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Platone

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Platone

• Una società in crisi

• Vita

• Opere

• Caratteristiche della filosofia platonica

• I FASE: il pensiero socratico

• II FASE: l’originalità del pensiero platonico

• III FASE: l’ultimo Platone

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Una società in crisi

• Il tempo di Platone è caratterizzato dal tramonto dell’età d’oro della Grecia periclea. Platone è aristocratico e vive la crisi imperante come la crisi dell’uomo. Idealizza la figura di Socrate che diventa simbolo della crisi e della speranza di superarla.

• Platone è convinto che la crisi etico-politica derivi da una crisi intellettuale. È necessaria una rivoluzione culturale che si traduca in un progetto politico radicalmente riformatore.

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Vita

• Nacque ad Atene nel 427 a.C.

• A vent’anni divenne discepolo di Socrate.

• Dopo la morte di Socrate nel 399 a.C., si recò a Megara, in Attica, presso la scuola formata daEuclide di Megara, poi in Egitto e a Cirene.

• A Siracusa conobbe la comunità pitagorica e strinse amicizia con Dione, cognato di Dionigi ilvecchio, tiranno di Siracusa.

• Nel 387 a.C. tornò ad Atene e fondò l’Accademia, una sua scuola organizzata comeun’associazione religiosa.

• Tornò altre due volte a Siracusa nel 367 a.C. e nel 361 a.C.

• Morì ad Atene nel 347 a.C.

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Opere

SCRITTI GIOVANILI O SOCRATICI SCRITI DELLA MATURITÀ SCRITTI DELLA VECCHIAIA

Apologia di SocrateCritoneIoneEutifroneLacheteCarmideLisideIppia maggioreProtagoraEutidemoGorgiaCratiloIppia minoreMenessenoPrimo libro della Repubblica

MenoneFedoneSimposioRepubblica II-XFedro

ParmenideTeetetoSofistaPoliticoFileboTimeoCriziaLeggiLettere VII e VIII

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Caratteri della filosofia platonica

• Rapporto Platone-Socrate. Non tutte le dottrine Platoniche possono essere attribuite a Socrate. I dialogo rappresenta un atto di fedeltà al silenzio letterario di Socrate: entrambi considerano la filosofia come un sapere aperto, una ricerca incessante e mai conclusa verso la verità.

• Il mito. Oltre al dialogo Platone ricorre ai miti, racconti fantastici attraverso cui vengono esposti concetti e dottrine filosofiche.

• L’interesse politico-educativo. L’interesse che è alla base della filosofia platonica è la ricerca di una comunità in cui l’uomo possa vivere in pace e in giustizia con i suoi simili.

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I FASE

Gli scritti del primo periodo sono dedicati alla difesa di Socrate e alla polemica contro i sofisti. Negli scritti di questa prima fase Platone espone le tre tesi che sono i capisaldi dell’insegnamento socratico:

• I tesi: la virtù è una sola e si identifica con la scienza

• II tesi: solo come scienza, la virtù è insegnabile

• III tesi: la felicità dell’uomo consiste nella virtù come scienza

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I FASE

1. Apologia di Socrate e Critone la morte di Socrate

2. Eutifrone, Lachete, Carmide, Ippia maggiore, Liside, Ione, Ippia minore

la virtù è unica ed è la scienza (I tesi)

3. Protagora la virtù si può insegnare e comunicare solo in quanto scienza (II tesi)

4. Eutidemo polemica contro gli eristi

5. Gorgia nella virtù come scienza consiste la felicità dell’uomo (III tesi)

6. Cratilo tema del linguaggio

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1. Apologia di Socrate e Critone

• Apologia di Socrate: è un’esaltazione della vita consacrata alla filosofia.

• Critone: Platone descrive Socrate di fronte al dilemma se accettare la morte per il rispetto che l’uomo giusto deve alle leggi del proprio paese, oppure la proposta degli amici di fuggire smentendo il proprio insegnamento. L’accettazione della morte è la dimostrazione della serietà del suo insegnamento.

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2. Dialoghi minori: la virtù è unica ed è la scienza (I tesi)

• Utilizza il metodo dialettico: ammette in via d’ipotesi la tesi opposta e dimostra che conduce a conseguenze assurde.

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Eutifrone, Lachete, Carmide La santità, il coraggio e la saggezza non sono virtù definibili isolatamente.

Ippia maggiore, Liside Se le virtù fossero diverse, esse tenderebbero a realizzare valori diversi, ma l’unico valore che comprende tutti gli altri è il bene e quindi la virtù è unica.

Ione I poeti in realtà non sanno nulla delle cose di cui parlano perché sono gli strumenti passivi dell’ispirazione divina.

Ippia minore C’è identità tra virtù e scienza.Il male è sempre ignoranza altrimenti chi compie il male volendolo (conoscendo il bene) sarebbe superiore a chi fa il male senza volerlo (perché non conosce il bene) ma questo è assurdo.

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3. Protagora: la virtù è insegnabile (II tesi)

• Protagora si dice «maestro di virtù». Socrate risponde che la virtù di cui parla Protagora non è scienza ma solo un insieme di abilità acquisite per esperienza, un patrimonio privato che non può essere trasmesso. Quindi Protagora non può affermare l’insegnabilità della virtù. Solo la scienza si può insegnare. La virtù si può insegnare e comunicare in quanto scienza (II tesi).

• Platone nega all’insegnamento sofistico ogni valore educativo e formativo, mentre valorizza l’insegnamento socratico.

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4. Eutidemo: la polemica contro l’eristica

• Platone critica l’eristica, l’arte di battagliare a parole.

• I due fratelli Eutidemo e Dionisodoro si divertono a dimostrare tesi opposte. Alla base di tale esercizi c’è la dottrina secondo cui non è possibile l’errore. Tutto ciò che si dice è vero.

• Socrate afferma che l’eristica è inutile, si può insegnare solo la sapienza e lo si può fare solo amandola, cioè filosofando.

• Il compito della filosofia è l’uso del sapere a vantaggio dell’uomo.

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5. Gorgia: nella virtù come scienza consiste la felicità dell’uomo (III tesi)• Platone attacca l’arte della retorica, cioè la tecnica della persuasione

utilizzabile in maniera del tutto indipendente rispetto ai contenuti. È soltanto una pratica adulatoria.

• Può essere utile per evitare una pena, ma questo non è un vantaggio perché il male per l’uomo non consiste nel subire un’ingiustizia, ma piuttosto nel commetterlo.

• L’utilizzo della retorica implica l’idea secondo cui la giustizia sia solo una convenzione umana. Si nega l’identificazione socratica tra virtù=legalità=felicità.

• Per Socrate la felicità esige un bene stabile, che è l’esercizio della virtù, ovvero la ricerca di una misura razionale che metta freno agli istinti.

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6. Cratilo: il linguaggio

• Cratilo e i sofisti affermano che il linguaggio è un mezzo per insegnare la natura delle cose. Nel dialogo troviamo le tre alternative fondamentali della teoria del linguaggio: • Il linguaggio è convenzione, dipende dalla libera iniziativa degli uomini (sofisti, eleati,

Democrito)

• Il linguaggio naturale, è prodotto dall’azione causale delle cose (Cratilo, Eraclito e cinici)

• Il linguaggio è uno strumento che serve ad avvicinare l’uomo alla conoscenza delle cose (Platone)

• Per Platone il linguaggio è una produzione dell’uomo (convenzionale), ma è diretta alla conoscenza delle essenze, cioè della natura delle cose.

• Platone vuole difendere l’idea secondo cui si può dire il falso, idea che non sarebbe difendibile secondo le altre due concezioni.

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II FASE

In questa fase Platone va al di là delle dottrine di Socrate, elaborando un proprio pensiero originale.

• La teoria delle idee

• L’immortalità dell’anima nel Fedone

• Il mito di Er

• La dottrina dell’amore nel Simposio e nel Fedro

• La Repubblica: lo Stato ideale, l’educazione dei custodi, il mito della caverna

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La teoria delle idee

• Anche se le teorie delle idee non è mai esposta in modo organico, rappresenta il cuore stesso del Platonismo maturo.

• Platone ritiene che la scienza debba avere i caratteri della stabilità e della immutabilità, e quindi della perfezione.

• Quale sarà l’oggetto della scienza? Non può essere la dóxa (l’opinione mutevole e imperfetta che ha origine dai sensi), ma sono le idee.

• L’idea è un’entità immutabile e perfetta che esiste per proprio conto, e che si trova insieme alle altre idee nell’iperuranio (= al di là del cielo), una regione a-spaziale e immateriale.

• Le cose sono copie, imitazioni imperfette, delle idee.

• L’idea platonica è dunque il modello unico e perfetto delle cose molteplici e imperfette di questo mondo.

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La teoria delle idee

La teoria di Platone può essere definita

• Realismo gnoseologico: il pensiero riflette l’essere, la mente è uno specchio di ciò che esiste.

• Dualismo gnoseologico: esistono due gradi fondamentali di conoscenza, l’opinione e la scienza.

• Dualismo ontologico: esistono due tipi d’essere distinti, le cose (mutevoli e imperfette) e le idee (immutabili e perfette).

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Quali sono le idee?

Platone distingue tra due tipi di idee:• Le idee-valori, corrispondenti ai supremi principi etici, estetici e politici (es. Il Bene, la Bellezza, la

Giustizia, ecc.);

• Le idee matematiche, corrispondenti alle entità dell’aritmetica e della geometria.

Inoltre talvolta parla di• idee di cose naturali (es. l’umanità)

• idee di cose artificiali (es. il letto).

• L’dea platonica può essere definita come la forma unica e perfetta di qualsiasi gruppo di cose che vengono designate con un medesimo nome e possono essere oggetto di scienza.

• I diversi tipi di idee hanno un ordine gerarchico-piramidale, con le idee-valori in cima e l’idea del Bene al vertice.

• L’idea del Bene non crea le idee, che sono tutte eterne, ma si limita a comunicare loro la perfezione.

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Il rapporto tra le idee e le cose

Rispetto alle cose, le idee sono:

• criteri di giudizio delle cose, in quanto noi, per giudicare gli oggetti, non possiamo di fare a meno di riferirci alle idee;

• causa delle cose, le cose imitano, anche se in modo imperfetto, le idee, che sono modelli delle cose.

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La conoscenza delle idee: la dottrina dell’anamnesi• Le idee non possono derivare dai sensi, Platone dunque spiega la conoscenza

delle idee ricorrendo alla dottrina-mito dell’anamnesi, o della reminiscenza (cioè del ricordo).

• Riprende la credenza orfico-pitagorica della metempsicosi o trasmigrazione delle anime: l’anima, prima di calarsi nel nostro corpo è vissuta nel mondo delle idee, dove le ha potute contemplare.

• L’anima conserva dunque un ricordo di ciò che ha visto nell’iperuranio, le idee sono dunque conservate dentro di noi e con uno sforzo è possibile tirarle fuori.

• Conoscere significa dunque ricordare.

• La gnoseologia di Platone può essere definita innatismo: ritiene che la conoscenza non derivi dalla conoscenza sensibile, bensì da elementi preesistenti nel nostro intelletto.

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L’immortalità dell’anima nel Fedone

Nel Fedone Platone elenca tre prove dell’immortalità dell’anima:• La prova dei contrari, come in natura ogni cosa si genera dal suo contrario, così la

morte si genera dalla vita e la vita si generà dalla morte, nel senso che l’anima rivive dopo la morte del corpo;

• La prova della somiglianza, l’anima essendo simile alle idee, che sono eterne, sarà anch’essa tale.

• La prova della vitalità, l’anima, in quanto soffio vitale è vita e partecipa dell’idea di vita, e pertanto non può accogliere in sé l’idea opposta della morte.

Nel Fedone troviamo la dottrina platonica della filosofia come preparazione alla morte: filosofare significa morire ai sensi e al corpo per poter cogliere meglio le idee, la vita del filosofo è una preparazione alla morte, cioè al momento in cui l’anima, libera dal corpo, potrà unirsi alle idee, beandosi della loro contemplazione.

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Il mito di Er nella Repubblica

• Platone ritiene che la sorte di ogni individuo dipenda da una scelta precedentemente compiuta dalla sua anima nel mondo delle idee.

• Nell’ultima parte della Repubblica, Platone espone questa tesi attraverso il mito di Er. Er, morto in battaglia e resuscitato dopo dodici giorni può raccontare agli uomini la sorte che li attende dopo la morte.

• Prima di reincarnarsi le anime sono invitate a scegliere il proprio destino. È dunque l’uomo a scegliere il proprio destino, benché sia condizionato dalle esperienze della sua vita anteriore.

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La dottrina dell’amore nel Simposio

• L’amore è mancanza perché desidera qualcosa che non ha, ma di cui ha bisogno. Secondo il mito Éros è figlio di Penía (povertà) e di Póros (abbondanza, ingegno, espediente), e come tale non è un Dio ma un demone, un essere intermedio tra gli uomini e gli dei: perciò non ha la sapienza, ma aspira a possederla. In questo senso è filosofo, cioè amante della sapienza.

• L’amore non ha la bellezza, ma la desidera in quanto essa è il bene che rende felici. La bellezza è il fine, l’oggetto dell’amore.

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La dottrina dell’amore nel Simposio

La bellezza ha gradi diversi:

• La bellezza di un bel corpo

• La bellezza corporea nella sua totalità

• La bellezza dell’anima

• La bellezza delle istituzioni e delle leggi

• La bellezza delle scienze

• La bellezza in sé

Ai diversi gradi della bellezza corrispondono altrettante forme di amore.

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La dottrina dell’amore nel Fedro

Platone distingue l’anima in tre parti:• La parte razionale, che ha sede nel cervello ed è quella per cui l’anima ragiona e domina gli

impulsi corporei;• La parte concupiscibile o desiderante, che ha sede nel ventre ed il principio di tutti gli

impulsi;• La parte irascibile o coraggiosa, che ha sede nel petto, dà sostegno alla parte razionale e

lotta per ciò che la ragione ritiene giusto.

Questa tripartizione è chiarita con il mito del carro alato: l’anima è paragonata a una biga alata, guidata da un auriga e trainata da una copia di cavalli, uno bianco e obbediente, l’altro nero e recalcitrante.

Auriga → parte razionale (lógos)

Cavallo bianco → parte coraggiosa

Cavallo nero → parte irascibile

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La dottrina dell’amore nel Fedro

L’opera dell’auriga è difficile, cerca di condurre il carro verso l’iperuranio per contemplare le idee. Ma l’anima può contemplarle solo per poco perché il cavallo nero la tira verso il basso. Ogni anima contempla le idee, cioè la sostanza dell’essere, di più o di meno. Tuttavia, quando si appesantisce, perde le ali e si incarna:

• l’anima che ha visto di più si incarnerà nel corpo di un uomo che si consacrerà al culto della sapienza o dell’amore;

• Le anime che hanno visto di meno si incarneranno in uomini poco inclini alla ricerca della verità e della bellezza.

La bellezza è in grado di risvegliare il ricordo delle idee nelle anime che sono cadute, ha dunque una funzione mediatrice tra l’uomo caduto e il mondo delle idee.

Al richiamo della bellezza, l’uomo risponde con l’amore.26

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La dottrina dell’amore nel Fedro

• L’amore può rimanere attaccato alla bellezza corporea ma quando l’amore è realizzato nella sua autentica natura, allora conduce l’anima all’essere vero.

• L’amore diventa procedimento razionale, dialettica, cioè ricerca dell’essere in sé e unione amorosa delle anime nell’apprendere e insegnare.

• L’amore è quindi «psicagogia», cioè guida dell’anima, con la mediazione della bellezza, verso il suo autentico destino.

• La vera retorica non è, come sostengono i sofisti, una tecnica indifferente alla verità, ma è una «retorica del vero», cioè un’arte che rende capaci di parlare e pensare e che è attenta ai contenuti.

• La retorica non ha una propria autonomia, ma è lo strumento della dialettica, che è il vero metodo della filosofia.

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La Repubblica: lo Stato ideale

• La Repubblica è l’opera massima di Platone, che descrive una comunità perfetta governata dai filosofi.

• Lo scopo e il fondamento di tale comunità è la giustizia, condizione fondamentale della nascita e della vita dello stato.

• Lo Stato deve essere costituito da tre classi: • I governanti, la cui virtù è la saggezza;

• I guerrieri, la cui virtù è il coraggio;

• I lavoratori o produttori, la cui virtù è la temperanza.

• La giustizia comprende tutte e tre queste virtù, essa si realizza quando ciascun cittadino attende al proprio compito e ha ciò che gli spetta.

• La giustizia garantisce l’unità e la forza dello Stato.

• La giustizia nell’individuo e nello Stato si realizza in parallelo. Nell’uomo singolo la giustizia si ha quando ogni parte dell’anima svolge la propria funzione.

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La Repubblica: lo Stato ideale

• Platone suggerisce l’eliminazione della proprietà privata e la comunanza dei beni per le classi superiori. La proposta di Platone è una sorta di comunismo che tuttavia non riguarda la terza classe. La terza classe non viene esclusa dalla proprietà privata dei mezzi di produzione.

• I custodi-filosofi dovranno avere case piccole e cibo semplice, vivere in un accampamento e mangiare insieme. La classe al potere non avrà famiglia: i governanti avranno in comune anche le donne che godranno di una completa uguaglianza rispetto agli uomini. Le unioni matrimoniali saranno temporanee e stabilite dallo Stato. Tutti i bambini saranno tolti fin dalla nascita ai loro genitori e dovranno ignorare quali siano i loro parenti in modo da vivere in una grande solidale famiglia.

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La Repubblica: lo Stato ideale

• Lo Stato descritto da Platone rappresenta un modello ideale, del quale esistono diverse degenerazioni:• La timocrazia, governo fondato sull’onore, che nasce quando i governanti si appropriano di

terre e di case.

• L’oligarchia, in cui comandano i ricchi

• La democrazia, nella quale ai cittadini è concesso di fare ciò che vogliono

• La tirannide, che spesso nasce dalla eccessiva libertà della democrazia, è la forma di governo più spregevole perché il tiranno, per difendersi dai cittadini, deve circondarsi degli individui peggiori.

• Platone è dunque ostile nei confronti della democrazia ed è convinto che a governare debbono essere i migliori, ossia una minoranza che eccelle per virtù e valore personale.

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La Repubblica: l’educazione dei custodi

• Lo Stato è una sorta di grande accademia con lo scopo della formazione permanente di ineccepibili custodi. L‘educazione di cui parla Platone riguarda solo le prime due classi. Egli è convinto che il sapere sia una prerogativa delle classi superiori.

• L’educazione al sapere e alla virtù coincide con l’educazione alla filosofia.

• Il compito del filosofo è la conoscenza nella sua totalità.

• Platone distingue quattro gradi della conoscenza:

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La Repubblica: l’educazione dei custodi

conoscenza sensibile(dóxa, opinione)

congettura o immaginazione

ha per oggetto le ombre o le immagini delle cose

mondo sensibile

credenza

ha per oggetto le cose sensibili, corrisponde alla percezione chiara degli oggetti

conoscenza razionale(epistéme, scienza)

ragione matematica o discorsiva (diánoia,

conoscenza dianoetica)

ha per oggetto le idee matematiche

mondo idealeintelligenza filosofica (nóesis, conoscenza

noetica)

ha per oggetto le idee valori

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La Repubblica: l’educazione dei custodi

• La filosofia è dunque superiore alla ragione matematica, essa si occupa dei problemi dell’uomo e della città.

• Ciò nonostante le discipline scientifico-matematiche rivestono una grande importanza nel sistema educativo descritto da Platone e sono propedeutiche alla filosofia. Esse sono: l’aritmetica, la geometria, l’astronomia e la musica.

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La Repubblica: il mito della caverna

• La teoria della conoscenza e dell’educazione trova una suggestiva esemplificazione allegorica nel mito della caverna.

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Immaginiamo che vi siano degli schiavi incatenati in una caverna sotterranea e costretti a guardare solodavanti a sé. Alle spalle dei prigionieri c’è un muretto, dietro il quale si muovono, senza essere visti, degliuomini che portano delle statuette. Poco più indietro brilla un fuoco che proietta le ombre delle statuette sulfondo della caverna. I prigionieri potendo vedere solo quelle ombre, le scambiano per la sola realtà esistente.Ma se uno dei prigionieri riuscisse a liberarsi, voltandosi si accorgerebbe delle statuette e capirebbe che essesono la realtà e non le ombre. Risalendo all’apertura della caverna, scoprirebbe che le statuette sono a lorovolta imitazioni delle cose reali. Inizialmente, abbagliato dalla luce del sole, non riuscirà a distinguere bene glioggetti e li guarderà soltanto riflessi nelle acque. In un secondo tempo sarà in grado di osservali direttamentema ancora non sarà in grado di guardare il sole. Dopo aver guardato le costellazioni e il firmamento durantela notte, sarà finalmente in grado di fissare il sole di giorno e di ammirare le cose reali. Se tornasse nellacaverna i suoi occhi sarebbero offuscati dall’oscurità e non sarebbe più in grado di riconoscere le ombre.Sarebbe perciò deriso dai compagni. Se provasse a liberarli per condurli alla luce del sole, questi, infastiditi,lo ucciderebbero.

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La Repubblica: il mito della caverna

la caverna il nostro mondo

gli schiavi incatenati gli uomini

le catene l’ignoranza e le passioni

le ombre delle statuette l’immagine superficiale delle cose (immaginazione)

le statuette le cose del mondo sensibile (credenza)

liberazione dello schiavo l’azione della conoscenza e della filosofia

il mondo fuori della caverna le idee

le immagini delle cose riflesse nell’acqua le idee matematiche

il sole l’idea del Bene

lo schiavo ucciso la sorte di Socrate

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III FASE

Nei dialoghi della vecchiaia Platone rivede le proprie dottrine cercando di mitigare il rigido dualismo tra immutabile delle idee e mondo mutevole delle cose.

• Teeteto

• Parmenide

• Sofista

• Filebo

• Timeo

• Politico

• Leggi

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Teeteto

• I sensi non sono che un mezzo: essi sono ciò mediante cui l’anima conosce. L’anima riceve dai sensi le affezioni sulle quali effettua il proprio giudizio, ordinando i dati empirici per giungere ad affermazioni universali. La conoscenza è dunque un giudizio sulla sensazione e può essere definita come opinione vera.

• Può dunque esistere il falso: esso coincide con un errore nella coordinazione dei dati empirici. Una possibile causa del falso è rintracciabile nei limiti della memoria umana.

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Parmenide

Nel dialogo Platone rileva alcune difficoltà della teoria delle idee.

• Come può l’idea (che è unica) essere partecipata da più oggetti?

• Se si ha un’idea ogni volta che si considera una molteplicità di oggetti nella sua unità, allora si avrà un’idea anche quando si considera la totalità di questi oggetti più la loro idea? Questa sarà un’ulteriore idea?

• Il problema del non essere: la logica parmenidea implica l’inesistenza assoluta di ogni forma di non essere, che pregiudica inevitabilmente la molteplicità delle idee.

• Platone tuttavia non vuole rinunciare alla teoria delle idee e preferisce rinunciare al principio eleatico.

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Il Sofista: i cinque generi sommi

• Nel Sofista Platone elabora la così detta teoria dei generi sommi dell’essere, cioè degli attributi fondamentali delle idee, che sono cinque: l’essere, l’identico, il diverso, la quiete e il movimento.

• L’errore di Parmenide è stato quello di confondere il diverso con il nulla: l’unico modo in cui può esistere il non essere è quello dell’essere diverso, che non è il nulla assoluto, poiché partecipa anch’esso dell’essere.

• L’errore non consiste nel pronunciare il nulla, ma semplicemente nel dire le cose in modo diverso da come esse effettivamente stanno.

• Inoltre ogni idea può starsene in sé (quiete) oppure in un rapporto di comunicazione con le altre (movimento).

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Il Sofista: l’essere come possibilità-relazione

• Nella seconda fase del suo pensiero Platone identificava l’essere con le idee.

• Nel Sofista cerca una definizione dell’essere più generale e universale: l’essere è possibilità, cioè esiste tutto ciò che è capace di entrare in un campo di relazione qualsiasi.

• La dialettica consiste nello stabilire la mappa delle relazioni possibili tra le idee, cioè nel determinare quali idee si connettono e quali no, precisando i vari modi che possono unire un’idea a un’altra.

• La dialettica si fonde dunque sulla tesi secondo cui alcune idee sono combinabili tra loro e altre non lo sono.

• La tecnica dialettica consiste nel definire un’idea mediante successive identificazioni e diversificazioni, attraverso un processo di tipo dicotomico, che avanza dividendo per due un’idea, fino a giungere a un’idea indivisibile, che ci fornisce la definizione specifica di ciò che cercavamo. 40

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Il Filebo: il bene e la misura

• Nella Repubblica Platone aveva posto il bene al sommo della gerarchia delle idee. Nel Filebo cerca di stabilire che cos’è il bene per l’uomo.

• La vita umana è divisa tra la ricerca del piacere e l’esercizio dell’intelligenza. Ricorrendo ai concetti pitagorici di limite e illimitato, Platone afferma che il piacere è un illimitato a cui bisogna imporre una misura, un limite. Chi impone il limite è l’intelligenza, che trasforma ciò che è illimitato in una proporzione numerica. Platone stabilisce inoltre la seguente gerarchia di valori:• L’ordine, la misura, il giusto mezzo

• Ciò che è proporzionato, bello e compiuto

• L’intelligenza

• La scienza e l’opinione

• I piaceri puri

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Il Timeo: il mito del demiurgo

• Nel Timeo Platone approfondisce il problema cosmologico dell’origine della formazione dell’universo.

• Platone introduce un mediatore tra le idee e le cose: il demiurgo, una sorta di divino artefice dotato di intelligenza e di volontà, che si trova in una posizione intermedia tra le idee e le cose.

• La struttura del cosmo plasmato dal demiurgo è di tipo matematico: i numeri sono gli schemi strutturali delle cose e la matematica è il codice di interpretazione di tutto ciò che esiste.

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All’inizio il mondo era solo un caos informe, privo di vita. Il demiurgo, essendo buono e amante del bene,volle ordinare le cose del mondo a immagine e somiglianza delle idee, comunicando loro una parte dellaperfezione delle idee. Fornì dunque alle cose un’anima del mondo, che vivificasse e ordinasse la materia,dando forma all’informe e trasformando l’universo in un immenso organismo vivente. Generò anche iltempo, misurato dal movimento degli astri. Tutto ciò che esiste nel nostro mondo di positivo e armonico èdovuto al demiurgo e all’intelligenza e alle idee, mentre tutto ciò che esiste di negativo e disarmonico èdovuto alla materia e alla necessità.

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Il Politico e le Leggi

• Nella Repubblica Platone aveva affrontato il problema politico delineando la formazione di una comunità perfetta, nel Politico e nelle Leggi Platone si interroga su quali leggi devono governare gli uomini.

• Sebbene la cosa migliore sarebbe non porre leggi (perché una legge, essendo generale, non può prescrivere ciò che di volta in volta è bene) Platone è consapevole della necessità delle leggi e delle sanzioni penali.

• La legge deve però conservare la propria funzione educativa, il fine delle leggi è quello di promuovere le virtù.

• La religione è un incentivo al rispetto delle virtù e delle leggi. La religione di Stato descritta nelle leggi è una sorta di religione a sfondo cosmico che vede nell’ordine e negli astri del cielo la concretizzazione della divinità.

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