russiaoggi07-2012

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Il supplemento rientra nel progetto RUSSIA BEYOND THE HEADLINES, che pubblica inserti in diverse lingue, in allegato a The Daily Telegraph, The Washington Post, Le Figaro, El Pais, Süddeutsche Zeitung, Le Soir, La Nacion GIOVEDÌ 19 LUGLIO 2012 L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali de Preparato da Valentina Bonelli in fondo mi piace pensare che la gente si vesta per lo spettacolo come per un evento importante, così come noi bal- lerini ci prepariamo per il pubblico. Ormai ha interpretato tutti i ruoli del re- pertorio classico. Come li rende diffe- renti e li mantiene vivi ogni sera? A renderli sempre diversi, per me e per il pubblico, è ciò che accade nella mia vita: nuove emozioni mi condizionano durante le prove e nel corso dello spet- tacolo irrompono con la forza del vis- suto. Come in Giselle , che tornerò a dan- zare la prossima stagione alla Scala: la prima volta che l’interpretai avevo solo 17 anni e poiché ancora non sapevo nulla dell’amore e del tradimento era la mia insegnante a dirmi cosa dovevo fare, mentre adesso vivo questo ballet- to grazie alla mia esperienza. Sarà così anche per L’Histoire de Manon, che ri- prenderò alla Scala dopo il debutto al Mariinskij di ben dieci anni fa. Come è cambiata la sua vita da quando è diventata mamma? La nascita di Anna è stato l’avvenimen- to più importante della mia vita. Mi sorprende constatare come cose che prima avevano tutta la mia attenzione, non abbiano adesso alcuna importan- za. Certo continuo a lavorare, e molto più di prima, ma tutto ruota attorno alla bambina: lo scopo della mia vita adesso è che lei sia felice. Ma se non fosse per mia madre, che si occupa di Anna a tempo pieno e ci segue anche in tournée, non sarei tornata in scena così presto, a soli tre mesi dal parto. Lasuavicendaartisticaepersonaleappa- re perfetta: come immagina il futuro? Non è così: ho avuto momenti difficili, però sono passati e non voglio ricor- darli né parlarne. Quanto al futuro non immagino nulla, voglio vivere oggi, nel presente, non penso mai al domani: è inutile, solo Dio sa che ne sarà di noi. È il simbolo del balletto russo nel mondo: Svetlana Zakharova, 33 anni, ballerina dalle doti prodigiose, artista di grande fama. Diplomata alla leggendaria Acca- demiaVaganova, per sette anni perla del balletto Mariinskij, dal 2003 è la stella incontrastata del Teatro Bol- shoj, mentre le scene internazionali se la contendono. Vanta anche un’esperienza politica, come depu- tata della Duma nella commissione cultura. Moglie del virtuoso del vio- lino Vadim Repin e mamma da un anno e mezzo di una bimba, sceglie con cura i nuovi impegni professio- nali, che sempre più spesso la con- ducono in Italia. La sua carriera italiana è iniziata a Roma dieci anni fa: ce la racconta? Carla Fracci, allora direttrice del Ballo, mi invitò a danzare La Bella addormentata. Ero molto emozio- nata, non riuscivo a credere che a volermi fosse proprio lei, la mia Gi- selle ideale. Quando la vidi, mi ap- parve incredibilmente bella e mi ac- corsi che emanava una luce speciale: era davvero una stella. Molte volte da allora sono tornata a danzare al Teatro dell’Opera, ma solo quest’anno ho debuttato alle Terme di Caracalla, con un’architet- tura sullo sfondo di tale bellezza da non necessitare scenografie. Riscontradifferenzetraiballerinirussie gli italiani con i quali danza in coppia? Per me il balletto non ha naziona- lità, né frontiere. Quando danzo con un buon partner non mi capita mai di pensare se sia russo, italiano, fran- cese o americano. Non è certo il Paese di origine o la scuola di provenien- za a condizionarmi, quanto piutto- sto l’atmosfera e la complicità che si creano provando e ballando in- sieme. Lo stesso vale per il pubbli- co: quello che cerco, ovunque mi esi- bisca nel mondo, è uno scambio emotivo tra me e la platea. Per la sua esperienza di étoile, come è cambiata la tradizione del balletto in Russia? Il mondo è cambiato molto, ma nel balletto russo non è cambiato nulla. Piuttosto il pubblico è diverso: ci sono sì coloro che frequentano re- golarmente il balletto da intendito- ri appassionati, seguendo i loro ar- tisti preferiti, ma sono ormai in molti a venire a teatro solo per diverti- mento o perché è una moda, per in- contrare i conoscenti e dire di esser- ci stati, magari anche per far sfoggio di abiti e gioielli – come per altro avviene anche alla Scala, dove c’è un dress code da rispettare -. Ma forse anche a chi è in sala solo per un’esperienza mondana può darsi che qualcosa della mia arte riman- ga: ne sarei già feli- ce. E SVETLANA ZAKHAROVA G SELLE Ho avuto momenti difficili, però sono passati. Quanto al futuro non imma- gino nulla, voglio vivere oggi, nel presente, non penso mai al domani: è inutile, solo Dio sa che ne sarà di noi” SUI PASSI ANDERS BROGAARD

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inserto Russia Oggi di La Repubblica

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Page 1: RussiaOggi07-2012

Il supplemento rientra nel progetto Russia Beyond the headlines, che pubblica inserti in diverse lingue, in allegato a The Daily Telegraph, The Washington Post, Le Figaro, El Pais, Süddeutsche Zeitung, Le Soir, La Nacion

giovedì 19 luglio 2012

L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali de

Preparato da Valentina Bonelli

in fondo mi piace pensare che la gente si vesta per lo spettacolo come per un evento importante, così come noi bal-lerini ci prepariamo per il pubblico.

ormai ha interpretato tutti i ruoli del re-pertorio classico. Come li rende diffe-renti e li mantiene vivi ogni sera?A renderli sempre diversi, per me e per il pubblico, è ciò che accade nella mia vita: nuove emozioni mi condizionano durante le prove e nel corso dello spet-tacolo irrompono con la forza del vis-suto. Come in Giselle, che tornerò a dan-zare la prossima stagione alla Scala: la prima volta che l’interpretai avevo solo 17 anni e poiché ancora non sapevo nulla dell’amore e del tradimento era la mia insegnante a dirmi cosa dovevo fare, mentre adesso vivo questo ballet-to grazie alla mia esperienza. Sarà così anche per L’Histoire de Manon, che ri-prenderò alla Scala dopo il debutto al Mariinskij di ben dieci anni fa.

Come è cambiata la sua vita da quando è diventata mamma?La nascita di Anna è stato l’avvenimen-to più importante della mia vita. Mi sorprende constatare come cose che prima avevano tutta la mia attenzione, non abbiano adesso alcuna importan-za. Certo continuo a lavorare, e molto più di prima, ma tutto ruota attorno alla bambina: lo scopo della mia vita adesso è che lei sia felice. Ma se non fosse per mia madre, che si occupa di Anna a tempo pieno e ci segue anche in tournée, non sarei tornata in scena così presto, a soli tre mesi dal parto.

la sua vicenda artistica e personale appa-re perfetta: come immagina il futuro?Non è così: ho avuto momenti difficili, però sono passati e non voglio ricor-darli né parlarne. Quanto al futuro non immagino nulla, voglio vivere oggi, nel presente, non penso mai al domani: è inutile, solo Dio sa che ne sarà di noi.

È il simbolo del balletto russo nel mondo: Svetlana Zakharova, 33 anni, ballerina dalle doti prodigiose, artista di grande fama.

Diplomata alla leggendaria Acca-demia Vaganova, per sette anni perla del balletto Mariinskij, dal 2003 è la stella incontrastata del Teatro Bol-shoj, mentre le scene internazionali se la contendono. Vanta anche un’esperienza politica, come depu-tata della Duma nella commissione cultura. Moglie del virtuoso del vio-lino Vadim Repin e mamma da un anno e mezzo di una bimba, sceglie con cura i nuovi impegni professio-nali, che sempre più spesso la con-ducono in Italia.

la sua carriera italiana è iniziata a Roma dieci anni fa: ce la racconta?Carla Fracci, allora direttrice del Ballo, mi invitò a danzare La Bella addormentata. Ero molto emozio-nata, non riuscivo a credere che a volermi fosse proprio lei, la mia Gi-selle ideale. Quando la vidi, mi ap-parve incredibilmente bella e mi ac-corsi che emanava una luce speciale: era davvero una stella. Molte volte da allora sono tornata a danzare al Teatro dell’Opera, ma solo quest’anno ho debuttato alle Terme di Caracalla, con un’architet-tura sullo sfondo di tale bellezza da non necessitare scenografie.

Riscontra differenze tra i ballerini russi e gli italiani con i quali danza in coppia? Per me il balletto non ha naziona-lità, né frontiere. Quando danzo con un buon partner non mi capita mai di pensare se sia russo, italiano, fran-cese o americano. Non è certo il Paese di origine o la scuola di provenien-za a condizionarmi, quanto piutto-sto l’atmosfera e la complicità che si creano provando e ballando in-sieme. Lo stesso vale per il pubbli-co: quello che cerco, ovunque mi esi-bisca nel mondo, è uno scambio emotivo tra me e la platea.

Per la sua esperienza di étoile, come è cambiata la tradizione del balletto in Russia? Il mondo è cambiato molto, ma nel balletto russo non è cambiato nulla. Piuttosto il pubblico è diverso: ci sono sì coloro che frequentano re-golarmente il balletto da intendito-ri appassionati, seguendo i loro ar-tisti preferiti, ma sono ormai in molti a venire a teatro solo per diverti-mento o perché è una moda, per in-contrare i conoscenti e dire di esser-ci stati, magari anche per far sfoggio di abiti e gioielli – come per altro avviene anche alla Scala, dove c’è un dress code da rispettare -. Ma forse anche a chi è in sala solo per un’esperienza mondana può darsi che qualcosa della mia arte riman-

ga: ne sarei già feli-

ce. E

SVETlANA ZAKHARoVA

g SEllE

Ho avuto momenti difficili, però sonopassati. Quanto alfuturo non imma-gino nulla, vogliovivere oggi, nelpresente, non penso mai al domani: è inutile, solo Dio sache ne sarà di noi”

Sui PASSi

ANdERS BRogAARd

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02 russia oggi www.russiaoggi.itsupplemento a pagamento realizzato da ‘rossiyskaya gazeta’ (russia)società

partiti veri ecco la richiesta dei cittadini

intervista lev gudkov

le trasformazioni del sistema politico

e le riforme necessarie. un colloquio

con il direttore del “centro levada”

tra semplificazione e partecipazioneUno degli ultimi atti ufficiali compiuti da Dmitri Medvedev prima di lasciare la presidenza della Federazione è stata la firma sulla nuova legge che disciplina i partiti politici. La novità più rilevante è costituita dal fatto che, per la registra-zione, non sono più necessarie 40mila firme, bensì 500.Il Partito repubblicano del liberale Vla-dimir Ryzhkov è stato uno dei primi ad approfittare della legge, registrandosi i primi giorni di maggio. I politologi met-tono però in guardia da una “weimariz-zazione” del panorama politico: sotto la prima presidenza di Vladimir Putin

il numero dei partiti era sceso a sette, mentre - da quando la nuova legge è in vigore - sono diventati 21. E al Mini-stero della Giustizia ci sono attualmen-te 177 richieste di registrazione, che at-tendono una risposta a breve. Vladimir Zhirinovskij, il capo del Partito liberal-democratico, non è contento della nuo-va legge. A suo modo di vedere, il grande nume-ro di partiti porterebbe a una situazio-ne di totale confusione per gli elettori, senza favorire per questa strada la rap-presentanza di legittimi interessi all’in-terno delle istituzioni.

Il sentimento dei cittadini russi verso la politica, lo stato di salute dei par-titi e le possibilità di riformarli. Su questi temi si è sviluppata la conver-sazione con Lev Gudkov, noto socio-logo e direttore dell’istituto demosco-pico indipendente “Centro Levada”.

anche in russia, come nell’europa occi-dentale, sta prendendo piede la richiesta di riformare il sistema partitocratico?Sì, solo che finora non viene esplicato con chiarezza. C’è indignazione verso l’élite politica, ma i manifestanti aspet-tano un consolidamento delle forze de-mocratiche. I risultati dei sondaggi però dicono altro: più della metà dei citta-dini non vuole nuovi partiti, il 66 per cento è addirittura convinto che la Rus-sia abbia bisogno di solo tre partiti. Si tratta dei sostenitori conservatori di Putin, che parlano di stabilità. Io in-vece parlo di un’altra parte della so-cietà che spinge verso i cambiamenti e che simpatizza con il movimento di protesta. Ha raggiunto una solida base nella popolazione che arriva fino al 30 per cento.

di cosa ha paura la maggioranza? La stragrande maggioranza prova av-versione verso la politica: il 60 per cento è annoiato dai discorsi su questo tema e non si vuole impegnare politicamen-te. Questo è l’umore dominante di cui approfitta il governo.

più dell’80 per cento dei cittadini è con-vinto di non poter influenzare le deci-sioni politiche. Ciononostante, quasi il 30 per cento sosterrebbe un nuovo par-tito “vero”. È possibile svegliare questa massa inerte?Sì, attraverso una crisi economica. Però anche negli ultimi anni di stabilità si è formato un ceto sociale che non è soddisfatto dell’attuale governo, com-posto in prevalenza da percettori di redditi medio-alti che non dipendo-no dallo Stato. Chiedono più rispetto e vogliono vedere rappresentati i loro interessi anche in politica. Nuovi par-titi intendono registrarsi.

Quanti di loro potranno muovere vera-mente qualcosa?Sarà un numero ridotto ad affermar-si, da cinque a sette, secondo le mie stime. Il loro successo dipenderà dalla stesura di un programma attraente e dal loro accesso ai media: senza la tv, unicamente attraverso internet e la stampa indipendente, non arriveran-no da nessuna parte.

Cosa è cambiato rispetto al panorama partitico degli anni novanta?C’è una differenza fondamentale: i partiti degli anni Novanta erano nati dalle rovine della nomenclatura so-vietica, non avevano niente a che fare con i partiti in senso occidentale. Si trattava di frammenti di vecchie strut-ture statali intrecciati con l’élite del potere. In questa situazione il partito governante sotto Boris Eltsin ha messo in atto battaglie finte contro il “par-tito sconfitto” della nomenclatura so-vietica, cioè i comunisti. Oggi la si-tuazione è diversa: i cittadini chiedo-no veri partiti e con questo concetto intendo formazioni non pilotate ge-rarchicamente dall’alto come Russia Unita, ma sostenute da una base so-ciale e ideologica importante nume-ricamente.

ritiene che i nuovi partiti potranno to-gliere voti a i vecchi?Dipende da loro, anche se il panora-ma oggi appare complesso. I nazio-nalisti, per esempio, non supereranno il due o quattro per cento, secondo me. Un partito “vero” deve invece rag-giungere il cinque, sette per cento che equivale ai voti raccolti da Mikhail Prokhorov alle elezioni presidenziali. Se lui spingesse ulteriormente la sua carriera politica, potrebbe avvalersi già adesso di una base elettorale dell’otto per cento. Il suo potenziale è il 18 per cento.

a suo giudizio, quanto tempo ci vorrà an-cora per assistere a cambiamenti strut-turali?La situazione è in evoluzione nelle re-gioni russe. Tanti governatori sono pronti per fare i conti con elezioni vere. Vogliono rappresentare gli interessi dei propri cittadini e non del governo fe-derale. Evidentemente già oggi i tempi sono maturi per cambiamenti impor-tanti, anche se il loro profilo non è an-cora definito in maniera chiara.

Preparato danatalia Bashlykova kommersant-vlast

Il corpo di Lenin e quei segreti nascosti nel Mausoleoil caso implicazioni giuridiche ed economiche impediscono la pubblicazione di importanti documenti

leonid maksimenkovrivista ogonek

Come è stato conservato il corpo del politico russo all’interno della tomba monumentale? una domanda senza risposta perché le autorità si rfiutano di produrre la documentazione.

Il Mausoleo di Lenin (costruito tra il 1924 e il 1930) e il corpo che conserva da poco meno di novant’anni sono og-getto di dispute sul fronte del diritto d’autore.

Dal 1953 al 1961 proprio in quel luogo era stato conservato, con la stessa tec-nica, il corpo di Stalin sul quale non è stato esteso il diritto d’autore, ma solo perché é stato seppellito a seguito della decisione assunta dal 22esimo congres-so del Partito Comunista.

Sorge spontanea la domanda: oggi in Russia chi detiene i diritti d’autore sul Mausoleo e sul corpo di Lenin? Ai tempi dell’Unione Sovietica l’edificio del Mausoleo e i suoi complicatissimi sistemi erano ritenuti meritevoli di massima protezione per la sicurezza statale e, in quanto tali, erano di com-petenza degli organi dell’Nkvd-Kgb. Più concretamente, del comando mi-litare del Cremlino.

Fino alla morte di Stalin, il corpo nel Mausoleo figurava formalmente sotto il nome di Laboratorio, anch’es-so parte dell’impero della Lubjanka. In seguito il Laboratorio passò al Mi-nistero della Salute dell’Urss.

Oggi a“prendersi cura” del corpo di Lenin è il Centro di tecnologie biome-diche della società di produzione scien-tifica-Istituto nazionale russo di pian-te curative e aromatiche del Raschn.

Se il governo opterà per la sepoltu-

ra dovrà risolvere una serie di questio-ni giuridiche di non poco conto. Chi abrogherà il mucchio di ordinanze e disposizioni dipartimentali, tra cui i decreti del governo dell’Urss e le ren-derà di pubblico dominio? Una respon-sabilità non da poco, considerato il pos-sibile effetto dirompente sull’opinione pubblica. Si avvicinano i 90 anni e sono scaduti tutti i termini possibili e im-maginabili di segretezza previsti dalla legge. Perché non si è ancora provve-duto alla pubblicazione dei documen-ti? Perché adesso si trema per i fune-rali di Lenin? Sono alcune dei quesiti che ancora attendono risposte chiare. Alcuni esperti, inoltre, riferiscono che durante la regolare visita del corpo di Lenin è stata riscontrata una disgiun-zione della sutura della testa e un an-nerimento sul naso. Per lo svolgimen-

ricetta o senza ricetta), commercializ-zazione su Internet ed esportazione.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la moda di costruire mausolei e im-balsamare i capi di Stato defunti di-venne internazionale. E fu il know-how russo a conquistare il mondo in-terno. Tra le repubbliche socialiste so-relle, il pro- getto di maggior succes-so fu la conservazione del c o r p o del bulgaro

to dei lavori di cancellazione delle mo-difiche scoperte è necessario chiudere il Mausoleo “dal 1 marzo al 25 aprile 1940…”, secondo quanto riportato su documenti ufficiali. Sono passati 88 anni, ma la composizione chimica ri-mane ancora nascosta. Oltre alle que-stioni storiche e di archivio, ne posso-no emergere altre più spinose, come quella economica. L’inumazione di Lenin porterebbe a svelare la composizione chi-mica del li-q u i d o , alla sua privatiz-z a z i o n e , produzione in massa , vendita nelle farmacie (su

Georgij Dimitrov, custodito in una tomba monumentale distrutta in se-guito all’avvicinamento della Bulga-ria all’Occidente. Sia nella Repubbli-ca Popolare Cinese, sia nei Paesi con-finanti, come Vietnam e Corea del Nord, sono stati imbalsamati - e si conser-vano nei mausolei, aperti al popolo per l’adorazione e il culto -, i corpi dei padri fondatori di questi Stati, dei partiti co-munisti e delle forze armate popolari. Non occorrono una sviluppata visio-

ne politica e conoscenze storiche per capire da chi sono stati copiati tutti

questi mausolei, sarco-faghi, sistemi di ven-

tilazione e di condi-z i o n a m e n t o dell’aria. Ma è pos-

sibile ancora ri-vendicare i dirit-

ti su quelle opere, dopo che è tra-scorso tanto tempo?

una parte dei documenti segreti

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03russia oggi www.russiaoggi.itsupplemento a pagamento realizzato da ‘rossiyskaya gazeta’ (russia) economia

siBilla di palmarussia oggi

simona pizzutirussia oggi

tra il 1999 e il 2011 le esportazioni italiane verso la russia si sono quintuplicate, arrivando a quota 9,3 miliardi di euro e coinvolgendo anche una vasta schiera di pmi.

Joint venture e acquisizioni dimostrano la validità della collaborazione italo-russa per grandi produzioni ed esportazioni. ecco alcune storie di successo.

Se lo sport fa da volano alla crescita

russia Beyond the Headlines è media partner ufficiale del Forum internazionale degli investimenti 2012 a sochi

Dal 20 al 23 settembre si svolgerà a So-chi la decima edizione del Forum Inter-nazionale degli Investimenti. Tra i temi in agenda, il miglioramento del clima im-prenditoriale nelle regioni russe.Di più su: www.forumkuban.com

«Il governo ha scelto di ospitare dal 2013 al 2020 una serie di eventi, dalle Universiadi, ai Giochi Olimpici, fino alla Coppa del mondo di calcio, che porteranno alla creazione di nuove in-frastrutture, come aeroporti e ferrovie, ma anche turismo. L’intento è di avere alla fine un Paese più moderno. Sochi fa parte di questo piano e per me rap-presenta un’occasione per incontrare i vertici delle 83 regioni russe e le au-torità che saranno presenti. Visto, però, che negli anni scorsi mi hanno sempre precettato, stavolta penso che farò il primo passo dando la mia disponibi-lità da subito».

l’evento il forum degli investimenti a sochi

la russia è alla ricerca di imprenditori stranieri: i principali sbocchi di investimento riguardano quindi il settore farmaceutico, il sanitario e l’agroalimentare”RosaRio alessandRello , presidente della camera di commercio italo-russa

export, le 4 a che disegnano il futuromade in italy arredo casa, abbigliamento, alimentare e automazione spingono le vendite di prodotti della penisola nella federazione

I prodotti della buona cucina e quelli che meglio esprimono al meglio la cre-atività tricolore trainano le esporta-zioni italiane in Russia. Premiando così le imprese che hanno saputo affronta-re la crisi internazionale spostando il proprio target di riferimento dal mer-cato domestico (destinato a soffrire an-cora a lungo) a quello internazionale, in particolare verso i Paesi emergenti.Secondo uno studio dell’Osservatorio Gea-Fondazione Edison, lo scorso anno le esportazioni del Belpaese nella Fe-derazione hanno raggiunto quota 9,3 miliardi di euro, un dato più di cinque volte superiore agli 1,7 miliardi regi-strato nel 1999. Cifre significative che collocano l’Italia alle spalle solo della Germania.

«A fare da traino sono soprattutto i settori della cosiddetta 4A, - sottolinea Andrea Carrara, managing director della società di consulenza Gea, - cioè l’arredo casa, l’abbigliamento, l’alimen-tare, soprattutto vini e spumanti, e il mercato dell’automazione e della mec-canica». Insomma, i simboli per eccel-lenza del Made in Italy, prodotti che soffrono meno di altri la concorrenza sul prezzo dei Paesi in crescita grazie al loro contenuto di tipicità, creativi-tà e gusto. Una combinazione vincen-te per la Federazione, dove si sta svi-luppando una classe media partico-larmente attenta alla qualità e con una buona capacità di spesa.

Secondo il report, nel settore dell’ab-bigliamento il valore dell’export ita-liano di calzature è stato nel 2010 di 409 milioni di dollari, seguito dal tes-sile per donna (216) e dai maglioni, golf e pullover (72). Nell’arredo casa, invece, spiccano i mobili (388 milioni), le piastrelle in ceramica (117) e i lam-padari (76 milioni). A fare la parte del leone nel settore alimentare sono vini, spumanti e vermouth (150 milioni di dollari), mentre la fornitura di parti e accessori per trattori e autoveicoli (202 milioni), insieme a componenti per le turbine a gas (141 milioni), spingono il settore dell’automazione e della mec-canica. «Nei prossimi anni il trend po-sitivo dovrebbe proseguire, - aggiunge Carrara, - perché la Russia è un Paese culturalmente vicino all’Italia e lì le aziende nostrane godono di una buona credibilità».

Un interesse reciproco, visto che le opportunità che si presentano nella Fe-derazione consentono di compensare,

almeno in parte, la frenata dei consu-mi italiani. Secondo i dati della Ca-mera di Commercio di Milano, sono attualmente oltre 500 le imprese ita-liane che operano in Russia. E non si tratta solo di nomi noti al grande pub-blico: anche numerose Pmi si stanno attrezzando sul fronte commerciale per accrescere la propria quota in questo mercato. Come l’azienda agricola “Scriani”, originaria di Fumane, in pro-vincia di Verona, specializzata nella produzione dell’Amarone. Esporta il Lambrusco, invece, le Riunite, consor-zio di nove cantine sociali della pro-vincia di Reggio Emilia. Intanto, il gruppo russo Tashir ha annunciato l’in-tenzione di aprire nella Federazione almeno 30 centri commerciali dedica-ti esclusivamente a marche italiane, in-centivando l’ingresso nel mercato russo di centinaia di piccole e medie impre-se di casa nostra. Un’operazione win-win, per dirla con il gergo del busi-ness, che apre nuovi scenari di cresci-ta e collaborazione tra i due Paesi.

La Federazione è lo sbocco privilegia-to del Made in Italy. Abbigliamento e arredo, produzioni di materiali da co-struzione, farmaci e industria pesan-te. Un successo imprenditoriale collet-tivo che ha portato alla sigla di joint venture o acquisizioni da parte di varie aziende italiane. Il colosso della me-tallurgia Danieli si è aggiudicato una commessa da 150 milioni di euro per

un nuovo eldorado per le aziende italianeil caso dalla metallurgia all’industria farmacologica, una tendenza costante

la fornitura di impianti metallurgici nella regione di Sverdlovsk, a est degli Urali. Invece il gruppo di ceramiche per piastrelle Marazzi si afferma sul mercato con una serie di punti vendi-ta diretti. Il progetto più recente ri-guarda lo stabilimento produttivo che il gruppo farmaceutico Menarini – piombato sul mercato russo nel 1992 con l’acquisizione del gruppo farma-ceutico berlinese Berlin-Chemie - sta ultimando nel distretto di Kaluga, 170 chilometri da Mosca. «La Berlin-Che-mie godeva già di una certa notorietà – racconta Domenico Simone, diretto-re generale di Menarini - e riforniva la Ddr prima della riunificazione della Germania, la Russia e l’Europa cen-

trale e orientale. Poi il mercato ha ini-ziato a liberalizzarsi e noi abbiamo in-tensificato le esportazioni». Una col-laborazione che produce per il gruppo Menarini un fatturato globale di circa 3 miliardi di euro nel 2011, di cui il 67 per cento proveniente dall’estero. Ecco quindi la scelta di un impianto da 43 milioni di euro a Kaluga, con 150 per-sone che saranno formate da persona-le italiano e tedesco. «Ci ha convinto la crescita del nostro fatturato nella Federazione. Da 310 milioni di euro nel 2010, a 349 milioni del 2011 a una stima di 371 milioni per il 2012 – spie-ga Simone -. Entro fine anno saremo in grado di testare gli impianti per il confezionamento dei farmaci».

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04 RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.ITSUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA)Estate

Un’oasi gratis tra fi ere e divertimento

Aperto il 28 agosto 1928, il parco era de-stinato all’indottrinamento politico, alla cultura e al tempo libero dei lavoratori. I cittadini sovietici potevano visitare le fie-re e le attrezzature di divertimento. Nel 1932, in onore del 40esimo complean-no dello scrittore russo Maksim Gorky, il parco fu battezzato con il suo nome. Alla fine del 20esimo secolo la perestrojka ha portato nel parco la voglia di commercio: più attrezzature di divertimento, picco-li chioschi, cartelloni pubblicitari, entrata a pagamento. Nel 2011 la nuova gestio-ne ha fatto risplendere questa oasi verde della capitale.

COSÌ RIVIVE IL GORKY PARK

NEL CENTRO DI MOSCA C’È

UN’AREA VERDE CHE HA QUASI

NOVANT’ANNI, MA NEGLI ULTIMI

TEMPI HA CAMBIATO DECISAMENTE

VOLTO. RACCONTIAMO LA SUA

EVOLUZIONE ATTRAVERSO LE

PAROLE DEI VISITATORI E DI CHI,

GIORNO PER GIORNO, LAVORA

NELLA STRUTTURA

SVOLTA STORICA

CAMILLA SHINRUSSIA OGGI

Negli ultimi anni il parco centrale di Mosca si è trasformato nel luogo più famoso della città. La redazione di Russia Oggi ha deciso di fare luce sui cambiamenti avvenuti.

È un giorno feriale e questa mattina Gorky Park è quasi deserto. La fonta-na bisbiglia fra sé e sé. Gli ampi viali sprofondano nel verde, l’acqua degli impianti di irrigazione cambia colore alla luce del sole. Silenzio.

È difficile credere che � no a un anno fa tutto era diverso: attrazioni, musi-ca ad alto volume, alcool in vendita. Per entrare bisognava comprare il bi-glietto. «Siamo partiti dalla riforma del sistema di sorveglianza», ricorda Olga Zakharova, direttrice del parco. «Abbiamo portato il servizio di sicu-rezza a 24 ore al giorno e cambiato le divise dei collaboratori perché l’uni-forme non sembrasse quella carcera-ria. Abbiamo quindi rinnovato il siste-ma di illuminazione, tolto le attrazio-ni, messo delle panchine e grandi cu-scini sui prati. Questo è il criterio fon-damentale del parco: si può stare sull’erba. Il nostro credo è sperimen-

tare. Abbiamo portato il wi-� e delle prese di corrente. Così le persone hanno iniziato a venire non soltanto per ri-posarsi, ma anche per lavorare».

Così è stato smontato lo stereotipo russo: lo svago in un parco consiste soltanto nel cibo e nelle giostre. «Du-rante il primo anno di lavoro abbiamo ricevuto molti giudizi negativi per aver tolto le attrazioni. Non erano soltanto strutture di ferro, erano la storia».

Il parco si estende per 109 ettari. All’interno ci sono uno skatepark, un cinema all’aperto e dei corsi di arte oratoria. Si può fare nordic walking (camminata nordica ndr), yoga o corsi di ballo. È stato allestito un centro spor-tivo con un club per podisti.

Negli anni Novanta qui venivano i russi delle province. Dall’anno scorso sono tornati i moscoviti. Artem e Giu-lia, una giovane coppia, vengono al parco praticamente ogni settimana e sono felici dei cambiamenti. «Non an-diamo al parco ogni giorno perché è lontano sia dal lavoro, che da casa. Però cerchiamo spesso di farci un salto, so-prattutto nel periodo dei festival let-terari e delle � ere agricole. Prima era davvero orribile, quando compagnie allegrotte, con la birra in mano, cuo-

cevano shashlyk (spiedini di carne, ndr) a suon di musica e l’entrata per qual-che motivo era a pagamento», dice Giu-lia. «Nel parco della cultura è realmen-te tornata la cultura, ma questo ha cre-ato un altro problema: ora c’è una quantità inverosimile di persone e l’enorme territorio riesce ad accoglie-re tutti», aggiunge Artem.

Olga Zakharova racconta che du-rante la giornata il pubblico del parco cambia. Al mattino mamme con i � gli, a pranzo ci sono incontri d’affari e la sera soprattutto giovani. «Lo scorso in-verno, quando è stata aperta la pista di pattinaggio più grande d’Europa, abbiamo capito che iniziavano a veni-re da noi gli stranieri. Abbiamo co-minciato a scrivere informazioni in doppia lingua», aggiunge Olga.

Nell’ultimo anno l’affluenza è au-mentata in modo signi� cativo (nei � ne settimana si arriva � no a 100mila per-sone al giorno), ma i lavori non sono � niti. «Ci sono addetti che vi lavorano da 30 anni e il loro punto di vista è conservatore – dice Olga – Erano abi-tuati � n dall’inizio che, per esempio, non si devono piantare � ori rari e belli per paura dei furti. Ho dovuto lottare a lungo per convincerli».

In senso orario: le lezioni di yoga la mattina, la direttrice Olga Zakharova e la biblioteca del conte Orlov all’interno del parco Gorky

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05RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.ITSUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA) Estate

Oggi non ha senso voler gua-dagnare soldi con la vendita di dischi. Il primo venduto nei negozi finisce subito in Rete gratuitamente”

Pompeya, il suono della “generazione golf”Nuove tendenze Il soft-pop di quattro artisti emergenti di Mosca scala le classifiche. A partire dal Web

ALEKSEI KNELZRUSSIA OGGI

Canzoni in inglese, look da hipster europei, video che dividono l’opinione pubblica. Così il quartetto sta conquistando schiere di fan tra i giovani in cerca di nuovi paradigmi.

Guarda i videowww.russiaoggi.it

Fa abbastanza freddo al Gorky Park. Gruppi rock emergenti provenienti da tutta la Russia, il palco vicino al � ume Moscova, il pubblico che continua ad aumentare. Come il freddo. Poi salgo-no sul palco quattro giovani musicisti. Sono i Pompeya: Daniil Brod (chitar-ra solista, canto), Denis Agafonov (basso), Sasha Lipski (tastiere) e Nairi Simonian (batteria). Vent’anni, disin-volti e carichi. Il gelo sembra fermar-si. Gli spettatori si scaldano: perché da quando i Pompeya non sono più dei newcomer, ma sono conosciuti in tutto il Paese, grazie anche a video che si ri-cordano e che spiazzano l’opinione pubblica.

Hanno de� nito il loro stile hipster alla moscovita. E parlano della loro musica al limite della sfrontatezza. «Le nostre canzoni, proposte in lingua in-glese, parlano di amore e solitudine, degli alti e bassi nella vita, della bel-lezza e degli orrori nel nostro quoti-diano», spiega Daniil Brod. Che si ri-volge a quella che è stata de� nita la “generazione golf”: lontana dalla dram-maticità, dai beat duri o da testi poli-tici, preferisce ballare su suoni soft-pop. L’hipster moscovita non si distin-gue quasi da quello europeo: jeans ade-renti, spesso e volentieri colorati, scar-

DARYA GONZÁLEZRUSSIA OGGI

Costumi antichi, musiche di altri tempi e simulazioni di scontri epici, imbarcazioni ricostruite nei minimi dettagli. Il passato rivive in piazza e richiama sempre più appassionati.

«E tu, perché non dai da mangiare ai maiali insieme alle altre? Vai a cucina-re il pane», digrigna i denti un grosso guerriero. Sentendo queste parole, ogni femminista che si rispetti organizze-rebbe uno sciopero, brucerebbe il reg-giseno e chiamerebbe il suo avvocato. Ma nell’area del festival «Pervaja sto-litsa Rossii» difficilmente qualcuno le darebbe retta, perché nell’Alto Medio-evo si era ancora ben lontani dal rico-noscere i diritti delle donne.

Una delle principali ricostruzioni dedicate al periodo storico si svolge nei pressi del villaggio di Staraja La-doga, sulle rive del � ume Volkhov, nella regione di San Pietroburgo. Secondo la leggenda nell’anno 862 gli abitan-ti di Ladoga - per difendere le pro-prie terre dalle invasioni - chiamaro-no il condottiero variago Rjurik, che in seguito fu ritenuto il fondatore della Russia.

«Attenti alla clava!», grida uno degli addetti alla sicurezza, quando due par-tecipanti a uno spettacolo di battaglia navale escono per sbaglio dal cerchio a loro riservato. La clava scivola dalle mani di uno sfortunato guerriero e va a sbattere con forza in terra accanto alla bottega di un vasaio. Poteva anche andare peggio, ri� etto.

Tra i costumi mi colpisce un vestito da donna con la cintura di cuoio e la gonna di cotta di maglia, l’abbiglia-mento delle mitiche amazzoni slave che abitavano le rive del Mar Baltico. Intanto un gruppo di guerrieri arma-ti di lance si sta preparando a una bat-

Assalti e scontri, se il gioco diventa storiaFestival all’aperto È una delle tendenze dell’estate. Un viaggio tra navi da guerra e cavalieri impavidi

progetti sono stati consegnati in una set-timana al concorso per il concept del Gorky Park che terminerà in autunno

ettari è il territorio del parco che nei fine settimana ospita più di 100mila persone al giorno contro le 10mila di un anno fa

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I NUMERI

pe da ginnastica anni Ottanta, maglie decadenti, occhiali da sole alla moda.

Di tutto un po’: «Ognuno di noi dà il proprio contributo e ognuno porta il suo bagaglio musicale», dice il fon-datore del gruppo Nairi Simonian dopo il concerto nella tenda del backstage davanti a birra e cracker. «Il funk puro però oggi non lo vuole ascoltare più nessuno. Avevo voglia di sperimenta-re qualcosa di nuovo». I Pompeya hanno raggiunto per la prima volta la cele-brità mettendo la loro musica in down-load gratuito. «Vogliamo crearci una grande comunità di fan che poi viene a sentirci ai concerti. È l’unica via per avere successo oggi come musicista», spiega il manager del gruppo, Valen-tin. E ci sono riusciti, considerato che all’ultimo pezzo, Power, i 3mila spet-tatori al Gorky Park seguono i canti intonando il ritornello a memoria.

Le ricostruzioni storiche si svolgono in Russia per tutta l’estate

taglia «muro contro muro», accompa-gnato dal suono dei grugniti dei ma-iali satolli e della � era mercato di ma-nufatti medievali, poco distante da loro. Zigzagando tra i guerrieri variaghi, i maiali e i saltimbanchi con le domry (strumento musicale a corda, ndr), in-ciampo negli stivali lasciati un po’ ovunque per terra.

Sorpassando un gruppo di ragazzi armati di spiedi da guerra mi dirigo verso la meta ambita: la nave di legno che tanto mi affascina. Durante il fe-stival, i partecipanti e i visitatori hanno costruito cinque imbarcazioni storiche,

che sono state protagoniste di gare e battaglie navali con grande seguito di pubblico. Dopo una breve discussio-ne, mi lasciano sedere sul bordo della barca, accanto al timoniere. Peccato che i sogni non si realizzino sempre al primo colpo: dopo alcuni scontri con l’imbarcazione avversaria, invece di godermi lo spettacolo dei guerrieri an-naspanti con le loro pesanti cotte di maglia, io stessa mi ritrovo in acqua e devo chiedere loro una mano perché mi tirino fuori.

Sulla fortezza cala la notte, gli scon-tri si sono placati, le imbarcazioni sono

tornate all’approdo. I saltimbanchi si mettono a suonare musica folk, appoggiati alle mura. «Tutto questo per me non è un gioco, è la mia vita», dice con aria pensierosa una giova-ne guardia con una ferita sul mento, «passo tutta l’estate a questi festival: prima c’è Vjatskaja Storozha, poi La-doga, poi Gorodetskoe Gulbische a Sergiev Posad e Vojnovo Pole vicino a Serpuchov. Dappertutto ritrovi gli stessi volti, gli stessi occhi». Le rico-struzioni storiche attirano sempre più l’attenzione del pubblico, ormai stanco dei soliti festival estivi.

Rivivere i duelliLa battaglia di Borodino, combattuta il 25 agosto 1812 nell’omonimo villag-gio a 110 chilometri a Ovest di Mosca, fu decisiva per l’armata francese di Na-poleone e i russi, guidati dal generale Kutuzov. «Fra tutte le battaglie, la più dura è stata quella che ho combattuto nei pressi di Mosca», scriveva in segui-to lo stesso Napoleone. A distanza di 200 anni dallo scontro, il Museo Statale di Storia di Borodino organizza per l’1 e il 2 settembre 2012 una delle più gran-di ricostruzioni nella storia della Russia. Tutti possono fare richiesta di parteci-pazione alla manifestazione. Infatti vi prendono parte circoli storici e singoli cittadini provenienti da Francia, Inghil-terra e Germania. Chi è in possesso di un cavallo, può iscriversi nella sezione “cavalleria”. Qualche settimana prima dell’incontro, i rappresentanti dei circo-li storico-militari fanno le prove insieme agli altri iscritti, ai quali viene poi offer-to un posto nel campo dove andranno posizionate le tende, la legna, il fieno e i viveri.

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arkaim può essere raggiunta in tre-no da Mosca. Si viaggia fino alla stazio-ne Magnitogorsk, per poi proseguire in autobus lungo il tragitto Magnitogorsk-Bred, fino all’indicazione per Arkaim. L’orario dei mezzi di linea: http://www.arkaim-center.ru

il Campanile aFFondato Non ci sono collegamenti ferroviari diretti da Kaljazin a Mosca. L’unica possibilità è raggiunge-re la fermata di Savelovo dalla stazione Savelovskij (2 ore e 20 minuti), e da lì, con il treno elettrico, arrivare a Kaljazin (1 ora e 30 minuti). Gli autobus da Mosca diretti a Kalyazin partono sempre dalla stazione SavelovskijOrari e tragitto all’indirizzo: http://kalya-zinru.ru

manpupunyor si trova nella Repub-blica di Komi, in un luogo che non ve-de tracce di presenza umana nel raggio di 100 chilometri. Due le possibilità per raggiungerla: in elicottero da Syktyvkar (3 ore) o a piedi per diversi chilometri

grotta di gHiaCCio di kungur può essere visitata solo prendendo parte a escursioni organizzate e il biglietto può essere acquistato in orario lavorativo. La grotta è aperta tutti i giorni, festi-vi compresi, dalle 9 alle 16. Si trova nel-la regione di Perm, a tre chilometri dalla stazione della città di Kungur. L’auto-bus numero 9 percorre il tragitto “Kun-gur centro – stazione – grotta”. Fermata “Stalagmite”

L’estate, di breve durata in Russia se paragonata a quella italiana, offre l’occasione per viaggiare non solo all’estero, ma anche all’interno del Paese, dove si trovano molti posti di rara bellezza, praticamente sconosciuti, anche per la distanza rispetto ai grandi centri urbani

Località che hanno un grande valore non solo dal punto di vista naturalistico, ma anche culturale perché le loro storie raccontano dell’evoluzione registrata dalla Federazione nei secoli e aiuta a scoprire le radici più profonde di un popolo complesso

aLLa scoPeRta di beLLezze natuRaLi Poco note aL gRande PubbLico,

caPaci di sveLaRe inFoRmazioni imPoRtanti suLLa stoRia deL Paese

riCerCando la quiete

La città di Kalyazin nella regione di Tver. Case abbandonate dalle imposte spalancate; le rondini volano rasoter-ra, con le code sfiorano gli alberi che crescono sull’argine. Il fiume Zhabnja si è fatto silenzioso in attesa del tem-porale. La guglia appuntita del cam-panile sommerso sembra voler bucare il cielo.

Non tutti i monumenti archeologici sono riusciti a sopravvivere ai proget-ti di elettrificazione dell’Urss. Duran-te la costruzione del bacino artificiale e della centrale idroelettrica di Uglich, poco lontano da Mosca, l’area storica della città di Kalyazin fu completa-mente allagata. La chiesa di pietra di San Nicola venne distrutta. I sotterra-nei della chiesa risultarono completa-mente allagati. Stando ai racconti degli abitanti, la campana in seguito suonò diverse volte per avvertire la gente di una disgrazia imminente: la prima, alla vigilia della Grande Guerra Patriotti-ca (il nome russo della Seconda Guer-ra Mondiale, ndr); poi di nuovo, a mar-tello, per annunciare la battaglia di Berlino e infine la guerra in Afghani-stan. All’inizio degli anni Ottanta, da Tver fu inviata una draga per ripulire l’edificio della chiesa eliminando i danni causati dall’acqua e dal ghiac-cio, oltre che per costruire un grande banco di sabbia intorno al campanile.

Da quel momento, la chiesa si erge su di un’isoletta ed è nascosta sottoterra per un terzo della sua altezza. La cam-pana non ha più suonato.

la città dei carri che cantano Siamo nel Sud degli Urali, nella valle di Arkaim. La steppa, intervallata da verdi oasi di boschi di betulle sui pen-dii; il lino delle fate che ondeggia al vento, gli onnipresenti tafani e le vi-pere che sonnecchiano all’ombra.

Nel 1952, le foto aeree e i satelliti trasmettono a terra le immagini di in-solite figure geometriche che si intra-vedono al suolo. Enormi cerchi con-centrici di forma perfetta, seminasco-sti dall’erba, si delineano chiaramente nel paesaggio uniforme della steppa. Vent’anni dopo, una piccola spedizio-ne composta da due archeologi e da un gruppo di scolari e studenti si reca a esaminare il sito di un’imminente costruzione.

Arriva una scoperta sensazionale: l’antica città di Arkaim, contempora-nea di Stonehenge e ritrovata dagli sco-lari della spedizione archeologica, è il primo sito nella storia dell’Unione So-vietica che riesce a fermare un colos-sale progetto statale di costruzione. Arkaim è chiamata “la città dei carri che cantano” o anche “l’arco in cielo”. Ancora oggi gli studiosi di tutto il mondo discutono su quale funzione potesse avere all’epoca: un avamposto, un tempio, un osservatorio o addirit-tura un centro scientifico. È situata alla stessa latitudine di Stonehenge (52°

antonina BoldirevaRussia oggi

in russia ci sono tanti luoghi insoliti da visitare. realtà lontane dal frastuono delle grandi città, in cui fermarsi a riflettere e sognare. Come kalyazin, arkaim e manpupunyor.

Nord), la più comoda per fissare i fe-nomeni astronomici legati al sorgere e al tramontare dei corpi celesti.

Fratelli in piantoSiamo nella zona meridionale degli Urali, sull’altopiano di Manpupunyor. La taiga sconfinata è piena di alberi schiantati dalle tempeste. Sotto i piedi scricchiola il morbido muschio.

In cima all’altopiano Manpupunyor ci sono sette piloni di pietra, una me-raviglia della natura unica al mondo, nel corso dei secoli modellata dal vento che ha eroso le rocce. Il nome di Man-pupunyor è arrivato fino alle nostre carte geografiche tramutato dalla lin-gua del popolo Mansi, che spiegava la comparsa di queste formazioni roccio-se con la leggenda dei sette giganti che volevano raggiungere la Siberia vali-cando le montagne.

Questi enormi personaggi erano in-tenzionati ad annientare i Mansi, ma - mentre scalavano il monte - il loro capo vide la vetta sacra di Jalpingner, e dal terrore tutti e sette i guerrieri si tramutarono in pietre. Secondo un’al-tra leggenda, le sette rocce sarebbero in realtà sette fratelli che non vollero concedere la sorella in sposa a uno scia-mano, e furono trasformati dalla ma-ledizione di quest’ultimo in statue di pietra.

la musica ghiacciataMonti Urali, in luglio. Una grotta di brillanti. Respirando si emette un leg-gero vapore e le mani sono intorpidi-

la voCe sommersa del passato

Come arrivare

nella foto principale i sette piloni di pietra che si trovano nell’altopiano manpupunyor: una meraviglia della natura unica al mondo, modellata dal vento che ha eroso le rocce. sotto, da sinistra a destra: l’antica città di ar-kaim, contemporanea di stonehenge, che vie-ne spesso chiamata “la città dei carri che can-tano” o anche “l’arco in cielo”; la Chiesa di pietra di san nicola, che si erge su un’isoletta ed è immersa per un terzo; infine le grotte di kungur, risalenti a 10-12 mila anni fa

te dal freddo. In qualsiasi periodo dell’anno nelle Grotte di Ghiaccio di Kungur la temperatura rimane al di sotto dello zero.

La lunghezza totale delle grotte è di 5.600 metri; la temperatura lungo il percorso oscilla tra 0 e -32 gradi. Que-sto patrimonio naturale conta 70 laghi, 48 grotte e quasi 150 canne d’organo (pozzi naturali), la più alta delle quali misura 22 metri. Le grotte di Kungur sono famose per il loro microclima che le rende praticamente prive di micro-bi nocivi. Queste grotte sono vecchie di 10-12 mila anni: per molto tempo le popolazioni locali le hanno utiliz-zate come deposito per le derrate ali-mentari e come frigorifero per conser-vare il pesce. Eppure, per la maggior parte degli abitanti locali queste grot-te restano ancora oggi un luogo sacro, e gli indigeni le chiamano “ghiacci can-terini”.

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07russia oggi www.russiaoggi.itsupplemento a pagamento realizzato da ‘rossiyskaya gazeta’ (russia) turismo

marina akHmedovaRivista Russkiy RePoRteR

la regione è al primo posto per il numero di ovini e di caprini. un’attività a basso reddito, che le nuove generazioni non vogliono più svolgere perché poco considerata socialmente. anche se non ci sono grandi alternative.

la guerra silenziosa per i pascolitra lupi, notti bianche e solitudine

reportage tra greggi e pastori senza futuro. una giornata in cammino sulle montagne del daghestan

domanda. La rapidità con cui cambia-no gli stati d’animo sul suo volto mi spaventa. «Il mio sogno è che la tele-visione venga qui e faccia vedere quel che succede da noi!», sbotta. «Quest’an-no ho portato i montoni al centro di veterinaria per fare il trattamento an-tizecche e mi hanno chiesto un rublo per ogni capo di bestiame. Ho detto loro che non avrei pagato, a costo di finire in prigione... Adesso, a dire il vero, non so nemmeno come farò a riporta-re indietro i montoni in autunno». A ottobre le greggi vanno a svernare e tornano a fine maggio. La transuman-za dura sei giorni. Da Sivukh arriva-no in macchina molti parenti e cugini dei pastori, circondano il gregge e lo accompagnano. Ogni anno che passa, la transumanza diventa più complica-ta: aumenta il flusso di auto, i centri abitati si ingrandiscono. «Sposti i suoi montoni, vado di fretta, mi sento spes-so dire. Perché, io invece non ho fret-ta?!», racconta Almirza. «Durante la transumanza incontro sulla mia stra-da duemila macchine al giorno! Anch’io non posso fare concessioni a tutti! Per-ché mi chiedono un rublo per ogni capo? La vasca per la profilassi l’han-no costruita i loro padri? No, l’ha re-alizzata l’Urss», prosegue.

Dicono che nella Repubblica del Da-ghestan, al primo posto nel Paese per l’allevamento di ovini, non ci sono ab-bastanza pastori e i giovani sono po-chissimi, anche se sembra che le gran-di fattorie daghestane dichiarino un numero di capi superiore a quello ef-fettivo per ricevere maggiori sovven-zioni dal governo. Anche perché qui nessuno conta seriamente le pecore, nemmeno prima di addormentarsi.

Nella capanna arde una candela. È scesa ormai la notte. Tra le montagne le giornate scorrono lente, ma il buio cala in fretta, come se vi gettassero un mantello nero sul capo. «Qui ci sono parecchi lupi», segnala Alimirza, sor-seggiando del thè seduto su una bran-da. Un tempo non erano così tanti, ma dopo i bombardamenti in Cecenia

sono arrivati tutti qui. Dietro i buoi della capanna Khochbar sta lavando le scodelle. «Giuro che venderò questi montoni e riuscirò a comprare un’au-tomobile a mio figlio», dice Alimirza dalla sua branda, guardando malin-conico il ragazzo che asciuga una pen-tola. «Non voglio che faccia il pasto-

re». Alimirza fa questo mestiere da quasi 20 anni. Sdraiata per terra nel mio sacco a pelo, riparandomi con il mantello nero di Alimirza, guardo il cielo e mi rammarico di quanto siano lontane le stelle a Mosca. «Non con-viene allevare i montoni», dice il pa-store allargando le braccia. «E la lana?», domando. «Con quella non guadagnia-mo niente», ribatte. «Un chilo di lana costa quindici rubli (meno di cinquan-ta centesimi, ndr), una pecora garan-tisce due chili di lana l’anno e al tosa-tore bisogna pagare trenta rubli (circa 75 centesimi). Solo con la carne si può guadagnare qualcosa», aggiunge.

Secondo diversi studi, allevare un montone costa circa millesettecento rubli (oltre 40 euro) l’anno. Il guada-gno netto è di circa mille rubli (25 euro). Quindi, anche se i pastori piangono miseria, la loro attività è comunque al limite della redditività. «Cos’è che ti dà gioia?», chiedo congedandomi da Alimirza. «Per il domani», risponde a sorpresa. «Voglio vivere, perché doma-ni sarà domani!», conclude dissuaden-domi con l’espressione del suo volto da approfondire ulteriormente il signi-ficato di quella risposta.

Le pecore si svegliano e cominciano a belare. Il pastore Alimirza fuma una sigaretta davanti alla sua capanna. Mentre guarda le montagne nei suoi occhi è riflesso il sole, proprio come nel laghetto seminascosto nella valle. Se al mattino non c’è nebbia, vuol dire che per oggi andrà tutto bene. Khoch-bar, il figlio 19enne di Alimirza, fa usci-re le pecore dall’ovile e poi alza gli occhi al cielo: è limpido. Le montagne su cui stanno pascolando i montoni sono «il posto migliore» tra tutte le terre del villaggio avaro di Sivukh, spie-ga.

I pastori del Daghestan passano metà della loro vita in silenzio. Meno paro-le e meno probabilità di recare o rice-vere offese. Ma le ingiurie che ricevo-no, le ricordano a lungo, dicono. No-nostante l’apparente tranquillità e il silenzio, tra le montagne c’è una con-tinua guerra per i pascoli. Un mucchio di pietre bianche rappresenta il con-fine. I pastori del villaggio non viola-no queste indicazioni, ma ogni anno arriva qualche collega da fuori che cerca in tutti i modi di far entrare le sue pecore nel territorio. Alimirza scuo-te la testa e taglia un’anguria. Abdul-khalim, un pastore più anziano, si siede spossato sull’erba, prende una fetta di anguria e ne morde la polpa con i denti laterali. Sta per dire qualcosa, ma poi ha un sussulto, balza in piedi e corre dietro la capanna a controllare le sue pecore lontane, riparandosi gli occhi dal sole con una mano. Fa il pastore dal 1969, ha due figli, ma non voglio-no fare questo mestiere. «Qual è il suo sogno?», chiedo ad Alimirza. Sembra che stesse aspettando proprio questa

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Non solo Mosca e San Pietroburgo, la Russia è ricca di posti da visitare, da Vla-divostok fino a Kaliningrad. Soprite le meraviglie sul nostro sito

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il pastore alimirza mentre racconta le sue esperienze

di vita

nella Repubblica del daghestan non ci sono abbastanza pastori per seguire il bestiame. La mag-gior parte di chi svolge la pro-fessione è anziano. Per i giovani non è facile accettare condizioni di vita e di lavoro così dure”khochbar, PastoRe

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london Callingobiettivo podionel medagliere

olimpiadi Tanti assi in gara per la Federazione

niCola sellittiRUSSIA OGGI

Cina e stati uniti sembrano irraggiungibili, è sfida con gb e germania per il terzo posto. risultato minimo richiesto: 25 medaglie d’oro. una delegazione da 600 atleti, di cui 200 per le paralimpiadi.

obiettivo terzo oro consecutivo, dopo il successo ad atene 2004 e pechino 2008. prima di lui, solo altri tre lottatori russi hanno conquistato altrettanti successi nella competizione a cinque cerchi.

Dimenticare Pechino 2008. E centrare il podio nel medagliere di Londra 2012, superando Regno Unito e Germania. La spedizione russa è pronta per l’av-ventura ai Giochi olimpici inglesi, al via tra otto giorni. Obiettivo: terzo posto nel medagliere, dietro Cina e Stati Uniti. 600 atleti, di cui 200 destinati alle Paralimpiadi. Una superpotenza alla ricerca di almeno 25 medaglie d’oro, preparatasi nelle strutture del Ministero dello Sport, che negli ultimi due anni ha investito milioni di euro nella costruzione e l’ammodernamen-to degli impianti.

C’è da riscattare l’Olimpiade cinese, dove furono centrate solo 23 medaglie d’oro. Meno del doppio della Cina (51), seguita dagli Usa (36), il peggior risul-tato ai Giochi dopo la fine dell’Urss. Per gli atleti che saliranno sul gradino più alto del podio c’è pure un bonus economico. Da cinquecentomila dolla-ri a un milione per ogni medaglia del metallo più pregiato. Cifre superiori ai premi extra garantiti anche a Pechino. Sarà l’atletica leggera (15 medaglie ai recenti Europei di Helsinki), il punto di forza del medagliere russo. E il faro della squadra sarà di nuovo Elena Isin-bayeva, oro ad Atene e Pechino nel salto con l’asta. Tra gli altri candidati al suc-cesso, Lyukman Adams nel salto tri-plo, primo russo di colore, nato a San Pietroburgo da padre di origine nige-riana. Maria Savinova, esplosa agli Eu-

ropei 2010, è invece la favorita negli 800 metri. Ivan Ukhov è la variabile impazzita del salto in alto. Un talento controverso, tra imprese in pedana (un oro mondiale e due europei indoor, ar-gento agli Europei di Barcellona 2010) e litigi con i tecnici. Nuoto, ginnastica, pallavolo, pugilato e tennis potrebbe-ro garantire altre medaglie preziose alla Federazione. In piscina Evgeny Korot-yshkin, primatista mondiale dei 100 metri farfalla, proverà a ostacolare l’ul-tima esperienza ai Giochi di Michael Phelps. E Londra sarà il capolinea anche per la pallavolista Ekaterina Ga-mova, argento con le sua nazionale ad Atene 2004 e Pechino 2008, mentre Artur Beterbiev è considerato il peso massimo leggero favorito per il succes-so finale. Sarà anche l’Olimpiade di Maria Sharapova, portabandiera russa, in cerca di riscatto sui nobili prati dell’All England Club di Wimbledon, dopo l’uscita ai quarti di finale del tor-neo costata il primo posto nella clas-sifica mondiale.

Operazione podio piuttosto difficile per la nazionale di basket. Kirilenko e compagni sono inseriti nel gruppo A con la Francia di Tony Parker e altri atleti Nba, con la Lituania e con gli il Dream Team Usa. Lebron James, Kobe Bryant e Kevin Durant, il meglio della Nba. Il sogno russo è batterli, bissando l’impresa compiuta dall’Urss di Sabo-nis in semifinale a Seul 1988. Un suc-cesso che segnava la storia moderna della pallacanestro mondiale. A Bar-cellona 1992, gli Usa por-tarono Michael Jordan, Magic Johnson e Larry Bird e i migliori cestisti americani per l’oro della ven-detta.

Batirov, una mossa per la leggendala storia Il lottatore del Daghestan punta a entrare nella storia della disciplina

Suo padre si chiama Aladino. Un an-gelo custode che non si è perso un se-condo delle sue competizioni. E che come il genio della lampada l’ha fatto emergere dal serbatoio di potenziali campioni della repubblica del Daghe-stan, dove 30mila bambini praticano la lotta olimpica. Libera e greco ro-mana. Un flusso ininterrotto di talen-

ti cresciuti nel mito della disciplina che ha prodotto tanti fuoriclasse in Russia e nei Paesi vicini. Ora Mavlet Batirov, 28 anni, tenta di avvicinarsi alla leggenda. A Londra 2012 è in gara per il suo terzo oro olimpico conse-cutivo – e in tre categorie di peso dif-ferenti - dopo l’exploit di Atene 2004 e la conferma a Pechino 2008. «Mio figlio non deluderà le attese, anche se non è più giovanissimo e ha avuto qualche infortunio», ha detto Aladi-no, che ha allevato anche Adam, fra-tello minore dell’olimpionico, da lui sconfitto nella finale 2011 dei cam-pionati russi.

Ai Giochi flash, taccuini e coperti-ne spettano alle donne glamour Sha-rapova e Isinbayeva. Batirov difen-derà il titolo nella categoria dei 66 chilogrammi. L’inatteso successo sotto l’ombra del Partenone avvenne nei

55 kg. E cinque chili in più di muscoli sono stati necessari per la conferma

d e l l a s u a grandezza nei Giochi i n C i n a . Ora l’In-ghilterra,

con dedica già pronta: «L’oro ai Gio-chi di Londra è il sogno dei miei ge-nitori, voglio provare ad acconten-tarli», ha detto Batirov. Con il tris con-secutivo, Batirov diventerebbe il quar-to lottatore russo di sempre a vince-re tre medaglie d’oro alle Olimpia-di.

Come lui, il 37enne mito russo Bu-vaisar Saitiev, che si ritirò dopo le Olimpiadi di Pechino (aveva vinto ad Atlanta 1996 e Atene 2004) e due leg-gende ai tempi dell’Urss, Aleksandr Medved e Aleksandr Karelin. Il gi-gante siberiano che doveva sfidare Mike Tyson, imbattuto dal 1997 al 2000 e poi finito alla Duma.

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