religione nordica...nati dal sacrificio di ymir. questi mondi sono: Ásaheimr, mondo degli Æsir,...
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A.S. 2016/17- CLASSE 1^C – Andrea Antonioli, Valeria Bekhit, Sara Padulazzi
RELIGIONE NORDICA
Con mitologia nordica si fa riferimento all’insieme dei miti appartenenti alla religione tradizionale
pre-cristiana dei popoli scandinavi. Per la maggior parte dell'età vichinga venne
trasmessa oralmente e le nostre conoscenze al suo riguardo sono principalmente basate su testi
medievali (in particolare le due versioni dell'Edda, testi in norreno).
COSMOGONIA
YMIR E LA CREAZIONE DI MIDGARAR (LA TERRA DI
MEZZO)
Ymir (chiamato anche Aurgelmir ) è stato il
primo gigante del ghiaccio e il primo essere, nato al
principio del tempo, nel mezzo del Ginnungagap,
abisso cosmico che esisteva prima della creazione. Era
saggio ma anche malvagio, come furono tutti i suoi
discendenti e le sue dimensioni erano enormi, al
punto da ricoprire quasi tutta la terra. Mentre Ymir
dormiva, dal suo sudore si generò la razza dei giganti, orrendi e malvagi. Sotto il suo braccio sinistro
nacquero un uomo e una donna e dalle sue gambe si originò un figlio con sei teste. Insieme ad Ymir
nacque la mucca chiamata Audhumla, dalle cui mammelle scorrevano quattro fiumi di latte, da cui
Ymir trasse il suo nutrimento. Il primo giorno, verso sera, Audhumla portò alla luce i capelli di un uomo, il
giorno dopo la testa e il terzo giorno tutta la persona. L'uomo si chiamava Búri ("il generante"), il quale
generò un figlio chiamato Borr ("il generato"), il quale prese in moglie Bestla: ebbe da lei tre figli. Il
primo si chiamava Odino, il secondo Víli e il terzo Vé
BURì
BORR BESTLA
ODINO, VìLI, VE
Un giorno i tre figli di Borr uccisero Ymir e nel suo sangue affogarono tutti i giganti che da lui erano discesi.
Unico a salvarsi fu colui che i giganti chiamavano Bergelmir, il gigante che era nato dai piedi di Ymir.
Bergelmir e sua moglie si salvarono dal massacro e ripararono lontano. Da loro sarebbero discese le stirpi dei giganti di ghiaccio.
Odino e i suoi fratelli usarono il corpo di Ymir per creare Midgarar al centro del Ginnungagap. La sua carne
divenne la terra, il suo sangue formò i laghi e i fiumi, con le sue ossa furono erette montagne, i suoi denti e i frammenti rimasti delle sue ossa divennero pietre, dai suoi capelli derivarono gli alberi e le larve della sua
carne originarono la razza degli gnomi, progenitori dei nani e degli Elfi. Gli dèi posero il suo teschio
sopra il Ginnungagap e crearono la volta celeste, sostenuta da quattro nani: Norðri, Suðri, Austri e
Vestri (dai nomi dei quali derivano quelli dei moderni punti cardinali). Odino allora creò il vento
sistemando uno dei figli di Bergelmir, sotto forma di aquila, alla fine della terra e tirò nel cielo i pezzi
del cervello di Ymir che diventarono le nuvole.
Odino in seguito sposa ,secondo la cosmogonia, due mogli: Frigg, da cui ha Hoor, Baldr e Hermoor; e Joro, da cui ha Thor e Meili. L'ALBERO COSMICO: YGGRDRASILL
Alcuni dicevano fosse un frassino, altri invece un tasso o una quercia. Il suo nome significa con ogni
probabilità "cavallo di Yggr", dove "cavallo" è metafora per "forca", "patibolo", mentre Yggr è uno dei tanti
nomi di Odino. Il riferimento è al mito secondo cui Odino,
alla ricerca della sapienza superiore, rimase appeso per nove
giorni e nove notti all'albero cosmico, sacrificando così "sé
stesso a sé stesso".
Il frassino Yggdrasill sorregge con i suoi rami i nove mondi,
nati dal sacrificio di Ymir. Questi mondi sono: Ásaheimr,
mondo degli Æsir, Álfheimr, mondo degli elfi, Miðgarðr,
mondo degli uomini, Jötunheimr, mondo dei giganti
(Jötunn), Vanaheimr, mondo dei Vanir, Niflheimr, mondo
del gelo (o della nebbia secondo altre versioni),
Múspellsheimr, mondo del fuoco, Svartálfaheimr, mondo
degli elfi oscuri e dei nani ed Hel, mondo dei morti. Questi
nove mondi costituiscono l'intero universo.
Immenso, Yggdrasill sprofonda sin nel regno infero, mentre i
suoi rami sostengono l'intera volta celeste.
Oltre a questa, alle radici di Yggdrasill vi sono altre due fonti: quella Mímir (Mímirbrunnr, Fonte di Mímir),
situata nel mondo dei giganti, cela la sapienza e dove, per potervi bere, Óðinn dovette cedere uno dei suoi
occhi che da allora è conservato nella fonte stessa; la seconda fonte è quella di Urðr (Urðrbrunnr, Fonte di
Urðr o Fonte del Destino), situata nel mondo degli Æsir e da dove le tre Nornir, tessendo il destino (Urðr,
germanico: Gaefa) attingono argilla bianca e acqua fresca con cui cospargono il tronco di Yggdrasill, per
impedire che si secchi e muoia.
L'albero Yggdrasill è il luogo dell'assemblea quotidiana degli Dèi che vi giungono cavalcando il ponte di Bifröst
(l'Arcobaleno), vigilato dal dio Heimdallr.
Altro nome dell'albero cosmico è Mímameiðr ("albero di Mími"). Inoltre con Yggdrasill è forse da identificare
Léraðr, l'albero che sorge di fronte al Valhalla.
Animali di Yggdrasill
L'albero è attorniato da diversi animali, che lo proteggono, che ne traggono vita, o che lo minacciano. Sulla
sommità sta un'aquila, e posato tra i suoi occhi, un falco di nome Veðrfölnir. Quattro cervi balzano tra i rami,
mangiandone le foglie: Dáinn, Dvalinn, Duneyrr, Duraþrór. Le radici di Yggdrasill sono tormentate da diverse
serpi, e tra queste vi è Níðhöggr, che costantemente si scambia male parole con l'aquila che sta sul vertice
dell'albero. Emissario tra i due animali è un velocissimo scoiattolo, di nome Ratatoskr.
Sulla cima di Yggdrasill sta altresì Víðópnir, gallo dorato il cui canto annuncerà il Ragnarök, la fine del mondo.
Interpretazioni della simbologia
● è fonte della vita, delle acque eterne, è l'albero che dà la vita;
● è fonte del sapere, è all'origine della sapienza di Óðinn;
● è fonte del destino predisposto dalle Nornir: la sorte degli dèi e degli uomini è indissolubilmente vincolata
a questo albero.
DIVINITA’
Odino Thor Loky Tyr Hel Frigg Joro Baldr Hoor Hermoor Meili Vè Vilì Víðarr
Di alcune di queste divinità indicheremo le principali caratteristiche:
ODINO è la divinità principale, personificazione del sacro del
"totalmente alto", a un tempo il principio dell'universo .
Nella mitologia eddica Odino è il principale rappresentante della classe
di divinità dette Asi, ed è associato alla sapienza (visione del sacro),
all'ispirazione poetica, alla profezia, alla guerra e alla vittoria. La sua
lancia si chiama Gugnir, e il suo destriero a otto zampe, Sleipnir.
Spesso viene inoltre definito "Padre degli Dèi" o "Padre del Tutto".
Odino guiderà gli dèi e gli uomini contro le forze del caos nell'ultima
battaglia, quando giungerà il Ragnarök, la fine del mondo, nel quale il dio sarà ucciso, inghiottito dal
temibile lupo Fenrir, per essere immediatamente vendicato da Víðarr, dea della vendetta, che ne lacererà le
fauci dopo avergli piantato un piede nella gola.
LOKY
Loki nella mitologia norrena era il dio della grande astuzia, ingegnoso inventore
di tecniche, paragonato ad altre divinità ambigue aventi il ruolo del trickster
(giullare).
Era infatti una figura molto ambivalente nel pantheon norreno, in taluni miti è
dalla parte degli dei (e spesso essi si cavano d'impaccio grazie alla sua grande
astuzia), in altri è colui che attenta all'ordine cosmico, ingannatore,
attaccabrighe, temibile e camaleontico, a volte maligno. La sua figura in questo
secondo caso, è spesso delineata come un personaggio intento ad architettare
inganni e cospirazioni, senza mai agire di persona.
Loki è la figura centrale del poema chiamato Lokasenna, che fa parte dell'Edda poetica. In questa opera gli
dèi tengono una festa a casa di Barley ("malto"). Loki, dapprima invitato alla festa viene scacciato per i suoi
modi fastidiosi. Rientrato in un secondo momento nelle sale del banchetto, si scontra in un serrato scambio
di insulti con tutti gli dèi presenti, ai quali vengono rinfacciati i propri vizi dal dio ingannatore. Ultimo scontro
è tra il dio Loki e il dio Thor, il quale prevale con la forza bruta,
mettendolo in fuga. Raggiunto dagli Asi, Loki viene giudicato per la morte
di Baldr, e da essi condotto in una grotta e incatenato a tre pietre appuntite.
Un serpente sospeso al di sopra della sua testa cola veleno sopra il suo
volto, e lo brucerebbe se Sigyn (sua moglie, il cui nome significa fedele) non
raccogliesse le gocce in un bacile. Ma quando il bacile è pieno e Sigyn si
allontana per svuotarlo, il liquido di fuoco del veleno fa urlare e scattare
Loki, i cui sussulti violenti producono i terremoti.
LOKI ASSISTITO DALLA MOGLIE
I FIGLI DI LOKY
I figli di Loky sono il lupo Fenrir, il serpente del mondo Midgardsormr e la dea Hel. Egli ha anche, grazie al suo
polimorfismo, generato il cavallo ottupede di Odino.
TYR
Týr era il dio della guerra, della giustizia e del diritto, dato che si presenta come il
modello di guerriero maturo ed esperto, più riflessivo e pronto al sacrificio personale.
L'Edda poetica lo descrive come figlio di Hymir, mentre nelle tarde edizioni dell'Edda in
prosa si afferma che fosse figlio di Odino.
Il nome Týr significa "dio".
Týr (chiamato anche il monco) secondo una prima versione, combatte contro Fenrir, il
lupo infernale, offrendogli un braccio da sbranare (e che così perde per sempre) per
riuscire a farlo avvicinare a sufficienza affinchè potesse essere legato e catturato dagli
dei.
Si narra infatti che il lupo Fenrir, figlio del dio Loki e della gigantessa Angrboda, stava
minacciando talmente gli Æsir da indurli a incatenarlo in un luogo distante, con la scusa
di volerlo sottoporre a una prova di forza. Però, nonostante l'opera dei fabbri di Odino,
per ben due volte il possente lupo riesce a liberarsi dalle catene, costringendo Odino al
ricorso delle arti dei nani che vivevano nella foresta degli elfi oscuri. Il sommo dio
prepara un laccio, solo in apparenza fragile, e sfida nuovamente il lupo alla prova. Esso,
subodorando una trappola divina, pretende a mo' di pegno una mano tra le sue fauci,
durante l'incatenamento. Si sacrifica proprio Týr per la causa divina, perdendo così il
braccio ma consentendo, almeno, l'immobilizzazione del feroce lupo.
THOR
Thor è noto come il dio del tuono. La mitologia norrena è
ricca di racconti sulle sue gesta e sulle sue lotte contro
i giganti. Il nome "Thor" deriva dal germanico Thunraz, cioè
"fulmine", “tuono”. Rappresenta il dio (e l'uomo) che possiede
con l'"arma" divina,
la "virtù", ossia la "vista" del principio cosmico. Mentre
Odino era considerato re degli dèi, Thor era un po' più il
dio degli uomini, infatti era molto amato
dagli scandinavi, probabilmente più di Odino, tanto che
i Vichinghi si definivano Popolo di Thor. Thor
presentava due aspetti della personalità prominenti: il
gigante brutale e la bonarietà. Il suo potere era
aumentato da tre oggetti che lo rendevano quasi
invincibile: una cintura che raddoppiava la forza di chi
la indossava, un paio di guanti di ferro e il leggendario
martello Mjöllnir, strumento usato per colpire i nemici,
dal funzionamento analogo a quello di un boomerang,
che simbolicamente rappresentava il fulmine e
preannunciava le piogge. Nel corso del Ragnarök, Thor
ucciderà Jörmungandr, il serpente ma sarà poi
ammorbato dal suo soffio velenoso e farà solo nove passi prima di cadere a terra morto.
HEL
È la dimora della regina dei morti Hel, e da questo
prende il nome. La regina ha un aspetto
raccapricciante, dal colorito parzialmente
cadaverico, viene descritta come una donna in
qualche modo duplice: con metà viso nero o
cadaverico e l'altra metà normale. Hel ha due
servitori: Ganglati (pigro) e Ganglöt (sciatta). Hel
esce raramente sulla terra, ma quando lo fa porta
sventura e malattia. Hel abita in un palazzo privo di
qualunque agio, e dorme su un letto dal nome
"giaciglio di morte". Hel è il regno più basso e infero
di tutti i mondi, ed è descritto come una landa oscura
e gelata, sferzata dal vento e battuta dalle piogge.
La popolano le ombre delle persone che si sono
macchiate di gravi colpe (tradimento, assassinio),
ma anche le anime di coloro che sono morti senza
gloria o di malattia.
Per i malcapitati destinati all'inferno, la prima tappa è una caverna buia e profonda alla
cui guardia vi è il terribile cane Garmr, dal petto contrassegnato da vistose macchie di
sangue umano, superato il quale il percorso in discesa costeggia il fiume
sotterraneo Gjöll, nelle cui acque scorrono lame di spade. Si accede al regno di Hel
tramite il Gjallarbrú, il ponte d'oro che scavalca il fiume. A guardia di tale ponte vigila
la fanciulla chiamata Móðguðr. Oltre vi è Nástrandir, la spiaggia dei cadaveri,
destinata ad ospitare gli assassini e gli adulteri, la cui pena consiste nell'essere sbranati
da un dragone; non lontano si aprono i cancelli di Helgrind, che conducono alla dimora
della regina Hel. Tale dimora ha le pareti e il tetto fatto di dorsi di serpenti intrecciati,
le cui teste sputano veleno verso l'interno. In un luogo separato, detto Náströnd, le
anime degli assassini e dei traditori vengono torturate allo scopo di costruire la
nave Naglfar (Nave di Unghie) che dovrà trasportarli verso l'epica guerra contro le
forze della Valhalla
VALHALLA
Nella mitologia norrena, il Valhalla o Valalla (anche Walhalla o Valhǫll) è uno dei palazzi
dell'Ásgarðr e residenza dei morti gloriosamente in battaglia, gli einherjar; lo stesso
termine significa, appunto, "sala dei morti in battaglia" ("Val", "morto in battaglia", e
"hǫll", da cui deriva il termine germanico moderno "halle", sala, entrata, padiglione).
Secondo la tradizione chi muore da eroe viene scortato dalle Valchirie nel Valhalla dove
viene accolto da Bragi.
Il Valhalla è descritto come un'enorme sala con 540 porte, muri fatti con le lance dei
guerrieri più valorosi, tetto fatto di scudi di oro su cui sono raffigurate scene di guerra
e panche ricoperte di armature, gli arredi interni costituiti da vesti dei combattenti.
Prima di varcare i cancelli del Valhalla, sorvegliati da un lupo e da un'aquila, i soldati
devono attraversare il fiume Thund.
I guerrieri del Valhalla assisteranno Odino nel Ragnarǫk, lo scontro finale contro i
Giganti. Per prepararsi alla lotta ogni giorno combattono nelle pianure di Ásgarðr,
organizzando giostre cavalleresche, e ogni sera le ferite si rimarginano, le membra si
ricompongono e i guerrieri ritornano nel Valhalla per banchettare con carne di cinghiale
e bere idromele sgorgante dalle mammelle della capra Heidrunn, oltre alle coppe di
birra distribuite dalle Valchirie, aventi nomi propiziatori, quali Hild ("guerriera") e Hrist
("colei che fa tremare"), mentre Odino dall'alto della sua magnificenza, si nutre solo di
un vino speciale.
CONFRONTI CON ALTRE RELIGIONI:
IL MITO INDIANO DI PURUSHA
Il vocabolo significa semplicemente "uomo" o "genere umano", ma inteso in senso personale si riferisce ad
un gigante cosmogonico, dal cui sacrificio trae vita il mondo.Il tema è molto diffuso, ma la particolarità di
questo mito indiano sta nel fatto che da questo gigante primordiale non si generano solo le componenti
fisiche dell'universo (dalla mente la luna, dall'occhio il sole, dalla testa il cielo, dal respiro il vento, e così
via),ma, a differenza del mito delle religioni nordiche,anche quelle sociali: dalla bocca nascono i brahmano
(sacerdoti) , dalle braccia i rajanya (guerrieri), dalle cosce i vaisya (commercianti) e dai piedi i sudra (servitori).
In questo modo la divisione per caste viene fatta risalire alle radici stesse della creazione, come un dato di
fatto intrinseco alla realtà e non modificabile. In un altro mito Purusha si confonde con la figura di Prajapati,
il creato¬re nato da un uovo d'oro emerso dalle acque primordiali. In questa seconda versione, dal corpo di
Purusha nascono, anziché le basi fisiche e sociali del mondo, le capacità dell'uomo: l'udito, il respiro, la mente,
la vista, il linguaggio.
IL MITO CINESE DI PANKU
Così come nella religione nordica, anche nel mito cinese di Panku il mondo è generato dal corpo di un gigante.
Infatti, secondo un mito primitivo cinese, all'inizio del tempo, l'universo aveva la forma di un uovo ( l'uovo
di questo mito ricorda al mito INDIANO di Prajapati).
All’inizio dei tempi il mondo era un gigantesco uovo, immerso nel buio.
Dentro l’uovo dormiva il gigante Panku. Il gigante cresceva e l’uovo rimaneva sempre uguale, così, ad un
certo punto, Panku toccò il guscio e lo ruppe: il contenuto più leggero dell’uovo salì verso l’alto e formò il
Cielo, quello più pesante scese in basso e diventò la Terra. Per fare in modo che cielo e terra non si
riunissero rinchiudendolo ancora dentro all'uovo, per migliaia di anni Panku tenne separati il Cielo e la
Terra, spingendo su il primo con la testa e schiacciando la seconda in giù con i piedi. Quando, soddisfatto
del lavoro, Panku morì, il suo respiro si trasformò in vento e la sua voce in tuono. L’occhio sinistro divenne il
Sole e l’occhio destro divenne la Luna. Le sue braccia diventarono montagne, le sue vene sentieri e strade,
la sua carne terreno per i campi. Il suo sudore si trasformò in pioggia e rugiada, mentre dai suoi capelli
nacquero tutte le stelle del cielo. Infine, gli esseri umani si generarono dalle pulci che vivevano su di lui.
Fu così che, secondo le credenze mitologiche cinesi ed orientali, il gigante Panku creò il mondo.
Fonti: wikipedia