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Renata Arlotti OFFICIAL REVIEWS

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Page 1: Renata Arlotti · Roncalli), Op. 180 di Castelnuovo-Tedesco seguono Suite Valenciana, Collectici Intim e Suite de Homenajes del compositore spagnolo Vicente Asencio, brani che i rispettivi

Renata ArlottiOFFICIAL REVIEWS

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non è proprio possibile confonderlocon gli altri suoi colleghi dell’epo-ca e questa, com’è noto, è unaqualità assai ambita da qualsiasi mu-sicista. Certo è uno spirito un po’naïf, ma questo suo aspetto cosìguascone, sfrontato, spericolato, qua-si spudorato nell’ostentazione del-le sue qualità lo ammanta addirit-tura di una vena di simpatia. E,ammettiamolo, dopo una iniziale ecomprensibile perplessità questo at-teggiamento alla fin fine non è poicosì spiacevole e fastidioso e col-pisce non poco: è facile immagi-nare le reazioni del pubblico di al-lora che, come abbiamo ricordato,adorava essere stupito da questogenere di esibizioni.

Indubbiamente Marcello Fantonisi è veramente scelto una gran bel-la gatta da pelare nel decidere diregistrare queste opere. Inoltre, aldi là delle enormi complessità tec-niche, esiste anche un altro pro-blema nell’affrontare un repertoriocosì particolare. Sappiamo bene chenella letteratura chitarristica nonmancano lavori di impervia diffi-coltà, nell’Ottocento come nelNovecento, ma quasi sempre que-ste musiche possono essere ese-guite e risolte da più punti vista,magari con un uso versatile delfraseggio o intervenendo sulle di-namiche o sull’agogica, o ricercandoapprocci stilistici volti a rifuggirela rigidità e la meccanicità spessoin agguato nei momenti più osti-ci. Con Legnani tutto ciò non èche sia impossibile, ma è purtropposcarsamente realizzabile. La sua mu-sica, insomma, va eseguita esatta-mente così com’è scritta e senzatentare di dissimulare o smorzareil suo tecnicismo dirompente: an-zi, se vogliamo che funzioni e ot-tenga dei risultati convincenti bi-sogna impiegare proprio lo stessopiglio funambolico, lo stesso spet-tacolare virtuosismo e, se voglia-mo, anche lo stesso atteggiamen-to guascone. Piaccia o non piac-cia, questo è Legnani e altro nonsi può fare, pena snaturare com-pletamente lo spirito delle sue

opere. Certamente ci voglionoqualità tecniche superiori: velocitàe agilità, disinvoltura e facilità as-solute nonché una buona dose dicoraggio e sfrontatezza. Ebbene,Fantoni possiede tali caratteristichee proprio per questo riesce pie-namente nella realizzazione diquest’impresa. Certo, in quel veroe proprio turbinìo di suoni eseguiticon una velocità a rotta di collo,qualcosa inevitabilmente finisce sem-pre per scappare (qualche notapoco pulita o percepibile qua, unrumore di troppo là, ecc.) e, inol-tre, l’esatta percezione della metri-ca e del tactus in quei momenticosì intricati, specialmente nei pas-saggi di prolungata estensione, avolte risulta un po’ compromessa.Ma questo aspetto, come abbiamoosservato in precedenza, è pur-troppo tendenzialmente presentenelle partiture di Legnani, per cuil’interprete finisce inevitabilmenteper esserne un po’ coinvolto.

Per concludere, a prescindere dalfatto che tale repertorio sia di gra-dimento o meno, l’arma vincentedi questi due interessantissimi CD

è che, portando all’ascolto nume-rosi brani praticamente mai ascol-tati, ci permettono finalmente diformare un’idea dello stile, dei mec-canismi compositivi e della perso-nalità – indubbiamente assai spic-cata – di Legnani.

Marco Riboni

Renata ArlottiCastelnuovo-Tedesco, Asencio:Suites and HomagesSTRADIVARIUS, STR 37079, 2018

Vi sono alcune zone del nostrorepertorio che sono fortemente con-notate da un carattere scuro, in-troverso, riflessivo e introspettivononché intenso, profondo e deci-samente colto. L’esatto contrariodell’immagine popolare, sanguignae un po’ oleografica tanto cara ediffusa al di fuori del nostro am-biente, oppure di quella caratte-rizzata da un melodismo commer-ciale e accattivante e da effetti vi-

tuosistici, frivola e superficiale fin-ché si vuole ma invariabilmentestrappa-applausi del pubblico. Ilprogramma presentato dalla bravaRenata Arlotti è proprio l’esattoopposto di tutto ciò e va invece acollocarsi nell’area stilistica cui ac-cennavamo all’inizio. Si tratta dimusica molto difficile da eseguireanche se non concede nulla al vir-tuosismo, difficoltà presente anchenell’ascolto che necessita di un pub-blico colto, attento e sensibile. Leopere di Mario Castelnuovo-Tedescoe Vicente Asencio meritano atten-zione, concentrazione, partecipa-zione e fors’anche empatia. Incambio, però, garantiscono un ap-pagamento artistico e intellettualeestremamente gratificanti. Come det-to, le difficoltà che l’esecutore de-ve vincere, pur non essendo par-ticolarmente evidenti all’orecchiomeno esperto, sono a volte quasiproibitive. Tra l’altro, a volte lemusiche furono pubblicate senzaalcun aggiustamento, indispensabi-le ad esempio proprio per le ope-re di Castelnuovo-Tedesco: è il ca-so del suo Rondò op. 129, a cuiperaltro il musicista teneva parti-colarmente, che Segovia pubblicònel 1958 con la Schott (ma vennecomposto nel 1946) senza alcunintervento editoriale né diteggiatu-ra. Appaiono quindi assai appro-priate le parole della stessa RenataArlotti nel libretto del cd: “le mu-siche contenute in questo disco, in-fatti, sono anche contrassegnateda ricorrenti difficoltà editoriali eindispensabili revisioni da parte delchitarrista che si cimenta con lo

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studio di questo repertorio: due fat-tori che spesso hanno condottoqueste pagine all’oblìo”. Sempre diCastelnuovo-Tedesco vi sono an-che la bella Suite Escarraman op.177 e la Passacaglia op. 180.Riguardo a Escarraman, ci sembrainteressante ricordare una curio-sità. La prima edizione di quest’o-pera fu pubblicata nel 1958 a NewYork da Ricordi & Co (ma fu com-posta nel 1955) e la diteggiaturadel primo brano era di un talAnsetonius, mentre degli altri cin-que di Siegfried Behrend. Ebbene,Ansetonius altro non è che l’acro-nimo sillabico di Andrés Segovia yTorres con l’aggiunta di un suffis-so latino: Segovia evidentemente siera voluto celare dietro a unopseudonimo per rispettare i propriimpegni contrattuali con la Schott.Lo zampino di Segovia c’è anchenella Passacaglia che egli infatti ri-chiese nel 1956: avendone ricevu-ta una particolarmente brutta daun ignoto compositore, chiese almusicista fiorentino di farne inve-ce una lui, sicuro che le cose sa-rebbero andate molto meglio. Ilbrano fu poi pubblicato dalla Bèrbensolo nel 1979.

Assai diverso è invece lo stiledelle musiche di Asencio qui re-gistrate, pur rimanendo anch’esseall’interno di quella particolare ten-denza coloristico-espressiva citataall’inizio di questo scritto. Rispettoa Castelnuovo-Tedesco, in Asenciovi è una maggiore aderenza sia al-le tematiche folkloriche, sia alla mu-sica contemporanea, pur rimanen-do in quest’ambito sempre nell’al-veo della tonalità. Queste caratte-ristiche sono pienamente presentinella Suite Valenciana (Bèrben,1973), un affettuoso omaggio delcompositore alla sua terra. Curiosesono le vicende editoriali deiCollectici Intim: questa splendidae suggestiva composizione fu scrit-ta fra il 1965 e il 1970 per NarcisoYepes (che la incise nel 1972 perla Deutsche Grammophon) ma fupubblicata solamente nel 1988, no-nostante avesse avuto una certa

notorietà forse proprio a causa deldisco di Yepes (Música Catalana).Più o meno la stessa cosa accad-de per l’altrettanto ispirata e riu-scita Suite de Homenajes, i cui trebrani, gli omaggi a DomenicoScarlatti, Manuel de Falla e FedericoGarcía Lorca, furono composti frail 1947 e il 1950 ma videro le stam-pe con la Schott solo una quindi-cina di anni dopo, ossia nel 1964.

E veniamo ora all’interpretazio-ne di Renata Arlotti. Bene, il suoesordio discografico (perché di que-sto si tratta) non poteva avveniresotto crismi migliori: programmaeccellente e assai elegante; musi-che poco eseguite (e quindi ulte-riormente appetibili e interessanti)e ottimamente suonate; presa disuono molto buona (seppur conun livello di registrazione un filobasso) e, last but not least, casadiscografica ottimamente distribui-ta. L’unico neo che abbiamo ri-scontrato consiste nella povertà del-le note illustrative nel booklet delcd: le notizie biografiche degli au-tori sono un po’ stringate, mentreriguardo ai brani registrati non viè nessuna informazione. Per ca-rità, un libretto di accompagna-mento non deve necessariamenteessere un forbito saggio storico-critico, ma almeno le date di com-posizione dei pezzi si potevanoaccludere. La chitarrista sarda sicimenta brillantemente con unprogramma che, come detto, è diuna difficoltà tanto ostica quantopoco vistosa, sia tecnica che in-tellettuale.

L’interpretazione di Renata Arlottiè affascinante e, a differenza dimolti interpreti suoi coetanei, nonostenta mirabilia tecniche né cor-rivo virtuosismo (peraltro assoluta-mente non voluto da autori cosìimportanti e illustri). Il vero vir-tuosismo è invece nelle qualitàmusicali, in particolare nella ric-chezza timbrica, nella squisita ele-ganza di suono e fraseggio non-ché in una profondità di pensieroperfettamente in asse con il bel-lissimo repertorio eseguito.

Fortunatamente alcuni giovani in-terpreti si stanno rendendo contoche ormai suonare più forte e piùveloce che si può – la cosiddetta“sindrome del concorsista” – ormainon basta più (finalmente!): la mu-sica non è una gara di forza, ve-locità o esibizionismo ma arte, cul-tura e, soprattutto, emozione.

Marco Riboni

Luigi AttademoA Spanish PortraitMusiche di Arcas, Llobet, Tárrega,Cano, Manjon GranadosBrilliant Classics 95702, 2018

Nell’accordo di Mi minore cheapre il CD c’è già tutto un mondo,fascinoso ed arcano, di suoni e dicolori. La Torres SE122 del 1888accordata a 428 Hz che LuigiAttademo abbraccia con slancio epassione risponde con le sue ar-moniose corde in budello e svelafin da quel primo accordo antichieppure nuovi mondi sonori. Il sen-so dell’operazione artistica diAttademo ci sembra proprio que-sto, proporre pagine ispaniche no-te e meno note del tardo Ottocentoo del primissimo Novecento attra-verso i suoni che a quell’epoca ap-partenevano.

Il lettore avrà probabilmentegià capito dal mio esordio che que-sto disco mi ha letteralmente con-quistato: al di là dell’interesse perle rarità registrate, come appuntoil primo brano di Arcas – Variazionisul “Paño Moruno”, celeberrimacanzone popolare immortalata an-

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Stradivarius è lieta di presentare

M a r i o C a s t e l n u o v o - T e d e s c o V i c e n t e A s e n c i o

Quando il talento incontra la devozione nei confronti dell’espressione artistica e uno stru-mento in particolare vince l’attenzione di una giovane ragazza, questa combinazione dipreziosi fattori ospita l’inizio di una vita dedicata a tale strumento. Oscar Ghiglia

Il cd Suites and Homages di Renata Arlotti offre, con personale forza lirica e linguaggiocolorato, un fascinoso viaggio musicale nelle composizioni per chitarra di due autori delNovecento, Mario Castelnuovo-Tedesco (1895-1968) e Vicente Asencio (1908-1979).Frutto di anni di passione e vicinanza ideale con la musica del XX secolo, come illustrala protagonista, la pubblicazione avvicina con un dialogo eclettico e raffinato il mondocreativo dei due compositori per un suggestivo affresco sonoro affidato alla talentuosa e-secuzione dell’artista. A Rondò, Op. 129, Escarramán, Op. 177 e Passacaglia (Omaggio aRoncalli), Op. 180 di Castelnuovo-Tedesco seguono Suite Valenciana, Collectici Intim eSuite de Homenajes del compositore spagnolo Vicente Asencio, brani che i rispettivi autorihanno dedicato a personalità musicali del passato e del loro presente, qui riuniti in unatavolozza densa di evocazioni poetiche e musicali.

Stradivarius, Via Sormani, 18 - 20093 Cologno Monzese (MI) - ItalyTel. +39.02.25396575 e-mail: [email protected]

www.stradivarius.it

STR 37079

Renata Arlott i guitar

Mario Castelnuovo-Tedesco (1895-1968)

Rondò, Op. 129Escarramán, Op. 177Passacaglia (Omaggio a Roncalli), Op.180

Vicente Asencio (1908-1979)

Suite ValencianaCollectici IntimSuite de Homenajes

Suites and Homages

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Data aprile giugno 2018

Pagina 36

Autore Ermanno Brignolo

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