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magazine 04 marzo 2010 Rrose Sélavy CLAUDIO FAZZINI

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Rrose magazine Claudio Fazzini

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Rrose Sélavy

CLAUDIOFAZZINI

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A.A. 01370 x 100 cmTecnica mista

L’Anatomia dell’Assenza è una pratica iconoclastica.“L’iconoclastia non ostenta un muro bianco e neppure una rottura di qualcosa che non si sa più cosa sia, ma un’immagine che porta il segno di questa rottura e che compete, in potenza, con quella di “prima”. Quello che c’era prima, non c’è più: questo ci dice l’iconoclastia”.E ancora: “La condizione dell’orientamento iconoclasta, dota l’artista di due mani: una iconografica e una iconoclasta; una mano è di Abele e l’altra è di Caino, e questa è sempre l’ultima ad agire, perché rovina – nel tipo – l’archetipo vivente in esso: per questo l’arte è cosi legata alla colpa. Colpa di esserci come fenomeno, e poi come rovina di ciò che esiste” (Castellucci). Per arrivare a questo Fazzini fa uso di due operazioni: sottrattiva ed addizionale. La prima consiste nello scavare l’opera dopo averla seppellita (di qui l’utilizzo del catrame come materia che ricopre interamente l’opera) per farne brillare convulsivamente la luce dall’interno. Ne esce cosi un’opera che si costituisce alla fine e questo mediante l’aggressione al soggetto iniziale, sempre in modo casuale, che si viene ad auto-contestare, a contraddire, che insomma comincia dov’è finita. Ciò che conta qui è il disfare, il misfatto. La seconda, addizionale (l’Elegante Leggerezza dell’Autodistruzione), consta di una serie di sovrapposizioni che portano quasi fino alla cancellazione della figura. Le linee (che partono direttamente dalla figura e che quindi negano il rapporto soggetto/oggetto figura/spazio) si intersecano e sommano tra loro, in un turbine barocco (un barocco che però si fonde con linee

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E.L.A. 0370 x 100 cmTecnica mista

costruttiviste, geometrie che scagionano ogni naturalismo e organicità) che fa perdere sia l’io, ma soprattutto anche il soggetto, tra i drappi, in una nullificazione d’ogni personalità. In entrambi i casi la figura ruota su se stessa, come una trottola, cosi perdendo ogni connessione dialettica con lo spazio attorno, spazio anch’esso fuso con la figura, come proiezione della medesima e quindi come negazione d’ogni conflittualità ancorata all’io. In entrambi i casi, il frontale è negato: nelle figure maschili viene accecato/solarizzato (un massimo di evidenziazione che però coincide con un minino di visibilità), in quelle femminili viene neutralizzato con una sovrapposizione d’altra figura oppure nello slogamento dello sguardo, che perde cosi ogni profondità intesa come introspezione. Ogni taglio, ferita, sezione, mostrano solamente stoffa, ricamo, come impossibilità di andare a fondo, di trovare il nucleo, verità ultima etc. Gli arti/tic sono la Grazia d’ogni volere-potere, d’ogni scopo, finalità, ambizione etc. È il tempo ad essere negato, la sua proiezione futura sottoforma anche di sogno, desiderio (quindi futuro) legato al passato (nostalgia). Figure dunque in stato di grazia, ovvero graziate dal voler/dover essere. Ospitali al gratuito. In un’operazione totalmente opposta a quella che di solito le usa per farne “soggetti” (da Pinocchio ai vari futuristici robot, il cui scopo è acquisire coscienza) le figure si fanno dunque manichini: partendo dal ritratto il modello originale viene spersonalizzato e svuotato dei connotati psicologici, rendendolo del tutto simile ad una bambola senz’anima.Duilio Nazzai

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CLAUDIOFAZZINI

Claudio Fazziniè nato a Macerata nel 1976dove vive e lavora.

E.L.A. 11570 x 100 cmTecnica mista