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www.leve-livorno.unimore.it Bando di gara “Ricerche, studi ed analisi a supporto dell’osservatorio provinciale sull’economia ed il mercato del lavoro” Provincia di Livorno Lotto 5 “Ricerca sulla generazione delle reti di competenza e lo sviluppo locale” Focus group del progetto LEVE Livorno | 9 settembre 2013 | ore 14-17 Sala del Consiglio della Provincia di Livorno Piazza del Municipio, 4 Porti: politiche locali e strategie europee sul trasporto marittimo Sintesi del focus group Il Rapporto di ricerca del progetto LEVE è disponibile nel sito web di LEVE, dove è disponibile anche una breve scheda per i partecipanti a questo focus group

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www.leve-livorno.unimore.it

Bando di gara “Ricerche, studi ed analisi a supporto dell’osservatorio provinciale sull’economia ed il mercato del lavoro” Provincia di Livorno

Lotto 5 “Ricerca sulla generazione delle reti di competenza e lo sviluppo locale”

Focus group del progetto LEVE

Livorno | 9 settembre 2013 | ore 14-17

Sala del Consiglio della Provincia di Livorno Piazza del Municipio, 4

Porti: politiche locali e strategie europee

sul trasporto marittimo

Sintesi del focus group

Il Rapporto di ricerca del progetto LEVE è disponibile nel sito web di LEVE, dove è disponibile anche una breve scheda per i partecipanti a questo focus group

Sommario

Partecipanti ........................................................................................ 3

Sintesi visuale .................................................................................... 3

Prima questione ............................................................................. 3

Seconda questione ......................................................................... 5

Traccia della discussione ...................................................................... 5

PRIMA QUESTIONE ........................................................................ 5

SECONDA QUESTIONE ................................................................... 8

Schematizzazione interventi ................................................................ 11

Tavola 1 - Ambiti di competenze deficitari, da adeguare, & ambiti di competenze da sviluppare ............................................. 12

Tavola 2 -In che modo è possibile attivare e rendere produttivi questi sistemi di competenze? ........................................ 13

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Partecipanti

Facilitatori: Margherita Russo, Sara Seravalle

Osservatori: Valentina Fiordelmondo, Paola Mengoli, Francesco Silvestri; Patrizia Pogni; Catia Ferretti; Benedetta Aprea, Sonia Faccin, Silvia Aquilini.

Partecipanti: Claudio Capuano - Rappresentante del Presidente - AP Piombino Dario Talini - Direttore provinciale - CNA - Livorno Pietro Angelini - Coordinatore - Soggetto gestore PENTA Enzo Raugei - Presidente - Compagnia Portuali Livorno Eleonora Falleni - Addetta formazione - Compagnia Portuali Livorno Francesca Marcucci - Presidente - CSA Francesco Fanigliulo - Responsabile di plesso - IIS Buontalenti Cappellini Orlando - Istituto Nautico Cappellini Dionisia Cazzaniga Francesetti - Docente - Università di Pisa Simonetta Bagnoli - Politiche dell’istruzione e della formazione - CGIL Gabriele Martelli - Responsabile area urbanistica e Infrastrutture - Confindustria - Livorno Annalisa Cau - Funzionario - Agenzia delle Dogane Luca Lischi - Capo Gabinetto - Provincia di Livorno Chiara Amordeluso - Settore tecnico - Capitaneria di Porto Diego Baglivo - Demanio marittimo - Capitaneria di Porto

Sintesi visuale

L’incontro tenutosi il 9 settembre 2013 ha affrontato il tema “I porti: politiche locali e strategie marittime”.

Il focus group ha visto la partecipazione di circa 20 soggetti che operano presso i porti di Livorno e Piombino o che sono a vario titolo esperti in materia. Al focus hanno par-tecipato i funzionari della Provincia di Livorno componenti del gruppo di ricerca LEVE.

Il focus group si è articolato attorno a due questioni, relative alle competenze e alle reti di competenze di cui i giovani della provincia di Livorno devono dotarsi per rispon-dere alla domanda di professionalità nuove e tradizionali che i porti oggi richiedono comprese quelle legate alla diportistica e alla logistica.

Prima questione

La prima questione ha inteso indagare gli ambiti di competenze attualmente deficitari e quelli invece promettenti e da incentivare maggiormente.

Come si evince dalla sintesi visuale, le competenze deficitarie sono strettamente connesse ad un deficit di strutture e infrastrutture portuali ormai ritenute indispensabili quali: l’inadeguatezza delle dimensioni, il pescaggio dei fondali, gli spazi scarsi, la mancanza della ferrovia, ecc. A questo si sommano collegamenti telematici deboli e una reale difficoltà a mettere in contatto diretto le dieverse realtà che operano nel porto.

Ecco allora che la parola-chiave, più volte emersa è SINERGIA: una sinergia al momento mancante ma fortemente auspicata, tra i porti di Piombino e Livorno al fine di mettere a sistema le competenze e i servizi presenti e potersi poi dotare di quelle carenti che andrebbero formate ad hoc (es. competenze legate alla logistica, all’informatica, alle nuove tecnologie, alle lingue straniere, …).

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Tra le competenze presenti e promettenti, che vanno implementate, ci sono quelle legate appunto alla telematica e alla sicurezza, aspetti su cui si sta lavorando e si vorrebbe costituire una rete di imprese in grado di fornire un servizio adeguato.

Livorno è visto come un porto d’eccellenza e l’ingresso dell’Autorità Portuale nella gestione dell’interporto è vista come un aspetto positivo.

Per il futuro si auspica una maggiore integrazione tra scuole superiori, università e porto e un investimento al fine di formare competenze nuove sia negli studenti che nei docenti e permettere al porto di raggiungere l’eccellenza anche in termini di riduzione dei tempi, affidabilità e qualità.

Un ulteriore ambito in cui potenziare le competenze è quello dello spostamento delle persone tra il porto e la città: si propone di formare dei facilitatori che agevolino il rapporto tra il porto e la città creando connessioni culturali e ricreative, oltre che di servizio. Il porto non è “altro” dalla città, ma ne fa parte e la valorizza: certo va data l’idea di un porto coeso, aperto all’innovazione, gestito da più soggetti in maniera sinergica, con servizi estesi fuori orario se necessario, capace di adeguarsi alle esigenze delle grandi navi come a quelle dei diportisti con grande flessibilità. Serve il coraggio di essere in prima linea per individuare soluzioni nuove.

In questo senso spesso ci si scontra con le resistenze degli operatori portuali ad adeguarsi alle innovazioni, anche normative.

Servono competenze tecniche e, soprattutto, la voglia di aprirsi alla varietà di competenze necessarie per fornire servizi di qualità in tempi certi.

Vanno implementate le strutture ,anche al fine di aumentare i posti di lavoro al porto e per far questo serve un tavolo di lavoro a cui siedano le istituzioni assieme ai porti di Livorno Piombino e Carrara avviando un dialogo e un lavoro appunto sinergico.

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Occorre valutare le effettiva necessità di investire in infrastrutture. Ad esempio, c’è chi sostiene che l’interporto Vespucci non è necessario al porto: ci sono magazzini più vicini ed economici e la realizzazione della ferrovia richiede tempi lunghi. È importante lavorare con quello di cui si dispone al massimo delle capacità.

Presto arriveranno i nuovi containers di grandi dimensioni e se Livorno vuole essere un porto competitivo deve prepararsi dimensionalmente ad accoglierli. Il porto di Piombino potrebbe attivarsi come centro di rottamazione, ma occorre una normativa europea che incentivi questo indirizzo, e in in questo modo entrambi i porti richiederebbero nuove importanti competenze.

Le decisioni vanno prese in una logica di rete europea o mediterranea, con Piani Strategici comuni.

Seconda questione

La seconda questione ha indagato quali siano le azioni da mettere in campo e i tempi di attuazione per rendere possibile la creazione e la diffusione di tali competenze in una logica di sistema di porti e di soggetti attuatori.

Traccia della discussione

Margherita Russo presenta il progetto Leve, presenta il gruppo di lavoro e spiega le regole del fo-cus

Francesco Silvestri presenta gli spunti emersi sulla questione della logistica in provincia di Livorno

Margherita Russo Introduce la prima questione:

PRIMA QUESTIONE

In base alla vostra esperienza e conoscenza del contesto e del sistema logistico livornese indica-te (1) un ambito di competenze che ritenete particolarmente deficitario, ma al tempo stesso da mantenere e rendere più adeguato (2) un ambito di competenze che ritenete promettente e da sviluppare

Amordeluso (Capitaneria): le nostre competenze esulano dalle problematiche che affrontate. Si-curamente una questione su cui Livorno è deficitaria è di tipo tecnico-infrastrutturale (profondità dei fondali e lunghezza delle banchine). Quando vengono navi da crociera, una seconda non può entrare. È un problema da affrontare, anche se complicato.

Martelli (Confindustria LI): manca la sinergia vera tra due porti che sono a 100 km di distanza. In realtà non è che ci siano competenza deficitarie, i nostri porti hanno operatori capaci, che cercano di potenziare e “vendere” questa competenza. Quella che manca forse è la capacità di mettere in-sieme tante piccole competenze, un sistema di competenza sinergico tra i porti ed il sistema logi-stico. In questo senso, l’entrata dell’AP nella compagine dell’Interporto svilupperò probabilmente questa sinergia. Legate alla logistica, si potrebbero sviluppare percorsi su gestione telematica e sulla sicurezza. Esistono tante aziende che all’interno della filiera logistica si occupano di segmenti particolari, ma potrebbe nascere una sorta di rete per portare ad una competenza spendibile sul territorio a livello internazionale.

Potrebbero essere sviluppate la tecnologia, l’informatica, la gestione delle infrastrutture telemati-che legate alle merci e alla sicurezza (tracciabilità delle merci, sigilli, …). Potrebbe essere sviluppata anche una rete di imprese per questo tipo di servizi avanzati legati al trasporto delle merci: tale re-te di imprese potrebbe vendersi anche a livello internazionale.

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Raugei (CPL): in parte condivido quanto detto da chi mi ha preceduto; esistono elementi di com-petenza e di conoscenza non ben integrati, ma non vedo deficit particolari. Un sistema che meglio coordini alcune competenze (tra cui anche le eccellenze), potrebbe dare risultati migliori per l’attrattiva del porto di Livorno. Indubbiamente ci sono elementi lacunosi anche su realtà impor-tanti come ad esempio i collegamenti, anche telematici, tra i terminalisti livornesi e quelli dell’interporto, mentre grossi passi avanti sono stati fatti ultimamente sulle questioni doganali ed i servizi collegati.

Falleni (CPL): come competenze da sviluppare, c’è bisogno di integrare il sistema scolastico (dalle superiori alle specializzazioni universitarie); nell’ambito portuale, pur essendo un settore con forte peso sulla realtà locale, molti soggetti hanno poca conoscenza dell’organizzazione del porto. C’è uno scollamento tra le competenze che i giovani ricevono in aula e la realtà lavorativa. Nemmeno gli stage riescono a colmare questa discrepanza. Ci vorrebbe un maggior dialogo e una maggior vi-cinanza tra formatori, agenzie e operatori. Le competenze su cui puntare sono soprattutto sui si-stemi informatici, efficaci per la riduzione dei tempi.

Talini (CNA): va fatta una distinzione tra logistica merci e persone; sulla prima, condivido quanto detto da chi mi ha preceduto; le difficoltà quotidiane sono legate a gap da colmare: di strumenti e tecnologie. Per ciò che riguarda la logistica delle persone: abbiamo competenze meno mature, ma più promettenti in prospettiva. Ci vorrebbe una figura di facilitatore esperto nella movimentazione dei flussi delle persone. Facciamo dialogare il porto con la città.

Fanigliulo (ISS Cappellini): il Nautico sta attraversando un momento difficile dal punto di vista or-ganizzativo, nonostante il boom di iscrizioni, legato più al momento sociale che stiamo vivendo - cioè la crisi di lavoro che fa vedere il Nautico come uno dei pochi che riesca a dare sbocchi lavora-tivi - che a una reale capacità di dare risposte: i giovani e le famiglie temono la disoccupazione e pensano che le professioni nautiche possano essere un fattore di successo. La difficoltà è legata al passaggio dal Nautico al nuovo Istituto Trasporti e Logistica, su cui non abbiamo insegnanti prepa-rati e stabili per insegnare le materie tecniche innovate. Ciò porta ad una situazione difficile. Quale competenza è deficitaria? A livello scolastico, l’apertura dei programmi scolastici alla nuove realtà locali, ad esempio i natanti portuali e da diporto, più che le grandi navi da cantiere. Cosa significa adeguare la formazione? Bisogna andare nel concreto. Bisogna che questi rapporti siano più stret-ti, ma non solo con il rappresentante scolastico, ma proprio con gli alunni e le famiglie, che sono disorientate, mandano il figlio al Nautico illudendosi che andrà a pilotare il transatlantico, va già bene se invece va a finire in un ufficio. Le cose vanno fatte dal basso, altrimenti in concreto non si farà mai nulla. Non si deve solo sapere usare un computer, ma anche sapere cosa fare con il com-puter. Non possiamo pensare che la soluzione venga dal Ministero dell’Istruzione, serve una colla-borazione locale. I programmi di insegnamento fissati a livello nazionale non possono tenere conto della condizione specifica del territorio di Livorno.

Capuano (AP Piombino): il porto di Piombino è piccolo, ma ha qualche prospettiva, anche più stuzzicante di Livorno. Quando si parla di carenze, dobbiamo ricordarci che noi viviamo in un terri-torio dove i porti sono “lontani” dalla città; è difficile fare interiorizzare la realtà portuale alla po-polazione e ai giovani, fare capire che il porto non è solo un cancello di entrata/uscita, ma è con-nesso con la città. Fare sistema e sinergia tra i due porti è un elemento su cui puntare, pensare che i due porti possano competere è inimmaginabile; va colmato il gap per puntare a segmenti diversi. Nel merito, noi siamo 1.300 soggetti che mettono bocca sul porto, ma che non sanno cosa fanno gli altri, quali sono le aree di sovrapposizione su cui si potrebbe collaborare per essere più efficien-ti. Senza sinergia, non si riuscirà a lavorare. Da fuori, non ci vedono come Dogana, Capitaneria, AP, ecc, ma come “Porto di”. Siamo tutti sulla stessa barca, non è questione di adempimenti, ma di da-re un servizio e dobbiamo venirne fuori dal basso, non aspettare solo le direttive dall’alto. Non ci si

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può chiamare fuori, dire che si è solo spettatori o agire da individualisti. Un porto è come un al-bergo: può essere bellissimo internamente, ma se il contesto territoriale non è all’altezza, non vie-ne nessuno. Lo stesso se il posto è bellissimo, ma l’albergo cade a pezzi. Si deve rendere eccellente quello che si ha, in sinergia; se un elemento è carente, le altre eccellenze decadono. È per prima cosa un deficit culturale su cui intervenire.

Amordeluso (Capitaneria): quando prima ho detto che siamo spettatori, intendevo in questo gruppo e in questo focus, non nel porto. Non si ragiona sulle prospettive/scelte strategiche con la Capitaneria, non è il nostro ruolo. Noi diamo risposte ai problemi che ci vengono posti, se ci ven-gono posti. Non siamo certo noi ad identificare i problemi.

Martelli (Confindustria): un esempio di quello che si intendeva dire è il trasferimento delle Agen-zie delle Dogane: ha seguito comprensibili e giustificabili logiche interne all’Agenzia, ma ha creato disagio agli operatori.

Cau (Agenzia delle Dogane): ci sono carenze degli operatori del porto sul piano informatico, che si riscontra maggiormente a raffronto con gli standard europei, quelli che noi proponiamo. Gli opera-tori livornesi dovrebbero allargare lo sguardo al di fuori della Toscana, adeguando ad esempio i servizi per i crocieristi, che è un settore in crescita. La Dogana ha fatto molte innovazioni, ma il contesto è arretrato.

Marcucci (CSA): la mia formazione e competenza è più sulle risorse umane. C’è poca apertura al nuovo, verso gli altri. Manca coraggio, capacità di essere sperimentatori. In passato il porto di Li-vorno aveva questa capacità, oggi non più, al contrario ad esempio di Piombino. È una capacità e non una competenza, è vero, ma va considerata. Da 10 anni a questa parte nessuno fuori parla di qualche innovazione e capacità proveniente di Livorno.

Bagnoli (CGIL): abbiamo un problema di infrastrutture non collegate; abbiamo problemi infrastrut-turali notevoli, quali un’ampiezza del canale di porto tale che le navi non possono uscire o entrare dopo il tramonto. Livorno è il porto della Toscana, se le istituzioni non fanno sistema non riuscia-mo a mettere in efficienza le imprese, che poi non riescono a trovare i propri spazi e possono solo praticare concorrenza al ribasso. La formazione del lavoratore è in funzione del cambiamento cul-turale dell’imprenditore, il salto qualitativo altrimenti non avviene. Occorre definire accordi siste-mici. Ad esempio, l’ultimo protocollo firmato dagli aeroporti della Toscana ha avuto grande risalto perché Pisa e Firenze si sono messe insieme. Quella è la strada da seguire anche per i porti.

Cazzaniga Francesetti (UNIPI): si parla spesso dell’interporto, ma in realtà non è funzionale, c’è di meglio e meno costoso già nel retro porto; il Vespucci non serve e quindi non serve rafforzare le competenze al suo interno. Anche il porto di Livorno non è funzionale né efficiente: troppo costo-so e perdente rispetto a La Spezia (con l’interporto di Sarzana), nonostante sia piccola e cara; non ci sono carichi richiesti dalle regioni del Nord est, che preferiscono rivolgersi a porti più efficienti per tempi e servizi. Questo mi fa dire che non dobbiamo illuderci, non ci sono competenze possibi-li da sviluppare nel porto di Livorno. Quali prospettive? L’unica è che con i dragaggi e la Darsena Europa, che ha i pescaggi necessari, si possano accogliere le nuove macrocontainer da 18mila TEU (ne stanno arrivando più di 100 sul mercato e al momento può trattarle solo Porto Said in tutto il Mediterraneo). Allora sì che servirebbero molte competenze specifiche, ma per ora stando così le cose, sarebbe uno spreco lavorare sulle competenze. Sempre sulle prospettive, Piombino potreb-be diventare un centro competenze importante per la rottamazione di navi, ma occorre che l’UE definisca prima la prevista direttiva per impedire lo smantellamento delle navi nei Paesi in via di sviluppo, senza i necessari criteri di sicurezza.

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Angelini (PENTA): l’impressione che colgo è di un parallelismo tra nautica e portualità mercantile. Se è così e se la nautica sta effettivamente dentro al tema più vasto della portualità, la nautica ha bisogno di specializzazioni diverse; in questo è importante la cultura del servizio, che è offerta non solo all’armatore, ma anche agli equipaggi a bordo, alle sempre più numerose compagnie di yacht management che scelgono i porti in base a diverse variabili. Quindi la prima risposta che mi viene è rafforzare le competenze che puntano alla cultura del servizio. Le decisioni sono da prendere in rete e, per quanto riguarda i porti che si occupano di nautica, i piani strategici vanno fatti in comu-ne, ricordando che la concorrenza è a livello di Paese. Le competenze devono richiamare i clienti all’estero (e quindi vanno dall’inglese al marketing internazionale).

È vero che ci sono competenze non allineate al mercato attuale, basti pensare che contro un 36% di barche prodotto dal sistema Italia, solo il 5% dei comandanti di yacht è italiano. Ultimo punto: è importante favorire start-up aziendali è un percorso che funziona, può innescare un vero raccordo proprio sul fronte della relazione tra barca-porto-cliente.

Lischi (Provincia di Livorno): non basta fare sistema, ma bisogna “essere” sistema. quando qual-cuno si affaccia su un porto deve trovare sinergia. Quali competenze promettenti da sviluppare? Una ricchezza come la Facoltà di logistica può essere un luogo di sviluppo importante di compe-tenze.

SECONDA QUESTIONE

In che modo è possibile attivare e rendere produttivi questi insiemi di competenze? Come fac-ciamo a cambiare il modo di agire del sistema territoriale (il sistema dei soggetti del territorio, privato, pubblico, associazioni, TUTTI)?

Marcucci (CSA): cosa si potrebbe fare per assistere a un’inversione, qui a Livorno? C’è necessità di un cambiamento culturale, puntare alla competenza tecnica e non politica. Non si conosce bene l’economia globale; si deve cambiare la mentalità del livornese. Un’altra operazione è di aprirsi su nicchie di competenze e di visioni del mondo. Pochi mesi fa abbiamo frequentato una fiera specifi-ca sulla portualità, molto spostata sulla tecnologia; con l’AP e la CCIAA di Livorno, abbiamo portato alla fiera un gruppo di imprese con competenze diverse, tutte sul porto. Ne è venuta fuori l’immagine di un porto nuovo, accogliente, attento a sicurezza e ambiente e la cosa ha funzionato. È un’operazione che dà il senso di rete, di mettersi insieme tra soggetti diversi, un atteggiamento che una volta era proprio di Livorno e che adesso non si riesce a fare più.

Lischi (Provincia di Livorno): fondamentale ricostruire un dialogo vero tra operatori; spesso il rap-porto non è costruttivo, ma dovuto, non mirato al bene dell’intero del sistema. Fondamentale so-prattutto tener presente che ci vogliono competenze che spingono alla sburocratizzazione del si-stema (e non necessariamente è un problema locale, ma nazionale).

Amordeluso (Capitaneria): io ho visto sempre la massima cooperazione tra Capitaneria e AP; è fat-tiva, concreta e utile. Posso essere istituzione e non essere coinvolto in prima battuta nello svilup-po socio-economico, né possiamo chiudere un occhio su quella che è il nostro ruolo di controllori, ma abbiamo sempre dato massima disponibilità a collaborare e a risolvere i problemi.

Falleni (CPL): la questione dei dragaggi (e della morfologia), così come quella degli snodi intermo-dali sono trattate da tempo dalla AP, ma non si arriva mai a delle soluzioni. Tornando alle compe-tenze, esistono strumenti richiesti agli operatori ex-art 16 e 18; si tratta di un pacchetto formativo minimo, relativo a igiene e sicurezza; potremmo forzare un passaggio successivo sull’allargamento di queste competenze. Sui profili professionali ufficiali della Regione Toscana c’è una carenza pro-prio sui profili in ambito portuale, si potrebbe iniziare a lavorarci partendo da qui. Noi come CPL abbiamo sviluppato l’apprendistato in ambito portuale; abbiamo forzatamente profili di taglio set-

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toriale ed operativo; per quanto concerne il taglio amministrativo, da due anni abbiamo iniziato corsi sulla lingua inglese, anche se poi la sua applicazione è difficoltosa. Stiamo lavorando sulle competenze telematiche, ma soprattutto su chi lavora da anni si deve fare un’operazione cultura-le, c’è molta resistenza al cambiamento. Cosa fare? Organizzare tavoli tecnici tra operatori del por-to, per fare emergere spunti e idee. Poi, sarebbe interessante aprire il porto alle scuole, fin dalle elementari.

Ci mancano docenti adatti per organizzare la formazione necessaria con le metodologie adeguate. In più la Regione ha il DB dei profili professionali che manca dei profili dei porti e questo è un lavo-ro che deve essere fatto (ci sono le competenze per farlo?)

Martelli (Confindustria): non si riesce ancora a fare una legge per una gestione dei porti che asse-gni alle AP la vera capacità di rispondere alle esigenze del porto; altrove si fa (Olanda). Siccome quello che ci penalizza è la velocità di risposta al cliente, potremmo trovare delle procedure condi-vise per accorciare i tempi: che sia l’uso della telematica, l’apertura prolungata, procedure di sem-plificazione per ridurre gli sforzi e con questo anche i tempi.

Talini (CNA): gli strumenti esistono, probabilmente devono solo funzionare meglio. Chi ha il com-pito ed il ruolo (come l’AP) deve mettere in campo le cose dette finora; invece, chi ha il potere di prendere le decisioni tende a sfuggire alla responsabilità, a rimandare fino a quando poi si è co-stretti a prenderle male e di corsa. Sul metodo di confronto: ci vogliono discussioni con cui fissare i punti fermi, non si riesce mai ad evolvere il discorso, anche qui si rimpallano le decisioni. Due punti ulteriori che vogliamo considerare: il ruolo possibile del turismo anche per la portualità, su cui cre-scere ed acquisire competenze; l’altro tema è la navalmeccanica, su cui non esiste ancora una vera e propria riflessione.

Fanigliulo (ISS Cappellini): compito di qualsiasi scuola è di formare in primo luogo la persona, ma è sul profilo tecnico che abbiamo le carenze. La scuola non può dotarsi di laboratori per questioni economiche: è possibile organizzarsi per fare laboratori presso le aziende? Troviamo difficoltà con gli stage, che invece sarebbero utili. Provincia e regione sono in grado di aiutare le aziende ad ac-cogliere questi ragazzi, così da imparare le reali necessità delle imprese, imparare la tecnica sul campo? Questa è la mia proposta pratica. Non serve avere la possibilità di mandare in stage gli studenti migliori (o peggiori), serve mandare in stage tutti gli studenti, come fatto ordinario della loro formazione, e serve mandare in stage anche gli insegnanti, soprattutto quelli di materie tecni-che (che non conoscono la situazione del territorio).

Quando gli studenti vanno in stage in realtà “fanno tutt’altro” quindi serve aiutare le scuole a con-vincere le aziende a qualificare le esperienze di stage.

Cazzaniga Francesetti (UNIPI): Quali azioni? Fino a che stanno così le cose, non si può fare nulla; i discorsi sui tavoli sono una perdita di tempo: ci sono e ci sono stati. Il problema è di potere; potere dei politici, dei sindacati, degli operatori che non hanno mai accettato la concorrenza e difendono i loro privilegi e i loro margini di profitto. Alcune cose potrebbero essere fatte, ma solo toccando il fondo e poi trasformando Livorno in un porto feeder.

Bagnoli (CGIL): non sono d’accordo su questo pessimismo. È vero, non è più tempo di protocolli, si deve agire. Ma agire con un’unica voce, che questo territorio non riesce ad esprimere. Le tre AP della Toscana non devono fare marketing ognuna per sé, dovrebbero parlare con una sola voce. I sindacati hanno fatto il loro dovere, consentendo la riduzione dei costi portuali. All’interno del porto abbiamo gli operatori che fanno solo movimentazione delle merci, ma il vero trasporto lo fanno armatori e spedizionieri. Oggi questi ci chiedono un costo del carburante più basso, servizi alla banchina, che potrebbero dare anche più occupazione. Noi abbiamo fatto accordi con le

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aziende ragionando sui cambiamenti che ci potranno essere e che vanno anche contro i nostri in-teressi in termini di occupazione; chiediamo però che questi strumenti – che sono quelli della for-mazione continua – siano attivati. Ci vuole una programmazione sulla formazione, la provincia de-ve negoziare con la Regione i temi.

Cau (Dogane): concordo che dovrebbe esserci più coordinamento. Come dogane siamo aperti e attivi su vari fronti per collaborare.

Capuano (AP Piombino): quando la domanda si pone sulle azioni, è fondamentale capire rispetto a quali obiettivi. Se la filosofia è puramente di concorrenza, come AP cerco di far vincere il mio por-to, faccio accordi con gli operatori, tratto con le istituzioni locali. Ma se la logica non è così locali-stica, ma è almeno regionale, allora le azioni sono diverse. L’approccio al problema non può essere puramente burocratico, deve essere propositivo, partire dalla consapevolezza che quella scelta in-fluenzerà in maniera forte il futuro di quel luogo. Cosa si può fare? Organizzare una cabine di regia con 5-7 soggetti al massimo con cui scrivere la funzione del porto “x” nella realtà della Toscana. Darsi obiettivi politici e poi dare la cosa in mano ai tecnici per realizzarla. Il problema purtroppo è veramente politico: cosa volete dai porti, cosa devono esprimere, a chi devono guardare? Come AP, riconosciamo il ruolo della scuola, da anni facciamo attività con le scuole, ma anche loro qual-cosa di più devono mettercelo: ad esempio riconoscere un voto, un premio a chi fa bene lo stage, perché se le scuole hanno il problema che le imprese non seguono gli stagisti, anche le imprese hanno il problema di stagisti ben poco motivati. Ci vuole, uno sforzo da parte di tutti per guardare al porto pensando a cosa si potrebbe dare.

C’è un problema generale che discende dalla presenza di differenti istituzioni con competenze di-stinte, ma importantissime. Nelle istituzioni in cui operano funzionari statali (o comunque in situa-zioni analoghe dal punto di vista contrattuale) prevalgono comportamenti burocratici di applica-zione di norme, interpretate in maniera letterale (leggere le carte, cercare come meglio adeguarsi indipendentemente da tutto e da tutti). D’altronde a nessuno dei funzionari può capitare nulla di serio in caso di “fallimento” del porto. Il massimo rischio è il trasferimento ad altra sede, magari anche più prestigiosa e desiderabile. Proprio la mancanza di “interesse” verso ciò che il proprio operato produce sul territorio è il nucleo del comportamento burocratico e antagonista.

Bagnoli (CGIL): il mercato cambia velocemente e ci dobbiamo adeguare rapidamente. Diamoci dei tempi. Ci sono già delle cose che possono partire, facciamole partire. I porti sono un volano straordinario per lo sviluppo. Partiamo dall’esempio dal masterplan degli aeroporti, quello dei por-ti fu fatto insieme, partiamo da quello, recuperiamolo. Ripartiamo da una programmazione che abbiamo anche firmato.

Margherita Russo chiude ringraziando tutti i partecipanti.

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Schematizzazione interventi

I due temi principali su cui abbiamo sviluppato la discussione del focus group vengono schematiz-zati nelle due tavole che seguono.

Nella prima sono contenute le rielaborazioni degli interventi sul tema dell'esistenza o meno delle competenze nel sistema logistico livornese. È stato chiesto ai partecipanti di indicare ambiti di competenze deficitari, da rendere più adeguati o promettenti, e quindi da sviluppare.

Nello schema sono state disposte le risposte sui due assi a seconda che le competenze citate siano già esistenti, e quindi da migliorare, oppure siano competenze nuove da sviluppare, e in base all'incisività della loro presenza nello sviluppo del sistema.

Gli interventi sono stati inoltre raggruppati e, con differenti colori, in base all'area di appartenenza della competenza indicata dai partecipanti: infrastrutture, sistema scolastico, sistema di reti e si-nergie tra gli operatori, nuove tecnologie, turismo e servizi ai passeggeri delle grandi navi, altre competenze.

Nella seconda tavola, sono state raccolte le risposte dei partecipanti alla seconda tematica propo-sta: in che modo è possibile attivare e rendere produttivi questi sistemi di competenze.

Analogamente alle schematizzazioni presentate nei precedenti focus group, abbiamo classificato le rielaborazioni su questo tema lungo due dimensioni. La prima riguarda l’incisività dell'azione per il raggiungimento dell'obiettivo in termini di benefici attesi: mantenimento dello status quo, miglio-ramenti incrementali, miglioramenti strutturali mentre la seconda dimensione riguarda il grado di difficoltà (basso, medio, alto) e il tempo realizzazione (breve, medio, lungo) delle azioni proposte.

Le risposte sono state raggruppate in cinque gruppi tematici: reti, dialogo e coordinamento tra gli operatori, programmazione dall'alto, formazione e istruzione, cambiamento culturale e la catego-ria residuale “altri ambiti”.

L'analisi della schematizzazione degli interventi ci aiuta a capire quali siano le necessità concrete, dal punto di vista degli operatori, per un completo sfruttamento del potenziale che il sistema logi-stico della provincia di Livorno presenta.

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Tavola 1 - Ambiti di competenze deficitari, da adeguare, & ambiti di competenze da sviluppare

incisività nel sistema+

competenze esistenti nuove competenze

LEGENDA delle aree di competenzaInfrastrutture Sistema Scolastico Sistema di Reti e Sinergie tra gli operatori Apertura degli operatoriNuove tecnologie Turismo e servizi passeggeri grandi navi Altre competenze

TALINI Gap tecnologico: servono sistemi e strumenti che snelliscono le tempistiche di gestione delle merci

CAPUANOI porti sono lontani dalla città. Bisogna far capire che il porto è un luogo che è strettamente connesso con la città, un motore di sviluppo economico.

FANIGLIULOMancano gli insegnanti preparati a insegnare la logistica. Quelli che ci sono sono provvisori. Bisogna modernizzare i programmi scolastici aprendoli alle nuove attività locali. Ci devono essere rapporti più stretti tra i soggetti portuali e gli alunni. Bisogna rendere le aziende e le collaborazioni scuola-azienda più aperte ai ragazzi in modo che loro si rendano conto della realtà.

ANGELINIMigliorare la "cultura del servizio": all'armatore, all'equipaggio e a compagnie di port management che scelgono i porti in base a diversi parametri, non solo tecnici

CAUCarenze sul piano informatico: gli operatori hanno difficoltà ad adeguarsi alle nuove normative.

FALLENIIntegrazione tra il sistema scolastico e gli operatori, scollamento tra le conoscenze passate in aula e quello che è l'attività reale. Poca conoscenza delle attività svolta all'interno del porto.

MARTELLINon c'è una competenza deficitaria, gli operatori hanno una propria competenza che cercano di potenziare: quello che manca è la sinergia tra gli operatori, bisogna creare un sistema di competenze.Manca la sinergia tra i due porti livornesi e con il sistema retroportuale.

BAGNOLICi sono delle inefficenze strutturali (dopo il tramonto non è più possibile l'entrata o l'uscita delle navi dal porto) ed energetiche del porto.

LISCHIE fondamentale fare sistema ma bisogna ESSERE SISTEMA. C'è bisogno di dimostrare che il sistema sia funzionale.

AMORDELUSOSpazi portuali: approfondimento fondali e dimensione banchineNecessità di incastrare le cose una con l'altra. (es. Navi da crociera non entrano)

MARCUCCIManca l'apertura al nuovo: anche operatori stranieri sono andati via da LivornoSi è persa la capacità di essere in prima linea, sperimentatori.

RAUGEINon c'è un particolare deficit.Serve un sistema che coordini e metta insieme le competenze (lacune sul collegamento tra i terminalisti e l'interporto).

CAZZANIGAL'internporto non è necessario al porto: ci sono molti magazzini nel retroporto molto più comodi

CAPUANOC'è bisogno di una sinergia tra i due porti: non devono competere ma integrarsi --> è un problema anche di visione politica.

CAPUANOIl successo del porto deriva dalla sinergia tra i diversi soggetti, gli utenti vedono il porto come un tutt'uno e non come un insieme di enti e quindi ci deve essere una sinergia di competenze (1300 soggetti che operano nel porto ma non dialogano e non sanno cosa fanno gli altri.) --> Tavoli di lavoro in cui si scambiano le informazioni e si decidono insieme e in modo snello le strategie.

CAUCarenza di competenze riguardo alla capacità di attrarre aziende: gli operatori livornesi dovrebbero allargare lo sguardo fuori dal territorio.

CAUSi dovrebbero adeguare i servizi per i croceristi ed i viaggiatori (settore in crescita)

MARTELLISviluppo delle tecnologie informatiche e telematiche di gestione delle merci.Dovrebbe nascere una rete di imprese che potrebbe portare ad avere una competenza spendibile a livello internazionale.

BAGNOLIManca un collegamento tra un'infrastruttura e l'altra. Bisogna mettere in rete le infrastrutture esistenti e fare da gateway per competere con gli altri porti del Mediterraneo e d'Europa (fare sistema con Piombino e Carrara). Bisogna avere un unica voce per risolvere delle questioni decennali

BAGNOLISi deve creare una cultura imprenditoriale che aiuti la

competitività dell'impresa e del sistema.

FALLENINuove tecnologie e sistemi informatici: sfruttare al meglio ciò che c'è per dare un servizio aggiunto e di qualità del servizio

TALINI Serve una figura/ente che faccia da canale di comunicazione e crescita dell'economia legata ai flussi turistici delle persone

ANGELINILe decisioni vanno prese in rete: necessario pensare altri piani strategici comuni per i porti che accolgono grandi navi (la concorrenza vera è qualla con gli altri porti internazionali)

ANGELINICompetenze legate all'accoglienza (es. Lingua inglese) e di marketing internazionaleCompetanze non allineate rispetto al mercato attuale --> allineamento del sistema scolastico

ANGELINIFavorire delle start up aziendali scrivendo con attenzione i bandi.

ANGELINILa nautica ha bisogno di specializzazioni diverse, competenze specialistiche che si devono raccordare sia con il mercantile che con il navale.

CAZZANIGANon ci sono competenze da sviluppare perchè il porto di Livorno è sempre scarso i servizi offerti da sempre.Nessuna prospettiva di sviluppare lavoro nel porto di Livorno

CAZZANIGASe verranno emanate normative europee Piombino avrà bisogno di competenze in più.

CAZZANIGAScarso utilizzo dell'informatica

CAZZANIGACi sarebbero delle prospettive: stanno arrivando sul mercato contenitori da 18000 teu e se si riesce a fare la Darsena Europa il porto di Livorno sarabbe l'unico porto che riuscirebbe ad accorglierli

LISCHIBisogna sviluppare la facoltà di logistica per avere risorse umane importanti per lo sviluppo del territorio.

Sintesi 5° focus group.rev.doc 13

Tavola 2 -In che modo è possibile attivare e rendere produttivi questi sistemi di competenze?

Difficoltà/Tempo realizzazione

INCISIVITA' DELL'AZIONE PER IL RAGGIUNGIMENTO DELL'OBIETTIVOLEGENDATempo di realizzazione Grado di difficoltà di realizzazione Benefici attesi:

Breve Basso Mantenimento dello status quo

Medio Medio Miglioramenti incrementali

Lungo Alto Miglioramenti strutturali

AMORDELUSOE' fondamentale il dialogo e la rappresentazione delle necessità alle istituzioni.

CAUPiù coordinamento tra i diversi enti e con l'autorità portuale. Mediazione sia a livello locale che provinciale che sostenga le istanze di tutti gli operatori.

MARTELLIOrganizzazione di tavoli che approvino dei protocolli di semplificazione delle procedure per comprimere i tempi.

LISCHIRicostruire un dialogo vero tra i vari operatori, superando i campanilismi

TALINIIl metodo del confronto rappresenta uno strumento fondamentale per raggiungere dei risultati sufficienti ma nelle discussioni devono essere messi dei punti fermi. Non si deve sempre partire dallo stesso punto, devono essere fatti dei passi in avanti.

FALLENIAllargare l'ambito di competenza dell'impegno formativo che viene richiesto dagli ordinamenti.

FINIGLIULOGli enti pubblici devono favorire le aziende che fanno fare gli stage ai ragazzi. La provincia e la regione dovrebbero finanziare gli stage, aiutare le aziende a ricevere gli studenti per fargli imparare il lavoro. Anche i docenti dovrebbero entrare in contatto con le aziende in modo da impostare l'insegnamento tecnico

MARCUCCINecessità di un cambiamento culturale: più competenza tecnica e meno competenza politica. Cercare di dare una immagine del porto nuova, innovativa.

RETI, DIALOGO E COORDINAMENTO TRA GLI OPERATORI

PROGRAMMAZIONE DALL'ALTO CAMBIAMENTO CULTURALE

FALLENIOrganizzare dei tavoli non politici ma tecnici tra gli operatori del porto: è tra gli operatori che si trovano gli spunti

CAPUANOFare un tavolo con poche persone e scrivere quale deve essere l'organizzazione dei porti nella regione Toscana e dargli degli obiettivi politici. Bisogna fare delle operazioni in sinergia, gli enti devono lavorare insieme ed avere degli obiettivi comuni.

CAZZANIGANon si può fare nulla se non cambiano i rapporti di potere: imprenditori, politici e sindacati pur di mantenerei loro spazi non sono disponibili ad accettare concorrenti e a fare di Livorno un porto feeder.

BAGNOLIEliminare i personalismi: per essere incisivi bisogna parlare la stessa lingua in tutta la Toscana.

LISCHIServono nuove competenze professionalied un continuo aggiormento.

LISCHISburocratizzazione del sistemache frena lo sviluppo locale e nazionale

FALLENIAprire il porto alle scuole, dalle elementari, con dei percorsi guidati all'interno del porto.

TALINIIl turismo legato alla logistica può giocare un ruolo chiave nel territorio.

TALINILivorno deve dialogare con l'esterno e cominciare a collaborare per avere un ruolo chiave nel settore metalmeccanico.

BAGNOLICoordinare gli strumenti a disposizione degli operatori del porto. Partire dal masterplan dei porti, ponendosi delle tempistiche precise e rispettandole.

BAGNOLILa Provincia e la Regione devono mettere in atto azioni per agire sulle competenze degli imprenditori e dei lavoratori e creare una programmazione precisa sulle infrastrutture da mettere in rete (centri ricerca e aziende).

FALLENIAbbattere il blocco culturale e le resistenze degli operatori che da anni lavorano con determinati strumenti e creare delle occasioni di scambio tra i vari porti.

FORMAZIONE E ISTRUZIONE ALTRI AMBITI