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Regione Abruzzo Azienda Sanitaria Locale n. 2 Lanciano Vasto Chieti RASSEGNA STAMPA Lunedì 9 maggio 2016 www.asl2abruzzo.it facebook.com/asl2abruzzo (clicca su MI PIACE per ricevere gli aggiornamenti) twitter.com/asl2abruzzo

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Regione Abruzzo Azienda Sanitaria Locale n. 2

Lanciano Vasto Chieti

RASSEGNA STAMPA Lunedì 9 maggio 2016

www.asl2abruzzo.it

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Venerdì, 6 maggio 2016

Ospedali col ‘Bollino Rosa’, centinaia di donne a Chieti e Ortona per l’Open Week

Posted By: francesco rapino

Chieti. Centinaia di donne hanno colto al volo l’offerta di visite specialistiche, consulti ed esami gratuiti proposti nei giorni scorsi alla popolazione femminile dagli Ospedali di Chieti e Ortona.

Il “SS. Annunziata” e il “Bernabeo” lo scorso dicembre hanno ricevuto i “Bollini Rosa” dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (ONDa), che certifica gli ospedali italiani più attenti alla salute della donna. «L’Open Week è stato un successo – spiegano i referenti aziendali del progetto, Maria Bernadette Di Sciascio e Fernando Di Vito -. Anche grazie al confronto diretto tra le donne e gli specialisti della Asl, siamo riusciti a avvicinare e far conoscere meglio i nostri servizi di prevenzione e cura».

I dati parlano a Chieti di oltre 50 donne sottoposte a visite per i difetti del pavimento pelvico, prolasso e incontinenza dall’équipe di Franco Frondaroli, presso il Pelvic Center della Clinica Ostetrica e Ginecologica. Sempre nello stesso reparto si è svolto un incontro aperto con le donne per la promozione della salute perineale in gravidanza. Presso il Centro Tiroide, il gruppo guidato da Luigi Vianale e Valeriana Falzano ha effettuato visite ed ecografie tiroidee di cui hanno usufruito ben 152 donne. Presso il Servizio di Dietologia e Nutrizione clinica, di cui è responsabile Maria Teresa Guagnano, 63 donne sono state sottoposte a una valutazione del peso corporeo, con diagnosi e indicazione della dieta più adeguata. ll Servizio di Diabetologia di Ester Vitacolonna ha offerto alle donne in gravidanza un Counselling sul diabete gestazionale. L’équipe della Clinica Neurologica, diretta da Marco Onofrj, ha effettuato valutazioni di screening per il declino neurocognitivo nelle donne over 65 anni.

Buona anche la risposta alle iniziative dell’Ospedale di Ortona: in particolare la Ginecologia Oncologica, diretta da Francesco Fanfani, ha ricevuto tantissime richieste di prestazioni, ben superiori all’offerta preventivata.

La Direzione Aziendale della Asl Lanciano Vasto Chieti esprime un vivo ringraziamento a tutti gli operatori che hanno permesso la buona riuscita dell’iniziativa con il loro impegno e la loro dedizione.

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Venerdì, 6 maggio 2016

Settimana della prevenzione: centinaia di donne a Chieti e Ortona

Redazione 06 maggio 2016 12:10

Centinaia di donne hanno affollato nei giorni scorsi il “SS. Annunziata” di Chieti e il “Bernabeo” per l’Open Week di visite specialistiche, consulti ed esami gratuiti.

I dati della Asl dicono che a Chieti di oltre 50 donne sono state sottoposte a visite per i difetti del pavimento pelvico, prolasso e incontinenza dall’équipe di Franco Frondaroli, presso il Pelvic Center della Clinica Ostetrica e Ginecologica. Sempre nello stesso reparto si è svolto un incontro aperto con le donne per la promozione della salute perineale in gravidanza. Presso il Centro Tiroide, il gruppo guidato da Luigi Vianale e Valeriana Falzano ha effettuato visite ed ecografie tiroidee di cui hanno usufruito ben 152 donne. Presso il Servizio di Dietologia e Nutrizione clinica, di cui è responsabile Maria Teresa Guagnano, 63 donne sono state sottoposte a una valutazione del peso corporeo, con diagnosi e indicazione della dieta più adeguata. ll Servizio di Diabetologia di Ester Vitacolonna ha offerto alle donne in gravidanza un Counselling sul diabete gestazionale. L’équipe della Clinica Neurologica, diretta da Marco Onofrj, ha effettuato valutazioni di screening per il declino neurocognitivo nelle donne over 65 anni.

Buona anche la risposta alle iniziative dell’Ospedale di Ortona: in particolare la Ginecologia Oncologica, diretta da Francesco Fanfani, ha ricevuto tantissime richieste di prestazioni, ben superiori all'offerta preventivata.

I due ospedali dallo scorso dicembre hanno ricevuto i “Bollini Rosa” dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (ONDa), che certifica gli ospedali italiani più attenti alla salute della donna. “L’Open Week è stato un successo - spiegano i referenti aziendali del progetto, Maria Bernadette Di Sciascio e Fernando Di Vito -. Anche grazie al confronto diretto tra le donne e gli specialisti della Asl, siamo riusciti a avvicinare e far conoscere meglio i nostri servizi di prevenzione e cura”.

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CHIETI Domenica, 8 maggio 2016

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LANCIANO Domenica, 8 maggio 2016

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CHIETI Sabato, 7 maggio 2016

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Lunedì, 9 maggio 2016

Cup unico, il caso è da record: 50 telefonate per prenotare una visita

ABRUZZO. Cinquanta telefonate al Cup unico, il centro di prenotazione, per riuscire a prenotare una visita specialistica in convenzione, 50 tentativi andati a vuoto. E’ l’incredibile storia che racconta un nostro lettore e che è finita anche in un reclamo ufficiale alla Asl di Chieti e per conoscenza anche al Ministero della Salute e alla procura. Qualcuno prenderà provvedimenti o darà risposte? Intanto provate ad immaginare di inforcare il telefono per ben 50 volte, con una impegnativa rossa in mano. Il procedimento dovrebbe essere di quelli semplici: due

battute con il telefonista e via, preso l’appuntamento. Invece, oltre i ben noti problemi di riduzione di reparti, servizi e ospedali, bisogna anche avere molto tempo per poter riuscire a curarsi nell’Abruzzo del 2016. Ma non sempre funziona così. Passi qualche attesa di troppo, il centralino magari ingolfato in determinati orari, ma è possibile dover ripetere il numero ben 50 volte prima di vedersi riconoscere il diritto di prenotare una visita? E’ scusabile dover impiegare 5 giorni per una operazione così semplice e un cup unico costato milioni di euro? Tutto parte quando Cesare Augusto De Marco telefona al Cup al numero 800.827.827: selezionando la Asl 2 Abruzzo, il risponditore automatico parcheggia la sua chiamata in attesa; attesa che però dura oltre 10 minuti e termina con un improvviso tu-tu-tu senza aver parlato con alcun operatore. Il risponditore automatico, prima di terminare a vuoto la chiamata suggerisce all’utente di lasciare un recapito telefonico per essere richiamato dagli operatori del Cup. «Sono 5 giorni che tento», racconta il nostro lettore, «provo a chiamare ripetutamente a distanza di 1 ora tra una chiamata e l'altra. Per un totale di circa 40 tentativi. Ma gli operatori del CUP latitano. Nessuno risponde. Nessuno mi richiama al recapito che ho lasciato». Stanco di continuare a tentare invano, dopo 5 giorni di frustrante inefficienza del servizio pubblico ma privatizzato, deciso a pretendere che il servizio di prenotazione in remoto funzioni («in quanto pagato con soldi pubblici, quindi anche miei»), De Marco non si arrende e decide di non andare a prenotare "fisicamente" presso uno dei Cup "fisici" della ASL. «Mi decido di andare a fondo e segnalare la questione». Così si arma di buona volontà ed inizia a contattare i recapiti "amministrativi". E qui inizia la seconda parte dell’odissea con la quarantunesima chiamata: alle 10:55 contatta l’Urp di Chieti ma nessuno risponde. La telefonata numero 41 scatta alle 11: ancora un numero dell’Urp di Chieti ma anche lì non risponde nessuno. Sedici minuti dopo riprova. Niente ancora. Un minuto più tardi stesso numero e finalmente arriva una risposta. «Riesco a parlare con un operatore, sporgo reclamo verbale relativo al non funzionamento del CUP telefonico. Chiedo informazioni sull'azienda vincitrice dell'appalto pubblico di gestione del CUP regionale, informazioni che mi vengono date solo quando richiamo 15 minuti dopo, ovvero dopo aver lasciato il tempo all’operatore di informarsi». L’utente scopre così che il Cup unico è gestito dalla Gpi di Trento. Ma la ricerca non finisce qui: alle 12.04 un’altra telefonata al responsabile dell'Attività di Amministrazione dei Presidi Ospedalieri e la richiesta è sempre quella: conoscere i dati dell'azienda vincitrice dell'appalto pubblico di gestione del CUP regionale. Ma sembra che questa notizia sia molto vicina al segreto di Stato. La responsabile dell’ufficio sostiene di non essere tenuta a dare «certe informazioni» che possono arrivare solo dopo una richiesta scritta. Alle 12.30 ancora una telefonata al Cup, selezionando però l'opzione per parlare con il servizio di prenotazione della ASL 3 Abruzzo (ovvero Pescara): L'operatore risponde. «Chiedo se hanno un qualche disservizio tecnico», racconta l’utente. «L'operatore mi riferisce che il Cup è perfettamente funzionante e che non è a conoscenza di alcun problema. Racconto tutta la vicenda e l'operatore mi passa il suo diretto responsabile. Il responsabile, con malcelato imbarazzo, non sa cosa rispondermi. Chiede scusa. Mi chiede il mio numero di cellulare impegnandosi a richiamarmi dopo pochi minuti per dargli il tempo di cambiare postazione e procedere lui stesso ad effettuare le mie prenotazioni». Nove minuti dopo la telefonata numero 47: «vengo ricontattato dall'operatore del Cup e finalmente dopo 5 giorni di tentativi frustranti e mezza giornata buttata nell'improduttività di ripetute chiamate per cercare di far valere i miei diritti di cittadino che si scontra con una Pubblica Amministrazione inefficiente. Esprimo il mio sdegno per le mille complicazioni, per il Cup inefficiente, il personale non qualificato, la non reperibilità di gran parte dei contatti pubblicati sul sito dell’ Asl di Chieti, l’assenza totale di trasparenza nel reperire dati sulle aziende che hanno in gestione servizi pubblici, il fatto che ho dovuto utilizzare Google e la stampa locale per poter risalire al nome di GPI SPA quale azienda vincitrice dell'appalto di gestione del cup unico regionale».

Alessandra Lotti

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PRIMA ABRUZZO Sabato, 7 maggio 2016

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ABRUZZO Lunedì, 9 maggio 2016

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AVEZZANO Domenica, 8 maggio 2016

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Ict e s 'tátra i nuovisettoriin evidenza

«In Cina ci sono oltre i4 ocittà con più di un milione diabitanti. Non possiamo pen-sare solo a Pechino e Shan-ghai». Alberto Rossi, respon-sabile marketing e analistaCesif Fondazione Italia Cina,mette subito in guardia da unluogo comune: lari cerca dila-vero nel gigante asiatico nonpuò circoscriversi alle duemegalopolipiùnote aiprofes-sionisti occidentali. Più l'eco-nomia del Dragone si evolve epiù si tracciano nuove rotte,anche nella scelta del settore:calano fashion e lusso (si leg-ga l'articolo a fianco), cresco-no manifattura, Ict e sanità.

Proprio l'healthcare po-trebbe essere uno degli sboc-chi più fruttuosi, non solo peril personale medico-sanita-rio in senso stretto: «Pensoanche agli ingegneri biome-dicali e a tutte le sfide della sa-nità digitale: ci sono alcunesocietà che lavorano, in Cina,sulla informatizzazione dellecartelle cliniche. Un settoreche richiede professionistispecializzati ed è destinato acrescere» fa notare Rossi.L'handicap principale, natu-ralmente, è la conoscenzadella lingua.

Il requisito minimo dimandarino per ambire a unaposizione è compreso traHsk5 o Hsk6, equivalenti alCi e al C2 nella conoscenzadella lingua inglese. Uno sco-glio notevole, soprattuttoper chi ha appena iniziato amasticare una lingua che ri-chiede anni per raggiungereun livello discreto.

Rossi riconosce la difficol-tà, ma invita a un distinguo:«Molto dipende dalla sede dilavoro e daltipo di società cheassume. t chiaro che la cono-scenza professionale è un va-lore aggiunto, ma nei gruppiinternazionali si può richie-dere «solo» la padronanzadell'ingleseounaconoscenzaintermedia del mandarino».

RI P EOOUZID NE RISERVATA

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FNOMCEO / È la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri

Guardare al futurBer%o della sanitàMedico, paziente, medicina, Ssn al centro della III Conferenza Nazionale

medici italiani guardano alfuturo: a Rimini, il 19,20 e 21

maggio, metteranno in campoun progetto di mobilitazionedi tutta la professione medicae odontoiatrica che, partendodall'analisi dello sviluppo dellascienza, della società, dei biso-gni di salute delle persone, deisistemi sanitari italiani ed euro-pei, riesca a delineare l'evoluzio-ne del rapporto tra medico, pa-ziente, organizzazioni sanitarie.Sarà infatti il Palacongressidel capoluogo romagnolo adospitare - dopo il Palaterme diFiuggi nel 2008 e Il Salone delleFontane di Roma nel 2010 - laIII Conferenza Nazionale dellaProfessione Medica e Odonto-iatrica, che si intitolerà proprio:"Guardiamo al futuro - qualemedico, quale paziente, qualemedicina nel Sistema SanitarioNazionale?".Tre saranno le direttrici lungo lequali tutte le componenti dellaprofessione - la Fnomceo, Fede-razione degli Ordini dei medicichirurghi e degli odontoiatri,i sindacati, le associazioni, lesocietà scientifiche, insieme aesponenti della politica, gior-nalisti, opinion leader - saran-

no chiamati a orientarsi: unascienza che produca nuoveevidenze, derivate da model-lizzazioni complesse; medicicapaci di vedere e dialogare conla complessità dell'individuo inmodo partecipativo; un sistemaorganizzativo e sociale che creiil contesto adeguato e che siaesso stesso generatore primariodi coerenze di salute."Come medici e come cittadinipossiamo e dobbiamo trova-re il modo di orientarci nellasituazione attuale e prevederegli sviluppi della nostra societàe del nostro sistema sanitario- afferma il presidente dellaFnomceo, Roberta Chersevani- dando risposte adeguate attra-verso una formazione coerentecon la necessità di assicurare

alle persone una sempre atten-ta risposta ai bisogni di salute.La salute è infatti uno dei beniprimari dell'uomo, diritto co-stituzionalmente protetto, e vadifeso e mantenuto':Questa difesa, però, diventaogni giorno più difficile e pro-blematica per l'emergere diobiettivi di natura economicae politica che prevalgono suquelli tradizionali della quanti-tà e qualità delle cure. Per que-sto antagonismo di obiettivi,medici e pazienti sono semprepiù disorientati, preoccupatied impauriti dai possibili effetti

dei cambiamenti che - propostiapoditticamente come miglio-ramento, razionalizzazione,modernizzazione - si risolvonoinvece troppo spesso in spreco,velleitarismo, disagio e frustra-zione. "Non dobbiamo mai di-menticare - continua Cherseva-ni - che, a fronte di un continuoaffastellarsi di leggi e regola-menti, spesso contraddittori, diobblighi impropri, di circolari,di ordini e contrordini, di in-giunzioni burocratiche vessa-torie, la medicina vera risiedenel rapporto medico-paziente.Non cé medicina senza medi-

ci. Non cé sanità senza medici.Non ce salute senza medici':Dopo la giornata inaugurale,nella quale verranno illustratiil contesto, l'evoluzione e i prin-cipi fondanti ella professionemedica e od ntoiatrica, il ve-nerdì i partecipanti si divide-ranno in qua o workshop, per

definire il medico, il paziente,la medicina e l'organizzazionesanitaria del futuro. A Riminisi riuniranno anche il Consi-glio nazionale e l'Assembleanazionale dei presidenti Cao, lemassime espressioni esponen-ziali della professione medica eodontoiatrica.

Roberta Chersevani, presidente della Fnomceo, e GiuseppeRenzo, presidente della Cao

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I trucchi per riuscirea mangiare quandodiventa un problema

a perdita di peso e lamalnutrizione sonomolto spesso sintomistrettamente correlati

all'insorgenza di un tumore etendono ad aggravarsi con lasua evoluzione.

Ti Rapporto 2016 della Favo(Federazione Italiana delle As-sociazioni di Volontariato inOncologia) dedica un interocapitolo alla "emergenza nu-trizionale" dei malati: «Sonoproblemi molto diffusi spie-ga Paolo Pedrazzoli, direttoredel reparto di Oncologia al Po-liclinico San Matteo di Pavia ,in gran parte causati dagli ef-fetti collaterali di chemio e ra-dioterapia o dalle conseguen-ze di interventi chirurgici inva-sivi. E più frequenti in chi siammala di certi tipi di cancro,come quelli di pancreas, eso-fago, stomaco, polmoni o del-l'area testa e collo».

Oltre alla perdita di appeti-to, può esserci una difficoltà adeglutire il cibo, un'ostruzionein un tratto dell'apparato dige-rente, un'alterata capacità didigerire o assorbire i cibi, inaggiunta a ben noti disturbiquali nausea, vomito, diarrea,infiammazioni del cavo orale ead alterazioni del metaboli-smo responsabili di uno "spre-co" di calorie e di massa mu-scolare. Un insieme di compli-cazioni, che porta a dimagrireeccessivamente e provoca de-bolezza e affaticamento.

«Un circolo vizioso che sipuò non solo contrastare, maanche prevenire stabilendo findall'inizio delle terapie un"percorso parallelo" di sup-porto metabolico-nutrizionale

e una sinergia tra oncologo enutrizionista» sottolinea Mau-rizio Muscaritoli, docente diMedicina interna e Nutrizioneclinica all'università La Sa-pienza di Roma.

Bastano, per iniziare, alcunesemplici attenzioni. Il primoconsiglio è mangiare poco maspesso (ad esempio una picco-la porzione ogni due ore nel-l'arco della giornata), se non siriesce a consumare pasti ab-bondanti. Il secondo è teneresempre a portata di manoqualcosa da sgranocchiare, co-me noccioline, patatine, fruttasecca o scaglie di parmigiano,abbastanza leggeri e gustosi.Se si hanno problemi ad ingo-iare, yogurt o formaggio mollepossono alleviare il fastidio.

Ti terzo consiglio è sostituirepiccoli pasti con bevande nu-trienti dolci o saporite e ilquarto mangiare lentamente,masticare bene e riposare do-po ogni pasto. Infine, se l'odo-re del cibo cucinato infastidi-sce, chiedere a familiari o ami-ci di preparare i pasti, oppi-iremangiare piatti freddi presen-tati in modo invitante. Un ape-ritivo o due dita di vino biancosecco prima dei pasti sono unbuon modo per stimolare l'ap-petito. Un bicchiere di buonvino rosso a pasto potrebbeaiutare la digestione. Ultimosuggerimento: l'appetito, si sa,varia anche seconda dell'umo-re. Meglio dunque, approfitta-re dei momenti in cui si è "su"per trattarsi bene e concedersiil piacere di mangiare ciò chepiù è gradito.

V. M.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Oncologia/Cancro Pagina 1

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A tavo a si aiuta a cura delContrastare il calo dell'appetito e la perdita di peso contribuisce moltoall'efficacia dei trattamenti anti-cancro. Ecco i consigli degli esperti

angiare bene può aiuta-re a ridurre la tossicitàdi radio e chemiotera-pia, mettere il malato di

tumore nella condizione migliorepe; aff; optare le terapie, rinforza-re le difese dell'organismo, e con-tribuire a prevenire. le complican-ze post-operatorie, diminuendosia la frequenza sia la durata com-plessiva dei ricoveri.

«Non perdere peso è di crucialeimportanza per poter proseguirele cure anticancro, anche perchémantenere. la massa muscolare ri-duce gli effetti collaterali delle te-rapie spiega Maurizio Muscari-toli, direttore della Nutrizione Cli-nica al Policlinico Umberto I diRoma . Inoltre. è utile a contra-stare la perdita di forza fisica e ladebolezza che spesso derivanodalla battaglia contro il tumore,con un effetto positivo sia fisicosia psicologico. Purtroppo peròquesto aspetto viene ancora spes-so trascurato da medici, pazienti efamiliari, che ritengono inevitabi-le un calo di appetito e di chili».

La malnutrizione in chi com-batte contro queste patologie è unproblema ancora sottostimato,

come dimostrano i dati riportatinel «Rapporto sulla condizioneassistenziale dei malati oncologi-ci 2016», che verrà presentato neiprossimi giorni in occasione dellaGiornata nazionale organizzatadalla Federazione Italiana delleAssociazioni di Volontariato inOncologia.

«Nel 1980 sono usciti i primistudi su perdita di peso e neopla-sie aggiunge Paolo Pedrazzoli,direttore del reparto di Oncologiaal Policlinico San Matteo di Pavia

e da allora è stato largamente di-

per aiutarlo a recuperare chili oquanto meno a rallentare o bloc-care un calo ulteriore rispondeMuscaritoli . Se necessario, poi,si può ricorrere all'aggiunta diprodotti specifici: integratori nu-trizionali totalmente insapori daunire a cibi e bevande (come mi-nestre, sughi, budini, dessert);supplementi nutrizionali orali,cioè bevande già pronte, di varigusti (bilanciate dal punto di vistacalorico, proteico, vitaminico eminerale) acquistabili in farmaciadietro prescrizione e sotto con-trollo medico, da bere a piccoli

c if reII dimagrimento riguarda6 malati su 10 e nel 20%dei casi diventauna «patologia in più»

sorsi, nell'arco di 30-6o minuti,per evitare senso di gonfiore ga-strico e addominale.

« O ancora conclude l'esper-to quando la voglia di mangia-re proprio non c'è, è possibile pre-parare bevande ipernutritive a ba-se di frutta, latte o yogurt e ag-

LeQuando è necessariosi può ricorrere a vari tipidi integratori da uniread alimenti e bevande

mostrato che il deterioramentodello stato nutrizionale influenzanegativamente la sopravvivenzadei malati».

«Ciononostante» puntualizzal'esperto, «il calo ponderale ri-guarda (in Italia, ma anche in Eu-ropa e Usa) 6 inalati su ro e nel 20per cento dei pazienti questo una"malattia nella malattia". Le stra-tegie per contrastare il problemaperò esistono, il primo passo da

fare è semplice: superare la "di-sattenzione" di oncologi e pazien-ti». Resta il fatto che molti malatiproprio non ce la fanno a mangia-re come al solito: c'è chi non ha fa-me e chi si sente sazio dopo unpaio di bocconi; chi ha nausea allasola vista (o perfino l'odore) delcibo e chi si accorge che il sapore.di alcuni alimenti non è più lostesso.

Che cosa si può fare allora? «Siparte dalla prescrizione di unadieta adeguata, con un apportonutrizionale che copra il fabbiso-gno di calorie e proteine che deveessere tarata sul singolo paziente

giungere un integratore calorico oproteico in polvere secondo le do-si suggerite dal medico e attenta-mente diluito. Un cucchiaio di ge-lato può renderla più gradevole eancora più nutriente il tutto. Equesta sorta di frullato può essere.bevuto anche tra un pasto e l'altroe per favorire l'aumento il peso.Infine, nei casi in cui l'alimenta-zione orale non sia sufficiente, sipuò ricorrere alla nutrizione arti-ficiale in ospedale oppure a casa».

Vera Martinella

Oncologia/Cancro Pagina 2

Utente
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li documento

Le nuoveraccomandazionidegli oncologiper la dieta

econdo uno studiocondotto su tutto iIterritorio nazionaledella Società

Italiana di NutrizioneArtificiale e Metabolismo(Siepe) e dell'AssociazioneItaliana di OncologiaMedica (Aiom), oltre il 6o%dei quasi 2 mila pazientivalutati (in media 6oenni)mostrava una perdita dipeso involontaria e più del40% cento risultava arischio di malnutrizione.Alla base di questasituazione sta l'ancorascarsa consapevolezza, daparte di medici e pazienti,che it mantenimento diuno stato nutrizionaleottimale durante e dopo lecure oncologiche è moltoimportante per ü successodelle cure e la restituzionealla vita attiva. Aiom eSinpe hanno così elaboratodelle "Raccomandazioni",in 8 punti , pubblicate nelgennaio 2016, in cuipongono l'accentosull'importanza di unatempestiva valutazionenutrizionale modulata inbase al tipo di patologia eal suo stadio . Mentresconsigliano l'uso di diete"alternative", poiché oltrea non essere supportateda dati scientificamenteprovati , possonocomportare ulterioriproblemi associatial peggioramentodella prognosi.

Se il gusto cambia

Insaporirei piatti facenaouso di spezie e erbe qualirosmarino, basilico e menta

Accompagnare le carni freúcon sottaceti o con salseper renderle più appetitose

be il tè o il caffè disgustano,preferire un infuso rinfrescanteal limone o una bibita gassatafredda come la lirnonatao l'aranciata

V. M.

Oncologia/Cancro Pagina 3

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II Nobel Capecchi:«Nuovi modelli perverificare le cure»

on le nuove conoscenze in ambitogenetico si avranno terapie piùefficaci per diverse malattie» dice alCorriere Mario Capecchi, genetista

dell'Università di Salt Lake City e premio Nobel perla Medicina nel 2007, docente dell'EuropeanSchool of Genetic Medicine di Bertinoro (Forlì),diretta dal professor Giovanni Romeo, dovedomattina (9 maggio) terrà una lezione, mentrenel pomeriggio incontrerà al Teatro Diego Fabbri di

Forlì gli studenti delle scuole medie superiori.« I nuovi trattamenti per diverse forme di cancropossono allungare la vita produttiva anche di diecianni, e non solo per dei mesi, come in passato»»puntualizza il professor Capecchi, che ha messo apunto il gene targetingche consente di modificareun gene bersaglio e studiarne la funzione inanimali da laboratorio.«Si tratta di una tecnica che ha una ricaduta sumolti aspetti della biologia dei mammiferi, inclusi

gli studi su immunologia, neurobiologia, malattiegenetiche e tumori» spiega ancora il premio Nobelamericano di origine italiana. «Con implicazioniper la medicina clinica: perché riprodurre unamalattia genetica umana in animali di laboratorio,permette di studiarne lo sviluppo e verificarel'efficacia delle terapie che mettiamo in atto percercare di curarla».

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d

Ecco i «miracoli» della medicina che i grandi scienziatiper tre giorni hanno spiegato ai vescovi nella sala del Sinodo«La terapia cellulare cambierà la medicina e la società»

di Giuseppe Remuzzi

ai avrei pensato di trovarmi ungiorno in Vaticano nell'aula nuovadei Sinodo (dove si incontrano ivescovi di tutto il mondo) con in-tomo scienziati che parlano di cel-

lule staminali e malati un po' speciali. Gary Hall,per esempio, affetto da diabete, che a dispettodella malattia vince la medaglia d'oro nei 5o me-tri stile libero per ben due volte, prima a Sydneye poi di nuovo ad Atene.

Al Convegno «Cellular Horizons» («Gli oriz-zonti della terapia cellulare: come scienza, tec-nologia, informazione e comunicazione cam-bieranno la società»), Hall strega la platea congarbo e sense of humour e con la grinta di chi hasaputo vincere una sfida impossibile. E adessone ha davanti un'altra, far crescere la sua fonda-zione messa su per raccogliere fondi per la ri-cerca sul diabete giovanile, che un giorno forsesi curerà con le cellule staminali. Questo alme-no è quello che sostengono Henry Anhalt e Jef-frey Bluestone, che nell'aula nuova del Sinodofanno già vedere i primi risultati. Sullo schermoadesso scorrono sequenze di geni, e le corri-spondenti proteine e cellule del sangue che simoltiplicano per poi fagocitare le cellule del-l'autoimmunità.

Nella sua introduzione al Convegno organiz-zato da Pontifical Council for Culture (in ingle-se, perché questo è un congresso per il mondo)

La storia di (lanaA 12 anni, racconta , le trovaronoun tumore incurabile al fegato. Oggiè ancora viva grazie all'analisi del Dnafatta sudi lei e su tutta la sua famiglia

il Cardinale Ravasi - artefice di tutto questo egran cerimoniere - parte da lontano, dai Greci,«da cui dipende tutto quello che è successo daallora a oggi qui in Occidente», e poi fa riferi-mento a Socrate, «una vita senza ricerca nonmerita di essere vissuta» così almeno Platone -nei Dialoghi - assicura di avergli sentito dire.Chi lo anima un incontro così? Chi introduce gliospiti? Chi modera? Tante persone speciali.

Le cellule modificateLa prima è Robin Roberts, quella di «Good

Morning America» della ABC. Adesso sta benis-simo, ma ha passato anni terribili: un cancrodella mammella, di quelli che vanno male, cura-to e guarito grazie a un trapianto di midollo. Ro-bin nel frattempo ha convinto 56.ooo personenel mondo a diventare donatori di midollo. Lasua storia è l'occasione per parlare di certe ma-lattie dei bambini, una volta mortali e che oranon lo sono più. Robin Roberts introduce Ni-cholas Wilkins colpito da una leucemia acuta asoli quattro anni; il trapianto di midollo non èservito e Nicholas è stato curato con le sue cellu-le, prelevate dal sangue e modificate genetica-mente perché potessero combattere la leuce-mia. Missione compiuta, Nicholas sta bene, e sivede. Ma per questo si è dovuto manipolare ilDna. E i Vescovi? Neanche una piega.

La storia più struggente è forse quella di ElanaSimon; a 12 anni le trovano un carcinoma del fe-gato - fibrolamellare, dicono i medici -: nonci sono cure e di solito si muore. Ma per Elana simobilita tutta sua la famiglia di cui si analizza ilDna alla ricerca di varianti che potrebbero avercausato il tumore. Ce ne sono 6oo e si lotta con-tro il tempo: dopo mesi di studio si arriva a x8 epoi a una sola, quella incriminata. E così arrivala cura; c'è anche Elana nell'aula nuova del Sino-do, in gran forma. (Ravasi è affascinato da que-sti medici che smontano e rimontano e poi gua-riscono, come nei miracoli di una volta, e gliviene in mente Democrito che definiva l'uomomikròs kósmos, «ci sono - aggiunge - tantineuroni nel cervello di uomo quante sono lestelle della Via Lattea», come dire che ciascunuomo riassume in sé l'universo intero).

Tutto questo però costa moltissimo, se lopuò permettere solo chi è molto colto e moltoricco. E il cancro dei poveri chi lo cura? In Vati-cano si parla anche di questo. Eugene Gasana eTanya Trippett lavorano per guarire i tumori deibambini dell'Africa; con la loro fondazione so-

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no partite dal Ruanda, adesso lì le cose funzio-nano. Chissà che un giorno non possa succede-re in tutti i Paesi poveri per il cancro ma anche lemalattie rare. Per queste gli scienziati, che sichiedono se quello che finora non hanno sapu-to fare i farmaci lo potranno fare le cellule sta-minali o la terapia genica, mostrano ciò che èstato fatto finora.

Con le staminali si curano già gravi immuno-deficienze e poi certe malattie degli occhi e for-se l'atassia teleangectasica (una patologia del si-stema nervoso) e l'epidermolisi bollosa. Nonmolto per adesso ma è comunque un primopasso, quando una porta si apre anche solo unpochino poi è più facile infilarci dentro qualco-sa e costringerla ad aprirsi del tutto. Quanto alcancro gli scienziati sono convinti che la stradagiusta sia quella di insegnare al sistema immu-ne ad uccidere le cellule cancerose come se fos-sero batteri. Ed è curioso che chi ha avviato que-sta linea di ricerca non sia un immunologo maun chirurgo dei trapianti, Patrick Soon-Shiong,c'era anche lui in Vaticano e ci è stato per tutti etre i giorni.

Sconfiggere il cancroTutto questo però comporta grandissime

competenze, super computer e tecnologia da ca-pogiro, insomma la guerra contro il cancro nes-suno la vince da solo, serve un'alleanza fra acca-demia, industria, fondazioni private e l'impegnodei governi. «Noi ci siamo, assicura il vicepresi-dente Joe Biden, l'America ci prova dai tempi diNixon; il suo sogno, battere il cancro in dieci an-ni non si è realizzato ma adesso siamo vicini».Papa Francesco parla invece di malattie rare e inpochissimi minuti dà agli scienziati un messag-gio importantissimo, forse il più importante ditutto il Convegno: «Grazie per quello che fatema attenzione, prima vengono gli ammalati poiil profitto».

Poco dopo Gregory Stock, professore di Geno-mica a New York, nel dialogare con Nicanor Au-striaco - un frate domenicano che insegna Te-ologia a Princeton - dice apertamente che infuturo gli uomini saranno migliori grazie all'in-gegneria genetica. «Forse», risponde il frate-professore senza alcun imbarazzo, «o forse no».Ma Stock va avanti per la sua strada, con argo-menti molto convincenti (lui è quello del libroRidisegnare l'uomo). È il turno dei grandi filan-tropi, che in Vaticano hanno potuto toccare conmano i risultati della loro generosità e della lorovisione del mondo. Chi erano queste personecosì sensibili ai problemi della salute dell'uomo?Bosarge, Parker, Sanford, Krabbenhoft, tuttiamericani; in questo l'Europa e specialmentel'Italia è indietro e il gap, come si dice, forse è in-colmabile. Gap di sensibilità più che di soldi.

Nessuna pecca in questo Convegno? Una for-se, niente discussione. Ma la scienza era così al-ta, così libera, così povera di pregiudizi, così so-fisticata - e persino così disinvolta fra «profit»e «nonprofit» - che forse è stato un bene. E chisi aspettava tutto questo in Vaticano? (e sì chemolti considerano la Chiesa contro la scienza, latecnologia, il progresso in una parola).

Non si va via dal Vaticano senza un dono.«Che sarà mai? - mi chiedo - Un libro? Un pic-colo ricordo reso unico dalla benedizione delPapa?». No, un anello della tua misura con den-tro un chip che rileva i battiti del tuo cuore, gliatti respiratori, la pressione del sangue, quantohai camminato, quante ore hai dormito, e tantod'altro. I risultati poi li leggi sul telefonino dovec'è un'app apposta per questo.

Grazie don Tomasz (Trafny) per tre giornidavvero indimenticabili.

0 RIPRODUZi.ONE RISERVATA

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Che cosa sonoLe ce lule staminali sono cesu enon specializzate, capaci di replicarsia l'infinito e di' rasformasi In 200a tr; tipi di cellule del cwpo.Questa loro capacitàè oggetto di studioda parte dei ricercatori del sanguecíhe lavorano su comemaìegarla per cuoreáe erminate malattie.1 PstarqnlaIi sonodivise ili quairog'uppi

Fecondazione Spermatozoo

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Cellulestaminali

STAMINALITOTIPOTENTISono i^ gradoc i sv l Llppare un 1-I_er

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Cellulck . Celluledel muscolo del sangue

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Papa Francesco posta sui socialun messaggio scritto a mano

ut a.'_f 1_.,+U ~

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Papa Francesco, nella Giornata delleComunicazioni Sociali, si è rivolto ai 30milioni di follower che lo seguono suTwitter e Instagram postando un messaggioscritto a mano. 0 RIRRODUZ!o,n R,sr_RVe?A

Cellule

121 STAMINALI UNIPOTENTISono In granodl saccializza siin Li, solo t co d cel'ue

Hanno oossibilità di c:ffeenzoz:one nna Irun amS toN,, ristreao.Ta!ISOrroquàc, da cuioriginano sia ; v asi sangl, gnl sla I r.r?cursorl

ne lle tantece'lule drverse áel sanguel

Llobulorosso

"Nel midollo osseo, accanto alle staminali cheproducono le cellule del sangue ve ne sono altre,dette mesenctdmah, che si differenziano soloin cellule dell'osso, della cartilagine e adipose

La differenza

Le ce lule embrionali sono capacidi o velstare tutti essi dell'organsrno

adu to. Sono «°rrmortalr», Caratteristica

cl-re pero si perda nel processo

di specialzzazioneverso 12 linee c-giiiilaricere compongono i diversi tessuti e organi

Lace lla e t sr inali adulte sono mese rnel midollo osseo, nella pelle, nel tessutoadiposo, ne l'intestino, nel cervelloe nel cordone ombelicale. II Toro impiegoapre la strada a l'autot ac ontacI-,e noni i -ne reraple antingettn

13I centriautorizzatidall'Alfaa produrrestaminali

d'Aico

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d i hibe o Scanni

IL MEDICO SIA ANCMAESTRO DI ETICA

E

edici che si fanno timbrare da altrila presenza in ospedale, colleghiconniventi che favoriscono questesituazioni, chirurghi che operano

quando non è necessario, dottori che si fannopagare per favorire i ricoveri, certifica ti diinvalidità accondiscendenti, cartelle alterateper coprire gli errori in ospedale. La cronacane ha riferito non di rado. Certo non sonotutti così e non si può fare di ogni erba unfascio, ma il fenomeno esiste e non può esse-re ignorato. Giusto insorgere per difendere lacategoria, ma bisogna cercare di capire il per-ché e insistere nell'attività di prevenzione.Quando ci si laurea le possibilità sono due: osi vive la professione come servizio nel rispet-to dell' altro e delle istituzioni o,visto che difatto i malati sono soggetti dipendenti e biso-gnosi, si gioca una superiorità onnipotente edevastante che fa spallucce delle regole e del-le persone. E allora non ci si sente in colpa sesi bara sulle presenze in ospedale, se si fannointerventi non necessari, se si certifica il falso,se il denaro diventa l'obiettivo principale. Ildenaro, il carrierismo, il nascondere gli erro-ri, sono alla base di questo fenomeno fortu-natamente ancora limitato. I medici devonoonorare la loro professione con comporta-menti etici, rispettosi dell'altro e delle istitu-zioni verso cui hanno il dovere di essere at-tenti, onesti e di rispettare le regole.

Per evitare le derive della professione, oltreall'impegno individuale, la formazione uni-versitaria deve "battere" sul tasto di un "eticadi responsabilità" che è personale e rispondedi fatti e omissioni. E, oltre al professore uni-versitario, devono diventare maestri di mora-lità il medico di famiglia che ospita un prati-cante o l'ultimo assistente che si trova vicinouno studente del quinto anno, o un onestosindacalista che difende i diritti degli opera-tori e dei malati, o un ricercatore che guidaun'équipe, o il presidente di un Ordine dimedici che insegna la deontologia, o il re-sponsabile di una società scientifica che apreai giovani per farli crescere. Essere maestrosignifica non avere il mito dell'arrivismo e deldenaro, significa insegnare al medico a essereonesto, moralmente ineccepibile e la societàha il diritto di giudicarlo se si comporta male.Milan Kundera ne "L'insostenibile leggerezzadell'essere" dice : «Un medico, diversamenteda un politico o da un attore, viene giudicatosolo dal suo paziente e dai suoi più prossimicolleghi, cioè a porte chiuse, da uomo a uo-mo». Oggi non basta: le porte devono essereaperte.

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Clamidia in aumento in Italiafra i giovani, specie al Nord

' u un campione di 93.400 ragazzi italianianalizzati quasi 8 mila soffrono di Ch-

i 1 lamydia trachomatis, ma sono in au-la percentuale i mento, in generale, i casi di malattiedi ragazzi in sessualmente trasmesse.Italia che soffre L'allarme arriva dagli specialisti intervenutidi Clamidia i al Congresso «Qualità di vita in urologia e an-

d drologia» che si è tenuto all'università Cattoli-ca di Roma. In Italia gli ultimi dati di Epicentro(Istituto Superiore di Sanità) segnalano chel'8,4% dei ragazzi soffre di clamidia, con un'in-cidenza maggiore al Nord. Questa malattia nondà sintomi nella maggior parte dei casi, ma senon curata per tempo può causare infertilità.La clamidia si conferma l'infezione sessual-mente trasmessa più diagnosticata in Europa,con oltre 3,2 milioni di casi segnalati tra il200; e il 2011. Occorre quindi una maggioreeducazione dei ragazzi alla profilassi e all'igie-

I ne intima prima e dopo un rapporto sessuale

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Un criterio condivisoper le indicazioni

ttualmente sono di-sponibili molti testgenetici, ma non tutti

L sono davvero utili.«La reale utilità di un test ge-netico spiega FrancescaForzano e quindi l'indica-zione ad utilizzarlo, si dovreb-be basare sul modello ACCE(Analytic validity, clinical va-lidity, clinical utility and asso-ciated ethical legal and socialinrplications). In pratica signi-fica che non basta avere a di-sposizione un test di laborato-rio in grado di rilevare una cer-ta variante genetica potenzial-mente dannosa, ma ènecessario considerare se quelparticolare test per quel parti-colare soggetto si traduce in

un'informazione che modificail percorso terapeutico-assi-stenziale o dà indicazioni rile-vanti per le scelte. personali ofamiliari. L'utilizzo dei test ge-netici è quindi sempre unascelta ponderata e non è sce-vra da variazioni nel tempo: adesempio ora si sconsigliano al-cuni test che erano propostiquasi routinariamente in pas-sato, in quanto si è compresoche non sono utili per le sceltecliniche; per altri test è succes-so l'opposto, in quanto il loroesito si è dimostrato utile nel-l'orientare la scelta terapeuti-ca, che magari nel frattempo siè arricchita di nuove cure».

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1 dati sui materialibiologici hannoi loro «depositi»

dati genetici, e i materiali biologici da cui derivano,sono materia preziosa peri ricercatori e oggi sonodepositati in apposite bio banche a partire dallequali vengono poi sviluppati diversi progetti di

studio. Anche se si tratta di un ambito nel qualeesistono importanti problemi di tipo etico, lepotenzialità perla ricerca sono enormi. Ad esempio laUK Bio Bank,che ha sede nell'University ofManchester, possiede campioni biologici di oltre 500mila persone, associati a dati personali, informazioni

genetiche, dati biochimici e di imaging, che possono

essere utilizzati dai ricercatori man mano che

vengono ideati nuovi progetti. Uno di questi studi, ad

esempio, ha consentito a lan Hall, dell'University of

Nottingham, di identificare le differenze genetiche che

spiegano come mai una persona ha maggior

probabilità di un'altra di diventare fumatrice, e qual è il

suo specifico livello di rischio di sviluppare nel tempo

una malattia polmonare.

DA D.

Lo sviluppo rapidissimo della genetica sta imponendo la nascitadi figure professionali innovative in grado di aiutare gli specialistia seguire tutti gli aspetti di questa possibilità diagnostica, che esponead alti rischi se priva di un'adeguata consulenza, anche psicologica

(Anche) un infermieregestirà i

na nuova figura professionalea supporto di pazienti e lorofamiliari per aiutarli a orien-tarsi nel complesso mondodella genetica e dei suoi moltirisvolti diagnostici e terapeuti-ci. E il genetic nurse, (infer-miere genetista) un infermie-re ancora poco diffuso in Ita-lia, ma già una realtà nei Paesianglosassoni, dove da tempogli infermieri svolgono funzio-ni in gran parte autonome especializzate, una tendenzaora in corso anche in Italia.

E mai come in questo mo-mento c'è bisogno che tutti ca-piscano meglio la genetica,per le ripercussioni che puòavere sulla vita di tante perso-ne. «Sono sempre di più colo-

ro che entrano in ricerche conrisvolti genetici, o che devonosottoporsi a test diagnostici e atrattamenti che si basano sullagenetica» dice Giovanni Ro-meo, professore di GeneticaMedica all'Università di Bolo-gna. «Basti pensare a chi rice-ve una diagnosi di malattia ge-netica ingravescente, o a geni-tori che hanno a disposizionetest capaci di predire un altorischio che i loro bambini pos-sano essere affetti da un di-sturbo genetico anche grave».

Per avere un'idea di come lagenetica stia trasformando lapratica medica oltre che la ri-cerca, si può fare riferimentoalle oltre 8 mila malattie rareconosciute, per 4.200 dellequali esistono già test genetici,mentre per le altre non è notolo specifico difetto. «Per di piùmolte di queste malattie sonoeterogenee dal punto di vistagenetico, come la retinite pig-mentosa o certe forme di sor-dità, così che studiarle diventaancora più difficile» spiega ilprofessor Bruno Dallapiccola,medico genetista e direttorescientifico dell'Ospedale Bam-bin Gesù di Roma. «Fortunata-mente le nuove tecniche di se-quenziamento del DNA oggiconsentono di analizzare rapi-damente sia l'intero genoma -quindi anche la parte di Dnadalle funzioni meno conosciu-

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Formazione

In Italia non ci

sono scuole di

formazione per

genetic nurse.

«La formazione

inizia con la

laurea in

scienze

infermieri-stiche, seguitada corsispecialistici,attivi solo inpaesi come ilRegno Unito el'Olanda»spiegaFrancescaForzano.«I geneticnurse italianihanno quindiseguitopercorsi diversitra lorostudiando nelRegno Unito, ofacendosoprattutto unaformazione sulcampo»

Il «geneticnurse»è ancora pocodiffuso in Italiama è già unarealtàconsolidatanei Paesianglosassoni

te - sia il solo esoma, quell'eper cento del genoma dove so-no situati i geni che codificanoper le proteine. Avanzamentitecnologici grazie ai qualil'esame della componente ge-netica sta addirittura diven-tando prioritaria rispetto allapratica clinica , il che da unaparte consente ai medici unpiù veloce percorso verso ladiagnosi, dall'altra permetteanche un significativo rispar-mio di risorse».

Ma chi è esattamente il ge-netic nurse e come si inseriscequesta figura professionalenel processo di cura? «Il gene-tic nurse è un infermiere cheha seguito una formazionespecifica in genetica, e chesupporta persone affette dauna malattia genetica o chesono a rischio di svilupparla»chiarisce la Francesca Forza-no, genetista clinico del-l'Ospedale Galliera di Genova.attualmente al Great On7nondStreet Ilospital di Londra. «dlsupporto è esteso ai familiari,che sono spesso coinvolti. Lecompetenze di questa nuovafigura includono la valutazio-ne del rischio individuale e fa-miliare ma anche dell'impattoche tale condizione può averesulla salute dela persona e del-le sue implicazioni complessi-ve. La relazione che il geneticnurse instaura con il pazienteè quindi volta non solo a forni-re informazioni affidabili etempestive, ma anche a soste-nere psicologicamente la per-sona e il nucleo familiare, asupportare l'intero processodecisionale, a facilitare il per-corso di cura». In Italia opera-no già alcuni di questi infer-

mieri specializzati, ma il loronumero è insufficiente, nono-stante sia una figura previstanei servizi di Genetica Clinica,sulla base delle indicazioni eu-ropee e degli standard di qua-lità. «Al momento esistonopoche strutture con veri e pro-pri genetic nurse» dice ancorala dottoressa Forzano. «Sono aGenova, Trento, Bolzano, Mi-lano e Bologna. I motivi diquesta carenza sono l'assenzadi formazione professionalespecifica sul territorio nazio-nale e il pressoché assente ri-conoscimento di questa spe-cializzazione infermieristicanel nostro Servizio SanitarioNazionale. In ogni caso, se è

LefunzíoniUn supporto al medicoper far comprenderemeglio procedureed esiti delle analisi

presente, il genetic nurse in-terviene quando la situazioneè già clinicamente inquadratada un genetista medico equando bisogna dare informa-zioni sulla scelta di un test ge-netico, circa le sue implicazio-ni sulle opzioni riproduttive,sul rischio per i membri dellafamiglia. Infine il genetic nur-se rappresenta un punto diraccordo importante tra medi-ci specialisti oppure tra i me-dici e il laboratorio di geneti-ca, sia per gli aspetti assisten-ziali sia per quelli di ricercascientifica».

Danilo di Diodoro© RIPRODUZIONE RISERVATA.

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oe è contento di aver ere-de!ato dalla madre gli oc-chi azzurri, anche se per ilresto somiglia a suo pa-

dre. Dalla madre ha però ere-ditato forse anche una predi-sposizione genetica alla di-pendenza da sostanze, che pu-re lui combatte.

Ma si chiede Joe sedalla madre avesse poi ricevu-to con i geni un'eredità "piùsubdola e maligna?".

Joe ha 43 anni e da qualchetempo ha inspiegabili scatti dirabbia, commette stupidi er-rori sul lavoro, sono comparsistrani tic, gli scivolano le cosedi mano.

Un test genetico oggi dispo-nibile gli ha svelato che soffredella Corea di Huntington,una malattia ereditaria carat-terizzata da una degenerazio-ne del sistema nervoso e dallaperdita progressiva del con-trollo sui movimenti volontari,oltre che da un aumento diquelli involontari.

Joe è uno dei protagonistidel romanzo "La scelta di Ka-tie" (Piemme, 2oi6) di Lisa Ge-nova, neuropsichiatra statuni-tense già autrice di "Stili Ali-ce", dedicato alla malattia diAlzheimer, da cui è stato an-che tratto un film.

Il suo dramma è anche, e so-prattutto, il dramma di tutta lasua famiglia, dei suoi figli, dalmomento che la malattia sitrasmette per una mutazionemonogeniea, cioè di un sologene. Vuol dire che ciascun fi-glio di chi ha la malattia diI Iuntington ha una probabilitàdel r)o per cento di ereditare ilgene mutato.

Ma dato che la malattia simanifesta attorno ai 35-4o an-ni, accade che al momento deiprimi sintomi, e della diagnosi- per la quale esiste un precisotest genetico - spesso le perso-ne abbiano già avuto figli.

Una dolorosa situazione,che il romanzo di Lisa Genovamette in scena concentrandosisoprattutto sulla scelta che fa-rà Katie, una delle figlie di Joe.Nella realtà la maggior partedelle persone che scoprono di

Scelte drammaticheSe sapere non è potereavere un genitore affetto daquesta malattia decide di nonfare il test, per continuare a vi-vere sì con la preoccupazionedi poter essere malati, ma sen-za dover affrontare la certezzadella malattia che arriverà. An-che perché questa è una ma-lattia per la quale, sebbene lamutazione genetica sia cono-sciuta già dal 1993, non esisto-no terapie efficaci che possa-no guarirla o anche solo ral-lentarla.

«A causa del suo lungo de-corso, accade spesso che al-l'interno di un'unica famiglia,genitori, fratelli e sorelle, figlie persino nipoti, presentinodiversi stadi della malattia»scrive nel suo libro Lisa Geno-va. «Può succedere che men-tre una generazione si avvicinaallo stadio finale, la generazio-ne successiva manifesti i primisintomi».

Per scrivere il suo romanzo,che spiega meglio di qualun-que articolo scientifico lacomplessa rete di pensieri, ce-dimenti, reazioni psicologichedi questa situazione clinica edesistenziale, Lisa Genova ha

II libro«La sceltadi Katie»,di Lisa Genova(Piemme)Pagine 404

incontrato molte famiglie chesono state colpite da questapatologia, parlando con per-sone nei vari stati della malat-tia, e anche con altre che giàsapevano di essere positive algene ma erano ancora asinto-matiche. E ha incontrato mari-ti e mogli, genitori e fratelli eamici di malati.

E così che è riuscita a capirela complessità esistenziale dichi è costretto a fare. i conti conla malattia di Huntington.

Il libro è dunque, oltre cheun romanzo a tutti gli effetti,anche un'iniziativa di sensibi-lizzazione nei confronti que-sta malattia. Nei ringrazia-menti finali viene ricordataMeghan, una ragazza di 26 an-ni, morta nel 2014 per una for-ma giovanile della malattia diHuntington. «Meghan ha te-nacemente diffuso la cono-scenza della corea di Iluntin-gton» scrive infine Lisa Geno-va, «senza mai smettere di of-frire ispirazione con il suocoraggio e il suo atteggiamen-to positivo».

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II tempo di lavoro nel qualeun laboratorio può sequenziare decineo centinaia di esomi (altrettantoè necessario per l'analisi informaticadei dati ottenuti, che poi devonoessere interpretati correttamenteda genetisti esperti)

Le malattie o condizionicliniche multifattorialidi cui si può cercaredi valutare il rischio geneticomediante il test dei DNA

1

Le malattie rare causate damutazioni di un singolo gene

I I costo attualeper il sequenziamentodi un singolo esoma

rA,

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È già realtàda un pre

'analisi dei geni fetaliievo di sangue materno

e si guarda all'orizzontedella frontiera diagno-stica rappresentata daitest genetici, si vede

che le novità in arrivo sonoprincipalmente di due tipi: dauna parte ci sono i test non-in-vasivi, dall'altra i test moleco-lari di nuova generazione.Questi ultimi sono in grado dileggere tutti i geni o addirittu-ra l'intero genoma, e ciò avvie-ne ormai praticamente in un«colpo» solo.

«I test non invasivi riguar-dano principalmente la dia-gnosi e gli screening prenatalie consistono nella valutazionedel Dna fetale che è possibilereperire in minime quantitànel plasma della mamma in

stato di gravidanza» spiegaFrancesca Forzano. «In Italiasono già disponibili in ambitoprivato i test di screening perla trisomia 21, la sindrome diDown, basati su questa tecni-ca. Nel Regno Unito da alcunianni la stessa tecnica viene uti-lizzata per la diagnosi precocenon invasiva di alcune patolo-gie fetali, ma anche per la de-terminazione del fattore Rh fe-tale. Tecniche analoghe sonoattualmente utilizzate in fasesperimentale in ambito onco-logico, ad esempio per l'analisidel Dna rilasciato nella circola-zione sanguigna dalle celluletumorali. Si tratta di un tipo diaccertamento che talvolta vie-ne anche chiamato biopsia li-

quida, in quanto tramite l'ana-lisi del sangue periferico si po-trebbe riuscire a evitare al pa-ziente il ricorso a una vera epropria biopsia. Per quanto ri-guarda invece i test molecolaridi nuova generazione, questaè una tecnica che per noi gene-tisti è già realtà, anche se almomento il loro utilizzo rima-ne confinato soprattutto nel-l'ambito della ricerca o di pro-getti pilota finalizzati alla valu-tazione di malattie rare. Sitratta di test che hanno enor-mi potenzialità, ma comporta-no anche una grandissimacomplessità di interpretazionee di gestione dei dati».

d. D.ra RIPRODUZIONE RISERVATA

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/%Lo studio

Quanto le distoniepossonocontagiarei muscoli vicini

distonie, contrazionimuscolari protratte edolorose, conmovimenti di

toNNione e postureanomale, sono disordinidel movimento meno notidella malattia di Parkinsonma sempre più diffuse.Una è ii blefarospasmo,cioè la chiusurainvolontaria delle palpebreper spasmi dei muscoliorbicolari. Altre distoniepossono colpire i muscolidella faccia o del collo,soprattutto nella donna.Talora un muscolo ne"contagia" un altro vicino eil blefarospasmo puòdiffondersi dai muscolidell'occhio a quelli delcranio e del collo.Roberta Pellicciaridell'università La Sapienza,di Roma, ha condotto unostudio in cui, analizzandole videoregistrazioni di 89pazienti, ha scoperto comepredire ii rischio dicontagio distonico: se lachiusura delle palpebre èforte e prolungata conpiccoli spasmi dei muscoliorbicolari a occhi chiusi èpiù probabile che "contagi"anche aliri muscoli.Se gli occhi si chiudonosolo per piccoli spasmi e lachiusura è protratta, maincompleta, o se lapalpebra tende a nonserrare mai l'occhio, il"contagio" è più raro.

C. P.ì.RiPRODU7I©Nf RISERV.1Iti

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Un canto contro iRisultati incoraggianti da una forma di logopedia a base di sessioni corali,sperimentata in Italia, per aiutare i malati a superare le difficoltà nell'eloquio

uando si pensa almorbo di Parkinsonvengono in mente iltremore, i problemi

motu o le difficolta ad ali-mentarsi o a utilizzare il ba-gno, ma di rado si pensa aquanto possano essere. gravo-se le limitazioni nel parlare, ilnon riuscire a farsi capire daglialtri quando si risponde al te-lefono o se si vogliono scam-biare quattro chiacchiere conqualcuno. Sono molti i pazien-ti che non possono piìi comu-nicare con amici e parenti e vi-vono imprigionati nel soffe-renza.

In questo campo della riabi-litazione, negli anni 8o si èparticolarmente impegnataLorraine Ramig, dell'Universi-tà del Colorado, che ha svilup-pato una tecnica di logopediaper migliorare l'eloquio di chiè affetto da malattia di Parkin-son.

Il metodo è stato poi brevet-tata col nome di Lsvt®Loud,dove Lsvt è l'acronimo di LeeSilverman Voice Treatment,cioè trattamento vocale di Lee.

Silverman, nome del primopaziente curato dalla speciali-sta americana.

Al secondo Congresso Na-zionale Limpe-Dismov (Acca-demia per lo Studio della Ma-lattia di Parkinson e i Disordi-ni del Movimento) appenasvoltosi a Bari, Marilina Notar-nicola del Centro Giovanni Pa-olo II di Putignano, ha presen-tato i risultati ottenuti da quat-tro centri pugliesi che hannorestituito a sette pazienti unavoce migliore per intensità,

I rnetodoII trattamentosi basa su sedutedi un'ora e mezzaalla settimana

Il precedenteL'idea era già statatestata per l'Alzheimerma non puntavasulla vocalità

durata e frequenza nell'emis-sione dei suoni, con migliorarticolazione e comprensibili-tà della parola. Basandosi suglieffetti benefici che, come di-mostrano ormai molti studiscientifici, la musica esercitasu questi pazienti, che adesempio si muovono meglioascoltando certi brani musica-li o ballando, è stata apportatauna modifica "musicale" almetodo Lsvl, trasformando ilprotocollo originale di educa-zione vocale in forma corale.L'idea non è nuova, ma finoraera stata provata solo in pa-zienti affetti da demenza di Al-zheimer, anche se in quel casosi puntava più sull'effetto mo-tivazionale e cognitivo del can-tare insieme, che sul migliora-mento dell'articolazione voca-le.

Partendo dal presuppostoche le funzioni religiose sonoanimate da canti corali, i ricer-catori inglesi della CanterbinyChrist Church University e del-l'Università del Sussex, direttida Paul Camic, hanno pubbli-cato sulla rivista Dementia

uno studio che indica comepartecipare ai cori della messaabbia effetto positivo su pro-blemi comportamentali, psi-cologici e cognitivi, miglioran-do anche le cosiddette ADLs,le activities of daily living,cioè la capacità di svolgere lenormali attività quotidiane co-me fare le pulizie di casa, ge-stire il lavoro, aver cura di sé,assumere. farmaci da soli, cu-rare l'igiene personale, tuttiaspetti in cui, oltre a una buo-na cognitività, è importanteavere. anche un adeguato con-trollo motorio.

Nello studio inglese sonobastate io settimane per osser-vare buoni risultati in soggettiche già presentavano segni didemenza, effetti peraltro ri-scontrati anche nei familiariche accompagnavano nei cori ipazienti meno autosufficienti.

Nella sperimentazione ita-liana sul morbo di Parkinson,gli effetti sono stati ottenutidopo che i pazienti hanno par-tecipato, per due mesi, a ses-sioni di un'ora e mezza alla set-timana di canto corale, sotto ilcontrollo di logopedisti spe-cializzati nell'assistenza a que-sto tipo di malati.Questo risultato indica comeanche per questa patologia lacanto-terapia potrebbe esseredi grande aiuto per liberare imalati dall'isolamento chegrava pesantemente sulla lorovita.

Avviatoil registro italianodistonie nell 'adulto

Nel 2015 l'Accademia LIMPE-DISMOV ha avviatoil progetto RIDA, cioè Registro Italiano delleDistonie dell'adulto. Finora hanno aderito i centridedicati ai disordini del movimentodi Bari, Bologna, Bolzano, Cagliari, Catanzaro,Chieti, Ferrara, Genova, Messina, Milano, Napoli,Novara, Palermo, Pavia, Perugia, Pisa, Roma,Salerno, Torino, Udine e Verona. Tutti utilizzanosistemi operativi uniformi in modo da poterdescrivere le variazioni territoriali e temporali di

questi disturbi in termini di prevalenza e incidenzatracciandone la storia naturale e identificandosottotipi clinici ed eventuali fattori di rischio oprotettivi. A sfavore giocano la mancanza di testdiagnostici e marcatori biologici e un'espressivitàclinica assai variabile con molti casi che nonarrivano all'attenzione dei medico o sono maldiagnosticati: secondo alcuni studi fra esordio deisintomi e diagnosi possono passare fino a 34 anni.

C. P.

Cesare eccaris!

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Che cos'èLa malattia di Parkinson è causata dalla perditadi r-Qllu!- del cQrvQ!io ch- orodu-ono donamina, R s::.:1 `:; P'J sCi;1,l

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Una sostanza nella salivaper la diagnosie la valutazione dei morbo

a Malattia di Parkinsonsi può individuare pri-ma della manifestazioneclinica dei sintomi ana-

lizzando la saliva: l'hanno sco-perto neurologi della Sapienzadi Roma, diretti da Alfredo Be-rardelli che, dopo aver pubbli-cato i primi risultati sulla rivi-sta PLOSone, ne hanno parla-to al congresso dell'AccademiaLimpe-Dismov di Bari. «Datempo si è alla ricerca di unbiomarker che aiuti nella dia-gnosi e nella valutazione del-l'evolvere della malattia -com-menta Berardelli che è Presi-

È l'al fa-sínuc(eína,che prima si potevamisurare solo con unapuntura lombare

dente dell'Accademia per lamalattia di Parkinson - Noi ab-biamo osservato che neiparkinsoniani si riduce la for-ma non aggregata monomneri-ca, dell'alfa-sinucleina e que-sta riduzione è correlata inmodo proporzionale alla gra-vità del quadro motorio. E co-me se questa proteina venisse"consumata" dalle cellule e ac-cumulata in aggregati, gli oli-gomneri, che risultano infattiaumentati». Da notare che di-minuisce l'alfa-sinucleina to-tale, ma la sua forma aggrega-ta oligomerica, che è tossica,aumenta. L'andamento dell'al-fa-sinucleina si potava già stu-diare in realtà, ma solo analiz-zando il liquido cefalorachi-

diano, ottenuto attraverso unapuntura lombare. «Misurarele concentrazioni di alfa-sinu-cleina e delle sue componentinella saliva è un grande passoavanti rispetto alle misurazio-ni invasive, dolorose, poco ri-petibili necessarie finora» sot-tolinea Berardelli. Nel 2o1Y eragià sembrato un successo po-ter dosare la forma fosforilatadell'alfa-sinucleina nel sanguequando ricercatori delle Uni-versità di Lancaster e Tokyo,diretti da David Allsop, aveva-no indicato che nel plasma deiparkinsoniani risultava co-stantemente aumentata. Unprelievo sanguigno era megliodella puntura lombare, ma ivalori sono poi risultati cosìvariabili da persona a personada rendere incerto questomarker. Normalmente l'alfa-sinucleina contribuisce al rila-scio dei neurotrasmettitori frale terminazioni nervose, favo-rendo lo scambio d'informa-zioni. Certamente aiuta la tra-smissione del neurotrasmetti-tore dopamina, cruciale nelcontrollo dei movimenti e ca-rente proprio nel Parkinson.In uno studio pubblicato sueLife, Alex Brunger della Stan-ford University l'ha definita "illubrificante dei neuroni" dopoaver bloccato nei topi il geneSnac che la codifica, e averconstatato che con il tempo glianimali sviluppavano gravi de-ficit motori. «E come noncambiare mai l'olio del motore.-ha spiegato- . Per i primi chi-lometri l'auto si muove, ma al-la fine il motore fonde».

C.P.© RIPRODUZIONE RISERVATA

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veri pericoli del

cuore non pompa fuoritutto i I sangueCosì aumentano i rischidi ictus e di scompenso

11 a fibrillazione atriale è la forma più comu-ne di aritmia, con circa 50o mila casi inItalia e 6o mila nuove diagnosi ogni anno.«I più colpiti sono gli anziani: dopo i 75

anni ne soffrono circa 8-1o persone su Zoospiega Claudio Tondo, responsabile dell'Unità diaritmologia dell'Ireos Centro Cardiologico Mon-zino di Milano . La fibrillazione atriale inquanto tale non è pericolosa per la vita, ma quel-le che possono essere gravi, se non addiritturafatali, sono le sue complicanze, a partire daIl'ic-tus cerebrale. Dal 15 al 20 per cento degli ictusischemici è infatti imputabile a questa aritmia».

Perché aumenta 111 rischio di ischemia?«In chi soffre di questa aritmia gli atri e i ven-

tricoli del cuore non sono sincronizzati, con ilrisultato che il battito cardiaco accelera e diventairregolare. Il sangue non viene pompato com-pletamente nei ventricoli e si accumula negliatri, favorendo la formazione di trombi o coagu-li, che possono entrare nel circolo sanguigno,raggiungere il cervello e causare così un ictusischemico. Chi ha la fibrillazione atriale puòanche non avvertire alcun sintomo e fare unavita normale, ma il rischio di ictus rimane. Eccoperché è comunque importante eseguire unelettrocardiogramma con regolarità passali i 40anni. In alcuni pazienti, soprattutto donne, lafibrillazione atriale può anche favorire lo scom-penso cardiaco e, in un circolo vizioso, lo scom-penso cardiaco è uno dei fattori di rischio perquesta aritmia, insieme a ipertensione, corona-ropatie, obesità, diabete e ipertiroidismo».

(duali esami servono?«Non sempre è facile perché la fibrillazione

atriale è un evento imprevedibile e i sintomi nonsono sempre evidenti. Comunque qualora la sisospetti a causa di disturbi o semplicemente peril tipo di paziente, si raccomandano innanzitut-to una visita cardiologica e l'elettrocardiogram-ma. Se questo esame risulta negativo perché.l'aritmia non era evidente nel momento dellasua esecuzione, si può proporre un Holter cardi-aco, che si effettua attraverso un apparecchioche registra per almeno 24 ore (fino a una setti-mana) l'attività elettrica del cuore.

Nei casi particolari in cui potrebbe essereutile un monitoraggio prolungato di mesi (oaddirittura anni) c'è infine l'opzione del looprecorder: un dispositivo che viene impiantatosottocute e registra l'attività elettrica del cuoreper lunghi periodi».

Come si può curare?«Farmaci anticoagulanti, antiaritmici e abla-

zione transcatetere sono i principali strumentii cui ci si avvale, a seconda dei casi e delle ca-

ratteristiche della fibrillazione. Gli anticoagu-lanti servono per rendere il sangue più fluido eridurre il rischio di eventi trombo-embolici. llrisvolto della medaglia è che quelli tradizionali,come il warfarin, richiedono uno stretto moni-toraggio, con prelievi periodici e un continuoaggiustamento delle dosi giornaliere del farma-co, il cui assorbimento è influenzato anche daalcuni alimenti che andrebbero eliminati o con-sumati con moderazione (per esempio le verdu-re a foglia verde). Da qualche anno sono dispo-nibili anticoagulanti di nuova generazione conun buon profilo di sicurezza sulle emorragie e ilvantaggio di non richiedere un monitoraggiocosì stretto, ma il loro impiego non è ancoramolto diffuso. L'ablazione transcatetere è unaprocedura che consente di distruggere il tessutocardiaco responsabile dell'innesco e del mante-nimento dell'aritmia. Se eseguita in terminitemporali precoci offre la possibilità di miglio-rare il quadro complessivo del paziente. E incaso di ricadute può essere ripetuta».

Antonella Sp oli© RIPRODUZIONE RISERVATA

CI < ,. AioTon..?OResponsabileUnità diaritmologia,lrccs CentroCardiologicoMonzino,Milano

I sintomi

Sebbene possanon essereavvertitadal paziente,la fibrillazioneatrialesi presentain genere conalcuni disturbicaratteristici,più o menoevidenti.I più classicisono battitocardiaco rapidoe irregolare,sensazione cheil cuore batta«più forte»,fiato corto,difficoltà diconcentrazione, debolezzae minoretolleranzaallo sforzo.

A.S.© RIPRODUZIONE

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Con l'agricoltura socialeil «ritorno alla natura»è una terapia efficace

ttività collettive, spe-cialmente se svolte inun contesto informale

► come la campagna,stimolano la vitalità e il benes-sere degli anziani, favorisconouno stile di vita più sano, mi-gliorano l'autostima e l'umore.Sono i risultati preliminaridella sperimentazione con-dotta dall'Irccs INRCA (IstitutoNazionale Riposo e Cura An-ziani) di Ancona con il proget-to "Longevità attiva in ambitorurale", promosso quattro an-ni fa dalla Regione Marche.

Il progetto, durato un anno,ha coinvolto un campione ete-rogeneo di anziani - di età (da6g a 87 anni) e livelli di istru-zione diversi - e otto impreseagricole marchigiane. «In unasocietà che invecchia diceFabrizia Lattanzio, direttorescientifico dell'INRCA la sfi-da c trovare nuovi modelli as-sistenziali in grado di favorirela "longevità attiva" che, comericorda l'Organizzazione mon-diale della Sanità, dipende an-che dal mantenere interessipiacevoli e relazioni socialigratificanti».

«Molte mansioni tipichedella vita di campagna ag-giunge la coordinatrice delprogetto, Cristina Gagliardidel Centro ricerche economi-co-sociali sull'invecchiamento

si adattano bene alle capa-cità psicofisiche e al desideriodi svago e socialità delle per-sone più fragili». In questa di-rezione si sono mosse leaziende selezionate presen-tando progetti differenti pertarget (anziani in buona salu-te, provenienti da case di ripo-

so, in condizione di fragilità),numerosità dei gruppi (da,:,-) a20) e tipo di attività proposte.Avvalendosi di psicologi, assi-stenti sociali, agronomi e fi-sioterapisti, hanno organizza-to momenti educativi seguitida laboratori artigianali e dicucina, esperienze di orticol-tura e riconoscimento delleerbe aromatiche, apicoltura,ginnastica posturale, esercizidi memoria e pet-therapy.

Tramite focus group e que-stionari, poi, i ricercatori del-l'INRCA hanno valutato la mo-difica dei comportamenti edelle abitudini lungo l'arco

V iita i inAlcune mansionisi adattano benealle capacità fisichedei «senior»

delle attività. Ebbene, i risulta-ti evidenziano ricadute positi-ve sia sugli stili di vita, sia dalpunto di vista relazionale.

«Due anziani su tre hannoadottato un'alimentazione piùsana con un maggiore uso difrutta e verdura, nove su diecihanno incontrato personenuove. o approfondito la cono-scenza di quelle già incontrate

riferisce la ricercatrice .Tutti hanno affermato di sen-tirsi meglio al termine del-l'esperienza e sei anziani sudieci hanno aumentato il tem-po dedicato all'esercizio fisico,sentendosi più energici».

G.F.© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Pensa la salute

di Riccardo Renzi

Perché la tessera sanitariava data ai minori migranti

n gergo sociologico li chiamano ronin,termine giapponese che indicavai samurai rimasti senza padrone. Intermini burocratici sono migranti minori

non accompagnati, bambini e ragazziarrivati in Europa senza genitori. Unfenomeno esploso nel 201, (88.300 secondoEurostat, quasi tutti africani passatidall'Italia) e che continua tuttora. Lamaggior parte hanno 16-17 anni, ma ci sono12 mila bambini sotto i 14, anni, che devonoletteralmente cavarsela da soli, senzaassistenza, senza scuola, senza poterlavorare ufficialmente. Sono i nuovi sciusciàd'Europa, stil cui destino non mancano itimori. Secondo Europol negli ultimi annialmeno io mila sono scomparsi, la metàmentre erano in Italia. Ecco perché è beneche nessuno storca ii naso al progettoeuropeo Care, per cui anche in Italia daluglio prossimo (meglio tardi...) a tutti imigranti, anche i minori, verrà assegnatauna tessera sanitaria. Che permetterà nonsolo di curarli, ma anche di tracciare i loromovimenti. Sperando che non scompaianonelle strade d'Europa.

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da riconoscere e incoraggiareUna proposta di legge vuole favorire l'impegno degli anziani

Sono previsteagevolazioniper ricreazione,cultura,formazionee mobilità

ostenere l'impegno de-gli anziani nel volonta-riato e in attività di«u l ilità sociale» predi-

sposte dai Comuni: è l'obbiet-tivo del Disegno di legge sul-l'invecchiamento attivo, in fa-se di lettura alla CommissioneAffari sociali della Camera.

«Una persona che va in pen-sione, con l'esperienza e lecompetenze accumulate nelcorso della vita, è una risorsaper la società dice AdrianoMusi presidente di Ada, Asso-ciazione per i diritti degli an-ziani . La proposta di leggevalorizza esperienze già esi-stenti: dai "nonni vigili" da-

Il p, - wL

Così nonni e nipotisi scambiano i saperisui banchi di scuola

In Italia

Gli ar -vlù Gli anziani con più La popolazione fino65 nï di 75 anni 14 anni

Fonte, at, 2015

f:34,!' s; s tr's's

condizione di non autosuffi-cienza». Insomma, come riba-disce anche l'Associazione,,o&-,Più nel suo recente dos-sier sull'invecchiamento atti-vo, occorre spostare l'attenzio-ne dall'aspetto quantitativo(quanti stanno invecchiando?)a quello qualitativo (comestanno invecchiando?).

Nel disegno di legge si parlaanche di formazione perma-nente: «Serve a tenere la men-te allenata, quindi a rallentareil declino cognitivo sottoli-nea Costa . Inoltre, ritrovar-si dopo la fase lavorativa innuovi luoghi di socializzazio-ne aiuta a non rinchiudersi inse stessi e a non deprimersi».

Anche il ministero della Sa-lute è chiamato a fare la suaparte, con azioni per il mante-nimento del benessere e laprevenzione dell'isolamentosociale, meno ospedalizzazio-ni e meno ricoveri in casa di ri-poso.

Maria Giovanna Fiella

ogni 100 givanimi lioniL'indice di vecchiaia La popolazione

' (il grado di invecchiamento in età attivadella popolazione ) ( 15-64 anni)

oniere della Sera

vanti alle scuole, alla sorve-glianza di parchi e giardini,dalla tutela dei beni culturalifino alla compagnia a personesole e fragili».

«Se si considera che unavolta usciti dai circuiti del la-

voro oggi si vive altri 20-3o an-ni, aggiunge Enzo Costa,presidente nazionale di Auser

non si può continuare apensare alla vecchiaia comeuna fase marginale della vita,quasi sempre. associata a una

li alunni della scuola media "Sofo" diMonopoli in provincia di Bari si sonocimentati nella stesura di un vero e propriodisegno di legge, intitolato "A scuola con i

nonni". I ragazzi sono risultati trai vincitori dei

premio "Scafidi" per le buone pratiche nella scuola

indetto da Cittadinanzattiva. In particolare, un

articolo della proposta di legge prevede

l'istituzione di corsi scolastici in un'ottica

di scambio di saperi tra generazioni: gli anziani

© RIPRODUZIONE RISERVATA

insegnano il passato - per esempio: realizzazionedi muretti a secco, ricette di cucina, produzione dimaglioni in lana -, i giovani il futuro, ovvero l'usodel computer e di altri dispositivi digitali. Per inonni in pensione, poi, gli studenti propongonoattività di pubblica utilità, come accompagnarei bambini a scuola, assistere le persone fragili,organizzare corsi di cucina, cucito o bricolage nellescuole, nelle carceri o negli ospedali.

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Mano

Malate di tumoremeno solegrazie al turbanteMILANO Anche un rossetto puòaiutare chi è malata di cancroa superare il senso disolitudine. Così tre anni fa ènato il progetto «Salute allospecchio» dell'ospedale SanRaffaele, che insegna allepazienti come gestire dalpunto di vista estetico glieffetti delle terapieoncologiche sull'aspettofisico. Ora al trucco siaggiunge anche il turbante:stasera alla Triennale saràpresentato ïl foulard Vitaideato da Mantero seta. Unaparte del ricavato dellevendite dei turbanti (8o euro)sarà devoluto al progetto(www.deedivita.org ). Semprestasera sarà inaugurata lamostra fotografica DonneConTurbanti di Guido Taroni,aperta domani e dopo.

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TROPPE RESTRIZIONI ALLASPERIMENTAZIONE

Senza animalinon si fa ricerca

di Michele De Luca Quest'ultima "perla" ricorda tanto ildivieto di utilizzare per ricerca gli em-

aL recente notizia che l'Europa haavviato una procedura di infra-zione nei confronti dell'Italia, acausa di un'interpretazione

troppo restrittiva della direttiva europeache regolamenta la cosiddetta «speri-mentazione animale», non stupisce lacomunità scientifica. Avevamo infatti giàevidenziato le pesanti conseguenze che ildecreto legislativo di recepimento(26/2014) avrebbe avuto sulla ricercascientifica e sulla competitività dei nostriricercatori, con evidente danno per i de-stinatari della ricerca stessa, cioè i citta-dini del nostro Paese.

Tutto ciò a causa di una sorta di com-promesso politically correct all'italianaper mediare tra le esigenze oggettive del-la scienza e le richieste soggettive deglianimalisti che pretendevano di aboliretout court la sperimentazione animale.Peccato che nessuno abbia consideratole implicazioni di tale compromesso,stigmatizzate dalla reazione dell'Euro-pa. Emblematici in tal senso sono il di-vieto di trapianto di organi e tessuti uma-ni in modelli animali, che penalizza im-portantissimi filoni della ricerca medica,il divieto di utilizzare gli animali per piùdi una procedura di test, che impone ne-cessariamente un incremento del nume-ro degli animali coinvolti, e il divieto diallevamento di alcune specie, aggirabileperaltro importando i medesimi animalidall'estero.

brioni soprannumerari italiani, altret-tanto aggirabile importando dall'esterocellule staminali di derivazione embrio-nale. Cuiprodest tale macchinoso, se nonipocrita, approccio? Se ne facciano unaragione gli animalisti di questo Paese: lasperimentazione animale non può esse-re eliminata, è parte integrante dei per-corsi di approvazione di tutti i farmaci(inclusi quelli innovativi abase di cellulestaminali), è essenziale per il progressodella scienza ed è fondamentale per latutela dei cittadini.

L'Europa ci sta dicendo che con il rece-pimento restrittivo della direttiva il no-stro legislatore ha perso di vista la tuteladella salute, che è la ragione per cui lasperimentazione su modelli animali vie-ne condotta. La smettano, una buonavolta, gli animalisti di parlare in manierastrumentale e demagogica di vivisezio-ne. La vivisezione è giàvietata! Tanto chel'Europa ha rigettato l'iniziativa Stop vi-visection firmata da oltre un milione eduecentomila europei, di cui 750.000italiani (dimostrando tra l'altro, se anco-ra ce ne fosse bisogno, il nostro basso li-vello di cultura scientifica). Le sperimen-tazioni animali non sono quelle che ivarimovimenti animalisti sventolano comebandiere delle loro campagne ideologi-che, in cui immagini raccapriccianti dianimali sottoposti alle peggiori torturevengono strumentalizzate per racco-gliere denaro e consensi.

Nessuno pretende di utilizzare animaliin laboratorio indiscriminatamente esenza che ce ne sia strettamente bisogno,considerato che da molto tempo qualsiasiricerca nonpuò non tenerconto delcosid-detto «principio delle 3R». Ovvero, ogniricercatore deve cercare di: «Rimpiazza-re» il modello animale con metodologiealternative (cioè per il momento in po-chissimi casi e non certo per ricerche far-

macologiche in cui si indaga il meccani-smo di azione e di interazione dentro unsistema vivente complesso), "Ridurre" ilnumero di animali utilizzati e "Rifinire", equindi migliorare, le condizioni speri-mentali a cui sono sottoposti gli animali(che vengono già allevati in stabulari cer-tificati e accredidati da personale alta-mente specializzato e impiegati da ricer-

catori che hanno a cuore il loro benessereanche più dei comuni cittadini, se non al-tro perché più gli animali vengono rispet-tati più i dati che si ricavano dagli esperi-menti risultano veritieri).

Tutto questo era già previsto dalla di-rettiva europea. Bastava limitarsi a rece-pirla come hanno fatto gli altri Paesi. Nonci sono quindi evidenze scientifiche dellapossibilità di sostituire la sperimenta-zione animale con metodi alternativi. Leragioni ideologiche basate sul rifiuto del-la vivisezione, che trova concordi anche iricercatori, sono prive di fondamento.Rimangono aperte solo le questioni eti-che, più variegate e soggettive. E su que-ste mi vorrei soffermare, invista anche diuna possibile e auspicata attività di revi-sione del decreto da parte dei nostri legi-slatori, che la stessa Europa ci chiede pernon incorrere nella suddetta proceduradi infrazione.

Premesso che mi rifiuto di prendere inconsiderazione la possibilità di speri-mentare direttamente sull'uomo farmaciche non abbiano già provati livelli di sicu-rezza, mi chiedo: a fronte di migliaia di ro-ditori e altri piccoli animali che vengonosoppressi dalle nostre amministrazionicomunali durante le campagne di disinfe-stazione e da noi cittadini stessi quandoutilizziamo esche e altri accorgimenti perevitare di avere nelle nostre case sgraditicoinquilini, è più etico utilizzare animaliper salvare migliaia divite umane (come èstato fatto già prima del'9oo con i vaccinie nel secolo scorso con gli antibiotici e ifarmaci salvavita che tutti noi oggi utiliz-ziamo, animalisti compresi) o smettere diprodurre farmaci e rinunciare a curare lemalattie? Non vedo alternative, a menoche gli animalisti (e i loro parenti) non vo-gliano proporsi come cavie al posto degliamati quadrupedi.

Utente
Rettangolo
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ATTUALITA’ Domenica, 8 maggio 2016

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