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PROPRIO DELL’ORDINE DEI PREDICATORI DOCUMENTA II RITO DELL’UNZIONE DEGLI INFERMI E LORO CURA SPIRITUALE ROMA S. SABINA 2008

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PROPRIO DELL’ORDINE DEI PREDICATORI

DOCUMENTA

II

RITO DELL’UNZIONE

DEGLI INFERMI

E LORO CURA SPIRITUALE

ROMA

S. SABINA 2008

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PRESENTAZIONE

fr. Carlos A. AZPIROZ COSTA O.P.

Maestro dell’Ordine

Con una lettera del 29 aprile 2001 (Prot. N° 66/01/593), il mio predecessore, fr. Timothy Radcliffe, promulgò l’Ordo Unctionis infirmorum eorumque spiritualis curae; in seguito, con una lettera in data 4 giugno 2001 (Prot. N° 66/01/1007), promulgò anche l’Odo Exsequiarum. Questi due volumi, sezioni del Rituale rinnovato dell’Ordine, sono frutto di diverse Commissioni e gruppi di frati e suore che, su richiesta dei successivi Maestri dell’Ordine, hanno lavorato a inventariare la nostra tradizione liturgica, collaborando con diverse Commissioni liturgiche domenicane di varie Province, al fine di giungere ad un rinnovamento dei nostri usi liturgici e regolari.

Tra queste Commissioni occorre ricordare soprattutto la “piccola” Commissione (“speciale”) di Liturgia, presieduta da fr. A. D’Amato, che, nel 1973-1974, su richiesta del Maestro dell’Ordine fr. Aniceto Fernandez, in vista del Capitolo Generale di Madonna dell’Arco (1974), preparò un inventario degli elementi particolari della sua ricca tradizione liturgica che l’Ordine desiderava conservare. Il Capitolo generale del 1974 approvò, tra gli altri, il documento: “Adaptationes ad Ordinem Praedicatorum illarum partium Ritualis Romani quae vocantur «Ordo Unctionis infirmorum» et «Ordo Exsequiarum»”. Questo documento (Introduzione generale, sezioni rituali e testi specifici), presentato alla Congregazione per i Sacramenti e il Culto Divino, ne ha ricevuto l’approvazione (Decr. del 25 luglio 1977, Prot. CD 671/76: ASOP 1977, p. 133). Secondo l’espressione del Card. Knox, Prefetto del Dicastero, questi elementi della liturgia dei malati e dei defunti, come quelli che provengono dai nostri libri tradizionali, in particolare il Messale e il Breviario, furono confermati “ad mentem principii de debito honore tribuendo Ritibus particularibus, a Concilio Vaticano II (SC 4) sollemniter statuto”.

Gli elementi riguardanti la liturgia dei malati e dei defunti, pubblicati su Analecta O.P. (vol. 43, 1977, pp.141-159), non si presentavano tuttavia come un Rituale organico. Per cui, diverse Province e Monasteri di monache O.P., chiesero che l’Ordine preparasse una edizione in forma Rituale in senso stretto dove si trovassero, insieme agli elementi o testi liturgici, anche degli orientamenti per la loro applicazione concreta nelle nostre comunità, tenuto conto delle esigenze e degli usi della nostra vita regolare.

Questo lavoro di revisione, di preparazione e di edizione del nostro Rituale fu affidato dai Maestri dell’Ordine, ffr. V. de Cuesnongle, D. Byrne e T. Radcliffe, a una Commissione liturgica presieduta da fr. Vincenzo Romano, il quale conservò tale incarico fino al novembre 2001. Questa Commissione, con l’aiuto di numerosi frati e suore, ha realizzato un lavoro importante di presentazione e di messa in forma rituale degli elementi della nostra della nostra liturgia tradizionale dei malati e dei defunti. In Appendice ai due volumi sono raccolti dei suggerimenti per aiutare le nostre comunità, nella loro diversità (frati, monache, suore, laici), a vivere in profondità e qualità queste realtà cristiane, sia nella liturgia, sia nella pratica pastorale verso i membri della Famiglia domenicana.

Nel giugno 2001, la Curia Generalizia ha pensato opportuno, prima di mandarli in stampa, di trasmettere questi due volumi preparati dalla Commissione (in latino e in italiano, con 10 anni di lavoro [1991-2001]) alla Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti per un’ultima “recognitio”, benché la totalità dei testi fosse già stata confermata dal sopraddetto Dicastero nel 1976. Si era proceduto in maniera

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analoga per il rinnovamento dei Riti del Proprium de Tempore che furono stampati nel Messale e Lezionario O.P. (edd. V. de Cuesnongle e D. Byrne). In una risposta diligente a firma del card. Noè (Prot. CD 524/83), la Congregazione incoraggiava l’Ordine nel rinnovamento dei suoi riti e nel proposito di offrirli alle comunità domenicane.

Ad oggi una conferma ufficiale ai nostri due rituali non è ancora giunta. Ciò è comprensibile considerando i tanti dossiers che questo Dicastero deve esaminare per l’insieme della Chiesa e delle Conferenze episcopali, come pure degli Istituti di vita consacrata. Inoltre, malgrado i rapporti dettagliati di presentazione di questi lavori destinati alla Congregazione e redatti dalla Commissione domenicana nel 2001, sussistono ancora alcune difficoltà di interpretazione. Queste provengono sia da un cambiamento di interpretazione del senso da dare attualmente al termine “recognitio”, ma anche dal fatto che gli incontri con gli esperti dell’Ordine non siano avvenuti così rapidamente come la Congregazione forse avrebbe voluto.

Tenuto conto di questa situazione abbiamo pensato di rendere disponibile da ora, alle nostre comunità, il lavoro preparato dalla Commissione liturgica, sulla base degli elementi liturgici approvati dall’Ordine e confermati a suo tempo dalla Congregazione per il Culto Divino. Questo lavoro è stato eseguito secondo le norme emanate dalla Santa Sede per la revisione dei libri liturgici e, in particolare, secondo il metodo già sperimentato dalla nostra Commissione per l’Ordo Professionis O.P. (ed. 1999). Data l’urgenza liturgica e pastorale per la Famiglia Domenicana di accedere, in modo coerente, alla nostra tradizione liturgica e regolare nell’ambito della liturgia dei malati e dei defunti, ho chiesto all’attuale Commissione liturgica di pubblicare questi due volumi, nella collana Documenta del Proprium O.P. Essi si presentano, anche da un punto di vista tipografico, non come Rituali veri e propri ma come “strumenti di lavoro”. Oltre gli elementi direttamente celebrativi, i presenti Rituali, come facevano i nostri libri tradizionali, soprattutto nelle “nota praevia” di ogni capitolo offrono anche degli orientamenti per l’applicazione comunitaria e regolare di questi riti.

Ci tengo a ribadire che nella loro vita liturgica, ivi compresa la liturgia dei malati e dei defunti, le Comunità dell’Ordine debbano seguire le direttive della Chiesa e della liturgia rinnovata dal Concilio Vaticano II, e accogliere i libri liturgici delle rispettive Conferenze episcopali. Quando la Santa Sede emanerà una nuova edizione tipica dell’Ordo Unctionis e dell’Ordo Exsequiarum, sarà premura dell’Ordine fornire delle direttive all’insieme della vita domenicana affinché la sua vita liturgica si ispiri sempre più alla liturgia rinnovata della Chiesa latina nelle sue ultime tappe.

Mi auguro che, da subito, le Province, i Monasteri, le Congregazioni e le Fraternite laiche di san Domenico, scoprano le ricchezze di questi volumi•. Per una traduzione, anche parziale, si terranno presenti gli orientamenti generali dati dalla Santa Sede, e richiamati anche nelle direttive specifiche dell’Ordine. Si prenderanno in considerazione anche le indicazioni fornite nella istruzione Liturgiam authenticam, e in altre direttive recenti. Fr. Christopher HOLZER, O.P. Fr. Carlos A. AZPIROZ COSTA O.P. Segretario Generale Maestro dell’Ordine

Prot. n. 66/08/27 Rituale degli infermi

14 settembre 2008, festa della Esaltazione della Croce.

• Circa gli elementi propri dell’Ordine il Card. Giacomo R. Knox nel decreto sopra citato scrisse: “si possono usare, a giudizio delle singole comunità, considerando il bene spirituale e il profitto pastorale sia della comunità stessa che dei fedeli che sono soliti frequentare le chiese dell’Ordine”.

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LETTERA DI PROMULGAZIONE DEL MAESTRO DELL’ORDINE

Fr. Timothy RADCLIFFE, O.P. *

1. IN OGNI PERIODO DELLA NOSTRA VITA siamo chiamati alla sequela di Cristo sull’esempio di san Domenico nostro Padre, secondo il fine fondamentale dell’Ordine, che ci muove alla comunione e alla missione. Pertanto ogni volta che rendiamo testimonianza del significato evangelico della sofferenza nelle diverse circostanze della nostra vita,1 condividendo le difficoltà di tanti nostri fratelli e sorelle, diventiamo eloquenti predicatori del mistero pasquale, della croce e della risurrezione del Redentore. E se è vero che “è proprio di uomini buoni sostenere vicendevolmente le infermità gli uni degli altri”2 per adempiere alla legge di Cristo, 3 i membri dell’Ordine sono sfidati ad “essere attenti l’uno all’altro, di ogni età e condizione di vita, lasciandosi commuovere dalle necessità di tutti i sofferenti”.4 In ogni circostanza, come ha detto il Capitolo generale del 1974, “la nostra sollecitudine, che si manifesta con l’aiuto fraterno e la preghiera comunitaria, offre nel mondo un’ottima testimonianza circa lo spirito di famiglia conseguito in forza del Vangelo, circa la nostra fede in Dio e circa la potenza della risurrezione del suo Figlio”.5

Anche nel ministero del nostro Ordine molti fra i suoi membri incontrano malati, disabili e persone in vario modo ferite dalla vita. Alcuni confratelli e consorelle, inoltre, lavorano in ospedali e case di cura. Tutte queste situazioni danno modo di verificare il senso della fede e della carità che deve vivificare la nostra comunità, anche nei momenti del dolore che possono colpire un fratello o una sorella.6 La memoria della tradizione dell’Ordine

2. Fin dagli inizi dell’Ordine, le nostre Costituzioni chiedevano ai superiori una speciale attenzione per la cura e la visita dei malati,7 e vari Capitoli generali hanno raccomandato di “provvedere caritatevolmente ai malati”.8 Pertanto nell’illustrare le cariche presenti nell’Ordine, Umberto de Romans afferma che “non v’è misericordia maggiore di quella che si esercita nei confronti dei malati (...) in modo da servire con tutto il cuore Lui o, meglio, Lui nel prossimo, ovvero Lui nel prossimo e il prossimo in Lui”.9 Non sono mancati neppure, nel corso dei secoli, coloro che - nelle Confraternite laicali e nelle moderne Congregazioni religiose aggregate all’Ordine - hanno esercitato il servizio della carità evangelica e il ministero della misericordia attraverso la pastorale dei malati.

*Abbreviazioni e sigle, pp. 9-12. 1 Cf. SD, n. 25. 2 Umberto, I, p. 375. 3 Cf. Gal 6,2. 4 ACG 1992, p. 231. 5 ASOP 1977, p. 144, n. 5. 6 Cf. ACG 1992, pp. 231-233; VFC, n. 68. 7 I Const. I 11. 8 ACG IV, p. 388 (a. 1360). 9 Cf. Umberto, I, pp. 205 s.

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Tali orientamenti istituzionali e missionari hanno attinto dallo stesso san Domenico, che fu “padre e consolatore dei confratelli infermi e di tutti i tribolati”.10 Ma anche tanti santi e sante del nostro Ordine hanno espresso questa compassione evangelica, come ad esempio Margherita d’Ungheria, Caterina da Siena, Martino de Porres, Giovanni Macias, Maria Poussepin, Pier Giorgio Frassati e altri. Il rinnovamento della tradizione liturgica dell’Ordine

3. Anche le nostre Costituzioni attuali ci prescrivono11 la cura dei malati e degli anziani, ed essa deve starci a cuore tanto più in questo nostro tempo, in cui la società civile, pur cosparsa di semi del Vangelo e arricchita di nuovi mezzi tecnologici, a causa dei mutamenti demografici e sociali è tentata da insofferenza nei confronti di persone fisicamente o psicologicamente non efficienti.

4. Oltre alle cure fraterne e istituzionali, il nostro Ordine è sempre stato attento ad

offrire ai confratelli e alle consorelle anche il conforto spirituale12 e a mettere a loro disposizione gli aiuti offerti anche dalla liturgia, come risulta dai nostri libri liturgici.13 Oggi poi, mentre usufruiamo della liturgia rinnovata in conformità al Concilio Vaticano II, abbiamo ottenuto di poter conservare alcuni elementi del nostro antico rito14 e li presentiamo ora con questo libro a tutta la Famiglia Domenicana, perché i suoi membri possano più agevolmente fruirne.

5. Le nostre comunità hanno finora potuto utilizzare questi elementi, rinnovati

secondo gli adattamenti approvati dal Capitolo generale del 1974 e stampati, dopo la conferma della Congregazione per i Sacramenti e il Culto Divino, unitamente alle osservazioni della Congregazione medesima.15 Ora, per una corretta ricezione e attuazione della tradizione liturgica dell’Ordine, abbiamo ritenuto necessario inserire questi elementi del Processionarium 16 in una redazione rituale completa, rinnovata in conformità all’Ordo Unctionis Infirmorum.17

6. Questo nostro Rituale ha caratteristiche sue proprie, evidenziate

dall’Introduzione generale e dalle ‘Note preliminari’ di ogni capitolo. Segnaliamo qui alcune di tali indicazioni, che esprimono l’originalità di questo Rituale rinnovato:

a) nella descrizione dei riti si tiene sempre conto della diversità delle situazioni, a seconda che i fratelli o le sorelle siano in comunità o in ospedale, e se è presente gran parte della comunità o soltanto alcuni suoi membri;

b) inoltre le ‘Note preliminari’ di ogni capitolo propongono vari adattamenti per la preghiera corale o comune, qualora la maggioranza della comunità non abbia potuto essere presente presso il malato;

10 LCO, n. 9; LCM, n. 8, § I. 11 LCO, nn. 9-10; LCM, nn. 8-10. 12 Cf. LCO, n. 11; LCM, nn. 11-12. 13 Cf. PS, pp. 158-186; COP, pp. 574-586. 14 Cf. sotto, «Intr.», nn. 1-4. 15 ASOP 1977, pp. 143-159. 16 Si chiamava così nell’Ordine, a partire dal Medioevo, il libro che fu poi chiamato Rituale. Anche il

Collectarium e il Breviarium O.P. contengono questi stessi riti, con lievi varianti. 17 Cf. SUCPI, nn. 38-39.

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c) sono indicati o proposti gesti di fraternità attinti dalla nostra tradizione o dall’attuale contesto della nostra vita, per esprimere la connessione tra la vita fraterna e quella sacramentale;

d) testi e formulari della nostra tradizione sono stati rivisti e vengono proposti insieme ad elementi moderni. Sia quanto si riferisce alla nostra tradizione sia quanto corrisponde alla sensibilità umana e religiosa del nostro tempo, può essere convenientemente adattato tanto nelle traduzioni di questo Rituale quanto da parte del ministro che adopera questo libro, a seconda delle circostanze;

e) la possibilità di utilizzare questo Rituale è primariamente offerta a tutte le nostre comunità di frati, monache e suore, come complemento al Rituale Romano.

7. I Superiori delle comunità curino che i confratelli o le consorelle possano

usufruire delle ricchezze spirituali e degli intenti del rinnovamento liturgico.18 In conformità alla Ratio studiorum,19 i formatori guidino gli studenti alla conoscenza del Rituale della Chiesa e anche del significato dei riti contenuti nei nostri libri liturgici. Promulgazione e versioni di questo Rituale dei malati

8. La presente edizione del Rituale dei malati, che è parte del nostro Proprio, approvata dall’Ordine e sottoposta alla revisione della Sede Apostolica, che l’aveva confermata quanto ai suoi elementi rituali, d’ora in poi sia considerata ‘tipica’ per tutti i membri della Famiglia Domenicana, secondo la regola di ciascuno.

9. Di questo libro vengano preparate traduzioni nelle lingue moderne20 ed

eventuali adattamenti, sotto la responsabilità dei Provinciali competenti o del Provinciale a ciò deputato, quando vi sia una commissione interprovinciale per Province appartenenti a un’unica regione linguistica.

Nella preparazione di tali versioni e adattamenti si tengano presenti le norme o indicazioni della Sede Apostolica e delle Conferenze Episcopali, come pure le indicazioni preparate per incarico del Maestro dell’Ordine21 e quanto è detto nelle Premesse del Rituale Romano22 o in questo stesso libro («Intr. gen.», nn. 35-38). Nelle versioni di questo Proprio si potranno inserire consuetudini locali che siano state approvate dalla Sede Apostolica.

Ogni versione o adattamento di questo libro sia inviato al Maestro dell’Ordine: quando il testo, dopo accurato esame e con le eventuali correzioni, sia stato da lui ufficialmente approvato, verrà trasmesso alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti per averne la conferma.23

18 ASOP 1977, p. 145, n. 7. 19 Cf. Ratio studiorum generalis Ordinis Fratrum Prædicatorum, Romæ 1993, nn. 17-18. 20 Insieme al testo latino di questa parte del Rituale, una versione in lingua italiana e francese è stata

approvata dall’Ordine per essere confermata dalla Sede Apostolica come edizione tipica nelle rispettive lingue.

21 Cf. V. Romano, Indicationes quædam pro adaptatione Proprii liturgici O.P. a Provinciis

perficienda, 24 giugno 1978, ASOP 1979, pp. 13-30. 22 SUCPI, nn. 38-39. 23 Cf. SCSCD, “De Calendariis particularibus atque Missarum et Officiorum Propriis

recognoscendis”: “Notitiæ” 10, 1974, pp. 87-88; ibid. 13, 1977, pp. 557-558.

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10. “Avendo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi, amandoci gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiando nello stimarci a vicenda, non pigri nello zelo, forti nella tribolazione, solleciti per le necessità dei fratelli”,24 il Signore ci conceda di saper trasformare il mistero del dolore e della malattia di ognuno di noi in via di comunione e di salvezza.25

Dato in Roma, dalla nostra Curia generalizia, il giorno 29 aprile, festa di santa

Caterina da Siena, nell’anno 2001.

Fr. Timothy RADCLIFFE, O.P. Maestro dell’Ordine

Fr. Vincenzo ROMANO, O.P. Presidente della Commissione liturgica dell’Ordine

Prot. N° 66/01/593

24 Cf. Rm 12, 6.10.12.13. 25 Cf. Caterina da Siena, Lett. 5.

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ABBREVIAZIONI E SIGLE AAS “Acta Apostolicae Sedis”, Roma 1909 ss. ACG “Acta Capitulorum Generalium Ordinis Prædicatorum” AOP “Analecta Ordinis Prædicatorum”, Romæ 1998 ss. (fino al 1998 = ASOP). ARH Departamento de Pastoral Sanitaria, La asistencia religiosa en el hospital.

Orientaciones pastorales, Madrid 1987. ASOP “Analecta Sacri Ordinis Prædicatorum”, Romæ 1893-1997 (dopo il 1997 =

AOP). BB Breviarium O.P., ed. M. Browne, 2 voll., Romæ 1962. Ben. SCSCD, Benedizionale, Edizione tipica, Città del Vaticano 1992. BOP Bullarium Ordinis Fratrum Prædicatorum, ed. A. Brémond, t. I, Romæ 1729. CCC Catechismo della Chiesa Cattolica, Città del Vaticano 1992. CDC Codice di diritto canonico. CIVCSVA Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica

(fino al 28 febbraio 1989). I Const. Constitutiones antiquæ Ordinis Fratrum Prædicatorum (1215-1237), ed. A. H.

Thomas, De oudste Constituties van de Dominicanen..., Leuven 1965 (Bibliothèque de la Revue d’histoire ecclésiastique, Fasc.42), pp.309-369.

COP Cæremoniale iuxta ritum S.Ordinis Prædicatorum, ed. A. V. Jandel, Mechliniæ

1869. COS Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, Carta degli

operatori sanitari, Città del Vaticano 19954. CSCD Congregazione per i Sacramenti e il Culto Divino (fino al 26 nov. 1983:

SCSCD) CSOP Collectarium Sacri Ordinis FF. Prædicatorum, ed. V. Ajello, Roma 1846. Eccl. Off. Ecclesiasticum Officium secundum Ordinem Fratrum Prædicatorum,

cosiddetto ‘Prototipo di Umberto de Romans’, AGOP XIV L 1 (sec. XIII). EDIL R. Kaczynski (ed.), Enchiridion documentorum instaurationis liturgicæ, I

(1963-1973), Torino 1976; II (1973-1983), Roma 1988; III (1983-1993), Roma 1997.

EV “Enchiridion Vaticanum”, Bologna 199314 ss.

GeV Sacramentarium Gelasianum, ed. L.C. Mohlberg, Liber sacramentorum

romanæ ecclesiæ ordinis anni circuli, Roma 1960.

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Gre Sacramentarium Gregorianum, ed. J. Deshusses, Le sacramentaire grégorien,

ses principales formes d’après les plus anciens manuscrits, Fribourg 1971-1982.

IGMR3 Missale Romanum, Institutio Generalis, ex editione typica tertia cura et studio

Congregationis de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum excerpta, Città del Vaticano 2000.

LCM Libro delle Costituzioni delle Monache dell'Ordine dei Predicatori, ed. D.

Byrne, Roma 1987. LCO Liber Constitutionum et Ordinationum Fratrum Ordinis Prædicatorum (1968),

Romæ 1998. LHOP Liturgia Horarum. Proprium Officiorum O.P., ed. V. de Couesnongle, Romae

1982. LR Conferenza Episcopale Italiana, Messale Romano riformato a norma dei decreti

del Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato da Paolo VI: Lezionario, V: Per le Messe «ad diversa» e votive, Roma 1983.

MA Missale Ambrosianum, Mediolani 1981. MFP Province Domenicane d'Italia, Messale secondo il calendario proprio delle

Province italiane dei Frati Predicatori, [Casale Monferrato] 1981. MLOP Proprium Ordinis Prædicatorum, Missale et Lectionarium, edd. V. de

Couesnongle - D. Byrne, Romæ 1985. MOP Missale iuxta ritum Ordinis Prædicatorum, ed. A. Fernández, Romæ 1965. MOPH Monumenta Ordinis Fratrum Prædicatorum Historica, Lovanii - Romæ 1896

ss.

MR2 Conferenza Episcopale Italiana, Messale Romano riformato a norma dei decreti

del Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato da Paolo VI, Città del Vaticano 19832.

MR3

Missale Romanum, editio typica tertia, Typis Vaticanis 2002.

PNMR Principi e norme per l’uso del Messale Romano, in MR2, pp. xvii-xlviii.

PRG C. Vogel - R. Elze (edd.), Le pontifical romano-germanique du dixième siècle:

Le texte, II, Città del Vaticano 1963. PS Processionarium S.O.P., ed. E. Suarez, Romæ 1949. RCFM Conferenza Episcopale Italiana, Rituale Romano riformato a norma dei decreti

del Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato da Paolo VI: Rito della

comunione fuori della messa e culto eucaristico, Edizione tipica 1979, Libreria Editrice Vaticana 1991.

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11

RE Conferenza Episcopale Italiana, Rituale Romano riformato a norma dei decreti del Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato da Paolo VI: Rito delle

Esequie, Edizione tipica, Roma 1974. RP Conferenza Episcopale Italiana, Rituale Romano riformato a norma dei decreti

del Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato da Paolo VI: Rito della

Penitenza, Edizione tipica, Roma 1974. SC Concilio Vaticano II, Costituzione Sacrosanctum Concilium sulla sacra

liturgia, 4.12.1963: EV 1, nn. 1-244. SCCD Sacra Congregazione per il Culto Divino (fino al 10 luglio 1975). SCR Sacra Congregazione dei Riti (fino al 7 maggio 1969). SCRIS Sacra Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari (fino al 1° marzo

1968: S. Congregazione dei Religiosi [dal 1 marzo 1989: CIVCSVA]). SCSCD Sacra Congregazione per i Sacramenti e il Culto Divino (dall’11 luglio 1975

fino al 4 apr. 1984 [dal 27 nov. 1983: CSCD]). SD Giovanni Paolo II, Epistola Apostolica Salvifici doloris, 11.2.1984: EV 9, nn.

620-885. SRC Sacra Rituum Congregatio (fino al 7 maggio 1969). SUCPI Conferenza Episcopale Italiana, Rituale Romano riformato a norma dei decreti

del Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato da Paolo VI: Sacramento

dell’Unzione e cura pastorale degli infermi, Edizione tipica, Roma 1974. SUI Paolo VI, Costituzione Apostolica Sacram Unctionem infirmorum sul

sacramento dell’unzione degli infermi, 30 nov. 1972: EV 4, nn. 1838-1848 (= SUCPI, pp. 13-17).

S. Th. S. Tommaso d'Aquino, Summa Theologiæ. Umberto Umberto de Romans, Opera de vita regulari, ed. J.-J. Berthier, 2 voll., Romæ

1888-1889 (rist. Torino 1956). VFC CIVCSVA, La vita fraterna in comunità, 2.2.1994: EV 14, nn. 345-537. Sigle della Sacra Scrittura Ap Apocalisse di san Giovanni apostolo

At Atti degli Apostoli

Col Lettera ai Colossesi

1 e 2 Cor Lettere 1 e 2 ai Corinti

Eb Lettera agli Ebrei

Fil Lettera ai Filippesi

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Gal Lettera ai Galati

Gb Giobbe

Gc Lettera di Giacomo

Gen Genesi

Gv Vangelo secondo Giovanni

1 Gv Lettera 1 di Giovanni

Is Isaia

Lc Vangelo secondo Luca

Mc Vangelo secondo Marco

Mt Vangelo secondo Matteo

1 Pt Lettera 1 di Pietro

Pr Proverbi

2 Re Libro 2 dei Re

Rm Lettera ai Romani

Sal Libro dei Salmi

1 e 2 Tm Lettere 1 e 2 a Timoteo

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COSTITUZIONE APOSTOLICA*

IL SACRAMENTO DELL'UNZIONE DEGLI INFERMI

PAOLO VESCOVO SERVO DEI SERVI DI DIO A PERPETUA MEMORIA

La sacra Unzione degli infermi, come professa e insegna la Chiesa Cattolica, è uno dei sette Sacramenti del Nuovo Testamento, istituito da Cristo Nostro Signore, «adombrato come tale nel Vangelo di Marco (Mc 6, 3) e raccomandato ai fedeli e promulgato da Giacomo, Apostolo e fratello del Signore. Chi è malato, - egli dice, - chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui dopo averlo unto con olio nel

nome del Signore; e la preghiera fatta con fede salverà il malato; il Signore lo rialzerà

e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati (Gc 5, 14-15)».1

Prime testimonianze sull'Unzione degli infermi

Testimonianze relative all'Unzione degli infermi si trovano fin dai tempi antichi, nella Tradizione della Chiesa, segnatamente in quella liturgica, sia in Oriente che in Occidente. Sono da ricordare in proposito, a titolo speciale, la Lettera scritta dal Pontefice Innocenzo I, Nostro Predecessore, a Decenzio, Vescovo di Gubbio,2 e il testo della veneranda preghiera usata per benedire l'Olio degli infermi: «Effondi, o Signore, il tuo Spirito Santo paraclito», la quale fu inserita nella Prece Eucaristica3 ed è tuttora conservata nel Pontificale Romano.4

Col passare dei secoli, nella Tradizione liturgica furono più esattamente precisate, pur se in vario modo, le parti del corpo dell'infermo che dovevano essere unte con l'Olio santo, e furono aggiunte più formule per accompagnare con la preghiera le unzioni: queste formule sono appunto contenute nei libri rituali delle varie Chiese. Durante il medioevo, nella Chiesa Romana invalse la consuetudine di ungere gli infermi nelle sedi degli organi di senso, con l'uso di questa formula: «Per questa santa Unzione e per la sua misericordia pietosa, il Signore ti perdoni tutto ciò che hai commesso di male», formula che veniva adattata a ciascuno dei sensi.5

Dottrina sul Sacramento del Concilio di Firenze e Concilio di Trento

La dottrina circa la Sacra Unzione è, inoltre, esposta nei documenti dei Concili Ecumenici, cioè del Concilio Fiorentino, e soprattutto del Tridentino e del Vaticano II.

* SUCPI, pp. 13-17. 1 CONC. TRID., Sess. XIV, De extr. unct., cap. I (cf. ibid. can. 1): CT VII, 1, 355-356: Denz.-Schön.

1965, 1716. 2 Lett. Si Instituta Ecclesiastica, cap. 8: PL 20, 559-561: Denz.-Schön. 216. 3 Liber Sacramentorum Romanae Ecclesiae Ordinis Anni Circuli, ed. L. C. MOHLBERG (Rerum

Ecciesiasticarum Documenta, Fontes, IV), Roma 1960, p. 61: Le Sacramentaire Grégorien, ed. J. DESHUSSES (Spicilegium Friburgense, 16), Fribourg 1971, p. 172; cf. La tradition apostolique de Saint

Hippolyte, ed. B. BOTTE (Liturgiewissenschafiiche Quellen und Forschungen, 39), Münster in W. 1963, pp. 18-19; Le Grand Euchologe du Monastère Blanc, ed. E. LANNE (Patrologia Orientalis XXVIII, 2), Paris 1958, pp. 392-395.

4 Cf. Pontificale Romanum: Ordo benedicendi Oleum Catechumenorum et Infirmorum et conficiendi

Chrisma, Città del Vaticano 1971, pp. 11-12. 5 Cf. M. ANDRIEU, Le Pontifical Romain au Moyen-Age, t. 1, Le Pontifical Romain du XIe siècle

(Studi e Testi, 86), Città del Vaticano 1938, pp. 267-268; t. 2, Le Pontifical de la Curie Romaine au XIIe

siècle (Studi e Testi, 87), Città del Vaticano 1940, pp. 491-492.

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14

Dopo che il Concilio Fiorentino ebbe descritto gli elementi essenziali dell'Unzione degli infermi,6 il Concilio di Trento ne proclamò la divina istituzione, indicando tutto ciò che intorno alla Sacra Unzione è tramandato dall'Epistola di san Giacomo, per quanto riguarda soprattutto la realtà e l'effetto del Sacramento: «Questa realtà è, infatti, la grazia dello Spirito Santo, la cui unzione lava i delitti, che siano ancora da espiare, toglie i residui del peccato e reca sollievo e conforto all'anima del malato, suscitando in lui una grande fiducia nella misericordia del Signore, per cui l'infermo, così risollevato, sopporta meglio i fastidi e i travagli della malattia e più facilmente resiste alle tentazioni del demonio che gli insidia il calcagno (Gn 3, 15) e riacquista talvolta la stessa salute del corpo, quando ciò convenga alla salute dell'anima».7 Il medesimo Concilio proclamò, altresì, che con quelle parole dell'Apostolo è chiaramente indicato «che questa unzione deve esser fatta agli infermi, e soprattutto a coloro i quali si trovano in una condizione di tale pericolo, che sembrano essere in fin di vita, per cui essa è chiamata anche Sacramento dei moribondi».8 Da ultimo, per quanto riguarda il ministro competente, dichiarò che ne è ministro il presbitero.9

Concilio Vaticano II

Da parte sua, il Concilio Vaticano II contiene queste ulteriori affermazioni: «"L'Estrema Unzione", la quale può esser chiamata anche, e meglio, "Unzione degli infermi", non è il Sacramento soltanto di coloro che si trovano in estremo pericolo di vita. Perciò, il tempo opportuno per riceverlo ha certamente già inizio quando il fedele, per malattia o per vecchiaia, comincia ad essere in pericolo di morte».10 E che l'uso di questo Sacramento rientri nelle sollecitudini di tutta la Chiesa, è dimostrato da queste parole: «Con la sacra unzione degli infermi e con la preghiera dei presbiteri tutta la Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché rechi loro sollievo e li salvi (cf. Gc 5, 14-16), anzi li esorta a unirsi spontaneamente alla passione e alla morte di Cristo (cf. Rm 8, 17; Col 7, 24; 2 Tm 2, 11-12; 1 Pt 4, 13), per contribuire così al bene del Popolo di Dio».11 Tutti questi elementi dovevano esser tenuti ben presenti nella revisione del rito della Sacra Unzione, al fine di adattar meglio alle odierne circostanze quelli che erano soggetti a mutamento.12

Abbiamo, anzitutto, ritenuto di modificare la formula sacramentale in maniera tale, che, tenendo presenti le parole di san Giacomo, fossero più chiaramente espressi gli effetti del Sacramento.

Dato, poi, che l'olio d'oliva, quale fino ad ora era prescritto per la validità del Sacramento, in alcune regioni manca del tutto o può essere difficile procurarlo, abbiamo stabilito, su richiesta di numerosi Vescovi, che possa essere usato in futuro, secondo le circostanze, anche un olio di altro tipo, che tuttavia sia stato ricavato da piante, in quanto più somigliante all'olio d'oliva.

Per ciò che riguarda il numero delle unzioni e le membra da ungere, ci è sembrato opportuno procedere ad una semplificazione del rito.

6 Decr. pro Armeniis, G. HOFMANN, Conc. Florent., I-II, p. 130: Denz.-Schön. 1324s. 7 CONC. TRID., Sess. XIV, De extr. unct., cap. II: CT VII, 1, 356: Denz.-Schön. 1696. 8 Ibid., cap. III: CT ibid.: Denz.-Schön. 1698. 9 Ibid., cap. III, can. 4: CT, ibid.: Denz.-Schön. 1697, 1719. 10 Cf. CONC. VAT. II, Cost. sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, n. 73: AAS 56 (1964), pp.

118-119. 11 Cf. ibid., Cost. dogm. Lumen gentium, 11: AAS 57 (1965), p. 15. 12 Cf. ibid., Cost. sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, n. 1: AAS 56 (1964), p. 97.

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Pertanto, poiché questa revisione tocca in alcune parti anche lo stesso rito sacramentale, con la Nostra Autorità Apostolica decretiamo che, per l'avvenire, sia osservato nel Rito Latino quanto segue:

IL SACRAMENTO DELL'UNZIONE DEGLI INFERMI SI CONFERISCE A QUELLI CHE SONO AMMALATI CON SERIO PERICOLO, UNGENDOLI SULLA FRONTE E SULLE MANI CON OLIO D'OLIVA, O, SECONDO L'OPPORTUNITÀ, CON ALTRO OLIO VEGETALE, DEBITAMENTE BENEDETTO E PRONUNCIANDO, PER UNA VOLTA SOLTANTO, QUESTE PAROLE: «PER QUESTA SANTA UNZIONE E PER LA SUA MISERICORDIA PIETOSA IL SIGNORE TI AIUTI CON LA GRAZIA DELLO SPIRITO SANΤΟ E LIBERATO DAI PECCATI TI SALVI E TI GUARISCA».

Tuttavia, in caso di necessità, è sufficiente compiere un'unica unzione sulla fronte oppure, a motivo di particolari condizioni dell'infermo, in un'altra parte più adatta del corpo, pronunciando integralmente la formula anzidetta.

Questo Sacramento può essere ripetuto, qualora l'infermo, dopo aver ricevuto l'Unzione, si sia ristabilito e sia poi ricaduto nella malattia, oppure se, perdurando la medesima infermità, il pericolo diviene più grave. Promulgazione ed entrata in vigore del nuovo rito

Stabiliti e dichiarati questi elementi relativi al rito essenziale del Sacramento dell'Unzione degli infermi, Noi approviamo con la Nostra Autorità Apostolica anche l'Ordo concernente l'Unzione degli infermi e la cura pastorale di essi, quale è stato rivisto dalla Sacra Congregazione per il Culto Divino, derogando, nello stesso tempo, se sarà necessario, alle prescrizioni del Codice di Diritto Canonico o alle altre leggi finora vigenti, o anche abrogandole, mentre conservano stabile valore le prescrizioni e le leggi, che non sono abrogate o mutate dal medesimo Ordo. L'edizione latina di tale Ordo, contenente il nuovo rito, andrà in vigore non appena sarà pubblicata, mentre le edizioni in lingua volgare, preparate dalle Conferenze Episcopali e approvate dalla Sede Apostolica, andranno in vigore dal giorno che sarà deciso dalle medesime singole conferenze; il vecchio Ordo potrà essere usato fino al 31 dicembre dell'anno 1973. Tuttavia, dal 1° gennaio 1974, tutti gli interessati dovranno fare uso soltanto del nuovo Ordo.

Vogliamo che tutto quanto Noi abbiamo deciso e prescritto abbia, ora e in avvenire, piena efficacia nel Rito Latino, nonostante - per quanto è necessario - le Costituzioni e gli Ordinamenti Apostolici, emanati dai Nostri Predecessori, e le altre disposizioni, anche se degne di speciale menzione.

Dato a Roma, presso S. Pietro, il 30 novembre 1972, anno decimo del Nostro

Pontificato.

PAOLO PP. VI

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INTRODUZIONE GENERALE

I

LA LITURGIA DEI MALATI E DEI DEFUNTI SECONDO LA TRADIZIONE DOMENICANA

1. La fraterna sollecitudine e la preghiera per i confratelli malati o defunti è sempre stata raccomandata dal nostro Ordine, come si vede sia negli orientamenti relativi alla celebrazione dei riti sia nelle norme o determinazioni riguardanti la cura dei malati1 o i suffragi per i defunti.2 Pertanto la nostra liturgia ha utilizzato elementi propri,3 la cui bellezza e il cui significato sono stati spesso riconosciuti.4

2. Il rito liturgico dei Predicatori,5 di cui tali elementi fanno parte, costituito

dall’Ordine e poi confermato da Clemente IV6 con autorità apostolica, fu in uso per molti secoli, pur con i necessari adattamenti ai libri della liturgia Romana, man mano che essi venivano rinnovati.

Quando poi i libri liturgici Romani sono stati più profondamente rinnovati con la riforma liturgica del Concilio Vaticano II, il nostro Ordine, tenendo conto della nuova diversità delle lingue liturgiche nella Chiesa latina e delle necessità della propria azione liturgico-pastorale, ha chiesto e ottenuto dalla Sede Apostolica di poter utilizzare il Missale Romanum e la Liturgia Horarum,7 pur conservando gli elementi propri del nostro antico Rito, nei quali - come è detto nel decreto emanato dalla Congregazione per i Sacramenti e il Culto Divino (25 luglio 1977) - viene offerto “un peculiare tesoro della tradizione liturgica”8 del nostro Ordine.

Pertanto in seguito al rinnovamento del Rituale Romanum promosso dal Concilio, il nostro Ordine ha chiesto di adattare a sé, insieme al Ritus Professionis, anche l’Ordo

Unctionis Infirmorum e l’Ordo Exsequiarum, per poter utilizzare le nuove ricchezze e adattare i propri riti particolari alla sensibilità religiosa e spirituale del nostro tempo.9

3. Quindi, come è previsto dal Rituale Romano10 per i Rituali particolari, il nostro

Ordine ha desiderato conservare e rinnovare alcuni elementi propri della nostra tradizione liturgica. Il Capitolo generale del 1974 ha approvato la selezione preparata da

1 Cf. LCO, nn. 9.10.11; LCM, nn. 8-12.15. 2 Cf. LCO, nn. 16. 70-75; LCM, Ord. 1, nn. 1-4. 3 Cf. ASOP 1977, pp. 141-159 e 235-260; “Notitiæ” 14, 1978, pp. 378-404 e 405-417. 4 Cf. ASOP 1977, p.143. 5 Cf. Proprio dell’Ordine dei Predicatori, Rituale, IV: Rito della Professione, «Intr. gen.», n. 3: AOP

1999, p. 20. 6 Bolla Consurgit in nobis, Magistro et Fratribus Ordinis Prædicatorum, 7 luglio1267: BOP I, p. 486. 7 SCCD, Decr. De Missali Romano et novo Calendario [pro universo Ordine Fratrum Prædicatorum],

2 giugno 1969, ASOP 1969, pp. 250 s. 8 Cf. ASOP 1977, pp. 196 s.; LHOP, p. V; MLOP, pp. IX-XI. 9 ACG 1974, n. 171: De quibusdam elementis peculiaribus ritus nostri: Nota prævia, ASOP 1977, p.

134; ibid., n. 170: Adaptationes ad Ordinem Praedicatorum illarum partium Ritualis Romani quæ

vocantur ‘Ordo Unctionis Infirmorum’ et ‘Ordo Exsequiarum’, pp. 143-155; SCSCD, in ASOP 1977, p. 142; cf. ASOP 1977, pp.141s.

10 Cf. SUCPI, nn. 38-39; RE, nn. 9, 21 c, 22 c.

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18

una speciale Commissione e ha affidato al Maestro dell’Ordine l’incarico di farne fare un’edizione sotto forma di un Rituale rinnovato.11

4. Tale selezione di elementi, confermata dalla Congregazione per il Culto

Divino e la Disciplina dei Sacramenti,12 per praticità si riferiva alla liturgia dei malati e dei defunti in un unico documento, accettando però la distinzione delle due parti e il pensiero della Chiesa, secondo il Concilio Vaticano II,13 circa il significato e la funzione dell’Unzione dei malati e la sua attuazione nella liturgia rinnovata.14

Ora poi, dopo le considerazioni e i pareri degli esperti, il nostro Ordine, in corrispondenza dei rispettivi libri della Chiesa Latina, ha preparato, per la Famiglia Domenicana, due distinti volumi del Rituale, cioè l’Ordo Unctionis Infirmorum

eorumque spiritualis curæ e l’Ordo Exsequiarum. 5. Questa “Introduzione generale” contiene quattro sezioni:

- la prima comprende alcuni paragrafi desunti dalle Premesse dell’Ordo Unctionis

Infirmorum eorumque pastoralis curæ ; - la seconda è riservata agli orientamenti generali sulla liturgia dei malati e

sull’atteggiamento e il comportamento delle nostre comunità nei confronti di tali Sacramenti;

- la terza offre indicazioni a proposito degli adattamenti e delle versioni da preparare dalle commissioni linguistiche;

- la quarta infine riguarda gli adattamenti relativi al malato o ai presenti. 6. All’inizio di questo libro viene riportata la Costituzione Apostolica di Paolo VI

De Sacramento Unctionis infirmorum, la cui conoscenza è ovviamente necessaria per entrare nello spirito della Chiesa del nostro tempo a proposito di questo sacramento.

Come è stato fatto in altri adattamenti preparati dalle Conferenze Episcopali, “note introduttive” sono state inserite all’inizio di ogni capitolo di questo Rituale, talvolta contenenti elementi anche desunti dalle Premesse dell’edizione tipica italiana dell’Ordo Unctionis Infirmorum.

11 ACG 1974, n. 170. 12 Adaptationes ad Ordinem Prædicatorum illarum partium Ritualis Romani quæ vocantur «Ordo

Unctionis Infirmorum» et «Ordo Exsequiarum», ASOP 1977, pp. 143-159. 13 SC, n.73; cf. Paolo VI, Costituzione Apostolica De sacramento Unctionis infirmorum (30 nov.

1972); SUCPI, nn. 5-7. 14. ASOP 1977, p.143, nota contrassegnata da asterisco.

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II

DALLE PREMESSE DELL’ ‘ORDO UNCTIONIS INFIRMORUM’15

LA MALATTIA E IL SUO SIGNIFICATO NEL MISTERO DELLA SALVEZZA

7 [1]. Il problema del dolore e della malattia è sempre stato uno dei più angosciosi per la coscienza umana. Anche i cristiani ne conoscono la portata e ne avvertono la complessità, ma illuminati e sorretti dalla fede, hanno modo di penetrare più a fondo il mistero del dolore e sopportarlo con più virile fortezza. Sanno infatti dalle parole di Cristo quale sia il significato e quale il valore della sofferenza per la salvezza propria e del mondo, e come nella malattia Cristo stesso sia loro accanto e li ami, lui che nella sua vita mortale tante colte si recò a visitare i malati e li guarì.

8 [2]. Non si può negare che ci sia uno stretto rapporto tra la malattia e la condizione di peccato in cui si trova l’uomo: ma sarebbe un errore considerare la malattia stessa, almeno in linea generale, come un castigo di peccati personali (cf. Gv 9,3). Cristo stesso, che pure è senza peccato, soffrì nella sua Passione pene e tormenti di ogni genere, e fece suoi i dolori di tutti gli uomini: portava così a compimento quanto aveva scritto di lui il profeta Isaia (cfr. Is 53,4-5); anzi, è ancora lui, il Cristo, che soffre in noi, sue membra, allorché siamo colpiti e oppressi da dolori e da prove: prove e dolori di breve durata e di lieve entità, se si confrontano con la quantità eterna di gloria che ci procurano (cf. 2 Cor 4,17).

9 [3]. Rientra nel piano stesso di Dio e della sua provvidenza che l’uomo lotti con

tutte le sue forze contro la malattia in tutte le sue forme, e si adoperi in ogni modo per conservarsi in salute: la salute infatti, questo grande bene, consente a chi la possiede di svolgere il suo compito nella società e nella Chiesa. Ma si deve anche essere pronti a completare nella nostra carne quello che ancora manca ai patimenti di Cristo per la salvezza del mondo, nell’attesa che tutta la creazione, finalmente liberata, partecipi alla gloria dei figli di Dio (cf. Col 1,24; Rm 8, 19-21).

Non solo, ma i malati hanno nella Chiesa una missione particolare da compiere e una testimonianza da offrire: quella di rammentare a chi è in salute che ci sono beni essenziali e duraturi da tener presenti, e che solo il mistero della morte e risurrezione di Cristo può redimere e salvare questa nostra vita mortale.

10 [4]. Il malato deve lottare contro la malattia: ma non lui soltanto. Anche i medici, anche tutti coloro che sono addetti al servizio degli infermi, non devono tralasciare nulla di quanto può essere fatto, tentato, sperimentato per recar sollievo al corpo e allo spirito di chi soffre; così facendo, mettono in pratica quelle parole del vangelo in cui Cristo raccomanda di visitare i malati; ma riferendosi al malato, Cristo intende l’uomo nell’integralità del suo essere umano: chi quindi visita il malato, deve recargli sollievo nel fisico e conforto nello spirito.

L’UNZIONE DEGLI INFERMI

15 I numeri tra parentesi quadre indicano il numero dei paragrafi del Sacramento dell’Unzione degli

Infermi. Sono state inserite nel testo le variazioni operate a norma del nuovo Codice di diritto canonico

(cf. “Notitiæ” 1983, pp. 551-552), e in nota sono stati aggiunti fra parentesi quadre anche i riferimenti allo stesso Codice del 1983.

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20

11 [5]. Sono molti i passi dei vangeli da cui traspare la premura di Cristo Signore

per i malati: egli li cura nel corpo e nello spirito, e raccomanda ai suoi fedeli di fare altrettanto. Ma il segno principale di questa premura è il sacramento dell’Unzione: istituito da Cristo e fatto conoscere nell’epistola di san Giacomo, questo sacramento è stato poi sempre celebrato dalla Chiesa per i suoi membri malati; in esso, per mezzo di una unzione, accompagnata dalla preghiera dei sacerdoti, la Chiesa raccomanda i malati al Signore sofferente e glorificato, perché dia loro sollievo e salvezza (cf. Gc 5, 14-16) ed esorta i malati stessi ad associarsi spontaneamente alla passione e morte di Cristo (cf. Rm 8,17)16 per contribuire al bene del popolo di Dio.

L’uomo gravemente infermo ha infatti bisogno, nello stato di ansia e di pena in cui si trova, di una grazia speciale di Dio per non lasciarsi abbattere, con il pericolo che la tentazione faccia vacillare la sua fede. Proprio per questo, Cristo ha voluto dare ai suoi fedeli malati la forza e il sostegno validissimo del sacramento dell’Unzione.17

La celebrazione del sacramento consiste sostanzialmente in questo: previa l’imposizione delle mani fatta dai presbiteri della Chiesa, si dice la preghiera della fede e si ungono i malati con olio santificato dalla benedizione di Dio; con questo rito viene significata e conferita la grazia del sacramento18.

12 [6]. Questo sacramento conferisce al malato la grazia dello Spirito Santo; tutto l’uomo ne riceve aiuto per la sua salvezza, si sente rinfrancato dalla fiducia in Dio e ottiene forze nuove contro le tentazioni del maligno e l’ansietà della morte; egli può così non solo sopportare validamente il male, ma combatterlo, e conseguire anche la salute, qualora ne derivasse un vantaggio per la sua salvezza spirituale; il sacramento dona inoltre, se necessario, il perdono dei peccati e porta a termine il cammino penitenziale del cristiano.19

13 [7]. Nel sacramento dell’Unzione, esplicitamente legato alla preghiera della fede (cf. Gc 5,15), la fede stessa si esprime e si manifesta; devono prima di ogni altro ravvivarla e manifestarla sia il ministro che conferisce il sacramento, sia soprattutto il malato che lo riceve; sarà proprio la sua fede e la fede della Chiesa che salverà l’infermo, quella fede che mentre si riporta alla morte e alla risurrezione di Cristo, da cui il sacramento deriva la sua efficacia (cf. Gc 5,15),20 si protende anche verso il regno futuro, di cui il sacramento è pegno e promessa.

A CHI SI DEVE DARE L’UNZIONE DEGLI INFERMI

14 [8]. L’Unzione si deve dare agli infermi, dice l’epistola di san Giacomo, perché ne abbiano sollievo e salvezza.21 Con ogni premura quindi e con ogni diligenza si deve provvedere al conferimento dell’Unzione a quei fedeli, il cui stato di salute risulta seriamente compromesso per malattia o vecchiaia.22

16 [1] Cf. anche Col 1,24; 2 Tim 2,11-12; 1 Pt 4,13. 17 Cf. CONC. TRID., Sess. XIV, De extrema unctione, cap. I: Denz.-Schön. 1695; CONC. VAT. II,

Cost. Lumen Gentium, 11. 18 Cf. CONC. TRID., Sess. XIV, De extrema unctione, cap. I: Denz.-Schön. 1694. 19 Cf. ibid, proem. e cap. II: Denz.-Schön. 1694 e 1696. 20 Cf. San Tommaso., In IV Sentent., d. 1, q. 1, a. 4, qc. 3. 21 Cf. CONC. TRID., Sess. XIV, De extrema unctione, cap. II: Denz.-Schön. 1698. 22 Cf. CONC. VAT. II, Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 73: AAS 1964, pp. 118-119.

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21

Per valutare la gravità del male, è sufficiente un giudizio prudente o probabile,23 senza inutili ansietà; si può eventualmente interpellare un medico.

15 (9). Il sacramento si può ripetere qualora il malato guarisca dalla malattia nella

quale ha ricevuto l’Unzione, o se nel corso della medesima malattia subisce un aggravamento.

16 (10). Prima di un’operazione chirurgica, si può dare all’infermo la sacra Unzione, quando motivo dell’operazione è un male pericoloso.

17 (11). Ai vecchi, per l’indebolimento accentuato delle loro forze, si può dare la

sacra Unzione, anche se non risultano affetti da alcuna grave malattia. 18 (12). Anche ai bambini si può dare la sacra Unzione, purché abbiano raggiunto

un uso di ragione sufficiente a far loro sentire il conforto di questo sacramento. 19 (13). Nella catechesi sia pubblica che familiare si abbia cura di educare i fedeli

a chiedere essi stessi l’Unzione e, appena ne verrà il momento, a riceverla con fede e devozione grande, senza indulgere alla pessima abitudine di rinviare la ricezione di questo sacramento. Anche a tutti coloro che prestano servizio ai malati si spieghi la natura e l’efficacia del sacramento dell’Unzione.

20 (14). Quanto ai malati che abbiano eventualmente perduto l’uso di ragione o si trovino in stato di incoscienza, se c’è motivo di ritenere che nel possesso delle loro facoltà essi stessi, come credenti, avrebbero chiesto l’Unzione, si può senza difficoltà conferir loro il sacramento.24

21 (15). Se il sacerdote viene chiamato quando l’infermo è già morto, raccomandi il defunto al Signore, perché gli conceda il perdono dei peccati e lo accolga nel suo regno; ma non gli dia l’Unzione. Solo nel dubbio che il malato sia veramente morto, gli può dare il sacramento ‘sotto condizione’ (cf. SUCPI, n. 135).25

L’Unzione non sia conferita a chi manifestamente perseveri nel peccato mortale.26

IL MINISTRO DELL’UNZIONE DEGLI INFERMI

22 (16). Ministro proprio dell’Unzione degli infermi è il sacerdote soltanto.27 I vescovi, i parroci e i loro vicari, i cappellani di ospedali e i superiori delle

comunità religiose clericali, esercitano in via ordinaria questo ministero.28

23 (17). E’ loro compito e loro dovere, con la cooperazione di religiosi e di laici, preparare al sacramento i malati e coloro che li assistono, e conferire poi ai malati stessi l’Unzione. Spetta all’Ordinario del luogo regolare eventuali celebrazioni comunitarie

23 Cf. Pio XI, Lett. Explorata res, 2 febbraio 1923. 24 Cf. CDC, 1006 [ex 943]. 25 Cf. CDC, 1005 [ex 941]. 26 Cf. CDC, 1007. 27 Cf. CONC. TRID., Sess. XIV, De extrema unctione, cap. III e c. 4: Denz.-Schön. 1697 e 1719;

CDC, c. 1003, § 1[ex 938]. 28 Cf. CDC, 1003, § 2 [ex 938].

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per il conferimento dell’Unzione a malati provenienti da varie parrocchie o da ospedali diversi.

24 (18). Gli altri sacerdoti possono conferire l’Unzione con l’assenso del ministro

indicato al n. 16. In caso di necessità, basta l’assenso presunto, con l’obbligo però di informare a suo tempo il parroco e il cappellano dell’ospedale.29

25 (19). Quando al capezzale di un malato ci sono due o più sacerdoti, nulla vieta che uno di essi pronunzi le preghiere e faccia l’Unzione con la formula sacramentale prescritta, e gli altri si spartiscano fra di loro le varie parti della celebrazione: riti iniziali, lettura della parola di Dio, invocazioni, monizioni. Ognuno di essi può imporre le mani sul malato.

III

LA LITURGIA DEI MALATI NELLA VITA DOMENICANA

A) ORIENTAMENTI GENERALI

26. Le nostre comunità abbiano molta cura dei confratelli o delle consorelle toccati dal mistero dell’infermità e della malattia, e anche dei malati che incontriamo nel nostro apostolato.

Le difficoltà in cui si trova il malato richiedono grande umanità e carità, perché egli sia aiutato a comprendere nella fede il senso di questo avvenimento o di questa situazione e possa accoglierli con un atteggiamento di speranza: rispondendo infatti a una nuova chiamata di Dio,30 il malato liberamente si associa al mistero pasquale di Cristo e contribuisce al bene del popolo di Dio.31 E poiché la contemplazione della verità mitiga la tristezza e il dolore,32 con la preghiera sostenuta dai presenti il malato si rivolge ai beni del cielo e si prepara a vedere Dio, portando così a compimento la propria vocazione.

Inoltre la nostra sollecitudine, che si manifesta mediante l’aiuto fraterno e la preghiera comunitaria, offre nel mondo in cui viviamo un’eloquente testimonianza dell’evangelica familiarità che ci unisce, della nostra fede in Dio e della potenza della risurrezione del Figlio suo.33

27. Per adempiere alla legge di Cristo i religiosi, come tutti i cristiani, devono

portare gli uni i pesi degli altri (Gal 6,2). Pertanto anche i membri della Famiglia Domenicana valutano con attenzione tutti i tentativi della scienza volti a recare sollievo alle difficoltà umane, e insieme alle altre comunità cristiane si interrogano circa la propria sollecitudine e il proprio servizio nei confronti dei malati.34

29 Cf. “Notitiæ” 19, 1983, p. 552. 30 SD, n. 26. 31 Cf. LG, n. 11 (= CCC, nn. 1499 e 1522). 32 S. Th . I-II, 38, 4 c. 33 ASOP 1977, p. 144, n. 5. 34 Cf. ACG 1992, pp. 231-233; cf. SUCPI, n. 32.

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28. Le attuali circostanze in cui si trovano confratelli e consorelle delle nostre comunità, e anche i modi di celebrare la liturgia dei malati sono profondamente mutati, a seconda delle condizioni locali e personali. Nell’adattare queste celebrazioni bisogna dunque tener conto di queste diversità, a seconda che il malato si trovi in comunità o in un istituto religioso o in un ospedale o presso parenti. Il compito di coloro che vivono presso di lui o lo curano è infatti di grande aiuto anche per il suo cammino spirituale. Si deve tener conto anche delle persone che si trovano presso il malato ma forse non condividono la fede cristiana o la sensibilità e mentalità religiosa.

Tutte queste variabili devono essere dunque valutate e occorre conoscere tutte le possibilità ammesse dal Rituale Romano, i loro adattamenti regionali e anche le possibilità offerte dal Rituale dell’Ordine.35

29. Nel preparare e ordinare le celebrazioni, il Priore o la Priora e il delegato o la delegata per la liturgia della comunità, tengano presenti tutte le circostanze - specialmente quando il malato si trova in ospedale o fuori della casa religiosa - e utilizzi volentieri le varie proposte del Rituale.36

30. Ciò che in questo Rituale è detto di una comunità di frati e del Priore

conventuale, con gli opportuni adattamenti venga riferito anche a comunità di monache o suore e alla loro Priora, salvo quanto riguarda i ministri ordinati.

Nelle comunità di monache o suore, in assenza del sacerdote o del diacono, la Priora o altra consorella a ciò deputata adempie alle funzioni che secondo il Rituale possono essere compiute da laici.37

31. Durante la formazione iniziale38 e permanente, i membri della Famiglia

Domenicana siano adeguatamente istruiti sulle ricchezze spirituali della liturgia rinnovata, sul suo spirito e sulla sua visione d’insieme.39

I membri dell’Ordine che siano ministri ordinati o istituiti oppure operatori della pastorale per gli infermi, abbiano cura di conoscere il nostro Rituale, per poterlo utilizzare quando lo si ritenga opportuno.

B) PRESENZA FRATERNA E AMMINISTRAZIONE DEI SACRAMENTI

32. Nella sua sofferenza il malato è aiutato in molti modi da coloro che gli sono vicini: i parenti, la comunità religiosa, gli operatori sanitari, la comunità cristiana. Occorre dunque che sia il malato sia gli incaricati della pastorale liturgica conoscano l’itinerario sacramentale e la fraterna sollecitudine che la Chiesa offre a conforto del fratello o della sorella ammalati.

33. Fra i mezzi volti a sollevare e a fortificare il malato si distinguono i

Sacramenti, in quanto segni particolari che testimoniano l’amore e l’azione di Dio nei

35 ASOP 1977, p.144 n. 6; cf. SUCPI, n. 34. 36 Cf. ACG 1974, n. 170: Adaptationes ad Ordinem Prædicatorum illarum partium Ritualis Romani

qui vocantur ‘Ordo Unctionis Infirmorum’ et ‘Ordo Exsequiarum’, n. 7, ASOP 1977, pp. 144s.; cf. SUCPI, nn. 40-41; RE, n. 23.

37 Cf. ACG 1974, n. 170: Adaptationes’, cit., n. 4, ASOP 1977, p. 144, n. 4. 38 Cf. Ratio studiorum generalis Ordinis Fratrum Prædicatorum, Romæ 1993, nn. 17-18. 39 Cf. ASOP 1977, p.145, n. 7.

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suoi confronti e la fraterna presenza della Chiesa. La sensibilità umana che deve animare tali celebrazioni ci fa vivere la compassione di san Domenico e degli altri Santi e Sante del nostro Ordine. I momenti principali sono:

a) la visita ai malati (capitolo I), incontro interpersonale, è luogo di dialogo e di relazioni umane, come pure di evangelizzazione nel momento della malattia, in cui si fa un’esperienza nuova di Dio;

b) la Comunione dei malati (capitolo II) conforta con la parola di Dio e corrobora con il Pane di vita il credente che, a causa della sua malattia, non può partecipare al banchetto eucaristico insieme ai suoi fratelli;

c) il Sacramento dell’Unzione (capitolo III) dà sollievo al cristiano che voglia saper accogliere nella fede la propria vita mentre è logorata dalla malattia o dalla debolezza; porta inoltre a compimento la nostra conformazione alla morte e risurrezione di Cristo, iniziata con il Battesimo40 e più pienamente espressa mediante la professione religiosa.41 Per le nostre comunità poi la reciproca richiesta di perdono può diventare occasione in cui fare un’esperienza forte di vita fraterna;

d) il Viatico (capitolo IV), comunione con il Corpo e il Sangue di Cristo in quanto alimento per il cammino42 dato al cristiano, circondato dai suoi fratelli, esprime la professione di fede e il pegno della risurrezione, per il malato43 e per la sua comunità;44

e) i Sacramenti dati in pericolo di morte (capitolo V), benché in via ordinaria siano distribuiti in momenti diversi (Penitenza, Unzione e Viatico), in questo capitolo vengono amministrati con rito continuo, che testimonia le multiformi ricchezze della Pasqua di Cristo;

f) la Raccomandazione dei morenti (capitolo VI) si fa quando una comunità ha la possibilità di riunirsi per invocare l’aiuto di Dio per un confratello o una sorella in punto di morte, perché non venga meno la sua fiducia in Cristo. In questa preghiera viene rinnovata la carità di tutti verso il confratello o la consorella e nello stesso tempo viene rinvigorita la comunione con la Chiesa intera. E’ importante che tutto si svolga con adeguata sobrietà soprattutto quando il malato si trovi fuori della propria comunità;45

g) con l’Ufficio dopo la morte (capitolo VII) cominciano i suffragi prescritti alle nostre comunità: essi troveranno il loro culmine nella celebrazione Eucaristica e si concluderanno con il rito dell’ultimo saluto.

IV

VERSIONI E ADATTAMENTI DI QUESTO RITUALE

40 Cf. CCC, n. 1523; COS, n. 134. 41 Cf. Decr. Perfectae Caritatis, n. 5; Proprium Ordinis Prædicatorum, Rituale: Professionis Ritus ,

«Intr. gen.», n. 1. 42 CCC, n. 1020; COS, n. 134. 43 Gv 6,54; 13,1; Col 1,18. 44 Cf. ASOP 1977, p.146, n. 11. 45 ASOP 1977, p.146, n. 12.

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34. Le indicazioni di cui sopra (cf. Lettera di promulgazione, n. 9) sono proposte, nello spirito della liturgia rinnovata, per il nostro uso e adattamento dell’Ordo Unctionis

Infirmorum come pure degli elementi particolari della nostra tradizione. 35. Questo Rituale sia utilizzato dalla Famiglia Domenicana, nel rispetto delle

peculiarità di ogni ramo (Frati, Monache, Suore, Fraternite laicali) e degli adattamenti alle circostanze regionali o locali e all’apostolato delle nostre comunità.

36. Per ogni regione linguistica la rispettiva Commissione liturgica dell’Ordine

curi la traduzione di questo Rituale dei malati, preparata in conformità all’edizione tipica latina e secondo le norme della Sede Apostolica e le indicazioni dell’Ordine46 relative alle traduzioni e agli adattamenti.

37. Le commissioni liturgiche regionali, se risulti opportuno, considerino quali

adattamenti o interpretazioni di questo Rituale convengano alle necessità delle singole regioni in cui esistono comunità domenicane. Tenendo presente il locale adattamento del Rituale Romano, le proposte da formularsi possono riguardare i seguenti aspetti:

a) siano valutati usi e consuetudini proprie di alcune Provincie dell’Ordine, per tenerne eventualmente conto nell’adattamento di questo Rituale;47

b) la redazione delle rubriche può essere rinnovata o integrata, per meglio corrispondere alle concrete circostanze delle diverse nostre comunità che si trovano in quella regione, tenendo conto dei riti particolari e della struttura conventuale della nostra liturgia;48

c) la traduzione delle monizioni e delle preghiere corrisponda realmente all’indole delle varie lingue, aggiungendovi, secondo l’opportunità, le melodie per il canto;49

d) le rubriche vengano adattate o eventualmente integrate, qualora occorra indicare il compito e gli uffici spettanti ai ministri istituiti o alle religiose o ai laici.

Se sembra opportuno aggiungere rubriche o testi non presenti nel Rituale Romano, essi siano di volta in volta contraddistinti da un apposito segno o da diverso carattere tipografico.

V

ADATTAMENTI RIGUARDANTI IL MALATO O I PRESENTI

38. Come sopra (n. 27) si è detto, il Priore o la Priora e il delegato o la delegata per la liturgia della comunità, tengano presenti sia le circostanze e le necessità, sia i desideri del malato e la sensibilità dei presenti, e volentieri utilizzino le varie possibilità proposte dal Rituale.

Si tenga conto anzitutto dello stato di affaticamento del malato e dei continui mutamenti delle sue condizioni fisiche, nel corso della medesima giornata o di una stessa ora. Proprio per questo si potrà, secondo i casi, abbreviare la celebrazione.50

46 Cf. ‘Consilium’, “Notitiæ” 5, 1969, pp. 3-12; SCCD, AAS 1974, pp. 98-99; ASOP 1979, pp. 13-30; LHOP, p. xxvi; MLOP, «Introductio generalis», p. xxxviii.

47 SUCPI, n. 38 b. 48 Cf. LHOP, p. lxxv, n. 2; lxxviii, n. 8. 49 SUCPI, n. 38 d.

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39. Salvaguardando la responsabilità pastorale del ministro o del confratello o

consorella a ciò deputati, le comunità, se sembrerà opportuno, curino la preparazione di schemi per i vari tipi di celebrazione.51 A tale scopo, ferma restando la struttura essenziale di ciascun Sacramento o preghiera, questo Rituale offre una raccolta di testi da scegliere a seconda delle circostanze e delle situazioni delle persone, in modo adeguato all’indole e alle condizioni del malato e alla sensibilità dei presenti.

40. Qualora la struttura del rito sia adattata alle circostanze del luogo e delle

persone, gli adattamenti riguardino soprattutto, per l’Unzione dei malati o per il Viatico, il rito della ‘richiesta di perdono reciproco’, da collocarsi all’inizio della celebrazione o dopo la lettura della Sacra Scrittura; la breve spiegazione del significato dell’Olio nel Sacramento dell’Unzione può essere fatta invece del rendimento di grazie sull’Olio, se sembra più opportuno; per la raccomandazione dei morenti si scelgano i testi biblici (Appendice I, p. 120) e le preghiere proposte in Appendice III, p. 127, o altre preghiere tradizionali.52

41. Nella celebrazione di questo rito si tenga conto dei presenti, specie quando il

malato è in ospedale e gli altri malati che si trovano nella stessa stanza non partecipano a questa azione liturgica. In situazioni del genere è importante avere delicatezza e interessamento per i presenti, in modo da promuovere una nuova mentalità e sensibilità per i Sacramenti della fede e perché la loro ricezione risulti più fruttuosa.53

42. Qualora la comunità, come spesso accade, non può essere tutta presente alla

celebrazione accanto al malato, per il poco spazio o perché il malato è fuori convento, in vari punti di questo Rituale (nn. 155, 187) sono suggeriti diversi modi di celebrazione con cui la comunità può unirsi al malato e accompagnarlo con carità fraterna e con la preghiera, per poterne attingere consolazione e il senso pasquale della vita cristiana.

50 SUCPI, nn. 37, 40 e 41. 51 Cf. LHOP, p. 14, n. 21. 52 Cf. SUCPI, n. 41. 53 Cf. ARH, nn. 90 e 92.

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RITO DELL’UNZIONE DEGLI INFERMI

E LORO CURA SPIRITUALE

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CAPITOLO I *

LA VISITA AI MALATI

NOTA PRELIMINARE

1. Oltre alle indicazioni riguardanti la visita a confratelli o consorelle ammalati, nei libri liturgici dell’Ordine vi erano sezioni che si riferivano al nostro impegno pastorale e perciò riguardanti la visita ad altri ammalati.

Pertanto questo capitolo del nostro Rituale, distinto dalla Comunione ai malati, offre due schemi, ricavati dalle nostre consuetudini e debitamente rinnovati: il primo schema contiene formulari di preghiera che è opportuno utilizzare quando, animati da sollecitudine umana e spirituale insieme, ci rechiamo presso persone ammalate; il secondo schema contiene il formulario di benedizione degli infermi che viene usato in alcune Province dell’Ordine.

2. Quando visitano gli infermi, i ministri ordinati o i laici - come è indicato qui sotto (n.

4) - osservino diligentemente quanto è prescritto nel volume del Sacramento dell’Unzione e

cura pastorale degli infermi (nn. 42-45). Soprattutto, manifestino ai malati la sollecitudine e la carità di Cristo e della Chiesa.

3. Pertanto i cristiani, sacerdoti e laici, confermino il malato in un cammino spirituale che

conduca anche lui, come gli altri fedeli, attraverso tappe diverse: - cerchi cioè di cogliere il senso della sua nuova condizione e di sperimentare più

intimamente le realtà della fede; - sia sollecitato a camminare insieme a Cristo nella fede, lungo il sentiero attualmente

sconvolto dalla malattia e segnato dalle risorse nuove offerte dal mistero del dolore; - sia anche aiutato a pregare, individualmente e con i familiari o con chi lo cura; - sia gradualmente preparato, nei tempi per lui opportuni, ad accostarsi ai sacramenti della

Penitenza e dell’Eucaristia, come pure a usufruire dell’Unzione degli infermi e del Viatico, quando la situazione lo richiederà.

4. Il modo di procedere nella visita ai malati, qui presentato, può essere utilizzato sia da

un sacerdote sia da un diacono sia eventualmente da altro membro della Famiglia Domenicana, scegliendo e opportunamente adattando la struttura e gli elementi.

I. ORAZIONI NELLA VISITA AI MALATI SALUTO INIZIALE

5. Avvicinandosi al malato, chi lo visita saluta con semplicità e cordialità lui e gli altri presenti.

Se è sacerdote o diacono, può dire:

Pace a questa casa e a quanti vi abitano.1 Oppure:

* Le letture bibliche e gli altri testi dovranno essere rivisti sulla nuova traduzione della CEI. 1 SUCPI, n. 49.

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La pace e la benedizione di Dio, Padre onnipotente, e del Figlio e dello Spirito Santo scenda su di noi e su questa casa, su tutti coloro che vi abitano e vi si incontrano.

R/ Amen.2

6. Se invece il ministro è un laico, dice:

Benediciamo il Signore, che ha preso su di sé i nostri dolori ci salva mediante la sua croce.

R/ Dio sia benedetto, ora e nei secoli. Oppure:

R/ Tu sei benedetto, o Signore.

7. Poi il ministro esorta il malato e i presenti a riconoscere la misericordia del Signore e ad implorarlo con fiducia: Salmo 26,1; 27,1-2.6-9 Ant. Il Signore è mia luce e mia salvezza. A te grido, Signore, mia roccia, * con me non tacere: se tu non mi parli, * sono come chi scende nella fossa. Ant. Ascolta la voce della mia supplica, * quando a te grido aiuto, quando alzo le mie mani verso il tuo santo tempio. Ant. Sia benedetto il Signore, * che ha dato ascolto alla voce della mia supplica; Il Signore è mia forza e mio scudo, * in lui ha confidato il mio cuore. Mi ha dato aiuto: esulta il mio cuore, * con il mio canto voglio rendergli grazie. Ant. Forza è il Signore per il suo popolo, * rifugio di salvezza per il suo consacrato. Salva il tuo popolo e benedici la tua eredità, * sii loro pastore e sostegno per sempre. Ant. Poi il ministro dice la seguente orazione salmica: O Dio, che rendi a ciascuno secondo le sue opere,

2 Cf. Manuale Ambrosianum., ed. M.Magistretti, vol. II, 1905, p. 94.

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tu hai ascoltato la voce del tuo Figlio e hai fatto rifiorire la sua carne nel mattino della risurrezione. Ascolta la nostra preghiera e dona alla tua Chiesa di vivere nella rettitudine e nella pace, perché possa continuare a renderti grazie per l’opera delle tue mani. ———————————————————————————————————

Oppure si dice un altro salmo adatto (per es. 29, 40, 87, 142), con l’antifona:

Ant. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori. (Is 53, 4)

Poi il ministro dice l’orazione seguente o un’orazione salmica (Appendice II A, pp. 122 ss.): O Dio, che sempre domini sulla tua creazione con amore misericordioso, ascolta le nostre suppliche e guarda benigno al tuo servo (alla tua serva) N. che soffre per la malattia: salvalo (salvala) con la tua visita e donagli (donale) il rimedio della grazia celeste. Per Cristo nostro Signore.3

R/ Amen.

——————————————————————————————————— LETTURA DELLA PAROLA DI DIO

8. Poi il lettore, o uno dei presenti o il ministro stesso, legge un testo della Sacra Scrittura, scelto soprattutto fra quelli proposti dal Rituale Romano per il Sacramento

dell’Unzione4 o nel Lezionario della Messa5 o fra quelli qui sotto proposti. Si scelgano i testi più adatti alle condizioni spirituali e fisiche del malato.6

2 Cor 1, 3-7: «Il Dio di ogni consolazione».

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi... Oppure: Mt 11, 28-30: «Venite a me e io vi ristorerò».

Dal Vangelo secondo Matteo... Oppure: Mc 6,53-56: «Ponevano i malati nelle piazze».

3 Eccl. Off., f. 56r; PS, p. 166; ASOP 1977, p.156. 4 SUCPI, nn. 74 e 296-351. 5 LR, pp. 260-275. 6 Ben., n. 226; SUCPI, n. 296.

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Dal Vangelo secondo Marco... Oppure: Ebr 5,7-9: «Il Figlio di Dio imparò l’obbedienza dalle cose che patì».

Dalla lettera agli Ebrei...

9. Si può cantare o recitare anche un salmo o altro canto adatto: Sal 19: «Ti ascolti il Signore nel giorno della prova». Oppure: Sal 101 (alcuni versetti): «Signore, ascolta la mia preghiera».

10. Si può quindi fare una breve spiegazione dei testi o una pausa di silenzio.7

PREGHIERA COMUNE

11. Poi si possono formulare le preghiere di intercessione, scegliendo il formulario offerto qui di seguito oppure uno di quelli proposti dal Benedizionale (nn. 240-242). Si possono usare anche altre intercessioni, secondo la situazione del malato o le circostanze. Cari fratelli, preghiamo il Signore nostro Gesù Cristo, rivolgiamogli suppliche perché visiti questo suo servo (questa sua serva) N. dandogli (dandole) serenità e conforto.

Il Signore perdoni tutte le tue colpe e ti dia sollievo nelle tue sofferenze.

R/ Signore, pietà. Il Signore salvi la tua vita e adempia i tuoi desideri.

R/ Cristo, pietà. Il Signore ti conceda forza e serenità, e ti ridia la salute necessaria per benedirlo insieme ai tuoi fratelli.8

R/ Signore, pietà. Se il malato lo gradisce, si può recitare o cantare l’antifona Média vita.

7 Cf. SUCPI, n. 74. 8 Cf. Liber Ordinum, ed. M. Férotin, XXV: Ordo ad invitandum vel perungendum infirmum, Paris

1904, rist. Roma1996, nn. 71-73, e Ben., n. 245.

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PREGHIERA DI BENEDIZIONE

12. Allora il ministro, se è sacerdote o diacono, imponendo le mani sul malato o sui malati, su tutti contemporaneamente o, se le circostanze lo consentono, su ognuno di essi, pronuncia la preghiera di benedizione: Dio onnipotente, che con un tuo comando puoi allontanare dai corpi degli uomini ogni genere di infermità, assisti questo tuo servo (questa tua serva), affinché, liberato (liberata) dai mali e rinvigorito (rinvigorita) nelle forze, possa benedire il tuo santo nome. Per Cristo nostro Signore.9

R/ Amen. Oppure, senza imposizione delle mani: Dio onnipotente ed eterno, abbi pietà del tuo servo (della tua serva) N. e nella tua clemenza guidalo (guidala) sulla via della salvezza e della pace, perché sappia desiderare ciò che a te piace e lo adempia con tutte le sue forze. Per Cristo nostro Signore.10

R/ Amen.

13. Se invece il ministro è un laico, pronuncia la preghiera di benedizione tracciando un segno di croce sulla fronte di ognuno dei malati: Signore nostro Dio, che nella tua provvidenza custodisci tutte le tue creature, salvaci con il tuo amore; solleva con la tua santa mano questo tuo figlio infermo (questa tua figlia inferma), sii tu il suo medico e la sua medicina, perché sperimenti il beneficio che aspetta da te. Per Cristo nostro Signore.11

R/ Amen. Oppure: Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, che nella fragilità della condizione umana

9 BB, p. 49*. 10 Man. Ambr., cit., ed. 1905, p.150. 11 Cf. Ben, n. 246.

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ci conforti e ci sollevi con la tua benedizione, guarda con amore questo tuo figlio (questa tua figlia) N., e fa’ che, superata la malattia e riacquistata la salute, possa lodare con cuore memore e grato il tuo santo nome. Per Cristo nostro Signore.12

R/ Amen.

14. Dopo la preghiera di benedizione, il ministro invita tutti i presenti ad invocare la protezione di Maria con la recita o il canto di un’antifona mariana, per esempio Sub tuum præsídium o Salve Regína o altro canto. CONCLUSIONE

15. Quindi il ministro, se è sacerdote o diacono, rivolgendosi al malato o ai malati può concludere il rito dicendo: Il Signore Gesù Cristo sia accanto a te (voi) per difenderti (difendervi); sia in te (voi) per custodirti (custodirvi); sia davanti a te (voi) per guidarti (guidarvi); sia dietro di te (voi) per benedirti (benedirvi): egli che con il Padre e con lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli.13

R/ Amen. Infine benedice tutti i presenti, aggiungendo: La benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi, e con voi rimanga sempre.

R/ Amen.

16. Se invece il ministro è un laico, invoca sul malato o sui malati, e su tutti i presenti, la benedizione del Signore, e facendosi il segno di croce dice: Il Signore Gesù, medico dei corpi e delle anime, ci custodisca nel suo amore e ci colmi della sua benedizione.14

R/ Amen.

12 Cf. Ben, n. 247. 13 LHOP, p. 756; cf. PRG II, p. 254; cf. SUCPI, n. 187. 14 LHOP, p.756; cf. Ben., n. 251.

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FORMULA BREVE

17. Se le circostanze lo richiedono, dopo alcune parole di saluto o di esortazione spirituale e dopo una breve lettura della Parola di Dio, il sacerdote o il diacono può adoperare semplicemente questa formula di benedizione: Il Signore Gesù Cristo sia accanto a te (voi) per difenderti (difendervi); sia in te (voi) per custodirti (custodirvi); sia davanti a te (voi) per guidarti (guidarvi); sia dietro di te (voi) per benedirti (benedirvi): egli che con il Padre e con lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli.15

R/ Amen. Infine benedice tutti i presenti, aggiungendo: La benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi, e con voi rimanga sempre.

R/ Amen.

18. Se invece il ministro è un laico, invoca sul malato o sui malati, e su tutti i presenti, la benedizione del Signore, e facendosi il segno di croce dice: Il Signore Gesù, medico dei corpi e delle anime, ci custodisca nel suo amore e ci colmi della sua benedizione.16

R/ Amen.

II. BENEDIZIONE DEI MALATI DA USARSI IN TALUNE CIRCOSTANZE

19. Chi visita i malati li saluti premurosamente, li incoraggi con carità apostolica,

mediante parole di fede e con partecipazione umana, e spieghi loro il senso e il valore di questa invocazione, stimolandoli alla fiducia in Dio e disponendoli ad abbracciare la sua volontà.

Se sembra opportuno, li esorti a ricevere l’Unzione dei malati. 20. Dopo le parole di saluto e di esortazione, con le mani distese se è sacerdote, oppure,

se è laico, imponendo una mano sul capo del malato, secondo l’uso locale, pronunci la preghiera seguente, attribuita a san Vincenzo Ferrer e utilizzata da san Ludovico Bertrán:

15 LHOP, p. 756; cf. PRG II, p. 254; cf. SUCPI, n. 187. 16 LHOP, p. 756; cf. Ben., n. 251.

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«Imporranno le mani sui malati ed essi guariranno» (Mc 16,18). Gesù, Figlio di Maria, salvezza e signore del mondo, che ti ha reso partecipe della fede cattolica, in essa ti custodisca e ti renda sereno (serena), e per i meriti della beata Vergine Maria, di san Domenico nostro Padre, di san Vincenzo Ferrer e di tutti i santi, ti liberi da questa infermità.17 21. Poi il ministro aggiunge: Il Signore apra i nostri cuori e li disponga ad ascoltare con sincerità la sua Parola.

Allora uno dei presenti o lo stesso ministro legge un passo del Vangelo, secondo Giovanni (Gv 1,1-14) o secondo Marco (Mc 16,15-20). Oppure si legga un altro testo adatto (per es. Is 61,1-3a; Rm 8,14-17; Mt 5,1-12a; Mt 11,25-30; Lc 12,35-44a), come è proposto nel Rituale del Sacramento dell’Unzione.18

Di tale lettura si può fare, secondo l’opportunità, una breve spiegazione. Lettura del santo Vangelo secondo...

R/ Gloria a te, o Signore.

22. Poi il ministro introduce la preghiera del Signore con queste parole o con altre simili: Ora invochiamo con fede Dio, Padre onnipotente, che con la sua potenza può allontanare dai corpi umani ogni debolezza e malattia, ed esaltiamo la sua bontà con le parole di Cristo stesso: e tutti insieme dicono:

Padre nostro, ecc.

23. Il rito si conclude con la benedizione. Se il ministro è sacerdote, dice: Il Signore Gesù Cristo sia accanto a te (voi) per difenderti (difendervi); sia in te (voi) per custodirti (custodirvi); sia davanti a te (voi) per guidarti (guidarvi); sia dietro di te (voi) per benedirti (benedirvi): egli che con il Padre e con lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli.19

R/ Amen.

17 LHOP, p.755. 18 SUCPI, nn. 74 e 296 ss. 19 LHOP, p. 756; cf. PRG II, p. 254; cf. SUCPI, n. 187.

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Infine benedice tutti i presenti, aggiungendo: La benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi, e con voi rimanga sempre.

R/ Amen. Altre formule di benedizione si trovano in Appendice (II B, p. 125).

24. Se invece il ministro è un laico, invoca sul malato o sui malati, e su tutti i presenti, la benedizione del Signore, e facendosi il segno di croce dice: Il Signore Gesù, medico dei corpi e delle anime, ci custodisca nel suo amore e ci colmi della sua benedizione.20

R/ Amen. Altre formule di benedizione si trovano in Appendice (II B, p. 125).

25. Poi il ministro asperge il malato con acqua benedetta, e così congeda tutti in pace.

20 Cf. Ben., n. 251.

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CAPITOLO II

LA COMUNIONE AI MALATI

NOTA PRELIMINARE

26. Il Priore (o la Priora) e l’incaricato (o l’incaricata) della liturgia della comunità, per portare l’Eucaristia al confratello o consorella ammalati scelgano il rito che sembri più adatto.

27. In alcune circostanze, per esempio di domenica o in qualche solennità o nel Triduo

pasquale, quest’azione liturgica può essere compiuta preferibilmente con rito comunitario, o con la celebrazione della Messa nella stanza del malato o con la partecipazione di più confratelli o consorelle.1

28. Si trovano qui di seguito alcuni adattamenti conventuali delle indicazioni offerte dal

Rituale Romano, nel volume del Sacramento dell’Unzione, a proposito della Comunione degli infermi: ad esse si aggiunge la possibilità di utilizzare gli elementi della nostra tradizione liturgica. I complementi più generali in uso nella pastorale liturgica sono da prendersi nel testo del Sacramento dell’Unzione degli infermi e nel Rito della comunione fuori della messa e culto

eucaristico. Si propongono pertanto tre schemi:

- rito ordinario (nn. 30-39);

- rito abbreviato (nn. 40-43);

- Comunione di malati che partecipano alla Messa comunitaria radiotrasmessa (n. 44). 29. La comunione eucaristica sia data dal sacerdote o dal diacono o da un ministro

straordinario, secondo la facoltà concessagli.2

I. RITO ORDINARIO PER LA COMUNIONE AI MALATI

RITI INIZIALI

30. Nella stanza del malato sia preparato un tavolo coperto da una tovaglia, per deporvi il Sacramento. Se la consuetudine lo comporta, si pensi anche a preparare il secchiello dell’acqua benedetta con l’aspersorio, e le candele da posare sul tavolo.3

31. Il ministro entrando dal malato saluta cordialmente lui e gli altri presenti, con queste

parole: La pace del Signore sia con voi (con te). Oppure:

Pace a questa casa e a quanti vi abitano.4

1 MLOP, p. 21. 2 Cf. RCFM, n.17. 3 SUCPI, n. 48.

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Altre formule di saluto si trovano qui sopra, nn. 5-6. Poi, deposto il Sacramento sulla mensa, lo adora insieme con i presenti.5 32. Quindi, secondo l’opportunità, asperge con l’acqua benedetta l’infermo e la stanza, dicendo la formula seguente o altra simile: Ravviva in noi, Signore, nel segno di quest’acqua benedetta, il ricordo del Battesimo e la nostra adesione a Cristo Signore, crocifisso e risorto per la nostra salvezza.6

Oppure, se sembra più opportuno, il sacerdote e poi l’infermo, se può, e i presenti ricevono l’acqua per farsi il segno della croce. 33. Il ministro invita il malato e gli altri presenti a fare l’atto penitenziale: Fratelli, riconosciamo i nostri peccati per esser degni di partecipare a questo santo rito insieme al nostro fratello ammalato (alla nostra sorella ammalata). Si fa una breve pausa di silenzio. Poi il ministro, o uno dei presenti, dice le invocazioni seguenti o altre simili: Signore, che nel tuo mistero pasquale ci hai meritato la salvezza, abbi pietà di noi: Tutti:

Signore, pietà. Oppure: Kýrie, eléison. Il ministro:

Cristo, che nelle nostre sofferenze rinnovi sempre le meraviglie della tua passione, abbi pietà di noi: Tutti:

Signore, pietà. Oppure: Kýrie, eléison. Il ministro:

Signore, che con la comunione al tuo corpo ci rendi partecipi del tuo sacrificio, abbi pietà di noi: Tutti:

4 SUCPI, n. 49. 5 SUCPI, n. 50.

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Signore, pietà. Oppure: Kýrie, eléison. Il ministro conclude:

Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati, e ci conduca alla vita eterna. Tutti rispondono:

Amen. Altre formule per l’atto penitenziale: Confesso, oppure quelle che si trovano in Appendice (IV, p. 133).7

LETTURA DELLA PAROLA DI DIO

34. A questo punto uno dei presenti o lo stesso ministro può leggere, se lo si ritiene opportuno, un brano della Sacra Scrittura, per esempio: Gv 6,54-55: “Chi mangia la mia carne...” Oppure:

Gv 6,54-59: “Chi mangia la mia carne...” Oppure:

Gv 14,6: “Io sono la via...” Oppure:

Gv 14,23: “Se uno mi ama...” Oppure:

Gv 15,4: “Rimanete in me...” Oppure:

1 Cor11,26: “Ogni volta che mangiate...” Oppure:

Gv 14,27; Gv 15,5; 1 Gv 4,16. Secondo l’opportunità, si può fare una breve spiegazione del brano letto.8

6 SUCPI, n. 51. 7 SUCPI, n. 53. 8 SUCPI, nn. 54-55.

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RITI DI COMUNIONE

35. Poi il ministro invita i presenti a recitare la preghiera del Signore, introducendola con queste parole o con altre simili: E ora, tutti insieme, rivolgiamo al Padre la preghiera che Gesù Cristo nostro Signore ci ha insegnato.9

Oppure:

Mettendoci in sintonia con la volontà del Padre, preghiamo come il Signore ci ha insegnato.

E tutti insieme dicono: Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.

36. Il ministro fa l’ostensione del Santissimo Sacramento dicendo: Beati gli invitati alla cena del Signore. Ecco l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo. L’infermo e gli altri che desiderano comunicarsi, dicono: O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato.10

37. Il ministro si accosta all’infermo e gli presenta l’Eucaristia, dicendo:

Il Corpo di Cristo (oppure: il Sangue di Cristo). L’infermo risponde:

Amen. E riceve la Comunione. Gli altri comunicandi ricevono il Sacramento nel modo solito.11

9 SUCPI, n. 56. 10 SUCPI, n. 57. 11 SUCPI, n. 58.

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38. Terminata la distribuzione della Comunione, il ministro fa le necessarie abluzioni. Secondo l’opportunità, si può sostare alquanto in sacro silenzio.

Poi il ministro dice l’orazione conclusiva: Preghiamo. Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, la comunione al Corpo (Sangue) del tuo Figlio protegga e conforti questo nostro fratello (questa nostra sorella), gli (le) rechi sollievo nel corpo e nello spirito e sia per lui (lei) segno sicuro di vita eterna. Per Cristo nostro Signore.12

R/. Amen. Oppure:

Dio onnipotente ed eterno, che rinvigorisci la fragilità della condizione umana infondendovi la tua forza, sì che i nostri corpi e le nostre membra riprendano vitalità mediante il tuo salutare rimedio, guarda benigno a questo tuo servo e nostro fratello (questa tua serva e nostra sorella) N., perché vinto ogni condizionamento della debolezza fisica sia ripristinato in lui (lei) il dono della salute. Per Cristo nostro Signore.13

R/. Amen. CONCLUSIONE DEL RITO

39. Quindi il ministro benedice l’infermo e i presenti tracciando su di essi il segno della croce con la pisside, se ancora vi è il Sacramento, oppure usando una delle formule dei riti per gli infermi (sopra, nn. 12-13 oppure 16.17.18.23) o una di quelle offerte per la conclusione della Messa.14

II. RITO BREVE PER LA COMUNIONE DEGLI INFERMI

40. Questo rito breve si può utilizzare quando si deve distribuire la santa Comunione a più infermi degenti in diversi ambienti di una stessa casa o di ospedale. Il rito breve può essere eventualmente ampliato con l’aggiunta di elementi tratti dal rito ordinario.15

12 SUCPI, n. 59. 13 Cf. Eccl. Off., f. 56r; PS, p. 166; ASOP 1977, p. 157. 14 SUCPI, n. 60. 15 SUCPI, n. 61.

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41. Il rito può aver inizio in chiesa o in una cappella o nella prima stanza. Il ministro dice una delle seguenti antifone: O sacro convito, in cui Cristo è nostro cibo, si perpetua il memoriale della sua Pasqua, l’anima nostra è colmata di grazia e ci è dato il pegno della gloria futura.16

Oppure:

Quanto è soave, o Signore, il tuo Spirito! Per mostrare la tua dolcezza nei confronti dei tuoi figli hai dato loro dal cielo un pane gustosissimo, riempi di beni gli affamati e rimandi a mani vuote i ricchi che non ne hanno fame.17 Oppure:

Adoriamo, o Cristo, il tuo corpo glorioso, nato da Maria Vergine; per noi hai voluto soffrire, per noi ti sei offerto vittima sulla croce e dal tuo fianco squarciato hai versato l’acqua e il sangue del nostro riscatto. Sii nostro conforto nell’ultimo passaggio e accoglici benigno nella casa del Padre: o Gesù dolce, o Gesù pio, o Gesù, figlio di Maria!18 Oppure: Gv 6,51

Io sono il pane vivo disceso dal cielo: chi mangia di questo pane vivrà in eterno.

42. Poi il ministro, accompagnato, secondo l’opportunità, da qualcuno con un cero in mano, si avvicina agli infermi e dice una volta sola per tutti gli infermi che si trovano nella stanza: Beati gli invitati alla cena del Signore. Ecco l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo. Ogni comunicando dice:

O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. Quindi si avvicina ad ognuno dei comunicandi e mostrandogli il Sacramento dice:

Il Corpo di Cristo (oppure, se occorre: Il Sangue di Cristo).

16 SUCPI, n. 63. 17 PS, p.65. 18 PS, p.454; cf. SUCPI, n. 50.

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L’infermo risponde:

Amen. E riceve la Comunione. Gli altri comunicandi ricevono il Sacramento nel modo solito.19

43. Poi si dice la preghiera conclusiva (sopra, n. 38). Si tralascia la benedizione.20

––––––––––––––––

44. Nei conventi, monasteri o comunità in cui la Messa conventuale o comunitaria viene radiotrasmessa negli ambienti in cui si trovano i malati, è bene che ad essi la santa Comunione sia portata durante la stessa Messa, ma è sufficiente che il ministro dica ad ognuno dei comunicandi: Il Corpo di Cristo (oppure, se occorre: Il Sangue di Cristo).

19 Cf. SUCPI, nn. 58 e 64. 20 SUCPI, n. 65.

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CAPITOLO III

IL SACRAMENTO DELL’UNZIONE

NOTA PRELIMINARE

45. Il Priore o la Priora, per la cura affettuosa che devono avere dei confratelli o consorelle infermi1, offrano loro l’occasione di frequenti colloqui con un sacerdote e di un agevole ricorso ai sacramenti.2

Per quanto riguarda il conferimento del sacramento dell’Unzione, si osservi quanto è stabilito nel Rituale Romano (nn. 8-15; cf. sopra nn. 14-21).

Ministro proprio dell’Unzione degli infermi è il Priore o altro sacerdote da lui incaricato; altri sacerdoti conferiscono l’Unzione soltanto con il suo consenso almeno presunto.3 Per le monache o le suore esercita in via ordinaria questo ministero il cappellano.4

46. Il Priore o la Priora insieme al delegato o alla delegata per la liturgia comunitaria

abbiano cura di determinare, insieme al malato stesso (o alla malata) e alla comunità, la modalità di celebrazione più adatta: cioè quella ordinaria oppure durante la Messa oppure in connessione con un’Ora dell’Ufficio divino.

Per preparare la celebrazione si osservino le indicazioni date nel volume del Sacramento

dell’Unzione (nn. 37, 40, 41, 66-69), usando le diverse facoltà che vi sono offerte. Inoltre si abbia cura che tutti possano partecipare al rito e alle preghiere nel modo proprio di ognuno.

47. Se sono presenti due o più sacerdoti, possono dividersi i compiti in questo modo: uno

di essi pronunzi le preghiere e faccia l’Unzione con la formula sacramentale prescritta, gli altri si spartiscano le singole parti del rito, come i riti iniziali, la lettura della Parola di Dio, le invocazioni, le monizioni. Ognuno dei sacerdoti può imporre le mani sul malato.5

48. Il malato non costretto a degenza può ricevere il sacramento in chiesa o in altro luogo

adatto, in cui ci sia il posto preparato per lui e dove possano radunarsi almeno i parenti e gli amici che prenderanno parte alla celebrazione.6

49. Quando l’Unzione è conferita durante la Messa, si può scegliere la Messa del giorno

o un formulario preso dalle Messe rituali o dal Messale O.P. Si osservino le indicazioni date qui sotto (nn. 73-76; 195-198).

50. Se l’infermo vuole confessarsi, il sacerdote, attento a questo desiderio, vi provveda

possibilmente prima della celebrazione dell’Unzione. In caso di necessità, la confessione può anche essere generica, se non si può fare altrimenti. Se la confessione sacramentale si fa durante la celebrazione, si collochi all’inizio del rito; in tal caso si omette l’atto penitenziale.

1 Cf. LCO, n. 9; LCM, n. 8. 2 Cf. LCO, n. 11; LCM, n.11; SUCPI, nn. 16-17. 3 Cf. CDC, c.1003, 2. 4 Cf. CDC, c. 566,1; cf. SUCPI, nn. 16 e 18. 5 SUCPI, n. 19. 6 Cf. SUCPI, n. 68.

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I. RITO ORDINARIO PER L’UNZIONE DEGLI INFERMI

Preparazione della celebrazione

51. L’Unzione degli infermi sia celebrata con fervore di orazione e di pace e anche festosamente, se è possibile. A seconda delle circostanze si prepari il luogo, che può essere la stanza del malato o il coro o il capitolo.

52. È bene che si prepari un tavolo coperto da una tovaglia; sopra si ponga l’Olio

benedetto o da benedirsi e, se occorre, l’Eucaristia. Si prevedano anche candele sul tavolo e un’immagine del Crocifisso, come pure l’acqua benedetta, se non la si porta processionalmente. Si preparino anche il libro del Rituale e i paramenti liturgici per i sacerdoti celebranti, e tutto il necessario per la celebrazione.

53. E’ bene che, per quanto è possibile, tutti i membri della comunità assistano

all’Unzione del confratello o della consorella ammalati. Perciò, a un segno convenuto, tutti si riuniscono in infermeria o nella sua cappella o in chiesa o in altro luogo adatto. Si può fare una processione con l’acqua benedetta e la croce: procederanno in fila i Frati (o le Suore) vestiti dell’abito dell’Ordine, il sacrista con l’Olio santo e il Priore (o il cappellano), in abito adatto a questo ministero e con la stola. RITI INITIALI

Saluto iniziale

54. Inizialmente si può cantare a cori alterni un salmo adatto (per es. Sal 24, 40, 42), eccetto il salmo 102, riservato all’Unzione.

55. Accostandosi al malato, il sacerdote saluta affabilmente lui e gli altri presenti, con le

parole seguenti o con altre simili: La pace del Signore sia con voi (con te). Oppure:

Pace a questa casa e a quanti vi abitano.7

56. Poi, secondo l’opportunità, ricevuta l’acqua benedetta, il sacerdote asperge il malato e tutti i presenti, dicendo questa o altra formula proposta nel Rituale particolare: Ravviva in noi, Signore, nel segno di quest’acqua benedetta, il ricordo del Battesimo e la nostra adesione a Cristo Signore, crocifisso e risorto per la nostra salvezza.8

7 SUCPI, n.70. 8 SUCPI, n. 71.

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Oppure, se sembra più opportuno, il sacerdote e poi l’infermo, se può, e i presenti ricevono l’acqua per farsi il segno della croce.

57. Poi si rivolge ai presenti con queste parole o con altre simili: Dio onnipotente ed eterno, che mediante il tuo santo apostolo Giacomo hai insegnato a chiamare i presbiteri della chiesa e ad ungere gli infermi: con questo Olio santo ungi e consacra, mediante le nostre mani, questo tuo servo infermo (questa tua serva inferma); e ciò che possiamo ottenere all’esterno, se lo chiediamo con fede, fa’ che la tua potenza lo operi invisibilmente all’interno. Per Cristo nostro Signore.9

R/. Amen.

Oppure come nel volume del Sacramento dell’Unzione degli Infermi, n. 72. Atto penitenziale

58. Quindi si fa l’atto penitenziale, a meno che il sacerdote non ascolti a questo punto la

confessione sacramentale dell’infermo. Il sacerdote inizia con queste parole o altre simili:

Fratelli (Sorelle), riconosciamo i nostri peccati per essere degni di partecipare a questo santo rito insieme al nostro fratello infermo (alla nostra sorella inferma). Si fa una breve pausa di silenzio.10

___________________

Reciproca richiesta di perdono

59. Quindi, secondo la consuetudine dell’Ordine,11 il malato incoraggiato dal Priore (o la malata incoraggiata dalla Priora) chieda umilmente perdono a lui e a tutti i presenti, per le mancanze commesse contro di loro; il Priore conferma al malato che sia lui sia i confratelli gli hanno tutto perdonato.

Questo rito può essere collocato a questo punto della celebrazione oppure dopo la liturgia della Parola, secondo l’opportunità.

___________________

9 Eccl. Off., f. 56v; PS, pp. 162 s. 10 Cf. SUCPI, n. 73. 11 ASOP 1977, p. 146, nn. 11 e 10; Eccl. Off., f. 55v-56r; PS, p. 160;

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60. Allora tutti insieme, riconoscendo i propri peccati, fanno la confessione: Confesso a Dio onnipotente, alla Beata Maria sempre Vergine, a san Domenico nostro padre, a tutti i santi e a voi, fratelli (sorelle), che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa: vi chiedo di pregare per me. Il sacerdote conclude:

Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni tutti i nostri peccati, ci liberi da ogni male, ci salvi e ci confermi in ogni opera buona e ci conduca alla vita eterna.12

R/. Amen. Oppure:

Il Signore onnipotente e misericordioso ci conceda l’indulgenza e il perdono di tutti i nostri peccati, mediante la grazia dello Spirito Santo.13

R/. Amen. Altre formule penitenziali in Appendice (IV, p. 133). ———————————————————————————————————

61. Se però il malato è vicino alla morte, il sacerdote come conclusione dell’atto penitenziale può usare la seguente formula di assoluzione: Il Signore Gesù Cristo, malgrado la nostra indegnità ha voluto annoverarci fra i discepoli ai quali ha detto: «Ciò che legherete sulla terra, sarà legato anche nei cieli, e ciò che scioglierete sulla terra sarà sciolto anche nei cieli» (Mt 18,18). Attraverso il nostro ministero ti assolva Lui da tutti i peccati da te commessi per negligenza, in pensieri, parole ed opere; e liberato (liberata) dai legami dei tuoi peccati ti conduca al regno dei cieli. Egli vive e regna con Dio Padre nell’unità dello Spirito Santo, Dio per tutti i secoli dei secoli.14

R/. Amen.

12 LHOP, p. 673. 13 ASOP 1977, p. 156. 14 ASOP 1977, p.156; Eccl. Off., f. 56r; PS, p. 167.

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Poi il sacerdote presenta al malato il crocifisso da baciare.

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CELEBRAZIONE DEL SACRAMENTO

Lettura della Sacra Scrittura

62. Uno dei presenti, chierico e laico, o lo stesso celebrante, legge un breve testo della Sacra Scrittura: Mt 8, 5-10. 13: «Va’, avvenga per te come hai creduto». Ascoltiamo, fratelli (sorelle), le parole del Vangelo secondo Matteo Entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione riprese: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico ad uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!». E disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto”.15 Altri testi in Appendice (I, pp. 119 ss.). A questo punto si può fare, in certi casi, la preparazione penitenziale dell’assemblea (n. 58). Preghiera litanica

63. La preghiera litanica qui riportata può aver luogo a questo punto o dopo l’Unzione. 64. Il sacerdote può, secondo le circostanze, adattare o abbreviare il testo proposto.

Fratelli, rivolgiamo al Signore la preghiera della fede per il nostro fratello (la nostra sorella) N., e diciamo insieme:

R/. Ascolta, o Signore, la nostra preghiera. - Perché il Signore venga a visitare

quest’infermo (questa inferma), e a confortarlo (confortarla) con la santa Unzione, preghiamo.

R/. Ascolta, o Signore, la nostra preghiera. - Perché nella sua potenza lo (la) liberi da ogni male,

15 SUCPI, n. 74.

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preghiamo. R/. Ascolta, o Signore, la nostra preghiera. - Perché nella sua bontà

rechi sollievo alle sofferenze di tutti gli infermi, preghiamo.

R/. Ascolta, o Signore, la nostra preghiera. - Perché assista quanti si dedicano alla cura

e al servizio degli infermi, preghiamo.

R/. Ascolta, o Signore, la nostra preghiera. - Perché nella sua misericordia

liberi quest’infermo (questa inferma) da ogni peccato, preghiamo.

R/. Ascolta, o Signore, la nostra preghiera. - Perché quest’infermo (questa inferma)

mediante la sacra Unzione, con l’imposizione delle mani, ottenga vita e salvezza, preghiamo.

R/. Ascolta, o Signore, la nostra preghiera16. Imposizione delle mani

65. Quindi il sacerdote impone le mani sul capo dell’infermo, senza nulla dire. Se vi sono più sacerdoti, ognuno di essi può imporre le mani allo stesso modo sul capo dell’infermo.17

Benedizione dell’Olio

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66. Quando il sacerdote, in caso di vera necessità,18 deve benedire l’olio durante il rito, dice: Preghiamo

O Dio, Padre di ogni consolazione, che per mezzo del tuo Figlio hai voluto recare sollievo alle sofferenze degli infermi, ascolta la preghiera della nostra fede: manda dal cielo il tuo Spirito Santo Paràclito su quest’olio che ci viene dal frutto dell’olivo per nutrimento e sollievo del nostro corpo; effondi la tua santa benedizione,

16 SUCPI, n. 75. 17 SUCPI, nn. 76 e 19. 18 Cf. SUCPI, n. 21 b.

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perché quanti riceveranno l’unzione di quest’olio ottengano conforto nel corpo, nell’anima e nello spirito, e siano liberi da ogni dolore, da ogni debolezza, da ogni sofferenza. Sia un olio santo da te benedetto per noi, nel nome del nostro Signore Gesù Cristo, che vive e regna con te per tutti i secoli dei secoli.

R/. Amen.19 ———————————————————————————————————

67. Se invece l’Olio è già stato benedetto, il sacerdote dice su di esso la preghiera di rendimento di grazie: Benedetto sei tu, o Dio, Padre onnipotente, che per noi e per la nostra salvezza hai mandato nel mondo il tuo Figlio.

R/. Gloria a te, Signore! Benedetto sei tu, o Dio, Figlio Unigenito, che ti sei fatto uomo per guarire le nostre infermità.

R/. Gloria a te, Signore! Benedetto sei tu, o Dio, Spirito Santo Paràclito, che con la tua forza inesauribile sostieni la nostra debolezza.

R/. Gloria a te, Signore! Signore, il nostro fratello (la nostra sorella) N., che riceve nella fede l’unzione di questo santo Olio, vi trovi sollievo nei suoi dolori e conforto nelle sue sofferenze. Per Cristo nostro Signore.

R/. Amen.20 Sacra Unzione

68. Il sacerdote prende l’Olio santo e unge l’infermo sulla fronte e sulle mani, dicendo una sola volta: Per questa santa Unzione e la sua piissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo.

R/. Amen.

19 SUCPI, n. 77 bis. 20 SUCPI, n. 77.

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E, liberandoti dai peccati, ti salvi e nella sua bontà ti sollevi.

R/. Amen21. Ringraziamento

69. Compiuta l’Unzione, come ringraziamento i presenti o due confratelli possono cantare o recitare, secondo le condizioni di salute del malato, uno dei seguenti salmi, integralmente o scegliendone almeno qualche versetto.22

Sal 24 (25), 4bc-5ab.6-7bc.8-9.10 e 14.15-16

R/. (1b): A te, Signore, elévo l’anima mia.

Oppure: Sal 33 (34), 2-3.4-5.6-7.10-11.12-13.17 e 19

R/. (19): II Signore è vicino a chi ha il cuore ferito. Oppure: (9a): Gustate e vedete quanto è buono il Signore.

Oppure: Sal 102 (103), 1-2.3-4.11-18

R/. (1a): Benedici il Signore, anima mia. Oppure: (8): Buono e pietoso è il Signore.

Preghiera dopo l’Unzione

70. Poi il sacerdote dice una delle seguenti orazioni: Per un infermo che sta per subire un’operazione chirurgica

O Gesù, nostro Redentore, con la grazia dello Spirito Santo conforta questo nostro fratello (questa nostra sorella), guarisci le sue infermità, perdona i suoi peccati, allontana da lui (lei) le sofferenze dell’anima e del corpo, e fa’ che ritorni al consueto lavoro in piena serenità e salute. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

R/. Amen.23 Per un malato grave

O Dio, che sempre regni con amore sulla tua creazione,

21 SUCPI, n. 78. 22 ASOP 1977, p. 150, n. 25. 23 Cf. SUCPI, n. 79.

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ascolta le nostre suppliche e guarda con bontà il nostro fratello (la nostra sorella) N. che soffre per la malattia: salvalo (salvala) con la tua visita e donagli (donale) il rimedio della grazia celeste. Per Cristo nostro Signore.24

R/. Amen. Per chiedere conforto

Dio onnipotente ed eterno, che rinvigorisci la fragilità della condizione umana infondendovi la tua forza, sì che i nostri corpi e le nostre membra riprendano vitalità mediante il tuo salutare rimedio, guarda benigno a questo tuo servo e nostro fratello (questa tua serva e nostra sorella) N., perché vinto ogni condizionamento della debolezza fisica sia ripristinato in lui (lei) il dono della salute. Per Cristo nostro Signore.25

R/. Amen.

Per chiedere la guarigione

O Dio, unico presidio dell’umana debolezza, manifesta la potenza del tuo aiuto per il nostro fratello infermo (per la nostra sorella inferma) N., affinché, sostenuto (sostenuta) dalla tua misericordia, possa essere presentato(a) risanato(a) alla tua santa Chiesa. Per Cristo nostro Signore.26

R/. Amen. Altre orazioni, adattate alle diverse condizioni del malato, si trovano in Appendice (II A, p. 122 ss.).27

CONCLUSIONE DEL RITO

Preghiera del Signore

71. Il sacerdote invita i presenti a recitare la preghiera del Signore, introducendola con queste parole o con altre simili: E ora, tutti insieme, rivolgiamo al Padre la preghiera

24 ASOP 1977, p. 156; cf. GeV, n. 1535; PRG II, p. 249; Eccl. Off., f. 56r; PS, p. 166. 25 ASOP 1977, p. 157; cf. GeV, n. 1538; PRG II, p. 251; Eccl. Off., f. 56r; PS, p. 166. 26 ASOP 1977, p. 156; cf. PRG II, p. 253; Eccl. Off., f. 56r; PS, p. 166; MA, p. 1095. 27 Cf. SUCPI, nn. 79-80.

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che Gesù Cristo nostro Signore ci ha insegnato.28 Oppure:

Mettendoci in sintonia con la volontà del Padre, preghiamo come il Signore ci ha insegnato.29

Oppure:

Preghiamo perché la volontà di Dio si compia nei nostri cuori e nel nostro comportamento.30

E tutti insieme dicono: Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Se l’infermo fa la Comunione, s’inserisce a questo punto, dopo la preghiera del Signore, il rito della Comunione degli infermi (nn. 36-39). Formula di benedizione

72. Il rito si conclude con la benedizione del sacerdote: Ti benedica Dio Padre, che in principio creò tutte le cose.

R/. Amen. Ti benedica Dio, il Figlio, che per noi scese dal cielo come Salvatore e non rifiutò di affrontare la Croce.

R/. Amen. Ti benedica lo Spirito Santo, che in forma di colomba si posò su Cristo.31

R/. Amen.

28 SUCPI, n. 81. 29 “Ambrosius”, nov.-dic. 1977, p. 483. 30 “Ambrosius”, nov.-dic. 1977, p. 484. 31 ASOP 1977, pp. 150 s.; cf. PRG II, p. 255.

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E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi, e con voi rimanga sempre.

R/. Amen.

Oppure:

Ti benedica Dio, nostro Padre del cielo. R/. Amen. Ti aiuti Cristo, Figlio di Dio, Salvatore. R/. Amen. Illumini la tua anima lo Spirito Santo, Paraclito. R/. Amen. Conservi il tuo corpo nel suo santo servizio e custodisca la tua mente. R/. Amen. Aumenti la sua grazia per il progresso della tua anima e ti liberi da ogni male. R/. Amen. Colui che sempre soccorre i suoi santi, ti dia aiuto e salvezza.32 R/. Amen. Oppure:

Il Signore Gesù guardi con bontà a tutte le tue infermità guarisca tutte le tue malattie, salvi dalla rovina la tua vita, corrobori e sazi i tuoi desideri, ti santifichi nella Trinità e ti custodisca ogni giorno della tua vita. Egli che attendiamo per il giudizio vive e regna con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli.33

R/. Amen. Altre formule di benedizione in Appendice (II B, p.125).

32 Cf. ASOP 1977, p. 157. 33 Cf. ASOP 1977, pp. 152 e 150 nota 38.

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II. CELEBRAZIONE DURANTE LA MESSA

73. Quando lo stato di salute dell’infermo lo permette, e specialmente quando il malato desidera ricevere la Comunione, si può amministrare la sacra Unzione durante la Messa; la celebrazione si fa in chiesa o anche nella stanza dell’infermo o nell’ospedale, in luogo adatto.34

74. Quando la sacra Unzione viene amministrata durante la Messa, il sacerdote dice, in

paramenti bianchi, la Messa per gli infermi. Se però ricorre una domenica di Avvento, di Quaresima, di Pasqua, o qualche solennità, o il mercoledì delle Ceneri o una feria della Settimana Santa, si dice la Messa del giorno, con la possibilità di usare il formulario previsto per la benedizione finale (n. 72).

Le letture si scelgono tra quelle indicate nel Lezionario del Messale Romano (V, pp. 260-275) o nel testo del Sacramento dell’Unzione (nn. 297 ss.), a meno che ragioni pastorali non suggeriscano un’altra scelta.

Quando non si può dire la Messa per gli infermi, si può sempre prendere una lettura dai testi di cui sopra, a meno che non ricorra il Triduo pasquale, Natale, Epifania, Ascensione, Pentecoste, Corpo e Sangue di Cristo o altra solennità di precetto.35

75. Per l’inizio della celebrazione, e specialmente per l’atto penitenziale, gli elementi si

trovano qui sopra, nn. 58-61. 76. La sacra Unzione viene amministrata dopo il Vangelo e l’omelia, in questo modo:

a) Dopo la lettura del Vangelo, il sacerdote nell’omelia sul testo sacro illustri il significato della malattia nella storia della salvezza e la grazia del sacramento dell’Unzione, tenendo però sempre conto dello stato di salute dell’infermo e della concreta situazione dei presenti.

b) La celebrazione dell’Unzione ha inizio con la preghiera litanica (n. 64). Inizia invece immediatamente con l’imposizione delle mani (n. 65), se la preghiera litanica o la preghiera universale o i salmi di ringraziamento si dicono dopo l’Unzione.

Segue la benedizione dell’Olio (n. 66), se occorre farla, oppure la preghiera di ringraziamento sull’Olio (n. 67), e poi l’Unzione (n. 68).

c) Quindi, se prima dell’Unzione non c’è stata la preghiera litanica, si continua con la preghiera universale o si dicono i salmi di ringraziamento; si conclude con l’orazione da dirsi dopo l’Unzione (n. 70). La Messa prosegue nel modo consueto con la preparazione dei doni. L’infermo e i presenti possono ricevere la Comunione sotto le due specie.36

III. CELEBRAZIONE ALL’INTERNO DI UN’ORA DELL’UFFICIO DIVINO

77. Quando la sacra Unzione viene amministrata durante un’Ora dell’Ufficio divino, vi presiede un sacerdote (il Priore o il Cappellano) con la stola di colore bianco; si fa una lettura più lunga, scelta fra quelle proposte nell’Appendice (I A, p. 119), a meno che non sia opportuno per l’infermo e per i presenti sceglierne un’altra.37

34 SUCPI, n. 83; “Notitiae”, n. 206, 1983, p. 553. 35 SUCPI, nn. 84 e 87. 36 SUCPI, nn. 89, 90, 93. 37 Cf. SUCPI, n. 87.

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78. Il sacramento dell’Unzione viene conferito in questo modo:

a) Al posto dell’inno del giorno e dell’Ora si può cantare un altro inno adatto.

b) I Salmi sono quelli del giorno, o dei salmi più adatti, come il salmi 24, 33, 102 (vedi sopra n. 69).

c) Dopo la lettura scelta, nell’omelia sul testo sacro, il sacerdote illustri il significato della malattia nella storia della salvezza e la grazia del sacramento dell’Unzione, tenendo però sempre conto dello stato di salute dell’infermo e della concreta situazione dei presenti.

Dopo l’omelia si può avere un momento di silenzio.

d) Quindi, secondo la consuetudine dell’Ordine,38 l’infermo e i presenti possono chiedersi reciprocamente perdono, con le parole e i gesti che sembrano più opportuni (cf. n. 59).

e) La celebrazione dell’Unzione comincia con l’imposizione delle mani (n. 65). Segue la benedizione dell’Olio (n. 66), se occorre farla, oppure la preghiera di ringraziamento sull’Olio (n. 67), e poi l’Unzione (n. 68).

f) Si recita quindi il cantico evangelico, se si celebrano le Lodi o i Vespri, e poi la preghiera litanica (n. 64) e la preghiera del Signore. La celebrazione si conclude con l’orazione (n. 70) e con la benedizione (n. 72).

Nelle altre Ore liturgiche, dopo l’Unzione si ha la preghiera litanica (n. 64) conclusa dall’orazione (n. 70) e poi la benedizione (n. 72).

g) Finita la celebrazione, se lo si ritiene opportuno si può dare all’infermo il bacio di pace.

h) Se l’infermo riceve, oltre all’Unzione, anche l’Eucaristia, ciò avviene dopo la preghiera litanica e il Padre nostro, utilizzando il formulario ordinario del rito continuo (nn. 134-136).

38 ASOP 1977, p. 146. nn. 11 e 10; cf. PS, p. 160.

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CAPITOLO IV

IL VIATICO

NOTA PRELIMINARE

79. La celebrazione liturgica in cui si amministra il Viatico è per l’infermo in pericolo di

morte1 e per la sua comunità, una professione di fede e un pegno di resurrezione, come è nel nostro antico Rito e come è efficacemente espresso nel nuovo Rituale Romano.2

80. Quando è possibile, il Viatico sia amministrato durante la Messa; nel prepararla e nel

celebrarla si tenga conto delle diverse possibilità previste dal Rituale e dalle indicazioni date per le Messe da celebrarsi in gruppi particolari

Ministro ordinario del Viatico è il Priore o il Cappellano o, se è necessario, qualunque sacerdote, con il permesso almeno presunto del ministro competente. Se il Viatico viene amministrato a un sacerdote infermo durante la Messa, è opportuno che possibilmente sia lui a celebrarla.

81. In mancanza di sacerdote, il Viatico può essere amministrato da diacono o da altro

fedele, uomo o donna, che ne abbia l’autorizzazione: in questo caso il diacono usi il rito qui descritto, il ministro straordinario ricorra al rito di cui si serve abitualmente nel distribuire la comunione, ma pronunzi la formula propria per l’amministrazione del Viatico, come la riporta il Rituale (sotto, n. 105).3

82. Se l’infermo vuole confessarsi, il sacerdote, attento a questo desiderio, vi provveda

prima della celebrazione del Viatico. Nel caso che solo durante la celebrazione sia possibile al sacerdote ascoltare la confessione sacramentale dell’infermo, l’ascolti all’inizio del rito e ometta l’atto penitenziale. Quando durante il rito non si fa la confessione, o quando ci sono altri comunicandi, è bene inserire l’atto penitenziale.4

83. Secondo la consuetudine dell’Ordine,5 prima dell’amministrazione del Viatico

l’infermo e i fratelli o le sorelle presenti possono chiedersi reciprocamente perdono, con le parole e i gesti che sembrano più opportuni (cf. n. 59). Questo rito si compia nell’atto penitenziale (sotto, nn. 95-99) oppure dopo la liturgia della parola.

84. L’infermo e le altre persone presenti possono ricevere la Comunione sotto le due

specie. Si può invece darla sotto la sola specie del vino all’infermo che non può riceverla sotto la specie del pane.

Se non si celebra la Messa accanto all’infermo, dopo la celebrazione si conservi nel calice, debitamente coperto e riposto nel tabernacolo, una quantità sufficiente del Sangue del Signore; per portarlo all’infermo, si usi un recipiente adatto e ben chiuso, in modo da evitare qualsiasi pericolo di versamento.

Nel dare poi il sacramento, caso per caso si scelga il modo più adatto tra quelli proposti per la distribuzione della Comunione sotto le due specie. Se dopo la Comunione rimane ancora un po’ del preziosissimo Sangue, lo consumi il ministro, prima di fare le debite abluzioni.6

1 CCC, n. 1523. 2 ASOP 1977, p. 146, n. 11. 3 RCFM, nn. 58 e 83. 4 Cf. SUCPI, n. 133. 5 ASOP 1977, p. 146, nn. 11 e 10; cf. PS, p.160. 6 SUCPI, nn. 130-131; RCFM, n. 59.

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I. IL VIATICO DURANTE LA MESSA

85. Quando si conferisce il Viatico durante la Messa, si può dire, in vesti liturgiche di color bianco, o la Messa per il conferimento del Viatico o la Messa della SS. Eucaristia o il formulario qui sotto proposto (nn. 203-211). Se però ricorre una domenica di Avvento, di Quaresima, di Pasqua, o una solennità, o il mercoledì delle Ceneri o una feria della Settimana Santa, si dice la Messa del giorno, con la possibilità di usare il formulario previsto per la benedizione finale (n. 108), o la formula che si utilizza alla fine della Messa.

Le letture si scelgono tra quelle indicate nel Lezionario del Messale Romano (SUCPI, pp. 266-270) o qui sotto (Appendice I, pp. 119 ss.), a meno che ragioni pastorali non suggeriscano un’altra scelta.

Quando non si può dire una Messa votiva, una delle letture si può prendere dai testi di cui sopra, se non ricorre il Triduo pasquale, la solennità del Natale, dell’Epifania, dell’Ascensione, della Pentecoste, del Ss.mo Corpo e Sangue di Cristo o altra solennità di precetto.7

86. Se è necessario, il sacerdote ascolti la confessione sacramentale dell’infermo prima

della celebrazione della Messa.8

87. La Messa si celebra nel modo consueto; il sacerdote però curi particolarmente quanto segue:9

a) secondo la consuetudine dell’Ordine,10 prima del conferimento del Viatico l’infermo e i suoi confratelli o consorelle presenti possono chiedersi reciprocamente perdono, con le parole e i gesti che sembrano più opportuni (cf. sopra, n. 83, e sotto, n. 96);

b) dopo la lettura del Vangelo, il sacerdote se sembra opportuno può tenere sul testo una breve omelia, in cui illustra l’importanza e il significato del Viatico (cf. nn. 79-81), tenendo conto delle condizioni del malato, delle circostanze e delle altre persone;11

c) alla fine dell’omelia introduca la professione di fede battesimale (n. 101), quando è possibile. Questa professione di fede sostituisce il Credo della Messa;12

d) la preghiera dei fedeli sia adattata a questa celebrazione, attingendo anche dai testi qui sotto (n. 102) offerti; si può invece omettere se c’è stata la rinnovazione della professione di fede e se si prevede che l’infermo potrebbe stancarsi troppo;

e) nel momento previsto dall’Ordinario della Messa, il sacerdote e gli altri presenti possono dare all’infermo un segno di pace;

f) sia l’infermo sia gli altri presenti possono ricevere la santa Comunione sotto le due specie. Nel dare la Comunione al malato, il sacerdote usi la formula particolare del Viatico (n. 105);13

g) alla fine della Messa, il sacerdote può usare la formula di benedizione qui sotto indicata (n. 108), aggiungendo l’indulgenza plenaria in articulo mortis con la formula: Per i santi misteri (n. 99).14

7 SUCPI, n. 136. 8 SUCPI, n. 133. 9 OUI, n. 99. 10 ASOP 1977, p. 146, nn. 11 e 10; cf. PS, p.160. 11 SUCPI, n. 137. 12 SUCPI, n. 138. 13 SUCPI, n. 142. 14 Cf. SUCPI, nn. 145-146.

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II. IL VIATICO SENZA LA MESSA

88. Nella stanza dell’infermo si prepari un tavolo coperto da una tovaglia su cui deporre l’Eucaristia. Si predisponga anche l’acqua benedetta nel caso non la si porti processionalmente, e sul tavolo si collochino le candele e il crocifisso. Si prepari anche una copia del Rituale ed eventualmente le vesti liturgiche per il ministro e tutto quanto può servire per la celebrazione.

RITI INIZIALI ———————————————————————————————————

Processione all’infermeria

89. E’ bene che, per quanto è possibile, tutti i membri della comunità assistano all’amministrazione del Viatico al confratello o alla consorella ammalati. Perciò, a un segno convenuto, tutti si riuniscono in infermeria o nella sua cappella o in chiesa o in altro luogo adatto.

90. Si può fare una processione con l’acqua benedetta e la croce: procederanno in fila i

Frati (o le Suore) vestiti dell’abito dell’Ordine, il sacrista con l’Olio santo e il Priore (o il cappellano), in abito adatto a questo ministero e con la stola. ———————————————————————————————————

91. Il Priore (o il cappellano) avvicinandosi all’infermo (o all’inferma) rivolge a lui (lei) e a tutti i presenti un fraterno saluto. Lo può fare con queste parole o altre simili: La pace del Signore sia con voi (con te). Oppure:

Pace a questa casa e a quanti vi abitano. Altre formule di saluto qui sotto, n. 119. Poi, deposto il Santissimo sulla mensa preparata, coperta da una tovaglia, lo adora insieme con i presenti.15

92. Quindi asperge con l’acqua benedetta l’infermo e, secondo l’opportunità, la stanza,

dicendo la seguente o altra formula: Ravviva in noi, Signore, nel segno di quest’acqua benedetta, il ricordo del Battesimo e la nostra adesione a Cristo Signore, crocifisso e risorto per la nostra salvezza.16 Oppure, se sembra più opportuno, il sacerdote e poi l’infermo, se può, e i presenti ricevono l’acqua per farsi il segno della croce.

15 SUCPI, nn. 149-150. 16 SUCPI, n. 151.

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93. Quindi il sacerdote rivolge ai presenti questa monizione o un’altra simile, meglio

adatta alle condizioni dell’infermo: Fratelli carissimi (Sorelle carissime), il Signore Gesù Cristo, prima di passare da questo mondo al Padre, ci ha lasciato il sacramento del suo Corpo e Sangue. Nell’ora del nostro passaggio da questa vita a lui noi riceviamo questo Sacramento come viatico per la vita eterna e pegno della risurrezione. Uniti nell’amore di Cristo al nostro fratello (alla nostra sorella) preghiamo per lui (lei).17

Atto penitenziale

94. Se necessario, il sacerdote ascolta la confessione sacramentale dell’infermo; in caso di necessità, e nell’impossibilità di un’altra soluzione, la confessione può essere generica.18

95. Quando l’infermo non fa durante il rito la confessione sacramentale, o quando vi sono

altri che desiderano comunicarsi, il sacerdote invita l’infermo e gli altri presenti a fare l’atto penitenziale: Fratelli (Sorelle), riconosciamo i nostri peccati per essere degni di partecipare a questo santo rito. Si fa una breve pausa di silenzio.19

___________________ Reciproca richiesta di perdono

96. Quindi, secondo la consuetudine dell’Ordine,20 il malato incoraggiato dal Priore (o la malata incoraggiata dalla Priora) chieda umilmente perdono a lui e a tutti i presenti, per le mancanze commesse contro di loro; il Priore conferma al malato che sia lui sia i confratelli gli hanno tutto perdonato.

Questo rito può essere collocato a questo punto della celebrazione oppure dopo la liturgia della Parola, secondo l’opportunità.

___________________

97. Poi tutti, riconoscendo i propri peccati, fanno insieme la confessione: Confesso a Dio onnipotente, alla Beata Maria sempre Vergine, a san Domenico nostro padre, a tutti i santi e a voi, fratelli (sorelle), che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa:

17 SUCPI, n. 152. 18 SUCPI, n. 153. 19 SUCPI, n. 154. 20 ASOP 1977, p. 146, nn. 11 e 10; cf. Eccl. Off., f. 55v-56r; cf. PS, p.160.

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vi chiedo di pregare per me. Il sacerdote conclude: Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni tutti i nostri peccati, ci liberi da ogni male, ci salvi e ci confermi in ogni opera buona e ci conduca alla vita eterna.21

R/. Amen. Oppure: Il Signore onnipotente e misericordioso ci conceda l’indulgenza e il perdono di tutti i nostri peccati, mediante la grazia dello Spirito Santo.22

R/. Amen. Altre formule penitenziali in Appendice (IV, p. 133).

———————————————————————————————————

98. Se però il malato è vicino alla morte, il sacerdote come conclusione dell’atto penitenziale può usare la seguente formula di assoluzione: Il Signore Gesù Cristo disse ai suoi discepoli: «Ciò che legherete sulla terra, sarà legato anche nei cieli, e ciò che scioglierete sulla terra sarà sciolto anche nei cieli» (Mt 18,18), e volle che suoi discepoli fossimo anche noi, benché indegni: mediante il nostro ministero ti assolva Lui da tutti i peccati da te commessi per negligenza, in pensieri, parole ed opere; e liberato (liberata) dai legami dei tuoi peccati ti conduca al regno dei cieli. Egli vive e regna con Dio Padre nell’unità dello Spirito Santo, Dio per tutti i secoli dei secoli.23

R/. Amen.

Poi il sacerdote presenta al malato il crocifisso da baciare.

———————————————————————————————————

99. Il sacramento della Penitenza o l’atto penitenziale si può concludere con l’indulgenza plenaria in articulo mortis. Il sacerdote la concede con questa formula: In virtù della facoltà datami dalla Sede Apostolica,

21 LHOP, p. 673. 22 ASOP 1977, p. 156. 23 ASOP 1977, p. 156; Eccl. Off., f. 56r; PS, p. 167.

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io ti concedo l’indulgenza plenaria e la remissione di tutti i peccati, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

R/. Amen. Oppure: Per i santi misteri della nostra redenzione, Dio onnipotente ti condoni ogni pena della vita presente e futura, ti apra le porte del paradiso e ti conduca alla gioia eterna.24

R/. Amen. LETTURA DELLA PAROLA DI DIO

100. E’ ottima cosa che uno dei presenti o il sacerdote stesso legga un breve passo della sacra Scrittura, per esempio:

Gv 6, 54-55 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

Gv 6, 54-59 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. [Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane, vivrà in eterno.]

Gv 14,6 Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

Gv 14,23 Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.

24 SUCPI, n. 155.

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Gv 15,4 Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me.

1 Cor 11,26 Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. Si può leggere anche un altro testo, scelto fra quelli proposti più oltre (Appendice I, pp. 115 ss.), e farne, secondo l’opportunità, una breve spiegazione.25 PROFESSIONE DI FEDE BATTESIMALE

101. È bene che l’infermo, prima di ricevere il Viatico, rinnovi la professione di fede del

suo Battesimo. Il sacerdote o il ministro dell’Eucaristia pronuncia brevi e opportune parole di introduzione, e poi rivolge all’infermo le domande rituali: Credi in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra?

R/. Credo. Credi in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria Vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre?

R/. Credo. Credi nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna?

R/. Credo.26 SUPPLICA PER L’ INFERMO

102. Quindi, se le condizioni dell’infermo lo permettono, ha luogo una breve preghiera

litanica con le seguenti parole o con altre simili. Alle invocazioni risponde, per quanto è possibile, l’infermo, e con lui tutti i presenti. Fratelli carissimi (Sorelle carissime), uniti in un sol cuore invochiamo il Signore Gesù Cristo per il nostro fratello (la nostra sorella) N.

25 SUCPI, n. 156. 26 SUCPI, n. 157.

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Preghiamo dicendo insieme:

R/. Assistilo (assistila), Signore. - Signore Gesù, che ci hai amati sino alla fine

e ti sei consegnato alla morte per ridarci la vita, noi ti preghiamo:

R/. Assistilo (assistila), Signore. - Signore Gesù,

che hai detto: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna», noi ti preghiamo:

R/. Assistilo (assistila), Signore. - Signore Gesù,

che ci inviti al banchetto del cielo dove non ci sarà più né dolore né pianto né tristezza né separazione, noi ti preghiamo:

R/. Assistilo (assistila), Signore.27

VIATICO

103. Poi il sacerdote invita i presenti a recitare la preghiera del Signore, introducendola

con queste parole o con altre simili: E ora, tutti insieme, rivolgiamo al Padre la preghiera che Gesù Cristo nostro Signore ci ha insegnato.28

Oppure:

Mettendoci in sintonia con la volontà del Padre, preghiamo come il Signore ci ha insegnato. E tutti insieme dicono: Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori,

27 SUCPI, n. 158. 28 SUCPI, n. 159.

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e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. 104. Il sacerdote fa l’ostensione del Santissimo Sacramento dicendo: Beati gli invitati alla cena del Signore. Ecco l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo. L’infermo, se può, e gli altri che desiderano comunicarsi dicono insieme: O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato.29 105. Il sacerdote si accosta all’infermo e gi presenta il Sacramento, dicendo: Il Corpo (Il Sangue) di nostro Signore Gesù Cristo ti custodisca e ti conduca alla vita eterna.30 Oppure:

Il Corpo di Cristo (o: Il Sangue di Cristo). L’infermo risponde:

Amen. E subito, appena data la Comunione, il sacerdote soggiunge:

Egli ti custodisca e ti conduca alla vita eterna. L’infermo risponde:

Amen. I presenti che desiderano comunicarsi ricevono il Sacramento nel modo solito.31

106. Terminata la distribuzione della Comunione, il sacerdote fa le necessarie abluzioni. Secondo l’opportunità, si può sostare alquanto in sacro silenzio.32

CONCLUSIONE DEL RITO

107. Il sacerdote dice poi l’orazione conclusiva:

Preghiamo.

Guarda, o Padre, a questo nostro fratello (questa nostra sorella) che si affida alla tua promessa nella fede in Cristo, via verità e vita,

29 SUCPI, n. 160. 30 Eccl. Off., f. 55v; PS, p. 151. 31 SUCPI, n. 161. 32 SUCPI, n. 162.

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e fa’ che, fortificato (fortificata) dal Corpo (Sangue) del tuo Figlio, venga incontro a te nella pace del tuo regno. Per Cristo nostro Signore.33

R/. Amen. Oppure:

Saziati, o Signore, dei tuoi santi doni e confidando nella tua bontà, ti preghiamo umilmente: abbi pietà dell’anima del tuo servo N. (della tua serva N.): nell’ora della sua morte non prevalga su di lei il nemico, ma meriti di passare alla vita eterna. Per Cristo nostro Signore.34

R/. Amen.

108. Quindi il sacerdote benedice l’infermo e i presenti: Vi benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo.

R/. Amen.

Oppure:

Ti benedica Dio Padre, che in principio creò tutte le cose.

R/. Amen. Ti benedica Dio, il Figlio, che per noi scese dal cielo come Salvatore e non rifiutò di affrontare la Croce.

R/. Amen. Ti benedica lo Spirito Santo, che in forma di colomba si posò su Cristo.

R/. Amen. Ti santifichi nella Trinità e ti custodisca ogni giorno della tua vita colui che attendiamo per il giudizio. Egli vive e regna con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli.35

R/. Amen.

33 SUCPI, n. 163. 34 MOP, p.[79]. 35 ASOP 1977, pp. 150 s.; cf. PRG II, p. 255.

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E su voi tutti qui presenti scenda la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo.36

R/. Amen. Altre formule di benedizione in Appendice (II B, p. 125); oppure, se ancora vi è il Sacramento, il sacerdote può benedire l’infermo tracciando su di lui il segno della croce con la pisside.37

109. Al termine della celebrazione, secondo l’opportunità, il sacerdote e gli altri presenti possono scambiare con l’infermo un segno di pace.38

110. Quando il Viatico viene portato all’infermo da un accolito o da un ministro

straordinario dell’Eucaristia, si segua il rito qui sopra descritto, ma dopo l’orazione conclusiva, invece della benedizione il ministro dice: Il Signore sia sempre con te, ti difenda con la sua potenza e ti custodisca nella pace.

36 SUCPI, n. 187. 37 SUCPI, ivi, e 164. 38 SUCPI, n. 141.

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CAPITOLO V

RITO PER CONFERIRE I SACRAMENTI

A UN INFERMO IN PERICOLO DI MORTE

NOTA PRELIMINARE

111. Per i casi particolari nei quali o per un male repentino o per altri motivi un fratello o una sorella venisse a trovarsi d’improvviso in pericolo prossimo di morte, è predisposto un rito continuo per conferire all’infermo i sacramenti della Penitenza, dell’Unzione e dell’Eucaristia in forma di Viatico.

Se poi, per il pericolo imminente di morte, non ci fosse tempo per conferire tutti i sacramenti nel modo qui indicato, si dia anzitutto la possibilità all’infermo di fare la confessione sacramentale, anche in forma generica, data l’urgenza; quindi gli si amministri il Viatico, al quale è tenuto ogni fedele in pericolo di morte; poi, se c’è tempo ancora, gli si conferisca la sacra Unzione.

Se però l’infermo non potesse per il suo stato ricevere la comunione, gli si deve dare la sacra Unzione.1

112. In questo rito continuo si osservino le indicazioni generali relative alla pastorale

degli infermi2, come pure gli orientamenti dell’Ordine circa i confratelli o le consorelle ammalate: pertanto è bene che siano presenti almeno alcuni membri della comunità, come è qui sotto ricordato (n. 116).

Alcuni ammalati sono pienamente disposti a ricevere i sacramenti con il rito continuo, quando c’è un pericolo improvviso di morte imminente. Atri invece non sono forse così disposti a ricevere questi sacramenti tutti in una volta, in modo tale da trarne un beneficio spirituale. Tenendo conto dunque di tutte le circostanze, sia che l’infermo si trovi in casa sia che si trovi in ospedale, talvolta può essere opportuno che soltanto pochi confratelli o consorelle siano accanto al confratello o alla consorella in punto di morte.3

113. Se l’infermo vuole confessarsi, il sacerdote, attento a questo desiderio, vi provveda

possibilmente prima del conferimento dell’Unzione e del Viatico. In caso di necessità, la confessione può anche essere generica, se non si può fare altrimenti. Se la confessione sacramentale si fa durante la celebrazione, si collochi all’inizio del rito, prima dell’Unzione. Quando durante il rito non si fa la confessione, è bene inserire l’atto penitenziale.4

114. In caso di pericolo prossimo, si dia prontamente all’infermo l’Unzione sulla fronte

soltanto e poi il Viatico, a norma del n. 111, in modo che nel suo passaggio da questa all’altra vita, rinvigorito dal Corpo di Cristo, abbia il sostegno e il conforto del pegno della risurrezione: in pericolo di morte, infatti, i fedeli sono esortati a ricevere il conforto della sacra comunione come Viatico.5

115. Per la preparazione dell’infermo e della comunità e circa i compiti dei diversi

ministri e specialmente del Priore, che è il ministro ordinario dei sacramenti, si osservino le indicazioni date qui sopra, nn. 45-50.

1 Cf. SUCPL, n. 30. 2 Cf. SUCPL, n. 33 e 36. 3 Cf. SUCPL, n. 33. 4 Cf. SUCPL, n. 165 e 172.. 5 Cf. CDC, c. 911; cf. SUCPL, n. 166.

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Se il confratello o la consorella inferma si trova in ospedale, il Priore o la Priora, d’accordo con il cappellano del luogo o con gli incaricati della pastorale degli infermi, predisponga la celebrazione tenendo conto delle condizioni fisiche dell’infermo, delle circostanze del luogo e della situazione delle persone che vi si trovano, come pure dei confratelli o consorelle e dei parenti dell’infermo che possono partecipare alla celebrazione.

116. Si descrive qui una celebrazione che può svolgersi quando sia presente la comunità

o alcuni confratelli o consorelle e i parenti, riuniti intorno all’infermo. Con i dovuti adattamenti e un’opportuna preparazione, questi elementi possono essere utilizzati anche quando l’infermo si trova fuori dal convento.

RITO CONTINUO DELLA PENITENZA, DELL’UNZIONE E DEL VIATICO

RITI INIZIALI Apertura della celebrazione

117. Per recarsi presso l’infermo si può fare una processione con l’acqua benedetta e la croce: procederanno in fila i Frati (o le Suore) vestiti dell’abito dell’Ordine, il sacrista con l’Olio santo e il Priore (o il cappellano) in abito adatto a questo ministero e con la stola.

118. Anzitutto si può cantare alternatamente un salmo adatto (ad es. il salmo 24, 40, 42),

scelto fra quelli proposti fra i vari testi biblici, eccetto il salmo 102, eventualmente riservato all’Unzione.

119. Entrando dal malato, il sacerdote rivolge a lui e a tutti i presenti un fraterno saluto.

Lo può fare con queste parole o altre simili: Pace a questa casa e a coloro che vi abitano.6

R/. Benedetto Dio ora e sempre. Oppure: La pace e la benedizione di Dio Padre onnipotente e del Figlio e dello Spirito Santo scenda su di voi e su questa casa, su coloro che vi abitano e vi si incontrano.7

R/. Amen. Poi il sacerdote, deposto il Santissimo sulla mensa, lo adora insieme con i presenti.8

120. Quindi, secondo l’opportunità, asperge con l’acqua benedetta l’infermo e i presenti,

dicendo questa o altra formula: Ravviva in noi, Signore,

6 PS, p. 162. 7 Cf. Manuale Ambros., ed. M. Magistretti, vol. II, 1905, p. 94. 8 SUCPI, n. 169.

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nel segno di quest’acqua benedetta, il ricordo del Battesimo e la nostra adesione a Cristo Signore, crocifisso e risorto per la nostra salvezza.9 Oppure, se sembra più opportuno, il sacerdote e poi l’infermo, se può, e i presenti ricevono l’acqua per farsi il segno della croce.

121. Se necessario, il sacerdote prepari fraternamente l’infermo alla celebrazione dei sacramenti, suggerendo, secondo l’opportunità, qualche breve testo del Vangelo, che richiami l’esigenza della conversione e dell’amore di Dio. Può anche fare questa monizione, o un’altra simile, meglio adatta alla condizione dell’infermo: Fratelli carissimi (Sorelle carissime), Cristo Gesù nostro Signore è sempre in mezzo a noi e ci sostiene con la grazia dei suoi sacramenti: per mezzo dei sacerdoti suoi ministri egli assolve i peccatori pentiti, conforta gli infermi con la santa Unzione e in coloro che attendono la sua venuta rafforza la speranza della vita eterna col santo Viatico del suo Corpo. Uniti dunque nella carità e nella preghiera, aiutiamo questo nostro fratello (questa nostra sorella) nel suo cammino verso il Signore.10

Oppure:

Cari fratelli (Care sorelle), ci sono gesti umani - come lo stare insieme o il farsi doni - che esprimono la nostra amicizia e procurano gioia. Per il nostro fratello (la nostra sorella) N. oggi il Signore Gesù desidera mostrare la sua presenza e il suo amore mediante quei segni della sua amicizia che sono i sacramenti. Infatti mediante il ministero dei sacerdoti egli dona il suo perdono a tutti coloro che si convertono, mediante la sacra Unzione dona agli infermi conforto e a tutti coloro che attendono la sua venuta nella gloria offre il proprio Corpo come viatico, per sostenere la loro speranza fino all’ingresso nella vita eterna. Il nostro fratello (La nostra sorella) N. ha chiesto di ricevere questi tre sacramenti: mentre glieli diamo, sosteniamolo (sosteniamola) con il nostro affetto e la nostra preghiera.11

9 Cf. SUCPI, n. 170. 10 SUCPI, n. 171.

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Atto penitenziale

122. Se necessario, il sacerdote riceva la confessione sacramentale dell’infermo; in caso di necessità, e nell’impossibilità di un’altra soluzione, la confessione può essere generica12.

123. Quando l’infermo non fa la confessione sacramentale, o quando vi sono altri che desiderano comunicarsi, il sacerdote invita l’infermo e i presenti a fare l’atto penitenziale: Fratelli (Sorelle), riconosciamo i nostri peccati per essere degni di partecipare a questo santo rito.

Si fa una breve pausa di silenzio.13 ———————————————————————————————————

Reciproca richiesta di perdono

124. Quindi, secondo la consuetudine dell’Ordine,14 l’infermo incoraggiato dal Priore (o dalla Priora) chieda umilmente perdono a lui e a tutti i presenti, per le mancanze commesse contro di loro; il Priore conferma all’infermo che sia lui sia i confratelli gli hanno tutto perdonato.

Questo rito può essere collocato a questo punto della celebrazione oppure dopo la liturgia della Parola, secondo l’opportunità.

———————————————————————————————————

125. Poi tutti insieme, riconoscendo i propri peccati, fanno la confessione: Confesso a Dio onnipotente, alla Beata Maria sempre Vergine, a san Domenico nostro padre, a tutti i santi e a voi, fratelli (sorelle), che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa: vi chiedo di pregare per me. Il sacerdote conclude:

Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni tutti i nostri peccati, ci liberi da ogni male, ci salvi e ci confermi in ogni opera buona e ci conduca alla vita eterna.15

R/. Amen. Come conclusione dell’atto penitenziale, il sacerdote dice all’infermo:

11 SUCPI francese, p.74. 12 SUCPI, n. 172. 13 SUCPI, n. 173. 14 ASOP 1977, p. 146, nn. 11 e 10; cf. PS, p. 160. 15 LHOP, p. 673.

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Il Signore Gesù Cristo disse ai suoi discepoli: «Ciò che legherete sulla terra, sarà legato anche nei cieli, e ciò che scioglierete sulla terra sarà sciolto anche nei cieli» (Mt 18,18), e volle che suoi discepoli fossimo anche noi, benché indegni: mediante il nostro ministero ti assolva Lui da tutti i peccati da te commessi per negligenza, in pensieri, parole ed opere; e liberato (liberata) dai legami dei tuoi peccati ti conduca al regno dei cieli. Egli vive e regna con Dio Padre nell’unità dello Spirito Santo, Dio per tutti i secoli dei secoli.16

R/. Amen. Poi il sacerdote presenta al malato il crocifisso da baciare. ———————————————————————————————————

126. Il sacramento della Penitenza o l’atto penitenziale si può concludere con l’indulgenza plenaria in articulo mortis. Il sacerdote la concede all’infermo con questa formula: In virtù della facoltà datami dalla Sede Apostolica, io ti concedo l’indulgenza plenaria e la remissione di tutti i peccati, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

R/. Amen. Oppure: Per i santi misteri della nostra redenzione, Dio onnipotente ti condoni ogni pena della vita presente e futura, ti apra le porte del paradiso e ti conduca alla gioia eterna.17

R/. Amen.

———————————————————————————————————

PROFESSIONE DI FEDE BATTESIMALE E PREGHIERA LITANICA

127. Quindi, se le condizioni dell’infermo lo permettono, si fa la professione di fede

battesimale. Il sacerdote si rivolge all’infermo con queste parole:

16 ASOP 1977, p. 156; Eccl. Off., f. 56r; PS, p. 167. 17 SUCPI, n. 174.

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Credi in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra?

R/. Credo. Credi in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria Vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre?

R/. Credo. Credi nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna?

R/. Credo.18

Preghiera litanica

128. Le invocazioni che seguono si possono anche formulare diversamente, per meglio esprimere la preghiera del malato e dei presenti: Il nostro fratello N. (La nostra sorella N.) sta per ricevere il conforto dei sacramenti della fede; fraternamente uniti preghiamo il Signore dicendo:

R/. Vieni, Signore Gesù. Perché il Padre veda in lui (lei) il volto sofferente del suo Figlio, preghiamo:

R/. Vieni, Signore Gesù. Perché nel suo amore lo (la) aiuti e lo (la) salvi, preghiamo:

R/. Vieni, Signore Gesù. Perché gli (le) doni la sua forza e la sua pace, preghiamo:

R/. Vieni, Signore Gesù.19

18 SUCPI, n. 175. 19 Cf. SUCPI, n. 176.

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UNZIONE DEI MALATI

Ringraziamento e benedizione dell’Olio

129. Il sacerdote impone le mani sul capo dell’infermo, senza nulla dire. Può imporre le mani ognuno dei sacerdoti presenti.20

130. Se l’Olio è già benedetto, il sacerdote può dire su di esso la seguente preghiera di

rendimento di grazie: Benedetto sei tu, o Dio, Padre onnipotente, che per noi e per la nostra salvezza hai mandato nel mondo il tuo Figlio.

R/. Gloria a te, Signore! Benedetto sei tu, o Dio, Figlio Unigenito, che ti sei fatto uomo per guarire le nostre infermità.

R/. Gloria a te, Signore! Benedetto sei tu, o Dio, Spirito Santo Paràclito, che con la tua forza inesauribile sostieni la nostra debolezza.

R/. Gloria a te, Signore! Signore, il nostro fratello (la nostra sorella) N., che riceve nella fede l’unzione di questo santo Olio, vi trovi sollievo nei suoi dolori e conforto nelle sue sofferenze. Per Cristo nostro Signore.21

R/. Amen.

——————————————————————————————————

131. Se si deve benedire l’olio,22 il sacerdote pronuncia questa formula di benedizione: Benedici, Signore, quest’olio e benedici il nostro fratello infermo (la nostra sorella inferma) che ne riceve l’unzione e il conforto.23 Oppure:

O Dio, Padre di ogni consolazione, che per mezzo del tuo Figlio hai voluto recare sollievo alle sofferenze degli infermi,

20 Cf. SUCPI, nn. 19 e 178. 21 SUCPI, n. 179. 22 Cf. SUCPI, n. 21. 23 SUCPI, n. 179 bis.

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ascolta la preghiera della nostra fede: manda dal cielo il tuo Spirito Santo Paràclito su quest’olio che ci viene dal frutto dell’olivo per nutrimento e sollievo del nostro corpo; effondi la tua santa benedizione, perché quanti riceveranno l’unzione di quest’olio ottengano conforto nel corpo, nell’anima e nello spirito, e siano liberi da ogni dolore, da ogni debolezza, da ogni sofferenza. Sia un olio santo da te benedetto per noi, nel nome del nostro Signore Gesù Cristo, che vive e regna con te per tutti i secoli dei secoli.

R/. Amen.24 ——————————————————————————————————— Sacra Unzione

132. Poi il sacerdote prende l’Olio santo e unge l’infermo sulla fronte e sulle mani, dicendo una volta sola: Per questa santa Unzione e la sua piissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo.

R/. Amen. E, liberandoti dai peccati, ti salvi e nella sua bontà ti sollevi.

R/. Amen.25

VIATICO

133. Poi il sacerdote invita i presenti a recitare la preghiera del Signore, introducendola

con queste parole o con altre simili: E ora, tutti insieme, rivolgiamo al Padre la preghiera che Gesù Cristo nostro Signore ci ha insegnato26.

Oppure:

Mettendoci in sintonia con la volontà del Padre, preghiamo come il Signore ci ha insegnato. E tutti insieme dicono:

Padre nostro, che sei nei cieli,

24 SUCPI, n. 77 bis. 25 SUCPI, n. 180. 26 SUCPI, n. 182.

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sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.

134. Il sacerdote fa l’ostensione del Santissimo Sacramento dicendo: Beati gli invitati alla cena del Signore. Ecco l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo. L’infermo, se può, e gli altri che desiderano comunicarsi, dicono: O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato.27

135. Il sacerdote si accosta all’infermo e gli presenta il Sacramento, dicendo:

Il Corpo (Il Sangue) di nostro Signore Gesù Cristo ti custodisca e ti conduca alla vita eterna.28 Oppure:

Il Corpo di Cristo (o: Il Sangue di Cristo). L’infermo risponde:

Amen. E subito, appena data la Comunione, il sacerdote soggiunge:

Egli ti custodisca e ti conduca alla vita eterna. L’infermo risponde:

Amen. I presenti che desiderano comunicarsi ricevono il Sacramento nel modo solito.29

136. Terminata la distribuzione della Comunione, il sacerdote fa le necessarie abluzioni. Secondo l’opportunità, è bene sostare alquanto in sacro silenzio.30

27 SUCPI, n. 183. 28 Eccl. Off., f. 55v; PS, p. 151. 29 SUCPI, n. 184. 30 SUCPI, n. 185.

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CONCLUSIONE DEL RITO

137. Come ringraziamento i presenti oppure due confratelli o consorelle possono cantare

il salmo 24 o 33 o 102 (qui sopra, n. 69), se le condizioni di salute dell’infermo lo consentono. 138. Il sacerdote dice poi l’orazione conclusiva:

Preghiamo. Dio onnipotente ed eterno, che conservi in vita le anime: tu correggi coloro che ami e quando li accogli, li spingi con bontà ad emendarsi: noi ti invochiamo per il tuo servo (la tua serva) che soffre nel suo corpo: donagli (donale) la tua grazia, perché nell’ora del suo esodo da questa vita la sua anima possa essere portata dai tuoi santi angeli, senza macchia di peccato mortale, davanti a te, suo Creatore. Per Cristo nostro Signore.31

R/. Amen. Oppure: Saziati, o Signore, dei tuoi santi doni e confidando nella tua bontà, ti preghiamo umilmente: abbi pietà dell’anima del tuo servo N. (della tua serva N.): nell’ora della sua morte non prevalga su di lei il nemico, ma meriti di passare alla vita eterna. Per Cristo nostro Signore.32

R/. Amen.

139. Il rito si conclude con la benedizione del sacerdote: La benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo scenda su di voi e vi rimanga sempre.

R/. Amen. Oppure: Ti benedica Dio, nostro Padre del cielo.

R/. Amen.

31 Gre, n. 2794; Sacr. Fuld., ed. G. Richter - A. Schönfelder, Fulda 1921, rist. London 1980, n. 2455; Eccl. Off., f. 56v; PS, p. 174.

32 MOP, p. [79].

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Ti aiuti Cristo, Figlio di Dio.

R/. Amen. Illumini la tua anima lo Spirito Santo.

R/. Amen. Conservi il tuo corpo nel suo santo servizio e custodisca la tua mente.

R/. Amen. Aumenti la sua grazia per il progresso della tua anima e ti liberi da ogni male.

R/. Amen. Colui che sempre soccorre i suoi santi, ti dia aiuto e salvezza.

R/. Amen.33

140. Finita la celebrazione, il Priore o il sacerdote e la Priora e poi gli altri confratelli o consorelle possono dare all’infermo o all’inferma un segno di pace.34

RITO DELL’UNZIONE SENZA IL VIATICO Unzione di un infermo in imminente pericolo di morte

141. Se, date le circostanze, ci si dovesse limitare a conferire all’infermo in pericolo prossimo di morte l’Unzione soltanto, senza il Viatico, si compia il seguente rito, adattandolo secondo le necessità.35

In tal caso infatti si faccia soltanto l’imposizione delle mani, come segno della presenza e della preghiera della Chiesa, e l’unzione con l’Olio santo, seguita dall’orazione. Questi pochi atti siano compiuti dal sacerdote in modo da esprimere, con la presenza sua e dei confratelli o consorelle, tutta la fede e la partecipazione umana che in altro modo non è facile esprimere.

142. Se necessario, il sacerdote prepari fraternamente l’infermo alla celebrazione dei

sacramenti, suggerendo, secondo l’opportunità, qualche breve testo del Vangelo, che richiami la penitenza e l’amor di Dio. Può anche fare questa monizione, o un’altra simile, meglio adatta alla condizione dell’infermo. Fratelli carissimi (Sorelle carissime), il Signore Gesù Cristo ci dice per mezzo dell’apostolo Giacomo: «Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa

33 ASOP 1977, pp.157 e 150. 34 Cf. OUI, n. 133. 35 Cf. SUCPI, n. 188.

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e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati». Raccomandiamo dunque il nostro fratello infermo (la nostra sorella inferma) alla bontà e alla potenza di Cristo, perché gli dia sollievo e salvezza.36

143. Compiuta l’Unzione, il sacerdote dica l’orazione più adatta alle condizioni dell’infermo: Per una persona anziana

Guarda con bontà, Signore, questo nostro fratello (questa nostra sorella), che ha ricevuto con fede la santa Unzione, sostegno alla debolezza della sua tarda età; confortalo (confortala) nel corpo e nell’anima con la pienezza del tuo Santo Spirito, perché sia sempre saldo (salda) nella fede, sereno (serena) nella speranza e lieto (lieta) di dare a tutti testimonianza del tuo amore. Per Cristo nostro Signore.37

R/. Amen. Per un agonizzante

Padre clementissimo, che conosci il cuore degli uomini e accogli i figli che tornano a te, abbi pietà del nostro fratello (della nostra sorella) N. nella sua agonia; fa’ che la santa Unzione con la preghiera della nostra fede lo (la) sostenga e lo (la) conforti perché nella gioia del tuo perdono si abbandoni fiducioso (fiduciosa) tra le braccia della tua misericordia. Per Cristo Gesù, tuo Figlio e nostro Signore, che ha vinto la morte e ci ha aperto il passaggio alla vita eterna e vive e regna con te per tutti i secoli dei secoli.38

R/. Amen.

36 SUCPI, n. 191. 37 SUCPI, n. 202. 38 SUCPI, n. 202.

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144. Poi il sacerdote invita i presenti a recitare la preghiera del Signore, introducendola con queste parole o con altre simili: E ora, tutti insieme, rivolgiamo al Padre la preghiera che Gesù Cristo nostro Signore ci ha insegnato.39

E tutti insieme dicono: Padre nostro, ecc.

145. Il rito si conclude con la benedizione del sacerdote: La benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo scenda su di voi e vi rimanga sempre.

R/. Amen. Oppure: Ti benedica Dio Padre, ti salvi Dio, il Figlio, ti illumini lo Spirito Santo.

R/. Amen. E su voi tutti qui presenti scenda la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo.40

R/. Amen.

L’UNZIONE SOTTO CONDIZIONE

146. Nel dubbio se l’infermo sia ancora in vita, il sacerdote può conferire l’Unzione nel

modo seguente.41 147. Accostandosi all’infermo, dice anzitutto, se ne ha il tempo:

Rivolgiamo al Signore la preghiera della fede per il nostro fratello (per la nostra sorella) N., perché il Signore nella sua misericordia venga a visitarlo e confortarlo (visitarla e confortarla) con la santa Unzione.

R/. Ascoltaci, Signore.

39 SUCPI, n. 201. 40 SUCPI, n. 187. 41 Cf. SUCPI, n. 15, e CDC, c. 1005 [ex 941].

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E subito gli conferisce l’Unzione dicendo: Per questa santa Unzione e la sua piissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo.

R/. Amen. E, liberandoti dai peccati, ti salvi e nella sua bontà ti sollevi.42

R/. Amen. Se sembra opportuno, può aggiungere un’orazione adatta alle condizioni dell’infermo (sopra, n. 143).43

42 SUCPI, n.204. 43 OUI, n.135.

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CAPITOLO VI

RACCOMANDAZIONE DEI MORIBONDI

NOTA PRELIMINARE

148. Quando un confratello o una consorella stanno per morire, la comunità consideri tale evento con la massima sollecitudine fraterna e con spirito di fede. Si implori dunque la misericordia di Dio per il confratello o la consorella, perché non venga meno la loro fiducia in Cristo. Con questa preghiera la comunità rinnova la sua carità nei confronti del confratello o della consorella e anche la propria comunione con tutta la Chiesa.1

149. La preghiera dei confratelli o delle consorelle aiuta chi sta morendo, se è ancora in

possesso delle sue facoltà, ad accettare, sull’esempio di Cristo morente in croce, l’innata ansietà della morte e a superarla nella speranza della risurrezione e della vita, con la forza divina di Cristo, che morendo ha distrutto la nostra morte, e risorgendo ha rinnovato la vita.

Se invece il morente non è più in possesso delle sue facoltà, la comunità che lo assiste può trarre conforto da queste preghiere, che si richiamano al senso pasquale della morte cristiana; ed è bene riaffermare anche con un gesto visibile questo senso pasquale, tracciando sulla fronte del moribondo il segno della croce, quel segno stesso che fu per la prima volta tracciato su di lui nel giorno del suo Battesimo.2

150. Il Rituale Romano non prescrive un intero schema di celebrazione, ma raccoglie

orazioni e letture da scegliersi secondo le circostanze. Il Priore o la Priora come pure l’incaricato o l’incaricata della liturgia stabiliscano le

modalità di presenza e di partecipazione della comunità, tenendo conto delle condizioni dell’infermo, del desiderio dei confratelli o consorelle, dell’eventuale presenza di parenti e dell’ambiente in cui si trova l’infermo. La preghiera si svolga diversamente a seconda che ci si trovi nella casa religiosa, alla presenza di molte o poche persone, oppure in ospedale con un piccolo gruppo di persone intorno all’infermo.3

151. Questo Rituale offre due schemi: l’«assistenza comunitaria al morente», per i casi in

cui si può e si desidera farla, e l’«assistenza individuale o da parte di poche persone», per i casi in cui non ci si può riunire presso il morente o non è auspicabile.

Nella celebrazione comunitaria è bene iniziare nel modo consueto di ogni celebrazione liturgica (introduzione, letture, litanie e altri elementi), invece di iniziare subito con le «formule brevi» del Rituale.4

152. In un momento opportuno si può recitare o cantare, secondo la tradizione

dell’Ordine, l’antifona Salve Regína e dopo il trapasso sempre Subveníte Sancti Dei. Occorre però ricordare che la preghiera della comunità non si deve esprimere soltanto attraverso le antifone suddette, ma per la raccomandazione dei morenti occorre che si prevedano letture o giaculatorie che sostengano la preghiera del morente, con la partecipazione di confratelli o consorelle.5

1 ASOP 1977, p.146 n.12; cf. SUCPI, n. 207; 2 Cf. SUCPI, n. 208. 3 Cf. ACG 1974, n. 170 = ASOP 1977, p. 144, nn. 6-7; p.146 n. 13. 4 ASOP 1977, p.146 n.13. 5 ASOP 1977, p.146 n.13.

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153. E’ compito del Priore e dell’incaricato della liturgia nella comunità preparare e guidare questi momenti di preghiera. Se però in comunità c’è un confratello che ha maggiormente il dono di saper confortare i morenti, è bene che si chieda il suo aiuto.

Si portino i libri necessari e, dove vi è la consuetudine, la stola per il celebrante, l’acqua benedetta, la croce e il cero da accendere.

154. Nelle comunità di monache o suore, se per le preghiere da dirsi per la

raccomandazione di una sorella che sta morendo o è appena morta è presente il cappellano o un altro sacerdote o un diacono insieme alla Priora e alle consorelle, viene espresso con maggiore evidenza il morire da cristiani in comunione con la Chiesa.

Se non possono essere presenti un sacerdote o un diacono, la stessa realtà viene espressa quando le preghiere sono guidate dalla Priora o da una consorella incaricata: esse possono compiere tutto ciò che il Rituale prevede possa essere compiuto da laici.6

155. Se per vari motivi i confratelli o le consorelle non possono riunirsi intorno al

morente, è bene che si riuniscano comunque a pregare per lui (o per lei) in comunità, in ora e luogo convenienti. In tal caso, oltre alle Litanie dei Santi e l’orazione di raccomandazione qui sotto riportata, si possono cantare alcuni salmi e si può ascoltare qualche lettura della Parola di Dio, scelta fra i testi qui proposti. Tutto questo si può inserire in un’Ora dell’Ufficio divino, con il seguente ordine: dopo la salmodia una lettura più ampia, invece delle intercessioni le Litanie, poi il Credo e il Padre nostro, l’orazione di raccomandazione e infine l’antifona in onore della Beata Vergine Maria.

ASSISTENZA COMUNITARIA AL MORENTE

156. Oltre all’assistenza spirituale al moribondo o alla moribonda, specialmente con orazioni e giaculatorie e con letture della Parola di Dio, come è detto qui sotto, il Priore o la Priora insieme alla comunità abbiano la premura di stare vicino al confratello o alla consorella morente, secondo le circostanze, e accompagnino il suo transito con la preghiera.

Se quindi, al momento della morte, il moribondo può sostenere una preghiera di una certa lunghezza, la comunità si riunisca prontamente a un segnale convenuto.7

157. Dopo un certo tempo di preghiera comunitaria, se non è imminente la morte o

l’agonia si prolunga, o anche se l’eccessivo accalcarsi dei presenti sembra poco opportuno, il Priore o la Priora provvedono che soltanto alcuni rimangano a raccomandare il morente, come è detto a suo luogo (nn. 173-175). Inizio della celebrazione

158. Il sacerdote, in abito adatto a questo ministero e con la stola, avvicinandosi all’infermo rivolge a lui e a tutti i presenti un fraterno saluto: La pace del Signore sia con voi (con te). Oppure: Pace a questa casa e a quanti vi abitano.8

6 ASOP 1977, p.144; cf. SUCPI, nn. 29, 142, 211. 7 ASOP 1977, p. 146, nn. 12-13; cf. PS, p. 170 s.

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159. Quindi, secondo l’opportunità, asperge con l’acqua benedetta l’infermo e la stanza,

dicendo la seguente o altra formula: Ravviva in noi, Signore, nel segno di quest’acqua benedetta, il ricordo del Battesimo e la nostra adesione a Cristo Signore, crocifisso e risorto per la nostra salvezza.9

Invocazione della misericordia di Dio

160. Poi il sacerdote invita i presenti a invocare il Signore per sostenere il confratello o la consorella in questo difficile momento della sua vita: Per un infermo in grave pericolo

Signore Gesù, redentore del mondo, che hai preso su di te i nostri dolori e hai portato nella tua passione le nostre sofferenze, ascolta la preghiera che ti rivolgiamo per il nostro fratello infermo (la nostra sorella inferma) N.: donagli (donale) fiducia e ravviva la sua speranza perché sia sollevato nel corpo e nello spirito. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

R/. Amen.10 Oppure: Per un agonizzante

Dio onnipotente ed eterno, che conservi in vita le anime: tu correggi coloro che ami e quando li accogli, li spingi con bontà ad emendarsi: noi ti invochiamo per il tuo servo (la tua serva) che soffre nel suo corpo: donagli (donale) la tua grazia, perché nell’ora del suo esodo da questa vita la sua anima possa essere portata dai tuoi santi angeli, senza macchia di peccato, davanti a te, suo Creatore. Per Cristo nostro Signore.11

R/. Amen.

8 SUCPI, n. 70. 9 SUCPI, n. 71. 10 SUCPI, n. 202. 11 Gre, n. 2764; Sacr. Fuld., ed. G. Richter - A. Schönfelder, Fulda 1921, rist. London 1980, n. 2455;

Eccl. Off., f. 56v; PS, p. 174.

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161. Se sembra opportuno, il sacerdote può presentare al morente il crocifisso da baciare oppure può tracciare un segno di croce sulla sua fronte. Quindi, se l’infermo non ha ancora ricevuto l’indulgenza plenaria in articulo mortis in occasione del Viatico, il sacerdote gliela concede adesso, usando la formula seguente: In virtù della facoltà datami dalla Sede Apostolica, io ti concedo l’indulgenza plenaria e la remissione di tutti i peccati, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

R/. Amen.12

———————————————————————————————————

LETTURE BIBLICHE

162. Se le circostanze lo consentono, si legge un passo della Sacra Scrittura, lentamente e intercalando momenti di silenzio. Si può fare una scelta tra le letture bibliche proposte in Appendice (I, pp. 119 ss.) a questo scopo; oppure scegliere un altro testo più adatto alle condizioni del morente.13

163. Si trascrivono qui alcuni testi biblici per agevolarne l’utilizzazione:

Gb 19,25-27a Io lo so che il mio Redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, e i miei occhi lo contempleranno non da straniero. Oppure:

Rm 14,7-9 Nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo sia che moriamo, siamo dunque del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.

Sal 30 (31), 2.6; 15-16a.17 R/. Mi affido alle tue mani;

tu mi riscatti, Signore, Dio fedele. In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso;

12 Cf. SUCPI, n. 194. 13 Cf. SUCPI, n. 209 e 213.

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per la tua giustizia, salvami. R/. Ma io confido in te, Signore; dico: «Tu sei il mio Dio, nelle tue mani sono i miei giorni». R/. Fa’ splendere il tuo volto sul tuo servo, salvami per la tua misericordia. R/.

Lc 23,42-43

Uno dei malfattori appesi alla croce disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gesù gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso». Litanie dei Santi e altre preghiere

164. Se il moribondo può partecipare alla preghiera anche se prolungata, i presenti recitino le litanie dei Santi con la risposta «Prega per lui (lei)». Si preferisca la forma breve delle litanie, con l’invocazione ai santi dell’Ordine e del santo patrono del morente o della comunità. Si può utilizzare l’apposito formulario offerto in Appendice (III B, p. 128).14

Si possono anche recitare, a voce sommessa, intercalando momenti di silenzio, le brevi giaculatorie indicate in Appendice (III, p. 127).15

165. Si possono anche recitare formule di preghiera comuni, scelte specialmente tra le

seguenti.16 Nella speranza della risurrezione e della vita eterna, professiamo la nostra fede:17 Credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo suo unico Figlio, nostro Signore: il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocefisso, morì e fu sepolto, discese agli inferi, il terzo giorno risuscitò dai morti, salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.18

14 Cf. SUCPI, n. 234. 15 Cf. SUCPI, n. 209. 16 Cf. SUCPI, n. 234. 17 RE Ambr., n. 118.

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Oppure:

La fede in Dio, nostro Padre, in Gesù, Salvatore, e nello Spirito datore di vita, ci renda forti e sereni.19

Oppure:

Conforta e rasserena, Signore, il nostro fratello (la nostra sorella) N. per amore di coloro che già vivono presso di te: i nostri fratelli e sorelle nella via di Domenico, i suoi parenti ed amici e tutti coloro che sono uniti nella gioia di conoscerti così come sei. Insieme a loro, confidando nel loro affetto, diciamo la preghiera che tu ci hai insegnato:

Padre nostro... Guardiamo alla beata Vergine Maria ritta presso la croce: ha visto soffrire e morire il suo Figlio, lei può aiutarci a vivere questo momento di dolore insieme al nostro fratello (alla nostra sorella) N. Diciamo tutti insieme:

Ave Maria... Oppure:

La croce è mia certa salvezza. La croce, io sempre l’adoro. La croce del Signore è con me. La croce è il mio rifugio.20 Oppure:

Maria, madre della grazia, madre di misericordia: dal nemico difendici, nell’ora della morte accoglici.21

Oppure una delle Formule brevi offerte in Appendice (III A, p. 127).

18 Cf. Eccl. Off., f. 56v; PS, p. 170. 19 RE Ambr., n. 80. 20 LHOP, p.754. 21 LHOP, p.594.

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ORAZIONI PER LA RACCOMANDAZIONE

166. Quando sembra ormai imminente il momento della morte, il Priore o un altro dei presenti può recitare una delle orazioni seguenti.22

167. Raccomandazioni del moribondo

Parti, anima cristiana, da questo mondo, nel nome di Dio Padre onnipotente che ti ha creato, nel nome di Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, che è morto per te sulla croce, nel nome dello Spirito Santo, che ti è stato dato in dono; la tua dimora sia oggi nella pace della santa Gerusalemme, con la Vergine Maria, Madre di Dio, con san Giuseppe, con tutti gli angeli e i santi.23 Oppure: Ti raccomando, fratello carissimo (sorella carissima), a Dio onnipotente: ti affido a lui come sua creatura perché tu possa tornare al tuo creatore, che ti ha formato dalla polvere della terra.

Quando lascerai questa vita ti venga incontro la Vergine Maria con gli angeli e i santi.

Venga a liberarti Cristo Signore, che per te ha dato la sua vita; venga a liberarti Cristo Signore, che per te è morto sulla croce; ti accolga in paradiso Cristo Signore, Figlio del Dio vivo. Egli, divino Pastore, ti riconosca tra le pecorelle del suo gregge, ti assolva da tutti i tuoi peccati e ti riceva tra gli eletti nel suo regno.

Mite e festoso ti appaia il volto del tuo Redentore e possa tu contemplarlo per tutti i secoli in eterno.

R/. Amen.24

22 Cf. SUCPI, n. 235. 23 SUCPI, n. 236. 24 Cf. SUCPI, n. 237.

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168. Orazioni rivolte a Dio Accogli, Signore, il tuo servo (la tua serva) N. nel luogo di salvezza che egli spera dalla tua misericordia. R/. Amen. Libera il tuo servo (la tua serva), Signore, da ogni pena e da ogni tribolazione. R/. Amen. Libera il tuo servo (la tua serva), Signore, come liberasti Noè dal diluvio. R/. Amen. Libera il tuo servo (la tua serva), Signore, come liberasti Abramo dalla regione dei Caldei. R/. Amen. Libera il tuo servo (la tua serva), Signore, come liberasti Giobbe dalle sue afflizioni. R/. Amen. Libera il tuo servo (la tua serva), Signore, come liberasti Mosè dalla mano del Faraone. R/. Amen. Libera il tuo servo (la tua serva), Signore, come liberasti Daniele dalla fossa dei leoni. R/. Amen. Libera il tuo servo (la tua serva), Signore, come liberasti i tre fanciulli dalla fornace ardente e dalle mani di un re iniquo. R/. Amen. Libera il tuo servo (la tua serva), Signore, come liberasti Susanna dai suoi calunniatori. R/. Amen. Libera il tuo servo (la tua serva), Signore, come liberasti Davide dalle mani del re Saul e dalle mani di Golia. R/. Amen. Libera il tuo servo (la tua serva), Signore, come liberasti dal carcere gli apostoli Pietro e Paolo. R/. Amen. Libera il tuo servo (la tua serva), Signore,

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per Gesù Cristo, nostro Salvatore, che è morto per noi sulla croce e ci ha fatto dono della vita eterna. R/. Amen.25 Oppure: Ti raccomandiamo, o Padre, questo nostro fratello N. (questa nostra sorella N.): se nella sua vita ha peccato, egli (ella) ha conservato la sua fede in te, Padre, Figlio e Spirito Santo, creatore e Signore di tutte le cose. Gesù Salvatore del mondo, che nel tuo amore per lui (lei) sei disceso sulla terra, accòglilo (accòglila) nella gioia del tuo regno.26

CONCLUSIONE DEL RITO

169. Dopo le preghiere di raccomandazione si può cantare o recitare, secondo la consuetudine dell’Ordine, la Salve Regína o un altro canto oppure un’orazione alla Beata Vergine Maria che sia nota al morente. Questa invocazione a Maria indica che la morte del cristiano, come la dormizione di Maria, è illuminata dalla speranza, perché vi opera il mistero pasquale di Cristo.

170. Infine l’officiante presenta all’infermo il crocifisso da baciare oppure traccia un

segno di croce sulla sua fronte, se non l’ha fatto nel corso della celebrazione.27

Quindi pronuncia la formula di benedizione sul moribondo e sui presenti, con queste parole: Che Gesù Cristo, Salvatore del mondo, ti renda partecipe della beata risurrezione e della vita eterna nei cieli;28 e il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo rimangano sempre con noi e ci custodiscano nella speranza.

R/. Amen. Subito dopo la morte

171. Appena il morente avrà esalato l’ultimo respiro, i presenti restino in piedi e il cantore intoni subito il responsorio:

25 SUCPI, n. 238. 26 SUCPI, n. 239. 27 Cf. SUCPI, n. 208. 28 Gre, n. 4072; Eccl. Off., f. 57r; PS, p. 185.

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Venite, santi di Dio, accorrete, angeli del Signore.

R/. Accogliete la sua anima e presentatela al trono dell’Altissimo.

V/. Ti accolga Cristo, che ti ha chiamato,

e gli angeli ti conducano con Abramo in paradiso.

R/. Accogliete la sua anima e presentatela al trono dell’Altissimo.

V/. L’eterno riposo donagli, o Signore,

e splenda a lui la luce perpetua.

R/. Accogliete la sua anima e presentatela al trono dell’Altissimo.29

172. Poi il Priore o la Priora dice:

Preghiamo. Ti raccomandiamo, Signore, l’anima fedele del nostro fratello (della nostra sorella) N., perché, lasciato questo mondo, viva in te, e in tutto ciò che ha peccato per la fragilità della condizione umana, ottenga dalla tua clemenza il perdono e la pace. Per Cristo nostro Signore.30

R/. Amen. Oppure, secondo le circostanze: Santo Signore, Padre onnipotente, eterno Dio, l’affetto per le persone care ci spinge a invocare per loro la tua misericordia, mentre nemmeno abbiamo la forza di supplicare per i nostri peccati. Ma confidando nella gratuità del tuo amore e nella tua bontà infinita, ti chiediamo di accogliere l’anima del nostro fratello (della nostra sorella) N. che a te ritorna. L’assista Michele, l’angelo della tua alleanza, e sulle braccia degli angeli, circondata dai santi, tuoi eletti, sia portata presso i patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe:

29 SUCPI, n. 241; PS, p.180. 30 Gre, n. 4068; Eccl. Off., f. 56v; PS, p. 181; SUCPI, n. 241.

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liberata così dai prìncipi delle tenebre e da ogni sofferenza, non sia più turbata dagli smarrimenti della vita terrena e dell’ignoranza di quaggiù, non sia più turbata dagli smarrimenti della propria iniquità e fragilità, ma sia riconosciuta dai tuoi amici e goda del riposo della santa beatitudine. E quando verrà il giorno del grande giudizio, possa risuscitare fra i santi e i tuoi eletti, saziandosi in eterno della contemplazione della tua gloria. Per Cristo nostro Signore.31

R/. Amen.

Se un confratello o una consorella muore mentre la comunità non è presente, chi l’assiste recita il responsorio Venite, santi di Dio con l’orazione.

ASSISTENZA A UN MORENTE

DA PARTE DI UN SINGOLO O DI POCHE PERSONE

173. Se una presenza troppo numerosa accanto a un morente sembra poco opportuna, chi è incaricato di aiutarlo con la preghiera e di dargli l’estremo conforto può attingere dagli elementi offerti qui sopra.

Dopo il saluto si può anche, se sembra meglio, usare semplicemente le formule brevi (nn. 162-165) e l’una o l’altra lettura biblica (n. 160). Se il moribondo può partecipare ad una preghiera più prolungata, si possono recitare le litanie dei santi o le formule comuni di preghiera del cristiano.32

174. Quando sembra ormai imminente il momento della morte, uno dei presenti recita le

orazioni per la raccomandazione del morente (sopra, nn. 164-165) e, secondo la consuetudine dell’Ordine, si canta l’antifona Salve Regína.

175. Appena il morente sarà spirato, tutti si inginocchiano, e uno dei presenti, o il

sacerdote o il diacono se ci sono, dice il responsorio Venite, santi di Dio e una delle orazioni qui sopra riportate (nn. 171-172).33

31 ASOP 1977, p.152; Gre, n. 4072; Eccl. Off., f. 56v; PS, p. 181. 32 SUCPI, n. 234. 33 SUCPI, n. 210.

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CAPITOLO VII

DOPO LA MORTE

NOTA PRELIMINARE

176. Secondo il Rito delle Esequie del Rituale Romano1 e la tradizione dell’Ordine,2 è opportuno santificare i momenti più importanti tra la morte e la sepoltura di un confratello o di una consorella: cioè la veglia, ovvero un tempo di preghiera accanto al defunto, la deposizione del corpo nella bara, la celebrazione eucaristica e l’ultimo saluto al defunto, il trasporto al sepolcro e le preghiere nel cimitero.

177. Le indicazioni che seguono riguardano principalmente la morte di un confratello o

di una consorella nella sua comunità. Quando invece il religioso o la religiosa muore fuori della comunità, o quando il corpo non può essere trasportato in convento, il Priore o la Priora insieme all’incaricato o all’incaricata della liturgia facciano il possibile perché in qualche modo si esprima la sollecitudine dell’Ordine verso il confratello o la consorella defunti.3

178. Quando un confratello o una consorella muore in ospedale e il suo corpo non si può

riportare in convento prima della Messa esequiale, gli elementi liturgici offerti in questa sezione si possono utilizzare per la preghiera di un gruppo di confratelli o consorelle e di parenti, nell’obitorio dell’ospedale. In convento invece si può prevedere una celebrazione corale, mentre altri membri della comunità sono accanto al defunto o alla defunta in ospedale.

179. Dopo la morte di un confratello o di una consorella, l’infermiere o l’infermiera e i

suoi aiutanti preparano il corpo del defunto. Mentre si ricompone il corpo e si prestano ad esso i vari uffici di cristiana pietà, dove esiste la consuetudine si possono fare le seguenti preghiere, anche se poche sono le persone presenti.4

180. Secondo le consuetudini, il defunto o la defunta viene rivestito dell’abito

dell’Ordine, con le mani composte in forma di croce. Si può mettervi anche un segno religioso per cui il defunto o la defunta abbia avuto devozione. Se il defunto è un sacerdote, gli si può mettere una stola intorno al collo lasciandola ricadere sul petto, se invece è un diacono la stola viene collocata trasversalmente.5

Presso il corpo così composto viene collocato un cero o lo stesso cero pasquale, e l’acqua benedetta, insieme al libro della Sacra Scrittura, ad indicare il ministero della Parola cui il confratello o la consorella defunti hanno, ciascuno a suo modo, dedicato la vita.6

1 Cf. RE, n. 3. 2 ASOP 1977, p. 147, n. 14. 3 Ibid.

4 Cf. RE, nn. 39 e 110; ASOP 1977, p.147, n.15 ,e p.162, n.29; PS, pp. 180-186. 5 Cf. PS, p. 183; COP, n. 1934. 6 ASOP 1977, p.147, n.15.

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I. PREGHIERE DOPO LA MORTE

181. E’ bene prevedere un primo tempo di preghiera subito dopo la morte di un confratello o di una consorella. Tale preghiera, anche con la partecipazione di poche persone, può aver luogo nella camera del defunto o comunque nel luogo in cui il corpo è deposto.

Inizio della celebrazione 182. Il Priore o la Priora oppure il Cappellano, in abito conveniente, sta in piedi presso il

defunto o la defunta; può accendere il cero e asperge il corpo del defunto o della defunta con acqua benedetta.

Quindi invita i presenti a pregare con queste parole o altre simili: O Dio, tu solo puoi dare un rimedio dopo la morte: fa’ che l’anima del tuo servo (della tua serva) N., liberata dalla sua condizione terrestre, entri a far parte del novero dei tuoi redenti. Per Cristo nostro Signore.7

R/. Amen.

Salmodia

183. Si può scegliere un salmo o una sua parte, fra i testi qui sotto indicati:

Ant. Ti accolga Cristo, che ti ha chiamato, e gli angeli ti conducano con Abramo in paradiso.

Sal 113,1-20: «Quando Israele uscì dall’Egitto...». Oppure:

Ant. Lo (La) accolga il coro degli angeli e lo (la) ponga con Abramo in paradiso: lì con Lazzaro, povero in terra, abbia il suo eterno riposo.

Sal 112: «Lodate, servi del Signore». Oppure:

Sal 115,10 ss.: «Ho creduto anche quando dicevo». Oppure:

Sal 116: «Lodate il Signore, popoli tutti».

7 Sacr. Veron., ed. L.C. Mohlberg, n. 1147; Eccl. Off., f. 57r; PS, p. 186.

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Preghiere

184. Poi il Priore o la Priora oppure il Cappellano dice l’orazione: Dio onnipotente ed eterno, che hai alitato nel corpo umano per imprimervi la tua somiglianza: mentre per tuo comando la polvere ritorna alla polvere, tu fa’ che la tua immagine sia associata ai tuoi santi ed eletti nelle eterne dimore. Essa ritorna a te dal paese d’Egitto, accoglila con mite dolcezza. Mandale incontro i tuoi santi angeli, indicale la via della giustizia e aprile le porte della tua gloria. Allontana da lei, o Signore, tutti i principi delle tenebre e riconosci il fedele deposito che è tuo. Accogli, Signore, la tua creatura: non dèi stranieri l’hanno creata, ma soltanto tu, Dio vivo e vero perché non c’è altro Dio fuori di te, Signore, e non c’è nessuno che uguagli le tue opere. Rallegra l’anima del tuo servo8 (della tua serva) N., o Dio clementissimo, e glorificala per la tua grande misericordia. Ti supplichiamo, non ricordare le sue iniquità: anche se ha peccato, non ti ha rifiutato, ma nel segno della fede ha adorato fedelmente te, che l’hai creato (creata) come hai creato ogni cosa. Tu che vivi e regni, Dio, nei secoli dei secoli.9

R/. Amen. Oppure: Colpiti dal dolore imploriamo nel pianto la tua misericordia, o Redentore del mondo: accogli con mite dolcezza l’anima del nostro caro fratello (della nostra cara sorella) che ritorna a te, fonte della pietà. E se nella sua dimora terrena si è macchiata di peccato, tu con la tua consueta clemenza cancellalo, distruggilo nell’oblìo e fa’ che quest’anima possa essere associata alle schiere dei santi

8 Sal 85, 8.4. 9 ASOP 1977, pp.152 e 252 s. (emend.); Gre, n. 4077; Eccl. Off., f. 57r; PS, p. 184.

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per lodarti all’unisono con gli altri. Per Cristo nostro Signore.10

R/. Amen.

———————

185. Quindi il corpo del defunto o della defunta, se lo si vede opportuno, viene trasportato in chiesa o in altro luogo adatto, secondo le indicazioni fornite dal Rito delle

Esequie. ———————

186. Al termine il Priore o la Priora può congedare la comunità con queste parole o altre simili: Ora andiamo in pace, ma custodiamo la memoria del nostro confratello defunto (della nostra consorella defunta).

II. PREGHIERA COMUNITARIA PRESSO IL CORPO DEL DEFUNTO

187. Se nel momento della morte di un confratello o di una consorella, avvenuta nella casa religiosa oppure fuori di essa, la comunità non fosse stata presente, quando si riunisce presso il defunto deposto in luogo adatto come è detto sopra (n. 180), si dicono le preghiere seguenti. Inizio della celebrazione

188. Al suono della campana o altro segnale consueto, i confratelli o le consorelle si riuniscono intorno alla salma. Il Priore o la Priora, oppure il Cappellano, in abito adatto, sta in piedi presso il defunto o la defunta, in mezzo alla comunità. Sono stati opportunamente preparati l’acqua benedetta, il turibolo e il libro del Rituale.

Allora, se non si è potuto farlo subito dopo la morte, si canta il responsorio Veníte santi di Dio (n. 171) o un altro canto adatto.

189. Se il cero pasquale non è stato acceso in precedenza, può essere acceso in questo

momento, mentre chi presiede alla celebrazione dice queste parole o altre simili: Cristo, che ci ha chiamati a passare dalle tenebre alla sua ammirabile luce, conduca il nostro confratello (la nostra consorella) nella città che non ha bisogno del sole o della luna, perché la illumina la luce di Dio e la sua lampada è l’Agnello.11

10 Gre, n. 4059; GeV, n. 1608; Eccl. Off., f. 57r; cf. PS, p. 185. 11 1 Pt 2,9; Ap 21,23.

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E asperge il corpo segnandolo con acqua benedetta, in silenzio o con queste parole: Quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte. Se siamo stati innestati in lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con una simile risurrezione.12

Poi, girando intorno al corpo, può anche incensarlo.

190. Quindi chi presiede invita i presenti alla preghiera e dopo un momento di silenzio dice: Fratelli carissimi (Sorelle carissime), ricordiamo con affetto nella preghiera il nostro fratello (la nostra sorella) N., che il Signore ha chiamato a sé da questa vita; invochiamo la misericordia del nostro Dio, perché gli (le) conceda una dimora serena e tranquilla nell’eternità.13 Oppure: Accogli, Signore, l’anima del tuo servo (della tua serva) N., che hai chiamato a te da questa vita: fa’ che, liberata da ogni vincolo di peccato, goda la beatitudine del riposo eterno e fra i tuoi santi ed eletti possa risuscitare nella gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore.14

R/. Amen. Salmodia 191. Si può scegliere un salmo o una sua parte, fra i testi qui sotto indicati: Ant. Ti accolga Cristo, che ti ha chiamato, e gli angeli ti conducano con Abramo in

paradiso.

Sal 113,1-20: «Quando Israele uscì dall’Egitto...». Oppure:

Ant. Lo (la) accolga il coro degli angeli e lo (la) ponga con Abramo in paradiso: lì con Lazzaro, povero in terra, abbia il suo eterno riposo.

12 Rm 6,3.5; Rituale Cisterciense (1998), Ordo Exseq., n. 3. 13 Cf. Gre, n. 1398; Eccl. Off., f.65r; PS, p. 198 corr. (cf. ASOP 1977, p.152 n. 28); Ordo exseq.

monast. 1973, n.28. 14 Cf. Gre, n. 1400; Eccl. Off., f. 57r; cf. PS, p. 186.

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Sal 112: «Lodate, servi del Signore». Oppure: Sal 115,10 ss.: «Ho creduto anche quando dicevo» Oppure: Sal 116: «Lodate il Signore, popoli tutti». Intercessioni

192. Quindi il Priore o la Priora, oppure il Cappellano, dice l’orazione: Ascolta, Signore, le nostre preghiere con cui invochiamo la tua misericordia per l’anima del tuo servo (della tua serva) N., che hai fatto uscire da questo mondo: stabiliscila nella pace e nella luce del tuo regno e rendila partecipe della sorte dei tuoi santi. Per Cristo nostro Signore.15

R/. Amen.

193. A questa orazione per il defunto si può aggiungere o anteporre la seguente orazione per chi è colpito dal lutto: Padre delle misericordie e Dio di ogni consolazione, che ci ami di eterno amore e trasformi l’ombra della morte in aurora di vita, guarda i tuoi fedeli che gemono nella prova. Sii tu, o Signore, il nostro rifugio e conforto, perché dal lutto e dal dolore siamo sollevati alla luce e alla pace della tua presenza. Ascolta la preghiera che ti rivolgiamo nel nome del tuo Figlio, nostro Signore, che morendo ha distrutto la morte e risorgendo ci ha ridato la vita; e fa’ che al termine dei nostri giorni possiamo andare incontro a lui, per riunirci ai nostri fratelli nella gioia senza fine, là dove ogni lacrima sarà asciugata e i nostri occhi vedranno il tuo volto. Per Cristo nostro Signore.16

15 Gre, n. 1400; Eccl. Off., f.57 v; PS, p. 188. 16 RE, n. 31.

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R/. Amen.

Oppure l’orazione Colpiti dal dolore, come sopra, n. 184.

194. Allora si può cantare l’antifona Salve Regína con la melodia dell’Ordine, e al termine il Priore o la Priora può congedare la comunità con queste parole o altre simili: Ora andiamo in pace, ma custodiamo la memoria del nostro confratello defunto (della nostra consorella defunta).

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CAPITOLO VIII

FORMULARI DI MESSE

PER LA LITURGIA DEGLI INFERMI

NOTA PRELIMINARE

195. Sono qui offerti, alla fine del Rituale, alcuni elementi liturgici, specialmente orazioni, per lo più tratti dalla nostra antica tradizione. In questa sezione sono raccolti insieme formulari scelti dalle ‘Messe rituali’ (per l’Unzione degli infermi e per il Viatico) e dalle Messe ‘per varie necessità’ (per gli infermi e per i morenti).

196. Le indicazioni riguardanti il sacramento dell’Unzione o il Viatico celebrati durante

la Messa, si trovano qui sopra (nn. 73-76 e 85-87). Invece i formulari ‘per gli infermi’ e ‘per i morenti’ sono complementi al Messale Romano, offerti alle comunità dell’Ordine o ai frati per il loro ministero pastorale; nella loro utilizzazione, dunque, si osservino i Principi e norme per

l’uso del Messale Romano.1 197. Le letture scelte dal Lezionario del Rituale Romano2 o tra i testi proposti dal libro

del Sacramento dell’Unzione degli Infermi 3 sono indicate in Appendice (I A, pp. 119 ss.). Se lo si ritiene opportuno, si possono scegliere letture tratte dal Lezionario delle messe proprie dell’Ordine dei Predicatori, a meno che altri testi non si ritengano più adatti all’infermo o ai presenti.

198. Alcuni elementi particolari del rito del sacramento dell’Unzione o del Viatico, ed

anche altri testi (orazioni, benedizioni finali, ecc.) non sono riportati fra questi formulari, ma si rinvia ai corrispondenti capitoli del Rituale.

PER L’UNZIONE DEGLI INFERMI

199. Antifona d’ingresso Is 53,4 Il Signore si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori. Oppure: Mc 1,40b-41

Signore, se vuoi, puoi guarirmi. E mosso a compassione stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!».

200. Per l’atto penitenziale o per la ‘reciproca richiesta di perdono’, le indicazioni sono date qui sopra, nn. 57-61.

1 IGMR3, nn. 368-378. 2 LR, pp. 260-275. 3 SUCPI, nn. 297-356.

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201. Colletta

O Padre, il tuo unico Figlio ha preso su di sé la povertà e la debolezza di tutti gli uomini, rivelando il valore misterioso della sofferenza. Benedici questo nostro fratello infermo (questa nostra sorella inferma), perché tra le angustie e i dolori non si senta solo (sola), ma unito (unita) a Cristo, medico dei corpi e delle anime, per la preghiera unanime della Chiesa, goda della consolazione promessa agli afflitti. Per il nostro Signore.4

R/. Amen.

202. Le letture si scelgono come è detto nella Nota preliminare (sopra, n. 197). La sacra Unzione si dà dopo il Vangelo e l’omelia, secondo le indicazioni date al n. 76. Il

salmo o i salmi che il Rituale dell’Ordine propone da dirsi come ringraziamento (n. 69), si possono spostare alla fine della Messa (per esempio dopo la comunione).

203. Sulle offerte

O Dio, che vegli con amore di padre sulle vicende della nostra vita, accogli i doni e le preghiere che ti offriamo per questo fratello infermo (per questa sorella inferma), perché senta la continua presenza del Signore che porta su di sé il dolore del mondo. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.5

R/. Amen.

204. Prefazio

E’ veramente giusto lodarti e ringraziarti, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, in ogni momento della nostra vita, nella salute e nella malattia, nella sofferenza e nella gioia, per Cristo tuo servo e nostro Redentore. Nella sua vita mortale egli passò beneficando e sanando tutti coloro che erano prigionieri del male. Ancor oggi come buon samaritano viene accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite l’olio della consolazione

4 MR2, p. 729. 5 MR2, p. 730; cf. MOP, p. [79].

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e il vino della speranza. Per questo dono della tua grazia, anche la notte del dolore si apre alla luce pasquale del tuo Figlio crocifisso e risorto. E noi, insieme agli angeli e ai santi, cantiamo con voce unanime l’inno della tua gloria:6

205. Antifona alla comunione Col 1,24 Completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa.7 Oppure: Ap 7,17

L’Agnello, che è in mezzo al trono, li pascerà e li condurrà alle sorgenti di acqua viva e Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi.

206. Dopo la comunione dell’infermo e dei presenti, si può recitare un salmo, un cantico o un inno,8 per esempio un salmo scelto fra quelli proposti dal Rituale dell’Ordine per il ringraziamento (sopra, n. 69).

207. Dopo la comunione

Dio onnipotente ed eterno, che rinvigorisci la fragilità della condizione umana infondendovi la tua forza, sì che i nostri corpi e le nostre membra riprendano vitalità mediante il tuo salutare rimedio, guarda benigno a questo tuo servo e nostro fratello (questa tua serva e nostra sorella) N., perché vinto ogni condizionamento della debolezza fisica sia ripristinato in lui (lei) il dono della salute. Per Cristo nostro Signore9.

R/. Amen. Formula di benedizione come sopra, n. 72.

6 MR2, p. 375. 7 MR2, p. 823. 8 Cf. IGMR3, n. 164. 9 ASOP 1977, p.157; cf. Eccl. Off., f. 56r; PS, p. 166.

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PER IL CONFERIMENTO DEL VIATICO

208. Antifona d’ingresso cf. Sal 77, 23-25 Il Signore aprì le porte del cielo; fece piovere su di essi per cibo la manna e diede loro pane dal cielo: l’uomo mangiò il pane degli angeli.10 Oppure: Gv 6,51

«Io sono il pane vivo disceso dal cielo», dice il Signore. «Se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno; e il pane che io darò, è la mia carne per la vita del mondo».11

209. Per l’atto penitenziale o per la ‘reciproca richiesta di perdono’, le indicazioni sono

offerte qui sopra, nn. 95-99. 210. Colletta O Dio, che hai dato al genere umano il rimedio della salvezza e il premio della vita eterna, conserva per il tuo servo (la tua serva) N. i doni della tua potenza e fa’ che senta la tua opera risanatrice non soltanto nel corpo ma anche nell’anima. Per il nostro Signore Gesù Cristo.12

R/. Amen.

211. Le letture si scelgono come è detto sopra (nn. 85 e 192). Al momento del Credo, l’infermo può rinnovare la professione di fede (n. 101). Segue, se

lo si ritiene opportuno, la preghiera dei fedeli (n. 102). 212. Sulle offerte

Accogli, Padre santo, il nostro sacrificio, in cui ti offriamo l’Agnello pasquale che morendo ha aperto agli uomini le porte del paradiso, e introduci il nostro fratello (la nostra sorella) N. nella gioia della Pasqua eterna. Per Cristo nostro Signore.13

R/. Amen.

10 MR2, p. 732. 11 MR2, p. 734. 12 Eccl. Off., f.56r; PS, p. 166. 13 MR2, p. 732.

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213. Prefazio E’ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre, qui e in ogni luogo, a te, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. Tu con la manna fatta scendere dal cielo hai nutrito il tuo popolo nel deserto, ma non lo hai voluto libero dalla morte: il tuo disegno era di donarci Cristo, unico pane vivo e cibo vero della vita immortale. Gesù stesso si offrì a noi come viatico del nostro cammino verso di te e conforto in questo tempo di dolore, come venerando sacramento di un celeste convito e germe di una gloria che non avrà tramonto. Mentre aspettiamo con fiducia il Signore nostro che un giorno verrà, con gli angeli e coi santi alla tua divina maestà innalziamo l’inno di lode.14

214. Antifona alla comunione Gv 6,54 «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna, io lo risusciterò nell’ultimo giorno». Oppure: 1 Cor 11,26

Ogni volta che mangiate questo pane e bevete a questo calice, annunziate la morte del Signore finché egli venga.

215. Il sacerdote dà la comunione all’infermo usando la formula del Viatico (sopra, n. 105). Poi si può recitare o cantare un salmo o altro cantico o inno di lode,15 per esempio uno dei salmi proposti dal Rituale dell’Ordine per il ringraziamento (sopra, n. 69).

216. Dopo la comunione

Guarda, o Padre, a questo nostro fratello (questa nostra sorella) che si affida alla tua promessa nella fede in Cristo, via verità e vita, e fa’ che, fortificato (fortificata) dal Corpo (Sangue) del tuo Figlio, venga incontro a te nella pace del tuo regno. Per Cristo nostro Signore.16

14 MA, p.919. 15 Cf. IGMR3, n. 164. 16 SUCPI, n. 163.

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R/. Amen. Oppure:

O Dio, salvezza eterna di chi crede in te, fa’ che il nostro fratello (la nostra sorella) N., confortato (confortata) da questo sacramento, viatico per la vita eterna, giunga senza timore nella splendida luce della tua casa. Per Cristo nostro Signore.17

R/. Amen.

217. Alla fine della Messa, il sacerdote per la benedizione può usare la formula qui sopra riportata (n. 108) e può aggiungervi la formula per l’indulgenza plenaria in articulo mortis, che inizia con le parole «Per i santi misteri» (n. 99).18

PER GLI INFERMI

218. Antifona d’ingresso Sal 6,34 Pietà di me, Signore, poiché sono senza forza; risanami, Signore, poiché languiscono le mie membra.19 Oppure: Cf. Is 53,4

Il Signore si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori.20 219. Colletta

O Dio, che sempre regni con amore sulle tue creature, ascolta le nostre suppliche e guarda con bontà il nostro fratello N. (la nostra sorella N.) che soffre per la malattia: salvalo (salvala) con la tua visita e donagli (donale) il rimedio della grazia celeste. Per il nostro Signore Gesù Cristo.21.

R/. Amen. 220. Le letture si scelgono come è detto sopra (n. 197).

17 SUCPI, n.163. 18 Cf. SUCPI, n.132; MR2, p. 735. 19 MR2, p. 822. 20 MR2, p. 822. 21 ASOP 1977, p.156; Eccl. Off., f. 56r; PS, p. 166.

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221. Sulle offerte

O Dio, che vegli con amore di padre sulle vicende della nostra vita, accogli i doni e le preghiere che ti offriamo per questo fratello infermo (per questa sorella inferma), perché senta la continua presenza del Signore che porta su di sé il dolore del mondo. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Per Cristo nostro Signore.22

R/. Amen. 222. Prefazio

E’ veramente giusto lodarti e ringraziarti, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, in ogni momento della nostra vita, nella salute e nella malattia, nella sofferenza e nella gioia, per Cristo tuo servo e nostro Redentore. Nella sua vita mortale egli passò beneficando e sanando tutti coloro che erano prigionieri del male. Ancor oggi come buon samaritano viene accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza. Per questo dono della tua grazia, anche la notte del dolore si apre alla luce pasquale del tuo Figlio crocifisso e risorto. E noi, insieme agli angeli e ai santi, cantiamo con voce unanime l’inno della tua gloria.23

223. Antifona alla comunione Col 1,24 Completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa.24

22 MR2, p. 823; cf. MOP, p. [79]. 23 MR2, p. 375. 24 MR2, p. 823.

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Oppure: Ap 7,17

L’Agnello, che è in mezzo al trono, li pascerà e li condurrà alle sorgenti di acqua viva e Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi.

224. Dopo la comunione

O Dio, unico presidio dell’umana debolezza, manifesta la potenza del tuo aiuto per il nostro fratello infermo (per la nostra sorella inferma) N., affinché, sostenuto (sostenuta) dalla tua misericordia, possa essere presentato risanato alla tua santa Chiesa. Per Cristo nostro Signore.25

R/. Amen. Oppure:

O Dio, che hai compiuto l’opera dell’umana redenzione attraverso il mistero pasquale del tuo Unigenito, fa’ che, annunziando con fede, nei segni sacramentali, la morte e la risurrezione di Cristo, sperimentiamo un continuo aumento della tua salvezza. Per Cristo nostro Signore.26

R/. Amen. Formula di benedizione come sopra, n. 108.

PER I MORIBONDI

225. Antifona d’ingresso Rom 14,7-8 Se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore.27 Oppure: Cf. Is 53,4

Il Signore si è caricato delle nostre sofferenze, ha preso su di sé i nostri dolori.28

226. Colletta

O Dio, che conservi in vita le anime, tu correggi coloro che ami:

25 ASOP 1977, p.156; Eccl. Off., f. 56r; PS, p. 160; cf. MA, p. 1095. 26 OUI, n. 234. 27 Cf. MR2, p.823. 28 Ibid.

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noi ti invochiamo, guarisci l’anima del tuo servo (della tua serva) N., che soffre nel suo corpo, e fa’ che nell’ora della sua morte possa essere presentato (presentata) a te, suo Creatore, per le mani dei tuoi santi angeli. Per il nostro Signore Gesù Cristo.29

R/. Amen. Oppure:

Dio grande e misericordioso, che nella morte del Cristo hai aperto agli uomini la via della vita eterna, veglia sul nostro fratello (sulla nostra sorella) N. nelle sofferenze dell’agonia, perché unito (unita) alla passione del tuo Figlio e asperso (aspersa) dal suo sangue redentore, possa presentarsi con fiducia davanti al tuo volto. Per il nostro Signore Gesù Cristo.30

R/. Amen. 227. Le letture si scelgono come è detto sopra (n. 197). 228. Sulle offerte

Accetta, Signore, il sacrificio che ti offriamo per il tuo servo (la tua serva) ammalato (ammalata) e concedigli (concedile) il perdono dei peccati, perché attraverso le sofferenze di questo tempo possa giungere alla gloria del tuo regno. Per Cristo nostro Signore.31

R/. Amen.

229. Prefazio

E’ veramente giusto renderti grazie, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per il suo grande amore per noi egli sostenne le sofferenze, per invitarci con il suo esempio a seguire le sue orme e per mostrarci la via sicura della luce, con cui penetrare più a fondo il mistero del dolore e della morte, santificare le sofferenze e preparare la gloria futura. Risanando malattie e infermità, egli annunziò agli uomini che era giunto il regno di Dio;

29 MOP, p. 79; cf. PS, p. 174. 30 MR2, p. 823. 31 MOP, p. [79].

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offrì le sofferenze della sua passione per redimerci da ogni colpa, e per questa via volle entrare nella gloria del Padre. Per mezzo di lui ti lodiamo e ti glorifichiamo, o Dio, e uniti agli angeli e ai santi cantiamo a una sola voce la tua gloria:32 230. Antifona alla comunione Gv 6,50 Questo è il pane disceso dal cielo perché chi ne mangia, non muoia. Oppure: Ap 21,4

Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi: non ci sarà più morte né lutto né lamento né dolore, perché le cose di prima sono passate. 231. Dopo la comunione

Saziati, o Signore, dei tuoi santi doni e confidando nella tua bontà, ti preghiamo umilmente: abbi pietà dell’anima del tuo servo N. (della tua serva N.): nell’ora della sua morte non prevalga su di lei il nemico, ma meriti di passare alla vita eterna. Per Cristo nostro Signore.33

R/. Amen. Oppure:

Sostieni e consola, Signore, il nostro fratello (la nostra sorella) N., con la potenza di questo sacrificio, perché nell’ora della morte non tema gli assalti del nemico, ma per mano dei tuoi angeli compia serenamente il passaggio alla vita eterna. Per Cristo nostro Signore.34

R/. Amen. Formula di benedizione come sopra, n. 108.

32 MA, p.1095 e 1093. 33 MOP, p. [79]. 34 MR2, p. 824.

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APPENDICE

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I

LETTURE BIBLICHE

A) PER GLI INFERMI

1. Sono qui indicati alcuni testi proposti dal Rituale del Sacramento dell’Unzione degli

infermi1 e dal Lezionario del Messale Romano.2 Nella Messa per gli infermi o nella visita ai malati o nella celebrazione dell’Unzione degli infermi o anche nella preghiera per i malati, in loro presenza o meno, i testi vengano scelti secondo le circostanze delle persone o del luogo, con particolare attenzione alle condizioni fisiche e spirituali dell’infermo o degli infermi cui le letture sono destinate. Letture dall’Antico Testamento

2 Re 20,1-6: Ho visto le tue lacrime e ti ho guarito. Is 53,1-5.10-11: Si è caricato delle nostre sofferenze. Letture dal NuovoTestamento

At 28,7-10: Tutti i malati erano curati. 2 Cor 4,10-18: La vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Iac 5,13-16: La preghiera fatta con fede salverà il malato.

Salmi responsoriali

Sal 24,15-16.17-18. Liberami dagli affanni. 20-21 (R/.: 16a)

Sal 101,3.24-25.19-21 Signore, ascolta la mia preghiera. (R/.: 2)

Sal 38,10.11.12a-d.16 Risanami, Signore, e dammi vita. (R/.: 16c)

Vangeli Mt 8,14-17 Ha preso su di sé le nostre infermità.

(V/.: Mt 8,17) Mc 16,15-20 Imporranno le mani sui malati ed essi guariranno.

(V/.: 2 Cor 1,3b-4a) Lc 22,39-43 Padre, sia fatta non la mia volontà, ma la tua.

(V/.: Mt 8,17) Gv 15,1-8 Lo poterà, perché porti più frutto.

(V/.: Col 1,24b)

1 OUI, nn. 153-229 e 247-259. 2 LR, pp. 260-275.

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B) PER LA RACCOMANDAZIONE DEI MORENTI

2. Sono qui indicate, in sezioni distinte, le letture bibliche proposte dal Rituale del Sacramento dell’Unzione degli infermi (nn. 144, 156, 157, 168, 171, 173, 181, 182, 220, 221): fra esse si possono scegliere i testi più opportuni per la raccomandazione dei morenti. Letture dall’Antico Testamento

Gb 7,12-21 Il lamento di Giobbe: «A che serve il dolore?». Gb 19,23-27a Il grido della speranza di Giobbe. Is 35,3-4.6c-7.10 Non temete: Dio viene a salvarci. Letture dal Nuovo Testamento Rm 8,31b-35.37.39 Chi ci separerà dall’amore di Cristo? 1 Cor15,1-4 La salvezza che viene dalla fede in Cristo morto e risorto. 1 Cor15,12-20 Risorgeremo con Cristo. 2 Cor5,1.6-10 Camminiamo verso la patria nella fede. 1 Gv 4,16 Dio è amore. Ap 21,1-7 Dio asciugherà ogni lacrima. Ap 22,17.20-21 Vieni, Signore Gesù.

Salmi responsoriali Sal 22 Anche se camminassi nella valle della morte. Sal 24,1.4b-11 Ricordati di me nella tua misericordia. Sal 90 Presso di lui sarò nella sventura. Sal 113,1-8 L’esodo dalla terra dell’esilio. Sal 114,3-5 Liberami dai lacci della morte. Sal 120,1-4 Il mio aiuto viene dal Signore. Sal 122 I nostri occhi sono rivolti al Signore nostro Dio. Vangeli Mt 25,1-13 «Vegliate, perché non sapete né il giorno né l’ora». Mc 15,33-37 La morte di Gesù. Mc 16,1-8 «Gesù, che era stato crocifisso, è risorto». Lc 22,39-46 Gesù in agonia nell’orto degli Ulivi. Lc 23,42-43 Gesù in croce promette il paradiso al buon ladrone. Lc 24,1-8 «Perché cercate tra i morti colui che è vivente?». Gv 6,35-40 «Questa è la volontà del Padre, che i credenti risorgano». Gv 6,54-59 «Chi mangia questo pane, vivrà in eterno». Gv 14,1-6.23.27 Gesù è la via, la verità e la vita.

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Passione del Signore

3. Si possono leggere anche, secondo le circostanze, pericopi tratte dalla narrazione della Passione del Signore, come nella domenica della Passione o nel Venerdì santo o nella Messa votiva «Sul mistero della santa Croce» (Lezionario Romano), oppure anche nel modo seguente:3 Mt 26,36-46 «Se questo calice non può passare oltre, sia fatta la tua volontà». Mc 15,33-39; 16,1-6 La morte di Gesù e l’annunzio della risurrezione. Lc 23,44-49; 24,1-6a La morte di Gesù e l’annunzio della risurrezione. Lc 24,13-35 «Non era necessario che il Cristo patisse». Gv 20,1-10 Pietro e Giovanni al sepolcro.4

3 Cf. SUCPI, n. 357. 4 Cf. SUCPI, nn. 358-361.

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II

ORAZIONI E BENEDIZIONI

A) ORAZIONI SALMICHE

Sal 6: Signore, non punirmi O Dio, che ami la pietà e la misericordia, che dai la vita e comandi alla morte, guarda alla tua Chiesa ferita e vivificala nella risurrezione del tuo Figlio, perché possa magnificarti con una lode nuova. Sal 24: A te, Signore, elevo l’anima mia Custodisci, o Signore, le nostre anime protese verso di te e liberaci con la delicatezza del tuo amore, perché non siano confusi quelli che ti invocano. Non ricordare i peccati della nostra ignoranza giovanile, ma ricordati di noi secondo la tua misericordia. Sal 27: A te grido, Signore

O Dio, che rendi a ciascuno secondo le sue opere, tu hai ascoltato la voce del tuo Figlio e hai fatto rifiorire la sua carne nel mattino della risurrezione. Ascolta la nostra preghiera e dona alla tua Chiesa di vivere nella rettitudine e nella pace, perché possa continuare a renderti grazie per l’opera delle tue mani. Sal 29: Ti esalterò, Signore

O Dio, che doni la vita in abbondanza e ancor più abbondantemente la rinnovi: tu hai fatto risalire dagli inferi il tuo Figlio. Non nascondere da noi il tuo volto e non permettere che la nostra vita sia sommersa nella polvere. Fa’ che, risorgendo con Cristo, il nostro lutto si trasformi in gioia. Sal 33: Benedirò il Signore in ogni tempo

Nella tua bontà esaudisci, Signore, coloro che ti cercano, e poiché sei vicino ai retti di cuore, da’ ascolto al nostro spirito contrito e con la tua pace, che sorpassa ogni sentimento, pacifica insieme i nostri corpi e i nostri cuori.

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Sal 41: Come la cerva anela ai corsi d’acqua

Signore Dio, sorgente d’acqua zampillante fino alla vita, tu attraverso le acque della salvezza ci hai chiamati dall’abisso del peccato all’abisso della misericordia: non dimenticare le amarezze di questo esilio e non lasciare insoddisfatta la nostra sete di te, ma dacci la consolazione della tua bontà, affinché, saziati ineffabilmente dal tuo Verbo, possiamo giungere felicemente al tuo monte santo. Sal 62: O Dio, tu sei il mio Dio

O Dio, l’anima nostra ha sete di te, il nostro cuore ti desidera: ai tuoi figli, che anelano a te levando le loro mani nell’offerta e le loro voci nella lode, concedi di cercare la tua carità fino a non curarsi più della vita e saziali dei tuoi doni intorno alla tua mensa. Sal 70: In te ho sperato, Signore

O Signore, Dio dei viventi, attraverso il lavacro della rigenerazione tu ci doni giovinezza perenne e ci rallegri con un pane prodigioso: non abbandonarci nel tempo della vecchiaia, perché sia nella prosperità sia nella sventura sappiamo essere all’unisono con la tua volontà e celebrare la tua fedeltà con inni di lode. Sal 85: Signore, tendi l’orecchio, rispondimi

Dio buono e misericordioso, quando Cristo, nostro sommo pontefice, ha gridato a te nel giorno della sua angoscia, tu lo hai esaudito per la sua pietà, e così ha vinto la morte: esaudisci le preghiere del tuo popolo, e come ci rallegriamo di sperimentare la tua clemenza, così ci sazieremo sempre del tuo amore e diverremo più credibili testimoni della tua santità di fronte agli uomini, per condurli a celebrare felicemente la tua gloria. Sal 89: Signore, tu sei stato per noi un rifugio

O Dio, vivente prima dell’inizio dei giorni, tu ci conservi nell’esistenza anche se siamo peccatori e ci doni con larghezza giorni ed anni per far giungere il nostro cuore alla saggezza:

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rendici docili al tuo amore, sì che il lavoro delle nostre mani sempre e dovunque riconosca e manifesti l’impronta del tuo operare, fino ad essere inondati dalla dolcezza del tuo volto. Sal 101: Signore, ascolta la mia preghiera Signore, che edifichi la tua Sion dimorando nei santi e trovando riposo nel loro cuore: fa’ che la tua magnificenza sempre si manifesti nelle loro azioni e nelle loro virtù sia rivelata. Sal 114: Amo il Signore, perché ascolta

Dio onnipotente e misericordioso, che mediante la passione e la risurrezione del tuo Figlio ci hai sciolti dai lacci della morte e ci hai sottratti dalle angustie degli inferi: nel cammino di questo esilio asciuga i nostri occhi dalle lacrime e preserva i nostri piedi dalla caduta, perché camminiamo alla tua presenza fino a giungere al riposo perfetto. Sal 122: A te levo i miei occhi

Signore Gesù Cristo, che al tuo ritorno ti metterai a servire i tuoi servi vigilanti, insegnaci a tenere i nostri occhi rivolti a te e a riconoscere anche i più leggeri tocchi della tua mano, per saper essere sempre in attesa della tua venuta finché nella tua casa le nostre lampade risplendano di luce nuova. Sal 142: Signore, ascolta la mia preghiera

Signore Gesù Cristo, che risorgendo dai morti ci hai fatto udire al mattino la tua misericordia e con l’aurora della gioia nuova hai illuminato coloro che sedevano nelle tenebre, non entrare in giudizio con i tuoi servi quando la morte ci aprirà l’incontro con te: il tuo Spirito buono ci guidi unanimi in terra piana.

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B) BENEDIZIONI PER GLI INFERMI

1 La fede in Dio, nostro Padre, in Gesù Salvatore e nello Spirito vivificante, ci renda forti e sereni.5

2

Il Signore Gesù Cristo sia accanto a te per difenderti.

R/. Amen. Sia dietro di te, per custodirti.

R/. Amen. Sia in te, per guidarti.

R/. Amen. Sia sopra di te, per benedirti. Egli vive e regna con il Padre e con lo Spirito Santo nei secoli dei secoli6.

R/. Amen. [E la benedizione di Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi, e con voi rimanga sempre.

R/. Amen.]

3

Ti benedica Dio Padre.

R/. Amen. Ti risani il Figlio, che è Dio.

R/. Amen. Ti illumini lo Spirito Santo.

R/. Amen. Custodisca il tuo corpo e salvi la tua anima.

R/. Amen.

5 Rit. Ambr., cf. “Ambrosius”, 53/6, nov.-dic. 1977, p. 484

6 ASOP 1977, p. 151; cf. PRG II, p. 254; cf. SUCPI, n. 187.

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Illumini il tuo cuore e lo conduca alla vita eterna.

R/. Amen. [E su tutti voi, qui presenti, scenda la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo.

R/. Amen.]7

7 OUI, n.79.

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III

TESTI PER LA RACCOMANDAZIONE DEI MORENTI

A) FORMULE BREVI Formule brevi da suggerire al morente

1. Il volume del Sacramento dell’Unzione degli Infermi (n. 212) propone varie orazioni con cui sostenere il morente ancora in possesso delle sue facoltà, perché aderisca a Cristo e al suo mistero, chiedendogli aiuto.

Le formule brevi sono qui distribuite in diverse sezioni in modo da agevolarne la scelta da parte del Celebrante o dei presenti. a) Professione di fede

- Chi crede nel Figlio, ha la vita eterna. (Gv 6,40) - Chi ci separerà dall’amore di Cristo? (Rm 8,35) - Sia che viviamo sia che moriamo, siamo del Signore. (Rm 14,8) - Abbiamo una dimora eterna nei cieli. (2 Cor 5,1) - Saremo sempre con il Signore. (1 Ts 4,17) - Vedremo Dio come egli è. (1 Gv 3,2) - Siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. (1 Gv 3,14) b) Invocazioni dell’infermo

- A te, Signore, elevo l’anima mia. (Sal 24,1) - Il Signore è mia luce e mia salvezza. (Sal 26,1) - Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi. (Sal 26,13) - L’anima mia ha sete del Dio vivente. (Sal 41,3) - Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con

me. (Sal 22,4)

c) Parole di Cristo

- Venite, benedetti del Padre mio, disse il Signore Gesù, prendete possesso del regno

preparato per voi. (Mt 25,34) - In verità io ti dico: Oggi sarai con me nel paradiso, disse il Signore Gesù. (Lc 23,43) - Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore, disse il Signore Gesù. (Gv 14,2) - Il Signore Gesù disse: Vado a prepararvi un posto, e vi accoglierò presso di me. (Gv

14,2-3) - Voglio che dove sono io siano anche loro, disse il Signore Gesù. (Gv 17,24) d) Preghiere brevi

- Padre, nelle tue mani affido il mio spirito. (Sal 30,6a; Lc 23,46) - Signore Gesù, accogli il mio spirito. (At 7,59) - Santa Maria, prega per me. - San Giuseppe, prega per me. - Gesù, Giuseppe, Maria, assistetemi nell’ultima agonia.

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- Mi opprimevano tristezza e angoscia, e ho invocato il nome del Signore. (Sal 114,3-4) - Torre fortissima è il nome del Signore (Prov 18,10): ho posto in lui la mia fiducia, e

mi ha dato aiuto. (Sal 27,7).8

B) LITANIE DEI SANTI

Signore, pietà. Signore, pietà Cristo, pietà. Cristo, pietà Signore, pietà. Signore, pietà Padre del cielo, Dio, abbi pietà di noi Figlio, Redentore del mondo, Dio, abbi pietà di noi Spirito Santo, Dio, abbi pietà di noi Santa Trinità, unico Dio, abbi pietà di noi Santa Maria, Madre di Dio, prega per lui (lei) Santi Michele, Gabriele, Raffaele, pregate per lui (lei) Santi Angeli ed Arcangeli, pregate per lui (lei) San Giovanni Battista, prega per lui (lei) San Giuseppe, prega per lui (lei) Santi patriarchi e profeti, pregate per lui (lei) Santi Pietro e Paolo, pregate per lui (lei) Sant’Andrea, prega per lui (lei) San Giovanni, prega per lui (lei) Santa Maria Maddalena, prega per lui (lei) Santi discepoli del Signore, pregate per lui (lei) Santi Innocenti, pregate per lui (lei) Santi Stefano e Lorenzo, pregate per lui (lei) Santi Ignazio e Policarpo, pregate per lui (lei) Santi Cosma e Damiano, pregate per lui (lei) Sante Perpetua e Felicita, pregate per lui (lei) Sante Agnese e Lucia, pregate per lui (lei) San Pietro di Verona, pregate per lui (lei) Voi tutti santi martiri, pregate per lui (lei) San Gregorio, prega per lui (lei) Sant’Ambrogio, prega per lui (lei) San Girolamo, prega per lui (lei) Sant’Agostino, prega per lui (lei) Santi Atanasio e Basilio, pregate per lui (lei) Sant’Antonio e Martino, pregate per lui (lei) Santi Benedetto e Bernardo, pregate per lui (lei) San Francesco, prega per lui (lei) Santo Padre Domenico, prega per lui (lei) San Tommaso d’Aquino, prega per lui (lei) Sant’Alberto, prega per lui (lei)

8 Cf. BB I, p. 118.

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San Martino de Porres prega per lui (lei) Santi Ignazio di Loyola e Francesco Saverio, pregate per lui (lei) San Camillo de’ Lellis, prega per lui (lei) San Giovanni Bosco, prega per lui (lei) Santa Margherita d’Ungheria, prega per lui (lei) Santa Caterina da Siena, prega per lui (lei) Santa Rosa da Lima, prega per lui (lei) Santa Caterina de’ Ricci prega per lui (lei) Santa Teresa d’Avila prega per lui (lei) Santi e sante di Dio pregate per lui (lei) Cristo, che sei venuto in questo mondo, ti preghiamo, ascoltaci Cristo, che hai compassione dei peccatori, ti preghiamo, ascoltaci Cristo, che nel Getsemani sei stato triste fino alla morte, ti preghiamo, ascoltaci Cristo, che hai sofferto e sei stato crocifisso, ti preghiamo, ascoltaci Cristo, che sei morto per darci la vita, ti preghiamo, ascoltaci Cristo, che hai sperimentato il silenzio del sepolcro, ti preghiamo, ascoltaci Cristo, che con la tua risurrezione hai vinto la morte, ti preghiamo, ascoltaci Cristo, che sei asceso alla gloria del Padre, ti preghiamo, ascoltaci Cristo, che ci hai mandato il Consolatore, ti preghiamo, ascoltaci Cristo, Buon Pastore, ti preghiamo, ascoltaci Cristo, che ci fai esultare nella luce del tuo volto, ti preghiamo, ascoltaci Cristo, che vuoi accogliere tutti i peccatori nello splendore del Paradiso, ti preghiamo, ascoltaci Cristo, che hai chiamato il nostro fratello (la nostra sorella) N. a seguirti sulle vie del Vangelo, ti preghiamo, ascoltaci Cristo, che l’hai chiamato (chiamata) a servirti nella vita apostolica e nella nostra comunità, ti preghiamo, ascoltaci Cristo, che l’hai accompagnato (accompagnata) con delicatezza di amore ti preghiamo, ascoltaci Cristo, che lo (la) inviti a vedere Dio faccia a faccia, ti preghiamo, ascoltaci Cristo, che chiami tutti al regno di Dio, ti preghiamo, ascoltaci Gesù, Figlio del Dio vivo ti preghiamo, ascoltaci Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, perdonalo (perdonala), Signore Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, liberalo (liberala), Signore Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di lui (lei), Signore Signore, pietà. Signore, pietà Cristo, pietà. Cristo, pietà Signore, pietà. Signore, pietà Padre nostro.

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V/. Salva, o Dio, il tuo servo (la tua serva). R/. Che spera in te.

V/. Sii per lui (lei) una torre fortissima, Signore. R/. Davanti all’avversario.

V/. Signore, ascolta la mia preghiera. R/. E il mio grido giunga a te. Poi chi presiede dice l’orazione: Preghiamo. Dio onnipotente ed eterno, che conservi in vita le anime: tu correggi coloro che ami e quando li accogli, li spingi con bontà ad emendarsi: noi ti invochiamo per il tuo servo (la tua serva) che soffre nel suo corpo: donagli (donale) la tua grazia, perché nell’ora del suo esodo da questa vita la sua anima possa essere portata dai tuoi santi angeli, senza macchia di peccato, davanti a te, suo Creatore. Per Cristo nostro Signore9. R/. Amen. Nella sua clemenza la Vergine Maria, Madre di Dio, dolcissima consolatrice degli afflitti, raccomandi al Figlio suo lo spirito del nostro fratello (della nostra sorella) N.: per il suo materno intervento non lo (la) opprima il terrore della morte, ma accompagnato (accompagnata) da lei giunga felicemente alla desiderata dimora della patria celeste.

R/. Amen.10

C) ALTRI TESTI

Invocazione

Preghiamo. Signore Santo, Padre onnipotente, Dio eterno, tu ci hai insegnato a invocare la tua misericordia con affetto per gli altri,

9 Gre, n. 2794; Sacr. Fuld., ed. G. Richter - A. Schönfelder, Fulda 1921, rist. London 1980, n. 2455; Eccl. Off., f. 56v; PS, p. 174.

10 Cf. PS, p. 179.

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mentre non siamo in grado di supplicare per i nostri peccati. Tuttavia, confidando nella tua pietà gratuita e nella tua perenne benevolenza invochiamo la tua clemenza perché tu accolga l’anima del tuo servo (della tua serva) N. che a te fa ritorno. L’assista Michele, angelo della tua alleanza, e per mano dei tuoi santi angeli ponila accanto ad Abramo, Isacco e Giacobbe, tuoi patriarchi: liberata dai prìncipi delle tenebre e da ogni pena, non sia turbata dalle deviazioni della sua esistenza terrena, con la sua ignoranza e iniquità o fragilità, ma piuttosto sia riconosciuta dai tuoi e goda del riposo della santa beatitudine. E quando verrà il giorno del grande giudizio, risuscitando fra i santi tuoi eletti si sazi per sempre contemplando la manifestazione della tua gloria. Per Cristo nostro Signore11.

R/. Amen. Sequenza12 Caro fratello, se devi lasciarci non rattristarti, ma ciò che credi volontà di Dio cerca anche tu di volerlo.

Chi si affligge se riesce a sfuggire troppo in fretta ai pericoli del mare? E quando si è trovato scampo su una zattera, chi vorrebbe rimandare l’arrivo al porto?

Tutti i fratelli che stanno insieme a san Domenico, al vederti arrivare esulteranno e subito incontro a te verranno.

Saranno felici di vederti scampato da questo naufragio e accolto nella loro gioiosa compagnia.

In questo esodo ti saranno guida l’osservanza dell’Ordine e la santa Passione di Cristo,

[O] dulcis frater, si recédis, cor tuum non dóleat, sed quod placére Deo credis, hoc et tibi pláceat.

Quis dolet si perícula maris evádit cítius? Quis, evádens in tábula, vult esse portu lóngius?

Fratres cuncti qui sunt iuncti beáto Domínico cum vidébunt te, gaudébunt et occúrrent ílico.

Exsultábunt quod liberátus de tanto naufrágio, eórum sis associátus felíci collégio.

Órdinis observátio te ducet ad hunc éxitum et pia Christi pássio

11 ASOP 1977, p. 152; Gre, n. 4071; Eccl. Off., ff. 56r-57r; PS, p. 181. 12 Process. del sec. XIII; per il canto cf. M. Barge, Cantus pro benedictionibus SS. Sacramenti in

Ordine Fratrum Praedicatorum, Rome - Tournai 1909, pp. 220-223.

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che trascende ogni merito.

Sii certo che ti sono vicini gli angeli per portarti e per darti conforto nell’ora del tuo passaggio.

Ti apra le sue braccia la Madre misericordiosa e pregando per i tuoi peccati ti venga in aiuto.

Asciughi le tue lacrime la benigna mano di Dio e ti doni un giardino di luce fra le anime sante,

dove vedrai fiori di un’eterna primavera, dove senza fine potrai spaziare felice.

Quanti beni lì il Signore ti ha preparato, nessuno qui sulla terra può dirlo o immaginarlo.

Ma tu quando sarai entrato nella gioia del Signore, corri ormai lieto e sicuro al premio celeste.

Non ti preoccupare della scienza, anche se ora non puoi più studiare: presto saprai tutto, di tutto ti appassionerai.

Forse per la gloria di Dio speravi di fare grandi cose, ma alla sua provvidenza non occorrono le nostre risorse.

Gesù, che sa in pienezza cosa convenga agli eletti di te faccia benigno ciò che per te più giova. Amen.

quæ vincit omne méritum.

Certus esto quod sint præsto angélici spíritus ut te portent et confórtent hora tui tránsitus.

Nec tibi Mater pietátis sua cláudet víscera, sed tuis orans pro peccátis áderit opífera.

Tunc tuas terget lácrimas benígna Dei déxtera et inter sanctas ánimas loca dabit florígera,

ubi vernos et ætérnos flores admiráberis, ubi sine quovis fine felix spatiáberis.

Quanta tibi Deus ibi bona præparáverit, meditári sive fari nullus vivens póterit.

Ergo cum [tu] sis intratúrus in Dómini gáudium, curre [iam] lætus et secúrus ad supérnum brávium.

Nec cures de sciéntia, nec si dimíttis stúdium, nam cito scies ómnia in causa studens ómnium.

Ad Dei forte glóriam sperábas magna fácere, sed eius providéntiam non opórtet instrúere.

Iesus, qui novit plénius quid eléctis expédiat, de te quod est utílius tibi cleménter fáciat. Amen.

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IV

ASSOLUZIONI SACRAMENTALI

A) FORMULA PENITENZIALE

Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni e, battendosi il petto, dicono: per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E proseguono: E supplico la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro. Il sacerdote conclude: Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati, e ci conduca alla vita eterna. Tutti rispondono: Amen.

B) RICONCILIAZIONE DEI PENITENTI

1. Il Rito per la riconciliazione dei singoli penitenti, come è chiamato nel Rito della

penitenza della liturgia Romana,13 qui è adattato alle diverse circostanze relative agli infermi: si può infatti prevedere che sia anche portata loro l’Eucaristia, che sia loro conferito il sacramento dell’Unzione o che sia loro amministrato il Viatico. Invito alla fiducia

2. Il sacerdote invita l’infermo alla fiducia in Dio, con queste parole o altre simili: A. Il Signore, che illumina con la fede i nostri cuori,

ti dia una vera conoscenza dei tuoi peccati e della sua misericordia. B. La grazia dello Spirito Santo illumini il tuo cuore, perché tu possa confessare con fiducia i tuoi peccati

13 RP, nn. 41-47; cf. anche nn. 67 ss.

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e riconoscere la misericordia di Dio. C. Il Signore sia nel tuo cuore, perché tu possa pentirti e confessare umilmente i tuoi peccati. D. Accostati con fiducia a Dio Padre:

egli non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. L’infermo risponde: Amen.14 Confessione dei peccati e accettazione della soddisfazione

3. L’infermo premette, se può, una formula di confessione generale (per es. Confesso), e poi confessa i suoi peccati.

Il sacerdote aiuta, se necessario, il penitente a fare una confessione integra, gli rivolge consigli adatti e lo esorta alla contrizione dei suoi peccati, ricordandogli che per mezzo del sacramento della Penitenza il cristiano muore e risorge con Cristo, e viene così rinnovato nel mistero pasquale.15

In caso di necessità, e nell’impossibilità di un’altra soluzione, la confessione può essere generica.16

4. Poi il sacerdote propone all’infermo un esercizio penitenziale, cioè una preghiera o un atto che esprimano la sua adesione alla volontà di Dio, in riparazione dell’ordine violato e per la salvezza di tutti gli uomini. Preghiera del penitente e assoluzione

5. Il sacerdote invita quindi il penitente a manifestare la sua contrizione; e l’infermo può farlo con queste parole o altre simili: A. Signore Gesù, che sanavi gli infermi

e aprivi gli occhi ai ciechi, tu che assolvesti la donna peccatrice e confermasti Pietro nel tuo amore, perdona tutti i miei peccati e crea in me un cuore nuovo, perché io possa vivere in perfetta unione con i fratelli e annunziare a tutti la tua salvezza.

B. Padre santo, come il figliol prodigo mi rivolgo alla tua misericordia: «Ho peccato contro di te,

14 RP, n. 42. 15 Cf. RP, n.44. 16 Cf. SUCPI, n. 153.

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non son più degno d’esser chiamato tuo figlio». Cristo Gesù, Salvatore del mondo, che hai aperto al buon ladrone le porte del paradiso, ricordati di me nel tuo regno. Spirito Santo, sorgente di pace e di amore, fa’ che purificato (purificata) da ogni colpa e riconciliato (riconciliata) con il Padre io cammini sempre come figlio (figlia) della luce.17

6. Allora il sacerdote, tenendo stese le mani (o almeno la mano destra) sul capo dell’infermo, dice: Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e risurrezione del suo Figlio e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, ti conceda, mediante il ministero della Chiesa il perdono e la pace. e io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. L’infermo risponde: Amen.18 Dopo l’assoluzione

7. In luogo del rendimento di grazie e del congedo del penitente, il sacerdote può dire: La passione di Gesù Cristo nostro Signore, l’intercessione della beata Vergine Maria, del santo Padre Domenico e di tutti i santi, il bene che farai e il male che dovrai sopportare ti giovino per il perdono dei peccati, l’aumento della grazia e il premio della vita eterna. Oppure:

Il Signore, che ti ha liberato dal peccato, ti doni l’eredità del suo regno. A lui gloria nei secoli. L’infermo risponde:

Amen.19

17 RP, n.45. 18 RP, n.46; cf. BB, p. 32*.

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V

REPERTORIO PER IL CANTO NELLA MESSA

I canti qui indicati sono selezionati e presentati secondo il metodo e le sigle adoperate nel Missale et Lectionarium O.P. 20.

Essi corrispondono a vari tipi di celebrazione, per un’assemblea ridotta oppure più numerosa.

A) PER GLI INFERMI

IN Respice in me (GOP 285; GR 284) Oppure: Exaudi, Deus (GOP 126; GR 115)

GR Ego dixi, Domine (GR 279) Oppure: In Deo speravit (GOP 309; GR 311)

AL In te, Domine (GOP 293; GR 296

OF Sperent in te (GOP 287; GR 286)

CO Multitudo languentium (GOP 401; GR 471) Oppure: Petite et accipietis (GOP 237; GR 314) Oppure, per una celebrazione più semplice: In Tu, Domine (AG 192)

Sal R/. Salmo 11 - Salvum me fac (AG 171)

Of Deus adiuvat me (AG 204)

Co Clamavi (AG 165)

B) PER L’UNZIONE DEGLI INFERMI

IN Exaudi, Domine, vocem (GOP 292; GR 291) Oppure: Deus, in nomine tuo (GOP 124; GR 116)

GR Miserere mihi (GOP 116; GR 103)

AL Domine Deus (GOP 310; GR 317) Oppure: Domine, exaudi (GR 334)

——————————

19 RP, n.47. 20 Romæ 1985, pp. 421 ss.

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Antifone e salmi per il ringraziamento dopo l’Unzione: Sal 24 - Ostende nobis (AG 266) Oppure: Benigne fac (AG 268)

Sal 33 - Quam bonus (AG 226) Oppure: Misericordia tua, Domine (AG 202)

Sal 102 - Domine Deus (AG 279) ____________________

OF Exaudi Deus (GOP 112; GR 101) Oppure: Confitebor tibi (GOP 138; GR 123)

CO Tu, Domine (GOP 104; GR 95) Oppure: Intellege clamorem (GOP 97; GR 82) Oppure, per una celebrazione più semplice: In Propter nomen tuum (AG 243)

Sal R/. Salmo 17, 2-30 - Adiutor meus (AG 238)

Of Fortitudo mea (AG 222)

Co Ego sum panis (AG 550)

C) PER IL CONFERIMENTO DEL VIATICO

La Messa in cui è amministrato il Viatico viene celebrata nel modo consueto, seguendo però le indicazioni del Rituale (nn. 85-87). Il ricorso al canto, integralmente o soltanto in parte, tenga conto delle condizioni dell’infermo e delle circostanze. I pochi canti qui suggeriti sono provvisti di melodie semplici.

IN Cibavit eos (GOP 267; GR 377) Oppure: Sitientes (GOP 132; GR 114)

GR Oculi omnium (GOP 334; GR 271)

AL Caro mea (GOP 269; GR 378)

OF Domine, fac mecum (GOP 117; GR 104)

CO Manducaverunt (GOP 67; GR 278) Oppure, per una celebrazione più semplice: In Introibo ad altare (MG 97)

Sal R/. Psalmus 77, 23-29 - Ego sum panis (AG 550)

Of Cibavit eos (MG 98)

Co Angelorum esca (AG 543)

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Se nel corso della celebrazione l’infermo sembra prossimo alla morte, secondo la consuetudine dell’Ordine si può recitare o cantare l’antifona Salve Regína, e dopo l’ultimo respiro il responsorio Subveníte e le orazioni previste per questo momento dal Rituale.

D) PER IMPETRARE LA GRAZIA DI UNA BUONA MORTE

IN Exaudi, Domine, ... adiutor meus (GOP 292; GR 291)

GR Si ambulem (GOP 117*; GR 125)

AL Lætatus sum (GOP 5; GR 19)

OF Domine, in auxilium (GOP 326; GR 331)

CO Ego clamavi (GOP 288; GR 287) Oppure, per una celebrazione più semplice: In Ne discedas (AG 248)

Sal R/. Salmo 84 - Misericordia et veritas (AG 255)

Of Beati qui habitant (AG 252)

Co In loco pascuæ (AG 224)

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INDICE GENERALE

Presentazione del Maestro dell’Ordine, fr. Carlos A. Azpiroz Costa............................. 3 Lettera di promulgazione del Maestro dell’Ordine fr. Timothy Radcliffe....................... 5 Abbreviazioni e sigle .................................................................................................... 9 Costituzione Apostolica di Paolo VI sul Sacramento dell’Unzione degli Infermi ................................................................. 13 Introduzione generale ............................................................................................... 17

RITO DELL’UNZIONE

Capitolo I: LA VISITA AI MALATI ............................................................................. 29

Capitolo II: LA COMUNIONE AI MALATI ................................................................... 39

Capitolo III: IL SACRAMENTO DELL’UNZIONE ............................................................ 47

Capitolo IV: IL VIATICO ........................................................................................... 61

Capitolo V: RITO PER CONFERIRE I SACRAMENTI A UN INFERMO IN PERICOLO DI MORTE ................................................ 73

Capitolo VI: RACCOMANDAZIONE DEI MORIBONDI .................................................... 87

Capitolo VII: DOPO LA MORTE ............................................................................... 99

Capitolo VIII: FORMULARI DI MESSE PER LA LITURGIA DEGLI INFERMI...................... 103

APPENDICE

I. LETTURE BIBLICHE

A) Per gli infermi ............................................................................................ 119

B) Per la raccomandazione dei morenti ............................................................ 120

II. ORAZIONI E BENEDIZIONI

A) Orazioni salmiche ........................................................................................ 122

B) Benedizioni per gli infermi ........................................................................... 125

III. TESTI PER LA RACCOMANDAZIONE DEI MORENTI

A) Formule brevi............................................................................................... 127

B) Litanie dei Santi .......................................................................................... 128

C) Altri testi ..................................................................................................... 130

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IV. ASSOLUZIONI SACRAMENTALI

A) Formula penitenziale ................................................................................... 133

B) Riconciliazione dei penitenti ...................................................................... 133

V. REPERTORIO PER IL CANTO NELLA MESSA ......................................................... 136