resistenza n. 4 anno 2010

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Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno VII - Numero 4 - Settembre 2010 > segue a pag. 2 > segue a pag. 2 POSTE ITALIANE Spa - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) ART. 1 comma 2 aut. N. 080016 del 10/03/2008 - DCB - BO Bavagli a Porta Lame Gesto fuori luogo su "I due partigiani" P er la seconda volta le due statue bronzee di Porta Lame, Il partigia- no e la partigiana, opera dello scul- tore Luciano Minguzzi, hanno subito gesti simbolici, di natura diversa, a dir poco fuori luogo. Stavolta (nottetempo, tra il 21 e il 22 luglio scorsi) persona o persone che hanno mantenuta ignota la propria identi- tà, hanno "imbavagliato" le bocche dei due volti con strisce di adesivo e stoffa. Il presi- dente dell'ANPI provinciale William Michelini, appena avvertito, ha provvedu- to di persona a distaccare i tamponi, ed in una sua dichiarazione alla stampa cittadina ha espresso un giudizio severo sull'atto. "I partigiani non si lasciano imbava- gliare oggi, come non si lasciarono imbavagliare durante la Lotta di Editoriale Bando al torpore la democrazia esige iniziativa C 'è una esigenza assoluta, urgente, nel nostro Paese, che le forze sane, tutte, fac- ciano sentire alta la loro voce (in parte già lo fanno). Vanno avvertiti quei settori del- l'opinione pubblica che restano ada- giati nel torpore appositamente creato da chi prospera nell'immora- lità, nel malaffare, nella corruzione. Sono la "cricca", sono la P. 3, termi- ni non graditi ma quanto mai cal- zanti. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha vigorosa- mente posto l'accento sulla perni- ciosa attività di "squallide consorte- rie" (citazione nel box qui accanto), che mettono a repentaglio la stabi- lità stessa della vita nazionale. (Altro che "quattro pensionati sfi- gati" come l'attuale premier ha ten- tato volgarmente di minimizzare, o addirittura celare, l'azione di suoi sodali). Chi, poi, dall'interno della stessa compagine governativa si è assunto il compito di indicare e combatte- re tali ambienti e persone, ha dovuto far fronte inizialmente ad una tambureggiante, violentissima offensiva mediatica, infine alla condanna decisiva: fuori di casa chi osa parlare! Squallide consorterie "Ci indigna e allarma l'emergere di fatti di corruzione e trame inquinanti da parte di squallide consorterie, ma la nostra demo- crazia dispone di anticorpi: la reazione morale dei cittadini, di principi costituzio- nali, le leggi per applicare tali principi". Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica, nell'incontro con i giornalisti della stampa parlamentare per la cerimonia del ven- taglio. Roma, luglio 2010. Al presidente Napolitano, oggetto del velenoso attacco scagliato da dirigenti del PDL alla sua persona ed al suo alto ruolo istituzionale di garante della Costituzione l’Anpi provinciale di Bologna rivolge la più affettuosa stima e solidarietà. Il presidente dell'ANPI William Michelini mentre provvede a distaccare i bavagli. Liberazione - egli ha affermato - e continueranno a parlare ai giovani.

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Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno VII - Numero 4 - Settembre 2010

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Bavagli a Porta Lame

Gesto fuori luogosu "I due partigiani"

Per la seconda volta le due statuebronzee di Porta Lame, Il partigia-no e la partigiana, opera dello scul-

tore Luciano Minguzzi, hanno subito gestisimbolici, di natura diversa, a dir pocofuori luogo. Stavolta (nottetempo, tra il 21e il 22 luglio scorsi) persona o persone chehanno mantenuta ignota la propria identi-tà, hanno "imbavagliato" le bocche dei duevolti con strisce di adesivo e stoffa. Il presi-dente dell'ANPI provinciale WilliamMichelini, appena avvertito, ha provvedu-to di persona a distaccare i tamponi, ed inuna sua dichiarazione alla stampa cittadinaha espresso un giudizio severo sull'atto."I partigiani non si lasciano imbava-gliare oggi, come non si lasciaronoimbavagliare durante la Lotta di

Editoriale

Bando al torporela democrazia esige iniziativa

C'è una esigenza assoluta,urgente, nel nostro Paese,che le forze sane, tutte, fac-

ciano sentire alta la loro voce (inparte già lo fanno). Vanno avvertiti quei settori del-l'opinione pubblica che restano ada-giati nel torpore appositamentecreato da chi prospera nell'immora-lità, nel malaffare, nella corruzione.Sono la "cricca", sono la P. 3, termi-ni non graditi ma quanto mai cal-zanti. Il presidente della RepubblicaGiorgio Napolitano ha vigorosa-mente posto l'accento sulla perni-ciosa attività di "squallide consorte-rie" (citazione nel box qui accanto),che mettono a repentaglio la stabi-lità stessa della vita nazionale.(Altro che "quattro pensionati sfi-gati" come l'attuale premier ha ten-tato volgarmente di minimizzare, oaddirittura celare, l'azione di suoisodali). Chi, poi, dall'interno della stessacompagine governativa si è assuntoil compito di indicare e combatte-re tali ambienti e persone, hadovuto far fronte inizialmente aduna tambureggiante, violentissimaoffensiva mediatica, infine allacondanna decisiva: fuori di casa chiosa parlare!

Squallide consorterie"Ci indigna e allarma l'emergere di fatti dicorruzione e trame inquinanti da parte disquallide consorterie, ma la nostra demo-crazia dispone di anticorpi: la reazionemorale dei cittadini, di principi costituzio-nali, le leggi per applicare tali principi".Giorgio Napolitano, presidente dellaRepubblica, nell'incontro con i giornalisti dellastampa parlamentare per la cerimonia del ven-taglio. Roma, luglio 2010.

Al presidente Napolitano, oggetto del velenoso attacco scagliato da dirigentidel PDL alla sua persona ed al suo alto ruolo istituzionale di garante dellaCostituzione l’Anpi provinciale di Bologna rivolge la più affettuosa stima esolidarietà.

Il presidente dell'ANPI WilliamMichelini mentre provvede a distaccare ibavagli.

Liberazione - egli ha affermato - econtinueranno a parlare ai giovani.

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generazioni sul significato dellaResistenza che ha contribuito ad affer-mare la democrazia in Italia. Le duestatue di Porta Lame testimoniano diuno degli episodi costata la vita dinostri compagni: l'azione vittoriosadel 7 novembre 1944 contro gli inva-sori stranieri ed i loro accoliti".Dopo una settimana di silenzio unmessaggio ancora una volta senza pre-cisa identità (in calce solo la dizione"cittadini contro i bavagli") è pervenu-to al presidente Michelini, nel quale si"rivendica" il gesto simbolico di prote-sta politica contro la "cosiddetta leggebavaglio" prevista nel decreto sulleintercettazioni. Vi è detto altresì che,"sgombrato il campo dagli equivoci",si esprime "totale rispetto per laResistenza e i suoi simboli".

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Ma i problemi del Paese sono di benaltro spessore, pur non dovendo esse-re sottovalutato ciò che - con sbalor-dimento - gli italiani vedono e sento-no attraverso i canali della comunica-zione non addomesticata.I problemi sono, fra i molteplici,quelli sollevati dal sindacalismo piùattento ai rischi di manovre che insi-diano i livelli di occupazione ed idiritti contrattuali e democratici deilavoratori, dal mondo della scuola,dell'Università e della ricerca, daquello dell'informazione scritta eradiotelevisiva, dalla magistratura,dai coltivatori diretti, dai vigili delfuoco, dai terremotati aquilani, daidiplomatici compresi gli ambasciato-ri, categorie che sono scese in piazza aRoma davanti ai palazzi del Governo(non in "gita"). Problemi assai cocen-ti che fanno soffrire cassintegrati,licenziati, precari, giovani senza futu-ro (disoccupazione giovanile a quota30%). Lo sappiamo, questi temi liabbiamo sollevati più volte, anchesulle pagine del nostro periodicoResistenza ma non per ciò ci esimia-mo dal riproporli. È nostro doverefarlo. L'ANPI è una componente vita-le della società, quindi si sente, dove-rosamente, in prima linea nella giustalotta per l'affermazione del dettatoCostituzionale e per impedire l'im-barbarimento della convivenza civile.Lo sta facendo con le tante iniziativeche mobilitano le sezioni di città e neicomuni della provincia, con gli anzia-ni ex partigiani ed i giovani i qualitraggono dallo studio e dalla memo-ria storica lo stimolo per contribuire aproteggere la Costituzione e con essala democrazia. L'insidia è quanto maipalese. L'ANPI la sua parte, la fa percombatterla.

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Auguri alla scuola di buon lavoro

Iniziando il nuovo anno scolasti-co 2010-1011, l'ANPI provin-ciale di Bologna rivolge un cor-

diale augurio di buon lavoro a stu-denti, insegnanti, dirigenti, perso-nale ausiliario.Consapevole degli annosi problemiche l'attanagliano l’istruzione e conessa la cultura nazionale, aggravatida scelte sbagliate dell'attualegoverno, l'associazione esprime lasolidarietà piena alle istanze pro-gressiste e di rinnovamento delmondo della scuola e delle famiglie.C’è una forte esigenza di nobilita-zione delle forze sane per impedireil regresso culturale mediante iltaglio di risorse e di lavoratori dellescuola, sia docenti che personaleausiliario.

Bando al torporela democrazia esige iniziativa> segue da pag. 1

Trame e complicità Il 30° anniversariodella strage del 2 Agosto1980 a Bologna harivendicato giustiziacompleta per scoprirefinalmente le trame e lecomplicità legate a questoterribile episodio. Inprima fila anche l'ANPIprovinciale di Bolognache ha partecipato alcorteo con il medagliere(foto di CristinaVentura).

Gesto fuori luogosu "I due partigiani"> segue da pag. 1

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Come ogni anno, l’ANPI è presentecon un proprio spazio alla Festaprovinciale de l’Unità del Partito

democratico, in svolgimento al ParcoNord di Bologna dal 26 agosto al 20settembre. Per l’occasione è allestita una mostrasulla partecipazione delle donne allaLotta di Liberazione, sia mediantel’adesione ai Gruppi di difesa delladonna, sia con la diretta partecipazio-ne all’ attività partigiana.Il nucleo della mostra è costituito dallefotografie, per la maggior parte inedi-te, custodite nell’archivio della sedeANPI di Bologna, attualmente incorso di riordino e catalogazione all’in-terno del progetto “Una città per gliarchivi”, promosso dalla Fondazionedel Monte e dalla Fondazione dellaCassa di Risparmio di Bologna. La mostra è visitabile tutte le sere diapertura della festa, dalle 19.30 alle23.30; all’interno dello stand è inol-tre possibile iscriversi all’ANPI eacquistare le pubblicazioni dell’asso-ciazione.

La mostra dell'ANPI al Parco Nord

Il coraggio il sacrificio delle donne

Un folto gruppo diintellettuali, suiniziativa di ConcitaDe Gregorio direttricede L'Unità e dellascrittrice DaciaMaraini, hannofirmato un appello diadesione all'ANPI peruna "nuova resistenzademocratica" assieme aipartigiani. Nella fotoil titolo de L’Unità perl’annuncio del lanciodell’iniziativa.A pagina 6 GabrioSalieri intervista treragazze imolesi.

Sono necessari contributia sostegno di "Resistenza"“Resistenza” il periodico dell’ANPI provinciale di Bologna, cometutta la stampa libera, sta vivendo una grave crisi dovuta al blitz delgoverno Berlusconi che all’improvviso, nel giugno scorso, ha decisodi togliere la agevolazione tariffaria per la spedizione postale di gior-nali e riviste che rappresentano tutto il mondo dell’associazionismoitaliano. Tante le proteste seguenti a questa decisione molto discu-tibile, ma per il momento tutto resta com’è adesso. Invitiamo quindi gli iscritti e i lettori a sottoscrivere un contributoeconomico per consentire alla nostra pubblicazione di continuare aduscire regolarmente poiché rappresenta la nostra voce nell’ambitoculturale e politico della provincia.

*

Francesco Franzoni della sezione Porto "Sonilio Parisini" di Bologna sot-toscrive 20 euro per ricordare tutti i Caduti della Resistenza.I partigiani e gli antifascisti bolognesi che si sono recati alla FestaNazionale dell'ANPI ad Ancona hanno sottoscritto 80 euro perResistenza.Gemma Quaragna sottoscrive 50 euro in memoria di Celestina Tanzi.

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36 mutilati. Il monumento rappresenteràper sempre un prezioso segno di quel 21aprile 1945 che vi accolse nell’entusiasti-co abbraccio dei cittadini i quali, facendo

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ala alla vostra brigata, viaccompagnarono idealmentelungo via Mazzini, Strada

Maggiore, via Rizzoli, fino a PiazzaMaggiore. Di quella giornata, di quelvostro ingresso, conserviamo le fotografieche spesso vengono pubblicate, a comincia-re proprio dal nostro periodico“Resistenza”. E lasciatemi ricordare lamia presenza, assieme ai partigiani dellamia Brigata, la 7ª GAP, in PiazzaMaggiore già liberata, a ricevervi congioia unitamente ai soldati dei Gruppi diCombattimento del rinnovato esercito ira-liano. La città vi accoglie in una faseparticolare della sua vita democratica.Non è il caso che mi addentri sulle vicen-de negative accadute. Di positivo vi è che itemi della Resistenza sono preservati,

Cari concittadini abruzzesi,vi porgo il benvenuto a Bologna.Un cordiale benvenuto inoltre daparte dell’ANPI e del Comitatoprovinciale della Resistenza e della Lottadi Liberazione.Vi chiamo concittadini perché lo siete atutti gli effetti. La Brigata Maiella,unica decorata di Medaglia d’Oro alValor Militare, è stata tra quanti, venu-ti da ogni parte d’Italia, affrontarono unaspro percorso fatto di sacrifici, fatiche,sangue per sconfiggere l’invasore nazista ela tirannide ultraventennale fascista.Accogliamo oggi, ringraziandovi di cuore,queste pietre che fanno parte del vostro ter-ritorio e che custodiremo da qui in avanticome segno della vostra generosità nelricordo dei 55 caduti, dei 131 feriti e dei

Macigni che testimoniano il senso della democraziaIl monumento inaugurato nel parco omonimo del Quartiere Savena.Michelini: “Il tempo non può essere fermato, per questo trasmettiamoalle giovani generazioni il messaggio dell’impegno per preservare lalibertà”

Affidati alla città di Bologna dagli ex partigiani dellaBrigata Maiella

Lo scorso 2 giugno è stato inaugurato il monumentoBrigata Maiella in via Marx angolo viale Lenin nelQuartiere Savena, all’interno del vasto parco già

intestato alla formazione della Resistenza abruzzese.All’incontro hanno partecipato numerosi cittadini ed unanutrita delegazione di ex combattenti della Brigata arriva-ti a Bologna con tre pullman. Nel primo pomeriggio hapreso la parola il Commissario straordinario del Comunedi Bologna, dott.ssa Annamaria Cancellieri, che ha porta-to il saluto della cittadinanza sottolineando l'importanza

di questa iniziativa, sia per il valore storico della liberazio-ne della nostra città che per il rapporto di gemellaggioideale con il valorosi partigiani della "Maiella". Sono inter-venuti inoltre il presidente dell'ANPI provinciale WilliamMichelini (di cui riportiamo di seguito l'intervento), ilsegretario dello SPI -CGIL dell’area metropolitana diBologna Bruno Pizzica, il cui padre militò nella Brigata eCarlo Troilo, figlio dell’avv. Ettore fondatore e comandan-te della "Maiella".

“Cari concittadini abruzzesi...”

Il monumento è formato da tre blocchidi pietra calcarea bianca – altezza ilcentrale m. 2,30, lato a sinistra m.2,00, a destra m. 1,90 – tratti da unacava di Guardiagrele (Chieti) del pesocomplessivo di 183 quintali e colloca-ti su una platea in cemento armato.Esso rappresenta il profilo del massic-cio appenninico abruzzese (alt. metri2973 s.l.m.), al pari del distintivo por-tato sulle divise dei volontari. L’opera è

stata ideata e scolpita dall’artistaLuciano Primavera, pure esso figlio diquella regione. Nella facciata sonoscolpite figure umane simboleggiantiil sacrificio in vite; le Due Torri diBologna; la Medaglia d’Oro al ValorMilitare con lauri concessa allaBrigata. Nel retro questa epigrafe:“Sulla strada della Brigata Maiella illungo cammino per la libertà. 5Dicembre 1943 – 1 maggio 1945.

Bologna 21 aprile 1945”. La proposta di eternare la riconoscenzadei bolognesi è nata tempo addietrodai sindacati pensionati SPI-CGIL,FNP-CISL, UILP-UIL, condotta avan-ti dall’ANPI e giunta a conclusionecol lavoro tecnico del Comune diBologna. La messa in opera è statadella società P-aedis, marmisti dal1946.

Il Presidente dell’ANPI di Bologna nelmomento in cui pronuncia il suo intervento

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l’autorità commissariale mostra di com-prendere lo spirito democratico di Bolognae di ciò siamo grati.Cari concittadini abruzzesi non è nostroproposito fermare il tempo, non è possibile.Per questo noi trasmettiamo alle giovanigenerazioni questo importantissimo branodi storia, così come tutti gli altri cheappartengono al nostro paese, a comincia-re dalla conquista della Repubblica edella Costituzione. In primo luogo aglistudenti, attraverso lezioni-testimonianzead integrazione del lavoro che insegnantidi spiccata sensibilità sviluppano dallepagine dei libri. Proprio in questo quar-tiere Savena la sezione ANPI “Soldati-Toffano”, che si onora del nome di duepartigiani caduti, ha indetto un concorsosul contributo della Brigata Maiellanella Liberazione di Bologna, che abbia-mo premiato in questa ricorrenza.

Vi sono temi brucianti che ci interessano eche riguardano gli italiani tutti. È gra-vemente insidiata la democrazia e nostrocompito è quello di lavorare con impegnoper proteggerla. La Costituzione è grave-mente lesa, con i tentativi di neutraliz-zarne i contenuti. I giovani stentano adavere la garanzia di un futuro in sicurez-za e di felicità. È nostro dovere aiutarli,stimolando in loro la volontà di lottareper i loro diritti, e in particolare la dife-sa dell’integrità della Patria, rendendovani i propositi di disgregarla: questoriaffermiamo, come già ha fatto ilPresidente della Repubblica che conside-riamo un sicuro baluardo, nell’aprire lecelebrazioni per il 150° anniversariodell’Unità d’Italia".

L’abruzzese Bruno Pizzica, segretariogenerale dello SPI-GCIL metropolitano diBologna, durante il suo saluto nell’incontroinaugurale.

Il 24-27 giugno scorso si è tenutala seconda Festa nazionaledell'ANPI, dal titolo "Italiani di

Costituzione", nella suggestiva MoleVanvitelliana di Ancona, con l'AltoPatrocinio del Presidente dellaRepubblica e con il contributo delComune e della Provincia di Anconae della Regione Marche si è ripetutoil successo riscontrato alla precedentefesta a Casa Cervi a Gattatico diReggio Emilia, sia per la qualità cheper partecipazione. La quattro giornidella manifestazione è stata apertaproprio con un forum su "L'art.1 dellaCostituzione è ancora l'architravedella Repubblica?" che si è protrattoper tutta la giornata. Il giorno dopo siè tenuto un dibattito sui temi della"Storia , Memoria, Comunicazione -Revisionismo: dovere storiografico ouso politico della storia?". Nella stes-sa giornata si sono susseguiti dueimportanti forum: "La Costituzionenon è un optional: il dovere dell'inse-gnamento" e "Adriatico Mediterraneomare di pace".Sabato 26 giugno si è svolto il "Forumdell'Antifascismo europeo" ed undibattito nazionale delle donnedell'ANPI che si è concluso alla sera

con uno spettacolo sulla figura diNilde Iotti. In questa giornata unafolta delegazione di partigiani e antifa-scisti di Bologna ha partecipato allafesta. Domenica infine una lezione magistra-le del prof. Umberto Carpi dal titolo"Verso il 150° dell'Unità d'Italia: dalI al II Risorgimento" e la manifestazio-ne di chiusura tenuta dal presidentenazionale dell'ANPI Raimondo Ricci,da Guglielmo Epifani segretario CGILe da Martin Schultz presidente

dell'Alleanza Progressista dei socialistie dei democratici al ParlamentoEuropeo.Durante la festa sono state organizzatenumerose mostre su diversi temi tra lequali segnaliamo: quella dedicataall'impresa dei "Mille" garibaldini ealla repubblica romana, la mostra suitemi dell'antisemitismo a seguito delvaro, nel 1938, ad opera del governomussoliniano delle leggi razziali e laricca esposizione sulla storia dellascuola durante il fascismo.

Alla Mole Vanvitelliana di Ancona

Succeso pieno alla festa nazionale

degli ex partigiani e della gioventù

Uno scorcio della sala in cui si è svolto ilForum nazionale delle donne ANPI daltitolo “Donne, antifascismo, democrazia –Lavori in corso e prospettive”.

L'ingresso ad una delle numerose mostre.

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Comune – ricorda – mi ha dato la pos-sibilità di visitare il lager nazista diMauthausen con l’Associazione nazio-nale ex deportati (ANED). È stataun’esperienza molto forte che mi hafatto vedere quello che è successo e miha fatto capire l’importanza della lottadi Liberazione. Se siamo qui ora è gra-zie a queste persone ed è per questoche credo in loro, nell’ANPI e neivalori ai quali fa riferimento. Abbiamoanche chiesto loro cosa si aspettano ecosa i giovani possono fare insiemeall’ANPI. Eleonora sottolinea soprat-tutto il tema della memoria. L’ANPI –dice – non è un partito, non può darerisposte in termini non propri peraffrontare una attualità per altro assaiproblematica. Ma può dare, con ilricordo di quanto è stato, gli strumen-ti per capire anche l’oggi ed affrontar-lo meglio. Non c’è soltanto il 25Aprile: l’ANPI tutto l’anno mantieneil ricordo e aiuta la scuola o addirittu-ra ne integra per certi aspetti il compi-to nel pieno rispetto delle sue funzio-ni: i giovani hanno bisogno di sapere edi ricordare.Vanessa ritiene che i giovani non pos-sano essere informati soltanto per lacommemorazione del 25 aprile: chinon ha nonni non può sapere cos’è èsuccesso, né i libri sono sufficienti.Sono necessari le testimonianze, iricordi ed i racconti di chi ha vissutoquel periodo.Sara afferma che dovrebbe esserci piùcollaborazione fra le scuole e l’ANPIed i ragazzi stessi. Il programma scola-stico è lasciato al solo insegnante.Occorre parlare con gli insegnanti perimpostare un lavoro di ricerca sullamemoria che superi lo strumento limi-tato rappresentato dal libro.Tutte le ragazze hanno poi ricordatol’iniziativa della festa dei giovani,organizzata dall’ANPI di Imola nelpomeriggio del 25 Aprile: per loro èun modo importante di avvicinareall’ANPI ed al valore del 25 Aprile1945 anche quei troppi giovani chenon conoscono la storia dellaResistenza, della guerra di Liberazioneed i valori che stanno alla base dellaCostituzione italiana.

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Eleonora, Vanessa e Sara sono tregiovani iscritte all’ANPI. Leincontriamo presso la Festa

Lungofiume di Imola. Sono tre dei 48fra ragazze e ragazzi con meno di 25anni che hanno la tessera da antifasci-sta nelle sei Sezioni dell’ANPI dellazona imolese. Quest’ultima contavanel 2009 un totale di 982 iscritti, con34 giovani sotto i 25 anni. Sono dun-que già 14 i nuovi iscritti di questaetà per il 2010. Alle tre giovani chie-diamo appunto quali sono le ragioniche hanno portato loro e numerosiloro coetanei ad iscriversi all’associa-zione partigiani e antifascisti.Eleonora Lorenzi ha 20 anni ed è stu-dentessa universitaria di Ingegneria.L’ANPI è storia viva – dice – è una asso-ciazione nata per ricordare e mantenerevivo un passaggio storico che oggi c’èchi cerca di oscurare o sminuire. Invecericordare è importantissimo, non sol-tanto per il ricordo in sé, ma per saperecosa sono stati il ventennio fascista e laguerra e cosa ha portato alla Resistenza.La Costituzione italiana è nata lì edancora oggi ci difende. Così noi la dob-biamo difendere da chi la vuole calpe-stare. Qualcosa va forse attualizzato, mai grandi valori della Costituzione sonola garanzia per la democrazia e la liber-tà e devono restare.Vanessa Luna Navarrete ha 20 anni,è fresca diplomata e sta decidendo inche facoltà universitaria proseguire glistudi. È figlia di una esule cilena e giu-dica molto importante che i giovani si

avvicinino all’ANPI. La memoria èdebole se non la si coltiva, mentre vainvece sempre ricordato quanto è suc-cesso, affinché non si ripeta. I giovanidevono conoscere e ricordare questoperiodo storico e capire così anche lasituazione attuale, nella quale certisegnali appaiono come allora. Pareperò che la gente non se ne renda conto

e non capisca che si cerca di limitare lalibertà loro e di tutti. L’ANPI, con lesue iniziative, con le testimonianzenelle scuole e con la sua presenza nellasocietà aiuta noi giovani a comprende-re l’oggi e ad agire sulla base dei valo-ri della Resistenza.Sara Rutigliano non ha ancora 19anni. Ha scelto già la facoltà universi-taria di Chimica industriale per prose-guire i propri studi dopo il recenteconseguimento del diploma. Il

Parlano tre ragazze neoaderenti all’ANPI

“ Giovani imolesi si riconoscono nei valori dell’antifascismo”Tra gli iscritti delle sei sezioni del territorio (982) alcune decinehanno meno di venticinque anni

Gabrio Salieri

Visitatrici allo stand dell’ANPI alla festadel Lungofiume

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Quest'anno come tutti glialtri anni, abbiamo deci-so di intraprendere un

percorso riguardante la Resistenza.Abbiamo iniziato a occuparci diquesto argomento già il Giornodella Memoria, il 27 gennaio,andando a vedere al cinema unfilm sulla strage di Montesole inti-tolato “L'Uomo che Verrà” delregista Giorgio Diritti. Questofilm è stato particolarmente toc-cante soprattutto per l'accosta-mento di immagini e musica cheha commosso gran parte di noi,suscitando emozioni e sentimentiprofondi nei nostri cuori.Negli ultimi giorni di marzo,siamo andati in gita scolastica aTrieste e dintorni e abbiamovisitato quella che fu la Risieradi San Sabba. [Ovvero il lagerdi sterminio in territorio italia-no]. Durante questa visita,nonostante la guida parlasse inmodo meccanico di eventi cosìdrammatici, molti di noi sisono figurati gli avvenimentiatroci avvenuti in quel luogo;questo anche grazie anche all'architet-to che ha fatto si che già nel tunneld'entrata si provasse un senso di ango-scia e oppressione, creando dei murialti 12 metri in cemento armato; inol-tre nel luogo dove un tempo c'era ilforno crematorio che era stato distrut-to con la fine delle guerra, c'era unalastra grigia a simboleggiare il fumo. Rientrati la prof.ssa, prima di spiegar-ci la Resistenza in modo dettagliato, ciha chiesto di trovare delle immaginirelative a questo movimento che ci

colpissero in particolar modo e di tra-sformarle in disegni. Nelle settimanesuccessive, dopo aver approfonditoquesto argomento, ci siamo recati aSabbiuno, nelle colline di Padernosopra la città di Bologna dove abbiamopotuto osservare il monumento semi-circolare con incastonate delle mitra-gliatrici che simboleggiavano i tede-schi [nell’atto delle fucilazioni di par-tigiani] e poi abbiamo visto il filo spi-nato rosso che scendeva lungo il calan-co, metafora dei corpi inermi che roto-lavano. Inoltre i caduti erano rappre-

sentati da 53 massi con incisi iloro nomi e uno dedicato a tuttigli ignoti. La guida che ci haseguiti in questo percorso ha cer-cato di trasmetterci il significatodel contatto umano che oggiviene spesso a mancare. Al ritor-no grazie a tutte le esperienzeaccumulate nel corso dell'annoscolastico, abbiamo iniziato a scri-vere dei racconti immedesiman-doci in partigiani e cercando dirivivere alcuni momenti difficiliche hanno caratterizzato l'ultimoperiodo della Seconda GuerraMondiale. Qualcuno ha scritto deidiari, altri delle lettere, altri anco-ra dei racconti di guerriglia parti-giana. Martedì 18 maggio è venu-to a trovarci a scuola un ex parti-giano, il signor Lino Michelini(nome di battaglia “William” checonserva tutt’oggi). Abbiamoapprofittato di questa occasioneper fargli delle domande, alcunedelle quali molto personali e lui ciha risposto molto dettagliatamen-te mostrandoci la vera realtà dellaguerra. Questo lavoro lascerà

sempre un ricordo vivo nei nostri cuorie ringraziamo tutti coloro che hannocontribuito a farci riflettere su unatematica che ha alle basi i valori pre-senti nella nostra Costituzione e chedovrebbero essere il fondamento dellaconvivenza civile.

*Articolo scritto dai ragazzi per presentare il lavoro fatto

durante il corso dell'anno per il progetto sulla Resistenza

Istituto "Don Milani" di Grizzana Morandi, classe IIIA

Progetto 2 giugno: lezioninel vivo e col protagonista

Isabella Polisseni (a cura di )*

Sabbiuno di Paderno. Un aspetto dei lavori in corso per lasistemazione e il consolidamento del calanco su cui sorge ilMemoriale dei Caduti della Resistenza. Sullo sfondo ilmonumento semicircolare con incastonate i mitri del plotonedi esecuzione.

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Page 8: Resistenza n. 4 anno 2010

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Ogni anno la scuola partecipa adiniziative e progetti promossi daEnti e Associazioni del territorio,

uno di questi progetti, al quale il nostroIstituto partecipa ormai da quasi diecianni, è il concorso “La festa del 2 giugno”organizzato in collaborazione con ilComitato provinciale della Resistenza edella Lotta di Liberazione di Bologna. Tale attività costituisce un momentodi riflessione e di approfondimentostorico fondamentale per i nostriragazzi, la partecipazione delle classi aquesto progetto consente loro di riper-correre attraverso la ricerca di testimo-nianze scritte e orali i momenti salien-ti il conflitto mondiale, la Resistenza ela nascita della Repubblica italiana. Ilnostro territorio è ancora ricco di testi-monianze, le classi hanno la possibilitàdi incontrare alcuni diretti testimoni,da questi incontri i ragazzi traggonospunti di riflessione che ogni annoarricchiscono il percorso legato a que-sto progetto. La commissione, presieduta dal Sig.William Michelini e composta daalcuni docenti dell'Istituto, ha sceltoper il corrente anno scolastico ilseguente tema:“Dopo l’armistizio dell' 8 settembre1943, con l’arrivo dei tedeschi, degliAlleati e la formazione dei primi grup-pi partigiani, le condizioni di vitadella popolazione della nostra monta-gna cambiarono radicalmente. Attraverso l’utilizzo di fonti storiche(documenti, testimonianze scritte eorali, fonti iconografiche e/o audiovisi-

ve…) gli studenti analizzeranno i rap-porti tra la popolazione civile e lediverse forze presenti sul territorio:tedeschi, Alleati e partigiani, eviden-ziando, in particolare, alcuni deiseguenti aspetti:- difficoltà a rapportarsi con i tedeschie con i fascisti;- paura e timore per l’incolumità pro-pria e dei familiari;- difficoltà a reperire i più elementarimezzi di sussistenza (abitazione, cibo,vestiario…);- collaborazione con le forze Alleate e ipartigiani;- solidarietà tra gli abitanti dei paesioccupati.”Al concorso hanno partecipato tutte leclassi quinte delle scuole primarie etutte le classi terze della scuola secon-daria di primo grado del nostroIstituto, per un totale di nove classi. Gli alunni delle scuole primarie hannoaffrontato l'argomento proposto racco-gliendo prevalentemente testimonian-

ze orali e le hanno rielaborate attraver-so la realizzazione di cartelloni, dise-gni e prodotti multimediali. Ogniclasse ha impostato il proprio percorsopartendo dall'analisi delle testimo-nianze raccolte, ogni alunno ha dato ilproprio contributo cercando di coglie-re dai racconti ascoltati spunti per unariflessione personale. Gli insegnanti, partendo dalle testi-monianze dirette, hanno guidato glialunni verso un percorso di approfon-dimento storico calato nel territorio,gli alunni attraverso l'ascolto diretto

dei racconti di alcuni nonni hannoavuto l'opportunità di comprendere irapporti che si sono instaurati tra lapopolazione civile e le diverse forzepresenti sul territorio in quel partico-lare periodo storico. Le classi quinta A e quinta B diGaggio Montano hanno realizzato uncartellone dove hanno trascritto tuttele testimonianze raccolte dagli alunni:ogni piccola testimonianza è stataoccasione per una riflessione sugliaspetti salienti della vita quotidianadurante il conflitto mondiale. Le classi quinte delle scuole primariedi Silla e Lizzano in Belvedere hannoeffettuato una approfondita ricercastorica attraverso la raccolta di testi-monianze scritte e orali e le hanno rie-laborate attraverso disegni, testi argo-mentativi e testi poetici. La classe quinta della scuola primariadi Castel d'Aiano ha realizzato unalunga e approfondita intervista ad ungiornalista del paese, i ragazzi, oppor-

La storia raccontata con le testimonianze dei propri parenti

Come si è conquistato il festoso 2 Giugno 1946L’annuale concorso delle scuole. Coinvolti gli studenti delle primarie e secondarie di Gaggio Montano, Silla, Lizzano in Belvedere e Castel d'Aiano

Emanuela Cioni (a cura di )*

Vidiciatico (Lizzanoin Belvedere), 13aprile 1945.Partigiani nellapiazzetta dellafrazione ascoltano illoro comandante“Armando” e iltenente americanoElton Kennedynell’iminenza diun’azione.Foto NationalArchives diWashington

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tunamente guidati dall'insegnante,hanno in questo modo hanno potutosoddisfare tutte le loro curiosità inrelazione agli aspetti della vita quoti-diana dei loro avi in quel particolaremomento storico. Dalla raccolta delle informazionihanno tratto lo spunto per una rielabo-razione collettiva che hanno sintetizza-to in un video e un ricco elaboratoscritto, dove hanno trasferito le loroimpressioni personali e gli insegna-menti che hanno tratto dalla narrazio-ne delle singole storie. Questa è stata la loro conclusione: “Lamemoria del passato è la chiave delnostro futuro. Dobbiamo ricordare pernon commettere mai più questi orro-ri!” Gli alunni della scuola primaria diMarano hanno realizzato una dramma-tizzazione che ha coinvolto tutti glialunni della scuola, attraverso la stesu-ra del copione e la realizzazione delprodotto finale da sottoporre alla com-missione del Concorso tutti gli alunnihanno avuto modo di rielaborare inprima persona le testimonianze raccol-te, la drammatizzazione ha consentitoloro di diventare i diretti protagonistidelle vicende narrate. La speranza è che in ognuno di lororesti il segno indelebile della memoria,la consapevolezza dell'importanza divalori quali il rispetto per l'altro e ilriconoscimento della necessità dellatutela dei diritti fondamentali dell'uo-mo. Gli alunni della scuola secondariadi primo grado hanno approfondito erielaborato le testimonianze raccoltecercando di ripercorrere dal punto di

vista storico le tappe della nascita dellaRepubblica italiana, la lotta partigiananel nostro territorio e l'analisi dellavita quotidiana durante il conflittomondiale. Gli alunni delle classi terze delle scuo-le secondarie di Gaggio Montano eLizzano in Belvedere, guidati dagliinsegnanti dell'area linguistica e stori-co geografica, hanno raccolto alcunetestimonianze, anche attraverso inter-viste individuali a nonni, zii, cono-scenti e le hanno poi rielaborate realiz-zando cartelloni, testi scritti e articolidi giornale. Fondamentali sono state le uscite sulterritorio, in particolare la visita alParco Storico di Montesole, ogni annola visita ai luoghi dell'eccidio dellastrage di Marzabotto costituisce per iragazzi un'attività con una fortevalenza formativa. Dalle attività svolte sono scaturiti arti-coli di ricostruzione storica degli avve-nimenti della strage, articoli di rifles-sione individuale sull'esperienza vissu-

ta, sul significato e sul valore dellamemoria, svolti dai ragazzi indivi-dualmente e attraverso lavori di grup-po. Gli articoli sono stati raccolti in ungiornale di classe che ha costituito ilprodotto finale presentato allaCommissione del concorso. La classe terza della scuola secondariadi Castel d'Aiano ha realizzato, attra-verso la raccolta e l'analisi di fontiscritte e orali, una approfondita ricercasu un aspetto principale della vitaquotidiana ai tempi del conflitto mon-diale: la difficoltà a reperire i principa-li mezzi di sussistenza con particolareriferimento al cibo. Tutti i lavori prodotti hanno testimo-niato l'importanza di realizzare percor-si di analisi e di riflessione sullaResistenza e sulle tappe che hannoportato alla nascita della Repubblicapartendo dai racconti dei protagonisti,testimoni preziosi di un percorso fati-coso di crescita, per non dimenticare eper non perdere di vista i valori fon-danti della democrazia. Oggi, più che mai, la scuola deve ren-dersi protagonista attiva di questo tipodi iniziative che hanno un alto valoreformativo. Un ringraziamento particolare va alSig. Michelini William, da sempreattivo promotore di questo progettoche, ogni anno, arricchisce il nostroPiano dell'Offerta Formativa e offre airagazzi la possibilità di sperimentarepercorsi di crescita individuali e collet-tivi.

*referente del progetto

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Castel d’Aiano nelcorso dell’offensivafinale iniziata il 15aprile 1945 soldatiamericani della 10a

Divisione daMontagna, scortanotedeschi catturatinell’area diCampidello pressoLabante.

Gaggio Montano.Soldati della ForçaExcepedonariaBrasileira mentregiocano divertiti apallate con la neve cheessi non avevamo maivisto.(15 gennaio 1945 fotoThompson 202053,NAW)

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Nella copiosa attività didatti-ca della scuola secondaria"Falcone e Borsellino" di

Monterenzio (Bologna) uno spazio dirilievo riveste l'esplorazione delperiodo della Seconda Guerra mon-diale e della Lotta di Liberazione, chein questo territorio delle medie valla-te dell'Idice e del Sillaro hannosegnato la vita delle popolazioni.Qui, infatti, il fronte è rimasto fermodall'autunno 1944 alla prima decadedell'aprile 1945. Attivissime le ope-razioni delle brigate partigiane gari-baldine 36ª e 62ª, mentre il Comitatodi liberazione (CLN) realizzò, conl'approvazione dell'Allied MilitaryGovernment, la prima Amministra-zione comunale, mentre gran partedel territorio era ancora occupata daitedeschi. Nei precedenti anni scola-stici sono stati studiati e fotografati iluoghi significativi di tali eventi sto-rici, censite lapidi e cippi, intervista-ti i protagonisti, il tutto raccolto inun CD. Lezioni "sul posto" sono statecompiute, stavolta, dagli studenti,

accompagnati dagli insegnanti, sonostate compiute con visite guidate alMuseo Cervi a Gattatico diCampeggine (Reggio Emilia) dedicatoall'epopea dell'omonima famiglia con-tadina e dei sette fratelli fucilati assiemeed al Sacrario sulle colline di Sabbiunoaffacciate su Bologna, dove tra dicem-bre 1944 e gennaio 1945 un centinaiodi persone. Entrambe le gite didattichesono state proposte e finanziatedall'ANPI, la quale ha trovato la sensi-bile disponibilità della dirigente scola-stica Rita De Matteo e delle docentiCaterina Taglioni e MariarosariaSorrentino nonché di Loredana Storani,cui si deve la documentazione fotografi-ca. Sul finire dello scorso anno scolasti-co 2009-2010, il 5 giugno, si è svoltoun incontro nell'Istituto con ragazzi einsegnanti e rappresentanti del-l'ANPI,Gildo Bugni della presidenza provin-ciale e la sottoscritta per la sezioneintercomunale, durante il quale è statopremiato il tema dello studente CristianFrancia di cui si riporta di seguito unampio stralcio.

Mi hanno colpitoSabbiuno e Casa Cervi

" La gita al Monumento di Sabbiuno, vici-no a Bologna, e alla casa dei FratelliCervi, in provincia di Reggio Emilia, mihanno colpito molto. A Sabbiuno quello che mi ha colpito di piùè stata la storia di una madre che riconob-be il corpo del figlio, dopo molto tempodalla sua morte, per le mille lire che avevain tasca e che lei gli aveva dato, poi lagrande croce bianca che segna il punto, giùdai calanchi, dove cadevano i partigianifucilati dai nazifascisti.Nella casa Cervi mi ha colpito la loro sto-ria, il trattore con il mappamondo, simbolodel museo e della voglia di progresso di que-sta famiglia contadina, i loro libri che ser-vivano per conoscere, migliorare e impararea non farsi influenzare dalla propagandafascista.Mi sono commosso quando ho appreso chein tutti e due i luoghi sono morte personeperché combattevano con i partigiani osemplicemente li aiutavano. Essi sonomorti quando avevano ancora tantavoglia di vivere e ricordarli è un modo perevitare che tutto ciò riaccada e anche perfar capire agli italiani che il sacrificio ditanti giovani non è stato vano ma ha aiu-tato a costruire un futuro di libertà e giu-stizia per tutti, realizzando anche i lorosogni perché quei giovani sognavano unmondo così, libero e giusto”.

Estratto del temadi Cristian Francia

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Incontro dell'ANPI con allievi e docenti

La media di Monterenziosui luoghi della Resistenza

Felicita Cosentino

Monterenzio, una curiosaimmagine della guerra inun momento di quiete a Ca’ Corradini tra San Benedetto del Querceto e Bisano.L’abitazione è di AugustoPanzacchi che assieme allamoglie Celestina e ai figliMaria Gabriella e Anselmoosservano il fotoperatoreamericano Robert E. Dailymentre ripara la lorosveglia (20 gennaio 1945)Foto Thomas 326510NAW

Ermenegildo Bugni dell’ANPI provincialedi Bologna mentre premia Cristian Franciadella classe III B della scuola secondaria“Falcone e Borsellino” di Monterenzio

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Ritorno a Ca’ del Vento dove ci fù fuoco e sangue

In occasione della ricorrenza del 25Aprile a Monterenzio è tornato RisieroPucci partigiano che ha combattuto aCa del Vento assieme al cugino Alceocaduto nel corso dello scontro. Assiemea lui la sua famiglia ed in particolare lafiglia Susanna che ha scritto una poesiache pubblichiamo di seguito.

Il Partigiano

Susanna Pucci

Non mi sono mai/ben soffermata a pensarticosì giovane ragazzo!quando con la speranza/dei diciassette annihai dovuto lasciare la scuola/da capitano di lungo corsodove i tuoi riponevano/chissà quale riscatto/da una vita così modesta.Ed abbracciare poi il fucileinsieme a tuo cugino Alceo.Faccio fatica a pensarti/ad un passo dalla mortequando a Torrette di Fano/nello sminare il terreno,precedendo gli alleatiun tuo compagno/è saltato in ariae tu gamba e testa/ti sei feritoche ancor oggi hai le schegge/conficcate nel tuo cranio.Poi che beffa per Alceo/rimanere ucciso il 10 aprileun mese così bello!in mezzo a colline verdeggianti/dentro alla polvere/ed ai botti di battaglie.Alle porte di Bolognal’ultima beffadovevamo aspettarcelo/dagli alleatihan fermato la testa/del corteo di partigianirubandovi cosìl’entrata trionfale.

Vi abbiamo lasciato la Costituzione,non lasciatevela togliere”. Così Gabriella Zocca, partigiana e rap-presentante dell’ANPI Barca, ha con-cluso il suo intervento nella serata didomenica 4 luglio dedicata al tema“Resistenza e Costituzione oggi”.Noi giovani di CostituzionalMente,comitato nato dall’incontro tra docen-ti e studenti della Facoltà di Scienzedella Formazione dell’Università diBologna sul tema della Costituzione,vogliamo prestare ascolto a questoaccorato invito affinché l’impegno checi siamo prefissati di diffondere unaconoscenza più appropriata dellaCarta, tra i nostri pari e non solo, possatrarne nuova linfa vitale e nuova moti-vazione.Abbiamo avuto l’onore ed il piacere diconversare allo stesso tavolo con perso-ne che la Costituzione l’hanno “aiutataa nascere”, l’hanno sostenuta ed amata,e la frase di Zocca ci ha dato modo diriflettere ancora una volta sul preziosotesoro che ci è stato donato dai nostrinonni, dai nostri padri, che abbiamoereditato dalla fatica di chi la RESI-STENZA l’ha fatta davvero. Quel tesoro che oggi appare quasidimenticato ed ignorato da giovani eadulti. Probabilmente, è propriol’ignoranza il male principale cheattacca la nostra Costituzione. Ci rife-riamo, non solo all’ignoranza di chivuole cambiarla pur senza conoscerla,ma anche, purtroppo, a quella di chi,forse non per colpa sua, non l’ha maipotuta conoscere. Di Costituzione e diResistenza, così come anche l’avvocatoAndrea Speranzoni ha messo in evi-denza, non si parla più - o perlomeno

a sufficienza come invece è necessario -nelle scuole, nelle università, nelleassociazioni e le istituzioni la utilizza-no a seconda di come può far comodoalle varie fazioni partitiche. E noi?Quale può (e deve) essere il nostroruolo in questo clima di mediocrità?All’interno dell’incontro organizzatodall’ANPI provinciale di Bologna,abbiamo avuto modo di presentarci epresentare le nostre iniziative, lenostre idee, i nostri valori. Abbiamocercato di trasmettere alle persone checi ascoltavano, ai relatori presentiinsieme ai partigiani, con il supportoimportantissimo e sempre presente delProfessor Dondarini, quanto le nuovegenerazioni non siano completamenteapatiche e prive di ogni sensibilitàpolitica e sociale.Il nostro tentativo, in quella sera, èstato proprio quello di dimostrare chesiamo presenti, che siamo attivi e chenessuno può strapparci il futuro dallemani. Conoscere la Costituzione signi-fica acquisire consapevolezza della pro-pria cittadinanza e, contemporanea-mente, dell’appartenenza ad un popo-lo sovrano. Non conoscerla o lasciareche altri ne facciano quel che vogliono,al contrario, significa rinunciare aipropri diritti.RESISTERE oggi è ancora possibile.Lo è ancora di più se lo facciamo insie-me, con la consapevolezza di poter riu-scire a sconfiggere questa indifferen-za... perché anche noi, come Gramsci,odiamo gli indifferenti.

*Comitato CostituzionalMente

Incontro con studenti e docenti di Scienze della Formazione

Conversando con "esperti"sul tema della Costituzione

Sandra Mancuso - Vincenzo Meglio*

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Ecome potevamo noi cantare con ilpiede straniero sopra il cuore? Cosìesordisce Salvatore Quasimodo

nella sua lirica “Alle fronde dei salici”.Per trarre esempio dalle sue parole,“come potevamo noi tacere con similiesempi di coraggio davanti agliocchi?”.Sulla Resistenza si è detto molto, ecertamente se ne parlerà ancora alungo, poiché è stata la portavoce diquello che davvero è il patriottismo.Ma le parole non potranno mai rende-re appieno giustizia a quella che è statala battaglia più slegata da interessimateriali, più vincolata alla vera lottaper la libertà.Troppo spesso si è propagandata laguerra quale fulgida espressione delsentimento nobile che legava i soldati

alla patria; ma quanti di loro, di fron-te alle barbarie, di fronte ai massacri,avrebbero volentieri ceduto le armi?Questo non perché fossero codardi dadisprezzare, ma semplicemente perchéle esaltanti filosofie con cui venivanomotivati erano mere parole, volte uni-camente a mascherare biechi interessimateriali.E quanti partigiani, invece, si sonogettati senza esitazione nelle guerri-glie combattute tra i boschi, quantihanno drizzato la schiena con fierezzadavanti al plotone di esecuzione, dopoaver lasciato un ultimo messaggioinciso su oggetti di fortuna?“Muoio e vivrò”, “Il mio unico rim-pianto è di non sentire le campanedella libertà”, “Vorrei gridarvi: nonsiete lì per piangere sulle nostre

tombe”: queste sono alcune delle ulti-me parole che questi combattentihanno lasciato, vergate in fretta sufogli sgualciti, su ciotole o sassi.Perché tanta differenza? Perché letruppe addestrate tremano, mentre ipartigiani lottano?Ovviamente non bisogna generalizza-re, ed è necessario tenere conto che daambo le parti si potevano trovarepusillanimi così come eroi. Ma ladomanda resta: perché tanti uominibene armati, allenati a pensarla allostesso modo del regime ed accurata-mente addestrati sono stati sconfitti dagruppi di guerriglieri non solo nonsempre equipaggiati a dovere, ma per-sino appartenenti a fazioni politichediverse? Com’è possibile?Perché ai soldati mancava ciò di cui

Riflessione collettiva a Castel di Casio dopo lo studio su guerra e Resistenza

Noi ragazzi della classe terza A nel Parco Storico di Monte Sole

Elvira Dami*

Gli alunni dellescuole delterritorio diVado-Monzunofotografatimentre cantanosventolando lebandierinetricolore

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invece i partigiani abbondavano:l’amore vero per la patria, ed il sincerodesiderio di liberare la sacra terra natiadai sacrileghi che l’avevano violentatacon la loro brama di guerra.Gli eserciti si erano formati spesso gra-zie alla leva obbligatoria, oppureall’accurato lavaggio del cervello dellegiovani menti, convinte con una pro-paganda martellante che morire inbattaglia fosse quanto di più eroico sipotesse sperare, e che il loro grandiosoesempio sarebbe stato ricordato neisecoli a venire. Le bande partigiane, alcontrario, si crearono dal nulla, omeglio, furono il germoglio di quelseme chiamato “amore per la propriaterra”, consapevoli dello svantaggionumerico ed armamentario, e coscien-ti del costante rischio cui si esponeva-no per affermare le loro idee.Ed è esattamente per questo che laResistenza non può, non deve esseredimenticata, nemmeno da noi giovani:ha insegnato all’Italia, al mondo cheanche nel marasma confusionario ecrudele della guerra è possibile ripuli-re i valori dalla mondezza di cui sonostati ricoperti, dagli inganni deipotenti ed inalberare lo stendardo

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della lotta per ideali in cui realmentesi crede. Ha mostrato al mondo ciò chegli italiani anelavano dalRisorgimento, ha messo in scena unraffinato dramma di uomini e donneche non hanno esitato ad allearsiappianando le divergenze di pensiero,in nome della protezione di quellaterra amata. che era la loro terra. Una battaglia che ha valicato le diffe-renze ideologiche mettendo fianco afianco battaglieri dal diverso credopolitico, ha annullato le discriminazio-ni sessuali vedendo donne che imbrac-ciavano coraggiosamente il fucile anzi-ché singhiozzare per l’angoscia, hacancellato l’ipocrisia in nome del purosentimento patriottico, forse rozzo, masplendente di verità.È stata una guerra, certamente, contutto il sangue che questa breve paro-la porta con sé; ma, al contrario delleprecedenti, è stata una guerra che nonè mai caduta nel fango delle bugie.È stata una lotta che non ha mai cessa-to di innalzare con un’onestà quasisconcertante gli ideali da cui traevavigore, donandogli nuovamente quellaforza che l’uso eccessivo ed improprionei discorsi dei politici aveva loro

tolto. È stata una lotta che ha permes-so all’Italia di rialzarsi in piedi, ericonquistare quella dignità persa dalmomento in cui era stata smembrata,perdendo la sua identità di patria uni-taria. È stata la guerra che ci ha dona-to quella che è la nostra terra, che ci haindicato come sia sufficiente una giu-sta motivazione per realizzare ciò cheappare impossibile. Per questoimmenso messaggio di speranza, perquesto incommensurabile regalo che ciha elargito, è giusto che la Resistenzanon venga mai dimenticata. È questoche noi alunni della terza A abbiamovoluto ricordare nella visita al parcostorico di Monte Sole dove, accantoalla suggestione delle rovine, abbiamointrecciato i ricordi dei familiari chehanno vissuto in prima persona questaesperienza e le parole più commoventidei poeti in una rappresentazione tea-trale, accompagnata dal racconto dellaguida.

*Insegnante della scuolamedia di Castel di Casio

Per il sesto anno consecutivol'Istituto Comprensivo di Vado-Monzuno ha onorato la Festa

della Repubblica con una giornataall'insegna dello "star bene insieme":alunni, insegnanti, genitori, cittadini. Il 2 giugno, nella frazione diRioveggio, sono stati protagonistitutti gli alunni del territorio comuna-le dai tre ai quattordici anni, impegna-ti in una serie di attività che hannopreso l'avvio presso il campo sportivocon i canti di apertura ("Inno diMameli"e "La bandiera dai tre colori").I piccoli della scuola dell'infanziahanno svolto un percorso di educazio-ne stradale animato dalla polizia

municipale, si sono esibiti in un con-certino e hanno avuto modo di diver-tirsi con uno spettacolo di giocoleriacomica curato da animatori.I bambini della scuola primaria si sonoimpegnati in alcune attività motorie,in dimostrazioni di baseball, in partiteviventi di dama e scacchi.I ragazzi della scuola secondaria si sonoesibiti nell'esecuzione di alcuni branimusicali suonando flauti ,violini, chi-tarre, clarinetti ,tastiere, in uno spaziodedicato al tema "MUSICA E COSTI-TUZIONE"; hanno letto poesie,brani, riflessioni sulla storia locale esull'importanza della trasmissionedella memoria di generazione in gene-

razione. Il pomeriggio è stato dedicatoalla PACE e ha visto due momenti: lospettacolo musicale "Il sasso roton-do"offerto dal Corpo Bandistico "P.Bignardi" di Monzuno e il tradiziona-le concertino degli alunni della prima-ria, arricchito da poesie e da balletti.Per far da cornice alla giornata sonostati allestiti banchetti e mostre chehanno dato visibilità ai lavori piùsignificativi svolti dagli alunni sutemi quali la pace, i diritti dei bambi-ni, la Costituzione.A Rioveggio sono stati davvero intanti a festeggiare il "compleanno "della nostra Repubblica !

A Rioveggio (Monzuno) la festa del 2 giugno

Costituzione, musica, canti, giochi, spettacoli

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Immagini della memoria” nasceventi anni fa per iniziativa dell'ANPI,del Centro sociale “AntonioMontanari” e delle scuole della nostrazona nella Bolognina e si basa sul ruolofondamentale che ricoprono le testi-monianze dei protagonisti per lo stu-dio del periodo storico collegato allaseconda guerra mondiale ed alla Lottadi Liberazione. All'iniziativa sonocoinvolte tutte le terze classi mediedelle scuole “Testoni-Fioravanti”,“Zappa”, “Panzini” e “MariaAusiliatrice”. Il progetto prevede che iprotagonisti di questa esperienza(attualmente Alda Cavalli, RenatoRomagnoli e Lino Bonori), presentinoil periodo storico in argomento perrispondere poi, per un paio d'ore, alledomande che i ragazzi pongono. Quasisempre si tratta di osservazioni digrande interesse e soprattutto l'argo-mento risveglia la massima attenzionedegli studenti portandoli ad attualiz-zare i fatti storici, rapportandoli alleattuali guerre, forme di razzismo, vio-lenza, ai tentativi di rinascita e riabili-tazione della estrema destra. Così coin-volti i ragazzi approfondiscono a scuo-la ed a casa le loro ricerche e produco-no lavori (temi, disegni, poesie, ricer-che) che sono di grande qualità edimostrano chiaramente quando anco-ra oggi sia possibile coinvolgere inostri giovani in studi che veramenteli appassionino. Le scuole compionopoi a nostre spese, e con il contributodel Comitato provinciale dellaResistenza e del Centro Villa Torchi diCorticella, al Parco di Monte Sole(Marzabotto) o all’ex Campo diFossoli (Carpi in provincia di Modena)per approfondire ulteriormente gli

argomenti studiati.Tutti i lavori vengono letti da unacommissione che, a fine anno scolasti-co, premia i due migliori elaborati perogni classe.

***Riflessioni di una studentessa sui valoridella Lotta di Liberazione

La Ri-Esistenza: il valore di ciò che è stato e l’oggi

Maria Visconti*

Le seguenti riflessioni sono state dame utilizzate per l'intervento che hosvolto il 25 aprile scorso alla festa

organizzata dal Centro "Montanari" alParco della Zucca che ha avuto risvoltiinteressanti a cominciare dalla partecipa-zione di tre giovani donne (me compresa)alla lettura dei temi premiati quest'annonell'ambito del concorso "Le Immaginidella Memoria" ed all'ulteriore festa a basedi musica rock dal vivo, percussioni edanze e cibi esotici. Tutto ciò al duplicescopo: integrazione tra le diverse etnie delquartiere Bolognina da un lato e freno aldegrado della zona dall'altro. Come grup-po di giovani del Centro abbiamo infattipensato che, senza il nostro aiuto, unodegli unici spazi verdi di Bologna rischiadi rimanere inutilizzato. E noi vogliamofare la nostra parte. Tutto nasce dal deside-rio di Alda Cavalli e del Centro di coinvol-gere e collaborare con i giovani per passareloro il "testimone" della Memoria. In par-ticolare di trasmettere le vicende dellaResistenza a tutti ed in special modo allescuole. Ma cosa potrebbero trovarci diinteressante questi ragazzi dagli incontri

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con i partigiani. Dalla lettura dei temidi quest'anno si conferma la loroattenzione alla Lotta di Liberazioneforse proprio perché si è venuto a crea-re un legame con i protagonisti deglieventi storici.La mia riflessione dopo questa espe-rienza e che occorre perciò vedere laResistenza sia come continuazione divalori di libertà, uguaglianza e pace siacome Ri-esistenza ovvero esistere inun modo nuovo, rinascere. Io credoche gli anziani e, in special modo dipartigiani ci insegnino come in fondoè il dolore che cambia un'esistenzamentre l'amore per gli altri e per ilmondo attorno a noi che salverà lanostra società. Noi giovani del"Montanari" vogliamo avere le ideechiare sul passato, su "da dove siamopartiti" e "dove vogliamo arrivare".questo per avere la forza di contrastaretutti i tipi di vuoto: l'ignoranza, laviltà, lo scetticismo, le verità assolutedegli invasati, la violenza perché quan-do cessano le buone ragioni cominciala brutalità. È importante infine nonsolo comunicare ciò che è stato, maanche parlarne, dialogare, rendendoattuale il passato e soprattutto recupe-rando tutto ciò che, del passato, è sem-pre attuale e intramontabile, ponte traanziani e giovani.

*studentessa del Liceo classico Galvani

La storia raccontata dai protagonisti

Immagini della Memoriagli studenti del Navilee la Lotta di Liberazione

Centro Sociale “Antonio Montanari”

“ Studentesse insieme alla ex partigiana AldaCavalli del Centro “Antonio Montanari” inoccasione del XX anniversario del progetto“le immagini della Memoria” che si è tenutolo scorso 25 aprile al parco della Zucca

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ri pomeriggi ad ascoltare mia nonna.La storia con cui cominciare è vera-mente stupefacente... Mia nonna ènata il 3 novembre 1943. Mancavapoco alla sua nascita che la sua fami-glia decise di andare a Sesto Imoleseper cercare di evitare i bombardamen-ti di Bologna, non sapendo che quelpaese si trovava non distante dallalinea del fronte. Aveva solo qualchemese quando i bombardamenti rag-giunsero anche Sesto Imolese e così suamamma cercò di nascondersi in unrifugio con la sua bambina. All'epoca ibambini neonati venivano tenuti inuna specie di culla portatile di stoffa,chiamata cuscina; mia nonna era lidentro mentre stavano correndo alriparo dalle bombe. Arrivati al rifugiosua mamma guardò nella cuscina... mamia nonna non c'era: corse immediata-mente fuori alla ricerca di sua figliache ritrovò addormentata in un fossomentre gli aerei bombardavano".“Un avvenimento che mi ha colpito èquello avvenuto a Sesto Imolese quan-do le armate tedesche in ritirata passa-rono da li. Le truppe erano bene equi-paggiate e si spostavano con i loro carriarmati. Quando passarono il paese sifermarono per alcune settimane,entrando nelle case, rubando il cibogià scarso alla popolazione. Una miazia che ho conosciuto aveva in casa ilsuo corredo da sposa formato da tova-glie e tovaglioli di pregiata Fiandra,tutti iconati. Però un gruppo di tede-schi entrando nella sua casa le rubòtutto e usò poi i tovaglioli per pulire elucidare i carri armati. Anche questepiccole cose fanno capire il disprezzo ela crudeltà dei tedeschi nei confrontidella popolazione civile”...... “Tutte queste storie fanno capire lagravità della guerra che non va mai

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Da più di venti anni alle scuo-le medie “Gandino” si rinno-va il concorso a premi per

una composizione (in prosa o in poe-sia) su un tema riguardante la guerrae la Lotta di Liberazione, al qualehanno partecipato tutti gli alunnidelle terze classi.Il premio è finanziato dall'ANPI diBologna che partecipa anche alla sele-zione dei testi. La premiazione vienefatta l'ultimo giorno di scuola e con-clude, quasi simbolicamente, il ciclodella scuola dell'obbligo.La collaborazione è il frutto dell'inizia-tiva della sezione ANPI di QuartierePorto ed è sostenuta dalla volontà delpreside prof. Orazio Bianco.Animatrice, negli anni più recenti, laprof.ssa Gigliola Rossi che ha riattiva-to gli incontri delle classi con le parti-giane/i.Quest'anno sono stati premiati, tra glialtri, il componimento di RacheleVallora della classe III A che descrivealcune vicende belliche che sua nonnale raccontava e la poesia di GianMichael Ormo classe III L dal titolo“Paese Massacrato” dedicato alla stragedi Marzabotto che riportiamo diseguito assieme ad uno stralcio deltema vincente.

***

Ascoltando mia nonnaRachele Vallora*

"Ricorderò sempre i pomeriggi passatiad ascoltare le storie raccontate da mianonna sulla sua infanzia. Diciamo chein generale le storie vere mi hannosempre affascinata, ma queste sulperiodo della seconda guerra mondialemi colpiscono molto. Ho passato inte-

dimenticata e va dato molto rilievoall'operato delle persone civili che perla liberazione della patria hanno messoa repentaglio la propria vita, favorendola Resistenza; anche se non si puònegare che purtroppo la storia dellaliberazione dell'Italia sia passata attra-verso il sangue.Molto a mio parere questo movimentopartigiano ha favorito l'unione dellapopolazione, poiché c'era un grandeaiuto reciproco e tutti lottavano insie-me per un unico ideale: LA LIBERA-ZIONE”.

*brani tratti dal tema

Paese MassacratoGian Michael Ormo

Non c'erano più casema stracci di muroNon c'erano più stradema fiumi di sangueNon c'erano più soldatima statue senz'anima e sentimentiNon c'erano più persone ma corpi straziati

Spari e grida si sentivanonell'aria sofferentee bambini innocenti perdevanola loro candida infanzia accanto a uomini e donnecarichi delle ferite he la guerra portava

Ma dai montila rondine della libertàsarebbe tornata

I partigiani e gli studenti insieme per parlare della nostra storia

Incontro con la Resistenzaalle scuole medie "Gandino"

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Il convegno succitato, svoltosi il 16aprile scorso a Bologna, prosegue ilpercorso di ricerca e confronto tra stu-

diosi ed insegnanti avviato nel 2005 che haprodotto il volume “La scuola fascista” (1).La nuova tappa ha approfondito diver-si aspetti che hanno dato carattere allascuola della ricostruzione: la continui-tà con la scuola fascista, la forte inge-renza della Chiesa cattolica e, in paral-lelo, il formarsi di una rete di maestridemocratici il cui lavoro, spesso som-merso, ha garantito via via la trasfor-mazione dei paradigmi educativi apartire dalla fine degli anni ’50. Si èinfine parlato di giornalini scolastici,fonti preziose per ricostruire la sogget-tività degli studenti.La continuità con la scuola fascista:fili non spezzati. - “Il lavoro delladonna di buona volontà, come è la nostramamma, quante cose produce tra le paretidomestiche? Oltre alla pulizia della casa eal mangiare, che ella prepara con amore epazienza, cercando di far tutti contenti enello stesso tempo di risparmiare; oltre adallevare con tenerezza e pulizia i suoi figli,eccola, nei momenti liberi, a sferruzzare,cucire, battere sul telaio… RicordateSalomone, quel gran re sapiente israelita?

quelli di casa: è la letizia, la speranza, ilconforto di tutta la sua gente”.Diversi anni, anni terribili, separanoqueste due rappresentazioni dei “dove-ri” e della “vocazione domestica” delladonna. Il dubbio è capire quale vengaprima e quale dopo, in un flusso chenon fa salti di qualità. Non erano riusciti nel cambiamentogli Alleati nonostante il tentativo diCarleton Washburne, amico di Dewey,che già nel 1945 aveva elaborato pro-grammi diretti a dare forma democra-tica alla scuola italiana, a partire daquella elementare e dall’Istituto magi-strale, come luogo di formazione deinuovi maestri. Pesavano il rifiuto dellaChiesa ed anche la diffidenza delPartito comunista che temeva in quelmodello pedagogico l’influenza degliStati Uniti. Da lì a poco, poi, un’epu-razione molto confusa anche fra i diri-genti scolatici - tema su cui è interve-nuto Piero Fossati - l’amnistia del1946 e la “guerra fredda” avrebberogiocato contro il rinnovamento.La continuità della scuola poggiavadunque sulla presenza di maestri emaestre che, per quanto sgravati dalleimposizioni pervasive e dai controlli

Sentite che scrisse della donna ? “La donnasavia edifica la sua casa, la donna stoltala distrugge con le sue mani” Che cosa fate, fanciulle, per prepararvi adivenire “donne savie” ?”“La massaia sa bene che una pallottolinadi lievito può sollevare una gran quantitàdi pasta. E fa la parte di lievito rispetto a

Dal secondo dopoguerra alla vigilia del boom economico

La scuola nella ricostruzione(col retaggio del fascismo)

Un percorso faticoso, irto di ostacoli per introdurre elementi di educazione democratica dopo venti anni di dittatura e prima ancora di conservatorismo. Nel ’60 i primi effettivi cambiamenti generati

dalla ventata progressista, comprendente anche le esperienze promosse dall’ANPI

“La scuola italiana dal secondo dopoguerra alla vigilia delboom economico” è il titolo della giornata di studio pro-mossa dal CESP (Centro studi per la scuola pubblica diBologna), in collaborazione con il LANDIS (Laboratorionazionale per la didattica della storia), l’Istituto storico“Ferruccio Parri” Emilia Romagna e l’ISREBO (Istitutoper la storia della Resistenza e della società contemporaneanella provincia di Bologna) “Luciano Bergonzini”.

Sono intervenuti Davide Montino dell’Università diGenova, Quinto Antonelli e Fabrizio Rasera, dellaFondazione Museo Storico del Trentino, AuroraDelmonaco, presidentessa del LANDIS e Piero Fossati,esperto di storia della scuola. Ha coordinato i lavoriGianluca Gabrielli, del CESP e studioso del razzismo e delcolonialismo italiano.

Mauria Bergonzini

La copertina del libro della seconda classeelementare edito da "La Libreria delloStato" nel 1930

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cooperazione fra insegnanti: AlbinoBernardini, Giuseppe Tamagnini,Raffaele La Porta, la Casa Estiva delMovimento di Cooperazione educativasulle colline marchigiane. E poi natu-ralmente l’esperienza di Barbiana eDon Milani.Una gran ventata di innovazione e didemocrazia raggiungeva la scuola, ilmodo di intenderla e di praticarla.I giornalini scolastici. - Fonti ufficia-li, documenti presenti negli archiviscolastici (i registri degli insegnanti inparticolare), libri di testo, materialicustoditi nelle memorie familiari, digrande utilità, ma dispersi e difficil-mente recuperabili, giornalini scola-stici sono tutti strumenti alla basedella ricostruzione storica. QuintoAntonelli e Fabrizio Rasera hannorelazionato sui giornalini in alcunelocalità della provincia di Trento:lascuola di Cloz nella valle di Non,(scritti da scolari fra gli 11 e i 14 anni,fra la fine degli anni ’50 e l’inizio deglianni ’60) e il Liceo di Rovereto.Queste fonti aprono una prospettivanon solo per la conoscenza delle realipratiche educative del tempo, maanche per la comprensione dei temi suiquali era concentrato l’interesse deglistudenti. Per i liceali in particolareerano dominanti la difficoltà nellerelazioni con gli insegnanti ed il rap-

imposti dal regime fascista,ripresero la normale routi-ne pedagogica. Per unanuova scuola erano necessa-ri un altro contesto e unadiversa preparazione degliinsegnanti. Ma - al di làdelle effettive volontà, forsenon proprio diffuse – eraun’impresa quasi impossi-bile “riconvertire” 100mila maestri e maestre,proprio negli anni deglisforzi della ricostruzione.Così tutto ricominciò senzasostanziali trasformazioni,con insegnanti, provvedito-ri e dirigenti scolastici che,anche se non tutti convinta-mente fascisti, nella scuolafascista avevano comunque imparato ilmestiere e fatto carriera. Bisogna dunque aspettare la fine deglianni ’50 e l’inizio degli anni ’60 perquei primi effettivi cambiamenti cheaprirono l’istruzione a più ampie fasciedi giovani del ceto medio e diffusero leesperienze pedagogiche che si eranofatte strada in maniera carsica, per lopiù attraverso il confronto e le relazio-ni intrecciate da gruppi di insegnanti.L’avvio delle nuove esperienze discuola. - Mentre larga parte dellascuola procedeva nel solco della conti-nuità (i balilla erano scomparsi, maabbondavano madonne e retoricafamiliare), da altre parti si mettevanole radici del rinnovamento pedagogi-co. L’esperienza dei Convitti dellaRinascita promossi e animatidall’ANPI fino all’inizio degli anni’50, l’esperienza di Scuola Città diErnesto Codignola, l’ingresso nellascuola di maestri e maestre che aveva-no partecipato alla Resistenza ( MarioLodi, Bruno Ciari, Lidia Rolfi, solo perricordare alcuni nomi) sono stati alcentro dell’intervento di AuroraDelmonaco. Per questa via - pur fracontraddizioni e ritardi - si andavaaffermando l’idea di una scuola cuinon era estranea l’esperienza partigia-na e, con l’idea, le prime concreteesperienze pedagogiche. Prese forma la

porto, problematico, con lareligione. La politica, vicever-sa, era del tutto marginale edel tutto assenti i temi dellaspecificità femminile ed irichiami ai rapporti fra stu-denti e studentesse. I relatorihanno più volte sottolineatoquanto sia importante recupe-rare e far confluire negli archi-vi pubblici anche piccolipatrimoni documentari chepossono allargare lo sguardosulla vita della scuola: non solola ricerca storica, ma anchel’attività didattica possonoinfatti trarre vantaggio dalriferimento diretto a questotipo di fonti.

NOTA1) “La scuola fascista. Istruzioni, paro-le d’ordine e luoghi dell’immaginario”a cura di G. Gabrielli e D. Montino,CESP, ed. Ombre corte, 2009. Il volu-me – frutto del convegno CESP del2005 – è redatto sotto forma di 38voci tematiche affidate a 12 ricercatoriche ripercorrono sia gli elementi isti-tuzionali ed organizzativi sia la cultu-ra materiale della scuola del ventennio(dalle copertine dei quaderini e dellepagelle, alla festa degli alberi, dalleindicazioni igieniche, agli arredi edecorazioni delle aule, solo per citarealcune voci).

PS. A proposito della domanda inizia-le: il primo brano è tratto da un sussi-diario del 1951; il secondo da “Lacapo-squadra Piccola Italiana” testoedito a cura della Presidenza centraledell’Opera Balilla nel 1936, un vero eproprio manuale educativo che venivadivulgato nelle scuole, citato in “Lascuola fascista”.

Sul sito del CESP (www.cespbo.it)sono disponibili diversi materiali del-l’epoca.

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Un esercizio di aritmetica che utilizza disegni di bambini balillaper fare le somme

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L'inserimento della citazione diMussolini, cosi' come e' avvenuta, inun tema d'esame di maturità è un

fatto gravissimo. Il contesto ambiguo e con-fuso nel quale è sta inserita non può farvelo. Siamo ad un'ulteriore tappa dellabanalizzazione del fascismo e di una inac-cettabile subalternità al revisionismo stori-co. Mussolini: il dittatore, il guerrafonda-io, il razzista, il colonialista, il responsa-bile dell'aggressione a Francia, Grecia,Jugoslavia, Unione Sovietica con disastro-si, tragici esiti, dell'onore elemosinato adHitler di partecipare ai bombardamentisull'Inghilterra e della guerra civile. Atacere d'altro.... Quale di questi deve essere

considerato un interlocutore delle riflessionidei giovani di oggi.La citazione di Mussolini in un tema dimaturità avviene dopo ripetute incursionimediatiche tutte rivolte a normalizzare lafigura del dittatore, dopo i noti richiami diBerlusconi e numerosi altri tentativi diriabilitazione portati avanti da più partima con particolare insistenza dalla Destrache oggi è al potere in Italia. Si vuole accre-ditare l'idea che, se non positiva, quellalunga pagina nera della storia italiana,può essere comunque considerata "ufficial-mente" grigia, segnata da un uomo con lucie ombre, che ha lasciato anche degli inse-gnamenti che vanno presentati ai giovani.

Bisogna rilevare come questa operazione dinormalizzazione di Mussolini viene fattaproponendo un estratto del suo discorso allaCamera con il quale rivendicava la respon-sabilità politica e morale dell'omicidio del-l'on. Giacomo Matteotti (rapito sotto casaa Roma il 10 giugno 1924 e il cui corpofu trovato il 15 agosto successivo) senzanemmeno segnalare ai maturandi come, inquel momento storico, ciò abbia costituitol'affermazione definitiva della dittatura ela rivendicazione dell'assassinio di unadelle personalità democratiche più brillantie coraggiose. Non si tratta quindi di unavolontà di far conoscere la storia, ma alcontrario, anche nelle specifiche modalitàscelte, di occultarla, di decontestualizzarla,di rendere anonimi e uguali tutti i suoipassaggi. Deve ora esserci una risposta. Ènecessario prendere l'iniziativa, suscitareuna riflessione. Ed è auspicabile che talerisposta possa segnare l'avvio della ripresadi una vera conoscenza del fascismo, deisuoi caratteri e delle sue rovinose conseguen-ze. La Repubblica democratica è nata daquesta opposizione e l'affermazione di valo-ri del tutto contrari al fascismo ne costitui-sce la pietra angolare, il fondamento, ilpunto di riferimento e di legittimità essen-ziale.

*Direttore “Casa dei Pensieri”

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Una sorta di riabilitazione proposta agli studenti

Agli esami di maturitàMussolini "normalizzato"

"Il ruolo dei giovani nella storia e nella politica:Parlano i leader". Chi ha scelto questo tema si èconfrontato con alcuni testi di Mussolini, Togliatti, Moro e del papa Giovanni Paolo II

Davide Ferrari*

Dal 7 all’ 11 luglio anche que-st’anno si sono svolti aCasalecchio di Reno

(Bologna) i Mondiali Antirazzisti,giunti alla loro quattordicesima edi-zione. Questo Festival, retto da purospirito volontaristico e di solidarietà,riunisce per cinque giorni diverserealtà che operano in vari ambiti malegate comunque dal filo multicoloredell’antirazzismo e dell’antifascismo.Partecipano per esempio gruppi ditifoserie sportive organizzate, i cosid-detti ultras, associazioni di volonta-riato, centri per i migranti, comunitàper bisognosi, sindacati, gruppi cul-turali, centri giovanili, aggregazionimultietniche e molto altro ancora, ivicompresa la sezione ANPI comunale.Tutti insieme per lo sport, la fratellan-

za e la lotta contro il razzismo, lediscriminazioni e il sessismo.Partecipano alla grande manifestazio-ne persone provenienti da tutto ilmondo, felici di giungere aCasalecchio per aderire e dare il lorocontributo all'iniziativa. Quest’anno sisono registrate circa 6000 presenzegiornaliere per un totale di 30 milapartecipanti. Si sono svolti tornei dicalcio misto e femminile, basket, pal-lavolo, cricket e rugby.

L'ANPI Casalecchio ha partecipato altorneo di calcio gareggiando con squa-dre provenienti da vari parti d’Italia eincontrato gli ultras francesi delMarsiglia e tifosi tedeschi del St.Pauli. Per quanto riguarda la cronacasportiva non abbiamo perso neancheuna partita e siamo stati eliminati soloai calci di rigore. Abbiamo contribui-to ad allestire alcuni pannelli unamostra fotografica dal titolo “Nontutto è in bianco e nero” sui fatti stori-

Grande successo della 14ª edizione

L'ANPI di Casalecchio ai MondiContributo organizzativo e protagonista nelle gare sportive. Nell'arco dei cinq

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ci del 1943-45 nella zona diMarzabotto, Casalecchio e Castel-debole. Inoltre il giorno 7 l’interagiornata è stata dedicata alla Memoriastorica, con una visita guidata a MonteSole (epicentro della strage di civilicommessa dai nazisti) e al ColleAmeno di Sasso Marconi (sede delcomando tedesco, luogo di tortura dipartigiani, di detenzione e fucilazionedi civili rastrellati) con la prof.ssaCinzia Venturoli la quale ha illustrato

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l'attività dell'Aula didattica. In segui-to nel pomeriggio si sono tenute unacommemorazione presso il cippo delCavalcavia di Casalecchio ( dove unreparto di SS, il famigerato corpo scel-to del partito nazista Schult Staffelnfucilò 13 partigiani) ed un incontrocoordinato da Tito Menzanidell’ISREBO presso la “Piazza Anti-razzista” a cui hanno partecipato gli expartigiani Aroldo Tolomelli e AthosGarelli. L’ANPI di Casalecchio é stata

onorata di una coppa per il premio“Piazza Antirazzista” con la seguentemotivazione: “Ogni anno i Mondialihanno uno stretto legame con laMemoria. In particolare quest’anno, incoincidenza con i mondiali di calcio inSudafrica, è importante sottolineare lalotta contro l’apartheid dell’AfricanNational Congress e la connessione diquesta battaglia di libertà con la lottapartigiana contro il nazi-fascismo”. Lacoppa più importante dei Mondiali,dedicata al gruppo che durante l’annosi è meglio distinto per la sua attivitàantirazzista e sociale é andata allasquadra del Luxembourg AgainstRacism (Lussemburgo contro il razzi-smo).

diali Antirazzistiinque giorni (7-11 luglio) sono state contate 30 mila presenze

San Giorgio di Piano ha celebrato lafesta della Repubblica il 2 giugno

inaugurando il “Sentiero per laCostituzione”. Il percorso, che quest’anno èstato ulteriormente ampliato, si snodaall’interno del Parco della Pace, spazioverde nelle immediate vicinanze del centrostorico, molto frequentato dai sangiorgesiper la presenza del Centro sociale, i giochiper i bambini e la libertà di godere dellospazio e del verde. Bellissimo contesto nelquale, in mezzo agli alberi ed i prati, scor-rono i pannelli che riproducono gli artico-li della parte prima della Costituzione rela-tiva ai Diritti e doveri dei cittadini, dall’ar-ticolo 13 al 54.Piantare la Costituzione, così è statoricordato nei discorsi ufficiali, e alloranelle parole e nei fatti la carta fonda-mentale della democrazia italiana ha

preso radici nella terra di pianura perdare i suoi migliori frutti di garanziadell’uguaglianza e di difesa dei dirittidi tutti.La cerimonia è stata presentata dall’as-sessore comunale alla cultura FabioGovoni; sono quindi intervenuti: il

sindaco Valerio Gualandi, l’assessorealla cultura del Comune di ModenaRoberto Alperoli, il segretariodell’ANPI Luigi Crescimbeni ed ilpromotore del Sentiero per laCostituzione Alessandro Cioni, antifa-

scista dell’ANPI. È seguito lo spetta-colo di Saverio Mazzoni Sessant’annidi sana e robusta Costituzione. Musicae recitazione hanno accompagnatotutti i presenti in un corteo che ha per-corso il sentiero, soffermandosi sullastoria della Costituente e su alcuniarticoli significativi.L’ispirazione del sentiero proviene dal-l’iniziativa presa dal comune diCastelnuovo Rangone, in provincia diModena, quando Roberto Alperoli erasindaco. Idealmente ne è la continua-zione perché si ricollega al percorso lainiziato con i Principi fondamentali epoi proseguito a San Giorgio di Pianocon la parte successiva, quella appuntodei diritti e dei doveri.Più che una cerimonia è stata una festadella Costituzione, celebrata per la suaattualità, per il valore che ancora con-serva e per i principi che i padri e lemadri che col loro lavoro concordehanno saputo dare per istituire i fon-damenti della nostra vita democratica,nata dalla Lotta di Liberazione.Il “Sentiero della Costituzione” è statorealizzato dal Comune e dall’ANPI diSan Giorgio di Piano, con il contribu-to del Centro sociale “Falcone eBorsellino” e del Partito Democraticocircolo locale.

Nel parco a San Giorgio di Piano

Sentiero con gli articolidella nostra Costituzione

Paola Furlan

Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica

e di osservarne la Costituzione e le leggi (art.54)

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Nella tarda primavera del 1944, ilpodestà di Zocca, AntonioBortolini, segnalava alle autorità

fasciste e tedesche della provincia diModena, l’inqualificabile contegno delletruppe germaniche che “pare reputino ditrovarsi in una zona di conquista anziché inun Paese alleato, rendendo in tal modo lasituazione intollerabile. Gravissimo èinfatti requisire il grano che poi viene datocome biada ai cavalli, una vera crudeltàimmane e odiosa, che priva le famiglie del-l’ultimo alimento rimasto”. Capitava anche, ma si preferiva, daparte di tutti di non dirlo in giro, chequalche volta, ragazze e spose venisse-ro violentate, soprattutto da parte deisoldati tedeschi mandati, in coppia o agruppi, nelle stalle delle cascine perrequisire bestiame, una risorsa fonda-mentale per il lavoro dei campi e spe-cialmente per la fornitura di latte,nutrimento importantissimo in quelperiodo di tremenda carestia.La sera del 15 luglio 1944, due solda-ti della Wehrmacht (l’esercito tede-sco), che avevano requisito del bestia-me, vennero uccisi in unaimboscata nella localitàBoschi di Ciano (Modena),probabilmente ad opera deipartigiani della formazionedel “Moro”, Bruno Sca-glioni, un mezzadro ventu-nenne di Missano di Zocca,che poi verrà assassinato il23 marzo 1945 da un tede-sco, accompagnato da unaspia, mentre lavorava neicampi.Altre fonti attribuisconol’operato alla brigata“Adelchi Corsini”, capeg-giata da Leandro Palmieri diCastelletto di Serravalle (Bologna).Proprio in quest’ultima località, nelterritorio pedecollinare a cavallo tra leprovince di Bologna e di Modena,aveva posto la sua sede operativa unadelle famigerate bande paramilitarirepubblichine, formate di elementicriminali tolti il più delle volte dallagalera e impiegati soprattutto in fun-zione antipartigiana di rastrellamento,

di inquisizione e di tortura. Si trattavadella famigerata “banda Zanarini”, dalnome del comandante, il capitanoEnrico Zanarini, maestro elementaredi Pieve di Cento (Bologna), che, pro-cessato nel dopoguerra, venne ricono-sciuto colpevole e condannato per qua-rantacinque omicidi. La Corte segnala-va, nella motivazione delle condanneinflitte anche ai gregari, il carattere disanguinarietà e di sadismo della for-

mazione, riassumendola nell’episodiodi un partigiano, ucciso e straziato,posto in una carriola e mostrato alpubblico al grido di “chi vuole dellacarne fresca, appena macellata!.. ”La rappresaglia per l’uccisione dei duemilitari germanici prevedeva la mortedi venti italiani, dieci per ogni tede-sco, e le autorità repubblichine diZocca, nella persona del vice podestàAugusto Cortesi, si adeguarono alle

pressioni tedesche facendo erigere dueforche nello stesso luogo dove avevanotrovato la morte i soldati.La cattura degli ostaggi venne deman-data alla “compagnia della morte” (conquesta nomea amava essere considera-ta la “banda Zanarini”) che, nella nottetra il 17 e 18 luglio, nelle località diCiano, Montombraro, Zocchetta eMontalbano, perquisì, con impreca-zioni, urla, bestemmie e minacce,

molte abitazioni semi-nando il terrore.L’operazione si conclusecon il rastrellamento diquaranta persone, indi-cate in una lista compi-lata dalle autorità fasci-ste di Zocca, che venne-ro rinchiuse nel cinemadi Castelletto.Il capitano Zanarinidivise i prigionieri indue gruppi di venti, ungruppo, da lui giudicatoestraneo ai fatti, vennelasciato libero, mentre

l’altro venne rinchiuso nel cinema diCastelletto (oggi locale del Comune).Qui furono tremendamente seviziatitanto da far loro chiedere ai carnefici diaffrettare l’esecuzione, come risultò alprocesso, secondo le dichiarazioni dellafarmacista del paese che udiva allibitadal suo locale adiacente al luogo dellasofferenza.La lista dei condannati era così compo-sta: Amilcare Auregli, Silvio Balestri, i

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La “compagnia della morte” repubblichina all’opera

Eccidio nei Boschi di Ciano:venti impiccati dai fascisti L’efferato crimine ebbe luogo il 18 luglio 1944 nelle terre di confinecollinare tra il territorio bolognese e modenese, preceduto dainenarrabili torture

Pietro Ospitali*

La famigerata brigata nera di Castello di Serravalle tristemente nota come "Banda Zanarini", responsabile della strage dei Boschi di Ciano

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fratelli Giuseppe, Pietro e RaffaeleBalugani, Lino Bonocini, FerrieroColzi, Walter Degno, Leopoldo Gelli,Umberto Gherardi, Ezio Lolli,Massimo Nobili, Remo Odorici,Giuseppe Pedretti, Pier Luigi e SilvioPoggi, Ivo Sassi, Giuseppe Teggi,Eraldo Teodori e Timoleone Tonioni.Le autorità fasciste vollero colpire chidirettamente o indirettamente avevaappoggiato la Resistenza; il famigera-to capitano Zanarini, mostrando lalista dei destinati al capestro, affermòcompiaciuto verso gli ufficiali tede-schi: “Abbiamo scelto bene!”.Ivo Sassi, carabiniere in licenza cheaveva rifiutato di servire la Repubblicadi Salò, i tre fratelli Balugani, cognatidell’ing. Zosimo Marinelli, eroe del-l’antifascismo cattolico, fucilato aBologna il 27 gennaio 1944, i parti-giani Giuseppe Pedretti, LinoBonocini, Remo Odorici, Ferriero

8 settembre 1943: Badoglio, dopoaver deciso l'Armistizio con gliAlleati, taglia la corda con i Savoia evertici militari lasciando l’esercitosenza ordini di fronte alle divisionitedesche. “Tutti a casa!” è il gridorimasto nella memoria collettiva. Indiverse città - principalmente a Roma- ci fu però la opposizione agli occu-panti di tanti reparti italiani. Non tor-narono a casa i 770 mila militariimprigionati nei campi di concentra-mento dai tedeschi che, considerando-li traditori, inventarono per essi laqualifica di “internati militari”, inmodo da non trattarli da prigionieri diguerra come prescritto invece dallaconvenzione internazionale di Ginevrae da usarli in lavori forzati.In gran parte rifiutarono di entrarenell’esercito di Salò preferendo prigio-nia, fame e malattie (le stime dei mortivariano da 40 a 60 mila), dando vita aquella che Alessandro Natta, anch’egliex internato, definì in un suo libro“L'altra Resistenza”.Di questa Resistenza parla il libro afumetti “Stalag XB”, opera di MarcoFicarra, giovane fumettista bolognese

di adozione. Ficarra, attraverso lettereed appunti ritrovati dello zioGioacchino Virga, morto in prigionia,restituisce incertezze, paure, patimen-ti e sogni di quei giovani che rifiutaro-no di continuare la guerra nazifascista.Il cibo è il sogno più potente:Gioacchino per esorcizzare la famescrisse elenchi di “piatti prelibati”.

A racchiudere le vicende della catturae della prigionia, il libro inizia e ter-mina con i militari schierati per l’ap-pello sotto la pioggia, mentre un uffi-ciale repubblichino grida loro di aderi-re alla RSI (Repubblica SocialeItaliana): “Perché ai soldati che aderi-ranno verrà dato cibo a sazietà!”. Exinternati ricordano che venivano radu-nati davanti alle cucine, proprio perrendere questi appelli più convincenti.Con tecnica cinematografica, le tavoledi Ficarra avvicinano sempre più l’uf-ficiale, fino a un primo piano della suabocca urlante poiché nessuno fa unpasso avanti."Stalag XB" non è l’unico tributo diMarco Ficarra ai valorosi poi definitigli IMI; gestisce e aggiorna continua-mente con documenti e testimonianzeil sito www.8settembre1943.info,dove c’è anche il video del viaggio neicampi di internamento con il qualequest’anno ha voluto celebrare il 25aprile.

M. Ficarra, “Stalag XB”, ed. Becco Giallo, 2009.

In un libro a fumettila Resistenzadei militari italiani nei lager nazisti

Renato Sasdelli

Soldati e ufficiali in una tavola del volume.

fosse comuni, i fascisti, armatissimi esprezzanti, furono presenti in atteggia-mento di sfida e di provocazione.Nel dopoguerra il processo a caricodella “compagnia della morte” si con-cluse con esemplari sentenze di con-danna, solo quasi sempre simboliche,purtroppo.Il capitano Zanarini, che non vennemai arrestato, fu condannato a tren-t’anni di reclusione, ma , con l’amni-stia del 1959 chiuse il proprio contocon la giustizia senza aver scontato unsolo giorno di carcere.

*L’autore si è avvalso abbondante-mente del saggio <Fatti che non si

possono dimenticare> Edizione Comune di Zocca

Gennaio 2002 - dello storico modenese Rolando Balugani.

Colzi e Walter Degno, i renitenti allaleva Pier Luigi e Silvio Poggi,Umberto Gherardi ed Ezio Lolli, geni-tori di partigiani come Silvio Balestrie Timoleone Tonione, esule in Franciacome antifascista, vennero impiccati,il 18 luglio. Fatti salire sui cassoni didue camion, ad ognuno venne infilatoil cappio al collo, quindi i veicoli furo-no avviati di colpo. La strage avvennenella radura oggi segnata da un monu-mento e coloro a cui si era spezzato ilcappio, sotto il peso del corpo, venne-ro finiti a colpi di arma da fuoco, atutti venne sparato il colpo di grazia.Le salme furono lasciate esposte perventiquattr’ore e la sera del 19 luglioi corpi delle vittime furono ammuc-chiati su un carro e portati, in bare difortuna, nella chiesa di Montombraro,che ebbe il pavimento intriso di san-gue.Durante i funerali e la sepoltura in

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gambe, Ma la prevenzione, le misuredi sicurezza?In effetti, dice il relatore, si eranonotati “segni di irrequietezza fra idetenuti, era stato “pregato ilQuestore di “esaminare la possibilitàdi rafforzare la vigilanza, e lui stessoaveva affermato di “essere a conoscen-za” di un piano di evasione”, mentre ildirettore del carcere era stato invitato“ad usare tutte le cautele prima diaprire le porte, specialmente di notte”.In sostanza, una castroneria dopo l'al-tra, con una descrizione che più comi-ca non si può. Istruttiva è dunque lalettura completa del documento, cheriportiamo a parte. Come sono andatein realtà le cose, nel clamoroso “colpo”,

che le autorità repubblichine (stampalocale compresa) hanno fatto di tuttoper mettere a tacere.Lo ha raccontato uno dei protagonisti,Lino Michelini, qualche settimanaaddietro ad una scolaresca di studentimedi di Castel Maggiore. Nelle celledelle carceri (ricavate nel 1797 dall'an-tico complesso conventuale) erano rin-chiusi partigiani, antifascisti, e perso-ne di appoggio alla Resistenza; biso-gnava salvarli prima che fosse tardi.Ma un assalto a fuoco è improponibile,in una città con presenti agguerritireparti fascisti di ogni genere, delin-quenza comune compresa.

Lo scenario è quello della piazzettaacciottolata detta di San Giovanniin Monte, per via della originaria

gibbosità pedecollinare, sulla quale siaffacciano il carcere giudiziario ed accantola chiesa dall'imponente facciata (se ne hatraccia già nel 1045). L'avvenimento: un gruppo di dodiciVIIª Brigata Garibaldi GAP neutraliz-za la guardia armata fascista dell'edifi-cio carcerario (adibito dal 1797 e finoal 1985 a luogo di pena ed ora sede delDipartimento di discipline storichedell'Università), penetra all'interno,apre le celle e mette in libertà fra i 350ed i 400 detenuti. L'obiettivo di fondoè la sottrazione dei prigionieri politicialla pena capitale. Missione compiuta,senza alcuna perdita.Accadde il 9 agosto 1944, ore 22 circa,Bologna al buio per via dell'oscura-mento e deserta per il coprifuoco.Lo smacco per i repubblichini è assaipesante. Come è potuto accadere? Leautorità tentano di giustificarsi: c'èstato l'attacco di “una quarantina“ diribelli, giunti a bordo di due autocar-ri, relaziona il Capo della Provincia,Dino Fantoni, in una nota fatta perve-nire per via gerarchica a Mussolini.Grottesco. Ma gli uomini di guardia,cosa hanno fatto per impedire che ciòavvenisse ? “ Nulla è stato potuto” dicela risibile giustificazione: uno è rima-sto ucciso, “gli altri si sono allontanatiper sottrarsi alla cattura o alla morte”.In parole povere, se la sono dati a

Il bruciante smacco inflitto ai repubblichini dalla Resistenza bolognese nella sera del 9 agosto 1944 a San Giovanni in Monte

Dodici partigiani, due auto FIAT 1100:finti tedeschi, fascisti, “ribelli catturati”La clamorosa impresa della 7ª Brigata Garibaldi GAP, violando con astuzia il carcere, consentì di liberare iprigionieri politici e di disseminare in città centinaia di detenuti comuni. Nessuna reazione delle forze delnemico, che se ne guardò bene dal farsi vedere

Antonio Sciolino

Edifici sinistrati visti da via Santo Stefano. Dopo la rampa, sullo sfondo il carcere di SanGiovanni in Monte, a sinistra la chiesa omonima, dopo il bombardamento del 29 gennaio1944

> segue a pag. 24

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Ma le guardie armate cosa facevano?“Si sono allontanate (!) ... per non subi-re danno”. E come massimo del ridico-lo: “Si sapeva che ci sarebbe stato unattacco, lo sapeva anche il Questore

REPUBBLICA SOCIALE ITALIA-NA. PREFETTURA REPUBBLICA-NA DI BOLOGNA. Divisione Gab.N. di prot, 2705.Bologna 10 agosto1944.Oggetto: Evasionedetenuti Carceredi S. Giovanni inMonte. MINI-STERO INTER-NO. DirezioneGenerale di Poli-zia. POSTA DACAMPO 721.(L'indirizzo è riser-vato per non indi-care l'ubicazione -Ndr).Comunico chequesta notte, conun colpo di manoriuscito, sono statifatti evadere tutti i340 detenuti del carcere giudiziario diS, Giovanni in Monte. Dai rapportifinora pervenuti i fatti si sarebberosvolti così: poco dopo le ore 22 di ieri9 agosto si sono fermati davanti al sud-detto carcere giudiziario due autocar-ri con targa delle forze armate germa-niche, sui quali si trovavano alcuniindividui in divisa di ufficiale tedescoe della G.N.R. e una quarantina circadi uomini in abito civile i quali, con lemani in alto, erano in atteggiamentodi elementi ribelli catturati, così cheall'apparenza nessuno poteva dubitarenon trattarsi dei risultati di un'azione

di Polizia. Infatti gli ufficiali e i mili-ti dimostravano ad alta voce la lorosoddisfazione per la bella operazione dirastrellamento effettuata nel forlivese,e di cui quello era il brillante risultato.Si trovavano all'esterno del carcere treagenti della polizia ausiliaria, i qualidi nulla sospettando, si sono lasciatiavvicinare. Intanto, dietro richiesta di

uno dei sedicenti ufficiali, è stata - dalcustode - aperta la porta del Carcereattraverso la quale il gruppo dei ribel-li ha fatto irruzione nell'interno dellostabilimento. Gli agenti della poliziaausiliaria hanno allora tentato opporsi,ma dal conflitto subito sviluppatosiuno di questi è stato ucciso, mentre glialtri due, dopo un'inutile reazione, sisono allontanati per sottrarsi alla cat-tura o alla morte. Una volta penetrati nell'interno delcarcere, i ribelli hanno immediata-mente disarmato, senza che fosseopposta reazione, gli agenti di custo-

dia dai quali si sono fatti consegnare lechiavi delle celle, aperte le quali, tuttii detenuti sono stati fatti fuggire. Dato l'allarme, sono state prese lemisure per rintracciare gli evasi, cosic-ché poco dopo le ore 1 di quella mat-tina, 178 detenuti (di cui una parteripresentatisi spontaneamente nonvolendo aver nulla in comune con iribelli che avevano effettuato il colpo)erano di nuovo imprigionati; altri 30sono stati catturati nella mattinata,cosicché i detenuti tuttora latitantiassommano a 132: di questi, soltantosei interessano dal punto di vista poli-tico. Sono state immediatamente presetutte le misure e date tutte le disposi-zioni per la cattura degli altri detenu-

ti, ed al riguardo miriservo di far seguito.Debbo dire che un epi-sodio del genere nonera del tutto imprevi-sto, tanto che in data13 luglio u.s. ebbi a farpresente al Questorel'irrequietezza dei dete-nuti, pregandolo diesaminare la possibilitàdi assegnare una guar-dia armata per un servi-zio continuativo al car-cere, allo scopo di "evi-tare pericolose situazio-ni"; e in data 15 luglio,e cioè appena due gior-ni dopo, ho fattoseguito informandoancora il Questore

sulla possibilità di un movimento ten-dente a liberare i detenuti dalle variecarceri. In data 20 Luglio il Questoremi ha confermato di essere egli pure aconoscenza della preparazione di unpiano di evasione in massa dei detenu-ti, assicurando di aver disposto per unadeguato servizio di vigilanza all'ester-no e all'interno delle carceri.Contemporaneamente ho riferito, pre-sente anche il Prefetto Ispettore Dr.Leati, col Direttore delle Carcere, invi-tandolo ad usare tutte le cautele prima

Imbarazzatissimo rapporto scritto del giorno dopo deicaporioni fascisti e fatto pervenire a Mussolini

La grottesca giustificazione:“i ribelli erano 40 su due camion”

> segue a pag. 24

L’inizio del “ricostruzione” della clamorosa azione gappista riportata nella suacompletezza in questa pagina.

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Occorre giocare d'astuzia. "Aldo"(Bruno Gualandi ha il compito diprendere contatto con un agente dicustodia che lui conosce per convincer-lo a farsi spiegare com'è organizzatoesterno ed interno. Gli riesce. Intantostanno imparando il rispettivo compi-to gli altri undici gappisti. Si tratta diandare a consegnare ai carcerieri quat-tro "ribelli" catturati (sono GiovanniMartini "Paolo", anni 34; RenatoRomagnoli "Italiano" anni 18; Dante

Drusiani "Tempesta", anni 19;Vincenzo Toffano "Terremoto", anni19). Li scortano tre "tedeschi" in uni-forme della Wehmacht: SalvatoreColella (Napoli), anni 23; LinoMichelini "William", anni 22; ArrigoPioppi "Bill", anni 21; nonché cinquefascisti in uniforme della Guardianazionale repubblicana: MassimoBarbi "Massimo", anni 23; NelloCasali "Romagnino", anni 17; BrunoGualandi "Aldo", anni 22; RovenoMarchesini "Ezio", anni 21; VincenzoSorbi "Walter", anni 20. Due vettureFIAT 1100 con la carrozzeria debita-mente mimetizzate a vernice, come diregola, da via Santo Stefano salgono larampa, nella strettoia di macerie cau-sate dal bombardamento aereo alleato

di sette mesi prima,il 29 gennaio diquell'anno. Gli interni sono zeppi, gliarmati in divisa sono seduti sui para-fanghi anteriori, aggrappati ai fanalidai vetri oscurati. Viene gridato ai trefascisti di guardia che ci sono "ribelli"da consegnare. Fatevi avanti, vieneintimato. La fioca luce dei fari dice cheva bene e avverte l'interno di aprire ilportone. I "prigionieri" (che alla cintu-ra nascondono rivoltelle) vengonospintonati dalla scorta a male parole ecol calcio di mitra e fucili. Appena nelcorpo di guardia tutti i ... figurantimutano ruolo. Le armi non permetto-no obiezioni, ma nessun colpo vienesparato. Vengono tagliati i fili del tele-fono. Non così all'esterno, dove i fasci-sti sentono che dentro qualcosa non vae spianano le loro armi. Uno di essi fafuoco e colpisce "William" ad unagamba ed a una mano, che riporta feri-te gravi, ma viene abbattuto. Le celle vengono aperte, i detenuticomuni si disperdono in gran partenelle vie buie della città; altri temendoun tranello dei repubblichini rifiutanodi uscire. Il tempo stringe, non si rie-sce a raggiungere il reparto femminile.Il rientro dei partigiani alle basi dipartenza avviene senza intoppi, cosìcome i detenuti politici ai luoghi pre-stabiliti. Si saprà in seguito che da unaltro telefono non individuato vienedato l'allarme alla Questura, ma nessu-no si fa vivo ... fino al giorno seguente.

di aprire le porte, specialmente dinotte, anche se si fosse trattato diUfficiali germanici: in quest'ultimocaso, prima di dare accesso all'internodello stabilimento, avrebbe dovutochiedere conferma telefonica aiComandi Germanici interessati.Oltre a ciò, in data 19 Luglio, ho prov-veduto a scrivere all'Ispettore Regio-nale della G.N.R. - informandonecontemporaneamente anche il Capodella Polizia - affinché fosse distaccatopresso le Carceri un ufficiale partico-larmente adatto per coadiuvare ilDirettore nel mantenimento delladisciplina e nel servizio di sorveglian-za ai detenuti. Dall'Ispettorato stessomi è stato risposto telefonicamente checiò non era possibile, devo aggiungereche nelle misure di sicurezza predispo-ste dal Questore era compreso un ser-vizio di 3 agenti della PoliziaAusiliaria nell'interno del Carcere, ser-vizio che poi è stato soppresso dietroinvito del Direttore delle Carceri, e ciòperché nell'interno degli stabilimentidi pena è vietata per legge la perma-nenza di agenti che non siano quelli dicustodia. Farò seguito al più prestopossibile con tutte le notizie che siriferiscono all'episodio.

IL CAPO DELLA PROVINCIA(Dino Fantozzi)

L’assalto al carcere> segue da pag. 22

Grottesca giustificazione> segue da pag. 22

Gli effetti del bombardamento del 29 gennaio 1944. Il Teatro del Corso di via

Santo Stefano a ridosso del carcere di SanGiovanni in Monte.

Il prezioso edificio non è mai stato più ricostruito

Due dei protagonisti: i gappisti SergioToffano “terremoto” (a sinistra) assieme aDante Drusiani “tempesta”

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Il 20 ottobre 1944 è un giorno diattesa per la città di Bologna, ungiorno come gli altri, con gli

Alleati vicini che non si decidono adentrare nel territorio della città, ungiorno come gli altri per chi aspetta,da clandestino, la liberazione dalgiogo nazifascista.Sono giorni duri per Bologna, colpitadal disastroso bombardamento del 12ottobre che gli alleati in quei giorniriconobbero come uno dei più pesan-ti dopo Monte Cassino (Bergonzini,1975, p. 339).Sono giorni drammaticamente oscuriper l’Università di Bologna, con unaparte dei suoi dipendenti rimastisenza tetto, con un corpo studentescoridotto quasi a un terzo (da 14.000 a5000), dopo che il rettore fascistaGoffredo Coppola aveva deliberatol’accesso alle lezioni soltanto permutilati, invalidi, feriti per cause bel-liche, ecclesiastici e studentesse. Iprofessori fuori sede, residenti in zoneliberate, preferiscono non tornare;diversi istituti lavorano a ritmo ridot-to, o sono fermi, spesso a causa deglisfollamenti, come l’Istituto diGeografia, in via San Giacomo 3,dove avviene la battaglia dell’Uni-versità.La città non vive in una pigra attesa.La Resistenza è quanto mai attiva. Perquanto riguarda l’Università l’attivi-smo dei partigiani azionisti e dei gio-vani che si avvicinano alla causa dellalibertà ha nella biblioteca di Lettere invia Zamboni 27-29 un suo centro

clandestino. Nonostante la tragicadecapitazione del nucleo dirigenteazionista bolognese, avvenuto con iventitre arresti del 3 settembre 1944,l’attività clandestina all’internodell’Ateneo prosegue. Riesce invece asfuggire agli arresti Mario Bastia,bolognese di 29 anni, perito meccani-co e studente di Ingegneria. La mili-tanza di Bastia nel Partito d’Azione siaccompagna anche alla coraggiosascelta della lotta armata dove eccelseper il salvataggio dalla razzia nazistadella dotazione di radium (necessarioper la cura degli ammalati gravi)dell’Università di Bologna e con l’at-tacco del 10 ottobre 1944 alla casermadi polizia di Strada Maggiore 45, cheportò al movimento di Resistenza unconsiderevole quantitativo di armi emunizioni, in buona parte depositate

nell’Istituto di Geografia, nuova basedegli azionisti dopo il trasferimentodalla biblioteca di Lettere. Nel profilo biografico di Mario Bastiaè forte quel sentimento di moralità cheha dato valore civile alla Resistenza.Egli aveva una menomazione allamano sinistra, per questa ragione erastato esentato dal servizio militare eavrebbe potuto, più facilmente dialtri, sopravvivere alla guerra senzaaffrontare scelte così impegnative.Convinzione, ingegno e coraggiohanno accompagnato le scelte di que-st’uomo che aveva iniziato il suo impe-gno antifascista con piccole azioni disabotaggio.La battaglia dell’Università avvennecasualmente, complice la delazione di

Il 20 ottobre 1944, un episodio della Resistenza bolognese

La battaglia dell’Universitàcoraggio e dignità umana

Una base del Partito d’Azione nell’Istituto di Geografia attaccato dai fascisti repubblichini a causa di delazione. Sei partigiani, esaurite le munizioni, fucilati sul posto

Mirco Dondi*

> segue a pag. 26

Università di Bologna, la sede centrale

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una donna che anziché aiutare un reni-tente alla leva, Mario Lami, rifugiatonell’Istituto di Geografia, lo denunciaalle Brigate nere. L’arma della delazio-ne é la più frequente e letale in ogniguerra civile e la minoranza dellapopolazione italiana che sostenevafascisti e nazisti non mancò di farnelargo uso.L’Istituto di Geografia era diventatouna basa partigiana di GL grazieall’avvicinamento del giovane custodeal movimento di Resistenza. Era giàprevisto, per la sera del 20 ottobre, iltrasferimento di quella baseall’Istituto di Veterinaria, ma lo spo-stamento non avviene perché MarioLami subisce la tortura - alla quale nonresiste - riservata a quasi tutti i prigio-nieri delle Brigate nere e svela ilnascondiglio dei compagni.Per le Brigate nere l’attacco all’Istitutodi Geografia diventa l’occasione di unadimostrazione di forza che si risolvenella pratica di terrorizzare la popola-zione, una volta constatata l’impossi-bilità a guadagnarne il consenso.Esso avviene con un ingente interven-to di forze, presente lo stato maggioredei repubblichini bolognesi. Alle duedel pomeriggio del 20 ottobre 1944,l’area universitaria compresa tra lasede centrale di via Zamboni el’Istituto di via San Giacomo, è circon-data da reparti misti di Brigate nere epolizia che sono penetrati nella sedecentrale, nel cortile interno delRettorato e nel cortile laterale di viaSan Giacomo. I partigiani sono solo in sette e si ren-dono subito conto che sarebbe statomolto difficile uscirne vivi. MarioBastia aveva predisposto un piano disganciamento passando attraverso ilcontiguo Istituto di Chimica (cfr.Bergonzini 1998, p. 177). InfattiBastia e Tonino Presutti, quest’ultimogià ferito, riescono a mettersi in salvo,ma proprio Bastia non se la sente dilasciare soli i suoi uomini sapendo che

difficilmente sarebbero sopravvissuti,così si ricongiunge con gli altri cinquecompagni, per coraggio, generosità,per un senso morale del dovere, con-vinto – forse – che un uomo in piùavrebbe potuto offrire una maggioreprobabilità di scampo anche per glialtri. I sei uomini (Mario Bastia, EzioGiaccone, i fratelli Leo e LucianoPizzigotti, Stelio Ronzani e AntonioScaravilli) combattono per diverse orefintanto che, esaurite le munizioni, leBrigate nere riescono a catturarli.Qualcuno dice che uno dei partigianifosse già morto. Quello che è certo èche i fascisti scorazzarono, forti deldiritto di bottino, all’internodell’Università, dove si trovavano

anche delle famiglie di sfollati chevennero depredati dei loro pochi beni.Se la guerra dei fascisti avesse provatoad avvicinarsi alla convenzioni diguerra dell’Aja, i sei partigiani avreb-bero dovuto essere stati presi prigio-nieri. Ma la regola delle Brigate nereera quella di infierire sui partigianicatturati anche quando se ne era giàdecisa la condanna a morte. E cosìaccadde anche in questa circostanza. Iprigionieri furono trascinati nel cortiledel Rettorato e buttati contro il muroesterno dell’Aula Magna. Qua venneroripetutamente colpiti con i calci deifucili e i fascisti si fermarono solo perpochi istanti quando, chiamato da unpassante, giunse il parroco della vicina

chiesa di San Sigismondo per racco-gliere le ultime parole dei condannati.Il prorettore Guido Guerrini cercò dievitare l’eccidio, ma venne messo almuro accanto ai partigiani e poi riuscìmiracolosamente a salvarsi grazieall’intervento di un funzionario dellaQuestura. I dipendenti furono anch’es-si terrorizzati, interrogati e tratti inarresto per alcuni giorni. I partigiani vennero fucilati sul postoe, di fronte ai loro corpi, i fascistiimprovvisarono riti pagani con torce.Nello schema di guerra del fascismo diSalò i nemici uccisi non dovevano esse-re sepolti subito, ma lasciati per lestrade o nelle piazze, come segno dimonito contro che avesse avuto l’ardi-re di opporsi, con le parole o con learmi, al loro dispotico arbitrio.Ogni anno, il 20 ottobre, nel cortiledella sede centrale dell’Università siricordano i caduti Mario Bastia, EzioGiaccone, Leo e Luciano Pizzigotti,Stelio Ronzani e Antonio Scaravilli,assieme tutti quegli uomini coraggio-si (studenti bibliotecari, impiegati)che avevano animato la cellula GLdell’Università. Questi episodi restano esemplari per-ché affermano il valore della dignitàumana, il valore universale della giu-stizia e della libertà. Questi valorirestano vivi se gli uomini pensano eagiscono da uomini liberi, questi valo-ri muoiono, in qualunque epoca e inqualunque regime se gli uomini hannol’animo dei servi. Si può dire allora che gli uomini cadu-ti nella battaglia dell’Università sonomorti da uomini liberi.

*Ricercatore di Storia Contemporaneanell’Università di Bologna

Per saperne di più:Luciano Bergonzini, La lotta armata inL’Emilia Romagna nella guerra di libera-zione, Bari De Donato, 1975, p. 339 Luciano Bergonzini, La svastica a Bologna,Bologna, Il Mulino, 1998, p. 177.

La battaglia dell’Università> segue da pag. 25

Il sigillo dell’Ateneo bolognese.

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La Germania occupò la Serbia,insediò un governo fantoccio aBelgrado e decretò l’annessione

al III Reich delle regioni slovenecontigue all’Austria: la Carinzia, laStiria e l’Alta Carniola. In tal modo laSlovenia venne dimezzata e privatadei suoi territori più ricchi. L’Italiaebbe la sua parte del bottino di guer-ra. Vennero annesse al Regno d’Italia:la parte della Slovenia a sud della Savacon l’inclusione di territori croati neiquali era prevalente popolazione dietnìa slovena; le isole di Veglia (Krk)e di Arbe (Rab) nel golfo delQuarnaro; l’entroterra della costieradalmata a sud di Zara, ora Zadar(Zadar città che apparteneva giàall’Italia) così come le città diSebenico (Sibenic), Spalato (Split),Ragusa (Dubrovnik) fino alle Bocchedi Cattaro (Kotor). L’Italia ottenneanche il governatorato del Monte-negro e di parte della Bosnia-Erzegovina. I territori nei quali esi-stevano ricche miniere di bauxite e dialtri minerali preziosi divenneroappannaggio dell’alleato tedesco. AZagabria si costituì lo StatoIndipendente di Croazia alla cui testa

venne imposto il capo del movimentonazionalista “ustascia” Ante Pavelic’,un personaggio che aveva a lungosoggiornato in Italia (anche aBologna) sotto l’ala protettrice diMussolini dal quale aveva ottenutocospicui finanziamenti. Qui si ebbe

anche la farsesca nomina del Re diCroazia nella persona di Ajmone diSavoia, il quale si guardò bene dalmettere piede a Zagabria. La Croaziaentrò quindi nell’orbita politica ita-

> segue a pag. 28

Proposito degli occupanti fascisti tragicamente fallito di imbrigliare la resistenza della popolazione slovena e croata

La circolare 3 C del gen. Roatta:“mettere da parte ogni falsa pietà”Da Mussolini in persona la direttiva di reprimere “con ferro e col fuoco”: Prese forma in tale ambito lacostruzione del campo di concentramento di Kampor nell’isola croata di Arbe-Rab. Dal luglio 1942 alsettembre 1943 migliaia di civili morirono di stenti

Abbiamo visto nel precedente numero di Resistenza (3giugno 2010) l’antefatto politico e militare che ha portatoalla realizzazione da parte degli alti comandi del RegioEsercito Italiano del campo di concentramento nell’isola diArbe-Rab, durante l’occupazione militare della Slovenia.L’obiettivo: neutralizzare ogni possibile forma di resisten-

za, allontanare dalla vita civile la popolazione autoctonamediante una vera e propria “pulizia etnica”, impiantarecittadini di nazionalità italiana tratte dalle regioni povere.Con l’invasione degli eserciti italiano e tedesco il regio diJugoslavia era distrutto.

Giancarlo Grazia

Trieste: un incontro all’insegna dell’amiciziaIl 13 luglio scorso a Trieste è avvenuto un fatto che potremmo definire di rile-vanza storica. Un fatto che pone in nuova luce le relazioni fra Italia, Croaziae Slovenia dopo le difficoltà derivate dall’aggressione dell’Italia fascista. Miriferisco all’incontro fra i Presidenti delle Repubbliche d’Italia, Croazia eSlovenia - Giorgio Napolitano, Ivo Josipovic’ e Danilo Turk - in coinciden-za con il concerto “Le vie dell’Amicizia” (al quale si è voluto aggiungere “edella riconciliazione”) propiziato dall’infaticabile Maestro Riccardo Muti cheha diretto una grande orchestra composta da professori e coristi delle treNazioni e di altri paesi d’Europa. Nella dichiarazione congiunta dei tre Presidenti fra l’altro è detto: “Con lanostra presenza a Trieste intendiamo testimoniare la ferma volontà di far pre-valere quel che oggi ci unisce su quello che dolorosamente ci ha divisi in untormentato periodo storico, segnato da guerre tra Stati ed etnie”.Giorgio Napoletano ha dichiarato : “I luoghi della memoria sono necessarinon solo per ricordare i torti del passato ma, oggi soprattutto, per costruireinsieme un futuro di amicizia e collaborazione”. È ciò che modestamentevogliamo fare con queste memorie del Campo di internamento fascista diKampor in Croazia.

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liana ma continuò a mantenere fortilegami con la Germania nazista.Il 12 aprile 1941, contravvenendoalle convenzioni internazionali, conRegio decreto venne istituita laProvincia italiana di Lubjana e nelcontempo vennero annessi al Regnod’Italia anche i territori croati dellacosta adriatica precedentemente indi-cati. A Lubjana venne nominato unAlto Commissario con ampi poterinella persona del generale FrancescoSaverio Grazioli e l’apparato ammini-strativo del capoluogo e delle altresedi periferiche (Comuni) venne fasci-stizzato con l’imposizione di Podestàitaliani affiancati da notabili localisimpatizzanti del fascismo. Si cam-biarono nomi ad alcune piazze e stra-de; si diede inizio al bilinguismo enella vita pubblica divenne d’obbligol’italiano. Altrettanto obbligatorio fulo studio della lingua italiana nellescuole. Venne fondata la Federazionedel Fascio di combattimento dellaprovincia di Lubiana, con la strutturaorganizzativa e il rituale del regime,compresi il saluto romano e il salutoal Duce. Nel novembre del 1941 ven-nero istituiti Tribunali Militari.Quello di Lubjana giudicherà (finoall’8 settembre 1943) 8.000 cittadinisloveni pronunciando 83 condanne amorte, 412 ergastoli e 3.000 condan-ne inferiori ai 30 anni di reclusione. I popoli jugoslavi dopo la disfatta,ossia dopo lo sfacelo del loro esercito,presero le armi e iniziarono a combat-tere gli invasori. Ciò avvenne anchein Slovenia. L’illusione di Mussolinidi sottomettere gli sloveni si scontròben presto con la dura realtà. La guer-ra patriottica di liberazione si estese atutto il territorio e, come ebbe adichiarare il generale Mario Roatta, “la popolazione slovena è (era) intera-mente dalla parte dei ribelli”. Unavvenimento che riporta alla mente irastrellamenti delle SS nei ghetti ebrei

di Varsavia e di Roma si ebbe il 23febbraio 1942 quando l’intero peri-metro della città di Lubjana (40 chi-lometri) venne recintato con filo spi-nato. Furono dislocati oltre sessantaposti di blocco dotati di mitragliatricie vennero installate postazioni difotoelettriche per il controllo nottur-no. La città fu suddivisa in tredici set-tori nei quali, giorno dopo giorno,furono passate al setaccio case, cantinee soffitte. Vennero fermate 18.700persone. 878 furono inviate nel campodi concentramento italiano di Gonars.Subirono la stessa sorte tutti gli exufficiali dell’esercito jugoslavo in etàinferiore ai sessanta anni. Il 12 Marzo 1942 il generale MarioRoatta con la “Circolare 3C” diede unasvolta in senso ancor più repressivo allalotta contro il movimento partigiano econtro la popolazione che lo appoggia-va. Vennero puntualmente ordinate leforme di repressione: dagli interroga-tori spietati alle fucilazioni, dal seque-stro del bestiame e dei prodotti del-l’agricoltura all’incendio di case singo-le e di interi villaggi; dagli arresti alledeportazioni nei campi di internamen-to italiani che però erano ormai saturi.Di qui nasce la decisione, annunciataquattro mesi dopo, di costruire ilcampo di concentramento nell’Isola di

“Mettere da parte ogni falsa pietà”> segue da pag. 27

Arbe-Rab. La direttiva era spietata: sidovevano attuare tutte le misure pertagliare ai partigiani viveri e luoghi dirifugio nelle case dei contadini e deicentri abitati e “far pesare sul collodelle popolazioni il pugno di ferrodella rappresaglia”. Più tardiMussolini, confessando la sua delusio-ne per gli scarsi risultati in precedenzaottenuti, ebbe a dire : ”Occorre mas-sima durezza: sono convinto che al ter-rorismo dei partigiani si debba rispon-dere con il ferro e con il fuoco”. E ilgenerale Robotti, interpretando allalettera le parole del Duce, richiamavaall’ordine i suoi subordinati dicendo:“Ogni sloveno in vita deve essere con-siderato almeno simpatizzante con ipartigiani… bisogna dunque mettereda parte ogni falsa pietà:… qui siammazza troppo poco!”. Mussolini e isuoi generali ormai erano intrappolatinel “vespaio” da essi stessi cercato enon sapevano come venirne fuori, senon ricorrendo ai crimini e alle peg-giori misure di repressione. E la solu-zione pensarono di averla trovata nelfare piazza pulita in vaste aree dei ter-ritori militarmente occupati eliminan-do fisicamente quanti erano sospetta-ti di parteggiare per i ribelli e portan-do nei campi di internamenti tutti irestanti. Si disse: 30.000 persone, un

Vike Lasce (Slovenia), 25 luglio 1942. Camicie nere mentre conducono alla fucilazione ipartigiani Francko Janez e Franca Prijatej.

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decimo della popolazione!. È impres-sionante come Mussolini e gli altigradi dell’Esercito Italiano, aizzasserogli ufficiali ed i soldati all’odio piùselvaggio, all’uccisione anche per sem-plici sospetti, al disprezzo per quelliche consideravano uomini e donne diuna razza inferiore, giustificando in talmodo a priori ogni nefandezza, com-prese le torture, le stragi e gli incendidi interi villaggi. Era questa la civiltàfascista: il resto sono chiacchiere!Bisogna considerare che molti di que-sti criminali avevano già fatto scuoladi stragismo nella guerra di Abissinia(1935-’36) dove, insieme alle impic-cagioni e alle fucilazioni, fecero abbon-dante uso del gas di iprite per domarei ribelli; e in Libia, nel campo di con-centramento di Giado, nelle montagnedel Gebel, dove lasciarono morire disete e di stenti 560 ebrei.Durante l’estate-autunno 1942, con il“Piano Primavera”, venne attuato l’in-tervento più massiccio e capillare chemise a ferro e fuoco la provincia diLubjana e ampia parte del territoriofiumano nelle zone del Cabarsk e nellealture del Gorski Kotar. La direttivaera chiara, coerente con le decisionidettate dalla ormai famosa “Circolare3C”: “Saranno passati per le armi tuttigli uomini validi trovati nella zona dicombattimento, resta chiaro che ugualsorte toccherà a chiunque non dellazona venga trovato sul posto.Contadini, lavoratori e uomini validiin genere che vengano trovati in zoneabbandonate da partigiani in fugadebbono essere fucilati perché, nonpotendo essere giustificata la loro pre-senza in loco, debbono essere conside-rati ribelli sbandati o dispersi”. I partigiani subirono forti perdite mala maggior parte riuscirono a reagire ea svincolarsi dall’accerchiamento; imorti, soprattutto fra i civili, si conta-rono a centinaia e centinaia furono lecase distrutte ed i villaggi dati allefiamme. Migliaia di abitanti, qualeche fosse la loro attività, vennero inco-lonnati e trasferiti a Fiume (Rijeka) eagli altri porti di imbarco di Buccari(Bakar) e Porto Re (Kraljevica) per il

campo di internamento nell’isola diArbe-Rab. Ma i generali di Mussolini,quando credevano di avere liquidato laresistenza, si ritrovarono ancora difronte i partigiani i quali impiegandola tattica propria della guerriglia nondiedero pace agli invasori. Credevanoancora di vincere la guerra e dominareil mondo e non sapevano che di lì aqualche mese il Cavalier Mussolini eregime fascista sarebbero ignobilmen-

te caduti. L‘Italia avrebbe firmato l’ar-mistizio con gli Alleati anglo-america-ni. A questi “patrioti”, che avevano por-tato il nostro Paese al disonore e allarovina, non restava altra alternativa chenascondersi oppure passare alle dipen-denze dell’invasore nazista. Altri italia-ni presero invece le armi e con il soste-gno di molta parte della popolazioneiniziarono la lotta di liberazione…

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Partigiani o presunti tali catturati in un rastrellamento delle camicie nere italiane costrettia scavarsi la fossa prima della fucilazione. Nella foto sotto, l’assassinio delle camicie nere

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Il 2 ottobre del 1944 Monghidoro,piccolo paese sull’Appenninobolognese a metà strada tra

Bologna e Firenze, veniva liberatodagli Alleati. Ho scelto proprio que-sta data per presentare il mio libro“Voci e Volti”, che ho terminato discrivere dopo quattro anni di ricer-che, interviste e confesso anche diripensamenti.Questo libro, che documenta l’emigra-zione e i lutti che il fascismo ha causa-to anche sul nostro territorio, è statofortemente voluto e pubblicato graziealla volontà degli iscritti alla Sezioneintercomunale ANPI di Loiano,Monghidoro e Monterenzio, che quiringrazio per i suggerimenti, per ilsostegno morale e organizzativo.Ho raccolto in questo libro le storie ele immagini legate all’emigrazione daMonghidoro, verso altre città italiane,ma soprattutto verso la Francia e ilBelgio. Sono storie di emigrati permotivi di lavoro, ma soprattutto permotivi politici, negli anni successiviall’avvento del fascismo.A Roma, presso l’Archivio Centraledello Stato, ho potuto consultare ben41 fascicoli di altrettanti monghidore-si sorvegliati speciali dalla poliziadurante il fascismo, perché dichiarati“sovversivi”; e ancora nel libro di L.Arbizzani e N.S. Onofri “Gli antifasci-sti, i partigiani e le vittime del fasci-smo nel bolognese (1919- 1945)” hotrovato più di duecento nomi di perso-ne nate a Monghidoro e poi emigrateper le strade del mondo, ma checomunque hanno lasciato una storiadietro di sé come partigiani, beneme-riti, patrioti o vittime di una guerracertamente non voluta.

Dopo la guerra ben 114 monghidore-si, per la maggior parte emigrati altro-ve, furono dichiarati partigiani, 7furono riconosciuti benemeriti e 16patrioti poiché avevano partecipatoalla Resistenza. Tra di loro spiccanoalcuni nomi che non sono mai statiricordati nelle varie celebrazioni.Infatti ad esempio ben tre fratelli ori-ginari di Monghidoro, ma emigrati inFrancia già nel 1925, presero parte allaguerra di Spagna. Uno di loro, Aurelio

Lanzarini, morì nella battaglia diGuadalajara, mentre suo fratello Carloanche se ferito, rientrò a piedi inFrancia, e precisamente a Lione,nascondendosi per non finire neicampi di raccolta preparati dai france-si, veri e propri campi di concentra-mento, dove molti morirono di fame edi stenti. In tutt’Italia, dalle ricercheda me effettuate, risultano solo altridue casi di tre fratelli arruolatisi insie-me nelle Brigate Interna-zionali, tra itanti volontari accorsi da tutti i conti-nenti in aiuto della Repubblica spa-gnola. Ma altre storie emergono dallebiografie e dalle testimonianze ripor-tate in questo libro, tutte meritevoli diessere lette e ricordate, prima che diesse si perda la memoria per sempre.

Vittoria Comellini, “Voci e Volti”,pagg. 200, euro 20,00

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Un libro su aspetti semisconosciuti di Monghidoro

"Sovversivi" emigratinelle strade del mondo

Vittoria Comellini

Carlo Lanzarini, volontario nella guerra diSpagna in una foto segnaletica dellapolizia.

Uno scorcio del centro storico di Monghidoro ricostruito dopo la devastazione della guerra.

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Il ciclo di opere di Severino Maccaferriè dedicato ad un anno, anzi quasi sol-tanto ad un mese, nel corso del quale il

bruciante svolgere degli eventi ha segnatouna fase di passaggio nella storia del nostropaese. E non solo, anche su scala interna-zionale si ricordano eventi che avrebberoavuto un peso rilevanti negli anni a venire.In marzo il Pontefice Giovanni XXIIInominò, era la prima volta che accade-va, un africano nel collegio cardinali-zio, in novembre fu eletto Presidentedegli Stati Uniti d’Americail democratico JohnFitzgerald Kennedy, nelcorso dell’anno diversi statiafricani avevano acquisitol’indipendenza dopo unlunga schiavitù coloniale.In quell’anno, nel nostropaese, nel pieno del “miraco-lo economico”, gli addettiall’industria superaronoquelli dell’agricoltura, perdivenire, l’anno seguentemaggioranza schiacciante.Nel contempo, giungevadefinitivamente a conclusio-ne la stagione dei governicentristi, orbitanti attorno alpartito della DemocraziaCristiana, e si apriva la prospettiva dicompagini governative di centrosini-stra. Rimanevano marcate le differenzetra il Nord e il Sud d’Italia, mentreuna nuova e numerosissima leva opera-ia stava trasformando il paese, fino adallora prettamente rurale, nella setti-ma potenza industriale del mondo. Lavita delle donne e degli uomini venivaconcentrandosi nei centri urbaniabbandonando con le campagne e ilavori agricoli antiche forme di vita eun’organizzazione familiare allargata.

La nuova civiltà dei consumi, lamoderna economia di mercato si rivol-gevano principalmente ad una fami-glia mononucleare e cittadina.Tuttavia, la freddezza dei dati, se lilascia immaginare, non restituisce iconflitti le lacerazioni che accompa-gnarono cambiamenti di tanta portata.Il mese di luglio divenne occasione perla manifestazione palese delle tensionipolitiche e sociali accumulate. La scin-tilla fu costituita dalla convocazione

del congresso nazionale del partitoneofascista a Genova, città simbolodella Resistenza antifascista, che avevasaputo insorgere e liberarsi da sola,dopo che, in marzo, si era insediato ungoverno monocolore democristianoche poteva reggersi soltanto grazie alvoto dei ventiquattro deputati neofa-scisti. Una ventata di antifascismo, siada parte delle forze politiche che loavevano già organizzato nei venti mesidell’occupazione tedesca e del neofa-scismo della Repubblica sociale italia-

na, sia da parte di una nuova genera-zione, troppo giovane per aver parteci-pato alla guerra, attraversò il paese. Inparticolare, la nuova classe operaiariconosceva e rinnovava il significatodella Resistenza, quale momento adun tempo liberatorio e fondante dellanuova Italia, la cui carica di trasforma-zione doveva essere ripresa e portatanell’essenza stessa delle rivendicazionisociali. Nel luglio 1960, l’antifascismofu scelto e divenne lo strumento idea-le in grado di animare il grande movi-mento politico e sociale che attraversòil paese. Si trattava di un antifascismoaffatto nuovo, proposto da nuovi sog-getti sociali, ma al tempo stesso ricon-fermato nel suo valore profondo. Il movimento che scese nelle piazze fudetto delle “magliette a strisce”, che inquell’estate di allora erano di moda trai ragazzi, portando ad accostare, in

modo anche questo ineditoprima, l’universo dei consu-mi e delle mode che lo carat-terizzano alle rivendicazionidi nuovi diritti.La repressione delle manife-stazioni fu dura e brutale,numerosi furono i feriti e gliuccisi nelle piazze, che diven-nero immediatamente inuovi martiri di un nuovomodo di intendere un antifa-scismo che non si limitava adessere memoria del passato,ma si riproponeva come indi-rizzo programmatico.L’Autore delle opere,Severino Maccaferri, fu unodei protagonisti di quellaintensa stagione, che ha sen-

tito allora l’urgenza di testimoniarecon l’espressione artistica. Nella pro-posta del suo lavoro e delle sue rifles-sioni, sente quel tempo non già sepol-to tra le pagine di un libro di storia,ma presente e proiettato nel futuro,con il suo carico di emozioni e di atte-se positive, di emozioni e di desideriodi futuro.

*Direttore Istituto Storico"Ferruccio Parri" Emilia Romagna

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L'Antifascismo si mobilitò per difendere la democrazia

La tragica repressione del ‘60 nella grafica di Maccaferri

Luca Alessandrini*

L'inaugurazione della mostra alla presenza dell'autore, dellaPresidente della Provincia Beatrice Draghetti, di Ezio Antonionidel direttivo ANPI e del consigliere regionale Maurizio Cevenini.

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Il livore che continua a manifestar-si nei confronti dei componentidella Brigata autonoma Stella

Rossa e dei partigiani in genere - nonultimo l’articolo apparso sul quoti-diano il Resto del Carlino di sabato 5giugno u.s. dal titolo “Furono cento icivili uccisi dai partigiani” - aveva giàtrovato adeguata risposta nelle parolepronunciate 13 anni fa dal compiantoMonsignor Luciano Gherardi, sepoltoaccanto alla tomba di don GiuseppeDossetti nel cimitero di Casaglia aMonte Sole.Dopo la pubblicazione del libro di donDario Zanini “Marzabotto e dintorni1944” (edito nel 1996), Mons.Gherardi scrisse ai componenti delComitato per le Onoranze dei Cadutidi Marzabotto, del quale egli continuòa far parte fino alla sua morte in rap-presentanza della Curia bolognese, perstigmatizzare l’assurda condanna lan-ciata nei confronti del movimento par-tigiano. Ed ancora oggi don Zaninipersiste nell’attribuire ai partigiani laresponsabilità di non aver difeso i civi-li di fronte al massiccio rastrellamentostrategico compiuto dai tedeschi cheintendevano mantenere una zonanevralgica per la difesa e per garantir-si una via per la fuga.Come è noto la guerriglia partigiana,oltre che nelle mancate condizioni,non adottava la strategia della “guerradi trincea”, ma questo non impedì lamorte di 234 combattenti della “StellaRossa” caduti nel corso della Lotta diLiberazione.Pertanto riproponiamo quelle paroledi Mons. Gherardi che hanno mante-nuto tutta la loro attualità, senza nullaaggiungere per non alimentare unapolemica fine a stessa.

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Il severo giudizio di Mons. Gherardi

“Insistente, ripetitivo, con toni da Catone ilcensore, don Dario Zanini continua ainveire contro gli uomini che fra il Setta eil Reno, negli anni ’43 – ’44, imbraccia-

rono il fucile in difesa di un territorio, cheera diventato l’omologo del Piave nel ’15 -’18. Erano i ragazzi che, rifiutando diarruolarsi nelle brigate nere, si erano datialla macchia fra i boschi di casa e, conrischio della vita, si battevano per la liber-tà. La letteratura mondiale ama chiamare“resistenza” questa battaglia condotta convecchi fucili contro le S.S. e le brigate neredel fascismo asservito agli sgherri di Hitler.Ed era un’impresa estremamente rischiosa,che si assuefaceva ai metodi della clandesti-nità, non senza l’aiuto della propria gente.Le comunità e i pastori, inevitabilmentecoinvolti nel turbine di quel tragico autun-no, condivisero fatiche e sofferenze inenar-rabili, e posero le premesse dei diritti umanie dei valori che fondano la carta costituzio-nale su cui si regge ancor oggi la penisolaitaliana.Su questa piattaforma etica e sociale oggi lanostra patria si accinge a far parte dellanuova Europa, nella prospettiva di un’eradi pace, in cui sia bandita ogni forma diguerra e di scontro fratricida.In tale contesto storico diventa veramenteincomprensibile la polemica, unilaterale eviscerale, condotta da chi – in contrasto conl’asserita volontà di riconciliazione – si faportavoce di una diatriba esasperata, checoloro che erano giovani negli anni ’40stentano a capire; e che è assolutamenteincomprensibile alle nuove generazioni.L’auspicio comune è che uno zelo così fiam-meggiante sia dispiegato per miglior causa;e l’eloquenza dell’uomo dai capelli bianchitrasmetta il testimone della solidarietà fra-terna agli uomini del duemila.”

Il Presidente dell’ISREBO prof.Andrea Marchi ha dichiarato in propo-sito a questa vicenda che “don DarioZanini può esternare tutti i giudiziche vuole sulla strage di Marzabottoma non è opportuno che faccia partedel Comitato per le onoranze alle vit-time di Marzabotto poiché attribuiscela responsabilità dell’eccidio proprio aipartigiani che del Comitato fannoparte. Ha sbagliato dunque il comunedi Monzuno a nominarlo in questoconsesso”.

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È infine il caso di ricordare all’imme-more don Zanini l’ingloriosa conclu-sione di un precedente capitolo dellasua ossessione. Fu quando, appioppan-do nel libro citato accuse infamantiquanto prive di fondamento al parti-giano della “Stella Rossa” GuidoTordi, venne chiamato a rispondernein sede giudiziaria per diffamazione.Nell’udienza di conciliazione dellacausa civile (maggio 1998) ammise diavere scritto il falso, chiese scusa all’of-feso e dovette pagare un congruo risar-cimento, oltre a provvedere alla pub-blicazione del relativo testo.

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RESISTENZAOrgano dell’A.N.P.I. Provinciale di BolognaVia della Zecca n. 2 - 40121 BolognaTel. 051.231736 - Fax [email protected]

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Segretario di redazioneAntonio Sciolino

Con la collaborazionedi Cooperativa Manifesta

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L’ossessione infinitadi don Dario Zanini

William Michelini

Dichiarazione rilasciata daMons. Luciano Gherardi.Dattiloscritto con correzioni apenna, 1997, conservato pres-so l’archivio del ComitatoRegionale per le Onoranze deiCaduti di Marzabotto.

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