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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SIENA
FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA
Scuola di Specializzazione in Medicina del Lavoro
(Prof. Giuseppe Battista)
CANCRO DELLA VESCICA E ATTIVITÀ LAVORATIVA:
esame di una casistica di 574 pazienti.
Relatore
Chiar.mo Prof. Giuseppe Battista
Tesi di Specializzazione della
Dott.ssa Francesca Bernardini
1
Indice.
1) Introduzione………………………………………………………..….2
2) Fattori di rischio professionali………………………………………...8
3) Tumore della vescica ed esposizione professionale ad
amine aromatiche in alcuni settori produttivi………………………..19
4) Tumore della vescica ed esposizione professionale ad
idrocarburi policiclici aromatici (IPA) in alcuni settori produttivi….42
5) Fattori di rischio non occupazionali…………………………………65
6) Riferimenti normativi. Cenni………………………………………..71
7) Scopo del lavoro………………………………………………….….77
8) Soggetti e metodi…………………………………………………….78
9) Risultati. ……………………………………………………………..80
10) Discussione e conclusioni…………………………………………...93
Bibliografia
1
1) Introduzione.
In tutto il mondo, il cancro della vescica rappresenta il quarto tipo
più comune di cancro nell’uomo e il nono nella donna (1, 2). Negli Stati
Uniti, il cancro del tratto urinario ha una incidenza di circa 10% e di circa
5% di mortalità tra gli uomini. Tra le donne, ha una incidenza del 4% e una
mortalità del 3% (3). Sebbene 10-15 anni più tardi rispetto agli USA, un
―trend‖ in diminuzione della mortalità per cancro della vescica si è
verificato anche nei paesi dell’Europa occidentale; al contrario, nell’Europa
orientale il trend è in aumento (4).
Inoltre, il carcinoma della vescica è più comune tra gli uomini
rispetto alle donne, specialmente nei paesi industrializzati; il rapporto M/F è
di circa 3:1. Le differenze tra i due sessi non sono completamente spiegate
ma, differenze nell’esposizione professionale e nell’abitudine al fumo
probabilmente giocano un ruolo importante. L’età media in cui si manifesta
il cancro della vescica nella popolazione generale è tra i 60 e i 70 anni; per
quanto riguarda la razza, la popolazione nera sembra meno colpita rispetto a
quella bianca (5-7).
In Italia, tra il 1998 ed il 2005, si è registrato un ―trend‖ in riduzione
della mortalità per tutti i tumori, sostenuto dalla riduzione dei tassi di
incidenza in molte sedi tumorali. In particolare, tra gli uomini la mortalità e
l’incidenza sono risultate in calo per i tumori correlati al fumo (vie aeree
superiori, bronchi e polmone; esofago, stomaco e vescica), per i tumori alla
prostata, etc. Inoltre, il differenziale di mortalità fra Nord e Sud registrato
nel 1998 si è ridotto sostanzialmente per tutti i tumori; tra questi, anche per
il tumore della vescica nell’uomo (8).
2
Il cancro della vescica si trova al quarto posto tra gli uomini per il
numero di casi incidenti (al decimo per le femmine) e al settimo posto tra le
cause più frequenti di morte per cause neoplastiche negli uomini. Nel
periodo 2003-2005, il tumore della vescica ha rappresentato il 10.4% di tutti
i cancri incidenti, esclusi gli epiteliomi, nella popolazione maschile e il
3.0% in quella femminile e il 4.9% di tutti i decessi per cancro (1.9% nella
popolazione femminile) con un tasso di incidenza grezzo medio annuo di
71.4 casi per 100.000 uomini e 16.0 per 100.000 donne; il tasso grezzo di
incidenza, calcolato per maschi e femmine, negli anni 2000-2003, tra i 15-
65 anni, è 17.8 casi per 100.000 abitanti ogni anno. In tutto il periodo
compreso tra il 1998 ed il 2005, i tassi standardizzati per il tumore della
vescica hanno avuto un andamento decrescente. Attualmente, l’incidenza
dei tumori vescicali1 sulla mortalità complessiva per cancro si aggira
intorno al 3% (nel 2007, il 3.3% per maschi e femmine; solo per il maschi il
4.7%) (8).
Nel periodo 2000-2003, secondo i dati AIRTUM2, il tasso grezzo di
incidenza di cancro della vescica (casi in situ e invasivi) nella popolazione
generale (maschi e femmine), tra 15-84 anni, è pari a 42.9/100.000 abitanti
anno; nella zona Centro (Registri Tumori delle Province di Parma, Reggio
Emilia, Modena, Ferrara, Firenze, Umbria, Macerata) è pari a 48.8/100.000
abitanti all’anno. Dal Registro Tumori della Regione Toscana (Province di
Firenze e Prato), i tassi grezzi di incidenza del cancro della vescica (tipi
invasivi), nel periodo 1997-2005, nella popolazione generale (maschi e
femmine), tra 15-84 anni, risulta 27.1/100.000 abitanti all’anno (8).
1 Nella Classificazione Internazionale delle Malattie, Traumatismi e Cause di Morte dell’ISTAT (ICD IX - CM),
in uso dal 1979, il tumore della vescica viene indicato con i codici 188 (.0 Trigono; .1 Cupola; .2 Parete laterale; .3 parete anteriore; .4 Parete posteriore; .5 Collo della vescica; .6 Orificio ureterico; .7 Uraco; .8 Altri; .9 Non
specificato). Nella Decima Revisione della Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei problemi
sanitari correlati, il tumore maligno della vescica ha codice C67 e fa parte del gruppo dei Tumori maligni dell’apparato urinario. 2 AIRTUM= Associazione Italiana dei Registri Tumori.
3
I tassi di mortalità per il tumore della vescica stanno moderatamente
(ma significativamente tra gli uomini) diminuendo; in entrambi i sessi la
loro riduzione è leggermente più marcata di quella dei tassi di incidenza.
Nei maschi il ―trend‖, espresso dall’―Annual Percent Change‖ (APC) è pari
a –0.8 annuo per l’incidenza e –1.9 per la mortalità; per le donne, invece,
non vi sono state variazioni (figura 1).
Figura 1. Tassi standardizzati di incidenza e di mortalità per il tumore della vescica in
Italia (maschi/femmine) (tratta da I tumori in Italia - Rapporto 2009) (8).
Per quanto riguarda le aree geografiche, le tendenze dei tassi di
incidenza e di mortalità non hanno evidenziato differenze rilevanti né per
età né per area geografica (8) (figura 2).
4
Figura 2. Tassi standardizzati di incidenza e di mortalità per il tumore della vescica
(maschi/femmine) divisi per area geografica (tratta da I tumori in Italia - Rapporto
2009) (8).
Nei dati ISTAT disponibili per il 2007 a livello regionale, è possibile
comunque evidenziare variazioni geografiche della mortalità sia a livello
regionale sia provinciale. Risultano tassi più elevati nel Piemonte, Friuli
Venezia Giulia, Emilia Romagna e Toscana e valori più bassi in Basilicata e
Molise (9); valori minimi si osservano nelle province meno industrializzate
e meno urbanizzate rispetto a valori più elevati nelle province con maggior
sviluppo urbano ed industriale (figura 2) (9).
Anche negli Stati Uniti, i tassi di mortalità risultano più elevati tra
gli uomini soprattutto negli stati del Nord-Est (soprattutto New England,
New Jersey e New York), del Mid-West e del Far-West, mentre tassi più
bassi sono stati registrati negli Stati del Sud (eccetto Louisiana e Florida).
Fin dagli anni ’50, gli Stati del Nord-Est hanno avuto un importante
sviluppo di industrie chimiche e questo sembra spiegare l’elevata mortalità
per cancro della vescica; per quanto riguarda il New England e lo Stato di
5
New York, i fattori occupazionali e le abitudini di vita (dieta, fumo, etc.)
non spiegherebbero invece l’eccesso di tumori della vescica. Inoltre, la
distribuzione geografica della mortalità concorda con i dati di incidenza
disponibili: i tassi del Connecticut e Detroit sono più elevati del 50% di
quelli dello Utah, del New Mexico e delle Hawaii (3).
1.1) Epidemiologia del tumore della vescica attribuibile a cause
professionali.
Il numero di tumori vescicali attribuibili all’esposizione
professionale è molto variabile e specifico per l’epoca e il luogo di
esposizione; infatti, dipende dal rischio relativo e dal numero di soggetti
esposti. Anche se negli anni sono state proposte varie stime, si può
sostenere che, in generale, nei paesi industrializzati, non più del 25% dei
casi di tumore nei maschi e meno del 10% nelle femmine siano di origine
professionale (10).
Nel 1991, Vineis e Simonato (11), procedendo ad una valutazione
sistematica e standardizzata di studi relativi al cancro della vescica ed
includendo solo quelli in cui il fumo di tabacco veniva considerato come
fattore di confondimento, evidenziarono che la percentuale di tumori della
vescica per i quali è stata dimostrata una origine occupazionale varia tra lo 0
e il 3% (in un numero esiguo di studi) e tra il 16 e il 24% nella maggior
parte delle stime pubblicate in molti paesi industrializzati. Una ricerca di
tipo caso-controllo eseguita su 1030 casi di cancro della vescica, conclude
che circa il 30% di quei casi di tumore fossero di origine professionale (10,
12). Delclos et al. (12) hanno stimato che il 20-27% dei casi di cancro della
vescica sono attribuibili non solo all’esposizione a cancerogeni
occupazionali ma anche all’intensità dell’esposizione, alle caratteristiche dei
posti di lavoro oltre che alla suscettibilità individuale. Gli autori affermano
che, nei paesi industrializzati nei quali sono in vigore norme che tutelano la
6
sicurezza e la salute nei posti di lavoro, si registra una riduzione progressiva
dei casi di cancro della vescica di origine occupazionale; tale andamento
contrasta con quanto si sta verificando nei paesi in via di
industrializzazione.
Mentre negli USA si è calcolato che oltre il 25% dei casi di sesso
maschile di tumore della vescica (13) e l’11% di quelli di sesso femminile
(14) siano di origine occupazionale, risultando così come la neoplasia con
più alta proporzione di casi di natura occupazionale - ad eccezione del
mesotelioma - in Europa, considerando che il 23% della forza lavoro sia
esposta a cancerogeni occupazionali, viene stimato che circa il 5-10% dei
cancri della vescica nell’uomo e l’8% nelle donne potrebbero essere di
origine occupazionale (2, 15).
In particolare nei Paesi Scandinavi, assumendo che durante il
periodo 1970-84 circa 4 milioni di persone (3.7 milioni di uomini, 0.2
milioni di donne) siano stati esposti a cancerogeni industriali, si è stimato
che, intorno all’anno 2000, si sarebbero verificati circa 1900 nuovi casi di
tumore e che l’eliminazione di alcuni cancerogeni dai cicli produttivi
industriali avrebbe evitato circa il 2% dei tumori della vescica (16). In
Spagna, la percentuale di tumori attribuibili ad esposizione occupazionale è
valutata intorno al 4% (6% negli uomini, 0.9% nelle donne) e l’incidenza di
tumore della vescica è in crescita rispetto ad altri tumori (17).
In Italia, la proporzione di cancro della vescica attribuibile
all’occupazione (PAR) viene riferita variabile tra il 4% e il 24% (18).
Considerando, inoltre, dati di fonte amministrativa (Database ISPESL sulle
professioni) - e non misure dirette di esposizione - il numero di lavoratori
addetti ad attività lavorative potenzialmente a rischio di cancro della vescica
è stimato, probabilmente in eccesso, intorno a 443.849 persone (67.88% di
uomini). Nell’area Nord-Ovest dell’Italia, si calcola un numero maggiore di
esposti rispetto al Sud e Isole (circa 150.000 uomini e 33.000 donne contro
7
48.000 uomini e 29.000 donne); nell’Italia centrale si valutano circa 99.000
esposti (59.000 uomini) di cui 44.247 addetti ai calzaturifici. Nel
complesso, i settori sospettati come a maggior rischio per il cancro della
vescica risultano l’industria del mobile, l’industria di prodotti in plastica e
quella delle calzature per gli uomini; per le donne, l’industria delle calzature
e la produzione di materiale elettrico (15).
Nei 2/3 dei casi, il cancro della vescica si manifesta in soggetti con
età uguale o superiore ai 65 anni (5); l’età media nella popolazione
lavorativa esposta è in genere tra 40 e 50 anni (secondo la casistica di Case
et al, la maggior frequenza di morte era tra 50 e 55 anni) (6) con un
andamento bimodale per gli uomini e per le donne: 50-54 anni di età per
l’uomo e 55-59 per le donne (5). Il tempo di latenza è generalmente molto
lungo, da anni a decenni (2, 6) - anche più di 20 anni (19, 20) - ed è stato
dimostrato essere anche molto variabile (16 – 45 anni). A causa di questo
tempo minimo di latenza molto lungo, si possono osservare effetti in
soggetti con età compresa tra i 60 e gli 80 anni (19). Miyakawa et al (2001)
(21) hanno valutato il tempo di latenza del cancro della vescica in 236
lavoratori impiegati in un colorificio giapponese tra il 1962 e il 1996. Nella
coorte, si sono verificati 19 casi di cancro della vescica con un tempo di
latenza dall’inizio di esposizione di 29.5 anni e di 20 anni dalla fine
dell’esposizione; la durata dell’esposizione variava tra 11 mesi e 16 anni,
con una media di 7 anni. Secondo altri autori, la durata dell’esposizione era
stata anche inferiore ad un anno (19). È stato inoltre suggerito che poteva
esistere un tempo di latenza diverso per le varie amine aromatiche (6).
8
2) Fattori di rischio professionali.
Gli studi sul cancro della vescica iniziano intorno agli anni ’50 con
l’identificazione di agenti cancerogeni nelle industrie della gomma e
colorifici inglesi. Nei decenni successivi, altri studi hanno identificato circa
40 potenziali occupazioni ad alto rischio; purtroppo, la loro relazione con il
tumore della vescica rimane ancora oggi dubbia, soprattutto a causa della
scarsa numerosità dei soggetti esposti. Una forte associazione risulta,
quindi, per un numero limitato di professioni (2).
Le amine aromatiche rappresentano un gruppo di sostanze chimiche
la cui associazione con il cancro della vescica è stata ampiamente studiata.
Nel 1895, il chirurgo tedesco Rehn aveva evidenziato un eccesso di casi di
tumore della vescica tra i lavoratori di una fabbrica di magenta (3 casi di 15,
20 e 29 anni di età su 45 lavoratori), individuando, anche se erroneamente,
nell’esposizione all’anilina il principale fattore di rischio. Dopo la
segnalazione di Rehn, casi di tumore della vescica sono stati osservati in
tutti i paesi in cui esistevano fabbriche di coloranti. Infatti, nella review di
Temkin del 1963, risultavano 1700 casi di tumori delle vie urinarie da
amine aromatiche (6).
Nel 1954, Case e collaboratori, studiando 2466 lavoratori di una
azienda chimica inglese esposti dal 1921-1950, esclusero, su base statistica,
la cancerogenicità dell’anilina dimostrando che la β-naftilamina (una
ammina aromatica derivante dalla distillazione di carbone e catrame di
carbone) era associata con un incremento di 200 volte del rischio di cancro
della vescica; attualmente la β-naftilamina è classificata ―cancerogeno per
l’uomo‖ (Gruppo 1) dalla IARC (22-24). Tale amina cancerogena, anche se
sostituita gradualmente dalla fenil-β-naftilamina nei processi industriali, può
essere ancora presente come impurità nei luoghi di lavoro in quanto può
9
derivare sia dalla degradazione metabolica del composto sostitutivo sia
come contaminante di altre sostanze chimiche ed industriali. Inoltre, mentre
in Italia, la β-naftilamina è stata bandita nel 1960, in altri paesi ne viene
ancora consentito l’uso e la commercializzazione (2, 3, 6, 7, 10).
Oltre che per l’esposizione a β-naftilamina, un aumentato rischio di
tumore vescicale era stato dimostrato da Case e Pearson anche nella
produzione di auramina e di magenta (fucsina), confermando ulteriormente
la non cancerogenicità dell’anilina (6, 10).
Recentemente, nella monografia numero 99 (24), la IARC non solo
ha rivalutato la cancerogenicità di alcune amine aromatiche e di alcuni
coloranti organici ma ha di nuovo recensito l’esposizione professionale di
parrucchiere e barbieri e l’esposizione derivante dall’uso personale delle
tinture per capelli (25). Le amine aromatiche che sono state valutate sono
quelle di seguito riportate:
è stata innanzi tutto riaffermata sia la cancerogenicità per
l’uomo (Gruppo 1) sia la causalità per il cancro della vescica
della benzidina, del 4-aminobifenile (22, 24) e della naftilamina
(22-24), della produzione di magenta (l’ortho-toluidina è usata
come intermedio) (22, 24, 26) e della produzione di auramina
(22, 24, 27);
la magenta, l’auramina tecnica, la base di Michler (intermedio
nella produzione di auramina) e il chetone di Michler (prodotto
dall’idrolisi di auramina) sono classificati come ―possibile
cancerogeno per l’uomo‖ (gruppo 2B) (24);
l’ortho-toluidina, usata nella produzione di coloranti, di
pigmenti, di prodotti chimici della gomma e anche come
colorante biologico. Presente come metabolita nelle urine di
pazienti trattati con l’anestetico prilocaina, per quanto riguarda
10
l’esposizione occupazionale ad ortho-toluidina, studi di coorte
hanno riportato un elevato aumento di rischio di tumore della
vescica, non spiegabile con l’abitudine al fumo di sigaretta; in
due di questi studi, il rischio di ammalare di cancro della vescica
cresce con l’aumentare dell’esposizione. L’ortho-toluidina è ora
classificata come ―cancerogeno per l’uomo‖ (Gruppo 1) (24);
la 4-cloro-ortho-toluidina, usata nella produzione di coloranti
organici e metabolita dell’insetticida Clordimeform3, è stata
classificata come ―probabile cancerogeno per l’uomo‖ (gruppo
2A), sulla base di una limitata evidenza di cancerogenicità per
l’uomo e sufficiente evidenza per gli animali;
la 4-4’-metilenbis(cloroanilina) (MOCA), usata nell’industria
chimica come agente polimerizzante il poliuretano, attraverso
l’assorbimento cutaneo, interessa i lavoratori dell’industria che
producono o usano tale sostanza. Gli addotti del DNA sono
presenti nelle cellule uroteliali dei lavoratori esposti a maggiori
concentrazioni. Essendo caratterizzata da un profilo
tossicologico simile alla toluidina, la 4-4’-
metilenbis(cloroanilina) (MOCA) è stata classificata come
―cancerogeno per l’uomo‖ (Gruppo 1);
i coloranti a base di benzidina, usati principalmente per colorare
la carta, i tessuti e la pelle, banditi in molti paesi, sono ancora
prodotti ed importati da altri. Essendo la benzidina, un
cancerogeno certo per la vescica (Gruppo 1) (22, 24, 27), anche
i coloranti a base di benzidina potrebbero avere lo stesso
potenziale cancerogeno. Infatti, i coloranti a base di essa sono
3 Il clordimeform o clorfenamidina (vietata dal 1976) è una sostanza chimica con formula bruta C10H13CIN2 della famiglia degli organo alogenati. Dalla IARC (vol. 30, 1983) è stata classificata nel
Gruppo 3; dalla Comunità Europea è classificata in categoria 3; R40; Xn. Viene utilizzata come insetticida,
acaricida e ovicida. Le aziende interessate sono quelle del settore agricolo, l’industria dei prodotti tossici e corrosivi, l’industria farmaceutica e la produzione di prodotti sanitari.
11
da tempo classificati come ―cancerogeni per l’uomo‖ (Gruppo
1) e molti dei componenti di tali coloranti vengono
metabolizzati a benzidina;inoltre, coniugati della benzidina sono
stati individuati nelle urine di lavoratori esposti alle più alte
concentrazioni;
la professione di parrucchiere, barbieri ed estetiste vengono
confermate nel Gruppo 2A (cioè, come ―probabili cancerogeni
per l’uomo‖) (24-26) (cfr. § 3.5) e tabella 7);
sulla base di evidenze epidemiologiche inadeguate, la IARC
classifica l’uso personale di coloranti per capelli ―non
cancerogeno per l’uomo‖ (Gruppo 3) (24-26) (cfr. § 5.1) e
tabella 14).
Oltre che nell’industria dei coloranti, le amine possono essere
utilizzate anche nella produzione della gomma, come antiossidanti,
determinando un aumento del rischio di ammalare di tumore vescicale in
questo settore. Altri studi hanno evidenziato un eccesso di rischio di cancro
della vescica anche nell’industria di produzione dei cavi elettrici (6, 10); è
noto, infatti, che tali cavi sono rivestiti in gomma e plastica. Altre sostanze
o prodotti che sono considerati in generale come associati con il cancro
della vescica sono le vernici, i coloranti, alcuni metalli, gli oli
industriali/fluidi di taglio e gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA),
coinvolti in processi di combustione incompleta nella pirolisi o pirosintesi
di materie organiche (2, 6 ,7, 10).
L’esposizione ad IPA può verificarsi in molte professioni: lavoratori
di fonderie di alluminio, lavoratori del gas, impermeabilizzatori di tetti
(―roofers‖), spazzacamini, minatori di carbone, fabbri, autisti di camion
(esposti a diesel o ai fumi di diesel) (5) o individui esposti a fumi esausti,
lavoratori del vetro, lavoratori nei mattonifici, asfaltatori e catramatori, etc..
12
Probabilmente, alcune di queste lavorazioni possono determinare anche una
co-esposizione ad amine aromatiche (2, 7, 10).
Da un punto di vista epidemiologico, gli studi di coorte hanno
stabilito una forte associazione tra occupazione e cancro della vescica
soltanto in alcuni settori industriali: la produzione di tinture a base di amine
aromatiche, il settore di gassificazione del carbone, l’industria della gomma
e dei cavi elettrici, le fonderie dell’alluminio, etc.. Studi caso-controllo
rendono probabili settori a rischio di tumore della vescica la produzione di
coloranti e sostanza chimiche, la produzione di pigmenti e vernici, la
manifattura della gomma e dei cavi elettrici, il settore della tintura tessile,
l’industria della pelle e tessile, l’industria di catrame di carbone; altri studi
confermano l’associazione tra tumore della vescica e la professione di
barbiere, parrucchiera, meccanico, elettricista, metalmeccanico,
imbianchino, calzolaio, etc. (5, 10, 28, 29).
Nell’Europa Occidentale, i settori lavorativi a maggior rischio di
esposizione a cancerogeni per il cancro della vescica sono le miniere di sale,
la manifattura di tappeti, le vernici, l’industria plastica e chimica, l’industria
di gassificazione del carbone, le fonderie di ferro e di alluminio, l’industria
della gomma, la produzione di magenta ed auramina, l’industria delle scarpe
e della pelle. I principali cancerogeni individuati sono: amine aromatiche,
IPA, solventi clorati, benzene, pece e catrame e composti diesel esauriti
(15). Dati di letteratura confermano un significativo eccesso di rischio
(SRR: ―Summary Relative Risk‖) di cancro della vescica in nove categorie
di lavoratori: minatori, autisti di autobus, lavoratori della gomma, meccanici
di motori, lavoratori della pelle, fabbri, assemblatori di macchine,
parrucchiere, meccanici (30).
Dall’esame del registro dei cancerogeni della Nuova Zelanda, nel
2005, risultano 210 casi di tumori della vescica; le professioni più
frequentemente rappresentate sono, in ordine decrescente: autisti di camion
13
e macchinari pesanti (51% dei casi) esposti a idrocarburi policiclici
aromatici (IPA) presenti nei fumi di combustione (―exhaust fumes‖);
metalmeccanici e lavoratori dei metalli (18%) esposti a oli di taglio e
lubrificanti, contenenti amine aromatiche come additivi e N-nitrosamine;
agricoltori (7%) esposti all’uso di pesticidi; lavoratori del settore tessile e
della pelle (7%) esposti a coloranti; pittori/rifinitori di mobili (7%) esposti a
varie sostanze chimiche (benzidina, bifenili policlorinati, formaldeide,
benzene, etc.); il restante 10% è rappresentato da parrucchiere, da addetti
all’industria plastica, etc.. Tali percentuali concordano con quelle europee e
statunitensi (31).
Nelle tabelle 1 e 2 sono riportati alcuni studi sul cancro della vescica
di origine occupazionale; altri studi caso-controllo, sono riportati in allegato
1.
14
Tabella 1. Il tumore della vescica ed esposizione professionale: studi di coorte.
Tipo di studio Periodo
temporale Soggetti Risultati Conclusioni Area geografica Autori
Casistica Registro Tumori
2001
210 casi di tumore della
vescica notificati sul
Registro; distribuito un questionario
strutturato somministrato a
tutti i casi. Valutata abitudine al
fumo; confronto con RR in
letteratura.
51% autisti di camion e macchinari pesanti esposti a IPA (―exhaust fumes‖);
18% metalmeccanici e lavoratori dei metalli esposti a
amine aromatiche e N-nitrosamine (oli di taglio e lubrificanti, contenenti come additivi);
7% agricoltori esposti a pesticidi;
7% settore tessile e della pelle esposti a coloranti; 7% pittori/rifinitori di mobili esposti benzidina, bifenili
policlorinati, formaldeide, benzene, etc.;
10% varie (parrucchiere, addetti all’industria plastica, etc).
Il tasso di K vescicali risulta simile a quello
presente in altre aree del mondo; il settore più rappresentato è quello degli autisti di
camion e di addetti a macchinari pesanti.
Nuova Zelanda Dryson E, 2005 (31)
Studio di coorte 1980-84 1219 casi di cancro
incidenti in Shanghai
SIR aumentato nei seguenti settori:
produzione prodotti plastici (M=432, F=368);
tintori tessili, rifinitori e candeggiatori (M169); rifinitori dei metalli (M=139, F=197);
rifinitori del petrolio (M=2152);
macchinisti dei treni e pompieri (M=683); manifattura di prodotti tessili e abbigliamento (F=204);
lavorazione carta (M=146, F=226);
manifattura chimica organica (M=186); manifattura prodotti plastici (M=218, F=272);
settore metallurgico (M=107; F=561).
Aumenta incidenza di cancro della vescica in vari
settori industriali. Cina
Zheng et al,
1992 (32)
Studio di coorte -
1000 pazienti con storia di
tumore della vescica dalle cartelle cliniche
44 casi produzione gomma; 21 casi produzione cavi elettrici;
26 lavoratori del settore gas;
12 altro
Dati non controllati e difficili da interpretare. -
Davies, Sommervill
e e Wallace,
1976 (10)
15
Tabella 2. Studi di caso-controllo e review sul cancro della vescica ed attività lavorativa.
Tipo di studio Periodo
temporale Soggetti Risultati
Conclusioni Area geografica Autori
Studio caso-
controllo n.s.
604 nuovi casi di tumore
della vescica;
604 controlli, intervisti per valutare: occupazione,
industria, età, sesso e
fumo, durata in anni del lavoro
Aumento del rischio in: camerieri e baristi (OR 2.87;
95% CI 1.05-7.72); professioni mediche (OR 2.17 95%
CI 1.21-3.92); produzioni agricole, allevamento bestiame e animale (OR 1.90; 95% CI 1.03-3.49);
servizi sanitari (OR 1.58; 95% CI 1.02-2.44),
installatori, riparatori e assemblatori elettrici (OR 1.69; 95% CI 1.07-2.65). Eccesso di rischio =>10 anni di
attività in tutte le categorie sopra elencate (inclusi
agricoltori, addetti a mezzi di trasporto, impiegati di ufficio, etc.) tranne che per camerieri e baristi.
Eccesso di rischio in categorie di lavoratori già considerate ad alto rischio. Il rischio aumenta
dopo 10 o più anni di esposizione.
USA Cassidy A,
2009 (33)
Studio caso-
controllo 1998-2000
1219 pazienti con tumore
della vescica 1271 controlli
Industria della stampa (OR 5.4; 95% CI 1.6-17.7),
industria trasporti (OR 1.6; 95% CI 1.1-2.6, addetti ai servizi elettrici/gas/sanitari per ≥ 10 anni (OR
3.9; 95% CI 1.5-10.4);
uomini meccanici e riparatori (OR 2.0; 95% CI 1.1-3.6).
Eccesso di rischio statisticamente significativo è
stato calcolato tra operatori nell’industria della stampa, industria dei trasporti e in addetti ai
servizi elettrici/gas/sanitari per ≥ 10 anni; inoltre,
tra uomini meccanici e riparatori. Non è stato osservato un eccesso di rischio di
tumore della vescica tra gli agricoltori e in altre
popolazioni precedentemente considerate ad alto rischio.
Spagna Samanic CM,
2008 (34)
Studio caso-
controllo -
156 casi e 336 controlli
ospedalizzati
Aggiustati per fumo ed età;
7 imbianchini (OR 1.98, 95% CI 0.64-6.11), 4 parrucchiere (OR 4.9, 95% CI 0.85-28.39);
16 casi lavoratori del legno (OR 1.19, 95% CI 0.58-
2.41). 10 di questi 16 casi riferivano una esposizione cronica a coloranti (OR 1.84, 95% CI 0.68-4.95).
I soggetti esposti a coloranti hanno un elevato
rischio di cancro della vescica.
North Rhine-
Westphalia, Germania
Golka K, Heitmann P,
et al, 2008
(35)
Studio caso-
controllo -
202 casi
390 controlli
OR (>1.5) non significativo per carpentieri, addetti al
tessile, architetti, etc.
Elevato rischio di K vescica per aiuto domestici,
addetti pulizia, addetti lavanderia.
Rischio aumentato ma non significativo per carpentieri, addetti al tessile, architetti, etc.
UK Reulen RC,
2007 (36)
(continua)
16
(segue)
Tipo di studio Periodo
temporale Soggetti Risultati Conclusioni Area geografica Autori
Studio caso-
controllo 1994-1997
887 casi incidenti di
cancro della vescica 2847 controlli
Statisticamente significativo aumento del rischio tra i maschi: parrucchieri (OR = 3.42; 1.09-10.8), lavoratori
del metallo di base (OR = 2.40; 1.29-4.50), minatori
(OR = 1.94; 1.18-3.17), meccanici di auto (OR = 1.69;
1.02-2.82). Effetto durata-risposta tra meccanici di auto
e lavoratori del metallo. Modesto innalzamento del
rischio, non significativo, tra saldatori, addetti alla stampa, pompieri, ispettori del governo, operai generici.
Tra le donne, significativo aumento del rischio tra
lavoratrici del legno (OR = 8.78; 1.28-60.1), operaie generiche (OR = 2.18; 1.05-4.52), infermiere (OR =
1.54; 1.03-2.31) e impiegate generiche (OR = 1.48;
1.01-2.17).
Eccesso di rischio di cancro della vescica
statisticamente significativo, con una tendenza ad
un effetto durata-risposta, è osservato tra i maschi meccanici di auto e lavoratori del metallo e le
femmine impiegate di ufficio.
Canada
Gaertner RR,
Trpeski L, 2004 (37)
Studio caso-controllo di
popolazione
1999-2000
1568 casi di cancro della vescica
18818 controlli campionati
in modo randomizzato tra
la popolazione residente in
Lombardia
Elevato rischio di cancro della vescica nell’industria
della pelle e delle calzature (OR=1.83; CI 90%: 1.01-
3.33; osservati: 10); nel settore dei trasporti (OR=1.28; CI 90%: 0.94-1.76; osservati: 37), nell’industria della
gomma (OR=1.22 CI 90% 0.80-1.85; osservati: 19) e
negli addetti ai processi di stampa (OR=1.5 CI 90%: 1.10-2.05; osservati: 38).
Il sistema di sorvegnanza OCCAM è in grado di trovare l’associazione tra casi di tumore ed
esposizione occupazionale.
Lombardia, Italia Amendola, Audisio, et al,
2004 (38)
Studio caso-
controllo 1979-1986
484 casi di cancro vescicale confermati con
questionario; 1879 controlli con cancro
in altre sede
OR
19 lavorazioni, 11 industrie e 23 sostanze cancerogene.
Prodotti di combustione di gas naturale, amine
aromatiche, composti del cadmio, prodotti
fotografici, fibre acriliche, polietilene, diossido di titanio e cloro possono essere fattori di rischio del
cancro della vescica a differenza dell’esposizione a benzo[a]pirene, a polveri di legno e a
formaldeide; tra le occupazioni e le industrie
associate con cancro della vescica ci sono i tintori tessili e gli autisti di veicoli a motore.
Canada
Siemiatycki,
Dewar et al, 1994 (28)
(continua)
17
(segue)
Review della letteratura
Tipo di studio Periodo
temporale Soggetti Risultati Conclusioni Area geografica Autori
Meta-analisi di studi di
letteratura
-
Studi pubblicati su
Medline ed Embase riguardanti lavoro e
incidenza del cancro della
vescica.
Minatori [SRR=1.31, 95% IC (1.09-1.57)], autisti di
autobus [SRR=1.29, 95% IC (1.08-1.53)], lavoratori
della gomma [SRR=1.29, 95% IC (1.06-1.58)], meccanici di motori [SRR=1.27, 95[SRR=1.31, 95% IC
(1.09-1.57)],% IC (1.10-1.46)], lavoratori della pelle
[SRR=1.27, 95% IC (1.07-1.49)], fabbri [SRR=1.27, 95% IC (1.02-1.58)], montatore di macchine
[SRR=1.24, 95% IC (1.09-1.42)], parrucchiere
[SRR=1.23, 95% IC (1.11-1.37)], meccanici [SRR=1.21, 95% IC (1.12-1.31)]
Nove categorie di occupazioni presentano un piccolo ma significativo aumento del rischio di
cancro della vescica.
NOTE=SRR: ―Summary Relative Risk‖ calcolato
per ogni occupazione.
- Reulen 2008
(30)
Review
Articoli pubblicati
tra il 1938
e il 2004
Non specificati i criteri di
revisione della letteratura
Esposizioni occupazionali ad elevato rischio: industrie
produttrici di amine aromatiche, produzione ed uso di coloranti, produzione di cavi e gomma, addetti alla
guida, parrucchiere.
Esposizioni non occupazionali: fumo, fattori genetici, sesso, razza, età, assunzione di liquidi, dieta, farmaci,
patologie del tratto urinario, zona di residenza,
esposizione a tinture per capelli, familiarità. Periodo di latenza: molto variabile; da 16 a 45 anni.
All’aumento della durata di esposizione, aumenta il
rischio di cancro della vescica. Età insorgenza del tumore: 60-80 anni.
Molti studi si riferiscono al settore industriale
della gomma e dei coloranti; il settore chimico e della plastica è stato valutato più recentemente.
La mancanza di dati sull’abitudine al fumo di
sigaretta oltre che di altri fattori di rischio non occupazionali, inficiano i risultati di molti studi.
-
Olfert, 2006
(2)
(continua)
18
(segue)
Tipo di studio Periodo
temporale Soggetti Risultati Conclusioni Area geografica Autori
Review
Revisione
di studi di
coorte dal 1997 al
2005.
Esposizione lavorativa ad
IPA e cancro della vescica.
Produzione di alluminio: 250 casi di cancro della
vescica;
gassificazione del carbone: esposizione ad IPA, catrame
di carbone e contaminanti (amine aromatiche, metalli pesanti, etc.);
fonderie di ferro e acciaio: rischio aumentato solo in
alcuni studi.
Produzione di alluminio: modesto eccesso di
rischio di K vescica;
gassificazione del carbone: alto rischio di K
vescica;
fonderie di ferro e acciaio: rischio aumentato in
alcuni studi, ma non ci sono evidenze epidemiologiche per poter definire un eccesso di
rischio;
per altri settori non si può stabilire se esiste un eccesso di rischio a causa di dati parziali e di
fattori confondenti.
-
Bosetti,
Boffetta, 2007 (39)
Review - Non specificati i criteri di revisione della letteratura
- Lunga latenza (circa 20 anni); ruolo confondente del fumo di tabacco.
- Golka 2004 (19)
Review -
Revisione di studi di
coorte pubblicati tra il 1970-1975; revisione di
studi caso-controllo fino al
1995
-
20% dei casi di tumore della vescica attribuibili
all’occupazione. Settori a rischio: industria dei
coloranti a base di amine aromatiche, produzione di gomma, industria chimica, industria gas,
industria alluminio, industria meccanica,
spazzacamini, autisti di bus e camion (lavoratori trasporti), commercio macchine, lavoratori
meccanici esposti a IPA, prodotti di combustione
ed ―diesel exhaust‖. Parrucchiere ed imbianchini sono ad alto rischio.
- Pirastu R, Iavarone I,
1996 (32)
- - 232 pazienti - Non associazione tra lavoro e K vescica Canada
Morgan RWe
Jain MG, 1974 (10)
19
3) Tumore della vescica ed esposizione professionale ad
amine aromatiche in alcuni settori produttivi.
3.1) Industria chimica delle amine aromatiche ed industria di
produzione dei coloranti.
3.1.1) Cenni tecnologici.
La produzione industriale delle ammine aromatiche si basa sulla reazione di
amminazione che consiste nell'introduzione (sempre indiretta) del gruppo -NH2 nella
molecola di composti aromatici quali benzene e omologhi. I principali processi che portano
alla produzione di tali amminoderivati sono la riduzione di nitroderivati e l'ammonolisi.
La riduzione di nitroderivati può avvenire in ambiente acido (alla base del
procedimento Béchamp che ricava l'anilina dal nitrobenzene), in ambiente alcalino
(utilizzata per la produzione della benzidina a partire dal nitrobenzene producendo
l'idrazobenzene come intermedio) e per via catalitica (che utilizza l'idrogeno in
associazione a catalizzatori).
L'ammonolisi consiste nella sostituzione con il gruppo -NH2 di un altro gruppo
presente a partire da: cloroderivati (produzione di p-nitroanilina a partire dal p-
nitroclorobenzene), derivati ossidrilati (metodo Bucherer che ottiene la β-naftilammina dal
β-naftolo), derivati solfonici (preparazione dell' α-amminoantrachinone utilizzando acido α-
antrachinonsolfonico) (40).
Studi epidemiologici evidenziano l’azione cancerogena non solo
della β-naftilamina, ma anche della 4-cloro-o-toluidina (32), del 4-
aminodifenile, della 2-naftilamina, etc. (29) (tabella 3). La benzidina è una
amina aromatica considerata come il più importante fattore di rischio del
cancro della vescica nell’uomo (22, 24, 25). A differenza della β-
naftilamina, la benzidina è stata prodotta in ampia scala ed, in Europa, il
maggior sito produttivo, alla base di molti studi di coorte europei, era in
Germania (19, 32). Gli epidemiologi evidenziano una associazione tra il
20
tumore della vescica e l’esposizione ad amine aromatiche nel settore dei
coloranti (32) con un eccesso di rischio più elevato tra i lavoratori che hanno
iniziato a lavorare prima dell’età di 25 anni (29). Un recente follow-up di
una coorte di lavoratori addetti alla produzione di coloranti nel Nord-Italia,
sono stati osservati 56 morti per cancro della vescica rispetto ai 3.4 attesi
(SMR=16.5; 95% CI=12.4-21.4); i casi di cancro aumentano nei soggetti
che hanno iniziato più precocemente a lavorare e all’aumentare della durata
di esposizione. La mortalità diminuisce con l’aumentare degli anni dalla
cessazione dell’esposizione (cioè, dopo 29 anni o più circa) (tabella 3).
3.2) Utilizzatori di coloranti (pittori, imbianchini, verniciatori).
Tra le professioni che registrano un elevato rischio di cancro della
vescica, sono riferiti i pittori, gli imbianchini e i verniciatori (19, 32). Gli
eccessi di tumore osservati in queste categorie di lavoratori sono funzione
del tipo di esposizione individuale derivante dall’uso di materiali e tecniche
differenti (19). Tecniche lavorative differenti, non solo da paese a paese ma
anche tra vari gruppi di maestranze, possono giustificare il fatto che un certo
numero di studi epidemiologici non mostrino un significativo aumento di
rischio di cancro della vescica in questa categoria di lavoratori. Ad esempio,
gli imbianchini che dipingono pareti con prodotti a base di ossido di titanio
o altri pigmenti minerali, non hanno un rischio di cancro della vescica a
differenza di imbianchini esposti, soprattutto negli anni ’40-’50, a polveri di
coloranti di anilina (19). Il rischio appare più alto tra i lavoratori che hanno
iniziato a lavorare in giovane età, prima di compiere 25 anni (29). Secondo
quanto stimato da due autorevoli studi, il periodo di induzione sarebbe tra i
18 anni (Case, 1954) e i 45 anni (Hoover e Cole, 1973) (5, 10). Da una
revisione della letteratura pubblicata dopo che la IARC nel 1989 ha
classificato la professione di verniciatore ―cancerogena per l’uomo‖
(Gruppo 1) (41, 42) e fino al 2004 (27 studi di cui: 7 studi di coorte, 19 studi
21
caso-controllo e una analisi di 11 studi caso-controllo) risulta un eccesso di
rischio moderato per i verniciatori anche se rimane difficile calcolare
l’inferenza causale sia perché negli studi osservazionali il rischio risulta
basso sia perché esistono importanti eterogeneità nel disegno degli studi
caso-controllo. Una forte associazione viene, infatti, riportata negli studi
caso-controllo; negli studi di coorte il RR cumulativo è 1.1, di significato
borderline. Occorre ricordare che spesso i risultati degli studi possono
essere inficiati sia da fattori di confondimento, come il fumo di tabacco, sia
dalla mancanza di una analisi separata al fine di determinare il rischio
relativo dei vari agenti cancerogeni. Inoltre, nessuno studio riporta dati di
igiene ambientale così che non è possibile quantificare l’esposizione. Per
quanto riguarda il tipo di coloranti usati, gli studi revisionati non
contengono indicazioni precise sul tipo di sostanze chimiche presenti nella
pittura utilizzata, anche se, generalmente, sono concordi nell’affermare che
in passato l’entità dell’esposizione è stata sicuramente maggiore, anche se
non si è in possesso di dati occupazionali sulla durata dell’esposizione nelle
ultime decadi. In generale, il rischio relativo si riduce dopo il 1980 e un
eccesso di mortalità è stato evidenziato in verniciatori esposti prima del
1930 e con anzianità lavorativa lunga. Anche se alcuni autori hanno
individuato sottocategorie a maggiore rischio (verniciatori di carrozze
ferroviarie, carrozzieri, pittori artistici, verniciatori edili) in realtà i dati
disponibili sono insufficienti per descrivere il rischio di cancro della vescica
nelle sottocategorie di verniciatori (42) (tabella 4 e allegato 2).
3.3) Industria della pelle e del cuoio e industria tessile.
Molti studi hanno dimostrato un aumento del numero di tumori della
vescica nell’industria della pelle e del cuoio e tessile a causa dell’elevata
esposizione per via inalatoria e cutanea a coloranti e tinture (19) a base di
benzidina e β-naftilamina, sostanza cancerogene per l’uomo (19, 29, 32).
22
Tale eccesso di rischio, evidenziato anche nell’industria di colorazione della
seta (10), sembrerebbe non esistere nel settore della stampa tessile (3, 10).
Recentemente, uno studio di coorte conclude che la mortalità per tutti i
tumori in una industria tessile francese risulta, anche se non in modo
statisticamente significativo, più bassa di quella attesa (43).
Per quanto riguarda il settore delle pelli e del cuoio, un aumentato
rischio di cancro della vescica è stato osservato in 14 studi, molti dei quali
sono studi caso-controllo (il rischio relativo varia tra 1.4 e 6.3) (5). Vengono
considerate ad alto rischio le mansioni di rifinitura della pelle in conceria,
verosimilmente a causa della elevata polverosità che si produce durante le
operazioni di taglio, lucidatura, etc. (3, 32) e alla esposizione a coloranti, ai
loro solventi o ai loro intermedi (5). L’eccesso di cancro della vescica nelle
concerie italiane è stato correlato con l’esposizione a coloranti della pelle a
base di benzidina (5); infatti, è stato evidenziato un aumento del cancro
della vescica tra i rifinitori delle concerie al cromo (44). Uno studio di
coorte effettuato tra gli addetti alla industria della concia delle pelli con
tannini vegetali e con cromo, nell’area del Valdarno Inferiore (Toscana),
rivela un aumento di mortalità tra gli esposti (rifinitori, conciatori al cromo e
conciatori con tannini vegetali) anche per il tumore della vescica (45). Tali
risultati concordano con uno studio precedentemente svolto nella stessa area
geografica in cui si evidenziava la presenza di coloranti e pigmenti
cancerogeni per la vescica usati nella fase di rifinitura delle concerie al
cromo (coloranti a base di benzidina, orto-toluidina, orto-dianisidina) (46).
Anche in uno studio (in corso di pubblicazione, n.d.r.) effettuato
recentemente nella zona conciaria del Valdarno Inferiore, in cui sono state
analizzate due coorti (la coorte A composta da 4.694 soggetti, appartenenti a
92 aziende del comparto conciario e la coorte B composta da 2574 soggetti
addetti al comparto calzaturiero, esclusivamente in aziende in cui si
effettuano lavorazioni meccaniche del cuoio per la produzione di parti in
23
cuoio della calzatura, ossia tacchi, suole e guardoli), per un totale di 7.268
soggetti di cui 5.690 uomini e 1.578 donne, è stato evidenziato, in entrambe
le coorti, un eccesso di tumori della vescica, anche se non in modo
significativo (coorte A: 5 osservati/5.93 attesi; SMR=84.31 95% CI=41.00-
158.22).
Un eccesso di rischio è stato rilevato anche nel settore calzaturiero e
tra i calzolai (29, 5), altri nella fabbricazione di prodotto in pelle o in
soggetti esposti a pelle o loro prodotti (5) (tabella 5).
3.4) Industria della gomma e dei cavi elettrici.
L’industria della gomma è considerata ad alto rischio per varie
patologie croniche, tra cui anche il cancro della vescica (10, 32). Gli agenti
chimici usati nel settore, coinvolti nello sviluppo di tumore della vescica
sono gli antiossidanti (ad esempio, la fenil-β-naftilamina e la 2-naftilamina),
ritardanti della reazione di polimerizzazione (derivati aminici) e gli IPA,
inquinanti ambientali emessi durante il processo di vulcanizzazione4 (10).
La β-naftilamina, bandita in molti paesi dopo che nel 1938 Hueper aveva
considerato che fosse un induttore di tumori della vescica nel cane, è stata
tuttavia usata in modo esteso come antiossidante nell’industria della
gomma, soprattutto in Gran Bretagna. La cancerogenicità della β-
naftilamina nell’uomo è stata confermata da uno studio su lavoratori
britannici esposti che presentavano un rischio di cancro della vescica 200
volte più elevato rispetto alla popolazione non esposta (2, 19, 32). Anche la
fenil-β-naftilamina (PBNA), progressivamente introdotta nell’industria
europea a partire dagli USA, come sostituto della β-naftilamina, è una
sostanza che viene parzialmente metabolizzata a β-naftilamina (5, 10). In
4 Processo di reticolazione tridimensionale del polimero attraverso la formazione di ponti tioeterei (-S-) tra le
singole molecole che conferisce alla gomma l'elasticità e la resistenza ad insulti traumatici. La vulcanizzazione
a caldo si realizza inserendo gradualmente, nella mescola, lo zolfo e gli acceleranti; la vulcanizzazione a freddo prevede l'esposizione a vapori di cloruro di zolfo e serve a produrre oggetti più sottili (47).
24
passato, nella produzione della gomma è stata introdotto il 4-aminobifenile,
sostanza cancerogena presente anche nel fumo di tabacco; risulta meno
esteso in questo settore l’uso di benzidina come indurente, ampiamente
utilizzata nella produzione delle vernici (19).
Tra i lavoratori della gomma addetti alla produzione di pneumatici si
osserva un aumento di mortalità per cancro della vescica - confermato anche
da recenti studi di mortalità (48-50) - soprattutto nelle fasi di preparazione,
miscelazione, recupero, produzione di pneumatici, deposito e trasporto (3)
(5) (tabella 6).
3.5) Parrucchiere e barbieri.
La IARC, sulla base di nuovi studi epidemiologici sul cancro, ha
rivalutato la professione di parrucchiere, barbieri ed estetiste. Poiché sono
carenti le informazioni sulla durata del periodo di esposizione, tali
professioni vengono confermate nel Gruppo 2A (cioè, come ―probabili
cancerogeni per l’uomo‖) (3, 5, 19, 25, 27, 32) (tabella 7 e allegato 3).
I moderni coloranti per capelli sono classificati come permanenti, semipermanenti
e temporanei. Circa l’80% del mercato, è rappresentato dalle tinture permanenti o
ossidative che si dividono in decoloranti (amine aromatiche para-sostituite) e in ―couplers‖
(cioè, accoppiatori di amine aromatiche meta-sostituite) che, in presenza di perossido,
reagiscono formando la tintura. I colori scuri contengono maggiori concentrazioni di
ingredienti colorati. Già dagli anni ’70, le aziende produttrici hanno limitato il numero di
ingredienti utilizzati.
La IARC (27) ha valutato la cancerogenicità delle seguenti singole sostanze:
tinture per capelli:
―CI Acid Orange 3‖: acido 2-anilino-5-(2-4-dinitroanilino) benzensulfonico.
Tale prodotto, sotto forma di shampoo, è usato nelle tinture per capelli semi-
permanenti fin dagli anni ’50; è anche utilizzato nella tintura tessile. È
classificato ―non cancerogeno per l’uomo‖ (Gruppo 3);
25
―HC Blue n.1‖: N4,N4-bis(2-idrossietil)-N1-metil-2-para-fenilendiamina.
Usato sotto forma di shampoo, nelle tinture per capelli semi-permanenti, è
classificato ―possibile cancerogeno per l’uomo‖ (Gruppo 2B);
―HC Blue n.2‖: N1,N4,N4-tris(2-idrossietil)2-nitro-para- fenilendiamina. Usato
sotto forma di shampoo, nelle tinture per capelli semi-permanenti, è
classificato ―non cancerogeno per l’uomo‖ (Gruppo 3);
―HC Blue n.3‖: N1-(2-idrossietil)- 2-nitro-para- fenilendiamina. Usato sotto
forma di shampoo, nelle tinture per capelli semi-permanenti, è classificato
―non cancerogeno per l’uomo‖ (Gruppo 3);
―HC Yellow n.4‖: 2-[3-nitro-6(beta-idrossietilamino)fenossi] etanolo. Usato
esclusivamente nelle tinture per capelli semi-permanenti, è classificato ―non
cancerogeno per l’uomo‖ (Gruppo 3);
2-amino-4-nitrofenolo: è usato solo in pochi Paesi nelle tinture semi-
permanenti per capelli (sfumature biondo-oro) come shampoo; più
frequentemente è un intermedio nei prodotti di tintura della pelle, nylon, seta,
lana e pellicce. È classificato dalla IARC ―non cancerogeno per l’uomo‖
(Gruppo 3);
2-amino-5-nitrofenolo: è usato nelle tinture semi-permanenti per capelli
(sfumature biondo-oro e rosso) come shampoo e come intermedio nella tintura
di resine sintetiche, vernici, inchiostri e tinture per legno. È classificato dalla
IARC ―non cancerogeno per l’uomo‖ (Gruppo 3);
1,4-diamino-2-nitrobenzene (2-nitro-para-fenilendiamina): è usato nelle
tinture semi-permanenti per capelli e come ingrediente delle formulazioni
permanenti. È classificato dalla IARC ―non cancerogeno per l’uomo‖
(Gruppo 3);
Coloranti cosmetici:
―D&C Red n.9‖: acido 5-cloro-2-[(2-idrossi-1-naftalenil)azo]-4-metil-
benzosulfonico. È usato nell’industria cosmetica e farmaceutica (rossetti,
colluttori, dentifrici e farmaci) e negli inchiostri da stampa. È classificato
dalla IARC ―non cancerogeno per l’uomo‖ (Gruppo 3).
26
Altre sostanze usate dai parrucchieri ed estetiste valutate dalla IARC sono:
tinture per capelli temporanee: sali di nickel (―cancerogeni per l’uomo‖,
Gruppo 1), sali di cobalto e acetato di piombo (―possibile cancerogeno per
l’uomo‖, Gruppo 2B);
trattamenti condizionanti per capelli: oli minerali (―cancerogeni per l’uomo‖,
Gruppo 1);
tinture per capelli semi-permanenti: 4-amino-2-nitrofenolo (―non cancerogeno
per l’uomo‖, Gruppo 3); ―CI Disperse Blue 1‖ (―possibile cancerogeno per
l’uomo‖, Gruppo 2B);
tinture per capelli permanenti: 2,4-diaminoanisolo e 2,4-diaminotoluene
(―possibili cancerogeni per l’uomo‖, Gruppo 2B); 2,5-diaminotoluene,
idrochinone, solfito di sodio, bisolfito di sodio, para-fenilendiamina, meta-
fenilendiamina, resorcinolo, isopropanolo (usato anche nei prodotti per
unghie), perossido di idrogeno - usato anche come schiarente - sono
classificati ―non cancerogeni per l’uomo‖ (Gruppo 3); potassio bromato,
usato nella permanente, è un ―possibile cancerogeno per l’uomo‖ (Gruppo
2B); fenacetina, ―probabile cancerogeno per l’uomo‖ (Gruppo 2A);
spray per capelli: cloro vinile (―cancerogeno per l’uomo‖, Gruppo 1);
clordifluorometano (―non cancerogeno per l’uomo‖, Gruppo 3);
diclorometano (―possibile cancerogeno per l’uomo‖, Gruppo 2B);
brillantina: auramina e para-dimetilaminoazobenzene, ―possibili cancerogeni
per l’uomo‖ (Gruppo 2B); crisoidina,―non cancerogeno per l’uomo‖ (Gruppo
3);
prodotti per unghie: ossidi di cromo (―cancerogeno per l’uomo‖, Gruppo 1 o
―non cancerogeno per l’uomo‖, Gruppo 3), carbon black, ossido di ferro,
toluene, xilene, ossido di titanio (―non cancerogeno per l’uomo‖, Gruppo 3);
altri composti (lozioni, prodotti per la pelle, etc.): generalmente classificati nel
Gruppo 3.
27
Tabella 3. Industria chimica, produzione e fabbricazione di coloranti.
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Studio di coorte (follow-up)
Industria dei coloranti
(esposizione ad amine
aromatiche)
590 soggetti
esposti (follow-up di
14 anni)
1922-1972
56 decessi per cancro della
vescica/3.4 attesi; SMR=16.5 (95% CI=12.4-
21.4).
Eccesso di rischio di cancro della vescica che
aumenta con l’età giovanile alla prima esposizione
(<25 anni) e con l’aumentare della durata di esposizione (10-19 anni e >20 anni). Il rischio si
riduce in modo significativo dopo che sono passati ≥
30 anni dalla cessazione dell’esposizione.
Italia Pira E et al, 2010 (20)
Studio di coorte
Impianto chimico
(esposti a o-toluidina e
anilina)
1749
lavoratori
esposti
1988-1994
SIR=3.64 (95% CI=1.94-6.23) (30 casi/3.57 attesi);
anzianità lavorativa >10 anni:
SRR=6.07 (95% CI=0.77-48.17);
anzianità lavorativa >20 anni:
SRR=3.39 (95% CI=0.40-29.03).
Aumentato rischio di cancro della vescica
nell’industria chimica (esposti a o-toluidina e anilina); all’aumentare dell’anzianità lavorativa, aumenta la
mortalità.
USA
Carreon T,
Hein MJ, 2010
(51)
- - - -
I coloranti a base di benzidina,
usati principalmente per
colorare la carta, i tessuti e la pelle, banditi in molti paesi,
sono ancora prodotti ed
importati da altri paesi. Essendo la benzidina, un
cancerogeno certo per la
vescica (Gruppo 1) (26), anche potrebbero avere lo
stesso potenziale cancerogeno.
Infatti, tali coloranti vengono metabolizzati a benzidina e
coniugati della benzidina e
sono stati individuati nelle urine di lavoratori esposti alle
più alte concentrazioni.
ortho-toluidina, usata nella produzione di coloranti, di
pigmenti, di prodotti chimici della gomma e anche
come colorante biologico. ―cancerogeno per l’uomo‖
(Gruppo 1);
la 4-cloro-ortho-toluidina, usata nella produzione di coloranti organici e metabolita dell’insetticida
clordimeform, è stata classificata come ―probabile
cancerogeno per l’uomo‖ (gruppo 2A); la 4-4’-metilenbis(cloroanilina) (MOCA), usata come
nell’industria chimica come agente polimerizzante il
poliuretano, cancerogeno per l’uomo‖ (Gruppo 1); i coloranti a base di benzidina classificata come
―cancerogeno per l’uomo‖ (Gruppo 1).
Sono cancerogeni per l’uomo (Gruppo 1): benzidina, 4-aminobifenile, produzione di magenta (l’ ortho-
toluidina è usata come intermedio) e la produzione di
auramina; magenta, l’auramina tecnica, la base di Michler, il
chetone di Michler (prodotto dall’idrolisi di
auramina) sono classificati come ―possibile cancerogeno per l’uomo‖ (gruppo 2B).
Baan R, 2008,
(25)
Monografia vol.99 della
IARC (24)
(continua)
28
(segue)
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Studio di coorte Produzione di 4-
aminodifenile
171
lavoratori -
19 casi di cancro della vescica in soggetti esposti per meno di
2 anni
Cancro vescica anche per esposizioni brevi.
Attualmente
non più usata
nella
produzione
della gomma, il 4-
aminodifenile
si trova come inquinante del
fumo di
sigaretta.
Melik WF et
al, 1955 (19)
Studio di coorte
Lavorazione e
produzione di 4-cloro-o-toluidina (COT)
116 esposti
prima del 1970
Follow-up
fino al 1986
SIR=727;
8 casi osservati (95% CI=)314-1433)
Aumento di incidenza del cancro vescica negli esposti
a COT. Germania
Stasik, 1988 in
(32)
Studio di coorte Sintesi di clordimeformio
49 esposti a
partire dal
composto 4-
cloro-o-
toluidina (COT)
1965-90 SIR=8970 (95%3560-16860)
Aumento di incidenza del cancro vescica negli esposti
a 4-cloro-o-toluidina (COT) nella sintesi di clordimeform..
Germania Popp et al,
1992 (32)
Studio di coorte Produzione di β-naftilamina
1312 M 1940-1973 Non significativo SMR Solo 2 morti per cancro vescica
Solo il 15%
dei lavoratori era esposto a
β-naftilamina
Stern FB et al, 1985 (2)
Studio di
mortalità
Industria chimica (esposti
a β-naftilamina)
374 M
26 F 1940-1981
SMR elevato (SMR=16.8; 95% CI=4.6-
43.1)
Età > 45 anni Occupati per >= 5 anni
Seguiti da 20-29 anni dal primo impiego
Aumento di mortalità per
tutti i tumori
Cassidy LDet
al, 2003 (2)
Studio di coorte
Studio di
mortalità
Lavorazione dei coloranti
906 lavoratori
esposti a β-naftilamina,
benzidina e
naftilammina
1920-1970;
follow-up
1946-76
SMR=2927; 36 casi osservati
Associazione tra produzione coloranti (uso di β-
naftilamina, benzidina e naftilammina) e tumore della
vescica
Italia
Rubino et al, 1982 (32)
(continua)
29
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni
Note Autori
Studio di coorte Produzione di benzidina per industria dei coloranti
784
lavoratori
esposti
-
Rischio di cancro vescica 35
volte più alto negli esposti; 75 volte più alto nel caso di alta
esposizione.
Rischio di cancro vescica aumentato negli esposti a benzidina.
Cina You XY et al, 1983 (19)
Studio di coorte Produzione di benzidina
984
lavoratori maschi
esposti
1945-65;
follow-up
1945-78
SIR=343;
8 casi osservati (95% CI=148-
676)
Aumento di incidenza del cancro vescica negli esposti ad alte concentrazioni di benzidina.
USA Meigs et al, 1986 (32) in
Studio di coorte
Studio di
mortalità
Lavorazione di coloranti
ed intermedi a base
azotata
304 lavoratori
attivi nel
1940 (produzione
di indigo,
bromindigo, acetanilide)
Follow-up 1940-75
0 osservati/1.2 esposti Non evidenziato alcun eccesso di mortalità. USA
Ott e Langner,
1983 in (10)
(32
Studio di
mortalità
Industria dei coloranti
(esposti a benzidina)
1972
lavoratori esposti
1974
controlli
1945-1977
Tra i lavoratori esposti a
benzidina aumento della mortalità per cancro vescica di
17 volte; negli utilizzatori
aumento di mortalità per K vescica di circa 20 volte;
incidenza cancro vescica
aumentata di 25 volte.
Eccesso di casi di cancro vescica e aumento di mortalità per cancro vescica tra i lavoratori esposti a
benzidina.
Shanghai e
Cina
Bi W et al,
1992 (2) (32)
Studio di
mortalità ed
incidenza
Produzione di coloranti
all’anilina (esposti a benzidina e β-
naftilamina)
4581 M e F
esposti: 514
M e 287 F
1975
Mortalità per cancro vescica: Maschi: SMR=279 (95%
CI=192-391);
Femmine: SMR=311 (95% CI=149-571)
Aumento mortalità e di incidenza per tutti i cancri,
soprattutto il cancro della vescica. Aumento del rischio al diminuire dell’età alla
diagnosi e all’aumento dell’anzianità lavorativa.
Mosca, Russia Bulbulyan MA et al, 1995 (2)
(continua)
(segue)
30
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni
Note
Autori
Studio di
mortalità
Produzione coloranti
sintetici (produzione di β-
naftilamina)
1314 M 1940-1979
Mortalità per K vescica:
SMR=2.4 (95% CI=0.5-0.7); Mortalità per cause multiple:
SMR=5.6 (95% CI=2.4-11.1);
sopra i 10 anni di anzianità lavorativa SMR=39.8 (95%
CI=8.20-116.25)
Aumento di mortalità per cancro della vescica tra i
lavoratori esposti; in particolare, la mortalità per tutte
le cause aumenta sopra i 10 anni di anzianità
lavorativa.
USA Axtell CD et
al, 1998 (2)
Studio di coorte
Industria dei coloranti (esposti a benzidina, β-
naftilamina, α-naftilamina, dianisidina)
442
lavoratori (5 F e 437 M)
1935-1988
Aumento di mortalità tra
lavoratori esposti a: - produzione di benzidina
(SMR=63.6%; 95%
CI=30.5-117.0); - uso di benzidina
(SMR=27.0%; 95% CI=8.8-63.0);
- produzione di β-
naftilamina
(SMR=48.4%; 95%
CI=10.0-141.5)
Aumento di mortalità per K vescica nella produzione
di benzidina, nell’ uso di benzidina e nella produzione
di β-naftilamina. Non eccesso di mortalità negli esposti a α-
naftilamina.
Giappone Naito S et al,
1995 (2)
Studio di coorte Produzione intermedi dei
coloranti
1385 esposti ad amine
aromatiche
1940-72; follow-up
1940-1983
OR=6.96; 13 casi osservati (95%
CI=3.9-12.4)
Lavoratori esposti a β-naftilamina; eccesso di casi
osservati di tumore della vescica. USA
Schulte et al,
1986 (32)
Studio di coorte Produzione di coloranti 550 esposti a
benzidina -
Totale degli esposti:SIR=1918;
esposti fase di presintesi:
SIR=3500 (14 casi); esposti a benzidina SIR=7500
(6 casi)
Aumento di incidenza del K vescica negli esposti a
benzidina. Cina
Xue-Yun,
1990 (32)
Studio di coorte Produzione di coloranti
906 esposti
per almeno
un anno dal 1922 al 70;
Follow-up fino al
1989
SMR=304 (49 casi osservati) Aumento mortalità per K vescica.
Italia
Piolatto et al,
1991 (32)
(segue)
(continua)
31
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni
Note Autori
Studio di
mortalità Fabbrica di pigmenti
2589
lavoratori utilizzatori
di amine
aromatiche
1968-80 7 casi di tumore identificati Associazione positiva tra fabbricazione di pigmenti e
tumori della vescica. Scozia
Gillis, Boyle e MacIntyre et
al, 1982 (10)
Caso -controllo Esposizione ad inchiostri da stampa
291 pazienti
con K
vescica
1975-1979 RR 5.0 (95% CI=1.0-25.8) Cancro della vescica in lavoratori con alte esposizione ad inchiostri da stampa.
Inghilterra e Galles
Coggon D et al, 1984 (2)
(segue)
32
Tabella 4. Pittori artistici, verniciatori e imbianchini.
Tipo di studio Settore
industriale Soggetti
Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Studi di coorte
Studio di coorte Pittori 42000 soggetti - SMR=1.23 (95% CI=1.05-
1.43)
Elevato rischio di cancro della vescica per
imbianchini. USA
Steenland K e
Palu S, 1999
(19)
Studio di coorte
Pittori e
commercianti
di vetro, mattonelle e
moquette
57 175 soggetti 1975-1979 -
Non eccesso di mortalità di tutta la popolazione
rispetto alla popolazione generale. Eccesso di mortalità per K vescica, dopo standardizzazione.
California,
Missouri,
New York, and Texas
(USA)
Matanoski GM,
1986 (52)
Studi caso-controllo
Studio caso-controllo
Pittori
(rivestimento
metalli, vernici per legno e
antimacchia,
vernici a base di gesso e
legno
533 casi e 533
controlli 1979-1986
Rivestitori di metalli con vernici:
OR = 1.7 (95% CI= 0.7-4.4);
n = 13 casi osservati.
In generale, si ha assenza di rischio per vari tumori tra i verniciatori; eccesso di rischio per tumore
della vescica per i verniciatori che rivestono i
metalli.
Montreal Ramanakumar
AV, 2008 (53)
Caso -controllo Pittori e
verniciatori
412 casi
414 controlli -
OR=2.4 (95% CI=1.05-5.57)
aggiustato per il fumo
Elevato rischio di cancro della vescica per i
verniciatori e imbianchini. Germania
Golka K, Bandel
T et al, 1998 (19)
Caso -controllo Pittori e
verniciatori
156 casi
336 controlli -
OR=1.98 (95% CI=0.64-
6.11)
Elevato rischio di cancro della vescica per i
verniciatori e imbianchini. Germania
Golka K, 1999
(19)
Caso-controllo ospedaliero Pittori e verniciatori
219 casi 219 controlli
-
Tutti: OR=1.56 (95% CI=0.51-4.78)
Solo imbianchini di casa:
OR=2.34 (95% CI=1.05-5.57)
Elevato rischio di cancro della vescica per i
verniciatori e imbianchini; tale associazione è valida anche nella sottopopolazione di imbianchini
di appartamento.
Germania Bolm-Audorff U et al, 1993 (19)
Caso-controllo ospedaliero Pittori e
verniciatori
531 casi
531 controlli -
Tutti: OR=1.25 (95%
CI=0.59-2.67) Pittura con spray: OR=2.88
(95% CI=1.70-4.88)
Non aggiustato per il fumo
Elevato rischio di cancro della vescica per i
verniciatori e imbianchini; tale associazione è
valida anche nella sottopopolazione di imbianchini che usano pitture spray.
Germania Claude J et al,
1988 (19)
(continua)
33
(segue)
Tipo di studio Settore
industriale Soggetti
Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Caso -controllo Pittori 42000 pittori/14000
non pittori
- SMR=1.77 (95% CI=1.13-
2.77)
Elevato rischio di cancro della vescica tra i pittori
(imbianchini). USA
Steenland K e Palu A, 1999
(19)
Caso -controllo Pittori e
verniciatori
403 casi
426 controlli -
OR=2.76 (95% CI=1.21-
6.28)
Non aggiustati per fumo.
Rispetto a tutta la popolazione censita come
imbianchino nel 1976:
OR=2.8 (95% CI=1.9-4.2)
Elevato rischio di cancro della vescica per i
verniciatori e imbianchini. Germania
Mislak ZW et
al, 1990 (19)
Review
Meta-analisi Pittori
Studi caso-
controllo e di
coorte
-
Studi caso-controllo:
sumRR=1.28
studi di morbidità: sumRR=1.14
studi di mortalità:
sumRR=1.27
Statisticamente significativa la stima del rischio di cancro della vescica tra i verniciatori.
- Bachand A, 2010 (54)
Review Pittori
4 studi di coorte
con RR
cumulativo=1.10 (95% CI=
1.03-1.18), e
893 casi osservati;
14 studi caso-
controllo e una analisi di altri 11
studi caso-
controllo con RR
cumulativo=1.35
(95% CI=1.19-1.53) e 465 casi
esposti
1989-2004
4 studi di coorte: sumRR=1.23 (95% CI=1.11-
1.37) con 370 morti;
totale studi:
RR=1.17 (95% CI=1.11-
1.27)
Moderato eccesso di rischio di tumore della vescica
nei verniciatori. Alcuni studi evidenziano una
maggiore esposizione in passato. Presenza di residui fattori di confondimento (fumo
di tabacco e classe sociale).
-
Bosetti C, Pira
E, La Vecchia C, 2005 (42)
Meta-analisi di 13 studi caso-controllo Pittori - - SMR=1.3 Elevato rischio di cancro della vescica per pittori (imbianchini).
- Chen R e Seaton A, 1998 (19)
34
Tabella 5. Uso di coloranti nell’industria tessile e della pelle e del cuoio.
Tipo di studio Settore
industriale Soggetti
Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Industria tessile
Studio di coorte Industria
tessile
17 gruppi di
maschi esposti
1968-1984;
follow-up 1999
SMR< 1 per tutti i tumori. Non aumento della mortalità per tutti i tumori
nell’industria tessile. Francia
Hours M, 2007
(43)
Studio di mortalità
Tintura e
stampa del
settore tessile
1429 uomini morti
1957-1968
Uomini che hanno lavorato
per almeno 12 mesi prima del
1937
Non c’è evidenza di un aumento del tumore della vescica nel settore della stampa e tintura tessile.
Yorkshire Newhouse et al, 1978 (10)
Studio caso-controllo Industria tessile
1219 casi 1271 controlli
1998-2001
Tessitori:
OR=1.82 (95% CI=0.95-
3.47); orditori/tagliatori:
OR=4.11 (95% CI=1.58-
10.7); esposti fibre sintetiche:
OR=1.89 (95% CI=1.00-
3.56);
Non rischio aumentato di cancro della vescica nel
settore tessile; aumento significativo del rischio in sottogruppi di
addetti tessitori, orditori/tagliatori ed esposti fibre
sintetiche; con ≥ 10 anni di anzianità lavorativa anche addetti nella zona tessitura ed esposti a fibre
di cotone.
Spagna Serra et al, 2008 (55)
Studio caso-controllo Settore tessile
57 casi
ricoverati o morti per
tumore della
vescica 104 controlli
1978-1981
Esposizioni passate nel settore tessile OR=2.2 p =
.038;
addetti alla tintura e alla stampa dei tessuti con azo-
amine: OR = 4.41;
95% CI 1.15-16.84
Rischio molto elevato di cancro della vescica per addetti al settore tessile; il rischio molto elevato di
cancro della vescica per addetti alla tintura e alla
stampa dei tessuti con azo-amine.
Spagna Gonzales CA,
1988 (56)
Review Settore tessile Studi pubblicati
dopo il 1990 1990-2002
Aumento del RR (1.39; 95%
1.07-1.71) di cancro della
vescica tra i tintori del settore tessile.
Negli studi pubblicati dopo il 1990, a causa di una
maggiore eterogeneità tra le popolazioni studiate, il
RR tende verso l’unità (non eccesso di rischio tra i tintori).
- Mastrangelo G
et al, 2002 (57)
(segue)
35
(continua) Industria della pelle e del cuoio
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Studio di coorte Concerie della pelle e calzaturifici
7.268 soggetti in totale di
cui 5.690 uomini e 1.578
donne: Comparto
conciario(coorte A) 4.694
soggetti Comparto calzaturiero lavorazioni
meccaniche del cuoio
(coorte B) 2574 soggetti
1950-2008 Follow-up
coorte A: 5 osservati/5.93 attesi;
SMR=84.31 95% CI=41.00-158.22.
In entrambe le coorti, anche se non in modo
significativo, si ha un eccesso di tumori
della vescica.
Italia,
Valdarno Inferiore
(Toscana)
In corso di pubblicazione
Studio di mortalità
Industria della pelle
(concerie vegetali e al
cromo)
4874 addetti (4150 M,
724 F) in 92 concerie 1970-1996
Cancro della vescica:
rifinitori:
SMR=1.25 90% CI= 22-393 (2 casi
osservati);
conciatori al cromo:
SMR=1.68 90% CI= 30-528 (2 casi
osservati);
conciatori con tannini vegetali:
SMR=1.61 90% CI= 26-509 (2 casi
osservati).
Eccesso di mortalità anche per tumore della
vescica tra rifinitori, conciatori a tannini
vegetali e conciatori al cromo.
Italia,
Valdarno
Inferiore
(Toscana)
Iaia TE et al,
2006 (45)
Studio di coorte Concerie della pelle
al cromo
1244 addetti (870 uomini
e 374donne) 1955-1988
36414 person-years al follow-up
Cancro della vescica:
SMR=242, 95% (95% CI 116-446)
Eccesso di mortalità per cancro della
vescica tra gli addetti alla tintura delle pelli
con coloranti a base di benzidina nelle
concerie al cromo.
Italia Montanaro F et
al, 1997 (44)
(segue)
36
(continua)
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Studio di mortalità Industria tessile e
della pelle
673 morti per tumore
della vescica - Interviste ai parenti stretti
Eccesso di rischio di tumore della vescica in
soggetti addetti prevalentemente al settore
tessile e della pelle.
New
Hampshire,
USA
Brown LM,
1995 (58)
Studio di coorte Conceria della pelle
901 addetti per > 1 anno
ed esposti a coloranti a
base di benzidina
- SIR=273(P = 0.05)
Eccesso di incidenza di tumore della vescica
tra gli addetti alla conceria.
Eccesso si verifica in soggetti che sono
entrati a lavorare prima dei 19 anni; il
rischio è associato con la dose cumulata nel
tempo.
Shanghai,
Cina
Chen JG, 1990
(59)
Studio di mortalità Concerie di pelle 2926 maschi 1950-1983
Vescica (SMR = 150,
CI 95% = 48-349);
5 casi osservati/3.34 attesi
Eccesso di mortalità per tumore della
vescica nella coorte in particolare tra i
rifinitori (esposti a coloranti a base di
benzidina, orto-toluidina e orto-dianisidina)
di concerie al cromo.
Italia,
Valdarno
Inferiore
(Toscana)
Costantini AS,
Paci E et al,
1989 (46)
37
Tabella 6. Produzione di gomma e di cavi elettrici.
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Studi di coorte
Studio di mortalità
Industria della gomma
sintetica (stirene-
butadiene)
4863 donne
Follow up
Tumore della vescica
SMR:332 (CI=122-723) e 6 casi
osservati/1.8 attesi.
L’aumento della mortalità per cancro della
vescica (e del polmone) sembra associato
a cause non lavorative.
Nord America Sathiakumar N, 2009 (50)
Studio di coorte Produzione di
pneumatici
Maschi e
femmine - RR=7.32-8.27
Aumento significativo della mortalità per
cancro della vescica. Polonia
de Vocht F,
2009 (49)
Studio di mortalità
Industria della gomma (esposti a 2-
mercaptobenzotiazolo,
anilina, penil-beta-fenilamina, orto-
toluidina)
2160 maschi
addetti
1955-2005
(mortalità);
1971-2005 (morbidità)
SMR=278 (CI=139-497) per 611
esposti a uno o più tossici chimici.
Eccesso di mortalità e incidenza statisticamente significativo soprattutto
per gli esposti a o-toluidina.
Galles Sorahan T,
2008 (48)
Studio di mortalità Produzione gomma e
cavi
40867
con
anzianità
lavorativa
> 1 anno
1967
37 casi di K vescica osservati (19
attesi) statisticamente significativo
(p<0.001);
settore degli pneumatici SMR 183
(p<0.05)
Eccesso di mortalità per K vescica, in
particolare nel settore degli pneumatici UK
Fox AJ e
Collier PF,
1976 (2)
Studio di mortalità e morbosità Industria della gomma
13570 M con
anzianità
lavorativa > 5 anni
1940-1976
Eccesso di casi di tumore della
vescica tra i lavoratori di:
- impianti chimici (SMR=1.67);
- produzione pneumatici per
> 5 anni (SMR=1.32)
Eccesso di tumori della vescica nel settore
chimico e nel settore di produzione di
pneumatici, per oltre 15 anni.
Ohio
Monson RR e
Fine LJ, 1978
(2)
Studio di coorte Industria chimica
della gomma
2160 M
con
anzianità
lavorativa
> 5 anni
1955-1984
SMR=277 (95% CI=127-526); SMR=560 (95% CI=225-1124) se
>20 anni di anzianità lavorativa e
assunti prima del 1955.
Eccesso di mortalità tra gli esposti a una o più sostanze chimiche:
anilina, o-toluidina, 2-
mercaptobenzotiazolo e fenil- β-
naftilamina; l’eccesso aumenta per
lavoratori con >20 anni di anzianità
lavorativa e assunti prima del 1955.
Galles
Probabile
esposizione a β-naftilamina
derivante dalla
metabolizzazione di fenil- β-
naftilamina.
Sorohan T et
al, 1989 (2)
(19) (32)
(segue)
38
(continua)
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Studio di coorte Industria gomma 11000
lavoratori -
Stoccaggio e spedizione:
SMR=253 (95% CI=93-551);
lavoratore generico:
SMR=159 (95% CI=92-279)
Eccesso di mortalità per K vescica nel
settore della gomma, in particolare nelle
mansioni di stoccaggio e spedizione e per
addetti a mansioni generiche.
- Straif K et al,
1998 (19)
Studio di coorte
Produzione di
antiossidanti ed acceleratori per
l’industria della
gomma
1749
lavoratori
1946-1988; follow-up
1973-88
SIR=360 (90% CI=213-573)
13 casi osservati; esposti ad o-toluidina ed anilina
SIR=648 (90% CI=304-1220) e 7
casi osservati
Aumento incidenza K vescica negli esposti; in particolare in quelli esposti in
modo chiaro a o-toluidina ed anilina.
USA Ward et al,
1991 (32
Studio di coorte Industria gomma 29087
soggetti 1940-78
Maschi bianchi SMR=117 (95% CI=89-150) e 60 casi osservati;
Femmine bianche SMR=119 (95%
CI=38-278) e 5 casi osservati.
Eccesso di mortalità per K vescica nel
settore della gomma. USA
Denzell e
Monson, 1981 (32)
Studio di coorte Industria gomma 33185
lavoratori
1946-60; follow-uo
1946-75
Gomma: 33 casi osservati/36.1
esposti;
prodotti in gomma in genere: 3 casi osservati/6.8 esposti
Non evidenza di eccesso di rischio di K
vescica negli uomini assunti dopo il 1949,
dopo il ritiro di antiossidanti contenenti β-naftilamina come impurità.
UK Parkes et al,
1982 (32)
Studio di coorte Industria lavorazione
della gomma
8734
maschi lavoratori
1952-81 SIR=105 (95% CI=60-167)
17 casi osservati
Aumento incidenza K vescica nei
lavoratori; in particolare nei soggetti con
anzianità lavorativa di almeno 5 anni; latenza 20 anni, assunti prima del 1951 nel
reparto pesa e miscelazione.
Svezia Gustavsson et
al, 1986
Studio di coorte Industria gomma 6629 lavoratori
1946-81 SMR=183 (95% CI=105-296) 16 casi osservati
Eccesso di mortalità per K vescica nel settore della gomma.
Italia Negri et al, 1989 (32)
Studi caso-controllo
Caso-controllo Produzione gomma e
pneumatici
220 M casi;
2
industrie di
controllo
- -
Aumento del rischio di K vescica
all’aumentare della durata di esposizione nel processo di produzione di pneumatici.
(esposizione a sostanze chimiche volatili
della gomma).
5 aziende
dell’Ohio
Checkoway H et al, 1981
(2)
(segue)
39
(continua)
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Caso-controllo Industria della gomma
2090 M
prima del
1950;
3038 M
dopo
1950
Prima e dopo
il 1950
Lavoratori < 1950 hanno 2.8 volte
un rischio più alto di sviluppare K
vescica rispetto agli assunti dopo il
1950
Lavoratori esposti a β-naftilamina hanno
un eccesso di rischio di K vescica.
Bretagna
(1950 anno di
rimozione della
β-naftilamina)
Veys CA,
1995 (2)
Caso-controllo Industria gomma 291
lavoratori -
Eccesso di rischio di mortalità per
K vescica non significativo Non significativo l’eccesso di rischio
Piccola
numerosità del
campione studiato.
Coggon D et al, 1984 (2)
Caso-controllo Produzione e polimerizzazione della
gomma
- - OR=5.1 (95% CI 0.6-43.6)
aggiustato per il fumo
Significativo l’eccesso di rischio per
tumore della vescica
Piccola
numerosità del
campione studiato.
Bolm-
Audorff et U
al al, 1993 (19)
Review
Review Gomma chimica (N-
fenil-2-naftilamina) -
N-fenil-2-naftilamina viene
metabolizzata a 2-naftilamina.
L’1% di N-fenil-2-naftilamina viene
metabolizzata a 2-naftilamina. -
Weiss, 2007
(60)
40
Tabella 7. Parrucchiere e barbieri.
Tipo di studio Settore
industriale Soggetti
Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Studi di coorte
Studio di coorte Popolazione generale
- - OR=4.90 (95% CI=0.85-28.39) aggiustati per il fumo.
Aumento del rischio tra le parrucchiere.
- Golka K, 1999 (19
Studio di coorte Parrucchiere
703 maschi e 677
femmine
parrucchiere
Inizio attività 1900-1964;
follow-up fino
al 1982
SMR (1942-82): M=10 oss/3.9 attesi; F=2 oss/1 atteso
SIR (1970-80): M=11 oss/5.3
attesi; F=2 oss/1.5 attesi
Aumento mortalità e incidenza nel
settore sia tra maschi sia tra femmine. Svizzera
Guberan et al,
1985 (32)
Studi caso-controllo
Caso-controllo di popolazione
Parrucchiere,
barbieri ed estetiste
esposte a
tinture per capelli
contenenti
amine
aromatiche
1514 casi
incidenti di K vescica
- OR=5 (95% CI=1.3-19.2)
Le parrucchiere con anzianità
lavorativa >10 anni hanno un rischio 5
volte maggiore di sviluppare tumore della vescica rispetto a soggetti non
esposti a tinture per capelli.
Los Angeles, California
Gago-Dominquez
M et al, 2001
(2) (19)
Golka, 2004
(19)
Caso controllo Parrucchiere
3346 casi
6840
controlli
OR=1.6 (95% CI=0.8-2.5)
Aumento del rischio tra le
parrucchiere ma non statisticamente
significativo.
Dati combinati da 11 studi caso-controllo europei
Kogevinas M et al, 2003 (2)
Caso-controllo Parrucchiere - - OR=5.1 aggiustati per il fumo Aumento del rischio tra le parrucchiere.
-
Bolm-
Audorff U et
al, 1993 (19)
(segue)
41
(continua) Review
Tipo di studio Settore
industriale Soggetti
Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Meta-analisi Parrucchiere 42 studi 1970-2008
SRR=1.3 (95% CI=1.15-1.48)
SRR=1.7 (95% CI=1.01-2.88)
per anzianità lavorativa > di
10 anni.
Aumento significativo del rischio di cancro della vescica, in particolare
dopo 10 anni di anzianità lavorativa.
Gli studi revisionati sono
riportati in allegato 3.
Harling M et
al, 2010 (61)
Meta-analisi Parrucchiere
247 studi sul
rischio di cancro in
varie sedi e
attività di parrucchiera,
di cui 34 sul
cancro della vescica.
1982-2009 RR=1.30 (95% CI=1.20-1.42)
Elevato rischio di cancro della vescica,
in particolare dopo 10 anni di anzianità lavorativa.
Il rischio relativo (RR)
cumulativo, calcolato su 34 studi, è riportato in allegato 4.
Takkouche B,
2009 (62)
42
4) Tumore della vescica ed esposizione professionale ad
idrocarburi policiclici aromatici (IPA) in alcuni settori
produttivi.
Per molti anni, i prodotti di combustione sono stati sospettati come
agenti cancerogeni responsabili del cancro della vescica (19, 32). Studi di
coorte evidenziano un aumento di rischio del tumore della vescica nella
produzione di gas, nell’industria dell’alluminio e negli esposti ai prodotti
esausti dei motori. Tutte queste professioni hanno in comune l’esposizione
ad idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e, in certi casi, ai loro
nitroderivati, come i composti ―diesel exhaust‖, riconosciuti dalla IARC
come ―probabili carcerogeni per l’uomo” (Group 2A) (63). Una categoria
lavorativa ad alto rischio di esposizione a ―diesel exhaust‖ è rappresentata
dagli autisti di camion e macchinisti di treni (32). In generale, i dati
ambientali permettono di distinguere un livello alto, medio e basso di
esposizione ai prodotti di combustione:
alto livello di esposizione professionale ai prodotti di combustione è
stato documentato per gli addetti ai forni di cokeria (19, 39) e tra i
lavoratori negli impianti di produzione dell’alluminio (addetti siviera).
In quest’ultimo settore, accanto all’esposizione agli IPA, va senz’altro
considerato il ruolo sia dei composti volatili della pece di catrame di
carbone sia delle amine aromatiche che si sviluppano durante i processi
di fusione (19, 32, 39, 64). Altri settori ad alto rischio sono le fonderie di
ferro e di acciaio, mentre non è stato evidenziato un eccesso di rischio
tra gli addetti alla produzione di carbon black di elettrodi di carbone e
tra gli spazzacamini (39);
43
livelli medi di esposizione professionale, cioè concentrazioni inferiori
rispetto a quanto misurato nel settore siderurgico (3, 19), è stata
evidenziata tra gli addetti all’impermeabilizzazione e catramazione dei
tetti (―roofers‖), gli asfaltatori, etc.. Le temperature raggiunte dal
catrame e suoi derivati e la durata dell’esposizione influenzano
l’incidenza di tumori vescicali in questi settori (19, 32). Secondo una
revisione della letteratura del 2005, non si possono comunque trarre
delle conclusioni definitive sulla cancerogenicità di queste lavorazioni
(39);
concentrazioni più basse rispetto ai settori precedentemente analizzati
sono state evidenziate nel settore dei trasporti (autisti di camion, di auto,
di treni etc.) (32, 65, 66), tra i meccanici (32), gli edili etc. (65). Come
viene evidenziato in una recente review (Pronk A, 2009) (65),
utilizzando la concentrazione di carbonio elementare (EC) quale marker
di esposizione a ―diesel exhaust‖, i valori ottenuti da 10.001
campionamenti personali ottenuti da 32% di esposizioni ―on-road‖ e da
68% esposizioni ―off-road‖, sono generalmente <25 microg/mc, cioè di
livello basso per autisti, equipaggio dei treni, etc. rispetto sia ai valori
intermedi (EC<50 microg/mc) misurati nei meccanici, nei pompieri, etc.
sia ai valori di esposizione alti (EC=27-658 microg/mc) ottenuti tra i
minatori e gli addetti alle costruzioni (65). Anche nel settore dei
trasporti ferroviari, in Canada, la concentrazione di ―diesel exhaust”,
espressa come carbonio elementare, risulta più bassa rispetto a quella del
settore estrattivo (67). Analoghi risultati sono stati ottenuti anche in
Finlandia, dove sono state valutate le esposizioni a ―diesel exhaust”
(indicato dal diossido di azoto, NO2) e a ―gasoline engine exhaust”
(classificato dalla IARC ―possibile cancerogeno per l’uomo‖, Gruppo
2B) di 23 e 17 professioni rispettivamente (tra queste anche autisti,
meccanici, asfaltatori, etc.) utilizzando una matrice lavoro-esposizione
44
(68). Uno dei più ampi studi sulla misurazione dell’esposizione di autisti
di camion (sia autisti per brevi sia per lunghi tragitti ) a ―diesel exhaust”
è stato effettuato negli USA tra il 2001 e i 2005; tale studio evidenzia
l’impatto sulle concentrazioni rilevate delle caratteristiche del veicolo e
dell’abitudine al fumo degli autisti (69).
Mentre alcuni autori riconoscono, sulla base di studi caso-controllo,
la categoria degli autisti di camion e treni come esposti a composti ―diesel
exhaust‖, ad alto rischio di cancro della vescica (32), Olsen e Jensen (1987)
hanno osservato un elevato rischio solo dopo più di 20 anni di esposizione,
altri ancora hanno evidenziato un rischio basso di cancro della vescica per
soggetti esposti a ―diesel exhaust‖ (Baxter PJ et al, 1986; Claude J et al,
1988; Schoenberg JB et al, 1984; Silverman DT et al, 1983; Smith AH et al,
1988); infine altri ancora non hanno evidenziato alcuna associazione
(Coggon D et al, 1984; Cordier S et al, 1993; Steineck G, 1990; Vineis P e
Magnani C, 1985) (5). In generale, appare ancora dubbia l’associazione tra
esposizione a ―diesel exhaust‖ e tumori vescicali (19). L’agente etiologico
specifico responsabile del cancro della vescica nel settore dei trasporti non è
stato identificato, anche se il candidato più probabile è il prodotto di scarico
dei motori. I prodotti di scarico dei mortori diesel, in particolare, sono
associati con un aumentato rischio di cancro della vescica (5).
4.1) Settore della gassificazione del carbone.
Ci sono evidenze epidemiologiche che il settore della gassificazione
del carbone sia a maggiore rischio di neoplasie urinarie; i lavoratori
risultano esposti a IPA derivanti dal catrame di carbone ma anche ad altri
contaminanti (amine aromatiche, metalli pesanti, etc.). In passato,
l’esposizione ad IPA e altre sostanze tossiche in questo settore era molto più
elevata rispetto ad oggi (39) (tabella 8).
45
4.2) Industria di produzione dell’alluminio.
I dati epidemiologici disponibili sui lavoratori addetti alla
produzione di alluminio indicano un eccesso di rischio per il tumore della
vescica (5, 10, 39). I derivati volatili della pece di catrame di carbone e le
amine aromatiche sono i principali agenti cancerogeni presenti nella
lavorazione (5, 29). Dall’analisi di 15 lavori scientifici riguardanti 9 coorti
risulta che il rischio di ammalare di cancro della vescica aumenta in modo
proporzionale all’aumento dell’esposizione cumulativa ad IPA (39).
Considerando una revisione di 8 studi di coorte, fino al 2005, risultano 196
casi osservati rispetto 155.7 attesi nell’industria di produzione
dell’alluminio (RR=1.29 95% CI=1.12-1.49) (39). In una recente revisione
della letteratura del 2008 (64), vengono riportati i risultati e le conclusioni di
due studi canadesi basati su una popolazione addetta alla fusione
dell’alluminio; è evidenziata una riduzione della incidenza di casi di cancro
della vescica, con conseguente riduzione anche della mortalità per questo
tumore, in lavoratori assunti nell’impianto dopo il 1950. Al contrario, nei
lavoratori assunti prima del 1950, in relazione ad esposizioni lavorative più
elevate a composti volatile del catrame e per una maggiore abitudine al
fumo, viene documentato un eccesso di mortalità, statisticamente
significativo, per cancro della vescica (64) (tabella 9).
4.3) Fonderie del ferro e dell’acciaio.
Il rischio di tumore della vescica associato ad esposizione lavorativa
nelle fonderie del ferro e dell’acciaio è documentato in alcuni studi (64-bis);
ad oggi, non esistono evidenze epidemiologiche consistenti che stabiliscano
con certezza un eccesso di rischio. Dalla revisione della letteratura, le coorti
considerate nei vari disegni di studio si presentano in modo disomogeneo
anche se i lavoratori risultano comunque esposti – anche se molto meno
rispetto al passato - ad IPA, ad alcuni metalli pesanti, etc. (39) (tabella10).
46
4.4) Produzione di carbone, produzione di carbon black e lavoratori
addetti alla produzione di elettrodi di carbone.
Dalla revisione della letteratura non è stato evidenziato alcun eccesso
di rischio significativo di cancro delle vie urinarie e della vescica negli
addetti al settore della produzione del carbone anche se gli studi in
questione erano costituiti da una scarsa numerosità di popolazione osservata
per un breve periodo di follow-up (39).
Per quanto riguarda la produzione di carbon black, i dati di
letteratura sono troppo scarsi per poter trarre delle conclusioni
sull’associazione tra lavorazione e tumore della vescica; anche nel settore
della produzione di elettrodi di carbone, non si nota un eccesso di mortalità
né per tumore della vescica né per altri tumori (39) (tabella 11).
4.5) Esposizione a fumi di bitume, catrame di carbone e derivati del
petrolio.
Rientrano in queste categorie, i lavoratori che eseguono la
catramazione e la impermeabilizzazione dei tetti (―roofers‖), gli asfaltatori,
gli addetti alla impermeabilizzazione del legno con olio di creosoto, gli
addetti alla estrazione di scisti bituminosi, etc. Le conoscenze attuali
sull’esposizione di lavoratori ai fumi di bitume, catrame di carbone e
derivati non depongono per un eccesso di rischio nei ―roofers‖ e negli
asfaltatori5 (39). Tali conclusioni sono simili a quelle cui giunge la IARC
5 Il catrame (catrame di carbon fossile) è un liquido nero, brillante, contenente migliaia di composti organici,
prevalentemente aromatici che vengono recuperati mediante distillazione. Il catrame è un sottoprodotto che si
ottiene dal raffreddamento del gas di cokeria che si genera dalla distillazione a circa 1000°C di litantrace in appositi forni con formazione di coke e sottoprodotti, processo detto cokizzazione. Dalla distillazione del catrame
greggio si ottengono: peci, oli leggeri, oli medi, oli pesanti e antracenici (69). In Europa, una convenzione internazionale, risalente al 1931, definisce i bitumi, detti bitumi asfaltici, come
miscele di idrocarburi e di loro derivati (solforati, azotati, ossigenati) dotate di proprietà leganti, di colore variante
dal bruno al nero e di consistenza variabile dal liquido molto viscoso al solido. Tali miscele si ottengono
dall'evaporazione dei componenti volatili di taluni petroli, con ossidazione e polimerizzazione del residuo. Il processo può avvenire naturalmente (bitumi asfaltici naturali) o artificialmente (bitumi asfaltici artificiali). Negli
Stati Uniti d'America il termine bitumen è sinonimo di asphaltum ed indica estensivamente bitumi naturali, petroli
e cere minerali. Il termine asfalto, in Europa, indica semplicemente una miscela di bitume con sabbia fine e/o filler (70).
47
per quanto riguarda l’associazione tra l’esposizione a carbon black e cancro
delle vie urinarie (IARC monografia 93) (39).
Gli oli minerali, composti da IPA e nitrosamine, additivi ed altri
agenti contaminanti, in formulazioni a concentrazioni più basse rispetto al
passato, vengono usati nella filatura del cotone e della iuta, nella
lubrificazione di macchinari meccanici, etc. (5, 29, 73). Studi caso controllo,
revisionati da Tolbert PE nel 1997, non hanno evidenziato alcuna una
associazione tra tumore della vescica e mansione di meccanico macchinista
(29, 72). Per quanto riguarda l’uso di oli lubro-refrigeranti6, i settori
maggiormente coinvolti sono l’industria delle auto, dei pezzi di ricambio per
auto, etc. nelle quali le concentrazioni di inquinanti si sono tuttavia
progressivamente ridotte in linea generale negli anni a partire dagli anni ’70
almeno fino agli anni ’90; successivamente, i livelli sono rimasti stazionari
(73). Per gli addetti alle linee dell’industria delle automobili, uno studio
caso-controllo ha osservato un rischio doppio di cancro della vescica
rispetto ai controlli; tale rischio diventa sei volte maggiore tra i fumatori
(74). Per gli addetti ad operazioni di carpenteria, sembrerebbe esistere un
rischio di cancro della vescica (5), ma non statisticamente significativo.
Un eccesso di rischio di cancro della vescica è stato frequentemente
osservato tra autisti di camion, bus etc. mentre uno studio svedese su autisti
di camion non concorda con questi risultati (Malker et al, 1987) (5). Il
rischio relativo complessivo varia da 1.3 a 2.2 e aumenta con anzianità
lavorativa (2.2-12.0). Silverman et al (1986), nel più esteso studio su autisti
6. Gli oli minerali si ricavano per distillazione frazionata e raffinazione del petrolio greggio. Possiedono buon
potere lubrificante ed elevate temperature di ebollizione. I principali componenti sono miscele complesse
contenenti idrocarburi aromatici, naftenici e paraffinici a 15 o più atomi di carbonio. Dalle loro proporzioni
dipendono le caratteristiche tecnologiche finali, in particolare maggiore è il peso molecolare degli idrocarburi presenti, maggiore è la viscosità del prodotto finito. Gli oli lubrificanti altamente raffinati sono quelli sottoposti ad
estrazione con solvente e/o trattamento con ac. solforico; sono oli raffinati ―insaturi‖ (non idrogenati, contenenti
doppi legami ed in genere in stato liquido) quelli sottoposti a trattamenti più blandi e che quindi contengono maggiori concentrazioni di idrocarburi policiclici aromatici (71).
48
di camion, evidenziano che il rischio relativo aumenta soprattutto per
anzianità lavorativa maggiore di 50 anni anche se è comunque significativo
anche per periodi temporali inferiori (<5 anni: RR=1.2; 5-9 anni: RR=1.4;
10-24 anni: RR=2.1; >25 anni: RR=2.2) (5). Nel follow-up di una coorte di
autisti di bus urbani nella Danimarca, è stato osservato un aumento
significativo del 60% del rischio di cancro della vescica rispetto alla
popolazione maschile che vive nelle zone urbane dello stesso Paese. Gli
autisti con anzianità lavorativa di almeno 15 anni risultano più a rischio
anche se non in modo significativo rispetto a coloro con anzianità minore di
15 anni (75). L’agente etiologico è rappresentato da ―diesel exhaust‖,
contenenti IPA e nitro-IPA (5, 29, 76). Nella meta-analisi di Boffetta e
Silverman del 2001 (76) il rischio relativo tra gli esposti ai prodotti di
scarico di motori diesel varia da 1.1 a 1.3 e il rischio relativo complessivo
per i lavoratori più esposti era di 1.4. Anche la stasi urinaria è stata
considerata un’altra possibile spiegazione dell’elevato rischio di cancro
della vescica negli autisti di camion (5). Una recente meta-analisi della
letteratura (77) suggerisce un aumentato rischio di cancro della vescica tra
gli autisti di veicoli a motore e macchinisti dei treni; tale rischio, comunque,
appare ridotto nelle pubblicazioni più recenti rispetto a pubblicazioni più
datate.
Per quanto riguarda l’esposizione di lavoratori nell’industria del
petrolio, una review di studi di coorte statunitensi, canadesi, francesi, etc.,
conclude negando un incremento di mortalità per cancro della vescica, per
gli addetti al settore (78); al contrario, da una revisione di studi caso-
controllo, anche l’industria del petrolio, sulla base del rischio complessivo
calcolato su otto studi, risulta un settore a rischio di cancro della vescica
(79). Ricordiamo che le raffinerie del petrolio sono classificate dalla IARC
―probabili cancerogeni per l’uomo‖ (Group 2A) (80) (tabella 12).
49
4.6) Altre esposizioni professionali.
Molti autori hanno segnalato la presenza di esposizione ad amine
aromatiche o coloranti azoici cancerogeni in mansioni, professioni o settori
occupazionali molto distanti tra loro (ad esempio, vendita e pesatura al
dettaglio di coloranti per pittura, le insegnanti di laboratorio chimico in
alcune scuole, etc.) (19) o la stampa tessile (3, 5, 10). L’uso di coloranti
pericolosi è stata dimostrata anche in un gruppo particolare di esposti: i
pescatori che impiegano un colorante azoico a base di crisoidina per tingere
i vermi da esca (29, 32). Quest’ultima associazione non sembra peraltro
confermata da un più recente studio caso-controllo (Sorahan e Sole, 1990)
(5).
Tre importanti studi negli Stati Uniti sul cancro della vescica hanno
evidenziato un elevato rischio tra gli addetti alle lavanderie (tabella 13) (29).
Altri studi, di tipo caso-controllo, hanno evidenziato un eccesso di rischio di
tumore della vescica nelle miniere di carbone, anche se il fattore causale non
è stato ancora ben definito.
Sono state indagate numerose altre lavorazioni, con riscontro di un
aumentato rischio di ammalare di tumori vescicali: pompieri (19), alcune
professioni sanitarie (ad esempio, gli infermieri), sarte, cuochi (3, 29),
lavoratori del vetro, saldatori, etc (5). Per quanto riguarda i pompieri, una
review recente della letteratura, basandosi sulle conclusioni di studi di
mortalità e di incidenza, non conferma la presenza di un elevato rischio di
ammalare di cancro della vescica per la prospettata causa di azione
cancerogena dei prodotti di combustione (81), anche se dubbi consistenti
rimangono riguardo al rischio occupazionale di pompieri esposti per decenni
e che abbiano iniziato la professione molte decadi orsono (81); il rischio di
mortalità per cancro vescicale sembra, infatti, significativamente aumentato
tra i pompieri con anzianità lavorativa maggiore di 40 anni (82).
50
Per quanto riguarda la professione di spazzacamino, non sono stati
condotti studi di numerosità sufficiente per stabilire una associazione tra
l’esposizione ed il tumore della vescica (39).
Nel settore della stampa (non tessile), 14 di 23 studi caso-controllo
riconoscono una associazione positiva con il cancro della vescica
(sumRR=1.1-5.6); gli studi di coorte, riconoscono una associazione positiva
statisticamente significativa solo per gli addetti alla pressa e alla stampa
(83). La IARC (83) classifica i processi di stampa come ―possibili
cancerogeni per l’uomo” (Gruppo 2B) e gli inchiostri di stampa ―non
cancerogeni per l’uomo‖ (Gruppo 3).
Altre professioni per le quali è stato segnalato il riscontro di rischi
significativi di cancro della vescica sono gli aiuti domestici, gli addetti alle
pulizie e alle lavanderie; un rischio non significativo di cancro della vescica
è stato individuato tra assemblatori elettrici, laboratoristi, rifinitori di edifici,
carpentieri, architetti, etc. (36). Ulteriori approfondimenti sono necessari per
ottenere maggiori informazioni
4.6.1) Agricoltori.
Gli agricoltori possono venire a contatto, nello svolgimento della
loro attività, con numerose classi di sostanze chimiche (pesticidi,
fertilizzanti chimici, solventi, prodotti ―exhaust‖, etc.) che potrebbero
svolgere un ruolo etiologico nello sviluppo della cancerogenesi tra gli
addetti a questa categoria. Alcuni studi sull’uso di pesticidi (non distinti per
tipo, gruppo e classe) e cancro, suggeriscono, senza però confermare, una
associazione con alcuni tumori, tra cui anche il tumore della vescica (84).
Ulteriori studi sono necessari per ottenere maggiori informazioni sul rischio
di cancro della vescica tra gli agricoltori (tabella 13).
51
Tabella 8. Settore della gassificazione del carbone.
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Studio di coorte Gassificazione del carbone
2449
addetti
maschi
1953-65
follow-up
1953-65
SMR=2.3 (95% CI=1.1-4.2) (10 casi osservati).
Aumento mortalità per K vescica tra gli esposti.
UK Doll R et al, 1972 (39)
Studio di coorte Gassificazione del
carbone
5405 addetti
maschi
1953-77 SMR=6.1 (6 casi osservati di tumore
del tratto urinario).
Aumento mortalità del tumore del tratto
urinario tra gli esposti. Germania
Manz A,
1980 (39)
Studio di coorte Gassificazione del
carbone
295
addetti maschi
1965-72;
follow-up 1966-86
SMR=2.9 (95% CI=0.3-10) (2 casi
osservati).
Aumento mortalità per K vescica tra gli
esposti; intervallo di confidenza molto ampio.
Svezia
Gustavsoson P,
Reuterwall
C, 1990 (39)
Tabella 9. Industria di produzione di alluminio.
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Studi di coorte
Studio di coorte
Produzione di alluminio (esposti
a benzene e benzo(a)pyrene) in due fonderie.
4316 maschi
addetti
fonderia
1983-2002
Follow-up
Valutata incidenza e mortalità della coorte.
Fumo valutato come fattore di
confondi mento.
Non associazione statisticamente
significativa tra tumore della vescica ed esposizione in fonderia.
Australia
Friesen MC,
Benke G, 2009 (85)
Studio di coorte Produzione di alluminio in due
fonderie
4396
maschi
con anzianità
lavorativa
> di 3 mesi
- Valutata incidenza e mortalità della
coorte.
Non associazione significativa tra tumore
della vescica ed esposizione in fonderia,
probabilmente dovuto al tipo di processo
utilizzato.
Australia Sim MR, Del Monaco A,
2009 (86)
(continua)
52
(segue)
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Studio di coorte Produzione di alluminio 2264 maschi addetti
alla fonderia 1942-2000
Valutata incidenza e mortalità della
coorte.
Non associazione significativa tra tumore
della vescica ed esposizione in fonderia. Svezia
Björ O, Damber L,
2008 (87)
Studio di coorte Produzione di alluminio 2133 esposti 1950-94 7 casi di K vescicale;
SMR:1.77 (95% CI=0.71-3.64)
Il rischio di tumore della vescica tra gli
esposti ad elevate concentrazioni, risulta
statisticamente significativo.
Francia
Moulin JJ et
al, 2000 (19)
(39) (64)
Studio di coorte Produzione di alluminio 11103 esposti
1953-96
Tutti gli esposti: SIR=1.3 (95%
CI=1.1-1.5); esposti con anzianità lavorativa > 30
anni: SIR 2 volte più alto.
Elevato rischio di K vescica tra gli esposti ad
elevate concentrazioni nel settore delle
fonderie di alluminio.
-
Romundstad
P et al, 2000 (19) (39)
(64)
Studio di coorte Produzione di alluminio - - - Elevato rischio di K vescicale nel settore delle fonderie di alluminio.
Alte concentrazi
oni di IPA;
Ruhr, Germania
Ronneberg A
e Langmark
F, 1992 (19)
Studio di coorte Forni di cokeria delle
fonderie di alluminio.
5405 maschi lavoratori
Certificati di morte
di esposti
1953-77
6 casi morti per K vescica/134 addetti
ai forni di cokeria;
3 morti per K vescica/108 tubisti;
2 morti per K vescica/236 operai;
1 morto/205 amministrativi.
Elevata mortalità di K vescica tra gli esposti
ad elevate concentrazioni nel settore delle
fonderie di alluminio.
Coorte di lavoratori di
una cokeria
di Amburgo
Manze A,
1976 (19)
Studio prospettico Forni di cokeria delle
fonderie di alluminio. Lavoratori esposti -
Mortalità per k vescica più alta dello
standard naturale (SMR=2.5 p<0.003)
Elevata mortalità di K vescica tra gli esposti ad elevate concentrazioni nel settore delle
fonderie di alluminio
- Doll R et al,
1972 (19)
Studio di coorte Industria di riduzione
dell’alluminio 21829 addetti 1946-77
Tutta la coorte SMR=776 (19 casi osservati);
addetti precottura SMR=731 (11
osservati); addetti processo di Sodeberg
SMR=162 (8 osservati)
Eccesso di mortalità per tumore della vescica tra i lavoratori addetti all’industria di
riduzione dell’alluminio.
USA Rockette e Arena, 1983
(32)
(continua)
53
(segue)
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Studio di coorte Industria di riduzione
dell’alluminio
5406 lavoratori
attivi
1950;
follow-up 1950-77
SMR=161 e 12 osservati
Eccesso di mortalità per tumore della vescica tra i lavoratori addetti all’industria di
riduzione dell’alluminio, esposti in modo
permanente a catrame.
Canada
Gibbs, 1985
(32) (39) (64)
Studio di coorte Industria di fusione
dell’alluminio
9726 lavoratori
attivi
1950 data inizio
occupazione
Esposizione > 20 anni: riduzione significativa della mortalità (p=0.05)
anche per K vescicale in lavoratori
assunti sia prima sia dopo il 1950. Il rischio sembra ancora più basso
negli assunti dopo il 1960.
Probabilmente grazie al miglioramento delle
condizioni lavorative, alla riduzione
dell’esposizione a composti volatili del catrame e alla riduzione dell’abitudine al
fumo, gli autori hanno evidenziato un
significativo decremento della mortalità nella coorte in studio.
Canada Gibbs et Sevigny,
2007 (64)
Studio di coorte (reanalisi della
coorte
precedentemente studiata)
Industria di fusione dell’alluminio
9726 lavoratori attivi divisi in 3
coorti se assunti
dopo il 1950 e 1 prima del 1950.
1950 data
inizio
occupazione
L’incidenza di cancro della vescica
delle 3 coorti viene paragonata alla
popolazione generale del Quebec: in lavoratori assunti prima del 1950, c’è
un significativo aumento
dell’incidenza di K vescica; in due delle tre coorti di lavoratori
assunti dopo il 1950, l’incidenza
rimane alta. La coorte in cui l’incidenza è ridotta, non mostra un
eccesso di rischio di mortalità rispetto
alla popolazione generale del Quebec.
Gli autori, revisionando una coorte già studiata, hanno evidenziato un significativo
decremento della incidenza di cancro della
vescica, in una delle 3 coorti di lavoratori assunti dopo il 1950, che probabilmente, è la
causa che determina la riduzione della
mortalità rispetto alla popolazione generale del Quebec.
Canada
Gibbs et
Sevigny,
2007 (64)
Studio di coorte Industria di riduzione dell’alluminio
4213 lavoratori 1954-85 SIR=169 (90% CI=106-257) 16 casi osservati
Eccesso di incidenza per tumore della
vescica tra i lavoratori dell’industria di
riduzione dell’alluminio.
Canada
Spinelli et al,
1991 (32)
(39) (64)
Studio di coorte Produzione di alluminio 2103 maschi lavoratori
1946-62;
follow-up
1946-76
SMR=0.4 (95% CI=0.1-2.1) 1 caso osservato
Lieve aumento mortalità tra gli esposti. USA Milham S Jr, 1979 (39)
Studio di coorte Produzione di alluminio 7410 maschi addetti a quattro
impianti
1953-70; follow-up
1953-79
SMR=1.2 (95% CI=0.8-1.7)
26 casi osservati
Aumento mortalità tra gli esposti per K
vescica. Norvegia
Andersen A et al, 1982
(39)
(continua)
54
(segue)
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Studio di coorte Produzione di alluminio 1137 maschi
lavoratori
1922-75;
follow-up 1953-91
SMR=1.3 (95% CI=0.4-3.0) per anzianità lavorativa < 3 anni (14 casi osservati);
SMR=1.6 (95% CI=0.9-2.7) per anzianità
lavorativa ≥ 3 anni (14 casi osservati).
Aumento mortalità per K vescica .tra gli
esposti Norvegia
Ronneberg A
et al, 1995 (39)
Studio di coorte Produzione di alluminio
2647 maschi
lavoratori per
breve tempo; 2888 maschi
addetti produzione;
373 maschi addetti manutenzione
1946 follow-up
1953-93
lavoratori per breve tempo: SIR=0.6 (95% CI=0.2-1.1) 8 casi;
addetti produzione: SIR=1.0 (95%
CI=0.6-1.5) 23 casi; addetti manutenzione: SIR=2.0 (95%
CI=0.7-4.7) 5 casi.
Aumento incidenza di K vescica tra gli esposti nei vari settori della produzione
di alluminio.
Norvegia Ronneberg A et al, 1999
(39)
Studio di coorte Produzione di alluminio 1790 maschi addetti
1919-95;
follow-up
1953-95
SIR=1.3 (95% CI=0.8-1.9) 23 casi Aumento incidenza di K vescica tra gli esposti nella produzione di alluminio.
Norvegia
Romundstad
P et al, 2000
(39)
Studio di coorte Produzione di alluminio 5627 maschi
addetti
1954-95; follow-up
1962-95
SIR=0.8 (95% CI=0.3-1.8) per anzianità
lavorativa < 3 anni (5 casi osservati);
SIR=1.4 (95% CI=1.0-1.9) per anzianità lavorativa ≥ 3 anni (36 casi osservati).
Aumento incidenza di K vescica tra gli
esposti sia con breve sia con lunga
anzianità lavorativa nella produzione di alluminio.
Norvegia Romundstad P et al, 2000
(39)
Studio di coorte Produzione di alluminio 21829 addetti a 14
impianti
1946-77; follow-up
1946-77
Lavorazione a): SMR=0.7 (95% CI=0.4-
1.3) (11 casi osservati);
Lavorazione b): SMR=1.6 (95% CI=0.7-3.2) i(8 casi osservati).
Aumento mortalità per K vescica tra gli
esposti alle due lavorazioni. USA
Rockette HE e Arena VC,
1983 (39)
Studio di coorte Produzione di alluminio
6455 maschi
addetti ad 11 impianti
1950-94;
follow-up 1950-76
SMR=2.1 (95% CI=1.0-3.7) (7 casi
osservati).
Aumento mortalità per K vescica tra gli
esposti. Francia
Mur JM et
al, 1987 (39)
Studio di coorte Produzione di alluminio
1152 maschi
addetti ad un impianto
1972-80;
follow-up 1972-80
SMR=0.8 (95% CI=0.3-2.4) (3 casi
osservati).
Aumento mortalità per K vescica tra gli
esposti. Italia
Carta P et al,
2004 (39)
55
Tabella 10. Fonderie del ferro e dell’acciaio.
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Studio di coorte Fonderie di acciaio
2167 addetti
maschi a 7
fonderie
1953
follow-up
1953-70
SMR=1.0 (95% CI=0.2-2.8) (3 casi osservati).
Non aumento mortalità per tumore vescica tra gli esposti.
USA Breslin P, 1979 (39)
Studio di coorte Fonderie di ferro 2861 addetti maschi a una
fonderia
1938-67 SMR=1.1 (95% CI=0.2-3.1) (3 casi
osservati).
Aumento mortalità per tumore vescica tra gli
esposti, ma non significativo. USA
Decouflè P, wood DJ,
1979 (39)
Studio di coorte Fonderie di ferro 8147
addetti maschi
1950-79; follow-up
1950-84
SMR=1.0 (95% CI=0.4-2.0) (8 casi
osservati).
Non aumento mortalità per tumore vescica
tra gli esposti. USA
Andjelkovich DA et al,
1992 (39)
Studio di coorte Fonderie di ferro e di
acciaio
632 addetti
maschi modellatori
1970;
follow-up 1970-80
SMR=9.0 (95% CI=3.3-19) (6 casi
osservati).
Aumento mortalità per tumore vescica per i
modellatori. Danimarca
Hansen ES,
1991 (39)
Studio di coorte Fonderie di ferro e di
acciaio
3377 addetti
maschi ad una fonderia
1967-74;
follow-up 1967-74
SIR=1.1 (95% CI=0.8-1.6) (32 casi
osservati).
Aumento incidenza per tumore vescica tra gli
esposti, ma non significativo. Danimarca
Sherson D et
al, 1991 (39)
Studio di coorte Fonderie di acciaio
10438 addetti
maschi ad nove fonderie
1946-65;
follow-up 1946-90
SMR=1.1 (95% CI=0.8-1.5) (37 casi
osservati).
Aumento mortalità per tumore vescica tra gli
esposti, ma non significativo. UK
Sorahan T et
al, 1994 (39)
Studio di coorte
Fonderie di acciaio
inossidabile e di leghe
di acciaio.
4288 addetti
maschi e 609
femmine
1968-92;
follow-up
1946-92
SMR=1.7 (95% CI=0.8-3.2) (10 casi osservati).
Aumento mortalità per tumore vescica tra gli esposti.
Francia Moulin JJ et al, 2000 (39)
56
Tabella 11. Lavoratori addetti alla produzione di carbone, produzione di carbon black e di elettrodi di carbone.
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Studio di coorte Produzione carbon black
1422 uomini
addetti a 5
impianti
1947-80;
follow-up
1947-80
SMR=2.5 (95% CI=0.5-7.3) 3 casi osservati
Eccesso di mortalità per tumore della vescica UK
Hodgson JT
e Jones RD,
1985 (39)
Studio di coorte Produzione carbon
black
1147 uomini addetti a lavori
manuali per
≥12 mesi
1956-74;
follow-up 1951-96
SMR=1.7 (95% CI=0.6-3.8)
6 casi osservati Eccesso di mortalità per tumore della vescica UK
Sorahan T et
al, 1994 (39)
Studio di coorte Follow-up Impianto di carbonizzazione del
carbone.
2449 uomini
tra i 40 e i 65
anni esposti per almeno 5 anni
1953-61 5 morti per cancro della vescica solo
2.94 attesi
Eccesso di mortalità per tumore della vescica tra i lavoratori dell’impianto di
carbonizzazione del carbone.
Inghilterra Doll et al(10)
(32)
Studio di coorte.
Estensione del follow-up
dopo 4 anni + follow up di altri lavoratori per 7-8
anni
Impianto di
carbonizzazione del carbone.
2449 uomini +
1176 uomini -
Osservati:12 casi; E=5.55;
O/E=2.16 (95% CL=1.1-3.8)
Eccesso di mortalità per tumore della vescica
tra i lavoratori dell’impianto di carbonizzazione del carbone. L’agente
eziologico potrebbe essere la naftilammina
presente nei fumi di catrame ai quali i lavoratori erano esposti.
Inghilterra Doll et al
(10) (32)
Studio di coorte Lavorazione di elettrodi di carbone
2219 uomini
addetti a 11
impianti
1974;
follow-up
1974-83
Tumori vie urinarie:SMR=0.9 (95%
CI=0.3-2.4)
4 casi osservati
Non esiste eccesso di mortalità per tumore della vescica.
USA Teta MJ et al, 1987 (39)
Studio di coorte Lavorazione di elettrodi di carbone
1302 uomini addetti
1975;
follow-up
1975-85
SIR=0 (95% CI=0.0-1.9) 0 casi osservati
Non evidenziato un eccesso di incidenza per tumore della vescica
Francia Moulin JJ et al, 1989 (39)
(continua)
57
(segue)
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Studio di coorte Lavorazione di
elettrodi di carbone
1115 uomini
addetti
1957; follow-up
1957-84
SMR=1.9 (95% CI=0.4-5.7)
3 casi osservati Eccesso di mortalità per tumore della vescica Francia
Moulin JJ et
al, 1989 (39)
Studio di coorte Lavorazione di
elettrodi di carbone
901 addetti (807
M, 94 F) per > 3
mesi
1968-88;
follow-up
1969-89
SMR=8.3 (95% CI=0.2-46.4)
1 caso osservato
Eccesso di mortalità per tumore della
vescica; intervallo di confidenza molto
ampio.
Svezia
Gustavsson P
et al, 1995
(39)
Studio di coorte Lavorazione di
elettrodi di carbone
1066 uomini
addetti per > 1 anno
1945-71;
follow-up 1955-96
SMR=1.0 (95% CI=0.4-2.1)
7 casi osservati
Non eccesso di mortalità per tumore della
vescica Giappone
Donato F et
al, 2000 (39)
Studio di coorte Lavorazione di
elettrodi di carbone
1291 uomini
addetti per > 1 anno
1950-89;
follow-up 1950-97
SMR=1.1 (95% CI=0.4-2.5)
5 casi osservati
Eccesso di mortalità per tumore della vescica
non significativo. Italia
Merlo DF et
al, 2004 (39)
58
Tabella 12. Esposizione a fumi di bitume, catrame di carbone e derivati del petrolio.
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Distillazione del catrame.
Studio di coorte Distillazione del
catrame
255 addetti
maschi a 4 impianti
1967;
follow-up 1967-83
SMR=4.3 (95% CI=0.9-12.5) (3 casi
osservati).
Aumento mortalità per K vescica tra gli
esposti; intervallo di confidenza molto ampio.
UK
Maclaren WM e
Hurley JF,
1987 (39)
Studio di coorte Distillazione del catrame
963 addetti
maschi ad un
impianto
1970-84;
follow-up
1970-84
SMR=0.0 (95% CI=0.0-4.6) (3 casi osservati).
Non aumento di mortalità per K vescica tra
gli esposti; intervallo di confidenza molto
ampio.
Francia Moulin JJ et al, 1988 (39)
Studio di coorte Distillazione del
catrame
907 addetti maschi ad un
impianto
1947-80; follow-up
1947-88
SMR=0.5 (95% CI=0.1-2.0) (2 casi
osservati).
Non aumento di mortalità per K vescica tra
gli esposti. Paesi Bassi
Swaen GM e Slangen JM,
1997 (39) in
Studio di coorte Estrazione scisto bituminoso
6064 addetti maschi
1950-62;
follow-up
1950-82
SMR=0.8 (95% CI=0.4-1.7) (8 casi osservati).
Non aumento di mortalità per K vescica tra gli esposti.
UK Miller BG et al, 1986 (39)
Autisti di veicoli a motore e macchinisti di treni.
Studio di coorte Autisti di bus
urbani
2465 autisti
maschi 1979-2003
69 osservati/44.2 attesi (su 2037 maschi)
SIR=1.6 (95% CI=1.2-2.0)
Significativo aumento di rischio del 60% rispetto ai maschi della popolazione generale
danese.
Chi ha lavorato più di 15 anni ha un rischio maggiore ma non significativo da un punto di
vista statistico.
Danimarca Petersen A et
al, 2010 (75)
Studio di mortalità Autisti di trasporto
per strada - - RR=1.7 (p<0.05)
Aumento mortalità per tumore vescica tra gli
autisti di trasporto per strada -
Baxter PJ e
MacDowall ME, 1986 (2)
continua)
59
(segue)
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Studio di coorte Autisti camion - -
Cancro delle basse vie urinarie aumentato negli autisti di camion
RR=2.1 (95% CI=1.4-4.4) con
maggiore anzianità lavorativa;
RR=12 (95% CI=2.3-61.1) autisti
esposti a ―diesel exhaust‖.
Aumento di mortalità per tumore delle basse
vie urinarie tra autisti di camion. Detroit
Silverman DT et al,
1893 (2)
Studio di coorte Esposti a diesel e
gasolio exhaust.
Popolazione finlandese nata
tra il 1906 e il
1945; 30 milioni anni
persona
Follow-up
1971-1995 8810 casi di cancro della vescica.
Lieve aumento del RR di cancro della vescica a bassi livelli di esposizione ―engine
exhausts‖, largamente attribuibile agli autisti.
Finlandia Guo J, et al,
2004 (68)
Studio di coorte Autisti di autobus 2134 autisti
attivi
1962;
follow-up 1962-85
SMR=54 (95% CI=15-138)
4 casi osservati
Eccesso di mortalità per tumore della vescica
negli autisti di autobus. Canada
Paradi set al,
1989 (32)
Studio di mortalità
Autisti
professionali di Londra
3392 autisti
professionali n.s.
In tutta la coorte non si ha un eccesso
di mortalità per tutte le cause
Aumento non significativo della mortalità
per cancro della vescica tra gli autisti di taxi. Londra, UK
Balarajan,
1988 (88)
Studio di coorte Autisti 2465 maschi autisti di bus
1978-1984 SMR=206
Aumento della mortalità per cancro della
vescica tra gli autisti. Non differenze tra
autisti di Copenhagen e delle zone rurali.
Danimarca Netterstrom, 1988 (89)
Caso-controllo Addetti stazione gas per veicoli
- - OR=2.35; 95% CI=1.47-3.78 Aumento del rischio negli addetti alle stazioni gas per veicoli.
New Jersey, USA
Schoenberg
JB et al,
1984 (2)
Meta-analisi
Autisti di veicoli a
motore e
macchinisti di treni
3 studi di
coorte e 27 studi caso-
controllo
1977-2008
Studi di coorte:
tutti i lavoratori: sumRR = 1.08 (95%
CI=1.00-1.17); autisti di camion: sumOR = 1.18
(95% CI=1.09-1.28);
autisti di bus: sumOR=1.23 (95% CI=1.06-1.44);
macchinisti di treni: sumOR=1.20
(95% CI=1.02-1.41).
Rischio di cancro della vescica aumentato
per autisti di veicoli a motore e macchinisti
di treni.
- Manju L, 2009 (77)
(continua)
60
(segue)
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Meta-analisi di 35 studi Autisti di camion e
bus - -
Autisti di camion: RR 1.17 (95% CI 1.06-1.29)
Autisti di bus: RR 1.33 (95% CI 1.22-
1.45)
Esposti ad alti livelli di ―diesel
exhaust‖ hanno un rischio 1.4 volte
maggiore (95% CI=2.3-61.1)
Rischio di cancro della vescica aumentato
per autisti di bus e camion e per gli esposti
ad alti livelli di ―diesel exhaust‖.
-
Boffetta e
Silverman,
2001 (2)
Meta-analisi Esposti a diesel
exhaust. 35 studi -
Autisti di camion:
sum(RR)=1.17 (95% [CI]=1.06-1.29,
15 studi); autisti bus:
sum(RR)=1.33 (95% CI=1.22-1.45,
10 studi). Alti livelli diesel:
RR=1.44 (95% CI=1.18-1.76).
Aumento del rischio di cancro della vescica
tra: operatori di strada; autisti di bus e
camion; il rischio sembra dose-risposta. Fattori di confondi mento, bias, etc.
potrebbero falsare i risultati.
-
Boffetta
Silverman, 2001 (76)
Addetti alla impermeabilizzazione e catramazione dei tetti (“roofers”).
Studio di coorte
Addetti alla
impermeabilizzazione e catramazione
dei tetti
5939 maschi
1960;
follow-up
1960-71
SMR=1.7 (95% CI=0.9-2.9) 13 casi osservati
Eccesso di mortalità per tumore della vescica USA
Hammond
EC et al,
1976 (39)
Studio di coorte
Addetti alla impermeabilizzazio
ne e catramazione
dei tetti
866 addetti
1947-80;
follow-up 1947-88
SMR=1.1 (95% CI=0.2-3.4)
3 casi osservati
Eccesso di mortalità per tumore della vescica
non significativo. Paesi Bassi
Swaen GM
et al, 1997 (39)
Studio di coorte
Addetti alla
impermeabilizzazio
ne e catramazione dei tetti
11.000 esposti a
catrame
- PMR=138 (95% CI=111-170)
Gli esposti a catrame, addetti alla
catramazione ed alla impermeabilizzazione
dei tetti hanno un elevato rischio di morire per K vescicale.
- Stern FB et
al, 2000 (19)
Studio caso-controllo Addetti catramazione dei
tetti
Esposti a
catrame - O/E 13/7.72 ratio 1.68
Gli esposti a catrame, addetti alla
catramazione dei tetti, per più di 20 anni
hanno un elevato rischio di morire per cancro della vescicale.
USA Hammond EC et al,
1976 (19)
(continua)
61
(segue)
Lavorazione del legno
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Studio di coorte
Lavorazione del
legno Esposizione a
creosoto
922 maschi
addetti
all’impregnazi
one del legno in 13 impianti
1950-75;
follow-up
1953-87
SIR=1.1 (95% CI=0.5-2.0) (10casi osservati).
Aumento incidenza per cancro della vescica
tra gli esposti, non statisticamente
significativo.
Norvegia e Svezia
Karlehagen S
et al, 1992
(39)
Studio di coorte
Lavorazione del legno
Esposizione a
creosoto
6064 maschi
addetti al
trattamento del legno in 11
impianti
1979-99;
follow-up 1979-01
SMR=0.0 (95% CI=0.0-3.0) (0 casi
osservati).
Non è stato evidenziato un aumento di
mortalità per cancro della vescica tra gli esposti.
USA
Wong O e
Harris F, 2005 (39)
Asfaltatori
Studio di coorte Asfaltatori-Costruzione di
strade
679 maschi
utilizzatori di
mastice di asfalto
1959-80; follow-up
1959-84
SIR=1.6 (95% CI=0.5-3.6)
5 casi osservati Aumento incidenza di cancro della vescica. Danimarca
Hansen ES,
1989 (39)
Studio di coorte
Asfaltatori-
Costruzione di
strade
79822 asfaltatori
1913-99;
follow-up
1953-2000
SMR=1.0 (95% CI=0.8-1.2) 104 casi osservati
Non eccesso di mortalità per tumore della vescica.
6 paesi
europei +
Israele
Boffetta P et al, 2003 (39)
Caso-controllo
Asfaltatori-
Costruzione di strade
Esposti a
catrame o asfalto
- OR=3.11 (p<0.019) Aumento del tumore della vescica nei
costruttori di strade.
In passato la
presenza di
IPA nell’asfalto
era più
elevata rispetto ad
oggi.
Risch HA et
al, 1988 (19)
(continua)
(segue)
62
Altri settori produttivi
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Review di studi di coorte Industria del
petrolio
350.000 lavoratori di
varie nazioni
(Canada, USA,
Italia, Francia)
calcolati
sommando le popolazioni dei
vari studi in
esame.
Studi di coorte
pubblicati nel
periodo 1989-
2000
SMR minore dell’unità.
Non aumento di mortalità per cancro della
vescica negli addetti all’industria del petrolio.
- Wong, 2000
(78)
Review di studi caso-controllo
Industria del petrolio
8 studi caso-
controllo di cui
2 con popolazione
maschile e
femminile.
1989-1995 Rischio complessivo: OR=1.4 (95% CI=1.27-1.54)
Il rischio complessivo, basato su studi caso-controllo, denota che l’industria del petrolio
è associata con un aumento di rischio di
cancro della vescica. Sono necessari. ulteriori approfondimenti.
-
Baena AV,
Allam MF et
al, 2006 (79)
Studio di coorte Industria
meccanica
792 esposti a
fluidi di taglio
1950;
follow-up
1950-66 e
1958-83
Incidenza 7 casi/6.7 attesi
Eccesso di incidenza per tumore della
vescica tra i lavoratori addetti al reparto
rettifica e curvatura esposti a fluidi di taglio
non significativo.
Svezia
Jarvholm e
Lavenius,
1987 (32) in
Pirastu, 1996
63
Tabella 13 Cancro della vescica ed altre esposizioni professionali.
Autori studio Tipo di
studio Settore industriale Soggetti
Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Agricoltori
Studio di coorte Agricoltori n.s. 1978-1995 Basso tasso di cancro della vescica.
L’incidenza di cancro tra gli agricoltori
risulta più bassa rispetto alla media
nazionale; anche per il k vescica.
Finlandia
Laakkonen
A, Pukkala,
2008 (90)
Studio di coorte prospettico
Agricoltori (esposti a trifluralina7, un
erbicida derivato
dall’anilina)
50127
agricoltori 1993-2002 -
Aumentato rischio di k vescica ma non
statisticamente significativo tra i soggetti esposti a maggiori concentrazioni.
USA Kang, Park,
2008 (91)
Studio di coorte Istituto di ricerca
agricola
1323
amministrativi,
tecnici, etc. con anzianità
> 2 anni
1960-80 SMR=931 (95% CI=19-
272) Aumento mortalità per cancro vescica. Irlanda
Daly et al,
1994 (32) in Pirastu, 1996
Review Agricoltori (esposti a pesticidi)
n.s.
Meta-analisi di 40 anni di
studi
epidemiologici sul rischio di
tumori degli
esposti a pesticidi.
- L’incidenza di cancro della vescica tra gli agricoltori risulta bassa.
Francia Baldi, 2007 (92)
Altre esposizioni
Studio di coorte Spazzacamini 5542
lavoratori
1918-80;
follow-up 1958-80
SIR=236 (95% CI=149-
354) 23 casi osservati
Eccesso di incidenza. Svezia
Gustavsson
et al, 1988 (32)
Studio di coorte
Impianto di
lavorazione di
criolite
425 maschi e
97 femmine addetti per
almeno 6 mesi
1924-61
Maschi SMR=184 (95%
CI=108-296) e 17 casi
osservati.
Aumento mortalità per cancro vescica nell’impianto di lavorazione di criolite.
Danimarca Grandjean et al, 1992 (32)
(continua)
7 La trifluralina (formula bruta: C13H16F3N3O4; nome: 2,6-dinitro-N,N-dipropil-4-(trifluorometil)anilina)è il principio attivo del prodotto commerciale Trifluralin S; fa parte della categoria degli erbicidi,
usato nelle colture di cavoli, di colza, di frumento, di orzo, di segale, etc. Dalla Comunità Europea è classificato come R40; è stato revocato dal commercio dal 2009.
64
(segue)
Tipo di studio Settore industriale Soggetti Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Studio caso -controllo Varie occupazioni
(stampa, inchiostro)
658 casi
1258 controlli 1978-1979
Esposti a vernici OR=1.56;
95% CI=1.15-2.12;
Esposti ad inchiostri OR=1.59; 95% CI=2.47
Aumento del rischio tra lavoratori esposti a
vernici ed inchiostro da stampa New Jersey
Schoenberg JB et al, 1984
(2)
Studio caso -controllo Esposizione ad
inchiostri da stampa
291 pazienti
con K vescica 1975-1979 RR 5.0 (95% CI= 1.0-25.8)
Cancro della vescica in lavoratori con alte
esposizione ad inchiostri da stampa.
Inghilterra e
Galles
Coggon D et
al, 1984 (2)
Studio caso-controllo Industria automobile 418 casi e 571
controlli -
Addetti alla linea dopo 20
anni di anzianità lavorativa:
OR=2.10 (95% CI=1.15-3.80)
Rischio di cancro della vescica alto ma non
significativo per assemblatori di linea,
verniciatori, capireparto.
Rischio aumentato in modo significativo per gli addetti alla linea dopo 20 anni di anzianità
lavorativa.
USA Kobrosly,
2009 (72)
- Lavanderia a secco 5300 addetti - - - - Blair A et al, 1979 (19)
Review Pompieri
Revisione di
studi di
mortalità.
- SumRR=5.7 (95% CI=1.56-14.63)
Aumento di mortalità per cancro vescica
statisticamente significativo per pompieri con
anzianità lavorativa > di 40 anni
Esposizione a
prodotti di
combustione.
Youakim, 2006 (82)
Review Pompieri
Revisione di studi di
mortalità e di
incidenza
- -
Il rischio elevato di cancro della vescica non
è confermato; solo in pompieri con
esposizione lavorativa di decenni può essere considerato il ruolo causale dell’esposizione
occupazionale per il tumore della vescica.
Esposizione a
prodotti di combustione.
Golka, 2008
(81)
65
5) Fattori di rischio non occupazionali.
I principali fattori di rischio per il tumore della vescica sono il fumo di tabacco e
l’esposizione occupazionale ad ammine aromatiche. Il controllo dell’esposizione a questi fattori è
stato importante per la riduzione della mortalità per questo tumore, soprattutto tra gli uomini (2, 4).
Anche i fattori dietetici possono influenzare il processo di cancerogenesi: il consumo di frutta e
verdure è inversamente correlato con il cancro della vescica mentre altre abitudini di vita (assunzione
di caffè, uso di dolcificanti artificiali, tinture per capelli, etc.) sembrano non essere associate. Infezioni
o litiasi urinarie aumentano il rischio di cancro della vescica, in quanto determinano un processo
irritativo cronico dell’epitelio. Per quanto riguarda la familiarità, i parenti di primo grado hanno un
rischio aumentato del 50-100% di sviluppare la patologia; tale rischio aumenta quando la diagnosi
risale all’età giovanile (4). Il fumo di tabacco rappresenta il principale fattore di rischio non
occupazionale, responsabile di circa il 50% dei tumori vescicali nei paesi in via di sviluppo. Tra gli
agenti infettivi, lo Schistosoma Haematobium costituisce un fattore di rischio in particolare in quelle
aree del mondo in cui l’infezione è endemica. Altri fattori di rischio sono: altre infezioni del tatto
urinario, assunzione cronica di farmaci analgesici, ciclofosfamide e clornafazina, etc. (93).
Il fumo di tabacco è considerato il principale fattore di rischio per cancro
della vescica, anche se l’associazione non è così forte come quella osservata tra il
fumo e il cancro in altre sedi (5); vari studi concordano che il fumo aumenta il
rischio di sviluppare il tumore della vescica da 2 a 4 volte rispetto ai non fumatori (2,
3, 5, 10). Il rischio relativo sembra aumentare con la dose, la durata, il tempo di
cessazione e il tipo di tabacco usato (anche se non tutti gli studi confortano la tesi che
anche il tipo di tabacco influisca sull’insorgenza della patologia). Per quanto riguarda
la durata, si ritiene che ogni dieci anni di abitudine al fumo, si abbia un incremento
del rischio relativo del 100%: dopo 20 anni aumenterebbe, cioè, del 100% e dopo 60
anni del 500%. La cessazione dell’abitudine al fumo ridurrebbe il rischio di tumore
della vescica, anche se, secondo alcuni autori, occorrono dai 7 ai 15 anni prima che il
rischio si riduca i livelli precedenti. Per quanto riguarda il sesso e l’abitudine al
fumo, molti studi attribuiscono un rischio più elevato tra gli uomini; in realtà,
aggiustando la dose e la durata di esposizione al fumo con il sesso, sembra che le
donne fumatrici abbiano una maggiore propensione a sviluppare cancro della vescica
(2, 3, 5, 7, 32).
66
La razza bianca risulta avere una incidenza maggiore rispetto alla popolazione nera (2). Tale
affermazione va ponderata rispetto alle caratteristiche socio-economiche della popolazione studiata,
anche in termini di integrazione razziale; negli USA, ad esempio, la discriminazione razziale (e,
quindi, anche quella lavorativa) possono aver influenzato da un lato l’esposizione a certi agenti
cancerogeni e dall’altro aver limitato la conoscenza dei casi, a causa di difficoltà di accesso ai luoghi
di diagnosi e di cura delle patologie.
I fattori genetici considerati implicati nell’aumentare il rischio di cancro della vescica sono
legati al polimorfismo dell’enzima N-acetiltransferasi (NAT2); infatti, persone cosiddette ―acetilatori
lenti‖ hanno un rischio 1.3-1.5 volte più alto di sviluppare cancro della vescica. Studi eseguiti in Nord
America confermano la presenza di una alta proporzione di questo fenotipo tra i lavoratori esposti ad
amine aromatiche (2, 7, 10). Uno studio caso-controllo effettuato presso l'Università di Brescia nel
2004, condotto su una popolazione di 201 casi e 214 controlli (tra il 1997 e il 2000), ha mostrato che
negli acetilatori ―lenti‖ aventi gli isoenzimi NAT2 il rischio di cancro alla vescica era lievemente
aumentato (OR=1.50, 95% CI=0.99-2.27) (94). In un altro studio caso-controllo, effettuato sempre
presso l'Università di Brescia nel 2007 è stata indagata la correlazione tra polimorfismi genetici (tra
cui quelli riguardanti il NAT1 e il NAT2), consumo di caffè e rischio di cancro alla vescica, su una
popolazione di 197 casi e 211 controlli. I risultati ottenuti hanno suggerito un ruolo marginale del
polimorfismo genetico nella modulazione del rischio del cancro nei bevitori abituali di caffè (95).
Per quanto riguarda la predisposizione familiare, la presenza di parenti di primo grado con
tumore della vescica risulta aumentare del 200% il rischio di tumore (2, 7).
Anche patologie del tratto urinario sono associate ad un maggior rischio di tumore della
vescica (2). Nei paesi in cui l’infezione da Schistosoma Haematobium è endemica, si nota un rischio
elevato di sviluppo del tumore della vescica; alcuni studi suggeriscono una differente istologia rispetto
a quello di origine professionale (Papilloma squamoso) (3, 5, 10). Tale associazione appare anche per
altre infezioni del tratto urinario, per la stasi urinaria, per la litiasi renale, etc. anche se non tutti gli
studi sono concordanti (2).
Tra i fattori ambientali, i fattori dietetici, l’assunzione di caffè, di dolcificanti, di alcolici, etc.
sono stati considerati, da alcuni studiosi, come fattori di rischio per cancro della vescica, anche se i
dati esistenti sono limitati e non conclusivi. Per l’assunzione di caffè occorre considerare il fumo
come fattore di confondimento (3, 5, 10). Per quanto riguarda i dolcificanti artificiali (saccarina o
contenenti saccarina), il più grande studio caso – controllo condotto nella popolazione USA (3010 casi
e 5783 controlli) effettuato per valutare questa associazione, non ha conseguito risultati significativi
(2, 3, 5, 7, 10, 32).
L’assunzione di acqua e altri fluidi sono stati considerati nella etiologia del cancro della
vescica in quanto l’aumento della diuresi, favorito dall’assunzione di bevande, riduce il ristagno
vescicale e il contatto di sostanze cancerogene con l’epitelio vescicale (2, 7); altri studi hanno tuttavia
evidenziato una associazione positiva (7).
67
Tra i farmaci analgesici il rischio di cancro è maggiore per il consumo prolungato di
fenacetina, un derivato dell’anilina (2, 3, 5). La IARC include la fenacetina nel Gruppo 2A e gli
analgesici contenenti fenacetina nel Gruppo 1. Il paracetamolo, principale metabolita della fenacetina,
non viene invece classificato come cancerogeno per l’uomo. Per quanto riguarda i FANS, nessuno
studio li associa con un maggior rischio di cancro della vescica. La ciclofosfamide è invece
considerata un fattore di rischio per il tumore vescicale ed è, infatti incluso nel gruppo dei cancerogeni
per l’uomo; la clornafazina, cloro-derivato della 2-naftilamina (quest’ultimo composto amminico è
incluso nel Gruppo 1 nella Classificazione della IARC), potrebbe essere un cancerogeno vescicale ma,
affinché possa essere stabilita la cancerogenicità per la vescica, sono necessari ulteriori studio (7).
Per quanto riguarda la zona di residenza, il rischio è più elevato nelle zone industriali ad alta
densità di popolazione ed nelle aree urbane, probabilmente a causa di maggiore esposizione a
cancerogeni occupazionali, emissioni di fumi da veicoli, ad altri fattori di rischio legati alle abitudini
di vita, etc. (2).
Per quanto riguarda le radiazioni ionizzanti, sono necessarie ulteriori indagini soprattutto a
causa di possibile confondimento dei risultati da parte del fumo (7, 96). La maggior parte dei dati si
riferiscono ai sopravvissuti dalla bomba atomica e a pazienti esposi a trattamenti con radiazioni
ionizzanti per scopi medici. Il ruolo etiologico dell’età e del sesso non è ancora chiarito (96) anche se
le donne che hanno avuto un trattamento pelvico per tumore dell’utero avrebbero un rischio di
ammalare di tumore della vescica 2-4 volte maggiore di quelle non esposte (3, 5).
5.1) Uso personale (non professionale) di tinture per capelli.
Recentemente la IARC ha rivalutato, nella monografia numero 99, la
cancerogenicità dell’esposizione derivante dall’uso personale delle tinture per capelli
(24, 25). Per quanto riguarda il tumore della vescica, le conclusioni cui giungono sia
studi di coorte sia caso controllo sono inconsistenti: infatti, mentre uno studio
americano (19, 100) ha suggerito una possibile associazione con il tumore della
vescica, soprattutto nei soggetti acetilatori lenti, uno studio spagnolo (97) non ha
corroborato queste conclusioni. Alcuni studi (98-100), affermano che più elevata
frequenza d’uso, maggiori durate di esposizione e l’uso di tinture per capelli scure
sono associate in modo statisticamente significativo al tumore della vescica in
popolazioni non professionalmente esposte; inoltre, le donne che hanno usato tinture
per almeno un mese sembrerebbero avere un rischio doppio rispetto alle donne che
non hanno usato mai tinture. Tale associazione non è supportata da altri studi (2, 7,
19, 27, 32, 98). Sulla base di queste evidenze epidemiologiche considerate
68
inadeguate, la IARC classifica l’uso personale di tinture per capelli come ―non
cancerogeno per l’uomo‖ (Gruppo 3) (24, 25) (tabella 14).
69
Tabella 14. Studi sul cancro della vescica ed uso personale (non professionale) di tinture per capelli.
Tipo di studio Settore
industriale Soggetti
Periodo
temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Studi di coorte e caso-controllo.
Studio di coorte
prospettico
Uso di tinture per
capelli non professionale.
70366 donne
cinesi
7 anni di follow
up; nuove
diagnosi di cancro dal
31/12/2005.
Users/non users: RR=0.89 (95% CI 0.82,
0.97).
Tumore della vescica (Us/nUs):
RR=1.14 (95% CI 0.56,
2.35)
Non associazione significativa per molti tumori, incluso
il tumore della vescica e utilizzatrici di tinture per capelli non professionale.
Cina
Mendelsohn
JB, 2009 (101)
Studio caso-controllo
Uso di tinture per
capelli non professionale
152 femmine (casi incidenti),
166 controlli
femmine
-
Users : OR=0.8 (95%
CI=0.5-1.4);
uso di permanenti: OR=0.8 (95% CI=0.5-
1.5).
Non si verifica un aumentato rischio di cancro della
vescica per esposizioni non occupazionali a tinture per capelli.
Spagna
Kogevinas, 2006;
Baan R, 2008
(25, 97).
Studio caso-controllo di
popolazione
Uso di tinture per capelli non
professionale
Users/non-users -
Uso personale di tinture
per almeno un mese per 1 o più anni:OR=1.9 (95%
CI=1.1-3.3);
Uso personale di tinture per almeno un mese per
15 o più anni: OR=3.3
(95% cI=1.3-8.4)
Aumentato rischio di cancro della vescica per esposizioni
non occupazionali a tinture per capelli.
Los Angeles,
USA
Gago-Dominquez et
al 2001 (100)
(Continua)
70
(segue)
Tipo di studio Settore
industriale Periodo temporale Risultati Conclusioni Note Autori
Review
Prodotti cosmetici e loro ingredienti;
tra questi sono
state valutate
anche le tinture
per capelli.
-
Alcuni lavori recenti,
suggeriscono che le arilamine contenute nelle tinture per
capelli permanenti (ossidative)
vengono N-acetilate nell’uomo.
L’International Agency on Research
of Cancer (IARC) ha concluso che l’uso
personale di coloranti per capelli ―non è
cancerogeno per l’uomo‖ (Gruppo 3).
Tale studio è stato
promosso dalla azienda
cosmetica L’OREAL,
Francia.
Nohynek GJ, 2010
(102)
Valutazione IARC
Uso di tinture per
capelli non
professionale.
-
Non evidenza epidemiologica di aumentato rischio di cancro della
vescica. Lo studio di Gago-
Dominquez et al 2001 conclude evidenziando un umentato rischio
di cancro della vescica; lo studio
di Kogevinas, giunge a conclusioni opposte.
Sulla base di evidenze epidemiologiche
inadeguate, la IARC classifica l’uso personale di coloranti per capelli ―non cancerogeno per
l’uomo‖ (Gruppo 3).
Monografia IARC n. 99 (24)
Baan R, 2008 (25)
Meta-analisi
Uso di tinture per
capelli non
professionale.
11 studi caso-
controllo;
1 studio di coorte
Femmine:
mRR=1.01 (95% CI 0.89-1.14);
Maschi: mRR=0.82 (95% CI 0.60-1.14);
M+F:
mRR=0.97 (95% CI 0.87-1.08).
Non associazione significativa per il tumore della vescica e maschi e femmine utilizzatori di tinture
per capelli non professionale. Non associazione
con durata di uso, uso di tinture permanenti o colori scuri.
USA
Kelsh MA,
2008
(103)
Review
Non specificati i criteri di
revisione della letteratura: due studi esaminati
(Gago-Dominquez et al 2001;
Pashos 2002)
Uso di tinture per
capelli non
professionale
Articoli pubblicati tra il 1938 e il 2004
-
Esposizioni non occupazionale a tinture per capelli è associata alla frequenza di uso e alla
durata di esposizione. L’uso per almeno un mese
aumenta il rischio tra le utilizzatrici di almeno il doppio rispetto alle non utilizzatrici.
- Olfert, 2006 (2)
Review Uso di tinture per capelli non
professionale
Articoli pubblicati
tra il 1992 e il 2005
In due studi è un documentato un aumentato
rischio di cancro della vescica per alte esposizioni
(alta frequenza d’uso, colori scuri, lunga durata) non occupazionali a tinture per capelli
- Rollison DE,
2006 (98)
71
6) Riferimenti normativi. Cenni.
In Italia, in seguito al recepimento di normative europee, con il
recente D.Lgs. 106/09, che integra e modifica il D.Lgs. 81/08 (104), sono
stati aggiornati i valori di esposizione professionale (ed i valori di
esposizione biologica) anche per alcune amine aromatiche, ponendo il
divieto, altresì, anche per la produzione, la lavorazione e l’impiego degli
agenti chimici elencati nell’allegato XL del D.Lgs. 106/09. Tale divieto
interessa: la 2-naftilamina e i suoi sali, il 4-aminodifenile e suoi sali, la
benzidina e suoi sali ed il 4-nitrodifenile; per tali sostanze il limite di
concentrazione per l’esenzione è lo 0.1% in peso. Ai sensi della legislazione
italiana, vengono considerati agenti cancerogeni il processo di produzione di
auramina con il metodo Michler e, in generale, i lavori che espongono agli
idrocarburi policiclici aromatici presenti nella fuliggine, nel catrame o nella
pece di carbone (allegato LXII del D.Lgs. 106/09) (104).
Per quanto riguarda l’aspetto assicurativo - previdenziale, il tumore
della vescica rientra nell’elenco delle malattie professionali indennizzabili
(105), secondo quanto previsto dagli art. 3 e 211 del testo unico delle
disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie
professionali approvato con il D.P.R. 30 giugno 1965, n. 1124. Nella tabella
15, vengono riportate le voci di interesse nell’industria (voci n.33 e n.39) e
nell’agricoltura (voce n.13).
72
Tabella 15. Malattie professionali indennizzabili: tumore della vescica ed esposizione
ad idrocarburi policiclici aromatici e amine aromatiche nell'industria e da oli minerali
nell'agricoltura (GU n. 169 del 21-7-2008 - DECRETO 9 aprile 2008) (105).
In tabella 16, sono inoltre riportati gli agenti e le lavorazioni
associate con il tumore della vescica per cui è obbligatoria la denuncia al
competente servizio ASL e INAIL da parte del medico di cui all’articolo
139 del testo unico approvato con D.P.R. 30 giugno 1965, n.1124, e
successive modifiche e integrazioni (Decreto 11 dicembre 2009 - G.U. n.65
del 19 marzo 2010) (106). Gli agenti e le lavorazioni sono distinte in:
lista I: malattie la cui origine lavorativa è di elevata
probabilità;
INDUSTRIA
MALATTIE (ICD-10) LAVORAZIONI
Periodo massimo di
indennizzabilità dalla
cessazione della
lavorazione
33)MALATTIE CAUSATE DALLA
ESPOSIZIONE A IDROCARBURI
POLICICLICI AROMATICI.
c) TUMORE DELLA VESCICA (C67) Lavorazioni che espongono a
idrocarburi policiclici aromatici
comprese:
a) Produzione dell'alluminio con processo Sodeberg.
b) Produzione ed impiego di pece.
c) Produzione di gas dal carbone.
Illimitato
39) MALATTIE CAUSATE DA
AMINE AROMATICHE E
DERIVATI.
d) TUMORI DELLA VESCICA (C67) Lavorazioni che espongono alla azione delle amine aromatiche cancerogene
comprese: benzidina, 4-aminodifenile,
beta-naftilamina, e alla produzione ed impiego di auramina, di magenta, di
safranina.
Illimitato
AGRICOLTURA
13) MALATTIE DA OLI
MINERALI
c) ALTRE MALATTIE CAUSATE DALLA ESPOSIZIONE
PROFESSIONALE AD OLI
MINERALI (ICD10 DA SPECIFICARE)
Lavorazioni che espongono agli oli minerali.
Illimitato nel caso di malattie neoplastiche.
73
lista II: malattie la cui origine lavorativa è di limitata
probabilità;
lista III: malattie la cui origine lavorativa è possibile.
Tabella 16. Elenco degli agenti e delle lavorazioni secondo le liste I, II e III per le quali è
obbligatoria da parte del medico la denuncia all’ASL e all’INAIL competente (106).
LISTA I
Gruppo 6 – Tumori professionali
Codice
identificativo
Agenti
Amine aromatiche (benzidina, beta-naftilamina, 4-aminodifenile e loro
sali) I.1.44.
C67
Idrocarburi policiclici aromatici (IPA): benzo [a] pirene I.6.41.
Pece di catrame di carbone e catrame di carbone I.6.24.
Lavorazione/Esposizione
Distillazione del catrame di carbone I.6.63.
Produzione dell’alluminio * I.6.32.
Produzione dell’auramina I.6.33.
Produzione del coke * I.6.34.
Produzione del gas dal carbone * I.6.35.
Produzione di magenta I.6.36.
Attività del verniciatore I.6.38.
LISTA II
Gruppo 6 – Tumori professionali
Amine aromatiche [4-4’metienbis(2-cloroanilina), (MOCA), orto-
toluidina, 4-cloro-orto-toluidina] e loro sali II.6.01
C67 Coloranti a base di benzidina II.6.24
Gas di combustione motori diesel II.6.10
Lavorazione/Esposizione
Attività di parrucchiere e di barbiere II.6.19
LISTA III
Gruppo 6 – Tumori professionali
Amine aromatiche (C1 basic red 9; 3-3’ dimetossibenzidina) II.6.02 C67
* Presenza di IPA cancerogeni.
In una recente pubblicazione italiana (107), vengono analizzati i dati
INAIL dal 1994 al 2006 in merito ai compensi assicurativi, per settore
industriale, nei casi totali di neoplasie maligne esaminate. Per quanto
74
riguarda gli agenti etiologici, alle amine aromatiche sono attribuibili 244
tumori (il 5% dei tumori maligni indennizzati): il 98% sono tumori della
vescica; gli IPA (il 2% dei tumori maligni indennizzati) appaiono come
responsabili per il 7% di tumori della vescica (figura 3 e 4) (107). Dei 440
tumori maligni della vescica, il 54% sono associati ad amine aromatiche,
solo il 2% ad IPA ed il restante 44% ad altri agenti (107) (figura 3).
La maggior parte delle domande non accettate, e quindi non
retribuite, sono relative prevalentemente a tumori del polmone (23%) e a
tumori della vescica (13%); la percentuale delle cause compensate, in
relazione a quelle respinte, sono per il 44% tumori della vescica. Sempre tra
i casi denunciati, l’età media dei soggetti alla diagnosi per il tumore della
vescica è di 64 anni; sotto i 35 anni di età, si contano due casi di cancro
della vescica su 9 in totale.
Figura 3. Distribuzione delle malattie neoplastiche indennizzate dall’INAIL per sede
(organo o apparato); periodo 2000-2006. (tratta da Scarselli et al, 2009) (107).
75
Il numero di domande non indennizzate è maggiore per i tumori del
polmone e per i tumori della vescica, cioè per i tumori per i quali esiste una
più bassa frazione attribuibile all’occupazione. In generale, le domande
compensate riflettono la distribuzione geografica delle industrie italiane (il
Nord-Ovest conta il 15% di domande compensate, rispetto al centro ed il
Nord-Est, il 10%).
La figura 4 mostra la distribuzione delle domande indennizzate per
tumore della vescica rispetto al settore industriale.
Figura 4. Distribuzione delle domande di cancro della vescica indennizzate per settore
industriale; periodo 2000-2006 (tratta da Scarselli et al, 2009) (107).
Da un progetto intrapreso dall’ASL di Pisa, di Empoli, dell’Azienda
Ospedaliera Universitaria Pisana e dall’INAIL, sono stati intervistati
telefonicamente 667 casi con diagnosi di tumore vescicale al fine di
individuare i casi di origine lavorativa. Le professioni prevalenti erano
l’attività conciaria e l’attività metalmeccanica con esposizione ad oli lubro-
refrigeranti. La quota di cancro della vescica considerata come
N %
76
―potenzialmente professionale‖ è stata l’8.69% (58 casi su 677) e di questi
40 soggetti hanno già ottenuto l’indennizzo; 18 sono stati definiti di
possibile origine professionale; 3 sono in sospeso; 3 non sono stati giudicati
malattia professionale (108).
77
7) Scopo del lavoro.
Scopo del presente lavoro è quello di studiare, in un territorio ad
elevato tasso di occupazione nell’industria e nell’agricoltura, la
distribuzione dei casi di carcinoma vescicale in funzione degli specifici
settori lavorativi, verificando la eventuale corrispondenza di possibili
eccessi con i dati riferiti dall’ampia letteratura internazionale
sull’argomento.
Sulla base delle conoscenze di carattere generale e delle
informazioni specifiche sui cicli produttivi dell’area territoriale indagata, si
è altresì proceduto alla identificazione dei casi ammissibili all’indennizzo da
parte dell’INAIL; viene riferito l’esito dei procedimenti amministrativi già
espletati e lo stato di quelli ancora in corso.
78
8) Materiali e metodi.
8.1) Soggetti e metodi.
È stata esaminata una casistica di 574 soggetti ammalati di cancro
della vescica registrati sulle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) per
cause codificate 188.0-188.9 secondo la Classificazione ISTAT delle
malattie ICD-IX; i dati sono stati forniti dall’U.O. di Epidemiologia e
Sistemi Informativi, per il periodo 1997-2010, alla U.O.S. Prevenzione
Lavoro Zona Cuoio della ASL 11 di Empoli.
Il territorio di competenza comprende cinque comuni (Castelfranco
di Sotto, Montopoli Valdarno, San Miniato e Santa Croce sull’Arno, in
Provincia di Pisa e Fucecchio, in Provincia di Firenze) per un totale di
85.579 residenti di cui 42.280 uomini e 43.299 femmine (fonte RT 2006).
L’area geografica considerata, oltre ad una componente agricola
sviluppata e un settore terziario in crescita, trascinato principalmente dai
servizi (sanitario, trasporti, etc.), presenta un tessuto industriale peculiare,
caratterizzato prevalentemente dalla specializzazione del settore conciario
delle pelli e del cuoio che risulta collegato, necessariamente, con altre
attività industriali locali, come l’industria manifatturiera delle calzature e
l’industria chimica. Lo stesso settore chimico è, infatti, frequentemente
indirizzato alla produzione di coloranti e tinture per pelli e per cuoio e, non
raramente, laboratori chimici sono presenti all’interno degli stabilimenti
conciari al fine sia di verificare l’effetto dei prodotti sui campioni di pelli sia
di formulare nuove combinazioni di colori, al passo con le tendenze della
moda.
Dal 1980 è attivo per le province di Firenze e Prato, il Registro
Tumori Toscano; solo dal 2005 tale registro comprende anche l’intero
79
territorio del Valdarno Inferiore, per cui è stata prescelta come fonte dei dati
l’U.O. di Epidemiologia e Sistemi Informativi della ASL 11 di Empoli.
Di ogni caso, sono state acquisite, ricorrendo ad interviste dirette al
malato oppure ai familiari stretti o ai medici curanti, le seguenti
informazioni:
dati anagrafici (anno di nascita, luogo di nascita e residenza, etc.);
diagnosi principale;
anno della diagnosi;
abitudine al fumo;
settore lavorativo delle attività svolte;
mansione svolta, quando possibile.
80
9) Risultati.
Nel periodo 1997-2010, sono stati osservati 574 casi di tumore della
vescica di cui 455 maschi (79.3%) e 119 femmine (20.7%), con un rapporto
maschi/femmine di circa 4:1.
Il 64.8% dei casi erano fumatori mentre il 24.6% non fumatori; di 61
persone (15 femmine e 46 maschi), pari al 10.6% del totale della
popolazione in studio, non risulta nota l’abitudine al fumo (tabella 4).
Tabella 17. Abitudine al fumo della casistica studiata.
Maschi Femmine Totale
Fumatori 344
(75.6%)
28
(23.5%)
372
(64.8%)
Non fumatori 65
(14.3%)
76
(63.9%)
141
(24.6%)
Manca 46
(10.1%)
15
(12.6%)
61
(10.6%)
Totale 455
(79.3%)
119
(20.3%) 574
L’età media alla diagnosi di cancro della vescica risulta pari a 69.9 ±
12.09 anni per i maschi [range: 15-96] e 72.91 ± 13.07 anni per le femmine
[range: 39-99].
Dai dati raccolti, considerando che si riferiscono a tutti i ricoveri
occorsi indipendentemente se determinati dalla prima manifestazione clinica
e diagnosi della malattia oppure da una recidiva della malattia stessa, si può
stimare una incidenza del cancro della vescica nel territorio di circa 44
casi/anno. In figura 5, sono riportati i casi esaminati di tumore della vescica
per anno solare alla diagnosi (cioè, alla prima comparsa alla Scheda di
Dimissione Ospedaliera) divisi per genere.
81
Figura 5. Numero nuovi casi di cancro della vescica ricoverati per anno.
Numero nuovi casi ricoverati per anno
3135
42 41
3236 38 34 33 32 33 33 31
3
3
11
1610
6
8 79 13
611 8 10
10
5
10
15
20
25
30
35
40
45
50
55
60
65
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Anno diagnosi
nu
mero
sit
à c
asi
f
m
La tabella 18 riassume le principali informazioni (età media alla
diagnosi, anzianità lavorativa media nel settore principale di occupazione e
abitudine al fumo) riguardanti i casi di tumore della vescica osservati nei
vari settori lavorativi.
82
Tabella 18. Distribuzione dei casi di cancro della vescica nei settori lavorativi.
Settore
produttivo
Numero
casi (M+F)
(%)
Età media
alla
diagnosi ±
DS
(anni)
Range età
alla diagnosi
(anni)
Anzianità
lavorativa
media ± DS
(anni)
Fumo
Si No Manca
Conciario 115
(20.0%) 68.0 ± 11.8 24-89 26.9 ± 12.1
94
(16.4%)
12
(2.1%)
9
(1.6%)
Calzaturiero 70
(12.2%) 66.5 ± 12.4 38-88 27.9 ± 10.8
41
(7.1%)
16
(2.8%)
13
(2.3%)
Agricoltura 63
(10.9%) 79.8 ± 8.5 56-96 34.3 ± 9.4
36
(6.3%)
24
(4.2%)
3
(0.5%)
Servizi 61
(10.6%) 69.0 ± 14.0 26-93 30.9 ± 9.3
35
(6.1%)
24
(4.2%)
2
(0.3%)
Commercio 46
(8.0%) 70.1 ± 10.0 47-92 28.4 ± 9.4
29
(5.0%)
8
(1.4%)
9
(1.5%)
Casalinghe 37
(6.4%) 75.7 ± 11.4 55-95 -
6
(1.0%)
25
(4.3%)
6
(1.0%)
Edile 34
(5.9%) 70.3 ± 9.5 42-87 30.0 ± 10.6
26
(4.5%)
3
(0.5%)
5
(0.9%)
Trasporti 33
(5.7%) 69.3 ± 9.8 38-85 30.3 ± 9.3
24
(4.2%)
5
(0.9%)
4
(0.7%)
Legno 18
(3.1%) 77.0 ± 11.5 62-99 30.0 ± 12.1
12
(2.1%)
2
(0.3%)
4
(0.7%)
Meccanico 16
(2.8%) 68.7 ± 10.2 49-84 35.4 ± 9.7
13
(2.3%) -
3
(0.5%)
Tessile 16
(2.8%) 68.4 ± 11.8 40-86 21.9 ± 10.3
5
(0.9%)
10
(1.7%)
1
(0.2%)
Metalmeccanico 15
(2.6%) 72.5 ± 14.0 45-90 29.5 ± 12.2
12
(2.1)
2
(0.4%)
1
(0.2%)
Chimico 13
(2.2%) 65.5 ± 10.8 46-80 20.0 ± 10.2
9
(1.6%)
3
(0.5%)
1
(0.2%)
Sanitario 7
(1.2%) 67.0 ± 19.0 49-87 25.0 ± 8.3
6
(1.0%)
1
(0.2%) -
Parrucchiere 7
(1.2%) 64.7 ± 12.6 52-86 36.7 ± 11.9
6
(1.0%)
1
(0.2%) -
Vetro 4
(0.7%) 76.0 ± 11.9 61-84 28.7 ± 16.0
3
(0.5%)
1
(0.2%) -
Elettrotecnico 4
(0.7%) 76.8 ± 3.6 74-82 38.7 ± 4.8
4
(0.7%) - -
Imbianchino 4
(0.7%) 66.3 ± 15.5 50-87 32.0 ± 14.7
4
(0.7%) - -
Laterizi 2
(0.3%) 77.5 ± 6.3 82-73 15.0 ± 5.0
1
(0.2%)
1
(0.2%) -
Carta 2
(0.3%) 77.0 ± 4.0 73-81 19.0 ± 9.0 -
2
(0.4%) -
Carrozziere 1
(0.2%) 62 15
1
(0.2%) - -
Pittore 1
(0.2%) 54 -
1
(0.2%) - -
Sconosciuta 1
(0.2%) 71 -
1
(0.2%) - -
Nessuna 4
(0.7%) 48.8 ± 26.9 15-80 -
3
(0.5%)
1
(0.2%) -
TOTALE 574 70.5 ± 12.3 15-99 29.2 ± 11.1 372
(64.9%)
141
(24.6%)
61
(10.6%)
83
Il confronto dell’età di insorgenza di cancro della vescica nei vari
settori lavorativi, eseguito con il test di analisi della varianza, ha evidenziato
differenze statisticamente significative (p<0,0005; cfr. tabelle 18); non vi
sono comunque differenze statisticamente significative tra l’età media di
insorgenza di calzaturieri e conciatori; conciatori e addetti ai servizi;
calzaturieri e servizi; conciatori ed agricoltori; conciatori e trasporti;
trasporti e servizi.
Precoci età di insorgenza sono osservabili nel gruppo delle
parrucchiere (64.7 ± 12.6 anni), degli imbianchini (66.3 ± 15.5) e dei
chimici (65.5 ± 10.8) ma a causa della scarsa numerosità dei gruppi, le
significatività statistiche che dimostrano sono poco attendibili (figura 6).
84
Figura 6. Età media di insorgenza del cancro della vescica nelle varie categorie lavorative.
10
20
30
40
50
60
70
80
90
concia
rio
calz
atu
riero
agric
oltu
ra
serv
izi
com
merc
io
casalin
ghe
edile
trasporti
legno
meccanic
o
tessile
meta
lmeccanic
o
chim
ico
sanita
rio
parru
cchie
re
vetro
ele
ttrote
cnic
o
imbia
nchin
o
late
rizi
carta
carro
zzie
re
pitto
re
sconosciu
ta
nessuna
categorie lavorative
età
media
e d
evia
zio
ne s
tandard
85
Dei 574 casi esaminati, 71 soggetti, pari al 12.4% del totale dei casi, riferiscono di
aver svolto anche altre attività, cosiddette secondarie, della durata almeno superiore a
cinque anni, per le quali abbiamo individuato un probabile effetto concausale additivo nello
sviluppo del cancro della vescica o che hanno avuto un rapporto di continuità di
esposizione con la mansione principale. Tra questi soggetti, 20 casi hanno anche svolto la
mansioni di conciatore, 9 afferivano al settore calzaturiero, 9 erano impiegati in agricoltura,
7 lavoravano nel settore meccanico/metalmeccanico e altri 7 nel settore edile; i restanti
appartengono al settore chimico, del legno, servizi (vigile urbano, autista, etc.), etc..
Sono stati calcolati i tassi grezzi di incidenza del cancro della
vescica tra la popolazione attiva (18-65 anni) nei settori produttivi della
zona del Valdarno Inferiore, assumendo – quando disponibile – la media
degli addetti tra il censimento del 1991 e del 2001 o il numero degli addetti
resi disponibili da flussi di dati INAIL-ISPESL (2007) rappresentativi del
periodo coperto dal presente lavoro (tabella 20).
Non vengono di seguito considerati i settori lavorativi di cui non
avevamo informazioni relative al numero di addetti nel settore nella Zona
del Valdarno Inferiore (indicate con ―altro‖ nella tabella 19) per un totale di
57 casi.
86
Tabella 19. Numero di casi nella popolazione attiva per settori produttivi nella Zona
del Valdarno Inferiore.
Settore produttivo Numero casi (M+F) Numero addetti
Conciario 115 8.486 (*)
Calzaturiero 70 5.496 (*)
Agricoltura 63 5.834 (**)
Servizi 61 5.272 (**)
Commercio 46 3.765 (**)
Edile 34 2.274 (*)
Trasporti 33 1.158 (*)
Legno 18 293 (*)
Meccanico 16 653 (**)
Tessile 16 861 (*)
Metalmeccanico 15 1.097 (**)
Chimico 13 769 (*)
Sanitario 7 1.196 (**)
Elettrotecnico 4 292 (**)
Carta 2 210 (*)
Altro 57 -
* Fonte ISTAT – Media addetti nei settori produttivi Censimento 1991 e 2001.
** Flussi INAIL-ISPESL diffusi nel 2007.
In tabella 20, viene calcolato, per ogni settore lavorativo, il tasso
grezzo di incidenza.
87
Tabella 20. Incidenza del tumore della vescica nella popolazione attiva (18-65 anni)
per settore produttivo.
Settore produttivo
Numero
casi
(M+F)
Persone/anno
Tasso di
incidenza
stimato
(per 10-5
p-y)
Up- down
(CI 95%)
Conciario (*) 115 105.356,3 109,1 [90,5-130,5]
Calzaturiero (*) 70 82.525 84,8 [66,6-106,5]
Agricoltura (**) 63 72.531,25 86,8 [67,3-110,4]
Servizi (**) 61 65.518,75 93,1 [71,8-118,8]
Commercio (**) 46 46.775 98,3 [72,8-130,0]
Edile (*) 34 28.210,5 120,5 [84,81-166,5]
Trasporti (*) 33 14.268,75 231,3 [161,8-321,0]
Legno (*) 18 3.550 507,0 [310,0-785,8]
Meccanico (*) 16 8.062,5 198,4 [117,5-315,4]
Tessile (*) 16 10.662,5 150,0 [88,8-238,5]
Metalmeccanico (**) 15 13.618,75 110,1 [64,01-177,6]
Chimico (**) 13 9.531,25 136,4 [75,9-227,4]
Sanitario (**) 7 14.906,25 47,0 [20,5-92,8]
Elettrotecnico (**) 4 3.625 110,3 [35,1-266,2]
Carta (**) 2 2.612,5 76,5 [12,84-253,0]
TOTALE 513 481.754,3 106,5 [20,5-785,8]
* Calcolato sul numero di addetti secondo Fonte ISTAT – Censimento 1991 e 2001.
** Calcolato sul numero di addetti secondo Fonte Flussi INAIL-ISPESL diffusi nel 2007.
Il tasso grezzo di incidenza, per ogni settore produttivo, è stato così calcolato:
tasso grezzo di incidenza per settore = numero casi per settore/persone-anno per settore
dove
persone-anno per settore=12,5*(numero addetti per settore-casi per settore) + (6.25*casi per settore)
in cui 12.5 rappresenta il numero di anni di osservazione; per i casi si assume che la diagnosi di tumore si sia
verificato a metà periodo di osservazione, contribuendo quindi con 6.25 anni-persona di osservazione.
88
In Italia, nel periodo 2000-2003, secondo i dati AIRTUM, il tasso
grezzo di incidenza di cancro della vescica (casi in situ e invasivi) nella
popolazione generale (maschi e femmine), tra 15-84 anni, è pari a
42.9/100.000 abitanti anno; nella zona Centro (Registri Tumori delle
Province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Firenze, Umbria,
Macerata) è pari a 48.8/100.000 abitanti all’anno.
Dal Registro Tumori della Regione Toscana (Province di Firenze e
Prato), i tassi grezzi di incidenza del cancro della vescica (tipi invasivi), nel
periodo 1997-2005, nella popolazione generale (maschi e femmine), tra 15-
84 anni, risulta 27,1/100.000 abitanti all’anno.
La figura 7 mostra la collocazione dei tassi grezzi di incidenza
stimati per singolo settore lavorativo rispetto al tasso regionale e nazionale.
89
Figura 7. Tasso grezzo di incidenza stimato nei vari settori produttivi.
tasso grezzo di incidenza stimato
0
50
100
150
200
250
300
350
400
450
500
550
concia
rio
calz
aturie
ro
agric
oltura
serviz
i
com
mercio
edile
trasporti
legno
meccanic
o
tessile
metalm
eccanic
o
chim
ico
sanitario
ele
ttrotecnic
o
carta
categorie lavorative
numero casi/100.000 abitanti anno
Tasso grezzo di incidenza cancro della vescica (istotipi invasivi e in situ) in Italia (42.9/100.000 persone all’anno, 2000-2003).
Tasso grezzo di incidenza cancro della vescica (istotipi invasivi) in Toscana (27.1/100.000 persone all’anno, 1997-2005).
p-y
90
Risulta che i tassi grezzi di incidenza calcolati per ogni settore
produttivo in esame, risulta più alta sia del tasso grezzo di incidenza della
popolazione generale italiana (maschi e femmine, 15-84 anni) sia di quello
della popolazione residente in Toscana (maschi e femmine, 15-84 anni).
9.1) Casi di cancro della vescica denunciati all’INAIL competente.
Sulla base delle conoscenze dirette dei cicli lavorativi, delle
mansioni a rischio, delle sostanze chimiche utilizzate e della
documentazione in possesso, si è deciso di procedere alla redazione del
primo certificato medico di malattia professionale per l’INAIL competente
per territorio di 70 casi di cancro della vescica (pari al 13.4% del totale dei
casi).
I primi certificati medici sono state inoltrate già a partire dagli anni
1997-1998, ma il processo si è verificato in modo più sistematico dal 2002.
Nel periodo 2002-2009 stati denunciati all’INAIL 8.7 casi denunciati
all’anno e di questi 49 (pari al 70% dei casi denunciati) sono stati
indennizzati (6.1 casi indennizzati/anno).
Dei 70 casi denunciati, l’età media alla diagnosi era di 62.8± 12.6
anni e l’anzianità lavorativa media risulta pari a 24.4 ± 10.3 anni. Il tempo
medio di induzione latenza è di 36.9 ± 11.6 anni. Il 74.3% dei casi
denunciati all’INAIL afferivano al settore conciario (figura 8).
91
Figura 8. Casi denunciati all’INAIL nel periodo 2002-2009.
8
10
13
56
7
4
89
0
2
4
6
8
10
12
14
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 n.s.
Anni
Nu
mero
casi
den
un
cia
ti
totale denunciati
Dei 70 casi denunciati all’INAIL, 12 soggetti (17.1%) erano
fumatori e 58 (83%) non fumatori. Dei 12 soggetti non fumatori, 7 (58.3%)
sono stati indennizzati dall’INAIL mentre di 5 siamo in attesa di risposta;
dei 58 fumatori, il 53.4% (paria 31 casi) sono stati indennizzati; il 10.3% ha
avuto esito negativo (6 casi) e di 21 non conosciamo la risposta.
In tabella 21 viene riportato l’esito delle richieste di riconoscimento
di malattia professionale per i casi denunciati nel periodo 2002-2009.
92
Tabella 21. Esito delle richieste di riconoscimento di malattia professionale per i casi
denunciati all’INAIL nel periodo 2002-2009.
Settore
produttivo
Descrizione
mansione svolta
Numero casi
denunciati
all’INAIL
Numero casi già
indennizzati
dall’INAIL.
Conciario
Addetto pesatura,
miscelazione e travaso
di coloranti in botte
Bottalista
Rifinitore chimico
Rifinitore meccanico a
umido
52 39
Calzaturiero
Modellista
Addetto tintura della
calzature
6 5
Prodotti chimici
Addetto
manipolazione di
prodotti chimici
5 3
Metalmeccanico Addetto macchine
utensili 3 1
Edilizia Asfaltista
Cementista 2 1
Meccanico Meccanico in officina 1 -
Parrucchiera Parrucchiera 1 -
TOTALE
70
(13.4% dei casi
complessivi)
49
(70% dei casi
denunciati)
93
10) Discussione e conclusioni.
La numerosità della casistica di cancro della vescica in esame,
composta da 574 casi raccolti dal 1997 ai primi mesi del 2010 nella zona del
Valdarno Inferiore, è tale da consentire alcune considerazioni e riflessioni
riguardo all’esposizione professionale dei lavoratori di questa zona.
Innanzitutto, si nota che esistono in letteratura numerose
segnalazioni bibliografiche riguardanti tutte le categorie lavorative presenti
anche nella casistica da noi presa in esame; essa riguarda non solo le
esposizioni professionali di cui è ormai sufficientemente chiaro il rapporto
con il cancro della vescica (industria chimica della produzione di coloranti,
utilizzatori di coloranti, etc.) ma anche di quelle su cui esistono segnalazioni
ormai concordanti, provenienti soprattutto da studi di tipo caso-controllo (2,
5, 10, 28, 30-39).
Nella nostra casistica, per quanto riguarda la distribuzione di cancro
della vescica tra i generi, la componente maschile è quella più rappresentata
(455 casi, pari al 79.3% del totale).
In letteratura, le esposizioni professionali vengono valutate
indipendentemente dalle differenze di genere e spesso sono considerati gli
interi settori lavorativi: i servizi di saloni di parrucchiere (2, 19, 32, 61, 62),
l’industria chimica della produzione di coloranti (2), l’industria della pelle e
del cuoio (44, 45), l’industria della gomma e dei cavi elettrici (50), etc..
Possiamo comunque stimare che la tipologia dei rischi occupazionali tra le
femmine sia sovrapponibile a quella osservata tra i maschi (5).
94
Nel nostro studio viene confermata l’importanza del fumo di
sigaretta come fattore di rischio per il tumore della vescica (372 casi, pari al
64.8% sono fumatori) con una maggiore percentuale di casi fumatori tra i
maschi (344 fumatori su 455 maschi e 28 fumatrici su 119 donne in totale).
Tale considerazione rafforza la necessità di promuovere campagne
di ―counselling‖ antifumo al fine di informare i lavoratori sull’ulteriore
incremento di rischio di contrarre la patologia tumorale in caso di co-
esposizione, come evidenziato nella letteratura esaminata (2, 3, 5, 10).
Le età medie alla diagnosi di cancro della vescica nella nostra
casistica sono le seguenti: 69.9 ± 12.09 anni per i maschi (range: 15-96) e
72.91 ± 13.07 anni per le femmine (range: 39-99).
Casi relativamente giovanili sono presenti sia tra i lavoratori del
settore conciario e calzaturiero nonché tra i chimici, le parrucchiere e gli
imbianchini, mentre un’età nettamente più elevata sembra essere
diagnosticata tra gli agricoltori, le casalinghe e i lavoratori addetti al settore
del legno (figura 6).
Sono riferiti tuttavia in letteratura; tempi minimi di latenza anche
relativamente lunghi (più di 20 anni) (2, 6, 19, 20), variabili rispetto
all’agente etiologico (6); la maggior parte dei casi si osserva in soggetti di
età compresa tra i 60 e gli 80 anni (19). L’età media di insorgenza di cancro
della vescica intorno ai 65 anni [peraltro, in linea con dati di letteratura (5)]
tra le parrucchiere, gli imbianchini e i chimici da noi osservata, pone i
presupposti per ulteriori approfondimenti, soprattutto di carattere
preventivo.
In base alle caratteristiche delle attività produttive della zona, era
ragionevole attendere che anche nella nostra casistica il settore con un
numero maggiore di casi potesse risultare quello conciario (115 casi, pari al
95
20.0% del totale), seguito dal settore calzaturiero (70 casi, pari al 12.2%),
dall’agricoltura (63 casi, pari al 10.9%), dai servizi (61 casi, pari al 10.6%),
etc..
Al fine di condurre una stima meno approssimativa riguardo
all’esistenza di probabile eccesso di incidenza di cancro della vescica nelle
varie categorie lavorative considerate, sono stati calcolati i tassi grezzi di
incidenza nei vari settori produttivi, attraverso il computo degli anni-
persona, sulla base della numerosità degli addetti nei vari settori lavorativi,
secondo i dati correnti disponibili (Censimento ISTAT 1991-2001 e dati
INAIL-ISPESL 2005).
È stata calcolata la media degli addetti nel periodo infracensuario (1991-2001) non
essendo stati evidenziati dei mutamenti di rilievo nelle dinamiche territoriali di sviluppo;
pertanto, nel calcolo degli anni-persona, è stato considerato rappresentativo utilizzare la
media del numero degli addetti nei settori produttivi tra i due Censimenti.
Il tasso grezzo di incidenza più elevato è presente nel settore del
legno (18 casi; 507.0 per 10-5
p-y). Come osservato anche da altri AA. (31,
37) i falegnami verniciatori possono essere stati esposti ad amine
aromatiche, benzidina, etc., gli addetti ai trattamenti di rifinitura del legno a
creosoto (sostanza derivata dagli IPA, impregnante e conservante del legno)
(39).
Nella nostra casistica, gli addetti al settore dei trasporti presentano
un tasso grezzo di incidenza uguale a 231.3 per 10-5
p-y (33 casi). Possibili
eccessi di ca. vescicale sono stati segnalati anche tra i guidatori di autobus,
camion, etc. (2, 5, 30- 32, 34, 38, 68, 75-77, 88, 89). Per questi lavoratori
viene considerata come possibilmente cancerogena l’esposizione ad IPA,
―diesel exhaust‖ (2, 68, 76), per i composti nitrosi policiclici in esso
contenuti (5, 29, 76); indagini ambientali eseguite durante la guida dei
mezzi (65, 67-69) hanno confermato tale possibile esposizione. Per questa
96
categoria di lavoratori, risulta comunque non trascurabile il ruolo etiologico
del fumo di tabacco (24 casi su 33 sono fumatori) e della stasi urinaria nella
insorgenza di cancro della vescica (5).
La presenza di numerosi meccanici (16 casi; 198.4 per 10-5
p-y) è in
accordo con quanto noto dall’esame della letteratura (30-32). I meccanici
della casistica in esame operavano in piccole officine a conduzione spesso
familiare, con una ragionevole esposizione sia a ―fume exhaust‖ che a
vernici nelle aree adibite a carrozzerie.
Per quanto riguarda i metalmeccanici (15 casi; tasso grezzo di
incidenza uguale a 110.1 per 10-5
p-y), gli elettrotecnici (4 casi; tasso grezzo
di incidenza uguale a 110.3 per 10-5
p-y ) e gli addetti al settore tessile (16
casi; tasso grezzo di incidenza uguale a 150.0 per 10-5
p-y) è nota
l’esposizione alle nebbie degli oli lubro-refrigeranti usati nella
manutenzione dei macchinari produttivi (5, 34, 37); nel settore tessile è
probabile anche una esposizione a tinture (56); tuttavia studi recenti di
coorte e di tipo caso-controllo non hanno confermato eccessi di cancro della
vescica (43, 55, 57).
Il settore edile (34 casi; tasso grezzo di incidenza uguale a 120.5 su
per 10-5
p-y) include anche gli addetti alla catramazione dei tetti, gli
asfaltatori e costruttori/manutentori di strade, per i quali è stato ipotizzato il
ruolo di fumi di bitume, di catrame di carbone e derivati (19, 39); l’eccesso
di cancro della vescica in queste categorie, non viene comunque sempre
confermato in tutti gli studi epidemiologici (5, 19, 39).
Maggiore rilevanza rivestono nella nostra casistica il conciario della
pelle e del cuoio (115 casi; tasso grezzo di incidenza uguale a 109.1 per 10-
5 p-y) e quello calzaturiero (70 casi; tasso grezzo di incidenza uguale a 84.8
per 10-5
p-y).
Nel settore conciario è stato sicuramente diffuso l’uso di coloranti
contenenti amine aromatiche, in passato anche a quelle cancerogene (5, 10).
97
L’esposizione professionale è legata ad alcune operazioni particolari:
pesatura, miscelazione e travaso in botte dei coloranti per la tintura delle
pelli; scarico delle pelli dalle botti dopo il ciclo di tintura; rifinitura chimica
con verniciatura a spruzzo o a tampone delle pelli; asciugatura delle pelli già
conciate e tinte in botte; etc..
Analoghe esposizioni si riscontrano in un numero limitato di
mansioni anche nel settore calzaturiero (tintura delle calzature o di parti di
esse: modelli, bordi, tacchi, etc.). I dati sulle esposizioni potrebbero spiegare
l’eccesso di rischio di cancro della vescica segnalato spesso tra gli studi
condotti all’estero (58, 59), in Italia (44) e nella stessa Zona del Valdarno
Inferiore (45, 46). Tuttavia i citati studi di coorte eseguiti nella stessa zona
del Valdarno Inferiore (45, 46) non hanno evidenziato un chiaro eccesso di
mortalità per cancro della vescica, come sembra invece emergere dalla
casistica attuale. Bisogna tenere presente, anche per interpretare eventuali
discordanze tra i vari AA., che la sopravvivenza dei casi di cancro della
vescica è riferita, nei casi con istotipo non invasivo, circa del 92% a 5 anni e
del 78% in soggetti con diagnosi eseguita sotto i 65 anni di età; pertanto, è
probabile che l’intervallo considerato dagli studi di mortalità non abbia
evidenziato tutti i casi di tumore incidenti e che un follow-up delle stesse
coorti nel tempo permetterebbe di apprezzare un aumento altrimenti
mascherato.
Anche nel settore chimico, i 13 casi di cancro della vescica osservati
(2.2% del totale; tasso grezzo di incidenza uguale a 136.4 per 10-5
p-y)
possono essere collegati alla produzione di coloranti per l’industria della
pelle e del cuoio e per quella calzaturiera.
Anche gli altri settori produttivi (servizi, carta, agricoltura, etc.)
compaiono nella nostra casistica come citato in vari studi condotti da altri
AA. (10, 31-35).
98
Per quanto riguarda l’aspetto assicurativo, per 70 casi (13.4% del
totale) è stato compilato il primo certificato di malattia professionale per
l’INAIL; 49 casi (70% dei denunciati) sono stati a tutt’oggi indennizzati.
I dati italiani di fonte INAIL riferiscono 440 casi di cancro della
vescica indennizzati dal 2000 al 2006 (107); in particolare tra i 440 casi
indennizzati, i settori produttivi più rappresentati sono la produzione della
gomma e dei prodotti in plastica (18.6%), i trasporti (10.9%), la manifattura
di prodotti chimici (8.4%), i meccanici e riparatori di veicoli (7.3%), le
costruzioni (5.8%), i metalmeccanici (4.7%) oltre che la concia delle pelli e
del cuoio (5.1%) (107).
La media di 62 casi/anno riconosciuta su tutto il territorio nazionale
può essere confrontata con la media di 8 casi/anno riconosciuti solo
nell’area del Valdarno Inferiore.
A nostro giudizio, i criteri utilizzati dal Servizio di Prevenzione
Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro dell’ASL 11 di Empoli, per la
decisione di compilare il I Certificato medico di malattia professionale sono
stati evidentemente restrittivi, mirati ad ottenere il riconoscimento, almeno
in una prima fase, dei casi meno controvertibili e più agevoli dal punto di
vista della gestione assicurativa.
99
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Principali risultati degli studi di caso-controllo sul cancro della vescica nei
verniciatori, 1989-2004 (tratta da Bosetti C et al, 2005) (42).
(continua)
118
Principali risultati degli studi di caso-controllo sul cancro della vescica nei verniciatori, 1989-
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120
Tabella riassuntiva di studi relativi al rischio di cancro della vescica ed attività di
parrucchiera (modificata da Harling M et al, 2010) (61).