ponte di tacoma

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3 COSTRUZIONI METALLICHE MAG GIU 10 56 PRIMO PIANO Il crollo del ponte di Tacoma, settant’anni dopo Francesco Ricciardelli, Antonino M. Marra Per oltre sessanta anni, dal novembre 1940 al settembre 2001, quello del ponte di Tacoma è stato senza dubbio il più famoso, il più spettacolare, ed il più documentato crollo della storia dell’ingegneria civile. Non avendo provocato vittime, ed essendo avvenuto appena quattro mesi dopo l’apertura, l’impatto sociale che ne derivò fu minimo. Tuttavia, il crollo di Tacoma provocò una crisi all’interno della comunità tecnica, e fu il punto di partenza di radicali cambiamenti nell’approccio all’aerodinamica delle costruzioni ed alla progettazione dei ponti di grande luce. In occasione dei settanta anni trascorsi dal crollo, quest’articolo ripercorre gli sviluppi nella costruzio- ne dei ponti sospesi che hanno condotto alle grandi campate della prima metà del XX secolo, tra cui il ponte di Tacoma. Di questo sono descritte la concezione, la progettazione, la rea- lizzazione, la breve vita ed il tramonto. Sono infine discussi gli effetti che il crollo provocò, dagli studi per stabilirne le cau- se, agli interventi operati su strutture simili per scongiurarne un’analoga fine, fino al nuovo corso nella progettazione dei ponti sospesi. 1. TRAVATE IRRIGIDENTI E NON: UNA LUNGA STORIA DI CAMBI DI TENDENZA Elemento centrale nella progettazione dei ponti sospesi è la scelta della rigidezza da dare all’impalcato, affinché il regime di spostamen- ti conseguente l’applicazione dei carichi esterni sia compatibile con l’esercizio, e le sollecitazioni compatibili con la resistenza. Riguardo ai carichi accidentali, l’esigenza di rigidezza dell’impalcato cresce al crescere del rapporto tra questi ed il peso proprio della struttura so- spesa (funi, pendini, impalcato), ossia al crescere del rapporto tra la causa di deformazione e la rigidezza geometrica. Ne consegue che al limite, nel caso in cui il peso proprio sia notevolmente maggiore del carico accidentale come per i ponti di grandissima luce, l’impal- cato potrebbe essere addirittura privo di rigidezza e la sua funzione limitata a riportare il carico su una coppia di pendini successivi. Nel caso opposto, in cui il carico accidentale non sia trascurabile rispet- to al peso proprio, l’impalcato ha la funzione di ripartirlo sull’intero sistema di sospensione, con l’obiettivo di contenere le deformazio- ni entro i limiti prescritti per il particolare uso del ponte (pedona- le/ciclabile, stradale, ferroviario). I due comportamenti descritti sono quelli della fune semplice e del ponte a travata irrigidente. Nei confronti del vento l’impalcato ha pure una funzione di irrigi- dimento, ma attraverso la sua geometria determina anche le ca- ratteristiche dell’azione. Inoltre, per ponti di piccola o media luce, la rigidezza dell’impalcato incide sulle frequenze e sui modi di vi- brazione del ponte, determinandone il comportamento dinamico ed aeroelastico. In aggiunta alle rigidezze geometrica del sistema di sospensione e meccanica dell’impalcato, alla rigidezza globale del ponte possono contribuire eventuali ulteriori elementi quali stralli o ancoraggi inferiori, dando così luogo a sistemi combinati, dal com- portamento più complesso di quello della fune semplice o del pon- te a travata irrigidente. Sebbene chiara la posizione del problema, la soluzione è lontana dall’essere unica, come testimonia una storia di oltre 250 anni di ponti sospesi a struttura metallica, che ha visto alternarsi (spesso se- guendo mode e talvolta sulla scia di insuccessi) soluzioni con impal- cati estremamente flessibili a soluzioni con impalcati fortemente ir- rigidenti, così come ha visto comparire e scomparire l’uso di stralli di irrigidimento e di ancoraggi. Queste continue inversioni di tendenza sono state alimentate dal progressivo aumento delle luci, dall’evo- luzione delle metodologie di calcolo, dall’evoluzione dei materiali e delle tecniche di costruzione. A titolo esemplificativo, riguardo all’ul- timo punto si fa notare come il passaggio dai sistemi di sospensione a catena in ferro, tipici della prima metà del XIX secolo, a quelli a cavo in acciaio abbia comportato una notevole riduzione dello smorza- mento strutturale, e pertanto esaltato i problemi dinamici. Il primo ponte sospeso europeo di cui si ha traccia è il Wynch Bridge, costruito nel 1741 sul fiume Tees nel nord dell’Inghilterra (fig. 1), con una luce di 21 m ed un impalcato largo appena 61 cm e privo di irrigidimento. Il ponte presenta quattro catene di ormeggio, segno del fatto che al progettista era ben chiaro che l’azione del vento si sarebbe potuta manifestare come un sistema di forze dirette verso l’alto. La scelta fatta per il Wynch Bridge di adottare un impalcato estre- mamente flessibile rimarrà caratteristica dei ponti britannici. Ad esempio, completato nel 1820 su progetto di Samuel Brown e pri- mo ponte stradale del Regno Unito, lo Union Bridge (fig. 2) con i suoi 137 m di luce deterrà per sei anni il primato della più lunga campata al mondo, con un impalcato in ferro costituito da travi di sospensione trasversali, e del tutto privo di irrigidimento longi- tudinale. Scelte analoghe furono fatte da Thomas Telford nel pro- getto del ponte sospeso di Conwy (con campata centrale di 100 m, figg. 3a e 3b) e del ponte sullo stretto di Menai (con campata centrale di 176 m, intanto divenuta la più lunga al mondo, fig. 4), entrambi completati nel 1826. Progettato nel 1830 da Isambard Kingdom Brunel, ma completato solo nel 1864, il Clifton Bridge a

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La fisica spiegata con un drammatico esempio

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  • 3 COSTRUZIONI METALLICHE MAG GIU 1056

    PR

    IMO

    PIA

    NO Il crollo del ponte

    di Tacoma,settantanni dopo

    Francesco Ricciardelli, Antonino M. Marra

    Per oltre sessanta anni, dal novembre 1940 al settembre 2001, quello del ponte di Tacoma stato senza dubbio il pi famoso, il pi spettacolare, ed il pi documentato crollo della storia dellingegneria civile. Non avendo provocato vittime, ed essendo avvenuto appena quattro mesi dopo lapertura, limpatto sociale che ne deriv fu minimo. Tuttavia, il crollo di Tacoma provoc una crisi allinterno della comunit tecnica, e fu il punto di partenza di radicali cambiamenti nellapproccio allaerodinamica delle costruzioni ed alla progettazione dei ponti di grande luce. In occasione dei settanta anni trascorsi dal crollo, questarticolo ripercorre gli sviluppi nella costruzio-ne dei ponti sospesi che hanno condotto alle grandi campate della prima met del XX secolo, tra cui il ponte di Tacoma. Di questo sono descritte la concezione, la progettazione, la rea-lizzazione, la breve vita ed il tramonto. Sono infine discussi gli effetti che il crollo provoc, dagli studi per stabilirne le cau-se, agli interventi operati su strutture simili per scongiurarne unanaloga fine, fino al nuovo corso nella progettazione dei ponti sospesi.

    1. TRAVATE IRRIGIDENTI E NON: UNA LUNGA STORIA DI CAMBI DI TENDENZAElemento centrale nella progettazione dei ponti sospesi la scelta

    della rigidezza da dare allimpalcato, affinch il regime di spostamen-

    ti conseguente lapplicazione dei carichi esterni sia compatibile con

    lesercizio, e le sollecitazioni compatibili con la resistenza. Riguardo

    ai carichi accidentali, lesigenza di rigidezza dellimpalcato cresce al

    crescere del rapporto tra questi ed il peso proprio della struttura so-

    spesa (funi, pendini, impalcato), ossia al crescere del rapporto tra la

    causa di deformazione e la rigidezza geometrica. Ne consegue che

    al limite, nel caso in cui il peso proprio sia notevolmente maggiore

    del carico accidentale come per i ponti di grandissima luce, limpal-

    cato potrebbe essere addirittura privo di rigidezza e la sua funzione

    limitata a riportare il carico su una coppia di pendini successivi. Nel

    caso opposto, in cui il carico accidentale non sia trascurabile rispet-

    to al peso proprio, limpalcato ha la funzione di ripartirlo sullintero

    sistema di sospensione, con lobiettivo di contenere le deformazio-

    ni entro i limiti prescritti per il particolare uso del ponte (pedona-

    le/ciclabile, stradale, ferroviario). I due comportamenti descritti sono

    quelli della fune semplice e del ponte a travata irrigidente.

    Nei confronti del vento limpalcato ha pure una funzione di irrigi-

    dimento, ma attraverso la sua geometria determina anche le ca-

    ratteristiche dellazione. Inoltre, per ponti di piccola o media luce,

    la rigidezza dellimpalcato incide sulle frequenze e sui modi di vi-

    brazione del ponte, determinandone il comportamento dinamico

    ed aeroelastico. In aggiunta alle rigidezze geometrica del sistema di

    sospensione e meccanica dellimpalcato, alla rigidezza globale del

    ponte possono contribuire eventuali ulteriori elementi quali stralli o

    ancoraggi inferiori, dando cos luogo a sistemi combinati, dal com-

    portamento pi complesso di quello della fune semplice o del pon-

    te a travata irrigidente.

    Sebbene chiara la posizione del problema, la soluzione lontana

    dallessere unica, come testimonia una storia di oltre 250 anni di

    ponti sospesi a struttura metallica, che ha visto alternarsi (spesso se-

    guendo mode e talvolta sulla scia di insuccessi) soluzioni con impal-

    cati estremamente flessibili a soluzioni con impalcati fortemente ir-

    rigidenti, cos come ha visto comparire e scomparire luso di stralli di

    irrigidimento e di ancoraggi. Queste continue inversioni di tendenza

    sono state alimentate dal progressivo aumento delle luci, dallevo-

    luzione delle metodologie di calcolo, dallevoluzione dei materiali e

    delle tecniche di costruzione. A titolo esemplificativo, riguardo allul-

    timo punto si fa notare come il passaggio dai sistemi di sospensione

    a catena in ferro, tipici della prima met del XIX secolo, a quelli a cavo

    in acciaio abbia comportato una notevole riduzione dello smorza-

    mento strutturale, e pertanto esaltato i problemi dinamici.

    Il primo ponte sospeso europeo di cui si ha traccia il Wynch Bridge,

    costruito nel 1741 sul fiume Tees nel nord dellInghilterra (fig. 1), con

    una luce di 21 m ed un impalcato largo appena 61 cm e privo di

    irrigidimento. Il ponte presenta quattro catene di ormeggio, segno

    del fatto che al progettista era ben chiaro che lazione del vento si

    sarebbe potuta manifestare come un sistema di forze dirette verso

    lalto.

    La scelta fatta per il Wynch Bridge di adottare un impalcato estre-

    mamente flessibile rimarr caratteristica dei ponti britannici. Ad

    esempio, completato nel 1820 su progetto di Samuel Brown e pri-

    mo ponte stradale del Regno Unito, lo Union Bridge (fig. 2) con i

    suoi 137 m di luce deterr per sei anni il primato della pi lunga

    campata al mondo, con un impalcato in ferro costituito da travi

    di sospensione trasversali, e del tutto privo di irrigidimento longi-

    tudinale. Scelte analoghe furono fatte da Thomas Telford nel pro-

    getto del ponte sospeso di Conwy (con campata centrale di 100

    m, figg. 3a e 3b) e del ponte sullo stretto di Menai (con campata

    centrale di 176 m, intanto divenuta la pi lunga al mondo, fig. 4),

    entrambi completati nel 1826. Progettato nel 1830 da Isambard

    Kingdom Brunel, ma completato solo nel 1864, il Clifton Bridge a

  • 3 COSTRUZIONI METALLICHE MAG GIU 10 57

    Fig. 3a - Ponte sospeso di ConwyFig. 3b - Travi di sospensione del ponte sospeso di Conwy

    Bristol con una campata centrale di 214 m

    irrigidito longitudinalmente da due travi

    a doppia T di appena 50 cm di altezza (fig.

    5). Negli ultimi tre casi citati la rigidezza lon-

    gitudinale dellimpalcato talmente bassa

    da legittimare il sospetto che sul compor-

    tamento finale incida in buona misura la

    rigidezza del parapetto. Lo Union, il Conwy

    ed il Clifton sono arrivati ai giorni nostri con

    modesti interventi che non ne hanno alte-

    rato il comportamento originale. Il Menai,

    invece, a seguito di ripetuti danni causati

    dal vento fu notevolmente modificato nel

    1839, con laggiunta di due pesanti travi re-

    ticolari (fig. 6) che, di fatto, lo trasformarono

    in un ponte a travata irrigidente. E chiaro,

    dunque, che una stessa soluzione si rivela

    efficace o meno a seconda delle caratteri-

    stiche globali dellopera, e delle condizioni

    ambientali in cui questa si trova.

    Alla met del XIX secolo lavvento della

    ferrovia mise nuovamente in discussione

    la questione della rigidezza dellimpalcato.

    Fig. 4 - Ponte sullo stretto di Menai

    Fig. 5 - Clifton Bridge

    Fig. 1 - Wynch Bridge

    Fig. 2 - Union Bridge

  • 3 COSTRUZIONI METALLICHE MAG GIU 1058

    Fig. 6 - Travi irrigidenti del ponte sullo stretto di Menai

    Un esempio eclatante di disorientamento

    del progettista quello del ponte Britannia

    sullo stretto di Menai (fig. 7a), progettato

    da Robert Stephenson (figlio di George) e

    completato nel 1850 a pochi chilometri dal

    ponte di Telford. Il progetto originario pre-

    vedeva un ponte sospeso di quattro cam-

    pate (rispettivamente 70 m, 2 x 146 m, 70

    m) con impalcato tubolare (fig. 7b). In fase

    di realizzazione Stephenson si rese conto

    che lelevatissima rigidezza dellimpalcato

    rendeva inutile il sistema di sospensione

    che, di fatto, non fu mai messo in opera (si

    noti la presenza delle torri con i fori per il

    passaggio delle funi).

    I ponti sospesi della prima met del XIX

    secolo furono progettati senza il supporto

    di una specifica teoria strutturale, e sono

    Fig. 7a - Ponte Britannia

    Fig. 7b - Concio dellimpalcato del ponte Britannia

    prevalentemente il frutto dellesperienza

    e dellintuito del progettista. Il primo testo

    sui ponti sospesi venne pubblicato da Na-

    vier nel 1823 [1], e faceva riferimento alla

    sola statica della fune non irrigidita, quindi

    non dava alcuna informazione sul com-

    portamento del sistema combinato fune-

    impalcato. Il primo approccio allo studio

    dellinterazione tra la fune e limpalcato ir-

    rigidente fu formulato da Rankine nel 1858

    [2]. La teoria di Rankine si basa sullipotesi

    che sia il peso proprio della struttura (gf +

    gt in fig. 8a), sia linterazione che la fune e

    limpalcato si scambiano tramite i pendini

    (q nelle figg. 8b e 8c) per lapplicazione del

    carico accidentale siano uniformemente

    distribuiti lungo la campata. Questo com-

    porta che sotto leffetto del peso proprio la

    fune sia parabolica e la travata scarica. Al-

    lapplicazione del carico accidentale la fune

    resta parabolica perch comunque sogget-

    ta ad un carico uniforme, mentre la travata

    sollecitata dalla differenza tra il peso pro-

    prio e la reazione dei pendini, e dal carico

    accidentale (fig. 8c) [3, 4]. Inoltre Rankine

    ipotizza che il carico aggiuntivo trasmesso

    alla fune coincida con il carico accidentale

    (qL = Q + gtL in Fig. 8c), indipendentemente

    da come questo disposto ed indipenden-

    temente dalla rigidezza della travata. Ne

    deriva che il massimo momento nella tra-

    vata irrigidente pari a qL2/32 e si ottiene

    caricando limpalcato da L/4 a 3/4L. La teo-

    ria di Rankine dunque attribuisce alla fune

    la capacit di ridurre il massimo momento

    di una travata alla quarta parte rispetto a

    quello che si avrebbe su uno schema ap-

    poggiato (caricando tutta la luce). Nella

    realt la riduzione notevolmente mag-

    giore, e la teoria di Rankine porta ad un

    forte sovradimensionamento della travata

    irrigidente, e di fatto non venne quasi mai

    applicata.

    In Nord America la tendenza era sempre

    stata quella di realizzare ponti con impal-

    cati a travata irrigidente. Il primo ponte

    sospeso americano di cui si ha traccia

    quello sullo Jacobs Creek, progettato da

    James Finley e completato nel 1801 (fig. 9).

  • 3 COSTRUZIONI METALLICHE MAG GIU 10 59

    Il ponte presentava tre campate da 21 m

    ciascuna, e aveva un impalcato irrigidente

    reticolare di 4 m di larghezza.

    Nel 1855 fu inaugurato il ponte sul fiu-

    me Niagara progettato da John Augustus

    Roebling, primo ponte ferroviario sospeso

    della storia (251 m, fig. 10). Il ponte oltre a

    presentare una travata reticolare irrigidente

    di 5.20 m di altezza (L/48), era provvisto di

    stralli di irrigidimento e di ancoraggi infe-

    riori, ed il suo comportamento statico era

    pertanto praticamente incomprensibile con

    gli strumenti disponibili allepoca. Nel 1883

    fu completato il ponte di Brooklyn (fig. 11),

    capolavoro di Roebling, con una luce di 487

    m, un impalcato irrigidente reticolare, ed un

    sistema di stralli di irrigidimento.

    Nel 1988 Melan pubblic un nuovo ap-

    proccio al calcolo delle sollecitazioni nel-

    le travate irrigidenti dei ponti sospesi [5].

    Assumendo ancora che sia il peso proprio

    sia il carico prodotto dallinterazione fune-

    impalcato siano costanti lungo la campata,

    Melan rimosse lipotesi che questultimo

    coincida col carico accidentale (qL Q + gtL

    in fig. 8c). Nella teoria di Melan linterazio-

    ne fune-travata dipende dalla rigidezza di

    questultima, e si calcola imponendo la sta-

    zionariet dellenergia elastica di deforma-

    zione del sistema. Con lapplicazione della

    teoria di Melan, linterazione fune-impalca-

    to risulta maggiore del carico accidentale,

    e le sollecitazioni nellimpalcato minori di

    quelle calcolate con la teoria di Rankine. Ad

    esempio, il massimo momento derivante

    da una forza in mezzeria pari a 0.055FL ( =~

    FL/18), a fronte dei valori FL/8 ed FL/4 che

    si avrebbero rispettivamente applicando la

    teoria di Rankine e sullo schema a trave ap-

    poggiata. Sia la teoria di Rankine che quella

    di Melan, per, non portano in conto la ri-

    gidezza geometrica della fune.

    Sebbene meno onerosa di quella di Ranki-

    ne, la teoria di Melan conduceva in ogni

    caso a valori molto elevati delle sollecita-

    zioni nellimpalcato, e la sua applicazio-

    ne fu responsabile dellincremento delle

    dimensioni delle travate reticolari che si

    ebbe nei ponti sospesi americani allini-

    (a)

    (b)

    (c)Fig. 8 - Modelli di carico dei ponti sospesi secondo Rankine e Melan

    zio del XX secolo. A tal riguardo vanno

    citati il ponte di Williamsburg, completato

    nel 1903 con una luce di 488 m, il ponte

    Bear Mountain, completato nel 1924 con

    una luce di 497 m, ed il ponte Benjamin

    Franklin, completato nel 1926 con una

    luce di 533 m, che hanno tutti detenuto il

    primato di massima campata sospesa del

    mondo. Il ponte di Williamsburg, in parti-

    colare, (fig. 12) sebbene appena un metro

    pi lungo del ponte di Brooklyn, presenta

    unaltezza della travata di 12,20 m, con un

    incredibile rapporto H/L = 1/40, e quattro

    cavi di sospensione di 48 cm di diametro.

    La tendenza americana cominci ad inver-

    tirsi nel 1931, con il completamento del

    ponte di Washington (fig. 13). Progettato

    da Othmar Amman, questo presentava un

    sottilissimo impalcato, in pratica privo di

    rigidezza longitudinale, e con una luce di

    1067 superava dell89% la pi lunga cam-

    pata al mondo, il ponte Ambassador di 564

    m. Il ponte di Washington e quelli che lo se-

    guirono furono il risultato della diffusione

    della teoria delle deformazioni, la cui idea

    era gi presente nel libro di Melan del 1888

    [5], e che successivamente venne introdot-

    ta nella seconda edizione del libro di Stein-

    man [6]. Contrariamente a quelle di Ranki-

    ne e di Melan, la teoria delle deformazioni

    suppone che landamento dellinterazione

    tra fune ed impalcato non sia costante, e

    debba essere ricavata (assumendo i pen-

    dini indeformabili) imponendo la con-

    Fig. 9 - Ponte sullo Jacobs Creek

  • 3 COSTRUZIONI METALLICHE MAG GIU 1060

    Fig. 10 - Ponte di Roebling sul Niagara

    gruenza tra labbassamento dellimpalcato

    e quello della fune. Rimuovendo lipotesi

    che la fune si conservi parabolica anche

    dopo lapplicazione dei carichi accidentali,

    la teoria degli abbassamenti chiama in gio-

    co la rigidezza geometrica di questa, riav-

    vicinandosi alla teoria della fune semplice

    di Navier. Ne deriva che il regime di solle-

    citazione nellimpalcato si riduce al ridursi

    della sua rigidezza, permettendone valori

    molto contenuti. Inoltre, i risultati che si

    ottengono con la teoria delle deformazioni

    dipendono dal peso del sistema sospeso

    (che determina la rigidezza geometrica), e

    pertanto mettono in luce il ruolo del peso

    dellimpalcato, oltre che della sua rigidezza,

    nel comportamento statico.

    Nel 1937 il primato del ponte di Washin-

    gton fu superato dal Golden Gate (fig. 14),

    progettato da Joseph Strauss, con una luce

    di 1280 m e nuovamente dotato di una tra-

    vata di irrigidimento. Questa si compone

    di tre piani reticolari, di cui uno orizzontale

    che sostiene limpalcato stradale e che fun-

    ge da irrigidimento nei confronti dellazio-

    ne orizzontale del vento, e due verticali in-

    tradossati rispetto allimpalcato. Ne risulta

    una sezione equivalente a U rovescia, do-

    tata di bassa rigidezza torsionale. Il Golden

    Gate mostr un buon comportamento per

    modeste velocit del vento, ma con veloci-

    t anche pi elevate era soggetto ad una

    leggera oscillazione torsionale. In due oc-

    casioni di vento forte (rispettivamente circa

    33 m/s e 28 m/s) mostr oscillazioni verti-

    cali con ampiezza di circa 60 cm.

    Lelemento di innovazione arriv due anni

    dopo, nel 1939, con il completamento, a

    distanza di appena un mese luno dallal-

    tro del ponte Deer Isle (fig. 15) e del ponte

    Bronx-Whitestone (fig. 16). Il primo proget-

    tato da David Steinman e con una luce di

    329 m, il secondo progettato da Othmar

    Amman e con una luce di 701 m, rappre-

    sentano le prime due realizzazioni di tra-

    vate irrigidenti a parete piena nel campo

    dei ponti di grande luce. Luso di travate a

    parete piena, introdotto in Germania nel

    1915 col completamento del ponte Kln-

    Fig. 11 - Ponte di Brooklin

    Fig. 12 - Ponte di Williamsburg

  • 3 COSTRUZIONI METALLICHE MAG GIU 10 61

    Deutz (184 m), e diffusosi ampiamente in

    Europa nel primo dopoguerra, era volto a

    coniugare le due esigenze contrastanti di

    avere quel minimo di rigidezza dimpalcato

    richiesta dalla teoria degli abbassamenti, e

    contemporaneamente ottimizzare luso del

    materiale e migliorare lestetica dellopera.

    Con unaltezza dellimpalcato di 3,40 m, il

    ponte Bronx-Whitestone presenta un rap-

    porto H/L = 1/206, oltre 5 volte inferiore a

    quello del Williamsburg, ed unestetica cer-

    tamente innovativa.

    Le (brutte) sorprese sarebbero arrivate lan-

    no successivo.

    2. IL PONTE DI TACOMAIl canale di Puget si estende verso sud per

    circa 140 km dallo stretto di Juan de Fuca,

    nella parte nord occidentale dello stato di

    Washington (fig. 17), separando la Olympic

    Peninsula dalla restante parte dello stato.

    Nel suo punto pi stretto, lo Stretto di Ta-

    coma, il canale di Puget ha una larghezza

    di circa 1400 m, con una profondit che

    supera i 60 m e forti correnti di marea che

    quattro volte al giorno raggiungono una

    velocit di quasi 4 m/s. Il canale ha sempre

    rappresentato un ostacolo naturale allac-

    cesso alla Peninsula, costringendo ad un

    Fig. 13 - Il Ponte di Washington dopo la costruzione

    Fig. 14 - Ponte sul Golden Gate

    Fig. 15 - Ponte Deer Isle dopo la costruzione Fig. 16 - Ponte Bronx-Whitestone nel 1942

    Fig. 17 - Stato di Washington ed ubicazione dello Stretto di Tacoma

  • 3 COSTRUZIONI METALLICHE MAG GIU 1062

    lungo percorso attraverso la capitale dello

    stato di Washington, Olympia, situata al-

    lestremit meridionale del canale, oppure

    ad un attraversamento per nave. Ciono-

    nostante, le oggettive difficolt tecniche

    unite alla bassa densit abitativa della Pe-

    ninsula che non giustificava grandi costi di

    realizzazione, furono da sempre i principali

    ostacoli alla realizzazione di unopera di at-

    traversamento stabile.

    La prima proposta di realizzazione di un at-

    traversamento del canale di cui si ha trac-

    cia quella formulata nel 1889 da George

    Eaton, un funzionario della Northern Pacific

    Railoroad, volta a collegare il capolinea fer-

    roviario transcontinentale col cantiere nava-

    le di Port Orchard. La proposta di Eaton, che

    consisteva in un sistema reticolare e che

    avrebbe impegnato notevolmente il cana-

    le, non trov una giustificazione economica

    e non venne presa in considerazione.

    Forti spinte verso la realizzazione dellopera

    di attraversamento arrivarono tra il 1923 ed

    il 1937, provenienti prevalentemente dal

    mondo imprenditoriale interessato a soste-

    nere lo sviluppo residenziale e industriale

    della Olympic Peninsula, e dalla diffusione

    dellautomobile. Tra i maggiori sostenito-

    ri della necessit di un attraversamento

    stradale vi era la Camera di Commercio di

    Tacoma, che nel 1927 stim un costo del-

    lopera compreso tra i 3 ed i 10 milioni di

    dollari. Ci sebbene nel 1926 fosse stato

    firmato un contratto decennale per la ge-

    stione del servizio di traghetti che tra le sue

    clausole prevedeva il regime di monopolio,

    la cui rescissione rappresentava un costo

    aggiuntivo per lopera.

    A partire dal 1927 ed a vario titolo, illustri

    progettisti di ponti fecero delle proposte

    per lattraversamento. Nellagosto del 1928,

    in linea con la tendenza dellepoca (dopo

    il collasso di dieci anni prima, nellottobre

    del 1917 si era inaugurato il secondo ponte

    di Quebec, un sistema reticolare con una

    campata centrale di 549 m, allepoca la pi

    lunga al mondo), Charles Cook propose

    una soluzione di ponte a travata reticolare

    con una lunghezza totale di 1372 m, simile

    al ponte sullo stretto di Carquinez in Cali-

    fornia, ed un costo stimato in circa 8 milioni

    di dollari (fig. 18a).

    Nel marzo 1929 Steinman propose un pon-

    te sospeso di 1507 m di lunghezza totale,

    con una campata di largo di 732 m (sa-

    rebbe stata la pi lunga al mondo) e due

    campate di riva di 278 m, completato sul

    versante occidentale da un ulteriore tratto

    a travata di 219 m. Il costo stimato era di 9

    milioni di dollari. In linea con la tradizione

    nordamericana, Steinman propose un im-

    palcato reticolare ad elevatissima rigidezza,

    alto 7,30 m ed in cui le due corsie di marcia

    occupavano soltanto 12,20 m dei 18,30 m

    della larghezza totale (fig. 18b).

    Nel gennaio 1931 Votaw e Putnam ripro-

    pongono una soluzione a travata reticolare,

    su cinque campate e con impalcato largo

    16,50 m per ospitare due corsie stradali ed

    una linea ferroviaria (fig. 18c). Il costo stima-

    to dellopera di 12 milioni di dollari era tale

    Fig. 18 - Proposte per lattraversamento dello stretto di Tacoma: a) schizzo apparso nei giornali locali riguardante la proposta di Cook (il ponte raffigurato in realt il Carquinez); b) foto depoca sulla quale sovraimpresso lo schizzo del ponte proposto da Steinman; c) soluzione proposta da Votaw e Putnam; d) ponte di Moran e Proctor

    a)

    b)

    c)

    d)

  • 3 COSTRUZIONI METALLICHE MAG GIU 10 63

    da rendere la proposta perdente.

    Nel novembre 1932 Chandler propose

    nuovamente un ponte sospeso, ma con

    una campata centrale notevolmente pi

    piccola (366 m) rispetto a quella proposta

    da Steinman, ed un impalcato largo appe-

    na 7,30 m, per un costo stimato di 3 milioni

    di dollari. Soltanto un mese dopo lo stesso

    Chandler propose un ponte a travata reti-

    colare da 2134 m di lunghezza totale, con

    una campata centrale ancora di 366 m e 6

    campate laterali da 183 m.

    Nel marzo 1936 unaltra proposta di ponte

    sospeso venne da Moran, Proctor & Free-

    man, con una campata centrale da 732 m e

    due laterali da 278 m, per un costo stimato

    di 4 milioni di dollari (fig. 18d).

    Il progetto del ponte nella versione poi

    realizzata cominci per opera di Clark Eldri-

    dge, un ingegnere dello State Highways De-

    partment, alla met del 1938. Il suo ponte

    sospeso con due corsie stradali aveva una

    campata centrale di 792 m e due laterali da

    396 m, e prevedeva un impalcato reticolare

    largo 12 m ed alto 7,60 m. Le torri a portale

    avevano altezza diversa (quella ovest era

    alta 141 m mentre quella est era di 145 m),

    per compensare la differenza di quota tra le

    sponde daccesso, e presentavano 5 traver-

    si al di sopra dellimpalcato e 3 al di sotto.

    Per le dimensioni straordinarie dellopera

    (sarebbe stata la terza campata pi lunga al

    mondo) fu richiesta la consulenza di Leon

    S. Moisseiff (fig. 19), considerato una delle

    massime autorit dellepoca in materia di

    ponti sospesi. Lintervento di Moisseiff non

    si limit a semplici modifiche, ma stravol-

    se completamente il progetto di Eldridge,

    riducendo il costo dellopera da 11 a 7 mi-

    lioni di dollari.

    Il progetto di Moisseiff incrementava la

    luce della campata di largo a 854 m e ri-

    duceva quella delle campate di riva a 335

    m, e prevedeva un impalcato largo 11,90 m

    ed irrigidito da una coppia di travi a doppia

    T alte appena 2,44 m. I calcoli erano stati

    eseguiti con la teoria delle deformazioni,

    della quale Moisseiff aveva fatto un uso

    pionieristico gi nel 1909 per la verifica del

    progetto del ponte Manhattan. Moisseiff

    aveva mostrato [7] come sia possibile ri-

    durre anche la rigidezza laterale dellimpal-

    cato, laddove si porti in conto in maniera

    opportuna la rigidezza geometrica offerta

    dalla fune. Questo gli consent di limitare

    al minimo la controventatura orizzontale,

    riuscendo in ogni modo a limitare la freccia

    sotto lazione del vento a 6 metri, pari ad

    1/140 della luce. Moisseiff non condivide-

    va lidea di avere torri di diversa altezza, e

    ne propose due uguali da 130 m, con due

    traversi al di sopra dellimpalcato e due al

    di sotto. La riduzione dellaltezza delle torri

    comportava una riduzione della freccia del-

    le funi, che diveniva pari a L/12, a fronte di

    valori usualmente compresi tra L/11 ed L/9.

    Questa riduzione avrebbe anche aumenta-

    to la rigidezza del sistema di sospensione, a

    parziale compensazione della riduzione di

    rigidezza dellimpalcato.

    La proposta di Moisseiff di realizzare un im-

    palcato con travi a parete piena prendeva

    ispirazione dal Bronx-Whitestone (al pro-

    getto del quale lo stesso Moisseiff aveva

    collaborato), da circa un anno in costruzio-

    ne e che sarebbe stato completato di l a

    pochi mesi. Limpalcato di Moisseiff presen-

    tava valori estremi dei rapporti di snellezza,

    con H/L = 1/356 e B/L = 1/72 (B/L = 1/31 per

    il Bronx-Whitestone e B/L = 1/14 per il Wil-

    liamsburg), e per questo, pur avendo una

    luce del 33% inferiore a quella del Golden

    Gate, costitu unopera senza precedenti,

    oggetto di opinioni discordanti. A tal pro-

    posito in fig. 20 vengono confrontati i dati

    geometrici e di carico dei maggiori ponti

    sospesi costruiti tra il 1900 ed il 1940.

    In un rapporto di T.L. Condron, incaricato di

    valutare loperato dei progettisti del ponte,

    si legge:

    We have full confidence in Mr. Moisseiff, and

    consider him to be among the highest autho-

    rities in suspension bridge design. ....

    In our opinion this feature [B/L = 1/72] of the

    design should give no concern.

    Ma pi avanti:

    In view of Mr. Moisseiff s ability and reputa-

    tion, I hesitate to make any criticism of the

    structural design, but from a practical stan-

    dpoint, I would feel that the width of this bri-

    dge relative to the length of spans was open

    to criticism,

    E, basandosi sullanalisi dei ponti esistenti:

    It therefore seems to me that it would be

    advisable to widen the super-structure to 52

    ft [15,84 m].

    Insomma, come se non vi fossero gli ar-

    gomenti tecnici n il coraggio per andare

    contro lautorit di Moisseiff, ma semplice-

    mente un atteggiamento di prudenza.

    Le torri previste da Moisseiff erano costitui-

    te da due colonne cellulari con sezione a

    croce, variabile tra 3,96 m x 3,96 m in testa

    (A = 0.98 m2) e 3,96 m x 5,79 m alla base (A =

    1,58 m2), distanziate in asse di 11,89 m in te-

    sta e di 15,24 m alla base, il cui peso era pari

    a circa 18,.9 MN ciascuna, (fig. 21). Le funi

    avevano un diametro di 435 mm ed erano

    costituite da 19 trefoli da 332 fili di acciaio

    galvanizzato, con unarea netta di 0,123 m2

    ed un peso di 18,7 MN ciascuna. I pendini

    erano disposti con un interasse di 15,24 m

    ed erano costituiti da una coppia di cavi da

    32 mm. Limpalcato era realizzato mediante

    2 travi longitudinali a doppia T, disposte ad

    una distanza di 11,89 m pari alla larghezza

    dellimpalcato, collegate mediante traversi

    ad un interasse di 7,12 m (fig. 22). Il sistema

    era completato da 5 travi longitudinali se-

    condarie con funzione di sostegno della so-

    letta in calcestruzzo armato da 133 mm di

    Fig. 19 - Leon Solomon Moisseiff

  • 3 COSTRUZIONI METALLICHE MAG GIU 1064

    Fig. 20 - Caratteristiche geometriche e carichi dei maggiori ponti sospesi costruiti tra il 1900 ed il 1940 [8]

    Fig. 21 - Dettagli costruttivi del ponte di Tacoma [8]

  • 3 COSTRUZIONI METALLICHE MAG GIU 10 65

    spessore. Le travi principali, alte 2,438 mm,

    presentavano unanima da 13 mm di spes-

    sore e piatti inferiore e superiore di larghez-

    za pari a 508 mm e anchessi aventi spessore

    di 13 mm. Il collegamento tra lanima ed i

    piatti era realizzato mediante quattro ango-

    lari da 203 mm x 152 mm, con spessore di

    13 mm. Allintradosso era disposta una con-

    troventatura orizzontale a K, che occupava

    ciascun campo compreso tra le due travi

    di irrigidimento longitudinale e tra due tra-

    versi successivi; il campo controventato era

    dunque 11,89 m x 7,12 m.

    I carichi furono definiti seguendo le pre-

    scrizioni dellallora vigente normativa

    AASHTO. In particolare furono conside-

    rate le azioni associate al peso proprio, al

    carico accidentale, alle variazioni termiche

    ed al vento. Il peso proprio della struttura

    sospesa (impalcato, pendini e funi di so-

    spensione) ammontava a circa 83 kN/m,

    con una modestissima differenza tra cam-

    pata di largo e campate di riva, appena il

    26% di quello del Golden Gate, il 18% di

    Fig. 22 - Prospetto, pianta e sezione trasversale del ponte di Tacoma [8]

    quello del Washington, e persino il 52%

    del Bronx-Whitestone che aveva simile

    struttura. Come carico accidentale, al fine

    del calcolo della soletta fu considerato un

    automezzo con peso pari a 200 kN, men-

    tre per le travi irrigidenti dellimpalcato fu

    considerato un carico accidentale di 1,34

    kN/m2 (pari a 14,7 kN/m, ove si conside-

    ri una larghezza caricata pari a 11 m), al-

    quanto inferiore ai valori utilizzati per altri

    ponti sospesi di grande luce progettati

    nel medesimo periodo (2,39 kN/m2 per il

    Golden Gate, 2,20 kN/m2 per il Bronx-Whi-

    testone, 1,96 kN/m2 per il Triborough). Tale

    differenza, combinata col basso peso pro-

    prio della struttura, condusse ad una no-

    tevole sottostima delle sollecitazioni nel-

    limpalcato; questa, tuttavia, non inficiava

    il livello di sicurezza dellopera, essendo in

    ogni caso il carico da vento pi oneroso di

    quello accidentale. La variazione termica

    fu presa pari a 22 rispetto alla tempe-

    ratura di riferimento. Lazione del vento fu

    assimilata ad un carico statico orizzontale,

    agente sullimpalcato con intensit pari a 9

    kN/m (valore comprensivo dellazione sui

    veicoli e sui cavi di sospensione). Laddove

    si consideri un coefficiente aerodinamico

    dellimpalcato riferito alla base pari a 0,31

    [8] ed un coefficiente aerodinamico del-

    le funi pari a 1,0, questo corrisponde ad

    una velocit del vento di progetto di 57

    m/s. I carichi furono combinati in modo

    da ottenere le massime sollecitazioni nei

    differenti elementi strutturali ed i massimi

    spostamenti.

    Il progetto era composto di 39 tavole e fu

    terminato nellagosto 1938. Le offerte fu-

    rono ricevute il 27 settembre, il contratto

    stipulato il 23 novembre e la costruzione

    cominci lo stesso giorno. Le pile furono

    completate l11 settembre 1939, le torri il

    6 gennaio, le funi il 9 marzo 1940, la travata

    dimpalcato il 31 maggio, la soletta in cal-

    cestruzzo il 28 giugno. Il ponte fu aperto

    al traffico il primo luglio 1940, ed il costo

    finale dellopera fu di 6,6 milioni di dollari

    (fig. 23).

  • 3 COSTRUZIONI METALLICHE MAG GIU 1066

    3. IL CROLLO DI TACOMA La forte snellezza dellimpalcato, che ren-

    deva difficile qualsiasi confronto con altre

    opere esistenti, aveva suggerito che il com-

    portamento dinamico del ponte fosse stu-

    diato mediante prove su modello. Queste

    furono realizzate da Farquharson alla fine

    del 1939 allUniversit di Washington [9] su

    un modello in scala 1:100. Le prove erano

    volte ad individuare i parametri dinamici

    della struttura, in particolar modo le forme

    modali ed i rapporti tra le frequenze, e la

    risposta alle azioni che gli erano impartite

    attraverso un sistema di 100 elettromagne-

    ti, a simulare lazione del traffico e del ven-

    to. Nella realizzazione del modello fu deli-

    beratamente trascurato il comportamento

    torsionale, in quanto the bridge was not

    critical in torsion. [9].

    Sin dalle ultime fasi costruttive il ponte ave-

    va mostrato rilevanti oscillazioni verticali,

    che gli valsero il soprannome di Galloping

    Gertie. Prima ancora del suo completa-

    mento, nel giugno 1940 furono installati

    in mezzeria dei cavi obliqui di ritegno tra

    le funi e limpalcato, atti a limitare gli spo-

    stamenti longitudinali relativi tra questi, e

    con ci ad aumentare la rigidezza verticale

    e torsionale del sistema sospeso. Furono

    inoltre installati dei dissipatori idraulici tra

    Fig. 23 - Il ponte di Tacoma

    limpalcato e le torri. Malgrado le contromi-

    sure adottate, dopo lapertura le oscillazio-

    ni continuarono e numerose testimonian-

    ze di automobilisti rivelarono che durante

    lattraversamento del ponte era possibile

    veder scomparire e riapparire pi volte lau-

    tomobile che precedeva.

    Alla fine di luglio fu avviato un programma

    di monitoraggio (primo caso della storia

    per un ponte), il cui obiettivo era quello

    di correlare la direzione e la velocit del

    vento alla risposta strutturale. Per tutto il

    mese di agosto e per la prima settimana di

    settembre, furono registrate in continuo la

    velocit del vento e la risposta; successiva-

    mente, fino al 10 ottobre, furono misurati

    in continuo solo i parametri anemometrici,

    mentre la risposta era acquisita quando la

    velocit del vento superava una prefissata

    soglia. I modi di vibrare pi frequentemen-

    te osservati furono quello a singola onda,

    con una massima ampiezza registrata di

    circa 30 cm (pari a poco pi di 1/3000 della

    luce), e quello simmetrico a due nodi, con

    unampiezza massima di circa 40 cm (poco

    meno di 1/2000 della luce). Entrambi erano

    eccitati da venti non intensi. In aggiunta ai

    due citati, venivano anche eccitati modi

    superiori, sia simmetrici che antisimmetrici,

    caratterizzati da un numero di nodi fino a

    nove. Fu notato che lampiezza della rispo-

    sta non seguiva in maniera monotona la

    velocit del vento, e che non era influenza-

    ta dallintensit delle raffiche.

    Al fine di stabilizzare la campata est, e nel-

    lattesa di una soluzione definitiva, il 4 otto-

    bre furono installati in via temporanea dei

    cavi inferiori di ormeggio, collegati a dei

    blocchi di ancoraggio. La stessa operazione

    fu ripetuta tre giorni dopo per la campata

    ovest. La settimana successiva, a dimostra-

    zione della precariet dellintervento, una

    tempesta spezz alcuni dei cavi, che furo-

    no rapidamente rimpiazzati.

    In una prima fase si cerc di spiegare le

    oscillazioni mediante la teoria del galloping,

    proposta da Den Hartog per descrivere le

    oscillazioni osservate sulle linee elettriche

    che ghiacciavano [10]. Una sezione presen-

    ta un tale tipo dinstabilit aerodinamica

    nel caso in cui la somma del coefficiente

    di resistenza e della derivata angolare del

    coefficiente di portanza sia negativa. Le

    verifiche furono fatte sulla base di prove

    statiche condotte da Farquharson nella

    galleria del vento dellUniversit di Washin-

    gton, e confermarono quanto era stato

    ipotizzato; infatti, per valori dellangolo di

    attacco compresi tra -5 e +3, fu trovato

    che la pendenza della curva del coefficien-

    te di portanza era negativa. Furono allora

    considerate due possibili modifiche della

    sezione. La prima consisteva nel realizzare

    dei fori circolari nelle anime delle travate

    irrigidenti; questi ne avrebbero ridotto la

    rigidezza, che comunque contribuiva in

    maniera modestissima alla rigidezza to-

    tale. La seconda, pi ragionevole perch

    reversibile, consisteva nellaggiunta di una

    coppia di deflettori di flusso, e le prove in

    galleria del vento mostrarono che tutte le

    geometrie considerate avrebbero reso po-

    sitiva la pendenza della curva di portanza.

    Si decise quindi di installare i deflettori, e le

    prove per ottimizzarne la geometria furono

    completate a fine ottobre; si attendeva che

    passasse la tempesta attesa per la prima

    settimana di novembre per procedere al

    montaggio. E interessante osservare che,

  • 3 COSTRUZIONI METALLICHE MAG GIU 10 67

    nonostante lassoluta disattenzione sul

    comportamento torsionale, le modifiche

    impartite al flusso dai deflettori avrebbero

    invertito anche la pendenza della curva del

    coefficiente di momento, stabilizzando il

    ponte nel grado di libert torsionale.

    Lattesa tempesta arriv la notte tra il 6 ed

    il 7 novembre. Il primo allarme fu dato da

    un dipendente della Toll Bridge Authority

    che alle 3:30 della mattina del 7 novembre

    fu svegliato dal rumore dei cavi di ormeg-

    gio di una delle due campate di riva. Alle

    ore 5:00, quando le prime luci del mattino

    gli permisero di condurre unispezione pi

    dettagliata, osserv che vi era stato un leg-

    gero allentamento dei cavi, ma che mal-

    grado ci il moto della campata risultava

    inferiore a quello riscontrato unora prima.

    Alle ore 8:00, la velocit del vento aveva

    raggiunto 17 m/s. Eldridge, attraversando

    il ponte alle ore 8:30, not che la campata

    est era praticamente ferma, quella centrale

    oscillava verticalmente con un modo a 4

    nodi, e la campata ovest oscillava tra la tor-

    re e lattacco dei cavi di ormeggio. Le oscil-

    lazioni erano comunque inferiori a quelle

    che in passato avevano interessato lopera,

    pertanto, Eldridge torn in ufficio.

    Alle ore 9:30 i ritegni di mezzeria sulla fune

    nord cominciarono ad andare alternamen-

    te in bando. Farquharson arriv al ponte alle

    9:45, e cominci a filmare quanto stava ac-

    cadendo. Osserv che il ponte stava oscil-

    lando in un modo verticale ad 8 nodi, con

    una frequenza di circa 0,62 Hz. Allo stesso

    tempo, limpalcato era inflesso orizzontal-

    mente verso nord di una quantit stimata in

    circa 60 cm. La velocit del vento era salita

    a circa 18,8 m/s.

    Poco dopo le 10:00, loscillazione divent

    improvvisamente torsionale ad un nodo

    (fig. 24), con frequenza pari a 0,23 Hz, con

    le funi che oscillavano in opposizione di

    fase in un modo a due onde. Lampiezza di

    oscillazione torsionale crebbe rapidamen-

    te, fino a raggiungere in pochi minuti un

    valore di poco inferiore ai 45. Il calcestruz-

    zo dei marciapiedi cominci a rompersi e

    la base di alcuni lampioni a plasticizzarsi

    Fig. 24 - Il ponte di Tacoma in oscillazione torsionale la mattina del 7 novembre 1941

    Fig. 25 - Inizio del collasso della campata di largo

    sotto leffetto delle forze di inerzia. Fu no-

    tato anche un moto longitudinale relativo

    tra i marciapiedi e limpalcato, sintomo di

    perdita di resistenza del sistema di collega-

    mento della soletta alle travi irrigidenti, ed

    un aumento degli spostamenti orizzontali

    dellimpalcato. A tratti il nodo in mezzeria

    della campata di largo scompariva ed il

    modo di vibrare si trasformava in una sin-

    gola onda. Intorno alle 10:30 si not che la

    frequenza di oscillazione era scesa a 0,20

    Hz. Contemporaneamente, in corrispon-

    denza del quarto est della campata di largo

    una delle due travi dirrigidimento comin-

    ci ad instabilizzarsi lateralmente, su tratti

    pari al campo tra due traversi successivi

    (circa 15 m). Allo stesso tempo cominciaro-

    no a cedere alcuni pendini ed un elemento

    di calcestruzzo della soletta si ruppe e fu

    sbalzato nel canale sottostante. Alle 11:00

    un tratto di circa 180 m, in corrispondenza

    del quarto ovest della campata di largo si

    stacc dai pendini e precipit in acqua. (fig.

    25). Questo port ad una momentanea ri-

    duzione delle oscillazioni della campata

    principale, ed allinizio delloscillazione del-

    le campate di riva. Alle 11:10 la rimanente

    parte della campata di largo croll (fig. 26),

    in un momento in cui, secondo la stima di

    Farquharson, la velocit del vento era leg-

    germente superiore ai 18,8 m/s registrati

    unora prima.

  • 3 COSTRUZIONI METALLICHE MAG GIU 1068

    Fig. 26 - Collasso completo

    4. DOPO IL CROLLO DI TACOMABanalmente, come pu una struttura pro-

    gettata per resistere ad un vento di 57 m/s

    (quello che avrebbe prodotto una forza

    orizzontale di 9 kN/m) collassare con un

    vento di circa 19 m/s (che produceva una

    forza di appena 1 kN/m)? Ma pi in detta-

    glio, quale era il rapporto tra unazione pre-

    sunta orizzontale e le oscillazioni verticali e

    torsionali mostrate dal ponte? Come spie-

    gare limprovviso passaggio da un modo di

    vibrazione verticale ad uno torsionale? Che

    relazione vi era tra il crollo di Tacoma ed i

    crolli verificatisi nel XIX secolo (Dryburgh

    Abbey nel 1818, Nassau nel 1834, Brighton

    Chain Pier nel 1836, Montrose nel 1838,

    Menai nel 1839, Roche Bernard Bridge nel

    1852, ecc.)? E soprattutto, dove arrivava la

    responsabilit di Moisseiff? Fu subito chiaro

    che le risposte non andavano cercate nel

    bagaglio di conoscenze dellingegnere ci-

    vile, ma altrove.

    Immediatamente dopo il crollo, lonorevole

    John F. Carmody a capo della Public Works

    Administration, nomin una commissio-

    ne affinch ne indagasse le cause. Questa

    era composta da Othmar Ammann, Glenn

    Woodruff (che aveva partecipato alla pro-

    gettazione del San Francisco-Oakland bay

    bridge), e Theodore von Karman. La com-

    missione si riun per la prima volta il 28 no-

    vembre, appena 21 giorni dopo il crollo, e

    cinque mesi dopo, il 28 marzo 1941 conse-

    gn il proprio rapporto, concludendo che

    la pianificazione, progettazione e costruzio-

    ne del ponte erano state fatte nel migliore

    dei modi (potremmo dire alla luce delle

    conoscenze dellepoca), ma che in questi

    era stato trascurato leffetto che la bassis-

    sima rigidezza dellimpalcato avrebbe avu-

    to sul suo comportamento aeroelastico.

    Erano dunque chiari i differenti contributi

    dei membri della commissione a tale con-

    clusione: quello di Ammann e Woodruff di

    scagionare Moisseiff, quello di von Karman

    di individuare nellaeroelasticit la causa

    (ignota allingegnere strutturista) del col-

    lasso.

    Lattivit della Carmody Board consistette

    principalmente nel raccogliere materiale

    concernente la progettazione e realizza-

    zione del ponte e testimonianze sul suo

    collasso, nel verificare i calcoli di Moisseiff,

    e nelleffettuare delle prove in galleria del

    vento che facessero luce sullaccaduto. Le

    analisi confermarono lo scarsissimo contri-

    buto che limpalcato forniva alla rigidezza

    del sistema sospeso: la rigidezza dellimpal-

    cato, infatti, riduceva appena del 1.3% lab-

    bassamento ad un quarto della campata di

    largo per effetto di un carico posto su met

    della sua luce, rispetto a quello calcolato

    sul solo sistema di funi. Inoltre era sovrasti-

    mato leffetto di irrigidimento che il basso

    rapporto freccia/luce conferiva al sistema

    di sospensione, peraltro gi dotato di scar-

    sa rigidezza geometrica per il suo modesto

    peso. Infine, si not che i cavi di ormeggio

    aggiunti alle campate di riva non avevano

    alcun effetto sulla rigidezza della campata

    di largo.

    Le prove in galleria del vento condotte

    da von Karman al California Institute of Te-

    chnology smentirono i risultati di quelle

    condotte precedentemente da Farquhar-

    son, evidenziando una pendenza positiva

    della curva di portanza, e quindi esclusero

    la possibilit di galloping dellimpalcato. Ma

    von Karman escluse anche che le oscillazio-

    ni verticali potessero essere il risultato del

    distacco alternato di vortici dallimpalcato,

    avendo notato che questi si staccavano in

    maniera pressappoco simmetrica. Ne risul-

    tava che le oscillazioni verticali dovevano

    essere necessariamente leffetto dellazio-

    ne della turbolenza atmosferica, in palese

    disaccordo con i risultati del monitoraggio

    effettuato tra lestate e lautunno del 1940,

    che avevano fatto notare lindipendenza

    delle oscillazioni dal livello di turbolenza e

    la loro non proporzionalit con la velocit

    del vento. Per quanto il modello utilizzato

    da von Karman fosse pi affidabile di quel-

    lo di Farquharson, le prove furono eseguite

    ad un valore del numero di Reynolds note-

    volmente pi basso (almeno di un ordine

    di grandezza) di quello per il quale si ebbe

    il collasso, e ci potrebbe in qualche modo

    giustificare lincongruenza che vi tra la

    conclusione di von Karman ed i risultati del

    monitoraggio.

    La Carmody Board rilev la rottura dei fili

    esterni della fune nord in corrispondenza

    del manicotto di fissaggio dei cavi di mez-

    zeria. Questa rottura era stata con buona

    probabilit causata dallo scorrimento del

    manicotto sulla fune stessa, e a tale scor-

    rimento fu attribuito il motivo dellim-

    provviso cambio frequenza di oscillazione

    torsionale. Il manicotto, infatti, aveva una

    resistenza ad attrito pari a circa la met del

    carico di rottura dei cavi stessi (600 kN con-

    tro 1200 kN), e gli impatti derivanti dai cavi

  • 3 COSTRUZIONI METALLICHE MAG GIU 10 69

    che andavano in bando probabilmente

    causarono la perdita di attrito, dando luo-

    go a spostamenti longitudinali relativi tra

    fune e impalcato di circa un metro. Questa

    ipotesi fu confermata dallanalisi modale

    del ponte con e senza i ritegni, che indic

    frequenze torsionali di 0,20 Hz e 0,17 Hz nei

    due casi, in buon accordo coi i valori di 0,23

    Hz e 0,20 Hz misurati prima del collasso.

    Le prove su modello aeroelastico effettua-

    te da von Karman evidenziarono come ad

    una velocit del vento di 11,2 m/s il coef-

    ficiente di smorzamento aerodinamico da

    positivo diventi negativo, per poi continua-

    re a decrescere in maniera lineare, con una

    pendenza di circa -3.8x10-4 s/m. Siccome

    un sistema diventa instabile quando la

    somma dello smorzamento strutturale e di

    quello aerodinamico si annulla, se ne dedu-

    ce che affinch ci avvenga ad una velocit

    di 18,8 m/s, il coefficiente di smorzamento

    strutturale deve valere 0,029. Tale valore

    certamente maggiore di quanto vi da at-

    tendersi su un ponte sospeso delle caratte-

    ristiche del Tacoma. Ci fa concludere che

    linstabilit si sarebbe dovuta manifestare

    ad una velocit pi bassa. La domanda al-

    lora si inverte, non pi come mai il ponte

    crollato, ma come ha fatto a non crollare

    prima?

    Di questa ed altre incertezze la Carmody

    Board era perfettamente consapevole, al

    punto di concludere che:

    ... .The present status of knowledge on aero-

    dynamic forces acting on suspension bridges,

    and those produced indirectly by the oscilla-

    ting motion of such a structure, gives partial

    explanation of the excessive motions and

    ultimate failure of this bridge, but a complete

    quantitative analysis requires further experi-

    ments and theoretical studies.

    Le attivit della Carmody Board ebbero luo-

    go, infatti, sei anni dopo la formulazione da

    parte di Theodorsen della teoria del flutter

    [11]. Era dunque noto (ma non allingegne-

    re civile) che un corpo che vibra allinterno

    di un flusso soggetto non solo alle azioni

    aerodinamiche, ma anche ad un ulteriore

    sistema di forze, dette aeroelastiche, che

    dipende dalle componenti di spostamen-

    to, velocit ed accelerazione del corpo

    stesso. Queste forze possono essere espres-

    se analiticamente solo per una geometria

    molto semplice quale quella di una lamina

    sottile, che spesso presa come modello

    semplificato per i profili alari, ma non nel

    caso di una geometria complessa come

    quella degli impalcati da ponte. Questi, e

    le strutture civili in generale, hanno una

    forma pi o meno tozza (in contrasto con

    quella aerodinamica dei profili alari) che d

    luogo ad una separazione del flusso ed alla

    formazione di una scia turbolenta. Il com-

    portamento aerodinamico che ne deriva

    notevolmente pi complesso di quello dei

    profili alari, e necessita di essere studiato

    mediante prove in galleria del vento.

    Gli studi effettuati da von Karman in oc-

    casione del crollo di Tacoma, sebbene non

    i primi in assoluto (Pagon aveva gi tra il

    1934 ed il 1935 segnalato la necessit di

    trasferire concetti derivanti dalla ricerca in

    ambito aeronautico allingegneria civile

    [12]), sancirono il definitivo ingresso del-

    laeroelasticit nel complesso di discipline

    di cui richiesta competenza al progettista

    di ponti di grande luce.

    5. LE CONSEGUENZE DEL CROLLO DI TACOMAIl disastro di Tacoma fu un campanello dal-

    larme per progettisti e proprietari di ponti

    le cui caratteristiche in qualche modo si

    avvicinavano a quelle del ponte crollato.

    In Norvegia, ad esempio, tra il 1927 e il

    1937 erano state costruite ben 22 campate

    con sezione simile a quella del Tacoma, e

    tra queste quelle con luce tra 70 m e 230

    m avevano mostrato una particolare su-

    scettibilit allazione del vento. I maggiori

    problemi si erano manifestati nel ponte

    Fyksesund (fig. 27), progettato da Arne

    Selberg e aperto al traffico nel 1937, allora

    la pi lunga campata norvegese (230 m).

    Limpalcato era alto appena 45 cm, con uno

    sbalorditivo rapporto H/L = 1/511, decisa-

    mente minore di quello del Tacoma, ma

    presentava un rapporto B/L doppio di quel-

    lo del Tacoma ed aveva le campate laterali

    su pile anzich sospese. In due occasioni,

    subito dopo lapertura, il ponte era andato

    soggetto ad oscillazioni verticali di circa 80

    cm di ampiezza che danneggiarono le torri.

    Queste oscillazioni furono ritrovate su mo-

    dello sezione in galleria del vento nel 1944,

    e nel 1945, furono installati degli stralli che

    collegavano inferiormente limpalcato alla

    base della pila.

    La storia pi articolata, tuttavia, quella del

    Bronx-Whitestone, certamente il ponte pi

    simile a quello di Tacoma come geometria

    e dimensioni. Subito dopo il crollo gli furo-

    no aggiunti 8 stralli (2 coppie per ciascuna

    torre), al fine di aumentarne la rigidezza

    torsionale. Nel 1943 limpalcato fu modifi-

    cato con laggiunta di due travi reticolari di

    4,30 m di altezza (fig. 28). Nel 1986 furono

    aggiunti degli smorzatori a massa accor-

    data, che furono rimossi due anni dopo.

    Nel 2003 furono rimosse le travi reticolari

    ed aggiunti dei deflettori di flusso (fig. 29).

    Fig. 27 - Ponte di Fyksesund

  • 3 COSTRUZIONI METALLICHE MAG GIU 1070

    Fig. 28 - Ponte Bronx-Whitestone dopo laggiunta degli stralli e delle travi reticolari di irrigidimento

    Fig. 29 - Ponte Bronx-Whitestone dopo la rimozione delle travi reticolari di irrigidimento e linstallazione dei deflettori di flusso

    Nel 2006 limpalcato in calcestruzzo fu so-

    stituito da un sistema in acciaio a piastra

    ortotropa.

    Ottenuto un risarcimento di 4 milioni di

    dollari dalle assicurazioni, la Tall Bridge Au-

    thority avvi la progettazione del nuovo

    ponte di Tacoma, che fu eseguita tra il 1943

    ed il 1945. Questa comprese una dettaglia-

    ta campagna di prove in galleria del vento

    e produsse unopera totalmente differente

    dalla precedente (fig. 30), sostanzialmente

    in linea con le strutture realizzate in Ame-

    rica fino a quindici anni prima. Il nuovo

    ponte di Tacoma aveva la stessa luce del

    precedente (di cui utilizzava le fondazioni

    delle torri e gli ancoraggi), ma presentava

    un impalcato alto 10 m e largo 18,30 m,

    costituito da quattro piani reticolari che

    formavano una sezione scatolare dotata di

    Fig. 30 - Secondo ponte di Tacoma

    Fig. 31 - Sezione dellimpalcato del Golden Gate prima e dopo le modifiche del 1955

    elevatissima rigidezza torsionale. Ritardata

    dagli effetti della seconda guerra mondiale,

    la costruzione cominci nel marzo 1948 e

    termin nellottobre 1950, con un costo di

    13,6 milioni di dollari, oltre il doppio del suo

    predecessore.

    Nel 1955, cinque anni dopo il completa-

    mento del secondo ponte di Tacoma, anche

    il Golden Gate fu dotato di un quarto piano

    reticolare, disposto inferiormente in modo

    da ottenere una sezione chiusa (fig. 31).

    Tra il 1958 ed il 1962 al ponte di Washin-

    gton fu aggiunto un secondo impalcato,

    posto al di sotto di quello originale (fig. 32).

    Questa modifica era prevista nel progetto

    di Ammann, ma stravolgeva le caratteristi-

    che della struttura realizzata tre decenni

    prima. Nella nuova configurazione il pon-

    te presentava un impalcato reticolare alto

    8,83 m (1/120 della luce).

    Gli studi volti a perfezionare la compren-

    sione delle cause del crollo del ponte di

    Tacoma continuarono per oltre dieci anni,

    vedendo impegnati nomi tra i pi quotati

    progettisti di ponti e fluidodinamici del-

    lepoca. Lo stesso von Karman, vari anni

    dopo la stesura del rapporto della Carmody

    Board corresse il tiro riguardo al meccani-

    smo di eccitazione verticale. Nuove prove

    su modello sezione avevano messo in luce

    fenomeni di sincronizzazione del distacco

    dei vortici con loscillazione verticale, che si

    verificavano a diverse velocit del vento.

    Mentre lAmerica, cancellata la parentesi

    delle travate irrigidenti a parete piena, pro-

    seguiva sulla strada degli impalcati a trave

    reticolare, lelemento di innovazione arriv

    in Inghilterra, col completamento nel 1966

    del ponte sul Severn. Nel 1959 Gilbert Ro-

    berts di Freeman, Fox & Partners aveva pro-

    posto luso di una sezione scatolare ad alta

    efficienza aerodinamica (fig. 33), e le pro-

    ve in galleria del vento ne misero in luce

  • 3 COSTRUZIONI METALLICHE MAG GIU 10 71

    Fig. 34 - Sezione dellimpalcato del ponte sul Severn

    Fig. 33 - Ponte sul Severn

    Fig. 32 - Ponte di Washington dopo la realizzazione del secondo livello

    pregi e difetti. Tra i primi vi era lottimizza-

    zione nelluso del materiale, la bassissima

    resistenza aerodinamica, lelevata stabilit

    aeroelastica. Tra i secondi, lelevata sensibi-

    lit alle piccole variazioni di geometria ed il

    bassissimo smorzamento strutturale. Il pri-

    mo dei due aspetti fu affrontato mediante

    unaccurata sperimentazione in galleria del

    vento, il secondo mediante la disposizio-

    ne inclinata dei pendini che aumentava lo

    smorzamento del sistema sospeso. La solu-

    zione ad impalcato scatolare fu sviluppata

    parallelamente a quella classica ad impal-

    cato reticolare, e si dimostr portare ad un

    risparmio del 10% nellacciaio dellimpal-

    cato. Il ponte ha una luce di 988 m ed un

    rapporto H/L = 1/324, simile a quello del

    Tacoma (fig. 34).

    Il definitivo trasferimento in ingegneria civile

    dei modelli utilizzati in ambito aeronautico

    avvenne ad opera di Scanlan, a partire dalla

    fine degli anni 60 [13]. Sebbene altri avesse-

    ro gi in precedenza utilizzato le derivate di

    flutter della lamina sottile per la verifica degli

    impalcati dei ponti sospesi, Scanlan not

    che in molti casi i risultati che si ottenevano

    erano discutibili per la complessa geometria

    della sezione trasversale. Propose dunque

    che, fermo restando il modello analitico che

    descrive i carichi, le derivate di flutter venis-

    sero misurate sperimentalmente in galleria

    del vento. La strada tracciata da Scanlan

    oltre quaranta anni fa resta quella maggior-

    mente battuta ancora oggi.

    6. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVESebbene il crollo di Tacoma fosse avvenuto

    oltre mezzo secolo prima, le cause fossero

    oramai chiare, e la teoria del flutter ampia-

    mente diffusa sia in ambito aeronautico che

    civile, nel 1991 Scanlan [14] incredibilmen-

    te individua 38 testi di fisica in cui questo

    viene ancora erroneamente portato come

    esempio di risonanza meccanica.

    Di recente si visto come la velocit critica

    di circa 8 m/s misurata in galleria del vento

    possa essere giustificata anche in via teori-

    ca [15] con un semplice modello che porta

    in conto le depressioni che agiscono sulla

    faccia superiore ed inferiore dellimpalca-

    to quando i vortici che si distaccano dalla

    travata irrigidente sopravento vengono

    trascinati a valle. Resta il quesito di come il

    ponte abbia fatto a sopravvivere a velocit

    del vento maggiori di quella critica, la cui

    risposta probabilmente nellinterazione

    del comportamento instabile del flutter

    torsionale con le oscillazioni verticali dovu-

    te al distacco dei vortici.

    Tale interazione, ipotizzata da von Karman

    nel 1941, stata recentemente confermata

    attraverso prove in galleria del vento [16]. A

    titolo esemplificativo in fig. 35a e 35b viene

    mostrata la risposta di una sezione analo-

    ga a quella del ponte di Tacoma, nel caso

    in cui le venga dato il solo grado di libert

  • 3 COSTRUZIONI METALLICHE MAG GIU 1072

    RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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    Fig. 35 - Risposta della sezione dellimpalcato del ponte di Tacoma nel grado di libert verticale, in quello torsionale, e nei due gradi di libert accoppiati [da 16]

    verticale o il solo grado di libert torsionale.

    La fig. 35a mostra picchi delle oscillazioni

    verticali derivanti dal distacco alternato dei

    vortici a velocit di galleria di circa 1,5 m/s

    e 3 m/s, mentre la fig. 35b mostra una di-

    vergenza della risposta dinamica torsionale

    a 3 m/s, dovuta ad una instabilit da flutter.

    Se per alla sezione sono dati entrambi i

    gradi di libert (fig. 35c), il flutter torsionale

    viene ritardato ad una velocit di 3,4 m/s.

    Laumento della velocit di flutter misurato

    in galleria del vento, tuttavia, modesto

    (circa il 13%), a fronte di pi di un raddop-

    pio che si avuto nel caso del ponte di

    Tacoma. E quindi chiaro che il complesso

    comportamento della struttura reale pu

    essere intuito, ma non completamente ri-

    prodotto attraverso delle semplici prove su

    un concio di impalcato.

    La lezione del crollo di Tacoma servita

    allo sviluppo degli studi di aeroelasticit

    delle strutture civili, ed in generale allo

    sviluppo della disciplina che oltre tre de-

    cenni dopo verr formalizzata col nome

    di Ingegneria del Vento. Le conoscenze

    maturate in settanta anni di ricerca e di

    sviluppo delle costruzioni ci portano oggi

    a raggiungere gli 800 m di altezza del Burj

    Khalifa a Dubai e a programmare i 3.300 m

    di luce dellattraversamento dello Stretto

    di Messina, e oltre. Ma le stesse conoscen-

    ze servono oggi, e maggiormente dovran-

    no servire in futuro, ad una consapevole

    costruzione di quelle opere che, sebbene

    ordinarie, si trovano in luoghi ove la forza

    del vento ha spesso in passato provocato

    la perdita di vite umane e creato ingenti

    danni economici.

    Prof. dr. ing. Francesco RicciardelliDipartimento di Informatica, Matematica,

    Elettronica e Trasporti, Universit degli Studi

    Mediterranea di Reggio Calabria

    [email protected]

    Dr. ing. Antonino M. MarraDipartimento di Ingegneria Civile e

    Ambientale, Universit degli studi di Firenze

    [email protected]

    a) b) c)