quando al festival di sanremo tropea e le cipolle rosse della … · la calabria. ciò che manca,...

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© Copyright by Edizioni L’altra Calabria € 2,00 Gennaio 2016 Anno XXVI - n° 1 (Digital Edition) www.laltracalabria.it Un giornale da leggere, sfogliare, scaricare e - se preferisci - anche stampare. Ti arriva, puntualmente, su smartphone, tablet o PC. Ovunque ti trovi, in ogni angolo del mondo, nel formato che più prediligi: dall’ePub al Pdf. Tropea e le cipolle rosse della salute, amiche del cuore (e non solo) Quando al Festival di Sanremo si cantò in dialetto calabrese Bruno Cimino a pag. 5 Forzisti senza forza In Forza Italia, si sa, è lui che decide, è lui che dispone, è lui che fa, è lui che disfa. In- somma, è tutto lui: Silvio Berlusconi. Ultimamente, quattro esponenti forzisti - o «italoforzuti» - calabresi (Salerno, Morrone, Graziano e Nicolò) si erano rivolti a lui con l’esplicita richiesta di commissariare il par- tito, in Calabria, guidato da Jole Santelli; rea di essere cuor gentile nei confronti del centrosinistra e di «non intraprendere nes- suna azione per fronteggiarlo». Da Silvio, però, è arrivata una risposta, a quanto pare, del tutto inaspettata. Al punto di indurre, Occhiuto a rincarare la dose: «Pensare di riconquistare la fiducia dei calabresi attar- dandosi in polemiche interne», ha detto, «mi pare (davvero) fin troppo... esagerato». ( vp) La Vignetta orsivo C Giornale di varia Informazione e Cultura Direttore: Vincenzo Pitaro Come sarà que- sto 2016 per la Ca- labria? Non è facile ri- spondere a una do- manda del genere. Tuttavia è più che do- veroso tentare, in que- sti giorni, un bilancio dell’anno che ci sia- mo appena lasciati al- le spalle e proporre i temi prospettici di quello nuovo. «Nel corso di questo no- stro primo anno di at- tività», sostiene il go- vernatore Mario Oli- verio, «abbiamo in- trapreso un processo di cambiamento ide- ale e concreto. La Ca- labria che ci è stata consegnata era una regione poco autore- vole, incapace di dia- logare con il governo nazionale e con poca credibilità a livello eu- ropeo. Una regione che - come evidenzia- to dalla Corte di Conti - era vicina al falli- mento; con una mac- china burocratica i- nefficiente, lenta e farraginosa. Sicché, è stato giocoforza met- terci subito a lavoro per cercare di passa- re dalla logica del- l’emergenza a quella della normalità. In un anno, ben lo sappia- mo, non tutti i proble- mi sono stati risolti. Ma ce la stiamo met- tendo tutta per miglio- rare insieme le cose e per diventare il sim- bolo del Sud che in- tende ripartire». Una situazione di par- tenza piuttosto gra- ma, dunque. E non si può certo dire che an- cora non ci sia molto lavoro da fare, nono- stante gli sforzi che - a vari livelli - si sono registrati fin qui. In primo luogo, perché la situazione calabre- se vada vista, consi- derata e inquadrata - una buona volta - in quella del Mezzogior- no e nel più generale contesto nazionale ed europeo. L’anomala dicotomia che finora ha visto il nord del Paese mar- ciare e il Mezzogior- no stagnare (se non, addirittura, perdere ulteriori posizioni) non giova di certo a di Vincenzo Pitaro Continua a pag. 9 Il governatore della Calabria, Mario Oliverio a pag. 4 PD CALABRIA, PER FORTUNA CHE MARCO C ’ È !

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Page 1: Quando al Festival di Sanremo Tropea e le cipolle rosse della … · la Calabria. Ciò che manca, in pratica, è quella capacità pro-gettuale che possa far fare alla

™ © Copyright by Edizioni L’altra Calabria € 2,00 Gennaio 2016Anno XXVI - n° 1 (Digital Edition) www.laltracalabria.it

Un giornale da leggere, sfogliare, scaricaree - se preferisci - anche stampare. Ti arriva,puntualmente, su smartphone, tablet o PC.Ovunque ti trovi, in ogni angolo del mondo,nel formato che più prediligi: dall’ePub al Pdf.

Tropea e le cipolle rosse della salute,amiche del cuore (e non solo)

Quando al Festival di Sanremosi cantò in dialetto calabrese

Bruno Cimino a pag. 5

Forzisti senza forzaIn Forza Italia, si sa, è lui che decide, è luiche dispone, è lui che fa, è lui che disfa. In-somma, è tutto lui: Silvio Berlusconi.Ultimamente, quattro esponenti forzisti - o«italoforzuti» - calabresi (Salerno, Morrone,Graziano e Nicolò) si erano rivolti a lui conl’esplicita richiesta di commissariare il par-tito, in Calabria, guidato da Jole Santelli;rea di essere cuor gentile nei confronti delcentrosinistra e di «non intraprendere nes-suna azione per fronteggiarlo». Da Silvio,però, è arrivata una risposta, a quanto pare,del tutto inaspettata. Al punto di indurre,Occhiuto a rincarare la dose: «Pensare diriconquistare la fiducia dei calabresi attar-dandosi in polemiche interne», ha detto, «mipare (davvero) fin troppo... esagerato». (vp)

La Vignetta orsivoC

Giornale di varia Informazione e CulturaDirettore: Vincenzo Pitaro

Come sarà que-sto 2016 per la Ca-labria? Non è facile ri-spondere a una do-manda del genere.Tuttavia è più che do-veroso tentare, in que-sti giorni, un bilanciodell’anno che ci sia-mo appena lasciati al-le spalle e proporre itemi prospettici diquello nuovo. «Nelcorso di questo no-stro primo anno di at-tività», sostiene il go-vernatore Mario Oli-verio, «abbiamo in-

trapreso un processodi cambiamento ide-ale e concreto. La Ca-labria che ci è stataconsegnata era unaregione poco autore-vole, incapace di dia-logare con il governonazionale e con pocacredibilità a livello eu-ropeo. Una regioneche - come evidenzia-to dalla Corte di Conti- era vicina al falli-mento; con una mac-china burocratica i-nefficiente, lenta efarraginosa. Sicché, è

stato giocoforza met-terci subito a lavoroper cercare di passa-

re dalla logica del-l’emergenza a quelladella normalità. In un

anno, ben lo sappia-mo, non tutti i proble-mi sono stati risolti.Ma ce la stiamo met-tendo tutta per miglio-rare insieme le cose eper diventare il sim-bolo del Sud che in-tende ripartire».Una situazione di par-tenza piuttosto gra-ma, dunque. E non sipuò certo dire che an-cora non ci sia moltolavoro da fare, nono-stante gli sforzi che -a vari livelli - si sonoregistrati fin qui. In

primo luogo, perchéla situazione calabre-se vada vista, consi-derata e inquadrata -una buona volta - inquella del Mezzogior-no e nel più generalecontesto nazionale edeuropeo.L’anomala dicotomiache finora ha visto ilnord del Paese mar-ciare e il Mezzogior-no stagnare (se non,addirittura, perdereulteriori posizioni)non giova di certo a

di Vincenzo Pitaro

Continua a pag. 9

Il governatore della Calabria, Mario Oliverio

a pag. 4

PD CALABRIA, PER FORTUNA CHE MARCO C ’È !

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Gennaio 20162

di Alessandro Nicolò *

L’Intervento

La Calabria? Senza idee originalie capacità progettuali non decolla

Il dibattitopolitico, in attonella nostra re-gione, continua amettere in risaltopoca consape-volezza - nella

maggioranza che sostiene Oli-verio - sulla gravità della situa-zione economica e sociale del-la Calabria. Ciò che manca, inpratica, è quella capacità pro-gettuale che possa far fare allaRegione il salto di qualità che ilmondo produttivo e le forze so-ciali richiedono. Di questo pas-so, inutile dirlo, non si va danessuna parte. Dinanzi all’aggra-varsi delle questioni sociali edegli stessi nodi organizzativi eburocratici dell’Ente, la Regio-ne infatti continua ad essere pa-ralizzata. Non è in condizionedi fornire né soluzioni immedia-te né ipotesi di soluzioni su cuiprocedere nell’intento di risol-vere i tanti problemi. L’assesta-mento di Bilancio (così come,prima, lo stesso bilancio di pre-visione) votato dalla maggioran-za, a parte le molteplici criticitàstrutturali che lo caratterizzano,segnala un’assenza di strategiadello sviluppo calabrese, ulte-riormente aggravata dalla con-flittualità (più che evidente) al-l’interno della maggioranzastessa. Le défaillance che emer-gono dalle manovre economi-che di questo Centrosinistranon riguardano solo le promes-se «rivoluzioni», a cui nessunoha mai dato credito, ma persi-no un’idea di sviluppo della Ca-labria su cui indirizzare le po-che risorse regionali, di concer-to con quelle nazionali e comu-nitarie. Cosicché si avverte, an-che a causa della mancanza diun serio confronto preliminaresull’analisi delle difficoltà dellaCalabria e sulle linee fondamen-tali dello sviluppo, un’ariditàdella manovra, già di per sé in-sufficiente ed oberata da pesi edebiti (34 su un totale di 124

milioni di euro se ne vanno in pi-gnoramenti, contenziosi e a co-pertura delle perdite d’eserci-zio delle società regionali), de-stinata a non lasciare intravederealcun barlume di speranza. Esa-minando l’insieme delle azioniapprovate, è visibile ad occhionudo l’inesistenza di scelte dicambiamento. Non vi è nessuntaglio significativo alla spesa su-perflua e nessuna innovazione.Addirittura si bocciano quei po-chi emendamenti indirizzati adare alla società calabrese perlo-meno dei segnali di attenzione,tipo quello sul finanziamento deicentri antiviolenza per le donneo sul sostegno dell’importantebiblioteca di Soriano Calabroche vanta ben 35 mila volumi.Ambiente, diritti sociali, cultura:tutti temi che questo governo re-gionale intende continuare adignorare o a mortificare, comeha fatto con i tagli alle risorse peril diritto allo studio. Da un lato sirimarca l’importanza dell’investi-mento in cultura, dall’altro si sot-traggono risorse per garantire ildiritto allo studio per migliaia digiovani. Siamo, se non si cam-bia passo, all’anno Zero dellaRegione. E dinanzi al rischio, laRegione seguita a rappresentar-si come la peggiore versione delregionalismo meridionale che nelcorso di quattro decenni ha emu-lato i vizi più deplorevoli del cen-tralismo, dell’accentuarsi dellasfiducia da parte dei cittadini inun soggetto istituzionale che do-vrebbe svolgere ruoli di pro-grammazione e valorizzazionedelle nostre tante risorse. Oggi,come non mai, servirebbe unprogetto serio per la Calabria chepossa riscattarla dal degrado edall’emarginazione, ma - anchequesta volta - la maggioranza hadimostrato di agire alla giornata,muovendosi a tentoni e assolu-tamente non in sintonia con lasocietà calabrese.

* Consigliere regionalePresidente gr uppo Forza Italia

La Calabriae il Cristianesimo

Papa Francesco torna in Calabria nel 2016

Papa Francesco si prepara a tornare in Calabria, nel 2016. IlPontefice, peraltro, lo aveva promesso nel giugno del 2014, durantela sua visita pastorale di Cassano Jonio e Serra San Bruno. Tappaprincipale, questa volta, sarà il Santuario di San Francesco di Paola.

La visita del Papa a Cassano

Carissimo direttorePitaro, intendo espri-mere la mia gratitudi-ne per quanto di gran-de, questo giornale, faa favore dell’immagi-ne della Calabria nelmondo. Un giornaleche piace moltissimoa tutti, nella mia fami-glia. La Calabria è laterra dei miei avi e ione sono molto fiera.Ogni volta che pos-so, torno con grande

Beh, certo. La Cala-bria, d’altronde, è laregione da cui s’irra-diò di Cristianesimo

nel mondo occiden-tale. Fu San Paoload evangelizzarlaper primo, intorno al-l’anno 38. Il 7 otto-bre del 1984, fral’altro, Giovanni Pa-olo II, in visita a Reg-gio, disse: «Nel toc-care il suolo di que-sta Città, provo unaviva emozione alconsiderare che quiapprodò, quasi due-mila anni fa, Paolodi Tarso e che qui siaccese la fiaccoladella fede cristiana».

Beatrice Ruffo di CalabriaROMA

http://twitter.com/laltracalabria

Stefano Rizzato @stefanorizzatoRenzi ha tanti meriti. Sarebbe ora, però, dismetterla di pretendere che i giornali dicanosolo quello che lui vuole sentire. #leopolda6

Stefania Covello @CovelloStefaniaApprovato emendamento per il credito diimposta al #sud, 617 milioni di euro peranno fino al 2019. Fatti e non parole.

M5S Camera @M5S_CameraStabilità, il Piano per il Sud? Un grande bluff,niente soldi e rischio nuova multa Ue. #M5S@laltracalabria

amore e affetto aScilla e Chianalea. Soche il Santo Padre, nelcorso di questo Giu-bileo ha in program-ma una visita, forseanche a Reggio; cittàricca di storia e tradi-zione Cristiana.

(vp)

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3Gennaio 2016

sa familiare costitui-sce il modello di granlunga prevalente, inalcune regioni quasiesclusivo, d’impresa.Il ruolo centrale attri-buito alla famigliacomporta il manteni-mento della proprietàe della gestione azien-dale su base familia-re. Questa tendenza,da un lato, costituisceun punto di forza diqueste imprese, lequali beneficiano diuna coesione internache le rende assai re-sistenti alle difficoltà;dall’altro, ne condi-ziona le potenzialitàdi crescita e di inno-vazione tecnologica,limitandole a quelleche sono le risorse ri-sorse umane e finan-ziarie che una singolafamiglia può apporta-re all’impresa. Finoad oggi le piccole im-prese familiari hannofronteggiato la com-petizione interna edinternazionale in variomodo. Alcune di essesi sono aggregate indistretti per raggiun-gere la «massa criti-ca» necessaria per so-pravvivere, pur rima-nendo piccole e man-

tenendo il controllo ela gestione familiare.Altre si sono specia-lizzate in produzionidifficilmente imitabili,perché differenziatesoprattutto grazie adun brand forte, adesempio, il Made inItaly. Altre ancora sisono posizionate insettori protetti ed abasso valore aggiun-to, nei quali la com-petizione è circoscrit-ta a piccoli mercatilocali. L’enorme ac-celerazione dello svi-luppo tecnologicorende oggi indispen-sabile colmare questogap di risorse umane,finanziarie e tecniche.Con ciò non si vuoldire che nel Mediter-raneo si debba im-portare il modello an-glosassone basatosulla grande corpora-tion, sul private e-quity e su mercati deicapitali efficienti. Tut-t’altro.Ogni tentativo che an-dasse in questa dire-zione, infatti, sarebbedestinato ad un cla-moroso fallimentoperché incoerente ri-spetto alla cultura im-prenditoriale e alle ca-ratteristiche dei siste-mi economici del Me-

diterraneo. Questomodello, peraltro, stagradualmente entran-do in crisi nel con-fronto competitivocon le startup innova-tive. Nell’era di Inter-net si sta affermandoun nuovo paradigmadel successo impren-ditoriale che sta met-tendo in crisi il tradi-

zionale modello d’im-presa basato sull’ef-ficienza, la standar-dizzazione e la pro-duttività. Ad esso sista gradualmente so-stituendo un nuovomodello d’impresasecondo il quale ilvantaggio competiti-vo dipenderà soprat-tutto dalla creatività e

dalla capacità di sin-tonizzare il businessmodel allo scopo dipreservarne la coeren-za con la continuaevoluzione del merca-to e della tecnologia.In questo nuovo sce-nario il Mediterraneoritornerà ad occupa-re un ruolo centralenell’economia mon-diale perché, com’ènoto, la creatività è untratto distintivo deipopoli di quest’areadel mondo. In essasono presenti risorseche presto ritorneran-no ad avere anche ungrande valore econo-mico: la cultura, l’ar-te, l’architettura, lastoria, il cibo di ele-vata qualità, l’am-biente, il benessere, labellezza.Le piccole impresedel Mediterraneo,dunque, devono ri-manere tali: piccole edagili e, quindi, adattea promuovere conti-nue innovazioni sfrut-tando le risorse chesono patrimonio diquest’area. Ma ciònon basta.Per superare il gap fi-nanziario, tecnologicoe di competenze tec-niche e manageriali ri-spetto alle grandi im-

di Domenico Nicolò *

* Professore di Econo-mia Aziendale pressol’Università Mediter-ranea di Reggio Cala-bria e CoordinatoreScientifico del Labo-ratorio ReTMES

Il laboratorio ReTMES, fondato e di-retto dal professore Domenico Nicolò, pres-so l’Università Mediterranea di Reggio Cala-bria, sta facendo ricerca aggregando nu-merosi accademici del Mediterraneo checondividono queste idee e che intendonomettere a punto modelli teorici e strumentioperativi che possano favorire lo sviluppodelle piccole imprese familiari e delle startupdel Mediterraneo. Queste idee sono statepresentate al convegno annuale della reteEBN degli incubatori europei, con l’auspi-cio che l’UE modifichi le proprie politiche,del tutto fallimentari nel Mediterraneo.

prese, esse devonooperare congiunta-mente, dando vita areti ed a partnership.Il modello prevalentenel Mediterraneo,dunque, deve ibridiz-zarsi.Per questa via, le pic-cole imprese familiaripossono innovare iprocessi e i prodottied accrescere il valo-re creato per il clien-te.Per favorire la nasci-ta di nuove imprese,l’Unione Europea,piuttosto che erogarefinanziamenti ad im-probabili aspirantiimprenditori, dovreb-be affidare ad opera-tori specializzati (in-cubatori e acceleratorid’impresa) il compi-to di favorire l’incon-tro e la realizzazionedi partnership tra gliimprenditori affermatiche avvertono la ne-cessità di rivitalizzarela propria impresa egli innovatori che in-tendono avviare nuo-ve imprese.

Nel Mediterraneola piccola impre-

Il laboratorioReTMES

www.laltracalabria.it

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Giuliana De Donno, Valeria e Tina Nicoletta

4 Gennaio 2016

cuni discografici co-municarono - in ante-prima, agli addetti ailavori - che nella44esima edizione delFestival di Sanremoc’era in gara anche untrio che cantava incalabrese, beh, devoconfessarlo, lì per lì,pensai subito a unoscherzo. Lo scettici-smo era più che giu-stificato. Difatti, chiavrebbe avuto il «co-raggio» di portare unbrano in dialetto ca-labrese, un testo dia-lettale impegnato, sulpalcoscenico dell’A-riston, dinanzi ad unaplatea sontuosa e ap-pariscente, pronta aspellarsi le mani sol-tanto per le canzonidi facile presa?Eppoi, come avrebbefatto l’interprete a far-si capire dalle giuriesparse in tutta la pe-nisola, da Palermo aBolzano?Sembrava impossibi-le. E invece, sul pal-coscenico dell’Ari-ston, nel febbraio diquell’anno, il trio salìdavvero, cantò in dia-letto e si fece financheapprezzare da pubbli-co e critica.Il brano presentato(«Propiziu ventu»)parlava del vento pro-pizio, ovvero del de-stino che cambia rot-ta ai pensieri e ai de-sideri: Propiziu ven-tu scinni senza frenu/ nt’u vernu ca è raculla d’a burrasca /propiziu ventu sub-b’a terra aperta /oppuri dinta l’anima‘e na frasca / pro-

In giuria a Sanremo. Da sin.: il giornalista Vincenzo Pitaro, lo scrittore e regi-sta Riccardo Pazzaglia, Nino Pirìto (Il Secolo XiX), Franco Leonardi (Il Mes-saggero), Renato Marengo (Rai) e lo scrittore-giornalista Alberto Bevilacqua

piziu ventu vuli nt’icapiddri / e linchj icampi cu ‘ra semi-nanza / ca po’ vu-lare fìnu addruvi istiddri / su sparpag-ghjati dint’a lunta-nanza».Una vera, autenticapoesia in endecasil-labe, nel puro e genu-ino vernacolo di Cru-coli, che - con gran-de sorpresa si rivelòpiacevole anche tra lagente di Aosta o diBolzano, senza averbisogno di... sottoti-toli sul piccolo scher-mo.Il trio, nella circostan-za, riuscì fra l’altro amescolare un vocali-smo di classe ancoramemorabile.Le «Paideja», si chia-ma così questo stra-ordinario sodalizioartistico tutto al fem-minile. Un nome pre-so in prestito dall’an-tica lingua greca, che

significa educazione,istruzione.Lo compongono tremusiciste, con tantodi arpa celtica, a cuiva riconosciuto il me-rito di aver saputo

proporre una musicaetnica, nata dalla fu-sione dei suoni medi-terranei ai sapori deldialetto. La «vocesolista» si chiama Va-lerla Nicoletta, è nata

a Cutro e risiede aRoma. È diplomatain scenografia pressol’Accademia delleBelle Arti della Capi-tale ed ha iniziato acantare giovanissima.Prima di approdarenell’Olimpo dellaCanzone italiana, in-fatti, aveva vinto laterza edizione del

«Festival Nuove Ten-denze della Canzonepopolare e d’Autore»di Recanati, con unbrano tutto in dialet-to calabrese («A ra’funtana») da lei scrit-

to. L’altra «voce»,che si alterna pure al-le tastiere e al tradizio-nale organetto, è lasorella Tina. Ha unalaurea in ingegneriadell’elettronica, con-

seguita presso l’Uni-versità La Sapienzadi Roma, si occupa dimusica d’autore ecompone. La secon-da strumentista è in-vece Giuliana DeDonno, suona l’arpaed è diplomata dalConservatorio «San-ta Cecilia» di Roma.Ha esperienze nel

campo solistico econcertistico di musi-ca leggera e contem-poranea presso im-portanti Enti e Asso-ciazioni musicali ita-liani, tra cui l’Accade-

mia Filarmonica el’Estate Fiesolana.Dal giorno della con-sacrazione sanremesefino ad oggi, il trioPaideja ha inciso al-cuni compact disc(uno di questi intera-mente dedicato aibambini della Bo-snia) ed ha partecipa-to a numerosi spetta-coli televisivi e teatra-li, ritornando ultima-mente con successoal «Sistina» di Roma,dove aveva debutta-to nel 1993 assiemead Oreste Lionello.Un grande successolo ha pure riscosso alteatro Flaiano, sem-pre nella Capitale,con lo spettacolo«Madama Dorè», di-retto dalla registad’origine calabreseRossana Patrizia Si-clari.Il gruppo, che ha avu-to il merito di rappre-sentare anche al-l’estero l’immagine ela voce della Calabria,si caratterizza per ilsuo filone musicalepiuttosto originale.Le loro canzoni dia-lettali, infatti, nonsono per niente ascopo unicamente ri-creativo: sono braniculturali del tutto im-pegnati. Le tre musi-ciste-ricercatrici, chesi autodefiniscono«figlie del Mediterra-neo», traggono i-spirazione dal rumo-re delle cose quotidia-ne per raccontare«storie di donne intri-ganti e ammaliatrici,di cavalieri di carta, diincantesimi e civiltàdimenticate». «Ciòche ci spinge ad insi-

stere su questa stra-da» - dice con orgo-glio tutto calabreseValeria Nicoletta, lea-der delle Paideja - «èla voglia di recupera-re le nostre radici,esplorandole colpubblico, per unireculturalmente il Pae-se».Ma il pubblico italia-no - mi vien fatto dichiedere -, diviso datante etnie, da usi ecostumi diversi, co-me risponde durantegli spettacoli?«Il pubblico italiano,ma anche quello eu-ropeo» - aggiungeValeria - «ci incorag-gia a proseguire le ri-cerche ed a proporrenuovi generi musicalial Paese. Fra l’altro,stiamo già pensandodi mettere in musicaalcune poesie dialet-tali di poeti calabresidell’Otto e Novecen-to, per meglio cerca-re di farli conoscereal grande pubblico.Qualcosa del genere,peraltro, l’abbiamogià fatta. Abbiamomusicato qualche bel-la poesia dialettale delcompianto poeta cro-tonese Emanuele DeBartolo».Che dire di più? Ibuoni propositi cisono tutti, perchéquesto trio calabresecontinui a calcare pal-coscenici sempre piùprestigiosi, in Italia eall’estero.Le qualità musicali egli argomenti cultura-li trattati, d’altronde,costituiscono senzadubbio una seria ipo-teca!

Nel gennaio del1994, quando al-

di Vincenzo Pitaro

@Journalist_vp

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5Gennaio 2016

Al centro dellaCalabria, como-

damente adagiata suuna roccia millenariae affacciata sul limpi-do Tirreno, troneggiatranquilla Tropea: lacapitale delle vacanzeestive.Le colline adiacentisembrano volerla ab-bracciare e le loro fal-de verdeggianti neformano una cornicecosì naturale da farpensare al quadro piùbello che il Creatoreabbia dato a questaregione italica. Da de-cennio, Tropea guidala classifica del turi-smo meridionale in-cantando i villeggian-ti che arrivano da ogniparte del mondo enon solo, per il marecristallino (popolatoda cernie, surici, ric-ciole, polipi, aragosteche vivono tra pae-saggi di scogliere,secche, grotte e co-lonie di corallo), o perle spiagge bianchissi-me e frastagliate, maanche per il suo pa-trimonio storico-cul-turale che affonda lesue radici agli alboridell’umana civiltà.Ne sono tangibili te-stimonianze le conti-nue scoperte archeo-logiche che segnanodate quasi preistori-che sui primi insedia-menti umani, e via vianei secoli in un cre-scendo di presenzequanto mai significa-tive. Le stradine delcentro storico checonducono tutte al-l’affaccio sul mare, lacattedrale normanna,

le chiese bizantine, ipalazzi patrizi con re-lativi stemmi nobilia-ri, le mura di Belisariocon i resti dei bastionied i cunicoli che fun-gevano da scappato-ie agli assalti deiSaraceni, l’«isolabel-la» con la sua chieset-ta, le taverne, le grot-te, le piazzette silen-ziose sembrano evo-care quei fantasmi delpassato che continua-no a raccontarci tra-dizioni di un popolofiero della propriastirpe, coraggiosonelle avversità del fat-to di ieri ed umile nel-la realtà che oggi lovede abbastanza e-marginato dal conte-sto nazionale.A Tropea, in questasplendida località me-diterranea, si produ-ce la migliore qualitàdi cipolla del mondo.È quella rossa di for-ma rotonda e ovoida-le, orgoglio della fa-miglia delle Gigliacee,il cui bulbo, dolce esaporito, rappresentala base, il punto d’ar-rivo e di partenza del-la gastronomia meri-

dionale perché l’aro-ma che ne sprigiona,già dal gambo espri-me quanto di poeticoancora c’è nei tipicipiatti delle casalinghecalabresi.Le usanze gastrono-miche, vastamenterappresentate da mitie leggende, ci indica-no che questa rossae dolce pianta erba-cea sopravvive da ol-tre duemila anni.Cenni più attendibilila segnalano di impor-tazione persiana o ad-dirittura piantata daiFenici, rimanendoimperitura sulle tavo-le imbandite dei so-vrani del basso e altoMedioevo, del Rina-scimento, dell’etàmoderna e contem-poranea.Per oltre un secolo lecipolle rosse di Tro-pea rappresentaronoil prodotto principaledell’economia localeche veniva barattato ovenduto in tutti i mer-cati dello stivale, non-ché esportato via ma-re in Sicilia, Tunisia,Algeria, Francia eGrecia. Oggi, pur

non essendo il pro-dotto principale del-l’economia tropeanae del suo compren-sorio, è indicato co-me panacea nella die-

di Bruno Cimino

tologia moderna, egrandi studiosi comeKendal, Menon, Ne-wall e Businco, se-gnalano questa parti-colare qualità di cipol-la come un miracolodella natura per lacura dei reumatismi

cronici, per ottenerefavorevoli risultati neltrattamento dell’obe-sità, riconoscendoneanche incredibili pro-prietà energetiche percoloro che registranoscarsa virilità, ma in-nanzitutto, secondogli insigni scienziati,hanno un potere an-tisclerotico e fannobene al cuore ed allearterie.Nella lotta contro lemalattie cardiovasco-lari e l’infarto. Con-sumare queste cipol-le significa assicurar-si un notevole erilevante aumentodell’attività fibrino-litica del sangue. Al-cune di queste indica-zioni sono state am-piamente discusse dafamose riviste medi-che, come BritishMedical e Lancet, lequali hanno anche ri-cordato che non è uncaso il basso tasso dimortalità per infartorilevato nelle terre diCalabria, dove la gen-te consuma molta ci-polla preparandolanelle insalate, neicondimenti, cucinan-

dola al forno, bollita,a frittata e special-mente cruda. Sullabase di queste indica-zioni forse abbiamo,tra l’altro, svelato ilmistero remoto ed at-tuale sul sangue cal-do della gente delSud, da attribuire ve-rosimilmente al con-sumo di cipolla ros-sa e dolce che lo ren-de più sano e più ric-co di ormoni, enzimi,vitamine, ecc.Il comprensorio diTropea dedica allacoltivazione di questecipolle (da non con-fondere con le comu-ni Allium cepa delleMonocotili Liliaceecoltivate un po’ o-vunque) qualcosa co-me trecento ettari diterreno con una pro-duzione media di 60mila quintali annui. Ilpiù grande esportato-re e produttore, Fran-cesco Schiariti (unodei primi produttori)ne esporta circa 15mila quintali in tut-t’Europa, o quasi, sindalle primizie chespuntano in primave-ra. Il processo di la-vorazione, che inco-mincia con la seminaverso la fine d’ago-sto, è un inno alla na-tura e il suo cerimo-niale continua conl’apporto delle brac-cia umane che pa-zientemente trapianta-no, innaffiano, raccol-gono, calibrano, in-trecciano e stipanoaccompagnandosicol canto delle lorostorie.

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www.laltracalabria.it

Che la «ros-sa» di Tropea fos-se una grande ami-ca del cuore lo sa-pevamo da tempo.La proprietà piùnota, evidenziata,fino ad oggi, è quel-la relativa alla capa-cità di difenderel’organismo dal-l’angina pectoris,oltre a ridurre ilcolesterolo e i tri-gliceridi. Da poco,la Ricerca biochimi-ca ha messo in lucenuove proprietà te-rapeudiche. (vp)

La Tropeanaamica del cuore

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di Domenico Ficarra

CRestaurazione riportòFerdinando IV a Na-poli. Qui egli unificòil Regno di Napolicon quello di Siciliaformando il Regnodelle Due Sicilie percui assunse il nome diFerdinando I, ma latriste esperienza rivo-luzionaria lo indusseanche a ripristinare al-cuni privilegi nobilia-ri come il maggiora-scato, ad abolire ilCodice civile intro-dotto dai Francesi,ad abbandonare moltidei lavori pubblici ini-ziati durante il domi-nio napoleonico ed asospendere gli investi-menti produttivi. Eglisi adeguò al compor-tamento della mag-gior parte dei sovranidel tempo: restauraresignificava riproporrei valori e gli istituti tra-dizionali cancellandoquando poteva ricor-dare la Rivoluzione eil dominio francese.In questo modo, Fer-dinando I si distaccòdalla borghesia pro-gressista ma soprat-tutto dagli intellettualie dalle loro speranzeriformiste, per cui laCarboneria (sezioneitaliana della Masso-neria europea) trovònell’Italia meridionaleun facile terreno didiffusione, anchepresso molti ex uffi-ciali dell’esercito mu-rattiano.In Calabria, ad esem-pio, probabilmente aseguito dell’attività diAntonio Jerocades,

già nel 1811 c’era sta-ta una prima «vendi-ta» (cioè una riunio-ne) di aderenti allaCarboneria ad Altilia;poi, tra gli ispiratoridei moti carbonari diNapoli del 1820 tro-viamo il tenente Mi-chele Morelli di ViboValentia, educato alleidee liberali nel Liceodi quella città e impic-cato nel 1822; ma an-che Guglielmo e Flo-restano Pepe di Squil-lace, Luigi De Pa-squale e Giacinto De-jesse, di Catanzaro, eFrancesco Monaco,di Dipignano.Il moto dimostra chela fine dell’ordina-mento feudale avevarafforzato la borghe-sia calabrese che a-desso sentiva il biso-gno di riforme istitu-zionali, a cominciareda una Costituzione;ma almeno sino aquando Ferdinando Inon si decise a licen-ziare il ministro dellapolizia, che era il prin-cipe di Canosa, lostrumento di governofu soprattutto la re-pressione.Quando quell’incari-co venne assegnato aLuigi de Medici qual-cosa cambiò: soprav-venne una certa tolle-ranza politica e si cer-cò di migliorare la si-tuazione economicadello Stato con unapolitica protezionisti-ca in favore dell’indu-stria, limitando l’in-gresso dei manufatticoncorrenti prove-nienti dall’Italia delNord e dall’estero. In

effetti, a seguito diquesti provvedimenti,ci fu un notevole au-mento delle impreseartigianali, semprepresenti nella regionequanto meno persoddisfare i bisognilocali, e di alcuneindustrie.

In una regione di an-tica civiltà come laCalabria, nella qualesi sono sedimentatenel tempo molte cul-ture, in una regionenella quale la popola-zione si è dovuta piùvolte ritirare versol’interno, per motividiversi, vivendo inuna condizione di re-lativo isolamento, lanecessità di far fron-te da sé ai bisogniquotidiani del vivereha fatto svilupparel’artigianato che hatrovato modo diesprimersi in varieforme, anche a livelloartistico. Si sa dell’in-

dustria serica e diquella laniera; ma c’èda aggiungere che nelpassato non c’era ca-sa senza un telaio difaggio che tessesse lalana, la più antica ma-teria prima, e che nonprovvedesse al corre-do delle ragazze. Poi,al tempo degli Arabi,il telaio ha tessuto ilcotone tratto dallepiantagioni realizzatenella pianura di S.Eufemia e nella zonadello Stretto; ed inol-tre la seta, la ginestra,il lino, la canapa.Per quel che riguardai disegni dei tessutiprodotti in Calabria,quelli geometrici sonoriconducibili all’in-fluenza dell’arte gre-ca; quelli a strisce al-l’influenza della cultu-ra egizia; quelli a cro-ce greca all’influenzadel mondo bizantino.Ancora oggi è fioren-te a San Giovanni inFiore una scuola deltappeto orientale, dilavori al tombolo e dialtri tessuti; ed è no-

tevole la produzionedi coperte ed arazzi aLongobucco, quelladi scialli e la lavora-zione di tessuti in lanae seta a Tiriolo, la tes-situra di filati di gine-stra a San Luca, a Pa-lizzi e nelle comunitàdi lingua greca, ed an-cora quella di arazzi,ma di tipo diverso,delle comunità alba-nesi.Altra espressioneclassica dell’artigiana-to calabrese era ed èla ceramica, i cui cen-tri produttivi sono Se-minara, Gerace, Roc-cella, Squillace, Badiadi Nicotera, Bisigna-no, Belvedere, Rose-to Capo Spulico.Si producono cerami-che che hanno unafunzione pratica (pi-gnatte, quartare,giarre); ce ne sono al-tre che fanno invecela funzione di tenerelontano lo spirito delmale e i portatori delmalocchio; altre cheriproducono le tavo-lette votive dei Greci;altre sono lucerne, aforma di pesce o co-lomba, di chiara deri-vazione cristiana; al-tri - i «babbaluti» -che sono dei porta-fortuna. Insomma,una incredibile varie-tà di oggetti diversioltre che nelle funzio-ni, nel colore, nellaforma, nell’ascenden-za.Per tutto questo sipuò che l’arte dellaceramica, come quel-la della tessitura, èuna delle più impor-tanti manifestazioni

della nostra culturapopolare.Oltre alla tessitura edalla ceramica, altraclassica espressionedella società tradizio-nale calabrese era l’ar-tigianato del legno. Diesso rimane, tra l’al-tro, il coro ligneo diSanta Maria del ca-stello di Castrovillari,la statua della Madon-na della Serra di Mon-tanto Uffugo ed il Cri-sto in croce di fra’Umile di Petralia; marimangono anche(conservati nel Mu-seo del folklore diPalmi, nel Centro didocumentazione perle Arti popolari diReggio, nel Museoetnografico di SanGiovanni in Fiore) lefigurazioni ornamen-tali dovute all’arte deipastori - questi clas-sici personaggi dellavecchia civiltà conta-dina -, oggetti d’usoagricolo e domestico,mobili che ricordanoil buon livello dell’ar-tigianato del legno diLongobardi (CS),Palmi, Montebello,San Giorgio Morge-to, e di numerosi altricentri.C’era, dunque, sino alXX secolo, un buonartigianato che oggisopravvive in qualchesettore come attivitàcomplementare al tu-rismo, ma parecchioè andato perso, tra-volto dalla produzio-ne industriale, dal di-verso gusto dellenuove generazioni e

aduto Napoleo-ne, l’onda della

L’artigianatocalabrese

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dalle nuove forme divita. Così, insieme al-l’artigianato del legnoè decaduta la produ-zione di zampogne,tamburelli e zufoli; edè venuta meno l’artedella lavorazione delvimine già fiorente aCrucoli, Cosenza,San Giorgio Morge-to, Delianova, SanRoberto, Vibo, Poli-stena, ma soprattuttoa Soriano Calabro,così come l’artigiana-to del ferro battuto edel rame, già fiorentea Serra San Bruno, aBisignano e Rosarno.Modesta era, invece,l’attività industriale, li-mitata alle due ferrieredi Mongiana e Ferdi-nandea, istituite nel1782 dal governoborbonico per soddi-sfare le esigenze del-l’esercito, che lavora-no la limonite dei gia-cimenti del monteStella, e alle miniere dilignite e antimonioesistenti presso A-gnana e date in con-cessione nel 1838 adun imprenditore ingle-se.

Verso la metà del se-colo scorso aumentòin Calabria la produ-zione della seta grez-za e lavorata, soprat-tutto nelle filande diReggio, Catanzaro eVibo Valentia, e ci fuanche, specialmentenel Napoletano, unnotevole investimentodi capitali stranieri at-tratti dalla situazionedi monopolio prote-zionistico e dalloscarso costo dellamano d’opera locale.Ma se la politica pro-tezionistica poteva ri-sultare utile al settore

industriale ed artigia-nale, essa era danno-sa per l’agricolturaperché rendeva piùdifficile l’esportazio-ne dei prodotti agri-coli. È vero che cre-scita dei centri urba-

ni, provocando unamaggiore richiesta diderrate agricole, ave-va determinato lo svi-luppo dei giardini,degli orti e dei fruttetinelle campagne pros-sime alle città, l’e-stensione della coltu-ra dell’ulivo e dellevite, e l’introduzionedella barbabietola; mal’agricoltura era so-stanzialmente arretra-ta ed aveva bisognodi nuove tecnicheagrarie, di bonifiche edi infrastrutture pos-sibili solo con una di-rezione politica più il-luminata. Dopo la pa-rentesi francese sa-

rebbe stato necessa-rio sollecitare conopportuni provvedi-menti governativi letimide iniziative dellaparte più attiva dellaborghesia meridiona-le, ma anche France-sco I, succeduto nel1825 a Ferdinando I,e Ferdinando II, sali-to sul trono nel 1830,

temendo le rivendica-zioni costituzionalidelle forze liberali, sipreoccuparono piùdella conservazionedel proprio potere as-soluto che dei veri in-teressi delle popola-zioni del Sud.Eppure l’esigenza delrinnovamento è benpresente nella culturalocale. Nei poemi enelle poesie di Dome-nico Mauro, nato aSan Demetrio Coro-ne nel 1812, animato-re di moti insurrezio-nali calabrese, volon-tario a Roma nel 1849e garibaldino, è e-spresso il desiderio di

rinascita della Cala-bria; e così VincenzoPadula (Acri, 1819-1893), sacerdote e in-tellettuale, denunciòin «Antonello, capo-brigante calabrese» enegli scritti apparsisul suo giornale IlBruzio, il bisogno dimoralizzazione dellavita civile e di trasfor-mazione della realtàsociale, anche dopol’Unità.A questi vanno ag-giunti scrittori-politicicome Francesco Sca-glione, Saverio Vitali,Domenico Spanò-Bolani di Reggio, Sa-verio Albo, NicolaTarsia, Michele Bello,di Ardore, e GaetanoRuffo, di Bovalino;questi ultimi due fu-cilati per avere guida-to il movimento insur-rezionale di Gerace; ilpoeta e letterato Bia-gio Miraglia, di Stron-goli, iscritto alla Gio-vine Italia e garibal-dino; Nicola Palermoe Michele Castellano,poeti garibaldini; Vin-cenzo Gallo-Arcuri,scrittore e poeta, edaltri.La borghesia cala-brese, dopo avere at-teso inutilmente laconcessione dellaCostituzione da par-te dei sovrani di casaBorbone e l’attuazio-ne di riforme liberali,a poco a poco orien-tò le sue simpatie ver-so quel lontano Statopiemontese costitu-zionale che stava in-teressandosi del pro-blema dell’unità poli-tica della Penisola eche si presumeva bendisposto verso laborghesia meridiona-le. Come sempre, imotivi che spinseromolti calabresi ad ab-bracciare la causa delRisorgimento sonod’ordine ideale e di

carattere pratico, mac’è anche da dire cheparte della popolazio-ne rimase indifferen-te, resa tale da seco-lari esperienze politi-che negative, ma an-che da quanto la le-gava a quella piccolapatria che era il Re-gno meridionale.

È vero che il Piemon-te era uno Stato co-stituzionale, ma il suore parlava in franceseo in un dialetto in-comprensibile, quellopiemontese, mentre ilsovrano borbonico,pur con tutti i suoi di-fetti - molti dei qualiegli aveva in comunecon i suoi sudditi - siesprimeva in modocomprensibile al po-polo. I maggiori e-sponenti del movi-mento risorgimentalea Cosenza furonoLuigi Giordano, Raf-faele Laurelli e Dome-nico Frugiuele, e l’in-surrezione del marzo1844 - esplosa a fa-vore di un «Regnoitalico costituzionale»- esercitò tale fascinosui fratelli Attilio edEmilio Bandiera, maz-ziniani veneti, da in-durli a venire in Cala-bria con 18 compagniper aiutare gli insorti.Sbarcati la notte del16 giugno 1844 pres-so Crotone, essi si av-viarono verso SanGiovanni in Fiore do-ve la popolazione,scambiandoli perbanditi, li aggredì e licatturò.Il processo che neseguì, si conclusecon la fucilazione, nelvallone di Rovito, dinove patrioti, tra cui ifratelli Bandiera.

Verso l’Unità

I fratelliBandiera

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Attilio ed EmilioBandiera

La Calabria nell’etàdel Risorgimento

Domenico Ficarra

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Questa nuova edizione delprezioso lavoro di Vincenzo Am-mirà è dovuta all’amore e all’im-pegno che le Edizioni L’altra Ca-labria manifestano da tempo per

la Cultura calabrese. L’Opera(ripubblicata nel testo originale e,per la prima volta, corredata dafoto e da una poesia dedicata allaMusa), tende ad appagare il desi-derio di alcuni studiosi, catte-dratici e non, ai quali il volumestesso, finora, si è rivelato difficil-mente accessibile.Perché l’oblio non ne facesseperire la memoria, abbiamo quin-di pensato di ridare dignità edito-riale a quello che - senza dubbio -si presenta come il più famosopoema erotico della Letteraturadialettale calabrese e che Vincen-zo Ammirà compose in una solanottata nel 1848, esaltando l’enor-

me vulva di Cecia, meretrice ge-nerosissima e amata da nobili epopolani, da «santi prevituni» euomini di lettere, come è detto inuna strofa dove si tira in ballonientemeno che il noto filosofoPasquale Galluppi.La Ceceide di Ammirà resta atutt’oggi un classico; un’esalta-zione dei sensi che non trovariscontro nella letteratura di ognitempo.Per cui, è il caso di dirlo, nono-stante le difficoltà di varia naturache abbiamo incontrato nell’este-nuante lavoro di ricerca, siamocerti che affrontare un sacrificiodel genere ne valeva davvero lapena.Vincenzo Ammirà nacque aMonteleone di Calabria, oggi Vi-bo Valentia, il 2 dicembre 1821e ivi morì il 5 febbraio del 1898.Nel 1848 compose in una solanottata questo poemetto licenzio-so. Per questa sua opera poeti-ca, Ammirà - che fra l’altro eraprofessore di latino e greco - ven-ne successivamente espulso datutte le scuole del Regno «peraver scritto cose contro il buoncostume».Questa, la motivazione ufficiale.Ma non è da escludere che a de-terminare un provvedimento delgenere siano stati più che altrogli ideali liberali che energicamen-te professava.Nel 1860 combatté con Garibal-di a Soveria Mannelli. Subì per-secuzioni e patì il carcere a cau-sa delle sue idee di libertà e spi-rito di ribellione contro iBorboni. Il 1861 pubblicò unvolume di versi in italiano.Compose anche due tragedie:«Lida» e «Valenzia Candiano»rappresentate, con buon succes-so, rispettivamente il 1875 e il1891 nel Teatro Comunale dellasua città. (vp)

La Ceceide di Ammirà

Il poeta e patriota Vincenzo Ammirà

Vincenzo AmmiràLA CECEIDEa cura di Vincenzo Pitaropp. 80 - € 10Edizioni L’altra Calabria

Il più famoso poema erotico della Letteratura dialettale calabrese

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Nel dopoguerrai giornali si facevano

perché qualcunoaveva qualcosa da dire.

Oggi molti giornalisi fanno perché qualcunoha qualcosa da far dire.

la Voce che dà vocealla Calabriache cambia

Questo giornaleviene fatto

perché anche voipossiate dire

la vostra

Oliverio, «La Calabria deve diventare il simbolo

9Gennaio 2016

Questo giornale viene regolarmente trasmesso a l’Ecodella Stampa di Milano, al fine di rilanciare in tutta Ita-lia e all’estero i nostri punti di vista e consentire sia aicolleghi delle 4000 testate in rapporto con l’«Eco», siaalle migliaia di abbonati dell'Eco della Stampa di docu-mentarsi su quanto pubblichiamo.La testata viene inoltre trasmessa, mensilmente, arotazione, a tutti i sindaci della regione, ai presidenti econsiglieri provinciali, ai consiglieri regionali, ai parla-mentari nazionali, ai circoli politici di tutti i comunicalabresi, alle federazioni provinciali, a tutte le segre-terie nazionali dei partiti, agli organismi sindacali, aiministeri, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al-la Presidenza della Repubblica, alle Ambasciate in Ita-lia, ai componenti il Consiglio Superiore della Magi-stratura, alla Corte dei Conti, al CNR, ai presidenti deiTribunali della Calabria, ai magistrati, ai prefetti, aiquestori, ai comandi militari, al Commissariato di Go-verno per la Regione Calabria, agli uffici stampa di Entipubblici e privati, alla Rai, alle reti Mediaset, alledirezioni e redazioni delle Agenzie di Stampa, ai diret-tori e capi servizio di tutti i quotidiani italiani, ai diret-tori dei periodici Mondadori, Rcs.Ed ancora: alle varie categorie professionali (giornali-sti, avvocati, medici, farmacisti, ecc.), alle associazioniculturali calabresi, ai circoli ricreativi, ai Rotary Clubs,ai Lions, alle biblioteche calabresi e nazionali, agliArchivi di Stato, alle scuole di ogni ordine e grado, aiProvveditorati OO.PP., alla Sovrintendenza Beni Cul-turali, alla Deputazione di Storia Patria della Calabria,alla Conferenza Episcopale calabra, e a coloro che nefanno richiesta. Il giornale L’altra Calabria può esserescaricato da www.laltracalabria.it nel formato digitale.

DALLA PRIMA PAGINA

nessuno. Anche per-ché, come disse sag-giamente Cavour -più di un secolo fa -«l’Italia sarà... ciòche il Mezzogiornosarà».Quella preziosa ana-lisi del grande statistapiemontese, però, aquanto pare (oggi-giorno, in politica),continua ad essereignorata dai più.Che dire? C’è spe-ranza che i processicorrettivi possano es-sere messi al più pre-sto in cantiere, facen-do in modo che di-ventino operativi eproduttivi negli anni avenire?Come Calabresi, nonpossiamo che rinver-

dire la speranza checiò avvenga. Abbia-mo tutti il dovere dioperare ed agire inquesta ottica e in que-sta direzione, nellaconvinzione che sen-za un’inversione ditendenza, il nostroPaese non sarà maivero protagonista inEuropa e in tutte lealtre sedi, con le sue

massime espressionie responsabilità.Auguriamoci alloraveramente che il 2016possa essere l’annobuono, la prospettivadi una collocazioneche possa ridare allaCalabria ciò che didiritto le spetta nelloscacchiere economi-co, nazionale ed eu-ropeo. Le potenzialitàin questa regione nonmancano e ne posso-no sempre più venirealla luce di nuove,quando si ha voglia digovernare seriamente(e con onestà).Solo così la Calabriariuscirà veramente arialzarsi e intrapren-dere il suo cammimo.Solo così potrà dire

la sua a testa alta, congrande orgoglio. Solocosì, questa Terrariuscirà a diventare ilfiore all’occhiello delMezzogiorno. È que-sto il migliore augurioche si possa formu-lare alla Calabria, aicalabresi e, perchéno, all’Italia intera.

Vincenzo Pitaro

Il governatore della Calabria, Mario Oliverio, a Bruxelles, con ilCommissario UE per le Politiche regionali, Corina Cretu

del Sud che intende ripartire»

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