rivista il sommelier n.3/2011
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La rivista bimestrale della F.I.S.A.R. Federazione Italiana Sommelier Albergatori RistoratoriTRANSCRIPT
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Rivista di enologia, gastronomia e turismo Anno XXIX - Numero 3 - Maggio-Giugno 2011
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FrancoZilianiil padre delFranciacorta
speciale Lombardia
all’interno:Intervista con Robert Beynat,Direttore Generale Vinexpo
www.vinexpo.comS a l o n i I n t e r n a z i o n a l i F r a n c e s i S . r . l . - V i a C a r a d o s s o 1 0 - 2 0 1 2 3 M i l a n o - I t a l i aT e l : ( 3 9 ) 0 2 4 3 4 3 5 3 2 6 - F a x : ( 3 9 ) 0 2 4 6 9 9 7 4 5 - E m a i l : m t a j r o l d i @ s a l o n i f r a n c e s i . i t
IL SALONE INTERNAZIONALE DEL VINO E DEGLI ALCOLICI
BORDEAUX 19-23 GIUGNO 2011
Il mondo del vino e degli alcolici si evolve senza sosta. Grande evento per i professionisti, Vinexpo offre una visione unica delle tendenze mondiali. Durante 5 giorni, moltiplicate gli scambi con le ditte più famose ed i piccoli produttori di tutto il mondo, approfi ttate del parere dei migliori specialisti. Utilizzate queste nuove chiavi di analisi per capire meglio il vostro mercato e spingere più in alto i vostri affari.
E P P S MME E 214 01 in 1 1 01 11 1 :1
Vinexpo: il salotto del vino mondiale - Roberto Rabachino 8
Un Mistero chiamato Saint Honorat - Giorgio Rinaldi 16
Tra le vigne dell’Etna alla scoperta del gusto. Il viaggio di Karen nella terra del mito. - Antonio Iacona 19
Il grande banchetto per gli alleati a Riccione nel ‘44 Giancarlo Roversi 22
26
a cura della Redazione di Quality ADV 40
Moscato di Scanzo Docg Un vino che piace ai re a cura della redazione di Quality ADV 48
Una nuova Doc “Colleoni” per il Consorzio Valcalepio a cura della redazione di Quality ADV 54
Le notizie di enogastronomia e turismo a cura della redazione di Quality ADV 62
I viticultori sardi trionfano al Vinitaly a cura della redazione di Quality ADV 66
Marzemino: il vitigno della Vallegarina Luca Iacopini e Massimo Bracci 68
Chateau d’Yquem da Sauternes a Catania Antonio Iacona 70
L’opinione del Presidente Pag. 2Agropirateria alimentare - Roberto Rabachino 4L'opinione di Marcello Masi 6Fisar in Rosa - di Raffaella Castellucci 12News dal Mondo 74News dall'Italia 78In Famiglia 79VINITALY 2011 84La segreteria comunica 90
ComuniCazione istituzionale
enoGastRonomia • tuRismo • CuRiosità
sCienza • teCniCa • aPPRoFonDimenti
so
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ario
speciale Lombardia
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 32
Un cambio strategico, è stato annunciato, per dare ancora più spazio agli operatori specializzati e professionisti, coinvolgere gli appassionati con
grandi eventi ma anche tentare di arginare, in qualche modo, la marea di visitatori che invadono letteralmente la fiera nei giorni di sabato e domenica.Con questa traslazione di giorni l’organizzazione ha vo-luto così recepire anche le richieste degli espositori che preferiscono, ovviamente, avere la possibilità di incontra-re, in più giorni e forse anche con più calma, gli addetti ai canali dell’Hotellerie, Ristorazione e Catering, quindi una scelta mirata sempre più al business che intende anche favorire i ristoratori, gli chef, i titolari di enoteche e wine bar, insomma tutti gli operatori del settore, che potranno così sfruttare le rispettive chiusure settimana-li. Credo comunque che una buona “fetta” degli incassi per Veronafiere dipenda anche dalla presenza, all’interno della fiera, da parte dei cosiddetti visitatori della domeni-ca, gli eno-appassionati, che irrompono tra gli stand alla ricerca delle novità o conferme oppure che vanno per conoscere di persona il produttore del loro vino preferito; apprendo da un comunicato stampa diramato dall’orga-nizzazione che “Vinitaly manterrà una grande attenzione nei confronti dei consumatori, degli appassionati e dei wine lover.Gli eventi di Vinitaly e Sol for You saranno ampliati con la collaborazione delle aziende, delle associazioni di catego-ria, del sistema città e territoriale e inizieranno dal vener-dì precedente l’apertura della rassegna”. Naturalmente questa nuova tendenza dovrà anche prevedere una ri-organizzazione delle nostre attività all’interno del Vinitaly, che ormai da alcuni anni, progressivamente, ci ha visto sempre più impegnati in eventi aperti al pubblico e che potrete leggere nella cronaca a loro dedicata più avanti in questa rivista.E’ chiara la posizione “laica” della nostra Federazione, tutti sanno che non abbiamo interessi con il business del vino così come siamo indipendenti dalle aziende pro-duttrici; la Fisar si occupa di formare i professionisti che vanno ad operare presso tutte quelle realtà sensibili alla presenza di un esperto quindi ristoranti, enoteche, wine bar, grande distribuzione; ma ci occupiamo anche di for-mare l’utenza delle realtà prima citate, i loro clienti, che
grazie alla frequenza dei nostri corsi imparano, fra l'altro, a riconoscere, e quindi consumare, la qualità a discapi-to della quantità. A tal proposito mi piace qui ricordare una interessante iniziativa messa in atto da Coop Italia, che vede da questo mese di maggio nei punti vendita di Unicoop Tirreno la presenza di un professionista che guiderà i clienti nella scelta dei vini. La Coop per questa lodevole iniziativa ha scelto la professionalità e la com-petenza dei sommelier Fisar. Ma voglio ricordare anche l’impegno assunto ormai da anni, nel fare educazione e cultura del bere consapevole, di come siamo indiretta-mente al fianco dei produttori e direttamente al fianco dei consumatori nel tentativo di arginare il problema dell’eti-lometro, che certamente influisce sui consumi di vino ma, permettetemelo, influenza anche sulla vita dei consuma-tori, e qui la Fisar si dedica anche con una campagna di comunicazione in antitesi alle propagande antialcol che non distinguono il consumo del vino con quello dei supe-ralcolici, spesso causa, questi ultimi, degli incidenti mor-tali del sabato sera, penalizzando comunque il consumo “fuori casa”, anche se controllato.Si è anche parlato di come, nel lontano 1993, proprio al Vinitaly, sia stato dato il via al primo movimento sul turi-smo del vino e della gastronomia, un settore certamente fondamentale per l’economia nazionale che vede inevi-tabilmente coinvolte parallelamente cultura, ambiente, territorio e storia; quindi strategie per valorizzare il bino-mio Turismo-Agroalimentare portando avanti l’immagine legata all’eccellenza del Made in Italy.C'è da segnalare anche la presenza di aziende impegnate su un tema sempre più di attualità che riguarda tutti quei consumatori ambientalisti, cioè attenti, oltre alla qualità anche all'ambiente, preferendo così quei produttori che adottano sistemi di agricoltura biologica o biodinamica o, comunque, ecosostenibile, che utilizzano etichette e imballaggi in materiali riciclati, così come il vetro, e che possibilmente sfruttano energia prodotta da impianti fo-tovoltaici, con particolare attenzione alle emissioni di gas ad effetto serra... e così via.La Fisar sarà presente anche a Bordeaux per il Vinexpo, la cronaca al prossimo numero, nel contempo mi con-gedo da voi con il solito augurio, che il vostro calice sia sempre colmo.
Presidente Vittorio Cardaci ama
per comunicare con il Presidente:[email protected]
Calato il sipario e spente le luci della ribalta, chiude i battenti la più grande manifestazione enologica italiana
con una novità: la prossima edizione del Vinitaly si svolgerà dalla domenica al mercoledì,
anziché dal giovedì al lunedì.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 3
Rivista di Enologia, Gastronomia e Turismo
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tramite spedizione gratuita in abbonamento postale.
La rivista è associata al USPIUnione Stampa Periodica Italiana
Hanno collaborato a questo numeroMarcello Masi, Raffaella Castellucci, Giorgio Rinaldi,
Antonio Iacona, Giancarlo Roversi, Enza Bettelli,Gianni Staccotti, Jimmy Pessina, Gladys Torres, Roberto Vitali,Enza D’Amato, Paolo Alciati, Luca Iacopini, Massimo Bracci,
Antonio De Vitiis, Mario Del Debbio.
Per la fotografiaOliviero Toscani, Saverio Scarpino,
Roberto Rabachino, Enza Bettelli, Alberto Doriae immagini di Redazione.
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Oggi il verbo “piratare” è entrato di prepo-
tenza nel vocabolario universale con un
nuovo significato: l’uso ingannevole di
nomi e denominazioni, di loghi, marchi e contras-
segni, allo scopo di falsificare dell’identità mer-
ceologica e/o l’origine geografica di un alimento.
Il bottino del pirata moderno non è più dun-
que il prezioso carico di una nave ma la buona
fede del consumatore, che paga un prodotto
di scarsa qualità molto più del suo reale valore,
non di rado pensando di fare un buon affare.
La pirateria ai danni dell’alimentare italiano as-
sume spesso le moda-
lità dell’imitazione.
La peculiarità dei pro-
dotti imitativi è l’esi-
stenza di un esplicito
richiamo all’Italia o a
sue parti geografiche
nella descrizione e negli
attributi del prodotto.
Il richiamo mira a evo-
care in chi acquista gli
elementi della tradizio-
ne gastronomica italiana e coinvolge il nome di
prodotti tipici, di un’area geografica (bolognese
sauce, pasta milaneza, ecc...) o quello dell’Italia
e di aggettivi a essa riferibili (italiano, italian ecc).
I prodotti di questo tipo, associando il proprio
prodotto a luoghi sedi di produzioni di qualità, si
appropriano della notorietà e del successo in-
ternazionale di alcune produzioni alimentari ita-
liane come mezzo di affermazione sul mercato.
Concludendo, la falsificazione alimentare è uno
degli affari al mondo più lucrativi e colpisce più
di tutti l’Italia, regina indiscussa nel pianeta per la
tavola. Così il falso made
in Italy crea un giro di af-
fari di ben 50 miliardi di
euro, pari a oltre tre punti
di pil italiano. Pensiamo,
dunque, al danno eco-
nomico serissimo che le
nostre aziende e la no-
stra economia subisco-
no ogni anno, facendo
perdere profitti e posti di
lavoro.
Agropirateria alimentare
La falsificazione alimentare è uno degli affari al mondo più lucrativi e colpisce più di tutti l’Italia,
regina indiscussa nel pianeta per la tavola“”
4
per comunicare con il Direttore:[email protected]
fotografia Ufficio Stampa Coldiretti
di Roberto Rabachino
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
Nino Negri Maison.
Casa vinicola Nino Negri, dal 1897
Via Ghibellini, 3 Chiuro - SONDRIO - Tel. +39 0342 485211 - Fax +39 0342 482235 - www.ninonegri.it - [email protected]
6
Passione soprattutto
di marcello masiVice Direttore TG2 RAI
e responsabile rubrica Eat Parade
Qualche settimana fa il Corriere della Sera ha pubblicato una lunga intervista a Larry Bird. Negli anni ottanta Bird
è stato uno dei giocatori di basket più famosi degli Stati Uniti e quindi del mondo.
“”Giocava ala nei Boston Celtic, unico
bianco paragonabile alle star nere
come Michael Jordan. Per chi non
segue la pallacanestro diciamo che Bird negli
Usa aveva un pubblico ed un tifo paragonabile
a quello di Maradona a Napoli. Un fuoriclasse
in campo e nella vita. Bene, quello che mi ha
colpito della sua intervista è stata la risposta
che ha dato all’ultima domanda che suppergiù
suonava così: - se Larry Bird non avesse
giocato a basket cose avrebbe voluto essere?-
La risposta di Bird: - un muratore, non scherzo
sarei stato un ottimo muratore e sono sicuro
sarei stato ugualmente felice e realizzato.-
Ebbene, in queste parole c’è molto di più
dell’evidente significato del concetto, c’è la
filosofia di un’intera nazione. La realizzazione
sul lavoro, nel nuovo mondo, non si misura
solo sul numero e sulla ridondanza dei prefissi
che precedono un nome, ma sulla passione
per quello che si fa. L’esempio di Bird da noi
suonerebbe come una provocazione, una follia.
Eppure è tempo che anche da noi ci s’interroghi
sui temi del lavoro cercando risposte fuori dagli
schemi diventati veri e propri assiomi negli ultimi
decenni. La realtà contadina per esempio è
stata massacrata da una cultura dominante che
riteneva il lavoro della terra umiliante per chi lo
svolgeva. Terre e poderi sono stati abbandonati
per seguire il miraggio di un lavoro in città. La
fabbrica, nonostante le mansioni alienanti e
ripetitive, è stata preferita all’aratro e alle vigne.
L’impiego in banca mitizzato. Il posto fisso al
ministero, magari da semplice usciere, ritenuto
l’aspirazione di una vita. Intere generazioni hanno
inseguito il sogno di ottenere un posto fisso,
Baccante di Gabor Urban
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
sicuro. Nessun ripensamento nessun dubbio.
L’Italia ha abdicato alla sua vocazione agricola e
rurale in cambio di un vestito grigio maltagliato e
di un’utilitaria bianca. Anche per la mia famiglia
è stato così. Non c’è vergogna nell’ammetterlo,
ma tanti rimpianti sì. Oggi è vero siamo più colti,
tutti o quasi tutti abbiamo avuto la possibilità di
studiare e di crescere. Ma siamo sicuri che non ci
potesse essere la stessa possibilità mantenendo
e non rinunciando alle nostre radici e alle nostre
vocazioni? Essere più colti e preparati, aver letto
e studiato i classici, aver girato il mondo oggi ci
permette di valutare più correttamente quello che
ci circonda. In molti, per fortuna, hanno deciso di
tornare indietro. Lo hanno fatto responsabilmente,
a ragion veduta. Hanno deciso d’investire risorse
ed intelligenza sui prodotti della terra. Il lavoro
della campagna non più subìto, ma scelto. I
ritmi della natura al posto delle nevrosi urbane.
Albe e tramonti non filtrati dal fumo dello smog.
E soprattutto la ricerca della qualità come non
solo strumento per fare reddito, ma anche come
realizzazione personale ed umana. Oggi dopo
anni di assoluta indifferenza, ci chiediamo sempre
più spesso come si può raggiungere la felicità.
Non basta avere una macchina potente e un
buon conto in banca. È necessario trasmettere
qualcosa agli altri. C’è bisogno di passione, di
amore per quello che si fa. Un buon vino non è
solo un buon vino.
È un messaggio in codice per chi lo beve.
Racconta le tante vite che hanno costruito,
tassello dopo tassello, una visione diversa da
quella raccontata magari dalla collina di fronte. Un
percorso meraviglioso fatto di gioie e delusioni,
ottimismo e illusioni, fatica e lavoro, passione.
Gli italiani hanno sempre creduto nei miracoli e
questi molte volte accadono. Il 17 marzo abbiamo
festeggiato il nostro paese.
Lo abbiamo fatto sventolando il tricolore. Io lo
festeggio anche pensando che molti di noi hanno
capito che per essere davvero uniti dobbiamo
credere nei nostri valori e nei nostri simboli. Uno
di questi è indubbiamente il vino e le molte donne
e i molti uomini che hanno scommesso sulla sua
rinascita.
Vino, cultura, territorio
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Ogni giovedì e sabato scopri i vini e i prodotti del nostro territorio.
Prossimi appuntamenti:
11 - 12 giugno 2011
Cooking for Wine a TrentoDue giorni dedicati ad una competizione fra chef trentini e alla scoperta della buona tavola
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Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
Dr. Beynat, Vinexpo 2011, 30 anni di succes-
si e quello di quest’anno già tutto prenotato
a tre mesi dall’apertura. Il suo parere sull’in-
discutibile successo che riscuote Vinexpo.
Dalla sua costituzione il salone è un autentico
precursore. Per conservare la propria leadership
bisogna innovare continuamente, creare, essere
un passo avanti agli altri: è quello che fa Vinexpo
dal 1981, rimanendo sempre in ascolto delle pro-
blematiche del settore del vino e degli alcolici.
Nel 2011 Vinexpo festeggerà i suoi 30 anni. 30
anni di successi e di know how, 30 anni d’inno-
vazione, di risposte alle esigenze del mercato e di
sviluppo internazionale.
Dal 19 al 23 giugno 2011, VINEXPO sarà ancora
una volta il momento unico per incontrare in un
solo luogo, all’interno di uno dei vigneti più presti-
giosi del mondo, i principali attori della filiera.
In tutto il mondo si confonde il consumo del
vino con il consumo di altre bevande ad alta
gradazione alcolica con la tendenza di im-
putare al vino la causa di tutti i mali.
L’educazione dei consumatori di vino, cardine
capitale per sviluppare una distribuzione efficace
dei vini, è sempre stata una sfida. Per i «vecchi
paesi» consumatori quali la Francia, il Regno
Unito, l’Italia, la Spagna, il problema è stato
avvertito un po’ più tardi ma tutta la filiera vino e
Vinexpo: il salotto del vino mondiale
Intervista al Direttore Generale della manifestazione Robert Beynat“ ”
di Roberto Rabachino
8
Il Direttore Generale di Vinexpo Robert Beynat
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 9
Fotografie Frédéric DemesurePhilippe Labeguerie - Vinexpo
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 310
alcolici sta lavorando insieme per incentivare un
consumo responsabile.
In Asia, l’iniziazione alla degustazione passa
anche attraverso l’educazione, e le edizioni di
VINEXPO ASIA-PACIFIC sono l’occasione di
un ampio programma educativo grazie all’ACA-
DEMY.
Il consumo del vino sta cambiando e, più
che per le reali qualità organolettiche del
prodotto, il consumo è orientato principal-
mente da mode e tendenze.
Il settore viticolo non sfugge alle evoluzioni tec-
nologiche e ai cambiamenti dei modi di consu-
mo ma, da qualche anno, assistiamo ad un
ritorno ai «valori del territorio». Anche i consu-
matori evolvono e questa tendenza incoraggia
numerosi produttori ad utilizzare nuove tecnolo-
gie per il confezionamento dei loro prodotti.
Lo sviluppo internazionale del vino permette
inoltre la scoperta di nuovi prodotti e, all’interno
della varietà che propone l’universo vino, la qua-
lità sarà sempre determinante. Molti sforzi sono
messi in atto nel campo dell’identità del vino, sia
per quanto riguarda l’origine, il vitigno o anche
il packaging. La prossima
edizione di VINEXPO sarà l’occa-
sione di vedere quali sono le nuove tendenze
del mercato.
La Cina si affaccia con prepotenza all’in-
terno del comparto acquistando famose e
storiche aziende. Considera tutto questo
un pericolo o un’opportunità?
La Cina acquista proprietà di fama ma, benché
questi acquisti ricevano una forte risonanza me-
diatica, sono solo 6 nella regione del Bordeaux.
La Cina investe in numerosi settori (automobile,
costruzioni, elettronica, ecc.), e il vino ne fa par-
te da qualche anno.
Pertanto non si tratta di un rischio ma, al contra-
rio, di un’opportunità per le regioni viticole inte-
ressate da questi acquisti.
Un proprietario cinese della regione bordolese
che desidera far scoprire i propri vini in Cina
darà l’occasione ai cinesi di scoprire i vini di
Bordeaux.
Da sempre Italia e Francia sono singolar-
mente considerate il motore e punto di
riferimento del mercato mondiale del vino.
Oggi dal Nuovo Mondo si vedono realtà
importanti, in volumi e in qualità, impe-
gnarsi per conqui stare fasce importanti
di consumo. Questa nuova situazione sui
mercati mondiali segnerà la fine dello sto-
rico duopolio?
I paesi per tradizione produttori e storicamente
grandi consumatori registrano un’erosione del
loro mercato nazionale. Allo stesso tempo, nuo-
ve locomotive tirano il mercato mondiale quali la
Cina, l’India, la Russia o anche il Canada.
In futuro la crescita del consumo mondiale di
vino sarà ancora più basata sia su un’esten-
sione del numero di consumatori che su una
crescita del consumo individuale degli attuali
consumatori, e quindi in partecaratterizzata
da un’estensione geografica del mercato. E,
al contrario, alcuni paesi come quelli del BRIC
rappresentano un potenziale formidabile per la
filiera del vino. L’emergere di una classe medio-
alta importante, per cui bere vino diventa un
riflesso culturale, contribuisce allo sviluppo del
consumo.
Dall’altra parte, sia la Francia che l’Italia conti-
nueranno a produrre vini di qualità e prosegui-
ranno i loro sforzi per moderrnizzarsi e adattarsi
ai nuovi mercati. La Francia e l’Italia manter-
ranno la loro posizione di leader della produ-
zione e delle esportazioni mondiali di vino. Lo
studio VINEXPO prevede una «premiumisation»
dei vini italiani e francesi.
Secondo l’ultimo studio VINEXPO, le esporta-
zioni di vino italiano hanno raggiunto 212,3 mi-
lioni di casse da 9 litri nel 2009, in crescita del
31,5 % rispetto al 2005, e confermando i pro-
duttori italiani come i primi esportatori mondiali
in termini di volume davanti a Spagna e Francia.
La Francia è ritornata ad essere il primo produt-
tore mondiale di vino.
Se le cifre dello studio VINEXPO sono incorag-
gianti per la Francia e l’Italia, la loro cospicua
partecipazione in occasione della prossima edi-
zione del salone VINEXPO attesta ancora una
volta l’importanza di questi grandi paesi. L’Italia
occuperà infatti una superficie di 4.600 m² (più
di 310 società).
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 11
12
Storie di vita vissuta e raccontata da donneche hanno contribuito ad esportare il nostro made in Italy
con grande successo.
”
Le donne e il vino:al Vinitaly 2011
una degustazione tutta al femminile
di Raffaella Castellucci
“
FISAR in rosa
FISAR in rosaIl Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
Grande successo di pubblico, giornali-
sti nazionali ed internazionali, televi-
sioni ed esperti del settore enologico,
per il primo importante evento organizzato da
“Fisar in rosa“, che si è svolto Sabato 9 aprile
2011 presso la sala degustazioni del Vinitaly di
Verona, dal titolo “Le donne e il vino, una degu-
stazione al femminile”.
Luisella Rubin, consigliere nazionale Fisar, ha
presentato le relatrici, produttrici di aziende vi-
tivinicole note in tutto il mondo, sottolineando
come la presenza di una donna in campo enoi-
co sia di notevole importanza.
Nel ruolo di moderatore del convegno,Gladys
FISAR in rosa
Torres, sommelier e giornalista, ha introdotto
l’argomento sull’importante contributo delle
donne nel mondo del vino, che grazie alla loro
sensibilità e al loro lavoro spaziano dalla produ-
zione, alla comunicazione, alla degustazione e
alla commercializzazione del prodotto diventan-
do ambasciatrici del nostro territorio conosciuto
per le sue eccellenze in tutto il mondo.
La prima domanda inerente il ruolo della don-
na nel mondo del vino, viene rivolta a Chiara
Soldati, dell’azienda La Scolca, Presidente del
movimento Turismo del vino, che ha parla-
to dell’importante premio “De@terra” ricevuto
presso il Ministero delle politiche agricole de-
dicato ad imprenditrici donne, per essersi di-
stinta per creatività e originalità imprenditoriale
fornendo un apporto significativo alla crescita
economica sociale e culturale delle aree rurali.
La Dott. Soldati ha poi delineato l’ascesa della
donna in un mondo che per molto tempo è sta-
to tipicamente maschile, e ha presentato il “Gavi
2010”(Alessandria-Piemonte), brillantemente
introdotto e illustrato da Karen Casagrande mi-
glior sommelier Fisar 2010. Un vino prodotto
da un vigneto di oltre 60 anni, che esprime la
sua delicatezza e la sua forza, con persistenti
note di frutta secca, da abbinare a risotto e fiori
di zucca.
La Dott. Patrizia Felluga, Presidente del
Consorzio tutela dei vini Collio e Carso dell’azien-
da Zuani, ha presentato un Collio bianco doc
2010(Friulia Venezia Giulia) proveniente dai 12
ettari della sua azienda che produce questo
vino composto da friulano, chardonnay, sauvi-
gnon e pinot grigio, anche se i veri ingredienti
per la produttrice sono la terra, il clima, l’amore,
la forza e le persone di questo territorio.
Elena Martusciello, Presidente dell’Associazio-
ne Donne del Vino , dell’azienda Grotta del Sole
(Napoli) , ha evidenziato che nel sud Italia la
presenza delle donne in campo enologico av-
viene più lentamente che al nord, ma è sem-
pre in continua crescita. La “Falangina Campi
Flegrey doc 2009” presentata in modo accurato
dalla sommelier Karen, ha trasmesso ai nume-
rosi degustatori presenti in sala, tutta l’energia
della terra del sud e al naso sensazioni fresche
e fruttate con una nota di tostato di nocciole e
pesca che avvolgono persistemente il palato.
Susanna Bianco, produttrice di Barbaresco
dell’azienda Gigi Bianco (Langhe-Piemonte),un
azienda a conduzione familiare composta da tre
ettari di terreno con 12 mila bottiglie l’anno,ha
esposto le sue prime difficoltà di” donna nel
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 13
FISAR in 14 Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
mondo del vino” quando gli importatori volevano trat-
tare preferibilmente con una figura maschile, difficoltà
ora, ampiamente superate. E’ poi seguita la degusta-
zione del “ Barbaresco Ovello 2007”, un vino limpido,
brillante, omogeneo che esprime forza ed eleganza
con un gioco di acidità e alcolicità notevoli, sebbene
al palato non vengano percepite.
Ultima relatrice di indiscussa fama Donatella Cinelli
Colombini, produttrice- Fattorie del Colle di Trequanda
(Siena), che nel realizzare la sua azienda “Casato
Prime donne”si mise in contatto con la scuola di eno-
logia di Siena chiedendo di poter assumere un eno-
logo, le risposero che bisognava prenotarlo con anni
di anticipo ma che se voleva una figura femminile non
c’era problema, poiché non erano richieste da nes-
suna cantina; nasce così il progetto Prime donne, ad-
dirittura in fase di costruzione della cantina, elimina
come previsto dalle norme, i servizi igienico-sanitari
per uomini, poiché decide di costituire un azienda
tutta al femminile. Crea così un Brunello dedicato
alle donne dichiarando che la sua impresa è stata
come l’aver creato un paio di scarpe con il tacco per
uomini.
Chiude i lavori il segretario nazionale della Fisar Mario
del Debbio, complimentandosi per la riuscita ed il
successo di una kermesse tutta al femminile estre-
mamente interessante ed avvincente per le storie rac-
contate e per l’illustrazione attenta ed elegante delle
degustazioni. Molti gli interventi dei giornalisti presenti
in sala che hanno apprezzato notevolmente i vini pro-
posti, la direttrice di una rivista al femminile dell’Ame-
rica latina si è complimentata con le produttrici e ha
domandato loro dove poteva acquistare tali eccellen-
ze italiane. Infine Rossana Cellini della ditta Farmitaly
ha gentilmente omaggiato le Signore presenti con un
cavatappi fornito al suo interno di un coltellino estrai-
bile per tagliare la capsula ideato per l’occasione di
colore rosa con impresso lo stemma Fisar.
Storie di vita vissuta e raccontata da donne che han-
no contribuito ad esportare il nostro made in Italy con
grande successo, l’abilità e la gentilezza del modera-
tore, la giornalista Gladys nell’esporre le domande e
nell’introdurre gli argomenti, la maestria e la profes-
sionalità di Karen Casagrande nell’illustrare i vini e del-
lo staff delle sommelier donna che servivano in sala,
hanno certamente favorito il successo dell’evento.
Karen Casagrande che degusta pubblicamente i vini
Luisella Rubinpresenta il Convegno
al centroGladys Torres Urday
Donne del vino
FISAR in
Santa Margherita:
da 50 anni lo stile del Pinot Grigio italiano.Nel 1961 Santa Margherita presentava il primo Pinot Grigio
vinificato in bianco. È nato così un vino unico
per intensità ed eleganza aromatica, adatto per il carattere
di sapidità e freschezza ad accompagnare i piatti della cucina italiana.
Una rivoluzione del gusto, tra artigianalità e innovazione,
che ancora oggi detta lo stile del Pinot Grigio italiano.
www.santamargherita.it
Il Pinot Grigio Santa Margherita compie 50 anni.
Cosa aspetti a stappareuna bottiglia?
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Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
“Fratello ricordati che devi morire”.
“Fratello ricordalo anche tu”.
Questa il celebre monito che i
frati dell’Ordine dei Cistercensi della Stretta
Osservanza, più semplicemente conosciuti come
Frati Trappisti (per via del fondatore dell’ordine
De Rancé, che fu abate commendatario a Notre-
Dame de la Trappe) si scambiano vicendevol-
mente ogni qual volta si incontrano.
Nel film “Non ci resta che piangere” l’attore
Massimo Troisi rispondeva al saluto di un frate
con un memorabile “Mo’ me lo segno!”
E, in un altro famoso film, “Pane, amore e…” Tina
Pica rispondeva a Vittorio De Sica, che le ricor-
dava il motto trappista, con un esilarante: fratello
vatti a coricare!
I frati trappisti, forse non tutti o sanno, hanno il
loro più famoso monastero in una delle due iso-
le adagiate sul dolce mare di Cannes, in Costa
Azzurra.
L’isola, che è privata, ed appartiene a l’Abbaye
de Lérins, si chiama Saint Honorat, dal nome del
suo primo abitante, Sant’Onorato, che nel 410
d.c. iniziò ad edificare l’Abbazia che, nel tem-
po, divenne una delle più spettacolari fortezze
di Francia, mantenendo tale caratteristica anche
dopo la sua ricostruzione avvenuta nel 1868.
L’altra isola è quella di Sainte Marguerite, ricor-
data nel romanzo “Le Vicomte de Bragelonne”
di Alexandre Dumas (padre) come il luogo ove
era stato tenuto prigioniero il personaggio della
“Maschera di ferro”.
Un Mistero chiamato Saint Honorat
L’isola di St. Honorat è raggiungibile solo via mare dal porto vecchio di Cannes, a poche centinaia di metri
dal famoso Palais des Festivals & des Congrès.“”
di Giorgio Rinaldi
16
Vista della Fortezza dell'Isola di Saint Honorat.
L’isola di St. Honorat è raggiungibile solo via
mare dal porto vecchio di Cannes, a poche cen-
tinaia di metri dal famoso Palais des Festivals &
des Congrès.
Per evitare una grande affluenza di visitatori, il
traghetto che collega l’isola a Cannes effettua
poche corse a giorno, l’ultima delle quali è alle
ore 17 o alle 18, a seconda del periodo.
Attualmente nell’Abbazia, costruita di fronte al
vecchio monastero fortificato, vivono 25 frati
che seguono la regola benedettina dell’Ora et
Labora.
La superficie dell’isola è di circa 15 ettari, di cui
7,6 – particolarmente argillosi e calcarei- sono
destinati ad ospitare vigneti, equamente divisi per
le produzioni di vino rosso e vino bianco (syrah
e mourvèdre per i rossi, oltre ad una piccola ma
rimarchevole produzione di pinot nero, chardon-
nay e clairette per i bianchi).
L’aria del mare contribuisce a dare ai vini un gu-
sto molto particolare, accentuando quanto è già
dovuto al clima benevolo e alla meticolosa cura
che i frati profondono nella coltivazione delle viti e
nelle successive vendemmia e vinificazione.
I vini che i frati producono sono famosi in tutta la
Francia e solo pochi ristoranti ne possono vanta-
re la presenza nella propria cantina.
Esiste, addirittura, un club di amici del vino isola-
no che si chiama Les amis du Vignoble de Saint
Honorat .
L'isola di Saint Honorat
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 318
I vitigni hanno dai 12 ai 15 anni di età ed assi-
curano una produzione di circa 45.000 bottiglie
all’anno.
Lo stoccaggio e l’imbottigliamento è curato di-
rettamente dai frati nell’Abbazia.
La commercializzazione, oltre ad essere ef-
fettuata direttamente con una piccola bottega
sull’isola, o attraverso pochi e selezionati distri-
butori francesi, oggi avviene in gran parte via
internet, connettendosi al sito dell’Abbazia at-
traverso il quale si possono acquistare anche le
barriques usate una sola volta.
Le etichette sono tutte dedicate rigorosamente
a santi: St. Pierre, St. Sauveur, St. Honorat.
Accanto alle produzioni di tutto rispetto e con
ottimo rapporto qualità/prezzo, esistono delle
cuvées d’exception che hanno fatto la gioia dei
più grandi sommelier di Francia (Gaylord Robert,
Sylvain Nicolas, Pascal Paulze, Jean Francois
Lemoine, Jean Paul Passedat, Stéphane
Mesnier, Florian Balzo…):
Saint Salonius, millésime 2007 e 2008, 100%
pinot nero, strutturato, soave e opulento,
fresco;
Saint Lambert, millésime 2008, 100%
mourvèdre, profumo intenso di frutti neri,
equilibrato, ricco di tannini eleganti e maturi;
Saint Césaire, millésime 2007 e 2008, 100%
chardonnay, sentori di frutti bianchi e miele,
fresco, da bersi nella sua prima giovinezza o da
conservarsi senza problema.
Visitare l’isola di Saint Honorat ne vale vera-
mente la pena (esiste anche la possibilità di un
breve soggiorno previa prenotazione almeno
due mesi prima e con l’osservanza della solen-
nità dei luoghi), e si ha la possibilità di degus-
tare sul posto il meglio della produzione locale
(che si estende anche a liquori d’erbe, all’olio
d’oliva e alla famosa marc del Lérins) e pranzare
nell’unico ristorante presente: La Tonnelle.
Info: Palais des Festivals et des Congres
www.palaisdesfestivals.com
Abbazia di Lérins
19
Non solo vino, ma anche mito, leggenda, storia, arte, natura, in un percorso magi-co che unisce i vigneti ai nobili resti del
teatro antico di Taormina, le cantine ai profili au-steri del vulcano Etna, i racconti dei viticoltori alle antiche favole sui Ciclopi e sugli dèi della Magna Grecia. Ciò che Karen Casagrande ha giusta-mente conquistato come “Miglior Sommelier dell’anno Fisar 2010” lo scorso novembre non è stato soltanto un soggiorno in Sicilia, ma un vero e proprio abbraccio con uno dei volti più affasci-
nanti dell’isola, in quel territorio dell’Etna dove i vini bianchi, rossi, rosati sono i cantastorie di un terroir unico al mondo. Accompagnata dal fidan-zato Stefano, originari entrambi del trevigiano, laureata in Biotecnologie agrarie, studentessa al Master su vini e territorio a San Michele all’Adi-ge e prossima a svolgere l’elegante e impegna-tiva professione di sommelier, Karen è atterrata all’aeroporto di Catania nel primo week-end di primavera, con la modestia e la grazia dei suoi 24 anni ma anche con la preparazione e la cultura di
Tra le vigne dell’Etna alla scoperta del gusto. Il viaggio di Karen nella terra del mito.
La giovane Casagrande, miglior sommelier Fisar 2010, in Sicilia tra i produttori etnei
come premio per il titolo conquistato.“
”
di antonio iacona
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 19
Karen Casagrande al Teatro Antico di Taormina
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 320
chi ha fatto della passione per il vino un’arte. Per la prima volta in Sicilia, direttamente dalla patria del Prosecco e dei bianchi di Conegliano, Karen è stata ospite dell’azienda agricola “Barone di Villagrande” della famiglia Nicolosi, storici viti-coltori dal ‘700 in quella fetta di vulcano dove l’Etna bianco d.o.c. è denominato “Superiore”, nel territorio di Milo. Ma l’accoglienza ha avuto la stessa armonia in tutti i luoghi conosciuti e visitati. Tre giorni pieni, sfogliati con gli occhi e con il cuore, come le pagine di un libro di poe-sia, di vino e di magia. Il primo, piacevolissimo “obbligo” per chi arriva a Catania, infatti, e al quale non si sono sottratti nemmeno i due giovani veneti, è un percorso per le pasticcerie della città, alla scoperta delle antiche tradizioni della cassata siciliana, dei can-noli di ricotta con la frutta candita, dei pasticcini al pistacchio di Bronte, delle paste di mandorla e delle granite. Un biglietto da visita gastronomi-co che difficilmente può essere dimenticato. Ad accogliere e accompagnare Karen in questo af-fascinante tour sono stati il presidente naziona-
le Fisar, catanese d.o.c., Vittorio Cardaci Ama, il delegato e il segretario della Delegazione di Catania, Gaetano Prosperini e Carlo Guzzardi, e i produttori vinicoli, lieti che una presen-za così giovane potesse conoscere tradizioni antiche di secoli. Così è stato, prima di rag-giungere “Barone di Villagrande”, con Michele Scammacca, della Tenuta San Michele, a Santa Venerina, dove nasce il vino “Murgo”. I vini spu-manti di qualità dalle uve Nerello Mascalese (vitigno simbolo dell’Etna) hanno aperto le dan-ze di Bacco, per passare subito alla scoperta degli Etna rossi e rosati, da Nerello Mascalese e Nerello Mantellato (meglio conosciuto come Nerello Cappuccio), e degli Etna bianchi, da uve Carricante e Catarratto. È bastato poi percor-rere pochi chilometri, raggiungere un’altitudine di circa 700 metri sulle colline dell’Etna, e la Delegazione catanese con i suoi ospiti è giunta alla tenuta “Barone di Villagrande”, dove Karen ha apprezzato a breve distanza la diversità e unicità di prodotti ugualmente eccellenti e di alta qualità. “Mi rendo conto – ha detto Karen Casagrande, affascinata dal territorio e dalla sua gente – che basta percorrere poche centinaia di metri da un vigneto all’altro, per ascoltare storie diverse di raccolta e di produzione”. Sul vulcano, infatti, scegliere un giorno in più o in meno per la ven-demmia, cavalcare o anticipare il trascorrere del tempo, fa la differenza. Della famiglia Nicolosi Karen ha scoperto, oltre alla piacevole ospita-lità, i pregiati vini prodotti in un anfiteatro na-
Karen Casagrande in compagnia
a destra di Marco Nicolosi Barone di Villagrande
Karen alla manifestazione "Le Contrade dell'Etna"
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
turale di vigne dominate dalla cantina costruita nell’800, secondo lo stile del vecchio palmen-to ma già pensata per la doppia vinificazione, e “pezzi” storici, vero e proprio antiquariato della tenuta: la prima imbottigliatrice, la prima bilancia, le botti di 200 anni. “Un vero micro-cosmo nell’affascinante universo siciliano” lo ha definito Karen. A caratterizzare la seconda giornata degli ospiti veneti, invece, l’azienda agricola “Vivera”, a Linguaglossa, che vanta 45 ettari di vigneti autoctoni e internazionali e una tradizione tra l’Etna, Corleone e Chiaramonte Gulfi, abbracciando così idealmente l’intera iso-la. Interessante l’esperienza avviata negli ultimi anni col Carricante in purezza sull’Etna. Prima una piacevole passeggiata lungo le vigne, poi la degustazione in cantina dei bianchi di Vivera: Salisire, A’mami, Altrove; e del rosso Terra dei Sogni. La migliore sommelier Fisar 2010 ha poi potuto toccare con mano il fascino di Taormina, con una visita al teatro antico e gli assaggi di pesce della costa jonica. L’ultima giornata siciliana per Karen e per il suo Stefano è stata infine caratterizzata dalla par-tecipazione a una delle manifestazioni più im-portanti del Catanese, in stile Borgogna: “Le Contrade dell’Etna”, giunta alla IV edizione, che presenta le anteprime delle vendemmie di circa 60 aziende tra i territori di Castiglione di Sicilia, Linguaglossa e Randazzo. Un raduno di eccel-lenza, una vera festa ma anche un coraggioso sperimentare con gli addetti ai lavori (produttori che assaggiano altri produttori) il percorso fin qui svolto dalle aziende dell’Etna, come vuole l’organizzatore Andrea Franchetti. E alla no-stra domanda su cosa avrebbe raccontato alla sua Delegazione di Treviso, una volta rientrata a casa, Karen ha risposto: “Conservo davvero un ricordo indelebile di questa affascinante isola nell’isola: l’Etna. Se dovessi spiegare al corso di sommelier la Sicilia, lo farei in due parti: la prima certamente la dedicherei al vulcano e alla sua gente”.
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le”.
(D
evot
o-O
li)
“La mia prima esperienza in cucina
risale al dicembre del 1932, oltre
settant’anni fa. Mio padre faceva il
sarto e voleva che io studiassi. Invece a 12 anni
andai a lavorare come garzone in una macelleria
di Bologna: sei mesi di apprendistato durante i
quali imparai a conoscere le carni e a tagliarle
nelle parti giuste. Era un mestiere duro perchè,
dopo una giornata pesante di lavoro, iniziata
all’alba, si finiva a tarda sera. L’intervallo del
mezzogiorno era dedicato a fare la “passerella”
lungo le strade più frequentate di Bologna coi più
superbi capi bovini destinati alla macellazione per
mostrare alla gente quale tipo di carne si metteva
in vendita. Altri tempi...”
Tra i clienti c’era anche Giuseppe Palmirani, uno
tra i più apprezzati ristoratori di Bologna.
“Un giorno – ricorda Gualandi - mi sorride e
mi fa: Devi essere un ragazzino con l’occhio
avanti, ti piacerebbe fare il rosticciere ? Mi
offre 80 lire al mese oltre il mangiare e il
bere. Mi pareva di sognare, accetto subito.
Essendo senza figli, mi prese a benvolere,
mi insegnò il mestiere e mi fece partecipare a
corsi e concorsi culinari. Fra i clienti del locale
c’era anche Guglielmo Marconi, che, quando
si trovava a Bologna, veniva servito da noi
direttamente anche a casa sua”.
A parlare è Renato Gualandi, uno dei
protagonisti della tradizione gastronomica
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
Il grande banchetto per gli alleati a
Riccione nel ‘44
Renato Gualandi, l’inventore della Carbonara è uno dei protagonisti della tradizione gastronomica contemporanea quella che non conosce confini né di tempo né di spazio.“
”
di Giancarlo Roversi
22
Il Maestro Gualandi e la sua carbonara
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 23
contemporanea, un autentico ‘mostro sacro’
della buona cucina, quella che non conosce
confini né di tempo né di spazio.
Bolognese puro sangue come la mortadella e i
tortellini, Gualandi è stato definito “uno dei più
valenti chef europei” dal grande gastronomo
Carnacina mentre Giuseppe Mantovano, nel
suo volume sulla Storia e segreti della cucina
italiana, lo pone senza esitazioni fra i “massimi
continuatori della grande esperienza alimentare
nostrana”.
La svolta nella carriera di Gualandi avviene alla
fine degli anni ’30.
“Marchitelli, uno dei migliori chef bolognesi di
allora, mi regalò le sue giacchette bianche che mi
portarono fortuna perchè nel ‘39 vinsi il premio
di cucina ai Littoriali del Lavoro di Genova. La
giuria era presieduta da un esperto del calibro
di Luigi Carnacina, che sapeva incutere timore
soltanto a guardarlo. Avevo 18 anni e questo
episodio è ancora impresso nella mia mente
anche perchè subito dopo sono dovuto partire
per la guerra”.
Quando nell’estate del ’43 viene firmato
l’armistizio Gualandi si trova sbandato ai confini
della Jugoslavia con altri quattro compagni
d’armi. Decidono di scappare e di rimpatriare.
In tre cadono sotto i colpi dei partigiani di Tito.
Assieme al riccionese Bruno Polverelli riesce
fortunosamente ad arrivare a Ferrara, ma,
non potendo ritornare a Bologna non ancora
liberata, attraverso Ravenna raggiunge Rimini
in treno e poi punta su Misano dove l’attende
Lucia Berardi, la sua morosa romagnola puro
Il Maestro Gualandi e sosia dell'epoca
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 324
sangue. Viene subito rastrellato dai tedeschi e
utilizzato nei lavori di rafforzamento della Linea
Gotica.
Subito dopo l’arrivo degli Alleati sulla costa
romagnola, nell’autunno del ’44, Gualandi
diventa il segretario del primo sindaco di Misano,
il bolognese Armando Ramenghi.
Il suo primo grosso exploit risale proprio a
questo periodo. Chiede all’amico riccionese
Bagli di farlo entrare come cuoco all’Hotel
Domus Mea di Riccione dove si trova il comando
alleato. La risposta è negativa: “no perchè sei
un comunista!” Ma poco dopo viene assunto e
lavora per la mensa degli ufficiali fino al luglio
del ’45.
Nell’autunno dell’anno prima gli viene affidato un
incarico importante: la preparazione del pranzo
per festeggiare l’incontro tra l’ottava armata
inglese, comandata dal generale Alexander, e
la quinta armata americana del generale Clark.
“Furono tre giornate e due notti di lavoro senza
soste. Dovevo approntare quasi tremila pezzi
fra petits fours e canapé e in più la grande cena
d’onore per i due comandanti e i loro ufficiali.
Ce la misi tutta e fu un vero trionfo”, ricorda oggi
con orgoglio Gualandi.
Il piatto destinato a diventare più famoso fu il
condimento alla carbonara.
“A spingermi a farlo - racconta - fu il generale
Roger e io dovevo arrangiarmi con quel po’ che
si poteva trovare. Siccome avevamo pancetta
in abbondanza ed tuorli d’uovo in polvere, non
feci altro che associare casualmente questi
ingredienti: tagliai la pancetta a julienne, la feci
tostare, aggiunsi crema di latte, l’uovo, il burro,
un po’ di formaggio e lasciai cuocere l’intingolo
a basso calore”.
Sempre quel giorno ebbe un’altra idea geniale:
da buon petroniano innamorato della sua
città, propose una Ghiacciata plumkake Due
Torri, che mandò in sollucchero i commensali,
specialmente i due comandanti che lo
gratificarono con parole calorose e forti pacche
sulle spalle. Il generale Roger voleva addirittura
portarlo a Toronto per affidargli un ristorante. Ma
il suo attaccamento a Bologna e alla Romagna
ebbe il sopravvento.
Grazie al successo del banchetto riccionese
l’anno dopo fu incaricato dagli Alleati di allestire
all’hotel Baglioni il pranzo in onore del generale
Gli ingredienti principali
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 25
Anders, comandante delle truppe polacche
entrate per prime a Bologna il 21 aprile del
’45, giorno della Liberazione. Per l’occasione
preparò un menù interamente ispirato alla
cucina della Polonia.
Dopo una parentesi a Riccione al Des Bains e
all’Hotel Vienna, Gualandi per 23 anni, dal ‘52 al
’75, ha gestito a Bologna il ristorante “3G” in via
Nazario Sauro, facendone uno dei santuari della
cucina italiana dove sono approdati i nomi più
illustri del mondo dello spettacolo, della cultura,
della politica e del giornalismo sia italiano che
europeo.
“Un’altra grande soddisfazione della mia vita
– confessa Gualandi – l’ho avuta nel 1963,
quando i francesi mi assegnarono il più ambito
riconoscimento: il brevetto solenne della loro
celebre cucina. In seguito mi hanno nominato
Gran Cancelliere della Commanderie des
Cordons Bleus di cui, per incarico del ministro
Gaston Girard, ho fondato la Delegazione
italiana con sede a Bologna nel mio ristorante
3 G”.
Di imprese memorabili e di trofei nel blasone di
Gualandi ce ne sono tanti. A ricordarli tutti non
si finirebbe più. Le sue leccornie hanno fatto
andare in deliquio anche il generale De Gaulle
e il ministro Mendès France di cui Gualandi era
amico. Al nostro chef si deve pure la realizzazione
del pranzo in onore della Regina d’Olanda a
Valkenburg e di quello di nozze dell’industriale
tedesco Beler, il costruttore dei famosi dirigibili
Zeppelin. Alla prima Fiera dell’alimentazione di
Digione alla fine degli anni ‘50, Gualandi fece un
eccezionale en plein, piazzando i suoi piatti ai
primi tre posti.
Due anni fa a Riccione, in occasione del 65°
anniversario dell’incontro delle armate Alleate,
si è tenuta una rievocazione del celebre
pranzo dove vide la luce la Carbonara. La
coreografica è stata curata da Gabriele Fabbri,
proprietario del celebre Hotel Promenade e
del Museo dell’automobile di Riccione, che ha
messo all’opera nel servizio in tavola camerieri
con divise militari d’epoca e ha voluto come
commensali d’onore le controfigure dei generali
Clark e Alexander, sistemando all’esterno mezzi
militari d’epoca provenienti dal suo museo.
Come bevanda rigorosamente la birra perchè
gli Alleati allora la preferivano al vino. Da tempo
il grande cuoco, cui è stato assegnato nel
2001 il Premio Artusi, si dedica esclusivamente
alla preparazione di banchetti e alle lezioni di
cucina. Da dieci anni ha lasciato Bologna per
ritirarsi nel suo buon ritiro a Misano Monte, sulle
colline riccionesi, in una deliziosa villetta con
vista mare, intitolata all’adorata moglie Laura, il
suo fedele angelo custode di una vita. Questa
“magione”, come la chiama scherzosamente
Gualandi, è diventata un luogo di pellegrinaggio
per i tanti amici buongustai che il grande chef
ha messo assieme in tanti anni prendendoli per
la gola non solo coi suoi piatti ma anche con
squisiti ortaggi, frutta, vino e olio, che produce
personalmente nel terreno attorno alla casa.
EXPO 2015 di Milano - Italia:
un’occasionetutta da gustare
di Enza Bettelli
È un grande evento dedicato sempre a tematiche universali. E a Milano, nel 2015, si parlerà di cibo
e alimentazione, un tema che gli Italiani sanno svolgere con competenza e passione.
EXPO è un’Esposizio-
ne Universale, ben di-
versa da una normale
fiera poiché sviluppa in modo
non commerciale un tema
d’interesse universale scel-
to di volta in volta. La prima
edizione si è svolta a Londra
nel 1851, l’ultima in ordine di
tempo ha visto protagonista
Shangai mentre a precedere
l’edizione milanese sarà quel-
la in Corea del 2012. Titolo
dell’EXPO italiana è “Nutrire il
Pianeta, Energia per la Vita”,
un argomento vitale per tutte
le popolazioni del mondo e
dunque di grande impegno,
ma allo stesso tempo affasci-
nante. Mangiare è, infatti, una
necessità e un diritto per ogni
essere, ma il cibo è anche tra-
dizione, cultura, socializzazio-
ne, reddito.
Qualità e salubrità sono i pri-
mi requisiti che si chiedono a
un alimento e sottintendono
un’adeguata tecnologia della
filiera alimentare che rispetti
queste caratteristiche, poten-
zi produzione e conservabilità
ma non ne pregiudichi l’aspet-
to nutrizionale. È il primo pas-
so contro la fame e la mal-
nutrizione, che ancora oggi
colpiscono milioni di persone
sul nostro pianeta e sono la
diretta conseguenza di una
inadeguata distribuzione delle
risorse. Tuttavia, anche la par-
te più fortunata del pianeta,
quella dove il cibo non man-
ca, deve risolvere problemi
ugualmente pressanti dovuti
a un’alimentazione errata, che
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 326
spec
iale
Lomb
ardia
speciale Lombardia
si manifesta con l’obesità già
in età infantile e porta a ma-
lattie invalidanti se non addirit-
tura mortali. Una consapevole
educazione alimentare fin da
bambini è perciò un doveroso
impegno che la società mo-
derna deve perseguire per in-
segnare e incoraggiare nuovi
e più sani stili di vita.
Nondimeno, se tecnologia e
innovazione possono contri-
buire ad aumentare le proba-
bilità che ogni essere umano
al mondo abbia acqua e cibo
a sufficienza, non si possono
trascurare altri fattori, più emo-
zionali ma ugualmente fonda-
mentali, come la solidarietà e
la cooperazione alimentare e
la conoscenza delle tradizio-
ni. Solo così si potrà contare
su un’equa distribuzione delle
risorse, nel rispetto dell’am-
biente e senza prevaricare
l’identità culturale dei popoli.
Milano, Italia, MediterraneoDal 31 marzo 2008, data in cui
si è aggiudicata questo pre-
stigioso incarico, Milano è un
fiorire di cantieri. La città si fa
più bella e più funzionale per
accogliere i milioni di visitatori
previsti durante i 6 mesi del-
la manifestazione, dal primo
maggio al 31 ottobre 2015.
Una pacifica invasione che ci
si augura coinvolga anche il
resto della Lombardia e le al-
tre regioni. L’Italia è una delle
mete turistiche più frequentate
al mondo, anche se purtrop-
po non sempre le sue bellezze
sono valorizzate quanto me-
riterebbero. Milano va sco-
perta perché, oltre al Duomo
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 27
speciale Lombardia
e al Castello Sforzesco, offre
molti altri monumenti e scor-
ci di intrigante fascino, come
i Navigli, una volta importante
via d’acqua e regolati ancora
da alcune antiche chiuse pro-
gettate da Leonardo, e oggi
vivacissimo susseguirsi di lo-
cali. La città alterna vie stret-
te e caratteristiche a quartieri
modernissimi, con i grattacieli
che stanno sorgendo in vista
dell’Esposizione e che vanno
ad aggiungersi al “Pirellone”, la
vecchia sede della Regione.
Le occasioni per fare acqui-
sti spaziano dall’alta moda a
oggetti e manufatti provenien-
ti da tutta Italia e dal mondo
intero. Dai mercati rionali alle
boutique del centro, invece,
protagonista è la gastrono-
mia regionale e del mondo.
Un universo alimentare che è
ulteriormente arricchito dalle
innumerevoli stelle della risto-
razione milanese, affiancata
da ristoranti internazionali e
tipici, sia italiani sia etnici.
E per chi desidera rilassar-
si in tutta tranquillità, ci sono
parecchi polmoni verdi, in
centro città come in periferia,
e perfino un Lido a sud della
città. Comunque, basta usci-
re pochi chilometri da Milano
per trovare grandi spazi verdi.
Parchi, riserve naturali, aree
protette e boschi si estendo-
no per circa 500 mila ettari di
ambiente protetto, vale a dire
quasi un quarto dell’intero ter-
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 328
Il naviglio di Leonardo
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ritorio regionale, e si alternano
alle grandi distese coltivate.
Il vero “mangiare all’italiana”Il tema dell’EXPO 2015 non
poteva trovare una location
più appropriata di quella che
è la culla della dieta mediter-
ranea, patrimonio immateriale
dell’UNESCO che si concre-
tizza con piatti e alimenti tradi-
zionali che fanno della cucina
italiana la più apprezzata nel
mondo. E anche la più imita-
ta, come succede per i nostri
prodotti tipici che mettono
l’Italia in testa come numero di
certificazioni UE e, purtroppo,
anche come falsi alimentari
subiti in tutto il mondo.
Questo costa al nostro export
un gravissimo danno eco-
nomico al quale si aggiunge
quello d’immagine poiché i
falsi prodotti italiani non han-
no certo la qualità e il gusto
di quelli autentici realizzati nel
nostro Paese.
L’Esposizione Universale del
2015 è quindi la giusta vetri-
na per far conoscere le infini-
te eccellenze agroalimentari
italiane. Soprattutto facendo
gustare ai visitatori i sapori e
i profumi veri della dieta medi-
terranea, dai salumi ai formag-
gi, dal vino all’olio extravergine
d’oliva, dalla pasta alla pizza.
E non solo quelli più conosciu-
ti, ma anche quelli che a cau-
sa di una limitata produzione o
una inadeguata comunicazio-
ne, restano preziose ma poco
conosciute squisitezze.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 29
speciale Lombardia
La Lombardiae le sue cucine
di Gianni Staccotti
Purtroppo la cucina lombarda è stata una palestra per i cultori del dubbio alla continua ricerca di elementi
che possano, in qualche modo, vanificare una tradizione.
Una cucina lombar-
da non esiste, esi-
stono tante cucine
quante sono le province di
Lombardia. La causa di così
ampia discordanza di indirizzi
va ricercata nelle diverse con-
dizioni d’ambiente, economi-
che, tribali ed anche politiche.
Milano e Como ebbero in pas-
sato dei grossi conti aperti e
arrivarono a scannarsi come
lupi. La Valtellina ha dovuto
adattare la culinaria alle mo-
deste risorse offerte da una
zona montana . Bergamo e
Brescia, già legate a Venezia,
risentono tuttora degli antichi
influssi gastronomici esercitati
dalla Serenissima; Mantova,
data la posizione geografica,
ha strutturato il suo ricettario
comprendendovi tendenze
veneto-emiliane. Sebbene
divise, le nove cucine hanno
tra di loro qualcosa in comu-
ne. Possiamo avvertire cer-
te affinità tra la milanese e la
comasca per i piatti brianzoli
presenti nell’una e nel]atra; la
valtellinese e quelle delle zone
alpine del Bergamasco e del
Bresciano, tra la mantovana,
la cremonese e la bresciana
di pianura. La varesina ospi-
ta qualche mangiare mila-
nese e qualcuno comasco.
Tra Milano e Pavia sussiste
una specie di gemellaggio.
Insomma, pur nelle fratture più
o meno profonde, un filo le-
gante c’è, anche se questo filo
cambia di colore da provincia
a provincia la Guida gastro-
nomica d’Italia pubblicata dal
Touring Club Italiano nel 1969.
La cucina lombarda, o meglio
le cucine della Lombardia, si
sono espresse adeguandosi
ai valori storici, culturali e am-
bientali della regione solcata
dai grandi fiumi che scendono
dalle Alpi distendendosi nelle
grasse pianure dopo aver in-
dugiato negli ampi laghi in un
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 330
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Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
panorama vario e diversificato come diversi
sono i modi di interpretare i cibi. Purtroppo
la cucina lombarda è stata una palestra per i
cultori del dubbio alla continua ricerca di ele-
menti che possano, in qualche modo, vanifi-
care una tradizione: tarli che scavano fino a
trovare l’oggetto del loro desiderio di infran-
gere un mito; mentre nella cucina lombarda
aleggiano miti e leggende da cogliere nella
loro espressione di sentimenti umani nella
loro semplicità. L’affetto dimostrato dal giova-
ne garzone che dona il risotto giallo alla figlia
del maestro nel giorno delle nozze. L’ardire
della massaia pavese che offre all’imperatore
Francesco I la zuppa arricchita con un sem-
plice uovo. L’arguzia dell’oste che propina
una forma di cacio avariato nella sua osteria
di Gorgonzola dando origine ad uno dei più
apprezzati stracchini erborinati. La passione
del rampollo degli Atellani che accetta di fare
il fornaio nella bottega dell’amata per la qua-
le arricchisce il pane creando il panettone. Il
torrone, che prende il nome dal Torrazzo del
Duomo di Cremona, nasce in occasione delle
nozze di Bianca Maria Visconti con Francesco
Sforza che segnano il passaggio di potere dai
Visconti agli Sforza. La disputa sulla costolet-
ta alla milanese non ha senso poiché, cinque
secoli prima della stesura dell’introvabile let-
tera di Radetzky, i milanesi “doravano” le car-
ni con il pangrattato sostituendolo alla polve-
re d’oro, ritenuta utile per curare le coronarie.
Molto rimane delle tradizioni lombarde, no-
nostante l’invasione di osti che hanno dato
vita a cucine regionali e, più recentemente a
cucine etniche. “Ma la cucina è fatta per uo-
mini forti - scriveva Giovanni Cenzato - non
esiste cucina per gli ammalati. La cucina
per ammalati è la riduzione di ogni gioia, la
limitazione di un amplesso ideale. Ed è que-
sta robustezza il carattere della cucina mi-
lanese e guai a levarglielo, ma è robustezza
che si sposa all’onestà dei cibi, onestà che
deriva, a sua volta, dalla sua semplicità”.
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Lago di Como: ville e giardini da sogno
di Jimmy Pessina
Il triangolo d’oro del turismo internazionale
Ville d’epoca, status
symbol nei tempi
d’oro per generazio-
ni di industriali e signori della
seta. Buen ritiro della tran-
quilla borghesia lombarda, e
dei tedeschi innamorati della
bella Italia. Così è sempre sta-
to il Lago di Como, un luogo
rassicurante, forse un po’ im-
balsamato, lontano dai riflet-
tori delle cronache mondane.
Sta di fatto che è diventata
una della meta più alla moda
del globo, con sorpresa degli
stessi comaschi, da quando
George Clooney ha comprato
Villa Oleandra a Laglio, attiran-
do dalla California alle sponde
lariane, la star system hollywo-
odiana. Poiché l’attore ha ac-
quistato casa in riva al lago, nel
linguaggio di agenti comaschi
e lecchesi è entrato un nuovo
termine, “effetto Clooney” a
indicare la curva compulsiva
dei prezzi. Il mercato è desti-
nato a salire ancora, poiché gli
immobili sono diventati ogget-
to del desiderio dei protagoni-
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 332
L'Isola di Comacina
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speciale Lombardia
sti dello jet set internazionale,
come Brad Pitt, Julia Roberts,
Madonna, è stata spesso
ospite di Donatella Versace a
Villa Fontanelle, a Moltrasio,
Anche Silvio Berlusconi, si era
interessato per Villa Pizzo, una
dimora di grande charme, che
sorge accanto alla celebre
Villa d’Este, a Cernobbio. La
limitata estensione del territo-
rio costiero, non deve trarre in
inganno perché in poche altre
località italiane si può trova-
re una tale varietà di tipolo-
gie ambientali, di panorami,
d’insediamenti umani. In una
manciata di chilometri si pas-
sa dall’alta montagna al lago,
dalla vallata alpina selvaggia
alla collina, dall’area urbana ai
villaggi di poche case, dalle pi-
ste da sci alle oasi faunistiche.
Lepri, fagiani, cervi, camosci,
stambecchi, uccelli rapaci po-
polano queste valli, ancora in-
tegre nel loro stato di conser-
vazione. Le splendide dimore,
costellanti il Lario e la Brianza,
incastonate in lussureggianti
giardini, sono la migliore testi-
monianza del fascino che, nel
tempo, la provincia di Como
ha saputo tutelare e accre-
scere. Caratteristica partico-
lare dei giardini è la presenza
di piante tipiche di zone calde,
come l’alloro, l’ulivo e di es-
senze tropicali che prospe-
rano grazie al clima del lago,
particolarmente mite. Fu pro-
prio agli albori del 1800 che
Bellagio diventò, tra le prime
nel mondo, una vera località
turistica internazionale che an-
cora oggi, mantiene intatto le
caratteristiche dell’antico bor-
go, restando il più possibile
fedele a se tessa. Meta di tutti
i turisti dell’area lariana, consi-
derata la vera perla dl lago di
Como che perpetua l’elogio di
Stendhal: “La più bella veduta
che esista al mondo, dopo il
Golfo di Napoli”, ambientando
qui alcuni passaggi del suo ro-
manzo “La Certosa di Parma”
nel 1817. Da sempre poeti e
artisti ne sono rimasti affasci-
nati a partire da Plinio il gio-
vane, passando da Flaubert,
Liszt, per citarne alcuni, fino ai
giorni nostri con Clooney. Tra
le più famose prestigiose ville
con i giardini del lago di Como,
c’è senz’altro Villa Serbelloni
La villa fu costruita nel ‘400
per Marchesino Stanga, mo-
dificata nel ‘500 dalla famiglia
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 33
Lago di Como, il porto di Torino
speciale Lombardia
Sfondrati e passò, alla fine del
‘700, ai duchi Serbelloni che
lasciarono intatta la costru-
zione, ma ampliarono il mae-
stoso parco. L’estensione si
sviluppa sulla parte alta del
promontorio di Bellagio con
oltre 18 km di viali e sentieri
che permettono di ammirare
la grande quantità di piante,
anche rare ed esotiche, che
crescono nelle terrazze di-
gradanti verso il lago. La villa
ospitò molti personaggi illustri:
da Leonardo da Vinci all’impe-
ratore Massimiliano I, da Silvio
Pellico alla Regina Vittoria, da
Manzoni a Parini, che vi tra-
scorse lunghi periodi come
precettore dei figli del duca.
Oggi Villa Serbelloni appartie-
ne alla Fondazione Rockefeller
che vi ospita artisti e scienziati
di tutto il mondo. Le altre ville
prestigiose che meritano at-
tenzione, spicca Villa Olmo,
sicuramente la dimora neo
classica più imponente del-
la città di Como. Tra i suoi
ospiti più illustri si annoverano
Napoleone e Garibaldi. A ci-
tare anche Villa Monastero a
Varenna, derivante dalla con-
tinua ristrutturazione dell’an-
tico monastero cistercense
femminile di Santa Maria ri-
salente al 1208. Da visitare e
ammirare altri inestimabili gio-
ielli. A Cernobbio, che dista
pochi passi da Como, la villa
più famosa è senza dubbio
Villa d’Este, oggi trasformata
nel Gran Hotel Villa d’Este. A
Tremezzo ha imposto nome
alla Riviera Tramezzina, la
struttura più celebre è Villa
Carlotta. Menaggio, con il
suo micro-clima mite, deri-
vante dall’ottima esposizione
al sole, consente la vita a una
flora sorprendente ed esotica.
Tra le tante ville patrizie se-
gnaliamo Villa Mylius Vigoni.
Colico è un centro turistico
molto importante per il Lario,
in tempi moderni per la scuola
di vela e le ottime risorse ri-
cettive presenti e monumen-
tali costruzioni. Di rigore un
trasferimento all’Abbazia di
Piona che sorge ai piedi del
monte Legnone, sulla collina
di Olgiasca. Le prime fonti
storiche attestano la presen-
za in questo territorio di una
comunità monastica risalgono
al sec.VII. Entrando nel severo
complesso si possono visitare:
la Chiesa, il Chiostro, la Sala
Capitolare e passeggiare fra
gli splendidi giardini. Un con-
siglio: è delizioso assaggiare
gli ottimi prodotti “creati” dai
laboriosi monaci che lavorano
i terreni circostanti e vivono
nell’Abbazia. Beati loro.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 334
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Lago di Como, visto da Bellagio Alta
speciale Lombardia
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Il clima irripetibile della valle è
il principale segreto che ca-
ratterizza la produzione della
Bresaola della Valtellina e la rende
un prodotto tipico, unico e inimitabi-
le. L’aria fresca e tersa che discen-
de dal cuore delle Alpi e la partico-
lare conformazione della Provincia
di Sondrio, totalmente ricompresa
nella zona tipica di produzione, cre-
ano le condizioni ideali per la gra-
duale stagionatura della bresaola.
Ma il clima non è il solo fattore de-
terminante.
Il fascino di questo salume di ele-
vata qualità, prodotto con i tagli mi-
gliori della coscia del manzo, è im-
plicito nella sua trasformazione, dal
momento che le fasi di lavorazione
devono seguire regole precise, che
la tradizione ha trasformato in veri e
propri rituali, passati di padre in fi-
glio con passione e professionalità.
La capacità nella scelta dei tagli mi-
gliori del bovino adulto, punta d’an-
ca e magatello, l’abilità nella rifilatu-
ra, il sapiente dosaggio degli aromi
naturali utilizzati, affondano le radici
La Bresaoladella Valtellina
a cura di Gladys Torres
Un ingrediente duttile, che consente combinazioni fantasiose e l’invenzione di piatti raffinati,
nonché antipasti e spuntini di rapida e facile preparazione
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 336
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ardia
speciale Lombardianel segreto di antiche ricette.
Il massaggio della carne in
salagione, le giuste variazio-
ni di temperatura e umidità,
che devono avvenire in tempi
e modi precisi durante la sta-
gionatura, sono ancora oggi
l’eredità di una cultura scritta
nella tradizione locale.
Oggi la vera Bresaola della
Valtellina - che si differen-
zia dalla “carne secca” e da
altri prodotti derivanti dalla
essiccazione di carne bovi-
na - è garantita dal marchio
comunitario IGP (Indicazione
Geografica Protetta), utilizzato
esclusivamente dai produttori
della Provincia di Sondrio. Il
marchio è riconosciuto solo ai
maestri salumieri che si atten-
gono al rigoroso Disciplinare
di Produzione, sotto la stretta
sorveglianza dell’Organismo di
Controllo CSQA Certificazioni
S.r.l. e del Consorzio di tutela,
autorizzato dal Ministero delle
politiche agricole alimentari e
forestali.
È un salume molto nutriente,
in assoluto il più povero di
grassi, ricco di proteine, di fer-
ro, sali minerali e vitamine, al-
tamente digeribile:l’ideale per
chi ama la leggerezza senza
rinunciare al gusto.
Un ingrediente duttile, che
consente combinazioni fan-
tasiose e l’invenzione di piatti
raffinati, nonché antipasti e
spuntini di rapida e facile pre-
parazione. Diverso, in cui si
utilizzano una maggior varietà
di spezie.
La Bresaola della Valtellina è
un prodotto ottenuto da carne
di manzo, salata e stagionata,
che viene consumato crudo.
La materia prima viene sele-
zionata rigorosamente utiliz-
zando le migliori carni bovi-
ne di provenienza europea e
mondiale.
Essa si ricava dalle seguenti
masse muscolari:
fesa: corrisponde alla porzio-
ne posteromediale della mu-
scolatura della coscia e com-
prende il muscolo retto inter-
no, il muscolo adduttore ed il
muscolo semimembranoso;
punta d’anca: è il taglio più
pregiato, corrisponde alla par-
te della fesa privata del mu-
scolo adduttore;
sottofesa: corrisponde alla
porzione posterolaterale del-
la muscolatura della coscia e
precisamente al muscolo lun-
go vasto;
magatello: corrisponde alla
porzione posterolaterale della
muscolatura della coscia e più
in particolare al muscolo semi-
tendinoso;
sottosso: corrisponde alla
fascia anteriore della coscia,
composta dal muscolo retto
anteriore e dal muscolo vasto
esterno, interno e intermedio.
La forma è quella dei muscoli
utilizzati, che possono essere
affinati ed assumere, rispet-
tivamente, forma pressoché
cilindrica. La materia prima
viene salata a secco e fatta ri-
posare in salamoia per un pe-
riodo che va da 10 a 15 giorni,
insaccata in budello naturale
o artificiale e fatta asciugare
e stagionare in condizioni di
temperatura e umidità am-
bientali tali da determinare
una lenta e graduale riduzio-
ne di umidità del prodotto.
Durante l’asciugamento e la
stagionatura, che hanno una
durata complessiva compresa
tra 4 e 8 settimane, si instau-
rano fenomeni fermentativi ed
enzimatici naturali, in grado di
rendere il prodotto conserva-
bile, digeribile ed appetibile,
ovvero dotato delle caratteri-
stiche organolettiche tipiche
della Bresaola della Valtellina.
Abbinamento ideale con un
Valtellina Superiore DOCG.
37
Info e fonte: Consorzio per la tutela del
nome Bresaola della Valtellina www.consorziotutalevaltellina.it
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
Grappolo di Nebbiolo della Valtellina
speciale Lombardia
È sintomatico rilevare come
una plaga ricca come quel-
la lombarda abbia riserva-
to un’attenzione particolare
ai prodotti poveri e di mi-
nor pregio che sono entrati
nella composizione dei piatti
più caratteristici. La cucina mi-
lanese, in particolare, nobilita i
tagli meno pregiati del maiale
nella composizione della caz-
zoeula, già posciandra.
Druido celtaNell’area culturale celtica si cu-cinavano insieme carni, insac-cati e verdure: in un bottaggio che si ritrova ancora oggi nel bigos polacco e nel pote gal-lego. Tipico della Galizia, la regione storica della Spagna settentrionale con capitale Sant Jago de Compostela.In tutta la Francia meridiona-le, dove si parlava la “langue d’oc”, si preparano innume-revoli variazioni di potèe: pi-gnattate di carni stufate con verdure. Dal termine pot = vaso deriva potée = pignatta-ta di carni stufate con verdure che nulla ha a che vedere con “potage” = zuppa che pur de-riva dalla stessa radice.Nella tradizione lombarda si procedeva al sacrificio del maiale con una cerimonia che coinvolgeva l’intera famiglia e che culminava con una pan-tagruelica mangiata delle parti non utilizzate per la confezio-ne dei salami e dei salumi. Cotenne, piedini, codini, costi-ne e qualche “salamin di verz”, cotti a lungo con le verdure disponibili in inverno e infine
arricchite da foglie di verze, le cui foglie gelate erano più fa-cili alla cottura, formavano la posciandra: un termine deri-vante dalla parola longobarda “boach”: poltiglia da cui de-riva foneticamente la parola in lingua milanese “pòccia”, ancora oggi largamente utiliz-zata in Lombardia e il cui si-gnificato in lingua italica è solo in parte reso dal termine deci-samente fiacco di “intingolo”. Intingolo che nell’area longo-barda più orientale conserva il nome di “toccio”, protagonista del canto da osteria: se i mari fusse de tocio e i monti de polenta o mama che tociade. L’abitudine di chiamare il con-tenuto con il nome del conte-nitore ha indotto il Cherubini a definire “Cazzoeura, (sino-nimo di posciandra) il cibreo aggiungendo che anche i sici-liani la chiamano Cazzoligghia e i sardi cassola. E aggiun-ge: Forse è voce rimastaci dopo il governo di Ferrante Gonzaga governatore spa-gnolo di Milano nel XVI secolo. Per non incorrere in una steri-le disputa linguistica sul piatto tipicamente lombardo e mi-lanese in particolare il poeta Carlo Porta ha usato entram-be le definizioni per descrivere i dannati che precipitano nella bolgia dantesca “come rego-eujen tucc i porcarij / i cazzo-eur e i posciander di ostarij”.
La cassoeula di Ottorina Perna Bozzi(La mia cucinaEdipem - Novara - 1976)
Ottorina Perna Bozzi consi-
dera la cassoeula un piatto
rituale dedicato a S. Antonio
abate, festeggiato il 17 gen-
naio quando “ el mazzô” ab-
batteva il maiale e ne lavorava
le carni; la scrittrice milanese
propone la sua ricetta fra le
innumerevoli citate in tutti i
testi più o meno autorevoli. 600 grammi di costine di ma-iale (costaiooeul); qualche co-tica di maiale fresca; un pie-dino di maiale; 300 grammi di “salamitt di verz” (salsiccia legata in piccoli tronchetti); ca-rote, sedano, cipolle bionde; una verza 20 grammi di burro. Far rosolare la cipollina affet-tata nel burro, aggiungere le cotiche fresche passate prima alla fiamma per rasarle bene e il piedino di maiale spaccato a metà, farli insaporire e coprire di brodo, salare e lasciar cuo-cere lentamente finché l’acqua si è asciugata. Aggiungere le costine di maiale, farle insapo-rire cuocendole per mezz’ora, unire sedano e carote affet-tate e quando anche queste sono cotte aggiungere la verza a foglie dopo averla lavata e aver tolte le coste più grosse e dure. D’inverno la verza cuoce in 20 minuti, ma se è gelata, va mes-sa in pentola prima, almeno per 45 minuti. La cazzoeula deve essere umida e collosa ma assolutamente non grassa né brodosa e non troppo bagna-ta, ossia “la gh’ha de vess e minga sbrodolada e sbrodo-
lenta” come si dice a Milano.
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Dal 1875 nel cuore dell’Oltrepò Pavese, la F.lli Giorgi interpreta il territorio in modo impeccabile utilizzando uve di alto pregio per produrre una gamma di vini che spaziano dal più classico Bonarda al Sangue di Giuda, dal Buttafuoco alla Barbera, dal Riesling allo Chardonnay, dal Moscato alla Malvasia, ma sono ovviamente specialisti nel declinare il Pinot Nero in vini eleganti e pregiati che raggiungono l’espressione massima nel Metodo Classico “Gran Cuvèe Storica 1870” pluripremiato con il prestigioso “Tre bicchieri”. Per degustare i molteplici vini dell’azienda è stata creata l’Enoteca “Solo Giorgi” – “…uno spazio aperto e vocato felicemente a eventi “culturali” legati intelligentemente ai temi dell’ambiente, dei saperi e delle tradizioni locali, delle tecniche adottate per coltivare sapientemente vigneti e dell’arte di produrre vini di qualità”.
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Da una tradizione di famiglia e dalla volontà di riproporre un’an-tica passione vitivinicola, opera a Domaso l’azienda Agricola Sorsasso.Con la coltivazione delle sue vigne terrazzate che dominano le sponde del Lago di Como, la Sorsasso si impegna alla salva-guardia della tradizione vitivini-cola locale, coltivando sia vitigni autoctoni, come la Verdesa bian-ca e la Rosseia, sia internazionali quali il Merlot ed il Sangiovese.Da queste uve nascono il DOMASINO bianco IGT Terre Lariane, che si caratterizza per la sua freschezza e per i delicati profumi floreali ed il DOMASINO rosso IGT Terre Lariane, dal colore ru-bino brillante, con una piacevole fragranza di frutta rossa.
Da quattro generazioni la Famiglia Nera coltiva il Nebbiolo in Valtellina, l’area viticola terrazzata di montagna più importante in Italia.
Un territorio impervio e bellissimo, dove la viti-coltura è “eroica”: appez-zamenti piccoli e in forte pendenza, delimitati da muretti a secco, fanno sì che tutte le operazioni colturali debbano essere effettuate a mano, richie-dendo oltre
1.200 ore di lavoro per ettaro .Sono circa 40 gli ettari di proprietà, nelle zone più vocate del Valtellina Superiore D.O.C.G.: Inferno, Sassella, Grumello e Valgella.Tutto è gestito a livello familiare, con passione e grande impegno, con l’obiettivo di valorizzare le caratteristiche di grande finezza ed eleganza del Nebbiolo – Chiavennasca, nel pieno rispetto del territorio. La produzione comprende sia vini rossi
sia bianchi, tra cui uno spumante metodo classico brut, ottenuti dalla vinificazione in bianco del Nebbiolo; tra questi ricordia-mo i Valtellina Superiore D.O.C.G. Inferno, Sassella, Grumello e Valgella e rispettive riserve, il cru Valtellina Superiore D.O.C.G. Signorie Riserva e lo Sforzato di Valtellina D.O.C.G., ottenuto dall’appassimento nei fruttai di grappoli se-
veramente selezionati in vigna e in cantina. Una chicca è poi il nostro Sorel, Terrazze Retiche di Sondrio I.G.T. rosso, ottenuto dal con-nubio tra Nebbiolo e Cabernet Sauvignon, coltivato nelle nostre vigne a Teglio.La Famiglia Nera è sempre lieta di accogliere i vi-sitatori e gli appassionati per mostrare il territorio, accompagnandoli nei propri vigneti, far conoscere le bontà che la Valtellina offre con degustazioni gui-date presso la propria sede.
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a cura della redazione di Quality aDV
Vinosia nasce con l’ambizioso obiettivo di ottenere da una terra non sempre docile quanto di più intimo riesca ad offrire per comunicarne ogni sentore: l’uva ed il vino. Un progetto desiderato, pensato e tracciato passo dopo passo, disegnando ogni giorno nuovi percorsi per migliorarsi sempre, spendendo energie e dedicando attenzioni anche alle tecnologie di cantina
perché la qualità, considerata la più importante tra le carte vincenti, sia naturalmente legata al nome Vinosia. C’è la passione, la voglia di osare ed il coraggio di rischiare nei nostri vini, che mirano ad essere riconoscibili ed universalmente piacevoli, esaltando e mai corrompendo la natura di questi luoghi e del loro frutto, selezionato con cura
perché ne sia la migliore espressione. Riconoscere la terra d’Irpinia e percepire la personalità di chi la rispetta e la interpreta con sensibilità propria. Questo è quello che ci piacerebbe farvi assaporare in ogni bicchiere.
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Operando in un ambiente favore-vole, unico, incontaminato come quello di Su Leunaxi e di Sibiola, utilizzando le tecniche più moder-ne ed evolute, in vigna ed in canti-na, i vini ottenuti sono ecceziona-li. Le uve sono quelle tradizionali (Vermentino, Monica, Cannonau, Carignano, Bovale o Bovaleddu, Barbera sarda, Moscato, Nasco e Malvasia), sapientemente accostate per migliorarne le parti-colari caratteristiche, che diventano quattro DOC: i Vermentini Donnikalia e l’Arvali fermentato con le bucce e leggermente ma-cerate da uve molto mature vendemmia tardiva, il Monica Karel, il Cannonau Sileno ed il Cannonau Sileno Riserva; tre IGT Isola dei Nuraghi: il bianco Pluminus, il rosso Ajana, il bianco dolce Oirad ottenuto da uve stramature sulla pianta e tenute in fermentazione con le bucce per una buona macerazione e i tre DOC Sanremy: Vermentino, Monica, Cannonau, una linea di vini moderni, con un favorevolissimo rapporto qualità-prezzo.
Vinosia Azienda Vitivinicola Ferruccio Deiana & C. s.a.s.
a cura della redazione di Quality aDV
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4-5 GIUGNO 2011MONIGA DEL GARDA . BS
in degustazione:Chiaretto,
Rosati d’ItaliaBollicine Rosé
Orario degustazioni:
Sabato 4 Giugnodalle 17,00 alle 23,00
Domenica 5 Giugnodalle 11,00 alle 23,00
BIGLIETTO D’INGRESSO€ 10,00
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Domenica 5 Giugno ore 10.30 - Sala Consiliare Comune di Moniga - Piazza San Martino 1"PENSA IN ROSA" DIALOGO SUL CHIARETTO E SUI VINI ROSATI
Al Vinitaly 2011 il trionfo dei Vini
di Lombardia di Roberto Vitali
Il patrimonio vitivinicolo regionale è un comparto che dimostra di meritarsi sempre più un posto di assoluto primo piano tra i biglietti da visita del Made in Lombardia
nel nostro Paese e nel mondo.
«Parlare dei vini lom-bardi - afferma Giulio De Capitani,
assessore all’AgricolturaRegione Lombardia - ci per-mette di testimoniare il gran-de percorso di eccellenza che la nostra Regione, grazie alla passione e al lavoro dei suoi produttori, ha da tempo intra-preso e che si rispecchia nelle centinaia di etichette offerte dalle nostre cantine. Come pochi altri territori italiani, in-fatti, la Lombardia riesce a esprimere tipicità e particolari-tà in vini diversi tra loro per ca-ratteristiche e storia. “Patria” delle bollicine italiane, grazie alla Franciacorta e all’Oltrepò Pavese, terra di grandi rossi che ha nello Sforzato valtel-linese il suo portabandiera, oggi la nostra Regione è te-stimone di una crescita qua-litativa generale di tutti i suoi vini, dal Garda alla Valcalepio, da San Colombano (unico
vino della provincia di Milano) a Mantova, fino alle ultime Denominazioni riconosciute: le Igt “Terre Lariane” e “Ronchi Varesini”, per arrivare alla quinta Docg della Regione ot-tenuta dal Moscato di Scanzo. Il patrimonio vitivinicolo regio-nale è un comparto che dimo-stra di meritarsi sempre più un posto di assoluto primo piano tra i biglietti da visita del Made in Lombardia nel nostro Paese e nel mondo».Poche regioni vitivinicole in Italia possono vantare, come la Lombardia, una associa-zione che riunisce la maggior parte dei Consorzi di tutela per i vini Doc o Docg prodotti sul territorio regionale. Ascovilo (Associazione consorzi vini lombardi) si è costituita nel lu-glio 1977 per meglio promuo-vere e valorizzare il territorio a denominazione di origine della Lombardia vitivinicola in coor-dinamento con i Consorzi di
tutela. Da allora ne è stata fatta di stra-da e oggi i vini della Lombardia sono giunti all’eccellenza con 5 Docg e ben 22 Doc (tra cui la neonata bergamasca “Terre del Colleoni”). La Lombardia è al terzo posto in Italia - dopo Piemonte e Toscana - per nu-mero di certificazioni: il 59% della produzione lombarda è a Denominazione di Origine, decisamente al di sopra del-la media nazionale che è del 35%. Zone a maggior produ-zione sono Oltrepò Pavese e Franciacorta.«Ascovilo è un fenomeno raro nel mondo del vino ita-liano – spiega il presidente Livio Cagnoni – che vede forti competitività, mentre all’interno di Ascovilo i pro-duttori hanno saputo portare ciascuno il proprio messag-gio di eccellenza e qualità con un’unica voce, senza annullare le singole differen-
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 342
spec
iale
Lomb
ardia
ze e prerogative vitivinicole». Circa il 60 per cento del-la produzione – come detto – è a Doc o Docg. Il resto è vino a Indicazione Geografica Tipica. In Lombardia ci sono 15 denominazioni anche di questa tipologia (sono elen-cate nell’apposita tabella in-sieme ai Docg e ai Doc). Una delle più recenti Igt è quella di Valcamonica: le 21 azien-de associate (totale 13 ettari circa di vigneti) si sono as-sociate nel Consorzio Tutela Igt Valcamonica, che fa capo all’Ente Vini Bresciani e non può essere iscritto all’Ascovilo perché vi sono ammessi solo consorzi di vini Docg e Doc. Sono calcolate sul territorio lombardo circa 10 mila 500 imprese produttrici di uve È stato calcolato che la ven-demmia 2010 abbia dato una produzione di 1.349 miglia-ia di ettolitri (+9% rispetto al 2009). La produzione regio-nale lombarda è pari al 2,9% di quella nazionale, con una superficie vitata che si stima in circa 24.450 ettari, in lie-ve aumento negli ultimi anni,
specialmente nella provincia di Brescia.Le principali destinazioni del prodotto lombardo all’estero sono la Francia, la Germania e gli Stati Uniti per quanto ri-guarda i paesi extra Cee. In Lombardia, per il comparto agro-alimentare, il saldo com-merciale è negativo. Fa ec-cezione il vino, con un saldo positivo di 84 milioni di euro a prezzi correnti (100 milioni im-port, 184 milioni export).Al Vinitaly 2011 sono state pre-senti 226 aziende produttrici e 14 tra associati e consorzi di tutela (+ 8% rispetto alla edi-zione 2010). «Nessun altro padiglione regionale a Vinitaly - afferma Francesco Bettoni, presidente Unioncamere Lombardia – ha presentato i numeri lombardi per varietà e qualità dei vini e degli esposi-tori; una formula fortemente voluta e sostenuta da Regione e Camere di Commercio, che ha convinto ancora una volta i produttori dopo gli ottimi ri-sultati dell’anno passato. La crisi è stata affrontata inve-stendo e curando come non
mai l’incontro con il mercato, nazionale e internazionale, con Vinitaly come momento di massima visibilità collettiva».L’esposizione lombarda ha occupato il consueto secon-do piano del Palaexpo della fiera di Verona: il “salotto” di Vinitaly per il comfort e le con-dizioni ottimali che i visitatori vi trovano per la degustazione. Conclude l’assessore De Capitani: «Vinitaly è per defi-nizione la fiera degli affari. La presenza compatta di produt-tori e Consorzi di tutela, sotto lo stesso tetto del Padiglione Vini di Lombardia, va ben oltre il valore simbolico. Presentarci uniti, pur nel rispetto delle sin-gole identità e delle peculiarità di ciascuna denominazione, ci consente di mostrare il meglio delle nostre produzioni non polverizzate in tante piccole realtà ma sotto l’egida del-la prima regione agricola del Paese, nonché di una regione che per dimensioni demogra-fiche e capacità produttiva si confronta in Europa con interi
stati».
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 43
speciale Lombardia
AS.CO.VI.LO. / CONSORZI TUTELA VINI ASSOCIATI
CONSORZIO TUTELA VINI OLTREPÒ PAVESE P.zza Vittorio Veneto 2427043 BRONI (PV)
Presidente: MASSONE PAOLO
Tel. 0385 250261 • Fax 0385 54339www.vinOLTREPÒ.it • info@vinOLTREPÒ.it
CONSORZIO TUTELA VINI VALTELLINA Via Piazzi 2323100 SONDRIO (SO)
Presidente: PREVOSTINI MAMETE
Tel. 0342 200871 • Fax 0342 35.87.06 [email protected]
CONSORZIO VOLONTARIO DI TUTELA VINI SAN COLOMBANO Via Ricetto,3 – Castello Belgioioso20078 SAN COLOMBANO AL LAMBRO (MI)
Presidente: BASSI DIEGO
Tel. 0371 898830 • Fax 0371 [email protected]
CONSORZIO TUTELA VINI VALCALEPIOVia Bergamo n. 1024060 SAN PAOLO D’ARGON (Bg)
Presidente: GRUMELLI PEDROCCA BONAVENTURADirettore: Cantoni Sergio
Tel. 035 953957 • Fax 035 951592www.valcalepio.org • [email protected]
CONSORZIO TUTELA LUGANA V.le Marconi, 2 - 25019 SIRMIONE Sede Operativa:Caserma Artiglieria Porta Verona37019 Peschiera del Garda (Vr)
Presidente: MONTRESOR FRANCESCODirettore: Veronese Carlo
Tel. 045 9233070 • Fax 045 9585450www.consorziolugana.it [email protected]
CONSORZIO PROV.LE TUTELA VINI MANTOVANIC/o CCIAA - Largo Pradella n. 146100 MANTOVA (Mn)
Presidente: BULGARELLI LUCIANO
Tel. 0376 234420 • Fax 0376 234429www.vinimantovani.it • [email protected]
CONSORZIO VOLONTARIO LAMBRUSCO MANTOVANOc/o Consorzio Prov.le Vini mantovani
Presidente: BULGARELLI LUCIANO
Tel. 0376 234420 • FAX 0376 234429www.vinimantovani.it • [email protected]
CONSORZIO GARDA COLLI MANTOVANIc/o Consorzio Prov.le Vini Mantovani
Presidente: TULIOZI CHIARA
Tel. 0376 234420 • Fax 0376 234429www.vinimantovani.it • [email protected]
ENTE VINI BRESCIANI Viale Bornata, 110 25123 BRESCIA (BS)
Presidente: MATEROSSI CESAREDirettore: Finazzi Fabio
Tel. 030 364755 • Fax 030 [email protected]
CONSORZIO TUTELA VINI GARDA CLASSICO c/o ENTE VINI BRESCIANI
Presidente: BONOMO SANTE
Tel. 030 364755 • Fax 030 [email protected]
CONSORZIO TUTELA VINI BOTTICINO c/o ENTE VINI BRESCIANI
Presidente: FRANZONI CLAUDIOTel. 030 364755 • Fax 030 [email protected]
CONSORZIO TUTELA VINI CAPRIANO DEL COLLE c/o ENTE VINI BRESCIANI
Presidente: MARINELLI MARIA GRAZIA
Tel. 030 364755 • FAX 030 364775www.entevinibresciani.com • [email protected]
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 344
spec
iale
Lomb
ardia
ilSommelier 214 01m in 1 0 02 11 10 02
46
spec
iale
Lomb
ardia CONSORZI NON ASSOCIATI ALL’AS.CO.VI.LO.
CONSORZIO PER LA TUTELA DEL FRANCIACORTAVia Giuseppe Verdi 53 25030 ERBUSCO (BS)
Presidente: ZANELLA MAURIZIOAmministratore Delegato: SALVIONI GIUSEPPE
Tel. 030 7760477 • Fax 030 7760467www.franciacorta.net • [email protected]
CONSORZIO TUTELA VINI CELLATICA c/o ENTE VINI BRESCIANI
Presidente: MILESI ALESSANDRO
Tel. 030 364755 • Fax 030 364775www.entevinibresciani.com • [email protected]
VINI DI LOMBARDIA
D.O.C.G. (5) - D.O.C. (23) - I.G.T. (15)
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
D.O.C.G.Denominazione Origine Controllata Garantita1. FRANCIACORTA2. OLTREPÒ PAVESE METODO CLASSICO3. MOSCATO DI SCANZO4. SFORZATO DI VALTELLINA5. VALTELLINA SUPERIORE
D.O.C.Denoninazione Origine Controllata 1. BONARDA DELL’OLTREPÒ PAVESE2. BOTTICINO3. BUTTAFUOCO DELL’OLTREPÒ PAVESE4. CAPRIANO DEL COLLE5. CASTEGGIO6. CELLATICA7. CURTEFRANCA8. GARDA9. GARDA CLASSICO10. GARDA COLLI MANTOVANI11. LAMBRUSCO MANTOVANO12. LUGANA13. OLTREPÒ PAVESE14. OLTREPÒ PAVESE PINOT GRIGIO15. PINOT NERO DELL’OLTREPÒ PAVESE16. RIVIERA DEL GARDA BRESCIANO
17. ROSSO DI VALTELLINA18. SAN COLOMBANO19. SAN MARTINO DELLA BATTAGLIA20. SANGUE DI GIUDA DELL’OLTREPÒ PAVESE21. TERRE DEL COLLEONI 22. VALCALEPIO23. VALTÈNESI
I.G.T.Indicazione Geografica Tipica1. ALTO MINCIO (MANTOVA)2. BENACO BRESCIANO (BRESCIA)3. BERGAMASCA (BERGAMO)4. COLLINA DEL MILANESE (MILANO)5. MONTENETTO DI BRESCIA (BRESCIA)6. PROVINCIA DI MANTOVA (MANTOVA)7. PROVINCIA DI PAVIA (PAVIA)8. QUISTELLO (MANTOVA)9. RONCHI DI BRESCIA (BRESCIA)10. RONCHI VARESINI (VARESE)11. SABBIONETA (MANTOVA)12. SEBINO (BRESCIA)13. TERRAZZE RETICHE DI SONDRIO
(SONDRIO)14. TERRE LARIANE (COMO)15. VALCAMONICA (BRESCIA)
Info: AS.CO.VI.LOAssociazione Consorzi Tutela Vini Lombardiwww.buonalombardia.it
La Lombardia ha 5 DOCG, 23 DOC e 15 IGT. Quali sono le potenzialità del comparto vitivinicolo lombardo nel panorama nazionale?Questi numeri certificano la qualità delle
nostre produzioni e soprattutto confermano
la Lombardia ai vertici del panorama
vitivinicolo nazionale e internazionale,
accanto a regioni storicamente più vocate
come la Toscana, il Piemonte e il Veneto.
Alla 45a edizione di Vinitaly il Padiglione Vini
di Lombardia ha accolto 226 produttori e
14 Consorzi. Una presenza compatta che,
pur nel rispetto delle singole identità e delle
peculiarità di ciascuna denominazione, ci
ha consentito di mostrare il meglio delle
nostre produzioni non polverizzati in tante
piccole realtà, ma sotto l�egida della prima
regione agricola del Paese, nonché di una
regione che per dimensioni demografiche
e capacità produttiva si confronta in
Europa con interi Stati. Un padiglione di
6.000 mq, di cui oltre 4.000 allestiti e che
a stento ha ospitato tutte le aziende, le
Associazioni di produttori e i Consorzi, a
conferma della grande vitalità del sistema
vini lombardo: voce positiva del settore
primario di cui andare orgogliosi e che
non senza difficoltà ha registrato anche
con la vendemmia 2010 un incremento
del 10%.
Ha accennato ai Consorzi di Tutela, come vede il loro ruolo in questo mercato in continua evoluzione? Rispondendo alle mutate esigenze di
mercato, i Consorzi del vino stanno
sempre più affiancando al ruolo di tutela
quello di promozione ai fini della migliore
commercializzazione del prodotto. C�è
grande attenzione al territorio ma anche
grande attenzione alle imprese associate
che, nel rispetto dell’ambiente in cui
operano, devo perseguire un legittimo
profitto. A cinquant’anni dalla prima bottiglia
di bollicine, la Franciacorta taglia il traguardo
dei 10 milioni di bottiglie commercializzate.
Un risultato reso possibile anche grazie
all’azione lungimirante e coerente di un
Consorzio che ha creduto nel valore che
proviene dall’essere uniti, insistendo su
un rigido disciplinare di produzione. Ma
la Franciacorta non è un caso isolato:
valuto ottimi i risultati di tutti i Consorzi di
Tutela lombardi. Meritano senz’altro di
essere citati l’eroica Valtellina, il Lugana,
la Valcalepio e il Garda Classico, che
con il Terre del Colleoni e il Chiaretto
della Valtenesi hanno portato il palmares
lombardo delle doc a quota 23. Non
ultimo il Consorzio del Moscato di Scanzo,
la più piccola Docg del paese: pochi ettari
ma grande carattere, idee e potenzialità di
sviluppo. Il compito di Regione Lombardia
è fornire gli strumenti affinché il territorio
possa autonomamente gestirsi, come
la legge regionale sul potenziale viticolo
che consente il blocco temporaneo
dell’iscrizione dei vigneti agli schedari che
attribuiscono il titolo di denominazione di
origine. Una legge nata proprio su impulso
dei Consorzi di Tutela, che hanno chiesto
alla Regione la possibilità di mantenere
un vantaggioso equilibrio di mercato e di
tutelare la propria denominazione dai rischi
di un’inflazione del prezzo dell’uva.
Il vino è un alimento ma è in atto una campagna contro l�alcol che ha messo in crisi i produttori. Cosa sta facendo la Regione Lombardia per tutelarli?
La campagna contro l’alcol ha certamente
influito sulla contrazione dei consumi
nazionali dei nostri vini. Per tutelare i
nostri produttori occorre intervenire con
una corretta informazione, in particolare
occorre rivolgendosi ai più giovani, soggetti
più esposti a comportamenti di consumo
rischiosi. Bisogna marcare la differenza tra
prodotti puramente industriali, altamente
alcolici, e un prodotto che invece è
agricolo a tutti gli effetti. Degustare, e
non semplicemente �bere�, vino. Bere
consapevolmente significa scegliere il
prodotto di un territorio, strettamente
legato alle tradizioni e alla cultura
gastronomica locali. Significa scegliere
un prodotto che ha una lunga storia alle
spalle e che esprime, nella sintesi dei suoi
profumi, il valore del tempo. Il tempo della
vendemmia, della cantina, dell�affinamento
in bottiglia e, più in là, delle persone che
ne hanno avuto cura. Regione Lombardia
ha avviato in prospettiva Expo 2015 un
programma di iniziative di educazione
alimentare, per avvicinare i cittadini, e in
particolare i giovani, ai temi dell�esposizione
universale. Queste iniziative, anche con
la collaborazione dei Consorzi del vino,
devono abbracciare anche il settore
vitivinicolo e promuovere programmi di
comunicazione sulla corretta assunzione
del vino.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 47
speciale LombardiaTre domande a…Giulio De Capitani Assessore all’Agricoltura della
Giulio De Capitani,
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
Una delle novità del Vinitaly 2011 è stata la presenza, per la prima volta ben visibile, del Consorzio Tutela Moscato di Scanzo
Docg, che ha schierato ben dieci produttori su un totale di 23 associati. È stata la prima volta che un vino passito, prodotto in piccolissime quantità, facesse tanto parlare di sé. Sì, perché il Moscato di Scanzo Docg è un vino di nicchia, che trova la sua collocazione nella ristorazione stellata e nelle enoteche di alto profilo, oltre che sulle tavole dei veri intenditori. Prende il nome dal Comune di Scanzorosciate, in territorio collinare a nord-est di Bergamo. Ha ottenuto la Denominazione di Origine Controllata nel 2002 e da quell’anno possono pro-durre e commercializzare vino con questa denomina-zione solo cantine che ope-rano all’interno del Comune di Scanzorosciate. Nel 2009 è stata concessa la Docg, la più piccola denominazione a livel-lo nazionale. Classico vino passito da meditazione, ha origini molto antiche. Nel Settecento l’architetto berga-masco Giacomo Quarenghi, ideatore dei palazzi di San Pietroburgo, ne portò in dono bottiglie alla zarina Caterina di Russia che gradì moltissimo. Nell’Ottocento il Moscato di Scanzo era quotato alla Borsa di Londra e ancora oggi il Consorzio è fornitore della Real Casa d’Inghilterra. La produzione massima consentita di uva è di 70 quintali per ettaro. I grappoli raccolti sono stesi su graticci in ambienti condizionati a temperatura
inferiore ai 15 gradi e umidità controllata. Dopo almeno 21 giorni di appassimento, si procede alla sgranatura e pigiatura. Non tollerando il legno, viene invecchiato in contenitori di vetro e accia-io. Può essere commercializzato dopo due anni dalla vendemmia, a partire dal 1.o novembre. Ha colore rosso rubino carico con riflessi porpora. Aromi preponderanti di frutti di bosco, marasche, salvia sclarea, rosa canina e leggeri accenni di spezie e frutta secca. Ottimo centellinato da solo, si sposa bene con pasticceria secca e anche for-maggi erborinati.
«Dobbiamo ancora lavorare per la pro-mozione – afferma Angelica Cuni,
componente del direttivo del Consorzio e responsabile del settore eventi – e quindi cerchiamo, con i mezzi a disposizione, di partecipa-re a fiere e iniziative di vario
genere. In ottobre saremo a Bolzano per Autoctona, in
novembre al Salone enogastro-nomico di Montecarlo. Stiamo stu-
diando iniziative per la città di Milano, una piazza per noi importante. Molti ancora non ci conosco-no, anche perché siamo piccoli, quindi abbiamo buone prospettive di crescita».Per ora la produzione è limitata a poco più di 60 mila bottiglie da mezzo litro. Nuovi vigneti sono stati impiantati di recente e quindi si pensa, nei prossimi cinque anni, di portare la produzione annua almeno a 90 mila bottiglie. Il prezzo medio al pubblico di una bottiglia da 500 cc si aggira sui 30 euro.
Moscato di Scanzo DocgUn vino che piace ai re
Prodotto sulle colline di Scanzorosciate (Bg) da antico vitigno autoctono. Sulle tavole degli zar e dei reali
d’Inghilterra. Solo 23 produttori e 60 mila bottiglie.“”
48
a cura della redazione di Quality aDV
Incontro Franco Ziliani in
una tiepida mattina d’ini-
zio primavera. Il “papà” del
Franciacorta mi accoglie nella
sede storica di Borgonato, a
due passi dal lago d’Iseo, tra
vigneti curati come giardini. È
un signore elegante, entusia-
sta, dinamico che il prossimo
21 giugno festeggerà l’ottan-
tesimo compleanno, mentre
la sua “creatura”, la Guido
Berlucchi & C., spegnerà cin-
quanta candeline.
Ci accomodiamo nel salottino
del palazzo Lana Berlucchi,
attiguo alle cantine, e ini-
zia a raccontarmi gli esordi
dell’azienda.
Fresco di diploma alla Scuola
enologica di Alba,
già consulente per alcune
cantine bresciane, Ziliani trovò
in Guido Berlucchi il compa-
gno ideale per l’avventura che
avviò la rivoluzione enologica
sul territorio franciacortino.
Era il 1955 quando i due s’in-
contrano nella bella dimora di
Berlucchi, discendente della
nobile famiglia Lana de’ Terzi.
Berlucchi era alla ricerca di
un tecnico capace, per
stabilizzare il suo Pinot
del Castello, il vino
bianco prodotto con le
uve del vigneto posto
sotto il piccolo maniero
di Borgonato. Ziliani ac-
cettò l’incarico e percepì
subito nella raffinata per-
sona di Berlucchi, nella
sua sontuosa residenza e
nella seicentesca cantina
interrata la possibilità di
dare corpo al suo sogno,
ispirato dall’amore per lo
Berlucchi, una storia lunga cinquant’annidi Enza D’Amato - Fotografie di Bob Krieger e Scatà concesse dalla Berlucchi
Il suo Berlucchi preferito? Difficile scegliere… direi il ’61 Brut: fresco, accattivante.
E poi mi ricorda un anno molto speciale!
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 350Cristina, Franco, Paolo, Arturo Ziliani
spec
iale
Lomb
ardia
Champagne: creare un me-
todo classico in Franciacorta.
I due, insieme a Giorgio
Lanciani, fondarono così la
Guido Berlucchi & C.
Ci racconti la nascita del
Pinot di Franciacorta con
la vendemmia 1961.
Fu una specie di sfida.
Quando incontrai Berlucchi, lo
salutai dicendo: “Perché non
proviamo a fare uno spuman-
te alla maniera dei francesi?”.
Iniziammo subito a sperimen-
tare, ma solo con la vendem-
mia 1961 riuscimmo a sigilla-
re le prime tremila bottiglie di
Pinot di Franciacorta. Quello
champenois riscosse grande
attenzione e curiosità, e l’anno
dopo ripetemmo con ventimila
bottiglie, di cui una parte rosé,
creato espressamente per
un amico di Berlucchi, Max
Imbert: era nato Max Rosé.
Negli anni seguen-
ti, il Berlucchi è di-
ventato il metodo
classico italiano per
antonomasia...
È stato un grande suc-
cesso, determinato
dal nuovo gusto degli
italiani e dal migliorato
benessere. A un cer-
to punto però, intorno
alla metà degli anni ’70,
dovemmo prendere una
decisione dolorosa: abban-
donare la denominazione di
origine Franciacorta: le uve
non erano sufficienti a sod-
disfare le sempre crescen-
ti richieste. Così nacque la
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 51
speciale Lombardia
Le pupitre nella cantina storica Il francobollo celebrativo emesso da Poste Italiane il 5 novembre 2010
Cuvée Imperiale, creata con
uve provenienti da tre diversi
territori: Franciacorta, Trentino
e Oltrepò Pavese. A partire
dalla fine gli anni Novanta,
però, stiamo facendo il per-
corso inverso: ora il vigneto
franciacortino può soddisfare
le nostre esistenze. Tra vigneti
di proprietà e conferitori, pos-
siamo contare su seicento et-
tari vitati.
Franciacorta, appunto: un
territorio che ha cambiato
faccia grazie alla sua intu-
izione.
Siamo stati i primi, è vero, e il
successo ha convinto tanti al-
tri a percorrere la nostra stra-
da. Se oggi la Franciacorta ha
questa fisionomia è merito dei
vignaioli e degli imprenditori
che, con volontà ed entusia-
smo, hanno trasformato la
Franciacorta in una delle prin-
cipali oasi della qualità enolo-
gica d’Italia. Oltre ai miei figli,
Cristina, Arturo e Paolo, tutti e
tre impegnati in azienda (ndr:
rispettivamente nella comu-
nicazione, nella produzione
e nel commerciale), sento di
avere molti altri figli su questo
territorio.
Avete investito molto nel
vigneto, in questi ultimi
anni.
Abbiamo reimpiantato ad alte
densità la vigna di proprie-
tà e selezioniamo con cura
i nostri conferitori, che sono
seguiti tutto l’anno dallo staff
agronomico. Utilizziamo il
metodo della lotta integrata e
organizziamo la vendemmia,
rigorosamente manuale, con
l’ausilio delle mappe di vigore
che ricaviamo da immagini a
infrarossi del vigneto scattate
dall’alto, grazie a un aeromo-
dello cui è fissata una speciale
fotocamera. Le mappe ci con-
sentono anche di fertilizzare in
modo mirato.
E in cantina?
La cantina è stata completa-
mente rinnovata e ospita otto
presse a piatto inclinato per la
spremitura soffice e progressi-
va e il frazionamento dei mosti
di Chardonnay e Pinot nero. Il
risultato sono vini base puliti,
fragranti: un ottimo punto di
partenza per la rifermentazio-
ne in bottiglia e il successivo
lungo affinamento.
A Vinitaly avete presentato
il nuovo Cellarius.
Dopo la linea ’61, compo-
sta da tre Franciacorta, è un
altro passo del rientro nella
Denominazione. Dalla ven-
demmia 2007, ma già dal 2006
per il Pas Dosé, Cellarius è
Franciacorta DOCG. Abbiamo
rinnovato anche l’immagine
della bottiglia, ora è ancora
più prestigiosa, in linea con il
contenuto della bottiglia.
Il suo Berlucchi preferito?
Difficile scegliere... direi il ’61
Brut: fresco, accattivante. E
poi… mi ricorda un anno mol-
to speciale!
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 352
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Organo Ufficiale della FISARFederazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori
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A partire dalla vendemmia 2011 l’enologia della pro-vincia di Bergamo avrà una nuova Doc: “Terre del Colleoni” o, più semplicemente, “Colleoni”, nel ri-
cordo del grande condottiero bergamasco. La nuova Denominazione di origine controllata si aggiunge alla Doc Valcalepio che, dal 1974, rappresenta la rinascita dell’eno-logia in terra bergamasca. Il fulcro di questo progetto è stato rappresentato dalla Cantina Sociale Bergamasca che, dopo un periodo di vinificazioni sperimentali con vitigni autoctoni e vitigni miglioratori, ha deciso di puntare sugli internazionali Cabernet Sauvignon e Merlot. I due vitigni sono da sempre la base di vini di indiscussa qualità e consistenza, sono inoltre molto costanti, forniscono buoni risultati e si sono perfetta-mente adattati alle colline intorno a Bergamo. Le tipologie Doc prodotte sono: il Valcalepio Rosso, taglio “bordolese” tra Merlot e Cabernet Sauvignon ed il Valcalepio Bianco, costituito da un uvaggio di Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Grigio. Nel 1993 sono stati introdotti il Valcalepio Rosso Riserva affinato tre anni, dei quali almeno uno in legno ed il Valcalepio Moscato Passito, ottenuto dalla vinificazione dell’autoctono Moscato di Scanzo. Ora, da quest’anno, saranno altre 14 le tipologie di vino bergamasco che dalla vendemmia 2011 po-tranno fregiarsi della Doc “Terre del Colleoni” o “Colleoni”. Sono vini bianchi fermi, frizzanti, spu-manti, passiti e rossi fermi che
Una nuovaDoc “Colleoni”
per il Consorzio Valcalepio
Sarà ufficiale con la vendemmia 2011. Quattordici tipologie di vino passeranno
da Igt a Doc. 96 gli imbottigliatori.“”
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a cura della redazione di Quality aDV
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
prima erano a Igt-Indicazione Geografica Tipica. Un nuovo impegno dei produttori berga-maschi, che puntano a pro-dotti sempre più ‘certificati’ e ‘garantiti’. «Un impegno, non un premio», dice il direttore del Consorzio Tutela Valcalepio, l’enologo Sergio Cantoni. «La Doc, infatti, è un impegno che i produttori bergamaschi prendo-no nei confronti dei consumatori con l’obiettivo di portare l’eno-logia bergamasca ad un livello sempre più alto. Doc, inoltre, è una garanzia per l’estero, un
mercato in continua espansione e su cui il Consorzio Tutela Valcalepio e Vignaioli Bergamaschi stanno concentrando la loro attenzione da qualche anno».Queste le 14 tipologie di vino che hanno ottenuto la Doc Colleoni: Pinot Bianco, Pinot Grigio, Chardonnay, Incrocio Manzoni, Moscato Giallo, Moscato Giallo Passito, Schiava, Merlot, Marzemino, Cabernet Sauvignon, Franconia, Incrocio Terzi, Novello, Spumante.La Valcalepio si estende lungo la fascia pedemontana della provincia di Bergamo che va dal fiume Adda al lago di Iseo, un territorio ricco di storia e tradizioni, in cui la vite viene col-tivata sin dall’epoca romana. La viticoltura interessa le zone con esposizione migliore ed i suoli più vocati della fascia col-linare, coprendo un’area complessiva di 900 ettari.
Il Consorzio Tutela Vino Valcalepio - costituto nel dicembre 1976 - vigila affinchè siano messi in commercio con il mar-chio Valcalepio solo vini prodotti nel territorio delimitato e che abbiano i requisiti richiesti dal Disciplinare di produzione. Al Consorzio aderiscono 306 soci, di cui 96 imbottigliatori, iscritti in apposito Albo depositato alla Camera di Commercio. La sede è a San Paolo d’Argon (Bg), via Bergamo 10. www.valcalepio.org
La Rocchetta che carattere!
Quando un vino ha carattere, corpo, bouquet, si vede e si sente.Ed è La Rocchetta. Vi invitiamo a scoprire la sincera qualità di un Rosso D.O.C. taglio “Bordolese” (Merlot e Cabernet Sauvignon), di un Rosso Riserva D.O.C (prodotto quando la maturazione del Merlot e del Cabernet Sauvignon raggiungono eccezionali gradazioni zuccherine ed intensità di colore superiori alla media), di un Bianco D.O.C. (da Pinot Bianco, Pinot Grigio e Chardonnay) o, ancora, di un Rosato (da Merlot). Oppure, lasciatevi convincere da un Brut Metodo Classico (da Chardonnay e Pinot Bianco) o, unico nel suo genere, da un Brut Rosè Metodo Classico, da Merlot in purezza, Premiato con Gran Menzione al Vinitaly 2009.
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SOCIETÀ AGRICOLA LA ROCCHETTA srlCastel Merlo - Via Verdi 4, 24060 Villongo (BG)Tel. 035/936.318 Fax 035/[email protected] - www.larocchetta.it
La Rocchetta
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Un vigneto nella zona di Trescore Balneario
Sergio CantoniDirettore del Consorzio Tutela Vini Valcalepio
Aimo e Nadia MoroniLa cucina italiana
ha trovato il proprio “Luogo”
di Paolo Alciati - Fotografie di Francesca Brambilla
Nutriamo le anime, nostre prima di tutto perché il gesto dell’offrire dà a chi offre una gioia grande.
Divertirsi ed emozionare è
il “minimo comun denomi-
natore” del vostro succes-
so?
Forse questi sono gli aspetti
più evidenti, in realtà c’è an-
che tanto lavoro e cura e at-
tenzione ai dettagli e
alla cultura dei nostri
territori. Tutto que-
sto i nostri clienti lo
sentono e forse se si
emozionano è perché
ancora riusciamo a far
scoprire loro qualcosa
di totalmente nuovo in
un prodotto che credo-
no di conoscere a fon-
do. E sicuramente noi ci
divertiamo molto!
Ogni piatto trasmette
un qualcosa. A voi cosa
ritorna di questa emozio-
ne?
Ogni piatto trasmette nella mi-
sura in cui chi lo ha pensato,
curato, eseguito, servito ha
aggiunto un pezzettino di sé
fino a fare in modo
che quel piatto nutra non solo
il corpo ma anche lo spirito.
Nutriamo le anime, nostre
prima di tutto perché il gesto
dell’offrire dà a chi offre una
gioia grande.
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spec
iale
Lomb
ardia
E se chi riceve sente e vive
questa gioia allora il nostro è
stato un lavoro ben fatto!
Il vostro menù è un vero
e proprio inno al Tricolore
con prodotti che evoca-
no ogni angolo del nostro
Paese. Quanto è importan-
te per voi l’attenzione alla
spesa quotidiana?
Non solo quotidiana, ma la
scelta nasce da una accu-
rata selezione di prodotti
ma soprattutto di produttori
perché sono gli uomini che
coltivano, allevano e selezio-
nano. Ed avere cura di questi
prodotti significa prima di tutto
rispettare la sapienza, la cono-
scenza e l’amore che i produt-
tori mettono nel loro spesso
poco riconosciuto lavoro.
La serena memoria della
tradizione o la frettolosa
attualità del contempora-
neo?
Forse la tradizione non è così
quieta come la contempo-
raneità non è così frettolosa,
dipende molto da come ci si
relaziona con questi 2 mondi,
il passato ed il presente. Per
poter sopravvivere ogni tradi-
zione necessita di riletture e
riattualizzazioni se no diviene
folclore fine a se stesso, dal-
le quali le giovani generazioni
tendono ad allontanarsi per-
ché giustamente non si rico-
noscono più in quei mondi.
Tutti noi viviamo in una attua-
lità, non possiamo far finta di
non essere figli, genitori e non-
ni dei nostri tempi. Da qui poi
bisogna imparare a scegliere
e trovare un proprio tempo in
relazione alla attualità, il tem-
po di internet ma anche quello
delle micorrize, il tempo della
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 57
speciale Lombardia
Il piatto è il famoso “Bottoni Consommè”
scoperta dei nostri grandi
prodotti dopo anni di oblio
(anni ’60, ’70 soprattutto!).
Riprendendo la nostra new-
sletter dello scorso febbraio:
“…da quasi 50 anni al Luogo
proponiamo una cucina “italia-
na”, dove quell’aggettivo “ita-
liana”, troppo spesso confuso
con “tradizionale”, identifica
da sempre, ieri come oggi,
quel gesto culinario che per
successive stratificazioni ed
elaborazioni attua un proficuo
intreccio tra la ricca cultura
gastronomica dei nostri terri-
tori e le istanze della contem-
poraneità. Se la tradizione si
pietrifica e muore nell’autoce-
lebrarsi, non così la nostra cu-
cina, sempre in movimento tra
il massimo rigore nel rispettare
il valore del prodotto e la sua
storia e la libertà di una ricerca
che accoglie e fa sue le solle-
citazioni che la società di volta
in volta propone”.
Ripercorrendo la vostra
vita professionale, di cosa
siete orgogliosi?
Di aver realizzato in questo
nostro Luogo la possibilità
che diverse generazioni pos-
sano esprimersi e trovare un
“minimo comune denomi-
natore” e che oggi si possa
pensare ad una continuità
di questo ristorante grazie a
nostra figlia Stefania, ai gio-
vani cuochi Fabio Pisani e
Alessandro Negrini insieme al
maitre Nicola Dell’Agnolo e al
sommelier Federico Graziani
che è anche laureato in
Enologia.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 358
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Nadia e Aimo con i loro collaboratori
Lo sgombro
secondo Aimo e Nadia
IL LUOGO
DI AIMO E NADIA
Via Montecuccoli 6
20147 Milano
Ingredienti per 4 persone300 g spaghetti 300 g cipollotto di Tropea pulito 100 g pomodorini ciliegia di Pachino2 spicchi di aglio2 foglie d’alloro1/2 cucchiaino di peperoncino fresco tritato5 foglie di basilico 1 cucchiaino di prezzemolo tritatole foglie di un rametto di timo fresco 200 ml brodo vegetale 6 cucchiai di olio extra vergine di oliva 20 g parmigiano Reggiano stravecchio grattugiato
sale marino integrale q.b.
La ricetta del cuore:SPAGHETTI AL CIPOLLOTTO E PEPERONCINO
La fotografia del piatto della “Ricetta del cuore” è di Francesca Brambilla pubblicata sul libro edito da Giunti Editore IL LUOGO DI AIMO E NADIA, GUSTO E ARMONIA.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 59
speciale LombardiaUna ricetta del 1965 completamente attuale e oggi apprezzata anche da giovanissimi.
PROCEdImENTO
Tritare l’aglio. Tagliare i cipollotti a stri-
scioline sottili. In un tegame ampio
scaldare a fuoco dolce 3 cucchiai di
olio con l’alloro; unire l’aglio e i cipollotti e cuo-
cere a fuoco dolce e scoperto per circa 15 mi-
nuti, bagnando di tanto in tanto con poco bro-
do. Togliere dal fuoco, unire il peperoncino e
le foglie di timo. Aggiustare di sale. Tagliare a
metà i pomodori, togliere i semi e tagliarli a cu-
betti. Cuocere gli spaghetti in abbondante acqua
salata, scolarli al dente e unirli al condimento
(calcolare circa 70-80 g di condimento per per-
sona). Insaporire la pasta a fuoco vivace per 1
minuto, unire i filetti di pomodoro e il prezzemo-
lo, poi il parmigiano e amalgamare bene il tutto.
Aggiustare di sale e peperoncino e togliere dal
fuoco.
Servire in piatti caldi completando con il basilico
tagliato a striscioline disposto sulla pasta e il resto
dell’olio a filo.
GARDA CLASSICO “MOLMENTI” Az. Agr. Costaripa - Moniga del Garda (BS)
Dai vitigni Groppello, Sangiovese, Marzemino e Barbera. Colore rosa tenue. Note
olfattive di frutti rossi, con un sottile sentore di vaniglia. Struttura elevata, con
un leggerissimo sentore di mandorla. La grande sapidità ne fa vino di grande
piacevolezza.
SAN GIOBBE Az. Agr. La Costa - Montevecchia (LC)
Da uve Pinot Nero. Prodotto dal colore rosso rubino intenso. Olfattivamente, note
eleganti di piccoli frutti rossi, ribes, violette. Lievi sentori di foglia di tabacco. Piacevole
freschezza, buona sapidità e gradevole persistenza.
GARDA MERLOT
Az. Agr. La Prendina - Mozambano (MN)
Merlot 85%, Cabernet Sauvignon 15%. Visivamente presenta un colore rosso rubino
intenso. Note di frutta rossa matura e vegetali. Grande struttura, buona armonia e
presenza di tannini dolci rendono questo vino particolarmente piacevole.
NATUREAz. Agr. Monsupello - Torricella di Verzate (PV)
Spumante 100% Pinot Nero. Presenta un perlate fine e persistente. Colore giallo
paglierino carico. Al naso note di crosta di pane, mandorla amara, nocciola tostata
e sentori di cassis ne fanno un prodotto complesso e di rara finezza.
FRANCIACORTA SATEN
Az. Agr. Quadra - Cologne (BS)
100% Chardonnay. Colore giallo paglierino intenso, con perlage fine e persistente.
Note olfattive intenso, con sentori di lievito e crosta di pane, banana e ananas e fiori
bianchi. Buona struttura, grande sapidità. Colpiscono intensità e armonia.
Degustando DegustandoLombardia
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GARDA CHARDONNAY “MERIDIANO”Az. Agr. Ricchi - Mozambano (MN)
Chardonnay 100%. Il colore è giallo paglierino, con dei bei riflessi dorati. Olfattivamente
presenta note di banana, frutta esotica e vaniglia (per effetto del passaggio in legno).
Vino caldo, di grande struttura e buona armonia.
VALTELLINA SUPERIORE “INFERNO”
Casa Vinicola Pietro Nera - Chiuro (SO)
Da uve Nebbiolo, localmente denominato Chiavennasca. Il colore è rosso rubino,
con aspetto molto luminoso. Olfattivamente note di piccoli frutti rossi, tra cui
spicca la fragola. Struttura, equilibrio e una buona tannicità rendono questo vino
particolarmente gradevole.
MONASTERO DI VALBISSERA
Poderi di San Pietro - San Colombano al Lambro (MI)
Croatina 50%, Barbera 45%, Uva rara 5%. Rubino con unghia granato. Note
immediate di legno nuovo seguite da toni speziati di cannella e pepe nero e, in
fondo, prugna secca e carruba. Una marcata sapidità e un tannino fitto e finale con
lunghi ritorni di liquerizia dolce.
MOSCATO DI SCANZO “DOGE”
Soc. Agr. La Brugherata - Scanzorosciate (BG)
100% Moscato di Scanzo. Colore rosso rubino molto intenso. Note molto dolci
di frutti rossi, giacinti, tulipani e rose. Bella speziatura: vaniglia e cannella. Ottima
morbidezza gustativa, calore e finezza, ben compensata da una lieve freschezza.
“NOIR”
Tenuta Mazzolino - Corvino San Quirico (PV)
100% Pinot Nero. Colore rosso rubino, già con un buon riflesso granato. La speziatura
e un ottimo legno non coprono un frutto di bosco integro ed esuberante. Molto
fine nei tannini. Armonia, struttura ed eleganza coabitano in un finale lunghissimo e
persistente.
FRANCIACORTA BRUT
Tenute La Montina - Monticelli Brusati (BS)
95% Chardonnay, 5% Pinot Nero. Colore giallo paglierino. Perlage fine e persistente.
Ottime note fruttate d’ananas, piacevoli i delicati sentori di fiori bianchi e lievito. Fine
al palato, con una buona persistenza. Gradevole la freschezza complessiva.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 61
contenti del successo che il Prosecco doc sta avendo in tutto
il mondo, ma non ci stanchiamo di dire ai policy maker che
mentre il successo cresce, devono intensificarsi i controlli. Di
qualche giorno fa la notizia di 26.000 bottiglie sequestrate
presso due cantine del distretto del Prosecco. Necessitiamo
di maggiore sicurezza, i furbetti di quartiere non devono averla
vinta” concludono in una nota.
SOC. AGR. BATTISTELLA ENZO E IVANO S.S.
www.proseccobattistella.com
IL SOAVE BOLLA PORTA I COLORI DEL TRICOLORE
È stato scelto il Soave Bolla per brindare all’Unità d’Italia poiché anche
Bolla è una storia di successo tutta italiana. Era il 1883 quando i fratelli
Bolla diedero vita, a Soave, a quello che rapidamente diventerà uno dei maggiori protagonisti della tradizione vitivinicola del nostro Paese: nei primi decenni del 1900 il nome Bolla era già sinonimo di vino italiano in tutto il mondo. Nel 1971 una multinazionale americana acquisì la proprietà
della storica azienda che rimase in mani americane fino al 2006 quando il Gruppo Italiano Vini rilevò prima la cantina di Pedemonte della Valpolicella e successivamente, nel 2008, anche il marchio. Ora Bolla è nuovamente parte della storia italiana e la bottiglia di SOAVE BOLLA RETRÒ veste la storica etichetta che portava negli anni sessanta: un’immagine contemporanea ed elegante come il vino che rappresenta. È l’omaggio di una delle cantine che hanno fatto la storia del nostro Paese ai 150 anni dell’Unità d’Italia.BOLLA S.P.A. - www.bolla.it - www.gruppoitalianovini.com
CANTINE PELLEGRINO MEDAGLIA D’ORO PER IL MARSALA SUPERIORE RISERVA ORO DOCLe Cantine Pellegrino vincono al 19° Concorso Enologico Internazionale del Vinitaly la Medaglia d’Oro con il Marsala Superiore Riserva Oro Doc, uno dei vini di punta dell’azienda
le notizie di enogastronomia e turismo
LA SALUTE PASSADAL TAPPO IN SUGHEROA dirlo è l’Università di Porto che, in collabo-razione con i ricercatori Amorim, ha svolto una ri-cerca per analizzare quali sostanze possono trasfe-rirsi dal tappo al vino e dal vino all’uomo. Ciò che i ricercatori hanno scoperto è che esistono delle sostanze impercettibili che una volta trasferite all’uomo attraverso il vino possono avere un’impor-tante azione antiossidante, antitumorale, antinfiammatoria, antibatterica e persino di replica anti-Hiv. La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Agricultural and Food Chemistry, una delle più autorevoli pubblicazioni scientifiche al mondo, edita dall’American Chemical Society. Dei risultati importanti, questi, che mettono in luce ancora una volta come la scelta di un tappo in sughero non solo sia la migliore per la conser-vazione delle caratteristiche organolettiche di un vino, non solo sia quella più ecosostenibile e che maggiormente sal-vaguarda le foreste da sughero, ma sia anche quella che ha più effetti benefici sulla salute dell’uomo.AMORIM CORK ITALIA S.P.A - www.amorimcorkitalia.com
DEBUTTO IN SOCIETà PER ‘BATTISTELLA, IL PROSECCO’
Grande emozione
per la presentazione
a Vinitaly della
prima annata del
brand ‘Battistella,
il Prosecco’. “Era
atteso da tempo il
suo debutto ufficiale
in società e in questi
giorni addetti ai lavori
e winelover hanno
finalmente potuto apprezzare il prodotto in tutta la sua
freschezza e briosità”.Con queste parole la Casa spumantistica
di Pianzano commenta il battesimo di ‘Battistella, il Prosecco’,
celebrato durante la 45° edizione di Vinitaly. “Siamo molto
a cura della redazione di
le notizie di enogastronomia e turismo
a cura della redazione di
che si è aggiudicato l’importante riconoscimento nella categoria dei “Vini tranquilli a Denominazione di Origine – Vini liquorosi”. Vino da meditazione per eccellenza, di colore oro intenso e dal sapore dolce, caldo, pieno e persistente, viene lasciato invecchiare per oltre 4 anni in botti di rovere francese. Si abbina a pasticceria secca, dolci da forno, cassata siciliana, cannoli e formaggi a pasta dura. Inoltre ha ottenuto la Gran Menzione il Marsala Vergine Riserva 1981 Doc: vino invecchiato oltre 25 anni in botti grandi di rovere di Slavonia. Vino da meditazione dai profumi persistenti di fichi secchi, nocciola tostata e liquirizia e ideale vino da aperitivo o da abbinare a formaggi erborinati, frutta secca e sigaro toscano. “Siamo molto felici di ottenere questi riconoscimenti – afferma Benedetto Renda, AD di Cantine Pellegrino – che premiamo l’impegno della nostra Azienda per la qualità dei nostri vini”.CARLO PELLEGRINO S.P.A. - www.carlopellegrino.it
IL VINO DELL’OLTREPÒ TRA LE ECCELLENZE D’ITALIAIl 18 marzo a Bologna, nella storica cornice di Palazzo Re Enzo, l’Accademia del Profumo ha premiato il top del settore celebrando quest’anno gli Oscar della profumeria con una serata esclusiva condotta da Cristina Chiabotto e avente per fil rouge il concetto di eccellenza del Made in Italy e dell’Italian
way of life, un mito che dalla “Dolce vita” in poi ha continuato ad affascinare il mondo come modello ineguagliato di eleganza e di buon vivere grazie al contributo di alcuni marchi di grande qualità e prestigio che, nei rispettivi ambiti, costituiscono la filiera del bello, del gusto e della qualità targata Belpaese. Tra questi spicca “Golf and Wine”,
l’etichetta creata dall’azienda vitivinicola Loglio di Sopra di Montù Beccaria che, grazie all’intraprendenza del suo titolare Antonio Faravelli, sta consolidando un grande successo sui campi da golf e tra le celebrities di tutto il mondo, con punte di eccezionale gradimento nella fascia alta dei consumatori USA.LOGLIO DI SOPRA - www.golfandwine.it
ITALIA IN ROSA 2011Torna nella splendida cornice della storica Villa Bertanzi in Moniga del Garda, nel cuore della Valtènesi, ITALIA IN ROSA la più importante manifestazione italiana dedicata ai vini rosati. Nella città natale del Chiaretto “il vino di una notte”, per il quarto anno consecutivo, si potranno assaggiare centinaia di vini provenienti da tutta Italia e anche qualche “chicca” transalpina. L’appuntamento è a Moniga del Garda (Brescia) sabato 4 giugno 2011 dalle ore 17.00 alle ore 23.00 e domenica 5 giugno 2011 dalle ore 11.00 alle ore 23.00.
CONS. GARDA CLASSICO www.gardaclassico.it - www.italiainrosa.it
TENUTE LA MONTINA LANCIA IL SUO SECONDO VINTAGEDopo il successo dell’annata 2004, che si è aggiudicata i migliori riconoscimenti, quest’anno viene lanciato dall’azienda di Monticelli Brusati i l Franciacorta Vintage 2005 Riserva Extra Brut, una produzione di nicchia e di altissima qualità. Vino dal lungo affinamento, trova il proprio compimento nella versione Extra Brut, la più naturale, maschile e classica del Franciacorta. Composto da 45% Pinot nero e 55% Chardonnay provenienti da particolari particelle di vigneti selezionati, matura in bottiglia per almeno 60 mesi sui lieviti. Vengono utilizzate solo le prime spremiture ottenute con pressatura soffice, che permette all’acino d’uva di mantenere intatte tutte le proprie qualità organolettiche, che andrebbero in buona parte perse con una pressatura violenta e traumatica. Elegante e avvolgente al naso, complesso al palato, ampio e di grande personalità, il Vintage 2005 è la Riserva che si accompagna perfettamente a piatti dai gusti importanti, sia di pesce che di carne.TENUTE LA MONTINA - www.lamontina.it
“NOTTE IN ITALIA” 150 VINI PER 150 CANZONINell’anno magico delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, il vino è stato protagonista d’eccezione della dop-pia serata dal titolo “Notte in Italia”, organizzata il 24 e 25 marzo scorso da Giorgio Risi e Silvano Borgatta nella splen-dida factory di Lungo Dora Colletta 95, sede della Giorgio Risi, casa di produzione e post produzione pubblicitaria tra le più importanti del Piemonte. A coccolare i palati dei 150 ospiti, invitati ad ascoltare 150 tra le più belle canzoni della
storia della musica no-strana, accompagnati da salumi e formaggi pregiati la degustazione di 150 etichette di pre-stigiosi vini. Tra questi, Franciacorta Cuvée Brut - Bellavista, Barbera d'Alba - Clerico, Baro-
lo Cinquevigne - Damilano, Baroli Pajana e Ciabot - Cleri-co, Timorasso Derthona - Vigneti Massa, Terre Alfieri - Pe-scaja, Moscato di Pantelleria - Duca di Castelmonte, Nero D’Avola - Cusumano, Valpolicella Superiore Caterina Zardini - Campagnola, Gewurztraminer - Cantina Tramin, Greco di Tufo - Cantina Marianna, Sauvignon – Attems, Re Manfredi Bianco - Terre degli Svevi, Negroamaro - Feudo Monaci, Torrette - Les Cretes. Una notte iniziata nel segno di Bacco e proseguita sulle note dei classici della canzone, come “Vo-lare”, fino ad arrivare a De Gregori, Battisti, etc. Il concerto, presentato da Marco Berry, grande amatore di vino, in primis di Barolo, ha visto esibirsi tra gli altri i Righeira, Andrea Mirò, Chiara Canzian, Marco Carena, Tiberio Ferracane e gli stessi Risi e Borgatta. Foto Mario Sofia
LA DISTILLERIA PILZER LANCIA LE GRAPPE DELMÈ E DELMÈ D’ORNelle case trentine della Valle di Cembra, quando arriva un ospite di riguardo, è tradizione offrirgli “del mè” (“del mio”), vale a dire il meglio che c’è in quelle case, fatto con cura e con ogni attenzione domestica. Da questa storica usanza nasce la nuova proposta Delmè: un nome forte, autentico e di grande personalità; una bottiglia decisamente innovativa e una formula produttiva originale, che sposa vinacce più e meno aromatiche per esprimere l’eccellenza assoluta del
le notizie di enogastronomia e turismo
CRUDOO, LO SPUMANTE METODO… GIORGI
Presentato al Vinitaly dalla storica azienda di Canneto Pavese, è il primo spumante “velato”, ossia con i suoi lieviti naturali mantenuti all’interno del-la bottiglia per prolungare la cessione degli aromi. Da uve pinot nero 80% e chardonnay 20% riposa 12 mesi in autoclave e viene imbottigliato natu-ralmente. Di colore giallo paglierino torbido e dal perlage fine e persisten-te ha un bouquet ampio, elegante e persistente, con spiccate note di frutta fresca, crosta di pane, mandarino, albi-
cocca, e vaniglia. Con i suoi 12 gradi è ottimo da aperitivo ed eccellente a tutto pasto.F.LLI GIORGI S.A.S. - www.giorgi-wines.it
VINITALY 2011: FLORIO PRESENTA AEGUSA 1941 UN GIOIELLO DEL TEMPOLa più rara delle riserve storiche di casa Florio impreziosita da una bandiera tricolore unica: uno smeraldo, un diamante e un rubino per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia con una Limited Edition da collezione. Tre pietre preziose per rendere ancora più esclusiva una delle gemme dell’enologia italiana, la bandiera italiana per celebrare l’identità nazionale e fare di Aegusa 1941 la bottiglia da collezione per eccellenza di questo 2011. Cinque esemplari unici realizzati rigorosamente a mano da un maestro gemmologo di grande esperienza, tre gemme di quasi un carato e mezzo in tutto selezionate con cura per un vino storico della grande tradizione vinicola italiana. La bottiglia Numero Uno, creata in occasione dell’anniversario dell’Unità d’Italia sarà presentata al Vinitaly 2011 e sarà in vendita per tutto l'anno esclusivamente presso l'Enoteca delle Cantine Florio a Marsala. Un vino straordinario, simbolo del Made in Italy, che Florio ha voluto rivestire di glamour!
www.duca.it, www.vinicorvo.it www.cantineflorio.it
a cura della redazione di
le notizie di enogastronomia e turismo
a cura della redazione di
territorio. Sinonimo di innovazione per la grappa trentina di altissima qualità, nel-le versioni bianca (Delmè) e invecchiata (Delmè d’Or) è il nuovo gioiello della Di-stilleria Pilzer, aperta nel 1957 a Faver, un antico borgo situato a metà della Valle di Cembra ed oggi una delle più prestigiose non solo del Trentino, ma dell’Italia intera.FRATELLI RINALDI IMPORTATORIwww.rinaldi.biz
IL SAGRANTINO CÒLPETRONE… VOLA!
La cantina Còlpetrone, gioiello enologico in terra umbra delle tenute Saiagricola e portabandiera del Montefalco Sagrantino, vede riconosciuta la qualità dei suoi vini raggiungendo prestigiosi traguardi; dopo aver aperto e consolidato nuovi ed importanti mercati - ultimi, la Cina e il Paraguay, portando così la presenza dei suoi vini in oltre 30 paesi nel mondo - Còlpetrone è stata scelta, proprio con il suo vino più rappresentativo, come fornitrice ufficiale di Alitalia in tutti i voli
della classe Magnifica. “Un motivo di grande orgoglio – spiega l’amministratore delegato Domenico Terzano – nell’essere sempre di più rappresentanti della denominazione e ambasciatori enologici del Belpaese anche nei confronti della clientela più esigente e appassionata”. “Il Sagrantino Còlpetrone inizierà il suo giro intorno al mondo già dal prossimo mese di giugno” ha aggiunto Terzano, che ha sottolineato come l’accordo sia anche un’occasione importante per promuovere il Sagrantino, “…che nella sua unicità non può essere considerato una moda, né tantomeno un vino in fase discendente. L’apprezzamento per questa prodotto è anzi in continua ascesa, anche se siamo ancora in una fase infantile nei rapporti con il resto del mondo; quale occasione migliore, anzi “Magnifica” come questa quindi?”SAIAGRICOLA SpA - www.saiagricola.it
A SARTORI LUSINGHIERI RICONOSCIMENTI DA ROBERT PARKERTre sono i grandi vini rossi della Casa Vinicola Sartori che hanno ricevuto da Robert Parker incoraggianti punteggi: AMARONE DELLA VALPOLICELLA CLASSICO CORTE
BRA’ 2004 con 91/100 - AMARONE DELLA VALPOLICELLA 2006 con 92/100 - VALPOLICELLA CLASS. SUP. VIGNETI di MONTE GRADELLA con 89/100. Questi giudizi espressi da WINE ADVOCATES, a seguito delle degustazioni avvenu-te nel febbraio 2011, confermano l’attenta ricerca condotta dalla Casa Vinicola Sartori nell’ultimo decennio e l’alta qualità ottenuta. In particolare l’Amarone 2006 è stato definito “fa-bulous” e “gorgeous”, in grado di conquistare il palato con la sua sublime eleganza e la sua raffinatezza.CASA VINICOLA SARTORI S.p.A. - www.sartorinet.com
VIGNA DELLA REGINAIL VIGNETO IN CITTA’Dopo molti anni di intenso lavoro per il recupero di Villa della Regina e dopo il reimpianto della sto-rica Vigna Reale (avvenuto nel 2003), è stato finalmente dato alla luce il "Vigna della Regina". Il vigneto, condotto dall'Azienda Vitivinicola Bal-biano, è composto da 2700 barbatelle, la cui quasi totalità sono di Freisa. La sua vendem-mia d'esordio, la 2009, ha prodotto quasi 5000 bottiglie, vinificate ed imbottigliate dalla storica cantina andezenese giunta al suo settantesimo anno di attività. La rarità di questo vino è testi-moniata non solo dal fatto di nascere da uno dei tre vigneti di città europei (insieme a Parigi e Vienna), ben-sì dall'aver anche ottenuto nel 2010 l'estensione dell'area DOC approssimandosi a produrre, a partire dalla vendem-mia 2011, Freisa di Chieri DOC!AZ. VITIVIN. BALBIANO - www.vignadellaregina.it
ORIGINE 0.1LA PRIMA VODKA BIO
Distillato di grano biologico di origine piemonte-se. Questa è la base imprescindibile per la vod-ka 0.1 prodotta da questa giovane azienda che da Cengio (CN) è partita alla conquista dell’Ita-lia. L’altro ingrediente fondamentale è l’acqua e quella utilizzata, la Lurisia, è ottima per purezza e leggerezza e il basso contenuto minerale. Pre-miata recentemente come “prodotto innovativo”, si presenta trasparente e brillante dal sapore de-ciso dovuto ai 40° alcolici ma con note di morbi-dezza e un profumo con lievi sentori di grano.
ORIGINE - GREEN SPIRITS - www.origine-laboratorio.it
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
Sono i numeri di un grande successo, de-
cretato fin dal 16° Concorso Internazionale
“Packaging”, evento collaterale che prece-
de di qualche giorno la rassegna veronese e che
ha attribuito all’azienda agricola vitivinicola F.lli
Pala di Serdiana il premio speciale “Packaging
2011”, per la categoria vini (altri riconoscimenti
sono andati alle cantine Mesa di S. Anna Arresi
e alla Cantina del Vermentino di Monti). “I miei
complimenti ed un plauso speciale alle cantine
sarde che, oltre a produrre vini eccellenti, si
stanno specializzando sempre più anche
nell’immagine e nel confezionamento
del prodotto” – ha dichiarato l’Assesso-
re all’Agricoltura, Mariano Contu,
commentando i risultati. “Questi
ulteriori riconoscimenti – continua
l’Assessore Contu – dimostrano come l’innova-
zione e l’attenzione dei nostri produttori sono di-
rette anche a un costante miglioramento dell’im-
magine delle cantine e a un abbinamento tra la
bottiglia, l’etichetta e il vino sempre più legato al
territorio d’origine. Tutti fattori che non fanno che
aumentare il prestigio e la qualità delle aziende
vitivinicole sarde”.
E ovviamente il successo è continuato nella Fiera
dei record, con quasi 156.000 visitatori che nei
cinque giorni della manifestazione hanno pa-
cificamente invaso gli stand occupati dal-
le aziende vitivinicole isolane venendo a
contatto, attraverso l’importante opera
dei sommelier, con i vini di tutti i pro-
duttori presenti e con un program-
ma arricchito da tre degustazioni
I viticultori Sarditrionfano al Vinitaly
1.600 m2 di spazio espositivo, un allestimento innovativo e funzionale, con un’area riservata che ha permesso a 43 delle 73 aziende presenti di incontrare buyers nazionali e
internazionali: questi sono i numeri della Regione Sardegna al 45° Vinitaly, la manifestazione vinicola più importante
del mondo svoltasi dal 7 all’11 aprile scorso.
“
66
a cura della redazione di Quality aDV
”
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 67
mirate che hanno promosso l’accostamento dei
vini sardi con i prodotti di qualità e a marchio di
origine della Sardegna.
Il settore vitivinicolo ha un’importanza strategica
per l’economia sarda e il Vinitaly è stata l’oppor-
tunità più importante per promuovere le specifici-
tà dell’isola ed è stata anche l’occasione per pre-
sentare, nell’area del Mipaaf, le nuove DOP e IGP
italiane, tra cui il Carciofo Spinoso di Sardegna.
Il giovedì inaugurale, in occasione della cena di
gala, l’Assessore all’Agricoltura della Regione
Sardegna Mariano Contu ha consegnato un
prestigioso riconoscimento a 10 donne titolari di
cantine e alle aziende vitivinicole sarde storiche.
L’Assessore ha anche premiato con il riconosci-
mento Can Grande, Giampiero Meloni, titolare
della Cantina Meloni vini di Selargius. Il premio è
stato assegnato “per la professionalità espressa
nella promozione dell’enologia sarda negli anni.
Meloni - afferma Contu – con il suo impegno non
solo ha lavorato nell’interesse dell’azienda di fa-
miglia, ma ha anche approfondito e promosso le
conoscenze e i valori della viticoltura tradiziona-
le accompagnandola in un’evoluzione costante,
adeguandola ai tempi e alle esigenze sempre
più ricercate del mercato dell’enologia nazionale
ed europea. Meloni è stato inoltre il promotore
della riscoperta del valore dell’allevamento bio e
dell’allevamento della vite ad alberello, e oggi la
sua impresa è proiettata come una delle aziende
leader italiane del settore del vitivinicolo biologi-
co”. Negli anni l’azienda di Selargius (fondata nel
1898) ha incentivato la produzione di vini autoc-
toni e in particolare con la promozione di produ-
zioni tipiche come la Malvasia, il Moscato, il Girò
e il Nasco di Cagliari.
Nell’isola vengono imbottigliati circa 900 mila et-
tolitri di vini ‘’a qualità certificata’’. Nei 1600 me-
tri di esposizione sono state presentate 20 DOC
sarde, 1 DOCG, il Vermentino di Gallura e 12 IGT,
senza dimenticare che la Sardegna è la regione
italiana che ha il primato dei vitigni autoctoni.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
Come appassionati di vino conosciamo tutti come nell’ampelografia
mondiale vi siano vitigni la cui coltura non sia particolarmente facile e il Pinot Nero ne è forse il capostipite di questa catego-ria.In Italia, e più precisamente nella Vallagarina in Trentino c’è un vitigno che rientra in questo ambito di vitigni, per così dire “difficili”, ed è il Marzemino. Croce e delizia dei viticoltori, sfida e passione, amore e odio, e potremmo continuare ancora con termini simili per descrivere un vitigno assai difficile da ge-stire ma quando si riesce a im-brigliarlo, dà veramente grandi soddisfazioni. Ma cos’è che lo rende così osti-co? Per certi versi lo potremmo definire quasi un vitigno “luna-tico”. Apparentemente si presenta bene, ma già in fase di crescita sulla pianta risente pesante-
mente delle eccessive varia-zioni climatiche pregiudicando una perfetta maturazione. Ed i problemi non finisco qui, ma si aggiungono anche quelli in can-tina. È un vitigno che se non lo sai lavorare adeguatamente in ogni sua fase ti frega. Non am-mette errori, e se li fai il vino lo puoi quasi buttare. È come una bella donna capricciosa e ira-scibile, basta nulla per rovinare tutto e perderla. Ecco perché è così temuto ma anche amato perché rappresenta una sfida per le proprie capacità enologi-che e sappiamo come l’uomo per sua natura sia sempre at-tratto dalle sfide.Le origini di questo vitigno sono orientali e risalgono al lontano Medioevo dove fu portato da alcuni soldati di ventura trentini, al ritorno da una delle tante in-cursioni orientali che facevano al servizio della Repubblica di Venezia. Sembra che il nome derivi da una città della Turchia,
Merzifon. Ma vi sono anche te-orie su origini Greche, ad ogni modo l’origine orientale come macro zona è considerata qua-si certa. La caratteristica primaria di questo vino è la facile bevibili-tà, è molto piacevole e schietto come gusto, e questa sua im-mediatezza era molto apprez-zata anche nel passato. Nel suo excursus storico ha anche un trascorso per così dire illustre, Mozart nel suo “Don Giovanni” lo cita espressamente nel se-condo atto “Versa il vino, l’ec-cellente Marzemino!” canta Don Giovanni, dimostrando così che già a quell’epoca, metà del 1700, era molto apprezzato.Il Marzemino Gentile, così viene chiamato per distinguerlo da al-tre specie più rustiche che tro-viamo in Veneto, Lombardia e Emilia Romagna, si coltiva in 13 comuni della Vallaragina, a sud di Trento con la doc: Trentino Marzemino.
Marzemino: il vitigno della Vallegarina
Croce e delizia dei viticoltori, sfida e passione, amore e odio, e potremmo continuare ancora
con termini simili per descrivere un vitigno assai difficile da gestire ma quando si riesce a imbrigliarlo, dà veramente grandi soddisfazioni.
“”
di luca iacopini e massimo Bracci
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Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 69
Qui trova le sue espressioni più alte in due sot-tozone più ristrette di Isera e dei Ziresi a Volano con la tipologia Superiore.I terreni su cui è coltivato sono un misto di detriti lasciati da antichi ghiacciai e terra vulcanica con un microclima caratterizzato da una continua e costante ventilazione che rendono questo terroir un habitat ideale a questo vitigno. Ma i vignaioli non si cullano certo sugli allori e devono sem-pre stare sull’attenti. Gira un detto nella zona che dice: “Chi fa Pinot e Marzemino non dor-me mai fino al mattino”, e questo la dice lunga sull’impegno profuso a chi decide di coltivarlo.È un vino avvolgente nella sua semplicità, ca-pace di ammaliare con i suoi profumi e aromi schietti e netti. Per questa sua immediatezza è consigliabile degustarlo giovane ma sa anche invecchiare. Alcuni produttori lo stanno propo-nendo anche oltre i tre anni di invecchiamento canonico e con risultati molto interessanti. Altri ancora lo propongono con una parte di uve ap-passite e poi passate in vecchie botti di rovere. C’è anche chi fa questo rosso trentino come una specie di Ripasso, ovvero facendo rifer-mentare il vino Marzemino su bucce appassite dell’uva omonima. Insomma oltre alla tradizio-nale immediatezza si cerca anche nuove strade
da percorrere. Questo puo’ essere un bene ma può anche disorientare il consumatore. Sarà poi il mercato a decidere chi avrà ragione. Abbiamo degustato un Marzemino 2009 della Vallegarina dell’azienda la Brebenda. Nel bicchiere si presenta con un colore rosso rubino chiaro, trasparente e brillante. Al naso sentiamo profumi freschi di viola, di una ciliegia non troppo matura con sentori intensi, schiet-ti e fini. All’esame gustativo percepiamo subito la freschezza di questo vino, leggero, morbido, fresco, vivo e sapido dove si confermano gli aro-mi dell’esame olfattivo di fragole con una nota floreale. Equilibrato, asciuga benissimo la boc-ca grazie a un tannino rotondo, leggero, setoso e polveroso. Lascia un retrogusto leggermente amarognolo. Questo vino è nato in un territorio con forti escursioni termiche ottenendo come risultato un ottimo rapporto tra corpo e acidi-tà. Accompagna piatti a base di funghi, carni bianche esaltando il pollame nobile. Questo territorio signorile ed elegante ricco di olivi, fiori, fiumi e laghi ci concede un vino fine, rotondo con una pronta beva ma molto elegante con tutte le sue sfumature. Consigliamo a tutti di de-gustarlo in queste bellissime valli. Complimenti Marzemino!.
Marzemino
“L’Impossibilità, come il Vino
eccita l’Uomo che l’assapora;
la Possibilità è insipida
aggiungi una pur pallida
traccia di Rischio
e nel Sorso di prima
un incantesimo produce l’ingrediente
certo come una condanna...”
(Emily Dickinson)
È stato l’altare immortale della Poesia che
abbiamo cercato come sfondo degno di
questo racconto; è stato il conforto ele-
gante delle parole di poeti e poetesse come la
Dickinson che abbiamo invocato, come preghie-
re, per descrivere, anche noi come loro, un even-
to unico, che ha prima racchiuso, come prezioso
scrigno, e poi liberato, nobile ricchezza, la Storia
stessa di uno degli angoli unici della viticoltura
mondiale.
Altare della Poesia è stata Catania, gioiello inca-
stonato tra l’Etna e il Mar Jonio. I versi affascinanti
di questo racconto irripetibile, cinque annate del
grandissimo vino francese Chateau d’Yquem
70 Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
Un viaggio unico tra il vino e la poesia…
Chateau d’Yquem da Sauternes a Catania
Verticale tutta siciliana alla scoperta di un gioiello mondiale della viticoltura“ ”
di antonio iacona
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 71
che, come ambra montata tra le pieghe del
mare e le colate laviche del vulcano, è salpa-
to da Sauternes, regione a sud di Bordeaux,
per esprimersi al meglio nel capoluogo etneo,
in una verticale che ha pochi eguali negli ultimi
anni a livello nazionale e internazionale.
Annunciata da mesi dalla Delegazione cata-
nese, con in testa il Presidente Nazionale
della Fisar, Vittorio Cardaci Ama, e coordi-
nata nel servizio elegante e impeccabile dal de-
legato Gaetano Prosperini, con il segretario
Carlo Guzzardi, e il supporto organizzativo di
Antonella Carbone e Susy La Rosa, la sco-
perta di questo tesoro della enologia mondiale
si è svolta lo scorso 29 aprile nel prestigioso
Katane Palace Hotel, attraverso le annate
1991, 1995, 1996, 1997 e 1998.
Un incontro d’élite, molto atteso e apprezzato.
Senza timore di essere smentiti, possiamo af-
fermare che la Storia del vino francese ha fatto
tappa in Sicilia, con il re di Sauternes che ha
raccontato il mito della viticoltura d’oltralpe,
un’istituzione che dura da centocinquant’an-
ni e che non è un caso se già nel classement
del 1855 fu inserito in una categoria a parte dei
vini di Bordeaux, al di sopra degli stessi premier
cru, unico ad essere denominato superieur, tra
le produzioni di Sauternes e Barsac. Così, pas-
sando dai documenti ingialliti dell’epoca, che
narrano di un modo unico e tutto transalpino
di intendere il terroir e la tradizione vitivinicola,
la verticale ha consentito di tradurre nei colori
ambrati, dorati, lucenti, nei profumi ricchi e sor-
prendenti, nei sapori infine inimitabili, la Poesia
che questo vino rappresenta. La sua antologia?
È certamente nelle “opere” migliori, come le
annate 1900, 1921, 1928, ’29, ’36, ’45, ’47 e
poi ancora del ’49, del ’50, quella insuperabi-
le del ’59 e quella straordinaria del 1967. È la
letteratura prodotta dai 113 ettari complessivi
Carlo Guzzardi e Gaetano Prosperini
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 372
dei vigneti di Chateau d’Yquem, dove la botrytis
cynerea o pourriture noble (muffa nobile), attra-
verso una raccolta manuale quasi maniacale in
tutto il suo fascino, tramuta gli acini di Sémillon
e Sauvignon Blanc in un bene speciale. Un
bene che è giustamente considerato patrimonio
mondiale del mondo enoico, non quello freddo
di dati statistici e studi scientifici, bensì quello
strettamente legato alla magia, al mistero, al la-
voro dell’uomo che si fa artigiano e sacerdote di
un evento unico, cercatore d’oro e scopritore di
un mondo solo da pochi esplorato. Lo raccon-
tano le cronache sin dal 1785, quando i vigneti
erano di proprietà della famiglia Lur Saluces,
fino ai giorni nostri, che lo Chateau d’Yquem è
della multinazionale LVMH (Louis Vuitton Moet
Hennessy), che a maggio 2004 ha nominato
come presidente e direttore Pierre Lurton, che
dal 1990 dirige anche il celebre Cheval Blanc a
Saint-Emilion.
Le cinque annate degustate nel contesto sici-
liano hanno così svelato i profumi soavi di vani-
glia, di mandorla, di fiori raffinati e tropicali, fino
a quelli più decisi di affumicato. Profumi che al
gusto si sono tradotti in ricche albicocche di un
giardino inaccessibile, banane mature, ancora
mandorla fresca, spezie di paesi remoti come
nei racconti dei grandi viaggiatori, come Marco
Polo, e dei grandi sognatori, come Dumas o
Salgari, intenso sapore dolce di zucchero di
canna concentrato. Ottima, allora, la scelta di
abbinarlo a una degustazione altrettanto uni-
ca, con scaloppa di foie gras su crostone al
Sauternes con spinaci all’aceto di mele, mela
verde e pane ai fichi e, per concludere con la
stessa eleganza e adeguata armonia, gelato di
gorgonzola dolce e piccante con croccante di
arachidi. Il risultato è stata l’untuosità del fegato
sciolta dai passaggi altrettanto eleganti del vino,
i formaggi saporiti fattisi ambasciatori della dol-
cezza unica di questo Sauternes, preparando il
palato a degustazioni successive.
L’Impossibilità, allora, si è svelata come il vino
e ha dato coraggio all’uomo e forza di esplo-
rare. Le nebbie notturne e mattutine dei vigneti
bordolesi hanno abbracciato quest’angolo di
Sicilia. Il Mediterraneo francese ha chiamato
il Mare Nostrum nordafricano, quasi che tutto
questo nostro oceano volesse essere contenu-
to per una sera in quei bicchieri, ricordandoci
che i viaggi affascinanti sono ancora possibili,
che i sogni sono ancora realizzabili e che, fino a
quando ci sarà la Poesia, ci sarà anche qualche
poeta disposto a raccontarla. Meglio ancora se
con il calice colmo di oro ambrato, con il mar-
chio unico, tra quelle gocce e quelle onde, di
Chateau d’Yquem!
G. Prosperini (Delegato), V. Cardaci Ama (Relatore), A. Carbone (Tesoriere), C. Guzzardi (Segretario)
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 73
CHATEAU D’YQUEM 1991Il vino si rivela subito nel suo intenso colore giallo oro carico. Al naso, vivi sentori di confet-tura di arancia e mela cotogna, con note di miele e caramello. In bocca è rotondo e senza ecces-si, sostenuto da una buona aci-dità. Il vino è evoluto, con note di uva di Corinto e tiglio. Si adatta benissimo su diversi piatti, par-ticolarmente su formaggi erbori-nati piccanti.
CHATEAU D’YQUEM 1995Questa annata colpisce per il suo colore oro brillante. Evoca prima profumi di dolci alla frutta, poi si apre leggermente su note di miele, di albicocca secca, di mandorle. Sensazioni in bocca intense, il volume e la potenza sono un vero festival di piaceri molto variegati. Questo vino si prende tutto il tempo necessario per esprimere al meglio l’armo-nia che, infine, invade il palato, per regalare sapori di marmellata e di pan pepato. Da degustare dopo cena, come vino da me-ditazione.
CHATEAU D’YQUEM 1996Il 1996 rimane una delle annate recenti che riflette al meglio l’inte-ro terroir di Yquem. Ammirevole, equilibrata, classica ed elegante. Il colore è di un brillante giallo dorato, con riflessi oro antico. Il profumo, una vera esplosione di purezza dello zafferano, cui seguono sentori classici di al-bicocca, fico e mela cotogna, con note agrumate e pompelmo in primo piano; marcate le note floreali, le nuances di vaniglia e pane tostato. Di grande classe ed eleganza, come tutti i mille-simi “classici” di Yquem, con un comportamento molto garbato. La potenza si rivela al palato, sotto forma di concentrazione
zuccherina, che avvolge e con-quista. Un vino estremamente seducente. La sua predisposi-zione all’invecchiamento è prati-camente illimitata.
CHATEAU D’YQUEM 1997
Vino di una complessità rara. Colore oro ambra splendente, naso nell’immediato ancora poco espressivo, dove la muffa nobile si fa chiaramente sentire e do-mina con, ancora timide, note di albicocca e vaniglia, accenni di mandorla marzapane (in Sicilia, Pasta Reale o frutta Marturana) e nervose striature minerali appena accennate. La bocca conferma l’impressione di un vino giovane che deve ancora svilupparsi, di grande densità e potenza, con un gusto di arancia candita e frutta secca, un’acidità viva e profonda, equilibrio, persistenza e una complessità che s’indovina appena ma che, dopo qualche minuto, si manifesta enorme. Da degustare in buona compagnia, possibilmente in numero dispari, purché meno di tre.
CHATEAU D’YQUEM 1998
Il colore è di un bel giallo leg-germente dorato, ma il vino è ancora troppo giovane per po-tersi esprimere al primo naso. Si deve attendere pazientemente prima di percepire note agruma-te, uva passa e sentori floreali, come il tiglio. Profumi ancora ti-midi. Comunque si riconosce la grande qualità olfattiva e il suo potenziale. In bocca è rotondo e il volume occupa tutto il palato. Dolcezza e acidità giustamen-te sufficienti. Si percepiscono sapori di mandarino, albicocca, gelatina di frutta. Lo abbiamo im-maginato in compagnia di ostri-che, preferibilmente “Belon du Belon 00”.
Note di degustazione
Newsdal MONDO
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 374
Il mercato americano? Alla ricerca costante della novità
Per Leonardo Lo Cascio, pre-
sidente di Winebow, uno
dei maggiori importatori di
vini italiani in Usa (Allegrini, Argiolas,
Di Majo Norante, Falesco, Galardi,
Leone de Castris, Mastroberardino,
Montevetrano, Tasca d’Almerita,
Valdipiatta,Valle Reale, Zenato), il pro-
filo del consumatore medio a stelle e
strisce “è poco sofisticato, e anche la
cultura del cibo e del vino, fuori dalle
grandi città, sta iniziando a formarsi
adesso. Continua a crescere il Pinot
Grigio, di buona acidità, e dal buon
rapporto qualità prezzo, perché non
esiste un’alternativa altrettanto effica-
ce allo Chardonnay: non tutti amano il
bianco barricato e un po’ dolce, che
è quello che si fa in California. Vola il
Prosecco che, può sorprendere, ma è
diventato l’alternativa, nelle bollicine, ai
prodotti della Francia e della California.
Poi c’è tutta l’area degli autoctoni ita-
liani, soprattutto quelli del Sud come
Aglianico, Negroamaro, Nero d’Avola,
Montepulciano e Primitivo. Non è raro
andare in un wine bar e trovare que-
sti prodotti al bicchiere, un fenomeno
destinato a crescere molto nei prossi-
mi anni. E poi grande successo per i
vini veneti in generale anche perché il
consumatore meno preparato si affe-
ziona a prodotti di cui capisce imme-
diatamente la natura”.
Anche Michael Mondavi, a capo
di FolioWine, famosa società d’im-
portazione di vini in Usa (Caprai,
Donnafugata, Frescobaldi, Masi,
Tenuta dell’Ornellaia), conferma che
“oggi i vini italiani sono molto stimo-
lanti. E gli americani amano anche il
loro stile: i vini italiani nascono come
complemento al cibo. Il Prosecco
sta andando in modo sensazionale. Il
consumatore americano ha amato lo
Champagne per anni, adesso si gode
di più il Prosecco. Ci sono poi i vini
umbri, toscani, siciliani, veneti, tutti
con diversi stili diversi, ognuno con
una varietà naturalmente legata alla
propria regione. Il consumatore medio
americano oggi è più giovane, ha vo-
glia di scoprire ciò che un vino si por-
ta dietro e i prodotti italiani da questo
punto di vista sono imbattibili”.
“Il mercato americano sta facendo
cose fenomenali con il vino italiano -
spiega Marc David Taub, ceo di Palm
Bay, altra importante società d’im-
portazione di vini negli Stati Uniti (tra
gli altri, Cavit, Col d’Orcia, Ferrari,
Feudi di San Gregorio, Fonterutoli,
Mandrarossa, Mazzei, Planeta, Rocca
delle Macìe) - e si sta riprendendo
estremamente bene dalla crisi econo-
mica. Registriamo grandi crescite su
tutta la linea, da Fontanafredda, a tutti
i nostri vini del Piemonte con i quali
stiamo facendo molto bene, dopo un
periodo leggermente difficile per la re-
cessione economica, ma l’amore per i
Barolo e i vini da Nebbiolo in America
è grande, e nel canale on-premis stan-
no andando davvero molto bene. Il
Pinot Grigio continua a guidare il trend
di tutti i vini italiani in termini di crescita
complessiva e anche il Moscato sta
vivendo un momento particolarmente
propizio. Guardando al resto d’Italia, ci
sono grandi possibilità di crescita per
Campania e Sicilia con Falanghina,
Greco di Tufo e Aglianico e c’è un
grande interesse per i vini tradizionali
di Sicilia: Planeta ha fatto un grande
lavoro per far conoscere il territorio si-
ciliano. Vediamo una straordinaria cre-
scita complessiva per l’Italia de vino e
si annuncia un altro grande anno per il
vino italiano in America”.
Newsdal MONDO
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 75
Grande tecnologia ed attenzione all’uso di fitofarmaci in Brasile
Siamo a São Joaquim, nella
Pericó Valley, a 1.300 m. slm
dove a fine aprile-inizio ma-
ggio si completa la vendemmia dei
vini a bacca rossa dopo la raccolta
dello chardonnay e di altri vini a bacca
gialla. E’ una zona dove il microcli-
ma premia la qualità: 24 Cº durante il
giorno e 3 Cº nella notte e nelle prime
ore della mattina.
A fine vendemmia specialisti ed ad-
detti ai lavori si sono incontrati per
partecipare ad incontri organizzati
con l’amministratore della Vinícola
Pericó, sr. Wandér Weege e con
l’agronomo ed enologo dell’azienda
Jefferson Sancineto Nunes, Presidente
dei Sommelier Internazionali del
Brasile. L’evento è stato organizza-
to per osservare il funzionamento
della nuova ed innovativa tecnologia
presente in azienda: dal primo pol-
verizzatore al tunnel (che permette di
ridurre del 95% l’uso di funghicida, un
macchinario importato dall’Italia, il pri-
mo venduto in Sud America) e vedere
all’opera un comodo trattorino per la
raccolta “ad altezza grappolo“.
Notizia inviata da Sandra Maria Trucolo
Wander Weege e l'enologo Sancineto Nunes
Il polverizzatore La raccolta con un mini trattore
di Gladys Torres Urday
Newsdal MONDO
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 376
Sulla strada del Pisco tra leggende e naturalezza
La “Ruta del Pisco e del vino” si sviluppa lungo il litorale peruviano, itinerario ricco ed
affascinante pieno di emozioni e di cultura pre-Inca.Partendo da Lima, la capitale peruviana, si arriva a Ica e Pisco, sud del Perù, terra del vino e del Pisco, dove fu trovata la prima mappa realizzata per il sacerdote Diego Mendes (1574) indicante la città di nome Pisco.A Ica troviamo alcune delle più famose e antiche bodegas de pisco e de vino del Perù. Tres Generacione è sicuramente una delle più importanti ed è diretta da Doña Juanita Martinez de Gonzales. Continuando troviamo una bella oasi circondata dalle dune sabbiose, la famosa laguna de huacachina, nome che in linguaggio quechua significa “pianto di donna”. Una leggenda narra
che un sacerdote Inca trasformò in laguna una donna che si lamentava per la perdita dell’amante. Sempre nella città di Ica si svolge nella prima settimana di marzo il Festival della Vendemmia con la tradizionale pisa de la uva, sfilata di carri, balli tipici come la famosa marinera e un concorso di cavali “al passo”. Luoghi unici sono anche la Riserva Nazionale marina di Paracas e le isole Ballestas, due aree naturali protette dove si può ammirare un panorama mozzafiato pieno di colori che vanno dal rosso al ruggine, dall’ocra al giallo intenso e dove, tra le bellezze delle formazioni rocciose, vivono nutrie, leoni marini, pinguini, delfini e più di duecento specie di uccelli. Continuando verso sud troviamo le Linee di Nacza, uno dei più grandi enigmi del mondo, dichiarato Patrimonio Culturale dell’Umanità. Gigantesche linee e disegni sono
disseminate su un’area di 500 kmq circa e formano 300 disegni geometrici visibili solo dall’alto. È un’esperienza unica, sicuramente da non perdere dove leggenda e la fantasia si fondono
Il Pisco è considerato Patrimonio culturale del Perù
Collare del Catador de Pisco
Distillare del Pisco
Doña Juanita Martinez de Gonzales
Newsdal MONDO
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 77
in un unicum affascinante. Continuando lungo la Panamericana sud arriviamo ad Arequipa, seconda città del Perù, la Ciudad Blanca.La bottega El Fundador produce un pisco a denominazione d’origine. Da ammirare ad Arequipa la famosa Cattedrale e il Convento di Santa Catalina, un monastero dove venivano “recluse” le nobildonne nell’epoca coloniale. Nella bellissima Valte de Vitor, poco distante da Arequipa, troviamo una delle più antiche botteghe di vino e di pisco El Abuelo. A pochi chilometri di distanza la Valle de Majes con la Viña de Pitis s.r.l. e la Bodega Cepas De Loro della famiglia Ullen. Nei deserti che circondano la Valle de Majes troviamo i Petroglifos de Toro Muerto una zona ricca di arte rupestre e repertii preistorici. Più a sud troviamo il Cañon del Colca, un canyon tra i più profondi al mondo dove incontrastati si possono ammirare i Condor, uccelli dalle grandi aperture alari considerati sacri fin dai tempi degli Incas.Moquegua e le valli fertili di Locumba Sama e Caplina sono le migliori riserve vitivinicole del Perù. In queste vallate troviamo il gotha del vino e del Pisco
peruviano con le botteghe di Biondi, Salas, Zapata e Villegas.
PARLIAMO DI PISCOIl pisco, per essere ufficialmente riconosciuto come tale, non deve solo avere struttura, sapore e profumo inconfondibili, ma soprattutto deve essere ottenuto e prodotto esclusivamente nei dipartimenti di Lima, Ica, Arequipa, Moquegua, e los valles de Locumba, Sama e Caplina, nel dipartimento di Tacna, tutte situate nel centro-sud del Perù. Questo severo standard tecnico è
stato imposto dallo stato peruviano per proteggere la denominazione d’origine della bevanda e prevede che: “La denominazione PISCO è di origini peruviane e si riferisce ai prodotti ottenuti dalla distillazione dalla fermentazione esclusivamente di grappoli d’uva freschi nei territori sopra menzionati, non si includono in questa classificazione né i mosti precedentemente fermentati per diversi mesi, né vini invecchiati, né è permesso aggiungere acqua per ridurre il suo grado alcolico né sviluppare metodi di distillazione alternativi a quelli degli alambicchi o delle falcas con funzionamento discontinuo”.
Vista aerea delle Linee di Nazca
Jaime Reategui, Catador de Pisco Il Condor nelle Valle del Colca
L'antica mappa della città di Pisco
Newsdall'ITALIA
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 378
A Cibus Tour di Parma la FISARnuovamente insieme a Slow Food
Grande l’interesse del pubblico fin dal-le prime battute a Cibus Tour a Par-ma (15-17 aprile 2011) con uno spa-zio Enoteca di 600 vini gestito dalla FISAR.
Con la partecipazione del Mini-stro delle Politiche Agricole e Forestali, Saverio Romano, si è
svolta a Parma la fiera “Cibus Tour”, una nuova manifestazione aperta al grande pubblico che presenta i pro-dotti alimentari d’eccellenza, sia indu-striali sia alimentari.Migliaia di visitatori hanno affollato gli stand per informarsi, degustare ed ac-quistare il meglio della produzione ali-mentare italiana. Nel grande spazio or-ganizzato da Slow Food, “Po(R)co ma Buono”, sono stati presentati buona parte dei 34 salumi Dop e Igp d’Italia nel corso di vari seminari e show coo-king con chef nazionali ed internazionali che hanno lavorato sulle carni suine ed una importante selezioni di vini italiani. “Slow Food porta a Cibus Tour il meglio della norcineria italiana e internazionale e dei vini, prediligendo come sempre i prodotti di qualità. Sia nei Laboratori del Gusto sia nelle Tavole rotonde af-frontiamo il tema della salute dei con-sumatori e del benessere animale, con interventi e consigli degli esperti del settore”, racconta Roberto Burdese, Presidente di Slow Food Italia. “La gui-da “Diamoci un taglio. Come sceglie-re la carne”: poca ma buona, pulita e giusta, realizzata con ActionAid e pre-sentata domenica, offre informazioni utili per conoscere e capire meglio quel che si cela dietro la filiera suinicola, for-nendo notizie sulle sue caratteristiche
a famiglie e operatori del settore per un acquisto responsabile. L’obiettivo è coniugare il piacere con una maggio-re consapevolezza, riscoprendo usi e tradizioni che possono indirizzare alla sostenibilità” conclude Burdese. La FISAR, dopo la positiva esperienza del Salone del Gusto di Torino, è stata nuovamente chiamata a gestite l’im-portante Enoteca di Slow Food con 27 sommelier capitanati da Vincenzo Fragomeni e Fiorenza Cambiaghi. 600 erano i vini italiani presenti, suddivisi per regioni, con una selezione speciale di Franciacorta e Lambruschi. Preso d’assalto anche lo spazio in-formazioni FISAR davanti all’enote-ca dove Elena Simonetti e Massimo Ghezzi della delegazione di Piacenza accoglievano i numerosi enocuriosi il-lustrando le peculiarità e le prerogative della FISAR.I sommelier a servizio, provenienti dal-le Delegazione di Piacenza e di Torino, scelti dal Responsabile Nazionale dei Sommelier FISAR Luigi Mastrocicco
sono stati: Fragomeni Vincenzo, Cam-biaghi Fiorenza, Visconti Enore, Cor-dani Gianluca, Cordani Matteo, Serena Sergio, Fontana Daniele, Capelli Ste-dano, Acquaviva Luca, Ballerini Bona, Colloca Pasquale, Ercole Patrizio, Gionco Clara, Savettiere Maria Rita, Mecaj Daiela, Mangiafico Roberto, Ti-ramani Alberta, Bosi Walter, Fogliazza Daniele, Di Stefano Umberto, Segalini Stefano, Cipelli Silvia, Grandini Jessi-ca, Montanari Ivan, Buzzetti Germana, Stragliati Michele e Lanzieri Andrea.
79Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 79
fin amiglia
FISAR di Catania: l’eleganza dei vini bianchi siciliani
“I vini bianchi sono meno im-portanti dei rossi… Non conviene fare invecchiare
un vino bianco... È difficile trovare un bianco da meditazione…” Potremmo continuare, ma poi l’elen-co dei luoghi comuni si allunghereb-be troppo. Già, perché purtroppo è difficile estinguere i falsi miti. Difficile, ma non impossibile. Di questo ne è fermamente convinta la Delegazione Fisar di Catania, che nei suoi corsi per sommelier, così come nelle sue sera-te tra soci e simpatizzanti, da sempre conduce una campagna elettorale a favore del gusto e dell’eleganza. Anche sul fronte dei vini bianchi.Un esempio concreto è stato l’ultimo appuntamento di marzo con il “Club del Venerdì”, il consueto incontro che la Delegazione etnea organizza nella propria sede, al Katane Palace Hotel. Si è trattato di un incontro squisito e originale, al tempo stesso, visto che ad essere allestita per i circa cinquanta soci partecipanti è stata una verticale di Chardonnay di Tasca D’Almerita,
con le annate 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2005 e 2009. Una testi-monianza dal vivo, dunque, di come anche i vini bianchi possano invec-chiare degnamente, conservando in maniera equilibrata ed elegante gusto, sentori, acidità, a dispetto degli anni. A presentare le diverse annate, le carat-teristiche di ogni singola vendemmia e la forza che i vini siciliani possiedono, sono stati il presidente nazionale del-la Fisar e direttore di corso a Catania, Vittorio Cardaci Ama, e Giuseppe Tasca, uno dei diretti discendenti dei conti D’Almerita, titolari dell’omonima azienda, sul mercato dal 1830. Le produzioni di questa importante realtà siciliana spaziano dalle vigne sull’Etna alla tenuta di Camporeale, dai ter-reni di Regaleali ai paesaggi isolani di Mozia e Capofaro. “Non è usan-za della nostra regione invecchiare i vini bianchi, – ha spiegato Giuseppe Tasca – ma la nostra filosofia è anche quella di non copiare nessuno e di dare valore ai singoli vigneti”. Mentre il servizio, impeccabile, è stato affida-
to al delegato Gaetano Prosperini e al collega sommelier Franco Chisari, con l’organizzazione coadiuvata dal segretario Carlo Guzzardi, con la col-laborazione di Antonella Carbone e Susy La Rosa, l’incontro ha assunto i toni di un affascinante viaggio tra le cantine e i vigneti siciliani, alla sco-perta delle potenzialità, dei sapori, dei profumi di questa terra. Nei sette calici presentati agli ospiti, hanno bril-lato del loro giallo dorato, via via più intenso, gli altrettanti bianchi: il 1998? Elegante Igt, con meno acidità del 1999, equilibrato, quasi da meditazio-ne, degno di gareggiare con un rosso (il ’98 è l’unico che abbia il 13,5% di gradazione alcolometrica, tutti gli altri sono tra i 14% e i 14,5%). Il ’99? Una Doc Contea di Sclafani di carattere. Il 2002? Un’altra Doc con al naso sen-tori di miele, al gusto sapido, con note minerali. Il 2005? Un Igt Sicilia giallo dorato, con una pioggia più primave-rile che invernale che ha caratterizzato tutta la vendemmia di quell’anno. Così, tra i sorrisi di soddisfazione per la riuscita dell’incontro e i dati tecnici alla mano (epoca di vendemmia, ana-lisi del mosto, resa di uva per ettaro, clima, fermentazione e affinamento), un altro punto può essere segnato a favore dei bianchi, in particolare sici-liani, nella speranza che quei luoghi comuni di cui scriviamo sopra abbia-no davvero vita breve. Grazie anche alle “battaglie del gusto” della Fisar di Catania!
Notizia inviata da Antonio Iacona
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 38080
fin amiglia
La Delegazione di Prato al Castello del Trebbio
Una giornata grigia e piovosa ha ac-
compagnato i Sommelier e i simpatiz-
zanti FISAR della Delegazione di Prato
nella zona del Chianti Colli Fiorentini
e Chianti Rufina. La visita al castello
del Trebbio è stata una piacevole ri-
velazione non solo per l’aspetto eno-
gastronomico, ma anche per l’aspet-
to storico culturale. Il gruppo è stato
accolto con squisita cordialità dallo
staff di Stefano Casadei, il padrone di
casa.
Il castello fu costruito dalla famiglia
dei Pazzi fra il XII e il XIV nel feudo di
Monte Croce. Sembra che qui sia sta-
ta ordita nel 1478 la famosa Congiura
dei Pazzi.
Dal 1968 il castello è di proprietà della
famiglia Baj Macario-Casadei. Intorno
ad esso si è sviluppata una fiorente
produzione vitivinicola con vini impor-
tanti a denominazione Chianti Rufina.
E’ un castello che di vecchio ha solo le
mura; dentro ci sono la vita e l’opero-
sità di quanti l’abitano e portano avan-
ti un’azienda di grande spessore.
Adagiato su di un poggio, fa ammira-
re vigne ed oliveti in mezzo ai quali si
intravedono le antiche case coloniche
divenute eleganti dimore nella quiete
delle verdi colline toscane.
Nelle cantine e nelle carceri, davanti
ad un susseguirsi di botti, Gianni, il
direttore commerciale illustra come
viene fatto il vino, come si creano uve
e vini che siano espressione dei luoghi
e terre di provenienza:dalle parole tra-
spaiono il grande amore e la grande
dedizione all’azienda.
“Evento FISAR 19 Marzo 2011” c’è
scritto sulla brossure che ogni ospite
trova sul tavolo: inizia la degustazio-
ne dei vini del Castello del Trebbio,
ma anche della Tenuta Casa Dei, e
dell’Azienda Agricola Olianas.
Legato alla storia del Castello del
Trebbio è il “Bianco della Congiura”,
un IGT del 2009, fatto di Riesling al
50%, Pinot Grigio al 20%, Manzoni al
20%, Viogner 10%. Le uve provengo-
no dalla zona più fredda della valle del
Sasso, dove durante l’anno ci sono
forti escursioni termiche. Un vino frut-
tato con note floreali, sapido, fresco,
con una buona equilibrata acidità.
Il “Lastricato” 2007, Castello del
Trebbio, ricorda in pieno il territorio di
provenienza. Questo Chianti Rufina
DOCG Riserva, Sangiovese in purez-
za, si presenta con un colore rubino
intenso, ed emana profumi di frutta
matura e sentore di spezie. Si rivela
fine ed armonico dal giusto equilibrio
fra acidità e tannini, di buona consi-
stenza.
Della Tenuta Casadei un blend di uve
del Mediterraneo costituisce l’uvaggio
del “Sogno Mediterraneo”, costituito
da Sangiovese, Syrah, Alicante, Petit
Verdot, Cabernet Sauvignon, Merlot.
Quello che noi degustiamo è un IGT
2008, affinato in barrique per 12 mesi.
Si presenta elegante nei suoi profumi,
intensi di frutta; sapido; con una pia-
cevole persistenza. Un vino che, per
rifarsi all’etichetta, sa davvero di so-
gno…
Il “Filare 18” è il secondo vino della can-
tina Casa Dei: un IGT 2008, Cabernet
Franc in purezza. Un vino di grande
concentrazione, fortemente struttura-
to, affinato in barrique francese, equili-
brato. Dal colore rosso rubino intenso,
emana odori di frutta ed aromi speziati
di liquirizia. Un’eccellenza, vanto della
tenuta Casadei.
Della tenuta Olianas, abbiamo gustato
il “Cannonau”, un DOC Sardegna del
2009, fatto da uve Cannonau al 95%
e uve Tintillu al 5%. Un modo nuovo di
affrontare la vinificazione di un antico
vitigno sardo: una macerazione non
lunghissima, la giusta maturazione,
una speziatura dovuta ad un uso sa-
piente del legno, portano ad un con-
cetto nuovo di fruttosità e freschezza.
Un vino ingentilito, diverso dal classico
rude Cannonau, che libera sentori di
frutta matura, e richiama aromi di gi-
nepro. Lascia un piacevole senso di
morbilità.
L’incontro si è concluso nella “Sosta
del Gusto”degustando:
Garganelli fatti in casa con ragù di
manzo alla chiantigiana; una tagliata di
manzo con pesto di pomodori secchi,
olive nere, e origano; ed un contorno
di patate all’antica…accompagnati da
un “Armonia 2008” Tenuta Casadei
ed un “Chianti 2009”. Per finire un
Dessert di crema bruciata all’anice
stellato e arancio.
Un privilegio l’aver gustato prestigiosi
vini abbinati ad antichi sapori, all’om-
bra di un fortilizio che di vecchio ha solo
le mura ed intorno al quale l’operosità
di uomini volenterosi e intraprendenti,
come Stefano Casadei, portano lon-
tano il meglio della viticoltura italiana.
I vini degustati sono tutti pluripremiati
ed annoverati da 4 a 5 grappoli delle
maggiori testate giornalistiche del set-
tore vitivinicolo.
Inoltre, questa azienda rinomata è vin-
citrice del “Great Wine Capitals”.
Una giornata importante per la
Delegazione Pratese, alla scoperta
di luoghi storici, spesso sconosciuti,
dove, però, la mano dell’uomo crea
eccellenze nel mondo della vinicultura.
Notizia inviata da Vanda Ingarozza
della delegazione di Prato
Molti discorsi a braccio e
tanta spontaneità, come
si conviene ai più esperti
relatori, durante l’incontro “Memorie
di vino”, tenutosi lo scorso 26 Marzo
nelle sale del Museo della Mezzadria
di Buonconvento. L’evento, organiz-
zato dalla FISAR Delegazione Siena
Valdelsa in collaborazione con la
Delegazione Valdichiana e il Museo
della Mezzadria, ha richiamato un
grande interesse riempiendo la sala
adibita alla conferenza. è il profes-
sor Gianfranco Molteni, direttore del
Museo, ad aprire le danze, rievocan-
do i suoi ricordi in materia di cucine,
vino e osterie. Racconta l’atmosfera
accogliente delle cucine contadine di
una volta, dove produzione e consu-
mo di cibo avvenivano nel medesimo
ambiente, e spiega il pericoloso ruolo
delle osterie: “era l’unico luogo dove
i mezzadri si incontravano, risultava
spesso politicamente caldo e quindi
molto temuto dai proprietari terrieri”. La
parola passa alla professoressa Diana
Mancini che parla di vino attraverso
due grandi filosofi: Friedrich Nietzsche
e Søren Kierkegaard. Nietzsche, no-
nostante fosse astemio, vedeva nel
godere del vino un gesto liberatorio:
bisogna danzare ebbri inneggiando a
Dioniso, per poter vivere il mistero del-
la vita. Kierkegaard paragona rimem-
branza e vinificazione: rimembrare
significa rivedere gli eventi significativi
della vita che, dopo lunghi “affinamen-
ti” nella nostra soggettività, vengono
“stappati” e assaporati nel loro gusto
nuovo. Poi Giampaolo Zuliani, docen-
te FISAR, spiega come, a differenza
delle immagini, sia molto difficile rico-
struire un profumo nella nostra testa;
esso, sensazione sfuggevole e evane-
scente, diventa però nitido e radicato
quando lo associamo ad una situazio-
ne emotiva: allora memoria e profumo
si legano inscindibilmente, e diventano
parte del nostro bagaglio sensoriale.
Infine Marzio Berrugi, storico docente
FISAR, illustra il mondo dei vini fortifi-
cati più famosi, quali il Marsala, il Porto
e lo Sherry. Grazie alla sua esperienza
e alle sue parole ricche di riferimenti
non solo legati al vino, i profumi di-
ventano immagini, e viceversa: così,
in un buon Marsala, possiamo addi-
rittura trovare “sentori di paesaggio”.
Berrugi conclude la serata guidando
la degustazione del Marsala Donna
Franca di Cantine Florio, accompa-
gnato da un armonioso abbinamen-
to di formaggio, suggellando così la
splendida serata, che serberemo nella
cantina della nostra memoria, proprio
come il buon vino. (Max Brod)
Notizia inviata da Filippo Franchini
della Delegazione Siena Valdelsa
Memorie di vino: incontri che non si dimenticano
81Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 81
fin amiglia
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fin amigliaSerata in compagnia del Greco di Tufo
con la FISAR di AvellinoGrande successo della serata enogastronomica tenutasi il 20 Aprile scorso nel borgo medievale di Montemiletto, piccolo centro sulle colline dell’Irpinia.“Un Bambin…….Greco”, questo il nome dell’evento or-ganizzato dal Dott. Agronomo Gerardo Perillo, delegato F.I.S.A.R. di Avellino, e ospitato dalla vineria-ristorante Palazzo Paladino, nella splendida cornice dell’omonimo edificio settecentesco ubicato nel centro storico del picco-lo comune dell’avellinese.Una serata all’insegna dei sapori tradizionali della terra irpi-na, perfettamente in linea con lo spirito statutario dell’As-sociazione, che ha avuto come protagonista uno dei tre vini docg della provincia, il Greco di Tufo prodotto dalla Cantina Bambinuto, una piccola azienda a conduzione fa-miliare, situata nel comune di Santa Paolina, che, nono-stante la giovane età – Bambinuto nasce solo nel 2006- ha saputo ritagliarsi il suo spazio nel ricco panorama della vi-ticultura irpina e campana, ottenendo buoni riscontri sia di pubblico che di critica. Un successo dietro al quale si cela la scommessa del giovane avvocato Marilena Aufiero che, con coraggio e passione, ha abbandonato l’ars oratoria per prendere le redini dell’azienda di famiglia e che, in un momento in cui la crisi economica continua a far sentire i suoi effetti anche nel comparto vitivinicolo, porta avanti con grande determinazione la decisione di non piegarsi alle logiche commerciali che vedono trionfare vini omologati e costruiti artificiosamente, proponendo un vino schietto e sincero che non nasconde nulla e che, grazie alla conser-vazione della genuinità e dell’autenticità dei frutti dei suoi vigneti, permette a chi lo gusta di riconoscere l’odore e il sapore della terra di provenienza. Fiore all’occhiello della produzione dell’azienda proprio quel Greco di Tufo de-gustato durante la serata, in abbinamento ad alcuni piatti tipici preparati secondo le ricette dell’antica tradizione con-tadina, e proposto da Bambinuto in tre diverse versioni: il Greco di Tufo Docg 2010, la versione base, un vino dalla gradazione alcolica di 13, 5% vol., di grande struttura, fre-schezza e armonicità, che deve l’intensità del colore e il grande potenziale aromatico alla criomacerazione; la se-lezione del Picoli Greco di Tufo Docg 2009, un vino venu-
to anch’esso dal freddo, dal colore oro intenso, dalla fre-schezza agrumata e dal forte corredo aromatico minerale, affinato sulle fecce per cinque mesi e dalla gradazione di 14,5% vol; un Passito di Greco di Tufo di prossima uscita, campione da botte, un vino denso, dal profumo di datteri e fichi secchi cui sono stati abbinati dei biscotti al vino Greco realizzati dal Torronificio Di Iorio di Montemiletto e frutto della creatività e di una collaborazione tutta al femminile tra Cantina Bambinuto e la titolare dell’azienda dolciaria.La serata, che ha visto, tra l’altro, la consegna degli at-testati di partecipazione agli allievi del corso di primo li-vello per Sommelier organizzato dalla delegazione Fisar di Avellino e la presentazione del programma dei prossimi eventi della stessa, si è fregiata della partecipazione del Master Sommelier Gabriele Massa, delegato Fisar dell’iso-la di Capri ed esperto nell’arte della “decapitazione” della bottiglia, che ha voluto concludere la serata con uno sce-nografico brindisi, stappando una bottiglia di champagne con l’antica e spettacolare tecnica del sabrage.L’impeccabile organizzazione della delegazione irpina, uni-ta all’entusiasmo e alla viva partecipazione dei presenti, ha fatto della serata un evento riuscitissimo che ha assolto in modo intelligente e divertente la finalità della valorizzazione del patrimonio enogastronomico locale, dimostrando, an-cora una volta, quanto il gesto del bere, così come quello del mangiare, lungi dall’essere una mera risposta a un bi-sogno fisiologico, sia un gesto di cultura, un atto di comu-nione e un momento di grande socialità.
Notizia inviata da Mafalda Corbo della Delegazione Fisar Avellino
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
XXIXPRIMAVERA IN VALDICHIANA
…29 Primavere sono passate e sul frontespizio del menù “Primavera in Valdichiana” un delicato pro-filo femminile del Botticelli (or-mai emblema del Convivio della Delegazione Valdichiana) invita i presenti a prendere conoscen-za e gustare i piatti della sera-ta accompagnati degnamente da vini del territorio: Chianti LE
GAGGIOLE D.O.C.G.2009 Fazi Battaglia, LEONE ROSSO 2009 Fattoria del Colle- Cinelli Colombini, Chianti Classico D.O.C.G. riserva 2007 IL GRIGIO - S. Felice, Moscato d’Asti D.O.C.G. VALLEBELBO.È la sera del 2 Aprile 2011 e l’evento si svolge in una de-pendance del Ristorante “Da Domenico” adiacente al Santuario Le Vertighe a Monte San Savino. L’ambiente è accogliente, luminoso, vestito a festa ed i Sommelier Marilena Sensi, Claudia Masiello ed Enrico Erranti sono già pronti per il loro servizio. Sono presenti tra gli ospiti, giornalisti, personalità del Comune di Sinalunga, rappre-sentanti dell’AICOO ed i soci fisariani che nella serata par-teciperanno all’assegnazione del Premio che ogni anno la Delegazione consegna, come degno riconoscimento, a chi opera nel campo enogastronomico e fa del suo lavoro un compito di valorizzazione dei prodotti territoriali sia egli giornalista, cuoco, enologo.Quest’anno la targa di riconoscimento è andata ad un per-sonaggio del nostro territorio che ci rappresenta in tutta
Italia e oltre e viene chiamato “La signora del vino”. È la dottoressa Donatella Cinelli Colombini, una prima donna fra le prime donne dell’imprenditoria che nelle sue due aziende: Casato Prime Donne a Montalcino e Fattoria del Colle a Trequanda rappresenta e dimostra come l’operato al femminile possa portare a traguardi ragguardevoli e di competenza nel campo dell’enologia. Il menu della serata è stato curato dagli chef Piero Lapini, attualmente Presidente dell’AICOO, e Marcello Clemente; ad essi il Consigliere Franco Rossi ha consegnato un riconoscimento per l’ot-timo lavoro condotto in cucina, a delizia dei palati più esi-genti. È doveroso aggiungere che Piero Lapini ha assunto anche la carica di Presidente provinciale dell’Associazione Cuochi Arezzo dal 1992 al 1995 e vanta prestazioni per la Regione Toscana e provincia di Arezzo come rappresen-tante ed esperto culinario a livello internazionale.I vini abbinati ai piatti sono stati presentati, nelle loro pecu-liarità, dai sommelier Giorgio Laurini e Roberto Paoloni. A fine serata i consiglieri della delegazione: Emma Lami dele-gato, Leonardo Magi segretario, Amedeo Esposito tesorie-re, Luciana Palmerini responsabile dei sommelier, Sabrina Farfarini responsabile delle manifestazioni, si sono avvi-cendati nella consegna degli attestati di partecipazione alle Aziende intervenute con i propri vini, alla Pasticceria PARIV ed a “l’Angolo Fiorito” di Sinalunga che anche quest’anno ha voluto dar fine alla manifestazione con la nota gentile di una rosa.
Notizia inviata dal Delegato Emma Lami
83Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 83
fin amiglia
Emma Lami eDonatella Cinelli Colombini
Piero Lapini e Marcello Clemente
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
Al Vinitaly si chiude il sipario sulla prima
esaltante edizione de “Il Salotto del Vino”,
10 incontri con 10 grandi personaggi che
del mondo del vino ne fanno parte a pieno titolo.
Intervistati da Roberto Rabachino, Direttore
della rivista Il Sommelier, organo ufficiale della
F.I.S.A.R., nonché Presidente dell’Associazione
Stampa Agroalimentare Italiana, sono sfilati
manager del calibro di Filippo Cesarini Sforza -
Direttore Commerciale di Duca di Salaparuta,
imprenditori geniali come Oscar Farinetti di cui
potremmo dire, modificando il detto…“cento ne
pensa e cento ne fa!”, mostri sacri come Gianni
Zonin, Presidente della più grande azienda
enologica privata europea, con ben 190 anni
di storia, Enologi prestigiosi come Arturo Ziliani
che di Berlucchi è anche il Vicepresidente ed
insieme a lui abbiamo festeggiato i 50 anni del
Franciacorta, abili Direttori Marketing quali Emilio
Ridolfi di Cantine Pellegrino - 130 anni di storia del
Marsala o Lorenzo Biscontin di Santa Margherita
che ha festeggiato con noi un altro compleanno,
mezzo secolo del loro Pinot Grigio.
E ancora la splendida e pragmatica Chiara
Soldati che diffonde il piemontese Gavi La Scolca
nel mondo “che conta” o il toscano Giovanni
Folonari, erede di una famiglia che appartiene
al mondo del vino dalla fine del ‘700. E poi il
Presidente Emerito F.I.S.A.R. Luca Giavi, che
ha declinato il Prosecco in due differenti versioni
ed Etile Carpenè, Presidente dell’Azienda che il
Prosecco lo ha inventato.
Tradizioni e rinnovamento, sogni e concretezza,
tendenze e filosofia aziendale, gli argomenti
trattati hanno analizzato ogni aspetto della vita
di aziende che hanno fatto e continuano a fare la
storia dell’enologia italiana.
I racconti delle loro esperienze hanno affascinato
i presenti, quelli dei loro progetti li hanno
letteralmente entusiasmati. Ecco…i progetti!
Questo è il vero motivo della loro significativa
partecipazione agli incontri F.I.S.A.R. orchestrati
da Roberto Rabachino: comunicare che il
mondo del vino ha dei progetti, che è vivo, che
le difficoltà sono state affrontate, non ancora
del tutto superate ma che tutti sono proiettati
verso il futuro, che verrà fatto ogni sforzo per
ribaltare situazioni negative e che i pensieri
degli imprenditore non possono essere che
positivi di fronte alle situazioni che si affrontano
giornalmente. Ed è con questa prospettiva che
tutti loro ci hanno salutato, un vigorosa stretta di
mano che vuol dire “…noi ci siamo!”.
Il progetto de “Il Salotto del Vino” non poteva
essere battezzato da padrini migliori!
Al Vinitaly 2011il successo del
il Salotto del Vino I racconti delle loro esperienze hanno affascinato i presenti, quelli dei loro progetti li hanno letteralmente entusiasmati.“ ”
di enza D'amato
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Emilio Ridolfi Cantine Pellegrino
Filippo Cesarini SforzaDuca di Salaparuta
Arturo Ziliani - Berlucchi
Etile Carpenè
Il pubblico
Luca Giavi
Seduto sul divano il Cav. Gianni Zonin
Chiara Soldati
La Scolca
Al centro Lorenzo Biscontin
Santa Margherita
Oscar Farinetti e il Direttore Roberto Rabachino
Giovanni
Folonari
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Il giornalista Marcello Masi, Vice Direttore del Tg2 Rai
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
«La top ten delle provenienze –
dice Ettore Riello, presidente di
Veronafiere – vede la Germania
in testa, seguita da Stati Uniti e Canada, Regno
Unito, Svizzera, Francia, Austria, Paesi dell’Est
Europa con una forte presenza della Russia, Cina
e Hong Kong».
«La crescita degli operatori internazionali –
dice Giovanni Mantovani, direttore generale di
Veronafiere –, è un evidente segno della tenden-
za del mercato mondiale. Inoltre, nonostante i
drammatici eventi che hanno colpito il Giappone
è stata confermata la presenza dei buyer pro-
venienti dal Sol Levante e Vinitaly in the World
sta pensando a un’iniziativa particolare a fa-
vore del popolo giapponese, grande estima-
tore dei prodotti e della cultura made in Italy».
Continua quindi il trend di crescita inar-
restabile ormai da alcuni anni, che dimo-
stra la vitalità e la capacità del più impor-
tante salone internazionale dedicato al vino
di innovarsi sempre più in chiave business.
«Tutti lasciamo Vinitaly soddisfatti» - dice Lucio
Mastroberardino, nel duplice ruolo di pro-
duttore e presidente dell’Unione Italiana Vini.
«Abbiamo visto una manifestazione estrema-
mente dinamica, che ha dato grandi possibilità
di contatti specialmente alle aziende meno di-
mensionate. Tocca ora alle imprese cogliere le
opportunità che questa fiera ha dato, ma c’è
comunque l’invito ad andare avanti ed essere
ancora più strumento al servizio delle imprese».
Gli fa eco Lamberto Vallarino Gancia, produttore
e presidente di Federvini: «È il Vinitaly del sorriso
per il business – dice – grazie ai contatti inter-
nazionali e ai segnali di ripresa dei mercati. Ci
sono poi molto interesse e curiosità per l’edizio-
ne 2012 che avrà un nuovo format per le date».
Giudizio favorevole anche da Gianni Zonin, per
«l’ottima presenza in particolare dei primi tre gior-
ni, con il mercato estero che sta dando soddi-
sfazioni. Bisogna invece lavorare insieme – dice
Zonin – sul mercato italiano per fare educazione
alimentare e cultura del bere consapevole, per
arrivare a eliminare il problema dell’etilometro».
«Vinitaly è il palcoscenico del vino italiano al servi-
Vinitaly 2011: un successo
Il 45° Vinitaly chiude con quasi 156.000 visitatori, dei quali oltre 48.000 esteri (+3% esteri sul 2010).
Nelle giornate business (giovedì, venerdì e lunedì) l’afflusso di operatori ha registrato un incremento del 10%.
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Fonte ufficio stampa Verona Fiere
fotografie FisaR
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Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 87
zio degli importatori provenienti dal mondo – dice
Angelo Gaja - Il trend dell’export è in crescita per-
ché le cantine italiane abituali esportatrici hanno
contribuito a costruire nel tempo una domanda
che non va soltanto a loro esclusivo beneficio,
ma rimbalza successivamente in Italia ad ope-
ra di importatori che vengono alla ricerca di altri
produttori italiani in grado di fornire loro vini delle
stesse tipologie ma meno cari, oppure di miglio-
re qualità, oppure più esclusivi, meno distribuiti».
Che questa edizione di Vinitaly avesse i nume-
ri per essere ricordata lo si era già capito nei
primi giorni di manifestazione, ma i commenti
delle aziende valgono per capirne il significato.
L’aumento degli operatori esteri, inoltre, è
stato accompagnato da una loro maggiore
qualità: «Le presenze estere – spiega Enrico
Chiavacci, direttore commerciale di Antinori
– provenivano sia da Paesi emergenti che da
quelli consueti. Queste ultime hanno dimostra-
to una nuova vitalità e attenzione per le novità
e per i vini adatti a un consumo più quotidia-
no. Per questo siamo estremamente contenti».
È andata molto bene per Oscar Farinetti, ammi-
nistratore delegato di Fontanafredda: «Abbiamo
visto molta gente interessata, con contatti anche
inaspettati in particolare con operatori provenien-
ti dal Far East (coreani e cinesi), ma ottimi con-
tatti li abbiamo avuti anche con il Nord Europa».
Segnali positivi anche per gli spumanti, con
Antonio Motteran, direttore generale di Carpenè
Malvolti, soddisfatto per i risultati conseguiti:
«Vinitaly ha confermato le nostre sensazioni positi-
ve, con l’ulteriore incremento nell’ordine del 3-5%
di interesse da parte di importatori esteri, soprat-
tutto dagli Stati Uniti, Regno Unito e Germania».
«Vinitaly è sempre un evento imperdibile e di-
vertente – dice Giuseppe Tasca d’Almerita
–. C’è una buona energia ed è positiva la vo-
glia di Vinitaly di innovare, anche proponen-
do un cambio dei giorni della manifestazione».
«Abbiamo parlato con i colleghi del cambio di
data – dice Lorenzo Biscontin, responsabile
marketing di Santa Margherita -. È una novità
che non sappiamo ancora valutare, ma sembra
una buona idea, anche se bisogna stare atten-
ti a come cadrà la Pasqua l’anno prossimo».
Per quanto riguarda il nuovo format della mani-
festazione, il capo area di Giv Giampaolo De Poli
dice: «Mi aspetto una conferma per gli stranieri,
mentre potrà esserci una maggiore presenza di
ristoratori italiani».
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
La presenza della FISAR al 45° Salone Internazionale del Vino e dei Distillati – Vinitaly 2011 si è qualificata con una serie
di iniziative, dedicate alle eccellenze del mondo del vino, che hanno coinvolto centinaia di Soci e Amici, da tutt’Italia e anche da paesi esteri.Domenica 10 aprile, nell’accogliente Sala C al 1° piano dei Padiglioni 8/9, abbiamo assistito ad una Tavola Rotonda – Degustazione che ha avuto come protagonista l’Amarone della Valpolicella.L’incontro è stato aperto dal Coordinatore delle Delegazioni FISAR del Nord Est che ha brevemente illustrato il tema della Tavola Rotonda per presentare poi i graditi ospiti.Il vivace e interessante dibattito è scaturito dall’ambizioso obiettivo di offrire un panorama globale delle diverse interpretazioni di questo grande vino, partendo dalla sua espressione più antica, quella della tradizione, per poi passare alle proposte attuali, del mercato del presente, e considerare infine le tendenze orientate al futuro.
Aziende e protagonisti della Valpolicella si sono confrontati per capire come accompagnare l’ascesa di mercato dell’Amarone.La Direttrice del Consorzio Tutela Vini della Valpolicella Olga Bussinello, con la quale è stato impostato un efficace e reciproco rapporto di collaborazione, ha avviato i lavori tracciando un panorama esaustivo del territorio. Ha quindi illustrato i vitigni previsti dal disciplinare e le suggestive e affascinanti tecniche di appassimento. Ha concluso con i dati aggiornati di produzione e vendite sul mercato interno e verso l’estero.La Tavola Rotonda è stata sapientemente moderata dall’enologo Paolo Grigolli. Con le sue domande e provocazioni, ha stimolato una vivace e produttiva discussione, un ampio confronto di idee e valutazioni, facendo emergere interessanti riflessioni sull’attualità dell’Amarone e originali impostazioni per affrontare il futuro di questo grande vino.In una piacevole atmosfera hanno portato i loro originali contributi l’enologo Giancarlo Tommasi della Tommasi Viticoltori, Andrea Sartori presidente della Casa Vinicola Tommasi, l’enologo Giancarlo Begnoni titolare dell’azienda Santa Sofia, Armando Castagnedi titolare della Tenuta Sant’Antonio, l’enologo Franco Cesari presidente della Gerardo Cesari SpA e Cristian Ridolfi enologo della Cav. G.B. Bertani.Una folta platea, che ha occupato ogni ordine di posti disponibili, ha seguito con interesse e curiosità i vari interventi e degustato gli Amarone della Valpolicella presentati dalle Aziende intervenute: Amarone
Amarone della Valpolicella
Le diverse interpretazionitra tradizione, attualità e futuro
Wine Tasting al Vinitaly con una folta plateache ha occupato ogni ordine di posti disponibili“ ”
di antonio De Vitiis
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Tavolo dei Relatori
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3 89
della Valpolicella Classico DOC 2007 per Tommasi Viticoltori, Amarone della Valpolicella Classico DOC 2006 “Corte Brà” per Casa Vinicola Sartori SpA, Amarone della Valpolicella Classico DOC 2006 per Santa Sofia, Amarone della Valpolicella DOC 2006 “Campo dei Gigli” per Tenuta Sant’Antonio, Amarone della Valpolicella DOC 2003 “Bosan” della Gerardo Cesari Spa, Amarone della Valpolicella Classico DOC 2003 della Cav. G.B. Bertani.Il servizio dei vini è stato curato, con la consueta professionalità ed eleganza, dai Sommelier FISAR: Massimo Da Rodda, Capo Servizio, Claudio Boscariol e Annalisa Busolin della Delegazione di Treviso, Esmeralda Lena della Delegazione di Pordenone. Il servizio di accoglienza degli ospiti e quello di hostess della sala sono stati curati da Silvia Parcianello della Delegazione di Treviso.
Al termine della Tavola Rotonda il Segretario nazionale Mario Del Debbio ha portato i saluti del Presidente e della Federazione, ringraziando gli intervenuti.Hanno fatto da cornice all’evento i rappresentanti della Confraternita dell’Amarone e del Sovrano Nobilissimo Ordine dello Antico Recioto, intervenuti con i tradizionali costumi.
Olga Bussinello, Direttore Consorzio Tutela Vini Valpolicella
L'Enologo Paolo Grigolli
Tavola rotonda sull'Amarone della Valpolicella
L'organizzatore del Convegno Antonio De Vitiis al centro con due confratelli dell'Amarone
Il Sommelier Maggio-Giugno 2011 • n. 3
Il consueto brindisi che ogni anno al Vinitaly la
Carpenè Malvolti condivide con gli amici fi-
sariani oltre a suggellare una consolidata ami-
cizia, ha festeggiato quest’anno un’edizione colma
di soddisfazioni per la Fisar. Lo stand istituzionale
assieme a quello della rivista Il Sommelier sono stati
presi d’assalto dagli amici che sono venuti a farci
visita. Stessa sorte è toccata al Salotto del Vino, la
vera novità di quest’anno, nobilitata dalla presen-
za di alcuni tra i più importanti produttori italiani.
Grandissima presenza anche ai due eventi: Fisar in
Rosa e Tavola rotonda sull’amarone; le pur capienti
sale degustazione dell’ente fiera non sono riuscite a
contenere il numeroso pubblico. Un grazie sincero
e sentito è doveroso per tutti coloro che si sono im-
pegnati nelle cinque lunghe giornate veronesi, tutti
nessuno escluso: dai ragazzi che hanno distribuito
la nostra rivista agli oltre 4.000 espositori, al nostro
Direttore Roberto Rabachino per il suo costante e
prezioso supporto. Per questo il brindisi, fatto con
l’ultimo nato di casa Carpene’, un Gewurztraminer
Spumante che va ad arricchire la prestigiosa gam-
ma dell’Arte Spumantistica, e che ha incoronato
Michela Taffarel “the greatest” nel gioco-sfida vinto
sui suoi compagni di squadra del torneo Divinando,
Francesco Dal Bello, Sara Fracassi e Matteo
Brugnera, è stato davvero emozionante. In alto i
calici dunque, si brinda alla Fisar!
Festeggiamo un grande Vinitaly
a cura di mario Del Debbio
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Ospiti Fisar da Carpenè Michela Taffarel con il Premio Carpenè
Rosanna Carpenè Antonio De Vitiis in Carpenè
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Lavinia Cavalleri e Francesca Bonalberti
Olga Bussinello
Stand Istituzionale
Sommelier Fisar alla Cena di Gala Grandi Cru
Sommelier allo stand FISAR al Pala Expo
Claudia Marinelli e Luigi Mastrocicco
Tutto esaurito alla tavola rotonda sull'Amarone
Alessandra Pini allo stand
de “il Sommelier
Stand Fisar Lombardia
Mario Del Debbio,
Roberto Donadini e
Roberto Rabachino
I Sommelier della Squadra Fisar Treviso
Francesco Dal Bello
Sara Fracassi, Carpenè
La degustazione dei relatori
Karen Casagrande
De Capitani con Piero Milo
e Francesco Gualtieri
Chiara Soldati con Roberto Donadini
Sommelier in servizio
Gladys Torres
De Vitiis con la Confraternita dell'Amarone
Il banco de Il Salotto del Vino
Donatella Cinelli Colombini
De Vitiis chiude gli interventi
Fisar Torino presente
Degustazione guidata LIS
Il DirettoreRabachino con De Vitiis
Ospiti
Michela Taffarel
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