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PIANO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE MOLFETTA Parte I “Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose” Imperatore Ottaviano Augusto.

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PIANO COMUNALE DI

PROTEZIONE CIVILE

MOLFETTA

Parte I

“Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose” Imperatore Ottaviano Augusto.

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Gruppo di collaborazione per la redazione del Piano di Protezione Civile del Comune di Molfetta Edizione 2014 e 2017:

Ten. Gaetano Camporeale: Coordinatore C.O.C. - Responsabile della Funzione F3 - VOLONTARIATO Sig.ra Angela La Forgia: segretaria C.O.C. M.llo Capo Angona Luigi: Ufficio comunale Protezione Civile A.P.M. Ciccolella Damiano: Ufficio comunale Protezione Civile Edizione 2014:

Consulenti esterni: Dott. Geom. Gervasio Sabino – Geol. Palombella Mauro

Supporto di conoscenza ed esperienza: Dott. Giovanni de Trizio: Disaster Manager in Interantional Emergencies - Unità Specializzata di Protezione Civile Provinciale; Ten. Nicola Altamura: Coordinatore Nucleo Protezione Civile Provinciale della BAT. Edizione 2017: Responsabile della Funzione F1 - TECNICA E DI PIANIFICAZIONE Ing. Alessandro Binetti Responsabile della Funzione F6 e F9 – CENSIMENTO DANNI e ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE Arch. Lazzaro Pappagallo Consulente esterno per l’ aggiornamento del Rischio Idrogeologico/Idraulico: Geol. Palombella Mauro Inoltre si ringraziano: Tutti i componenti delle Funzioni di Protezione Civile, L’Associazione Imprenditori molfettesi, la Sezione Protezione Civile della Regione Puglia, l’Autorità di Bacino. Nota: la foto in copertina è della ditta che ha scattato le stesse foto dal drone dell’esercitazione Melficta 2013

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PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I

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Il presente documento, redatto in forma integrale; composto n…. facciate + numero ….. Tavole, è

adottato in unico originale.

APPROVATO con Delibera di Consiglio Comunale n. ____ del ___/___ / _____

REVISIONE: DATA: Aprile 2017

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PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I

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ELENCO DI DISTRIBUZIONE

N. DENOMINAZIONE ENTE

1. DIPARTIMENTO PROTEZIONE CIVILE – ROMA

2. PREFETTURA DI BARI

3. REGIONE PUGLIA – SEZIONE PROTEZIONE CIVILE

4. CITTA METROPOLITANA DI BARI

5. COMANDO CAPITANERIA DI PORTO – MOLFETTA

6. COMANDO TENENZA GUARDIA DI FINANZA - MOLFETTA

7. COMANDO COMPAGNIA CARABINIERI - MOLFETTA

8. COMANDO PROVINCIALE VIGILI DEL FUOCO – BARI

9. DISTACCAMENTO VIGILI DEL FUOCO - MOLFETTA

10. UFFICIO GENIO CIVILE - BARI

11. DIREZIONE A.S.L. BA/2 - MOLFETTA

12. COMUNE di TERLIZZI

13. COMUNE DI GIOVINAZZO

14. COMUNE di BISCEGLIE

15. COMUNE di BITONTO

16. COMUNE di RUVO DI PUGLIA

17. COMUNE di PALO DEL COLLE

18. COMUNE di BITETTO

19. COMUNE di TORITTO

20. COMUNE di GRUMO APPULA

21. ENEL UFFICIO DI ZONA - MOLFETTA

22. FF.SS. COMPARTIMENTO di BARI

23. SERVIZIO IGIENE PUBBLICA A.S.L. BA/2

24. A.R.I. MOLFETTA

25. A.S.M. MOLFETTA

26. A.Q.P. UFFICIO DI MOLFETTA

27. A.N.A.S.

28. CONSORZIO GUARDIE CAMPESTRI - MOLFETTA

29. TELECOM - ITALIA

30. ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO E SOCCORSO DI MOLFETTA

31. MOLFETTA MULTISERVIZI

32. ISTITUTO DI VIGILANZA “LA NOTTURNA” MOLFETTA

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N. Ord. DIRAMAZIONE INTERNA

1. COMMISSARIO STRAORDINARIO/SINDACO

2. SEGRETARIO GENERALE

3. SETTORE TERRITORIO

4. SETTORE LAVORI PUBBLICI

5. SETTORE ECONOMICO-FINANZIARIO

6. SETTORE DEMOGRAFICO ED ELETTORALE

7. SETTORE AFFARI GENERALI E INNOVAZIONE

8. SETTORE WELFARE CITTADINO

9. COMANDO DI POLIZIA LOCALE

10. UFFICIO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE

11. RESPONSABILI DELLE FUNZIONI DI SUPPORTO DI PROTEZIONE CIVILE COMUNALE

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PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I

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UFFICI CONSULTATI ED INFORMAZIONI ACQUISITE

Per lo scopo del presente lavoro è stato necessario consultare i diversi uffici delle pubbliche

amministrazioni che a vari livelli detengono le proprie competenze sul territorio.

In primo luogo l’Ufficio Tecnico del Comune di Molfetta in cui si è presa visione della

pianificazione urbanistica del territorio, il Comando di Polizia Municipale dove ha sede il locale

Ufficio di Protezione Civile.

Presso la Provincia di Bari è stato consultato l’ufficio di P.C. al fine di verificare la presenza di

un eventuale piano provinciale ed acquisire elementi utili per l’obiettivo del presente studio ed

eventuali linee guida a cui uniformarsi nella presentazione dei dati. Al momento l’Ente ha il piano

in fase di aggiornamento.

Inoltre si sono consultati i seguenti Siti WEB:

- SIT Puglia.

- Autorità di Bacino della Puglia

- Protezione Civile

- Demanio marittimo regionale

- Capitaneria di Porto di Molfetta

- Consorzio per l'Area di Sviluppo Industriale di Bari

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INDICE

1.0 PREMESSA .............................................................................................................................. 9 2.0 PARTE GENERALE ................................................................................................................. 13

2.1 Dati di base relativi al territorio comunale ............................................................................... 14 Cartografia di base ..................................................................................................................... 21 Strumenti di pianificazione ........................................................................................................ 26

3.0 SISTEMA DI ALLERTAMENTO ........................................................................................... 27 3.1 Inquadramento generale ........................................................................................................... 27

3.2 Rischio Incendi di Interfaccia ............................................................................................... 29 3.2.1 Sistema di allertamento per il rischio incendi boschivi ...................................................... 32 3.2.2 Scenari di rischio di riferimento ........................................................................................ 36

Definizione e perimetrazione delle fasce e delle aree di interfaccia .......................................... 36

Valutazione della pericolosità .................................................................................................... 37 Assegnazione classi di pericolosità ............................................................................................ 39 Analisi della vulnerabilità .......................................................................................................... 40

Valutazione del rischio ............................................................................................................... 41 3.2.3 Livelli di allerta .................................................................................................................. 46 3.3 Rischio meteorologico, idrogeologico e idraulico ................................................................ 50 3.3.l Sistema di allertamento per il rischio meteorologico, idrogeologico e idraulico .................. 50

3.3.2 Presidio Territoriale ............................................................................................................... 51 ALLERTAMENTO DELLA POPOLAZIONE ......................................................................... 52

3.3.3 Scenario di rischio ................................................................................................................. 53 3.3.4 Rischio metereologico ........................................................................................................... 55 3.3.5 Rischio idrogeologico e idraulico ......................................................................................... 58

3.3.6 Scenario d’evento e livelli di criticità ................................................................................... 59

3.3.7 Livelli di allerta ed attivazione del presidio territoriale idraulico e idrogeologico ............... 62 NORME DI AUTOPROTEZIONE ........................................................................................... 73

4. LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE E STRATEGIA OPERATIVA ....................... 78

4.1 Funzionalità del sistema di allertamento locale ....................................................................... 78 4.2 Coordinamento operativo locale .............................................................................................. 79 4.2.l Presidio operativo Comunale o Intercomunale .................................................................. 79

4.2.2 Centro Operativo Comunale o Intercomunale ...................................................................... 79 Decreto di nomina dei responsabili delle Funzioni di supporto e delle sottofunzioni ............... 86

4.3 Attivazione del Presidio territoriale ......................................................................................... 90 4.4 Funzionalità delle telecomunicazioni ....................................................................................... 90 4.5 Ripristino della viabilità e dei trasporti - controllo del traffico ................................................ 91

4.6 Misure di salvaguardia della popolazione ................................................................................ 91

4.6.1 Informazione alla popolazione ........................................................................................... 91

4.6.2 Sistemi di allarme per la popolazione................................................................................ 91 4.6.3 Censimento della popolazione ........................................................................................... 91

4.6.4 Individuazione e verifica della funzionalità delle aree di emergenza ............................... 92 Aree di emergenza ...................................................................................................................... 92

4.6.5 Soccorso ed evacuazione della popolazione .................................................................... 101 4.6.6 Assistenza alla popolazione ............................................................................................. 102 4.7 Ripristino dei servizi essenziali .............................................................................................. 102

4.8 Salvaguardia delle strutture ed infrastrutture a rischio .......................................................... 102 5.0 MODELLO DI INTERVENTO .............................................................................................. 103

5.1 Il sistema di comando e controllo/Incendi di interfaccia/Eventi idrogeologici e/o idraulici . 103 5.2 Le fasi operative ..................................................................................................................... 105

5.3 Procedura operativa ................................................................................................................ 109 ACRONIMI ...................................................................................................................................... 120

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ALLEGATI:

Allegato 1 - Azioni di Mitigazione del rischio Idrogeologico/idraulico – Preparazione;

Tavola 1 - Aree di elevata valenza ambientale e di elevata valenza culturale (SIC, ZPS, IBA, ecc.);

Tavola 2 - Modello Digitale del Terreno;

Tavola 3 - Hillshade;

Tavola 4 - Reticolo Solchi erosivi “Lame”;

Tavola 5 - Uso del suolo;

Tavola 6 - A.I.B. Rischio;

Tavola 7 - A.I.B. Vulnerabilità;

Tavola 8 - A.I.B. Pericolosità;

Tavola 9 - Rischio Idrogeologico: Estratto P.A.I. (Autorità di Bacino);

Tavola 10 - Mappa di pericolosità idraulica Estratto P.G.A. (Autorità di Bacino);

Tavola 11 - Mappa del rischio di alluvioni Estratto P.G.A. (A.d.B.);

Tavola 12 - Aree, ponti e strade frequentemente allagabili in caso di eventi meteorici rilevanti;

Tavola 12a- Stralcio_Zona Industriale;

Tavola 12b Precipitazioni luglio 2016_ mappatura della viabilità danneggiata;

Tavola 13 - Carta della viabilità primaria e viabilità provinciale e dei trasporti;

Tavola 13a – Viabilità principale Zona Industriale;

Tavola 13a1 – vie evacuazione Z.I._Rischio inondazione;

Tavola 14 - Carta dei servizi essenziali (ospedali, comandi di VV.F, CC, PM);

Tavola 15 - Carta del C.O.M.;

Tavola 16 - Carta della classificazione sismica.

TAVOLE DEL PIANO DI GESTIONE DEL RISCHIO DI ALLUVIONE:

- Mappe della Pericolosità idraulica - Tavole n.229, 245,246 e 247;

- Mappe del Rischio di alluvioni – Tavole n.229,245,246 e 247.

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1.0 PREMESSA

Il Piano Di Protezione Civile Comunale ha la necessità di essere costantemente aggiornato, attraverso l’Istituzione di una Segreteria Tecnica con il compito di provvedere al raccordo tra le diverse Funzioni di supporto, favorendone il collegamento con il Sindaco anche attraverso opportune riunioni periodiche; la segreteria tecnica si deve anche occupare dell’attività amministrativa, contabile e di protocollo nonché del rapporto con Regione, Prefettura – UTG, Città metropolitana, altri Comuni e Vari Enti di riferimento. La Segreteria Tecnica ha anche il compito di verificare l'attuazione del Piano durante le emergenza e ne determina le eventuali opportune correzioni ed aggiornamenti. Il presente documento deve essere letto ed inteso in forma dinamica e non enciclopedica, in continua evoluzione ed in sinergia con il Dipartimento della Protezione Civile, con la Prefettura ‐ U.T.G. di Bari, la Regione, la Città metropolitana e con i Comuni facenti parte del C.O.M. 7 – BA – Molfetta. È stata costantemente ricercata la massima semplicità e comprensibilità dei contenuti, la semplificazione per l’attuazione degli interventi, rapportati a quelle che sono le risorse economiche e umane di cui il Comune dispone. Sono state descritte le 9 Funzioni di supporto di Protezione Civile. I responsabili di ogni Funzione dovranno gestire e mantenere aggiornati i relativi dati in tempo di “pace”, per consentire la pronta, competente, efficace e efficiente risposta in tempo di emergenza. In seguito all’evento alluvionale verificatosi i giorni 15 – 16 luglio nel territorio pugliese e che ha provocato ingenti danni anche nel territorio comunale di Molfetta, è stato deciso di procedere all’aggiornamento del Piano in merito al rischio idrogeologico/idraulico recependo i suggerimenti tecnici del dipartimento di protezione civile della Regione Puglia e della Prefettura di Bari con i quali si sono condivise le azioni previste per mitigare l’effetto di eventuali successivi eventi piovosi di eccezionale entità. Sono state individuate indicazioni influenti sulla programmazione degli interventi, sia strutturali (realizzabili nel breve e nel lungo periodo), che non strutturali (sistemi di monitoraggio /allertamento e presidio territoriale per il rischio idrogeologico ed idraulico), necessità di formazione degli operatori, informazione della popolazione, acquisizione di mezzi e materiali, implementazione delle reti di telecomunicazioni di emergenza (vie di fuga) e promozione del volontariato di protezione civile. Il continuo mutamento dell’assetto urbanistico del territorio, la crescita delle associazioni del volontariato, il rinnovamento tecnologico delle strutture operative e le nuove disposizioni amministrative in materia di protezione civile e assetto del territorio di competenza della Pubblica Amministrazione, comportano un continuo aggiornamento del piano sia per lo scenario dell’evento atteso che per le procedure. Le esercitazioni rivestono un ruolo fondamentale al fine di verificare la reale efficacia del piano di emergenza. Esse devono essere svolte periodicamente a tutti i livelli secondo le competenze attribuite alle singole strutture operative previste dal piano di emergenza; sarà quindi necessario ottimizzare linguaggi e procedure e rodare il piano di emergenza, redatto su uno specifico scenario di un evento atteso, in una determinata porzione di territorio.

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Per far assumere al piano stesso sempre più le caratteristiche di un documento vissuto e continuamente aggiornato, sarà fondamentale organizzare le esercitazioni anche in fasi distinte:

· esercitazioni senza preavviso per le strutture operative previste nel piano; · esercitazioni congiunte tra le strutture operative e la popolazione interessata all’evento

atteso (la popolazione deve conoscere e provare attraverso le esercitazioni tutte le azioni da compiere in caso di calamità);

· esercitazione periodiche del solo sistema di comando e controllo, anche queste senza preavviso, per una puntuale verifica della reperibilità dei singoli responsabili delle funzioni di supporto e dell’efficienza dei collegamenti.

Ad una esercitazione a livello comunale devono partecipare, oltre alla popolazione, tutte le strutture operanti sul territorio coordinate dal Sindaco. Le successive attività di aggiornamento del Piano Comunale Protezione Civile di Molfetta (minimo ogni sei mesi ma ogni qualvolta se ne presenti la necessità) devono anche essere adeguate agli strati informativi delle conoscenze territoriali e alla struttura del database del SIT della Regione Puglia a cui si farà espresso riferimento. L’attuale aggiornamento, integra il piano comunale di emergenza, approvato con delibera del Consiglio Comunale nel 2014 nel quale furono effettuate elaborazioni cartografiche sulla base della cartografia regionale (CTR , ortofoto, DTM, Carta Idrogeomorfologica ecc.) reperite: sui Portali Cartografici della Regione Puglia, dell’Autorità di Bacino, dell’Ufficio Demanio marittimo regionale, ecc. in formato *.shp, wms o compatibile, nel Sistema di Riferimento WGS 84UTM33N. Furono aggiornati i “temi” del vecchio piano comunale di protezione civile del 1993, e organizzati in un Sistema Informativo Territoriale di Protezione Civile nel seguito S.I.T. di Protezione Civile del Comune di Molfetta, tramite l’utilizzo di un Software Open Source in ottemperanza alla Legge Regione Puglia n. 20 del 24/07/2012. Particolare attenzione fu prestata a verificare i “temi” alla luce del PAI e delle Mappe di pericolosità e rischio del Piano di Gestione Alluvioni 2007/60/CE - D.Lgs. 23 febbraio 2010, n. 49. Infatti, nella tabella attributi collegata all’elemento geografico di riferimento è stato indicato il grado di rischio per alluvione eventualmente presente. Sono stati inseriti gli strati informativi riferiti ai tematismi già individuati in altri strumenti di scala regionale (PPTR, PUTT, catasto grotte, ecc.) che consentono di evidenziare la qualità ambientale e culturale e lo stato di tutela del territorio comunale. Sono stati presi in considerazione:

- aree di elevata valenza ambientale: parchi nazionali e regionali, riserve statali e regionali, SIC, ZPS, IBA, aree appartenenti alla rete ecologica regionale per la conservazione della biodiversità del PPTR; territori costieri (fascia di 300 m dalla linea di costa), laghi e territori contermini (fino a 300 m dalla riva del lago); fiumi, torrenti e corsi d’acqua; boschi; grotte+buffer 100 m (dall’ingresso o dalla proiezione del rilievo ove disponibile); lame e gravine; versanti;

- aree di elevata valenza culturale: siti Unesco; beni culturali (parte II del D.lgs. n.42/2004 – ex vincolo Legge n.1089/1939); immobili e aree dichiarati di notevole interesse pubblico (art. 136 del D.lgs. n.42/2004 – ex vincolo Legge n.1497/1939); aree tutelate per legge (art. 142 del D.Lgs. 42/2004); zone archeologiche; tratturi; ambiti di valore eccezionale “A” del PUTT; ambiti di valore rilevante “B”; aree agricole interessate da produzioni agro alimentari di qualità (biologico; D.O.P.; I.G.P.; S.T.G.; D.O.C.; D.O.C.G.).

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Per le summenzionate aree, ove assumano rilievo rispetto alle previsioni del piano di emergenza, dovranno essere riportati anche i riferimenti dei responsabili degli eventuali enti gestori o di vigilanza e le norme di salvaguardia.

Infine, nel presente piano sono state indicate procedure con l’obiettivo di non avere impatti aggiuntivi sullo stato di Conservazione delle aree e di rendere evidenti i valori ambientali e culturali del territorio di Molfetta.

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Il quadro normativo di riferimento in materia di Protezione Civile, incluse le funzioni ed i compiti svolti dai soggetti istituzionali, dalle strutture operative di intervento e dalle attività di volontariato, è costituito da provvedimenti di varia natura (statali, regionali, accordi, decreti ministeriali e decreti del Presidente della Repubblica, normativa europea); i principali sono elencati nel seguito.

Normativa:

Legge n. 100 del 12 luglio 2012 – “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, recante disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile”;

Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004 – “Indirizzi operativi per

la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale, per

il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile”

legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 – “Riforma del Titolo V della Costituzione”;

Legge n. 225 del 24 febbraio 1992 – “Istituzione del servizio nazionale della Protezione Civile”;

La Riforma del Titolo V della Costituzione, ha inserito la “protezione civile” tra le materie a legislazione concorrente Stato-Regioni. Con la Legge 225/1992, modificata dalla Legge 100/2012, è stato istituito il Servizio nazionale della protezione civile, un sistema complesso che opera sui territori nel rispetto del principio di sussidiarietà, avendo come punto di raccordo il Dipartimento della Protezione Civile, con compiti di indirizzo, promozione e coordinamento dell’intero sistema.

Fatti salvi i principi fondamentali del Servizio nazionale della protezione civile, il potere legislativo

in materia spetta alle Regioni.

Regolamento Regionale n.1 del 11.02.2016 – “Disposizioni relative al Volontariato di Protezione Civile della Regione Puglia” Legge Regione Puglia n. 7 del 10 marzo 2014 - “SISTEMA REGIONALE PROTEZIONE CIVILE”

Deliberazione della Giunta Regionale n. 2181 del 26 novembre 2013 – “Procedure di allertamento del sistema regionale di protezione civile per rischio meteorologico, idrogeologico ed idraulico”

Deliberazione della Giunta Regionale n. 255 del 7 marzo 2005 – “Linee Guida regionali per la pianificazione d’emergenza in materia di protezione civile”. Legge Regione Puglia n. 18 del 21 novembre 2000 – “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi in materia di boschi e foreste, protezione civile e lotta agli incendi boschivi”. Ulteriori approfondimenti possono essere sviluppati consultando i seguenti link:

http://www.protezionecivile.puglia.it/normativa

http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/dipartimento.wp

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2.0 PARTE GENERALE

SINDACO / COMMISSARIO Comune di Molfetta

Indirizzo sito internet Comune www.comune.molfetta.ba.it Sedi Comunali http://www.comune.molfetta.ba.it/le-sedi-comunali/

REGIONE PUGLIA CITTÀ METROPOLITANA BARI

COMUNE MOLFETTA

Codice Fiscale 00306180720

Codice Istat 072029

Codice catastale F284

Ufficio di Protezione civile, sede C.O.M. e C.O.C.

Piazza Vittorio Emanuele 9/10

Numeri utili 080 397 3290 fax Protezione Civile 080 334 2077 fax Comando

Centralino 080 3359111

Fax 080 3387405

U.R.P. 800 017383 Raffaele Pansini

Polizia Municipale 080 3971014 080 3974152

E-mail Ufficio di Protezione Civile [email protected]

Email PEC [email protected]

FESTIVITÀ Santo Patrono San Corrado - 9 febbraio

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2.1 Dati di base relativi al territorio comunale

Altitudine 15 m s.l.m. (min 0 - max 143)

Misura espressa in metri sopra il livello del mare del punto in cui è situata la Casa Comunale, con l'indicazione della quota minima e massima sul territorio comunale.

Coordinate Geografiche

sistema sessagesimale

41° 12' 4,32'' N 16° 35' 53,88'' E sistema decimale 41,2012° N 16,5983° E

Le coordinate geografiche sono espresse in latitudine Nord (distanza angolare dall'equatore verso Nord) e longitudine Est (distanza angolare dal meridiano di Greenwich verso Est). I valori numerici sono riportati utilizzando sia il sistema sessagesimale DMS (Degree, Minute, Second), che il sistema decimale DD (Decimal Degree).

Estensione territoriale Kmq 58,32

Frazioni, Località e Nuclei abitati Loc. Torre Gavetone, Provinciale per Terlizzi, Madonna della Rosa-Carrare, Piscina Rossa, Chiusa della Nepta, Villaggio Nettuno,

Capavecchia, Cascione, Zona A.S.I. , P.I.P. e Artigianale

Densità 1.024,60 ab./km²

Scala di rappresentazione 1:50.000

Fogli I.G.M:. n. 424 e n. 437

Scala di rappresentazione 1:25.000

Tavolette I.G.M.: “Molfetta” IV SE 177 - “Bisceglie” IV SO 177 - “Ruvo di Puglia” III NO 177 -“Bitonto” III NE 177

Comuni confinanti Giovinazzo, Terlizzi, Risceglie Comuni vicini a Molfetta Giovinazzo 6,0km | Terlizzi 8,8km | Bisceglie

(BT) 9,1km | Bitonto 12,6km | Ruvo di Puglia 13,3km |Corato 16,5km | TRANI (BT) 17,2km | Palo del Colle18,1km | Modugno 19,0km | Binetto 21,8km | Bitetto21,9km | Grumo Appula 22,8km | BARI 23,1km |Bitritto 25,8km | ANDRIA (BT) 25,9km | Toritto 26,2km |Sannicandro di Bari 27,7km | BARLETTA (BT)28,5km | Valenzano 29,6km | Triggiano 31,3km

In grassetto sono riportati i comuni confinanti. Le distanze sono calcolate in linea d'aria dal centro urbano. Vedi l'elenco completo dei comuni limitrofi a Molfetta ordinati per distanza.

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Altre informazioni

Classificazione sismica e climatica

Zona sismica

3 Zona climatica

C Gradi giorno 1.202

Per maggiori dettagli vedi: rischio sismico di Molfetta e classificazione climatica.

Pagine utili Elenco dei CAP, prefissi, centralini e sindaci dei comuni della prov. di BA

Reti di Comuni Il Comune fa parte dell'Associazione Città Sane. www.retecittasane.it

Statistiche demografiche I grafici e le statistiche di Molfetta con il movimento della popolazione, la distribuzione per classi di età, gli indicatori demografici, la provenienza degli stranieri ed altre elaborazioni.

Andamento popolazione

Piramide delle età

Distribuzione per età scolastica

Percentuale stranieri

Popolazione 59.874 abitanti (31/12/2015 - Istat)

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Popolazione per classi di età scolastica 2016 Distribuzione della popolazione di Molfetta per classi di età da 0 a 18 anni al 1° gennaio 2016. Elaborazioni su dati ISTAT.

Il grafico in basso riporta la potenziale utenza per le scuole di Molfetta, evidenziando con colori diversi i differenti cicli scolastici (asilo nido, scuola dell'infanzia, scuola primaria, scuola secondaria di I e II grado) e gli individui con cittadinanza straniera.

Età Maschi Femmine Totale

0 284 211 495

1 219 223 442

2 247 225 472

3 254 221 475

4 275 235 510

5 262 258 520

6 238 257 495

7 248 243 491

8 256 266 522

9 277 268 545

10 262 294 556

11 262 274 536

12 310 279 589

13 274 254 528

14 273 325 598

15 289 272 561

16 287 253 540

17 305 285 590

18 341 297 638

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ATTIVITÀ ECONOMICHE La coltivazione media è di prevalenza ad uliveto, mandorleto ed ortaggi. Negli ultimi decenni si è verificato un notevole sviluppo delle varie attività, compreso il terziario, il volto della città tradizionalmente agricola è mutato radicalmente, con l’ammodernamento delle tecniche di coltura. L’agricoltura, pur non essendo la principale attività economica, ha un’abbondante produzione di diverse colture da reddito: olivi, mandorleti e ortaggi, con incremento del settore frutticolo e floricolo. Il porto di Molfetta vanta il primato della pesca del basso Adriatico con una flotta di:

65 motopescherecci iscritti nel Compartimento marittimo di Molfetta;

4 motobarche iscritte nel Compartimento marittimo di Molfetta;

Contiene inoltre 4 cantieri navali

Al Compartimento marittimo di Molfetta sono iscritti:

32538 marittimi per la 1^ categoria;

1793 per la 2^ categoria;

14469 per la 3^ categoria.

Dati aggiornati al 10 aprile 2014.

A 4 Km dal centro urbano, 30 m. s.l.m. sorge l’area industriale di Molfetta che è suddivisa in tre zone contigue: la Zona Artigianale, la Zona P.I.P, e un agglomerato dell’area di sviluppo industriale di Bari gestito dal consorzio ASI. Le tre aree, ancora in fase di espansione, occupano una superficie complessiva di ha 511,74, di cui 230,80 destinati alla localizzazione delle attività produttive.

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Per le attività commerciali cittadine è stato estratto un report dall’Unità Operativa Commercio relativamente al dato del 2013 qui di seguito riportato:

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Cartografia di base

ALTIMETRIA

DTM Da S.I.T. della Regione Puglia

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MORFOLOGIA

Hillshade Da DTM

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IDROGRAFIA

Reticolo Solchi erosivi “Lame” Da Carta Idrogeomorfologica - AdB Puglia

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LITOLOGIA

Carta Litologica Da Carta Idrogeomorfologica - AdB Puglia

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Strumenti di pianificazione

PIANO REGOLATORE GENERALE All. N.T.A. e REGOLAMENTO EDILIZIO

PORTO DI MOLFETTA WebGIS da Beni Comuni (agg. 2012)

PIANO COMUNALE DELLE COSTE

CARTOGRAFIA DI BASE SPECIFICA PER RISCHIO INCENDI

Carta

forestale

Provincia

Carta uso del

suolo

Corpo forestale dello Stato

Carta incendi

storici

http://www3.corpoforestale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/6358

(aggiornamento 2014) Servizio Nazionale

Meteomont http://www.sian.it/infoMeteo/

CARTOGRAFIA SPECIFICA PER RISCHIO IDROGEOLOGICO E IDRAULICO

PIANO DI BACINO STRALCIO PER

L'ASSETTO IDROGEOLOGICO

(PAI)

Autorità di Bacino della Puglia

Piano di Gestione Alluvioni

2007/60/CE - D.Lgs. 23 febbraio 2010,

n. 49

Autorità di Bacino della Puglia

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3.0 SISTEMA DI ALLERTAMENTO

3.1 Inquadramento generale

La gestione del sistema di allertamento nazionale è assicurata dal Dipartimento della Protezione

Civile e dalle Regioni attraverso la rete dei Centri Funzionali, ovvero soggetti preposti allo

svolgimento delle attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale degli eventi e

di valutazione dei conseguenti effetti sul territorio.

La rete dei Centri Funzionali è costituita da un Centro Funzionale Centrale (CFC) presso il

Dipartimento della Protezione Civile e dai Centri Funzionali Decentrati (CFR) presso le Regioni;

di questi ultimi, solo una parte ad oggi è stata dichiarata attiva (Liguria, Piemonte, Lombardia,

Emilia Romagna, Province Autonome di Trento e Bolzano, Toscana, Marche, Campania), altri

dovrebbero essere attivati entro il 2007 (Valle d'Aosta, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Umbria,

Lazio, Calabria, Sicilia, Sardegna), altri ancora entro il 2008 (Abruzzo, Molise, Basilicata e

Puglia).

Le Regioni in cui è attivo un Centro Funzionale Decentrato sono ufficialmente dotate di proprie e

condivise procedure di allertamento del sistema di protezione civile ai diversi livelli territoriali

regionale, provinciale e comunale e, qualora posseggano adeguati requisiti di capacità ed

esperienza, possono avere facoltà di emettere autonomamente bollettini e avvisi per il proprio

territorio di competenza.

Molti dei Centri Funzionali, a partire da quello Centrale, sono organizzati per settori di rischio,

primi fra tutti quelli relativi al rischio idrogeologico ed idraulico.

Il raccordo con la comunità scientifica, tecnica ed industriale è garantito attraverso i Centri di

Competenza, ovvero enti, agenzie, dipartimenti ed istituti universitari e centri di ricerca, preposti a

produrre servizi, sviluppo tecnologico, prodotti pre-operativi, nonché approfondimenti delle

conoscenze anche attraverso attività di ricerca applicata.

I compiti di ciascun Centro Funzionale sono quelli

di:

raccogliere e condividere con gli altri Centri Funzionali su una rete dedicata sia i

dati parametrici relativi ai diversi rischi provenienti dalle diverse reti di

monitoraggio presenti e distribuite sul territorio, gestite dal Dipartimento e

dalle Regioni stesse, dagli EE.LL. e da Centri di competenza, nonché da

piattaforme e costellazioni satellitari pubbliche e private, sia le informazioni

provenienti dalle attività di vigilanza e contrasto degli eventi svolte sul territorio;

elaborare un'analisi in tempo reale degli eventi in atto sulla base di modelli

previsionali e di valutazione, nonché di sintetizzarne i risultati concertati, ove del

caso, tra CFC e Centri Funzionali Decentrati operativi interessati;

assumere la responsabilità di tali informazioni e valutazioni attraverso l'adozione,

l'emissione e la diffusione regolamentata di avvisi e bollettini sull'evoluzione

degli eventi e sullo stato di criticità atteso e/o in atto sul territorio rispetto al

singolo rischio. Il sistema di allertamento prevede che l'attività di ciascun Centro Funzionale si sviluppi attraverso

una fase previsionale e una fase di monitoraggio e sorveglianza.

La fase previsionale è costituita dalla valutazione della situazione attesa, nonché dei relativi

effetti che tale situazione può determinare sull'integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e

dell'ambiente, e porta alla comunicazione di prefigurati scenari di rischio alle autorità competenti

per le allerte e per la gestione delle emergenze in attuazione dei Piani di emergenza provinciali e

comunali.

Suddiviso e classificato il territorio di competenza di ciascun Centro Funzionale in zone di

allertamento per le diverse tipologie di rischio, nonché stabiliti i relativi sistemi di soglie

di

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riferimento, parametriche e complesse, i prefigurati scenari di rischio vengono valutati su tali

zone, anche in riferimento a tali sistemi di soglie, e comunicati attraverso un sistema di livelli di

criticità. Tale sistema è stabilito sia articolato sui livelli di moderata ed elevata criticità, a partire

dal livello di criticità ordinaria, per il quale i disagi ed i rischi possibili sono ritenuti comunemente

ed usualmente accettabili dalle popolazioni.

La fase di monitoraggio e sorveglianza ha lo scopo, tramite la raccolta, concentrazione

e condivisione dei dati rilevati, per le varie finalità, dalle diverse tipologie di sensori nonché

tramite le notizie non strumentali reperite localmente, di rendere disponibili informazioni e/o

previsioni a brevissimo termine che consentano sia di confermare gli scenari previsti, che di

aggiornarli e/o di formularne di nuovi a seguito dell'evoluzione dell'evento in atto, potendo

questo manifestarsi con dinamiche diverse da quelle prefigurate. A tal fine le attività di

monitoraggio e sorveglianza sono integrate dalle attività di vigilanza non strumentale sul territorio

attraverso presidi territoriali tecnici, adeguatamente promossi ed organizzati a livello regionale,

provinciale e comunale, per reperire localmente le informazioni circa la reale evoluzione

dell'evento e darne comunicazione alla rete dei Centri Funzionali ed ai diversi soggetti competenti

attraverso le sale operative regionali.

La pianificazione di emergenza deve quindi prevedere procedure di attivazione delle strutture

di Protezione Civile e conseguenti azioni di salvaguardia sulla base dell'identificazione e della

valutazione dello scenario di rischio atteso e/o in atto, nonché dell'informazione e

dell'allertamento secondo procedure concordemente stabilite tra Stato e Regioni, delle autorità

di Protezione Civile competenti ai diversi livelli territoriali e per le diverse funzioni e finalità. I piani di emergenza, alla luce di quanto appena riportato, si dovranno articolare in due parti

strettamente interconnesse tra loro: la definizione dello scenario di rischio e la descrizione del

modello di intervento necessario per affrontare l'evento atteso e/o in atto.

Per ciò che concerne lo scenario di rischio, è opportuno sottolineare che nel piano non solo si

dovrà descrivere lo scenario statico di riferimento, cioè lo scenario conseguente all'evento minore

tra quelli considerati possibili sul territorio comunale a cui sia attribuibile un livello di criticità

elevato, ma sarà anche necessario considerare una gradualità di scenari dinamici, cioè scenari

intermedi la cui evoluzione potrebbe sfociare nello scenario statico di riferimento.

Le diverse fasi del ciclo dell'emergenza previste dai Piani d'emergenza, provinciali e comunali, sono attivate secondo precisi criteri che mettono in relazione i livelli di criticità comunicati dai Centri Funzionali, con livelli di allerta che determineranno la messa in atto di azioni di contrasto degli effetti, contenimento dei danni e gestione degli interventi emergenziali. Tali criteri, a cui i Comuni si devono attenere nella redazione del proprio Piano di Emergenza, vengono stabiliti da ciascuna Regione, in assenza dei quali i Comuni faranno riferimento al presente documento

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3.2 Rischio Incendi di Interfaccia

Il patrimonio boschivo italiano è stimato intorno a 8.675.100 ettari, pari al 28% della superficie

totale del Paese.

Negli ultimi 20 anni sono stati distrutti dal fuoco circa 2.697.000 ettari di superficie boscata.

La riduzione del danno causato da un incendio dipende non solo dalla tempestività dell'intervento,

ma anche da un'attenta previsione del rischio ai fini della zonizzazione delle aree a maggior rischio

e di una implementazione della gestione delle risorse. Nell’Italia centrale il periodo estivo (luglio-

settembre) è quello a più elevata probabilità di accadimento di tali eventi calamitosi, tale situazione

è ben evidenziata dalla “mappa dell’indice di rischio da incendio boschivo” qui allegata.

L’estinzione degli incendi boschivi è di competenza dei Comuni e delle Comunità montane, sotto la

direzione del Corpo Forestale dello Stato (C.F.S.). L’area geografica entro cui si estende il territorio

comunale di Molfetta, dato lo sfruttamento del terreno e l'indiscriminata opera di disboscamento

compiuta dall'uomo, hanno portato alla quasi totale scomparsa delle aree di vegetazione a macchia

mediterranea, degradata così a pseudo-steppa. La maggior parte delle macchie attualmente esistenti

nell'agro sono infatti di dimensioni modeste e per lo più dislocate in prossimità di avvallamenti

come le lame oppure in prossimità di piccole alture o dislivelli del terreno. Si tratta di residui di

vegetazione spontanea, che sorgono su terreni aspri e rocciosi, quindi inadatti alla coltivazione.

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Nella parte più alta del territorio, in prossimità delle grotte, la vegetazione erbacea è bassa e stentata

e di tipo steppico. Non vi sono dati certi e documentati che possano comprovare le cause d’

incendio. Comunque, l’analisi sul campo del territorio ha evidenziato :

- la mancata pulizia dei rami secchi;

- la presenza di: frammenti di vetri di bottiglie

carcasse metalliche abbandonate e materiali di rifiuti edili.

Tuttavia, rimane presente la possibilità che si verifichino incendi nella zona agricola e lungo le

strade vicinali per la presenza di terreni incolti.

Per le aree urbane a verde la possibilità di propagazione incendio è generalmente bassa per la

manutenzione continua predisposta dal comune e per il basso irraggiamento del suolo.

Per cui il C.O.C, venuto a conoscenza di un incendio nel territorio comunale, informa il Nucleo

Specializzato Antincendi Boschivi del C.F.S. di e i VV.F. nel caso di pericolo per abitazioni, strade

e altre infrastrutture.

Inoltre, il C.O.C.:

- invia subito sul posto la squadra addetta allo spegnimento;

- mobilita i mezzi meccanici necessari (ruspe, etc.);

- recluta personale e mezzi nel caso la squadra di intervento risulti insufficiente;

- chiede, previo accordo con chi dirige le operazioni, l’intervento di personale e mezzi alle

Comunità Montane, al C.F.S., ai VV.F. nel caso quelli locali risultino insufficienti;

- provvede all’assistenza logistica delle squadre di intervento (in particolare bevande e viveri).

Principali cause di innesco incendi campestri

Le cause principali degli incendi campestri sono attribuibili a:

cause naturali, che solitamente hanno incidenza in percentuale di accadimento molto modesta

quali: fulmini, autocombustione;

cause accidentali anch’esse con incidenza modesta quali: effetto lente (pezzi di vetro presenti sul

suolo), scintille (limitate alle scarpate ferroviarie), archi voltaici (interruzioni violente di corrente),

cause di origine antropica (derivate dall’uomo) quali: colpose/involontarie (mozziconi di

sigaretta, fuochi campestri, abbruciamento delle stoppie, incidenti stradali); dolose/volontarie

(piromania, fini speculativi, esibizionismo, vendetta).

Per comprendere meglio come l’incendio si propaga, è necessario capire come il calore prodotto

dalla combustione si espande ad altri materiali.

Questo avviene in tre modi:

per irraggiamento: l’energia calorica viene trasportata nello spazio mediante onde

elettromagnetiche senza alcun contatto diretto

per convezione: il calore si propaga nell’aria per differenza di densità

per conduzione: il calore si trasmette da un estremo all’altro di un corpo per conduzione

molecolare.

L’agente primario della dinamica evolutiva degli incendi campestri è il vento.

Esso svolge un’influenza primaria sul comportamento del fuoco e quindi sull’evoluzione generale

dell’incendio.

Se è costante la forma dell’incendio è ellittica allungata con avanzamento secondo la direzione del

vento.

Se il vento è irregolare altrettanto irregolare risulterà irregolare la forma dell’incendio.

Anche ad incendi campestri, secondo la morfologia del nostro territorio sono suddivisi per

tipologie:

incendi sotterranei che si sviluppano per abbruciamento delle sostanze vegetali sotto il livello del

suolo quali: humus indecomposto, torba, ceppaie, radici,

incendi di superficie: (che si verifica con maggiore incidenza sul nostro territorio) che si

sviluppano al livello del suolo, per azione di erba secca, rami secchi e foglie, l’incendio avanza

rapidamente e raramente raggiunge forte intensità e spesso non determina danni di rilevo alla

vegetazione arborea costituita dalla maggior parte da uliveto e frutteti e si riesce a spegnere con

relativa facilità almeno che non si trasformi in un incendio maggiore. Per interfaccia urbano-rurale

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si definiscono quelle zone o fasce, nelle quali l’interconnessione tra strutture antropiche e aree

naturali è molto stretta; cioè sono quei luoghi geografici dove il sistema urbano e quello rurale si

incontrano ed interagiscono, così da considerarsi a rischio d’incendio di interfaccia, potendo venire

rapidamente in contatto con la possibile propagazione di un incendio originato da vegetazione

combustibile.

Tale incendio, infatti, può avere origine sia in prossimità dell’insediamento (ad esempio dovuto

alla combustione di residui vegetali o all’accensione di fuochi durante attività ricreative in parchi

urbani e/o extraurbani, ecc.), sia come incendio propriamente boschivo per poi interessare le zone

di interfaccia. Nel presente documento, fatte salve le procedure per la lotta attiva agli incendi

boschivi di cui alla L. 353/2000, l’attenzione sarà focalizzata sugli incendi di interfaccia , per

pianificare sia i possibili scenari di rischio derivanti da tale tipologia di incendi, sia il

corrispondente modello di intervento per fronteggiarne la pericolosità e controllarne le

conseguenze. sull'integrità della popolazione, dei beni e delle infrastrutture esposte.

Gli obiettivi specifici di questo "settore" sono quindi quelli di definire ed accompagnare i diversi

soggetti coinvolti negli incendi di interfaccia per la predisposizione di strumenti speditivi e

procedure per:

a) estendere fino alla scala comunale il sistema preposto alla previsione della suscettività

all'innesco e della pericolosità degli incendi boschivi ed al conseguente allertamento;

b) individuare e comunicare il momento e le condizioni per cui l'incendio boschivo potrebbe

trasformarsi e/o manifestarsi quale incendio di interfaccia determinando situazioni di rischio

elevato, e molto elevato, da affrontare come emergenza di protezione civile;

c) fornire al responsabile di tali attività emergenziali un quadro chiaro ed univoco dell'evolversi

delle situazioni al fine di poter perseguire una tempestiva e coordinata attivazione e progressivo

coinvolgimento di tutte le componenti di protezione civile, istituzionalmente preposte e

necessarie all'intervento;

d) determinare sinergie e coordinamento tra le funzioni;

i) di controllo, contrasto e spegnimento dell'incendio boschivo prioritariamente in capo al

Corpo Forestale dello Stato ed ai Corpi Forestali Regionali;

ii)di pianificazione preventiva, controllo, contrasto e spegnimento dell'incendio nelle strette

vicinanze di strutture abitative, sociali ed industriali, nonché di infrastrutture strategiche e

critiche, prioritariamente in capo al C.N.VV.F.;

iii)di Protezione Civile per la gestione dell'emergenza in capo prioritariamente all'autorità

comunale, ove nel caso, in stretto coordinamento con le altre autorità di protezione civile ai diversi

livelli territoriali.

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3.2.1 Sistema di allertamento per il rischio incendi boschivi

Ogni cittadino è richiamato alla massima attenzione e prevenzione, qualsiasi volta che si trova in

aree campestri evitando di accendere fuochi di ogni tipo, facendo particolare attenzione a spegnere

mozziconi di sigarette ed allertando in presenza di un incendio, gli organi istituzionali preposti quali

Vigili del Fuoco, Comando Corpo Forestale, Comando Polizia Municipale, Forze dell’Ordine.

Incendi di superficie o radenti Incendi di questo tipo si sviluppano in zone ricoperte di erba secca .

Questi incendi sono solitamente affrontati con l’uso del soffiatore o del flabello, cominciando ad

intervenire nel punto in cui l’incendio tende a propagarsi più rapidamente.

I flabelli servono a sottrarre ossigeno al fuoco colpendolo vigorosamente dall’alto verso il basso. Di

solito sono realizzati con manici in legno o in lega di alluminio e materiale ignifugo.

Un incendio di superficie si può fronteggiare anche con l’uso delle pale che servono a gettare terra

sul fuoco per soffocarlo e per scostare i tizzoni dalla vegetazione infiammabile dopo che le fiamme

sono state spente.

Subito dopo si crea una larga striscia parafuoco lungo il perimetro della zona bruciata mettendo a

nudo il suolo minerale.

Ancora meglio si interviene su questi incendi irrorando con acqua tutta la zona perimetrale dell’area

bruciata usando motopompe o pompe a spalla.

In ogni caso, dopo che l’incendio sembra domato, si resta sul posto per almeno 3-4 ore fino a che,

cioè, non si ha l’assoluta certezza che il fuoco sia definitivamente spento sotto il manto vegetale.

Le tecniche principali utilizzate quali misure preventive per la riduzione del rischio di

incendio si riassumono in:

- Rimozione della vegetazione erbacea

- Interramento dei residui delle lavorazioni agricole

RIMOZIONE DELLA VEGETAZIONE ERBACEA

L’eliminazione della vegetazione erbacea secca, va effettuata nella fascia esterna delle zone

cespugliate, che possano essere raggiunte da sorgenti di incendio. Laddove i boschi o i cespugliati,

confinino con strade, sentieri, campi coltivati, o terreni incolti, va creata una fascia priva di erba

secca e di altre sostanze combustibili di qualsiasi origine (ad es.: rifiuti, materiale cartaceo, rami

secchi, ecc.). Il sistema migliore è quello di tracciare dei solchi di aratro per una larghezza che vada

dai 4 ai dieci metri. Nelle zone ove esiste una minima piovosità estiva è sufficiente intervenire con

un’operazione di taglio e rimozione della vegetazione prima del periodo di seccagione. E’ quindi

evidente che le operazioni di prevenzione debbano essere concluse entro l’inizio del mese di

giugno.

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PIANO AIB

Seppure in linea teorica, visto che in genere hanno perso interesse economico, potrebbero essere considerati come territori in lenta evoluzione verso le forme di vegetazione spontanea naturali, si deve tener conto dei seguenti fattori:

• si trovano generalmente a contatto con il territorio fortemente antropizzato;

• con un clima che favorisce gli incendi estivi;

• con una vegetazione pioniera facilmente incendiabile anche perchè il fuoco elimina quelle specie che tenderebbero a soppiantarla e facilita quindi la ricrescita della stessa in cicli indefiniti;

• gli incolti sono quasi sempre di piccole dimensioni e quindi soggetti a fattori di disturbo che si generano dai terreni limitrofi;

• non interessano ai proprietari, ma spesso a qualcun’altro.

Il risultato è che lasciati a sé stessi, diventano discariche di rifiuti (dai quali spesso si

originano incendi) e per quanto elencato sopra sono fra le tipologie di terreno

descritte quella più soggetta agli incendi: solo in condizioni particolari si evolvono in

boschi, permanendo nella maggior parte dei casi come sterpaglie deturpate dagli

incendi e dai rifiuti. Ancora una volta si richiama l’attenzione alla necessità di una

gestione responsabile del territorio nel lungo periodo, riducendo così dispendiosi

interventi di emergenza.

Il comune di Molfetta è particolarmente attento al problema degli incendi campestri,

che ha nel periodo estivo la maggiore attività, non essendo lo stesso interessato da

aree boschive. Nell’ambito delle proprie attività istituzionali in materia di protezione

civile e tutela del territorio e dell’ambiente, ogni anno, con l’approssimarsi della

stagione estiva avvia per il tramite del Nucleo Protezione Civile e Tutela Ambientale

istituito presso il comando di Polizia Municipale, una campagna informativa e di

sensibilizzazione in tema di incendi campestri, anche sulla scorta delle indicazioni

contenute nelle note dell’Ufficio Territoriale del Governo di Bari. La campagna

informativa viene effettuata mediante affissione di Ordinanza Manifesto su tutte le

plance cittadine unitamente alla distribuzione dell’ordinanza recante le principali

norme di comportamento ed autoprotezione sul rischio di incendi campestri. Lo

stesso testo in formato cartaceo viene notificato anche ai vari enti proprietari di aree

ricadenti nel predetto territorio per la messa in sicurezza.

Il testo dell’Ordinanza manifesto divulgativo è visionabile anche sul sito internet del

Comune – www.comune.molfetta.ba.it

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Riferimenti nazionali per lo scenario di riferimento via Giosuè Carducci, 5

00187 Roma – email: [email protected] tel. 06.46657061-62 fax

06.48904001 – www.corpoforestale.it NUMERO NAZIONALE di emergenza

ambientale 1515

Sicurezza agroambientale ed agroalimentare Responsabile:

Dir. Sup.Giuseppe dr. VADALÀ

Telefono 06.72466301 - 06.72466311 - Fax 06.7218971 [email protected] [email protected]

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Sistema di allertamento per il rischio incendi boschivi e di interfaccia

Le attività di previsione delle condizioni favorevoli all'innesco ed alla propagazione degli incendi

boschivi, destinate ad indirizzare i servizi di vigilanza del territorio, di avvistamento degli incendi,

nonché di schieramento e predisposizione all'operatività della flotta antincendio statale, anche sulla

base dell'esperienza promossa a partire dal 2004 dalla regione Liguria, hanno trovato piena

collocazione all'interno del sistema di allertamento nazionale. La responsabilità di fornire

quotidianamente e a livello nazionale indicazioni sintetiche su tali condizioni, grava sul

Dipartimento che ogni giorno, attraverso il Centro Funzionale Centrale, ed entro le ore 16.00,

emana uno specifico Bollettino, reso accessibile alle Regioni e Province Autonome, Prefetture-

UTG, Corpo Forestale dello Stato, Corpi Forestali Regionali e Corpo Nazionale dei Vigili del

Fuoco.

Le previsioni in esso contenute sono predisposte dal Centro Funzionale Centrale, non solo sulla

base delle condizioni meteo climatiche, ma anche sulla base dello stato della vegetazione, dello

stato fisico e di uso del suolo, nonché della morfologia e dell'organizzazione del territorio e, pur

consentendo l'ambiente modellistico utilizzato (Ris.I.Co./CIMA) un dettaglio spazio temporale ben

maggiore, si limita ad una previsione sino alla scala provinciale, stimando il valore medio della

suscettività all'innesco su tale scala, nonché su un arco temporale utile per le successive 24 ore ed in

tendenza per le successive 48 ore.

Tali scale spaziali e temporali, pur non evidenziando il possibile manifestarsi di situazioni critiche a

scala comunale, certamente utili per l' adozione di misure di prevenzione attiva più mirate ed

efficaci, forniscono, tuttavia, un'informazione più che sufficiente, equilibrata ed omogenea sia per

modulare i livelli di allertamento che per predisporre l'impiego della flotta aerea statale.

Il collegamento organizzativo e funzionale tra il sistema previsionale nazionale ed i sistemi

previsionali regionali, ove presenti, non è allo stato attuale compiutamente e formalmente

organizzato. Tuttavia, tale raccordo può essere perseguito nell'ambito dell'azione commissariale, per

essere successivamente affinato e stabilizzato in via ordinaria. Nelle Regioni dove tali sistemi

previsionali non siano presenti, il Centro Funzionale Centrale, sempre attraverso il livello regionale,

potrà svolgere tale servizio in via sussidiaria assistendo la pianificazione promossa dal Commissario

e quindi fornendo informazioni adeguate al livello comunale.

Il Bollettino, oltre ad una parte testuale che raccoglie sia una previsione sulle condizioni

meteo- climatiche attese che una sintesi tabellare, organizzata per regioni, delle previsioni delle

condizioni favorevoli all'innesco ed alla propagazione degli incendi su ciascuna provincia,

rappresenta anche in forma grafica la mappatura dei livelli di pericolosità: bassa (celeste), media

(giallo), alta (rosso).

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Ai tre livelli di pericolosità si possono far corrispondere tre diverse situazioni:

-pericolosità bassa; le condizioni sono tali che ad innesco avvenuto l'evento può essere

fronteggiato con i soli mezzi ordinari e senza particolari dispiegamenti di forze per

contrastarlo;

-pericolosità media; le condizioni sono tali che ad innesco avvenuto l'evento deve essere

fronteggiato con una rapida ed efficace risposta del sistema di lotta attiva, senza la quale

potrebbe essere necessario un dispiegamento di ulteriori forze per contrastarlo rafforzando

le squadre a terra ed impiegando piccoli e medi mezzi aerei ad ala rotante;

-pericolosità alta; le condizioni sono tali che ad innesco avvenuto l'evento è atteso raggiungere

dimensioni tali da renderlo difficilmente contrastabile con le sole forze ordinarie, ancorché

rinforzate, richiedendo quasi certamente il concorso della flotta statale.

Le Regioni e quindi le Prefetture-UTG, dovranno assicurare, ove non diversamente stabilito

dalle procedure regionali, che il Bollettino giornaliero o le informazioni in esso contenute

siano adeguatamente ed opportunamente rese disponibili, anche attraverso le Prefetture-UTG,

rispettivamente:

i) alla Provincia;

ii) ai Comandi Provinciali del C.N.VV.F., del CFS e del CFR;

iii) ai Comuni;

iiii) ai responsabili delle organizzazioni di volontariato qualora coinvolte nel

modello di intervento o nelle attività di vigilanza.

3.2.2 Scenari di rischio di riferimento

In generale è possibile distinguere tre differenti configurazioni di contiguità e contatto tra

aree con dominante presenza vegetale ed aree antropizzate:

interfaccia classica: frammistione fra strutture ravvicinate tra loro e la vegetazione (come

ad esempio avviene nelle periferie dei centri urbani o dei villaggi);

interfaccia mista: presenza di molte strutture isolate e sparse nell'ambito di territorio

ricoperto da vegetazione combustibile;

interfaccia occlusa: zone con vegetazione combustibile limitate e circondate da strutture

prevalentemente urbane(come ad esempio parchi o aree verdi o giardini nei centri urbani).

Definizione e perimetrazione delle fasce e delle aree di interfaccia

Per interfaccia in senso stretto si intende quindi una fascia di contiguità tra le strutture antropiche

e la vegetazione ad essa adiacente esposte al contatto con i sopravvenienti fronti di fuoco. In via

di approssimazione la larghezza di tale fascia è stimabile tra i 25-50 metri e comunque

estremamente variabile in considerazione delle caratteristiche fisiche del territorio, nonché della

configurazione della tipologia degli insediamenti.

Tra i diversi esposti particolare attenzione andrà rivolta alle seguenti tipologie:

• ospedali

• insediamenti abitativi (sia agglomerati che sparsi)

• scuole

• insediamenti produttivi ed impianti industriali particolarmente critici;

• luoghi di ritrovo (stadi, teatri, aree picnic, luoghi di balneazione)

• infrastrutture ed opere relative alla viabilità ed ai servizi essenziali e strategici.

Per valutare il rischio conseguente agli incendi di interfaccia è prioritariamente necessario definire

la pericolosità nella porzione di territorio ritenuta potenzialmente interessata dai possibili eventi

calamitosi ed esterna al perimetro della fascia di interfaccia in senso stretto e la vulnerabilità degli

esposti presenti in tale fascia. Nel seguito la "fascia di interfaccia in senso stretto" sarà denominata

di "interfaccia".

Sulla base della carta tecnica regionale (almeno 1:10.000), ed ove accessibile, sulla carta forestale e

sulle ortofoto disponibili nel Sistema Informativo della Montagna, dovranno essere individuate

le aree antropizzate considerate interne al perimetro dell'interfaccia. Per la perimetrazione delle

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predette aree, rappresentate da insediamenti ed infrastrutture, si dovranno creare delle aggregazioni

degli esposti finalizzate alla riduzione della discontinuità fra gli elementi presenti, raggruppando

tutte le strutture la cui distanza relativa non sia superiore a 50 metri. Successivamente si traccerà

intorno a tali aree perimetrate una fascia di contorno (fascia perimetrale) di larghezza pari a circa

200 m. Tale fascia sarà utilizzata per la valutazione sia della pericolosità che delle fasi di allerta da

porre in essere così come successivamente descritto nelle procedure di allertamento.

Quanto fin qui predisposto è quindi sufficiente per realizzare una prima speditiva pianificazione

dell'emergenza, quanto meno una valutazione delle pericolosità all'interno della fascia perimetrale, è

necessario ed opportuno giungere alla valutazione del rischio nella fascia di interfaccia in senso

stretto.

Valutazione della pericolosità La metodologia che si propone è basata sulla valutazione anche speditiva delle diverse

caratteristiche vegetazionali predominanti presenti nella fascia perimetrale, individuando così

delle sotto-aree della fascia perimetrale il più possibile omogenee sia con presenza e diverso tipo

di vegetazione, nonché sull'analisi comparata nell'ambito di tali sotto-aree di sei fattori, cui è

stato attribuito un peso diverso a seconda dell'incidenza che ognuno di questi ha sulla dinamica

dell'incendio.

Tale analisi speditiva e relativa a ciascuna delle sotto-aree identificate potrà essere

predisposta

quantomeno sulla base della carta tecnica regionale (almeno 1:10.000), e di rilevamenti in

situ, ma ove possibile potrà essere sostenuta da carte quali quelle forestali e dell'uso del suolo,

delle ortofoto ecc., rese disponibili attraverso il Sistema Informativo della Montagna, in formato

cartaceo o su base GIS.

I fattori da prendere in considerazione sono i seguenti:

• Tipo di vegetazione: le formazioni vegetali hanno comportamenti diversi nei confronti

dell'evoluzione degli incendi a seconda del tipo di specie presenti, della loro mescolanza, della

stratificazione verticale dei popolamenti e delle condizioni fitosanitarie. Partendo dalla carta

tecnica regionale, è da individuare il tipo di vegetazione tramite carta forestale, o carta uso del

suolo, o ortofoto o tramite rilevamenti in situ.

Vegetazione tramite: carta

forestale, o carta uso del suolo, o

ortofoto, o in situ.

CRITERI VALORE

NUMERI

CO Coltivi e Pascoli 0

Coltivi abbandonati e Pascoli

abbandonati 2

Boschi di Latifoglie e Conifere

montane 3

Boschi di Conifere

mediterranee e Macchia 4

• Densità della vegetazione: rappresenta il carico di combustibile presente che contribuisce a

determinare l'intensità e la velocità dei fronti di fiamma. Partendo dalla carta tecnica regionale è

da individuare tramite ortofoto o rilevamenti in situ.

Densità Vegetazione

tramite: ortofoto o in situ

CRITERI VALORE

NUMERICO

Rada 2

Colma 4

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• Pendenza: la pendenza del terreno ha effetti sulla velocità di propagazione dell'incendio: il

calore salendo preriscalda la vegetazione sovrastante, favorisce la perdita di umidità dei tessuti,

facilita in pratica l'avanzamento dell'incendio verso le zone più alte. È da individuare attraverso

l'analisi delle curve di livello della carta topografica o dai rilevamenti in situ. Per la valutazione

di questo parametro, qualora la zona presentasse una complessa orografia, si dovrà

considerare all'interno della sotto-area la parte più vicina agli insediamenti perimetrati.

Pendenza da valutare tramite

curve di livello o in situ

CRITERI VALORE NUMERICO

Assente 0

Moderata o Terrazzamento 1

Accentuata 2

• Tipo di contatto: contatti delle sotto-aree con aree boscate o incolti senza soluzione di

continuità influiscono in maniera determinante sulla pericolosità dell'evento, lo stesso dicasi per

la localizzazione della linea di contatto (a monte , laterale o a valle) che comporta velocità di

propagazione ben diverse. Lo stesso criterio dovrà essere usato per valutare la pericolosità di

interfaccia occlusa attorno ad insediamenti isolati e da individuare tramite l'ausilio di

ortofoto o rilevamenti in situ.

Contatto con aree boscate

tramite: ortofoto o in situ

CRITERI VALORE

NUMERICO

Nessun Contatto 0

Contatto discontinuo o limitato 1

Contatto continuo a monte o

laterale 2

Contatto continuo a valle;

nucleo completamente circondato 4

• Incendi pregressi: particolare attenzione è stata posta alla serie storica degli incendi pregressi

che hanno interessato il nucleo insediativo e la relativa distanza a cui sono stati

fermati. Questi dati potranno essere reperiti presso il Corpo Forestale dello Stato.

Sovrapponendo i dati delle perimetrazione degli incendi pregressi alla carta in

fig. 2 (sotto-aree della fascia perimetrale) sarà possibile identificare gli eventi

che hanno interessato la zona e valutarne la distanza dagli insediamenti

perimetrati. Maggior peso sarà attribuito a quegli incendi che si sono avvicinati

con una distanza inferiore ai 100 metri dagli insediamenti. L'assenza di

informazioni sarà assunta equivalente ad assenza di incendi pregressi.

Distanza dagli insediamenti

degli incendi pregressi

tramite: aree percorse dal

fuoco CFS

CRITERI VALORE

NUMERICO

Assenza di incendi 0 100 m < evento < 200 m 4 Evento < 100 m 8

• Classificazione del piano AIB: è la classificazione dei comuni per classi di

rischio contenuta nel piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva

contro gli incendi boschivi redatta ai sensi della 353/2000. L'assenza di

informazioni sarà assunta equivalente ad una classe bassa di rischio.

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Classificazione

Piano A.I.B. tramite: piano AIB regionale

CRITERI VALORE

NUMERIC

O Basso 0 Medio 2 Alto 4

Tabella riepilogativa La seguente tabella riepilogativa dovrà essere compilata per ogni singola area individuata all'interno della fascia perimetrale.

PARAMETRO ANALIZZATO VALORE NUMERICO Pendenza Vegetazione Densità vegetazione Distanza dagli insediamenti degli

incendi pregressi

Contatto con aree boscate Classificazione piano AIB TOTALE

Assegnazione classi di pericolosità

Il "grado di pericolosità" scaturisce dalla somma dei valori numerici attribuiti a

ciascuna area individuata all'interno della fascia perimetrale.

Il valore ottenuto può variare da un minimo di 0 ad un massimo di 26 che

rappresentano rispettivamente la situazione a minore pericolosità e quella più

esposta.

Saranno quindi individuate tre classi principali nelle quali suddividere, secondo il

grado di pericolosità attribuito dalla metodologia sopra descritta, le sotto-aree

individuate all'interno della fascia perimetrale.

Nella tabella seguente sono indicate le tre "classi di pericolosità agli incendi

di interfaccia"

identificate con i relativi intervalli utilizzati per l'attribuzione:

La mappatura della pericolosità così ottenuta rappresenta un ulteriore strumento

utilizzabile per indirizzare la pianificazione dell'emergenza. I comuni, infatti,

potranno indirizzare la propria attenzione e gli obiettivi del modello di intervento in

funzione sia dei livelli di pericolosità presenti nella fascia perimetrale sia di quelli che

da questa insistono sui perimetri delle interfacce individuate: la mappatura del rischio

su tali perimetri, individuando la vulnerabilità presente lungo e nella fascia di

interfaccia, potrà fornire informazioni ancora più precise ed efficaci.

Ogni colore determina un diverso grado di pericolosità: rosso-alta; arancione-media;

giallo-bassa.

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Analisi della vulnerabilità Prendendo in considerazione la fascia di interfaccia si dovranno considerare tutti

gli esposti presenti in tale fascia che potrebbero essere interessati direttamente dal

fronte del fuoco, sul cui perimetro esterno insiste una pericolosità omogenea.

Effettuata tale individuazione si provvederà a valutarne all'interno di ciascun

tratto la vulnerabilità procedendo in modo:

- speditivo, valutando un peso complessivo sulla base del numero di esposti

presenti in ciascuna classe di sensibilità, di cui alla tabella successiva,

moltiplicato per il peso relativo della classe stessa. Alla sensibilità

dell'esposto si assegna un peso da 1 a 10 così come indicato in tabella:

- analitico, sulla base non solo della sensibilità, ma anche

dell'incendiabilità dell'esposto e della disponibilità di vie di fuga così

come di seguito riportato; Tipo struttura

Sensibilità

dell'esposto Incendiabilità Vie di fuga Valore

vulnerabilità

ospedale Casa isolata Insediamento abitativo

Industria Struttura turistica

BENE ESPOSTO SENSIBILITA' Edificato continuo 10 Edificato discontinuo 10 Ospedali 10 Scuole 10 Caserme 10

Altri edifici strategici (ad es. sede Regione, Provincia,

Prefettura, Comune e Protezione Civile)

10

Centrali elettriche 10 Viabilità principale (autostrade, strade statali e provinciali)

10

Viabilità secondaria (ad es. strade comunali) 8 Infrastrutture per le telecomunicazioni ( ad es. ponti radio, ripetitori telefonia mobile)

8

Infrastrutture per il monitoraggio meteorologico (ad es. stazioni meteorologiche, radar)

8

Edificato industriale, commerciale o artigianale 8 Edifici di interesse culturale (ad es. luoghi di culto, musei)

8

Aeroporti 8 Stazioni ferroviarie 8 Aree per deposito e stoccaggio 8 Impianti sportivi e luoghi ricreativi 8 Depuratori 5 Discariche 5 Verde attrezzato 5 Cimiteri 2

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Aree per impianti zootecnici 2 Aree in trasformazione/costruzione 2 Aree nude 2 Cave ed impianti di lavorazione 2

- analitico, sulla base non solo della sensibilità, ma anche dell'incendiabilità

dell'esposto e della disponibilità di vie di fuga così come di seguito riportato

Tipo struttura Sensibilità

dell'esposto

Incendiabilità Vie di fuga Valore

vulnerabilità

ospedale Casa isolata Insediamento abitativo

Industria Struttura turistica

Posto che ai fini della valutazione dei parametri richiesti in tabella potranno essere

coinvolte professionalità del C.N.VV.F. ed, ove del caso, del CFS e dei CFR, il

valore dell'incendiabilità potrà essere posto in relazione alla struttura degli edifici

esposti ed alla presenza di possibili fonti di criticità. Il valore parametrico

dell'incendiabilità andrà da 1 a 3,. assumendo pari a 1 una struttura in cemento

armato lontano da qualsiasi fonte di combustibile (aree verdi, serbatoi GPL, tetto

in legno ecc.); pari a 2 una struttura in cemento armato o in muratura con presenza

di fonti di combustibile; pari a 3 una struttura in legno.

Alle vie di fuga verrà assegnato un valore pari a 3 per una singola via di fuga, pari

a 2 per due vie di fuga, pari a 1 per un numero uguale o superiore a tre di

possibili vie di fuga. Sommando i valori parziali si otterrà un valore complessivo

rappresentativo della vulnerabilità dell'esposto. Tale valore complessivo sarà

quindi rappresentativo delle tre classi di vulnerabilità, bassa, media ed alta, che

dovranno raccogliere tutti tali valori complessivi ottenuti, dal minimo al massimo.

Valutazione del rischio

La valutazione del rischio si effettuerà incrociando il valore di pericolosità in

prossimità del perimetro esterno ai tratti con la vulnerabilità di ciascun tratto

così come calcolata al precedente punto; il risultato finale è il rischio presente

all'interno e lungo tutta la fascia di interfaccia.

Pericolosità Vulnerabilità

Alta Media Bassa

Alta R4 R4 R3 Media R4 R3 R2 Bassa R3 R2 R1

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Al fine di avere un quadro visivo completo della situazione, il risultato ottenuto

potrà essere sovrapposto alla cartografia. Il risultato finale sarà una perimetrazione

dell'area degli insediamenti esposti individuata con una diversa colorazione della

linea perimetrale, corrispondente a differenti classi di rischio presenti nella fascia

perimetrale in senso stretto: rosso sarà attribuito ad un rischio alto (R4), arancione

ad un rischio medio (R3), giallo ad un rischio basso (R2) e bianco ad un rischio

nullo (R1). Sulla base di tali colorazioni e della distribuzione e della vulnerabilità

delle strutture antropiche, restanti interne alla fascia di interfaccia, si predisporrà

una pianificazione di dettaglio.

Modelli di Intervento per il Rischio Incendi Boschivi Le linee guida regionali, in applicazione della legge n.353 del 2000, dettano alcuni

principi fondamentali in ordine agli interventi di lotta diretta contro gli incendi

boschivi che si realizzano attraverso attività di ricognizione, sorveglianza,

avvistamento allarme e spegnimento. Le attività di spegnimento sono programmate

avvalendosi sostanzialmente di risorse, mezzi e personale del Corpo forestale dello

Stato, dei Vigili del Fuoco e di personale aderente ad Organizzazioni di protezioni

civile appositivamente formati per le operazioni di spegnimento.

Le predette linee guida prescrivono che il modello di intervento si rende operativo

attraverso azioni da realizzare per fasi successive finalizzate al contenimento, se

possibile, del rischio incendio.

In pratica:

- nel periodo ordinario, durante il quale la pericolosità di incendi è limitata, si dovrà

procedere ad impostare, nell’ambito dei compiti istituzionali dell’Ente, procedure di

intervento relative ad attività di previsioni e prevenzione nel periodo di intervento,

durante il quale la pericolosità di incendi boschivi è alta, si dovranno attivare fasi di

operatività crescente:

1. Fase di attenzione (indicativamente da febbraio ad aprile e da giugno a

settembre)

2. Fase di preallarme (dichiarazione di stato di gravità pericolosità)

3. Fase di allarme (segnalazione di avvistamento incendio)

4. Fase di spegnimento e bonifica (estinzione dell’incendio)

Per le predette fasi le linee guida regionali prescrivono per i comuni:

in fase di attenzione e preallarme

- “concorrono all’attività di vigilanza e di avvistamento antincendio , in raccordo

con il corpo forestale di stato (CFS) e la provincia mediante l’impiego del

volontariato comunale”

- le attività di previsione e di prevenzione secondo le attribuzioni stabilite dalle

regioni provvedono ad informare la popolazione invitandola ad evitare

comportamenti che possono provocare incendi in fase di allarme

- Mettono a disposizione del CFS il volontariato comunale specializzato e , se

richiesto dal CFS e dalla Provincia, mezzi e personale tecnico del comune e della

comunità montana.

Dette linee prescrivono, inoltre, che il Sindaco :

in fase di attenzione e preallarme

- ricevuta la comunicazione dell’attivazione della fase di attenzione di preallarme

dispone opportune misure diin fase di allarme e spegnimento

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- Fornisce alle forze impegnate nello spegnimento e successiva modifica ogni

possibile supporto

- Sulla base delle indicazioni del Coordinatore delle operazioni di spegnimento, se

necessario, ordina e coordina le operazioni di evacuazione della popolazione e

dispone le operazioni di prima assistenza

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F1 –Rischio incendi http://88.53.255.166:8080/protezione.civile.puglia/frameview.phtml?winsize=large&language=en&config=

DISTINGUENDO LE TRE TIPOLOGIE: RISCHIO

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VULNERABILITA’

PERICOLOSITA’

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Assegnazione classi di pericolosità

Analisi della vulnerabilità

3.2.3 Livelli di allerta Sulla base delle risultanze delle informazioni a sua disposizione il sindaco dovrà svolgere delle azioni che

garantiscono una pronta risposta del sistema di protezione civile al verificarsi degli eventi.

I livelli e la fasi di allertamento

sono:

-nessuno: alla previsione di una pericolosità bassa riportata dal Bollettino giornaliero;

- pre-allerta: la fase viene attivata per tutta la durata del periodo della campagna A.I.B. (dichiarato dal

Presidente del Consiglio dei Ministri); oppure al di fuori di questo periodo alla previsione di una

pericolosità media, riportata dal Bollettino; oppure al verificarsi di un incendio boschivo sul territorio

comunale;

- attenzione: la fase si attiva alla previsione di una pericolosità alta riportata dal Bollettino; oppure al

verificarsi di un incendio boschivo sul territorio comunale che, secondo le valutazioni del Direttore

delle Operazioni di Spegnimento (DOS) potrebbe propagarsi verso la "fascia perimetrale";

- preallarme: la fase si attiva quando l'incendio boschivo in atto è prossimo alla "fascia perimetrale" e,

secondo le valutazioni del DOS, andrà sicuramente ad interessare la fascia di interfaccia;

- allarme: la fase si attiva con un incendio in atto che ormai è interno alla "fascia perimetrale".

ESPOSTI

Zona PIP e Zona ASI SENSIBILITA’

Edificato industriale,

commerciale, artigianale

8

ESPOSTI

CENTRALE ELETTRICA

VIA RUVO

SENSIBILITA’

Centrali elettriche 10

Valutazione del rischio per Molfetta

Pericolosità

Vulnerabilità

ALTA MEDIA BASSA

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ALTA R4 R4 R3

MEDIA R4 R3 R2

BASSA R3 R2 R1

Perimetrazione delle aeree percorse dal fuoco Ai sensi della legge quadro in materia di prevenzione e lotta agli incendi boschivi, n. 353/2000

art.10, comma 2, "i comuni provvedono a censire, tramite apposito catasto, i soprassuoli già

percorsi dal fuoco nell'ultimo quinquennio, avvalendosi anche dei rilievi effettuati dal Corpo

forestale dello Stato. Il catasto è aggiornato annualmente. L'elenco dei predetti soprassuoli deve

essere esposto per trenta giorni all'albo pretorio comunale, per eventuali osservazioni. Decorso tale

termine, i comuni valutano le osservazioni presentate ed approvano, entro i successivi sessanta

giorni, gli elenchi definitivi e le relative perimetrazioni"

Tale disposizione è finalizzata all'applicazione dei divieti e delle sanzioni previsti dalla stessa

normativa, con particolare riferimento al divieto di cambio di destinazione dei suoli percorsi dal

fuoco, e costituisce un importante strumento preventivo, soprattutto rispetto alle motivazioni di

carattere speculativo.

La realizzazione del Catasto presenta stati diversi nelle varie regioni, in ordine alle difficoltà

tecniche, operative e amministrative riscontrate

Il Corpo Forestale dello Stato condivide con gli Enti interessati il proprio patrimonio

tecnico, giuridico ed informativo, contribuendo in modo determinante alla

individuazione, registrazione e localizzazione delle aree boscate e non

boscate percorse dal fuoco.

Numerose sono le esperienze e le sperimentazioni effettuate dal Corpo Forestale dello

Stato in tal senso, tese ad integrare, migliorare e uniformare l'archivio delle

informazioni che costituiscono il supporto operativo delle attività di Polizia

Giudiziaria e consentono l'elaborazione della statistica ufficiale degli incendi

boschivi, con elementi di maggiore dettaglio, quali i dati catastali delle aree

incendiate. Significativa è stata l'esperienza deI Corpo Forestale dello Stato in Puglia

che ha avviato e completato il rilievo catastale delle aree percorse dal fuoco dal 2000

al 2003, concretizzando il primo esempio in Italia in tale importante ambito.

Con riferimento al periodo considerato sono state rilevate 1.494 aree bruciate per una

superficie totale di 24.173 ettari, di cui 10.771 boscati, 2.637 a pascolo e 10.765 ad

altre qualità di coltura. Esse risultano distribuite su 144 comuni, di cui 24 in provincia

di Bari, 10 in provincia di Brindisi, 52 in provincia di Foggia, 38 in provincia di

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Lecce e 20 in provincia di Taranto. Per ogni area censita sono riportati in forma

tabellare, di facile consultazione, i fogli di mappa e le particelle catastali ricadenti nel

perimetro delle aree danneggiate, la toponomastica locale, la natura del soprassuolo e

le relative superfici ripartite tra bosco e pascolo naturale. Per ogni particella viene

riportato, infine, il nome dell'intestatario ed il relativo codice fiscale. Il lavoro svolto

è stato supportato da appositi programmi di gestione delle informazioni geografiche

integrate nei Servizi Territoriali del Sistema Informativo della Montagna (SIM),

utilizzando sul campo tecnologie satellitari di posizionamento e rilevazione delle aree

tramite GPS.

L'indagine rappresenta un primo contributo per le Amministrazioni Locali affinché

possano aggiornare i propri strumenti urbanistici e avviare l'istituzione del Catasto

particellare delle aree percorse dal fuoco finalizzato alla immediata applicazione del

regime vincolistico e sanzionatorio previsto dalla vigente normativa.

Procedure operative – rischio incendi boschivi

Nel periodo ordinario

Date le caratteristiche del territorio, la probabilità di accadimento di un evento che

determini incendi boschivi di vaste dimensioni risulta poco probabile.

Per cui il Comune di Bisceglie durante il periodo ordinario, nella gestione dell’attività

preventiva, promuoverà:

1. la sottoscrizione di convenzioni con associazioni ambientalistiche e/o di protezione

civile locali, finalizzate alla rimozione di depositi pericolosi abbandonati (vetri,

plastica, ecc.) e pulizia dei rami secchi dalle aree boschive per evitare nelle giornate

di irraggiamento solare l’accensione di focolai;

2. campagne di informazione e sensibilizzazione per la prevenzione degli incendi con

particolare riferimento agli operatori agricoli che operano nelle immediate vicinanze

delle lame. Tale attività sarà svolta dalle associazioni di volontariato locale

convenzionate.

Nel periodo di intervento

fasi di attenzione e preallarme :

L’operatore del sevizio continuativo (Ufficio emergenza) ricevuto "l’avviso di valori

meteo superiori alla media stagionale” dalla Prefettura di Bari, provvede: ad

avvisare il Sindaco del messaggio pervenuto e, contestualmente, segnala il messaggio

al servizio di vigilanza comunale e al Comando dei vigili campestri di zona, operativi

h24, per i dovuti controlli delle aree a maggior rischio incendi.

Il Sindaco:

1. allerta la struttura di volontariato convenzionato per operazioni di vigilanza e

avvistamento , nonché di soccorso e /o di assistenza;

2. assunte le notizie fornite dall’attività di vigilanza, emette provvedimenti urgenti su

eventuali problemi accertati sul territorio avvisandone la Provincia e il CFS;

3. informa la popolazione invitandola ad evitare comportamenti che possono

provocare incendi.

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fasi di allarme e spegnimento :

Il Sindaco :

- fornisce alle forze impegnate nello spegnimento (Corpo forestale dello Stato, Vigili

del fuoco) ogni possibile supporto di uomini e mezzi già allertati preventivamente

- dispone che la Polizia Municipale provveda a circoscrivere l’area interessata, a

guidare sui luoghi interessati le forze preposte allo spegnimento

- dispone che il Comando di Polizia municipale provveda a regolare la circolazione

veicolare mediante opportuni cancelli per la deviazione del traffico sui percorsi

alternativi ordina e coordina su indicazioni del Coordinatore delle operazioni di

spegnimento a l’eventuale sgombero e/o allontanamento di persone in luoghi sicuri

unitamente alle operazioni di prima assistenza.

Al fine di combattere efficacemente gli incendi boschivi la Capitaneria di porto di

Molfetta ha emesso l’Ordinanza n.37/2002 con la quale è stato individuato uno

specchio acqueo in mare destinato all’eventuale rifornimento idrico da parte dei

mezzi aerei impiegati nelle operazioni di spegnimento degli incendi.

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3.3 Rischio meteorologico, idrogeologico e idraulico

3.3.l Sistema di allertamento per il rischio meteorologico, idrogeologico e idraulico

Nel Bollettino Ufficiale della Regione Puglia - n. 162 del 10-12-2013, con Deliberazione della

Giunta Regionale n. 2181 del 26 novembre 2013 è stato:

- dichiarato lo stato di attivazione ed operatività, a far data dal 1° dicembre 2013, del Centro

Funzionale Decentrato della Regione Puglia nell’ambito del sistema di allertamento

nazionale e regionale per il rischio meteo-idrogeologico e idraulico.

- disposto che il Responsabile A.P. del Centro Funzionale Decentrato dichiari i livelli di

criticità attesi e/o in atto all’interno del Bollettino di Criticità regionale e, se del caso, emetta

l’Avviso di criticità regionale;

- delegato il Dirigente del Servizio Protezione Civile regionale alla formale adozione dei

Bollettini e degli Avvisi di criticità regionali emessi dal Centro Funzionale Decentrato

regionale e conseguentemente a disporre l’emissione del Messaggio di Allerta verso le

strutture di protezione civile locali e gli altri soggetti interessati, secondo i livelli di allerta

adottati.

Con la stessa Deliberazione è stato approvato e adottato anche il documento, concernente le

“Procedure di Allertamento del Sistema Regionale di Protezione Civile per Rischio

Meteorologico, Idrogeologico ed Idraulico” che sostituisce quello già approvato con D.G.R. n.

800 del 23 aprile 2012, nel seguito “Procedure”. In esso, fra l’altro, sono contenuti gli indicatori

(soglie pluviometriche e idrometriche, zone di allerta, scenari di rischio, ecc.) presi in

considerazione per assicurare un allertamento per il rischio meteorologico, idrogeologico ed

idraulico dell’intero territorio regionale.

Inoltre, nelle Procedure sono stati definiti ai vari livelli anche i soggetti istituzionali e gli organi

territoriali che, per competenza e responsabilità, sono coinvolti nell’ambito delle procedure di

previsione e prevenzione del rischio e di gestione dell’emergenza. Nella figura 1 sono stati riassunti

i flussi informativi relativi alla fase di allertamento.

figura 1: Flussi informativi del Sistema di allertamento (tratto da Procedure)

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3.3.2 Presidio Territoriale

La Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004, all’art. 5, prevede che le

Regioni, le Province e i Comuni promuovano ed organizzino, nelle aree a rischio elevato (R3) e

molto elevato (R4), attività di osservazione e di monitoraggio delle zone esposte a frana e/o

inondazione, nonché adeguate azioni di contrasto nel tempo reale, ossia di pronto intervento e

prevenzione non strutturale. La necessità di prevedere nell’ambito della pianificazione di emergenza

l’attivazione dei presidi territoriali è altresì confermata dalla legge 100/2012 (art. 3-bis) secondo cui

tali attività, ai vari livelli territoriali (regionali, provinciali e comunali), svolgono un prezioso ruolo

di supporto tecnico per chi deve assumere decisioni in ordine all’attuazione di misure di

salvaguardia della pubblica e privata incolumità. Le attività di presidio territoriale concorrono

funzionalmente e operativamente alle attività di monitoraggio strumentale effettuato dal CFD.

In particolare, le attività di Presidio Territoriale idraulico del Comune di Molfetta consistono

nell’osservazione e controllo dello stato delle arginature, se presenti, e delle aree potenzialmente

inondabili, soprattutto nei punti preventivamente definiti come “idraulicamente critici”, anche al

fine di rilevare situazioni di impedimento al libero deflusso delle acque.

Nelle Tavole. 9, 10 e 11 sono state riportate, per il territorio di Molfetta, rispettivamente le aree di

Rischio Idrogeologico, di Pericolosità Idraulica, e del Rischio Alluvioni redatte dall’Autorità di

Bacino della Puglia nell’ambito dell’adempimento degli obblighi previsti rispettivamente dal Piano

di Bacino Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) e dal Piano di Gestione Alluvioni

2007/60/CE - D.Lgs. 23 febbraio 2010, n. 49 (PGRA).

Le aree indicate a rischio Idrogeologico/Idraulico sono da monitorare, con lo scopo di attivare la

macchina comunale della protezione civile perché produca gli attribuiti provvedimenti di

mitigazione; per esempio, provvedimenti finalizzati alla informazione della popolazione soggetta al

rischio circa la propria condizione, diffusione dei modelli di comportamento che la popolazione

deve assumere in emergenza, oppure, le modalità con cui fornire una adeguata assistenza agli

individui colpiti.

Ulteriori accorgimenti da considerare in fase di osservazione e monitoraggio sono i primi fenomeni

di ruscellamento superficiale delle acque in seno alla lame. Essi indicano che il terreno ha raggiunto

un elevato grado di imbibizione e la soglia di "attenzione" deve subito scattare, a seguito di dirette

ricognizioni. Nelle Tavole 12, 12a e 12b sono stati indicati ulteriori luoghi con criticità idrauliche

ad integrazione delle Tavole 9, 10 e 11 da presidiare e monitorare.

Nelle more di una piena costituzione dei presidi territoriali, si attendono le modalità operative che il

Servizio di Protezione Civile sta definendo, il Comune di Molfetta avvierà dei presidi comunali a

partire dalle aree a rischio indicate in Tavole 9, 10, 11 e 12 (le modalità operative sono specificate

nell’allegato1)

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ALLERTAMENTO DELLA POPOLAZIONE

La popolazione deve essere a conoscenza delle criticità meteorologiche anche attraverso il sito

web istituzionale del Comune. Nel sito web istituzionale deve esserci uno spazio dedicato alla

pubblicazione e l’aggiornamento costante di avvisi alla popolazione nonché di suggerimenti

relativi alle norme di auto protezione a Messaggio di allerta e/o Avviso di criticità regionale

emesso. Inoltre, è necessario attivare un servizio che fornisca al cittadino l'allerta meteo dalla

protezione civile via sms. Attivabile dal cittadino in maniera gratuita.

La diffusione della messaggistica di allerta proveniente dal CFD deve essere ottenuta anche

tramite le testate giornalistiche locali.

L’avviso di allertamento per l’evacuazione della popolazione ricadente nelle aree classificate a

rischio verrà diramato, per mezzo di altoparlanti automontati e/o da un ripetuto suono delle

sirene, stabilendone preventivamente la collocazione anche nelle zone a rischio, lontane dal

centro urbano, dove ci sono case sparse, Aziende agricole e qualsiasi altro tipo di

insediamento antropico.

Contemporaneamente all’allertamento della popolazione per l’evacuazione, presso l’ufficio Servizi

Sociali dovrà essere insediato il posto di ricevimento delle segnalazioni di persone impossibilitate a

muoversi autonomamente, nelle zone a rischio Idrogeologico/idraulico.

Le zone di territorio comunale interessate da possibili situazioni di pericolo per il Rischio da

alluvione (Tavola. 11) sono classificate secondo una scala di rischio composto da quattro livelli

(R1, R2, R3 e R4). Le zone contrassegnate con (R4), sono quelle dove il rischio è maggiore così via

a scalare fino alla zona contrassegnata con (R1) per la quale i provvedimenti di allertamento della

popolazione sono da considerarsi comunque eccezionali.

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3.3.3 Scenario di rischio

Ai fini della valutazione degli scenari di rischio attesi, il territorio regionale è stato suddiviso in

nove Zone di Allerta, figura 2.

figura 2: Zone di allerta della Puglia (tratto da Procedure)

Il Comune di Molfetta ricade nella Zona di Allerta 3 Puglia Centrale Adriatica, che include i

bacini dei corsi d’acqua effimeri (lame e solchi erosivi) della Puglia centrale caratterizzati

generalmente da portate nulle per gran parte dell’anno. Tali corsi d’acqua in occasione di eventi

meteorici significativi sono interessati da portate tali da non poter essere contenute negli alvei, con

conseguente esondazione degli stessi. La morfologia del territorio unitamente alla natura dei torrenti

fa si che la pericolosità legata all’attivazione di fenomeni erosivi e franosi sia limitata. La zona è

delimitata dal bacino dell’Ofanto e dalla penisola salentina.

Sotto il profilo geomorfologico Il Comune di Molfetta rientra nell’Area della terra di Bari, che

comprende parte delle porzioni più elevate dell’altopiano murgiano, ricadenti nei bacini degli

impluvi versanti in Adriatico, e una serie di terrazzi di origine marina Plio-Pleistocenici, raccordati

da scarpate debolmente acclivi, che si estendono parallelamente alla linea di costa. La presenza in

affioramento di rocce altamente permeabili per fratturazione e carsismo favorisce la rapida

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infiltrazione delle acque meteoriche impedendo lo sviluppo di un reticolo idrografico con deflussi

permanenti e determinando un ruscellamento superficiali direttamente collegato agli eventi piovosi

significativi; con peculiari caratteristiche di pericolosità derivate dalla velocità di attivazione degli

stessi e nei casi di maggiore entità interessati da portate tali da non poter essere contenute negli

alvei, con conseguente esondazione degli stessi, altrimenti secchi. Per di più, gli alvei di tale

reticolo a volte sono occupati da colture e manufatti.

Le incisioni erosive (solchi, lame e canali), prevalentemente sviluppati perpendicolarmente alla

linea di costa, generalmente con portate nulle per gran parte dell’anno ma che possono attivarsi in

caso di eventi piovosi eccezionali che caratterizzano la morfologia del paesaggio di Molfetta sono

riportate in Tavola 04 - Reticolo Solchi erosivi “Lame”.

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3.3.4 Rischio metereologico

Il rischio meteorologico è legato alla possibilità che eventi atmosferici di particolare intensità

abbiano sul territorio un impatto tale da generare pericoli per l’incolumità della popolazione e danni

ai beni alle infrastrutture e alle attività.

Tale tipologia di eventi comprende:

Temporali: si tratta di fenomeni a carattere impulsivo, ovvero in grado di liberare una

considerevole quantità di energia in breve tempo e in aree anche molto limitate; si

manifestano tipicamente con attività elettrica (fulminazioni) associata a precipitazione molto

intensa (pioggia, grandine o neve), forti raffiche di vento e, talvolta, trombe d’aria.

Il caso dei temporali è singolare. Sebbene tutta la fenomenologia ad essi connessa

rappresenti un potenziale rischio è opportuno distinguere tra il rovescio di pioggia e le

rimanenti manifestazioni di un fenomeno temporalesco, sulla base del tipo di impatto che

hanno sulla popolazione e sul territorio. Il temporale, inteso come precipitazione di elevata

intensità, va collocato, per i suoi effetti, tra gli scenari di evento attinenti il rischio

idrogeologico localizzato, mentre tutta la fenomenologia connessa (fulmini, grandine,

raffiche di vento,…) è da inquadrarsi nell’ambito del rischio meteorologico.

La situazione aggiornata in TEMPO REALE sull’Italia è la seguente:

http://www.protezionecivile.gov.it/images/rete_radar/animazione/VMI/VMI_40.JPEG?1396002962

238

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Nevicate abbondanti anche a bassa quota

Di norma le nevicate recano con sé problematiche di carattere ordinario, tuttavia qualora il

fenomeno si manifesti con notevole intensità possono crearsi condizioni che rientrano nell’ambito

della protezione civile.

Le maggiori difficoltà si possono avere con nevicate superiori a 10-15cm o con nevicate anche

esigue e temperature molto basse. Le principali criticità riguardano;

- Circolazione stradale;

- Caduta di neve e ghiaccio dai tetti;

- Caduta di rami di alberi a causa del peso;

- difficoltà da parte dei soccorsi a raggiungere le aree;

- inagibilità strade;

- Incidenti.

All'inizio della stagione invernale i Referenti C.O.C. delle Funzioni di Supporto 3 - Volontariato e

9 - Assistenza alla popolazione, devono, di comune intesa, programmare il calendario dei turni per

le associazioni di volontariato, da attivarsi per l'assistenza agli anziani ed i non autosufficienti,

quando le abbondanti nevicate e/o formazione di ghiaccio si protraggono per oltre le 24 ore.

Si considereranno, comunque, le Linee guida - emergenza neve ed il "Piano operativo per la

gestione coordinata delle emergenze che interessano il sistema viario autostradale e ordinario

determinate da precipitazioni nevose" emesso annualmente dalla Prefettura - U.T.G. di Bari.

Approfondimenti nel Vol. II

Anomalie termiche (ondate di calore nei mesi estivi, significative condizioni di freddo e

gelate nei mesi invernali);

All'inizio della stagione estiva i Referenti C.O.C. delle Funzioni di Supporto 3 - Volontariato e 9 -

Assistenza alla popolazione, devono, di comune intesa, programmare il calendario dei turni per le

associazioni di volontariato, da attivarsi per l'assistenza agli anziani ed i non autosufficienti.

Si considereranno, comunque, le Linee guida - (ondate di calore nei mesi estivi, significative

condizioni di freddo e gelate nei mesi invernali).

Approfondimenti nel Vol. II

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Vento forte e mareggiate

Lo scenario di rischio può evolvere anche in poche ore, dalla calma assoluta al mare molto mosso.

I litorali del Comune di Molfetta, come la maggior parte delle spiagge pugliesi, sono oggetto di

fenomeni erosivi sia per naturale tendenza sia per la presenza di fattori antropici che ne hanno

provocato certamente l'accelerazione negli ultimi decenni, come è il caso dell’intensa

urbanizzazione costiera che ha stravolto gli equilibri molto delicati che regolano il confine tra

terraferma e mare.

L'arretramento della linea di costa è dovuta soprattutto al diminuito apporto di materiale solido al

mare, causato dalla crescente occupazione degli alvei fluviali, dalle sistemazione delle reti di

deflusso superficiale, dal rimboschimento delle aree interne, dal prelievo di acqua dalle falde

sotterranee.

A tal proposito in ottemperanza del Piano Regionale delle Coste (PRC), strumento di

pianificazione degli ambiti costieri regionali e dell’uso della fascia demaniale marittima previsto

dall’art. 3 della L.R. 23 giugno 2006, n.17, il Comune di Molfetta è tenuto a redigere il Piano

Comunale delle Coste (PCC). Nel SIT di Protezione Civile comunale sono stati inseriti gli Shape

del Piano Comunale delle Coste adottato dal Comune di Molfetta

Nella Cartella F1- Tecnica e di Pianificazione sono state stralciate dal PRC le indicazioni

riguardanti il tratto di Costa molfettese appartenente alla Unità Fisiografica 2.

Quindi le Tavole 22 e 23 del PRC.

La costa molfettese rientra nella: - S.U.F. 2.5: BARLETTA - MOLFETTA

La sub-unità ha origine dal porto di Barletta e si sviluppa per una lunghezza di 35.94 Km fino a giungere al porto di Molfetta Molfetta 6,04 Km

- S.U.F. 2.6: MOLFETTA - BARI

La sub-unità ha origine dal porto di Molfetta e si sviluppa per una lunghezza di 28.63 Km fino a giungere al molo sottoflutto del porto di Bari Molfetta 5,23 Km

Il PCC deve prevedere strategie di difesa, di riqualificazione ambientale e di monitoraggio, e

prospettare azioni rivolte anche alla soluzione dei problemi indotti dai principali fattori che

attualmente concorrono allo squilibrio morfodinamico della fascia costiera, con riferimento

all’intera unità fisiografica.

Inoltre, in tale ambito si deve fare riferimento alle competenze del Corpo delle Capitanerie di Porto

in caso di interventi relativi alle attività di Protezione Civile come previsto Direttiva del

Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008 concernente "indirizzi operativi per

la gestione delle emergenze" – Punto 3.3. → Forze Armate → Comando generale delle

Capitanerie di porto-Guardia costiera)

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3.3.5 Rischio idrogeologico e idraulico

Il rischio idrogeologico corrisponde agli effetti indotti sul territorio dal superamento dei livelli

pluviometrici critici lungo i versanti; dei livelli idrometrici critici nei corsi d’acqua a carattere

torrentizio, nel reticolo minore e nella rete di smaltimento delle acque piovane dei centri abitati.

Tali effetti possono essere riassunti in:

Erosione del suolo e smottamenti diffusi del terreno;

Esondazioni localizzate con o senza trasporto di materiale solido;

Allagamenti nei centri urbani

Il rischio idraulico corrisponde agli effetti indotti sul territorio dal superamento dei livelli

idrometrici critici lungo i corsi d’acqua principali a regime fluviale e torrentizio. Il rischio

idraulico considera le conseguenze indotte da fenomeni di trasferimento di onde di piena nei tratti di

fondovalle e di pianura che non sono contenute entro l’alveo naturale o gli argini. L’acqua invade le

aree esterne all’alveo naturale con quote e velocità variabili in funzione dell’intensità del fenomeno

e delle condizioni morfologiche del territorio. Tali effetti sono rappresentativi di eventi alluvionali.

Per i corsi d’acqua secondari, caratterizzati da tempi di corrivazione molto brevi, la previsione del

fenomeno alluvionale è difficoltosa e meno affidabile. Analogamente, allo stato attuale, non sono

prevedibili con sufficiente accuratezza gli eventi pluviometrici intensi di breve durata, che

riguardano porzioni di territorio limitate e che risultano critici per il reticolo idrografico minore e

per le reti fognarie. Di conseguenza la sorveglianza si esplicita, oltre che attraverso una fase di

monitoraggio strumentale, soprattutto mediante un’attività di tipo non strumentale (presidio

territoriale), ovvero di carattere osservativo, che deve ricondurre all’immediata localizzazione e

circoscrizione territoriale dell’evento in atto.

Nel Comune di Molfetta, caratterizzato da solchi erosivi “lame” (Tavola 04 - il reticolo di solchi

erosivi “Lame”) con tempi di corrivazione molto brevi, la previsione del fenomeno alluvionale, di

esondazione, e di allagamento nei centri urbani è difficoltosa.

Il Piano di Bacino Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.) (Tavola 09) e il Piano di

Gestione Alluvioni 2007/60/CE - D.Lgs. 23 febbraio 2010, n. 49 (Tavole 10 e 11), hanno

evidenziato una situazione di concreto pericolo per la incolumità delle persone e delle risorse

patrimoniali stabilite in una porzione del territorio del comune di Molfetta, e evidenziato l’urgenza

dell’attuazione di opere che realizzino le condizioni di sicurezza e, soprattutto, la necessità di

predisporre, nel frattempo, una idonea pianificazione di interventi che garantiscano la massima

mitigazione degli effetti producibili da un evento calamitoso. Per contribuire alla conoscenza

dell’area si sono ricercati anche i dati storici su pregresse manifestazioni di fenomeni dannosi e si

sono ricavate indicazioni da una simulazione sulla propagazione dell’Onda di Piena fornita

dall’Autorità di Bacino della Puglia (Tavole 12 e 12a). Per la perimetrazione delle aree inondate

sono state ricercate evidenze di tipo documentale nel caso esse non siano state trovate è stato

tracciato il perimetro probabile sulla base dei ricordi delle persone.

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3.3.6 Scenario d’evento e livelli di criticità

Si definisce scenario d’evento l’evoluzione nello spazio e nel tempo del solo evento prefigurato,

atteso e/o in atto. A ciascuno scenario è associabile un livello di criticità assegnato in funzione

dell’impatto, in termini di danni e/o perdite, che l’evento è potenzialmente in grado di avere sulla

popolazione e sui beni. Le criticità in fase previsionale sono articolate su tre livelli cui

corrispondono predefiniti codice colore:

1.ORDINARIA – CODICE GIALLO

2.MODERATA – CODICE ARANCIO

3.ELEVATA – CODICE ROSSO

Di seguito è riportata la classificazione degli scenari d’evento corrispondenti ai vari livelli di

criticità e degli effetti correlati.

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Scenari di evento per fenomeni idrogeologici ed idraulici

I livelli di criticità di un evento previsto e/o in atto sono stabiliti dal CFD sulla base di un sistema di

soglie pluviometriche e idrometriche riportate nelle Procedure.

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A livello Comunale, sono buone pratiche da adottare nei periodi di criticità assente o poco probabile

(codice colore verde) o altrimenti definiti “tempi di pace”, le seguenti:

Effettuare almeno due volte l’anno l’ispezione visiva degli argini e alvei delle lame

controllando che siano sgombre da ostacoli che possano sbarrare il deflusso idrico;

Verificare che gli enti gestori delle strade non abbiano in programma manutenzioni con

riduzione o chiusura di assi stradali vitali per il piano di evacuazione nei periodi di rischio

atteso;

Verificare che il censimento delle strutture e dei materiali previsti dal piano, risponda alla

situazione reale ed aggiornarlo se cambiato;

Effettuare almeno una volta l’anno, la simulazione di evento, coinvolgendo la popolazione in

maniera proporzionale al livello di rischio cui è soggetto.

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3.3.7 Livelli di allerta ed attivazione del presidio territoriale idraulico e idrogeologico

Il CFD emette i documenti indicati nella tabella sotto riportata:

tabella 1: documenti informativi del CFD

Il Bollettino di criticità regionale, rappresenta uno strumento di continuo aggiornamento degli

scenari di evento attesi e/o in atto: è dunque estremamente importante che le componenti territoriali

di protezione civile ne prendano quotidianamente visione, quale strumento di supporto alle

decisioni.

Nel Bollettino di criticità regionale, per ciascuna Zona di allerta, è riportata la previsione degli

effetti al suolo, per la giornata in corso e le successive 24 ore, ovvero sul livello di criticità

idrogeologica e idraulica indotti dalle forzanti meteoriche previste e idrologiche pregresse. Il

Comune di Molfetta rientra nella Zona di allerta c.

Il CFD si avvale delle previsioni meteorologiche nazionali e regionali emesse quotidianamente dal

DPC, presso il quale è costituito un apposito Gruppo Tecnico.

Sulla base dei prodotti previsionali emessi dal CFC, il Centro funzionale decentrato procede alla

valutazione dei diversi effetti al suolo, al fine della elaborazione e diffusione quotidiana di

Bollettini di criticità e, se del caso, di Avvisi di criticità regionali relativi al rischio idrogeologico ed

idraulico. In caso di presenza di criticità ordinaria, moderata o elevata, segue l’emissione di un

Messaggio di allerta.

A tal proposito si segnala l’opportunità di poter fruire degli aggiornamenti in tempo reale anche attraverso il feed: http://www.protezionecivile.puglia.it/feed-rss

Inoltre, è possibile seguire la situazione della piovosità attraverso i pluviometri della rete

Regionale di Protezione Civile: http://www.protezionecivile.puglia.it/tempo-reale-2

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Esempio dei messaggi Ufficiale dalla Sala Operativa Regionale per il rischio Idrogeologico e

idraulico:

1) MESSAGGIO DI ALLERTA – IDRO

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2) Avviso Regionale di Criticità

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3) Bollettino Regionale di Criticità

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4) Bollettini di Aggiornamento

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In fase previsionale, ai livelli di criticità decretati dal CFD vengono fatti corrispondere i livelli di

allerta, come indicato nella seguente figura:

corrispondenza tra Livelli di criticità e Stati di allerta in fase previsionale

Quando:

- le condizioni meteorologiche e le previsioni non fanno ritenere prossima la fine dell’evento;

- i pluviometri della zona interessata indicano il perdurare, con immutata intensità, delle

precipitazioni;

- i livelli idrometrici dei corsi d’acqua crescono fino al superamento dei livelli critici per le sezioni

monitorate in tempo reale si attiva l’Allarme.

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PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I

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A seguito di un Messaggio di allerta emesso dal Dirigente di Protezione Civile regionale,

riguardante la Zona di allertamento in cui è compreso il Comune di Molfetta, l’Ufficio di Protezione

Civile Comunale attiverà le seguenti azioni:

Preallerta

1. preso atto del Messaggio di allerta verifica la reperibilità del personale (polizia municipale,

strutture tecniche, volontari,….) preposto all’attività di presidio dei punti critici sul territorio

(sottovia-sottopassi allagabili, infrastrutture, beni e attività potenzialmente soggette a

fenomeni di dissesto,……);

2. attiva il monitoraggio dell’evoluzione dei fenomeni sul proprio territorio comunale

attraverso uno o più operatori che provvederanno a contattare la Sala Operativa Integrata

Regionale – SOIR (080 – 5802208/12) e a verificare costantemente, durante tutta la fase di

preallerta, le informazioni contenute nel Bollettino di Aggiornamento predisposto dal Centro

Funzionale Decentrato regionale – CFD e pubblicato sul sito web

www.protezionecivile.puglia.it nella sezione “monitoraggio” in cui sono indicati i codici

colore associati ai livelli di criticità raggiunti e i territori potenzialmente interessati.

L’operatore comunale avrà cura di osservare anche i dati riferiti ai Comuni che condividono,

del tutto o in parte, territori connessi ai bacini idrografici interessanti il Comune di Molfetta

(Es. Ruvo di Puglia e Terlizzi).

Il personale che effettua il monitoraggio dei bollettini di aggiornamento sul sito regionale,

comunica l’eventuale variazione del codice colore al responsabile di protezione civile

comunale che fa scattare la misura successiva. Per esempio, in caso di avviso di criticità di

colore giallo, se dai bollettini di aggiornamento risulta ad un certo punto che i pluviometri

interni all’area idrografica che afferisce al territorio comunale (Molfetta, Ruvo di Puglia,

Terlizzi), variano codice colore, per esempio arancione, il livello di criticità a quel momento

è da intendersi di colore arancione. Pertanto scattano le misure previste per il codice colore

arancione.

3. informa i gestori dei servizi essenziali presenti sul territorio comunale;

4. Verifica che il messaggio di allerta e/o Avviso di criticità regionale, già a partire dalla

criticità ordinaria – codice giallo, sia trasmesso a insediamenti produttivi a rischio.

5. Pubblica e aggiorna costantemente il sito web istituzionale del Comune con avvisi alla

popolazione e con suggerimenti relativi alle norme di auto protezione a messaggio di allerta

e/o avviso di criticità regionale emesso;

6. alle prime manifestazioni del fenomeno meteorologico previsto, attiva il presidio al fine di

acquisire riscontri non strumentali nelle aree a rischio;

7. fornisce riscontro alla S.O.I.R. sulle criticità segnalate dai presidi territoriali.

Attenzione

1. preso atto del Messaggio di allerta, preavvisa le strutture tecniche responsabili e la polizia

municipale perché siano verificati i potenziali scenari di rischio, in relazione all’evento

previsto;

2. attiva il monitoraggio dell’evoluzione dei fenomeni sul proprio territorio comunale

attraverso uno o più operatori che provvederanno a contattare la Sala Operativa Integrata

Regionale – SOIR (080 – 5802208/12) e a verificare costantemente, durante tutta la fase di

attenzione, le informazioni contenute nel Bollettino di Aggiornamento predisposto dal

Centro Funzionale Decentrato regionale – CFD e pubblicato sul sito web

www.protezionecivile.puglia.it nella sezione “monitoraggio” in cui sono indicati i codici

colore associati ai livelli di criticità raggiunti e i territori potenzialmente interessati.

L’operatore comunale avrà cura di osservare anche i dati riferiti ai Comuni che condividono,

del tutto o in parte, territori connessi ai bacini idrografici interessanti il Comune di Molfetta,

(Es. Ruvo di Puglia e Terlizzi).

Il personale che effettua il monitoraggio dei bollettini di aggiornamento sul sito regionale,

comunica l’eventuale variazione del codice colore al responsabile di protezione civile

comunale che fa scattare la misura successiva. Per esempio, in caso di avviso di criticità di

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PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I

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colore arancione, se dai bollettini di aggiornamento risulta ad un certo punto che i

pluviometri interni all’area idrografica che afferisce al territorio comunale (Molfetta, Ruvo

di Puglia, Terlizzi), variano codice colore, per esempio rosso, il livello di criticità a quel

momento è da intendersi di colore rosso. Pertanto scattano le misure previste per il codice

colore rosso;

3. verifica la reperibilità del personale (polizia municipale, strutture tecniche, volontari,….)

preposto all’attività di presidio dei punti critici sul territorio (sottovia-sottopassi allagabili,

infrastrutture, beni e attività potenzialmente soggette a fenomeni di dissesto,……);

4. verifica la reperibilità dei propri funzionari da far confluire nel C.O.C. o nel C.O.M.;

5. informa i gestori dei servizi essenziali presenti sul territorio comunale;

6. se del caso attiva i C.O.C.;

7. Verifica che il messaggio di allerta e/o Avviso di criticità regionale, già a partire dalla

criticità ordinaria – codice giallo, sia trasmesso a insediamenti produttivi a rischio;

8. Pubblica e aggiorna costantemente il sito web istituzionale del Comune con avvisi alla

popolazione e con suggerimenti relativi alle norme di auto protezione a messaggio di allerta

e/o avviso di criticità regionale emesso;

9. alle prime manifestazioni del fenomeno meteorologico previsto, attiva il presidio al fine di

acquisire riscontri non strumentali nelle aree a rischio;

10. fornisce riscontri alla S.O.I.R. e, se attivo, al C.C.S., di tutte le criticità segnalate dai presidi

territoriali;

11. mantiene i contatti con i S.O.I.R.,C.C.S. e C.O.M.

Preallarme

1. preso atto del Messaggio di allerta, preavvisa le strutture tecniche responsabili e la polizia

municipale perché siano verificati i potenziali scenari di rischio, in relazione all’evento

previsto;

attiva il monitoraggio dell’evoluzione dei fenomeni sul proprio territorio comunale

attraverso uno o più operatori che provvederanno a contattare la Sala Operativa Integrata

Regionale – SOIR (080 – 5802208/12) e a verificare costantemente, durante tutta la fase di

preallarme, le informazioni contenute nel Bollettino di Aggiornamento predisposto dal

Centro Funzionale Decentrato regionale – CFD e pubblicato sul sito web

www.protezionecivile.puglia.it nella sezione “monitoraggio” in cui sono indicati i codici

colore associati ai livelli di criticità raggiunti e i territori potenzialmente interessati.

L’operatore comunale avrà cura di osservare anche i dati riferiti ai Comuni che condividono,

del tutto o in parte, territori connessi ai bacini idrografici interessanti il Comune di Molfetta

(Es. Ruvo di Puglia e Terlizzi).

Il personale che effettua il monitoraggio dei bollettini di aggiornamento sul sito regionale,

comunica l’eventuale variazione del codice colore al responsabile di protezione civile

comunale che fa scattare la misura successiva. Per esempio, in caso di avviso di criticità di

colore arancione, se dai bollettini di aggiornamento risulta ad un certo punto che i

pluviometri interni all’area idrografica che afferisce al territorio comunale (Molfetta, Ruvo

di Puglia, Terlizzi), variano codice colore, per esempio rosso, il livello di criticità a quel

momento è da intendersi di colore rosso. Pertanto scattano le misure previste per il codice

colore rosso;

2. informa i gestori dei servizi essenziali presenti sul territorio comunale;

3. Verifica che il messaggio di allerta e/o Avviso di criticità regionale, già a partire dalla

criticità ordinaria – codice giallo, sia trasmesso a insediamenti produttivi a rischio;

4. Pubblica e aggiorna costantemente il sito web istituzionale del Comune con avvisi alla

popolazione e con suggerimenti relativi alle norme di auto protezione a messaggio di allerta

e/o avviso di criticità regionale emesso;

5. attiva il C.O.C. e partecipa all’attività del C.O.M., se convocato;

6. attiva il personale (polizia municipale, strutture tecniche, volontari,….) preposto all’attività

di presidio dei punti critici sul territorio (sottovia-sottopassi allagabili, infrastrutture, beni e

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PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I

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attività potenzialmente soggette a fenomeni di dissesto,……) per acquisire informazioni

sulla situazione di rischio;

7. Allerta la popolazione residente nelle zone interessate al rischio ed esondabili come da

perimetrazione dell’Autorità di Bacino anche a mezzo megafono;

8. fornisce riscontri alla S.O.I.R. e al C.C.S. di tutte le criticità segnalate dai presidi territoriali;

9. mantiene i contatti con i S.O.I.R.,C.C.S. e C.O.M.

Allarme

1. preso atto del Messaggio di allerta, preavvisa le strutture tecniche responsabili e la polizia

municipale perché siano verificati i potenziali scenari di rischio, in relazione all’evento

previsto;

attiva il monitoraggio dell’evoluzione dei fenomeni sul proprio territorio comunale

attraverso uno o più operatori che provvederanno a contattare la Sala Operativa Integrata

Regionale – SOIR (080 – 5802208/12) e a verificare costantemente, durante tutta la fase di

allarme, le informazioni contenute nel Bollettino di Aggiornamento predisposto dal Centro

Funzionale Decentrato regionale – CFD e pubblicato sul sito web

www.protezionecivile.puglia.it nella sezione “monitoraggio” in cui sono indicati i codici

colore associati ai livelli di criticità raggiunti e i territori potenzialmente interessati.

L’operatore comunale avrà cura di osservare anche i dati riferiti ai Comuni che condividono,

del tutto o in parte, territori connessi ai bacini idrografici interessanti il Comune di Molfetta,

(Es. Ruvo di Puglia e Terlizzi). Il personale che effettua il monitoraggio dei bollettini di

aggiornamento sul sito regionale, comunica l’eventuale variazione del codice colore al

responsabile di protezione civile comunale che fa scattare la misura successiva. Per esempio,

in caso di avviso di criticità di colore arancione, se dai bollettini di aggiornamento risulta ad

un certo punto che i pluviometri interni all’area idrografica che afferisce al territorio

comunale (Molfetta, Ruvo di Puglia, Terlizzi), variano codice colore, per esempio rosso, il

livello di criticità a quel momento è da intendersi di colore rosso. Pertanto scattano le misure

previste per il codice colore rosso;

2. informa i gestori dei servizi essenziali presenti sul territorio comunale;

3. Verifica che il messaggio di allerta e/o Avviso di criticità regionale, già a partire dalla

criticità ordinaria – codice giallo, sia trasmesso a insediamenti produttivi a rischio;

4. Pubblica e aggiorna costantemente il sito web istituzionale del Comune con avvisi alla

popolazione e con suggerimenti relativi alle norme di auto protezione a messaggio di allerta

e/o avviso di criticità regionale emesso;

5. mantiene attivo il C.O.C. e partecipa all’attività del C.O.M., fino alla dichiarazione di

cessato allarme;

6. intensifica le attività di presidio territoriale, assicurando il monitoraggio continuo delle aree

a maggior rischio;

7. Allerta la popolazione residente nelle zone interessate al rischio ed esondabili come da

perimetrazione dell’Autorità di Bacino anche a mezzo megafono;

8. fornisce riscontri alla S.O.I.R. e al C.C.S. di tutte le criticità segnalate dai presidi territoriali;

9. mantiene i contatti con i S.O.I.R., C.C.S. rappresentando ogni ulteriore esigenza di

personale, mezzi e materiali, precisandone tipo ed entità.

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PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I

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In riferimento alla mitigazione del rischio idrogeologico, è necessario che gli Uffici tecnici del

Comune di Molfetta trasferiscano le conoscenze in merito alle criticità esistenti sul proprio

territorio, per consentire di mettere sotto osservazione, già in fase preventiva i punti critici, le

sezioni della rete idrografica in cui possono verificarsi esondazioni e determinarsi situazioni di

pericolo per le persone.

Altri punti di attenzione sono gli attraversamenti viari, punti di rotte arginali, punti di confluenza fra

reticoli, ecc., poiché rappresentano nodi critici in corrispondenza dei quali possono verificarsi

esondazioni localizzate.

L’estensione delle aree interessate dall’allagamento dipende dalla morfologia del territorio

(pendenza, alveo inciso) e dall’intensità e durata della pioggia. Gli attraversamenti, in particolare,

possono trasformarsi in punti ad elevato rischio per l’incolumità di chi li percorre soprattutto se le

sezioni corrispondenti non vengono periodicamente ispezionate e liberate da eventuali depositi che

riducono il deflusso delle acque. In tal senso, la probabilità che si verifichi un evento

potenzialmente pericoloso aumenta poiché l’attraversamento potrebbe essere sormontato – e le aree

contermini allagate – anche in occasione di eventi non eccezionali.

Nel caso di infrastrutture ed opere che siano ubicate in aree ad elevato rischio, nell’attesa della

realizzazione di interventi strutturali e di messa in sicurezza, è necessario adottare misure di

carattere preventivo per contenere l’entità del danno atteso. A tale proposito è opportuno:

a) predisporre un presidio osservativo nei punti critici della rete idrografica (attraversamenti

viari, punti di rotte arginali, punti di confluenza fra reticoli, ecc.) che dia indicazioni per

tempo allo stato del corso d’acqua;

b) informare i residenti nell’area o dintorni del potenziale rischio a cui è soggetta;

c) se la situazione idraulica evolve verso condizioni di criticità peggiorative, interdire il

transito veicolare ed eventualmente allontanare i residenti nell’area a rischio o dei dintorni.

(Tavola – PAI); (Tavola – Piano di Gestione Alluvioni); (Tavola – dati storici: aree e strade

allagate del Comune di Molfetta).

Negli eventi di piena derivanti da precipitazioni copiose e persistenti i fenomeni di esondazione

possono interessare i corsi d’acqua dei bacini più grandi e coinvolgere porzioni di territorio più

estese, aumentando così il numero degli elementi esposti e, dunque, il livello complessivo di

rischio. In attesa di interventi strutturali è necessario porre in atto le azioni di prevenzione

finalizzate a limitare il danno possibile attuando le seguenti misure di cautela:

sospensione delle attività antropiche;

informazione ai residenti delle aree a rischio elevato o molto elevato ed eventuale loro

evacuazione;

interdizione al traffico nei tratti viari di attraversamento delle aree a rischio.

(Tavola – PAI); (Tavola – Piano di Gestione Alluvioni); (Tavola – dati storici: aree e strade

allagate del Comune di Molfetta).

Un’attenzione particolare deve essere rivolta ai fenomeni di allagamento delle aree urbane. Tale

rischio si presenta in caso di precipitazioni intense, anche di durata relativamente breve, nei centri

abitati in cui la rete urbana non è in grado di drenare afflussi elevati o in cui le pendenze stradali

sono tali da favorire elevata velocità di deflusso, con trasporto di materiale vario e detriti. In questi

casi occorre:

verificare lo stato di pulizia delle caditoie e degli attraversamenti;

evitare di utilizzare scantinati o locali seminterrati;

sospendere le attività all’aperto ed evitare di circolare, a meno che non sia strettamente

necessario;

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evitare di sostare a ridosso di muri che potrebbero crollare per effetto della spinta causata

dall’acqua.

(Tavola – dati storici: aree e strade in cui la rete urbana drenante salta in caso di piogge

intense, anche se di breve durata).

Per migliorare la consapevolezza del rischio nella popolazione, e la conseguente preparazione

all’utilizzo delle norme di autoprotezione, è necessario segnalare, con una adeguata cartellonistica

le zone del territorio comunale, perimetrate a Pericolosità Idraulica dall’Autorità di Bacino della

Puglia, riportate nelle Tavole 9 e 10.

I Sindaci, con un’attività di comunicazione istituzionale (art.12 della L.265/1999, richiamata

dall’art.3 della L. 225/1992), dovrebbero far crescere nei cittadini una moderna cultura

dell’autoprotezione capace di favorire virtuosi comportamenti di carattere precauzionale,

individuali e collettivi. Questa coscienza civica si raggiunge non solo attraverso la conoscenza

e la consapevolezza dei rischi che insistono sul territorio ma, soprattutto, mediante

l’acquisizione di un nuovo senso di responsabilità comportamentale finalizzato alla sicurezza

individuale e collettiva da parte dei cittadini.

Altre attività di mitigazione del rischio ed alcune azioni da porre in atto per migliorare la

preparazione alla risposta di Protezione Civile comunale sono state esplicitate nell’Allegato1. Esse

sono da considerarsi sperimentali, da testate e migliorate in seguito ad esercitazioni necessarie a

verificarne l’efficacia, l’efficienza e la funzionalità.

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NORME DI AUTOPROTEZIONE

Ogni cittadino deve essere a conoscenza delle norme di autoprotezione. Esse devono essere

disponibili, per il download, anche sul Sito del Comune di Molfetta.

Le misure di autoprotezione indicano i corretti comportamenti che il singolo cittadino deve tenere

per prevenire o ridurre i danni che potrebbero derivare da generiche situazioni di rischio. In

particolare, nell’ambito dei rischi meteorologico e idrogeologico-idraulico, manifestazioni tipiche

come temporali e grandinate, venti forti e mareggiate, nebbia, neve e gelate, ondate di calore,

esondazioni ed alluvioni, frane e smottamenti, subsidenze, erosioni del suolo e costiere, possono

generare gravi scenari di rischio.

In generale, quando si intraprendono attività che potrebbero essere condizionate dai fenomeni

meteorologici, è buona norma comportamentale informarsi circa:

le condizioni atmosferiche, attraverso i media locali, i Bollettini e le news pubblicate sul sito

della Protezione Civile regionale www.protezionecivile.puglia.it;

la viabilità stradale, prima e durante un viaggio in auto.

- Rischio meteorologico

In caso di rischio meteorologico, le più comuni misure di autoprotezione da attuare sono:

allontanarsi in luoghi riparati e sicuri appena si comprende che si avvicina un temporale, grazie

all’osservazione delle condizioni del cielo (nubi cumuliformi, cielo cupo e minaccioso, lampi a

breve distanza e tuoni);

se si è alla guida di automezzi e motoveicoli viaggiare con prudenza e a velocità moderata, al

fine di evitare sbandamenti dovuti alla riduzione di aderenza su manto stradale bagnato, innevato

e ghiacciato o a causa delle raffiche di vento. Se necessario, soprattutto in caso di limitata

visibilità, effettuare una sosta, in attesa che la fase più intensa del fenomeno meteorologico in

atto si attenui;

in caso di nebbia, se si è alla guida di automezzi e motoveicoli, mantenere bassa la velocità e

aumentare la distanza di sicurezza, tenendosi pronti ad arrestare il veicolo improvvisamente in

totale sicurezza; accendere anche di giorno gli anabbaglianti, i proiettori fendinebbia e le luci

posteriori antinebbia ma non gli abbaglianti, la cui luce potente e concentrata riflette nelle nebbia

creando una sorta di “muro luminoso” riducendo ulteriormente la visibilità. Non viaggiare mai

sulla striscia laterale della carreggiata perché c’è il rischio di travolgere un altro mezzo “non

visibile”, ad esempio un ciclomotore o un’auto in sosta; per questo se si ha bisogno di fermarsi

accostare lentamente sul lato della carreggiata e attivare i segnalatori luminosi;

in caso di vento forte evitare le zone esposte, le aree verdi e le strade alberate, per il possibile

distacco di oggetti esposti o sospesi, anche di piccole dimensioni e relativamente leggeri come

vasi o tegole, e di rami. Fare attenzione alle strutture mobili, specie quelle che prevedono la

presenza di teli o tendoni;

in caso di mareggiate prestare la massima cautela nel percorrere le strade costiere, evitare di

sostare su moli e pontili ed evitare la balneazione e l’uso delle imbarcazioni.

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- Temporali e fulminazioni

In particolare, in caso di temporali e fulminazioni, se ci si trova all'aperto è opportuno:

restare lontano da elementi che sporgono sensibilmente, come pali o alberi, e non cercare riparo

dalla pioggia sotto questi ultimi;

evitare il contatto con oggetti dotati di buona conduttività elettrica (anche gli ombrelli a punta

metallica) e togliersi monili metallici;

restare lontano dai tralicci dell’alta tensione, attraverso i quali i fulmini – attirati dai cavi elettrici

– possono scaricarsi a terra;

rifugiarsi all’interno dell’automobile, con portiere e finestrini chiusi e antenna della radio

possibilmente abbassata;

se si è su una spiaggia (al mare, al lago o lungo un fiume) o in piscina uscire subito dall’acqua e

allontanarsi dalla riva o dal bordo vasca, liberarsi di ombrelloni, canne da pesca e qualsiasi altro

oggetto appuntito di medie o grandi dimensioni;

non soffermarsi nelle vicinanze di zone d’acqua, ad es. su moli e pontili;

in montagna, scendere di quota o comunque allontanarsi da percorsi particolarmente esposti,

come creste o vette, o attrezzati con funi e scale metalliche e liberarsi di piccozze e sci. Ripararsi

in luoghi chiusi mantenendo distanza dalle pareti e accovacciarsi a piedi uniti a una decina di

metri da altre persone, evitando di sdraiarsi o sedersi per terra, soprattutto se si è costretti a

restare all’aperto: in questo modo si minimizza il rischio di fare da parafulmini;

in campeggio è preferibile ripararsi in una struttura in muratura. Dovendo restare all'interno di

una tenda non toccare le parti metalliche e le pareti della tenda, togliere l’alimentazione dalle

apparecchiature elettriche e isolarsi dal terreno con qualsiasi materiale isolante a disposizione.

Se ci si trova in casa:

evitare di utilizzare le apparecchiature connesse alla rete elettrica e il telefono fisso;

spegnere e staccare il cavo dell’antenna del televisore;

non toccare gli elementi metallici collegati all’esterno;

ridurre al minimo il contatto con l’acqua;

non sostare sotto tettoie e balconi, chiudere le finestre e allontanarsi da queste, dalle pareti e

dalle porte.

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- Neve

Se sono previste nevicate e gelate è buona norma:

procurarsi l’attrezzatura necessaria contro neve e gelo, sia per la tutela della persona (vestiario

adeguato, scarponi da neve), sia per togliere la neve dai pressi della propria casa o dell’esercizio

commerciale (come pale per spalare e scorte di sale);

avere cura di attrezzare adeguatamente la propria auto, montando pneumatici da neve o portando

a bordo catene da neve, preferibilmente a montaggio rapido, controllare che ci sia il liquido

antigelo nell’acqua del radiatore, verificare lo stato della batteria e l’efficienza delle spazzole dei

tergicristalli, tenere in auto i cavi per l’accensione forzata, pinze, torcia e guanti da lavoro;

verificare la capacità di carico della copertura del proprio stabile così da evitare che l’accumulo

di neve e ghiaccio sul tetto potrebbe provocare crolli.

Durante una nevicata non utilizzare mezzi di trasporto a due ruote e, se si è costretti a prendere

l’auto, attuare queste semplici regole di buon comportamento:

liberare interamente l’auto dalla neve;

tenere accese le luci per essere più visibili sulla strada;

mantenere una velocità ridotta, usando marce basse per evitare il più possibile le frenate e

prediligere l’uso del freno motore;

aumentare la distanza di sicurezza dal veicolo che precede;

in salita procedere senza mai arrestarsi, perché una volta fermi è difficile ripartire;

prestare attenzione ai lastroni di neve che, soprattutto nella fase di disgelo, potrebbero staccarsi

dai tetti.

- Ondate di calore

Le ondate di calore si verificano in estate al persistere di temperature al di sopra delle medie stagionali e di elevati tassi di umidità relativa. Al di là del senso di disagio fisiologico comune a tutte le persone e gli animali, esistono fasce di popolazione a rischio per età, condizioni di salute, assunzione regolare di farmaci o attività lavorativa e/o sportiva svolte all’aperto. Le norme di autoprotezione da attuare nei giorni in cui è previsto un rischio elevato legato ad ondate di calore sono:

evitare di uscire nelle ore più calde, dalle 12 alle 18, soprattutto se si è anziani, bambini molto piccoli, persone non autosufficienti o convalescenti;

in casa, proteggersi dal calore del sole con tende o persiane, mantenere il climatizzatore a 25-27 gradi e, se si usa un ventilatore, non indirizzarlo direttamente sul corpo;

consumare pasti leggeri, preferendo frutta e verdura; bere molto evitando bevande alcoliche e caffeina;

indossare abiti leggeri, di colore chiaro, evitando le fibre sintetiche; all’aperto indossare un cappello;

se in casa c’è una persona malata, fare attenzione a non coprirla troppo.

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- Rischio idrogeologico-idraulico Il rischio idrogeologico e idraulico è legato a condizioni meteorologiche (forti piogge e temporali, grandinate e nevicate) i cui effetti al suolo (allagamenti, inondazioni e situazioni generali di dissesto del suolo) possono verificarsi anche nel tempo differito rispetto alla forzante meteorologica.

- Esondazioni e alluvioni

In caso di condizioni che possano generare esondazioni e alluvioni, per ridurre il rischio per la persona e i suoi beni è importante attuare alcune semplici azioni di autoprotezione. Prima dell’evento:

per i residenti in aree riconosciute a rischio di inondazione evitare di soggiornare e/o dormire a livelli inondabili;

predisporre paratie a protezione dei locali situati al piano strada, chiudere o bloccare le porte di cantine e seminterrati e salvaguardare i beni mobili collocati in locali allagabili;

porre al sicuro la propria autovettura in zone non raggiungibili dall’allagamento;

evitare di trascorrere il tempo libero e svolgere attività nei pressi di corsi d’acqua e scegliere come area di campeggio una zona a debita distanza dal letto di un torrente e adeguatamente rialzata rispetto al livello del torrente stesso, oltre che sufficientemente distante da pendii ripidi o poco stabili.

Durante l’evento:

non sostare su passerelle e ponti e/o nei pressi di argini di fiumi e torrenti;

rinunciare a mettere in salvo qualunque bene o materiale e a raggiungere la propria abitazione e trasferirsi subito in ambiente sicuro e ai piani più alti senza usare l’ascensore;

in casa staccare l’interruttore della corrente, chiudere la valvola del gas e prestare attenzione a

non venire a contatto con la corrente elettrica con mani e piedi bagnati;

non bere acqua dal rubinetto di casa, perché potrebbe essere inquinata, e gettare i cibi che sono

stati in contatto con le acque dell’alluvione;

prestare attenzione ai servizi, alle fosse settiche, ai pozzi danneggiati, poiché i sistemi di scarico

danneggiati sono serie fonti di rischio;

se si è all’aperto evitare di passare sotto scarpate naturali o artificiali, non ripararsi sotto alberi

isolati ed evitare il contatto con le acque, che possono essere inquinate da petrolio, nafta o da

acque di scarico o cariche elettricamente per la presenza di linee elettriche interrate;

fare attenzione alle zone dove l’acqua si è ritirata, perché il fondo delle strade può essere

indebolito e potrebbe collassare sotto il peso di un’automobile.

- Allagamenti e frane

In caso di temporali o piogge intense, se si è in aree a rischio allagamenti o frane/smottamenti, è

buona norma:

evitare di soffermarsi in ambienti seminterrati come scantinati, piani bassi, garage, e fare

attenzione al passaggio con automezzi e motoveicoli in sottovia e sottopassi, perché ci si

potrebbe trovare con il veicolo semisommerso o sommerso dall’acqua;

ponendosi in condizioni di sicurezza, osservare l’area nelle vicinanze per rilevare la presenza di

piccole frane o di variazioni del terreno, ricordando che anche piccole modifiche della

morfologia possono essere considerate precursori di eventi franosi;

osservare i muri delle abitazioni, poiché prima delle frane sono visibili sulle costruzioni lesioni e

fratture e alcuni muri tendono a ruotare o traslare;

allontanarsi dai corsi d’acqua o dai solchi di torrenti nei quali vi può essere la possibilità di

scorrimento di colate rapide di fango;

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se la frana viene verso di voi o è sotto: cercare di raggiungere un posto più elevato o stabile; se

non è possibile scappare, rannicchiarsi il più possibile su se stessi e proteggersi la testa; fare

attenzione a pietre o ad altri oggetti che, rimbalzando, potrebbero colpirvi;

nel caso di perdita di gas da un palazzo, non entrare per chiudere il rubinetto ma verificare se vi

sia un interruttore generale fuori dall’abitazione e chiuderlo.

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4. LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE E STRATEGIA OPERATIVA Gli obiettivi indispensabili che il Sindaco, in qualità di Autorità comunale di protezione civile,

deve conseguire per fronteggiare una situazione di emergenza nell’ambito della direzione unitaria

dei SERVIZI DI SOCCORSO e di ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE, costituiscono i

lineamenti della pianifiazione.

Per garantire una efficace gestione dell’emergenza a livello locale e, quindi, per la definizione del

modello di intervento del piano di emergenza.

Ciascun obiettivo viene illustrato in maniera più o meno dettagliata mediante:

- Una definizione iniziale in cui viene spiegata la MOTIVAZIONE per cui lo specifico

obiettivo deve essere conseguito

- L’individuazione dei SOGGETTI che partecipano alle attività necessarie al

conseguimento dei suddetti obiettivi;

- Le indicazioni di massima che individuano la STRATEGIA operativa per il

raggiungimento degli stessi.

La strategia operativa è in funzione degli scenari di rischio considerati. Dell’evoluzione in tempo

reale dell’evento e della capacità di risposta all’emergenza da parte del sistema locale di protezione

civile; quindi, gli obiettivi previsti nel piano devono essere definiti sulla base dei diversi contesti

territoriali e, di conseguenza, possono essere implementati secondo le specifiche esigenze che si

possono scaturire nell’ambito delle emergenze locali.

4.1 Funzionalità del sistema di allertamento locale Il piano di emergenza prevede le modalità con le quali il Comune garantisce i collegamenti

telefonici e fax, email, sia con la Regione e con la Prefettura – UTG, per la ricezione e la

tempestiva presa in visione dei bollettini/avvisi di allertamento, sia con le componenti strutture

operative di protezione civile presenti sul territorio – Vigili del Fuoco, Corpo Forestale,

Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Polizia Provinciale, Capitanerie di Porto, ASL,

Comuni limitrofi, ecc., per la reciproca comunicazione di situazioni di criticità.

Il sistema di allertamento prevede che le comunicazioni, anche al di fuori degli orari di lavoro della

struttura comunale, giungano in tempo reale al Sindaco.

A tal fine si potrà fare riferimento alle strutture presenti ordinariamente sul territorio comunale o

intercomunale già operative in h 24 (stazione dei carabinieri, presidi dei vigili urbani,

distaccamento dei vigili del fuoco, … ), oppure attivare la reperibilità h24 di un funzionario

comunale a turnazione, i cui recapiti telefonici devono essere trasmessi alle suddette

amministrazioni e strutture.

A Molfetta è in fase di allestimento e installazione il server fax per lo smistamento dei messaggi

istantanei alla lista di distribuzione riservata: esso garantisce la continuità del flusso informativo

tra gli enti preposti (prefettura, regione,…) con i massimi responsabili rappresentanti comunali.

Inoltre dal sito www.protezionecivile.puglia.it si accede all’area riservata dei comuni dalla

postazione della sala operativa della protezione civile, per leggere ed trasmettere i messaggi di

Preallerta, Allerta , Preallarme e Allarme (attualmente i messaggi arrivano direttamente anche al

numero di servizio del Tenente Camporeale)

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4.2 Coordinamento operativo locale Per garantire il coordinamento delle attività di protezione civile, in particolare in situazioni di

emergenza prevista o in atto , il Sindaco DEVE poter disporre dell’intera struttura comunale ed

avvalersi delle competenze specifiche delle diverse strutture operative di protezione civile

(L.225/92) presenti in ambito locale, nonché di aziende erogatrici di servizi.

A tal fine nel Piano di emergenza viene individuata la struttura di coordinamento che supporta il

Sindaco nella gestione dell’emergenza già a partire dalle prime fasi di allertamento.

Tale struttura potrà avere una configurazione iniziale anche minima – un presidio operativo

organizzato nell’ambito della stessa struttura comunale composto dalla sola funzione tecnica di

valutazione e pianificazione – per poi assumere una composizione più articolata , che coinvolge, in

funzione dell’evoluzione dell’evento , anche enti ed amministrazioni esterni al Comune, in grado di

far fronte alle diverse problematiche connesse all’emergenza – Centro Operativo Comunale o

Intercomunale, attivo h24 – attraverso la CONVOCAZIONE delle diverse FUNZIONI DI

SUPPORTO individuate nel piano.

4.2.l Presidio operativo Comunale o Intercomunale

A seguito di allertamento, nella fase di attenzione, il Sindaco o il suo delegato attiva, anche presso

la stessa sede comunale, un presidio operativo, convocando la funzione tecnica di valutazione e

pianificazione, per garantire un rapporto costante con la Regione e la Prefettura – UTG, un

adeguato raccordo con la polizia municipale e le altre strutture deputate al controllo e

all’intervento sul territorio e l’eventuale attivazione del volontariato locale.

Il presidio operativo dovrà essere costituito da almeno una unità di personale in h24, responsabile

della funzione tecnica di valutazione pianificazione o suo delegato, con una dotazione minima di

un telefono, un fax e un computer.

Quando necessario, per aggiornare il quadro della situazione e definire eventuali strategie di

intervento, il Sindaco provvede a riunire presso la sede del presidio i referenti delle strutture che

operano sul territorio.

4.2.2 Centro Operativo Comunale o Intercomunale

Il Centro Operativo Comunale è la struttura di cui si avvale il Sindaco per coordinare interventi di

emergenza che richiedono anche in concorso di enti ed aziende esterne all’amministrazione

comunale.

Il Centro è organizzato in “FUNZIONI DI SUPPORTO” ossia in specifici ambiti di attività che

richiedono l’azione congiunta e coordinata di soggetti diversi.

Tali funzioni devono essere opportunamente stabilite nel piano di Emergenza sulla base degli

obiettivi previsti nonché delle effettive risorse disponibili sul territorio comunale; per

ciascuna di esse devono essere individuati i soggetti che ne fanno parte e, con opportuno atto

dell’amministrazione comunale, il responsabile.

Di seguito vengono riportate le funzioni di supporto che, in linea di massima, è necessario attivare

per la gestione di emergenze connesse alle diverse tipologie di rischio; per ciascuna funzione

vengono indicati i soggetti egli enti che generalmente ne fanno parte, con i relativi compiti in

emergenza.

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F1 – Tecnica di valutazione e pianificazione

(tecnici comunali, tecnici o professionisti locali, tecnici della provincia e tecnici della

Regione)

Viene attivata dal Sindaco al fine di costituire il Presidio Operativo Comunale che

garantisce lo svolgimento di attività di tipo tecnico per il monitoraggio del territorio

già dalla fase di attenzione.

Riceve gli allertamenti trasmessi dalle Regioni e/o dalle Prefetture, mantenendo con

esse un collegamento costante, ne dà informazione alle altre funzioni e garantisce il

supporto tecnico al Sindaco per determinare l’attivazione delle diverse fasi operative

previste nel piano di emergenza.

Raccorda l’attività delle diverse componenti tecniche al fine di seguire costantemente

l’evoluzione dell’evento, provvedendo ad aggiornare gli scenari di rischio previsti

dal piano di emergenza, con particolare riferimento agli elementi a rischio.

Organizza e coordina le attività delle squadre del Presidio territoriale per la

ricognizione delle aree esposte a rischio e la delimitazione del perimetro.

Verifica l’effettiva funzionalità ed agibilità delle aree di emergenza degli edifici

strategici.

Organizza sopralluoghi per la valutazione del rischio residuo e per il censimento dei

danni.

Mansioni attribuite: mantenimento e coordinamento di tutti i rapporti tra le varie

componenti scientifiche e tecniche. Elaborazione di aggiornamenti cartografici nelle

scale opportune.

F2 – Sanità , Assistenza Sociale e Veterinaria

(A.S.L., C.R.I, Volontariato Socio Sanitario, 118, Regione)

Raccorda l’attività delle diverse componenti sanitarie locali. Provvede al censimento

in tempo reale della popolazione presente nelle strutture sanitarie a rischio e verifica

la disponibilità delle strutture deputate ad accoglierne i pazienti in trasferimento.

Verifica l’attuazione dei piani di emergenza ospedaliera (PEVAC e PEIMAF).

Assicura l’assistenza sanitaria e psicologica durante la fase di soccorso ed

evacuazione della popolazione nelle aree di attesa e di accoglienza. Garantisce la

messa in sicurezza del patrimonio zootecnico.

Mansioni attribuite: Tutto ciò che pertinente alla A.S.L., medicina veterinaria inclusa

oltre che a quanto inerente alle organizzazioni di volontariato che operano nel settore

sanitario.

F3 – Volontariato

(Gruppi comunali di protezione civile, organizzazioni di volontariato)

Redige un quadro sinottico delle risorse realmente disponibili, in termini di mezzi,

uomini e professionalità specifiche e ne monitora la dislocazione. Raccorda le attività

dei singoli gruppi /organizzazioni di volontariato. Mette a disposizione le risorse

sulla base delle richieste avanzate dalle altre funzioni, in particolare per le attività di

informazione e di assistenza alla popolazione.

Mansioni attribuite: soccorso d'urgenza e non alla popolazione; suddivisione,

organizzazione, addestramento ed utilizzo dei gruppi di volontari, che potranno

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essere utilizzati, previo nulla osta del Sindaco - sentito il Prefetto - nell'emergenza a

seconda della loro specialità; censimento di risorse umane, materiali e mezzi, delle

associazioni di volontariato, ivi incluso i tempi di intervento nell'area interessata. Il

referente di tale funzione, da ritenersi una delle più importanti e delicate, dovrà

provvedere ad organizzare esercitazioni congiunte con le altre forze preposte

all'emergenza al fine di verificare le capacità organizzative ed operative delle

organizzazioni ed associazioni varie, previo nulla osta del Sindaco o suo delegato.

Pertanto, in situazione ordinaria, il referente dovrà, inoltre, acquisire gli elenchi dei

volontari singoli iscritti nei ruoli prefettizi (normativa di riferimento : D.P.R. 66/81),

organizzazioni di volontariato iscritte nei registri regionali (L.266/91 e leggi

regionali), organi e gruppi di volontariato di protezione civile iscritti nell’elenco

nazionale (D.P.R.613/94, modificato dal d.l.292/96); nonché censire i gruppi e le

associazioni locali che operano nel volontariato da poter essere impegnate nelle

attività di previsione, prevenzione e soccorso.

Gli Enti Locali possono stipulare convenzioni con le organizzazioni di volontariato

iscritte da almeno sei mesi nel Registro regionale e che dimostrino attitudine e

capacità operativa. In tal caso gli oneri relativi alla copertura assicurativa sono a

carico dell'Ente con il quale viene stipulata la convenzione (art. 7 legge 11 agosto

1991, n. 266)

F4 – Materiali e Mezzi

(Aziende pubbliche e private, uffici comunali, Provincia e Regione)

Redige un quadro sinottico delle risorse realmente disponibili appartenenti alla

struttura comunale, enti locali,ed altre amministrazioni presenti sul territorio.

Provvede all’acquisto dei materiali e mezzi da ditte ed aziende private. Mette a

disposizione le risorse sulla base delle richieste avanzate dalle altre funzioni.

Mansioni attribuite: Tale funzione di rapporto è essenziale e primaria per

fronteggiare una emergenza di qualsiasi tipo.

Questa funzione, attraverso il censimento delle persone, dei materiali e mezzi

comunque disponibili, siano essi dell'Ente locale che di Ditte private, deve avere un

quadro costantemente aggiornato delle risorse disponibili. A tal fine, il responsabile

di funzione, si avvarrà dei funzionari responsabili dei servizi comunali. Dall'elenco

delle risorse disponibili sono da escludere quelle di appartenenza alla A.S.L., alle

organizzazioni ed associazioni di volontariato specializzato, sia esse risorse costituite

da persone, che da materiali e mezzi.

Nel caso in cui la richiesta di materiali e/o mezzi non possa essere fronteggiata a

livello locale, il Sindaco rivolgerà richiesta al Prefetto competente.

F5 – Servizi Essenziali

(Aziende municipalizzate e società per l’erogazione di acqua, gas, energia,…)

Raccorda l’attività delle aziende e società erogatrici dei servizi. Aggiorna

costantemente la situazione circa l’efficienza delle reti di distribuzione al fine di

garantire la continuità nell’erogazione e la sicurezza delle reti di servizio. Assicura la

funzionalità dei servizi nelle aree di emergenza e nelle strutture strategiche.

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Mansioni attribuite: per l'espletamento della funzione assegnata, oltre a quanto di

pertinenza degli impianti dell'Ente locale e quindi allo stesso assegnate, si avvarrà

dei rappresentanti di tutti i servizi essenziali erogati sul territorio (ENEL, GAS,

ACQUA, TELECOM, ecc.). Mediante verifiche territoriali deve essere mantenuta

costantemente aggiornata la situazione circa l'efficienza e gli interventi sulla rete.

F6 – Censimento danni

(Tecnici comunali, esperti professionisti iscritti all’albo, volontari certificati all’albo

delle associazioni regionali,…)

Mansioni attribuite: Censimento danni a persone e cose. Il censimento dei danni a

persone e cose riveste particolare importanza al fine di fotografare la situazione

determinatasi a seguito dell'evento calamitoso e per stabilire gli interventi

d'emergenza.

Il responsabile della funzione, al verificarsi dell'evento calamitoso, dovrà effettuare

un censimento dei danni riferito a:

- persone

- edifici pubblici

- edifici privati

- impianti industriali

- servizi essenziali

- attività produttive

- opere di interesse culturale

- infrastrutture pubbliche

- agricoltura e zootecnica

- altro

Per il censimento di quanto descritto il coordinatore di questa funzione si avvarrà di

funzionari tecnici comunali o Provinciali, del Genio Civile regionale e di esperti del

settore sanitario, industriale e commerciale nonché di Architetti, ingegneri e geometri

operanti nel territorio locale.

E' altresì ipotizzabile l'impiego di squadre miste di tecnici dei vari Enti per le

verifiche speditive di stabilità che dovranno essere effettuate in tempi

necessariamente ristretti.

F7 – Strutture operative locali e viabilità

(Forze dell’Ordine, Polizia Municipale, Vigili del Fuoco)

Raccorda l’attività delle diverse strutture operative impegnate nelle operazioni di

presidio del territorio e di informazione, soccorso e assistenza alla popolazione,

monitorandone dislocazione ed interventi.

Verifica il piano della viabilità. con cancelli e vie di fuga, in funzione

dell’evoluzione dello scenario.

Individua se necessario percorsi di viabilità alternativa, predisponendo quanto

occorre per il deflusso in sicurezza della popolazione da evacuare ed il suo

trasferimento in centri di accoglienzain coordinamento con le altre funzioni.

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Mansioni attribuite: il responsabile della funzione dovrà coordinare le varie

componenti locali istituzionalmente preposte alla viabilità nonché ad attivare il

servizio continuativo di segnalazioni.

In particolare, dovrà curare attraverso il servizio continuativo la fase di segnalazione

e preallarme, nonché regolamentare localmente i trasporti e la circolazione inibendo

il traffico nelle aree a rischio, indirizzando e regolando gli afflussi dei soccorsi.

F8 – Telecomunicazioni

(Enti gestori di reti di comunicazioni, Radioamatori)

Raccorda le attività degli enti gestori di telecomunicazioni per garantire la

comunicazione in emergenza tra gli operatori e le strutture di coordinamento.

Garantisce l’immediato ripristino delle linee in caso di interruzione del servizio di

comunicazione. Mette a disposizione la rete dei radioamatori per assicurare la

comunicazione radio sul territorio interessato. Mansioni attribuite: il coordinatore di

questa funzione dovrà, di concerto con il responsabile della TELECOM, con il

responsabile P.T. locale, con il rappresentante delle organizzazioni dei radioamatori

(ARI e C.B.) presenti sul territorio, predisporre una rete di telecomunicazione non

vulnerabile. Durante l'emergenza, il preposto a tale funzione di supporto sarà da

considerarsi responsabile ufficiale dell'informazione. Sarà suo compito tenere i

rapporti con i media previo informazioni ottenute e diramate dal C.O.C. E' fatto

divieto a chiunque diramare notizie di qualsiasi genere connesso all'evento

calamitoso fatta eccezione per il Sindaco o il suo delegato.

F9 – Assistenza alla popolazione

(Uffici comunali, Provincia e Regione)

Aggiorna in tempo reale il censimento della popolazione presente nelle aree di

rischio, con particolare riferimento ai soggetti vulnerabili. Raccorda le attività di con

le funzioni volontariato e strutture operative per l’attuazione del piano di

evacuazione.

Verifica la reale disponibilità di alloggio presso i centri e le aree di accoglienza

individuate nel piano e provvede alla distribuzione dei pasti alla popolazione

evacuata.

Mansioni attribuite: conoscenza e competenza in merito al patrimonio abitativo,

alla ricettività delle strutture turistiche (alberghi, campeggi, ostelli, etc) oltre che

ricerca ed utilizzo di aree pubbliche e private da utilizzare come "zona d'attesa e/o

ospitanti”.

Nota: E' facoltà del Sindaco sostituire, previa motivazione scritta, il Responsabile di

Funzione e/o suo sostituto in qualunque momento ritenuto opportuno e convocare in

toto o in parte – nei locali appositamente predisposti, i Responsabili di Funzione a

secondo della tipologia e gravità dell’evento.

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Ciascuna funzione, per il proprio ambito di competenze, valuta l’esigenza di

richiedere supporto a Prefettura – UTG e Regione, in termini di uomini, materiali e

mezzi, e ne informa il Sindaco.

Sarà utile che il Centro Operativo Comunale disponga di una Segreteria che

provveda al raccordo tra le diverse funzioni di supporto, favorendone il

collegamento con il Sindaco anche attraverso opportune riunioni periodiche, e si

occupi dell’attività amministrativa, contabile e di protocollo nonché del rapporto con

Regione, Prefettura – UTG, Provincia e altri Comuni.

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Le funzioni di supporto, così come precedentemente elencate, possono essere

accorpate ridotte o implementate secondo le necessità operative connesse alla

gestione dell’emergenza e sulla base delle caratteristiche e disponibilità del comune.

Si ritiene, tuttavia, che per garantire il funzionamento del Centro Operativo in una

qualsiasi situazione di emergenza è almeno necessaria l’attivazione delle seguenti

funzioni:

F1 - Tecnica e di pianificazione

F2 – Sanità, Assistenza Sociale e Veterinaria

F3 – Volontariato

F9 - Assistenza alla popolazione

F7 – Strutture operative e viabilità

In “tempo di pace” è compito delle funzioni predisporre tutti gli elementi ed adottare

tutte le iniziative necessarie per garantire la funzionalità e l’efficienza del Centro

Operativo in situazione di emergenza, anche attraverso la definizione di specifici

“piani di settore”.

Di seguito viene riportato il Decreto Sindacale di nomina dei Responsabili di

Funzione con i relativi nomi:

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Decreto di nomina dei responsabili delle Funzioni di supporto e delle sottofunzioni

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4.3 Attivazione del Presidio territoriale Il piano di emergenza prevede un adeguato sistema di vigilanza sul territorio per

garantire le attività di ricognizione e sopralluogo delle aree esposte a rischio,

soprattutto molto elevato.

L’attivazione del presidio territoriale spetta al sindaco che, attraverso il responsabile

della funzione tecnica di valutazione e pianificazione, ne indirizza la dislocazione e

l’azione, provvedendo ad intensificarne l’attività in caso di criticità rapidamente

crescente verso livelli elevati.

Il presidio territoriale opererà in stretto raccordo e sotto il coordinamento del presidio

operativo costituito dalla funzione tecnica di valutazione e pianificazione che già

nella fase di attenzione costituisce la struttura di coordinamento attivata dal Sindaco

per le attività di sopralluogo e valutazione, provvedendo a comunicare in tempo reale

le eventuali criticità per consentire l’adozione delle conseguenti misure di

salvaguardia.

A tal fine il Comune potrà organizzare squadre miste, composte da personale dei

propri uffici tecnici e delle diverse strutture operative presenti sul territorio (Corpo

Forestale, Vigili del Fuoco, e Volontariato locale) che provvederanno al controllo dei

punti critici, delle aree soggette a rischio preventivamente individuate, dell’agibilità

delle vie di fuga e della funzionalità delle aree di emergenza.

A seguito dell’evento il presidio provvede alla delimitazione dell’area interessata,

alla valutazione del rischio residuo e al censimento del danno.

4.4 Funzionalità delle telecomunicazioni

L’efficace gestione dell’emergenza non può prescindere dalla possibilità di disporre

di un sistema di telecomunicazioni adeguato che consenta, anche in situazione di

criticità, i collegamenti tra la struttura di coordinamento e le squadre che operano sul

territorio.

A tal fine il Sindaco potrà avvalersi delle reti radio presenti sul territorio

(istituzionali o del volontariato radioamatoriale), provvedendo a definire con

dettaglio il flusso di comunicazioni per evitare sovrapposizioni o lacune nel sistema

di comando e controllo.

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4.5 Ripristino della viabilità e dei trasporti - controllo del traffico

Per porre in essere tutti gli interventi necessari al soccorso e alla assistenza alla

popolazione è obiettivo primario del Piano di Emergenza individuare le possibili

criticità del sistema viario in situazioni di emergenza e valutare le azioni immediate

di ripristino in caso di interruzione o danneggiamento.

A tal fine sarà necessario individuare anche ditte private di pronto intervento che

possano supportare l’attività di verifica e ripristino, messa in campo dagli uffici

comunali e dalle competenti strutture operative.

Inoltre per l’attuazione del piano di evacuazione occorre definire uno specifico

PIANO DEL TRAFFICO che evidenzi, su opportuna cartografia, le aree a rischio, la

viabilità alternativa, le vie di fuga con le direzioni di deflusso, l’ubicazione dei

cancelli di accesso e le aree di emergenza.

4.6 Misure di salvaguardia della popolazione

4.6.1 Informazione alla popolazione

Il piano di emergenza definisce le modalità di informazione alla popolazione in

tempo di pace per prepararla ad affrontare un’eventuale situazione di emergenza,

individuando i soggetti deputati a tale attività.

In caso di assenza di strumenti dedicati, il Sindaco può avvalersi del volontariato che

provvederà ad informare preventivamente la popolazione circa:

il rischio presente sul proprio territorio;

le disposizioni del piano di emergenza;

come comportarsi correttamente in caso di evento;

le modalità di diffusione delle informazioni e dell’allarme in emergenza.

4.6.2 Sistemi di allarme per la popolazione

Perché il piano di emergenza possa realmente rivelarsi efficace e consentire le misure

di salvaguardia della popolazione sarà necessario prevedere un sistema di allarme ad

attivare su disposizione del Sindaco e sulla base del quale si avvieranno le operazioni

di evacuazione.

Il sistema potrà utilizzare dispositivi locali di allarmi (sirene, altoparlanti montati su

autovetture, altri sistemi acustici), e/o prevedere altre forme di comunicazione: es.

per via telefonica e/o porta a porta, utilizzando il volontariato e la Polizia

Municipale, in coordinamento con le altre Forze dell’Ordine ed i Vigili del Fuoco,

siti internet,ecc.

4.6.3 Censimento della popolazione

Per garantire l’efficacia delle operazioni di allontanamento della popolazione, con la

relativa assistenza il piano deve prevedere un aggiornamento costante del

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Censimento della Popolazione presente nelle aree a rischio, con particolare riguardo

alla individuazione delle persone non autosufficienti e la disponibilità dei mezzi di

trasporto, anche facendo ricorso a ditte autorizzate per il trasferimento della

popolazione, priva di mezzi propri, verso i centri e le aree di accoglienza.

4.6.4 Individuazione e verifica della funzionalità delle aree di emergenza

Per garantire l’efficacia dell’assistenza alla popolazione il Piano individua le aree di

emergenza e stabilisce il controllo periodico della loro funzionalità.

A tal fine, sarà utile stabilire accordi con le amministrazioni confinanti per

condividere gli stessi centri/aree di accoglienza secondo un principio di mutua

solidarietà, nonché stipulare convenzioni con ditte specializzate per assicurare la

manutenzione delle aree.

Aree di emergenza

Nella pianificazione di emergenza è necessario individuare aree destinate a scopi di

protezione civile. Tali aree possono avere caratteristiche polifunzionali, in modo da

svolgere una funzione ordinaria quale il mercato settimanale, attività fieristiche o

sportive, ed altre secondo le esigenze del comune; ciò garantisce la continua

manutenzione e, in caso di emergenza, il rapido utilizzo per l’accoglienza della

popolazione e/o l’ammassamento delle risorse necessarie al soccorso ed al

superamento dell’emergenza.

Ciascuna area di emergenza, coi relativi percorsi di accesso, è rappresentata nel

G.I.S. in dotazione al comando, rappresentata in scala e utilizzando la simbologia

adeguata. Le aree di emergenza si distinguono in tre tipologie:

1. aree di attesa: luoghi in cui è garantita la prima assistenza alla popolazione

immediatamente dopo l’evento calamitoso oppure successivamente alla

segnalazione della fase di preallarme

2. aree di accoglienza: luoghi in grado di accogliere ed assistere la popolazione

allontanata dalle proprie abitazioni;

3. aree di ammassamento : luoghi di raccolta di uomini e mezzi necessari alle

operazioni di soccorso alla popolazione

AREE DI ATTESA

Le aree di attesa sono luoghi di prima accoglienza per la popolazione ; si

possono utilizzare piazza, slarghi, luoghi all’aperto ampi, parcheggi, spazi

pubblici o privati ritenuti idonei e non soggetti a rischio evitando cioè: aree

alluvionali, aree in prossimità di versanti instabili, di crollo di strutture attigue,

incendi boschivi, ecc. facilmente raggiungibili attraverso percorsi sicuri,

segnalati in verde sulla cartografia e indicati con segnaletica adeguata sul

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territorio. Il numero di aree da scegliere è funzione del numero degli abitanti e

della capacità ricettiva degli spazi disponibili.

In tali aree la popolazione riceverà le prime informazioni sull’evento e i primi

generi di conforto in attesa di essere sistemata in strutture di accoglienza

adeguate.

AREE DI ACCOGLIENZA

Le aree di accoglienza della popolazione individuano luoghi dove la

popolazione risiederà per brevi periodi, medi e lunghi periodi. La tipologia

delle aree per l’accoglienza della popolazione sarà classificata, per uniformità

di linguaggio, nel seguente modo:

1) strutture esistenti idonee ad accogliere la popolazione (alberghi, scuole,..)

2) tendopoli

3) insediamenti abitativi di emergenza (casette prefabbricate)

Le strutture esistenti: sono tutte quelle strutture pubbliche e/o private in

grado di soddisfare esigenze di alloggiamento della popolazione (alberghi,

centri sportivi, strutture militari, scuole, campeggi, ecc.). La permanenza in

queste strutture è temporanea (da qualche giorno ad alcune settimane) ed è

finalizzata al rientro della popolazione nelle proprie abitazioni, alla

sistemazione in affitto e/o assegnazione di altre abitazioni, alla realizzazione e

allestimento di insediamenti abitativi di emergenza.

Tendopoli: questa sistemazione pur non essendo la più confortevole delle soluzioni

per la collocazione dei senza tetto, viene, comunque, imposta dai tempi stretti

dell’emergenza come la migliore e più veloce risposta: la permanenza in queste aree

non può superare i 2-3 mesi. Individuata l’area idonea, occorre realizzare un progetto

per l’ottimale collocazione delle tende e dei servizi che preveda moduli precostituiti

con agevoli percorsi all’interno del campo.

Insediamenti abitativi di emergenza (prefabbricati e/o sistemi modulari): questa

soluzione alloggiativa, in caso dovesse perdurare il periodo di crisi, è la successiva

sistemazione dei senza tetto, dopo il passaggio nelle strutture esistenti e tendopoli.

Questo sistema da la possibilità di mantenere le popolazioni, nei limiti del possibile,

nei propri territori e presenta vantaggi significativi rispetto a persone

psicologicamente colpite dalla perdita della “casa” intesa come luogo della memoria

e della vita familiare.

AREE DI AMMASSAMENTO SOCCORRITORI E RISORSE

A livello provinciale o intercomunale si dovranno individuare aree destinate ad

ammassamento dei soccorritori e delle risorse vicine ai centri operativi; da esse

partono i soccorsi e le risorse utili alla gestione dell’emergenza locale.

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Tali aree dovranno avere dimensioni sufficienti ad accogliere una popolazione

mediamente compresa tra 100 e 500 persone.

Si devono individuare aree non soggette a rischio evitando cioè aree: soggette ad

alluvioni, in prossimità di versanti instabili, adiacenti a strutture a rischio di

controllo, a rischio incendi boschivi, ecc. possibilmente ubicate nelle vicinanze

infrastrutture per l’approvvigionamento di risorse idriche, elettriche e per lo

smaltimento di acque reflue. Tali aree dovranno essere poste in prossimità di uno

svincolo autostradale o comunque vicino ad una viabilità percorribile da mezzi di

grandi dimensioni e , in ogni caso, facilmente raggiungibili. In “tempo di pace” le

aree possono avere una destinazione d’uso alternativa: parcheggio, mercato attività

sportiva, ecc.

La tipologia delle strutture per l’accoglienza dei soccorritori è costituita da tende,

mentre per i servizi si potranno impiegare i moduli.

Tali aree sono indicate insieme ai percorsi migliori per accedervi, sulla cartografia

G.I.S.

Criteri per l’individuazione di superfici idonee alla realizzazione di aree di

accoglienza per tende ed insediamenti abitativi di emergenza (prefabbricati e/o

sistemi modulari)

In considerazione del disagio delle persone da assistere, è importantissimo che

l’attivazione del sistema di protezione civile avvenga in tempi brevissimi.

I principali criteri da adottare per la localizzazione delle suddette aree sono i

seguenti:

- numero di persone potenzialmente a rischio;

- posizionamento delle aree in zone sicure;

- vicinanza delle aree ad una viabilità principale;

- vicinanza delle aree ai servizi essenziali (acqua, luce e smaltimento acque

reflue)

Per l’organizzazione delle funzioni tipiche del quartiere e quelle di valenza comune

quale il presidio sanitario, la scuola, la chiesa, gli uffici amministrativi comunali,

l’ufficio postale, la banca, le attività commerciali, ecc. si possono utilizzare unità

modulari di tipo sociale quali containers e/o casette prefabbricate. E’ molto

importante in fase di pianificazione che le aree individuate non siano soggette a

rischio derivante da:

- Esposizione a crolli di ciminiere, tralicci antenne, gru, installazioni

sopraelevate, ecc.;

- Presenza di condutture principali di gasdotti, o di testate elettriche;

- Vicinanze a dighe, bacini idraulici e condotte forzate;

- Natura instabile di terreni;

- Vicinanza di corsi d’acqua soggetti ad esondazione;

- Vicinanza a complessi industriali possibili fonti di rischio incendio,

chimico, biologico, ecc.

- Vicinanza a magazzini centri di stoccaggio e serbatoi di gas, liquidi e solidi

infiammabili o a rischio chimico ecc.;

- Prossimità ad aree boscate (rischio incendio di interfaccia)

Tendopoli

Caratteristica delle aree di accoglienza e di ammassamento

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E’ utile ricercare aree con le seguenti caratteristiche:

- Pianeggiante;

- Nelle vicinanze o a ridosso di vie di comunicazione;

- Possibilmente in immediate vicinanze di rete idrica, rete fognaria, rete o

cabina elettrica, telefonia fissa e mobile

- Buona accessibilità, anche per mezzi di grandi dimensioni;

- Spazi esterni all’area da destinare a parcheggio dei mezzi.

Inoltre è importante prevedere ai bordi del campo, lo stoccaggio e la

movimentazione dei minibox, contenenti tende e quant’altro per ridurre al minimo il

transito dei mezzi.

Dette aree individuano i luoghi in cui saranno installati i primi

insediamenti abitativi. Esse devono avere dimensioni sufficienti per

accogliere almeno una tendopoli per 500 persone (circa 6.000 m², servizi campali compresi), ed essere collocate in zone non soggette a rischio (di inondazione, di frane, di crolli, ecc..). Inoltre devono essere ubicate nelle vicinanze di risorse idriche, elettriche e ricettive per lo smaltimento delle acque reflue. Il percorso migliore per raggiungere tali aree e le aree stesse si riportano con apposito colore sulla cartografia d'emergenza a scala di comune. Tali aree dovrebbero avere, nelle immediate vicinanze, spazi liberi ed idonei per un’eventuale ampliamento. Inoltre, anche queste aree possono essere dotate di attrezzature ed impianti di interesse pubblico per la realizzazione e lo svolgimento, in condizioni di "non emergenza", di attività fieristiche, concertistiche, circensi, sportive, etc. La suddetta polifunzionalità delle aree può costituire requisito preferenziale per l’assegnazione di eventuali stanziamenti regionali o per l’accesso ai fondi comunitari disponibili per tali scopi. La scelta delle aree dovrà essere basata sui criteri riportati nel manuale operativo predisposto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile, Commissario Delegato ai sensi dell’O.P.C.M. 28 agosto 2007, n. 3606. Nello specifico dovranno essere individuate aree ritenute idonee all’attesa, all’accoglienza e all’ammassamento soccorritori e risorse, e non soggette a particolari rischi; pertanto occorrerà evitare di localizzare dette aree in prossimità di zone alluvionali, a rischio di crollo di strutture attigue, incendi di interfaccia, ecc., facilmente raggiungibili attraverso percorsi ritenuti sicuri, segnalati in verde sulla cartografia. Sarebbe, altresì, auspicabile che dette aree siano individuate tenendo conto degli abitanti del territorio di riferimento e della capacità ricettiva degli spazi disponibili. Particolare attenzione dovrà essere posta alle aree di accoglienza. Nello specifico, si suggerisce di localizzare dette aree all’interno di strutture esistenti idonee ad accogliere la popolazioni in condizioni di emergenza (alberghi, scuole, ecc.). Tuttavia, essendo la sistemazione della popolazione in strutture esistenti in condizioni di emergenza limitata a qualche giorno o alcune settimane e finalizzata al rientro della popolazione nelle proprie abitazioni, alla sistemazione in affitto e/o all’assegnazione di altre abitazioni, alla realizzazione e all’allestimento di insediamenti abitativi di emergenza, dovrebbero essere individuate aree alternative, ove sarebbe possibile sistemare delle tendopoli. Infatti, nei giorni immediatamente successivi ad un evento calamitoso la popolazione colpita, che tende progressivamente al recupero del senso di appartenenza ed alla capacità di elaborare meccanismi di risposta comportamentali, viene alloggiata provvisoriamente in aree di ricovero attrezzate con tende o roulottes. Le tendopoli (o roulottopoli) soddisfano i bisogni primari della popolazione, garantendo un riparo dalle intemperie. Nel frattempo si procede alla verifica

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dell’agibilità delle strutture interessate dall’evento calamitoso, procedendo, laddove le condizioni al contorno lo consentano, al rientro nelle abitazioni, previa eventuale esecuzione di interventi di riparazione o messa in sicurezza di tipo “leggero”. A partire dai 2 mesi e fino a circa 2-3 anni dall’evento, periodo in cui la popolazione tende al recupero dell’autonomia e dell’intimità, attraverso la rielaborazione di un nuovo modello di organizzazione familiare e sociale, è previsto il ricorso ai moduli abitativi, che, in ogni caso, ben difficilmente possono essere resi disponibili in un minor lasso di tempo dal “mercato” e dalla necessità di attrezzare le relative aree di insediamento. A tale distanza di tempo dall’evento è necessario soddisfare bisogni secondari della

popolazione, ricostruendo i nuclei familiari, garantendo agli stessi autonomia ed

indipendenza. In questa seconda fase dell’evento, si procede quindi all’installazione di prefabbricati (in legno, cemento armato o materiali compositi) per consentire alla popolazione colpita, in condizioni di lunga permanenza, una condizione più confortevole. Il passaggio da strutture provvisorie, tipo containers, a strutture semi-permanenti, tipo prefabbricati, è legata anche a scelte di natura sociale ed urbanistica, in quanto questi insediamenti, in molti casi, strutturano degli agglomerati urbani stabili e duraturi, anche dopo il rientro dalle condizioni di emergenza. I prefabbricati necessitano spesso di installazioni fisse, richiedono tempi relativamente lunghi per il montaggio ed il collegamento alle reti di servizi, sono difficilmente removibili ed hanno un costo relativamente elevato. In genere a circa 9-12 mesi dall’evento inizia la ricostruzione vera e propria degli edifici danneggiati, secondo i criteri e le procedure nel frattempo stabiliti in relazione agli obiettivi prefissati. A tale distanza temporale dall’evento è possibile ritenere che la popolazione colpita sia riuscita a riorganizzarsi secondo un modello di vita “normale” e sia oltremodo fiduciosa di rientrare nella propria abitazione ripristinata, avendo concreta percezione della fase di ricostruzione. In tutti gli stadi su descritti è frequente il ricorso ad unità modulari di tipo sociale, che consentono l’organizzazione di funzioni tipiche del quartiere e quelle di valenza comune quali il presidio sanitario, la scuola, la chiesa, gli uffici amministrativi comunali, l’ufficio postale, la banca, le attività commerciali, ecc.. Di seguito si riportano le caratteristiche salienti dei moduli tipo container e dei prefabbricati per uso abitativo utilizzati in condizioni di emergenza. Il container, inteso come modulo standardizzato, adibito a necessità alloggiative o sociali, ha rappresentato il più diffuso apparato utilizzato per fronteggiare condizioni emergenziali, grazie ai vantaggi offerti in termini di autonomia funzionale, rapidità di fornitura, trasporto e posizionamento, possibilità di recupero e successivo stoccaggio, facilità di manutenzione. Le caratteristiche tecniche sotto indicate sono quelle desunte dai capitolati tecnici utilizzati per la fornitura dei containers di protezione civile durante la crisi sismica che ha colpito le regioni Marche ed Umbria il 26 settembre 1997. Le tipologie di container per uso abitativo più largamente utilizzate corrispondono alle seguenti configurazioni standard:

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Figura : tipologia di containers [Manuale tecnico per l’allestimento delle aree di

ricovero per strutture prefabbricate

di protezione civile, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della

Protezione Civile, Marzo 2005]

Il trasporto dei containers avviene tramite autoarticolati dotati di sterzo posteriore in grado di percorrere strade montane. Ogni automezzo è in grado di portare un container di tipo ISO 40 o due moduli di tipo ISO 20. Si tratta comunque di trasporti eccezionali, in quanto eccedono la sagoma limite di 2,50x12,00x4,00 definita dall’art. 61 del Codice della Strada (D.Lgs n. 285/92 e s.m.i.), che necessitano delle autorizzazioni di cui all’art. 13, comma 1 del Regolamento di attuazione del Codice della Strada (D.P.R. n. 610/96) e di quelle rilasciate dalle Prefetture per motivi di necessità ed urgenza. Per la progettazione delle tendopoli e delle aree allestite con i containers si rimanda a quanto predisposto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile, attraverso il Manuale tecnico per l’allestimento delle aree di ricovero per strutture prefabbricate di protezione civile, del Marzo 2005. Si riportano, infine, di seguito degli schemi relativi alla sistemazione e all’ingombro di detti containers.

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Figura : Containers-disposizione a schiera [Manuale tecnico per l’allestimento delle

aree di ricovero per strutture prefabbricate di protezione civile, Presidenza del

Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile, Marzo 2005]

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Figura: Containers-disposizioni varie [Manuale tecnico per l’allestimento delle aree

di ricovero per strutture prefabbricate di protezione civile, Presidenza del Consiglio

dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile, Marzo 2005]

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Figura: Containers-Disposizione a corte [Manuale tecnico per l’allestimento

delle aree di ricovero per strutture prefabbricate di protezione civile, Presidenza

del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile, Marzo 2005]

Elenco delle opere di urbanizzazione primaria delle aree di accoglienza e di

ammassamento

- In caso di aree agricole o di terreni argillosi compattamento del suolo per

mezzo di materiale inerte;

- Viabilità interna longitudinale;

- Viabilità interna di penetrazione pedonale – traffico leggero;

- Percorsi pedonali tra tende e moduli per servizi igienici, uffici, pronto

soccorso, magazzini, attività sociali ecc.;

- Rete elettrica per la fornitura di energia elettrica (tramite gruppi elettrogeni

e /o punto fisso società elettriche) per tende e per unità moduli per servizi

igienici, pronto soccorso, uffici magazzini, attività sociali, ecc.;

- Rete di messa a terra;

- Illuminazione pubblica;

- Rete idrica per fornitura di acqua potabile (tramite collegamento

all’acquedotto cittadino)

- Rete fognaria con collegamento al collettore delle fogne del comune.

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Caratteristiche delle aree di accoglienza per insediamenti abitativi di emergenza

(containers e casette prefabbricate)

A partire dai 2 mesi, periodo in cui la popolazione tende al recupero dell’autonomia

e dell’intimità, attraverso la rielaborazione di un nuovo modello di organizzazione

familiare e sociale, è previsto il ricorso ai moduli abitativi.

Si procede quindi all’installazione di prefabbricati (in legno, cemento armato o

materiali composti) per consentire alla popolazione colpita, in periodi di lunga

permanenza, una condizione più confortevole.

Il posizionamento di prefabbricati modulari o dei containers comporta comunque la

necessità di una attenta analisi del sito finalizzata all’individuazione delle

caratteristiche generali previste per la realizzazione di villaggi temporanei di

emergenza. Le caratteristiche essenziali per il posizionamento dell’insediamento

sono:

- Aree morfologicamente regolari, possibilmente pianeggianti;

- Aree poste nelle vicinanze o a ridosso di vie di comunicazione;

- Aree con caratteristiche di buone accessibilità, anche per mezzi di grandi

dimensioni;

- Aree possibilmente situate in immediata adiacenza di rete idrica, rete

fognaria, rete o cabina elettrica, telefonia fissa e mobile;

- Aree con possibilità di spazi esterni all’area da destinare a parcheggio dei

mezzi;

- Aree in grado di accogliere unità abitative corrispondenti ad una

popolazione da insediare mediamente compresa tra 100 e 500 persone.

Elenco delle opere di urbanizzazione primaria delle aree di accoglienza per

insediamenti abitativi di emergenza

- Sistemazione preliminare dell’area;

- Trattamento dei suoli e viabilità;

- Impianto elettrico;

- Rete di distribuzione idrica;

- Rete di fognatura;

Per quanto riguarda le specifiche tecniche di rimanda al sito di protezione civile

www.protezionecivile.it nella sezione pubblicazioni alla voce “ allestimento delle

aree di emergenza”.

4.6.5 Soccorso ed evacuazione della popolazione

Una sezione specifica deve essere dedicata alle modalità di soccorso ed evacuazione

della popolazione presente nelle zone potenzialmente a rischio o già interessate da un

fenomeno calamitoso in atto, una volta raggiunta la fase di allarme , o comunque

quando ritenuto indispensabile dal Sindaco sulla base della valutazione di un grave

rischio per l’integrità della vita. Particolare riguardo sarà dato alle persone con

ridotta autonomia (anziani e disabili), alle persone ricoverate in strutture sanitarie, e

alla popolazione scolastica; andrà inoltre adottata una strategia idonea che preveda, il

ricongiungimento alle famiglie nelle aree di accoglienza.

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4.6.6 Assistenza alla popolazione

Durante le fasi di evacuazione della popolazione deve essere garantita l’assistenza e

l’informazione alla popolazione sia durante il trasporto che nel periodo di

permanenza nelle aree di attesa e di accoglienza. Sarà necessario prevedere dei

presidi sanitari costituiti da volontari e personale medico in punti strategici previsti

dal piano di evacuazione.

4.7 Ripristino dei servizi essenziali

Per assicurare la piena operatività dei soccorritori e la funzionalità delle aree di

emergenza, nonché per ridurre al minimo i disagi per la popolazione, il piano deve

stabilire le modalità più rapide ed efficaci per provvedere alla verifica e alla messa in

sicurezza delle reti erogatrici dei servizi essenziali e al successivo ripristino.

In tal senso è necessario mantenere uno stretto raccordo con le aziende e società

erogatrici dei servizi a favorirne l’integrazione con le strutture operative deputate

agli interventi di emergenza.

4.8 Salvaguardia delle strutture ed infrastrutture a rischio

L’individuazione e la determinazione dell’esposizione al rischio delle strutture ed

infrastrutture consente di definire le azioni prioritarie da attuarsi, in via generica,

nelle fasi operative previste nel modello di intervento incentrato sulla salvaguardia

della popolazione. Obiettivo prioritario di tali azioni consiste nel ridurre le

conseguenze, sanitarie e socio economiche sulla popolazione, dovute a crolli,

esplosioni ed altri effetti calamitosi.

Le azioni di protezione civile coordinate dal Comune sono a supporto dei Vigili del

Fuoco e delle altre strutture operative competenti per specifiche attività al fine di:

- rafforzare il presidio del territorio in prossimità degli elementi a rischio

- tenere costantemente aggiornata la struttura comunale di coordinamento

sul possibile coinvolgimento dell’elemento

- mantenere il contatto con le strutture operative

- valutare il passaggio a fasi successive sino alle procedure di evacuazione

(fase di allarme)

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5.0 MODELLO DI INTERVENTO

Il modello di intervento consiste nell'assegnazione delle responsabilità e dei compiti

nei vari livelli di comando e controllo per la gestione dell'emergenza a livello

comunale. Nel modello vengono riportate le procedure suddivise in diverse fasi

operative per l'attuazione più o meno progressiva delle attività previste nel Piano, in

base alle caratteristiche ed all'evoluzione dell'evento, in modo da consentire

l'utilizzazione razionale delle risorse, ed il coordinamento degli operatori di

protezione civile presenti sul territorio.

5.1 Il sistema di comando e controllo/Incendi di interfaccia/Eventi idrogeologici e/o idraulici

La procedura di attivazione del sistema di comando e controllo è finalizzata a

disciplinare il flusso delle informazioni nell'ambito del complesso sistema di risposta

di protezione civile, garantendo che i diversi livelli di comando e di responsabilità

abbiano in tempi rapidi le informazioni necessarie a poter attivare le misure per la

salvaguardia della popolazione e dei beni esposti. A tal fine è necessario costruire un

sistema di procedure attraverso il quale il Sindaco, autorità comunale di protezione

civile, riceva un allertamento immediato, possa avvalersi di informazioni dettagliate

provenienti dalle squadre che operano sul territorio, disponga l'immediato e

tempestivo impiego di risorse, fornisca le informazioni a Prefettura - UTG, Provincia

e Regione utili ad attivare le necessarie ed adeguate forme di concorso. Di seguito si

approfondiscono gli aspetti relativi al sistema di comando e controllo nel caso di

incendi di interfaccia e di eventi di natura idrogeologica ed idraulica.

Incendi di interfaccia

Fermo restando il ruolo operativo che nella lotta attiva agli incendi è demandato

esclusivamente agli organi tecnici rappresentati dal Corpo Forestale e dal Corpo

Nazionale dei Vigili del Fuoco, unitamente, se del caso, alle organizzazioni di

Volontariato, che operano sotto il coordinamento del Direttore delle Operazioni di

Spegnimento (D.O.S.), acquista fondamentale importanza la rapidità della

valutazione e la tempistica nell'informazione qualora l'incendio determini situazioni

di rischio elevato per le persone, le abitazioni e le diverse infrastrutture. Tale

situazione, alla stregua di qualunque altra emergenza di protezione civile, necessita di

un coordinamento che dovrà essere attuato in prima battuta, dal Sindaco e dalla

struttura comunale per poi prevedere, ove del caso, l'impiego di risorse in aggiunta a

quelle comunali.

A partire dall'avvistamento di un incendio nel territorio comunale o in zona ad esso

limitrofa, il Sindaco provvede ad attivare il presidio operativo convocando il

responsabile della funzione tecnica di valutazione pianificazione, al fine di dare avvio

alle attività di sopralluogo e valutazione della situazione mediante l'impiego di un

presidio territoriale.

Nel caso in cui il Direttore delle operazioni di spegnimento (D.O.S.) del Corpo

Forestale, ravvisi la possibilità di una reale minaccia per le infrastrutture fornisce

immediata comunicazione alla Sala Operativa Unificata Permanente

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(S.O.U.P.)/Centro Operativo Regionale (C.O.R.) che provvede ad informare

immediatamente il Sindaco del comune interessato, contattando il presidio operativo

comunale, il Prefetto e la sala operativa regionale di protezione civile. Allo stesso

modo laddove un distaccamento del Comando provinciale dei Vigili del fuoco riceva

dalle proprie squadre informazioni in merito alla necessità di evacuare una struttura

esposta ad incendio ne dà immediata comunicazione al Sindaco. Quest'ultimo

provvede ad attivare il proprio centro operativo comunale preoccupandosi,

prioritariamente, di stabilire un contatto con le squadre che già operano sul territorio

e inviare una squadra comunale che garantisca un continuo scambio di informazioni

con il centro comunale e fornisca le necessarie informazioni alla popolazione

presente in zona. Il Sindaco, raccolte le prime informazioni, e ravvisata la gravità

della situazione, provvede immediatamente ad informare la Provincia, la Prefettura -

UTG e la Regione mantenendole costantemente aggiornate sull'evolversi della

situazione. Le amministrazioni suddette, d'intesa valutano, sulla base delle

informazioni in possesso, le eventuali forme di concorso alla risposta comunale.

Eventi idrogeologici e/o idraulici

Al ricevimento da parte della Prefettura - UTG dell'avviso meteorologico per

fenomeni rilevanti o del bollettino di criticità ordinaria dal Centro funzionale centrale

o regionale, o in base alle valutazione dei dati provenienti dal proprio sistema di

monitoraggio locale, il Sindaco attiva il proprio presidio operativo convocando il

responsabile della funzione tecnica di valutazione pianificazione, dandone

comunicazione alla Provincia, alla Prefettura - UTG ed alla Regione, avviando i

contatti con le strutture operative presenti sul territorio (CC, VVF, GdF, CFS, PS,

Polizia locale e Capitanerie di Porto).

Nella successiva fase di preallarme il Sindaco, dopo aver attivato il centro operativo

comunale, dispone l'invio di squadre miste del presidio territoriale (tecnici comunali,

volontari, vigili del fuoco, tecnici provinciali e/o regionali), al fine di avere

informazioni sull'evolversi del fenomeno. Sulla scorta delle informazioni ricevute dal

territorio il Sindaco provvede, nella fase di allarme, a predisporre le necessarie risorse

per le eventuali attività di evacuazione ed assistenza alla popolazione, garantendo

adeguato supporto da parte della struttura comunale alle attività di soccorso.

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5.2 Le fasi operative

La risposta del sistema di protezione civile comunale può essere articolata in quattro

fasi operative non necessariamente successive (fasi di: preallerta - attenzione -

preallarme - allarme) corrispondenti al raggiungimento di tre livelli di allerta come

riportato nella tabella che segue.

Fase di Preallerta

Rischio incendio di interfaccia

La fase di preallerta si attiva:

- con la comunicazione da parte della Prefettura

- UTG dell'inizio della campagna AIB;

- al di fuori del periodo della campagna AIB, in seguito alla comunicazione nel

bollettino della previsione di una pericolosità media;

- al verificarsi di un incendio boschivo sul territorio comunale.

Rischio idrogeologico e idraulico

La fase di preallerta si attiva:

- al ricevimento del Bollettino di criticità con previsione di criticità ordinaria e/o

Messaggio di Allerta con conseguente alla possibilità di fasi temporalesche intense,

emesso dal Centro Funzionale regionale o dalla Regione d'intesa con il Dipartimento

della Protezione Civile.

Fase di attenzione

Rischio incendio di interfaccia

La fase di attenzione viene attivata dal Sindaco al raggiungimento del relativo livello

di allerta determinato:

- dal ricevimento del Bollettino con la previsione di una pericolosità alta;

- al verificarsi di un incendio boschivo sul territorio comunale che, secondo le

valutazioni del DOS, potrebbe propagarsi verso la "fascia perimetrale".

Rischio idrogeologico e idraulico

La fase di attenzione viene attivata dal Sindaco al raggiungimento del relativo livello

di allerta determinato:

- dal ricevimento dell'Avviso di criticità moderata emesso dal Centro

Funzionale regionale o dalla Regione d'intesa con il Dipartimento della Protezione

Civile;

- al verificarsi di un evento di criticità ordinaria;

- al superamento di soglie riferite ai sistemi di allertamento locale, ove presenti,

o all'aggravarsi della situazione nei punti critici monitorati dai Presidi territoriali.

Fase di preallarme

Rischio incendi di interfaccia

La fase di preallarme viene attivata dal Sindaco al raggiungimento del relativo

livello di allerta determinato:

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- da l'incendio boschivo in atto prossimo alla fascia perimetrale e che, secondo le

valutazioni del DOS, andrà sicuramente ad interessare la fascia di interfaccia.

Rischio idrogeologico e idraulico

La fase di preallarme viene attivata dal Sindaco al raggiungimento del relativo

livello di allerta determinato:

- dal ricevimento dell'Avviso di criticità elevata emesso dal Centro

Funzionale regionale o dalla Regione d'intesa con il Dipartimento della Protezione

Civile;

- dal verificarsi di un evento con criticità moderata;

- al superamento di soglie riferite al sistemi di allertamento locale,

ove presenti, o all'aggravarsi della situazione nei punti critici monitorati dai Presidi

territoriali.

Fase di allarme

-Rischio incendi di interfaccia

La fase di allarme viene attivata dal Sindaco al raggiungimento del relativo livello di

allerta determinato:

- dall'incendio in atto interno alla "fascia perimetrale".

-Rischio idrogeologico e idraulico

La fase di allarme viene attivata dal Sindaco al raggiungimento del relativo

livello di allerta determinato:

- dal verificarsi di un evento con criticità elevata;

- al superamento di soglie riferite al sistemi di allertamento locale, ove presenti,

o all'aggravarsi della situazione nei punti critici monitorati dai Presidi territoriali.

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LIVELLI DI ALLERTA Fasi

ATTIVITA'

Incendio di interfaccia

Evento idrogeologico e/o

idraulico

Op

erativ

e

- Periodo campagna

AIB

- Bollettino pericolosità media

- Evento in atto

- Bollettino con previsione di

criticità ordinaria e/o messaggio

di Allerta conseguente alla

possibilità di fasi temporalesche

intense

PR

EA

LL

ER

TA

Il Sindaco avvia e

mantiene i contatti con

le strutture operative

locali la Prefettura -

UTG, la Provincia e la Sala Operativa della

Regione – SOIR. e

monitoraggio costante

del sito web

www.protezionecivile.p

uglia.it al fine di poter

ricevere le informazioni

contenute nei Bollettini

di Aggiornamento

- Bollettino pericolosità alta

- Possibile propagazione

dell'incendio verso zone di

interfaccia

- Avviso di criticità moderata

- Evento in atto con criticità

ordinaria

- Superamento di soglie riferite ai

sistemi di allertamento locale, o

peggioramento della situazione

nei punti critici monitorati dai

Presidi territoriali

AT

TE

NZ

ION

E

Attivazione del

Presidio Operativo,

con la convocazione

del responsabile della

funzione tecnica di

valutazione e

pianificazione. Continuo contatto con

la SOIR regionale e

monitoraggio costante

del sito web

www.protezionecivile.

puglia.it al fine di

poter ricevere le

informazioni

contenute nei

Bollettini di

Aggiornamento

- Evento in atto che

sicuramente interesserà la

zona di interfaccia

- Avviso di criticità elevata

- Evento con criticità moderata

- Superamento di soglie riferite ai

sistemi di allertamento locale, o

peggioramento della situazione

nei punti critici monitorati dai

Presidi territoriali

PR

EA

LL

AR

ME

Attivazione del Centro

Operativo Comunale o

Intercomunale.

Continuo contatto con

la SOIR regionale e

monitoraggio costante

del sito web

www.protezionecivile.

puglia.it al fine di

poter ricevere le

informazioni

contenute nei

Bollettini di

Aggiornamento

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PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I

108 di 120

- Incendio di interfaccia

- Evento in atto con criticità

elevata

- Superamento di soglie riferite

ai sistemi di allertamento locale,

o peggioramento della situazione

nei punti critici monitorati dai

Presidi territoriali

AL

LA

RM

E

Soccorso ed

evacuazione della

popolazione.

Continuo contatto con

la SOIR regionale e

monitoraggio costante

del sito web

www.protezionecivile.

puglia.it al fine di

poter ricevere le

informazioni

contenute nei

Bollettini di

Aggiornamento

Il rientro da ciascuna fase operativa ovvero il passaggio alla fase successiva

viene disposto dal Sindaco sulla base delle comunicazioni del Centro Funzionale

Regionale o Centrale trasmessi dalla Prefettura - UTG, e/o dalla valutazione del

presidio territoriale.

Nel caso in cui un fenomeno non previsto connesso anche ad un'altra tipologia

di rischio si verifichi in maniera improvvisa con coinvolgimento della

popolazione, si attiva direttamente la fase di allarme con l'esecuzione della

procedura di soccorso ed evacuazione (cfr. fase di allarme).

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PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I

109 di 120

5.3 Procedura operativa

La procedura operativa consiste nella individuazione delle attività che il Sindaco

in qualità di autorità di protezione civile deve porre in essere per il

raggiungimento degli obiettivi previsti nel piano.

Tali attività possono essere ricondotte, secondo la loro tipologia, nello specifico

ambito delle funzioni di supporto (cfr. strategia operativa) o in altre forme di

coordinamento che il Sindaco ritiene più efficaci sulla base delle risorse disponibili.

Le tabelle di seguito riportate descrivono in maniera sintetica il complesso delle

attività che il Sindaco deve perseguire per il raggiungimento degli obiettivi

predefiniti nel piano. Tali obiettivi possono essere sintetizzati con riferimento alle

tre fasi operative in cui è suddiviso l'intervento di protezione civile nel seguente

modo:

1. Nello STATO DI PREALLERTA il Sindaco avvia le comunicazioni con le

strutture operative locali presenti sul territorio, la Prefettura - UTG, la Provincia e la

Regione

2. Nella fase di ATTENZIONE la struttura comunale attiva il presidio operativo

3. Nella fase di PREALLARME il Sindaco attiva il centro operativo comunale e

dispone sul territorio tutte le risorse disponibili propedeutiche alle eventuali attività

di soccorso, evacuazione ed assistenza alla popolazione

4. Nella fase di ALLARME vengono eseguite le attività di soccorso, evacuazione ed

assistenza alla popolazione.

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PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I

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PRIMO INTERVENTO – RICOGNIZIONE SUL POSTO

SEGNALAZIONE PARTICOLAREGGIATA

Al verificarsi di qualsiasi calamità si deve inviare sul posto il nucleo di ricognizione, costituito dalle

seguenti persone:

1) Responsabile dell’U.T.C. o suo sostituto;

2) Ufficiale Sanitario o suo sostituto;

3) Pattuglia mobile Polizia Municipale;

4) Pattuglia mobile Carabinieri;

5) Operatore volontario del SERMOLFETTA o LE MISERICORDIE

6) Tecnico Volontario, relativo all’evento verificatosi.

Al suddetto nucleo sono affidati i seguenti compiti:

A) stima dell’entità dell’evento, del numero presunto delle vittime e feriti, numero delle

persone senza tetto, danni alle strutture sia esse pubbliche che private;

B) Misure di sicurezza immediate da adottare;

C) Stima presumibile di strumenti, e mezzi necessari all’intervento;

D) Condizioni dettagliate della rete stradale, della sua viabilità e degli impianti dei servizi

urbani;

Il C.O.M., a seguito notizie fornite dal nucleo di ricognizione redige e trasmette alla Prefettura la

situazione particolareggiata, contenente i seguenti elementi:

a) Comuni e frazioni interessati;

b) Nucleo complessivo dei morti accertati;

c) Numero complessivo feriti;

d) Numero delle persone senza tetto;

e) Disponibilità dei posti letto, culottes, tende, automezzi e materiale sanitario;

f) Fabbisogno di strutture e di materiale di prima necessità, personale e materiale sanitario,

autoambulanze, tecnici e macchine operatrici, materiale e strutture da ricovero e di

attendamento, automezzi;

Le segnalazioni devono essere fatte ogni 4 ore e devono essere conformi all’allegato

PROCEDURE DI INTERVENTO E TABELLE DELLE COMPETENZE

Ai fini di avere una più facile e pratica gestione dell’emergenza, si devono tenere presenti le tabelle

di competenze, queste vengono riprodotte in duplice copia, di cui una viene consegnata al

responsabile dell’Atto Operativo (queste permettono un immediato pronto impiego del personale

responsabile); ed un utilizzo particolare dei mezzi e materiali già predisposti.

Per quanto concerne le competenze, sono stati dati i seguenti compiti importanti: all’Ufficio

Comunale di Protezione Civile competono le seguenti mansioni:

1) segnalazione preventiva, alle autorità e organi interessati;

2) Attivazione del nucleo di ricognizione e del C.O.M.;

3) Attivazione del nucleo stradale avente il compito di fare una mappa della città, sugli itinerari

privilegiati per tutti i mezzi di soccorso e quelli di normale scorrimento ordinario;

4) Attivazione del nucleo motorizzato questo ha il compito della gestione degli automezzi

affluiti al Comune;

5) Composizione dei nuclei assistenziali per la gestione delle aree di raccolta e di sgombero

con le seguenti mansioni:

A) Accettazione e registrazione;

B) Pronto soccorso, assistenza igienico sanitaria, sgombero;

C) Vettovagliamento, approvvigionamento idrico, equipaggiamento;

D) Gestione del materiale;

E) Composizione e compiti delle unità di soccorso;

F) Attivazione del Nucleo direzionale ha il compito della gestione di tutte le operazioni

atte a fronteggiare l’evento verificatosi.

SEGNALAZIONE PREVENTIVA

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PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I

111 di 120

Al sorgere di qualsiasi emergenza, è compito del Comando VV.UU.,o altro Comando o qualsiasi

altro ente di ordine pubblico esistente sul territorio, di provvedere ad effettuare a mezzo

comunicazione telefonica, la prima segnalazione, agli Enti sottoelencati indicando, nei limiti del

possibile, il tipo e l’entità dell’evento calamitoso:

A) Sindaco – Ufficio della Protezione Civile;

B) Prefettura di Bari – Ufficio della Protezione Civile;

C) Regione Puglia - Dipartimento della Protezione Civile;

D) Compagnia Carabinieri – Molfetta

E) Tenenza Guardia di Finanza di Molfetta

F) Capitaneria di Porto

G) A.S.L. BA/2 Molfetta;

H) ENEL servizi riattivazione guasti di Molfetta;

I) A.Q.P. servizi riattivazione guasti di Molfetta;

J) TELECOM servizi riattivazione guasti di Molfetta;

K) ITALGAS servizi riattivazione guasti di Molfetta;

L) Radio-TV private in territorio di Molfetta;

M) Enti esistenti in territorio locale, previsti dal vademecum telefonico in corrispondenza al tipo

di emergenza: qualora la rete telefonica di stato dovesse essere danneggiata o inefficiente è

la Compagnia dei Carabinieri che a mezzo radiotelefono, in loro dotazione, dovrebbe

segnalare alla prefettura di Bari tutti gli eventi.

Tutte le segnalazioni fatte alla Prefettura, e al Dipartimento della Protezione Civile della

Regione Puglia , a mezzo fonogramma devono essere in forma ridotta e sintetica; esse devono

indicare il luogo del disastro, la tipologia dell’evento calamitoso, l’entità dei danni come

allegato.

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Fase

operativa

Procedura

Obiettivo generale

Attività della struttura operativa comunale (Sindaco)

Preallerta

Funzionalità del

sistema di

allertamento locale

− Avvia le comunicazioni con i Sindaci dei comuni

limitrofi, le strutture operative locali presenti sul

territorio, la Prefettura - UTG, la Provincia e la Regione

− Individua i referenti del presidio territoriale che

dovranno raccogliere ogni utile informazione ai fini

della valutazione della situazione

- Attiva, attraverso uno o più operatori, i contatti con la

SOIR regionale e verifica costantemente, durante

tutta la fase di preallarta, attraverso il sito web

www.protezionecivile.puglia.it, i Bollettini di

Aggiornamento emessi dal Centro funzionale

Decentrato regionale

Fase

operativa

Procedura

Obiettivo generale

Attività della struttura operativa comunale (Sindaco)

Funzionalità del

sistema di

allertamento locale

− garantisce l'acquisizione delle informazioni

attraverso la verifica dei collegamenti telefonici e

fax e, se possibile, e-mail con la Regione e con la

Prefettura

- UTG per la ricezione dei bollettini/avvisi di

allertamento e di altre comunicazioni provenienti dalle

strutture operative presenti sul territorio

Attenzione

Coordinamento

Operativo Locale

Attivazione del presidio

operativo

− attiva il responsabile della funzione tecnica di

valutazione e pianificazione

− allerta i referenti per lo svolgimento delle attività

previste nelle fasi di preallarme e allarme

verificandone la reperibilità e li informa

sull'avvenuta attivazione della fase di attenzione e

della costituzione del presidio operativo

- Attiva, attraverso uno o più operatori, i contatti con

la SOIR regionale e verifica costantemente, durante

tutta la fase di preallarta, attraverso il sito web

www.protezionecivile.puglia.it, i Bollettini di

Aggiornamento emessi dal Centro funzionale

Decentrato regionale

− attiva e, se del caso, dispone l'invio delle squadre

del presidio territoriale per le attività di sopralluogo

e valutazione

Attivazione del sistema di

comando e controllo

− stabilisce e mantiene i contatti con la Regione, la

Prefettura - UTG, la Provincia, i comuni limitrofi,

le strutture locali di CC, VVF, GdF, CFS, CP

informandoli inoltre dell'avvenuta attivazione della

struttura comunale.

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PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I

113 di 120

Fase operativa

Procedura

Obiettivo generale Attività della struttura operativa comunale (Sindaco)

Preallarme

Coordinamento

Operativo Locale

− attiva il Centro operativo Comunale o intercomunale con la convocazione delle altre funzioni di supporto ritenute necessarie (la funzione tecnica di valutazione e pianificazione è già attivata per il presidio operativo);

− si accerta sella presenza sul luogo dell'evento delle strutture preposte al soccorso tecnico urgente.

Funzionalità

del sistema di

comando e

controllo

− stabilisce e mantiene i contatti con la Regione, la Prefettura - UTG, la

Provincia, i comuni limitrofi, le strutture locali di CC, VVF, GdF, CFS, CP

informandoli dell'avvenuta attivazione del Centro Operativo Comunale e dell'evolversi della situazione; − riceve gli allertamenti/aggiornamenti trasmessi dalle Regioni e/o dalle Prefetture e attiva i contatti costanti con la SOIR regionale; - Monitora costantemente il sito web www.protezionecivile.puglia.it al fine di ricevere

le informazioni contenute nei Bollettini di Aggiornamento emessi dal CFD regionale;

− stabilisce un contatto con i responsabili dell'intervento tecnico urgente

(DOS Direttore delle Operazioni di Spegnimento).

Monitoraggio

e sorveglianza

del territorio

Presidio

Territoriale

− attiva il presidio territoriale, qualora non ancora attivato, avvisando il responsabile della/e squadra/e di tecnici per il monitoraggio a vista nei punti

critici. Il responsabile a sua volta avvisa i componenti delle squadre;

− organizza e coordina, per il tramite del responsabile della funzione

tecnica di valutazione e pianificazione, le attività delle squadre del Presidio

territoriale per la ricognizione delle aree esposte a rischio, l'agibilità delle vie

di fuga e la valutazione della funzionalità delle aree di emergenza;

− rinforza l'attività di presidio territoriale che avrà il compito di dare

precise indicazioni al presidio operativo sulla direzione di avanzamento del

fronte, la tipologia dell'incendio, le aree interessate ed una valutazione dei

possibili rischi da poter fronteggiare nonché della fruibilità delle vie di fuga.

Valutazione

scenari di

rischio

− raccorda l'attività delle diverse componenti tecniche al fine di seguire costantemente l'evoluzione dell'evento, provvedendo ad aggiornare gli scenari

di rischio previsti dal piano di emergenza, con particolare riferimento agli

elementi a rischio;

− mantiene costantemente i contatti e valuta le informazioni provenienti dal Presidio territoriale; − provvede all'aggiornamento dello scenario sulla base delle osservazioni del

Presidio territoriale.

Assistenza alla popolazione

Assistenza

Sanitaria

Censimento

strutture

− contatta le strutture sanitarie individuate in fase di pianificazione e vi mantiene contatti constanti; − provvede al censimento in tempo reale della popolazione presente nelle strutture sanitarie a rischio; − verifica la disponibilità delle strutture deputate ad accogliere i pazienti in trasferimento.

Verifica presidi

− allerta le associazioni volontariato individuate in fase di pianificazione per

l'utilizzo in caso di peggioramento dell'evoluzione dello scenario per il

trasporto, assistenza alla popolazione presente nelle strutture sanitarie e

nelle abitazioni in cui sono presenti malati "gravi";

− allerta e verifica la effettiva disponibilità delle risorse delle strutture

sanitarie da inviare alle aree di ricovero della popolazione.

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Fase

operativa

Procedura

Obiettivo generale

Attività della struttura operativa comunale (Sindaco)

Assistenza alla

popolazione

Predisposizione misure

di salvaguardia

− aggiorna in tempo reale il censimento della popolazione presente nelle

aree a rischio, con particolare riferimento ai soggetti vulnerabili;

− raccorda le attività con i volontari e le strutture operative per

l'attuazione del piano di evacuazione;

− si assicura della reale disponibilità di alloggio presso i centri e le aree di

accoglienza individuate nel piano;

− effettua un censimento presso le principali strutture ricettive nella zona

per accertarne l'effettiva disponibilità.

Informazione

alla popolazione

− verifica la funzionalità dei sistemi di allarme predisporti per gli avvisi

alla popolazione;

− allerta le squadre individuate per la diramazione dei messaggi di allarme

alla popolazione con l'indicazione delle misure di evacuazione determinate.

Disponibilità di

materiali e mezzi

− verifica le esigenze e le disponibilità di materiali e mezzi necessari

all'assistenza alla popolazione ed individua le necessità per la predisposizione

e l'invio di tali materiali presso le aree di accoglienza della popolazione;

− stabilisce i collegamenti con le imprese preventivamente individuate per

assicurare il pronto intervento;

− predispone ed invia i mezzi comunali necessari allo svolgimento delle

operazioni di evacuazione.

Efficienza delle aree di

emergenza

− stabilisce i collegamenti con la Prefettura - UTG, la Regione e la

Provincia e richiede, se necessario, l'invio nelle aree di ricovero del

materiale necessario all'assistenza alla popolazione;

− verifica l'effettiva disponibilità delle aree di emergenza con particolare

riguardo alle aree di accoglienza per la popolazione.

Elementi a rischio e

funzionalità dei

servizi essenziali

Censimento

− individua sulla base del censimento effettuato in fase di pianificazione

gli elementi a rischio che possono essere coinvolti nell'evento in corso;

− invia sul territorio i tecnici e le maestranze per verificare la

funzionalità e la messa in sicurezza delle reti dei servizi comunali;

− verifica la predisposizione di specifici piani di evacuazione per un

coordinamento delle attività.

Contatti con le

strutture a rischio

− mantiene i contatti con i rappresentanti degli enti e delle società erogatrici

dei servizi primari;

− allerta i referenti individuati per gli elementi a rischio che possono essere

coinvolti nell'evento in corso e fornisce indicazioni sulle attività intraprese.

Impiego delle

Strutture operative

Allertamento

− verifica la disponibilità delle strutture operative individuate per il

perseguimento degli obiettivi del piano;

− verifica la percorribilità delle infrastrutture viarie;

− assicura il controllo permanente del traffico da e per le zone interessate

dagli eventi previsti o già in atto inviando volontari e/o polizia locale.

Predisposizione

di uomini e mezzi

− predispone ed effettua il posizionamento degli uomini e dei mezzi

per il trasporto della popolazione nelle aree di accoglienza;

− predispone le squadre per la vigilanza degli edifici che possono essere

evacuati;

− predispone ed effettua il posizionamento degli uomini e dei mezzi

presso i cancelli individuati per vigilare sul corretto deflusso del traffico.

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PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I

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Fase

operativa

Procedura

Obiettivo generale

Attività della struttura operativa comunale (Sindaco)

Impiego del

volontariato

− predispone ed invia, lungo le vie di fuga e nelle aree di attesa, gruppi

di volontari per l'assistenza alla popolazione.

Comunicazioni

− attiva il contatto con i referenti locali degli Enti gestori dei servizi di

telecomunicazione e dei radioamatori;

− predispone le dotazioni per il mantenimento delle comunicazioni in

emergenza con il Presidio territoriale e le squadre di volontari inviate/da

inviare sul territorio;

− verifica il funzionamento del sistema di comunicazioni adottato;

− fornisce e verifica gli apparecchi radio in dotazione;

− garantisce il funzionamento delle comunicazioni in allarme

Fase

operativa

Procedura

Obiettivo generale

Attività della struttura operativa comunale (Sindaco)

Allarmel

Coordinamento

Operativo Locale

Funzionalità del Centro

Operativo Comunale

− mantiene i contatti con la Regione, la Prefettura - UTG, la Provincia,

i Comuni limitrofi, le strutture locali di CC, VVF, GdF, CFS, CP

informandoli dell'avvenuta attivazione della fase di allarme;

- riceve gli allertamenti/aggiornamenti trasmessi dalle Regioni e/o dalle

Prefetture e attiva i contatti costanti con la SOIR regionale;

- Monitora costantemente il sito web www.protezionecivile.puglia.it

al fine di ricevere le informazioni contenute nei Bollettini di

Aggiornamento emessi dal CFD regionale;

Monitoraggio e

sorveglianza

Presidio Territoriale

− mantiene i contatti con le squadre componenti il presidio e ne

dispone la dislocazione in area sicura limitrofa all'evento ma sicura.

Valutazione

scenari di rischio

− organizza sopralluoghi per la valutazione del rischio residuo e per il

censimento dei danni.

Assistenza Sanitaria

− raccorda l'attività delle diverse componenti sanitarie locali;

− verifica l'attuazione dei piani di emergenza ospedaliera (PEVAC e

PEIMAF);

− assicura l'assistenza sanitaria e psicologica agli evacuati;

− coordina le squadre di volontari presso le abitazioni delle persone non

autosufficienti;

− coordina l'assistenza sanitaria presso le aree di attesa e di accoglienza;

− provvede alla messa in sicurezza del patrimonio zootecnico.

________________________________________________ l In caso di attivazione diretta della fase di allarme per evento improvviso il COC

deve essere attivato nel più breve tempo possibile per il coordinamento degli

operatori di protezione civile che vengono inviati sul territorio.

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Fase

operativa

Procedura

Obiettivo generale

Attività della struttura operativa comunale (Sindaco)

Assistenza alla

popolazione

Attuazione misure di

salvaguardia ed assistenza

alla popolazione evacuata

− provvede ad attivare il sistema di allarme;

− coordina le attività di evacuazione della popolazione

dalle aree a rischio;

− provvede al censimento della popolazione evacuata;

− garantisce la prima assistenza e le informazioni nelle

aree di attesa;

− garantisce il trasporto della popolazione verso le aree di

accoglienza;

− garantisce l'assistenza alla popolazione nelle aree di

attesa e nelle aree di accoglienza;

− provvede al ricongiungimento delle famiglie;

− fornisce le informazioni circa l'evoluzione del

fenomeno in atto e la risposta del sistema di protezione

civile;

− garantisce la diffusione delle norme di comportamento

in relazione alla situazione in atto.

Allarme

Impiego risorse

− invia i materiali ed i mezzi necessari ad assicurare

l'assistenza alla popolazione presso i centri di accoglienza;

− mobilita le ditte preventivamente individuate per

assicurare il pronto intervento;

− coordina la sistemazione presso le aree di accoglienza

dei materiali forniti dalla Regione, dalla Prefettura -

UTG e dalla Provincia.

Impiego volontari

− dispone dei volontari per il supporto alle attività della

polizia municipale e delle altre strutture operative;

− invia il volontariato nelle aree di accoglienza;

− invia il personale necessario ad assicurare

l'assistenza alla popolazione presso le aree di

assistenza della popolazione;

Impiego delle strutture

operative

− posiziona uomini e mezzi presso i cancelli individuati

per controllare il deflusso della popolazione;

− accerta l'avvenuta completa evacuazione delle aree a

rischio.

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PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I

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C.O.M.

Il Centro Operativo Misto (C.O.M.) è una struttura operativa decentrata, costituita in emergenza con

decreto prefettizio, retta da un rappresentante del Dipartimento della Protezione Civile o del

Prefetto. I compiti fondamentali attribuiti al C.O.M., in quanto proiezione decentrata del C.C.S.,

sono i seguenti:

- fornire tutte le possibili informazioni ed ogni forma di collaborazione, anche amministrativa, ai

Sindaci e alle comunità locali mantenendosi in permanente contatto con il Centro coordinamento

soccorsi;

- assicurare la distribuzione dei soccorsi, l'assegnazione dei ricoveri ed ogni altro intervento

assistenziale alle popolazioni sinistrate tramite i Sindaci o chi per loro;

- disciplinare l'attività di soccorso tecnico e di ripristino dei servizi;

- sovrintendere all'ordine pubblico locale;

- coordinare l'attività dei Sindaci, o, qualora costituite, delle Unità Assistenziali di Emergenza

(U.A.E.) ricadenti nella propria giurisdizione territoriale, specie per quanto concerne l'assegnazione

di viveri, vestiario, effetti letterecci e generi di conforto;

- vigilare sul trasporto e sulla consegna dei viveri, medicinali, attrezzature e materiali del Centro

Coordinamento Soccorsi ai singoli Comuni e alle U.A.E.;

- assicurare, d'intesa con i Sindaci interessati o con le U.A.E., la disponibilità dei locali da adibire a

magazzini di raccolta e di smistamento dei materiali provenienti dai Centri Assistenziali di Pronto

Intervento (C.A.P.I.) e di quelli eventualmente offerti dai privati;

- assicurare l'istituzione di un servizio di vigilanza diurna e notturna presso i predetti magazzini

nominando uno o più consegnatari;

- assicurare, chiedendoli ai Sindaci interessati, gli automezzi necessari per il trasporto dei materiali

nelle zone sinistrate e nelle campagne;

- coordinare l'attività delle U.A.E. nell'assegnazione delle unità d’alloggio distribuibili (roulottes,

tende, containers) che devono essere consegnate agli aventi diritto sempre ed esclusivamente in uso

temporaneo mediante appositi verbali sulla base dei quali devono poi essere effettuati i recuperi e la

constatazione di eventuali danni.

Nota: il Comune di Bisceglie (anche essendo territorialmente in altra provincia) appartiene al

centro operativo misto della 7^ zona, costituito dai Comuni di Binetto, Bitonto, Giovinazzo, Grumo

Appula, Molfetta, Palo del Colle, Ruvo di Puglia, Terlizzi e Toritto, facenti capo al Comune di

Molfetta.

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C.O.C. Nel caso di attivazione del C.O.C., il Comune di Molfetta ha sede nella Sala Operativa Comunale,

ubicata in Piazza Vittorio Emanuele II, 9 (ATTENZIONE SEDE NON APPROPRIATA!).

Si propone di individuare:

- la sede principale del C.O.C. negli edifici di Via Martiri di via Fani, ove sono ubicati gli

uffici tecnici;

- altra sede di caratteristiche sottoindicate come luogo alternativo.

Tali sedi da un punto di vista logistico rispondono alle seguenti caratteristiche:

- ben servite da collegamenti stradali sia verso i centri più periferici che verso le linee di

comunicazione nazionali

- sicure rispetto a movimenti franosi, inondazioni, incendi boschivi, incidenti industriali

- servite dalle reti di acqua, fogne, gas, elettricità, telefonia fissa e cellulare

- ben collegate con aree utilizzabili per l’atterraggio di elicotteri, ammassamento e sosta

- con strutture in c.a. capaci di resistere a un terremoto di intensità già registrati in passato

- dotate di parcheggi esterni

- dotate di spazi adatti a contenere:

la sala emergenza, la segreteria con centrale di comunicazioni telefoniche, la sala per

elaborazioni informatiche

- dotate di impiantistica elettrica idonea a supportare gli equipaggiamenti necessari, quali:

computer da tavolo e portatili, stampanti, linee telefoniche entranti e linee in uscita, fotocopiatrice,

fax, telefoni cellulari, gruppo elettrogeno e gruppi di continuità.

Il Comune di Molfetta ha predisposto, inoltre, presso il Comando distaccato della Polizia locale sito

nella sede di piazza Vittorio Emanuele II nc. 7, 9, un servizio continuativo per le comunicazioni

concernenti gli eventi di protezione civile con il serverfax, la postazione di protezione civile, la

postazione del controllo delle radio con sistema GPS di nuova istituzione.

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PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I

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ACRONIMI AIB: Antincendio Boschivo APAT: Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i servizi Tecnici ASL: Azienda Sanitaria Locale CC: Carabinieri CCS: Centro di Coordinamento Soccorsi CFC: Centro Funzionale Centrale - DPC CF: Corpo Forestale CFD: Centro Funzionale Decentrato CFS: Corpo Forestale dello Stato CIMA: Centro di Ricerca Interuniversitario in Monitoraggio Ambientale CME Centro Medico di Evacuazione CNVVF: Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco COR: Centro Operativo Regionale CP: Capitanerie di Porto CRI: Croce Rossa Italiana DICOMAC Direzione di Comando e Controllo D.O.S.: Direttore delle Operazioni di Spegnimento D.P.C.: Dipartimento della Protezione Civile DSM-IV Diagnostic and Statistical Manual of mental disorder, American Psychiatric Association - 1994 DSS Direttore dei Soccorsi Sanitari G.d.F.: Guardia di Finanza IFFI: Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia INGV: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia OPCM: Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri PAI: Piano di Assetto Idrogeologico PEVAC: Piano di Evacuazione PEIMAF:Piano di Emergenza Interno per Massiccio Afflusso di Feriti PMA: Posto Medico Avanzato PS: Polizia di Stato SIT: Sistema Informativo Territoriale SOIR: Sala Operativa Integrata Regionale SOUP: Sala Operativa Unificata Permanente U.C.P.C.: Ufficio Comunale Protezione Civile UTG: Ufficio Territoriale del Governo VV.F.: Vigili del Fuoco