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STATO DELLE ACQUE SOTTERRANEE AREA IDROGEOLOGICA TICINO-ADDA RAPPORTO ANNUALE 2014 AREA IDROGEOLOGICA TICINO-ADDA Ottobre 2015

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STATO DELLE ACQUE SOTTERRANEE

AREA IDROGEOLOGICA TICINO-ADDA

RAPPORTO ANNUALE 2014 AREA IDROGEOLOGICA TICINO-ADDA

Ottobre 2015

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1 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

ARPA Lombardia

Il Rapporto annuale 2014 sullo stato delle acque sotterranee dell’area idrogeologica relativa al bacino Ticino-Adda è stato predisposto dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia. Autori Settore Monitoraggi Ambientali Centro Regionale Qualità delle Acque U.O. Monitoraggio Acque - Macroarea 2 Alberto Fonte, Anna Paola Gatti, Monica Guerinoni U.O. Risorse Idriche - Programmazione e Coordinamento

Valeria Marchesi, Giuseppa Cipriano, Andrea Fazzone Con il contributo di: U.O. Monitoraggio Acque - Macroarea 1

Cinzia Monti, Cristina Zocchia Si ringraziano tutti coloro che, a vario titolo, hanno contribuito alla redazione della presente relazione.

ARPA LOMBARDIA

Settore Monitoraggi Ambientali

Via Rosellini, 17 - MILANO

Direttore: Dott.ssa Silvia Anna Bellinzona

In copertina: Rete regionale di monitoraggio delle acque sotterranee.

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2 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

ARPA Lombardia

Sommario

1 INTRODUZIONE .................................................................................................................................................. 3

2 IL QUADRO TERRITORIALE DI RIFERIMENTO ......................................................................................................... 4

2.1 INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO .................................................................................................................................. 8 2.1.1 Inquadramento idrogeologico dell’area Ticino-Adda .......................................................................................... 9

3 IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO ......................................................................................................... 13

3.1 OBIETTIVI DI QUALITÀ ................................................................................................................................................... 14 3.2 CORPI IDRICI............................................................................................................................................................... 15

3.2.1 Corpi Idrici sotterranei (PdGPo, 2010) ............................................................................................................... 15 3.2.2 Nuovi Corpi Idrici sotterranei (PdGPo, 2015) ..................................................................................................... 16

3.3 CLASSIFICAZIONE DEI CORPI IDRICI SOTTERRANEI ............................................................................................................... 23 3.3.1 Stato chimico ..................................................................................................................................................... 23 3.3.2 Stato quantitativo .............................................................................................................................................. 24

3.4 TIPI DI MONITORAGGIO ................................................................................................................................................ 25

4 LA RETE DI MONITORAGGIO .............................................................................................................................. 26

4.1 LA RETE DI MONITORAGGIO REGIONALE ........................................................................................................................... 26 4.2 LA RETE DI MONITORAGGIO NELL’AREA IDROGEOLOGICA TICINO ADDA................................................................................... 28

5 LO STATO DELLE ACQUE SOTTERRANEE.............................................................................................................. 32

5.1 STATO CHIMICO (SC) DEI PUNTI DI MONITORAGGIO ........................................................................................................... 32 5.2 STATO CHIMICO (SC) DEI CORPI IDRICI ............................................................................................................................ 32 5.3 STATO CHIMICO (SC). CLASSIFICAZIONE SESSENNIO 2009 – 2014 PDGPO ........................................................................... 35 5.4 STATO QUANTITATIVO .................................................................................................................................................. 45 5.5 CRITICITÀ AMBIENTALI .................................................................................................................................................. 51

6 ATTIVITÀ PROGETTUALI .................................................................................................................................... 54

6.1 PROGETTO PLUMES ................................................................................................................................................... 54

7 CONCLUSIONI ................................................................................................................................................... 57

Allegato 1: Stato Chimico – Triennio 2009-2011 Allegato 2: Stato Chimico – Triennio 2012-2014

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3 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

ARPA Lombardia

1 INTRODUZIONE

ARPA Lombardia effettua il monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee in maniera sistematica sull’intero territorio regionale dal 2001, secondo la normativa vigente. A partire dal 2009 il monitoraggio è stato gradualmente adeguato ai criteri stabiliti a seguito del recepimento della Direttiva 2000/60/CE, configurandosi in particolare svolgendo le seguenti azioni:

− programmazione e gestione del monitoraggio quali-quantitativo dei Corpi Idrici;

− effettuazione di sopralluoghi e campionamenti;

− esecuzione di analisi degli elementi chimico-fisici e chimici e degli elementi biologici;

− elaborazione dei dati derivanti dal monitoraggio e relativa classificazione;

− caricamento dei dati di monitoraggio nel sistema informativo nazionale.

ARPA Lombardia svolge inoltre altre attività inerenti le acque superficiali e sotterranee, tra cui:

− supporto tecnico-scientifico a Regione Lombardia per le attività di pianificazione e programmazione;

− gestione e realizzazione di monitoraggi e progetti relativi a problematiche o specificità territoriali;

− gestione delle emergenze e degli esposti relativi a eventi di contaminazione delle acque.

Il presente documento, oltre a fornire un quadro sintetico sia territoriale che normativo, descrive lo stato di qualità delle acque sotterranee dell’area idrogeologica Ticino-Adda (ricadente nei territori delle Province di Varese, Como, Lecco, Monza e Brianza, Milano, Pavia e Lodi) con particolare riferimento al monitoraggio svolto nel sessennio 2009-2014..

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4 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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2 IL QUADRO TERRITORIALE DI RIFERIMENTO

L’area idrogeologica Ticino-Adda comprende il territorio di pianura delimitato dai fiumi Ticino e Adda nelle Province di Varese, Como, Lecco, Monza e Brianza, Milano, Pavia e Lodi.

Più nel dettaglio, comprende la porzione meridionale della Provincia di Varese che si colloca nel settore Nord-Occidentale della Lombardia. l’intera provincia si estende su una superficie di circa 1.199 km2. Confina a nord e a nord-est con la Svizzera (Canton Ticino), a est con la Provincia di Como, a sud con la Provincia di Monza e della Brianza e con la Provincia di Milano, a ovest con il Piemonte (Provincia di Novara, Provincia del Verbano Cusio Ossola). Il reticolo fluviale, insieme al sistema lacuale, rappresenta uno degli elementi naturali più significativi della Provincia. I bacini idrografici principali sono quelli del Ticino-Verbano, con direzione dei flussi idrici prevalente verso settentrione ed occidente, del Ticino sublacuale, diretto verso sud e dell’Olona-Lambro, con reticolo idrico diretto verso meridione ed oriente. Il sistema idrico della Provincia di Varese ricade all’interno di quattro aree idrografiche di riferimento: lago Maggiore (settore Nord-Ovest); lago di Lugano (settore Nord-Est); Ticino sublacuale (settore Sud-Ovest); Olona-Lambro meridionale (settore Sud-Est). La popolazione residente nella Provincia è costituita da 887.728 abitanti e 141 Comuni. I Comuni maggiormente popolati sono Varese (82.579 residenti), Busto Arsizio (81.760), Gallarate (51.751) e Saronno (39.161). La densità abitativa e l’industrializzazione sono molto più elevate nella zona meridionale della Provincia. L’economia è principalmente basata sull’industria manifatturiera e artigianale e, in minima parte, sull’agricoltura. Nella parte meridionale della Provincia, a Gallarate, Busto Arsizio e Somma Lombardo sono presenti centri dell’industria tessile, a Sesto Calende e Gallarate dell’industria meccanica, a Saronno numerosi stabilimenti elettrotecnici e meccanici e dolciari, a Tradate è presente l’industria elettrotecnica e meccanica, nel bacino del lago Maggiore e del lago di Varese sono presenti alcune industrie meccaniche e importanti centri turistici. Nel territorio Provinciale sono ubicati inoltre l'Aeroporto internazionale di Milano-Malpensa, tre autostrade, otto strade statali e numerose strade Provinciali. Sono in corso di costruzione la direttrice ferroviaria Arcisate-Stabio e l’autostrada Pedemontana.

La porzione della Provincia di Como (1288 km2) compresa nell’area idrogeologica Ticino-Adda è quella sud-occidentale del territorio, ovvero la più bassa delle tre zone altimetriche che suddividono la Provincia (insieme alla fascia montana e alla fascia collinare) denominata fascia della pianura (93,5 km2). Questa zona è caratterizzata da un territorio basso e pianeggiante e da assenza di masse rilevate; occupa un’area estremamente ridotta dell’intera Provincia e confina con la pianura padana. La Provincia di Como ha una popolazione residente di 586.735 abitanti. Nella struttura dell’economia Provinciale, il settore dei servizi concentra la maggior parte degli occupati, seguito dal settore del commercio e dai pubblici esercizi. La forza lavoro è suddivisa principalmente nell’industria e nelle costruzioni; una minima parte (0,1%) è dedicata all’agricoltura. La Provincia di Como si presenta come una delle più industrializzate a livello nazionale. La voce più importante per l’occupazione rimane tuttavia quella dei servizi in senso stretto. L’apparato economico Provinciale registra una consistenza di 49.333 imprese, distribuite per più della metà nel comparto del terziario, per il 19,6% nelle costruzioni, e per il 15,1% nel manifatturiero; il restante 4,8% appartiene al settore agricolo. Fra le attività produttive del settore manifatturiero prevalgono i tre settori della metalmeccanica, del tessile-abbigliamento e dei mobili. Nel settore del terziario spiccano le attività del commercio e del turismo. Il settore produttivo è contraddistinto da un nutrito numero di imprese artigiane: 17.000 unità.

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5 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

ARPA Lombardia

Il territorio comasco e la sua conformazione sono legati strettamente alla combinazione di due fenomeni: la struttura geologica, con le sue modificazioni via via intervenute, e il clima che, nel corso dei secoli, ha determinato la modellazione del paesaggio. Le origini e le caratteristiche geologiche del territorio hanno influenzato in modo determinante lo sviluppo della rete idrografica superficiale e la formazione degli acquiferi sotterranei. Il sistema delle falde acquifere della Provincia comasca è ben delineato nella sua struttura, è alimentato dalle precipitazioni e dai corpi d’acqua superficiali.

La Provincia di Lecco ha una popolazione di 338.425 abitanti e si estende su una superficie di 816 km², suddivisa in 90 comuni. La porzione della Provincia di Lecco compresa nell’area idrogeologica Ticino-Adda è quella a sud del territorio, ovvero una porzione estremamente ridotta che si apre verso la pianura, comprendente alcuni comuni appartenenti ai circondari di Merate e Casatenovo. Questa area della Provincia, caratterizzata economicamente per lo più da un ricco tessuto d’aziende di piccole-medie dimensioni, ospita anche la maggior parte delle aziende agricole Provinciali. Grande importanza hanno, per l’intera Provincia, le attività connesse al settore terziario, alla produzione di energia idroelettrica (derivazioni da corpi d’acqua superficiali) e al turismo. Le acque superficiali e sotterranee sono da sempre indispensabili per tale apparato produttivo, con problematiche legate, da un lato al rischio di sovrasfruttamento, dall’altro ad un elevato pericolo di contaminazione per presenza di attività impattanti su acquiferi spesso altamente vulnerabili. Inoltre l’estrema articolazione orografica e idrografica del territorio, unitamente all’eterogeneità geologico-litologica da nord verso sud, comportano una variabilità ed eterogeneità dei caratteri idrogeologici di complessa caratterizzazione e descrizione.

L’area idrogeologica Ticino-Adda copre interamente la Provincia di Monza e Brianza che si sviluppa a nord dell’area metropolitana milanese e si estende per una superficie di 405 km² fino alle aree collinari dell’alta pianura, comprendendo una popolazione residente complessiva di 840.358 abitanti. L’area è contraddistinta da una morfologia da pianeggiante a subpianeggiante, con presenza nelle zone più settentrionali di rilievi collinari con quote massime raggiunte pari a 340 m (s.l.m.). I principali fiumi presenti nel territorio sono l’Adda e il Lambro che, insieme a corsi d’acqua di minore importanza quali i torrenti Seveso e Molgora e il rio Vallone, attraversano la zona a nord di Milano in direzione N-S e definiscono la rete idrografica naturale caratteristica della Brianza. Una fitta rete di canali artificiali storicamente destinati all’irrigazione è presente in tutta la fascia immediatamente a nord di Milano. Pertanto la ricchezza della risorsa, è essenzialmente riconducibile alle caratteristiche geologiche ed idrogeologiche del sottosuolo, che trae le proprie origini dai processi glaciali, fluvioglaciali e alluvionali che nel Quaternario hanno modellato la fascia pedemontana lombarda. Lo sviluppo socio–economico del territorio ruota prevalentemente, attorno al settore tessile, al metalmeccanico e al chimico, oltre alla presenza di consistenti e significative lavorazioni artigianali nella produzione di mobili per l’arredamento. Le risorse idriche sotterranee, oltre a costituire la principale fonte di approvvigionamento per uso idropotabile del territorio, hanno influito sullo sviluppo della produzione industriale nel territorio; ciò ha inciso positivamente sullo sviluppo economico del territorio ma ha sicuramente compromesso la qualità delle acque estratte dagli orizzonti acquiferi più superficiali. La Provincia di Milano, situata nel settore centro-occidentale della media pianura padana è interamente interessata dall’area idrogeologica Ticino-Adda. Dal punto di vista amministrativo, la Provincia si estende su una superficie di 1.575 km² comprendendo una popolazione complessiva pari a circa 3.150.000 abitanti. I principali corsi d’acqua che attraversano l’area scorrendo da nord-nordovest a sud-sudest, sono il Ticino (al limite occidentale della Provincia stessa), l’Olona, il Seveso, il Lambro e l’Adda (al limite orientale). Dal punto di vista morfologico-paesistico, il territorio milanese può essere suddiviso in tre ambiti principali, rappresentati dalla fascia pedecollinare di alta pianura (che corrisponde alla zona dell’alto milanese brianzolo);

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6 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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dalla media pianura asciutta (che corrisponde al territorio centro settentrionale della Provincia, esteso tra Ticino ed Adda e caratterizzato da un alto grado di urbanizzazione diffusa ed eterogenea con intensa localizzazione di attività produttive) e dalla bassa pianura irrigua (che corrisponde al territorio del sud-milanese che si estende sino al Po ed è caratterizzato da abbondanza di acque superficiali e di risorgenza (fontanili) e da diffuso utilizzo per scopi agricoli). Dal punto di vista geomorfologico, risulta limitato a nord dalle propaggini dei rilievi collinari brianzoli e degradante, verso sud, alla bassa pianura che si estende fino al fiume Po, presentandosi complessivamente pianeggiante. La presenza di una fitta rete di corsi d’acqua naturali e artificiali ha favorito importanti interazioni e processi di interscambio tra la rete idrica superficiale e le risorse idriche sotterranee. Infine a caratterizzare il settore centrale della pianura, è la presenza dei fontanili, i quali alimentano una rete idrica superficiale ampiamente sfruttata per scopi irrigui ed agricoli. La Provincia di Milano consta di un tessuto produttivo molto radicato sul territorio, con aziende prevalentemente medio-grandi (solo il 24% delle aziende appartiene al comparto artigianato). La maggioranza delle aziende è dedicata ai servizi; l’industria è principalmente focalizzata nel settore delle costruzioni, del commercio e dell’attività manifatturiera. Ruolo secondario nella Provincia è occupato dal settore dell’agricoltura e della pesca. Anche il comprensorio orientale del territorio pavese è interessato dall’ area idrogeologica Ticino-Adda. La Provincia di Pavia, si estende per 2.965 km2 ed occupa la porzione sudoccidentale della regione e conta una popolazione residente o domiciliata di circa 562.000 unità. Dal punto di vista morfologico-paesistico, il territorio, pianeggiante per il 74% e collinare/montuoso per il restante 26%, non è omogeneamente circoscritto da elementi naturali: solo i confini occidentali e una parte di quelli settentrionali e meridionali coincidono, rispettivamente, con i corsi dei fiumi Sesia, Ticino e Po. Quest’ultimo, che attraversa l’intera Provincia con orientamento ovest-est, delimita l’Oltrepo, posto a sud del fiume e che si incunea nell’Appennino settentrionale, da una vasta pianura irrigua che si estende verso nord, a sua volta suddivisa dal Ticino nel comprensorio occidentale della Lomellina e in quello orientale del Pavese. La Lomellina, completamente pianeggiante e fortemente caratterizzata dalla coltivazione del riso si estende per una superficie di circa 1.060 km2; il Pavese, si estende su 800 km2 di superficie in prevalenza rurali e quasi interamente pianeggianti (fa eccezione la Collina Banina); l’Oltrepo, che si estende per 1.100 km2 e in cui spicca la viticoltura, comprende la parte collinare e montana della Provincia. Riguardo all’assetto economico, negli ultimi decenni la Provincia di Pavia ha evidenziato una marcata deindustrializzazione, così che oggi la prevalenza degli occupati opera nei servizi, con una forte incidenza dei comparti del commercio e della sanità. Tra le imprese produttive è rilevante il contributo del settore costruzioni, cui seguono l’agricoltura e le attività manifatturiere. Le acque sotterranee, al pari di quelle superficiali, svolgono un ruolo fondamentale sia nel sostenere l’economia agricola che caratterizza il territorio Provinciale sia nel garantire l’approvvigionamento idropotabile della popolazione insediata. Nella fascia collinare e montana, inoltre, esistono 138 sorgenti captate a scopo potabile, per un prelievo medio annuo di circa 100 l/s. l’intera Provincia di Lodi (circa 230.000 abitati per 782 km²) che si colloca nel settore centro-meridionale della Lombardia è interessata dall’area idrogeologica in questione, immediatamente a sud dell’area metropolitana milanese e risulta delimitata lungo gran parte del proprio confine da tre corsi d’acqua naturali di primaria importanza: il fiume Po a sud, il fiume Adda ad est e il fiume Lambro ad ovest. La morfologia è essenzialmente pianeggiante ed è interrotta solo da sporadiche e limitate zone collinari a lieve pendenza nel settore centro-occidentale e dalle incisioni vallive dei corsi d’acqua principali. I valori più elevati di densità di popolazione sono concentrati nel settore nord-occidentale della Provincia, mentre la porzione centrale e meridionale presenta densità notevolmente inferiori, che raggiungono i valori più bassi nella zona sud-orientale.

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La conformazione morfologica del territorio lodigiano e la presenza di oltre 2.500 chilometri di corsi d'acqua ha fatto si che si contraddistinguesse come una delle Province più importanti per agricoltura e allevamento (circa l’81% del territorio), tanto da costituire un polo di livello europeo nel settore zootecnico. La destinazione prevalente della superficie agricola utilizzabile è a seminativo, in particolare mais. Lo sviluppo socio–economico del territorio ruota, prevalentemente, attorno al settore agro–alimentare e, in crescita, al settore terziario oltre che al settore industriale rappresentato da ditte farmaceutiche, chimiche e di produzione di energia elettrica. Il territorio lodigiano costituisce un’importante zona di riserva delle acque sotterranee, tuttavia grandemente vulnerabile per l’elevata permeabilità dei depositi superficiali e per la bassa soggiacenza della falda. Il reticolo irriguo fornisce un’alimentazione generalizzata e continua proveniente dai settori centro-settentrionali del territorio lombardo, influenzando l’acquifero e determinando innalzamenti periodici della superficie piezometrica. Gli apporti irrigui e la presenza di tre importanti fasce di deflusso superficiale che contornano il territorio, corrispondenti ai fiumi Adda, Lambro e Po, danno luogo ad un intenso interscambio con la sottostante falda freatica favorendo generalmente l’azione drenante sull’acquifero durante i periodi di magra e l’azione alimentatrice durante le piene.

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8 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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2.1 Inquadramento idrogeologico

Il Programma di Tutela ed Uso delle Acque individua nella pianura lombarda le seguenti aree idrogeologiche:

• Zona di ricarica delle falde, corrispondente alle alluvioni oloceniche e ai sedimenti fluvioglaciali pleistocenici nella parte settentrionale della pianura, dove l’acquifero è praticamente ininterrotto da livelli poco permeabili. Quest’area si estende quasi tutta a monte della fascia delle risorgive. Sono queste le aree nelle quali l’infiltrazione da piogge, nevi e irrigazioni, permette la ricarica della prima falda, tramite la quale può pervenire alle falde profonde.

• Zona di non infiltrazione alle falde, sempre nella parte alta della pianura, costituita dalle aree in cui affiora la roccia impermeabile o dove è presente una copertura argillosa (depositi fluvioglaciali del Pleistocene medio antico).

• Zone ad alimentazione mista, nella zona centrale e meridionale della pianura, in cui le falde superficiali sono alimentate da infiltrazioni locali, ma non trasmettono tale afflusso alle falde più profonde, dalle quali sono separate da diaframmi poco permeabili. Quest’area corrisponde alla massima parte della pianura.

• Zona di interscambio tra falde superficiali e profonde, in corrispondenza dei corsi d’acqua principali, soprattutto del fiume Po.

Sulla base di tali individuazioni e in riferimento alle litologie presenti, alla disposizione geometrica nonché ai fenomeni di circolazione idrica sotterranee, sono distinti tre complessi acquiferi principali separati da livelli impermeabili continui ed estesi:

− Acquifero superficiale

− Acquifero tradizionale

− Acquifero profondo

L’identificazione di quattro superfici di discontinuità stratigrafica di estensione regionale, rappresentanti limiti di Sequenze Deposizionali, corrispondenti a delle tappe fondamentali nell’evoluzione del bacino, ha consentito di individuare ed attribuire al Pleistocene quattro unità stratigrafiche denominate Unità A, Unità B, Unità C, Unità D.

Le unità A, B, C, D sono state equiparate a corpi geologici di notevole estensione areale che costituiscono un dominio dello spazio fisico in cui ha sede un sistema idrogeologico distinto. Nel complesso, l’insieme delle unità idrostratigrafiche principali costituisce una successione di corpi sedimentari acquiferi (Gruppi Acquiferi) costituiti a loro volta da corpi sedimentari acquiferi di rango e dimensioni inferiori (Complessi Acquiferi).

I Gruppi Acquiferi vengono così distinti:

Gruppo Acquifero A

Nel Gruppo Acquifero A rientrano le litologie più grossolane; il gruppo è prevalentemente rappresentato da ghiaie e ghiaie grossolane, poligeniche a matrice sabbiosa da media a molto grossolana; sono molto subordinati gli intervalli sabbiosi, con sabbia giallastra, da media a molto grossolana, spesso ciottolosa. Il Gruppo Acquifero A è il primo presente a partire dal piano campagna nella media e bassa pianura e corrisponde alle zone dei fondovalle principali nella zona dell’alta pianura.

Gruppo Acquifero B

E’ rappresentato da una successione di sedimenti, costituiti da sabbie medio-grossolane e ghiaie a matrice sabbiosa e caratterizzati da porosità e permeabilità elevate. I sedimenti fini, molto subordinati, sono limitati alla parte bassa della successione con intercalazioni di argilla siltosa e silt di spessore da decimetrico a metrico. Alla base del Gruppo Acquifero B è possibile individuare conglomerati localmente poco cementati

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ed il Ceppo. Il Gruppo Acquifero B è il primo presente (dal piano campagna) nella zona dell’alta pianura e delle colline moreniche.

Gruppo Acquifero C

Il Gruppo Acquifero C è costituito da sedimenti marini di piattaforma caratterizzati dalla presenza di: argilla siltosa-sabbiosa grigia fossilifera. Si passa quindi ad ambienti transizionali, prima con un sistema litorale a prevalente sabbia grigia fine e finissima, bioturbata, laminata o massiva, fossilifera, quindi a un sistema deltizio a sabbia grigia, media, classata, laminata, a stratificazione media e spessa, con frustoli vegetali. In alcuni ristretti settori dell’alta pianura e delle colline moreniche, laddove affiorano i depositi più antichi, il Gruppo Acquifero C è il primo che si ritrova dal piano campagna.

Gruppo Acquifero D

Il Gruppo Acquifero D è rappresentato da una sequenza di facies negativa (Coarsening Upward – CU) caratterizzata da argilla siltosa e silt con intercalazioni di sabbia fine e finissima in strati sottili alla base, sabbia grigia fine e media bioturbata nella parte intermedia e ghiaia poligenica grigia alternata a sabbia nella parte alta.

La suddivisione proposta è ben riconoscibile nella zona di media e bassa pianura, mentre nelle zone di alta pianura terrazzata e collinare la situazione idrogeologica diventa più complessa. In queste aree è possibile che alcuni Gruppi Acquiferi non siano presenti e pertanto i contatti verticali e laterali non seguano la successione completa sopra descritta. Ad esempio, il Gruppo acquifero A può essere assente nelle zone dei terrazzi antichi e presente solo nei fondovalle dei corsi d’acqua principali.

La struttura idrogeologica del territorio lombardo è caratterizzata anche da aree montane con una concentrazione delle risorse delle aree carbonatiche (Monte Orsa-Campo dei Fiori per Varese, Triangolo Lariano e gruppo delle Grigne per le Province di Como e Lecco, Prealpi Bergamasche e Bresciane), con sorgenti anche importanti. Nelle aree a rocce cristalline, che formano l’ossatura dell’arco alpino, invece, le risorse idriche risultano di minore interesse e sono costituite da numerose sorgenti di limitate portate.

2.1.1 Inquadramento idrogeologico dell’area Ticino-Adda

Si riporta di seguito l’inquadramento idrogeologico dell’area Ticino-Adda, considerando i vari territori Provinciali interessati.

Dal punto di vista idrogeologico, il territorio della Provincia di Varese si presenta variamente diversificato e, in prima analisi, può essere diviso in tre settori: Settore Montano, Settore Pedemontano (collinare) e Settore di Pianura. Il primo è caratterizzato da falde acquifere locali e limitate arealmente, contenute nel substrato lapideo carbonatico o cristallino variamente carsificato o fratturato e nei depositi incoerenti di fondovalle permeabili per porosità. Questo settore è caratterizzato da impatto antropico modesto che si concentra sui fondovalle e sul medio versante. Il secondo è caratterizzato da acquiferi localizzati in parte nel substrato lapideo carbonatico e in parte nelle frazioni più permeabili dei depositi morenici, delle valli fluviali e dei bacini lacustri. Si tratta generalmente di acquiferi locali misti, di dimensioni limitate con medio/basso grado di protezione. L’impatto antropico è medio/alto. Il terzo è caratterizzato da un importante acquifero superficiale e da una serie di acquiferi più profondi compresi tra l’asta drenate dei fiumi Ticino ed Olona e riferibili all’alta pianura lombarda. I caratteri idrogeologici del settore meridionale della Provincia di Varese sono riconducibili essenzialmente ad acquiferi diversamente sviluppati nei depositi fluvioglaciali Plio-Pleistocenici, con alimentazione principalmente per infiltrazione delle acque meteoriche nelle unità maggiormente permeabili di monte. La circolazione idrica sotterranea è legata alla permeabilità primaria per porosità. Queste unità vengono classificate in unità idrostratigrafiche corrispondenti ai tre principali gruppi acquiferi. Il gruppo acquifero A è caratterizzato in

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prevalenza da ghiaie eterometriche, sabbie e ciottoli, con subordinate intercalazioni di conglomerati (nel settore orientale), argille e limi sabbiosi privi di continuità laterale. Negli strati più superficiali si riscontrano localmente livelli di argille rossastre con ghiaie e ghiaie limoso-argillose con spessori estremamente variabili (0÷20 m) in funzione del grado di erosione complessivo dell’area. L’unità presenta uno spessore complessivo di 80÷100 m ed è sede dell’acquifero superiore di tipo libero o localmente semiconfinato con soggiacenza media di circa 30÷35 m è tradizionalmente captato dai numerosi pozzi ad uso industriale del territorio. Il gruppo acquifero B è caratterizzato da ghiaie e sabbie con livelli arealmente continui di argille e limi argillosi; sono presenti in profondità intercalazioni con arenarie, conglomerati e livelli con torba e fossili. Il limite superiore dell’unità, posto a quote medie variabili tra 50 e 120 m s.l.m., si mantiene generalmente parallelo alla superficie topografica, sia procedendo verso sud che in senso trasversale all’area. L’unità è sede di falde idriche intermedie e profonde di tipo confinato e semiconfinato, generalmente riservate all’uso potabile e captate dai pozzi profondi. Gli strati acquiferi presentano uno spessore complessivo medio stimato di circa 40 m. Il gruppo acquifero C è rappresentato da depositi in facies transizionale e marina caratterizzati da argille fossilifere, limi sabbiosi e torbe, omogeneamente riscontrate in tutta l’area ad una profondità di circa 170 -180 m da p.c.. Questa unità forma il substrato della falda tradizionalmente sfruttata. L’unità, delimitata a tetto da superfici erosionali irregolari, può essere sede di rari acquiferi profondi di tipo confinato contenuti in livelli ghiaioso-sabbiosi di limitato spessore; le caratteristiche idrodinamiche sono buone per quanto concerne porosità e permeabilità. L’impatto antropico in questo settore è rilevante. L’assetto idrogeologico della Provincia di Como è caratterizzato da un sistema monostrato - multifalda che rappresenta l’Acquifero tradizionale la cui base impermeabile è costituita dal “Villafranchiano” (unità limo-sabbio-argillosa che risulta spesso visibile in affioramento in corrispondenza delle incisioni profonde di natura fluviale) e da un acquifero profondo individuato nelle “Argille sotto il Ceppo” (unità idrostratigrafica “III acquifero”. La maggiore significatività idrogeologica, nella fascia pedemontana, è rappresentata dall’unità idrostratigrafica “II acquifero” che, localmente, si presenta in prevalenza con caratteristiche di falda libera ed è quindi sostanzialmente il primo acquifero significativo che si riscontra. Il sistema delle falde acquifere della Provincia comasca risulta ben delineato nella sua morfologia ed è alimentato dalle precipitazioni e dai corpi d’acqua superficiali; gli acquiferi del territorio di pianura sono inquadrati nel sottobacino Ticino-Adda e i principali sistemi acquiferi sono, da ovest verso est:

- Olona-Bozzente; - Faloppia-Lura; - Seveso-Acquanegra; - Lambro.

L’assetto idrogeologico della Provincia di Lecco, vista l’estrema articolazione dello stesso anche in relazione alla eterogeneità geologico/litologica in direzione nord – sud, risulta di complessa caratterizzazione. La geologia del territorio è rappresentata sia dalla geologia del sistema Alpino, con rocce metamorfiche la cui circolazione idrica avviene soprattutto lungo le zone di fratturazione, sia dalla sequenza sedimentaria del sistema del sudalpino che presentano permeabilità secondaria prevalentemente connessi a processi di dissoluzione carbonatica. Inoltre l’azione glaciale, attraverso fenomeni di deposizione ed escavazione, ha determinato la deposizione di estese cerchie e coltri moreniche. Alla serie di rilievi morenici e piane intermoreniche, si intervallano locali elevazioni del substrato roccioso prequaternario. Gli orizzonti più produttivi sono rinvenibili in settori localizzati in cui sono presenti forti accumuli ghiaioso-sabbiosi (paleoalvei). Queste strutture idrogeologiche, presenti nella porzione meridionale del territorio Provinciale, sono particolarmente importanti poiché costituiscono zone preferenziali per la ricarica degli acquiferi ad opera delle acque di infiltrazione e consentono il trasferimento delle acque sotterranee dalle zone pedemontane a quelle di alta e media pianura. Le strutture di paleoalveo formate dai terreni più recenti contengono una falda libera che è in comunicazione con quella contenuta nel "Ceppo" e pertanto tali unità possono essere accomunate nella definizione di "primo acquifero (acquifero A)". Infine, per quanto riguarda le coperture terrigene più recenti, si possono distinguere i

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depositi ricollegabili al trasporto fluviale e/o lacustre, all’azione gravitativa di versante e all’intervento antropico, anch’essi sede di circolazione idrica sotterranea a volte importante per l’approvvigionamento idrico locale. L’assetto idrogeologico della Provincia di Monza e Brianza è prevalentemente caratterizzato dalla presenza di terreni superficiali particolarmente permeabili a litologia ghiaioso-sabbiosa con elevati valori di permeabilità che variano progressivamente in profondità con prevalenza di litologie a tessitura fine di ridotta permeabilità. In queste condizioni, gli orizzonti acquiferi risultano limitati a lenti isolate di materiale relativamente permeabile e di spessore modesto. I gruppi acquiferi riconosciuti a partire dal piano campagna sono rappresentati dal gruppo acquifero A, sfruttato generalmente in modo intensivo nelle aree di pianura, nella Brianza monzese risulta presente solo nella fascia più meridionale, dove iniziano a meglio definirsi le aree di pianura; dal gruppo acquifero B, rappresenta il principale serbatoio d’acqua sfruttato nelle aree di margine di bacino. In Brianza il gruppo acquifero B costituisce l’acquifero principale e contiene una falda da libera a semiconfinata, con grado di vulnerabilità comunque elevato; il gruppo acquifero C, insieme al gruppo B, è l’unità meglio rappresentata nella Brianza e nell’area pedemontana lombarda in genere. Per tale ragione, e in considerazione delle particolari caratteristiche idrogeologiche dell’acquifero, il gruppo C è stato sfruttato negli ultimi anni per prelievi di acque destinati ad utilizzi prevalentemente idropotabile o, comunque per uso alimentare o per produzioni ad alta tecnologia. Infine il gruppo acquifero D è identificabile nella sua parte sommitale nei sondaggi profondi di Agrate Brianza. In ragione della collocazione geografica del territorio che interessa la Provincia di Monza e Brianza, in posizione intermedia tra i primi rilievi prealpini e la bassa pianura padana, la struttura idrogeologica del sottosuolo risulta, rispetto alle aree di pianura più meridionali, particolarmente articolata. Per una descrizione schematica e un’analisi dell’assetto idrogeologico, si suddivide l’area della Brianza in quattro settori principali, rappresentati dall’area occidentale e del terrazzo delle Groane; dall’area centrale (dorsale di Monza) e del bacino del Lambro; dall’ area orientale e del bacino dell’Adda; dalla cintura metropolitana.

L’assetto idrogeologico della Provincia di Milano è rappresentato da una spessa coltre di depositi alluvionali di varia natura (marina e continentale), formatisi in un arco temporale che dal tardo Miocene si estende sino a parte dello Olocene e che lasciano traccia dell’evoluzione del bacino deposizionale padano. La successione di sedimenti plio-pleistocenici, che a scala regionale costituisce un sistema acquifero monostrato, spostandosi da N-NO verso S-SE passa da un corpo indifferenziato con falda libera (area pedemontana) ad un sistema monostrato compartimentato per la presenza di livelli limo-argillosi che suddividono l’acquifero in più strati tra loro separati e sede di falde confinate. I corpi sedimentari sede degli acquiferi si sviluppano da NO verso SE e presentano spessore minore nella zona pedemontana e spessore maggiore verso sud in corrispondenza dell’area rappresentata dall’alveo del Po. In linea generale il sottosuolo si caratterizza per la presenza, nella parte più superficiale, di orizzonti a litologia prevalentemente ghiaioso-sabbiosa, con elevati valori di permeabilità, cui seguono in profondità sedimenti incoerenti a tessitura progressivamente più fine (sabbie, sabbie fini, limi e argille) che determinano una graduale riduzione della permeabilità. Si individuano quindi un settore settentrionale e uno meridionale; il primo caratterizzato da sedimenti limoso-argillosi a tetto dei depositi terrazzati che non permettono l’infiltrazione, se non localmente, delle acque superficiali che alimentano generalmente acquiferi di modeste dimensioni e presentano valori di soggiacenza della falda di oltre 40 m nelle zone più a nord del territorio Provinciale mentre procedendo verso sud la falda si avvicina gradualmente alla superficie topografica fino ad essere subaffiorante in corrispondenza della “linea dei fontanili”. Il secondo evidenzia invece la presenza di sabbie e ghiaie, con lenti di argille e limi, senza una precisa distribuzione preferenziale dei livelli permeabili. Le permeabilità sono ovunque mediamente inferiori a quelle del settore settentrionale; la diminuzione di permeabilità non è tuttavia così netta, come ci si potrebbe attendere dall’incremento della frazione fine. La soggiacenza del settore meridionale è in generale molto bassa, compresa generalmente entro un valore di 5 m; si osserva però, in corrispondenza di due fasce larghe qualche

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chilometro adiacenti ai fiumi Ticino e Adda, un aumento della soggiacenza fino a circa 20 m, dovuto all’effetto drenante esercitato dai corsi d’acqua, che scorrono ad una quota più bassa rispetto al livello fondamentale della pianura.

La porzione della Provincia di Pavia che ricade nel sottobacino Ticino-Adda coincide sostanzialmente con la sua parte sud orientale, localizzata a nord del fiume Po e caratterizzata da una serie deposizionale ben definita e spesso costante su tutto il territorio di interesse in cui si possono individuare, dall’alto verso il basso, tre distinte unità: i depositi alluvionali di età olo-pleistocenica, la successione “villafranchiana” (depositi continentali di origine palustre-lacustre), il basamento marino. La prima delle suddette unità è particolarmente importante dal punto di vista idrogeologico, in quanto sede degli acquiferi di maggior importanza del territorio. I depositi di origine alluvionale presentano in quest’area un forte e regolare sviluppo (200 - 300 metri e più), si connettono senza soluzione di continuità con quelli del milanese e del novarese e ospitano una falda freatica e diversi acquiferi a comportamento artesiano. La falda freatica sita generalmente a pochi metri dal piano campagna e caratterizzata da un livello piezometrico soggetto a sensibili variazioni stagionali, rappresenta un cospicuo serbatoio idrico a livello Provinciale, sia per il suo spessore (50 – 60 m) che per la sua estensione areale. Tale acquifero presenta un elevato grado di vulnerabilità intrinseca in quanto generalmente mancano al suo tetto orizzonti a bassa permeabilità in grado di proteggere le acque in esso immagazzinate. Il primo orizzonte acquifero artesiano presente al di sotto della falda freatica è separato da questa da un orizzonte impermeabile continuo il cui spessore varia dai 10 ai 20 m e di buona continuità laterale che impedisce significativi scambi idrici con il sovrastante serbatoio freatico. A profondità comprese tra 80 e 200 m circa, si rinvengono almeno quattro acquiferi artesiani di potenza anche pluridecametrica caratterizzati da una buona continuità laterale.

L’assetto idrogeologico della Provincia di Lodi è fortemente condizionato dalla presenza delle tre importanti fasce di deflusso superficiale che contornano il territorio, corrispondenti ai fiumi Adda, Lambro e Po, favorendo intensi interscambi con la sottostante falda freatica e incidendo notevolmente sul sistema di deflusso sotterraneo. L’acquifero rappresentativo del sistema idrogeologico del territorio è quello corrispondente al primo acquifero (Gruppo Acquifero A), sede della falda superficiale e oggetto di captazione da parte della stragrande maggioranza dei pozzi, con spessori mediamente pari a circa 80-100 m, con un approfondimento della base verso Sud, dove si raggiungono, in corrispondenza di una possibile depressione, anche valori di circa 200 m. Nel resto del territorio lo spessore si mantiene più o meno regolare, intorno agli 80-100 m, ad esclusione della zona centro-occidentale, dove esiste un alto strutturale, l’anticlinale di San Colombano al Lambro, che determina non solo un sollevamento della base dell’acquifero, ma addirittura la sua scomparsa in corrispondenza del suo apice. Il deflusso della falda superficiale avviene secondo una direzione principale nord-ovest sud-est, in conformità al gradiente topografico e in direzione del fiume Po, che costituisce l’asse di drenaggio della Pianura Padana; tale direzione principale subisce modificazioni legate principalmente alle azioni drenanti esercitate dai fiumi Adda ad est e Lambro ad ovest, che scorrono incassati nelle loro valli fluviali attuali. La superficie della falda freatica si trova ad una quota di oltre 90 metri s.l.m. nell’estremo settentrionale della Provincia di Lodi, e si abbassa poi progressivamente, fino a raggiungere una quota di circa 40 metri s.l.m. nella parte più meridionale del territorio, in prossimità del fiume Po.

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3 IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

La normativa sulla tutela delle acque superficiali e sotterranee trova il suo principale riferimento nella Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque. Il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 norme in materia ambientale, con le sue successive modifiche ed integrazioni, recepisce formalmente la Direttiva 2000/60/CE, abrogando il previgente decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152. La Direttiva Quadro rafforza la consapevolezza che le acque sotterranee sono una riserva strategica difficilmente rinnovabile e risanabile, una volta alterato l’equilibrio quali-quantitativo. La Direttiva Quadro individua nel regime di livello delle acque sotterranee il parametro per la classificazione dello stato quantitativo, mentre all’art.17 prevede che il Parlamento Europeo e il Consiglio adottino “misure per prevenire e controllare l’inquinamento delle acque sotterranee”, stabilendo i criteri per la valutazione del buono stato chimico e per individuare le “tendenze significative e durature all’aumento” di inquinanti. A ciò risponde la Direttiva 2006/118/CE “Protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento”, che esplica e definisce, per le acque sotterranee, gli elementi per la definizione del buono stato chimico. La Direttiva 2006/118/CE è stata recepita a livello nazionale con il decreto legislativo 16 marzo 2009, n. 30.

É necessario menzionare anche il decreto legislativo 10 dicembre 2010, n. 219, che recepisce la Direttiva 2008/105/CE relativa a standard di qualità ambientale nel settore della politica delle acque e la Direttiva 2009/90/CE che stabilisce specifiche tecniche per l’analisi chimica e il monitoraggio dello stato delle acque.

La normativa di settore preposta alla tutela del suolo e delle acque dall’inquinamento di nitrati provenienti da fonti agricole prende il nome di “Direttiva Nitrati” (Direttiva 91/676/CEE), recepita in Italia dal Dlgs 152/99 e ripresa dal Dlgs 152/06. La Direttiva è finalizzata a ridurre e prevenire l’inquinamento delle acque causato dai nitrati di origine agricola attraverso l’introduzione di corrette pratiche di fertilizzazione, riservando particolare attenzione al bilancio dell’azoto nel terreno e individuando, per il settore agricolo, le norme tecniche relative alla fertilizzazione e alla gestione degli effluenti degli allevamenti, allo scopo di limitare il fenomeno della lisciviazione/infiltrazione dell’azoto nitrico. In particolare l’articolo 92 del Dlgs 152/06 attribuisce alle Regioni i seguenti compiti:

- monitoraggio finalizzato alla verifica delle concentrazioni di nitrati nelle acque; - designazione delle zone vulnerabili ai nitrati ZVN; - integrazione dei codici di buona pratica agricola; - definizione e attuazione dei programmi d’azione nelle ZVN.

La Regione Lombardia, con l'approvazione della Legge regionale 12 dicembre 2003, n. 26, ha indicato il Piano di gestione del bacino idrografico come strumento per il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei Corpi Idrici, attraverso un approccio che integra gli aspetti qualitativi e quantitativi, ambientali e socio-economici. Il Piano di gestione, che prevede come riferimento normativo nazionale ancora il Dlgs 152/99, è costituito da:

- Atto di indirizzi per la politica di uso e tutela delle acque della Regione Lombardia, approvato dal Consiglio regionale il 28 luglio 2004;

- Programma di tutela e uso delle acque (PTUA), approvato con DGR del 29 marzo 2006, n. 8/2244.

In attuazione della Direttiva 2000/60/CE, L’Autorità di Bacino del fiume Po ha adottato il Piano di Gestione per il Distretto idrografico del fiume Po – PdGPo (Deliberazione n. 1 del 24 febbraio 2010). Il Piano di Gestione è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono programmate le misure finalizzate a garantire la corretta utilizzazione delle acque e il perseguimento degli scopi e degli obiettivi ambientali stabiliti dalla Direttiva 2000/60/CE. Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 febbraio 2013 è l’atto formale che completa l’iter di adozione del Piano di Gestione del Distretto idrografico Padano.

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3.1 Obiettivi di qualità

La normativa prevede il conseguimento degli obiettivi di qualità per i Corpi Idrici sotterranei.

I Piani di tutela adottano le misure atte a conseguire gli obiettivi seguenti entro il 22 dicembre 2015:

- mantenimento o raggiungimento per i Corpi Idrici superficiali e sotterranei dell’obiettivo di qualità ambientale corrispondente allo stato “buono”;

- mantenimento, ove già esistente, dello stato di qualità “elevato”; - mantenimento o raggiungimento degli obiettivi di qualità per specifica destinazione per i Corpi Idrici

ove siano previsti.

La normativa prevede inoltre la possibilità di differimento dei termini per il conseguimento degli obiettivi – proroga al 2021 o al 2027 – a condizione che non si verifichi un ulteriore deterioramento e che nel Piano di Gestione siano fornite adeguate motivazioni e l’elenco dettagliato delle misure previste.

Vi è inoltre la possibilità di fissare obiettivi ambientali meno rigorosi – deroga – nei casi in cui, a causa delle ripercussioni dell’impatto antropico o delle condizioni naturali non sia possibile o sia esageratamente oneroso il loro raggiungimento.

Nel vigente Piano di Gestione, per la Lombardia è stata prevista la proroga al 2021 o al 2027 degli obiettivi su alcuni Corpi Idrici per i quali la situazione appare più compromessa a causa delle numerose pressioni di varia origine.

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3.2 Corpi Idrici

3.2.1 Corpi Idrici sotterranei (PdGPo, 2010)

In base a quanto previsto dalla normativa vigente, Regione Lombardia, in collaborazione con ARPA Lombardia, ha provveduto nell’anno 2009 all’identificazione dei Corpi Idrici sotterranei.

Come definito dal Dlgs 152/06 e smi, un corpo idrico sotterraneo è “un volume distinto di acque sotterranee contenute da una o più falde acquifere”, considerando come falda acquifera “uno o più strati sotterranei di roccia o altri strati geologici di porosità e permeabilità sufficiente da consentire un flusso significativo di acque sotterranee o l’estrazione di quantità significative di acque sotterranee”.

La procedura per l’identificazione e la caratterizzazione dei Corpi Idrici sotterranei ha avuto avvio dall’identificazione dei Complessi Idrogeologici (sette tipologie, partendo dal quadro di riferimento nazionale “Carta delle risorse idriche sotterranee di Mouton”). All’interno dei Complessi Idrogeologici individuati sono stati identificati gli acquiferi sulla base di considerazioni di natura idrogeologica ed in particolare sulla base dei flussi significativi e dei quantitativi significativi. Successivamente si è proceduto all’identificazione dei Corpi Idrici sotterranei, sulla base di criteri di tipo fisico e dei confini idrogeologici derivanti dalla suddivisione della pianura lombarda in bacini ad opera dell’azione prevalentemente drenante che i corsi d’acqua principali (Sesia, Ticino, Adda, Oglio, Mincio) esercitano sulla falda. Come previsto dal Dlgs 30/2009, se il corpo idrico sotterraneo alla scala di riferimento può essere accuratamente descritto, esso coincide con l’acquifero; viceversa è necessario applicare una ulteriore suddivisione tenendo conto dei confini idrogeologici, degli spartiacque sotterranei e delle linee di flusso. Pertanto, sulla base dell’identificazione delle quattro superfici di discontinuità stratigrafica (sequenze deposizionali corrispondenti alle tappe dell’evoluzione del bacino), delle Unità A, B, C, D (corpi geologici di notevole estensione areale) e della fascia dei fontanili (che delinea la transizione tra Alta e Bassa Pianura), è stato possibile individuare cinque Sistemi Acquiferi:

1. Sistema Acquifero Superficiale di Pianura 2. Sistema del Secondo Acquifero di Bassa Pianura 3. Sistema Acquifero Profondo di Pianura 4. Sistema di Fondovalle 5. Sistema Collinare e Montano

All’interno di essi sono stati individuati venti Corpi Idrici e tre Sistemi Idrogeologici afferenti al Sistema collinare e montuoso. In Tabella 1 è riportato l’elenco dei Corpi Idrici Sotterranei. In particolare, vengono evidenziati quelli trattati nella presente relazione.

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Tabella 1 – Corpi Idrici sotterranei (PdGPo, 2010).

SISTEMA ACQUIFERO SUPERFICIALE DI PIANURA (ACQUIFERO A e B di alta pianura + acquifero A di bassa pianura) E PRINCIPALI FONDOVALLE ALPINI

GWB-A1B Bacino della Lomellina - Acquifero A

GWB-A2B Bacino dell' Oltrepo Pavese - Acquifero A

GWB-A3A Bacino Adda-Ticino di Alta Pianura - Acquifero A+B

GWB-A3B Bacino Adda-Ticino di Bassa Pianura - Acquifero A

GWB-A4A Bacino Adda-Oglio di Alta Pianura - Acquifero A+B

GWB-A4B Bacino Adda-Oglio di Bassa Pianura - Acquifero A

GWB-A5A Bacino Oglio-Mincio di Alta Pianura - Acquifero A+B

GWB-A5B Bacino Oglio-Mincio di Bassa Pianura - Acquifero A

GWB-A5O Bacino Oglio-Mincio Oltrepo Mantovano - Acquifero A

GWB-FTE Fondovalle Valtellina

GWB-FCH Fondovalle Valchiavenna

GWB-FCA Fondovalle Valcamonica

GWB-FTR Fondovalle Valtrompia

GWB-FSA Fondovalle Valsabbia

SISTEMA DEL SECONDO ACQUIFERO DI BASSA PIANURA (ACQUIFERO B)

GWB-B1B Bacino della Lomellina - Acquifero B

GWB-B2B Bacino dell'Oltrepo Pavese - Acquifero B

GWB-B3B Bacino Adda-Ticino di Bassa Pianura - Acquifero B

GWB-B4B Bacino Adda-Oglio di Bassa Pianura - Acquifero B

GWB-B5B Bacino Oglio-Mincio di Bassa Pianura - Acquifero B

SISTEMA ACQUIFERO PROFONDO DI PIANURA

GWB-C0U Unico corpo idrico costituito dal gruppo acquifero multistrato C

3.2.2 Nuovi Corpi Idrici sotterranei (PdGPo, 2015)

Sulla base delle conoscenze acquisite negli anni di monitoraggio, dei risultati conseguiti con l’analisi delle pressioni e della conseguente attribuzione della valutazione del rischio di non raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale, degli esiti delle classificazioni e delle valutazioni effettuate sui Corpi Idrici sotterranei (sia in riferimento allo Stato Chimico che allo Stato Quantitativo), Regione Lombardia ha ritenuto necessario, anche in previsione dell’aggiornamento del Piano di Gestione del Distretto Idrografico del Fiume Po (PdGPo) ai sensi della Direttiva 2000/60/CE e, del Programma di Tutela ed Uso delle Acque Regionale (PTUA), avviare degli approfondimenti specifici finalizzati alla ridefinizione dei Corpi Idrici sotterranei. Nell’ambito di uno specifico gruppo di lavoro costituito da Regione Lombardia, da ARPA Settore Monitoraggi Ambientali e da EUPOLIS Lombardia è stato avviato - nell’anno 2014 - un progetto che, sulla base delle conoscenze idrogeologiche pregresse e della ricostruzione della piezometria di riferimento (sia dell’acquifero superficiale che di quello profondo), ha consentito di identificare le principali idrostrutture della regione, ossia il sistema di relazioni tra i complessi idrogeologici tridimensionali, distinti sulla base delle modalità con cui avviene la circolazione idrica e per i limiti di separazione dai complessi adiacenti.

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Attraverso la ricostruzione di sezioni idrogeologiche sull’intero territorio regionale è stato possibile il riconoscimento di tre idrostrutture differenziabili tra loro per la presenza di limiti fisici laterali netti (corsi d’acqua o spartiacque sotterranei) o graduali (di natura sedimentologica e idrogeologica degli acquiferi). All’interno di ciascuna idrostruttura, dopo aver individuato i limiti idrogeologici che determinano una differenziazione verticale delle singole idrostrutture, sono stati differenziati i Corpi Idrici sotterranei. E’ stato possibile individuare quattro tipologie di Acquiferi:

1. Acquiferi Superficiali di Alta, Media e Bassa Pianura (ISS) 2. Acquiferi Intermedi di Media e Bassa Pianura (ISI) 3. Acquiferi Profondi di Alta e Media Pianura (ISP) 4. Acquiferi di Fondovalle

All’interno di essi sono stati individuati in prima istanza ventisette Corpi Idrici e tre Sistemi Idrogeologici afferenti al Sistema collinare e montuoso. In Tabella 2 è riportato l’elenco dei Corpi Idrici sotterranei con evidenziati quelli trattati nella presente relazione.

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Tabella 2 – Corpi Idrici sotterranei (PdGPo, 2015).

CORPI IDRICI SOTTERRANEI IN ACQUIFERO SUPERFICIALE DI ALTA, MEDIA E BASSA PIANURA

GWB ISS APTA Corpo idrico sotterraneo superficiale di Alta pianura Bacino Ticino - Adda

GWB ISS APAO Corpo idrico sotterraneo superficiale di Alta pianura Bacino Adda - Oglio

GWB ISS APOM Corpo idrico sotterraneo superficiale di Alta pianura Bacino Oglio - Mella

GWB ISS MPP Corpo idrico sotterraneo superficiale di Media pianura Bacino Pavese

GWB ISS MPTLN Corpo idrico sotterraneo superficiale di Media pianura Bacino Ticino - Lambro Nord

GWB ISS MPTLS Corpo idrico sotterraneo superficiale di Media pianura Bacino Ticino - Lambro Sud

GWB ISS MPLAN Corpo idrico sotterraneo superficiale di Media pianura Bacino Lambro - Adda Nord

GWB ISS MPLAS Corpo idrico sotterraneo superficiale di Media pianura Bacino Lambro - Adda Sud

GWB ISS MPAO Corpo idrico sotterraneo superficiale di Media pianura Bacino Adda - Oglio

GWB ISS MPOM Corpo idrico sotterraneo superficiale di Media pianura Bacino Oglio - Mincio

GWB ISS MPBM Corpo idrico sotterraneo superficiale di Media pianura Bacino Basso Mincio

GWB ISS MPOP Corpo idrico sotterraneo superficiale di Bassa pianura Bacino Oltrepo Pavese

GWB ISS BPPO Corpo idrico sotterraneo superficiale di Bassa pianura Bacino PO

CORPI IDRICI SOTTERRANEI IN ACQUIFERO INTERMEDIO DI MEDIA E BASSA PIANURA

GWB ISI MPP Corpo idrico sotterraneo intermedio di Media pianura Bacino Pavese

GWB ISI MPTM Corpo idrico sotterraneo intermedio di Media pianura Bacino Ticino - Mella

GWB ISI MPTA Corpo idrico sotterraneo intermedio di Media pianura Bacino Ticino - Adda

GWB ISI MPAMO Corpo idrico sotterraneo intermedio di Media pianura Bacino Adda - Mella - Oglio

GWB ISI MPMOM Corpo idrico sotterraneo intermedio di Media pianura Bacino Mella - Oglio - Mincio

GWB ISI BPPO Corpo idrico sotterraneo intermedio di Bassa pianura Bacino PO

CORPI IDRICI SOTTERRANEI IN ACQUIFERO PROFONDO DI ALTA E MEDIA PIANURA

GWB ISP AMPLO Corpo idrico sotterraneo profondo di Alta e Media pianura Lombarda

CORPI IDRICI SOTTERRANEI IN ACQUIFERO DI FONDOVALLE

GWB FSTE Corpo idrico sotterraneo in acquifero di Fondovalle settore Superiore Valtellina

GWB FMTE Corpo idrico sotterraneo in acquifero di Fondovalle settore Medio Valtellina

GWB FITE Corpo idrico sotterraneo in acquifero di Fondovalle settore Inferiore Valtellina

GWB FCH Corpo idrico sotterraneo in acquifero di Fondovalle Valchiavenna

GWB FCA Corpo idrico sotterraneo in acquifero di Fondovalle Valcamonica

GWB FTR Corpo idrico sotterraneo in acquifero di Fondovalle Valtrompia

GWB FSA Corpo idrico sotterraneo in acquifero di Fondovalle Valsabbia

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19 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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All’interno delle idrostrutture descritte sono stati individuati i Corpi Idrici Sotterranei identificati arealmente sulla base dei limiti idrogeologici che li circoscrivono (corsi d’acqua principali costituenti assi di drenaggio, spartiacque idrogeologici) e/o per variazioni laterali dei parametri idrogeologici/sedimentologici degli acquiferi. In alcuni casi i limiti di ambito omogeneo corrispondono con limiti fisici (ad esempio corsi d’acqua o terrazzi principali) per i quali è stata definita una corrispondenza con una funzione idrogeologica (limite alimentante, drenante, limiti di permeabilità superficiale). In altri casi non è stato possibile individuare un elemento fisico riconoscibile in superficie: è il caso degli spartiacque piezometrici, che l’analisi dei dati storici di soggiacenza della falda identifica come approssimativamente stazionari nel tempo, o della comparsa nel sottosuolo di livelli continui di aquicludi, riconoscibili solo con analisi comparata delle stratigrafie. In generale i limiti settentrionali e laterali dei Corpi Idrici sono posti in corrispondenza di limiti fisici netti (fiumi, orli di terrazzo), mentre quelli meridionali sono posti in corrispondenza di cambi graduali di facies sedimentarie o di variazioni nella permeabilità e continuità degli aquitardi di separazione. Nel seguito si illustrano brevemente i criteri generali di tracciamento dei limiti dei Corpi Idrici distinti per idrostrutture di appartenenza. L’idrostruttura Sotterranea Superficiale (ISS) differenziata nei seguenti 13 Corpi Idrici Sotterranei, presenta limiti laterali posti in corrispondenza di quei tratti di corsi d’acqua principali che determinano un significativo effetto drenante e di riduzione di spessore sull’acquifero libero superficiale (Ticino, Lambro, Adda, Oglio, Mincio). I limiti trasversali di separazione tra Corpi Idrici di alta, media e bassa pianura sono invece posti rispettivamente:

� in corrispondenza del passaggio morfologico tra alta e media pianura lombarda, posto all’altezza della linea alta dei fontanili, dove si assiste ad una progressiva riduzione della permeabilità media dell’acquifero superficiale;

� in corrispondenza del cambio di gradiente piezometrico dell’acquifero superficiale, all’ingresso nei paleoalvei recenti e attuali del Po.

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20 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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Figura 1 - Mappa dei Corpi Idrici appartenenti all’Idrostruttura Sotterranea Superficiale (ISS).

L’idrostruttura Sotterranea Intermedia (ISI) è stata differenziata nei seguenti 6 Corpi Idrici Sotterranei con identificazione del limite settentrionale dei Corpi Idrici localizzato in corrispondenza della chiusura dell’idrostruttura (posto indicativamente al limite meridionale delle aree in cui nel sottosuolo si trovano i depositi ghiaioso sabbiosi cementati del “Ceppo”). I limiti laterali corrispondono a fasce di progressiva variazione delle caratteristiche tessiturali complessive dell’unità e delle modalità d’interscambio idrico con i Corpi Idrici superficiali (ISS); per ragioni pratiche, sono stati posti, convenzionalmente, in corrispondenza di corsi d’acqua superficiali (Ticino, Adda, Oglio, Mella, Mincio). I limiti trasversali di separazione tra Corpi Idrici di media e bassa pianura sono invece posti rispettivamente:

• in corrispondenza di cambi graduali di facies sedimentaria (passaggio da depositi prevalentemente sabbioso limosi a depositi limoso sabbiosi) o di variazioni nella permeabilità e continuità degli aquitardi di separazione (con conseguenti variazioni nei rapporti di alimentazione/drenanza con le idrostrutture confinanti).

• in corrispondenza dei paleoalvei recenti del Po, in quanto l’acquifero in questo settore subisce fenomeni di scarico verso l’ISS.

L’ISI nell’Oltrepò Pavese è presente ma, non essendo disponibili sufficienti dati idrogeologici per la sua caratterizzazione, è stato accorpato all’ISS Bassa pianura Oltrepò Pavese. In corrispondenza dell’Alto di San Colombano, a causa dell’innalzamento dell’ISP, l’ISI si riduce drasticamente di spessore ed è costituito prevalentemente da facies fini privi di interesse idrogeologico.

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21 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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Figura 2 - Mappa dei Corpi Idrici appartenenti all’Idrostruttura Sotterranea Intermedia (ISI).

L’idrostruttura Sotterranea Profonda (ISP) è stata differenziata in 1 Corpo Idrico Sotterraneo con il limite settentrionale dell’unità posto in corrispondenza del confine delle Idrostrutture di pianura. Il limite meridionale del corpo idrico ISP – Alta e media pianura lombarda è convenzionale in quanto non coincide con una variazione fisica o idrogeologica, ma con un passaggio ad aree in cui non sono più disponibili dati diretti dell’idrostruttura a causa del suo eccessivo approfondimento (il top dell’unità è infatti posto a profondità maggiori di 200 m).

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22 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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Figura 3 - Mappa del Corpo Idrico appartenenti all’Idrostruttura Sotterranea Profonda (ISP)

Per i Sistemi di fondovalle rispetto alle precedenti identificazioni si è mantenuta l’individuazione di 5 valli alpine (Valtellina, Valchiavenna, Valcamonica, Valsabbia e Valtrompia), ospitanti acquiferi di fondovalle di tipo nastriforme. I dati stratigrafici disponibili, peraltro distribuiti in modo disomogeneo, hanno consentito di identificare 7 Corpi Idrici Sotterranei in ciascuna delle valli studiate, ed operare una suddivisione in 3 settori per il fondovalle Valtellina sulla base di comuni caratteristiche idrogeologiche. Verso monte è stato posto un limite alle idrostrutture dove le valli divengono strette e non è più riconoscibile la continuità stratigrafica dei depositi alluvionali. In tale contesto si identificano acquiferi altamente produttivi per l’elevata granulometria dei depositi, ma essi sono configurabili come di interesse locale anche per la connessione diretta con la rete idrografica superficiale. Il limite laterale è stato posto in corrispondenza della rottura di pendio alla base del versante. Le conoidi laterali, la cui funzione idrogeologica è rilevante e variabile in funzione delle loro caratteristiche specifiche, sono state ricomprese nell’idrostruttura di fondovalle. Il limite verso valle delle idrostrutture è rappresentato, ove presente, da una linea a potenziale fisso (ad esempio, il lago di Como) o dalla comparsa nel sottosuolo di depositi afferenti al sistema deposizionale dell’alta pianura.

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23 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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3.3 Classificazione dei Corpi Idrici sotterranei

La normativa vigente prevede che lo stato di un corpo idrico sotterraneo sia determinato dal valore più basso del suo stato chimico e del suo stato quantitativo.

3.3.1 Stato chimico

Un corpo idrico sotterraneo è considerato in “BUONO” Stato Chimico (SC) quando ricorra una delle seguenti condizioni:

• sono rispettate le condizioni riportate all’Allegato 3, Parte A, Tabella 1 del Dlgs 30/09 (ossia che le concentrazioni di inquinanti siano tali da non presentare effetti di intrusione salina o di altro tipo, da non superare gli standard di qualità applicabili e da permettere il raggiungimento degli obiettivi ambientali per le acque superficiali connesse);

• sono rispettati, per ciascuna sostanza controllata, gli standard di qualità ed i valori soglia di cui all’Allegato 3, Parte A, Tabelle 21 e 32 del Dlgs 30/09, in ognuno dei siti individuati per il monitoraggio del corpo idrico sotterraneo o dei gruppi di Corpi Idrici sotterranei;

• lo standard di qualità delle acque sotterranee o il valore soglia è superato in uno o più siti di monitoraggio, che comunque rappresentino non oltre il 20% dell’area totale o del volume del corpo idrico per una o più sostanze ed un’appropriata indagine conferma che non siano messi a rischio:

− gli obiettivi prefissati per il corpo idrico,

− gli ambienti superficiali connessi,

− gli utilizzi e la salute umani.

Infine, ai fini della classificazione, per una corretta interpretazione dei dati, riveste un ruolo importante la determinazione dei cosiddetti “valori di fondo naturale”. Nel territorio lombardo sono in corso alcuni approfondimenti sull’arsenico e sullo ione ammonio (ai sensi del Dlgs 30/09) nonchè sul ferro e sul manganese. A livello normativo e bibliografico sono scarse le indicazioni per la suddetta individuazione, attualmente oggetto di discussione e valutazione nell’ambito di Gruppi di Lavoro nazionali, che stanno impostando la propria attività prevalentemente su metodologie statistiche e sulle recenti indicazioni contenute nella Direttiva 2014/80/EU del 20/06/2014. La normativa prevede che, nel caso sia dimostrata scientificamente la presenza di metalli o altri parametri di origine naturale in concentrazioni di fondo naturale superiori ai limiti fissati per i valori soglia, tali livelli di fondo costituiscono i nuovi valori soglia per la definizione del BUONO Stato Chimico. Il risultato derivante dalla elaborazione dei valori di fondo potrebbe interessare l’intero corpo idrico o porzioni dello stesso.

1 Tabella 2: Standard di qualità per nitrati e sostanze attive nei pesticidi (compresi i loro pertinenti metaboliti, prodotti di degradazione e di reazione). 2 Tabella 3: Valori soglia per metalli, inquinanti inorganici, composti organici aromatici, policiclici aromatici, alifatici clorurati cancerogeni, alifatici clorurati non cancerogeni, alifatici alogenati cancerogeni, nitrobenzeni, clorobenzeni, pesticidi, diossine e furani, altre sostanze.

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24 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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3.3.2 Stato quantitativo

Un corpo idrico sotterraneo è considerato in “BUONO” Stato Quantitativo quando sono soddisfatte le seguenti condizioni:

• il livello delle acque sotterranee nel corpo idrico sotterraneo è tale che la media annua dell’estrazione a lungo termine non esaurisca le risorse idriche sotterranee disponibili e di conseguenza il livello piezometrico non subisca alterazioni antropiche tali da:

− impedire il conseguimento degli obiettivi ecologici per le acque superficiali connesse;

− comportare un deterioramento significativo della qualità delle acque;

− recare danni significativi agli ecosistemi terrestri direttamente dipendenti dal corpo idrico sotterraneo;

• inoltre, alterazioni della direzione di flusso risultanti da variazioni del livello possono verificarsi, su base temporanea o permanente, in un’area delimitata nello spazio; tali inversioni non causano tuttavia un’intrusione di acqua salata o di altro tipo né imprimono alla direzione di flusso alcuna tendenza antropica duratura e chiaramente identificabile che possa determinare le intrusioni.

La metodologia per attribuire le classi di Stato Quantitativo non risulta univocamente definita a livello normativo. Un importante elemento da prendere in considerazione al fine delle valutazioni dello Stato Quantitativo è l’andamento nel tempo del livello piezometrico, così come riportato nell’allegato 3 tabella 4 del Dlgs 30/09. Il livello delle acque sotterranee rappresenta la sommatoria degli effetti antropici e naturali sul sistema idrico sotterraneo in termini quantitativi (prelievo e ricarica). L’analisi di serie temporali significativamente lunghe in ogni stazione di monitoraggio permette di evidenziare la presenza di trend che indicano un immagazzinamento di acqua quando sono positivi, un depauperamento quando sono negativi e una situazione di invarianza quando sono costanti. Per la valutazione dello Stato Quantitativo a scala di corpo idrico viene calcolata la percentuale di punti (appartenenti al corpo idrico d’interesse) con trend discendente rispetto al totale dei punti del corpo idrico. Se la percentuale è maggiore o uguale al 20% il corpo idrico si colloca in stato quantitativo “scarso”, diversamente lo stato quantitativo viene considerato “BUONO”. Questa metodologia, data la complessità della materia e l’assenza di robuste indicazioni normative a supporto, necessita di ulteriori approfondimenti e valutazioni che sono tutt’ora oggetto di discussione e valutazione nell’ambito di Gruppi di Lavoro nazionali ed europei.

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3.4 Tipi di monitoraggio

L’obiettivo del monitoraggio è quello di stabilire un quadro generale dello stato chimico e quantitativo delle acque sotterranee e permettere la classificazione di tutti i Corpi Idrici sotterranei.

Il Dlgs 30/09 prevede una rete per il monitoraggio chimico e una rete per il monitoraggio quantitativo al fine di integrare e validare la caratterizzazione e la definizione del rischio di non raggiungimento dell’obiettivo di BUONO stato chimico e quantitativo.

La rete per il monitoraggio chimico si articola in:

• rete di monitoraggio di sorveglianza finalizzata ad integrare e validare la caratterizzazione e la identificazione del rischio di non raggiungere l’obiettivo di BUONO stato chimico, oltre a fornire informazioni utili a valutare le tendenze a lungo termine delle condizioni naturali e delle concentrazioni di inquinanti derivanti dall’attività antropica, in concomitanza con l’analisi delle pressioni e degli impatti;

• rete di monitoraggio operativo finalizzata a stabilire lo stato di qualità di tutti i Corpi Idrici definiti a rischio di non raggiungere l’obiettivo di BUONO stato chimico e stabilire la presenza di significative e durature tendenze ascendenti nella concentrazione degli inquinanti.

La definizione delle reti di monitoraggio di sorveglianza e operativo determina l’attribuzione ai Corpi Idrici che ne fanno parte di specifici programmi di monitoraggio che si differenziano per durata, componenti monitorate e frequenze seguite. In particolare:

• Monitoraggio di sorveglianza: è da condurre durante ciascun ciclo di gestione del bacino idrografico (previsto ogni 6 anni), che va effettuato nei Corpi Idrici o gruppi di Corpi Idrici sia a rischio che non a rischio. Questo tipo di monitoraggio è inoltre utile per definire le concentrazioni di fondo naturale e le caratteristiche del corpo idrico.

• Monitoraggio operativo: è richiesto solo per i Corpi Idrici a rischio di non raggiungere gli obiettivi di qualità e deve essere eseguito tutti gli anni nei periodi intermedi tra due monitoraggi di sorveglianza a una frequenza sufficiente a rilevare gli impatti delle pressioni e, comunque, almeno una volta l’anno. Deve essere finalizzato principalmente a valutare i rischi specifici che determinano il non raggiungimento degli obiettivi di qualità.

Il monitoraggio quantitativo viene svolto con frequenza mensile o trimestrale (sulla base della profondità dei pozzi/piezometri appartenenti alla rete) e permette di ottenere utili informazioni sull’andamento delle piezometrie.

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4 LA RETE DI MONITORAGGIO

4.1 La rete di monitoraggio regionale

La rete di monitoraggio ARPA fino all’anno 2014 si è configurata come rete per il monitoraggio di sorveglianza (ai sensi del Dlgs 30/09). Il monitoraggio di sorveglianza (da condurre durante ciascun ciclo di gestione del bacino idrografico, previsto ogni 6 anni), viene effettuato nei Corpi Idrici sotterranei o gruppi di Corpi Idrici sotterranei sia a rischio che non a rischio di raggiungimento dell’obiettivo di qualità di BUONO stato chimico.

La rete regionale comprende 521 punti per il monitoraggio qualitativo (Figura 4) e 447 punti per il monitoraggio quantitativo (Figura 5); su alcuni punti vengono effettuate entrambe le tipologie di monitoraggio.

La definizione dello Stato Chimico è basata sul monitoraggio delle seguenti tipologie di sostanze:

• inquinanti soggetti a standard di qualità individuati a livello comunitario (Tabella 2, Allegato 3 – Dlgs 30/09);

• inquinanti soggetti a valori soglia individuati a livello nazionale (Tabella 3, Allegato 3 – Dlgs 30/09).

L’adeguamento del monitoraggio a quanto previsto dal Dlgs 30/09 ha quindi portato – rispetto al passato - ad una integrazione dei profili analitici (con la ricerca di alcune sostanze in precedenza non previste). I parametri chimici monitorati sono raggruppabili nelle seguenti categorie:

− Parametri generali

− Metalli

− Inquinanti inorganici

− Policiclici aromatici

− Alifatici clorurati cancerogeni − Alifatici clorurati non cancerogeni

− Alifatici alogenati cancerogeni

− Nitrobenzeni

− Clorobenzeni

− Pesticidi

− Diossine e furani

− Composti organici aromatici

Sui punti appartenenti ai vari Corpi Idrici sotterranei è prevista la determinazione dei parametri delle categorie sopra-descritte attraverso due campionamenti all’anno (una campagna primaverile e una campagna autunnale).

I profili analitici, per ciascun punto (o gruppi di punti) della rete, sono definiti sulla base delle pressioni gravanti sul territorio, della struttura idrogeologica, delle proprietà chimico-fisiche dei contaminanti e dei risultati dei monitoraggi relativi agli anni precedenti.

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Figura 4 - Rete regionale di monitoraggio qualitativo.

Figura 5 - Rete regionale di monitoraggio quantitativo.

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28 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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4.2 La rete di monitoraggio nell’area idrogeologica Ticino Adda

La rete di monitoraggio qualitativo delle acque sotterranee relativa all’area idrogeologica Ticino Adda (anno 2014) è costituita da 152 punti di monitoraggio qualitativo (Figure 6, 7 e 8) appartenenti ai seguenti Corpi Idrici:

− GWB - ISS APTA: Bacino Ticino – Adda di Alta Pianura – Corpo Idrico Sotterraneo Superficiale;

− GWB - ISS BPPO: Bacino Po di Bassa Pianura – Corpo Idrico Sotterraneo Superficiale;

− GWB- ISS MPLAN: Bacino Lambro – Adda Nord di Media Pianura – Corpo Idrico Sotterraneo Superficiale;

− GWB - ISS MPLAS: Bacino Lambro – Adda Sud di Media Pianura – Corpo Idrico Sotterraneo Superficiale;

− GWB - ISS MPTLN: Bacino Ticino – Lambro Nord di Media Pianura – Corpo Idrico Sotterraneo Superficiale;

− GWB - ISS MPTLS: Bacino Ticino – Lambro Sud di Media Pianura – Corpo Idrico Sotterraneo Superficiale;

− GWB - ISI MPTA: Bacino Ticino – Adda di Media Pianura – Corpo Idrico Intermedio;

− GWB - ISI MPTM: Bacino Ticino – Mella di Media Pianura – Corpo Idrico Intermedio; − GWB - ISP AMPLO: Bacino di Alta e Media Pianura Lombarda – Corpo Idrico Profondo;

I dati chimici relativi ai monitoraggi eseguiti da ARPA nei punti di campionamento, fanno riferimento alle acque di falda prima di qualsiasi tipo di trattamento chimico-fisico a cui le acque per uso potabile vengono normalmente sottoposte prima dell’immissione nella rete idrica.

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29 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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Figura 6 - Rete regionale di monitoraggio qualitativo (Corpi Idrici sotterranei superficiali GWB - ISS APTA; GWB - ISS BPPO; GWB - ISS MPLAN; GWB - ISS MPLAS; GWB - ISS MPTLN; GWB - ISS MPTLS).

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30 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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Figura 7 - Rete regionale di monitoraggio qualitativo (Corpi Idrici sotterranei intermedi GWB - ISI MPTA; GWB - ISI MPTM).

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31 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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Figura 8 - Rete regionale di monitoraggio qualitativo (Corpi Idrici sotterranei profondi GWB - ISP AMPLO; GWB - ISP MPASC ).

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32 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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5 LO STATO DELLE ACQUE SOTTERRANEE

5.1 Stato Chimico (SC) dei punti di monitoraggio

Ai fini della valutazione dello Stato Chimico dei singoli punti di monitoraggio, come riportato nel paragrafo 3.3.1, vengono considerati gli standard di qualità ambientale (SQA) individuati a livello comunitario ed i valori soglia (VS) individuati a livello nazionale, riportati, rispettivamente, dalle tabelle 2 e 3 della Parte A dell'Allegato 3 del Dlgs 30/09. Nel presente paragrafo, per l’area del Ticino-Adda, si riporta lo Stato Chimico relativo ai singoli punti di monitoraggio presenti nell’area idrogeologica di interesse, ricadente nel “complesso idrogeologico DQ” (Alluvioni delle Depressioni Quaternarie ai sensi dell’Allegato 1 del Dlgs 30/09). La distribuzione percentuale dei punti presenti nell’area tra le due classi “BUONO” e “NON BUONO” nel 2014 è pari rispettivamente al 39% ed al 61%. Il superamento degli standard di qualità e dei valori soglia riguarda principalmente i seguenti parametri: solventi clorurati, pesticidi, metalli, nitrati, cromo esavalente ed alcune sostanze di probabile origine naturale (arsenico e ione ammonio).

Figura 9 –Stato Chimico. Distribuzione percentuale dei punti di monitoraggio dell’area idrogeologica Ticino-Adda.

5.2 Stato Chimico (SC) dei Corpi Idrici

Lo Stato Chimico di un corpo idrico si valuta sulla base di quanto previsto dall’art. 4 comma 2c del Dlgs 30/09, che prevede l’attribuzione dello stato “BUONO” quando “lo standard di qualità delle acque sotterranee o il valore soglia è superato in uno o più siti di monitoraggio, che comunque rappresentino non oltre il 20% dell’area totale o del volume del corpo idrico, per una o più sostanze”.

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33 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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Per estendere la valutazione dello stato per singolo punto a quella per corpo idrico, si considera la distribuzione areale dei punti di monitoraggio presenti nel corpo idrico e si utilizza un procedimento di spazializzazione dei dati mediante un applicativo geostatistico su piattaforma GIS (attraverso il calcolo dei “poligoni di Thiessen”); in caso di distribuzione areale omogenea dei punti di monitoraggio in seno ai Corpi Idrici sotterranei considerati, la definizione dello Stato Chimico (SC) a livello di corpo idrico viene effettuata considerando il rapporto percentuale tra il numero dei punti in stato “NON BUONO” e il numero dei punti totali del corpo idrico.

Per l’anno 2014 la classificazione di Stato Chimico (SC) è stata effettuata con il metodo del rapporto percentuale dei punti per i Corpi Idrici di recente definizione.

Figura 10 –Stato Chimico dei Corpi Idrici superficiali e dei fondovalle – Anno 2014.

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Figura 11 –Stato Chimico dei Corpi Idrici intermedi – Anno 2014.

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35 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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Figura 12 –Stato Chimico dei Corpi Idrici profondi – Anno 2014.

5.3 Stato Chimico (SC). Classificazione sessennio 2009 – 2014 PdGPo

Al fine di effettuare valutazioni d’insieme per una verifica delle tendenze significative è utile osservare la classificazione di Stato Chimico per l’intero sessennio del Piano di Gestione del Distretto del fiume Po, considerando i due trienni 2009-2011 (primo triennio) e 2012-2014 (secondo triennio).

Si riportano negli Allegati 1 e 2 gli Stati Chimici Puntuali per i due trienni considerati relativi all’area idrogeologica Ticino Adda completi dell’indicazione delle sostanze che hanno determinato superamenti dei limiti di legge.

Seguono le mappe di rappresentazione cartografica per il triennio 2009-2011 (Figure 13,14,15) e per il triennio 2012-2014 (Figure 16,17,18) distinte per tipologia di acquifero e corpo idrico di appartenenza.

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36 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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Figura 13 – Classi di Stato Chimico delle Acque Sotterranee per i Corpi Idrici appartenenti all’area idrogeologica Ticino Adda nel triennio 2009-2011 – Acquifero A.

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37 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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Figura 14 – Classi di Stato Chimico delle Acque Sotterranee per i Corpi Idrici appartenenti all’area idrogeologica Ticino Adda nel triennio 2009-2011 – Acquifero B.

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38 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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Figura 15 – Classi di Stato Chimico delle Acque Sotterranee per i Corpi Idrici appartenenti all’area idrogeologica Ticino Adda nel triennio 2009-2011 – Acquifero C.

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39 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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Figura 16 – Classi di Stato Chimico delle Acque Sotterranee per i Corpi Idrici appartenenti all’area idrogeologica Ticino Adda nel triennio 2012-2014 – Acquifero A.

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40 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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Figura 17 – Classi di Stato Chimico delle Acque Sotterranee per i Corpi Idrici appartenenti all’area idrogeologica Ticino Adda nel triennio 2012-2014 – Acquifero B.

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41 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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Figura 18 – Classi di Stato Chimico delle Acque Sotterranee per i Corpi Idrici appartenenti all’area idrogeologica Ticino Adda nel triennio 2012-2014 – Acquifero C.

Richiamando le classificazioni visualizzate nelle Fig. 13-18 si riportano nella tabella seguente le classificazioni complessive dei Corpi Idrici dell’area idrogeologica Ticino-Adda.

Acquifero Corpo idrico sotterraneo

(PdGPo, 2010) Classificazione

2009-2011 Classificazione

2012-2014

A GWB A3A GWB A3B

NON BUONO NON BUONO

B GWB B3B NON BUONO NON BUONO

C GWB C0U NON BUONO NON BUONO

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L’esame complessivo dei dati analitici del sessennio 2009-2014 consente le seguenti osservazioni, differenziate per corpo idrico sotterraneo (PdGPo 2010).

GWB A3A Bacino Adda-Ticino di Alta Pianura - Acquifero A+B:

Questo corpo idrico, che si estende nell’alta pianura e comprende gli acquiferi A e B, indistinti nella parte alta e separati nella parte media della pianura, evidenzia che le contaminazioni sono rappresentate principalmente dai composti organoalogenati, secondariamente da metalli (prevalentemente cromo esavalente) e a seguire fitofarmaci e nitrati.

In generale, per quanto riguarda i composti organoalogenati, la contaminazione è più intensa e diffusa nella zona più industrializzata. Infatti nella parte settentrionale del corpo idrico, corrispondente grosso modo alle Province di Varese, Como e Lecco, la contaminazione da tali sostanze è sporadica e localizzata, mentre diventa più intensa, più diffusa fino ad ubiquitaria nei territori delle Province di Monza Brianza e Milano, con l’eccezione delle fasce laterali prospicienti i corsi dei fiumi Ticino ed Adda, molto meno interessate da contaminazioni.

I composti organoalogenati più diffusi sono il tetracloroetilene, il triclorometano e, a seguire, il tricloroetilene. Per dare un ordine di grandezza, i punti di monitoraggio coinvolti almeno una volta da superamento dei limiti per il tetracloroetilene, sono più del 70%.

Il tetracloroetilene presenta generalmente concentrazioni di qualche unità di µg/l e, solo in pochi punti, di qualche decina di µg/l. Il triclorometano e il tricloroetilene presentano in generale concentrazioni inferiori rispetto a quelle del tetracloroetilene.

L’andamento storico delle concentrazioni di tetracloroetilene e di triclorometano nell’ambito del sessennio è per la maggior parte stazionario, con valori sostanzialmente costanti oppure con oscillazioni più o meno ampie intorno a un valor medio costante. Si osservano però anche alcune situazioni di diminuzione delle concentrazioni, mentre sono più rare le situazioni di aumento. In parecchi punti si è verificato un picco di concentrazione limitatamente alla campagna di maggio 2012 ed in altri ancora si è osservato un graduale aumento fino a tale campagna e un successivo periodo di graduale diminuzione.

Per il tricloroetilene, si osserva che nella maggior parte dei punti le concentrazioni sono in diminuzione, in altri punti si osserva un andamento stazionario e solo in due punti si è rilevato un aumento.

I superamenti da metalli interessano pochi punti, indicativamente il 10-15% dei punti di monitoraggio. Il contaminante più diffuso è il cromo esavalente, seguito dal Nichel. Le concentrazioni si attestano generalmente intorno a 10 µg/l per il cromo, con l’eccezione di una contaminazione di varie decine di µg/l riscontrata nell’hinterland milanese, a Bollate e a Baranzate.

L’andamento delle concentrazioni del cromo nel sessennio è per lo più stazionario o leggermente decrescente. In due punti di monitoraggio della Provincia di Lecco (Lomagna e Verderio superiore) si è invece osservata, nella campagna autunnale del 2014, un’impennata di valori sia di Cromo che di Nichel: tuttavia si ritiene trattarsi di valori anomali e quindi non significativi, dato che nella prima campagna di monitoraggio del 2015 non sono stati più rilevati.

La contaminazione da fitofarmaci coinvolge circa il 15% dei punti di monitoraggio, ubicati in piccola parte nelle zone collinari e di alta pianura ed in gran parte a Milano ed hinterland. Le sostanze più diffuse sono della famiglia dell’atrazina ed il 2,6 diclorobenzammide. I valori sono per lo più compresi tra 0.1 e 1, con l’eccezione di pochissimi punti in cui i valori raggiungono 2 o 3 µg/l. Il trend di concentrazione nel sessennio è prevalentemente di lieve diminuzione e in un numero minoritario di punti, stazionario o in aumento.

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I superamenti dei limiti per i nitrati coinvolgono poco più del 10% dei punti, con valori per lo più compresi tra 50 e 60 mg/l e solo in pochissimi casi superiori a 60 mg/l . Le zone a maggiore concentrazione, che in taluni punti raggiungono anche i 60-70 mg/l, sono la zona nord ovest dell’alta pianura, nei pressi del confine tra le Province di Varese e Milano, l’asta del Sempione da Busto Arsizio a Rho e la zona nord est dell’alta pianura, a cavallo tra le Province di Lecco, Monza e Milano, indicativamente in un’area compresa tra Osnago, Paderno d’Adda, Vimercate e Vaprio d’Adda. Inoltre nel comasco, vi è un’altra area, compresa tra Saronno e Cantù, con alti valori di nitrati se pur con concentrazioni inferiori alle precedenti (tra 35 e 50 mg/l).

Osservando l’evoluzione delle concentrazioni nel sessennio, prevale un trend in diminuzione, salvo pochi casi isolati di aumento. GWB-A3B: Bacino Adda-Ticino di Bassa Pianura - Acquifero A Questo corpo idrico, che comprende l’acquifero A della bassa pianura, presenta in generale uno stato qualitativo molto migliore rispetto a quello del corpo idrico GWB-A3A sopra descritto. Il corpo idrico si estende nella parte meridionale della Provincia di Milano, nella parte orientale della Provincia di Pavia a nord del Po e in tutta la Provincia di Lodi. Le famiglie di contaminanti maggiormente presenti sono i solventi clorurati, i fitofarmaci, lo ione ammonio ed i metalli. I superamenti da solventi clorurati interessano quasi esclusivamente la zona compresa nella Provincia di Milano; i più diffusi sono il triclorometano, il tetracloroetilene ed il tricloroetilene. I valori sono generalmente dell’ordine di poche unità di µg/l, con l’eccezione di un pozzo di Rozzano dove sono state raggiunte concentrazioni di parecchie decine di µg/l di tetracloroetilene con un picco nel maggio 2012 di quasi 200 µg/l. Anche in altri punti, con lieve contaminazione, sono stati osservati picchi di concentrazione in una singola campagna, prevalentemente nel 2012 (ma in altri casi nel 2013 o nel 2014). Indicativamente, nel territorio Provinciale di Milano, i punti coinvolti almeno una volta nel sessennio, da contaminazione da solventi sono circa il 70%. Più a sud, nei territori in Provincia di Pavia e di Lodi, sono invece molto pochi (indicativamente 10-15%) i punti che nel sessennio hanno registrato una contaminazione, per lo più a carattere episodico e comunque con concentrazioni massime di 2 di µg/l. Le contaminazioni da fitofarmaci interessano vari punti distribuiti in tutti i tre territori Provinciali (indicativamente il 25% dei punti). Le sostanze più diffuse sono il bentazone, l’atrazina e l’atrazina-desetil. Le concentrazioni sono generalmente dell’ordine di qualche decimo di µg/l, con l’eccezione di un pozzo a Melegnano dove dal 2010 al 2013 si sono riscontrate concentrazioni di bentazone comprese tra 1 e 2 µg/l, successivamente diminuite fino a 0.3 µg/l. L’andamento delle concentrazioni durante il sessennio è prevalentemente di lieve diminuzione. La contaminazione da metalli interessa unicamente alcuni pozzi di Lodi per i parametri Arsenico ed Antimonio. Per l’Arsenico si hanno due punti con concentrazioni oscillanti tra 10 e 20 µg/l (Bertonico) e tra 15 e 30 µg/l (Brembio), mentre l’Antimonio è comparso sporadicamente, per una sola stessa campagna nel 2013, a Fombio e a Tavazzano con concentrazioni intorno a 10 µg/l. Lo ione ammonio presenta valori superiori al limite in alcuni punti (circa 10-15%) del basso Milanese e della Provincia di Lodi, talora in modo episodico e solo in due casi (un pozzo privato di San Donato Milanese e un pozzo di Caselle Lurani) con una presenza costante e valori massimi di qualche unità di µg/l.

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In un pozzo di Codogno si è osservato, a partire dal 2011, un aumento dei nitrati fino a raggiungere valori compresi tra 60 e 70 mg/l. GWB-B3B: Bacino Adda-Ticino di Bassa Pianura - Acquifero B Questo corpo idrico, che comprende l’acquifero B del medesimo territorio del corpo idrico GWB-A3B sopra descritto, ha solo una quindicina di punti di monitoraggio, di cui solo 1 in Provincia di Lodi e i restanti 14 ubicati nelle Province di Milano e Pavia. I problemi di contaminazione sono quasi esclusivamente rappresentati dai solventi clorurati e coinvolgono il punto di Lodi e altri punti ubicati in Provincia di Milano. Le sostanze più diffuse sono il triclorometano, il tetracloroetilene e, a seguire, il tricloroetilene. I valori massimi sono generalmente di qualche unità, con l’eccezione del pozzo di Motta Visconti interessato da una concentrazione di tetracloroetilene che è aumentata dal 2009 al 2013 fino a superare 40 µg/l ed è poi scesa a circa 20 µg/l. In un punto di San Donato Milanese si osserva una lieve contaminazione da 2,6 diclorobenzammide. I punti ubicati in Provincia di Pavia non presentano problemi, salvo lo Ione Ammonio a Santa Cristina e Bissone, di possibile origine naturale. GWB-C0U : Unico corpo idrico costituito dal gruppo acquifero multistrato C Questo corpo idrico è costituito dall’acquifero C di tutto il bacino Ticino–Adda e coinvolge pertanto un’area molto estesa. Lo stato qualitativo è complessivamente migliore rispetto agli altri Corpi Idrici, ma sono comunque presenti varie criticità essenzialmente legate ai solventi clorurati e secondariamente ai metalli. La contaminazione da solventi clorurati è dovuta principalmente a tetracloroetilene, triclorometano e tricloroetilene, generalmente con concentrazioni massime di poche unità di µg/l. I punti coinvolti sono tutti ubicati nella parte alta e media della pianura, mentre quelli ubicati in bassa pianura sono privi di contaminazione. Per i metalli si riscontra una situazione di inquinamento da Arsenico in Provincia di Varese (Somma Lombardo) con concentrazioni che oscillano fra 40 e 50 µg/l. Invece a Seregno (MB) ed a Cusago (MI) si osserva una lieve contaminazione da Cromo esavalente, con valori che superano di poco il limite di 5 µg/l. Nella bassa pianura, a Bereguardo in Provincia di Pavia, si osserva un lieve superamento da bentazone. Acquiferi locali Nella zona collinare, che si ritrova in parte delle Province di Varese, Como, Lecco e Monza, ci sono alcuni punti di monitoraggio (meno di una decina) che sono rappresentativi di acquiferi locali, non correlabili alle situazioni dei Corpi Idrici sopra descritti. In alcuni di questi punti sono state riscontrate criticità relativamente ai solventi clorurati ed ai metalli. A Renate si osserva invece una costante presenza di tetracloroetilene, intorno a 10-15µg/l; si è inoltre verificato nel 2013 un episodico superamento da Nichel. A Missaglia si è verificato un episodico superamento da metalli nella campagna di novembre 2014, non confermato nella successiva campagna del 2015 e si ritiene pertanto trattarsi di valori anomali che saranno comunque tenuti sotto controllo mediante i futuri monitoraggi. A Caronno Pertusella si è riscontrata una lieve contaminazione da triclorometano e tricloroetilene, in fase di diminuzione.

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5.4 Stato quantitativo

Per la valutazione dello Stato quantitativo (cfr paragrafo 3.3.2) viene valutato l’andamento nel tempo del livello piezometrico, così come previsto dall’Allegato 3 del Dlgs 30/09.

E’ stata effettuata l’analisi delle serie temporali dei livelli in ogni punto di monitoraggio nel sessennio 2009-2014 per valutare la presenza di eventuali trend che indichino un immagazzinamento di acqua (trend positivo), un depauperamento (trend negativo) e una situazione di invarianza (andamento costante). Per estendere la valutazione dai singoli punti al corpo idrico è stato effettuato il calcolo delle percentuali dei punti aventi trend discendente rispetto al totale dei punti del corpo idrico. Per tale valutazione sono stati considerati soltanto i punti di monitoraggio aventi una continuità di misure nel sessennio di monitoraggio considerato (trend significativo).

Per l’area idrogeologica Ticino-Adda il numero totale dei punti di monitoraggio è pari a 153 e di questi il 52% è stato valutato con trend significativo per valutare il sessennio 2009-2014.

Per descrivere l’andamento del livello piezometrico nel corso del sessennio e valutare lo stato quantitativo, è opportuno esaminare la situazione di ciascuno dei Corpi Idrici:

GWB A3A Bacino Adda-Ticino di Alta Pianura - Acquifero A+B

Si rileva che nel 2014 in tutti i punti di monitoraggio di questo corpo idrico si è verificato un innalzamento del livello piezometrico.

Come valutazione relativa al sessennio 2009-2014, si è osservato che nella parte settentrionale dell’area (indicativamente dall’altezza del centro di Milano verso nord) l’innalzamento è stato maggiore. I valori di questo innalzamento sono dell’ordine di 2-5 m nella parte più settentrionale dell’area, mentre sono particolarmente alti (fino a 10 m) nella fascia mediana a nord di Milano, p.es. a Rescaldina, Lainate, Solaro, Milano zona nord-ovest, Cinisello, Sesto San Giovanni. Ad est e ad ovest di tale fascia i valori dell’innalzamento sono più ridotti (3-4 m). L’innalzamento si riduce rapidamente verso sud, dove l’innalzamento complessivo ha valori dell’ordine del metro.

Si osserva che in parecchi punti si è verificato un forte innalzamento tra il 2009 e la fine del 2011, seguito da un periodo stazionario o anche di calo durante l’anno 2012 e nei primi mesi del 2013 è iniziato un nuovo innalzamento particolarmente accentuato nel corso del 2014.

Tale andamento potrebbe essere all’origine di quanto osservato relativamente allo stato qualitativo ossia dei numerosi picchi di concentrazione osservati nella prima campagna del 2012 ed anche di quelli, meno frequenti ma comunque numerosi, osservati nel 2013 e 2014.

A titolo esemplificativo si riportano i grafici di alcuni punti di monitoraggio:

• piezometro PO01300460U0001 di Carimate (VA), caratterizzato da un discreto innalzamento

• pozzo PO0150770U0018 di Cinisello Balsamo (MI), caratterizzato da un elevato innalzamento

• piezometro PO015146NU1379 ubicato nella perferia sud di Milano (Chiaravalle), caratterizzato da un oscillazione con trend in aumento, ma di entità molto più contenuta.

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Le soggiacenze (profondità della falda dal piano campagna) sono massime nella parte settentrionale del territorio, dove possono raggiungere varie decine di metri, e si riducono gradualmente in direzione sud fino a raggiungere valori minimi (dell’ordine del metro) in corrispondenza della fascia dei fontanili.

Il periodo in cui si registrano i valori minimi e massimi di soggiacenza risulta piuttosto variabile, con una maggiore frequenza dei valori minimi di soggiacenza nel periodo luglio-settembre e dei valori massimi nel periodo dicembre- marzo.

La direzione di falda è NNW/SSE e risulta particolarmente marcato l’effetto drenante (richiamo) dei fiumi nei confronti della falda superficiale.

GWB-A3B: Bacino Adda-Ticino di Bassa Pianura - Acquifero A I punti di monitoraggio di questo corpo idrico non evidenziano, se non in pochi casi, il marcato aumento di livello osservato nel 2014 nell’acquifero A3A sopra descritto. Si osservano invece oscillazioni regolari ad andamento sostanzialmente stazionario o con lieve trend positivo o negativo. In parecchi punti si nota un abbassamento dei valori durante l’anno 2012 ed una successiva ripresa. I valori di soggiacenza variano, nell’intera area del corpo idrico, indicativamente tra 2 e 13 m. I valori più alti si riscontrano nelle vicinanze del basso corso dei Fiumi Ticino, Olona, Lambro meridionale, Lambro e Adda laddove il forte effetto drenante dei corsi d’acqua, incassati diversi metri rispetto al livello fondamentale della pianura, determinano valori di soggiacenza dell’ordine di 10-13 m. I valori minimi di soggiacenza si trovano avvicinandosi all’asta fluviale del Po. GWB-B3B: Bacino Adda-Ticino di Bassa Pianura - Acquifero B

Per questo corpo idrico valgono le stesse considerazioni svolte per GWB A3B: solo in alcuni punti si osservano risalite nel 2014 e, a livello di sessennio 2009-2014, gli andamenti variano da punto a punto senza evidenti correlazioni con la posizione geografica.

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In alcuni punti l’andamento è stazionario, in altri si osservano variazioni positive o negative comunque molto contenute. Fa eccezione il pozzo di Locate Triulzi, dove si osservano ampie variazioni del livello (5 metri tra minimo e massimo).

Le soggiacenze variano indicativamente tra 3 e 17 m, a seconda dei punti; anche in questo caso i valori massimi sono relativi a punti ubicati nei pressi dei corsi fluviali che scorrono incassati rispetto al livello della pianura.

GWB C0U : Unico corpo idrico costituito dal gruppo acquifero multistrato C

Anche In questo corpo idrico si osserva una differenziazione tra i pozzi di alta, media e bassa pianura.

Nella media pianura si osserva un aumento nell’anno 2014 ma anche a livello di sessennio 2009-2014, si verifica un deciso aumento di livello, con valori di innalzamento fino a circa 6 metri. A titolo di esempio si riporta il grafico del pozzo di Grezzago codice PO0151100U0001:

Nella alta e bassa pianura invece, si osserva un andamento stazionario o con variazioni positive o negative di modesta entità. Il seguente grafico è relativo al pozzo PO0181570U0001 di Torre d’Arese (PV).

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Le soggiacenze variano da oltre 80 m nella zona collinare brianzola a valori prossimi a zero nella fascia dei fontanili (pozzo di Rodano); nella bassa pianura i valori di soggiacenza variano indicativamente nell’intervallo 3-15 m.

Le variazioni di livello piezometrico sopra descritte appaiono correlabili all’andamento dell’afflusso meteorico. A titolo di esempio si riportano i grafici delle precipitazioni annue di due stazioni pluviometriche, Castronno (VA) e Codogno (LO), ubicate rispettivamente nella zona nord-ovest e sud-est (dell’area idrogeologica Ticino-Adda.

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5.5 Criticità ambientali

Lo stato qualitativo degli acquiferi della Regione Lombardia presenta localmente condizioni di criticità che evidenziano uno stato di degrado delle riserve idriche sotterranee presenti prevalentemente negli strati più superficiali. Tali impatti sull’ambiente dipendono dall’interazione di più fattori:

− pressioni gravanti sul territorio;

− struttura idrogeologica;

− proprietà chimico-fisiche dei contaminanti e loro tossicità, mobilità e solubilità.

Alcune contaminazioni hanno origini storiche, perché strettamente legate alla geologia del territorio (oligo-elementi e metalli), nonché alle pressioni incidenti riconducibili alle attività industriali (in particolare lavorazioni meccaniche e di trattamento dei metalli), pratiche colturali e perdite dalle reti fognarie.

Più in particolare le principali problematiche, evidenziate dal monitoraggio delle acque sotterranee nel corso degli anni, riguardano la presenza di composti azotati, fitofarmaci, sostanze farmaceutiche, composti organo-alogenati (solventi clorurati) e, appunto, metalli (con particolare riferimento al Cromo esavalente). I composti azotati e i fitofarmaci sono riscontrabili nelle porzioni della pianura in cui sono più diffuse le attività agro-zootecniche e localmente appare determinante anche l’apporto antropico da fognatura o da attività industriali. Tali contaminazioni sono maggiormente diffuse nelle falde superficiali, rispetto a quelle profonde, naturalmente più protette.

Le sostanze farmaceutiche, a elevata persistenza, imputabili alle attività industriali, sono presenti in diversi “focolai” distribuiti sul territorio regionale.

Nel caso dei composti organo-alogenati, sostanze dotate di scarsa solubilità in acqua e resistenza alla biodegradazione e quindi caratterizzate da un elevato grado di persistenza, le attuali evidenze sono riconducibili agli anni ’80 e tutt’oggi emerge lo stato di compromissione qualitativa sia dell’acquifero superiore che inferiore, caratterizzato in particolar modo da elevate concentrazioni prossime ai limiti di legge e riscontrate prevalentemente in alcuni pozzi pubblici e privati nelle Province di Varese, Nord Milano e Brescia.

Il solvente dominante è rappresentato dal tetracloroetilene, rintracciabile in particolare con concentrazioni elevate nell’area della Val Trompia (BS) insieme al tricloroetilene, le cui immissioni nell’ambiente sono prevalentemente addebitabili alle attività industriali e produttive.

Si rilevano inoltre metalli come ferro, manganese e arsenico, che localmente sono presenti allo stato naturale nelle falde profonde perchè determinati dalla genesi dei sedimenti in ambienti confinati e scarsamente ossigenati. La loro presenza è localizzata prevalentemente nelle Province di Sondrio, Bergamo, Cremona e Mantova ed è strettamente interconnessa alle condizioni geochimiche locali. Localmente si hanno evidenze di contaminazione da attività industriali.

Infine un’importante criticità presente sul territorio riguarda la falda superficiale del settore sud occidentale della pianura bergamasca (comuni di Treviglio e limitrofi) e della Val Trompia in cui si riscontra la presenza di cromo esavalente, così come in alcuni settori della Provincia di Milano.

Nell’area idrogeologica Ticino-Adda diverse sono le criticità che possono essere evidenziate.

Nella bassa pianura sono presenti in numerosi pozzi concentrazioni di Ferro e Manganese molto superiori ai limiti, che non sono legate a contaminazioni antropiche bensì sono di origine naturale, riferibili alle condizioni altamente riducenti presenti in falda.

Per quanto riguarda la presenza di composti azotati, e in particolare di nitrati, essa è dovuta prevalentemente a fattori di origine antropica quali:

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- dilavamento delle superfici agricole trattate con fertilizzanti azotati o con concimi organici; - smaltimento di reflui zootecnici; - perdita da discariche; - scarichi di reflui urbani e/o industriali (es. perdita da reti fognarie).

La presenza di nitrati è particolarmente rilevante nell’alta pianura dove l’elevata permeabilità degli acquiferi superficiali favorisce l’infiltrazione dal piano campagna alla falda.

Si riconosce sicuramente un contributo dell’attività agricola nelle zone nord-ovest e nord-est dell’alta pianura, mentre si ritiene che vi sia un importante contributo delle perdite fognarie nella zona densamente urbanizzata compresa tra Busto Arsizio e Rho, dove l’attività agricola è invece poco rilevante.

Si osserva inoltre che nella zona nord ovest, nei territori dell’alta pianura compresi tra fiume Ticino ed Olona, prima che venisse attivato il sistema di collettamento e depurazione, le fognature di molti Comuni recapitavano in vasche di spagliamento, determinando in tal modo un notevole aumento dei nitrati in falda.

Sono inoltre presenti in alcune aree del territorio vecchie discariche, costruite in tempi anteriori alla loro regolamentazione e quindi prive dei sistemi di contenimento del percolato, che hanno determinato notevoli concentrazioni di nitrati in falda, ancora osservabili nei piezometri di monitoraggio ubicati a valle delle stesse.

Per quanto riguarda i solventi clorurati, vi è una situazione di inquinamento che interessa gran parte dell’alta e media pianura, legata alla presenza attuale e nei passati decenni di numerosi insediamenti industriali ed artigianali che hanno utilizzato questo tipo di sostanze, largamente adoperate come sgrassanti di parti meccaniche ed elettroniche, per la pulizia dei metalli e dei vestiti (lavanderie), oppure come solventi e materie prime nell’industria chimico-farmaceutica (farmaci, vernici, coprenti ed adesivi). Sono inoltre presenti aree in cui le concentrazioni di solventi sono superiori a quelle presenti nei territori circostanti: Gallarate, Cerro Maggiore, San Giorgio su Legnano, Legnano, San Vittore Olona, Uboldo, Saronno, Oltrona San Mamette, Cassina Rizzardi, Luisago, Bulgarograsso, Cirimido, Cantù, Inverigo, Figino Serenza, Mariano Comense, Cabiate, Pogliano M., Pregnana M., Cornaredo, Settimo M., Rho, Pero, Bollate, Baranzate, Sesto San Giovanni, Carugate, Cernusco S/N, Pioltello, Rodano, Osnago, Villasanta, Correzzana, Ceriano Laghetto-Cesano Maderno, Seregno, Lissone, Milano, Trezzano sul Naviglio, Buccinasco, Rozzano, San Giuliano Milanese, Landriano, Pavia, Lodi, Fombio. Per quanto riguarda la presenza di cromo esavalente nelle acque sotterranee, è opportuno ricordare che tale sostanza presenta un largo impiego nelle lavorazioni industriali; nell’industria metallurgica viene utilizzato come costituente per leghe resistenti al calore, nella cromatura per la produzione di rubinetti e altri accessori (galvanica), nell’industria chimica per la produzione di smalti e vernici, nell’industria tessile per la tintura di stoffe e per la concia del cuoio. Pur essendo presente in natura come componente nei minerali delle rocce, la presenza di cromo nelle acque di falda in concentrazioni superiori a 5 μg/l è comunque essenzialmente di origine antropica e determinata dalle caratteristiche dei reflui derivanti da specifiche lavorazioni industriali. Nel territorio in esame si tratta di una presenza localizzata nelle zone di rilascio o nel relativo plume di propagazione a valle. Le situazioni di criticità più significative riguardano le aree di Busto Arsizio, Legnano, San Giorgio su Legnano, Canegrate, Rho, Gorla Maggiore, Gorla Minore, Caronno Pertusella, Novate Milanese, Biassono, Desio, Arcore, Brugherio, Carugate, Cernusco S/N, Pioltello, Bellinzago, Milano. La presenza di fitofarmaci nel territorio è essenzialmente legata all’attività agricola, ma in parte è legata anche ad attività di manutenzione del verde e attività di diserbo di strade, piazzali e linee ferroviarie. Il bentazone e l’atrazina sono i fitofarmaci ritrovati più frequentemente nella bassa pianura pavese e lodigiana, mentre nella media e alta pianura è più frequente il 2,6 diclorobenzammide.

Vi è invece una situazione di elevata contaminazione da fitofarmaci a Pero (MI) originata da una ditta di produzione degli stessi. Sul sito è attivo uno sbarramento idraulico.

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53 Stato delle acque sotterranee Area idrogeologica Ticino-Adda. Anno 2014

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Oltre alle situazioni di contaminazione delle categorie di contaminanti più diffusi sopra riportate, vi sono alcune importanti situazioni legate ad altre categorie di contaminanti, rappresentati essenzialmente da idrocarburi, BTEXS, MTBE, clorobenzeni, ammine e fenoli: I casi di contaminazione da idrocarburi legati a punti vendita carburante sono molto numerosi ed in genere la contaminazione presenta una scarsa diffusione verso valle e pertanto non sono qui indicati. Molto frequentemente alle forti contaminazioni da idrocarburi e BTEX è associata un’elevata concentrazione di ferro e manganese, anche dell’ordine di varie migliaia od anche decine di migliaia di μg/l. In particolare, sono stati riscontrati: a Castellanza arsenico e ione ammonio; a Correzzana solventi aromatici, acetone, idrocarburi totali, ferro, manganese, arsenico, zinco, 1-2 dicloroetano, benzene e solventi clorurati; a Lesmo idrocarburi aromatici; a Villasanta solventi aromatici; contenuta con uno sbarramento idraulico; a Vimercate, a Rodano ed in alcuni comuni del Lodigiano MMtTD (5 Metil-2 Mercapto-1,3,4 Tiadiazolo); a Pero idrocarburi, BTEX ed IPA; a Baranzate solventi aromatici; nella periferia nord del comune di Milano idrocarburi, IPA e BTEX; a Buccinasco BTEX, acetone ed etilacetato; ad Assago MTBE; a Rozzano cloronitrobenzeni, idrocarburi, BTEX e solventi clorurati; ad Opera antiparassitari e BTEX; a Melegnano/Cerro al Lambro ammine aromatiche e cloronitrobenzeni; a Landriano solventi clorurati, benzene, MTBE ed etere etilico.

In molti dei casi sopra-elencati, per contenere la contaminazione sono attive barriere idrauliche.

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6 ATTIVITÀ PROGETTUALI

6.1 Progetto PLUMES

La Regione Lombardia, con DGR n. IX/3510 del 23 maggio 2012 “Realizzazione degli interventi di bonifica ai sensi dell’art. 250 del Dlgs. 152/2006 – programmazione economica-finanziaria 2012/2014”, in linea con gli obiettivi della normativa europea e nazionale sulla tutela delle acque sotterranee dall’inquinamento, ha previsto il finanziamento di programmi d’intervento per la definizione dei plumes di contaminazione nelle acque sotterranee. In questo contesto si colloca il Progetto PLUMES, avente i seguenti obiettivi:

− definizione di modalità omogenee di acquisizione, standardizzazione e restituzione dei dati, nonché di inserimento degli stessi in banche dati alfanumeriche e cartografiche dedicate;

− valutazioni sull’origine della contaminazione, anche con il supporto di altre banche dati (oltre a quelle già a disposizione di ARPA) sui centri di pericolo;

− elaborazione di un modello matematico di diffusione dei contaminanti ed applicazione a situazioni territoriali particolarmente complesse quali alcune aree in Provincia di Milano (Area EXPO, SIN Pioltello-Rodano, SIN Sesto San Giovanni) e Bergamo (Area di Zingonia).

Si riportano di seguito le aree interessate dal Progetto nei territori Provinciali compresi nell’area idrogeologica Ticino-Adda.

Varese Nell’ambito dell’area idrogeologica Ticino –Adda è stato attivato un intervento per la contaminazione da solventi clorurati individuata a Saronno, con valori intorno a 25 µg/l. Sono stati perforati tre piezometri finalizzati alla definizione dell’origine dell’inquinamento. Como Con riferimento al “Programma regionale di Interventi per la definizione del plume di contaminazione delle acque sotterranee”, nel 2012 la Regione Lombardia ha recepito, nell’ambito del suddetto programma l’area proposta dalla Provincia di Como relativa al “Campo pozzi Golf Monticello” finalizzata alla determinazione del plume di contaminazione da solventi organoalogenati (tetracloroetilene) riscontrata presso i suddetti pozzi idropotabili. Si specifica che la struttura privata citata è sede dei pozzi ma non origine dell’inquinamento. Nel 2014 sono proseguite le campagne analitiche; al momento è stata individuata una fonte inquinante, ma si ritiene che non sia l’unica responsabile dell’inquinamento e sono pertanto in corso ulteriori indagini per individuare ulteriori fonti di contaminazione.

Lecco Per la Provincia di Lecco sono stati presentati progetti per tre plume di contaminazione, in convenzione con la Provincia: Missaglia, Osnago e Valgreghentino, di cui solo i primi due ricadono strettamente nell’area idrogeologica Ticino–Adda. Il progetto si è attuato nel 2014 con la terebrazione complessiva di 8 piezometri e con due campagne analitiche sui tre plumes (35 pozzi in totale). Le relazioni di elaborazione dei dati si sono concluse nel marzo 2015. In estrema sintesi, le risultanze sono le seguenti:

- Plume di Missaglia - L’acquifero interessato da concentrazioni significative di tetracloroetilene è quello contenuto nella paleovalle del Torrente Lavandaia, che interessa i comuni Viganò, Missaglia e Lomagna. Il deflusso della falda è da nord a sud, lungo la paleoavalle, che funge da drenaggio per le aree terrazzate laterali. Si ipotizza una contaminazione diffusa da tetracloroetilene;

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- Plume di Osnago - I pozzi comunali di Osnago già negli ani ‘80/’90 presentavano elevate concentrazioni di tetracloroetilene, tanto che la allora competente Provincia di Como aveva realizzato dei piezometri di monitoraggio ex L.R. 62/85. L’area è piuttosto vasta, con un fronte di falda coinvolto da ovest ad est di alcuni chilometri, con contaminazione imputabile a più fonti. Il tetracloroetilene è il contaminante più significativo, anche se si segnala comunque la presenza anche di altri composti alogenati. Inoltre i monitoraggi ad oggi eseguiti evidenziano concentrazioni elevate di nitrati (generalmente superiori a 40 mg/l) e fitofarmaci, in particolare atrazina, e 2,6-diclorobenzammide. L’indagine ha permesso di ipotizzare il contributo di 2 o 3 zone di provenienza della contaminazione, evidenziando la necessità di integrazioni di indagine

- Plume di Valgreghentino – Il parametro oggetto dell’approfondimento è il tetracloroetilene, che

rappresenta il contaminante maggiormente presente; non può essere trascurata la presenza anche di triclorometano, tricloroetilene, dicloroetano1,1, dicloroetano1,2, tetracloretano1,1,2,2. Credo che Valgreghentino sia esterno al bacino Adda Ticino e quindi da togliere. L’indagine ha permesso di individuare a grandi linee l’area di provenienza della contaminazione, evidenziano la necessità di alcune integrazioni di indagine.

Monza e Brianza La Convenzione stipulata con la Provincia di Monza e Brianza, ha previsto, per un’area che si estende tra Villasanta e la periferia est di Monza interessata da una contaminazione da solventi clorurati, le seguenti attività di indagine: quotatura e georeferenziazione dei piezometri di nuova realizzazione; esecuzione di campagne di misure piezometriche; sopralluoghi e campionamenti; analisi chimiche; analisi, elaborazione e interpretazione dati con produzione di carte tematiche. Nel corso del 2013 il Dipartimento di Monza ha provveduto ad eseguire le campagne programmate, nel 2014 è stata effettuata un’ulteriore campagna ed è prevista a breve la realizzazione di nuovi piezometri e successiva esecuzione di ulteriori campagne di monitoraggio.

Milano In Provincia di Milano sono stati attivati tre programmi di intervento per la definizione dei plumes di contaminazione nelle acque sotterranee:

1. area Nord-Ovest di Milano - contaminazione da solventi clorurati e cromo esavalente 2. area SIN Sesto San Giovanni - contaminazione da solventi clorurati e cromo esavalente 3. area SIN Pioltello-Rodano – contaminazione da cromo VI e composti organoclorurati, IPA, ferro,

mercurio, nitriti, manganese e idrocarburi totali

Nel 2014 nelle tre aree sono state svolte le seguenti attività: - due campagne di campionamento ed analisi di acque di falda su reti di monitoraggio appositamente

identificate - censimento delle attività produttive che utilizzano nel loro ciclo produttivo le sostanze oggetto del

monitoraggio - censimento dei possibili recettori sensibili interessati dalla contaminazione; - restituzione dei dati e delle elaborazioni, con individuazione di alcuni siti di presumibile provenienza

delle contaminazioni. La verifica di tale ipotesi richiede la perforazione di alcuni nuovi piezometri e successivo prelievo di campioni.

Sulle aree è stata inoltre svolta da ARPA in Convenzione con il Politecnico di Milano – Polo territoriale di Como, la ricostruzione di dettaglio dei modelli di flusso idrico e di trasporto dei contaminanti negli acquiferi delle tre aree.

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Pavia Un intervento nell’ambito del progetto Plumes riguarda il contesto urbano della città di Pavia, nell’intorno della stazione ferroviaria che comprende due siti industriali dismessi. L’intervento ha lo scopo di studiare il plume di contaminazione che interessa il primo corpo acquifero freatico, rappresentato principalmente da solventi clorurati e subordinatamente da composti idrocarburici e metalli, al fine di poter valutare adeguatamente le sorgenti primarie e secondarie di contaminazione, definendo altresì un attendibile modello concettuale del sito.

Le attività promosse dalla Provincia di Pavia, svoltesi tra l’aprile 2013 e il Novembre 2014, sono consistite nell’installazione di 14 piezometri e nell’esecuzione di otto campagne di monitoraggio, estese anche a 6 pozzi privati. Ciò ha consentito di definire la direzione da cui si origina il plume principale, per il quale non si può escludere che esistano ulteriori sorgenti, non ancora individuate. Un maggior grado di approfondimento potrà essere raggiunto a seguito delle prossime indagini integrative (in corso di realizzazione) che prevedono la realizzazione di nuovi piezometri e l’esecuzione di ulteriori campagne di monitoraggio.

Lodi In Provincia di Lodi sono stati finanziati i seguenti programmi di intervento per la definizione dei plumes di contaminazione nelle acque sotterranee, da eseguirsi nell’arco del triennio 2012-2014:

• programma 1: Comune di Lodi (settore N-E) – contaminazione da solventi clorurati

• programma 2: Comune di Fombio – contaminazione da solventi clorurati

• programma 3: Comune di Sordio – contaminazione da arsenico

• programma 4: Comune di Lodi (zona centro meridionale abitato di Lodi) – contaminazione da solventi clorurati.

In relazione ai programmi di intervento di cui sopra, è stato firmato un Protocollo d’Intesa tra Provincia di Lodi e ARPA, che prevede l’esecuzione di attività a carico del Dipartimento ARPA di Lodi riguardanti la quotatura di pozzi, il campionamento ed analisi di acque di falda e la predisposizione di carte piezometriche. Nel corso del 2012, non avendo la Provincia ancora proceduto alla realizzazione dei piezometri finanziati, sono state svolte attività solo relativamente al Programma 4, che prevedeva l’esecuzione di una campagna di monitoraggio sui pozzi esistenti volta ad aggiornare le informazioni sullo stato qualitativo delle acque sotterranee e verificare l’eventuale permanenza della contaminazione riscontrata in passato (2007 e 2008). Gli esiti delle attività svolte a novembre 2012 hanno evidenziato una netta riduzione delle concentrazioni di tricloroetilene ed una riconferma dei valori di tetracloroetilene. Viste le incongruenze con i dati precedenti, a novembre 2013 è stata realizzata una nuova campagna di controllo, i cui esiti hanno sostanzialmente confermato la situazione di contaminazione già rilevata nel corso del 2012, con valori di tetracloroetilene dell’ordine di qualche decina di microgrammi/litro, essenzialmente coerenti con i dati rilevati nel 2007-2008 e valori massimi di tricloroetilene dell’ordine della decina di microgrammi/litro, nettamente inferiori a quelli riscontrati nel 2007-2008. I dati di contaminazione rilevati, di circa un ordine di grandezza superiori alle CSC di riferimento, risultano comunque significativi e, sulla base delle ricostruzioni dell’andamento di falda effettuate, è stata ipotizzata una possibile provenienza della contaminazione da sud/sud-est; al fine di individuarne l’origine sono state finanziate ulteriori attività da Regione Lombardia con D.G.R. 1895/14 e D.D.U.O. 10911/14 ed è in corso di definizione l’integrazione ed il rinnovo del protocollo d’intesa con la Provincia di Lodi. Tutte le attività previste nei diversi programmi di intervento sono al momento non attuabili, in attesa che la Provincia di Lodi proceda con la realizzazione dei piezometri finanziati.

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7 CONCLUSIONI

Il monitoraggio condotto nell’anno 2014 ha fornito un quadro completo dello stato qualitativo e quantitativo dell’area idrogeologica Ticino-Adda.

L’analisi complessiva dello stato qualitativo relativamente al 2014 evidenzia, per alcuni parametri, una contaminazione di tipo diffuso, come avviene per i solventi clorurati (in particolare il triclorometano e il tetracloroetilene) presenti nelle aree maggiormente industrializzate all’interno dell’area Ticino-Adda o per i fitofarmaci presenti soprattutto nelle zone a vocazione più agricola.

Altri parametri inquinanti, pur avendo una distribuzione più puntiforme, contribuiscono spesso al cattivo stato delle acque, come nel caso del cromo esavalente o dei metalli di probabile origine naturale.

Dal punto di vista quantitativo nel corso del 2014 si è assistito, rispetto agli anni precedenti, ad un innalzamento dei livelli delle falde, con conseguente aumento della disponibilità della risorsa idrica sotterranea.

Con l’anno 2015 la rete di monitoraggio è stata modificata in modo da renderla coerente con la nuova classificazione dei Corpi Idrici sotterranei.