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settimanale d’informazione, politica, economia, cultura, spettacolo, società, sport free press Anno I - Numero 6 11 novembre 2011 la “Biomassa” L’incontenibile inconcludenza della sinistra Direttore Responsabile: Giuseppe Tagliente Reg. al Tribunale di Vasto n. 102 del 22/06/2002 Redazione: Corso Italia n. 1 Vasto Tel. & Fax 0873.362742 Pubblicità: Editoriale Quiquotidiano Corso Italia,1 Vasto - Stampa: Edizioni Il Castello - Martano Editrice (BA) www.quiquotidiano.it - mail: [email protected]

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settimanale d’informazione, politica, economia, cultura, spettacolo, società, sport

free press

Anno I - Numero 611 novembre 2011

la “Biomassa” L’incontenibile inconcludenza della sinistra

Direttore Responsabile: Giuseppe Tagliente Reg. al Tribunale di Vasto n. 102 del 22/06/2002 Redazione: Corso Italia n. 1 Vasto Tel. & Fax 0873.362742Pubblicità: Editoriale Quiquotidiano Corso Italia,1 Vasto - Stampa: Edizioni Il Castello - Martano Editrice (BA) www.quiquotidiano.it - mail: [email protected]

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11 novembre 2011 copertina pag. 2 www.quiquotidiano.it

66050 San Salvo (Ch) - Via di Montenero 8 Tel. 0873 341357 fax 0873 346503

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www.quiquotidiano.it sommario pag. 3 11 novembre 2011

Il settimanale si può ricevere anche a casa in abbona-mento postale. I lettori interessati al servizio di recapito a domicilio possono versare la somma di 10 euro presso la

redazione indicando nome, cognome e indirizzo. L’abbonamento è valido per un anno.

Collaborano con noi: Renato Besana, Franco Cardini, Lucio D’Arcangelo, Andrea Mazzatenta,Filippo SalvatoreRedazione: Gianfranco Bonacci, Nino Cannizzaro, Vincenzo Castellano, Gianfranco D’Accò, Michele Del Piano, Leano Di Giacomo, Stefano Lanzano, Annamaria Orsini, Giuseppe F. Pollutri, Franco Sorgente, Michele Tana Direttore di redazione: Elio BitrittoCapo Redattore: Rosa MilanoGrafica ed impaginazione: PiùGrafica - San SalvoPubblicità: Edda Di Pietro, Giuseppe GiannoneDistribuzione: Norma Carusi

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ELENCO PUNTI DI DISTRIBUZIONEQui settimanale lo puoi trovare dal venerdì presso la redazione in Corso Italia n. 1 enei seguenti punti. Agip Muratore,Bar Due Pini,Pasticceria Pierrò, Bar Mente Locale,Meeting Bar,Goal bar,Tabaccheria Lanzillotti, Bar Shangai, Bar Iston,Bar White, Pasticceria La Vastese, Bar Walter,Agip SS 16, Q8, Pasticce-ria Pannamore, Supermercato Tigre, Bar Terminal, Bar Dell’amicizia, Edicola Magistrale, Bar Severo, Bar D’Annunzio, Bar Istoniense, Edicola 80, Bar Le Magie, Pasticceria Belle Arti, Bar Portici, Edicola Valeria, Bar in Piazza, Bar Martone, Bar Crocodraile, Bar De Parma, Edicola di Lanciano, Bar Mirò,Edicola sconosciuto, Tabaccheria del Moro, Panificio di Lello. Bar del Tribunale, Bar Naumachia, Bar Ferrari, Bar La sterlina, Edicola Vasto Marina, Bar SIV (San Salvo), Edicola Montenero (San Salvo), Bar Blu Ice (San Salvo) Bar Roma (San Salvo), Bar La Sfinge (San Salvo).

Alle urne!L’Italia non è una colonia

“La biomassa.L’incontenibile inconcludenza del sindaco” pag.4

“Dopo Genova. Riflessioni necessarie’’pag. 6

“Berlusconi si dimette, ma la sinistra teme le elezioni”pag. 8

“Andrea Iannone, al 3°posto nel Mondiale”pag. 11

“D’Annunzio deputato”di Lucio D’Arcangelo pag. 12/13

di Giuseppe Tagliente

In un’Europa non ancora (quando mai lo sarà?) unita politicamente ed economicamente dava fastidio un’Italia governata da una maggioranza solida, la più forte mai comparsa in Parlamento. Un fastidio del resto non nuovo, come testimoniano centocinquant’anni e non solo di storia nazionale, durante i quali ogni volta che si stavano creando le premesse perché l’Italia diventasse qualcosa di più di solido di una “espressione geografica” doveva intervenire qualcuno o qualcosa per sfasciare questo proces-so virtuoso. L’Italia di Berlusconi dava oggi qualche preoccupazione, in politica economica, in politica energetica ed in politica estera, ed allora ecco di nuovo il giochetto di rompere le uova nel paniere ricorrendo alle quinte colonne, che nella storia di questo Paese non sono mai mancate, sostenendo le rivendicazioni delle caste che antepongono il proprio interesse a quello collettivo, foraggiando gli ambiziosi, gli speculatori, i venduti. Berlusconi ha messo in tutto ciò forse anche qualcosa di suo, pec-cando di eccessiva prudenza e di leggerezze infantili quanto discutibili, ma il dato è questo e non può essere sottaciuto se si vogliono capire le ragioni “vere” di ciò che sta accadendo in questi giorni. L’ope-razione di spazzare questo governo è iniziata, insomma dal primo giorno di questa legislatura e si è accentuata nel momento in cui si formava il partito unico del centrodestra, destinato nelle intenzioni del suo fondatore a sostenere non soltanto l’azione di governo ma la stabilità del sistema bipolare e maggioritario. La scissione di Fini, con tutto quel che ne è seguito, ne è stato l’inizio e le dimissioni annunciate martedì dal premier ne sono state la conclusione. L’Italia è tornata così di nuovo instabile, confusa, rissosa, isolata, ma soprattutto, come si voleva, anche commissariata e sotto controllo, al punto che un oscuro signor Olli Rehn, a cui il freddo del suo paese d’origine, la Finlandia, deve aver dato alla testa, si permette di dettare addirittura l’agenda politica in nome di poteri economico finan-ziari che manifestano chiaramente l’intenzione di voler sostituire il governo uscente con una grande ammucchiata guidata possibilmente da Mario Monti, a loro legato per vocazione e significativamen-te nominato da poche ore senatore a vita. Non importa a questi “poteri forti” se la grande coalizione di cui si parla non potrebbe ottenere nessun risultato, anche rispetto alle richieste della Bce, tanta è la diversità delle posizioni tra le forze politiche (da Vendola a Casini) che dovrebbero comporla: ciò che loro importa è il controllo della nostra economia e la subordinazione “neocoloniale” dei nostri interessi alle loro volontà speculative. L’Italia non deve contare, secondo loro, e continuare a recitare la parte di uno staterello satellite. Ecco perché occorrono elezioni anticipate, e anche subito.

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11 novembre 2011 copertina pag. 4 www.quiquotidiano.it

La biomassaL’incontenibile inconcludenza del sindaco

Il dibattito sulle centrali a biomasse diventa sempre più infuocato: al punto che se il “ca-lore” aumenta ancora non ci sarà bisogno di

centrali elettriche di alcun tipo.Lapenna rappresenta come meglio non si po-trebbe, l’insieme delle contraddizioni del PD: al deciso NO alle centrali a biomasse dell’ammini-strazione di sinistra di Avezzano, fa da contraltare un deciso SI addirittura per un termovaloriz-zatore da parte dell’amministrazione di sinistra di Cupello, fino alla più incredibile sceneggiata vastese. Nella coalizione di maggioranza vastese c’è di tutto: il no di RC/FdS e SeL, il QUASI-NO della segreteria di Alfredo Bontempo compensa-to dal QUASI-SI del capogruppo consiliare dello stesso partito, Corrado Sabatini , l’attendismo di Giustizia Sociale (il gruppuscolo di Marcello e Olivieri), l’incomprensibile posizione del PD de-gnamente rappresentato dal sindaco Lapenna, il quale in sede di Conferenza dei Servizi dà parere favorevole, poi convoca un Consiglio Comunale per discutere di un problema già definito, poi disinnesca la bombetta dell’ordine del giorno di SeL e RC/FdS, poi indice un convegno che ha il risultato di lasciare tutti nelle proprie convin-zioni, poi addirittura ipotizza (o fa ipotizzare) un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale. Per un minimo di coerenza, su un tema così importante Rc/Fds, SeL e IdV, se solo avessero gli attributi, dovrebbero trarre conclusioni politiche che non possono che essere rappresentate dalle dimissioni dei loro rappresentanti in giunta e dall’abbandono di un sindaco che ha deluso una volta di più.

Impegni di lavoro non mi hanno consentito di essere presente alla conferenza al cinema Cor-so ma vorrei comunque aggiungere qualche

mia considerazione. Nell’ampio dibattito che si è sviluppato prima, durante e dopo il convegno bi-partisan sull’impianto a biomasse di Punta Penna, l’aspetto che più di tutti risalta è costituito dalle considerazioni emotive che gli ambientalisti, di “pancia” più che di “testa”, hanno voluto esprimere.Intanto partiamo da Kioto che nella maggior parte dei casi pochi sanno cosa sia e dove sia; si tratta di un accordo stipulato nella città di Kioto, in Giap-pone, che prevede l’applicazione del cosiddetto “Protocollo di Kioto” sottoscritto nel 1997, ratifica-to nel 2005 e riguardante il riscaldamento globale. Nel 2008 il Parlamento europeo ha approvato il pacchetto clima-energia volto conseguire gli obiettivi che l’UE si è fissata per il 2020: ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra, portare al 20% il risparmio energetico e aumentare al 20% il consumo di fonti rinnovabili. A questo punto bisogna indicare quali sono le fonti rinnovabili, comunque, alternative all’uso dei combustibili fos-sili (carbone e petrolio). Premesso che l’unica vera energia alternativa è il sole da cui tutto muove, ab-biamo Biomasse, Eolica, Geotermica, Idroelettrica, Maremotrice, Nucleare, Solare (e magari qualche altra che mi sfugge) in rigoroso ordine alfabetico: di queste le uniche che in Italia non si possono attivare sono quella nucleare e quella maremotri-ce. Tra le altre cinque si può cercare la giusta via di compromesso che per gli ambientalisti senza se e senza ma consiste nel dire “no” a priori, ovvero “not in my back yard”, gentile espressione anglofona equivalente alla nostra meno diplomatica “fallo dove cavolo vuoi ma non a casa mia”. Visto che tutti hanno espresso pareri in merito, vorrei dare anche io il mio contributo. Premes-so che, a mio parere, l’energia migliore e meno inquinante è quella solare, devo rilevare che sia questa che l’eolica hanno il grosso svantaggio di non poter essere immediatamente utilizzabili in funzione della richiesta di energia, dipendendo dalle condizioni meteo; sarebbe diverso se questa

energia potesse essere immagazzinata e distribu-ita a seconda le necessità. Tra l’altro non sarà sfug-gito a nessuno, viaggiando con la propria auto, il fatto che troppo spesso nei campi eolici molte, se non tutte, pale non girino e appare quanto meno improbabile che siano tutte, contempo-raneamente, in manutenzione. Le altre energie, idroelettrica, geotermica e da biomasse invece possono produrre energia a “comando”, cioè quando e quanto è necessario, magari per un pro-blema legato a interruzioni di qualsiasi tipo. Il vero problema è rappresentato dunque, a Vasto, dalle biomasse: ai nostri ambientalisti non importa che le emissioni siano monitorate dall’ARTA in tempo reale, importa la “puzza” che non si sa ancora se ci sarà e a cosa somiglierà (magari avrà la fragranza del pane appena sfornato anche se non credo), l’impatto visivo dei camini (in presenza di strutture più alte nella zona industriale di Punta Penna), le ricadute sulla salute solo ipotizzate e non certifi-cate (e basterebbe andare a Brescia per verificare i dati epidemiologici certamente esistenti dato che la A2A è presente praticamente in città da diversi anni), la ricaduta in termini di occupazione e di “cosa dà alla città del Vasto questa centrale” (forse nessun occupato e un parcheggio come il solare di via dei conti Ricci). Qualcun altro ha adombrato la possibilità che in realtà l’impianto proposto a Punta Penna fosse invece un termovalorizzatore o inceneritore ma questo non può essere vero dato che la principale differenza tra l’incenerimento in un termovalorizzatore ed in un impianto a bio-masse è la “natura” ecocompatibile del materiale destinato ad essere incenerito.Spero che queste mie considerazioni non siano considerate una semplice presa di posizione nei confronti del si o del no: riflessioni logiche da cui trarre conclusioni logiche senza contare che, in presenza di ulteriori e più approfonditi studi pro o contro e sempre in nome della logica, non si possa cambiare idea. Tenendo presente che logica vuole che l’Italia è la nazione europea con il più alto costo energetico.

Elio Bitritto

Le energie rinnovabili

Ambientalisti malpancisti

L’aula consiliare: desolatamente vuota di contenuti

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www.quiquotidiano.it copertina pag. 5 11 novembre 2011

La centrale a biomasse: tanto fumo e niente ... decisioniLe contrapposizioni sulla centrale a biomasse da realizzare nell’area industriale di Punta Penna non mancano e il fronte dei ‘no’ non arretra dalla sua posizione. Dall’Arci è arrivato l’invito al sindaco Luciano Lapenna ad adoperarsi per ottenere dalla Regione una sospensiva in vista del 15 novembre, data di scadenza per il ricorso al Tar. Ed è rimasto deluso chi sperava che un convegno potesse chia-rire i dubbi sul progetto della ‘Istonia Energy’, la società che ha ottenuto tutte le autorizzazioni per realizzare una centrale da 4 Mw alimentata da olii vegetali. Sabato scorso l’incontro sulla questione, organizzato dal Comune alla Multisala del Corso. Nel suo corso gli interventi dei relatori, Alessandro Casula, docente di Gestione ambientale d’impresa ed energie rinnovabili al Politecnico di Milano, e Fe-derico Valerio, direttore del Dipartimento di Chimi-ca Ambientale all’Istituto Tumori di Genova, l’uno a favore, l’altro contrario alle centrali a biomasse, sono stati seguiti con attenzione da tantissimi cit-tadini, non senza momenti di tensione in alcuni momenti. “Siamo soddisfatti perché i nostri timori hanno trovato conferma – ha detto Lino Salvatorel-li dell’Arci – soprattutto perché la città, gli abitanti di Punta Penna, i giovani, hanno dimostrato di ave-re a cuore le sorti dell’ambiente”. “E’ evidente che in tanti sono contrari al progetto – ha dichiarato Michele Celenza, dell’associazione ‘Porta Nuova’, il primo a riportare in auge il discorso sulle biomasse a Punta Penna segnalando l’autorizzazione regio-nale al progetto –. L gente ha compreso che non c’è nulla da guadagnare ma solo da perdere in ter-mini di qualità dell’ambiente. Bisogna, però, dare atto al sindaco di essersi assunto le sue responsa-

bilità, di aver partecipato. Peccato non abbia preso alcun impegno preciso se non quello di tornare a discutere in giunta del problema valutando un eventuale ricorso al Tar”. Presente al convegno an-che Giacomo Stella, responsabile della Costell, la società che ha progettato l’impianto della ‘Istonia Energy’, e dal quale sono giunte ulteriori rassicu-razioni: “Le emissioni dell’impianto saranno moni-torate h 24 e da centraline che forniranno, online, i dati all’Arta. L’impianto è stato ottimizzato sotto ogni aspetto e non comporta alcun rischio per la salute ma, l’impressione è che si continui a fare confusione – ha detto Stella – la centrale può costi-tuire un’occasione di crescita anche economica per Vasto, chiediamo il sostegno della politica perché ci aiuti a coinvolgere il mondo agricolo”. Ulteriori polemiche e il solito ‘diluvio’ di dichiarazioni, negli ultimi giorni non sono mancati. Ma a tutt’oggi, con

Come funziona una Centrale a Biomasse

Intanto definiamo come “biomasse” materia-li di origine agricola (essenzialmente scarti) costituita da Legname da ardere, residui agricoli e forestali, scarti dell’industria agroalimentare, reflui degli allevamenti, rifiuti urbani, specie vegetali coltivate per lo scopo.. Nel caso della Centrale prevista a Vasto il materiale da utilizzare appartiene alle specie vegetali appositamente coltivate, essendo le altre destinate essenzialmente ai termovalorizzatori. In pratica la centrale a biomasse funziona attraverso la combu-stione del materiale di cui sopra: questa combustione produce vapore che attiva una turbina collegata al rotore di un alternatore che produce corrente elettrica alternata. Di qui la corrente viene avviata ad un trasfor-matore che ne eleva la tensione perché possa essere immessa nelle linee elettriche. All’uscita dalla turbina il vapore, attraverso un condensatore viene raffreddato, ridiven-ta acqua e viene reimmessa in caldaia. In qualche caso il vapore viene in parte utiliz-zato per riscaldamento ed allora si parla di impianti di cogenerazione.

il Comune di Vasto che non ancora assume una po-sizione ufficiale, resta concreto solo il ‘via libera’ già rilasciato dalla Regione.

S.M.

Monteodorisio approva la realizzazione nell’area industriale della Val SinelloA dimostrazione della confusione che regna sovrana a sinistra, arriva la notizia che a Monteodorisio, guidata da una amministrazione rossa, sarà realizzata una centrale a biomasse. A darne comunicazione è stato il sindaco, Ernesto Sciascia, il qual ha reso noto che “il Comune ha deliberato l’approvazione di uno schema di convenzio-ne con la Società Obala srl, che prevede l’installazione di una centrale cogenerativa alimentata a biomasse all’interno del bacino dell’area industriale della Valsinel-lo, sito sul suo territorio comunale”. Insomma, la sinistra dice si o no o quasi si e quasi no, a seconda delle circo-stanze e dei meridiani e paralleli. Resta comunque una dato che Vasto non decide e Monteodorisio si.

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11 novembre 2011 attualità pag. 6 www.quiquotidiano.it

Dopo GenovaRiflessioni necessarie

Il livello culturale della nostra città si può misurare guardando lo stato di manutenzione del Municipio. Ora mi si dirà che non ci sono soldi e che ci sono cose da fare e problemi da risolvere molto più importanti. Inoltre molti diranno che, siccome il palazzo del Municipio è brutto, andrebbe abbattuto e le sue funzioni trasferite in altro luogo.Vorrà dire che fino a quel momento lo terremo così, anzi il suo stato peggiorerà. Ma poco importa.Almeno le bandiere esposte sull’ingresso, però, quelle bandiere che rappresentano il “rispetto” per la città, per l’Italia e per l’Europa, almeno quelle bandiere potrebbero essere sostituite o quantomeno lavate?Il Quattro novembre, meglio dire il Cinque (giorno della cerimonia), in occasione del ricordo dei Caduti di tutte le guerre, Festa dell’Unità nazionale e Giornata delle Forze Armate, quelle bandiere facevano decisamente schifo. A peggiorare il senso civico poi, faceva (e fa) bella mostra di se, anzi era (ed è) ostentata, quella che a quanto pare sia l’unica bandiera che interessi i nostri amministratori: la “bandiera blu”.Bene! Si era formato un comitato per il restauro del Monumento ai Caduti che avrebbe dovuto provvedere all’operazione entro il Quattro novembre, nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia, e come risultato si è conseguito il grande successo di “rinfrescare” su questo monumento i nomi dei caduti con “pennarelli”. Ora, io vorrei provvedere a fare una colletta per acquistare nuove bandire da esporre sull’ingresso del Municipio. Qualora questa operazione diventasse “difficoltosa” vorrei, a mie spese, provvedere a lavare queste “Bandiere”. La Bandiera Italiana, la Bandiera cittadina e la Bandiera Europea. Bandiere con la B maiuscola.Lascio invece agli amministratori l’onore di “lavare” la bandiera blu, il cui significato di “riconoscimento per la sostenibilità ambientale” vede costoro “assai” partecipi. Scarichi a mare, centrali a biomasse, cementificazione di Colle Pizzuto, indecisioni sul Parco …. solo per fare alcuni esempi. Francesco Paolo D’Adamo

Lettere al direttore

Vasto, Via Ciccarone, 48Servizio Nazionale e

Internazionale Documentazione

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24 H su 24 H - Tel. Uff. 0873. 378427Cell. 339.2212556 -Cell. 338.4432990

Galileo Galilei: “Noi non dobbiamo considerare che la Natura si accomodi a quello che parreb-be meglio disposto a noi, ma conviene che noi accomodiamo l’interesse nostro a quello che essa ha fatto”.L’argomento è sempre lo stesso e, come sempre, appena finirà l’ondata emotiva delle devastanti alluvioni di Genova, del levante ligure e dell’alta Toscana, tutto tornerà a tacere. I vari Burlando, Rossi, Vincenzi, dopo il cordoglio di rito e, oserei dire, le lacrime di coccodrillo, torneranno a go-vernare come se nulla fosse accaduto. Torneran-no ad affidare sempre agli stessi tecnici di fiducia progetti e realizzazioni di opere di sistemazione idrogeologica che inevitabilmente andranno incontro al solito “taglio” perché “ .. non ci sono soldi”: il progetto sarà ridotto, taglia un po’ qua, un po’ là, un po’ su e un po’ giù e il progetto e la conseguente realizzazione risulteranno assolu-tamente stravolti e non più funzionali agli scopi prefissati. Non più tardi di quattro mesi fa, il governatore della Regione Liguria ha inaugurato

in pompa magna le opere “definitive” di difesa lungo uno dei tanti torrenti che attraversano Genova. Ma alla incapacità di questi amministra-tori, pari solo alla loro presunzione, dobbiamo aggiungere tutti quei singoli cittadini che “han-no un sito dove devono costruire quattro came-re per i figli che si sposano o stanno per vendere un lotto edificabile (magari con il progetto ap-provato)” questi hanno premuto perché quel sito non cada sotto la mannaia del PAI, della inedifi-cabilità e via dicendo. Responsabili tutti, anche e forse soprattutto i tecnici che non riescono a “resistere” alle sollecitazioni che il parente, l’ami-co, il compare, il rais politico di turno esercitano. L’alluvione di Roma di qualche giorno fa, una bazzecola rispetto a quella di Genova, ha vistola crocifissione del sindaco Alemanno da parte dei soliti imbecilli: oggi vediamo le difesa d’ufficio da parte di Bersani del “suo” sindaco Vincenzi di Genova. Cinica ipocrisia? Opportunismo politi-co? Certamente! E questi dovrebbero governare l’Italia? In realtà siamo tutti colpevoli perché,

per ricordare la massima di Galilei, nella nostra immensa presunzione pretendiamo di piegare la natura ai nostri desideri e non vogliamo che questa faccia il suo corso.Un’ultima nota riguarda il confronto tra l’Abruz-zo e la Liguria: dobbiamo prefigurare situazioni simili o possiamo essere relativamente più sicuri? In realtà è l’intero territorio nazionale ad essere nelle condizioni liguri: essenzialmente la “giovinezza” geologica, l’acclività delle colline e delle montagne, l’abbandono dell’entroter-ra, l’assenza di cultura della prevenzione sono caratteristiche comuni a tutta Italia. Certo il rischio (probabilità che un evento deter-mini gravi danni a persone e cose è maggiore in Liguria, territorio stretto e confinato tra monta-gne e mare e con una grande concentrazione abitativa. La pericolosità, probabilità che in date condizioni geomorfologiche si verifichino danni a persone e cose, è praticamente identica per tutta Italia

E.B.

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www.quiquotidiano.it Vasto pag. 7 21 ottobre 2011

L’appuntamento con il novello è sempre

carico d’attesa.Il primo vino prodotto con le uve della

vendemmia appena trascorsa.

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Page 8: Qui settimanale 11

11 novembre 2011 politica pag. 8 www.quiquotidiano.it

Berlusconi si dimette, ma la sinistra teme le elezioni

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Il cosiddetto terzo polo si riunisce e discetta della crisi e insiste nella richiesta di dimissioni da parte di Brerlusconi: in ciò accodandosi alle richieste di Bersani, Vendola e Di Pietro. Un Tantra che viene ripetuto in forma ossessiva e monomaniacale con variazioni che prevedono assassini, torture, accanimenti giudiziari (i primi due solo cinema-tografici e comiziali) che non hanno avuto uguali in nessuna parte del mondo mai. Continuano a dire che la crisi che investe l’Italia sia dovuta a Berlusconi: anzi no, che investe l’Europa, anzi ancora no, che investe il mondo intero è tutta e sempre colpa sua!. Si lamentano perché Ber-

Chi ha un briciolo di memoria non può non ricordare quale è stato il rtornello delle sinistre negli ultimi mesi, che si può

riassumere così: l’Italia è finita •nel mirino della speculazione internazionale a causa di un defi-cit di credibilità; il presidente del •consiglio deve fare un passo indietro; la Spagna era •messa peggio di noi, ma appena Zapatero ha an-nunciato le ele-zioni anticipate i mercati si sono rasserenati.

Rivedendo le registrazioni dei talk-show televisivi degli ultimi mesi, oppure le interviste di illustri esponenti dell’opposizione, e ci si accorge che il ritornello è sempre stato questo. Cosa accade invece adesso? Berlusconi ha annunciato le sue dimissioni un minuto dopo l’approvazione della legge di stabilità e si è espresso, pur ricono-

scendo che ogni decisione in merito spetta costi-tuzionalmente al capo dello Stato, per lo sciogli-mento delle Camere e le elezioni anticipate. Se i

dirigenti del centrosinistra avessero un minimo di coerenza, non potrebbero che convenire sulle parole del premier, avendo egli messo in pra-tica quanto loro predi-cavano da tempo. Invece no. Ora che Berlusconi il passo indietro lo ha fatto, il terzo polo e il Pd si stanno rimangiando tutto, e im-provvisamen-te le elezioni anticipate, da medicina di tutti i mali sono diventa-

te una iattura, anzi peggio: un salto impossibile. La via maestra è tornata ad essere il leggendario “governo di emergenza” guidato da un’alta per-

sonalità “tecnica”, autorevole in Europa e in grado di guidare una squadra composta da esponenti di tutti i partiti disponibili. Ma si tratta di un’equazione impossibile in questo Parlamento e in questa situazione politica, prima di tutto perché i veleni sparsi dal centrosinistra hanno minato irreparabilmente ogni possibilità di dialogo costruttivo attraverso la delegittimazione continua del leader e della maggioranza scelta dagli elettori; e poi perché non basta mettere un premier “tecnico” alla testa di un esecutivo per convincere l’Europa, la Bce e i mercati: occorrerebbero una comune visione dell’agenda europea e una convergenza programmatica che non ci sono. Il Terzo Polo, poi, ha una posizione ancora più schizofrenica: Casini, Fini e Rutelli hanno già annunciato di condividere le misure che l’Europa ci chiede, ma dopo avere a lungo caldeggiato il passo indietro di Berlusconi dicendosi disponibili ad appog-giare un nuovo governo a guida Alfano o Letta, ora hanno cambiato idea e parlano addirittura di coinvolgimento del Pd. Di cosa, quindi, stiamo parlando? Solo un esecutivo di centrodestra eventualmente allargato al terzo polo sarebbe in grado di portare avanti politiche coerenti con la lettera all’Europa, che impegna non solo Berlusconi, ma chiunque sia chiamato a gover-nare. Esclusa questa ipotesi, ogni altra soluzione sarebbe un’ammucchiata deleteria, pasticciata e inutile alla causa. Non restano, dunque, che le elezioni anticipate per fare chiarezza e spazzare via i tatticismi: ogni partito e ogni coalizione dovranno dire agli italiani cosa intendono fare, con chi e in che tempi. PT

lusconi non si adegua alle richieste europee e nel momento in cui lo fa arriva una Camusso qualsiasi che invoca lo sciopero generale per l’obbrobriosa rinuncia alla sovranità nazionale. Siamo alle prese con tagli e sacrifici e si scopre che la CGIL propone viaggi scontati per i propri aderenti a botte di 1.600 euro per quattro giorni: ma di grazia non è un po’ immorale questa atti-vità della CGIL? Tutto ciò è l’effetto della globa-lizzazione che ha investito i Paesi ad economia debole: ma debole per cosa? Cosa è in realtà accaduto? I Paesi ad economia debole come la Grecia, sono stati trascinati all’interno dell’area

Euro senza averne i titoli nel senso che era forse prematura la loro adesione; L’Italia a sua volta è entrata in questa area con un cambio Lira/Euro sottostimato per cui da un reddito mensile di due milioni di lire, sufficienti per una famiglia normale, si è passati ad un reddito di 1.000 euro al mese che in realtà hanno determinato una radicale riduzione del potere d’acquisto. Tutto ciò grazie alla lungimiranza di statisti economici del calibro di Prodi, Amato e Ciampi che si sono letteralmente venduti il Paese. Tornando alla globalizzazione, anche l’Italia ne “paga” gli effetti come tutti i Paesi industrializzati: Cina, India e

Per stare in Europa occorre una nuova cultura politica

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www.quiquotidiano.it San Salvo pag. 9 11 novembre 2011

Paesi cosiddetti emergenti agiscono nei confron-ti dei propri lavoratori esattamente come fecero Francia, Inghilterra e Germania all’inizio dell’In-dustrializzazione: con lo sfruttamento di masse di diseredati che, ai magri ed aleatori raccolti delle campagne, preferivano comunque un salario minimo e la certezza di lavorare, comunque, al coperto; altro fattore di ricchezza e sviluppo di queste nazioni, lo sfruttamento coloniale attuato con la scientifica precisione dello sfruttamento integrale delle risorse laddove l’avventura ita-liana in Africa ha portato forse in quei Paesi più vantaggi che svantaggi! Rispetto alla esplosione economica europea oggi c’è una sola variante in più: l’esplosione demografica visto che Cina ed India ormai superano i due miliardi di abitanti: e di questo dobbiamo e dovremo tener conto. D’altra parte un bene, una forchetta, un’auto, una tenda, ecc. per essere prodotta ha bisogno sostanzialmente di tre fattori: materia prima, energia per trasformarla e manodopera. In quale di questi tre fattori siamo carenti? In tutti e tre ed è solo con la produttività e con il design che possiamo competere. Altro non è possibile e tro-vare una ricetta a questi problemi non è facile: né credo che le cosiddette opposizioni “tantriche” abbiano la capacità di trovarne. Se mai dovessero andare al governo potrebbero solo rimettere le mani in tasca o nei conti correnti a tutti, di notte e poi vedremmo che questi si che sono sacrifici che gli italiani sono disposti a fare e ci ritrovere-mo come quei napoletani che dopo gli anni di Bassolino e Jervolino invece di cambiare, hanno preferito affidarsi ad un magistrato chiacchierato che non ha risolto uno solo dei problemi che aveva promesso di risolvere.

Titto Bellori

SAN SALVO – Mentre scriviamo, ufficialmente non si sa ancora chi sarà il candidato sindaco del centrodestra. Ma si sa che il gruppo dirigente, a fine ottobre, ha scelto la persona da designare. E si sa pure che lunedì scorso, nella centralissima sede di Via Roma, la persona designata è stata presentata agli iscritti, da Nicola Argirò, Euge-nio Spadano, Tonino Marcello, Fernando Artese e Angiolino Chiacchia. I quali unanimemente ne hanno tessuto le lodi, ricevendo risposta positiva dagli gli altri presenti. Inutile nascon-derselo. Dopo l’assemblea degli iscritti, il nome prescelto è circolato negli ambienti cittadini sia pure informalmente. Sarà però formalizzato in una conferenza stampa, che dovrebbe tenersi a breve. Per il rispetto dei colleghi che vi par-teciperanno, non faremo in anteprima il nome del candidato a sindaco proposto dal Pdl. Ne tracceremo un identikit, per aderire alla perento-ria richiesta del nostro direttore, che giustamente vuole che stiamo sempre sulla notizia. Per capire chi rappresenterà l’opposizione uscente nella imminente campagna elettorale, partiamo dai nomi dei suoi competitor, che pure circolano, ma che non temiamo di “bruciare” perché nessuno di loro è ancora stato formalizzato. Si dice che il designato dello schieramento che fa capo al Pd sarà l’ex sindaco, onorevole Arnaldo Mariotti. Si dice che il designato dello schieramento che fa capo a San Salvo Democratica sarà l’ex assessore Domenico Di Stefano. E infine si dice che è stato indicato dall’Italia dei Valori l’editore avvocato Antonio Cilli. Se è certo che nel centrosinistra due saranno gli schieramenti (uno legato al Pd e uno legato a San Salvo Democratica), è probabile

che dei predetti tre (Mariotti – Di Stefano – Cilli) uno dovrà fare un passo indietro. Inoltre non sono scontate le aggregazioni. Nel senso che allo stato non è dato sapere a chi si alleeranno partiti come Udc, Psi, Idv e Sel. Di quest’ultimo, il dirigente Valfrido Adorante ci ha detto: “Non sappiamo se andremo con il Pd, con San Salvo Democratica o da soli, ma è certo che noi di Sel saremo uniti”. Ma torniamo all’identikit. Con il candidato designato, il centrodestra pensa di contrastare adeguatamente le principali carat-teristiche che esprimono singolarmente i tre candidati del centrosinistra sopra richiamati. Infatti il designato dell’opposizione uscente, se vuole vincere, dovrà saper controbattere alle argomentazioni politiche dell’esperto Mariotti. Cosa che può fare solo uno che è stato almeno per una volta consigliere comunale e che cono-sce le materie giuridiche. Poi dovrà saper parlare anche all’elettorato moderato, che rappresenta il cattolico Di Stefano. E questo lo può fare solo uno che non è estremista né di destra e né di sinistra. Infine il candidato dell’opposizione deve contendere il messaggio subliminale che incarna Antonio Cilli (ricambio generazionale e novità). Cosa che può fare essendo suo coetaneo, che non sta in politica da decenni. Riepilogando, il centrodestra ha scelto una figura non inesperta, non estremista e che non sta su piazza da troppo tempo. E’ chiaro, però, che saranno i cittadini a scegliere quali caratteristiche premiare e soprat-tutto a decidere se per il prossimo quinquennio a San Salvo dovrà esserci un primo cittadino o…una prima cittadina. Ods

In arrivo il candidato sindaco del Centro Destra.Grossa confusione a sinistra.

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11 novembre 2011 società pag. 10 www.quiquotidiano.it

Riceviamo e pubblichiamo

I ragazzi della “Giuseppe Spataro” scoprono il censimento

Prossima apertura a San Salvo! Tel. 3803304920

A circa 16.000 famiglie vastesi è arrivato il modulo del censimento. Un gruppo degli alunni delle classi 5° C e 5°D della scuola

primaria G. Spataro, si è recato in municipio ha intervistato la responsabile dell’ufficio censimento del Comune di Vasto, dr.ssa Maria Saracino. Questo è l’interessante diario che ne hanno fatto. Il censimento ha delle caratteristiche fondamen-tali: a)individualità, deve rilevare i dati di ogni individuo, universalità, deve considerare tutte le persone presenti nel territorio, c) deve riferirsi ad una sola data, in questo caso il 9.10.11, d) perio-dicità, deve essere svolto ogni 10 anni.Questo è il 15° censimento italiano. Per quest’occasione l’Istat, cioè l’Istituto Nazione di Statistica, in base al numero dei residenti, ha stabilito che nell’ufficio censimento di Vasto ci fossero: 15 rilevatori e 2 coor-dinatori. A questi, si aggiungo-no vari dipendenti comunali.Siamo rimasti sorpresi quando ci hanno spiegato che i moduli del censimento 2011 sono addirittura di 4 tipi. C’è quello rosso e verde, per la famiglia. Il rosso è più lungo, con più domande, quello verde è più corto, con meno doman-de. L’Istat a livello casuale ha mandato ad alcuni il modulo rosso, ad altri quello verde.Poi c’è il modulo blu, per le convivenze, cioè per le perso-ne che vivono: nelle caserme, istituti religiosi, case di cure, carceri, ecc.C’è poi il modulo arancione, compilato dai rileva-tori per il censimento degli edifici. Tra le varie difficoltà dell’ufficio ci sarà quella di censire i “senza fissa dimora”, cioè quelli vengono ormai definiti da tutti “barboni”. Ci ha colpito molto la multa che devono pagare chi non presenta o non collabora alla compilazio-ne del modulo. Va da € 250,00 a € 2.000,00. Un altro gruppo di ragazzi delle nostre classi, ha svolto un’inchiesta, intervistando in tutto 100

familiari, chiedendo informazioni sul censimento. Questi sono stati i risultati dell’inchiesta.Dall’indagine è emerso che il 56% ha già compi-lato il modulo del censimento, forse per paura di dimenticarselo, per togliersi il compito rapida-mente. La responsabile dell’ufficio censimento, a questo proposito ci ha detto che il 9 e il 10 ottobre 2011, cioè i primi due giorni in cui si poteva rispondere, il sito Istat è andato in tilt, per la grande quantità di italiani che contemporane-amente cercava di avere accesso con le proprie password. Il 44 % deve invece ancora compilarlo. Siccome la scadenza per la riconsegna spontanea all’ufficio di censimento del comune di Vasto è il 22.11.11, dovrebbero sbrigarsi, per evitare di

incorrere nella multa, per la compilazione on line c’è tempo ancora fino al 31.12.11.Nella nostra inchiesta il 48% pensa di compilarlo da solo, mentre il 52 % ha bisogno dell’aiuto de-gli altri. La responsabile dell’ufficio censimento, ci ha detto che si aspettavano l’arrivo degli anziani e stranieri, ma sono rimasti stupiti nel ricevere anche molte persone della fascia d’età 35-50 anni. Il 71% pensa che il questionario sia facile, mentre il 29% pensa sia difficile. Questo dato è un po’ in contrasto con l’altro, noi pensiamo che

chi se l’è fatto compilare dagli altri abbia trovato il lavoro più facile.Il 67% pensa che il censimento sia utile, mentre il 33% pensa invece che sia una perdita di tempo.Noi pensiamo che il censimento sia veramente importante, perché attraverso questo strumento si conosce meglio la struttura della popolazione, confrontandola con quella degli scorsi censimen-ti. L’ultimo gruppo di ragazzi ha svolto ricerche sul censimento in generale, sulla statistica, sull’Istat, e sulla storia del censimento.In questo modo abbiamo imparato che la statistica è una scienza che analizza i dati per studiare ad esempio il comportamento di una popolazione ed è indispensabile per lo studio del

censimento, che viene effettua-to dall’Istat.Il primo censimento in Italia è stato effettuato nel 1861, con l’unità d’Italia. Da allora è stato effettuato ogni 10 anni. Le uniche ec-cezioni sono state nel 1891 e 1941, quando l’Italia era troppo povera per poter effettuare il censimento. Mentre nel 1936 si tentò di proporlo solo dopo cinque anni, ma l’esperimento non fu soddisfacente, e si ritor-nò alla cadenza decennale.L’argomento affrontato ci ha appassionato molto perché abbiamo conosciuto il censi-mento in modo interdisciplina-re. Abbiamo lavorato, studiato

ma ci siamo anche divertiti: ad intervistare i nostri conoscenti per l’inchiesta, a sintetizzare i dati, a trasformarli in grafici, a capirne il senso, a ideare l’intervista al responsabile dell’ufficio del comune, a capire le differenze dei vari moduli, a lavorare in gruppo ecc. Ora ci sentiamo dei picco-li esperti, e sicuramente tra 10 anni, saremo più attivi nella compilazione del modulo censimento.

Alunni classi quinta C e quinta DScuola Primaria “G.Spataro”

1° Circolo Didattico

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www.quiquotidiano.it sport pag. 11 11 novembre 2011

Andrea Iannone, al 3°posto nel MondialePer la classe ‘regina’ se ne riparlerà il prossimo anno

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<<<E’ stata una gara complicata, così come l’inte-ro fine settimana. Abbiamo fatto molta fatica ma, per tutti noi, era importantissimo terminare la stagione con la terza posizione in campionato e, alla fine, ce l’abbiamo fatta. Sono davvero felice per questo risultato e ringrazio la squadra per il lavoro svolto con pazienza e dedizione. L’auspi-cio è di fare ancora meglio in futuro>>. Cos’ ha dichiarato per esprimere la propria soddisfazio-ne, Andrea Iannone, al termine dell’ulti-ma gara, la 17esima, di un campio-nato ricco di luci e qual-che ombra per il pilota vastese che si è fermato a tre Gran Premi vinti e diversi piazzamenti nei primi tre posti. Con l’ultimo round, andato in scena sul circuito ‘Ricardo Tormo’ di Valen-cia, valido per il Gran Premio della Comunità Valenciana, è calato il sipario sulla stagione 2011 del Mondiale e il ‘nostro’ Ian 29 ha raggiunto l’obiettivo di confermare il terzo posto, grazie all’ottima rimonta che l’ha visto undicesimo a Valencia, davanti al rivale Alex De Angelis. C’è da aggiungere che Andrea, oltre a confer-mare il gradino più basso del podio mondiale, alle spalle del tedesco Bradl, e dello spagnolo Marquez, si è confermato miglior italiano della classe intermedia. Con l’asfalto umido e viscido del ‘Ricardo Tormo’, che ha messo alla prova i piloti della Moto 2 è an-dato al pilota di San Giovanni Rotondo, Michele Pirro (Moriwaki), l’ultimo impegno stagionale; alle sue spalle sono finiti il finlandese Mika Kallio

(Suter) e lo svizzero Dominique Aegerter (Su-ter). Non è arrivato al traguardo, invece, il neo campione del mondo Stefan Bradl, caduto senza riportare conseguenze. Brutta la scivolata del giapponese Yuki Takahashi (Moriwaki) che è stato sbalzato dalla sua moto nell’ultima curva, prima del rettilineo. Bella la lotta per il terzo posto del Mondiale tra Andrea Iannone (Suter), 25esimo in griglia di partenza, e Alex De Angelis (Motobi-

TSR). I due si sono sempre rincor-si, con il pilota di San Marino a fare da lepre e l’abruzzese sem-pre dietro. Nelle ultime battute della gara, quando mancavano cinque giri, Iannone ha termina-to all’undicesimo posto, proprio davanti al collega, che ha chiu-so in dodicesima posizione. Con i cinque punti ottenu-ti, Andrea Iannone chiude dunque a quota 1777 con-tro i 199 dell’anno scorso. Il Motomondiale ha chiuso uno dei suoi anni più terribili, di certo il peggiore dell’ultimo ventennio, ricordando Marco Simoncelli con il ‘minuto di rumore’: 85 moto (al contra-rio si legge 58, proprio il suo numero), tutte quelle delle tre categorie, hanno sfilato per un intero giro sull’asfal-to del ‘Ricardo Tormo’ con i motori urlanti di dolore.

Andrea Iannone, che ha sfilato con i colleghi, si è cucito il 58 dalla parte sinistra della tuta, quella del cuore, perché, come ha af-fermato, è lì che porterà sempre l’amico. Adesso Andrea deve però pensare al futuro, alla terza stagione in Moto 2; perche per la classe ‘regina’, dopo le insistenti indiscrezioni degli ultimi tempi, se ne riparlerà il prossimo anno. La risposta gli è arrivata mentre aspettava ai box, quando Randy De Puniet è entrato in pista con la Suzuki 800 (la 1000 sarà pronta solo il prossimo anno) e quindi non è stato difficile dedurre che Alvaro Bautista aveva raggiunto l’accordo con la Honda. Andrea Iannone, insomma, resterà in Moto2 per un’altra stagione, come del resto aveva già previsto. Michele Del Piano

Rilanciare la Casa Discogra-fica Ricordi, il più impor-tante archivio musicale privato del mondo: il non facile compito è stato affidato al giovane

Pierluigi Ledda, residente a Chieti ma vastese di adozione.

Toccherà a lui amministrare e gestire il più grande patrimonio mondiale della musica italiana degli ultimi due secoli, ospitato nella Biblioteca Nazionale Braidense di Milano. Entrato alla Ricordi nel 2007, dopo appena quattro anni ne è diventato direttore. Pierlu-igi, trent’anni, legatissimo a Vasto, dove ama trascorrere periodi di vacanza, è figlio della dr.ssa Angelica Bottari e del dott. Andrea. Svezzato a suon di biberon e melodie di ogni latitudine e longitudine e di qualsiasi genere ed epoca musicale, il giovane Ledda, ultimati gli studi universitari presso la Bocconi di Mila-no, ha intrapreso un percorso che l’ha portato a bruciare le tappe di quella che prevedibil-mente sarà una carriera ricca di successi. Tra i progetti da lui seguiti personalmente c’è da annoverare quello che riguarda la digi-talizzazione delle opere di Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini, promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali sul portale di Internet Culturale, e dei documenti d’Archi-vio dove sono conservate pure memorie di artisti abruzzesi, come Francesco Paolo Tosti e Gabriele D’Annunzio. Raggiunto telefonica-mente, il giovane Product Manager di Ricordi & C ci ha confessato: <<Sono felicissimo per il delicato incarico, sento la responsabilità e il privilegio di amministrare il patrimonio di un’azienda unica al mondo nel suo genere. Ho intrapreso questo percorso con umiltà e determinazione>>. Parole che fanno cogliere il senso e lo spessore della personalità del giovane manager. M D P

Pierluigi Ledda, un “vastese” alla guida della Casa Discografica Ricordi

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11 novembre 2011 cultura pag. 12 www.quiquotidiano.it

D’AnnunziodeputatoLucio D’Arcangelo

Lucio D’Arcangelo è stato allievo di Giuliano Bon-fante all’Università di Torino, dove si è laureato in Glottologia con una tesi su “La trascrizione dei nomi iranici in greco”. Docente dal 1971, prima presso la Facoltà di Magistero dell’Università di Torino e poi presso la Facoltà di Lingue dell’Università degli Studi “G. D’Annunzio”. È stato il responsabile tec-nico-scientifico del disegno di legge n. 993/2001 (ora n. 354/2008), per l’istituzione del Consiglio Superiore della Lingua Italiana. Tra i suoi ultimi libri Difesa dell’italiano (Roma 2003), considerato una specie di “libro bianco” sullo stato della nostra lin-gua. Collaboratore del Il Tempo, scrive su Libero e Il foglio. Nel 2006 ha partecipato alle trasmissioni di RAI International e in particolare al programma Viva Dante!. Attualmente collabora a Vita e pensiero e a Lingua italiana d’oggi.

Il 21 marzo 1897 furono indette in tutta Italia le elezioni generali per la XX legislatura, che fu inaugurata il 5 aprile. Annullata l’elezione di Filippo Masci, candidato del collegio di Ortona a Mare in Abruzzo, fu necessario ricorrere al voto suppletivo e la candidatura venne offerta a D’Annunzio, il quale si trovò di fronte come avversario un vecchio ed affezionato amico, l’av-vocato Carlo Altobelli, che lo aveva difeso dalla querela del marito di Maria Gravina. Il Poeta gli aveva dedicato perfino dei versi in Primo Vere e quindi durante la campagna elettorale le attestazioni di stima furono frequenti e recipro-che. Doveva essere una battaglia cavalleresca, ma degenerò e non per colpa dei contendenti. I «giolittiani» furono presi a sassate dalla folla du-rante un comizio e la madre del Poeta ricevette lettere anonime in cui Gabriele veniva minaccia-to di morte.D’Annunzio, amareggiato ma indomito, non si risparmiò. Pur di non subire l’umiliazione di una sconfitta si dedicò ad un vero e proprio tour de force elettorale. Visitò in treno, in carrozza ed anche a piedi le località più lontane, tenendo discorsi infervorati in ben venti sezioni, e reduce da questa maratona così scriveva al suo edito-re, Treves: «Torno ora da un giro elettorale ed ho ancora piene le nari di un acre odore uma-no. Questa impresa può sembrare stolta ed è estranea all’arte mia e contraria allo stile di vita mio, ma per giudicare la mia attitudine bisogna attendere l’effetto a cui la mia volontà tende direttamente».Qual era il segreto proposito di D’Annunzio? Aspirava a diventare, come si disse allora, il deputato della Bellezza? Una cosa è certa. L’autore delle Vergini delle Rocce aveva messo a tacere le sirene veteroconservatrici di quel magnifico romanzo (tanto ammirato da Henry James) , in cui si volevano combattere “i traffi-

canti della democrazia borghese” con ciò che era rimasto dell’Italia preunitaria: la vecchia e decaduta nobiltà borbonica, riesumata in com-pagnia degli ultimi storici del Regno di Napoli. I giornali seguirono con vivo interesse il duello oratorio fra i due candidati. A D’Annunzio, che difendeva «un ideale Stato suscitatore di tutte le energie intellettuali» Altobelli rispose con un discorso dal titolo ironico, «Incliti barbari e ple-bei carissimi», in cui, facendo propri argomenti e linguaggio dell’avversario, lo rimproverava di «voler conservare la torbida onda di volgarità che ricopre ormai tutta la terra privilegiata dove Leonardo creò le sue Madonne e Michelangelo i suoi eroi indomabili». “ Perché mai D’Annunzio era diventato il candidato dei pregiudizi bor-ghesi dopo aver inneggiato alla distruzione del presente?”, si domandava l’Altobelli, dimenti-cando che i fuochi di quella polemica D’Annun-zio li aveva accesi da “destra”, non da sinistra, e la differenza non era di poco conto. Grazie all’appoggio determinante del sindaco di Pescara, Teofilo D’Annunzio, e dei De Benedictis di Ortona, parenti in linea materna, D’Annunzio superò di stretta misura l’avversario. Fu eletto nell’agosto 1897, ma tornò in Abruzzo soltanto nel novembre dello stesso anno. Troviamo così Teofilo, che, piuttosto seccato, lo sollecita per lettera ad osservare i suoi doveri di deputato (in paese lo si immaginava ricco e dedito ai piace-ri) Nella risposta, datata 17 novembre 1897, il Poeta si difende dai rimproveri del suo «grande elettore», ricordandogli l’impegno profuso, ma anche e soprattutto i suoi doveri di artista: «Debbo io, dunque, abbandonare la mia arte per mostrarmi ai sollecitatori di grazie e favori?».Ritroviamo in questa corrispondenza, in parte inedita, l’Italia di sempre, quella dei notabili e delle clientele, a cui il Poeta tenta di sottrarsi invocando non soltanto le ragioni della sua arte,

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ma anche le «perdite», morali e materiali, che aveva dovuto subire. Inoltre da tutta la vicenda emergono le ragioni del clamoroso gesto di tre anni dopo, quando D’Annunzio poté riconci-liarsi, almeno idealmente, con l’amico Altobelli. Nel marzo del ‘ 900, mentre infuriava la batta-glia parlamentare tra i partiti di opposizione e il governo Pelloux, bollato come reazionario, D’Annunzio passò ai banchi della Sinistra, pronunciando parole che restarono famose: «Nello spettacolo d’oggi ho visto da una parte molti morti che urlano, dall’altra parte pochi uomini vivi ed eloquenti. Come uomo d’intellet-to, vado verso la vita». Ma non si trattò di una conversione. «Volli avvicinarmi, spiegò, io che non consento alla loro idea ma sì bene al loro sforzo distruttivo di una società che deforma o avvelena».Nel maggio la Camera fu sciolta. I socialisti, che ormai consideravano D’Annunzio uno di loro, lo spinsero a ripresentarsi in un collegio di Firenze. Ma questa volta non fu eletto. Non era stato convincente come “liberale”, e lo fu ancor meno come socialista. Così si concludeva la sua vicenda parlamentare, e sembrò che il Poeta, tutto dedito alla propria “vita inimitabile”, avesse rinunciato a battaglie che non facevano per lui. Si dovette aspettare la grande guerra perchè scendesse di nuovo in campo, ma da soldato e con quelle “gesta” che gli divennero quasi abituali : il volo su Vienna, la beffa di Buccari, la liberazione di Fiume. La reggenza italiana del Carnaro, esercitata contro la volontà dei governi in carica (prima Giolitti e poi Nitti), gli consentì di sperimentare, sia pure per breve tempo, quel “governo schietto di popolo” che era nelle sue aspirazioni. Ma il suo capolavoro politico fu la Carta del Carnaro. Per la prima volta nella storia italiana venne promulgata una costituzione di tipo federale, che sostituisce alla Res Publica la Res Populi, alla democrazia rappresentativa una democrazia diretta che “ ha per fondamento la potenza del lavoro produttivo e per ordinamen-to le più larghe e le più varie forme dell’auto-nomia, quale fu intesa ed esercitata nei quattro secoli gloriosi del nostro periodo comunale”. E per questo D’Annunzio la chiamò anche Carta di Libertà del Carnaro.

Con i primi freddi torna la voglia di cioc-colato, il bisogno, come dire, di scaldarsi ‘dentro’. Non è solo un

fatto energetico ma un’esigen-za fisiologica e mentale di dar-si piacere con questo ingre-diente della natura, “cibo degli dei”. In questi giorni mi sono ritrovato anch’io a sorseggiare della cioccolata calda all’inau-gurazione di una mostra: “Il cinema del cioccolato” (dal muto agli anni ’70 del Nove-cento, attraverso le immagini delle aziende dolciarie – Tivoli, Scuderie Estensi). E mentre mi gustavo la ‘licenziosa’ bevan-da, visitando e guardando mi sono imbattutto nell’immagi-ne nota di una ‘nostrana’ “diva” del muto e per un tempo, pas-sionale e breve, “fonte” di piacere e d’ispirazione per il poeta Gabriele D’Annunzio.

Piacente sopra te, quanto mi piaci! / Assai più d ‘ogni frutto e d ‘ogni fiore,

assai più d ‘ogni fonte. ne’ tuoi baci / la musica e il silenzio del sapore

s’avvicendan così che tu m’insegni / l’arte dell’ape ne’ suoi favi pregni.

E’ l’occasione buona, nel mese della memoria di chi non è più fra noi, di dedicare un pensie-ro a Maria Antonietta Bartoli Avveduti, nata a Vasto, nel Castello dell’Aragona, il 5 settembre 1897. “Elena Sangro” fu il nome d’arte che si det-te giovanissima nell’interpretare da protagonista il film “Fabiola” (1917). Nata per l’arte di scena, unendo a una bellezza fresca e seducente intel-ligenza e voglia di esporsi, con molti altri nomi, oltre a quelli di scena, prima teatrale e poi cine-

Il piacere del cioccolato, “la Piacente” Ornella del Vate

matografica, amò chiamarsi in un’attività d’arte che la impegnò tutta la vita.

Lo stesso D’Annunzio (Ariel, l’Eletto) nell’intimità la chiama-va Ornella e poi Aghne (divina) o, evocando la greca poetessa Saffo: Melicomeide (dal crine di viola, dolce sorriso). Con altro nome, di Lilia (o Lillà) Flores si esibì, dopo l’abbandono del ruolo d’attrice, in concerti pub-blici e in trasmissioni radiofoni-che, e, temendo il maschilismo del tempo, con lo pseudonimo Anton Bià fu regista e produt-trice di film e documentari, tra cui “Villa d’Este” (il primo filma-to interpretato da Gina Lollo-brigida). Federico Fellini, che l’aveva vista da bambino nel fantasmagorico “Maciste all’in-

ferno” del ’26, le dette una parte (quel che si dice “un cameo”) nel film “Otto e mezzo“ (1963). Le sue ultime immagini, le troviamo nel volumetto a cura di Leonardo Sciascia: “La bella Elena”. Sono quelle della decadenza fisica che la mostra-no seminuda sul bordo di una vasca da bagno, alquanto vergognosa, ma con perdurante civet-teria e voglia di esibirsi da “piacente”. La nostra Maria Antonietta, poi Elena-Ornella-Lilia nella vita, e sulla scena Fabiola, Armida, Proserpina, Poppea, Clorinda, principessa Zoè, Madama Orietta, Esmeralda, Teodora ..., direi di ricordarla sorseggiando un cioccolato caldo, anzi fumante in tazza, nella sua immagine sua-dente, da cartolina d’epoca. Quella di Diva dello schermo, nella ‘figura’ (o figurina) che i dolciari distribuivano a chi voleva concedersi – con l’eva-sione melica e cinematografica - un momento di piacere al palato e vista, insomma alla vita quo-tidiana. Giuseppe F. Pollutri

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Rosanna Di Michele ha fatto della sua passione un lavoro

Una Vastese alla conquista di New YorkRosanna Di Michele, vastese a tutto tondo, ha fatto della sua passione per la cucina un lavoro. L’idea di fondo del suo pro-getto lavorativo è esaltare le tradizioni culinarie della terra abruzzese tra gli ame-ricani. In procinto di partire per New York l’abbiamo in-contrata per una chiacchie-rata. Alla prima domanda risponde con un sorriso che le illumina il volto. La cucina è per me una pas-sione, innanzitutto. E’ pro-gettare un piatto, prepararlo curandone ogni fase, vederlo assaporare è fonte di piacere e soddisfazione.Come è nata la tua passione per la cucina?La passione per la cucina nasce in famiglia. Fin da bambina sono cresciuta dando valore alla buona tavola. Ho quindi fatto tesoro di questi insegnamenti e dato vita ad un mio percorso personale.Quali è stata la strada che ti ha portato in America?E’ nato tutto per caso, grazie ad una amica americana che era in vacanza qui a Vasto. Ha

apprezzato i miei piatti al punto di chiedermi di andare a New York per cucinare per i suoi amici. E così in pochi mesi mi è cambiata la vita. E’ il caso di dirlo. Nella “Grande Mela” sono anche “Ambascia-trice” di Italia Sweet Italia”, altra iniziativa di promozione delle peculiarità locali, curata dal giovane vastese Fabri-zio Lucci. Sono anche membro dell’Associa-zione “ Abruz-zo B&B “, un pull di validi operatori, di cui è presi-

dente il prof. Luigi Monteferran-te. L’idea che ci anima è quella di dar spazio ed esaltare le bellezze del territorio tra gli americani facendo conoscere il nostro territorio e renderlo mèta ambita di vacanze. Il nostro è un ricco patri-

monio, al quale si unisce la genuinità della nostra ospitalità, delle nostre tradizioni, della bontà in termini di gusto e ricercatezza. Cosa ti dicono i newyorchesi?A fine pranzo o cena mi ripetono sempre “delicius” . Sono molto interessati e curiosi e apprezzano tanto la nostra cucina fatta di ingredienti sempli-ci, ma allo stesso tempo curata, e apprezzano la grande passione che riusciamo a mettere. Quali ingredienti usi per i tuoi piatti?La mia cucina ripropone i piatti della tradizione vastese e abruzzese e quindi gli ingredienti sono quelli della nostra terra. Quanto incide la presentazione dei piatti nella preparazione di una pietanza?Moltissimo. La presentazione è nel mio Dna gastronomico. Presentare in modo accurato, in un bel piatto, con la giusta tavola e i giusti bicchieri, dà un valore aggiunto alla portata.Aspetti positivi e negativi di questa tua passio-ne?Far felice le persone: non c’è niente di più bello. Come tutti i lavori, se fatti bene, il tempo libero è poco. Ma lavorare con passione non è un aspetto negativo.Consigli a chi desidera intraprendere la tua stessa strada?Passione, Costanza, Voglia di crederci.A Rosanna non possiamo che augurare: “a nice trip and good luck”.

Rosa Milano

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Federica Lanciotti: un talento abruzzese

Musica

In questi giorni in studio per la realizzazione del suo nuovo pro-getto discogra-fico 2011-2012 Federica Lanciot-ti si conferma cone uno dei talenti musicali più significativin presdenti oggi in Abruzzo. Lo confermano i traguardi presti-giosissimi che può vantare il suo curriculum artistico nel quale spiccano importanti riconoscimenti e partecipa-

zioni a manife-stazioni canore ed a programmi televisivi. Da sottolineare che Federica è risultata tra i quaranta finalisti del Sanremolab con il brano “Inesorabilmen-te”, pubblicato nella compila-tion Sanremolab 2010 Nuovi Talenti.

Auguri, Federica per una brillante carriera. Leano Di Giacomo

Ha festeggiato i 6…”anta”, Alfonso De Filippis, noto per il prestigioso passato sportivo e per es-sere un apprezzato funzionario dell’Ufficio delle Imposte di Vasto. Auguroni dagli amici, i quali tengono a dire che Alfonso “ è l’amico che più cè n’è meglio è/ è un uomo che fa diventare musica tutto quello che è intorno a sè”.

Auguri AlfonsoÈ appena ripartita Tina Altieri, la presentatrice e show-girl australiana di origini vastesi, notissima a Perth ed in tutta l’Australia. In viaggio di lavoro col marito e con il figlioletto Jackson ha pensato bene di raggiungere Vasto dove vivono il papà e la sorella.

Rentrée di Tina Altieri

Grande festa nella parrocchia di S.Pietro in S.Antonio di Vasto lo scorso martedì 1 novem-bre, in occasione della ricorrenza del 50° anno di parrocato di don Stellerino D’Anniballe.Nella messa delle ore 18, numerosi sono stati i parrocchiani che hanno voluto partecipare all’eu-carestia da lui presieduta per ringrazialo di questi anni spesi per il bene della parrocchia, e per aver creato l’emittente televisiva Tele Radio San Pietro.Al termine della liturgia, don Michele Ronzitti, ha ricordato il momento in cui il novello sacerdote Stellerino ha messo piede per la prima volta nella chiesa di S.Pietro per poi prenderne le redini e portarla avanti anche nei momenti più difficili. Accenni anche ai primi anni di vita dell’allora Radio San Pietro, che 25 anni fa diventò anche tv. Attimi di commozione per don Stellerino, quando sono stati ricordate alcune esperienze di campeggi estivi da lui organizzati con l’aiuto della signorina Livia, che pochi mesi fa è nata al cielo.Dopo la messa, alcuni tra i più fedeli collaboratori della televisione, hanno organizzato a sorpresa per il don una serata in allegria nello studio 3 di TRSP, nei pressi di via del Giglio.

Aurelio Marinelli

Don Stellerino:parroco da 50 anni

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