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Rif. Bibliografici di orientamento
• Zigmunt Bauman• “HOMO
CONSUMENS – Lo sciame inquieto dei consumatori e la miseria degli esclusi”
• Ed. Erickson
• Loic Wacquant• “PUNIRE I POVERI –
Il nuovo governo dell’insicurezza sociale”
Ed. Deriamplificatori
Zygmunt Bauman
“Una “società giusta” è una società che non pensa mai di essere abbastanza giusta, che
mette in discussione ogni livello di giustizia raggiunto e crede sempre che la giustizia sia un passo più in là. È soprattutto una società che reagisce con
rabbia a ogni esempio di ingiustizia e si mette subito al
lavoro per correggerlo”
Bauman Z. – Tester K., Società, etica e politica. Conversazioni con Zygmunt Bauman, Raffaello Cortina Editore, Milano 2002, p. 66
don Lorenzo Milani“Non si può amare creature segnate da leggi ingiuste e non volere leggi migliori”
“non c’è nulla che sia ingiusto quanto far le parti
uguali tra disuguali” Lettera a una
professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, 1967,
p. 55.
Ibidem, p. 93
“Umanizzazione e disumanizzazione, nella storia, in
un contesto reale, concreto, obiettivo, sono possibilità degli uomini come esseri inconclusi e
coscienti della loro inconclusione. Ma anche se tutte e due
costituiscono una possibilità, solo la prima ci sembra costituire la
vocazione dell’uomo. Vocazione negata nell’ingiustizia, nello
sfruttamento, nell’oppressione, nella
violenza degli oppressori. Ma affermata nell’aspirazione alla libertà, alla giustizia, alla lotta
agli oppressi per il recupero della loro umanità rubata”
P. Freire, La Pedagogia degli oppressi, EGA, Torino, 2002, p. 28
Paulo Freire
“La disumanizzazione, che non si verifica
solo in coloro che si vedono rubare la loro umanità, ma anche
in quelli che la rubano, seppur in
maniera differente, è una distorsione
all’essere di più”P. Freire, La Pedagogia degli
oppressi, op. cit., p. 28Paulo Freire
L’assenza di finalità educative che
cerchino di rispondere al
bisogno di realizzazione della
persona e l’assenza di una visione antropologica umanizzante e
umanistica sono la prima fonte di ingiustizia e di
disumanizzazione, intesa come
negazione della vocazione dell’uomo
ad “essere di più”
DEVIANZA MINORILE
Società
Adulti
Educazione
Sistemi politici Sistemi educativiSistemi axiologici
SistemiculturaliTribunale per i
Minorenni
Processo Penale Minorile
Concetto di Devianza Conflitto e
Controllo Sociale
EDUCATORE
Sistemi giuridici
minore
reato
Pena/punizione
giustiziaeducazion
e
Libertà e responsabilità
TRIBUNALE PER I MINORENNIR.D.L. 20 luglio 1934 n. 1404
Riguarda gli
interventi relativi
alla potestà
genitoriale
Riguardava i soggetti cosiddetti “traviati”.
Tali competenze sono passate agli Enti Locali con
la 616/1977. La competenza amministrativa è rientrata in
parte con la L. 269/1998.
Riguarda l’intervento sui
soggetti penalmente
perseguibili per reati commessi in età compresa tra i
14-18 se avevano la capacità di
intendere e di volere (art. 98 Codice
Penale)
L’organo giudicante del Tribunale per i
Minorenni è composto da due giudici cosiddetti
“togati” (che provengono dalla
magistratura) e due giudici cosiddetti
“onorari” scelti tra gli specialisti delle scienze umane
E’ contenuto nelle norme che costituiscono il Codice di Procedura
Penale MinorileD.P.R. 448/1988 e successive
modifiche
• Regole minime delle Nazioni Unite per l’amministrazione della giustizia minorile del 1985 <<Regole di Pechino>>• Convenzione ONU sui diritti dei bambini del 1989•Raccomandazione sul Consiglio d’Europa REC(2003) 20 <<Nuove modalità di trattamento della delinquenza giovanile e il ruolo della giustizia minorile>>
ANTECEDENTI STORICI PIÙ SIGNIFICATIVI A LIVELLO
INTERNAZIONALE
MINORE Famiglia
Educatore
Giudice
Servizi dell’am-ministrazione della giustizia
Servizi degli Enti
Locali (Servizi del Territorio)
Agenti di Polizia
Giudiziaria Istituto Penale
Avvocato
Volontariato in carcere
MINIMA OFFENSIVITÀTUTELA DEL MINORE E DELLA SUA EDUCAZIONE
DESTIGMATIZZAZIONEDEPENALIZZAZIONE
DECARCERIZZAZIONE e DEISTITUZIONALIZZAZIONEFINALITÀ RESPONSABILIZZANTE
ADEGUATEZZA
1. Nel procedimento a carico dei minorenni si osservano le disposizioni del presente decreto e, per qunto da esse non previsto, quelle del codice di procedura penale. Tali disposizioni sono applicate in modo adeguato alla personalità e alle esigenze educative del minore.
2. Il giudice illustra all’imputato il significato delle attività processuali che si svolgono in sua presenza nonché il contenuto e le ragioni anche etico-sociali delle decisioni
Art. 1.Principi generali del processo
minorile
Art. 192. Nel disporre le misure cautelari il giudice tiene conto, […], dell’esigenza di non interrompere i processi educativi in atto. […]
La devianza è il risultato di un complesso rapporto
circolare e interattivo tra le azioni-messaggio del
soggetto e le azioni-messaggio del controllo
sociale
Attraverso l’azione deviante il soggetto esprime, in realtà, i
propri bisogni legati principalmente alla costruzione dell’identità, alla relazioni ed estrinseca il proprio disagio,
segni tutti di una soggettività in evoluzione
DEVIANZA COME ATTO
COMUNICATIVO
La devianza del minore non è sempre “illogica” o senza ragioni. Spesso la “risposta deviante” del minore può essere una reazione ad una realtà ingiusta, frustrante, non attenta ai bisogni del singolo, una reazione,
quindi, in parte giustificata.È per questa ragione che nell’intervento con il minore è assurdo far pensare che
la realtà sia perfetta e che il mondo degli adulti e la società siano giusti. Sarebbe un processo mistificatorio.
È invece significativo convertire il polo negativo della devianza in polo
positivo favorendo la capacità di opporsi alle norme attraverso forme
creative democratiche.
Devianza primaria
Devianza secondaria
Normalizzazione/controllo
Disagio Disadattamento
Devianza in negativo
Devianza in positivoCondizione
intrinseca del soggetto
• disagio evolutivo• disagio
esistenziale• disagio patologico
Modalità estrinseca del
soggetto di mostrare con
comportamenti non conformi alle norme il proprio
disagio
EDUCABILITÀ si gioca tra: Libertà e costrizioneAccettazione e rifiutoCambiamento come
• poter essere, • aver il permesso di essere • essere costretto ad essere
Essere e dover-essere
“Deviare, nel senso di affermare la propria diversità, è nella natura della persona, allontanarsi da un mondo
storicamente edificato ed evolutivamente interiorizzato da ogni
uomo è nella natura della libertà” (Giuseppe Vico) e, ancor di più,
“parlando per paradosso: non la legge, ma la trasgressione della legge
testimonia che l’uomo è qualcosa di più di animale gregario” (Ludwin von
Bertalanffy)
REATO
Sfida
Appello
Auto-inganno
L’IDENTITÀ È QUALCOSA DI COSÌ NECESSARIO, DI COSÌ DECISIVO PER LA
PERSONA CHE IL RAGAZZO PUÒ METTERE IN MOTO UN PROCESSO DI AUTOINGANNO
CHE LO SPINGE A RICONOSCERSI IN UN’IDENTITÀ NEGATIVA O FALSA PUR DI
AVERNE UNA
Fenomeno
Turbamento
Percezione del turbamento
Normalizzazione
Non normalizzazione
Tolleranza sociale
Accentuazione
Ristrutturazione delle norme
Rilevanza
Non percezione della devianza come
problema sociale
Percezione della devianza come
problema sociale
Conflitto
Positivo Negativo
RisorsaOccasione di conoscenza
Occasione per manifestare gli
squilibri e le ingiustizie tra
gruppi o persone “Luogo” per riprendere il
dialogo
Generatore di ansie, di paure, di
sofferenzeSegno di
chiusura e di divisioneSegno di violenza
“Luogo” dello scontro
La trasgressione in adolescenza è la norma, risponde al bisogno evolutivo di confrontarsi con le
regole della società e degli adulti, di costruirsi un’identità e di
elaborare una propria “visione del mondo”
Adolescenza e moratoria psicosociale
Art.27 - Sentenza di non luogo a precedere per irrilevanza del
fatto
Tendenza dell’adolescente all’acting-out
Devianza come sintomo di speranza D. W. Winnicot
Da devianti A Ragazzi difficili
DEFINIZIONE DI RAGAZZI DIFFICILI“Quella del <<ragazzo difficile>> è una categoria che
non dà luogo a determinazioni di campo tanto specifiche e nette da permettere un ritratto definito di soggetti che in essa possono venire annoverati: i ragazzi difficili sono, in primo luogo, quelli che vengono percepiti come tali, al
di là di ogni altra attribuzione distintiva relativa alla specificità del loro comportamento. Il valore pragmatico di questa categoria […] sta […] nell’indicare dei soggetti
possibili, soggetti che, in circostanze date e in riferimento a modelli storicamente e culturalmente
variabili, vengono percepiti come difficili”
Ragazzi difficili
Bertolini P. – Caronia L., Ragazzi difficili. Pedagogia interpretativa e linee di intervento, La Nuova Italia, Firenze, 1993, p. 11
Educatore Minore che ha commesso
un reato
Incontro che avviene in ambito giuridico
penaleNon è libero,
ma fortemente
condizionato
Relazione educatore/ragazzo
Istituzione
Tempo/spazio
Condizionamenti
Vincolo giudiziario
Controllo/punizione
Segregazione
La competenza dell’educatore
è fondamentale
per
TRASFORMARE IL VINCOLO IN POSSIBILITA’ PER EDUCARE IL RAGAZZO
DIFFICILE E PER FAVORIRE LA SUA AUTONOMA CAPACITÀ DI
COSTRUIRSI UNA VISIONE DEL MONDO
Libertà/Promozione/
Responsabilità
Controllo/Punizione
Soggettività Omologazione
Ambiguità che
connotano il lavoro
dell’educatore in carcere
Scelta Imposizione
Educazione Punizione
Socializzazione Reclusione
ASCOLTO/SILENZIO
Possibilità di essere
Costrizione ad essere
La devianza minorile, in termini pedagogici, è soprattutto il segno di un percorso educativo
interrotto, debole ed inefficace che ha pesantemente condizionato la vita del soggetto
e che registra il fallimento dell’uomo di far fronte all’ingiustizia in educazione.
L’educatore, mentre sente il disagio del ragazzo
difficile, vive la difficoltà di sfuggire al disagio
esistenziale e a quello generato da una giustizia
umana e perciò imperfetta
Oggi il numero dei soggetti detenuti è diminuito, ma è aumentato il loro livello di problematicità perché si tratta di ragazzi che hanno commesso reati gravi o gravissimi o che si sono sottratti alle altre misure di sicurezza disposte dal
giudice
Popolazione dell’Istituto
Penale Minorile
Stranieri (in maggioranza marocchini,
slavi, albanesi, rumeni, algerini e tunisini – dati
dell’anno 2002)
Italiani
ALCUNI DATI PER RIFLETTEREDati riferiti al 1° semestre 2004 in www.giustizia.it
Passaggi nell’ Istitut
o Penale Minoril
e
ItalianiMaschi 327Femmine
17Totale
344
StranieriMaschi 345Femmine
149Totale 494
TOTALEMaschi 672Femmine
166Totale 836
Presenze all’
Istituto Penale
Minorile
ItalianiMaschi 218Femmine 9
Totale 227
StranieriMaschi 232Femmine
55Totale 287
TOTALEMaschi 450Femmine
64Totale 514
Metacompetenze dell’educatore
professionale
Intenzionalità
Progettualità
Riflessività
Circolarità teoria-prassi
Autoriflessione
Autoformazione
EcoformazioneSé e identità professionale
LE COMPETENZE DELL’EDUCATORE PROFESSIONALE
IN CARCERE
Gestire la complessità
Lavorare in équipe
Lavorare in rete
Gestire la relazione educativa e i conflitti
Interpretare i bisogni educativi
Favorire il cambiamento
Stabilire legami e progettare per l’inserimento sociale post-carcere
Il compito dell’educatore è quello di valutare l’educabilità del ragazzo
ossia le sue risorse e le sue potenzialità in relazione agli elementi
di problematicità
Osservare non per definire l’altro
MA
Per riconoscere l’altro e per riconoscersi nell’altro,
avvicinandosi all’altro come MISTERO da svelare e da
rispettare e non come TERRITORIO da conquistare
Gestire la relazione
educativa e il conflitto in
carcere
“Il problema centrale in questi casi è: qual è l’interpretazione che il ragazzo ha dato della
sua esperienza? In che misura questa interpretazione può neutralizzare un
intervento rieducativo?”Bertolini P. – Caronia L., Ragazzi difficili, op.cit., p.
106.Occorre vigilare perché il ragazzo sa che l’educatore
deve relazionare al giudice sui suoi comportamenti e può cercare di utilizzare la sua
figura come mezzo per ottenere qualche beneficio su
uno sconto di pena
Non accettare i comportamenti di sfida
Gestire la relazione
educativa e il conflitto in
carcere
Costruire una relazione empatica
Favorire la cooperazione fra adulto e minore
Favorire lo sviluppo dell’intenzionalità e di una nuova
visione del mondo
Favorire l’assunzione di un’identità positiva
Gestire le dinamiche autorità/libertà
Considerare il conflitto come risorsa
EDUCATORE Minore
Giudice
Operatore dei Servizi Sociali della giustizia
minorile
Detenuti pariPolizia
giudiziaria
Associazioni e volontari
Famiglia Avvocato
Comunità territorio
Educatore dei
servizi del
territorio o A.S.
VolontariatoAssociazionismo
Associazioni di lavoroValorizzazione delle risorse
AlfabetizzazioneCultura, teatro, musica e sport
Corsi di formazione professionale
Far conoscere
Aprire possibilità
Favorire l’incontro
Costruire legami valorizzando le risorse
Riconciliare con la società
Esplorare possibilità
Garantire un’identitàStabilire legami e pro-
gettare per l’inserimento sociale
post-carcere
ESSERE PROMOTORI DI UNA CULTURA
DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA
•In carcere•Nel sistema
giudiziario•Sul territorio e nella
comunità•Nelle scelte politiche
e legislative
Dipartimento Giustizia Minorilewww.giustiziaminorile.it
Centro Giustizia Minorile del Piemonte,Valle d’Aosta e Liguria
www.cgmtorino.it