samsara e nirvana: come sorgono la confusione e la liberazione - italo cillo

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  • 8/8/2019 Samsara e Nirvana: come sorgono la confusione e la liberazione - Italo Cillo

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    I punti crucialidellinsegnamento buddhista

    4: Samsara e Nirvana

    Come sorgono la confusione e laliberazione

    Italo Cillo

    Nelle tre precedenti sezioni abbiamo cercato di cogliere lessenzadellinsegnamento buddhista e le ragioni per praticarlo; abbiamo vistolimportanza cruciale che ha latteggiamento personale, cio il giusto modo diaccostarsi agli insegnamenti; e abbiamo lanciato uno sguardo panoramico sulBuddha storico, sui diversi veicoli chiamati convenzionalmente Buddhismo,sullo storico ingresso del Dharma in Tibet e sulle speciali caratteristiche dellatradizione Nyingma e dellinsegnamento Dzogchen. Abbiamo anchefamiliarizzato con il vocabolario e la terminologia di base. Queste conoscenze cihanno aiutato a creare una base di partenza, su cui adesso possiamo poggiareulteriori conoscenze.

    Poich parliamo del Buddhismo un sentiero che ha un illimitato potere ditrasformazione interiore queste conoscenze non si riferiscono a una pura esemplice comprensione intellettuale. I punti cruciali dellinsegnamento, chestiamo per approfondire, sono capaci di produrre un vero punto di svolta inogni aspetto della nostra vita.

    Il punto di vista che stiamo per conoscere pu dare una risposta definitivaagli interrogativi che gli esseri umani si rivolgono da sempre: Chi siamo? Da

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    dove veniamo? Doveandiamo?. Sia la base di partenza (la nostra condizioneattuale) che il punto di arrivo (la meta finale del nostro sviluppo personale)sono descritte con forza e chiarezza impareggiabili. Inoltre viene dissolto ognidubbio su quello che normalmente chiamiamo io, cio il soggetto chepercorre tutto il sentiero dallinizio alla fine.

    Il Buddhismo, per, non una pura e semplice filosofia, e il punto di vistanon lunico pilastro su cui si poggia. Ce ne sono almeno altri due: lameditazione e la condotta . La prima ci che permette alle semplici idee ditrasformarsi in realt e aipraticantidi distruggere le cause dellinfelicit e direalizzare lo stato naturale della mente, la liberazione e la piena illuminazione.La seconda consiste nel mantenere e manifestare la propria realizzazione inogni istante della vita quotidiana.

    Per quanto riguarda la pratica vera e propria, purtroppo (o per fortuna!) nonpu essere trasmessa attraverso un testo come questo, o qualsiasi altro. indispensabile ricevere la trasmissione e la spiegazione dei metodi liberatoridaun insegnante qualificato, presente in carne e ossa e non solovirtualmente.Tutto il potere e la ricchezza del Buddhismo Vajrayana stanno proprio in questa

    relazione fra studente e insegnante, basata sulla fiducia reciproca.Quindi, per forza di cose, il proseguimento di questa letturastudio non

    riguarder la pratica dei metodi (meditazione) in senso stretto. Al tempostesso, questo testo pu essere usato come una guida, capace di introdurre auna conoscenza senza prezzo e senza tempo: la conoscenza del la mente, e dicome questa crei tutta la felicit e la sofferenza che sperimentiamo da sempre.

    Leggendo, ascoltando, studiando e riflettendo sugli insegnamenti, possiamoottenere la liberazione da ogni dubbio e conoscere esattamente cosa va fatto

    per raggiungere la realizzazione pi alta; dopodich, con laiuto di uninsegnante vivente, non ci resta che farlo per davvero!

    LA RUOTA DELLESISTENZA

    Negli insegnamenti buddhisti usiamo spesso la parola samsaraa propositodella nostra condizione attuale, il nostro effettivo punto di partenza; e usiamola parola nirvana per riferirci alla meta della liberazione. Quando diciamosamsara, per, dobbiamo fare attenzione a non fraintendere ci di cui stiamoparlando: cosa intendiamo esattamente per samsara? un luogo fisicorealmente esistente o unesperienza mentale? Come iniziato e da quantotempo esiste? Da quali cause e condizioni viene creato? Come fa a riprodursi?

    Se unesperienza, quali sono i meccanismi (mentali, psicologici) che lamantengono in vita? Esiste una fine del samsara, possibile liberarsene? E ses, come? Queste domande a cui adesso verr data una risposta non sonoaffatto teoretiche o filosofiche, ma riguardano in modo molto diretto la nostraesperienza della vita: riguardano tutto il senso della nostra esistenza passata,presente e futura. E tutta la felicit e la sofferenza di cui abbiamo fatto,facciamo e faremo esperienza.

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    Proprio per dare una risposta a queste domande, nasce un disegno davverospeciale: la cosiddetta ruotadellesistenza (raffigurata sulla prima pagina diquesta dispensa).

    Si dice che un pittore abbia realizzato questo disegno sotto la direzione delBuddha stesso. Un re di nome Bimbisara, di cui il Buddha eratemporaneamente ospite, voleva regalare qualcosa di raro e prezioso algovernante di un piccolo stato confinante; cos il Buddha gli sugger diregalargli questo disegno. Si dice anche che nel destinatario del regalo, allasola vista del dipinto, siano nate una forte ispirazione e una grande fiducia nelBuddha di cui divenne ben presto un allievo. Questa raffigurazione fa bellamostra di s nella maggior parte dei monasteri in Tibet come promemoriadella condizione attuale di tutti gli esseri, della lunga storia che ciascuno haalle spalle e dei diversi scenari futuri che possono aprirsi, a seconda delladirezione e delle diverse tendenze che si seguono durante la vita.

    La ruota nel suo insieme rappresenta il samsara. Questo non un luogofisico esistente da qualche parte un posto che debba essere evitato, cercandocontemporaneamente di andare da qualche altra parte ma uno stato della

    mente: il samsara la condizione non illuminata di tutti gli esseri senzienti. NelBuddhismo distinguiamo fra esseri senzienti ed esseri illuminati: questedue categorie si escludono reciprocamente nel senso che se si appartiene auna delle due, certamente non si appartiene allaltra. Gli esseri senzienti siamonoi, cio tutti quelli che basano completamente la propria esistenzasullattaccamento a un s, un punto di riferimento soggettivo, che semprepresente in ogni comportamento, in ogni azione, in ogni scelta, in ogniemozione (sia positiva che nociva), in ogni singolo pensiero, perfino nei sogni eperfino quando la mente temporaneamente quieta e non produce pensieri nelabora concetti. Questa esperienza centrata nella fissazione su un senso delliocontraddistingue tutti gli esseri nonilluminati, e costituisce lesistenza

    samsarica; gli esseri illuminati, viceversa, si sono sbarazzati di questafissazione e, di conseguenza, sono liberi anche dallordinario pensierodiscorsivo dualistico, da ogni emozione perturbatrice e dai condizionamentiordinari. Ci significa che sono liberi dal samsara e sono capaci di aiutare glialtri a realizzare lo stesso risultato.

    La ruota dellesistenza come spiega la parola stessa rappresenta latotalit dellesistenza condizionata, cio nonilluminata. Questa mantenutasaldamente nelle grinfie di Yama, che il mara (in sanscrito demone) dellamorte. Negli insegnamenti Vajrayana si parla di quattro tipi di mara: il maradelle distrazioni e dei piaceri superficiali, che lostacolo alla pratica nelsenso che spesso si istintivamente portati a rimandare il momento in cui ci si

    dedicher alla pratica, e si preferisce piuttosto farsi trasportare dalle distrazionipasseggere. Il secondo il mara delle emozioni perturbatrici, che lostacoloalla liberazione individuale. Il terzo il mara dei cinque aggregati, che lostacolo alla piena illuminazione; cosa siano i cinque aggregati, lo si capirmeglio nel seguito di questa lettura. Naturalmente, quando parliamo di mara odemoni non parliamo di esseri realmente esistenti in s e per s, ma stiamopersonificando certe forze in questo caso certi ostacoli alla pratica che sonodi fatto interiori. Il quarto e ultimo appunto Yama, il mara della morte, che lostacolo al completamento della pratica: ovviamente, in quanto praticanti del

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    Dharma, consideriamo la morte prematura una circostanza sfavorevole, perchinterrompe una situazione (la libert e la capacit di praticare) che non siamocerti di poter ritrovare dopo.

    In ogni caso qui ha un significato molto importante, il fatto che la ruota siatenuta stretta fra le zampe di questo demone: significa che tutti gli esseri dellediverse condizioni di esistenza samsarica devono sottostare allincertezza e aicapricci della morte, che pu arrivare in qualsiasi momento senza nessunalibert o possibilit di scelta. Questo vale per gli esseri pi sfortunati, coscome per gli esseri pi felici e fortunati allinterno dellesistenza samsarica;questa mancanza di libert o controllo come vedremo pi avanti forse lacaratteristica principale dellesistenza non illuminata. I Buddha sonocompletamente al di l dei fenomeni ordinari della nascita e della morte. Infattiin questo dipinto il Buddha raffigurato in alto a destra, fuori dalla ruotadellesistenza completamente libero dai vincoli del samsara mentre indicala luna, cio la liberazione o nirvana.

    I DODICI ANELLI DELLA PRODUZIONE DIPENDENTE

    Prima di esaminare le diverse scene che si svolgono allinterno della ruota,prendiamo in considerazione la fascia pi esterna, che rappresenta i dodicianelli della produzione dipendente. Questi li abbiamo gi incontrati nellasezione precedente (Buddha e il Buddhismo), ed esaminati in rapidasuccessione a proposito della realizzazione di Siddharta Gautama, nella potentenotte di luna piena in cui egli divenne il Buddha. Adesso li osserveremo pi davicino e li utilizzeremo come filo conduttore per comprendere alcuniinsegnamenti di importanza cruciale; questi insegnamenti la quintessenza del

    Buddhismo, in senso generale qui verranno esposti a partire dal punto di

    vista pi alto, quello dello Dzogchen, la Grande perfezionenaturale.Per produzione dipendentesi intende la fitta rete di interconnessioni che

    d luogo al sorgere di tutti i fenomeni. I fenomeni, i mondi e gli esseri viventiche li abitano non sorgono a casaccio o senza cause; non sorgono neppure apartire da ununica e sola causa. Piuttosto, la loro esistenza dipende dallapresenza concomitante di un numero incalcolabile di altri fenomeni, e durasoltanto finch dura quel particolare insieme di cause e condizioni. Una pianta,per esempio, si produce in dipendenza di infiniti altri fattori (oltre al semeiniziale), fra cui ci sono anche il grado di umidit atmosferica, il tipo e la duratadellesposizione al sole, le caratteristiche del terreno, la quantit e qualit dellepiogge, la qualit dellaria e latmosfera stessa del nostro pianeta. In ultima

    analisi, potremmo dire che una pianta fatta di tutti questi fattori nessunodei quali, in s e per s, pianta; una pianta interamente fatta di nonpiante, di fenomeni che hanno natura diversa. Anche questi fattorideterminanti, a loro volta, sono interamente composti di qualcosa che altroda s; e cos via allinfinito.

    Anzi aggiungeva il Buddha se cerchiamo una essenza, un s deifenomeni (al di l di tutti quei fattori che sono altro da s), non riusciremo atrovarlo, per la semplice ragione che non esiste! Se cerchiamo il sdi quellapianta non troveremo nulla, eccetto infiniti processi chimici e biologici, e

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    particelle sempre pi microscopiche. La stessa cosa accade se cerchiamo ilverosdel nostro corpo fisico, o il vero sdella nostra mente: ogni cosasi rivela in realt un insieme di processi, e ognuno di questi processi conducead altri processi, e cos via allinfinito. Quando abbiamo finito di pelare gli stratidella cipolla non rimane nulla, poich non esiste cosa in s che non dipendada altro. Come diceva il grande saggio Nagarjuna, codificatore della visionebuddhista chiamata Madhyamaka o "Viadi mezzo":

    Le cose traggono il proprio essere e la propria natura dalla dipendenzareciproca, e non sono "esistenti" in s e per s.

    Questo il senso della produzione dipendente. Un essere realizzatoriconosce per esperienza diretta ci che gli scienziati hanno bisogno di ricercarecon esperimenti e strumenti dal costo inimmaginabile. Il grande fisicocontemporaneo David Bohm scriveva:

    Un oggetto privo di propriet intrinseche, che appartengano soltanto a

    quelloggetto. Piuttosto, condivide in modo reciproco e indivisibile ciascuna suapropriet con tutti i sistemi coi quali interagisce.

    La produzione dipendente allora soltanto una faccia della medaglia:quella che spiega come le esperienze appaiano; laltra faccia della medaglia invece la vacuit, che spiega come le esperienze siano prive di sostanzareale. Produzione dipendente e vacuit sono due modi un po diversi dispiegare la stessa identica cosa.

    Il samsara, dunque, non esiste davvero in quanto tale J, eppure si produce(appare) in dipendenza di alcuni processi; gli esseri senzienti lo sperimentanocome se fosse dotato di esistenza vera, esattamente come accade durante un

    sogno. I processi che catalizzano (causano) la manifestazione del samsarasono precisamente i dodicianelli rappresentati sul bordo esterno della ruotadellesistenza, a formare una catena circolare. Questa catena contiene uninsegnamento di importanza fondamentale contiene una spiegazione

    psicologica straordinariamente accurata del modo in cui la nostra esperienzanon illuminata si produce e si conserva indefinitamente. Questi dodici anellirappresentano la psicologia buddhista della liberazione e/o la psicologiabuddhista della confusione, a seconda della strada che si sceglie di seguire.Questi anelli formano la struttura di tutta la nostra esperienza, la nostra felicite la nostra sofferenza: sicuramente qualcosa che ci interessa tutti in primapersona!

    I dodici anelli hanno un andamento circolar e, intorno alla ruota, e questosignifica che in realt non esistono un vero inizio e una vera fine, comenormalmente li intendiamo; per, poich la nostra mente elabora tutte leinformazioni in una sequenza temporale, il diagramma si adegua a questo

    vezzo e mostra una sequenza cronologica. Anche questo riusciremo a capirlomeglio pi avanti.

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    IL PRIMO DEI DODICI ANELLI:

    LIGNORANZA FONDAMENTALE

    Il primo dei dodici anelli lignoranza (in alto a ore dodici, spostato versola destra di chi guarda), rappresentata da una vecchia bendata che brancolanella confusione e nel disorientamento pi completi. Il primo anello, la causa

    prima di tutto il samsara (ammesso che si possa parlare di una causa prima) lignoranza, cio la nonconoscenza. Naturalmente questa anche la causafondamentale di tutta la sofferenza che gli esseri senzienti sperimentano: equesto gi di per s molto interessante, o degno di riflessione specialmentese paragoniamo il Buddhismo ad altre tradizioni religiose in cui si afferma chela causa di ogni sofferenza il Male. Il male in quanto entit indipendente, nelBuddhismo non neppure menzionato: se un male assoluto (un principio dicompleta malvagit intrinseca) esistesse, indovinate cosa farebbe? La primacosa che farebbe distruggere se stesso, perch cosaltro potrebbe farequalcuno o qualcosa che male o diabolico? Viceversa, nel Buddhismoaffermiamo che tutti gli esseri, senza alcuna distinzione, desiderano la felicit e

    cercano di evitare la sofferenza; questo fondamentale desiderio o ricerca dellafelicit personale di fatto il contrario del male anzi forse una scintilla dellanostra natura di Buddha, un bagliore della nostra bont fondamentale.

    Purtroppo, per, una cosa desiderare un oggetto (come la felicit), altro riuscire ad ottenerlo. la confusione, o ignoranza, che spinge gli esseri apensare, parlare e agire in maniera totalmente controproducente rispetto allapropria felicit. Gli esseri accecati dallignoranza pensano di poterraggiungere la felicit danneggiando gli altri (che, come loro stessi, desideranola felicit), per esempio truffando, imbrogliando, prevaricando, rubando,uccidendo, approfittando di chi pi debole, usando ogni forma di violenzadiretta o indiretta per essere i primiad ottenere qualcosa alle spese degli altri.

    Ma questo non funziona mai! e i carneficisono in realt le prime vittime delproprio stesso comportamento; perch una cosa certa: nella vita, lenergiache investiamo quella con cui veniamo ricompensati e, di conseguenza, chidanneggia o si comporta male con gli altri automaticamente esimultaneamente punito per le proprie azioni con limpossibilit di trovare lapace della mente e unautentica felicit. Non c bisogno di credere a questoper atto di fede, basta guardarsi attentamente intorno per verificare sullabase di esempi concreti, presi dalla vita di ogni giorno se tutto ci vero omeno.

    Il motore che mette in movimento la ruota del samsara dunquelignoranza. Ma ignoranza di cosa?

    Negli insegnamenti Dzogchen parliamo di ignoranza (o non conoscenza)della base. La base la condizione primordiale di tutti i fenomeni, animati einanimati; la condizione primordiale della nostra mente e di tutto ci cheesiste. Primordiale qui si riferisce a qualcosa che esiste fin da un temposenza inizio, qualcosa che connaturato allesistenza stessa e ancheallinesistenza, poich queste due sono inseparabili, come due facce dellastessa medaglia. Dunque il termine primordiale, in ambito buddhista, nonsignifica fin dallinizio di tutte le cose, per il semplice fatto che un inizio ditutte le cose non c mai stato.

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    Dunque la base la condizione primordiale di tutti i fenomeni, di tu tti imondi e di tutti gli esseri che li abitano. La base lo stato primordiale dellanostra mente; la conoscenza diretta di questa base costituisce quello chechiamiamo il punto di vista, o anche visione. Il punto di vista si sviluppaattraverso tre livelli di progressivo rafforzamento:

    1) comprensione intellettuale: quella che si pu ottenere leggendo,ascoltando, riflettendo e studiando. Costituisce una tappa fondamentale, ilpunto da cui bisogna partire;

    2) esperienza: quella che si raggiunge attraverso la pratica dellameditazione. accompagnata da un senso di beatitudine interiore, di chiarezzae di libert dal pensiero concettuale ma, se non la si coltiva, pu essereperduta o dimenticata;

    3) realizzazione: il frutto della pratica ed irreversibile, una condizione chenon pu pi andare perduta e rimane stabilmente con il praticante al di l diogni distinzione fra meditazione e non meditazione.

    Nello Dzogchen, la vetta pi alta di tutti i veicoli dellinsegnamentobuddhista, il correttopunto di vista (lesperienza diretta della base) si sviluppaattraverso un approccio meno graduale, che prevede:

    1) lintroduzione diretta allo stato naturale della mente Rigpa in tibetano impartita dallinsegnante, seguita dal riconoscimento da parte dello studente;

    2) laddestramento nella meditazione, sulla base del riconoscimento giavvenuto dello stato naturale;

    3) il raggiungimento della stabilit nel Rigpa, che rappresenta il frutto o lameta , la saggezza della consapevolezza nonduale.

    La base che di per s completamente al di l di ogni elaborazioneintellettuale e coincide con lo stato risvegliato, con la natura di buddhapresente in ogni essere vivente, con la saggezza del Rigpa ha tre aspetti; cisignifica che pu essere spiegata attraverso tre aspetti, al mero scopo diprodurre una prima comprensione intellettuale. Il vero significato di questi treaspetti per indivisibile, e pu essere realmente compreso soltantoattraverso unesperienza diretta che vada al di l dellordinario pensierodualistico, al di l dellelaborazione concettuale. Qui le parole servono comedita per indicare la luna, ma non sono la luna stessa.

    I tre aspetti della base sono:

    essenza,naturaedespressione.

    Lignoranza fondamentale il primo dei dodici anelli che produconolesistenza samsarica, non illuminata non altro che la non conoscenza diquesti tre aspetti.

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    Lessenzadella base lapurezzaprimordiale.

    Essenza della base significa naturalmente lessenza di tutti i fenomeni,inclusi gli esseri viventi e la loro mente. Purezza primordiale (in tibetanoKadag) unespressione caratteristica dellinsegnamento Dzogchen, e descrivela stessa qualit che nei sutra Mahayana viene chiamata vacuit. Dunque lavacuit la vera essenza di tutte le cose. Che significa questo?

    Significa che normalmente attribuiamo una definizione, unetichetta, unnome (e un giudizio) a tutto ci che incontriamo nella vita di ogni giorno.Questi pensieri che sovrapponiamo a tutta la nostra esperienza diventanodunque la nostra realt; e a questo punto non ci sfiora pi il sospetto che tuttequelle che ci appaiono come cose, persone e situazioni realmente esistenti ins e per s dalla loro propria parte siano in realt costruite dalle nostrepercezioni, dal nostro modo personale di percepire e di reagire a tutto quelloche ci circonda. In tutto ci che facciamo, diciamo e pensiamo, siamo guidatidalla nostra mappa personale del mondo ma la mappa di ciascuno diversada quella di tutti gli altri e, in qualsiasi caso, la mappa non coincide maicon il

    territorio.Il mondo che abbiamo costruito, quello a cui reagiamo con maggiore o

    minore impeto emotivo, con maggiore o minore gioia, attaccamento, rabbia,noia, delusione, paura, indifferenza o dolore a seconda dei casi e degliindividui un prodotto del nostro karma, cio dellimmenso bagaglio diesperienze e tendenze abituali soggettive, sia consce che inconsce. Le personeche ci sembrano adorabili, possono essere un odiato nemico per qualcun altro.Le cose che ci sembrano desiderabili, possono essere oggetto di disprezzo perqualcun altro. Le situazioni che ci sembrano dei problemi insormontabili,possono rappresentare delle meravigliose opportunit per qualcun altro.

    Tutto questo, ben lungi dallessere una pura e semplice teoria, invece una

    parte integrante della nostra esperienza; ad esempio, probabilmente ci sarcapitato di giudicare una certa situazione come intrinsecamente un problema,magari per un periodo molto lungo della nostra vita, magari qualcosa che pernoi stato un motivo di grande sofferenza, come una relazione travagliata conunaltra persona, oppure un comportamento nocivo che non riuscivamo adabbandonare, oppure qualcosa che ci sarebbe piaciuto riuscire a fare ma nonne eravamo capaci, e cos via Quella situazione problematica, una voltalasciatecela alle spalle, potremmo scoprire che in realt non labbiamo mairisolta: cio non si trattava di un problema che, a un certo punto, abbiamorisolto ma piuttosto di una situazione che da un certo punto di vista (quelloda cui ci accanivamo a guardarla) sembrava un problema, ma che guardata

    da un altro e diverso punto di vista smetteva improvvisamente di essere unproblema! Ognuno pu giudicare, in base alla propria esperienza personale, sequesto vero o no; impossibile risolvere unproblema, finch una particolaresituazione continua ad apparire in unottica che la rende problematica. Bisognafare un balzo quantico, occorre saltare fuori da quel quadro di riferimento in cuila situazione appare come un problema

    Questo soltanto uno degli infiniti esempi possibili, del modo in cui la nostraesperienza interamente creata dalle nostre percezioni, in base alla nostrastoria personale passata, in base alle nostre tendenze abituali (cio al nostro

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    karma, in termini buddhisti). Negli insegnamenti Mahayana si dice che ilmondo un grande sogno individuale, che si svolge allinterno di un grandesogno collettivo. Questo significa che, in quanto esseri umani, condividiamofondamentalmente un certo karma, un certo terreno comune di esperienze:una struttura fisica, cinque sensi che funzionano pi o meno allo stesso modoper tutti, la facolt di ricordare e immaginare, il concetto di una terra sotto e diun cielo sopra, un mondo e diversi elementi (come lo spazio, laria, il fuoco,lacqua, la terra) che appaiono pi o meno allo stesso modo per tutti, insiemealla convinzione di poter incontrare cose, persone e situazioni che sono di pers piacevoli, spiacevoli o neutrali. Allinterno di questo quadro di riferimentocomune che ci fa percepire e interpretare molti fenomeni in maniera simile, eche costituisce il sogno collettivo ogni individuo si orienta in base apercezioni e reazioni strettamente soggettive, spesso cos diverse da quelledegli altri da creare ostacoli insormontabili nella comunicazione. Questo veroper individui che appartengono a culture, tempi e luoghi diversi, cos come vero per i membri di una stessa famiglia. Cos esistono molti livelli di sogniindividuali e collettivi che si intersecano simultaneamente; basta pensare alla

    differenza fra il modo in cui percepiamo la stanza in cui adesso ci troviamo, e ilmodo in cui la percepisce un insetto, in questo preciso luogo e istante: qual il vero mondo, la vera realt di questo luogo?

    E qual la vera realt di una qualunque serata trascorsa con amici dunquecon altri esseri umani, che vivono allinterno dello stesso quadro di riferimento(condiviso, ma non per questo assoluto)? Si pu essere certi che lesperienzadi ognuno cos come il ricordo che ciascuno conserver della stessa serata sar totalmente diversa da quella di qualunque altro partecipante; il sognocollettivo condiviso, il sogno individuale determinato dallo specifico karmadi ogni essere vivente.

    Nonostante ci, gli esseri senzienti (per definizione) si aggrappano al modo

    in cui le diverse apparenze si manifestano, considerandole vere in sensoultimo. Uno dei tanti modi di far questo, quello di cancellare (dalla propriaconsapevolezza) lo scorrere del tempo, limpermanenza di tut te le cose, lepersone e le situazioni. Limpermanenza, di fatto, un ottimo bigliettodingresso per la comprensione della vacuit, o mancanza di sostanzareale, ditutti i fenomeni. I fenomeni sono in realt processi, in uno stato di costantemutamento, ma a noi appaiono invece come cose, e questa una primadeformazione della realt. Senza andare tanto lontano, quando diciamo io epensiamo a questo io come qualcosa di realmente esistente in s e per s,potremmo invece chiederci: a quale io mi sto riferendo precisamente? Comepu esserci un io realmente esistente e permanente, se fra il me stesso di

    quando avevo let di due anni e il me stesso di quando avr let dinovantadue anni non c assolutamente nulla che sia rimasto uguale?. Lastessa domanda potremmo rivolgercela a proposito delle altre persone (checos sbrigativamente classifichiamo come amiche, nemiche o estranee) e diogni cosa o situazione. Lessere pi consapevoli della semplice realt naturaledello scorrere del tempo riuscire a vedere tutte le cose in una prospettiva piampia, di durata pi lunga ci sarebbe di grande aiuto a sviluppare saggezza ecapacit di creare distanza fra noi e tutto ci che, abitualmente, diventa causadi grandi fissazioni, attaccamenti, euforie, o t ragedie. Ma luso che facciamo

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    delle idee e del linguaggio trasforma i processi in oggetti solidi, della cuiesistenza reale poi ci convinciamo.

    Tutti i fenomeni sono vuoti(di esistenza solida, reale), tutti i fenomeni sono primordialmente puri. La vera natura di tutte le cose la totale libert dallegabbie, create dal pensiero concettuale, in cui normalmente le rinchiudiamo.Libert pu essere unaltra traduzione efficace del termine sanscrito shunyata,cio vacuit. Tutti i fenomeni sono di per s liberidallo spazio ristretto in cui liincaselliamo attraverso le nostre percezioni. Per fare un esempio quandovediamo un oggetto contenente del t e lo definiamo tazza, in qualche modostiamo cancellando un intero universo di possibilit: quello stess o oggettopotrebbe contenere anche del riso (nel qual caso si chiamerebbe ciotola),oppure potrebbe contenere della terra, magari con un fiore (e si chiamerebbevaso), oppure un pesce rosso (e si chiamerebbe acquario), oppure potrebbeessere scagliato contro una persona nemica (e cos diventerebbe unarmaimpropria). La verit che quella tazza completamente priva della qualitintrinseca di tazza, non in s e per s inerentemente una tazza; totalmente libera dalla designazione restrittiva di tazza, poich la sua tazzit

    non risiede da nessuna parte, ma le puramente attribuita dal pensieroconcettuale di un osservatore. In quanto tazza, interamente creata dallamente.

    Per questo negli insegnamenti (Mahayana e Vajrayana) diciamo che tutte lecose che ci appaiono sono un po simili a sogni, o ad arcobaleni. Quandovediamo un arcobaleno in cielo diciamo: Quello un arcobaleno, e pensiamoche esista per davvero. Poi, quando ci avviciniamo, scopriamo che riusciamo atrovare tutto, fuorch un arcobaleno. Troviamo: 1) speciali condizioniatmosferiche; 2) goccioline di umidit microscopiche, sospese nellaria; 3)langolo di rifrazione della luce del sole contro il vapore acqueo; 4) lo speciale

    punto dosservazione, grazie a cui si pu percepire uno spettro di colori; 5) il

    pensiero concettuale, cio la mente, di un osservatore che sovrappone ladesignazione arcobaleno. Senza la presenza simultanea di tutti questi fattorinon ci sarebbe un arcobaleno di conseguenza questo non esiste in s e pers, ma un fenomeno condizionato, o dipendente: dipende da cause,condizioni, parti e dalla mente di qualcuno che gli attribuisca quelletichetta.

    Tutti i fenomeni siano essi luoghi, mondi, cose, persone o situazioni sonocondizionati, o dipendenti; in ultima analisi, sono privi di ogni barlume diesistenza reale. (Questo vale anche per il punto di vista, i metodi e la condottainsegnati dal Buddha!). In senso ultimo, tutte le cose hanno la stessa eidentica natura di libert, o vacuit, opurezzaprimordiale.

    Questa non teoria, ma una descrizione molto concreta del modo in cui

    fabbrichiamo tutta la nostra esperienza di un mondo esterno e tutta lafelicit e la sofferenza che attribuiamo a questo. Dal punto di vista buddhista,un mondo esterno (esterno alla mente di coloro che lo percepiscono) non mai esistito, n mai esister. Il soggetto interno il punto di riferimentopermanente di tutte le esperienze una idea, un modo di concettualizzareci che accade; tolta di mezzo questa idea , non resta nulla che si possaveramente identificare con un soggetto interno, realmente esistente. La stessacosa vale per lidea di un mondo esterno. Tolta di mezzo questa idea, questa

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    fissazione, questo rigido preconcetto tenuto in vita dalla forza dellabitudine,non rimane nulla di un vero mondo esterno.

    Diceva il Buddha:

    Il mondo esterno soltanto una manifestazione delle attivit della mente, che lo percepisce come un mondo esterno soltanto a causa delle suetendenze abituali e dei suoi ragionamenti errati.

    Mipham Rinpoche, un grande maestro Nyingma del IX secolo:

    Bench i fenomeni appaiano di fronte alla propria mente, la loro sostanzanon esiste ed essi sono falsi.

    Tulku Urgyen Rinpoche, linsegnante tibetano vissuto nel XX secolo:

    Tutti i sogni accadono allinterno dello stato di sonno, nel quadro diriferimento del sonno. Allo stesso modo, tutto il nostro piacere e il nostro

    dolore, le nostre speranze e le nostre paure, tutto ci di cui facciamoesperienzaproprio adesso durante lo stato di veglia il mondo, noi stessi e lealtre persone tutto questo accade nel quadro di riferimento della mentedualistica. Fintantoch continuiamo a credere che le esperienze della mentedualistica siano reali, continueremo a vagare senza fine nellesistenzasamsarica.

    Curiosamente, proviamo a confrontare queste affermazioni con le conclusionicui sono giunti alcuni fra i pi brillanti uomini di scienza contemporanei:

    Soggetto e oggetto sono una cosa sola. Non si pu dire che la separazione

    fra questi due sia crollata grazie alle recenti scoperte delle scienze fisiche, perch nella realt dei fatti questa separazione non mai esistita (ErwinSchrdinger).

    Il mondo esterno non una cosa dotata di vero fondamento, di cui si possa dimostrare lesistenza indipendente (Hermann Weyl).

    Il concetto di sostanza totalmente scomparso dalla fisica contemporanea. La realt fisica e il cosiddetto mondo esterno sono completamente astrattie

    privi di esistenza, se non fosse per il loro collegamento con la nostra coscienza (Arthur Eddington).

    Nel nostro modo di pensare attribuiamo al mondo esterno, agli oggettimateriali, una esistenza reale; grazie a questo,siamo in grado di orientarcinelle nostre esperienze sensoriali. Per non esiste alcuna garanzia che lenostre esperienze sensoriali siano qualcosa di diverso da unillusione o daunallucinazione. (Albert Einstein).

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    Limmagine che ogni uomo ha del mondo e rimane sempre un c ostruttodella sua mente, e non possibile dimostrare che essa abbia alcun'altraesistenza(Erwin Schrdinger).

    Tornando al Buddha della nostra epoca, vissuto nel VI secolo avanti Cristo:

    La forma non altro che vacuit.

    Per forma qui si intende ogni fenomeno concretamente osservabile, cio lamateria. Dunque il Buddha affermava millenni prima che fosse costruito ilprimo microscopio che tutta la materia , per sua natura, vuota einsostanziale. Questa la stessa conclusione a cui sono arrivati con ben altristrumenti i nostri moderni scienziati, in particolare allinterno di quella brancadella fisica chiamata meccanica quantistica.

    La nostra nozione abituale (e ingannevole) secondo cui la materia possiedeuna propria esistenza concreta, ci porta a toccare con mano un oggetto adesempio un tavolo e a domandarci: Di cosa fatto?. Secondo la fisica

    contemporanea, questa semplice domanda capace di innescare una reazionea catena inarrestabile, al termine della quale il ricercatore destinato acapovolgere completamente il proprio sistema di convinzioni su ci che apparecome un mondo esterno. Infatti la risposta ovvia: fatto di legno, soloun primo e superficiale livello della nostra indagine. Se, non ancorasoddisfatti, ci chiedessimo: Di cosa fatto il legno?, potremmo rispondere fatto di fibre; allo stesso modo, chiedendoci di cosa siano fatte le fibre dellegno, incontreremmo prima o poi (grazie ai moderni strumenti di indagine) uncerto tipo di molecole. Poi scopriremmo che le molecole sono fatte a loro voltadi atomi. Poi scopriremmo che gli atomi non sono affatto indivisibili (comeletimologia della parola suggerirebbe), ma che al loro interno si apre un

    immenso universo, abitato da (poche e rare) particelle subatomiche. Quilelemento principale lo spazio vuoto, allinterno del quale pulsa aintermittenza qualcosa di non meglio identificabile J. Infatti nessuno ha maivisto coi propri occhi un elettrone o unaltra particella subatomica, ma la loroesistenza viene desunta a partire da teorie, calcoli matematici o tracceindirette. La localizzazione precisa di queste particelle impossibile; si pusoltanto affermare che allinterno di un certo campo di osservazione se siosserva abbastanza a lungo, ci sono molte probabilit di trovarvi una o piparticelle. Ma la natura di queste ultime avvolta nel mistero: di fatto non neppure sicuro che si tratti veramente di particelle! I moderni fisici sono giuntialla conclusione che se il ricercatore organizza le proprie osservazioni e i propri

    esperimenti come se allinterno degli atomi si trovassero delle particelle, alloraapparir qualcosa che si comporta come una particella e pu quindi farpensare a una particella. Se viceversa il ricercatore organizza le proprieosservazioni e i propri esperimenti come se allinterno degli atomi si trovasserodelle onde di energia (dunque fenomeni di natura ondulatoria, vibrazionale, enon corpuscolare), allora apparir qualcosa che si comporta esattamente comeunonda cio segue tutte le leggi che regolano lesistenza e il comportamentodelle onde, e non dei corpi(sia pure microscopici come le particelle). Secondo

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    altri ricercatori, i quanti subatomici non sarebbero n particelle n onde, mabens punti di intersezione fra energie che si sta ancora cercando diidentificare, come quando due onde si sovrappongono creando una sporgenzapi visibile.

    La materia come una minuscola increspatura su un immenso oceano dienergia; essa si manifesta poich ha un certo grado di stabilit momentanea (David Bohm).

    Qualunque di queste ipotesi pu essere dimostrata sperimentalmente e bench possa sembrare assurdo sono tutte simultaneamente valide.

    Il progresso delle scienze fisiche contemporanee ha infine portato allaconclusione che: impossibile effettuare un qualsiasi tipo di esperimento senza che lo sperimentatore influisca sul risultato, modificandolo in base alle proprie

    percezioni e alle proprie aspettative.Ancora una volta nelle parole di David Bohm:

    La teoria della relativit e la meccanica quantistica hanno dimostrato che nonha senso distinguere fra colui che osserva e ci che viene osservato.

    Di conseguenza, impossibile riuscire a formulare una descrizione conclusivadi ci che costituisce realmente il mondo a noi visibile, cio rispondere alladomanda: Di cosa fatto?. Ci che appare sempre e comunque costruitodalla mente di colui che apprende cio non esiste un oggetto esterno distintoe separato da un soggetto interno. Inoltre, finch un ricercatore continua aricercare, molto probabile che riesca a trovare qualcosa di simile a ci che inqualche modo si aspettava; lultima frontiera dellinfinitamente piccolo oggirappresentata dai quark, nel senso che adesso gli scienziati potrebbero

    chiedersi di cosa sono fatti i quark?. Probabilmente qualche nuovo modellodi particella, ancora pi piccola, verr identificato, prima o poi; ma chi siaspettava di trovare un qualche mattone elementare che costituisca la realtdelle cose, si gi scontrato con una frustrazione apparentemente senza vie diuscita. Il modo in cui questi quanti energie pulsanti di cui non si sa neppurecosa siano che sembrano vibrare in un oceano di vuoto assoluto, riescano acreare limpressione di una materia solida (come ad esempio la roccia) ancora un perfetto mistero.

    Molti scienziati contemporanei, come abbiamo visto, sono convinti chelimpressione di una materia solida sia creata interamente dalle abitudini

    percettive degli esseri viventi. Il Buddha, 550 anni prima di Cristo, insegnava

    precisamente la stessa cosa; i grandi maestri che sono venuti dopo di luihanno continuato a insegnare la stessa cosa. I grandi yogi, realizzati grazie allacostanza nella pratica della meditazione, hanno sempre mostrato questa veritai propri allievi, in modo pratico affinch vedendo potessero credere, egenerare sincera fiducia nella verit di questo insegnamento. Cos avendoprofondamente realizzato la natura illusoria delle appa renze riuscivano adattraversare la materia solida lasciando impronte del proprio corpo, o dellemani o dei piedi, nella roccia; Guru Padmasambhava, Milarepa e moltissimi

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    altri grandi meditatori hanno fatto questo per davvero, e le loro impronte sipossono vedere ancora oggi in diversi luoghi del Tibet. Il mio maestro AdzomRinpoche ha fatto questo in diversi luoghi sia in Tibet che in Occidente.Personalmente, la mia comprensione di tutto ci , a mala pena, intellettuale nel senso che non ho nessuna genuina esperienza derivante dalla meditazione;ma, avendo visto e toccato con mano le capacit del mio insegnante, non hodubbi a questo proposito.

    Dunque lessenza della base (cio della mente e di tutte le cose) lapurezzaprimordiale la mancanza di sostanza reale e la libert da qualsiasielaborazione concettuale. Questa, prima ancora che una teoria o una verit, una esperienza diretta. Tutti gli ottantaquattromila insegnamenti del Dharmaservono solo a comunicare qualcosa che non pu essere comunicato attraversole parole; la quintessenza del Dharma lesperienza che il Buddha faceva dellostato risvegliato. Egli diceva:

    Il Tathagata, (andato al di l, si riferisce al Buddha stesso) nel trasmetterei suoi insegnamenti, fa costantemente usodi idee, di elaborazioni concettuali;

    gli studenti, per, devono sempre ricordarsi della irrealt di questi concetti eidee. Devono tenere presente che il Tathagata, quando spiega il Dharma, usaquei concetti come si userebbe unazattera per attraversare un fiume: quella

    zattera una volta completato lattraversamento non serve pi a nulla,dunque va abbandonata. Allo stesso modo, tutte queste elaborazioniconcettuali devono essere totalmente abbandonate quando si raggiungelilluminazione.

    Unesperienza pu essere tuttal pi descritta, in modo da motivare unaltrapersona a provarla direttamente; ma non pu essere trasferita attraverso leparole. Se non abbiamo mai assaggiato un certo frutto tropicale, non importa

    quanto gli altri si sforzino di descrivercene il sapore attraverso somiglianze conaltri frutti simili: fin quando non lo assaggeremo personalmente, non potremodire di conoscerne il gusto. Ecco perch negli insegnamenti buddhisti possiamodistinguere due diversi aspetti: il dharmadella trasmissione (cio lesposizionedegli insegnamenti) e il dharma della realizzazione (cio il frutto della pratica,direttamente sperimentato da chi si applicato personalmente allameditazione).

    La purezza primordiale di tutti i fenomeni unesperienza diretta al di ldei concetti che solitamente deriva dalla pratica della meditazione. Tuttaviapu succedere, occasionalmente, di farne esperienza in circostanze anchemolto semplici della vita quotidiana. A tutti noi, esseri ordinari, pu accadere

    che la nostra visione si apra per un momento, quasi per incanto di solito inquelli che consideriamo i momenti pi belli o speciali della nostra vita. Questoaccade in modo del tutto spontaneo e naturale, a dimostrazione del fatto che lanatura diBuddha non ci abbandona mai e che, fondamentalmente, la nostraesperienza gi illuminata cosa di cui ci accorgeremmo, se non fossimocostantemente distratti da attivit, stati emotivi e pensieri superficiali eingannevoli. Quando la qualit della nostra vita diventa intensa, quando siamoinnamorati, quando ci dedichiamo con tutto il cuore a fare qualcosa in cuicrediamo veramente, quando diamo il meglio di noi stessi e siamo totalmente

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    coinvolti senza secondi pensieri in ci che stiamo facendo, quando unmusicista suona, un pittore dipinge, uno sportivo corre, un danzatore danza,un nuotatore nuota e non c pi distinzione fra il soggetto, loggetto elattivit stessa: in tutti questi casi, pu accadere di gustare un assaggio diquello stato naturale che la nostra vera condizione primordiale. Uno stato disemplicit e di totalit che non pu essere descritto, ma che riconosciamo benein quelli che consideriamo i momenti indimenticabili della nostra vita. Unostato di beatitudine e libert interiore che precisamente ci che ricerchiamofuori di noi, coinvolgendoci in quelle che consideriamo le nostre attivitpreferite. Poco importa che a volte si riesca a scoprirlo nella pratica degli sportestremi, a volte facendo lamore e a volte semplicemente contemplando untramonto al mare o nella natura. Ci che tutti ricercano sempre lo stessoassaggio di perfetta gioia incondizionata che non dipende da cause esteriori,ma sorge da s spontaneamente, spesso quando meno ce lo aspettiamo. Anzi,la ricerca e lo sforzo, il tentativo di ripeterlo, le speranze e le paure, sono nellamaggior parte dei casi lostacolo principale.

    Ci che caratterizza tutte quelle esperienze che a volte definiamo come stati

    di grazia o momenti speciali ci che rende queste esperienze diverse dallealtre, in realt la qualit di totale freschezza e immediatezza, dispontaneit e non artificiosit, di assenza di calcoli come : Qui cosa ciguadagno?; o Qui cosa posso perderci?; Preferiscoquesto o quellaltro?;Mi piace o non mi piace?, e cos via. Quando lestenuante dialogo interiore (incui predomina lillusione di un io interno che sta giudicando un mondo esterno)si placa da se stesso e la nostra visione si apre, quando il pensiero dualistico(che la base del sorgere di tutte le emozioni conflittuali) si interrompe, sicrea finalmente lo spazio per quella semplicit naturale che sempre stata connoi che ha la natura dellapurezza primordiale .

    Secondo gli insegnamenti del Vajrayana, questa esperienza diretta della

    nostra essenza emerge spontaneamente al momento della morte. Quando lefacolt sensoriali si dissolvono una dopo laltra, seguite dai cinque elementi 1, siinterrompe la respirazione esterna; questo coincide con quella chenormalmente chiamiamo morte. La cosiddetta respirazione interiore, per,non ancora cessata e la coscienza dellindividuo sperimenta chiaramente trefasi: la prima viene chiamata accrescimento, in cui una luce bianca siavvicina dallalto2; la seconda detta apparenza, in cui una luce rossa siavvicina dal basso3; la terza chiamata ottenimento, in cui la coscienzaviene avvolta da una totale oscurit.

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    1

    Il dissolvimento dellelemento terra corrisponde alla perdita delle capacit di movimento;lelemento acqua alla perdita dei liquidi corporei, specialmente da occhi, naso e bocca;lelemento fuoco alla perdita del calore corporeo; lelemento aria al venire meno del respiro;lelemento spazio alla perdita della coscienza.2 Questa lintensa luminosit alla fine di un tunnel, cui fanno riferimento molti di quelli che

    hanno vissuto esperienze perimortali, e il cui cuore ha ricominciato a battere dopo essersiarrestato per un certo tempo. 3 Queste impressioni sono in realt collegate al movimento delle energie interne (sanscr.Prana,tib. Lung) nel canale centrale lasse elettromagnetico verticale del corpo umano.

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    Al termine di queste tre fasi (mediamente venti trenta minuti dopo la morteclinica) sorge unesperienza di intensit straordinaria, chiamata chiara lucedella morteo anche luminosit della base. Qui la mente liberatasi, durantele tre fasi precedenti, dalle emozioni perturbatrici dellavversione,dellattaccamento e della confusione incontra direttamente la sua stessanatura, la purezza primordiale che la propria condizione originaria. Al di l diogni punto di riferimento soggettivo o oggettivo, al di l di tutte le coordinatedi spazio e tempo, al di l di qualsiasi elaborazione, in questo momento laconsapevolezza intrinseca (il rigpa) si mostra in tutta la forza del suosplendore.

    proprio questo il terreno unico da cui partono due strade totalmentedivergenti. Negli insegnamenti Dzogchen si parla di Un solo terreno, duediverse vie; il solo terreno lesperienza della purezza primordiale, laluminosit della base, il potenziale per lilluminazione, la natura di buddhache accomuna tutti i Buddha e tutti gli esseri senzienti. Ledue diverse vie sono appunto quelle che conducono rispettivamente allarinascita incontrollata nel samsara e alla piena illuminazione. Nel primo caso

    lessenza della base, la luminosit della purezza primordiale, non vienericonosciuta: lesperienza della chiara luce della morte talmente forte etravolgente da spingere la mente a perdere coscienza, rifugiandosi nellAlaya il terreno universale4 che il contenitore di tutte le tendenze abituali e leillusioni. Questa perdita di coscienza questo ottundimento che rifiuta diguardare in faccia la vacuit, il vero volto di tutte le cose rappresenta ilprimoaspettodellignoranza fondamentale, cio il non riconoscimento delprimo dei treaspetti della base (la purezza primordiale). Longchen Rabjam ladefinisce nei suoi scritti la prima non illuminazione, o la nonilluminazionedella singola causa sorta da s._______________________ ____________________________________________________

    4 Universale nel senso che il terreno da cui sorgono tutte le tendenze abituali, i velioscuratori, le emozioni perturbatrici, le azioni karmiche e le esperienze del samsara.LAlaya il livello pi profondo e sottile della mente non illuminata.________________________________________ ___________________________________

    Sar questa ignoranza a spingere la coscienza verso lo stato intermedio (frauna vita e la successiva) e verso la prima delle due strade possibili: larinascita, priva di libert di scelta o controllo, in una delle sei condizioni diesistenza samsarica, come essere senziente. Questo primo aspettodellignoranza fondamentale, naturalmente, destinato a condizionarepesantemente ogni istante della vita ordinaria impedendo di riconoscere la

    vacuit, la mancanza di vera sostanza o natura propria, di tutte le cose.Per uno yogi invece, un praticante ben addestrato nella meditazione e nelriconoscimento dello stato naturale, la morte rappresenta unopportunitineguagliabile di realizzare il frutto della propria pratica. Unendo la propriaconsapevolezza intrinseca (il rigpa, cos come stato riconosciuto in vita),detta luminosit figlia, con lesperienza diretta della chiara luce della morte detta luminosit madre il meditante realizza la completa illuminazione di unBuddha quasi senza sforzo; proprio come un figlio, non avendo alcuna difficoltnel riconoscere il volto della propria madre, le salta in braccio e si ritrovaindissolubilmente unito con lei.

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    Questa stessa realizzazione pu essere ottenuta quando si ancora in vita,attraverso la speciale pratica Dzogchen chiamata Trekch.

    Riconoscere il primo aspetto della base, la purezza primordiale, la via pirapida per realizzare il Dharmakaya (tib. Chku) di un Buddha; questo loStatodi verit, il livello in cui la mente di un essere illuminato inseparabiledallo spazio stesso: onnipervadente, libera dal sorgere, libera dal dimorare inqualche luogo, libera dal cessare, priva di caratteristiche che possano essereindicate, libera perfino dai concetti estremi di esistere veramente e nonesistere affatto.

    La naturadella base lapresenzaspontanea.

    Questo il secondo aspetto della base, e il suo significato straordinariamente profondo. Il Buddha, nel Sutra del Cuore, non si limit adaffermare:

    La forma non altro che vacuit5; subito dopo, egli aggiunse: La vacuitnon altro che forma.__________________________ _________________________________________________

    5Nel Sutra del Cuore le parole sono in realt pronunciate dal Bodhisattva Avalokiteshvara eindirizzate a Shariputra, con la diretta ispirazione del Buddha, presente ad ascoltare.___________________________________________________________________________

    Se indaghiamo a fondo nella natura di tutto ci che appare ai nostri sensi,alla fine potremo trovarvi soltanto vacuit, mancanza di esistenza reale. Allostesso modo, per, se indaghiamo a fondo nella vacuit cercando di

    identificarla per davvero alla fine non riusciremo a trovare nulla che siadistinto e separato dallapparenza di tutti i fenomeni.La forma non altro che vacuit e la vacuit, a sua volta, non altro che

    forma. Apparenza e vuoto, esistenza e inesistenza, non sono altro che duefacce della stessa medaglia, si esprimono luna attraverso laltra. Citandoancora una volta i luminari della fisica contemporanea:

    una forma primitiva di pensiero ritenere che le cose esistano o nonesistano(Arthur Eddington).

    In s e per s, le particelle elementari non sono fatte di materia; eppure

    sono le uniche forme possibili di materia. lenergia che si manifesta sottoforma di materia, assumendo dal punto di vista dellosservatore lesembianzedi una particella elementare (Werner Heisenberg).

    Questa incessante manifestazione che non altro se non il vero volto dellavacuit, lunico ambito in cui la vacuit possa essere riconosciuta nellinsegnamento Dzogchen viene chiamata presenza spontanea (tib.Lhundrup).

    Il nulla, nelluniverso, non esiste. Di certo, non stato ancora scoperto.Dove c il nulla, deve necessariamente esserci anche il qualcosa. Nel

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    campo delle scienze fisiche , le ricerche hanno recentemente dimostrato (agliesterrefatti osservatori) che, riproducendo in laboratorio il vuoto, particelleappaiono in esso apparentemente dal nulla. Questa scoperta, in realt, erastata quasi gi fatta trentanni prima: quando osservando lincredibiledanza delle particelle subatomiche, e la loro capacit di interagire ad altissimevelocit, generando nuove particelle che prima erano assenti i fisici avevanoconiato il termine di particelle virtuali. Le particelle virtuali nasconoviolando una delle leggi fondamentali della fisica: il principio di conservazionedella massaenergia, in base al quale nulla pu nascere dal nulla, ma ognicosa una trasformazione di qualcosaltro (materia e/o energia). Lesistenza diqueste particelle veniva dunque definita virtuale, perch se fosse stata

    effettiva bisognava considerarla assurda, dal punto di vista del buon senso edelle conoscenze acquisite.

    Dal punto di vista buddhista, per, la vacuit non equivale al nulla, ma piuttosto un magma ribollente di creativit la sfera dellincessante possibileche si trasforma in effettivo, della potenzialit che si trasforma in atto.Questo viene espresso nel termine sanscrito Dharmadhatu, sfera assoluta

    (tib. Chying), la dimensione da cui tutti i fenomeni sorgono, in cui tutti ifenomeni si manifestano e a cui tutti i fenomeni ritornano, presto o tardi.

    Anche qui si possono tracciare parallelismi molto interessanti:

    Ci che, attraverso i sensi, percepiamo come spazio vuoto, la ragione diesistenza di ogni cosa, compresi noi stessi. Gli oggetti che appaiono ai nostrisensi sono forme derivate, e il loro vero significato pu essere colto soloquando consideriamo il contesto complessivo in cui vengono generati, siconservano etornano infine a dissolversi (David Bohm).

    Purezza primordiale e presenza spontanea sono indivisibili, come due facce

    della stessa medaglia. Non si pu avere luna senza laltra. I fenomeni sonoallo stesso tempo spontaneamente presenti (per il fatto che appaiono) e primordialmente puri(poich sono inseparabili dalla vacuit): questa la loronatura ultima, Dharmata in sanscrito (tib. Chnyi). Dharmata un altroterminechiave per la comprensione dello Dzogchen: nella natura ultimasono compresi sia la forma che la vacuit, sia la vacuit che la forma. Leapparenze fenomeniche, per quanto solide e concrete possano apparirci, nonsono altro che segni, indicazioni della Dharmata; sembrano dotate diesistenza propria, ma in realt non sono molto diverse da un sogno, da unmiraggio, da un arcobaleno, da uno spettacolo di magia, dal riflesso della lunain uno specchio dacqua. Tutto ci che la coscienza dualistica degli esseri

    senzienti percepisce come realmente esistente , la saggezza primordiale (tib.Yeshe) degli esseri illuminati lo percepisce come Dharmata.6____________________________________________________________________________________________________________________

    6Lunione indivisibile di Yeshe e Dharmata illustrata nellabbraccio tantrico di Samantabhadra(tib. Kuntusangpo, il Buddha maschile blu che rappresenta la saggezza primordiale) eSamantabhadri (tib. Kuntusangmo, il Buddha femminile bianco che rappresenta la naturaultima). Insieme personificano lilluminazioneprimordiale, la Buddhit presente in ogni essere vivente che non mai caduta vittimadellillusione dellignoranza fondamentale.____________________ _______________________________________________________

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    La natura della base la presenza spontanea. La nonpresenza, o assenzadi manifestazioni ed esperienze, non esiste; o non stata ancora scoperta. Gliscienziati (ancora loro!) hanno scoperto che i nervi che partono dal cervello,per raggiungere gli organi dei sensi, sono in numero maggiore rispetto a quelliche compiono il tragitto inverso. Ad esempio, i nervi che vanno dal cervelloallocchio sono in numero maggiore di quelli che vanno dallocchio al cervello!Questo significa non solo che le nostre percezioni sono costruitesoggettivamente (ennesima riconferma); ma anche che un individuo incondizioni di perfetto isolamento sensoriale visivo, acustico, ecc. inizierebbe con tutta probabilit a proiettare suoni, pensieri, luci, colori, formee cos via, rendendo impossibile lesperienza del nulla. La stessa cosa, pi omeno, accade ogni notte quando ci addormentiamo. La prima fase del sonnocorrisponde alla essenza, alla purezza primordiale della base, dalla quale non sorto ancora nessun fenomeno: non ci sono sogni. Ma, molto presto, lanatura luminosa spontaneamente presente della mente si manifestaattraverso lesperienza del sogno, che non proviene dallesterno, autooriginata e caratterizza la maggior parte della notte (anche se potremmo non

    ricordarcene).Da principianti, quando si inizia a lavorare sulla propria mente con la

    meditazione, si molto affascinati dallesperienza della vacuit. Si cerca atutti i costi di ottenerla, creando il vuoto intorno a s: ci si illude che chiudendosi in una stanza isolata acusticamente, priva di distrazioni, senzasuoni o rumori, senza immagini in movimento, o chiudendo gli occhi si possafinalmente realizzare una vera esperienza di meditazione. Ma unesperienzasimile perfettamente impossibile da ottener e: per il semplice fatto che nonesiste; a meno di non essere morti, si percepiranno comunque dei rumori inun ritiro di montagna o nella foresta i suoni della natura, del vento e degliuccelli e si percepir il movimento della propria mente. Ammesso, e non

    concesso, che si riesca a sperimentare il nulla, questa esperienza servirebbea ben poco, dal punto di vista della propria evoluzione personale: presto o tardibisognerebbe tornare ad avere a che fare con le cose del mondo e, a quelpunto, ci si ritroverebbe completamente incapaci di integrare lesperienza dellameditazione con quella della vita quotidiana. Si sarebbe totalmente vulnerabili,vittime e prede delle distrazioni e delle emozioni perturbatrici (come prima, oaddirittura pi di prima). Lo scopo della meditazione non quello di isolarsi dalmondo e da tutti gli stimoli provenienti dallesterno; scopo della meditazione riconoscere che un esterno (distinto e separato da un interno) in realtnon esiste una pura e semplice fabbricazione del pensiero discorsivo. Ilproblema non negli stimoli, ma nel modo in cui reagiamo a questi.

    Quando meditiamo, nella nostra tradizione, teniamo le orecchie e gli occhiben aperti, includendo nella nostra contemplazione tutto ci che accade (fuorie dentro di noi); sia in meditazione che nella vita quotidiana, ricordiamo chelapparenza dei fenomeni non altro che il modo in cui la vacuit ci si stamostrando in quel momento. Tutti i fenomeni non sono altro che segni eindicazioni della natura ultima; lilluminazione onnipresente.

    Non si pu realizzare la vacuit senza contemporaneamente realizzare lanatura luminosa, onnipervadente, della presenza spontanea. La natura ultima(Dharmata) include sia la vacuit che lapparenza dei fenomeni. impossibile

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    realizzare un nirvana, distinto e separato dal samsara: samsara e nirvana sonoindivisibili e, per la saggezza primordiale del Rigpa, possiedono un unico e solosapore. proprio questo il significato dellespressione Grande Perfezione: tutti ifenomeni del samsara e del nirvana sono totalmente perfetti fin dal principio,per il semplice fatto che sono manifestazioni (segni, indicazioni)dellinseparabilit dipurezza primordiale epresenzaspontanea.

    Tutto ci non va preso come uninteressante filosofia stimolante e, alla finfine, condivisibile; ma piuttosto come unesperienza diretta a cui possibileaccedere, grazie alla pratica della meditazione. Se si cerca unesperienza pielevata di questa, non la si trover: realizzare lindivisibilit di purezza

    primordiale e presenza spontanea (vuoto e apparenze, spazio e luminosit,vacuit e forma, nonesistenza ed esistenza) significa realizzare il risultatocompleto della Buddhit.

    Ancora una volta, gli insegnamenti Vajrayana individuano nel processonaturale della morte uno speciale momento, in cui se in vita ci si addestratia sufficienza relativamente facile ottenere la realizzazione diretta dellapresenza spontanea. Quando lesperienza della luminosit della base (la

    chiara luce della morte) si affievolisce7, si manifesta il cosiddetto bardo8delladharmata: la stessa energia del rigpa (la consapevolezza non duale), che siera poco prima espressa nella luminosit della base, si manifesta adesso, inmodo totalmente nonconcettuale, attraverso luci, colori, forme e suoni.________________________________________________ ___________________________

    7La sua durata varia enormemente da persona a persona: da uno schioccare di ditaper chinon ha mai meditato, alla durata di un pastoper un praticante di medie capacit, a giorniinteri per uno yogiesperto.8Stato intermedio in tibetano. Una fase nel processo di morte e rinascita; ce ne sono quattro:il bardo naturale della vita, il bardo doloroso della morte, il bardo luminoso della dharmata e ilbardo karmico del divenire.___________________________________________________________________________

    Come da un cristallo, illuminato dal sole, scaturiscono raggi di luce daicinque colori (senza che la natura del cristallo si modifichi in alcun modo), cosdallimmensa estensione della purezzaprimordiale (priva di caratteristiche) scaturiscono le molteplici manifestazioni(dotate di qualit e caratteristiche) della presenza spontanea, senza chequesto modifichi in alcun modo la natura non duale di tutto il processo. 9Il bardo della dharmata si manifesta attraverso visioni estremamente sottili,oppure pi grossolane, a volte attraenti e a volte10 terribili.___________________________________________________________________________

    9

    La mente (tib. sem), o coscienza dualistica non interviene n interferisce a questo livello. Ilbardo della dharmata sisvolge interamente nella sfera del rigpa, la consapevolezza intrinseca.10Le cento divinit pacifiche e irate, espressioni naturali delle infinite potenzialit (osfaccettature) della Base.___________________________________________________________________________

    Qui si presenta ancora una volta un bivio, la possibilit di un solo terreno,due diverse vie. Da una parte c il non riconoscimento: ci si afferra aisuoni, luci, colori e forme della Dharmata come se fossero realmente esistentidi per s. Nasce (o si ricrea, per la forza delle abitudini precedenti) la potente

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    impressione di una realt esterna, con la quale dover fare i conti reagendo cognitivamente ed emotivamente in diversi modi. Attaccamento eavversione, speranza e paura, preferenze e antipatie riemergono con forza,sopraffacendo lesperienza naturale del rigpa e riportando in evidenza la mentedualistica. Questo aggrapparsi con tutte le forze allillusione dellesistenza questo attribuire assoluta concretezza alle apparenze dei diversi fenomeni rappresentailsecondoaspettodellignoranza fondamentale, cio il nonriconoscimento del secondo dei tre aspetti della base (la presenza spontanea).Longchen Rabjam la definisce nei suoi scritti la seconda nonilluminazione, ola nonilluminazione innata.

    Quando si imbocca questa strada, la coscienza dualistica riprende il controllodella situazione e conduce gli esseri senzienti verso la rinascita, priva dicontrollo, in uno dei sei reami di esistenza del samsara. A causa di questaignoranza, si vivr permanentemente nellillusione di essere circondati da unarealt esterna solida indipendente dalle proprie percezioni e proiezioni che il velo oscuratore principale, ci che separa gli esseri senzienti dalriconoscimento della propria natura illuminata.

    Per uno yogiche ha realizzato i frutti della pratica, il sorgere del bardo delladharmata non altro che una seconda possibilit11 di ottenere la completaliberazione; abbracciando le diverse manifestazioni della presenza spontaneanella propria esperienza del rigpa, lindivisibilit di apparenze e vacuit (diesistenza e nonesistenza) viene totalmente realizzata, portando il praticantedirettamente allo stato di Buddha. Questo risultato pu essere ottenuto anchein vita, grazie alladdestramento nella speciale pratica Dzogchen chiamataTgal.

    Riconoscere il secondo aspetto della base, la presenza spontanea, la viapi rapida per realizzare il Sambhogakaya (tib. Longku) di un Buddha. Questo lo Stato di gioia, il livello in cui la mente di un essere illuminato si esprime

    attraverso simboli, visioni, forme di energia e luce (gli Yidam o aspetti diBuddha), vibrazioni (i mantra), per trasmettere lesperienza dello statorisvegliato e la sua energia ispiratrice ai praticanti.12______________________________________________________________________________________________

    11Dopo quella precedentemente offerta dal sorgere della luminosit della base, al termine delbardo della morte.12Questo pu accadere nel contesto di sogni, visioni o profonde esperienze di samadhi(assorbimento meditativo). Non da intendere dualisticamente come un processo unilaterale(un essere illuminato che comunica con una persona fisica); piuttosto, lesperienza sorge nellasfera delRigpa, e chi comunica, latto del comunicare e il destinatario della comunicazione nonsono affatto diversi.___________________________________________________________________________

    Lespressionedella base lenergiacompassionevole.

    Il terzo aspetto della base la sua capacit senza limiti, la possibilit dimanifestarsi (nellunione di purezza primordiale e presenza spontanea) sottoforme e attivit innumerevoli, troppo numerose per poter essere catalogate ocircoscritte. Lapparenza dei fenomeni percepibili con la sua variet emolteplicit straordinarie non altro che lespressione non ostruita del rigpa;se viene osservata per quello che , in maniera nonconcettuale (dimorando in

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    quello stato naturale che lesperienza stessa della base) verr riconosciutacome perfettamente libera da concezioni dualistiche come io e tu, dentro efuori, soggetto e oggetto. La sfera di tutto quello che ci appare come solido,realmente esistente di per s (non importa che appaia come interno oesterno), non altro che linfinita energia della base, cio del rigpa stesso lostato non duale.

    Tutto ci che materiale anche mentale, e tutto ci che mentale anchemateriale.(David Bohm)

    Perch questa energia viene descritta come compassionevole? Quando ilrigpa danza con se stesso esprimendosi nelle infinite forme del samsara e delnirvana agisce e reagisce in perfetta sintonia con tutto quello che accade,armonizzandosi con tutto ci che appare ed esiste . In questo livello(primordialmente illuminato) di esperienza, non c spazio per le concezionierrate di soggetto (ci che percepisce e giudica) e oggetto (ci che vienepercepito e giudicato); non c spazio per un falso punto di riferimento

    interno che si considera il beneficiario o la vittima di circostanze esterne(giudicate come positive o negative). Per questa ragione lespressione dellabase (e/o del rigpa) energia (attivit) perfettamente compassionevole .Questa compassione primordiale, assolutamente nonnata; non mai stataconseguita o realizzata, perch deriva semplicemente dal non discriminaresoggetto e oggetto in quanto distinti e separati. Non c qualcuno che abbiacompassione di qualcosa: la compassione priva di alternative, priva di scelte, lordine naturale delle cose, per il semplice fatto che non esistonodimensioni separate di soggetto, oggetto e azione ma solo lunico saporedella consapevolezza intrinseca, non duale.

    Lespressione della base dunque lenergia compassionevole, cos come si

    manifesta nelle infinite apparenze fenomeniche del samsara e del nirvana.Questo terzo aspetto della base il frutto dellunione indissolubile dei primidue, di vacuit e apparenze (purezza primordiale e presenza spontanea). Larealizzazione di questo aspetto scaturisce automaticamente dalla realizzazionedei primi due, senza bisogno di aggiungere alcunch. Allo stesso modo, ancheil nonriconoscimento di questo aspetto scaturisce inevitabilmente dal nonriconoscimento dei primi due.

    Quando le apparenze del bardo della dharmata vengono percepite(erroneamente) come oggettivamente esistenti, ci che si coagulaparallelamente, come in uno specchio, sulla spinta di tendenze abitualifortissime e innate, il senso dellio la potente illusione di un analizzatore

    interno di tutte le esperienze (esterne). Questo analizzatore interno (ilpensiero dualistico) non altro che la stessa energia compassionevole delrigpa lespressione della base non riconosciuta; e si manifestacompletamente nella successiva fase del processo di morte e rinascita, ilbardo del divenire.

    Il bardo del divenire si svolge interamente nella sfera della coscienzadualistica: la mente (tib. sem) ha preso il posto della consapevolezza intrinseca(rigpa). La coscienza della persona deceduta sperimenta alcune settimane 13 divagabondaggio senza meta, simile in tutto e per tutto al sogno sperimentato

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    nella vita notturna con la differenza che non esiste pi un sostegno fisico ditutta lesperienza. Ogni avvenimento14 viene qui sezionato con il bisturi delpensiero dualistico: Io e il mondoesterno; Io sono nato da quello, quello nato da me; Questo mi piace,quellaltro non lo sopporto; Spero in questo,ho paura che accada quellaltro; e cos via Questa illusione dualistica lostato mentale abituale, normale, di un essere samsarico.

    _______________________________________________________________

    13La durata calcolata dal punto di vista umano, di coloro che sono in vita.14Ogni avvenimento del bardo del divenire mentale (bench la coscienza possa far visita aluoghi, persone e situazioni che le erano familiarinella vita precedente, appena conclusa).Anche il corpo degli esseri in questa fase un corpo mentale.___________________________________________________________________________

    Dallo stato intermedio (e da un numero incalcolabile di vite precedenti)questa illusione viene poi trasferita integralmente nella nuova vita condizionando ogni istante di percezione del nuovo essere senziente.Nasciamo marchiati indelebilmente da questa illusione, e ce la portiamo dietrocostantemente.

    Questa fissazione su un punto di riferimento soggettivo, questo senso innatodi un analizzatore interno alle prese con un mondo esterno, questa totaledivisione di conoscitore e conosciuto, rappresenta il terzo aspettodellignoranza fondamentale, cio il non riconoscimento del terzo edultimo dei tre aspetti della base (lenergia compassionevole). LongchenRabjam la definisce nei suoi scritti la terza nonilluminazione, o la nonilluminazione di immagini e concetti.

    Riconoscere il terzo aspetto della base, che lespressione (indivisa e non ostruita) dellenergia del rigpa, la via pi rapida per realizzare il Nirmanakaya(tib. Tulku) di un Buddha. Questo lo Stato di manifestazione, il livello in cui

    gli esseri illuminati decidono per pura compassione di mostrarsi agli esserisenzienti in una forma fisica; rinascendo da una madre e da un padre, eprendendo un corpo, i Buddha possono trasmettere agli esseri viventi leistruzioni per percorrere la via che porta alla liberazione e allilluminazione;nellaspetto di insegnanti spirituali (o addirittura nellaspetto esteriore dipersone ordinarie) possono compiere il beneficio di tutti gli esseri viventi, dopoaver pienamente realizzato il proprio.15______________________________________________________________________________________________

    15Il modo in cui questa spiegazione formulata non deve far pensare che i tre Kaya (o stati) diun Buddha si realizzino indipendentemente luno

    dallaltro, o in tempi diversi. La Buddhit coincide con la realizzazione simultanea dei tre Kaya,che sono come tre diversi livelli di densit di un elemento fisico; si pensi al vapore acqueoinvisibile (Dharmakaya), alle nuvole, visibili ma impalpabili (Sambhogakaya) e allacquapiovana, percepibile con tutti e cinque i sensi (Nirmanakaya).___________________________________________ ________________________________

    Questi sono i tre aspetti dellignoranza fondamentale, corrispondenti al nonriconoscimento dei tre aspetti della base o natura di tutte le cose. La ruotadellesistenza gira incessantemente, in presenza dellignoranza fondamentale che funge da catalizzatore di tutti i processi samsarici. Questa ignoranza

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    innata (nonnata): primordiale, esattamente come la saggezza che realizzala natura ultima. Entrambe le potenzialit sono inerentemente presenti,contemporaneamente, in ogni singolo essere vivente e in ogni singolo istante:la liberazione e la confusione, il nirvana e il samsara, la natura di Buddha e lanon illuminazione. La differenza fra le due esperienze risiede esclusivamentenel riconoscimento (o nonriconoscimento) delle cose cos come sono: per gliesseri risvegliati, tutto lunione indivisibile di fenomeni e natura ultima, diapparenze e vacuit, dipurezza primordiale epresenza spontanea, di vacuit eluminosit, di spazio e rigpa. Per gli esseri senzienti, invece, tutte le apparenzee i fenomeni sono intrinsecamente reali, ed esistono per davvero. Da unadifferenza cos piccola (quasi una cantonata) si crea una distanza abissale,fra la condizione illuminata di un Buddha e le sofferenze indescrivibili degliesseri samsarici. Da un errore cos piccolo nascono conseguenze catastrofiche,e la ruota dei dodici anelli della produzione dipendentecontinua a girare

    Fra i quattro modi di imparare(leggere, memorizzare, riflettere e scrivere)

    scrivere quello migliore,secondo i grandi maestri del lignaggio.

    Quindi io, che ho ricevuto il nome di Chnyi Dorje, ho scritto queste cose

    riprendendo a destra e a mancale parole dei grandi esseri realizzati,

    senza alcun merito da parte mia,nella speranza di riuscire io stesso ad impararle.

    Grazie alla forza ispiratricedel Lama e dei Tre Gioielli,

    possano questi insegnamenti

    essere causa di liberazioneper un grandissimo numero di esseri fortunati!

    * Dzogchen Nyingthig *

    www.vajrayana.it

    www.realizzazione.it