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RESIDENZA CIELOAZZURRO – MONCALIERI (TO) 1 Protocollo per la prevenzione lesioni da decubito

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RESIDENZA CIELOAZZURRO – MONCALIERI (TO) 1

Protocollo per la prevenzione lesioni da decubito

RESIDENZA CIELOAZZURRO – MONCALIERI (TO) 2

DIRITTI DEL MALATO E DOVERI DELL’EQUIPE

ASSISTENZIALE

PREMESSA

Le lesioni o piaghe da decubito non sono una malattia ad eziologia

sconosciuta o infett iva e/o degenerat iva, ma una patologia determinata da

una inadeguata impostazione clinica ed assistenziale, fornita da personale

sanitario e/o da familiari e personale di aiuto domestico.

Sono infatt i lesioni che si determinano a causa, principalmente della

prolungata immobil ità del soggetto che porta alla riduzione della quantità di

sangue e del relativo nutrimento nelle aree sottoposte a pressione; in

seguito, se non si effettuano costantemente correzioni e variazioni di

posizione, si vanno inevitabi lmente ad interessare gli altri tessuti tra i l

derma e l’osso.

Maggiore è i l tempo di permanenza su ogni singola area e maggiore sarà i l

danno ai tessuti, f ino alla loro morte. Si crea così una lesione cutanea

chiamata ulcera o piaga da decubito che non ha la tendenza, che hanno

tutte le ferite , a guarire spontaneamente. La gravità è compresa tra un

livel lo minimo (arrossamento) e un livello massimo, caratterizzato da crateri

profondi che possono raggiungere , come si è detto , i l muscolo e l ’osso.

La presenza o meno delle piaghe da decubito viene considerata uno

degli indicatori piu’ significativi della qualità dell’assistenza sanitaria.

IL MALATO PUO'

Pretendere che la durata del riposo assoluto in letto sia prescritta

specif icatamente in cartella cl inica;

Beneficiare dell 'uti l izzo di tutt i quei presidi sanitari che possono evitare il

formarsi di lesioni da decubito, quando la prevenzione del riposo assoluto a

letto supera i 10 giorni;

RESIDENZA CIELOAZZURRO – MONCALIERI (TO) 3

Essere valutato con strumenti scient if ici per i l rischio di contrarre lesioni da

pressione e che di tale valutazione sia tenuto conto nell 'organizzazione

dell 'assistenza;

Pretendere l 'attuazione di un piano di posizionamenti con cambio della

postura orientat ivamente ogni 2 ore.

PER L'EQUIPE ASSISTENZIALE

Prescrivere e rispettare i l r iposo assoluto in letto per i l periodo strettamente

necessario, in quanto non è sempre correlato ad uno stato di emergenza;

Richiedere ed uti l izzare tutt i i presidi e gl i ausi l i ut i l i per la prevenzione

delle lesioni, per tutt i i malati non autonomi e per quelli costrett i in letto;

Diagnosticare tempestivamente le lesioni, prima che si verif ichi la lesione

cutanea;

Alzare il malato appena le condizioni cl iniche lo permettono, e comunque

realizzare un piano di immobilizzazione e posizionamento per i pazient i non

autonomi e per quell i costrett i in letto.

LE ULCERE DA DECUBITO SI POSSONO EVITARE SE L'EQUIPE

ASSISTENZIALE:

• Rileva e quantif ica le condizioni di r ischio

• Programma un piano di prevenzione personalizzato

• Si dota degli strumenti tecnici e dei presidi sanitari uti l i alla prevenzione e

cura di decubit i.

LA LESIONE DA DECUBITO SI PUO' E SI DEVE PREVENIRE CON:

• Un cambiamento frequente di posizione (orientativamente ogni due ore)

• Un' adeguata igiene del corpo,non aggressiva per la pelle

• Una dieta al imentare adatta al le condizioni di salute

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• Un' attenzione specif ica alle malattie esistenti (es. patologie neurologiche,

metaboliche, neoplast iche, ecc.)

• Un uti l izzando ausil i specif ici e presidi idonei a prevenire le ulcere(

materassi, medicazioni avanzate, cuscini ecc.)

• Una buona disponibi l ità di personale che consenta di alzare i l più possibi le

i l malato, per mantenerlo al tavolo, per portarlo al bagno ecc.).

QUALORA SI PRESENTI UNA LESIONE E' POSSIBILE CURARLA:

• Mettendo in pratica tutte le norme preventive e curative che abbiamo

elencato

• Richiedendo l ' intervento di personale medico ed infermierist ico, in

ospedale e al domicil io

QUANDO IL TRATTAMENTO E' CONCLUSO

E la lesione è cicatrizzata,per evitare che un'altra lesione si presenti è

necessario r inforzare tutte le attenzioni che servono a prevenire la

comparsa del danno.

RESIDENZA CIELOAZZURRO – MONCALIERI (TO) 5

LA WOUND BED PREPARATION

Nonostante le moderne tecniche di riparazione dei tessuti lesionati, che

prevedono l 'uti l izzo delle biotecnologie atte alla r iparazione (gel piastr inico

autologo, modulatori del le proteasi, medicazioni bioingegnerizzate, fattori di

crescita, proteine della seta, acido ialuronico Hyaff ecc.ecc.), ancora oggi si

assiste a trattamenti della lesione non mirata alla rimozione di tutte quelle

barriere che ostacolano la guarigione, tale preparazione viene detta Wound

Bed Preparat ion, ossia preparazione del letto del la lesione, rimozione delle

barriere locali.

Che prevede la rimozione:

della necrosi, f ibrina, della carica batterica, control lo e riduzione degli

essudati, correzione disfunzione cellulare, correzione dello squil ibrio

biochimico, importantissima anche la valutazione delle 4 aree cl iniche dette

T.I.M.E.

T- (TESSUTO-NON VITALE-NECROSI) Le cellule non vitali impediscono la

guarigione. Occorre ripristinare il fondo della ferita e le funzioni della

matrice extracellulare attraverso i l debridement (episodico o continuo);

I- (INFIAMMAZIONE-INFEZIONE) La presenza di elevata carica batterica o

di prolungata inf iammazione provoca un incremento delle citochine

inf iammatorie e della att ività proteasica, con riduzione, dell 'att ività fattori di

crescita. Occorre agire contro i l contagio batterico e r idurre l ' inf iammazione

attraverso l 'uso topico/sistemico di antimicrobici, antinf iammatori, in ibitori

delle proteasi, antisettici.

M- (MACERAZIONE SQUILIBRIO IDRICO) La disidratazione cutanea

ral lenta la migrazione delle cellule epiteliali e un eccesso di l iquidi causa la

macerazione dei margini della feri ta. In questi casi vanno applicate

medicazioni che mantegono i l corretto grado di umidif icazione tissutale e

vanno rimossi i l iquidi ut i l izzando la compressione, la pressione negativa o

altre metodiche

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E- (MARGINI DELL'EPIDERMITE) i cheratinocit i che non migrano e le

cellule della ferita che non rispondono agli st imol i impediscono la

rimarginazione dei tessuti. Occorre pertanto assicurare la migrazione dei

cherat inocit i e la risposta delle cellule del la ferita prendendo in

considerazione terapie corrett ive come debridement, trapiant i cutanei,

prodotti biologici o terapie aggiuntive.

Bisogna agire sulla lesione per gradi, favorire la r imozione dei tessuti

necrot ici, regressione della colonia batterica, controllo degli essudati,

queste sono le prime tappe.

La composizione dell 'essudato delle ferite croniche, a dif ferenza di quello

delle lesioni acute, è tale da ral lentare e bloccare la prol iferazione di cel lule

chiave quali i cheratinocit i, i f ibroblasti e le cellule endoteliali. In

particolare, l ' iperproduzione di metalloproteinasi determina l 'alterazione

della matrice di ricostruzione, con degenerazione dei componenti, quali

proteine e fattori di crescita, indispensabil i sia per la migrazione delle

cellule inf iammatorie che per la riepitelizzazione. Inoltre, le macromolecole

di provenienza vasale (f ibrina, f ibrinogeno) presenti nell 'essudato bloccano

anch'esse i fattori di crescita, rendendoli inut il izzabil i ai f ini del l 'angiogenesi

e quindi della cicatrizzazione.

Tra i numerosi ostacoli alla r iparazione dei tessut i lesionati - vanno inoltre

ricordate le alterazioni fenotipiche delle cellule. È stato infatt i dimostrato

che i f ibroblasti presenti nelle lesioni croniche "invecchiano" e non

rispondono ai fattori di crescita. La presenza di tal i cellule alterate in sede

di lesione può essere definita con i l termine di "carica cel lulare". Un'eff icace

azione di debridement determina la rimozione delle "carica cel lulare" e i l

ripristino dei f isiologici st imoli alla r iparazione. Tra i mezzi che possono

essere uti l izzat i per l 'el iminazione dei principali ostacoli alla r iparazione, e

quindi per la correzione del microambiente, si possono citare i moderni

antisett ici di uso topico. Gli antisett ici provocano una riduzione della carica

batterica, e a loro volta una notevolissima riduzione degli essudati. Una

valutazione del paziente r isulta fondamentale, bisogna effettuare una

attenta anamnesi, molti fattori sistemici possono inf luenzare la r iparazione

dei tessuti, tra quali patologie, assunzione di farmaci. Tra le patologie più

importanti r icordiamo il diabete, malattie che alterano i processi di

coagulazione, quali , Anemie, Farmaci, la malnutrizione è un important issimo

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fattore di ostacolo ai processi di riparazione di una lesione, in particolare

carenza di proteine, vitamine, minerali, anche malatt ie autoimmuni quali

l 'artr ite reumatoide e il lupus sistemico, come anche la terapia steroidea ed

immunosoppressiva util izzata nel controllo di tali patologie, possono

interferire con la riparazione dei tessuti.

CONCLUSIONI

I l concetto di Wound Bed Preparat ion ci permette di razionalizzare a tutto

vantaggio del paziente l 'approccio terapeutico alle ferite croniche non più

considerate come conseguenza della degenerazione del f isiologico processo

riparativo ma con una propria identità e dignità. L'approfondimento delle

conoscenze permetterà di svi luppare una strategia volta ad eliminare le

barriere che rallentano o impediscono i processi r iparativi.

Grazie al l 'a lgoritmo - di seguito riportato - è possibile seguire le varie fasi

della preparazione del letto della lesione, possiamo procedere con le

indicazioni sopra r iportate

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LA PREVENZIONE

INTRODUZIONE

La prevenzione ed il trattamento delle lesioni cutanee, costituiscono un'area

importante del l 'assistenza infermieristica sia in ambito ospedaliero che

domici l iare. La nuova normativa introduce indicatori per misurare l 'efficacia

delle strutture, i l rispetto dei dir itti dell 'utente e la qualità

dell 'organizzazione. Uno degli indicatori presenti fra i 79 del D.P.R. 14/1/97

si riferisce al numero di utenti con lesioni da pressione per valutare le

qualità delle strutture e la qualità dell 'assistenza erogata.

L'uti l izzo e la condivisione, da parte di tutti gli operatori sanitari, di l inee

guida per la prevenzione ed il trattamento delle lesioni da pressione

conduce ad una riduzione dell ' insorgenza di tale fenomeno, nonché ad un

miglioramento delle prestazioni assistenziali .

Gli obiettivi generali che hanno portato alla definizione delle presenti l inee

guida, comuni per tutta l 'Azienda Ospedaliera sono:

- migliorare le prestazioni infermieristiche, attraverso l 'adozione di un

linguaggio comune e di una pratica standard;

- ridurre l ' incidenza delle lesioni da pressione e la durata

dell 'ospedalizzazione e/o delle cure domicil iari;

- l imitare i costi mediante l 'uti l izzo appropriato delle risorse materiali ed

umane;

- util izzare tale indicatore per valutare la qualità dell 'assistenza

infermieristica.

Nella prima parte dell 'e laborato vengono affrontati gli aspetti relativi alla

prevenzione alla valutazione del rischio, al la classif icazione/stadiazione del le

lesioni.

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CAUSE DELLE LESIONI DA PRESSIONE

La principale causa locale che dà origine alla lesione è la prolungata

pressione. La sofferenza dei tessuti si manifesta quando le forze che

agiscono su un punto della cute, superano la pressione del sangue presente

nei capil lari arteriolari e venosi . Se la compressione persiste nel tempo

questa produce nelle cellule anossia e acidosi con conseguente morte

cellulare. Alcune ricerche scientifiche (Munro 1940) si sono occupate di

valutare la correlazione tra durata della pressione esercitata dal peso del

corpo e l ' insorgenza della lesione cutanea; pur non raggiungendo l 'assoluta

certezza, hanno dimostrato che la superficie cutanea, i l sottocute e lo strato

muscolare vanno incontro a modificazioni patologiche se viene esercitata

sulla parte la pressione costante del corpo per oltre due ore a questo studio

si aggiunge la ricerca di Kosiak e di Maklebust hanno portato ad un

consenso dopo i l quale è ammesso che una pressione da 60 a 80 mmHg

mantenuta durante un lasso di tempo che va dalle 2 alle 3 ore rischia di

provocare una piaga da decubito.Oltre alla pressione del corpo, possono

contribuire alla formazione di lesioni cutanee anche le forze di taglio e di

frizione. Le prime, per esempio, sono quelle che agiscono sulla persona

allettata in posizione seduta e che progressivamente scivola verso i l fondo

del letto determinando lo scorrimento degli strati profondi (muscoli, tendini

ecc.. ), sul tessuto cutaneo e sottocutaneo. Tale movimento di uno strato

sull 'altro provoca l ' inginocchiamento del sistema vascolare arteriolare e

capil lare con l 'aggravamento dell ' ischemia.

Le forze di frizione sono quelle che agiscono direttamente sul lo strato più

esterno della cute asportandone una parte e rendendo la cute più sotti le e

vulnerabile all 'effetto negativo della pressione. L'esempio di forza di frizione

è quella esercitata dalla superficie delle lenzuola sullo strato esterno

dell 'epidermide quando l 'ammalato viene “trascinato” per gli spostamenti nel

letto.

Il rischio di sviluppare la lesione da decubito aumenta se al le forze di

pressione, tagl io e frizione si associano fattori general i quali le cattive

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condizioni di salute, l ' immobili tà e/o l ' incontinenza, le malattie croniche in

particolare la malattia diabetica, le vasculopatie e la malnutrizione.

La malnutrizione è un fattore di rischio estremamente importante nello

sviluppo di lesioni da pressione. La compromissione dello stato nutrizionale,

soprattutto se comporta calo ponderale, con conseguente riduzione del

pannicolo adiposo e diminuzione delle proteine circolanti, aumenta la

suscettibil i tà dei tessuti al danno da pressione.

Un altro importante fattore di rischio è rappresentato dall ' invecchiamento. I

soggetti anziani sono particolarmente esposti allo sviluppo di lesioni.

L'invecchiamento infatti è caratterizzato da riduzione dell 'elasticità della

cute e della sua vitalità con riduzione del tessuto sottocutaneo, atrofia

muscolare e maggiore fragil i tà capi l lare.

PROTOCOLLO DI PREVENZIONE

1. EDUCAZIONE E ADDESTRAMENTO

2. LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO

3. LA MOBILIZZAZIONE

4. L'ALIMENTAZIONE

5. L'IGIENE PERSONALE

6. IL LETTO E LA BIANCHERIA

7. L'INCONTINENZA

1. EDUCAZIONE E ADDESTRAMENTO

La prevenzione e la cura delle lesioni da pressione saranno tanto più

efficaci quanto più i l malato e la famiglia saranno attivamente e

consapevolmente coinvolti in tale processo.

E' un coinvolgimento fondamentale ed insostituibile soprattutto nella fase

della prevenzione.

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In presenza di lesioni è altrettanto fondamentale un approccio corretto

ed adeguato all 'al imentazione, alle cure igieniche, alla mobil izzazione.

Inoltre, l 'addestramento dei familiari rispetto al trattamento delle lesioni,

sempre con la supervisione del l 'Infermiere, in applicazione di un piano

personalizzato predefinito, ha la finalità di aumentare, ove possibile, la

capacità di autonomia della famigl ia con conseguente garanzia di

continuità e global ità del trattamento.

Risulterà fondamentale per la qualità di vita futura del l 'utente, i l lustrare i

fattori che favoriscono l ' insorgenza di lesioni e le misure ed i

comportamenti che ne favoriscono il migl ioramento e la guarigione.

L'intervento educativo dovrebbe seguire alcuni principi fondamentali:

- chiarezza e concisione per essere comprensibil i;

- dimostrare sincerità;

- rispettare i l tempo altrui;

- far esprimere le opinioni;

- dire le cose più importanti;

- suddividere la spiegazione delle procedure in semplici e piccoli

passaggi.

E' pertanto indicato che l 'Infermiere segua le seguenti fasi:

▪ spiegare lo scopo degli interventi preventivi e curativi;

▪ dare spiegazioni in merito al materiale da util izzare;

▪ spiegare come prevenire le complicanze, come riconoscere i segni ed

i sintomi;

▪ insegnare a praticare i trattamenti necessari attraverso un

addestramento graduale e personalizzato;

RESIDENZA CIELOAZZURRO – MONCALIERI (TO) 13

▪ verificare che siano stati compresi i concetti principali e che siano

state apprese le"tecniche" insegnate.

2. LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO

La valutazione del rischio di poter sviluppare lesioni da pressione è

l 'elemento di base per la pianificazione dell 'assistenza infermieristica

orientata principalmente alla prevenzione. La misurazione del rischio

fornisce inoltre informazioni che aiutano l ' infermiere e in senso più

allargato l 'équipe curante e la famiglia a dimensionare correttamente i

tempi assistenziali da garantire al malato, necessari per prevenire

l ' insorgenza delle lesioni da decubito.

La valutazione iniziale del rischio permette di procedere

successivamente al monitoraggio e al la rivalutazione periodica; in tal

modo, r isulta possibile verificare l 'efficacia degli interventi posti in

essere dal piano assistenziale.

Le associazioni infermieristiche scientifiche che si occupano di questo

settore, sia in ambito nazionale che internazionale, raccomandano di

valutare i l r ischio di sviluppare lesioni in tutti i malati che non sono in

grado di muoversi autonomamente, al lettati o costretti in carrozzina.

Viene anche consigliato di considerare nella valutazione altri fattori

che, se presenti, aumentano il rischio qual i: l ' incontinenza,

l ' immobili tà, la malnutrizione, la situazione dello stato mentale. Tutti i

malati che presentano uno o più fattori di rischio devono quindi essere

valutati al momento della presa in carico e nel corso delle verifiche

periodiche.

In tale sede vengono prese in considerazione le seguenti

scale,universalmente accettate e raccomandate:

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▪ Indice di Norton

SCALA A PUNTEGGIO DI NORTON

INDICATORI VARIABILI

CONDIZIONI GENERALI BUONE DISCRETE SCADENTI GRAVI

STATO MENTALE LUCIDO APATICO COMA APALLICO COMA

MOBILITA' AUTONOMA POCO LIMITATA MOLTO LIMITATA IMMOBILITA'

INCONTINENZA FECALE ASSENTE OCCASIONALE CONTROLLATA DA FARMACI CONTINUA

punteggio indicatore 4 3 2 1

Punteggio finale RISCHIO ASSENTE: da 16 a 15

RISCHIO LIEVE: da 14 a 12

RISCHIO ELEVATO: uguale o inferiore a 11

INTERVENIRE SUI FATTORI DI RISCHIO

Lo scopo primario dell 'assistenza infermierist ica nell 'approccio al l 'assisti to

valutato a r ischio di sviluppare la lesione da pressione sarà, con l 'aiuto

della famiglia, di eliminare e/o ridurre i l più possibile i fattori di rischio. La

massima attenzione verrà posta a tutt i gli assist it i che per l 'evoluzione della

malattia, o per i l l ivel lo di disabil ità sono costrett i ad assumere posture

obbligate a letto o in carrozzina, e particolare cura verrà posta nella

salvaguardia della cute integra che riveste le prominenze ossee, che è la

più esposta alle lesioni da pressione. I l primo ambito dell ' intervento

preventivo è quindi di agire sul principale fattore di rischio costituito dalla

pressione esercitata dal corpo sul la cute, dalle forze di tagl io e frizione. La

pianif icazione assistenziale, condivisa con i famigl iari ed altri operatori sarà

mirata al raggiungimento dei seguenti obiett ivi:

1. Ridurre le forze di taglio e di frizione:

Per quanto concerne l 'e liminazione o r iduzione delle forze di tagl io bisogna

principalmente evitare che i l corpo scivol i nel letto dall 'alto verso i l basso;

mentre per le forze di fr izione va evitato che nel corso degli spostamenti

att ivi e passivi la cute sfreghi contro le lenzuola o altre superf ici, con la

possibil ità di microlesioni dello strato di cute più superf iciale.

RESIDENZA CIELOAZZURRO – MONCALIERI (TO) 15

2. Ridurre la durata e l'intensità della pressione cutanea in particolare

sulle prominenze ossee e nelle sedi elettive di lesione:

La diminuzione della durata e dell ' intensità della pressione si ott iene tramite

i cambi di posizione che favoriscono la vascolarizzazione e l‘ossigenazione

dei tessuti. La letteratura infermieristica indica che la frequenza per i l

cambio posturale dei soggett i a r ischio non deve mai superare le due ore, e

che in caso di arrossamento cutaneo, l ' infermiere decide tempi più brevi per

i cambi di posizione.

3. LA MOBILIZZAZIONE

Per mobil izzazione si intende l 'azione articolata che può essere compiuta

att ivamente o passivamente dal soggetto, avente lo scopo di mantenere o

rieducare funzionalmente un segmento corporeo. Per evitare i l formarsi di

lesioni è fondamentale l 'attuazione di un piano di mobilizzazione con

adeguati cambi di postura. I l cambio di postura è l ' insieme degli att i

sostitut ivi del la mobilizzazione mirati al mantenimento dello schema

posturale f isiologico. I l movimento è considerato la prima difesa

dell 'organismo contro i danni da compressione: al paziente valutato a

rischio (secondo la scala adottata) deve essere applicato un piano

personalizzato di cambio posturale per alternare le zone sottoposte a

pressione e per evitare l 'ostruzione del microcircolo e quindi l ' ischemia e la

necrosi. E' consigl iata la rotazione periodica delle posture ogni due ore:

viene indicato questo intervallo perché studi effettuati hanno dimostrato che

è il periodo di tempo medio necessario perché si instauri sofferenza cutanea

con danni maggiori al microcircolo; in realtà ciò può avvenire ad intervall i di

tempo maggiori o minori, per le diverse caratterist iche general i e locali del

singolo soggetto. Si potrà pertanto verif icare la necessità di programmare

cambi postural i più frequenti.

CONSIGLI PER LA MOBILIZZAZIONE DELLA PERSONA A RISCHIO DI

LESIONI DA PRESSIONE

• Ad ogni individuo considerato a r ischio, quando al lettato, deve essere

posizionato un disposit ivo che riduca la pressione ( materassi ad aria

statica, ad aria circolante, gel, ad acqua ).

RESIDENZA CIELOAZZURRO – MONCALIERI (TO) 16

• La persona al lettata a rischio di lesioni quando viene spostata deve essere

sollevata mediante disposit ivi e non trascinata per evitare che si crei attri to.

• Durante lo spostamento o la rotazione della persona a rischio per evitare

di muovere in modo brusco gl i art i ed i l col lo per evitare contratture e

traumi.

• Ridurre al minimo i tempo di contatto o meglio evitare completamente il

contatto con questa zona.

• Mantenere la testata del letto al più basso grado di elevazione compatibile

con le condizioni cliniche, e ridurre al minimo i l numero di cuscini per

sollevare la testa; è consigliabile non usarne più di due per evitare che si

verif ichi scivolamento del corpo verso il basso.

• Nel caso fosse presente una plegia degli arti, sostenere l 'arto superiore

posizionando un cuscino sotto la spalla ed il braccio interessati; per l 'arto

inferiore posizionare un cuscino sotto anca e gamba.

• Occorre posizionare un cuscino o un supporto in fondo al letto unitamente

ad un archetto per evitare posture viziate dei piedi (equinismo) ed

atteggiamenti scorrett i degli arti inferiori, nonché lesioni alle dita e al dorso

del piede dovuto al peso di coperte e di lenzuola.

• Quando viene ut i l izzato il decubito laterale si dovrà:

- sistemare il letto in posizione piana;

- evitare i l decubito laterale ad angolo retto sul trocantere;

- far assumere una postura obliqua di 30°/40° al malato;

- mettere un cuscino sotto al capo;

- distendere la gamba che appoggia direttamente sul materasso;

- i l braccio corrispondente alla gamba, sarà f lesso con il palmo della mano

rivolto verso l 'alto:

RESIDENZA CIELOAZZURRO – MONCALIERI (TO) 17

- f lettere leggermente la gamba controlaterale e farla appoggiare su un

piccolo cuscino;

- f lettere i l braccio corrispondente e far appoggiare i l palmo della mano su

un piccolo cuscino;

- alcuni supporti (es. cuscini o prodott i schiumosi) possono essere impiegati

per la protezione delle prominenze ossee.

• Le persone allettate completamente immobili, dovrebbero essere dotate di

disposit ivi che alleviano interamente la pressione sui calcagni,

semplicemente sollevando questi dal letto senza usare disposit ivi circolari

(ciambelle).

• Ogni persona a r ischio di sviluppare lesioni da pressione, dovrebbe evitare

di sedere ininterrottamente su una sedia a rotel le; l ' individuo andrebbe

posizionato cambiando le zone soggette a pressione ogni ora, o r imesso a

letto, compatibi lmente con gli obiett ivi terapeutici . Gli individui che ne sono

capaci dovrebbero essere educati a cambiare posizione ogni 15 minuti.

• Per individui costrett i su una sedia a rotelle, l 'uso di cuscini ant idecubito è

indicato; non uti l izzare supporti circolari.

Le posture che si possono far assumere ad un paziente sono:

1. postura supina;

2. postura laterale sinistra o destra;

3. postura prona (raramente utilizzabile);

4. postura di Fowler o decubito ortopnoico.

Nella rotazione delle posture si raccomanda di evitare, ove possibile, le

posizioni ad angolo retto, privi legiando quelle con angolo pari a 30° tra

piano del paziente e piano del letto (ciò vale anche per la posizione supina).

Vengono di seguito descritte le posture individuate nonché le osservazioni

da effettuare ad ogni cambio posturale (in base alla postura precedente che

potrebbe avere rappresentato un rischio).

RESIDENZA CIELOAZZURRO – MONCALIERI (TO) 18

POSTURA SUPINA

E' una posizione di mantenimento del riposo che trova indicazione in diverse

condizioni cl iniche.

Se il paziente è collaborante occorrerà sol lecitarlo a muoversi i l più

possibile, poiché il movimento consente una migliore funzionalità art icolare

ed un buon trof ismo muscolare.

I metodi per porre un utente in postura supina sono molt i e dipendenti dalla

posizione di provenienza. Evitare le frizioni dovute all 'at trito fra la cute del

paziente ed il letto. IL LETTO DEVE ESSERE IN POSIZIONE

ORIZZONTALE. PREDISPORRE TUTTO IL MATERIALE (cuscini, rotol i ,

alzacoperte, supporti ant iequinismo…..)

POSTURA LATERALE DESTRA O SINISTRA

Questa postura viene util izzata per garantire un periodo di r iposo al le zone

cutanee sottoposte a pressione mantenendo il decubito supino. Se il

paziente è col laborante occorrerà informarlo della necessità del cambio di

postura, che serve a decomprimere la zona sacrale alternando il decubito

sui due f ianchi. Tale postura permette inoltre una migl iore espansione della

parte superiore dell 'emitorace. Per posizionare un paziente sul f ianco

sinistro o destro ut i l izzare un lenzuolo di trazione posto sotto i l paziente per

evitare lesioni da fr izione. E' importante prestare attenzione all 'al l ineamento

delle spalle, del bacino e della gamba sottostante. I l cuscino posto sotto la

testa del paziente non deve ostacolare gl i att i respiratori. IL LETTO DEVE

ESSERE IN POSIZIONE ORIZZONTALE. PREDISPORRE TUTTO IL

MATERIALE (cuscini, rotol i, alzacoperte, support i antiequinismo…..)

• Evitare il decubito laterale ad angolo retto sul trocantere;

• Fare assumere una postura obliqua di 30°;

• Distendere la gamba che appoggia direttamente sul materasso;

• I l braccio corrispondente alla gamba sarà f lesso con i l palmo della mano

rivolto verso l 'alto;

RESIDENZA CIELOAZZURRO – MONCALIERI (TO) 19

• Flettere leggermente la gamba controlaterale e farla appoggiare su un

piccolo cuscino;

• Flettere i l braccio corrispondente e fare appoggiare il palmo della mano su

un piccolo cuscino.

I l paziente emiplegico non dovrebbe mai essere posto sul lato plegico in

quanto tale posizione diminuisce la già scarsa vent ilazione dell 'emitorace e

soprattutto perché tale lato è più suscettibi le a svi luppare lesioni.

POSTURA PRONA (raramente uti l izzabile)

Questa posizione trova indicazioni nella prevenzione delle contratture e

dell 'equinismo del piede. Informare il paziente delle necessità del cambio

della postura. Evitare le frizioni fra la cute del paziente e i l letto. Voltare il

capo da un lato e porlo su di un cuscino sotti le per evitare i l soffocamento,

la f lessione e l ' iperestensione delle vertebre cervical i . IL LETTO DEVE

ESSERE IN POSIZIONE ORIZZONTALE. PREDISPORRE TUTTO IL

MATERIALE (cuscini, rotol i per le mani , alzacoperte…..)

POSTURA DI FOWLER O DECUBITO ORTOPNOICO

Questa postura viene realizzata quando la testata del letto è sollevata di

45°-50° e le ginocchia f lesse. E' la postura che determina la maggiore

compressione a l ivello sacrale ischiat ico; è quindi opportuno che durante gl i

spostamenti queste zone non subiscano frizioni (ut i l izzare traversa o telo).

Con la testata del letto sollevata di 45°-50° si ha un miglioramento della

ventilazione, possono essere usati cuscini per sostenere braccia e mani se

il paziente non li controlla volontariamente. Dovrà essere ut il izzata

un'adeguata protezione del piede e del tal lone. Posizionare un cuscino sotto

le cosce per avere la f lessione delle ginocchia, ciò previene gl i effett i della

prolungata iperestensione, quindi una ridotta mobil ità articolare.

PREDISPORRE TUTTO IL MATERIALE (cuscini, rotol i t rocanterici,

alzacoperte, tavola antiequinismo…..)

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ACCORGIMENTI IN SITUAZIONI PARTICOLARI

Nelle patologie di natura traumatologica - ortopedica, i l soggetto, a volte

deve mantenere una postura obbligata per periodi lunghi (per più di un

mese, anche dopo la dimissione ospedaliera). La mobil izzazione, pertanto,

è fondamentale per la guarigione e per la prevenzione delle lesioni da

pressione. Ricordarsi di seguire i l piano di r iabi l i tazione prescritto medico –

f isioterapico. Nelle fratture amiel iche della colonna dorsale o lombare, per

la r isoluzione del problema è consigliato l 'assoluto riposo a letto per un

mese. Non signif ica, comunque mantenere sempre il decubito supino ed

evitare ogni minimo movimento. Istruire in merito a quale t ipo di movimento

e posizioni sono consentit i:

▪ far assumere la posizione laterale destro e sinistra, con l 'ausil io di un

cuscino in mezzo alle gambe e la posizione prona, se tollerata;

▪ se i l paziente assume la posizione supina può tenere un cuscino sotto la

testa, le ginocchia f lesse con due cuscini sotto le gambe (accorgimenti che

ri lassano la muscolatura paravertebrale), oppure si può posizionare un

cuscino dietro la schiena in posizione lombare o dorsale, a seconda della

lesione (per favorire l 'estensione della colonna);

▪ i l paziente non deve alzarsi e camminare (anche per recarsi ai servizi

igienici) o assumere una posizione seduta o semiseduta, in quanto

aumenterebbe lo stress a carico della vertebra fratturata.

Nelle fratture del bacino è necessario tenere in considerazione alcuni

fattori:

▪ prevedere il r iposo a letto per circa un mese;

▪ far assumere i l decubito supino, con un cuscino sotto le ginocchia;

▪ far assumere la posizione laterale destra e sinistra e quella semiseduta.

Nei portatori di apparecchi gessati (sia bende di gesso che di resina) è

importante accertarsi che:

▪ l 'apparecchio gessato non sia stretto;

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▪ non vi sia la presenza di edemi;

▪ l 'apparecchio gessato non venga bagnato;

▪ l ' imbott itura sia suff iciente.

4. L'ALIMENTAZIONE

Fra i fattori generali favorenti l ' insorgenza delle lesioni da pressione, si

ricordano:

• cachessia;

• dispepsia;

• sindrome da malassorbimento;

• disidratazione;

• malnutrizione(iponutrizione, ipovitaminosi, ipoprot idemia);

• anemia;

• depressione;

EQUILIBRIO IDRO-ALIMENTARE

L'apporto equil ibrato di calorie, proteine e oligoelementi è di notevole

importanza sia per la prevenzione che per la cura delle lesioni da pressione.

Infatt i nella maggior parte dei casi l 'adeguato apporto alimentare favorisce

ed accelera la guarigione della lesione e rende possibi le un miglioramento

delle condizioni general i. L'equil ibrio idro-al imentare deve garantire i l

raggiungimento e mantenimento del peso "ideale" del malato, con un quadro

posit ivo del bi lancio azotato e valori normali del l 'a lbuminemia. Dal punto di

vista clinico, l 'apporto proteico in presenza di lesioni da pressione, deve

tener conto dello stadio della lesione. Alcune linee guida nutrizionali

indicano che l 'apporto di proteine deve essere nelle lesioni al I I° stadio di

1,2-1,5 g / Kg di peso corporeo al giorno; per le lesioni al III° e IV° stadio

l 'apporto proteico deve essere di 1,5 - 2 g / Kg di peso corporeo al giorno.

Anche gl i stat i di anemia devono essere corrett i, in modo da assicurare il

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necessario apporto di ossigeno ai tessuti lesionati. Molti studi clinici poi

dimostrano che i portatori di lesioni da decubito traggono beneficio da

un'integrazione vitaminica e di oligoelementi in special modo di Vitamina C

e di Zinco.

Fondamentale è pertanto la correzione tempestiva delle carenze al imentari,

fornendo:

• una suff iciente quantità di l iquidi:

• un adeguato apporto proteico e in particolare di aminoacidi essenzial i;

• un adeguato apporto di carboidrati;

• un adeguato apporto di grassi (soprattutto di acidi grassi essenziali);

• un adeguato apporto di Vitamine C, A, K e complesso B;

• un adeguato apporto di sal i mineral i e oligoelementi (Zinco).

Verif icare sempre che l 'utente assuma pasti variati e porzioni adeguate, in

caso contrario è necessario i l coinvolgimento del Medico e/o del Diet ista

oppure il ricorso ai servizi di dietologia e nutrizione clinica presenti sul

terr itorio. L 'obiett ivo di una dieta adeguata, si può raggiungere anche con

l 'al imentazione enterale e parenterale (sempre sotto prescrizione medica).

Non dimenticare di fornire ai pazienti che si al imentano in tale modo

informazioni in merito al l 'ut i l izzo delle pompe ad infusione, al sondino

nasogastrico e alla somministrazione di alimenti in caso di gastrostomia.

Importante per i l monitoraggio degli interventi è la r i levazione del peso

corporeo al momento del r icovero o alla "presa in carico" domici l iare e

almeno settimanalmente. Incoraggiare l 'utente ad aumentare l 'apporto

calorico, tenendo conto delle sue preferenze alimentari e se necessario

somministrare integratori (sempre su prescrizione medica).

5. L'IGIENE PERSONALE

Le condizioni igieniche possono inf luire sul la prevenzione delle lesioni. La

cute se integra, ben idratata e pulita, resiste maggiormente alla

colonizzazione batterica e alla forza esercitata dalla pressione sul

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microcircolo. E' importante considerare che le persone anziane presentano

spesso l imitazioni funzionali che riducono le possibi l ità di svolgimento degli

att i normali della vita quotidiana quali l ' igiene personale; nell 'anziano inoltre

la cute è fragi le per la r iduzione del f i lm idrolip idico che rappresenta la

principale barriera contro gli agenti f isici e chimici. Gli obiett ivi generali per

l ' infermiere ed i famigliari saranno:

• mantenere la pulizia e l ' integrità del la cute;

• mantenere l 'elasticità della cute;

• prevenire e/o r idurre le macerazioni.

SCELTA DEI PRODOTTI

La scelta dei prodotti ad uso igienico-sanitario è determinante per la r iuscita

delle cure personali in quanto evita irr itazioni ed eventuali eruzioni cutanee

nei soggett i al lergici.

E' bene usare e/o consigl iare:

▪ acqua t iepida (prova del gomito);

▪ saponi e shampoo idonei (di Marsigl ia, neutri , acidi, o la l inea dei non

saponi);

▪ asciugamani, teli da bagno di spugna o di cotone morbidi e pul it i ;

▪ prodotti idratanti per la cute.

Ricordare di asciugare la cute tamponando leggermente ed eseguire

eventuali massaggi in forma lieve e con prodott i idratant i (per mantenere il

più possibi le elastica l 'epidermide).

CURA DELLA CUTE

Mantenere la cute integra e pulita. Giornalmente la cute va ispezionata

soprattutto nei punti delle prominenze ossee e nelle pliche cutanee. Se la

cute r isulta intatta le cure igieniche potranno essere condotte normalmente

consigliando la scelta del detergente adatto. In presenza di malato allettato,

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che spesso presenta la cute secca, irr itata dai piccoli t raumi dovuti a

trazione e sfregamento per i l contatto prolungato con le lenzuola, vengono

consigliat i i detergenti sintetici (syndet) chiamati anche sapone non sapone,

ottenuti dal la saponif icazione. Hanno un pH che varia dal 3.5 al 7 e si

trovano in commercio solidi o l iquidi. Per la cute dell 'anziano sono indicati ,

in part icolare, quell i con pH osci l lante tra 6 -7. L'igiene personale deve

essere effettuata giornalmente ed ogni volta che il malato evacua o cambia

il pannolone. Dopo il lavaggio con acqua tiepida e detergente (non eccedere

nella concentrazione del detergente) asciugare con un panno morbido,

evitando traumi da sfregamento.

Evitare/r idurre la macerazione della cute da umidità.

Nel malato incontinente è necessario ridurre al minimo il contatto cutaneo

con feci o urine, per cui è opportuno pulire la cute e asciugarla ogni volta

che i l malato si bagna. Possono essere di aiuto disposit ivi monouso o

material i che assorbono l 'umidità e lasciano traspirare la cute.

Mantenere la cute elastica.

La cute, soprattutto del malato anziano, necessita di essere idratata e

mantenuta morbida ed elast ica. Soprattutto nei punt i dove si osserva una

particolare secchezza (arti inferiori e superiori) è opportuno applicare sul la

cute pulita ed asciutta, senza mai eccedere nella quantità , un leggero

strato di crema emoll iente/protett iva che potrà essere a base di lanolina o

derivati dall 'avena oppure ol io di borragine o di mandorle, acidi grassi

essenziali .

L'assorbimento è favorito da una leggera frizione circolare. Da evitare

qualsiasi forma di massaggio con sostanze chimiche di natura alcol ica.

6. IL LETTO E LA BIANCHERIA

Per l ' IGIENE del LETTO e degli INDUMENTI si consigl ia l 'adozione di:

▪ lenzuola e traverse di tessuto morbido (meglio se non sintetico), pulite e

ben tese;

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▪ lenzuolini e traverse monouso;

▪ laddove è possibi le, tardare l 'uso di cerate ed usare aff ini traspiranti ;

▪ biancheria intima priva di pizzi e merlett i in quanto possono causare

sfregamenti;

▪ biancheria pul ita di tessuto naturale;

▪ mutandine di cotone e della giusta misura.

Nel caso di soggetti costrett i ad alimentarsi a letto fare attenzione al le

briciole ed eventualmente rimuoverle. I l lavaggio della biancheria in genere,

specie per l 'att ività domicil iare, va considerato facente parte delle

indicazioni del piano di cura preventiva e va dunque sconsigliato l 'uso di

detersivi aggressivi, ossigenati e disinfettanti (esempio: candeggina,

Napisan, perborato di sodio, detersivi biodegradabi li).

Inoltre, occorre far seguire al lavaggio un accurato r ipetuto risciacquo.

7. L'INCONTINENZA

Per l 'azione macerante ed irritante di urina e feci, l ' incontinenza richiede

moltissima attenzione da parte del personale infermieristico e della famigl ia:

· control lare frequentemente il soggetto incontinente (al f ine di evitare i l

prolungato contatto con feci e urine);

· eseguire accurate cure igieniche con acqua t iepida e saponi idonei, evitare

l 'uso di strumenti e manovre abrasive;

· asciugare bene la sede;

· controllare l ' integrità della cute:

· idratare (meglio se con prodott i r iassorbibil i);

· evitare i prodott i alcol ici, poiché irritanti;

· applicare prodott i barriera, esempio: spray al si l icone (vedi indicazioni

successive);

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· avvalersi di presidi per l ' incontinenza:

▪ pannoloni scelt i in base a:

- peso;

- circonferenza vita;

- grado di incontinenza (leggera - media - grave);

- forma (a mutandina - anatomici);

- grado di dipendenza (utent i allettati - deambulanti o parzialmente

deambulanti).

▪ mutandine a rete, o normali sagomati o rettangolari, facendo

attenzione che non siano compressive e non determinino sfregamenti

o stati irr itativi.

· proteggere i l letto con traverse salvamaterasso, se l ' incontinenza è grave

o doppia, (possibilmente non cerate);

· uti l izzare nell 'uomo il condom (drenaggio urinario esterno);

· in presenza di lesioni valutare l 'opportunità di posizionare un catetere

vescicale a permanenza.