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rassegna 21 agosto

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LA NAZIONE Pagina 4 - Firenze In un video la fuga dal cantiere ’Siamo scappati perchè choccati’ Tragedia a Campi: clandestino morto il primo giorno di lavoro di LISA CIARDI SONO STATI GIÀ SEI, dall’inizio del 2010, gli infortuni mortali sul lavoro avvenuti in provincia di Firenze. Un dato (fonte Inail di Firenze dal 1° gennaio a ieri) che registra un miglioramento rispetto al 2009, che ebbe, ad anno finito, ben 31 morti bianche (12 nel 2008). Molto più numerosi, ovviamente, gli incidenti che si sono conclusi con ferite e traumi, a volte molto gravi. Dal primo gennaio al 31 luglio, gli infortuni sul lavoro denunciati a Firenze e provincia sono stati 9.138, mentre nel 2009 (sommando i dodici mesi) erano stati 13.000. «Anche in questo caso - spiega la vicaria della sede fiorentina dell’Inail, Mariastella Falsini, responsabile fra l’altro proprio del settore prevenzione - dal 2009 al 2010 abbiamo registrato un calo, almeno analizzando questi primi otto mesi. Il dato è in linea con la media nazionale che registra una diminuzione del 9,7% degli infortuni in genere e del 6,3% relativamente a quelli mortali». Il 7% circa degli episodi interessa lavoratori stranieri e le nazioni più interessate sono Marocco, Romania e Albania. «Ci stiamo sforzando molto per far capire l’importanza della prevenzione e della formazione soprattutto alle piccole aziende - spiega ancora Mariastella Falsini - che in Toscana rappresentano il 94% del tessuto economico sociale e che in questa fase di crisi hanno meno fondi disponibili». Ieri, gli ispettori dell’Inail, insieme a quelli della Asl e ai carabinieri di Signa, sono intervenuti a Campi Bisenzio per cercare di capire cosa abbia favorito l’incidente per l’operaio alla sua prima ora, del suo primo giorno di lavoro. Intanto, alla notizia della morte e delle tante irregolarità che, in base ai primi accertamenti, sono state riscontrate nel cantiere, si sono moltiplicate le reazioni di esponenti politici e sindacali. «Ancora una volta - ha detto il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi - si tratta di un uomo venuto in Italia da un altro Paese per lavorare e vivere, e che invece qui da noi ha trovato la morte. Il rispetto delle regole è fondamentale per prevenire gli incidenti sul lavoro». «Per l’ennesima volta qualcosa non ha funzionato - hanno dichiarato dalla Fillea Cgil - esprimiamo cordoglio per la vittima e vogliamo ribadire che lavorare fuori dalle regole è risultato fatale per un ragazzo di 33 anni, ancora una volta un ragazzo extracomunitario». «L’ennesimo incidente mortale in Toscana, non può essere imputato soltanto a una triste fatalità - ha detto il coordinatore regionale dell’Idv toscano, Fabio Evangelisti - ma evidenzia l’urgenza di trovare delle soluzioni al drammatico problema delle morti bianche e di individuare e punire i colpevoli, diretti e indiretti». «Si rimane sempre increduli di fronte alle morti bianche - hanno detto il presidente della Provincia di Firenze Andrea Barducci e l’assessore provinciale al lavoro Elisa Simoni - . La magistratura farà le dovute indagini e prenderà le sue decisioni, ma è certo che la politica deve fare ancora molto perché episodi del genere non si ripetano». Cordoglio è stato espresso, a titolo personale e di tutta l’assemblea, anche dal presidente del Consiglio regionale Alberto Monaci che ha parlato di «un’emergenza nazionale che deve rimanere costantemente all’attenzione di tutti». «Intensificheremo la vigilanza e i controlli sui cantieri e nei luoghi di lavoro - ha commentato l’assessore allo sviluppo economico di Campi Bisenzio, Stefano Salvi - come amministrazione innanzitutto esprimiamo solidarietà alla famiglia dell’operaio e siamo altrettanto preoccupati per questi casi. Si sono già verificati diversi incidenti mortali con il muletto e tutti in piccole aziende. Non si può e non si deve lesinare sui costi della sicurezza». Intanto, i cinque artigiani che erano al lavoro nella concessionaria al momento della tragedia e che si sono allontanati in tutta fretta al momento dell’incidente, hanno voluto giustificarsi. «Non è stata una fuga per cinismo o per paura di passare dei guai - avrebbero detto agli inquirenti - ma il gesto istintivo di chi si allontana da una scena agghiacciante».

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LA NAZIONE Pagina 9 –Livorno Rosignano. Il caso Rea. Ricostruiamo, ancora in esclusiva, i vari passaggi nel Cda Faggiano e Gavioli c’erano già Ghelardini aveva detto non saperne nulla, ma le date non tornano di CINZIA GORLA ROSIGNANO — ALLA NOSTRA domanda «prima del 2008 Gavioli e Faggiano erano nel Cda?», nell’intervista pubblicata il 14 agosto, Fabio Ghelardini, presidente di Rea, risponde: «C’erano altri rappresentanti di Slia e Slia Tecnologies». Alla nostra replica su chi fossero, Ghelardini oppone un «non ricordo». Memoria corta per il numero uno della partecipata di maggioranza del Comune di cui con la nostra inchiesta esclusiva abbiamo reso noti, oltre a debiti 2009 per 16 milioni verso il Comune e il crollo dei conferimenti, gli intrecci societari. Con Enerambiente socia privata al 27%, presieduta da Gavioli, e anche socia al 49% di Te.Am. Teramo Ambiente su cui la procura locale ha aperto un fascicolo e su cui pende un’interrogazione parlamentare Pdl che chiede di verificare se Enerambiente sia riconducibile alla Sacra Corona Unita. E con Giovanni Faggiano condannato in primo grado nella tangentopoli brindisina a un anno e quattro mesi per favoreggiamento in reati contro la Pubblica Amministrazione. MEMORIA corta per l’ignaro Ghelardini, che, come l’altrettanto ignaro sindaco Franchi, sostiene di aver saputo da noi intrecci societari e vicenda giudiziaria di Faggiano. E dopo averlo saputo da noi, lunedì Franchi ha chiesto le dimissioni a Faggiano, già dimessosi un mese fa da a.d. di Te.Am., testimone passato a Gavioli. E Faggiano le ha rassegnate subito pure da Rea. BENE: dopo avergli rivelato tutto ciò, compresa l’esistenza di Te.Am., riveliamo a Ghelardini anche chi c’era nel cda da lui presieduto prima del rinnovo triennale del 24 giugno 2008 in cui per Enerambiente sono entrati Faggiano e Gavioli. Sorpresa. Ghelardini non se n’era accorto, ma Faggiano e Gavioli c’erano già, espressione di Slia, dalla cui scissione nel 2007 è nata Enerambiente. Faggiano è arrivato il 20 giugno 2007, Gavioli invece ha una lunga militanza che parte il 20 dicembre 2002, quando presidente era l’ex sindaco Alessandro Nenci. Un Gavioli addirittura amministratore delegato di Rea dal 29 maggio 2003 al 12 dicembre 2004. IL 13 DICEMBRE 2004 diventa presidente Ghelardini, Gavioli non è riconfermato ma arriva il 23 marzo 2005, consigliere delegato al posto di Vittorio Iaderosa. Il 30 maggio 2005 si dimette, torna Iaderosa che lascia il 25 novembre 2006 per Fabrizio Quarta, a cui Gavioli subentra il 20 giugno 2007. Quarta con cui Gavioli si era avvicendato anche nel cda di Te.Am. 20 giugno 2007 entra anche Faggiano. Un 2007 anno della tangentopoli brindisina in cui Faggiano è coinvolto. E arriva un commento di IdV, segretario il neopresidente di Crom Patrizio Loprete. «Bene l’uscita di Faggiano ma bisogna prestare più attenzione», chiedendo un confronto provinciale e regionale sul futuro industriale della discarica e di Rea, in relazione alle modifiche del quadro normativo.

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IL TIRRENO Pagina 4 - Cecina Il caso. Pellegrini: «Avevamo chiesto una proroga». E Porciani (Rd) riattacca Tudisco Ora il tiro si sposta sulla Crom Montescudaio pronto ad uscire. La società che gestisce le farmacie comunali ha cambiato presidente e cda nella seduta di mercoledì ROSIGNANO. Il comune di Montescudaio minaccia di uscire dalla Crom Servizi Srl, la società che gestisce le farmacie comunali di Rosignano, Castellina e Montescudaio. Lunedì prossimo, sentito il parere del segretario comunale, il sindaco Aurelio Pellegrini potrebbe decidere di fare le valigie avviando le procedure di legge previste dall’art. 14 della Finanziaria. Una decisione che potrebbe creare non pochi contraccolpi e che rischia di scatenare uno scontro fra comuni. Un’altra tegola che potrebbe abbattersi sulle società partecipate del Comune di Rosignano dopo che la Rea Spa è finita sotto tiro per la questione del socio privato di Enerambiente (vicenda culminata con le dimissioni dell’avvocato Faggiano). Pellegrini manifesta il suo disappunto per come si è svolta l’assemblea dei soci che ha nominato il nuovo presidente ed i membri del cda. Anche perché il comune di Montescudaio - spiega Pellegrini - attraverso l’assessore Caprai aveva chiesto una proroga dell’assemblea. Che invece non c’è stata perché - secondo quanto si sostiene a Montescudaio - l’assessore Tudisco (che ha la delega alle partecipate) avrebbe stabilito di procedere. Come si ricorderà nell’assemblea di mercoledì scorso i soci hanno nominato il nuovo cda ed il nuovo presidente Patrizio Loprete, dell’Idv, che ha preso il testimone lasciato da Ivano Lazzerini. Nel corso della stessa seduta era stato deciso di ridurre il cda da 5 a 3 membri e di ridurre l’indennità del presidente (da 7.750 a 6000 euro senza gettone di presenza) e dei consiglieri (gettone di 100 euro diminuito a 30). Inoltre è stato sottolineato come sia previsto un risparmio (9mila euro) per la figura dell’amministratore delegato, già cancellata nel precedentente mandato di Crom. Un’operazione che ha comunque consentito al Comune di Rosignano di operare alcune economie di spesa. Pellegrini non contesta affatto la riduzione di cda e compensi di amministratori e consiglieri, come egli ci conferma. Ma mette semmai in discussione criteri e forme di partecipazione di Montescudaio nella società partecipata. Per questo - fa notare - aveva chiesto tempo, proprio per evitare un’uscita dolorosa dell’amministrazione collinare da Crom. Dopodomani il sindaco prenderà una decisione che, visto il termometro della polemica, fa pensare a una clamorosa uscita di scena del comune pisano. Sulla società delle farmacie comunali, intanto, interviene anche il consigliere di Rds Angela Porciani che si scaglia ancora una volta contro l’assessore Tudisco, chiedendo al sindaco di revocargli la delega alle partecipate. Per quale motivo? «Perché è politicamente poco trasparente - scrive Porciani in una nota - che un commercialista che fin dalla nascita di Crom ne ha curato gli affari (fino al luglio 2009 Crom sarebbe stata seguita dallo Studio associato Tudisco/Rinaldi) possa in modo obiettivo portare avanti tale delega nell’interesse collettivo e pubblico». E conclude: «Gli assessori non sono giocatori di pallone che cambiano casacca in base agli ingaggi».

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LA NAZIONE Pagina 7 – Pistoia Andrea Betti dell’Idv: “Non riscosse le tariffe di un campo” “Gestione del Legno Rosso danno erariale al Comune” INFURIA la bufera sugli impianti sportivi di Legno Rosso. Il Comune avrebbe provocato un danno alle casse pubbliche, con la gestione del campo da calcio del complesso di Capostrada. Forte di un parere degli stessi uffici legali di Palazzo di Giano, è il capogruppo dell’Italia dei valori Andrea Betti a sollevare la questione, presentando un’interpellanza al sindaco per fare piena luce su aspetti giuridici e politici. L’ORIGINE della vicenda risale ad alcuni anni fa. Nel 2005, l’amministrazione comunale stipula con la Polisportiva Legno rosso una convenzione per la gestione dell’impianto sportivo. Secondo quanto ricostruito da Betti, nel capitolato viene stabilito che il corrispettivo per il gestore debba provenire dalla riscossione delle tariffe per l’utilizzo di alcune attrezzature (oltre a 12 ore settimanali in franchigia da utilizzare sul campo principale). Non si fa invece nessun altro riferimento esplicito al campo di calcio in sintetico. Dalla 13esima ora, avrebbe dovuto pagare anche lo stesso gestore. «In pratica — spiega il capogruppo Idv — le tariffe per l’utilizzo dell’impianto di campo principale, le avrebbe dovute riscuotere il Comune». Se ciò non avviene, sarebbe soltanto a causa di una delibera della Giunta, la numero 42 del 2006, in cui si stabilisce che le tariffe sarebbero state riscosse dal gestore anzichè dall’amministrazione comunale e dalla Circoscrizione 3. «In questo modo sono state stravolte le condizioni originarie stabilite nel contratto», continua Betti citando una nota con cui l’ufficio legale del Comune ipotizzerebbe l’esistenza di un danno erariale. «Macroscopica — scrive in una nota protocollata il 18 maggio l’avvocato di Palazzo di Giano, Vito Papa — appare l’illegittimità della delibera 42 del 2006 laddove assegna al gestore i proventi per l’uso del nuovo campo di calcio in sintetico». «I DANNI prodotti da questo atto della Giunta — afferma ancora Betti — potrebbero essere di notevole entità, se consideriamo che la durata della convenzione è di nove anni e che gli utenti del campo sono piuttosto numerosi. Già all’epoca della delibera c’era chi aveva messo in guardia i vertici del Comune e della Circoscrizione — continua — ma fu accusato di occuparsene per mere questioni personali. L’ascolto di quelle parole sarebbe invece stato utile per l’amministrazione, che adesso disporrebbe di maggiori risorse per gli impianti sportivi. Vorrei sapere adesso come si intende affrontare e risolvere l’intera vicenda», conclude. UNA RISPOSTA indiretta a Betti arriva dall’assessore allo sport dal 2007, il vicesindaco Mario Tuci, contattato dal nostro giornale. «Sono stato io stesso a richiedere un parere all’ufficio legale in seguito ad una segnalazione che mi è pervenuta alcuni mesi fa — afferma Tuci —. Ottenuta una risposta, ho aperto un tavolo con i responsabili dell’ufficio ragioneria, degli uffici verde e sport, col direttore generale e la Circoscrizione 3. Ai primi di settembre l’iter sarà concluso e redatta una relazione sugli aspetti contabili. Ho già informato i dirigenti della Polisportiva Legno Rosso — conclude il vicesindaco — che si sono detti disponibili a valutare le nostre eventuali osservazioni». s.t.

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LA NAZIONE Pagina 13 – Empoli L’Idv lancia un appello: “Uniamoci per combattere l’insicurezza” UNA MAGGIORE coesione a tutti i livelli per combattere l’ insicurezza. L’appello è dell’Ivd di San Miniato. «Quasi un anno fa l’Italia dei Valori aveva segnalato una situazione preoccupante per l’ aumento dello stato di insicurezza percepito dai cittadini — dice il coodinatore provinciale Luigi Buon cristiani - Proponevamo un confronto per parlarne apertamente ritenendo la sicurezza un tema prioritario. In otto mesi circa si sono susseguiti furti e rapine, con l’ultimo colpo alla Carifi di Ponte a Egola. Noi riteniamo che sia importante affrontare la situazione con le associazioni, sia economiche che sociali, presenti sul territorio e con tutte le forze politiche — conclude — Serve una maggiore coesione ed un progetto comune. L’Idv invita chiunque condivida questa proposta a contattarci: [email protected] o al numero di celluare 347-2441436».

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IL TIRRENO Pagina 7 - Empoli Già una decina gli imprenditori che si sono fatti avanti. Una riunione a settembre Mega colpo in banca, prime adesioni al comitato di tutela dei rapinati Intanto, secondo i sindaci non è aumentato il livello d’insicurezza sociale C.M.-G.P. SAN MINIATO. Sono già una decina gli imprenditori che hanno manifestato l’intenzione di aderire al costituendo comitato delle “vittime” della mega rapina avvenuta il 5 agosto scorso alla filiale della Cassa di Risparmio di Firenze di Ponte a Egola. Come ormai noto, dalle cassette di sicurezza dell’istituto furono trafugati una valanga di soldi in contanti, orologi di pregio, gioielli e diamanti. Tutti beni preziosi che numerosi imprenditori del distretto conciario, alla vigilia della partenza delle ferie, pensavano di aver messo al sicuro, impauriti dalle possibili incursioni dei ladri all’interno delle loro abitazioni. Con l’ausilio del comitato (contattabile al numero 0571 448014 e la cui prima riunione è in programma nei primi giorni del mese di settembre alla Tekta Consulting di San Romano), il gruppo dei derubati vorrebbe chiarire alcuni aspetti. In primo luogo, le responsabilità della stessa banca e la misura in cui la polizza assicurativa esistente sulle cassette di sicurezza copre il danno subìto. In secondo luogo, i rapinati sono anche in cerca di spiegazioni sulla conformazione dei seminterrati e del pavimento della filiale, utilizzati dai banditi per materializzarsi all’improvviso nella banca al momento della chiusura. Intanto, se da un lato c’è chi parla di un crescente senso d’insicurezza sociale, dall’altro i sindaci del comprensorio invitano alla cautela, evitando allarmismi. Pochi giorni fa, Luigi Buoncristiani dell’Italia dei Valori era tornato a sollevare il problema sicurezza, parlando di un aumento di furti e rapine nei comuni del Valdarno. L’esponente IdV aveva quindi invitato le amministrazioni del comprensorio ad intraprendere iniziative, «per arginare una crescente e diffusa percezione d’insicurezza sociale, alimentata anche dagli effetti della crisi economica sulle famiglie della zona». Un’analisi respinta dai sindaci, che invitano a non confondere quanto avvenuto a Ponte a Egola con il quadro generale di sicurezza nel comprensorio. «Mi sembra che si stia esagerando un po’ - esordisce il primo cittadino di San Miniato Vittorio Gabbanini -. Il nostro territorio è ben presidiato dalle forze dell’ordine e sinceramente non vedo grande allarme da parte dei cittadini. Ci sono singoli episodi, anche gravi, come quello di Ponte a Egola, ma a livello globale la nostra è ancora una zona abbastanza tranquilla, soprattutto se guardiamo a ciò che avviene in altre regioni italiane». Le amministrazioni pubbliche, secondo Gabbanini, stanno già facendo tutto il possibile: «Organizziamo turni di polizia municipale in orario notturno, collaborando con le forze dell’ordine. È chiaro che con maggiori risorse si potrebbe fare di più e meglio, ma credo che una maggiore collaborazione dei cittadini sarebbe determinante». Cautela anche da parte di Damiano Ciurli del Consorzio Conciatori, che riunisce molte delle vittime della famigerata rapina di Ponte a Egola. «Parlare in termini generali di un allarme sicurezza sarebbe sbagliato - dice Ciurli - il problema maggiore per questa zona è sempre stato quello dei furti nelle abitazioni: un fenomeno frequente da diversi anni». È la ragione per la quale molti imprenditori scelgono di affidare contanti e preziosi alle cassette di sicurezza delle banche, soprattutto durante l’estate. «Quando si parla di sicurezza è necessario fare una distinzione - spiega il sindaco di Santa Croce Osvaldo Ciaponi -. Un conto è la sicurezza reale, per la quale il nostro territorio non registra situazioni eclatanti né fenomeni di recrudescenza. Diversa è la sicurezza percepita: da questo punto di vista, alcuni fatti di cronaca estranei alla nostra zona hanno alimentato certe paure. Anche l’insicurezza economica contribuisce a questa percezione, ma escludo assolutamente che la crisi abbia causato un aumento dei reati: i numeri sono in linea con quelli di tutti gli anni».

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IL TIRRENO Pagina 17 - Attualità PIOMBINO Sull’urbanistica portuale anatemi senza ragione Comincerò con l’ignorare la spocchia pedagogica del signor Moschini, che, pur non conoscendo nulla delle esemplari previsioni urbanistiche dell’ambito portuale e diportistico di Piombino (a bassissimo impatto ambientale, zero consumo di suolo e costa), denotando una tensione democratica e istituzionale quanto meno approssimativa (atteggiamento tipico di certi ambienti che non hanno dimestichezza con la realtà), e ignorando la qualità dei rapporti e dei contatti fra chi scrive e l’assessore Marson e il presidente Rossi, si lancia in improbabili anatemi senza averne alcun titolo. Scrivere e giudicare senza avere approfondito non rende un buon servizio a chi legge, poiché disinforma, e non lo fa nemmeno con chi scrive, poiché lo fa apparire come impegnato esclusivamente nel segnalare la propria esistenza. Gianni Anselmi, sindaco di Piombino