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Modello di apprendimento tra pari (Peer Learning Model)1
Progettando le future competenze del volontariato
Questo report riflette solo le prospettive degli autori, né l’Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura (EACEA), né la
Commissione Europea, possono essere ritenuti responsabili per qualsiasi uso possa essere fatto delle informazioni qui contenute.
Delineando le future competenze del volontariato
Il modello di apprendimento tra pari basato sul concetto di design thinking ti aiuterà ad identificare le
future competenze nel campo del volontariato, attraverso una presa di coscienza dei problemi e degli
obiettivi.
Puoi usare questo modello come uno strumento iniziale di pianificazione individuale o di gruppo,
coinvolgendo i tuoi volontari, in modo da migliorare la collaborazione e creare soluzioni che si adattino alla
tua organizzazione.
Questa è una tecnica particolarmente efficace per dirigere il tuo team ed identificare bisogni futuri. In
questo processo anche i volontari si troveranno nella posizione di poter identificare ed analizzare le loro
competenze.
SCOPO
Identificare nuove competenze utili, ti aiuterà a trovare soluzioni per le sfide che la tua organizzazione
fronteggia ogni giorno; ti aiuterà inoltre a generare e sviluppare idee con un impatto positivo per coloro che
ti coadiuvano (ad esempio i tuoi volontari).
Usando questo modello di apprendimento tra pari, puoi usare le tue abilità creative per trasformare le sfide
in opportunità.
Intenti
Il modello di apprendimento tra pari basato sul concetto di design thinking:
Permette di prendere coscienza dei tuoi compiti e di identificare i problemi;
Permette di prendere l’iniziativa nella risoluzione dei problemi;
Permette di affrontare i problemi finché si è giunti ad una conclusione soddisfacente;
Dà soluzioni che si adattano alle singole organizzazioni;
Migliora la collaborazione.
1 Progetto No. 2015-1-FI01-KA202-008959, I.O.2 – ITA.
Obbiettivo Identificare i deficit e i bisogni di competenze;
Chi è coinvolto nella formazione? Coordinatori di volontari, Manager Risorse Umane, studiosi del terzo settore, esperti di formazione
continua per organizzazioni no-profit, e chiunque sia coinvolto nel processo gestionale.
Cos’è il design thinking? Il design thinking in italiano significa “ragionare all’interno di un processo creativo”. Un modello di
apprendimento tra pari basato sul concetto di design thinking permette di cogliere nuove e rilevanti
soluzioni che creano un impatto positivo. È un approccio strutturato per generare e sviluppare idee. Si basa
sulla tua capacità di essere intuitivo, di interpretare cosa osservi e di sviluppare idee che siano
emotivamente significative per coloro che collaborano con te (i tuoi volontari).
È un processo ciclico e se riscontri problemi in uno dei processi puoi tornare indietro al passaggio
precedente.
Si articola in cinque fasi (Fig. 1):
Fig. 1
1.Definire la sfida
Domanda guida: identifica una domanda sul progetto o su un problema. L’importanza delle domande guida
è di innescare il pensiero critico nei volontari ed ispirarli, creando curiosità e identificandosi con gli
obbiettivi formativi che tu o la tua organizzazione vorreste raggiungere.
2.Scoperta
Presa di coscienza: ho una sfida/un bisogno: si inizia con la comprensione dei bisogni, non delle idee. Ad
esempio, “il terzo settore ha bisogno di nuove competenze”. Poi, si descrive ciò di cui abbiamo bisogno.
3.Interpretazione
Ho imparato qualcosa: Ho imparato qualcosa dai passaggi precedenti e ho definito la direzione. Questo
sarà il tuo punto di vista.
4.Generare idee
Vedo un’opportunità: In questo passaggio svilupperai e perfezionerai le idee. Ci sono diverse tecniche di
brainstorming che possono essere utilizzate.
5.Creare un prototipo
Ho un’idea: Come la realizzo? Creando un prototipo, un abbozzo di strategia, precisa, compiuta, pragmatica
al fine di testarla sul campo. Devi creare effettive rappresentazioni di possibili soluzioni.
Definire
la sfida
Domanda
guida
Scoperta
Ho una
sfida/bisogno
Interpret
azione
Ho imparato
qualcosa
Vedo un’
opportunità
Generare
idee
Creare un
prototipo
Ho
un’idea
PRIMA DI INIZIARE
Materiali
Prima di cominciare è meglio comprendere la tua esperienza e scoprire l’area nella quale sei coinvolto
usando i diversi report, ricerche o statistiche disponibili. Con la giusta preparazione avrai una buona
comprensione delle tue sfide, sarai più aperto a nuove opportunità e più ispirato a creare nuove idee.
Ecco alcune dritte che possono aiutarti:
Il nostro report sugli Scenari futuri del terzo settore (annex1). Lo scopo principale deI nostro
workshop sugli scenari futuri del terzo settore, realizzato durante il primo meeting transnazionale,
era di sviluppare una discussione su “come sarebbe stato idealmente il lavoro nel terzo settore nel
2025, sotto 4 scenari diversi”. Sono stati sviluppati quattro scenari:
(1) lo scenario tecnologico/digitale (la maggior parte del volontariato prende forma online),
(2) lo scenario delle crescenti disuguaglianze (il terzo settore dovrà fornire più servizi di prima per
evitare la marginalizzazione),
(3) lo scenario delle comunità slegate (le persone si associano per tempi brevi e meno vincolanti,
cause specifiche ed estemporanee, le forme tradizionali di associazione sono trasformate),
(4) lo scenario dello status quo (il lavoro nel terzo settore rimane lo stesso di oggi).
Il nostro report sul futuro fabbisogno di competenze per coordinatori del terzo settore (annex2) è
il risultato di un’analisi comparativa (benchmarking) condotta in 10 paesi Europei (Bulgaria,
Finlandia, Italia, Lettonia, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Romania, Turchia e Ungheria), tra
Ottobre 2015 ed Agosto 2016. Il benchmarking confronta le migliori prassi, i processi ed i servizi
delle organizzazioni. La nostra analisi si concentra su due questioni: la struttura del terzo settore
nei 10 paesi, e la percezione che i coordinatori di volontari hanno sul loro fabbisogno di
competenze.
Il nostro questionario per l’analisi comparativa (annex3). Puoi condurre anche tu una ricerca
basata sul questionario che abbiamo utilizzato durante l’analisi comparativa.
La formazione
Quanto dura? Può durare almeno 8 ore, e puoi organizzare queste ore come meglio credi, al fine di mantenere alta l’attenzione del gruppo ( ad esempio 4 ore in 2 giorni), senza però perdere il filo del discorso e il livello di concentrazione (ad esempio 8 ore in un giorno). Per ogn’una delle 5 fasi, dai al gruppo di lavoro 60-90 minuti di tempo.
Quanti gruppi? La formazione e lavoro di gruppo dovrebbe svolgersi in piccolo gruppi da 5-8
persone. In piccoli gruppi le persone si sentono più partecipi, c’è più possibilità di dire la
propria o di porre domande. L’atmosfera può essere informale e rilassata.
INIZIAMO
1.Definire la sfida: le domande guida La definizione della sfida è il punto inziale della formazione: guardati intorno e cerca di capire cosa
dovrebbe essere migliorato nella tua organizzazione (es. in riferimento al ruolo dei volontari), quali
problemi specifici e intenzionali dovrebbero essere risolti e trasformali in una sfida perseguibile.
Qualche volta la sfida verrà fuori come un desiderio (di riprogettare o ristrutturare l’organizzazione); altre
volte verrà fuori come una lamentela (cose riguardanti la politica dell’organizzazione).
Inquadrare in modo esatto la domanda “come possiamo farlo?” è essenziale (Fig.2). La domanda dovrebbe
essere formulata in modo chiaro, abbastanza “ampia” da permettere l’analisi di possibilità inaspettate, e
abbastanza “stretta” per permetterti di concentrarti e non divagare.
DESIDERI/SOGNI/COSE CHE VORREI DIVENTASSERO REALTA’
COME POSSIAMO FARLO?
LAMENTELE/NOIE/COSE CHE POTREBBERO ESSERE MIGLIORI
COME POSSIAMO FARLO?
Fig. 2
Per esempio:
1. Come possiamo creare un ambiente allettante che aiuti i volontari a collaborare meglio/in maniera
più efficiente in una città?
In questo caso l’organizzazione dimostra la necessità di ristrutturare l’organizzazione come risultato di uno
scarso livello di collaborazione tra volontari in città. L’obbiettivo è di pensare a nuove soluzioni (compresa
la formazione per acquisire nuove competenze) che possano aiutare le organizzazioni di volontariato ad
essere più efficienti in un’ambiente in evoluzione.
2. Come possiamo aggiornare le nostre competenze in modo tale da aiutare i nostri volontari a fare
del loro meglio in 5-10 anni?
Ci chiediamo se i volontari siano preparati a sufficienza per il futuro e decidiamo di adottare un nuovo
approccio per aumentare la comprensione dei fabbisogni di competenze nelle quali incorreremo nei
prossimi 5-10 anni. Ciò aiuterà l’organizzazione a ripensare la sua politica e a sviluppare risorse per
accrescere lo sviluppo professionale dei propri volontari.
2.Scoperta: presa di coscienza e comprensione della sfida Hai già definito la sfida (la domanda guida) che ti guiderà per tutto il processo di apprendimento. Adesso
hai bisogno di spendere un po’ di tempo per capire a fondo la sfida e analizzare il problema (Fig. 3).
Fig. 3
Rivedi la sfida: elabora e rivedi la lista di osservazioni e vincoli per la sfida che hai identificato. Discuti con il
tuo team riguardo al bisogno di aggiungere o modificare questa lista. Chiedi poi a te stesso per quale
motivo le persone avrebbero bisogno o vorrebbero impegnarsi in questa sfida.
Condividi ciò che sai: scrivi tutto ciò che sai della sfida, le tue osservazioni e citazioni, oppure nuove
interpretazioni. Definisci cosa non sai: scrivi e condividi cosa non conosci ancora o non capisci della sfida.
Definisci il tuo gruppo target: considera l’ampio spettro connesso alla tua sfida e pensa alle connessioni che
queste persone hanno con l’argomento. Chi sono gli appassionati? E chi gli scettici? Di cosa hai più bisogno?
Crea una panoramica visiva di coloro che consideri il tuo pubblico principale, in opposizione a gruppi e
tipologie di persone che sono invece più periferici o distanti.
Tutto ciò che hai imparato da questa fase ti darà una panoramica visiva e ti suggerirà delle intuizioni che ti
permetteranno di vedere la sfida in un nuovo modo, in quanto catalizzatore di nuove idee ed attività
ispiratrici. Il seguente modello #1 Scoprire la sfida può aiutarti nell’organizzare il tuo lavoro.
Rivedi la sfida Condividi ciò che sai
PENSIERI, VINCOLI, BARRIERE LO SO GIA’
Definisci il gruppo target
PUBBLICO RISTRETTO o PUBBLICO ESTESO VOGLIO SAPERNE DI PIU’
Modello #1
Esempio: Lavoro di gruppo sulla domanda “Come possono le tecnologie dell’informazione e della
comunicazione aiutarmi ad impegnare più volontari e raggiungere gli obbiettivi della mia organizzazione?”:
Rivedi la sfida (vincoli, barriere): nessuna condivisione o comunicazione tra le associazioni di volontariato;
non è dunque facile condividere le migliori prassi, i valori, le risorse umane, le conoscenze e metodologie.
Osservazioni e
citazioni;
Interpretazioni
Vincoli/barriere
Rivedi la
sfida
Cosa so già
Cosa voglio sapere
Condividi
ciò che sai
Definisci il
gruppo target
Per chi progetterai?
Pubblico
ridotto/esteso
Condividi ciò che sai (lo so già): gli obbiettivi dell’organizzazione; ci sono organizzazioni con scopi simili; ci
sono vari strumenti tecnologici per fare raccolta fondi e informazione; ci sono varie persone che vorrebbero
fare volontariato, ma hanno bisogno di essere guidati e motivati a farlo; inoltre, c’è una crisi di rifugiati.
Definisci il tuo pubblico (pubblico esteso): potenziali volontari (studenti, giovani, adulti); manager del terzo
settore; professionisti con conoscenze tecniche.
Voglio sapere di più: sugli obbiettivi delle altre organizzazioni in diversi stati; su più opportunità di
formazione su istruzione, team building; su nuove tecnologie per la raccolta fondi; su conoscenze e
competenze per gestire la crisi di rifugiati.
Il risultato sarà un quadro completo sui bisogni tuoi e dei volontari, che sono sicuramente significativi ma
non sempre direttamente perseguibili. Questa esplorazione permette al gruppo di spostarsi da semplici
osservazioni concrete su particolari bisogni, a strategie e ipotesi più astratte.
3.Interpretazione: definisci la direzione
Definire la direzione è un’espressione coincisa di ciò che hai imparato dai passaggi precedenti. Chiedi a te
stesso “Perché vogliamo farlo?”, “Perché le persone dovrebbero aver bisogno, o vorrebbero impegnarsi
sull’argomento?”. Questo ti aiuterà a ristrutturare il tuo punto di vista (Fig. 4).
Perché vogliamo farlo?
I nostri volontari
hanno bisogno di
nuovi sviluppi
professionali
Fig. 4
Ad esempio:
I nostri volontari
hanno bisogno di
nuovi sviluppi
professionali
perché
perché
Motivazione
personale e
nuove
competenze
professionali
I volontari hanno bisogno di raggiungere
diversi tipi di persone e hanno bisogno
di essere capaci di lavorare in modo
sostenibile; attraverso la digitalizzazione
possono assumere un ruolo maggiore in
tutti gli aspetti del volontariato; anche i
volontari devono essere online.
4.Generare idee
Ciò significa generare molte idee. Le sessioni di brainstorming ti incoraggiano a pensare in modo espansivo
e senza vincoli. Non ci sono cattive idee in questo passaggio. Anche se un’idea non sembra realistica,
potrebbe essere la scintilla per un’ottima idea di qualcun altro.
Le seguenti regole renderanno le sessioni di brainstorming più concentrate, efficaci e divertenti:
Non dire “NO!”. Al contrario dì “Si, e…”;
Non interrompersi l’un l’altro;
Qualsiasi idea è buona;
Sii positivo;
Concentrati sulla quantità, non sulla qualità;
Elabora e costruisci sulle idee degli altri.
Quando avrai finito, continua con la selezione delle idee: quella su cui vuoi lavorare o quelle che credi siano
le più promettenti. Usa il seguente modello #2:
Seleziona le idee promettenti
Modello #2
Per esempio, un gruppo che lavora sulla domanda “Come possiamo creare un ambiente attraente che aiuti
i volontari a collaborare meglio/in maniera più efficace in città?” ha avuto diverse idee che sono
raggruppate nella griglia seguente:
MOLTO
IMPORTANTE
MENO
IMPORTANTE
MOLTO
PROMETTENTE
MENO
PROMETTENTE
Un volontario potrebbe interessarsi ed avvicinarsi al volontariato tramite giornate di affiancamento; vedere
un ambiente confortevole a lavoro e un team amichevole che svolge attività interessanti (ad esempio di
team-building); sentire il valore del proprio lavoro (riconoscimento). Inoltre, i certificati potrebbero portare
valore aggiunto.
5.Creare un prototipo
Hai già un’idea ed il prototipo ti permetterà di condividere la tua idea con altre persone e discutere su
come perfezionarla ulteriormente e testarla nell’ambiente lavorativo. Scegli la forma che meglio si addice
alla tua idea. Potresti creare:
Una storyboard (sequenze)
Un diagramma
Una pubblicità
Un modello
Tieni a mente le domande che sorgeranno mentre costruisci il prototipo. Rivedile e rispondi mentre sviluppi
ulteriormente la tua idea. Durante la presentazione puoi fare delle modifiche e aumentare la sua
risoluzione.
Referenze Bibliografiche: Introducing project-Based Learning in your Classroom – School Education gateway-Teacher Academy; W. G. Nickles, J. M. McHugh, S. M. McHugh, Understanding Business, Tenth Edition, McGraw-Hill Irwin,
new York 2012, p. 221.
MOLTO IMPORTANTE Riconoscimento dei
social media; attività di intrattenimento (teambuilding); affiancamento;
posto di lavoro (acqua, caffè)
MENO IMPORTANTE
Open day Seminari
Sconti (per seminari/campi simili)
MENO PROMETTENTE
Riconoscimento governativo
PROMETTENTE
Certificazioni (prestigio)
Attività di follow-up
Quando le attività di apprendimento tra pari sono concluse, i partecipanti sono di solito molto entusiasti.
Ma è possibile trasformare questo entusiasmo in azione? E come?
Ecco di seguito qualche idea di attività di follow-up.
Formulare un impegno
Dopo aver creato il prototipo (fase conclusiva del processo di apprendimento tra pari), formulare un
impegno può essere un modo di incoraggiare i partecipanti ad attuare un cambiamento positivo all’interno
delle loro organizzazioni: promettere di fare almeno un cambiamento a lavoro che avrà un effetto positivo
sulle domande guida e il relativo prototipo.
Serviranno alcuni minuti per pensarci. I partecipanti possono formulare un impegno a conclusione del
processo di apprendimento tra pari oppure dopo a casa. È però importante scrivere la promessa/l’impegno.
Ad esempio, per il gruppo che come domanda guida aveva individuato “Come possiamo creare un
ambiente attraente che stimoli i volontari a collaborare meglio/in maniera più efficiente in una città?”, le
promesse possibili potrebbero essere:
Prometto di contattare il comune della mia cittadina per avere appuntamento con un responsabile;
Prometto di contattare un’altra associazione per proporre uno scambio di volontari;
Prometto di creare una pagina Facebook per mettere in contatto i volontari della mia città.
È inoltre importante mantenere il gruppo di partecipanti connessi tra di loro per vedere se e come il
cambiamento sta avvenendo. Ad esempio si potrebbe fare un breve meeting tramite Skype dopo circa due
mesi, anche se l’ideale sarebbe incontrarsi di presenza.
Per osservare il cambiamento che il processo di apprendimento tra pari ha innescato, i partecipanti
potrebbero pensare alle seguenti domande e condividere le loro risposte durante la fase di follow-up:
1. Che cosa hai fatto per mantenere la promessa?
2. Cosa è successo?
3. È cambiato qualcosa? Che cosa?
4. Attraverso cosa è possibile vedere un effettivo cambiamento?
5. Quali parti vorresti/potresti migliorare?
6. Cosa non ha funzionato?
7. Cosa ha bisogno di una maggiore indagine?
8. Il cambiamento è stato positivo o negativo? Perché?
9. Cosa pianifichi di fare dopo?
Prometto di attuare il seguente cambiamento/i nel mio lavoro
riguardo alle domande guida per avviare un cambiamento
positivo…
Puoi discutere queste domande con il gruppo e confrontare le risposte l’un l’altro. Considera di utilizzare le
seguenti istruzioni:
Dare priorità al feedback: cos’è più importante per renderlo un successo?
Riordina gli appunti e crea una panoramica del feedback a cui vorresti rispondere.
Incorpora il prezioso feedback nella tua idea.
Enfatizza ciò è stato percepito meglio.
Dopo, puoi creare un nuovo prototipo migliorato. Se necessario, potresti anche ripercorrere le fasi del ciclo
di feedback ripetutamente e continuare a migliorare la tua idea.
Durante le sessioni/ cosa ho imparato dagli altri partecipanti
Le sessioni di gruppo danno ai partecipanti una buona panoramica della sfida. Ma se stai cercando di
guadagnare una comprensione più profonda delle motivazioni della gente, comunque, è meglio impostare
dei compiti individuali da svolgere durante le sessioni di apprendimento tra pari. Spesso i partecipanti
trovano questo tipo di esercizi meno intimidatori rispetto al lavoro di gruppo. Potrebbe essere un
escamotage per farli sentire più a loro agio.
Impara dagli esercizi degli altri partecipanti e spiega in maniera esplicita perché e come
documentare le loro attività.
Chiedi ai partecipanti di documentare la loro giornata, ad esempio. Capire lo schema mentale che utilizzano
quotidianamente per lavorare con i volontari potrebbe essere d’aiuto. Inoltre, potrebbe aiutare anche gli
altri partecipanti ad acquisire intuizioni preziose nelle loro scelte e priorità.
Chiedere ai partecipanti di documentare le loro giornate ed esperienze ti permette di conoscerli meglio ed
in un periodo di tempo più esteso. In questa fase, è importante anche guidare i partecipanti a catturare e
condividere pensieri, decisioni ed emozioni.
Create un documento visivo.
Disegnate su un foglio grande o su un cartellone da appendere al muro, in un punto visibile per tutti,
oppure create un documento condiviso online a cui tutti i partecipanti possono partecipare. Scrivete i
compiti, le idee, gli incontri programmati e le attività già concluse. Un documento solido permetterà ai
partecipanti di rivisitarlo dopo le sessioni di lavoro, tornare sulla lista quando sorgeranno ulteriori domande
nelle fasi successive, o prendere altre decisioni lungo il percorso.
Rivedi il gruppo: guarda il materiale insieme al gruppo e chiedi loro non soltanto di leggere cosa hanno
registrato e documentato, ma anche perché hanno scelto di raccontare quei dettagli piuttosto che altri e
come si sentono adesso riguardo quest’ultimi.
Referenze bibliografiche: Introducing project-Based Learning in your Classroom – School Education gateway-Teacher Academy; W. G. Nickles, J. M. McHugh, S. M. McHugh, Understanding Business, Tenth Edition, McGraw-Hill Irwin, new York 2012, p. 221.
Allegato 1
Workshop “Scenari Futuri”
Durante il nostro primo meeting transnazionale, venne chiesto a tutti i partecipanti di prendere parte al
workshop sugli scenari futuri. Lo scopo principale era quello di sviluppare una discussione su “come
sarebbe stato idealmente il lavoro nel terzo settore nel 2025, sotto 4 scenari diversi”.
Il primo è lo scenario tecnologico/digitalizzazione (la maggior parte del volontariato prende forma online), il
secondo scenario è quello delle crescenti disuguaglianze (il terzo settore dovrà fornire più servizi di prima
per prevenire la marginalizzazione), il terzo scenario è lo scenario delle comunità slegate (le persone si
associano su condizioni più brevi e meno vincolanti, le forme tradizionali di associazione sono trasformate)
ed il quarto è lo scenario dello status quo (il lavoro nel terzo settore rimane lo stesso di oggi).
1) Scenario tecnologico/digitalizzazione
La nostra organizzazione è all’avanguardia nel terzo settore. Per quanto possibile, utilizziamo la tecnologia
per risolvere i problemi e portare a termine i compiti della giornata. Quando si ha tempo, si progettano
soluzioni per affrontare i problemi o per trovare un modo più efficace di eseguire un incarico.
Tutti hanno il loro tablet collegato tramite wireless agli altri dispositivi dell’ufficio. Tutto viene fatto online,
nessuno scaffale, nessun casellario, niente. Si tratta di un ufficio senza carta, dove tutto si trova sul Cloud. Il
nostro ufficio infatti è relativamente piccolo per il numero di persone che vi lavorano – c’è soltanto qualche
scrivania che viene condivisa tra colleghi a rotazione ed un paio di sale riunioni, una delle quali si raddoppia
in una stanza di informatica quando ci sono ospiti che hanno bisogno di lavorare o collegarsi con colleghi
altrove tramite skype, etc…
Abbiamo inoltre una coppia di robot, si chiamano “Stan” and “Oli”. Stan è programmato per comprare
biglietti, controllare orari e programmi, ci tiene aggiornati con avvisi e notifiche e distribuisce bevande e
snack sulle nostre scrivanie. È possibile vedere Oli strisciare sul pavimento per pulirlo; lui è molto bravo a
pulire le briciole dei nostri snack. È un peccato che ogni tanto abbia bisogno di essere sollevato per pulire le
nostre scrivanie!
I volontari vengono reclutati e supportati online. Non hanno nemmeno bisogno di venire un ufficio, viene
fatto tutto in maniera remota: lavorano da casa, possono facilmente fare volontariato mentre si prendono
cura dei loro familiari, ad esempio. Tuttavia, alcuni sostengono che è meglio quando i volontari si
incontrano per svolgere dei compiti assieme. Esisterà un app per questo?
Al raggiungimento dei loro compiti, i volontari vengono ricompensati con dei badge che possono
condividere con gli altri e usare come riconoscimento delle loro competenze e della loro esperienza
lavorativa. Esiste senz’altro un certo livello di rivalità tra i volontari che collezionano badge e che si vantano
sui social media.
2) Scenario delle crescenti ineguaglianze
Abbiamo assunto un elevato numero di migranti negli ultimi anni. Certamente, c’è stato un effetto a
catena. È più difficile ottenere un lavoro, di conseguenza molte persone sono disoccupate e spesso non
ricevono i benefici e devono badare a se stessi. Ciò significa che molte persone stanno tornando nelle
campagne dove possono sostentarsi con orti o con piccoli appezzamenti di terra.
La gente dipende sempre più dal sostegno tra pari. Le chiese fanno molto a riguardo: banche alimentari,
pasti gratuiti, consulenza debiti e lasciano persino dormire le persone nei loro edifici talvolta, soprattutto
quando fa molto freddo. Nel frattempo, i ricchi semplicemente non sanno come l’altra metà della
popolazione sopravviva, e nessuna quantità di spiegazioni può cambiare qualcosa perché loro
semplicemente non vogliono ascoltare.
La società sta diventando sempre più instabile, una nuova classe sociale sta emergendo, alcuni la chiamano
precariato. Non c’è sicurezza, nulla è permanente e ovviamente le persone sono ansiose, sempre alla
ricerca di eventuali minacce alla scarsa sicurezza che riescono a mantenere. Abbiamo bisogno di un
aumento del supporto governativo per creare cooperazione fra le organizzazioni e sviluppare un piano
comune di organizzazione sociale.
L’obbiettivo dei lavoratori del terzo settore è il più debole. Infatti esso dipende dalla capacità della società
stessa di aiutare gli altri. Come lavoratori del terzo settore, vorremmo vedere una società dove non esiste
“loro e noi”, ma lavorare tutti assieme per il bene comune. Il nostro ruolo è di incoraggiare, allenare e
aiutare le persone a trovare la loro passione. Vogliamo che la gente sia capace di fare ciò che le piace, senza
essere costantemente spaventata. C’è bisogno di stabilità nel lungo termine per supportare vari gruppi
sociali. Per fare ciò vi è bisogno di volontari che lavorino dalla base.
3) Scenario delle comunità slegate
Il problema principale di questo scenario è che i volontari non si impegnano a lungo. Essi aiutano con
entusiasmo ma dopo vanno via, per viaggiare o per badare con nipoti o familiari. Quindi bisogna
ricominciare nuovamente la formazione di nuovi volontari, che ci aiutano per un po’ e poi vanno di nuovo
via…ogni tanto qualcuno torna e siamo sempre lieti di accoglierlo.
C’è un altro gruppo che lavora nella città vicina. Non siamo sicuri di cosa facciano, ma molte cose sono
simili – ad esempio aiutare i bisognosi della società. Sembrerebbe che abbiano un punto di raccolta a cui le
persone possono rivolgersi per chiedere aiuti di vario genere. Sarebbe bello fare qualcosa di simile.
Abbiamo bisogno di più persone competenti: un manager o coordinatore di volontari che possa motivarli e
reclutarli; una persona che gestisca il nostro database, che non viene mai aggiornato; qualcuno con
conoscenze del terzo settore che possa fare ricerca su varie risorse che possono esserci d’aiuto e che possa
farci collaborare con persone che fanno un lavoro simile al nostro; infine, abbiamo bisogno di una persona
capace di gestire le nostre risorse, che non sia semplicemente un manager finanziario ma qualcuno che può
attrarre finanziamenti supplementari.
4) Scenario dello status quo
Bene…siamo sempre qui. Sempre a sognare un futuro migliore per il terzo settore, per noi. Ovviamente,
tanto lavoro viene fatto online oramai, ma molti a molti colleghi non piace. Era più semplice prima – scrivilo
su un pezzo di carta, archivialo e dimenticalo… fino a che non viene spostato l’ufficio e tutto viene buttato
via.
I volontari vanno e vengono. Il nuovo personale viene assunto con contratti a tempo determinato, sta un
paio di mesi e poi va via per un lavoro migliore da un’altra parte. Non si può biasimarli, del resto.
A volte siamo costretti a deludere i nostri clienti. Non c’è nessuno ad aiutarli fino a che nuovi volontari si
uniscono a noi oppure otteniamo un altro membro dallo staff temporaneo. Facciamo del nostro meglio, ma
non è mai abbastanza. Le persone sembrano aspettarsi di più di questi tempi.
È sempre più difficile per le organizzazioni non-governative (ONG), che sono sempre alla ricerca di nuove
fonti di finanziamento. Se le ONG non dovessero pagare le tasse sarebbe possibile avere un migliore
rapporto qualità-prezzo ed il personale stesso si sentirebbe più apprezzato da parte dello stato.
Non ci sono mai abbastanza fondi per assumere personale propriamente qualificato. Le ONG vorrebbero
poter assumere uno staff qualificato, ma come è possibile convalidare l’esperienza e l’apprendimento
informale? Ciò significa che una serie di ottimi candidati sono spesso trascurati.
Le ONG vorrebbero essere viste come produttrici di servizi di qualità ed efficienza, ma non è sempre
possibile. Esse sono sottoposte a continui aggiustamenti ad ogni cambiamento del sistema normativo e
della burocrazia.
Tutto si riduce ad un fabbisogno di risorse in un’economia che si contrae. Sarebbe bello avere qualcuno che
faccia il lavoro amministrativo, troppa burocrazia di questi tempi! Ed è molto stressante. Non c’è tempo per
fermarsi e pensare, non c’è tempo per la creatività. Se solo ci fossero più ore in una giornata…
Competenze identificate in ogni scenario:
Le competenze tecnologiche risultano in competenze tecniche: come gestione del database; web;
social media; networking; visione chiara;
Le competenze interpersonali interagiscono con successo con una vasta gamma di persone:
autoriflessione sulle conoscenze e le abilità personali; autodifesa; coraggio; buona autostima;
comunicazione ed interazione; capacità interculturali; sensibilità multiculturale;
Le competenze di adattabilità equivalgono alla flessibilità ad adattarsi ai bisogni del momento:
flessibilità, adattabilità a nuove situazioni;
Le competenze organizzative e di progettazione permettono di pianificare progetti, eventi e
programmi, di stabilire obbiettivi e bisogni e valutare le opzioni: raccolta fondi; conoscenza del
finanziamento collettivo (crow funding); project management;
Le capacità critiche e di pensiero permettono di rivedere diversi punti di vista o idee e di ricercare
tutte le possibilità: negoziazione e diplomazia;
Le competenze di ricerca sanno riconoscere come trovare e raccogliere informazioni di base:
conoscenze del terzo settore.
Nella tabella sottostante (n. 1) puoi trovare il fabbisogno di competenze identificato da ciascun gruppo per
ogni scenario.
1° Scenario Tecnologico/Digitalizz.
2° Scenario delle Crescenti Ineguaglianze
3° Scenario delle Comunità Slegate
4° Scenario dello Status Quo
* Competenze tecniche; * Autoriflessione sulle conoscenze e le abilità personali; * Flessibilità, adattabilità a nuove situazioni; * Volontà di espandersi al di fuori della zona di confort. * Competenze interculturali.
*Negoziazione; *Diplomazia; *Sensibilità multiculturale; *Autodifesa; *Coraggio; *Fascino; *Competenze pratiche; *Competenze tecnologiche e informatiche; *Raccolta fondi; *Networking; *Competenze organizzative; * Buona autostima.
*Gestione del database; *Networking; *Conoscenza del terzo settore; *Competenze tecniche e informatiche: web, social media; *Visione chiara *Competenze interpersonali *Conoscenza del finanziamento collettivo (crow funding).
*Gestione generale; *Project management; *Gestione volontari; *Creatività; *Communicazione e interazione.
Tabella n.1 – Il fabbisogno di competenze per ogni scenario
Allegato 2
Report di analisi comparativa (benchmarking) “Il fabbisogno di competenze dei coordinatori di volontari”
DALLA DIGITALIZZAZIONE ALLE COMPETENZE DELLE PERSONE – LE IDEE DEI COORDINATORI DI
VOLONTARI E DI ESPERTI SUL FABBISOGNO DI COMPETENZE DEL TERZO SETTORE EUROPEO
Sommario
Il “Future Skills for the Third Sector (FUTUR3)”, it. “Competenze future per il terzo settore”, è un progetto
Erasmus Plus che si propone di mappare il fabbisogno di competenze futuro dei coordinatori di volontari e
dei manager in 10 paesi Europei (Bulgaria, Finlandia, Ungheria, Italia, Lettonia, Polonia, Portogallo,
Romania, Turchia e Regno Unito). Di seguito una panoramica dei risultati.2
Il processo di analisi comparativa (benchmarking) include anche la scoperta di esempi di buone prassi sulla
formazione dei coordinatori o manager di volontari; quest’ultime possono essere trovate in un report a
parte.
Modello di scenario
Il nostro lavoro si è basato su un modello di quattro scenari, sviluppati utilizzando le esperienze dei partner,
varie fonti statistiche e i risultati di un workshop con professionisti Finlandesi delle ONG.
Il nostro modello prevede i seguenti scenari e i relativi fabbisogni di competenze per il terzo settore:
1. Status Quo – Le organizzazioni del terzo settore andranno avanti come prima, ma avranno bisogno
di imparare ad adattarsi al cambiamento. Fabbisogno di competenze: project management e
copertura finanziaria, tra gli altri.
2. Comunità slegate – Le comunità sono meno stabili del passato rendendo le persone più nomadi,
causando un crescente bisogno di gestire volontari occasionali. Fabbisogno di competenze:
conoscenze IT (Tecnologia dell’Informazione), capacità di visione/strategia, networking,
competenze interpersonali.
3. Crescenti ineguaglianze – Queste riguardano, per esempio, welfare e migrazione, ed il terzo settore
è tenuto a prendere più responsabilità per la fornitura di servizi. Fabbisogno di competenze:
multiculturalismo e comprensione della diversità, competenze interpersonali e di negoziazione.
2 L’intero report, che contiene ulteriori informazioni sul terzo settore nei 10 paesi, può essere scaricato da qui: http://www.futur3skills.eu/futur3skills/index.php/results.
4. Tecnico/digitalizzazione – Le persone vogliono partecipare più online e diventano evidenti nuovi
metodi di comunicazione e di formazione di comunità. Fabbisogno di competenze: capacità
tecniche, di adattabilità, interpersonali e interculturali.
Gli esperti che abbiamo intervistato in ogni paese per questo report prevedono che lo scenario tecnico
possa essere il più probabile ed urgente nel prossimo futuro, ma presentando il modello ai vari
professionisti in diversi paesi è altrettanto evidente che tutti gli scenari trasformeranno il futuro del terzo
settore Europeo.
I 485 coordinatori di volontari che hanno preso parte al nostro sondaggio ritengono che il lavoro in team, la
comunicazione, il superamento degli stereotipi ed un approccio non giudicante verso le persone
costituiscano una parte importante del fabbisogno di competenze del terzo settore; ciò riflette
ulteriormente l’idea che tutti gli scenari si realizzeranno in qualche misura nel futuro, tuttavia molti
pensano che sarà lo scenario di status quo a prevalere.
Conclusioni
Sono state fatte osservazioni che riguardano l’aspetto materiale, in particolare sulle differenze su come il
terzo settore è definito ed i fabbisogni di competenze.
1) Vi sono diverse definizioni giuridiche del settore e delle soluzioni giuridiche che spiegano la messa
in sicurezza (securing) delle organizzazioni non-profit nel settore pubblico e privato. Ad ogni modo,
l’importanza del settore come fonte d’impiego sta crescendo ovunque.
2) I singoli paesi hanno modi diversi di approcciarsi all’idea della professionalizzazione del settore
delle ONG. Abbiamo notato, infatti, chiare differenze nelle opportunità di istruzione e formazione
indirizzate alla forza lavoro del settore. La mancanza di professionalizzazione spesso risulta in una
più scarsa partecipazione del settore non-governativo nel modellare le strategie locali, con poca
importanza politica.
3) La formazione ed i titoli di studio necessari per i coordinatori di volontari, si concentrano
principalmente su conoscenze universali relative alla gestione del lavoro dei volontari. Per quanto
riguarda le attività didattiche, gli intervistati specificano che è necessario rafforzare l’impegno dei
volontari ed una gestione professionale del lavoro di gruppo. Potremmo dire che i professionisti
del settore delle ONG lavorano secondo lo scenario dello status quo e di conseguenza si aspettano
supporto per il loro lavoro.
4) Il fabbisogno di competenze importanti nel contesto delle capacità future nel terzo settore sono
correlate alla cooperazione internazionale e alla struttura degli atteggiamenti di apertura verso le
altre culture. E’ presumibile che questi bisogni sorgano dalla crescente diversità culturale in
Europa. Vi è inoltre una crescente domanda per la formazione in cooperazione internazionale e
volontariato.
5) Possiamo trarre conclusioni sulla futura direzione dello sviluppo del settore sotto lo scenario
tecnologico. È possibile prevedere:
Nuovi tipi di partecipazione nel settore, ad esempio attraverso i social network e gruppi informali
su internet; il volontariato online guadagnerà campo.
La crescente importanza delle forme moderne di comunicazione, attività pubblicitaria e metodi
manageriali delle organizzazioni non-governative.
Lo sviluppo dello scenario tecnologico sembra inevitabile e necessita un’acquisizione di
competenze per avere affrontare e creare comunicazione online.
Considerati i risultati di questo studio, noi proponiamo le seguenti azioni per aiutare il terzo settore
Europeo a gestire i futuri fabbisogni di competenze:
1. Promuovere la digitalizzazione. Lo staff e gli amministratori, così come i volontari, avranno bisogno
di competenze ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) che gli permetteranno
soprattutto di comunicare da luoghi remoti utilizzando le tecnologie mobili. Insieme alle
competenze, è necessario fare investimenti nelle infrastrutture.
2. Le persone vengono prima. Sia adesso che nel futuro, le capacità di comunicazione, il lavoro di
gruppo ed il potenziamento di individui e gruppi costituiscono il nocciolo duro del lavoro dei
coordinatori di volontari. Con la digitalizzazione, la forma potrebbe cambiare, ma le competenze
devono rimanere le stesse. Inoltre, visto che abbiamo identificato uno scenario di crescente
ineguaglianza, la capacità di mobilizzare i gruppi più vulnerabili è posta al centro.
3. La migrazione è una chance per il terzo settore. Molti dei nostri intervistati pensano che le
competenze interculturali e la capacità di superare gli stereotipi sia essenziale nel loro lavoro, e che
sarà sempre così. Il terzo settore gioca inoltre un ruolo importante per l’integrazione.
4. Costruire sulla diversità. Con diversità, non ci riferiamo soltanto al fenomeno migratorio, ma alla
capacità di lavorare con gruppi di diversa età, religione, minoranze etniche e così via. Ciò richiede
essere capace di superare gli stereotipi, essere sensibili ed avere grandi doti comunicative.
5. Collaborazione nella formazione. In diversi paesi, le opportunità di formazione per i coordinatori di
volontari sono scarse e sporadiche. Noi raccomandiamo una collaborazione tra le organizzazioni
della società civile, le istituzioni scolastiche, i sindacati e le organizzazioni professionali per stabilire
modi concreti per migliorare le capacità professionali della forza lavoro del terzo settore.
È possibile trovare l’intero report sul nostro website. Sulla stessa pagina web è possibile inoltre trovare il
nostro report sulle migliori prassi (o best practice):
http://www.futur3skills.eu/futur3skills/index.php/results
Seguici! Facebook: https://www.facebook.com/Futur3skills/ twitter: @futur3skills
Annex 3
Questionario
1. Paese 2. Età 3. Sesso 4. Qual è il profilo dell'organizzazione per cui lei sta lavorando? (a scelta tra le seguenti:
- sport, turismo, attività ricreative, hobby, - servizi sociali, servizi di emergenza e soccorso - arti e cultura - educazione e ricerca - associazioni imprenditoriali e professionali - sviluppo locale, formazione e occupazione - salute - ambiente - altri campi)
5. Livello di istruzione ( a scelta tra le seguenti:
- istruzione elementare - istruzione secondaria - istruzione superiore)
6. Istruzione (domanda aperta: descrivere con precisione il campo, la specializzazione, ecc.) 7. Per quali motivi ha lavorato con volontari?
- Ho esperienza nel lavoro con i volontari - Il compito è coerente con la mia formazione - È stata una mia decisione personale - Ho preso questa responsabilità per caso - Questo compito mi è stato dato dal mio supervisore - Non c'era nessuno che avrebbe voluto farlo - Altre ragioni (cosa esattamente?)
8. Quanto tempo ha lavorato con volontari?
- Non più di 1 anno - 1-2 anni - 2-3 anni - Più di 3 anni
9. Quali sono i suoi compiti nella sua attività lavorativa con i volontari? (a scelta tra le seguenti:
a. Informazioni sul volontariato: (progettare i modi per incoraggiare il volontariato, fornire informazioni, promuovere il volontariato nel network e al di fuori dell'organizzazione),
b. Coordinamento del lavoro del volontario - management (programmazione dei compiti e responsabilità dei volontari, supporto dei volontari sul posto di lavoro, verificare il completo svolgimento delle attività assegnate),
c. Amministrazione (documentazione del lavoro dei volontari, firmare contratti, raccogliere pareri sul lavoro di volontari, altro).
10. Quali competenze dovrebbe avere un coordinatore di attività di volontariato?
Competenze Molto
importante
Meno
importante
Non
importante
Difficile da dire
Coordinare il
lavoro di gruppo
Mitigare i conflitti
Pianificazione del
lavoro altrui
Attuazione dei
compiti
Essere un leader
Amministrazione
e informazione
Creare contenuto
interessante per
promuovere il
lavoro dei
volontari
Gestione del
tempo
Conoscenza delle
leggi che regolano
l’attività di
volontariato
Abilità di
raccogliere
informazioni
riguardo alle
necessità
11. Ha preso parte ad attività di formazione che l’hanno aiutata a sviluppare le competenze necessaria rispetto all’attività lavorativa con i volontari?
- Si (per favore descriva la formazione ricevuta) - No
12. Quali competenze legate alla gestione dei volontari lei considera importanti nel lavoro in futuro?
Competenze Molto
importante
Meno
importante
Non
importante
Difficile da dire
Comunicazione
Lavoro di gruppo
Gestione dei
progetti
Amministrazione
Conoscenza delle
leggi locali e delle
attività di
patrocinio
Raccolta fondi:
fundraising
locale, bandi di
gara
Pubbliche
relazioni:
relazioni con il
pubblico, i media
e altre istituzioni;
campagne
Ricerche sulle
esigenze dei
gruppi vulnerabili
L'impegno per il
volontariato
Potenziamento
della
partecipazione
locale
Esperienza di
lavoro nei diversi
settori e
allacciare contatti
con altri enti
Cooperazione
con le
organizzazioni
locali
Lavorare in
ambiente
13. A quale genere di attività formative le piacerebbe partecipare?
multiculturale
Cooperazione
internazionale
Fare reti e
attività di
lobbying
Un approccio
flessibile e non
giudicante nei
confronti di
persone
provenienti da
altre culture
Superare gli
stereotipi;
l'empatia
I social media
Comunicazioni
elettroniche
Posizionamento
sul web
Campagne in
internet