roba da fotoromanzi!

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ROBA DA fotoromanzi! Stefano Disegni I cinefotoromanzi del Misfatto riuniti in una raccolta esilarante. Imperdibile per chi ama la satira, toccante per chi ama il cinema. ???... !!!... Ma papi, perché non posso giocare col trenino… SONO sul più bello, quando è pieno di immigrati E gli do fuoco… SAi, KENNEDY, iO NON SONO MAi STATO COMUNiSTA... Ti PIACE iL CiNEMA Di WiLDER? Ma che fai, parli con un pallone? Pensi che ti senta? Fa niente, sono abituato, non mi ha mai cagato nessuno... Nooo! Mi sono voltato un attimo per cambiarmi le batterie della pompetta e mi hanno rubato il Governo! Ti avevo lasciato a fare la guardia! Ma papi, lo sai che da solo non so fare niente! Quello è arrivato, ha detto “Alfano, guarda, un catafiotto volante”! mi sono voltato e il governo non c’era più! MA CHE dice, ‘sto matto… hardcore… ar còre… no, mica è romano… ar core… Ci sono! Hardcore. Sotterranei. Grazie, Clarice, addio.

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I cinefotoromanzi del Misfatto riuniti in una raccolta esilarante. Imperdibile per chi ama la satira, toccante per chi ama il cinema

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Page 1: Roba da fotoromanzi!

ROBA DAfotoromanzi!

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Stefano DisegniStefano Disegni

I cinefotoromanzi del Misfattoriuniti in una raccolta esilarante.Imperdibile per chi ama la satira, toccante per chi ama il cinema.

???... !!!...

Ma papi, perchénon posso giocare

col trenino… SONO sul più bello,

quando è pienodi immigrati

E gli do fuoco…

SAi, KENNEDY, iO NON SONO MAi STATO

COMUNiSTA... Ti PIACE iL CiNEMA Di WiLDER?

Ma che fai, parli con un

pallone? Pensi che ti senta?

Fa niente, sono abituato, non mi ha mai cagato nessuno...

Nooo! Mi sono voltato un attimo per cambiarmi

le batterie della pompetta e mi hanno rubato

il Governo! Ti avevo lasciato a fare la guardia!

Ma papi, lo sai che da solo non so fare niente!

Quello è arrivato, ha detto

“Alfano, guarda, un catafiotto volante”!

mi sono voltato e il governo non c’era più!

MA CHE dice, ‘sto matto…hardcore… ar còre… no, mica è romano… ar core… Ci sono!

Hardcore. Sotterranei.Grazie, Clarice, addio.

Tulli

o Solenghi

Stefano

Sarcinelli Saverio Raimondo

Leo Gullotta

LilloMax

Paiella

Enzo Nigro

Marco

Travaglio

SPECIAL GUESTS...

23,60ISBN 978-88-6190-303-6

Page 2: Roba da fotoromanzi!

© 2012 Chiarelettere editore srl

Page 3: Roba da fotoromanzi!

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Page 4: Roba da fotoromanzi!

Chiarelettere editore srlSoci: Gruppo editoriale Mauri Spagnol S.p.A.Lorenzo Fazio (direttore editoriale)Sandro ParenzoGuido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare S.p.A.)Sede: Via Melzi d’Eril 44, 20154 Milano

ISBN 978-88-6190-303-6

Prima edizione: giugno 2012

www.chiarelettere.itBLOG/ INTERVISTE/ LIBRI IN USCITA

Graphic design: Cristina Trovò

©

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Page 5: Roba da fotoromanzi!

ROBA DAfotoromanzi!

Stefano Disegni

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Page 7: Roba da fotoromanzi!

7INDOVINA GHI VIENE A GENA

1LA MEMORIA - intervista ad Alvaro Zerboni

5PERCHÉ I FOTOROMANZI - di Stefano Disegni

15GRAN BURINO

23IL SILENZIO DEGLI INDECENTI

33VIALE DEL TRAMONTO

43IL SESTO SENSO

55CAST AWAY

65SHINING

75L’UOMO INVISIBILE

85MINISTER’S LIST

95FRANKENSTEIN

107L’ESORCISTA

117INTO THE WILD

127THE OTHERS

137LA MUMMIA

147MATRIX

157BLADE RUNNER

167TERMINATOR

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Page 8: Roba da fotoromanzi!

177LA VENDETTA DELLA MADONNA

191LADRI DI BICICLETTE

185IL SETTIMO SIGILLO

197RAMBO

203LA STRANA COPPIA

209RIUSCIRANNO I NOSTRI EROI...

215THE TRUMAN SHOW

223ESSERE JOHN VANARDI

229KING KONG

235IL PD È MIO E ME LO FACCIO IO!

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Page 9: Roba da fotoromanzi!

La satira dovrebbe, come un rasoio ben affilato, ferire con un tocco che appena si veda o si senta.

Mary Wortley Montagu

Ingiuriare i mascalzoni con la satira è cosa nobile: a ben vedere, significa onorare gli onesti.

Aristofane

Il cinema è la vita con le parti noiose tagliate.

Alfred Hitchcock

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Page 10: Roba da fotoromanzi!

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Page 11: Roba da fotoromanzi!

Guardo Alvaro Zerboni e fatico a credere che abbia 87 anni. Il bell'uomo in formissima e molto spiritoso (i fotoromanzi contro l'invecchiamento?), che ha gentilmente acconsentito all'intervista che segue, è la memoria storica del fotoromanzo italiano fin dai suoi albori. Anzi, è colui che se li è inventati insieme ad altri pionieri di cui parleremo.

Alvaro Zerboni, tu c'eri. Quando e dove sono nati i fotoromanzi in Italia?

Nacquero nel 1947, a Roma in via Livorno, a casa di Ezio D'Errico, uno scrittore noto per i suoi libri gialli, uno che Camilleri ha definito “un genio rinascimentale”. D'Errico era un ufficiale dei Carabinieri che improvvisamente se ne andò a Parigi a fare il pittore. Fu poi sceneggiatore per la radio (la TV non c'era) e vinse addirittura il premio Pirandello. I genitori del fotoromanzo furono lui e un altro grande scrittore/sceneggiatore chiamato Stefano Reda. Il primo settimanale fu “Il mio sogno”, che poi diventò soltanto “Sogno” raggiungendo quasi subito una grande popolarità.

E tu come ci sei entrato?

D'Errico mi conosceva come disegnatore di fumetti, il mio primo lavoro. Nel 1946 disegnavo su un giornalino che si chiamava “Giramondo”. Io dal canto mio avevo letto i suoi libri, lo stimavo, in più sapevo che era un antifascista, quando c'era Badoglio aveva preso posizioni pubbliche, insomma mi era simpatico. Fu quasi naturale finire a lavorare con lui.

Subito i fotoromanzi?

No. Però quello era un periodo in cui l'immagine trionfava. La gente non leggeva molto, diciamo che preferiva “guardare le figure”. Né c'era la figura del fotoreporter

con descrizioni fotografiche accurate dei fatti di cronaca nera soprattutto, che andava moltissimo. In quel momento spopolava “Grand Hotel” con i bei disegni di copertina di Walter Molino. Un'informazione popolare, appunto illustrata. Così D'Errico volle fare un quotidiano, “Lungotevere”, e io avrei dovuto disegnare fattacci di cronaca nera usando le mezze tinte, cercando di somigliareil più possibile alle fotografie. Però nonarrivarono certi permessi e “Lungotevere” non uscì mai. Allora a ruota del successo di “Grand Hotel”, che con le sue illustrazioni già vendeva un milione di copie, fece “Sogno” e presero forma le storie raccontate per immagini, prima disegnate, poi fotografate.

Altri che avviarono l'impresa?

Sicuramente i fratelli Del Duca: Alceo, Cino e Mimmo. Vendevano porta a porta dispense di romanzi strappalacrime, la prima era gratis, poi la gente si abbonava.

Degli spacciatori di pianto!

Proprio. Nel corso di questo spaccio i tre fratelli si accorsero che si vendevano di più le dispense con le figure ed ebbero quindi l'intuizione vincente, che in realtà era molto facile da avere; era un'Italia ignorantella, in massima parte ancora rurale, la gente non leggeva, ma apprezzava le storie raccontate, specie il pubblico femminile, tra cui i principi azzurri col cavallo bianco facevano ancora la loro figura. Così, mi riallaccio a quanto detto prima, nacque “Grand Hotel”, nel 1946.

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La memoria

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Page 12: Roba da fotoromanzi!

La memoria

Ti dico solo che Cino Del Duca dopo qualche anno editava una trentina di pubblicazioni più due quotidiani, uno dei quali pubblicava 16 pagine di fotoromanzi ogni giorno!

Ma i primissimi fotoromanzi come erano fatti?

Il fotoromanzo è nato da una mescolanza di foto e disegni. Se si voleva, che so, un terremoto o una prateria selvaggia, si ricorreva agli illustratori, c'era un bravissimo pittore, si chiamava Bongini, disegnava scenografie e a volte, nei racconti più esotici, anche i costumi, che venivano poi montati sul corpo dell'attore fotografato.

Ma è quello che facciamo anche noi nei fotoromanzi del “Misfatto”!

Sì, ma voi avete Photoshop, magari ce l'avessimo avuto noi. Allora si faceva tutto a mano lavorando di notte. Però dopo un po' ci furono più mezzi economici perché il genere tirava e si iniziarono a mettere su dei veri set e a scritturare attori professionisti. Recitarono nei fotoromanzi Vittorio Gassman, le sorelle Irma ed Emma Gramatica, Gina Lollobrigida e la Loren che allora si chiamava Sofia Lazzaro.Gli “studios” però erano ancora arrangiati: case di amici, case affittate, in campagna all'aria aperta improvvisando qualche ricostruzione.

Se non sbaglio i fotoromanzi non erano visti di buon occhio.

Non sbagli. Fotoromanzi e fumetti agli inizi, ma anche dopo, erano visti come il fumo agli occhi dalla cultura ufficiale. Erano considerati viatico di corruzione e ottundimento delle menti, specie quelle giovanili che per colpa loro si allontanavano dalla cultura “alta”. In realtà fotoromanzi e fumetti, che costavano poco in un mondo senza TV, ebbero una funzione importantissima: contribuirono all'alfabetizzazione degli italiani.In un Paese dove nessuno leggeva, almeno i dialoghi delle storie furono costretti a leggerli,

imparando parole nuove e…congiuntivi giusti!

Poi te ne sei andato in Argentina.

Sì, imparato il mestiere, trascorsi cinque anni in Argentina realizzando e vendendo fotoromanzi interpretati da attori argentini che lì divennero famosi. E alla fine la Lancio, altro grande editore di fotoromanzi, per cinque anni, dal 1959 al 1963, pubblicò solo fotoromanzi fatti da me a Buenos Aires. M'ero professionalizzato: lavoravamo in un set vero, con fotografi professionisti e piazzato luci. Insomma andavamo bene. Però in Argentina la tecnologia di stampa non era molto avanzata, il colore nei fotoromanzi fu introdotto in Italia, finì che fu la Lancio a vendere i suoi fotoromanzi a me che li distribuivo in Argentina.

Già, la Lancio. Non ne abbiamo ancora parlato…

La Lancio, forse la più famosa editrice di fotoromanzi in Italia e all'estero, nacque a Roma, in piazza Barberini, in un piccolissimo ufficio sopra ad un'agenzia di viaggi, si saliva tramite una scala interna. Chi avrebbe detto che avrebbe raggiunto tutta la popolarità che ha avuto… avevo venduto dei fotoromanzi portati dall'Argentina, ero a Roma e vidi in edicola questi, diciamo, cineromanzi, erano nient'altro che fotogrammi presi da film famosi montati insieme per raccontarela storia del film stesso, oggi li chiameremmo trailer, solo che erano su carta stampata. Mi piacquero e andai a trovare l'editore, ne nacque un'amicizia e una collaborazione, con la Lancio, appunto. Io, come detto, fornivo fotoromanzi con attori argentini, tra cui pure George Hilton che poi divenne un attore famoso. La stampa fece grandi progressi in Italia, migliorò la distribuzione, le pubblicazioni furono sempre più diffuse e dilagò il divismo. Certo dovevi pure incoraggiarlo un po'…

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Page 13: Roba da fotoromanzi!

Cioè?

Era da poco morto James Dean. Un amicoin Argentina mi dice che c'è in Brasile un ragazzo identico, un sosia. Lo faccio venire in Argentina e comincio a pubblicare articoli dal titolo È veramente morto James Dean?. Racconto di un misterioso ragazzo scovato in Brasile che non vuole farsi avvicinare, non vuole dire dove è nato e altri “indizi” del genere. Annuncio che il probabile James Dean arriverà il giorno tale. Prima del suo arrivo faccio fare dei volantinaggi, soprattutto nelle scuolefemminili. All’arrivo, in aeroporto c'è una folla di ragazzine in delirio. Facemmo molti fotoromanzi con “James Dean”, gli comprammo una Porsche, divenne un divo. Poi impazzì, si convinse di essere davvero James Dean. Io fui roso dal rimorso finché non mi dissero che era guarito. Ne succedevano tante… anni ’70, c’era questo bravo ma poco gestibile cantautore livornese, Piero Ciampi. Cercavano di promuoverlo, mi chiesero di infilarlo in un fotoromanzo. Gli trovo una parte da protagonista, pure se era un po’ selvaggio, non mi pareva molto adatto. La notte prima degli scatti Ciampi riesce a farsi scazzottare in un locale da un tizio geloso e l’indomani si presenta con un occhio nero. Dovemmo fotografarlo sempre da un lato solo, la narratività ne risentì parecchio…Facevamo anche concorsi per “passare un giorno col divo preferito”…

Come nello Sceicco Bianco di Fellini!

Esatto. Federico era mio grande amico, ho lì una sua lettera autografa, mi piace pensare di avergli dato un po' di ispirazione… mi ricordo di questo attore, Nino Persello, un bel ragazzo. La vincitrice del concorso aveva mandato una foto… mendace. Quando arrivò alla stazione Termini la andammo a prendere, era veramente brutta, Persello voleva scappare, dovemmo trattenerlo…

Censure?

Il controllo era stretto, non come oggi. Niente politica, niente religione, non potevi mostrare convivenze, gay manco a pensarci. Era un'Italia molto cattolica, lo sapevamo e alla fine ci autocensuravamo preventivamente. Soprattutto era obbligatorio o quasi il lieto fine, le lettrici lo pretendevano, erano i loro sogni, non volevano delusioni. Mi permisi di variare un po' con Killing, un fotoromanzo sul genere Diabolik col protagonista in calzamaglia su cui era disegnato uno scheletro, che andava in giro ad ammazzare gente. Lì ci potemmo permettere qualche donnina discinta, ma non troppo.

Me lo ricordo, Killing! Si notava che aveva un po' di panza…

Quello italiano. Quello che ho fatto in Argentina era più magro.

A proposito, chi è stato il divo più amato dei fotoromanzi italiani?

Franco Gasparri su tutti. Credo fece pure tre film, ma quelli non se li ricorda nessuno.

Se dovessi dire cosa ti è piaciuto di più di tutta l'esperienza?

Sarà banale, ma il fatto di lavorare con persone in carne e ossa invece che con personaggi immaginari disegnati su carta. Quando iniziavamo e realizzavamo un fotoromanzo tra gli attori, i tecnici e chiunque ci lavorasse si creavano amicizie, rapporti, qualche amore che poi continuavano anche a fotoromanzo finito. Erano… scampagnate con atmosfere a volte molto caserecce, ci si divertiva parecchio.

Alvaro, facciamo la foto insieme?

Sì, ma senza battute, sennò è lavoro!

Senza battute. Grazie.

S.D.

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Il finto James Dean

La memoria

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Page 14: Roba da fotoromanzi!

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Quando è iniziata la mia avventura da Direttore del “Misfatto”, inserto di satira de “il Fatto Quotidiano”, ho pensato che sarebbe stato bello offrire ai lettori qualcosa di diverso dalla satira disegnata e scritta che pure sono l'ossatura di qualsiasi foglio che voglia degnamente svolgere la funzione di “castigare ridendo mores”, come diceva quello. Il fotoromanzo è stata la risposta immediata. Io i fotoromanzi li ho sempre amati. Li trovo surreali, con quella fissità nei volti degli attori tesi a ottenere in una sola posa la massima espressività. Il cinema, però con un solo fotogramma alla volta, meditato e scelto, eletto momento-simbolo di un'intera azione drammatica. E poi l'innegabile fascino vintage che emanano, almeno per me: un linguaggio giunto fino a noi da anni remoti, dal dopoguerra addirittura, o dagli anni '70, con quei racconti e quelle immagini, un po' burini per la verità, ma tenerelli come la foto della Giulia Super di mio zio con la coda del Tigre attaccata all'antenna. Un mondo di giornali da leggere dal barbiere in attesa di essere scotennati come skinheads ante litteram (i caschetti alla Beatles erano roba marziana) e di cugine più grandicelle che sognavano Franco Gasparri in attesa di scodellare figli per qualcuno che a Gasparri non avrebbe somigliato nemmeno un po'.

Ho voluto poi mescolare i fotoromanzi del “Misfatto” con un'altra mia vecchia passione, il cinema. Parlare di politica e costume facendo il verso a film famosi, di cui il popolo ricordasse scene e dialoghi, era troppo allettante e divertente, oltre che parassitariamente confortevole: essendo le storie già strutturate, si trattava solo di ripercorrerle piegandole all'esigenza narrativa del momento. Ho scritto le sceneggiature e i dialoghi dei fotoromanzi qui raccolti, ma la loro realizzazionenon sarebbe stata possibile senza il contributo della redazione del “Misfatto”, nelle persone di Paolo Aleandri, Francesca Piccoletti, Riccardo Cascino e Cristina Trovò che quasi ogni settimana mutavano le loro funzioni redazionali in quelle di attori, scenografi e costumisti. Un grazie anche a Francesco Spinucci, fotografo per molti dei fotoromanzi qui raccolti e a Paolo Cucci, il Mago del Photoshop, l'uomo dalle manine d'oro che si è fatto il mazzo più di tutti elaborando e trasformando una per una centinaia di foto. E ora, prego, accomodatevi, in questa cronistoria fotosatirica di un’Italiarecentissima e in molti casi, purtroppo, ancora attuale.

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Perché i fotoromanzi

STEFANO DISEGNI

Paolo Cucci

Cristina Trovò

Riccardo Cascino

Francesca Piccoletti

Paolo Aleandri

Francesco Spinucci

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Page 16: Roba da fotoromanzi!

ROBA DAfotoromanzi!

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Stefano DisegniStefano Disegni

I cinefotoromanzi del Misfattoriuniti in una raccolta esilarante.Imperdibile per chi ama la satira, toccante per chi ama il cinema.

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Ma papi, perchénon posso giocare

col trenino… SONO sul più bello,

quando è pienodi immigrati

E gli do fuoco…

SAi, KENNEDY, iO NON SONO MAi STATO

COMUNiSTA... Ti PIACE iL CiNEMA Di WiLDER?

Ma che fai, parli con un

pallone? Pensi che ti senta?

Fa niente, sono abituato, non mi ha mai cagato nessuno...

Nooo! Mi sono voltato un attimo per cambiarmi

le batterie della pompetta e mi hanno rubato

il Governo! Ti avevo lasciato a fare la guardia!

Ma papi, lo sai che da solo non so fare niente!

Quello è arrivato, ha detto

“Alfano, guarda, un catafiotto volante”!

mi sono voltato e il governo non c’era più!

MA CHE dice, ‘sto matto…hardcore… ar còre… no, mica è romano… ar core… Ci sono!

Hardcore. Sotterranei.Grazie, Clarice, addio.

Tulli

o Solenghi

Stefano

Sarcinelli Saverio Raimondo

Leo Gullotta

LilloMax

Paiella

Enzo Nigro

Marco

Travaglio

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