti in larga parte dalla tradizione scritta e in misura minore dallatradizione orale, tuttora viva e feconda. È il frutto di un lavoro diricerca lungo e paziente le cui coordinate metodologiche sarannooggetto di un prossimo approfondimento.

Questa iniziativa editoriale completa un kit per la scuola pro-dotto sotto gli auspici della biblioteca comunale "G. Schirò" ecostituito da: Udhetimi, Udhetimi para lei, Udhaembare.

II primo è sostanzialmente una crestomazia di testi vari per ilprimo livello di alfabetizzazione in arberesh, il secondo una guida peri docenti, il terzo una grammatica in senso proprio. Tutte e tre lepubblicazioni, nate grazie a progetti comunitari, sono l'esito dellacollaborazione inedita di noti esperti che operano nei vari livelli del-l'istruzione pubblica (dall'università alla scuola elementari).

Mancava un vocabolario per completare il coordinato inquanto quelli attualmente in commercio, dal preziosissimo Fjalordi E. Giordano al recente Lessico di P. Scutari', ancorati al parti-colarismo delle realtà locali, non sono facili da compulsare pro-prio per le limitate competenze linguistiche dei destinatati.Stesso discorso vale per lo shqip.

Di ogni lemma viene proposto il paradigma utile per ladeclinazione e la coniugazione, i sinonimi (anche traslati) e unacopiosa fraseologia. Uno dei pregi maggiori del lavoro è quello diessere stato pensato e scritto secondo norme ortografìche e gram-maticali ormai largamente condivise.

1 Ne citiamo qualcun altro: C. B. MASSOLINI - U. BUTTAFAVA, Vocabolario albanese-ita-liano, Firenze, 1979; F. LUKA - Z. SIMON1, Fjalor ttalisht-shqip, Tirana, 1986; M. BRU-NETTI - D. GAGLIARDI (a cura di), Fjalor italìsht - shqip, Cosenza, 1985.

90

Page 89: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

ATTUALITÀ

^ G. SCHIRÒ DI MODICA: Alcune novità

Di questo strumento hanno bisogno le scuole di ogni ordinee grado specialmente dopo l'approvazione della L. 482/99 chefinalmente garantisce alle minoranze linguistiche storiched'Italia i mezzi normativi, se non quelli finanziari, necessari aporre in essere strumenti e presìdi alla tutela e allo sviluppo delleidentità culturali e linguistiche minoritarie.

Dal medesimo contesto normativo promana il cosiddettoprogetto "Alba", recentemente presentato dall'Amministrazionecomunale e di cui si riferisce anche in altra parte di Biblos.

Il progetto pare volere coniugare ambiziosamente, come èovvio, promozione culturale e sviluppo economico e non è secon-dario segnalare che mai in passato tante risorse, al momento sol-tanto annunciate, sono state assegnate agli arbereshe.

In rapida sintesi "Alba", in una proiezione triennale, dovreb-be produrre formai radiofonici e televisivi sulle comunità arbereshed'Italia da convogliare successivamente su un portale informaticoche, ulteriormente arricchito di altri strumenti, dovrebbe creareun circuito virtuoso di scambi e quindi di sviluppo.

L'idea, ma soprattutto il modo in cui è stata proposta è, senon originale, sicuramente brillante, ma contiene un limite: pre-senta una non sufficiente conoscenza delle "cose arbereshe" e deiloro protagonisti.

Calare dall'alto, come è successo con "Alba", un progetto ambi-zioso, quanto generico, su tutti gli arbereshé, è sul piano del meto-do, ma soprattutto del risultato, un'operazione destinata a sicurofallimento oppure, nel migliore dei casi, costituirà l'ennesimo con-tributo allo spreco. Chi sa anche poco degli arbereshe sa almeno chesono divisi in circa centomila repubbliche (una per ogni italo-alba-nese) con le quali, per potere collaborare, bisogna attivare innanzi-tutto regolari relazioni diplomatiche altrimenti, se convocate d'im-perio, aldilà del merito, si ritengono occupate manu militari e inevi-tabilmente oppongono rifiuto se non chiusura. Gli arbereshe, perquanto modesti e umili, non amano gli abiti preconfezionati predi-ligono ancora quelli di sartoria anche se di stoffa non pregiai i ss i ma.

91

Page 90: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

ATTUALITÀ

G. SCHIRÒ Di MODICA: Alcune novità

Emblematicamente nel logo del progetto l'aquila, pur nonessendo acefala, ha perduto una delle due teste e anche un'aladepotenziando così la sua capacità di volo alle quote abituali (alte).

Non basta evidentemente affidarsi a presunti guru dellacomunicazione, che nulla sanno delle comunità italoalbanesi, petmettere assieme un "prodotto" che, al momento, nella sua conce-zione è zeppo solo di slogan, luoghi comuni e qualche furbizia.

Se si vogliono comunque recuperare ad "Alba" risultar!apprezzabili, bisogna correggere il tiro e ripartire dal basso rites-sendo una tela che parta dalle comunità, dal sistema delle lororappresentanze culturali e istituzionali, dagli operatori di variogenere dei quali occorre sentire opinioni ed esigenze.

Dopo, soltanto dopo, potrà sorgere "Alba" e diventare gior-no luminoso.

E stato da poco tempo presentato alla comunità di Piana ilsito comunale della nuova era.

Gli autori hanno rivoltato il precedente rispetro al quale,onestamente non era molto diffìcile fare meglio.

Qualcuno ritiene, nella vecchia diatriba fra contenuto eforma, che in un sito web, la sua architettura, se pure non origi-nalissima, sia decisiva nella convinzione che per "vendere" siaimportante sempre e comunque quello che appare.

Questa impostazione, per evidente sottovalutazione del fenomeno,legittimerebbe, indipendentemente da criteri metodologici impronta-ti al massimo del rigore scientifico e della correttezza, l'uso spregiudi-cato e improprio dei contenuti che non sono funghi spontanei a dispo-sizione del primo che passa ma il risultato di anni di lavoro altrui chepretende e merita se non riconoscimento almeno rispetto.

Nonostante tutto, il nuovo WWW, che presenta singolarianalogie grafiche con un altro sito che ha operato in Piana negliultimi mesi, pur lavorando sui medesimi contenuti del sitocomunale che l'ha preceduto riesce, a parte qualche comprensibi-le errore orrografìco sull'arbèresh, a offrire di più in termini difun-zionalità, servìzi e gradevolezza grafica.

92

Page 91: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

ATTUALITÀ

GIOVANNI PECORARO: Festa e flamurit

GIOVANNI PECORARO

Festa e FlamuritCelebrata a Piana degli Albanesi "La Festa della Bandiera"

Ptesso l'Auditorium "Portella della Ginestra" a Piana degliAlbanesi, giovedì 28 novembre 2002, è stata commemorata efesteggiata la "Festa della Bandiera".

È il secondo anno che la Caritas diocesana l'ha voluta pro-muovere e organizzare. L'anno scorso si è svolta per la prima voltapiuttosto in sordina, ma quest'anno, visto il precedente successodi partecipazione, si è voluto coinvolgere il Comune che ha con-cesso il suo contributo e il suo patrocinio.

"Festa e Flamurit" (cosi viene chiamata in Albania) ricorda ilgiorno della proclamazione dell 'indipendenza albanesedall'Impero Ottomano nella città di Valona dove il 28 novembre1912, appunto, sì tenne un convegno nazionale e dove IsmailQemal, uno degli artefici dell'indipendenza, aveva fatto sventola-re la bandiera albanese. Da allora quel giorno è diventata festanazionale sino ai giorni nostri.

In Sicilia, tra gli italo-albanesi, è stata sempre celebrata laricorrenza, specialmente dall'Istituto di Studi Albanesi che l'hasempre fatta coincidere con un convegno di studi a Palermo.

La Caritas diocesana ha voluto ricordare la Festa soprattuttoperché a Piana vive ed opera da alcuni anni una numerosa comu-nità di sbqipetari ormai integrata.

L'intento della Caritas è di rendere questo gruppo visibile, disollecitarlo ad incontrarsi e ad incontrare la comunità arbereshedi Piana. Lo strumento potrebbe essere un'associazione che possainteragire con le istituzioni civili e aprire un dialogo anche cul-turale con gli arbereshe ai quali sarebbe utile riscoprire le lororadici e la storia del paese da cui provengono.

L'apertura dei festeggiamenti è stata caratterizzata dalle pro-lusioni affidate, l'anno scorso al prof. Thoma Rrushi, ormai daanni residente a Piana, e quest'anno allo scrittore Zef Skirò-DiMaxho il quale ha voluto ricordare la visita a Piana, agli inizi del

93

Page 92: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

ATTUALITÀ

GIOVANNI PECORARO: Festa e flamurit

secolo scorso, di Ismail Qemal e Xhafer Brezhdani, facendo cosìscoprire come anche nel passato gli italo-albanesi guardassero conforte interesse e con viva partecipazione alle sorti del paese delleaquile. L'auspicio della Caritas è che la celebrazione della Festadella Bandiera non rimanga solo una semplice occasione comme-morativa ma abbia dei risvolti futuri di crescita per gli shqipèta-ri e gli arbèreshe nella salvaguardia della loro identità culturale.

Page 93: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

ATTUALITÀ

ROSA MARIA Di NOTO: Ritorno in Albania

ROSA MARIA Di NOTO1

Ricorno in Albania

Era l ' I 1 marzo del 1991. Prima di allora la mia conoscenzadell'Albania era molto limitata. Sapevo che esisteva come repub-blica, che era situata nell'Europa sud-orientale, che era il più pic-colo Stato dei Balcani, che il suo territorio era costituito soprat-tutto da zone montagnose e poco da terreni fertili e zone costie-re, ma da tanti laghi, sapevo che la maggior parte della popola-zione era costituita da musulmani e, a seguire, da ortodossi e dapochi cattolici, appena il 10% della popolazione.

Era assolutamente inesistente in me l'idea di approfondirnela conoscenza. Invece l ' i l marzo del 1991 ho dovuto, per forzamaggiore, farlo perché, catapultata al campo profughi diBuonfornello, ho fatto conoscenza della realtà del popolo albane-se in una delle peggiori situazioni della sua storia.

Ebbi l'incarico dalla mia USI, per ordine dell'Assessoratoregionale della Sanità, di coordinare il servizio sociale del campo.

Ho dovuto fare i conti con una realtà che non conoscevo, conmentalità e modi di fare che non mi appartenevano; ho fatto fatica adentrare in sintonia con il loro modo di fare e soprattutto di pensare.

Era importante farlo, e soprattutto urgente, e ci ho provato.Nei loro credi, nei loro principi, nelle loro consuetudini, avevanobisogno di certezze, e loro soprattutto avevano bisogno di sapereche comunque qualcuno li stesse ad ascoltare ed avesse almenouna qualche percezione dei loro tantissimi bisogni.

Quello che è arrivato nel '91 al campo profughi diBonfornello era un popolo eterogeneo.

C'era di tutto: dagli ergastolani ruggiti dalle prigioni, ai giova-ni studenti, da professionisti a donne di strada, da intere famiglied'operai agli uomini della Sekurimi, il servizio segreto albanese,tutti affamati. Dopo tre giorni di traversata in mare, si gettavano a

1 Funzionarla della Provincia regionale di Palermo e componente della delegazione istitu-zionale, recatasi in visita in Albania dell'8 al 12 marzo 2003. nell'ambito delle att ività delprogetto "Brinjat" . Oltre a rappresentanti della Provincia, la delegazione comprendevarappresentanti dei comuni arbereshe della provincia di Palermo e dell'Università deglistudi di Palermo.

95

Page 94: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

ATTUALITÀ

^ ROSA MARIA Di NOTO: Ritomo in Albania

capofitto sui piatti alla mensa. Abbiamo avuto due rivolte alcampo; siamo riusciti con fatica a sedarle entrambe. Non è statosemplice, i fomentatori erano forse anche interni.

Abbiamo avuto minorenni sequestrate in roulotte, siamo riu-sciti a liberarle e a mandarle via dal campo affidandole a famigliein grado di garantirne l'istruzione, l'educazione e soprattutto unclima sereno di crescita familiare.

Affollavano la Messa celebrata da don Santino nel tendonedel campo; loro, la maggior parte mussulmani, cantavano i canticattolici. Affidammo i bambini ad alcune famiglie o Istituti, gliadolescenti alla Comunità Cerasela di Petralia Soprana di PadreLa Placa; molti si sono convcrtiti e battezzati.

Erano circa 5.000 persone, fuggite dall'Albania caotica-mente, con navi e barconi. Molti uomini per lo più giovani,donne e bambini, tanti di questi arrivati in Italia casualmente,spìnti dalla voglia di evadere, coinvolti e trascinati dalla folla.

L'Italia, un miraggio, ma per molti un passaggio obbliga-to per raggiungere la Francia, la Germania, il Belgio,l'Inghilterra, e ancora meglio la "Merica".

Il desiderio irrazionale di una realizzazione personale nel lavo-ro, la voglia della conquista di un posto al sole più volte negata, ildesiderio di dare ognuno ai propri cari stabilità, certezze ma senzasapere come fare, come agire, senza più una guida, tutti sbandati.

Un popolo con tanta voglia di libertà, concetto in quelmomento tanto confuso con l'anarchia, e inconsapevole del verosignificato della " Libertà".

Tutto ciò perché incapaci di un impegno, di uno sforzo per-sonale, propri di gente abituata da sempre a ricevere tutto dal-l'alto, vitto, casa, lavoro, istruzione, ordini dallo Stato, dal Capo.

E se c'era una fatica, un lavoro, anche pesante da fare, deman-darlo alle donne. Loro, i maschi, avevano fatto sempre guerre,rivoluzioni, erano stati da sempre coi Turchi, con gli Italiani, coicomunisti, servi, gendarmi, soldati, guardiani, contrabbandieri,sudditi, mai cittadini liberi.

Un piccolo popolo con tanta storia alle spalle, e tantoorgoglio, un popolo segnato dalle tante guerre, da rivoluzionima anche dalla voglia di riemergere, con un eroe nazionale che

96

Page 95: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

ATTUALITÀ

ROSA M A R I A Di NOTO: Ri torno in Albania

li rappresenta tutti e da cui tutti si sentono con orgoglio rappre-sentati, "Gjergj Kastrioti Skanderbeg", sulle cui gesta continuanoa rimuginare nostalgicamente come se ancora oggi Skanderbegfosse qui a proteggerli e a guidarli nei percorsi da intraprendere.

È un paese strano l'Albania. A distanza di 12 anni sono tor-nata tra gli Albanesi, ma nella loro patria con una delegazionedella Provincia regionale di Palermo.

Mi aspettavo di trovare una realtà diversa da quella racconta-tami allora; poco è cambiato. La voglia di andare avanti c'è; sisente dai discorsi fatti dai Ministri e dai vari funzionar! cheabbiamo incontrato. Il coraggio di affrontare il cambiamento, dilasciare da parte l'isolamento, di mettersi in gioco con gli altriStati dell'Unione Europea è palpabile, ma è necessario appog-giarli in questo percorso, aiutarli a non ripetere errori già fatti daaltri, sostenerli ed incoraggiarli, con la nostra esperienza, tantonoi questa realtà l'abbiamo già vissuta 50 anni fa. Ed allora, se liaiutiamo, possono farcela anche loro.

Mi ha infastidito trovare lungo il percorso dall'aereoportoRinas di Tirana, a Tirana centro, tanto sporco e spazzatura ai mar-gini della strada, le donne al lavoro nei campi sotto il controllodei loro uomini a braccia conserte.

Ho provato impressione nel vedere che alcuni dei tantibunker, i più grandi, quelli che riuscivano a contenere 20 solda-ti di Henver Hoxha, sono diventate c ivi l i abitazioni.

Domenica 9 marzo siamo andati a visitare il museo, intito-lato a Skanderbeg, a Kruja. Lungo il percorso (1 ora e 30 minutida Tirana) abbiamo attraversato parecchi villaggi, abbiamo incon-trato la gente del luogo, sorrisi senza denti e spenti, visi incarta-pccoriti dal sole e dal freddo, abbiamo visto lo sfrecciare continuodi macchine di grossa cilindrata, i nuovi ricchi, Ì vecchi poverissi-mi ed Ì bambini lungo il selciato polveroso, con in mostra la scar-sa mercanzia da vendere: pasta, acqua, sigarette, fazzoletti di carta.

Il sindaco di Tirana quando ci ha incontrati due giorni dopoè stato molto chiaro; ha chiesto alberi, tanti alberi grandi, altialmeno come gli albanesi (metri 1,60) per la sua Tirana masoprattutto per un popolo, quello albanese, dal cuore grande,tanto da sentirsi cinesi, in un paese di appena 28.750 Kmq.

97

Page 96: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

ATTUALITÀROSA MARIA Di NOTO: Brinjat

ROSA MARIA Di NOTO

Brinjat

Potrebbe essere il nome commerciale di un qualsiasi prodot-to straniero esposto al supermercato.

Inizialmente ho cercato di capire da sola cosa potesse signifi-care, avvalendomi delle mie molto relative conoscenze dì lìnguaarbereshe, ma non mi è tornato in mente qualcosa che potesseaiutarmi. Ho allora chiesto a Pietro Cuccia, sindaco di ContessaEntellina, compagno di viaggio nel progetto Brinjat. E lui mi haspiegato: è un termine albanese, diffìcilmente traducibile in lin-gua italiana.Indicativamente significa "promontorio, collina",qualcosa che da terra si elèva verso l'alto come a cercare di rag-giungere l'altro, forse il Divino, come un'evoluzione dalle picco-le cose del quotidiano verso qualcosa più grande, più importan-te, più vero cui forse tutti aspiriamo.

Brznjat, intanto per me, rappresenta, nel concreto un proget-to voluto dalla Provincia Regionale di Palermo, e in particolaredalla Direzione Politiche Sociali dell'Ente.

Il progetto, in parte già attuato, prevede l'affìancamenrodella Provincia e dei cinque Comuni di origine albanese ad unPaese in via di sviluppo e con tanta voglia di emergere, qualel'Albania, per una serie di interventi di sostegno, di crescitacomune, di tante cose da condurre insieme, con la finalità di per-mettere anche a questa piccola Repubblica di entrare a far parte,a fronte alta, dell'Unione Europea.

Le cose già fatte? La donazione da parte della Facoltà diMedicina dell'Università di Palermo di 300 testi universitari,tradotti nella loro madre lingua, gli incontri istituzionali a Tira-na con il Primo Ministro Fatos Nano, con il Ministri degli Esteri,della Cultura, della Pubblica Istruzione, con il Rettoredell'Università, con il Presidente dell'Accademia delle Scienze,con un Dirigente della Camera di Commercio, ma anche conl'Ambasciatore della Repubblica Albanese in Italia el'Ambasciatore della Repubblica Italiana in Albania.

98

Page 97: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

ATTUALITÀ

ROSA MARIA Di NOTO: Brinjat

E poi ancora, recentissimo, in occasione del XXIX Congressointernazionale di Studi Albanesi "Giergj Kastriota Skanderbeg",organizzato dal prof. Matteo Mandala che ha avuto luogo pressola sede della Fondazione Withaker di Villa Malfìtano a Palermo,il 2 aprile scorso, l'incontro del Presidente della Repubblicad'Albania, Alfred Moisiu, accompagnato dal Ministro perl'Integrazione in Europa, Sokol Nako, e da una rappresentanzadel Rettorato e della Facoltà di Medicina dell'Università diTirana con le autorità siciliane e i Sindaci dei cinque comuniarbèreshe della Provincia di Palermo.

Al congresso, presieduto da Patrizia Lendinara, preside dellaFacoltà di Scienze della Formazione di Palermo, sono intervenu-ti il Aurelio Elio Cardinale, preside della Facoltà di Medicina diPalermo, Kristo Panos, preside della Facoltà di Medicina diTirana, Aurei Plasari, Karen Bikoku e Ali Replatari, docentidella Facoltà di Scienze della Formazione di Tirana.

Contemporaneamente è stato siglato un protocollo d'intesa frale due Facoltà di Medicina (Palermo e Tirana). Il protocollo preve-de che la facoltà siciliana, con l'aiuto dei cinque comuni di etniaarbèreshe della provincia di Palermo, diano l'opportunità agli stu-denti albanesi di approfondire gli studi di radiodiagnostica, cardio-logia, cardiochirurgia, utilizzando anche internet per la didattica.

Il presidente della Repubblica d'Albania ha riferito che ilgiorno prima, aveva incontrato il vicepresidente del Consiglio deiMinistri, on. G. Fini al quale ha detto che l'Italia rappresenta peril popolo albanese non solo il migliore avvocato difensore maanche il miglior ponte possibile di comunicazione con l'Europa,aggiungendo che ha avuto modo di costatare che "gli italianiconoscono meglio di chiunque altro gli albanesi, e ciò significa,per il popolo albanese, una protezione preziosa, da non perderenel percorso intrapreso di crescita e di adeguamento agli Statidell'Unione Europea".

Molte cose uniscono l'Italia e in particolare la Provincia diPalermo al popolo albanese.

Cinquecento anni fa i primi nuclei arbèreshe, fuggendodall'Albania invasa dagli Ottomani, sono arrivati in Sicilia costi-tuendo la prima colonia a Contessa Entellina. Sono ritornati negli

yy

Page 98: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

ATTUALITÀ

ROSA MARIA Di NOTO: Brinjat

anni '90, hanno portato con loro la disperazione dell'ultima dit-tatura che, per reazione, li ha resi ostili a qualsiasi regola.

Ma adesso le cose stanno cambiando. A ciò ha contribuito l'aiu-to dello Stato italiano, di alcuni comuni e regioni italiani della costaadriatica, vicini di casa, ma anche qualche altro Stato europeo.

Molte le aspettative del presidente Moisiu dall'incontro con lecomunità arbereshe siciliane, con il sindaco di Palermo, DiegoCammarata, con l'assessore delegato della Provìncia, NicolaVernuccio, e col presidente della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro.

Ciò che da buone speranze di riuscita in questo percorso,tutto in salita, ha affermato il presidente della Repubblica alba-nese è il costatare che ben 8000 sono gli studenti shqipetari chefrequentano le università italiane, che almeno un milione di emi-grati albanesi, le cui rimesse vengono poi reinvestite in Albania,hanno trovato lavoro in Italia, che già alcuni imprenditori italia-ni e siciliani hanno iniziato ad investire in Albania, e si è augu-rato che altri imprenditori siciliani ne seguano la scia.

Il Presidente albanese ha esaltato la fulgida figura di GiergjKastriota Skanderbeg per la sua memorabile e strenua lotta indifesa dell'Albania e che ritorna ancora oggi ad emergere inmezzo a quel popolo. Kastriota per il popolo albanese, che discen-de dagli antichi Illiri e che nei secoli ha subito tante dominazio-ni e che ha dovuto affrontare tante lotte, rappresenta la coscien-za, la bandiera, l'esempio perché ha difeso strenuamente l'iden-tità nazionale albanese, ma, ciò facendo, anche quella degli altripopoli europei, trasmettendo alle sue genti, generazione dopogenerazione, l'orgoglio di essere persone ognuno con un'identitàben definita, e anche oggi, rappresenta il modello, l'ideale essen-ziale da copiare per Ì nuovi, giovani albanesi.

100

Page 99: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

RECENSIONI

A. N. BERIÌ.HA: Importante opera della nostra tradizione letteraria

ANTON NIKE BERISHA

Importante opera della nostra tradizione letteraria1

Fino alla seconda metà del XIX secolo, dopo 400 anni didominazione ottomana, non si può ancora parlare di una veraattività letteraria albanese.

Intatti l'importante tradizione letteraria e culturale avviatada Buzuku, proseguita con Matranga, Budi, Bardhi, Bogdani,Variboba ed altri, non solo era stata interrotta, ma aveva cessatodi essere parte della vita culturale e spirituale del paese. La oppri-mente dominazione ottomana, tra le più arretrate che abbia co-nosciuto la storia d'Europa, non permetteva, né l'apertura discuole, né la conoscenza della tradizione letteraria e culturalealbanese. In queste condizioni, erano pochi coloro che sapevanoleggere e scrivere l'albanese. Tra questi vi erano i preti cattolici,i quali, scolarizzati fuori dal loro paese, tentavano di rivitalizzarela vita letteraria, culturale e spirituale. Ricordia-mo qui PjeterZarishì, Ndue Bytyci e Leonardo De Martino. Costoro, anche perle condizioni estremamente diffìcili in cui si viveva e si operavaallora, sono i primi conosciuti fino ad oggi, che in Albania intor-no al 1860 iniziarono a scrivere in lingua albanese le loro opereletterarie, attraverso le quali esprìmevano i sentimenti personalie davano voce ai diversi aspetti della vita e della natura, dellaFede e del destino. Si può dire che con essi ricomincia la tradi-zione letteraria albanese.

In tale ambito assume un ruolo importante Leonardo DÌMartino, arberesh di Greci, in Campania, che visse come missio-nario in Albania del Nord per 40 anni.

P. Leonardo aveva imparato bene la lingua albanese che si par-lava al Nord, quindi scrisse le sue poesìe in ghego e non in arheresbche era la sua madrelingua. Scrisse una parte dei suoi versi anche

1 A. N. Ber i stia è docente di l ingua e letteratura albanese presso l'Università della Calabria.L'opera è: PADRE LEONARDO DE MARTINO, Harpa arbnare (L'arpa at/wwe). putsit,traslitterazione di Anton Nike Berisha e intimiti/i une di Ernest Kul iq i , "Shpresn" & 'TaikKonka", Prìstina, 2002. L.i traduzione dalla lingua albanese è di Gaetano Gcrbino,

101

Page 100: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

RECENSIONI

A. N, BERISHA: Importante opera della nostra tradizione letteraria

in italiano che era la lingua ufficiale del suo paese di origine. I datidi cui siamo a conoscenza sulla vita di questo pastore di anime escrittore, testimoniano che P. Leonardo, a partire dal 1868, scris-se versi in lingua albanese e li pubblicò, insieme agli scritti italia-ni, a Venezia nel 1881 nell'opera L'arpa a"un italo-albanese.

Proprio la raccolta di poesie contenute ne L'arpa d'un italo-albanese costituiscono il volume Harpa arbnore pubblicato Ioscorso anno. Le poesie sono traslitterate da Anton Nike Berisha,mentre l'introduzione è di Ernest Koliqi. Nel volume sono rac-colte poesie composte dal poeta fino al 1881 nella parte intitola-ta Parte albanese.

L'importanza di P. Leonardo nella letteratura albanese derivadal fatto di essere uno dei primi poeti a scrivere versi in albanesein territorio albanese negli anni '60 del XIX secolo, ma anchedall'avere introdotto nelle sue opere elementi appartenenti allalingua arbèreshe che, come dice a ragione il Koliqi, «è rimastaovunque pura, semplice, armoniosa e forte" e "dall'aver datodignità letteraria per la prima volta alla spontaneità delle espres-sioni popolari».

La grande padronanza con la quale De Martino usava per lesue opere la lingua originale che si manteneva ancora pura inAlbania settentrionale, soprattutto nelle zone di montagna, nonsolo ha dato un grande valore alla sua poesia, ma ha aperto allasuccessiva produzione letteraria albanese una strada che verrà per-corsa ed arricchita da altri scrittori, soprattutto dai francescani.

La conoscenza della lingua e l'atteggiamento verso di essa sonotestimoniati anche dai versi del sonetto che egli dedicò a d. AntonSak Bytyci: la difesa della lingua sottintende la difesa della patria.

Vorremmo, ma non possiamo, la lìngua albanese derelitta far rinascere

con lo spìrito: così, come il forte che strappa l'agnello dalla bocca del lupo

che l'aveva catturata e addentata, dovremmo riconquistare la nostra

Patria tanto oppressa!

Con lingua poetica e raffinata, con versi composti con dedi-zione, il nostro poeta canta Dio e la luce e la gioia che vengonodalla sua grazia:

102

Page 101: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

RECENSIONI

A. N. BERISHA: Importante opera della nostra tradizione letteraria

Gioirò, o Signore, dell'amore

infinito che hai per me;

Gioirò. Creatore, della dolcezza

cantando con spirito ardente.

(Il desiderio del Paradiso)

Tali tematiche sono riproposte anche nel componimento dedi-cato agli otto giovani albanesi che partono per l'Italia per diveni-re seguaci dì S. Francesco d'Assisi, dove si esprime la grande gioiadel poeta per questo avvenimento. Il loro invìo in Italia per i com-patrioti oppressi dal giogo turco era una speranza di cambiamen-to e di rinascita dì una nuova vita culturale e spirituale. Il poetadice che questo avvenimento è stato opera dello stesso Dio

Ma questi) dì in mente impresso

terrà sempre l'albanese,

che da Dio è staff) scritto

per essi il destino

De Martino, insieme ai due poeti già menzionati, Zarishi eBytyc.i, è anche il creatore del sonetto albanese. Egli utilizzò inol-tre diverse forme poetiche e metriche, sia quando prese spuntodalla nostra ricca tradizione poetica orale, sia quando le mutuòdalla tradizione letteraria italiana o da altre letterature. Un altromotivo rende importante l'opera del De Martino scrittore: egli èstato tra i primi autori che in terra albanese (il primo al di làdell'Adriatico fu Francesco Antonio Santori) abbia scritto in alba-nese opere teatrali, tra le quali La notte di Natale, rappresentataa Scutari fin dal 1880 e compresa nella parte finale del volumeHarpa arbnore.

Padre Leonardo fu anche il precursore nel campo delle tradu-zioni letterarie. Per questa sua attività Ernest Koliqi afferma: "Futra Ì primi che in lingua albanese affrontò con risultati eccellentidiffìcili traduzioni dagli autori italiani più famosi. Nei versipatriottici come in quelli con soggetto religioso utilizzò un lessi-co ricco. Per primo introdusse nella nostra poesia i metri i talianipiù complessi. La sua produzione fu grande e agile":

KH

Page 102: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

RECENSIONI

A. N. BERISHA: Importante opera della nostra tradizione letteraria

// grande giorno finalmente è giunto,

e viene tra noi pien di gioia e d'allegrìa;

II Signore ti porge la sua mano,

scende dal ciclo il Verbo e appare sulla terra.

La parte più consistente delle poesie di De Martino scritte inlingua albanese è di tema religioso. In esse il poeta con un albanesericco espresse i propri sentimenti verso l'Onnipotente, verso Cristo,la Madonna ed i Santi. Furono proprio la sua abilità nel comporre isuoi versi e la lingua che egli usò che spinsero Anton Bytyc,i a dedi-care un sonetto al poeta arbé'resh e ad intitolarlo Novello usignolo:a te gli Albanesi devono rendere onore. Tale apprezzamento deriva-va dalla fama che De Martino aveva conquistato in diversi centrialbanesi importanti come Scutari, Prizren, Pezh.

(^far zàni a kyrie qi n'Troshan tuj nisun

LI hap ne Shkoder, Perzeren e mbm'ni

Deri n'Pej t'eger, e ne zemer m'bini

Me mekam t'ambel t'fjalve n'kang ujdisun?!

De Martino apparteneva alla scuola letteraria francescana, laquale, come è noto, ha conferito una straordinaria dimensioneartistica alia letteratura albanese con opere create con una linguaed una fraseologia prese dalle parlate delle zone montane. Questaparticolarità della lingua del De Martino si osserva soprattuttonella poesia umoristica Canzone comica, dedicata a don StefanoMazrek, in occasione del suo onomastico (il 26 dicembre del1868). Su questo genere poetico del De Martino lo scrittoreKoliqi scrive che la sua originalità si ritrova soprattutto nei versicomici: «Qui il movimento del verso, le parole, le espressionisono quelle tradizionali del popolo, ma utilizzati con maestria epadronanza. La burla non valica mai i confini del buon gusto. Ilpoeta non rifugge dall'uso delle parole turche, soprattutto dìquelle che si sono radicate da secoli nella lingua: la loro sostitu-zione con parole albanesi rare, toglie vigore alla comicità e al tonofamiliare dello stile. Più tardi il Fishta in un verso famosoaffermò: 'Ka'j fjale tur^e bàn lazem!». Dunque, vi è un altro ele-mento che conferisce a questa poesia un valore particolare: «Lo

104

Page 103: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

RECENSIONI

A. N. BERISHA: Importante opera della nostra tracU/ionc letteraria

spirito del tutto albanese sia del verso sia delle espressioni è disci-plinato dal metro. Tradizionalmente il poeta albanese usa l'otto-nario sia in strofe uniche che quadruple. Qui le strofe hanno treottonati in rima baciata in analogia con l'inno religioso Stabat

Mater dolorosa (E. Koliqi)».L'importanza del lavoro di De Martino si estende anche ad

altri campi della vita albanese, soprattutto nell'attività di peda-gogo che svolse nei confronti del poeta nazionale Fishta.Nell'opera "// maestro arberesb e il discepolo albanese: Padre LeonardoDt Martino e Padre Giorgio Fishta" Rosolino Petrotta dice tra l'al-tro che Fishta «{...] in giovane età, con gli insegnamenti ticevu-ti da un grande missionario e patriota italo-albanese, maturò l'a-more per la Patria e la fedeltà alla Chiesa cattolica e all'Ordine diS. Francesco» e che «Padre Giorgio Fishta, in gioventù, fu attira-to dall'Ordine Francescano grazie a Padre Leonardo De Martino:questi fu per il Fishta il primo padre spirituale, insegnante ededucatore». Ma De Martino assunse un ruolo ben più importan-te per Fishta «[...} guidò il suo allievo nei primi passi del suocammino poetico che lo avrebbe poi portato a diventare il Poetanazionale d'Albania [...} (Shejzai, numero commemorativo, nn.11-12, 1961, pp. 494-495)».

E il grande Fishta, che con le sue opere diede una svoltastraordinaria alla letteratura albanese, non dimenticò il suo mae-stro. Ciò è testimoniato dalle parole di Rosolino Petrotta che scri-ve «Quando Fishta, come segretario della delegazione albanesealla Conferenza di pace, nel 1920, andò a Parigi, attraversandol'Italia, volle recarsi al convento francescano di Sarno e per l 'ult i-ma volta andò a baciare la mano al venerabile Vecchio, prima chequesti morisse: davvero toccante l'incontro tra il grande maestroed Ìl grande allievo!» (Shejzat, cit, p. 495).

La raccolta di poesie Harpa arbnore di Leonardo De Martino,pubblicata a Pristina, non ci rivela soltanto un nostro importantepoeta, ma ci da anche la consapevolezza che Ì valori della nostra tra-dizione letteraria fanno parte della nostra vita culturale e spirituale.

Page 104: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

RECENSIONI

SERGIO PILUTTERI: Piana degli Albanesi: Comunità in cambiamento

SERGIO PILLITTERII

Piana degli Albanesi: Comunità in cambiamentoRiflessioni su una ricerca sociologica tra storia e rappresentazione sociale.

Al termine di un lavoro di lettura sociologica della realtà di Piana,è importante dedicare qualche riflessione ai risultati e proporre alcune

valutazioni utili all'apertura di un dibattito sulla qualità della vita nellacomunità. Il lavoro, condotto sulla base di validi strumenti di ricerca

scientifica e su affermate teorie della sociologia empirica, ha inteso for-

nire una possibile chiave di lettura della realtà odierna di Piana che, in

qualche modo, possa servire principalmente a quanti ne fanno parte, eancor di più alle istituzioni, prese in esame nella ricerca, affinchè pos-

sano meglio considerare, e se del caso, riconsiderare le proprie strategied'intervento sociale e culturale. Capita spesso, infatti, di non accor-

gersi abbastanza di quanto sia in trasformazione tutto ciò che cigira attorno, di come e in che misura si verifìchi una perdita di vec-

chi e comuni punti di riferimento valoriali nonché un cambiamen-

to dei ruoli e del "peso" delle istituzioni locali.È insita nella natura umana e nei suoi processi conoscitivi la

ricerca di risposte che riescano a spiegare e a giustificare il propriopunto di vista sulla realtà. Da questo processo, a volte non palese-

mente espresso, muove una delle teorie più affascinanti della socio-logia strutturale e della conoscenza, secondo cui il mondo della vita

quotidiana è un mondo che viene costruito dall'uomo comune nella«condotta soggettivamente significativa della sua vita»J , e soprat-

tutto un mondo che prende origine dal pensiero e dall'azione del-

l'uomo che grazie a questi mantiene la propria realtà.Il senso comune che così si costruisce, prendendo spunto da

una realtà già data per scontata come realtà in sé e già ordinata,è il frutto anche di una serie di interpretazionì che egli stesso sida come attore sociale della comunità in cui vive1.

1 Dottore in Scienze dell'Educazione e autore della resi di laureu (da cui è stato ricavatoquesto contributo) Piana deglt Albanesi: anali.il dì una comunità tr« storia e rappr^entazìonemiate, AA. 2001-2002, Cattedra di sociologia dell'educazione, Facoltà di Scien/e dellaFormazione dell'Università di Palermo.•' BERGER P. I.., LUCKMANN 'I'., l^i realtà come coìtruziom wiiitv. I I Mulino, Bologna,1969, p- 34.1 IBIDEM

106

Page 105: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

RECENSIONI

Si-Kijio PiuJ'iTERl: Piana degli Albanesi: Comunità in cambiamento

Piana, si sa, è una comunità del tutto particolare che durante isecoli ha saputo mantenere la propria identità, la propria lingua e unproprio modo di interagire con i processi di modernizzazione. Se siprova a studiare in maniera approfondita anche Ì vari passaggi dellesue diverse componenti sociali, nel contesto dell'evoluzione storico-sociale della comunità, si scopre che il fenomeno si è sviluppato auto-nomamente rispetto ai paesi vicini e alle altre colonie italo-albanesi.

Gli eventi che in qualche modo, nel bene e nel male, hannoattraversato questo paese, hanno contribuito sostanzialmente arafforzare l'idea e il valore dell'identità.

La diversità di pensieri, di ruoli, di operati, ha evidenziato in

maniera obiettiva l'azione di ogni singola articolazione del tessu-to sociale, facendone emergere l'importanza e il ruolo da esseassunto nell'arco di cinquecento anni di storia, ma anche lamaniera con cui le vecchie e le nuove generazioni le riportanonelle proprie rappresentazioni sociali.

Le istituzioni prese in esame (famiglia, chiesa, comune escuola) rappresentano, secondo le impostazioni metodologichedella ricerca, dei validi punti di partenza dai quali analizzare ilsistema sociale che ha garantito il processo di mantenimento e disalvaguardia degli aspetti che rendono Piana, una minoranzaetnica linguistica di origine albanese.

Quando si parla di identità arbèreshe si dovrebbe intendere ilcomplesso processo non solo dei prerequisiti che la rendono tale, e cioèla lingua, la cultura, il rito greco-bizantino, gli usi e i costumi, bensìanche il processo della memoria che ha consegnato e che consegna,giorno dopo giorno, nelle mani di tutta la comunità, questo valore per-ché venga mantenuto, salvaguardato e opportunamente valorizzato.

Intervistando "i vecchi e i giovani" della comunità di Piana,nonché gli operatori nelle istituzioni che hanno un ruolo chiave perl'avvenire dell'identità arbèreshe, si sono poste, in conclusione e aldi là dei contenuti della ricerca, diverse questioni fondamentali chemeritano ulteriori approfondimenti impossibili ìn questa sede:quale identità le nuove generazioni si ritrovano a portare avanti? Inche modo le istituzioni intendono efficacemente intervenire perchéle coscienze delle nuove generazioni possano essere "educate" alrispetto e alla valorizzazione della propria identità?

107

Page 106: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

RECENSIONI

PIETRO MANALI: Piana degli Albanesi e il suo territorio

PIETRO MANALI

Le risorse del territorio ovvero il "sistema" culturale arbereshPubblicato importante studio di Rosalba Catalano

Nell'ambito della collana Studi e testi albanesi diretta daMatteo Mandala, professore ordinario di lingua e letteraturaalbanese presso la Facoltà di Scienze della formazionedell'Università di Palermo, e sostenuta finanziariamente dallaProvincia regionale di Palermo sull'onda dei risultati dei pro-getti BRINJAT1, è stato pubblicato nel maggio 2003 il volumedi Rosalba Catalano2 Piana degli Albanesi e il suo territorio. Fontidocumentarie e progetti di sviluppo per i tipi della casa editricepalermitana A. C. Mirror.

La ricerca, in una veste tipografica elegante e gradevole, èstata presentata il 31 maggio 2003 presso l'aula consigliare delComune di Piana degli Albanesi con l'intervento di MatteoMandala, Dario Falzone, già presidente del Consiglio provincialedi Palermo e attuale vicesindaco del comune di Palermo, GaetanoCaramanno, sindaco di Piana, e i proff. Girolamo Cusimano eVincenzo Guarrasi che dirigono la Cattedra di Geografìa delDipartimento di Beni culturali dell'Università di Palermo.

Il lavoro, come scrive in una delle prefazioni Mandala, "è unarielaborazione parziale della tesi di laurea Geografia e sistemi locali:la cultura arbereshe in Sicilia [...] e riguarda il capitolo relativo allacomunità di Piana degli Albanesi". I capitoli relativi alle altrecomunità albanesi della provincia di Palermo (Contessa Entellina,Mezzoiuso, Palazzo Adriano e Santa Cristina Gela) saranno ogget-to di altrettante prossime pubblicazioni della stessa autrice.

Dario Falzone ha ribadito e confermato il suo sostegno allecomunità arbereshe che, attraverso le realizzazioni di Brinjat equesta testimonianza di Rosalba Catalano, offrono non solo allaprovincia di Palermo, ma anche alla Sicilia intera un alto profi-lo culturale che ne arricchisce ulteriormente il variegato e ricco

1 Ai progetti BRINJAT ampio spazio è dedicato in questo numero di BIBLOS.2 Giovane e valente rìcercatrice di Piana degli Albanesi che collabora con la Cattedra diGeografìa del Dipartimento di Beni culturali dell'Università di Palermo.

108

Page 107: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

RECENSIONI

PIETRO MANALI: Piana degli Albanesi e il suo territorio

panorama socio-culturale. Il suo apprezzamento è andato anchealla loro capacità di mettere in campo una forte progettualità lecui linee sono ulteriormente approfondite da questo studio.

Girolamo Cusimano ha sottolineato, come fatto straordinariorispetto a quanto in simili casi avviene, che la Catalano ha vissu-to e svolto la ricerca come momento di conosceva "dall'interno"della realtà indagata e come omaggio alla propria comunità cui èlegata da un forte legame di appartenenza.

Vincenzo Guarrasi si è soffermato, invece, su un altro aspet-to di carattere più generale ma altrettanto decisivo. Davanti allaglobalizzazione, ormai affermatasi anche come fatto di omologa-zione, non rimane che l'opposizione intelligente e dinamica delleculture locali. In questo senso la scommessa sul lavoro dellaCatalano può considerarsi una scommessa vinta.

Gaetano Caramanno ha colto invece l'importanza dello stu-studio e delle sue proposte nell'ambito degli strumenti di nego-ziazione programmata che tendono a favorire la diffusione dellacultura d'impresa e del gusto dell'intrapresa fondate sulla fiducianelle proprie risorse di cui quelle culturali sono fondanti.

A queste considerazioni, pur autorevoli, intendiamo aggiun-gere le nostre.

Conosciamo da molto tempo la Catalano e ne abbiamoapprezzato, fin dall'età più giovane, intelligenza, capacità, voglia.E una risorsa della nostra comunità.

La sua ricerca non ha un'importanza solitamente storico-cul-turale è qualcosa di diverso in quanto individua, dal punto divista del geografo, le risorse del territorio e le ricompone organi-camente come fatto di conoscenza secondo un metodo attraversoil quale "il sistema culturale arbè'resh" può essere posto alla basedi un progetto dì sviluppo nel contesto degli attuali strumentinormativi di tutela e di programmazione negoziata.

È il cuore dei problemi con cui nel passato, anche recente,hanno fatto i conti schiere di operatori finora con risultati nondefinitivi solo perché i loro sforzi erano prematuri rispetto alladisponibilità di strumenti preliminari che invece lo sono, ancheper loro merito, in questa fase storica.

109

Page 108: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

RECENSIONI

PIETRO MANALI: Piana degli Albanesi e il suo territorio

Termini come "sistema culturale locale", o come "circuito",sono stati alla base delle riflessioni di quanti hanno posto in esse-re "ìl modello Brinjat" cioè un "sistema" istituzionale di collabo-razione fra gli Enti locali delle comunità arbèreshe, l'Universitàdi Palermo e l'Eparchia di Piana degli Albanesi con un forte coin-volgimento delle Istituzioni scolastiche e del sistema dell'asso-ciazionismo locale per la valorizzazione del patrimonio culturalein chiave di risorsa per lo sviluppo.

Quando si tratta di cultura la collaborazione è relativamentefacile e quindi in quel contesto è ampiamente riuscita.

Il prossimo traguardo riguarda la circuitazione delle risorseturistiche. Un primo passo è stato fatto quest'anno in occasionedella Pasqua arbèreshe per la prima volta "pensata" come eventodelle comunità italo-albanesi di Palermo e della sua provincia. Lostesso portale informatico Brinjat, in fase di allestimento, serviràa veicolare, assieme ad altri strumenti in fase di definizione,informazione, cultura, promozione e quant'altro occorra permeglio far conoscere ad un pubblico potenzialmente vastissimoqueste realtà e le loro risorse culturali, turistiche, produttive.

Un apposito convegno, previsto per la fine dell'estate di que-st'anno, servirà a definire meglio spazi e metodi d'intervento e amettere in luce quanto in sede di programmazione negoziata è statofatto e quanto è possibile ancora cantierare per raggiungere tra-guardi futuri che dovranno riguardare l'ottimizzazione delle risorseproduttive in un'ottica di sistema o dì circuito che dir si voglia.

In tutti i casi a prevalere deve essere la visione sovracomuna-le e sovraterritoriale.

Come si può facilmente registrare, la proposta culturale dellaCatalano, validamente e scientificamente assistita dai proff.Cusimano e Guardasi, arriva al momento giusto e cioè quando lecomunità, in tutte le loro articolazioni, sembrano pronte a supe-rare un lungo periodo di gestazione per passare a un altrettantolungo e proficuo periodi di utili e conducenti realizzazioni cheper obbiettivo primario devono avere la valorizzazione delle risor-se culturali, lo sviluppo economico e l'occupazione.

L'Università di Palermo, e in particolare le Cattedre di linguae letteratura albanese, è stata spesso vivaio di intelligenze arbèreshe

no

Page 109: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

RECENSIONI

PIETRO MANALI: Piana degli Albanesi e il suo territorio

che si sono impegnate nello studio e nella valorizzazione dellenostre peculiarità, accompagnate in questo sforzo anche dallestrutture culturali locali: eparchia, biblioteche, musei, associazio-nismo vario e diffuso.

Raramente, però, è accaduto che questi tentativi, frequente-mente tradottisi risultati pregevoli, abbiano trovato riconosci-menti in termini di prospettiva lavorativa determinando in defi-nitiva frustrazione ed allontanamento.

Ebbene, solo ciò di cui siamo andati discorrendo finora puòinvertire questa tendenza ed evitare che le migliori intelligenzelocali vadano ad arricchire altri "territori" con ulteriore depaupe-ramento e decadimento dei nostri territori.

n i

Page 110: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

r onduli) ip ,is.mi |.iu

.>II'dl[]!>]S ip OllUI.]

Page 111: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi

I QUADERNI DI BIBLOS

COLLANA

Società e Istituzioni

Letteratura

Storia

Letteratura

Teatro

Società e Istituzioni

Letteratura

Storia

Società e Istituzioni

Guide e manuali

Storia

Guide e manuali

Guide e manuali

Letteratura

N.

1/1

2/1

3/1

4/2

5/1

6/2

7/3

8/2

9/3

10/1

11/3

12/2

1 3/3

14/4

AUTORE E TITOLO

A.A.V.V.// sasso di Barbato

M. MandalaLe poesie inedite di Carlo Dolce

M. MandalaSviluppi demografici a Piana degli Albanesi

A. N. BerishaTre saggi sull'opera di Giuseppe Schirò

G. Schifò Di MaggioHa molti fiori la ginestra

A.A.V.V.Le scuole dell'obbligo per la salvaguardiadella cultura arbereshe

e la promozione

A. N. BerishaDove antico dolore

G. SchiròCenni sulla origine delle colonie albanesi in Sicilia

G. Damiani// diritto delle minoranze

P. Manali (a cura di)Piana degli Albanesi - fiora e Arberesh'evet

P. Manali (a cura di)G. Costantini, Studi Storici

A.A.V.V.Skanderbeg .ÌOOO

G. Schirò Di ModicaUdhetimi paralel

G. Schirò Di ModicaVjershe

Page 112: Servizio di informazione culturale e bibliografico della ...e larla dìtur: dhe dasburui, 6 Knrre perpar.t meje u krìjua gj'é e perjetìhne, e u perjete jet gilado shprest, ju fi