phillip h. krapf - il contatto è cominciato

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Phillip H.Krapf

i l C o n t a t t o e C

AMACROEDIZIONI

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George C. Andrews, EXTRATERRESTRI - AMICI E OSTILI

Alfredo Lissoni, ALTRI UFO. Avvistamenti extraterrestri nei paesi isla-

mici e nelle antiche tradizioni religiose

Giuliana Conforto, IL GIOCO COSMICO DELL'UOMO

Giuliana Conforto, LA FUTURA SCIENZA DI GIORDANO BRUNO

e la nascita dell 'uomo nuovo

Lyssa Royal, MILLENNIUM. Istruzioni per il prossimo cambiamento

Vincenzo Fanelli, IL POTERE DELL'ENERGIA UNIVERSALE. Usa il

potere creative dell'universo per realizzare la vita che desideri

MANUALE DEL NUOVO PARADIGMA

Michio Kaku, IPERSPAZIO. Un viaggio scientifico attraverso gli univer-

si parallel i, Ie distorsioni del tempo e la decima dimensione

Gregory Sams,FUORI DALLA NORMA.

Lo state e superatoDavid Icke, FIGLI DI MATRIX. Da migliaia di anni una razza prove-

niente da un'altra dimensione tiene soggiogata l 'umanita ... agendo

sotto ai nostri occhi

David Icke, IL SEGRETO PIU NASCOSTO. II l ibro che pub cambiare

il mondo

David Icke, . .. E LA VERITA VI RENDERA LIBERI

Rinaldo Lampis, CAMMINARE CON LE ALI. Preparazione al prossi-

mo saito vibrazionale

Ramtha, ESSERI INTERSTELLARI. E la natura della realta

Ramtha, CAM BlARE IL CORSO DEL NOSTRO DESTINO

, Ramtha, CREARE UNA VITA STRAORDINARIA

Ramtha, COME CREARE LA PROPRIA REALTA. Scopri I'antica

scienza con cui realizzare la vita che desideri

D. Melchizedek, L'ANTICO SEGRETO DEL FIORE DELLA VITA

Gregg Braden, L'EFFETTO ISAIA. Un'illuminante nuova interpretazio-

ne delle profezie delle pergamene del Mar Marta

P hillip H . K rap f

ilC o n t a t t oe

C o m in c i a t ola vera stor ia d eg li in con tr i

con una r a z z a a lien a e Ie straordinarie

r iv ela zio n i su I fu tu ro dell 'umanita

lEDIZIOlN!@g 4gb

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Titolo originale: THE CONTACT HAS BEGUN

Copyright© 1998 by Phillip H. Krapf

Pubblicato e distribuito negli Stati Uniti da:

Hay House, Inc., P.O.Box 5100, Carlsbad, CA 92018-5100

(800) 654-5126 - (800) 650-51115 (fax)

Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro pub essere riprodot-

ta, tranne che sotto forma di brevi citazioni inserite in artieoli 0 recen-

sioni, senza permesso seritto dell'editore.

traduzione

revisione

Marialuisa Quintavalle

Emanuela Paganelli

Claudio Corvino

Matteo Venturi

Grafica 10, Citra di Castello (PG)

editing

copertina

stampa

I edizione settembre 2002

© 2002 MACROEDIZIONI

via Savona66

47023 Diegaro di Cesena (FC)

ISBN 88-7507-401-1

Premessa

U'altra piacevole giornata della mia solita vita volgeva al

termine. Mi lavai i denti e intorno aile nove mi preparai per

andare a letto. Mia moglie era in visita da sua madre per al-

cuni giorni. Non mi restava altro da fare che decidere quale canale

televisivo guardare prima di sprofondare nel mondo dei sogni.

Ma mentre mi accingevo a preparare il1etto, fui preso da un

improvviso desiderio di uscire suI balcone della mia camera per

gettare uno sguardo rapito alla magnifica luna.

Era martedi 10 giugno 1997, e fissando il vicino piu prossimo

della Terra, mi ritrovai tranquillamente a fare un bilancio sulla miavita. Ero andato in pensione piu 0meno quattro anni prima, all'eta

di 58 anni, accettando un' offerta di prepensionamento del Los An-

geles Times, dopo aver lavorato per venticinque anni come redattore

nella redazione principale del giornale, nel centro di Los Angeles.

A sessantadue anni non mi consideravo vecchio. Fortunata-

mente, oltre all ' attivita giornalistica, avevo altri interessi che mi

avevano permesso di riempire i1mio tempo libero in modo pro-

duttivo e di tenermi occupato. Certo pero che i periodi di noia non

mancavano, rna nel complesso mi consideravo estremamente for-

tunato. Ringraziando il cielo, avevo una vita felice.

Mia moglie e io viviamo in un appartamento accogliente con

letti comodi, una dispensa sempre piena, l'erba del giardino verde

eben tosata, e vicini ideali. Lei ama il suo lavoro e io provo un

immenso piacere nel godermi un sonnellino pomeridiano proprio

alla stessa ora in cui i miei colleghi, in lotta perenne con gli arti-

coli degli inviati, soffrono di disordini intestinali dovuti alle sea-

denze da rispettare.

Quella notte in particolare, tirai un sospiro di sollievo, rientrai

in casa e mi infilai nelletto. Proprio mentre mi dibattevo con la ba-

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nale decisione su quale programma televisivo scegliere, in un altro

luogo, a circa quattromila chilometri di distanza nella parte pili re-

mota della magnifica luna che avevo ammirato fino a quel momen-

to, erano in corso decisioni di importanza capitale che avrebbero

avuto un enorme influsso sul futuro corso della mia esistenza.

Si trattava quindi solo di una coincidenza, 0una strana e in-

spiegabile forza si era messa al lavoro per attirarmi fuori al balco-

ne? 1 3 una domanda a cui rion riesco, ancora, a dare una risposta.

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1. Accade

l'inspiegabile

Mi svegliai di soprassalto e trovai la camera da letto in-

vasa da una luce iridescente azzurrognola. A tutta pri-

ma pensai di essermi addormentato con iltelevisore

acceso. A tastoni cercai il telecomando sul comodino. n quadran-te luminoso della radiosveglia digitale accanto alletto indicava le

2.32 del mattino. Era mercoledi 11 giugno 1997.

Mi voltai e puntai il telecomando verso il video del televiso-

re, ma 10 schermo rimase buio. Un brivido freddo di paura mi per-

corse la schiena mentre cercavo di identificare e di capire da doveprovenisse la strana luce.

Mi considero una persona estremamente razionale e assoluta-

mente priva di qualsiasi credenza superstiziosa umanamente con-

cepibile, pertanto la mia mente si affannava alIa ricerca di una

spiegazione logica. Inquel momento, la luce comincio lentamen-

te a emettere irnpulsi quindi a brillare, passando da una sfumatu-

ra blu leggermente pili scura a una tonalita blu pili chiara.

Afferrai gli occhiali sul comodino e mi voltai verso la finestra

della camera da letto, presumendo che Ia strana luce provenisse da

Ii, ma Ie tende erano ben tirate, Niente da fare, la luce non aveva

origine all 'interno della camera e mi sentii pili sconcertato che irn-

paurito. Miprecipitai giu dalletto e mi diressi verso il pannello in-

terruttore posto all 'entrata, che comanda Ia Iuce della camera, ma

feci solo due 0 tre passi prima che la luce bluastra intermittente si

restringesse in un fascia di Iuce solidamente concentrato che pun-

tava direttamente su di me!

La forza di gravita sembrava essersi dissoita. Non riuscivo

pili a sentire il peso dei miei piedi nudi suI tappeto del pavimen-

to. La mia mente si dibatteva ancora su questo mistero quando im-

provvisamente cominciai a sollevarmi da terra come un pisello ri-

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ne passeggera a simili racconti, avevo pensato che da un' espe-

rienza del genere non si potesse uscire vivi, e che la mente umana

avrebbe subito uno choc, risucchiata immediatamente in un abis-

so di pazzia.

II fatto che fossi assolutamente tranquillo e privo di qualsiasi

paura sembrava mascherare la realta, A essere sinceri, l' emozione

pili forte che provavo in quel momento, era una forte curiosita,

Ero circondato da un gruppo di tre alieni, ancora avvolto dal

raggio di luce che a quanto pareva mi aveva trasportato, con l'u-

nica differenza che ora potevo discememe la fonte: uri piccolo di-

sco del diametro di circa otto centimetri sospeso al soffitto per

mezzo di un anello girevole. Al mio fianco era disposto un ogget-

to che somigliava a un lettino imbottito, simile a quello che in ge-

nere e possibile trovare nella studio di un chiropratico 0 nellabo-

ratorio di esami di un tipico studio medico americano.

La statura degli esseri era molto uniforme e sembrava variare

da un minimo di un metro e cinquantasette, a un massimo di un

metro e sessantadue. Per gli standard umani erano piuttosto ma-

gri, con occhi scuri che fuoriuscivano da aperture inc1inate non

pili grandi di una fessura.

I loro nasi erano piccoli, pressoche inesistenti, con due pic-

coli punti neri che sembravano disegnare le narici. Anche le boc-

che non erano pili grandi di fessure, con labbra sottili appena di-

segnate. Non mi sembro di distinguere la presenza di alcun dente.

Le orecchie erano leggermente pili grandi di quelle umane, se

paragonate alIa statura, e alquanto appuntite. Mi ricordarono quel-

le del personaggio fittizio di Spock della serie Star Trek. Non ri-

uscii a scorgere della peluria sul corpo.

II colore della pelle degli esseri variava inmodo interessante,

quasi come se fosse un elemento multirazziale, anche se, diversa-

mente dalle razze esistenti sulla Terra dotate delle proprie peculiari

caratteristiche somatiche, quali 10 spessore delle labbra e la forma

del naso e degli occhi, le loro caratteristiche erano uniformi. n co-lore della pelle variava da grigio con una sfumatura verdastra appe-

na percettibile a un colorito tenue con la stessa sfumatura verdastra.

Tutti gli esseri indossavano ampi abiti a tunica in vari colori

pastello. Allora non sapevo naturalmente se si trattasse del loro

succhiato all'intemo di una cannuccia, solo che in questa caso la

"cannuccia" era il fascio di luce e io il"pisello".

In condizioni normali, penso che la reazione umana prevedi-

bile sarebbe stata quella di gridare a squarciagola in preda a un

terrore animalesco, rna prima che il mio sistema nervoso incon-

scio potesse solo pensare a una reazione di questo tipo, fui invaso

da un senso di pace e di tranquillita. Non feci in tempo ad analiz-zarlo perche la sensazione di sollevamento non sembro durare pili

di uno 0 due secondi.

Come solo dopo avrei saputo, 10 stesso fascio di luce, la "can-

nuccia" nella quale ero saldamente avvolto, mi accarezzava men-

tre la percorrevo interamente, producendo l'effetto calmante che

mi invadeva tutto.

Con la stessa rapidita con la quale era iniziato, il viaggio si

conc1use. Presumo non fossero trascorsipiu di due secondi tra il

momenta in cui la luce aveva puntato su di me e il momento in cui

mi trovai in un' enorme sala, al cospetto delle due creature pilistrane che avessi mai visto. Dentro di me, suppongo sapessi co-

~'era successo, anche se la mia psiche faceva di tutto per negarlo.

E probabile che non siano molte Iepersone al mondo che non han-

no mai sentito 0 letto racconti di individui rapiti dagli alieni, che

sono stati per anni argomento privilegiato di discussione nei pro-

grammi televisivi, sui giomali e nei libri di successo. Personal-

mente non conoscevo nessuno che credesse in storie del genere,

anche se ero sicuro che esistesse un gran numero di persone con-

vinte della loro autenticita, Ma io non ero una di queste.

Tuttavia per quanta la negazione fosse decisa, nessuno avreb-be potuto smentire il fatto che ero stato rapito e che mi trovavo su

un'astronave in compagnia di esseri extraterrestri. Non trovavo al-

tra spiegazione, se non quella che stavo sognando. Tuttavia sape-

vo che non si trattava di un sogno 0 di un incubo, rna della realta.

Tutti i preconcetti che avevo nutrito sui cosiddetti rapirnenti alie-

ni si erano dileguati. In quel momenta pensai che non potesse esi-

stere una persona pili estranea all ' argomento di quanto fossi stato

io. I racconti che ero solito rifiutare in modo tanto sprezzante eti-

chettandoli come frutto di delusioni di gente perturbata, a quanta

pareva, erano veri. In passato, anche se avevo rivolto un' attenzio-

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abito normale 0di un'uniforme. Forse era un abito professionale,

come i camici indossati dai medici terrestri in ospedale.

Come dicevo, la stanza era grande, di forma rettangolare, for-

se 18xl2 metri di dimensioni e 6 metri di altezza. L'illuminazio-

ne era intensa come i1 reparto di un ospedale, seppure di dimen-

sioni molto pill grandi, con centinaia di lettini simili a quello sul

quale ero disteso.I lettini erano disposti ordinatamente in file, distanziati l'uno

dall 'altro di tre 0quattro metri, e si estendevano da una parete al-

l'altra nelle quattro direzioni. Sulla testa di ciascuno di essi era so-

speso al soffitto un disco dal quale proveniva i1raggio di luce che

mi aveva avvolto. Raggruppati intomo ai lettini si trovavano grup-

pi di tre 0 cinque creature extraterrestri (E.T.).

Nonostante non riuscissi a distinguere i dettagli delle zone pill

distanti della sala, notai che la maggior parte dei lettini che mi cir-

condavanono era occupata da esseri umani molto comuni. Buona

parte di questi era distesa in posizioni diverse, alcuni sul fianco, al-tri proni 0 supini, mentre gli extraterrestri erano ricurvi su di lora

in quella che sembrava essere un' attenta visita medica.

Alcuni altri, tuttavia, erano in piedi accanto allettino. All'ini-

zio, supposi che, come me, fossero appena arrivati.

Notai che un paio di questi, un uomo di colore (normalmente

avrei pensato a lui come un afroamericano, rna non ho alcun mo-

do di sapere se si trattasse di un africano, un giamaicano 0 altro)

sui 25-30 anni e una ragazza adolescente di razza caucasica, sem-

bravano impegnati in una tranquilla conversazione congli alieni

che facevano capannello intomo a loro.La stanza era invasa da un leggero brusio, che a tutta prima

sembrava ricordare qualcosa di vagamente familiare, rna che sfug-

giva in modo frustrante alIa mia capacita di identificazione. E,

paradossalmente, non somigliava a nulla che avessi gia sentito pri-

ma. A un certo punto ne venni a capo: ricordava il vociare di una

vasta platea durante I'intervallo di uno spettacolo, anche se i suoni

non avevano nulla ache vedere con quelli delle lingue straniere che

avevo sempre sentito. Gli extraterrestri raggruppati intomo ai letti-

ni erano coinvolti incentinaia di conversazioni mentre i gruppi esa-

minavano i loro soggetti.

10

La luce che puntava su di me improvvisamente vacillo per

scomparire definitivamente.

Una delle tre creature che formavano i1mio gruppo si avvici-

no a me e mi disse: «Sono Gwantelmipsa», almeno a giudicare da

quanta intesero le mie orecchie. La gratia rispecchia la fonetica il

pill fedelmente possibile, rna le possibilita di diversa trascrizione

potrebbero essere molteplici, come Guandalmepsa 0 Kwantal-mipsa. I frammenti di conversazioni che captai dagli extraterrestri

in diversi lettini adiacenti mi fecero pensare persino che alcuni dei

suoni fossero emessi grazie alla duplicazione delle corde vocali

umane. La traslitterazione, se mai fosse avvenuta, sarebbe stata

certamente interessante, pensai.

Se l'extraterrestre che mi parlava poteva rappresentare un

esempio, almeno uno di lora pareva conoscere l'inglese. E per

quanta importante fosse, forse tutti ne erano capaci. Se la mia sup-

posizione risultava corretta, pensai, forse erano in grado di par-

lare anche altri idiomi terrestri. Questa valutazione iniziale si di-mostro assolutamente esatta.

Fissai inebetito l'essere che mi si era presentato, non sapen-

do bene cosa rispondere, e lui dovette accorgersi del mio disagio.

«Ma tu potrai chiamarmi Gus», continuo, indicandomi una tar-

ghetta che era visibile sulla sua tunica, sotto la spalla destra. Non

vi era dubbio, ilnome "Gus" era stampato su di essa. In quell'i-

stante mi accorsi che tutti gli extraterrestri portavano delle tar-

ghette sulle quali era stampato ilproprio nome. «Sono consape-

vole dell'impossibilita che tu riesca a chiamarmi con ilmio vero

nome, ecco perche io e tutti i miei colleghi abbiamo assunto nomi

che possano essere familiari alla tua lingua».

«Salve», risposi. «Sono Phil». So che puo sembrare assurdo,

rna in quel momenta non riuscii a pensare a niente di meglio. Se

facevo appello alle mie conoscenze, la risposta appropriata per un

incontro con un essere extraterrestre non era ancora stata forma-

lizzata nellibro delle buone maniere. II momento superava i con-

fini della realm. Solo a1cuni minuti prima ero un individuo asso-

lutamente scettico e cinico che etichetterebbe immediatamente

chiunque asserisse di essere stato rapito dagli alieni come un caso

di evidente pazzia e aspirante al manicomio. Eppure ero li, con i

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piedi per terra e tranquillo, dinanzi a un essere di un altro mondo

a presentarmi in un modo molto simile a come mi sarei presenta-

to a qua1cuno che avevo appena incontrato a una festa.

Pensai che la mia sensibilita e la mia coscienza fossero state

alterate, altrimenti come avrei potuto conciliare il mio attuale

comportamento con la reazione incontrollata che era umanamen-

te normale in simili circostanze?Come potevo con tale serenita accettare uno scenario tanto in-

credibile e inimmaginabile? Forse, a mia insaputa, ero stato dro-

gato, oppure si trattava dell'effetto della luce che mi aveva tra-

sportato? Razionalmente, sapevo che avrei dovuto provare un

terrore da incubo, rna non sentivo niente del genere. La mia men-

te avrebbe dovuto negare, minacciare di spingerrni sull'orlo della

pazzia, rifiutare di accettare una simile realta in modo tanto soler-

te e tranquillo. Dopo tutto, tutte le mie convinzioni erano state

completamente sconvolte.

Un minuto prima stavo dormendo tranquillamente nel mio

letto e ora mi trovavo su una navicella spaziale (almeno da quan-

to presunsi). Non riuscivo a immaginare dove avrei potuto essere,

circondato come ero da esseri alieni. Nessuno mi avrebbe dato per

disperso prima di qua1che giomo, perche per la prima volta in 30

anni di vita coniugale, dorrnivo da solo. Mia moglie, infatti, tra-

- scorreva alcune notti con sua madre anziana che vive a cinque chi-

lometri di distanza, e che da poco era stata sottoposta a un delica-

to intervento chirurgico.

Insecondo luogo, negli ultimi mesi avevo preso I'abitudine di

partire per due 0 tre giorni per esplorare piccole cittadine della Ca-

lifornia dove avremmo potuto trascorrere la nostra vita da pensio-

nati. Ero appena rientrato da una di quelle escursioni che mi ave-

va portato nella Contea di Siskiyou nella zona piu settentrionale

della stato. Qui avevo visitato le citta diYreka, Etna, Fort Jones,

Weed e alcune altre graziose piccole Iocalita adagiate ai piedi del-

le cime innevate e imponenti del monte Shasta.

Prima che mia moglie partisse per raggiungere sua madre, le

avevo detto che avrei approfittato della sua assenza per esplorare

altre cittadine nella zona della Baia diMonterey, a circa 500 chi-

lometri a nord dalla costa di Los Angeles. Quindi non si sarebbe

12

preoccupata di non trovarmi a casa se inaspettatamente mi avesse

telefonato 0 fosse rientrata. Probabilmente si sarebbe chiesta co-

me mai non avessi lasciato un biglietto, come facevo solitamente,

rna questo non l'avrebbe affatto insospettita.

Dentro di me sapevo di non essere in pericolo. Peraltro la mia

curiosita cresceva di minuto in minuto, e cominciavo a entusia-

smarmi all' idea delle straordinarie esperienze che erano in serboper me (forse ancora per effetto delle droghe 0 della luce?). Im-

maginate come sarebbe stato emozionante visitare l' astronave e

quello che avrei provato a sporgerrni da uno dei tanti oblo che

scorgevo, per gettare un' occhiata sulla Terra blu sottostante.

Tuttavia non avevo la piii pallida idea di quale fosse la nostra

distanza dalla Terra. Forse ci trovavamo in un punto remoto dello

spazio da dove il pianeta sul quale abitavo non era neppure visibi-

le, Ma non mi importava. In tal caso, sarei stato felice di osserva-

re le galassie che risplendevano nella Ioro immensita nell' oscuri-

ta dell'universo. Era un'esperienza di proporzioni sconvolgentie

la mia sete di assorbirne ideliziosi e stimolanti momenti cresceva

attimo dopo attimo.

Forse in cambio della mia collaborazione avrei ottenuto da

queste creature alcuni privilegi. Naturalmente il mio comporta-

mento era ingenuo. Infatti non avevo niente da offrire in cambio e

non sarei stato io a scegliere di collaborare. Ero loro prigioniero

ed ero state sequestrato, rapito. Tuttavia, pensai, se avessi avuto la

possibilita di decidere, mi sarei sottoposto volentieri a un esame

in cambio di una visita della navicella. E forse non volevano altro

da me, perche un esame, la cui durata variava da alcuni minuti a

diverse ore, rappresentava i1 filo conduttore che teneva insieme

tutte le storie di rapimento di cui avevo sentito parlare.

Era evidente che nell' oscurita della sala erano in corso in quel

preciso istante migliaia di esami. Durante iprimi eccitanti mo-

menti successivi al mio arrivo, mentre, sbalordito, scrutavo quello

che mi circondava, abbeverandomi alla fonte di meraviglie del la-

boratorio extraterrestre, ero talmente preoccupato dall' esperienza

che stavo vivendo che non mi ero soffermato a riflettere sulle vi-

site in corso. Solo in quel momenta intravidi un ampio schermo

sospeso alla testa di ciascun lettino. Non aveva niente in comune

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con i grandi schermi televisivi ad alta risoluzione che si trovano

sulla Terra. Benche riuscissi a stento a distinguere i dettagli delle

immagini visualizzate su alcuni di quelli che si trovavano pres so

di me, era evidente che ogni postazione era impegnata nello stu-

dio di una piccola sezione dell' anatomia umana.

Sullo schermo posto direttamente alle mie spalle, alla testa

del lettino sul quale era disteso un giovanotto con la barba e conuno strato di capelli che ne ricopriva completamente la testa, vidi

un'immagine esplosa di quello che sembrava un follicolo pilifero

umano. Ricurvi sull'uomo, tre extraterrestri erano intenti a esami-

name attentamente barba e capelli, aiutati da una serie di stru-

menti e dalle lora dita lunghe e sottili.

Sulla mia destra, un gruppo simile di visitatori cosmici stava

esaminando l'orecchio di una donna con caratteristiche somatiche

asiatiche. Lo schermo alla testa dellettino visualizzava l'Immagi-

ne complessa dei dettagli intemi ed esternidi quello che sembra-

va essere ilsistema acustico umano.Da quanto riuscivo a distinguere, tutti gli umani distesi sui

lettini indossavano camici simili a quelli indossati dai pazienti di

un ospedale.

Incrociai per alcuni secondi 10 sguardo di una persona parti-

colarmente grassa (non riuscivo a distinguere se uomo 0 donna)

che era distesa prona sullettino a sinistra accanto al mio. 11cami-

ce delI'individuo era aperto sulla schiena e lasciava intravedere vi-

sibilmente le natiche spalancate per mezzo di un divaricatore. Lo

schermo sospeso a quellettino mostrava l 'immagine grafica a co-

lori di un ana umana in vistaesplosa.La natura estremamente personale di a1cuni dei check-up mi

imbarazzo. Se si fosse trattato di una clinica terrestre, sono sicuro

che, anche nelle culture pill primitive, sarebbe stata rivolta una

maggiore attenzione ai semplici concetti di dignita umana e dirit-

to alla riservatezza. Ma ci trovavamo su una navicella spaziale e

non sulla Terra, dissi tra me erne, ejorse non c' era spazio per una

considerazione di que I genere.Oppure, molto semplicemente, gli

extraterrestri non condividevano i miei principi a tal proposito.

Pensai che anch'io sarei stato sottoposto a una visita sul let-

tino sul quale ero disteso, e mi augurai che l'esame approfondi-

14

to che mi avrebbe riguardato potesse essere in un certo qual mo-

do meno intimo. In quel preciso istante, mi accorsi peraltro di in-

dossare solo i miei indumenti intimi: una maglietta e un paio di

mutande.

Gus parve anticipare i miei pensieri mentre gettavo un'oc-

chiata alle altre persone distese sui lettini. Ma anziche un camice

simile a quello che indossavano gli altri umani, mi porse una tu-nica identica a quella che indossavano lui e gli altri alieni, che in-

filai senza esitare. Mi furono fornite inoltre un paio di pantofole

delle pill comuni, anche se mi parvero le pill soffici e comode che

avessi mai indossato.

Distrattamente, feci scivolare una mana sullettino suI quale

ero disteso.

«No», mi disse Gus, «tu non sarai esaminato. Seguimi».

Udii parole emesse in un perfetto inglese anche se non vidi

a1cun movimento delle labbra. Era come se le parole, perfetta-

mente pronunciate, provenissero direttamente dalla gola, alla stre-gua di un pappagallo che riesce a riprodurre la loquela umana sen-

za l'uso della lingua odelle labbra.

Si volta e prese a camminare, seguito da due colleghi. Dovet-

ti avere una leggera esitazione, perche un quarto extraterrestre mi

diede un colpetto sulla schiena con la mana sinistra, indicandomi

di seguirli.

Ci facemmo largo tra i lettini e passammo attraverso una por-

ta scorrevole che si apri appena ci avvicinammo. Percorremmo,

senza parlare, un corridoio ben illuminato: i tre alieni mi precede-

vano di qua1che passo mentre ilquarto mi seguiva a maggiore di-stanza. Incrociammo diversi extraterrestri che non sembrarono ac-

corgersi 0mostrare a1cun interesse nei miei confronti.

Avevano uno strano incedere. Anziche un movimento legger-

mente sobbalzante, tipicodell'incedere di molti esseri umani, gli

alieni parevano avanzare strisciando morbidamente, come se cam-

minassero sorretti da rotelle anziche dalle gambe, senza alcun mo-

vimento verticale percettibile del corpo nel passare da una gamba

all'altra. Non sapevo se fosse normale per la forma di locomozio-

ne della loro specie, 0 se si trattasse, piuttosto, di un adattamento

al yolo spaziale che affrontavano.

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Strano, pensai, ehe debba aeeorgermi dipartieolari tanto in-

signifieanti mentre sono eireondato da bellezze straordinarie d i

gran lunga pill, interessanti. Come scoprii in seguito, illoro modo

di incedere era solo uno dei milioni di piccoli frammenti di infor-

mazioni che sarebbero affluiti al mio cervello e che avrei memo-

rizzato con scarso 0 nessun tipo di impegno cognitivo da parte

mia. Ero come una spugna che assorbiva ogni piccola inezia. (In

questo momento, parecchie settimane dopo la mia esperienza, i ri-

cettacoli della mia memoria traboccano di piccoli dettagli ed

eventi cui non ho rivolto la minima attenzione al momenta in cui

sono stati recepiti).

II nostro gruppo lascio ilcorridoio e attraverso un'altra porta

scorrevole per entrare in una stanza piena di ogni genere di stru-

menti di precisione, indicatori, quadranti, monitor e luci intermit-

tenti disposte su pannelli, che ricoprivano le quattro pareti dall'al-

tezza della cintola fino all'altezza degli occhi degli extraterrestri.

Al centro, si trovava una piccola pedana rialzata sulla quale tre

alieni erano intenti a lavorare su un gruppo di strumenti posti in fi-

la l 'uno accanto all ' altro.

Quando Gus si fermo, gli altri extraterrestri del gruppo si di-

sposero al suo fianco in formazione ravvicinata con le spalle giun-

te l 'una all 'altra. L'ultimo extraterrestre che si trovava sulla parte

posteriore mi diede un colpetto sulla schiena chiamandomi a far

parte del gruppo. Gus rivolse un discorso incomprensibile agli al-

tr i membri dell'equipaggio che si trovavano sulla pedana, e in un

attimo ci trovammo in un' altra stanza.

Non ebbi la sensazione di essere trasportato anche se, come

venni a sapere in seguito, fuesattamente cio che avvenne. Era co-

me se la stanza nella quale eravamo stati, la stanza del vettore, si

fosse semplicemente dileguata per essere sostituita da una nuova,

quell a nella quale ci trovavamo ora. II processo era avvenuto in

modo talmente rapido da creare l'illusione che la stessa stanza si

fosse trasformata.

Se non avessi saputo che le cose stavano diversamente, avrei

giurato che ci trovavamo ora nella sala riunioni di una comune

azienda americana, per quanto' parecchio avveniristica. Tuttavia

essa possedeva un ampio tavolo da conferenze rettangolare di le-

gno (0 materiale simile, forse mogano) lucidato alla perfezione e

circondato da dodici poltrone imbottite di un grazioso colore az-

zurro pastello, di cui cinque disposte su ogni lato e una alle due

estremita, Su una delle pareti si aprivano diversi oblo, ma dalla

mia posizione non riuscivo a capire su che cosa questi si affac-

ciassero. Percepivo solo l'oscurita della notte.

Mi fu indicata una delle sedie che si trovavano alle due estre-

mita mentre Gus prese posto all 'altro capo del tavolo. Tutti gli ex-

traterrestri del gruppo si accomodarono sulle sedie ai lati, rag-

giunti da altri che entrarono nella stanza e si sedettero, finche tutte

le sedie non furono occupate.

Gus prese la parola.

«Ritengo che sia importante tranquillizzare la tua mente»,

disse. «Si, ti trovi su una navicella spaziale ed e vero, le storie deicosiddetti rapimenti degli alieni che circolano tra la tua gente da

50 anni a questa parte sono in gran parte vere. Inoltre e esatto, pro-veniamo da un altro mondo. II nome del nostro pianeta nella tua

lingua suonerebbe come Verde. Veniamo in pace e non abbiamo

a1cuna intenzione bellica. Nelle decine di migliaia di incontri che

abbiamo avuto con terrestri, non abbiamo mai fatto del male a

nessuno, ne intenzionalmente ne in altro modo».

Questa fu la prima delle numerose conversazioni che avrei avu-

to con gli extraterrestri nel corso delle settantadue ore che trascorsi

sull'astronave. In base al tempo terrestre, ho trascorso sulla navi-

cella ventun ore e mezza mercoledl 11 giugno, ventiquattro ore gio-

vedi, altre ventiquattro ore venerdl e per finire le prime due ore e

mezzo di sabato mattina. Non esistendo nella spazio ne il giomo ne

la notte, tengo traccia dei giorni valutando le ore passate a bordo.

Nel corso dei tre giorni trascorsi sull'astronave, non ho preso

a1cun appunto, non avendo ne una penna ne un quademo, ne un

registratore. Ma questa non rappresentava un problema. I Verdo-

niani mi avevano concesso un dono speciale che mi permette di ci-

tare conversazioni e richiamare alla mente con estrema precisione

tutti gli eventi che si verificarono. (Nello specifico mi occupero di

questo fenomeno in uno dei capitoli successivi).

Mi limitero, per 10 piu, a un racconto descrittivo facendo ri-

corso massicciamente a parafrasi, anche se in alcuni momenti e

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possibile fornire un'immagine pill accurata di una conversazione

utilizzando direttamente le citazioni che consentono di cogliere il

pathos, le sfumature e il significato di un evento particolare. In ca-

si simili, le parole utilizzate riescono a suggerire la storia meglio di

un racconto semplice e diretto.

Un caso di questo tipo, in cui penso sia assolutamente neces-

sario citare per filo e per segno ogni parola per il suo contenuto

provocatorio e sorprendente, si e verificato mentre mi trovavo in

una piccola saletta di ritrovo in compagnia di una particolare na-

vigatrice dello spazio di nome "Gina".

Nel corso della pacata conversazione nella quale ci intratte-

nemmo, cercai di farle descrivere la vita sul pianeta dal quale pro-

veniva, mentre lei mostrava una forte e persistente curiosita per le

abitudini sessuali degli umani, e faceva scivolare continuamente la

conversazione in quella direzione nonostante cercassi di cambiare

argomento e di farla parlare di se.

Improvvisamente, nel mezzo della conversazione, si alzo, sisfilo Ia tunica e la lascio cadere a terra, rimanendo nuda davanti a

me. Non credo riusciro mai a dimenticare le esatte parole che pro-

nuncio in quel momento.

«Ti va di farlo?» mi chiese.

Ma questa e un'altra storia che approfondiro in uno dei capi-

toli successivi.

2. Orientamento eindottrinamento

Dopo le osservazioni introduttive fatte da Gus, la conver-

sazione prosegui in modo non molto dissimile da una ti-

pica riunione terrestre tra dirigenti aziendali di un consi-

glio di arnministrazione. Gus mi presento agli altri, richiamando i

nomi terrestri che ognuno di essi aveva assunto e che erano ripor-

tati su ciascuna targhetta. I died Verdoniani seduti intorno al ta-

yolo, nell ' ordine citato a cominciare dalla mia destra, erano: Ro-bert, Emily, Kyle, Mel, Aaron, Don, Tom, Irene, George e Nat.

Rivolgendosi agli altri astanti, Gus pronuncio a1cune parole

in quellinguaggio incomprensibile che avevo sentito precedente-

mente. Suppongo si trattasse di poche parole perche durarono so-

lo a1cuni secondi, quindi passo all'inglese.

«Vi sono molti argomenti di cui dobbiamo parlare», disse ri-

volgendosi a me.

«Perche non mi spieghi il motivo della mia presenza qui?»,

chiesi.

nVerdoniano che portava il nome di Kyle, disse: «Non credovi sia a1cun problema nellasciargli porre le domande che deside-

ra. D'altra parte e nella sua natura di giomalista».Apparentemente, quindi, non si trattava diun rapimento casua-

le. Erano a conoscenza almeno di un particolare che mi riguardava,

ilche significava che ero stato effettivamente scelto.

Gus confermo che ero libero di porre le domande che deside-

ravo in qualsiasi momento, affermando tuttavia che era prevista la

discussione di una serie di argomenti che avrebbero sicuramente

risposto a gran parte delle domande che avevo in mente. Quando

chiesi quale fosse 10 scopo dell'incontro, Gus mi rispose che si

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trattava di una riunione prep aratoria di "Orientamento, formazio-

ne e indottrinamento" studiata appositamente allo scopo di prepa-

rarmi per l'"importante compito" che mi era stato conferito.

Questa sessione in particolare, cui sarebbero seguite nei tre .

giorni successivi moltissime altre, duro circa quattro ore. Appena

ne avevo la possibilita bersagliavo i miei rapitori di centinaia di

domande: Perche mi trovavo IIe come vi ero arrivato? Perche 10 -

ro si trovavano li? C'era qualcun altro con loro? Che cosaface-

vano con le persone distese sui lettini e chi erano?

Per quanto riguarda il motivo della mia presenza a bordo, mi

fu detto che ero una delle centinaia di persone prescelte per parte-

cipare a un programma di proporzioni tali che sarebbe stato ricor-

dato come uno degli eventi pin importanti nella storia del genere

umano e della Terra. E a me era stato assegnato un ruolo specifi-

co all'interno di quel piano grandioso.

In passato, mi fu detto, i navigatori delle stelle evitavano di

proposito di rapire persone importanti, ricche 0 famose, oppuresocialmente potenti, capi di stato e dipendenti statali, ovvero

chiunque fosse dotato della minima capacita di attirare l'atten-

zione 0 influenzare l'opinione pubblica. n risultato era che i ra-

piti erano immancabilmente uomini e donne comuni, soprattutto

operai delle zone rurali e semirurali; individui che provenivano

dalla provincia americana 0 dalle dure aree industriali 0 a preva-

lenza industriale dell' Europa; uomini delle tribu della giungla e

nomadi del deserto, persone che rappresentavano ogni gruppo et-

nico, razziale e culturale della Terra. Nell'ordine sociale in vi-

gore, sarebbero state le meno credibili quando avrebbero raccon-

tato le "assurde" storie che riguardavano ilrapimento di cui erano

state vittime.

Coloro che possedevano una reputazione irreprensibile di one-

sti cittadini venivano evitati in base alIa giusta ipotesi che, qualora

avessero scelto di parlare apertamente del loro rapimento, Ia loro

credibilita avrebbe attirato troppo l'attenzione pubblica. Ai fini del-

la missione che i Verdoniani si proponevano, era essenziale che tut-

ti quei racconti fossero considerati con enorme scetticismo.

Questa tattica aveva funzionato a meraviglia perche la do-

manda pin comune che immancabilmente gli scettici rivolgevano

ai rapiti, almeno in America, era: Perche a essere rapiti sono ge-

neralmente i signor Rossi e mai i personaggi di spicco?

La ragione principale che giustificava 10 sforzo di mantenere

minima l' attenzione diffusa era evitare di diffondere ilpanico.

Dalla loro stazione di osservazione spaziale, gli alieni erano

stati personalmente testimoni del caos e dell' agitazione che nel

1939 si erano diffusi lungo la fascia costiera orientale degli StatiUniti in occasione del famoso programma radiofonico La guerra

dei mondi, trasmesso nel New Jersey da Orson Wells. Decine di

migliaia di ascoltatori in preda al panico avevano creduto chel'in-

vasione fittizia della Terra da parte dei Marziani - un adattamento

del racconto di fantascienza di H.G.Wells - fosse reale.

I Verdoniani non volevano correre il rischio di gettare nuova-

mente il panico tra la gente come era avvenuto in quell'occasione.

nsecondo obiettivo era esercitare un'influenza minima sulla

cultura terrestre e sulla vita di tutti i giorni, sollecitando una qual-

che risposta da parte dell'esercito 0 del governo, sia a livello le-gislativo, mobilitativo 0 altro.

E poiche 10 scopo dei rapimenti era solo c1inico, ovvero l'e-

same della struttura fisica della specie umana cellula per cellula,

qualsiasi campione umano avrebbe fatto al caso. Pertanto ilsignor

Rossi serviva brillantemente allo scopo, rendendo inutile il rischio

di coinvolgere persone dotate di alta visibilita.

Dopotutto, i principali organi di informazione avrebbero sem-

plicemente sbadigliato prestando uno scarso 0nessun interesse al-

le pretese di qualche bifoIeo e alle frottole raccontate sui visitato-

ri extraterrestri. Tuttavia, se la stessa storia fosse stata raccontata,

ad esempio, dal rettore di un'universita di spicco, questa sarebbe

stata sbandierata ai quattro venti al mondo intero con la conse-

guenza che in una notte milioni di persone vi avrebbero creduto,

seminando ilpanico ovunque.

Per questo motivo, i Verdoniani avevano agito nello stretto ri-

serbo, politica che non richiedeva peraltro nessun testimone ne

convalida, perche qualsiasi materializzazione avrebbe avuto la po-

tenzialita di incrementare, anche se di poco, la credibilita pubbli-

ca. A questo scopo erano stati inoltre evitati i rapimenti multipli.

Ovvero, nonostante i rapimenti fossero migliaia, questi riguarda-

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vano sempre singoli individui, evitando coppie 0gruppi di perso-

ne. E per ridurre al minimo la possibilita di essere scoperti, isog-

getti venivano condotti a bordo nel pieno della notte, durante il

sonno 0 quando si trovavano da soli.

Ogni volta, il rapimento durava solo alcune ore, dopodiche i

rapiti venivano rapidamente rilasciati prima che qualcuno potesse

accorgersi della loro assenza.I Verdoniani ribadirono che tutti gli eventi riguardavano uni-

camente individui singoli, e cio non si riferiva alloro stato civile,

come spiego uno dei Verdoniani seduto al tavolo, rna al fatto che

l'individuo si trovasse da solo al momenta del rapimento. Difficile

dire se da una tale affermazione si scorgesse una nota di umorismo.

All'inizio, infatti, non notai alcun cambiamento delle espressioni

del viso, sorriso, disapprovazione, stupore che fosse, ne vidi so-

pracciglia - che peraltro non avevano - aggrottarsi, rna solo un' e-

spressione vuota neutra. Inseguito questa sarebbe cambiato.

Anche se si erano verificati racconti sporadici di rapimentimultipli, si trattava per 10 pin di imitazioni di storie di pura im-

maginazione, mentre altre erano semplicemente false, frutto del-

l'invenzione di ciarlatani 0 di persone in cerca di pubblicita.

E interessante notare che molti Verdoniani si irritavano lieve-

mente all'uso della parola rapimento, scegliendo invece di descri-

vere quegli episodi come "visite involontarie". E mio parere che

in questa caso stessero davvero travisando la realta, Ho scelto per-

tanto di chiamare gli eventi con illoro nome, almeno da un punto

di vista umano, ovvero rapimenti.

Tuttavia la fase della studio clinico era giunta quasi al termi-ne, COS! come i rapimenti. Infatti, mi comunicarono che il gruppo

di persone presenti nella sala degli esami era l'ultimo che avreb-

be partecipato a un'esperienza simile. Era arrivato il momenta di

scrivere un nuovo capitolo della saga extraterrestre e presto avrei

scoperto come si sarebbe dipanato i1 capitolo successivo.

3. Perche proprio io?

Ierdoniani stavano attualmente operando un'inversione di rot-

taoMentre prima avevano attivamente incoraggiato 10 scettici-

smo, esponendosi unicamente a quelle persone i cui racconti di

rapimenti molto difficilmente sarebbero stati creduti, era ora in cor-

so un'inversione di 180 gradi: la credibilita e l'accettazione pubbli-

ca rappresentavano al momenta le componenti principali alI"'ordine

del giomo". E le persone dotate di elevati livelli di credibilita era-

no parte integrante di tale proposito.

«A quale ordine del giomo vi riferite?», chiesi.Molti Verdoniani presero la parola contemporaneamente, rna

Gus fece un cenno con la mana per farli tacere.

Percorse con 10 sguardo l'intero tavolo finche i suoi occhi non

parvero penetrare i miei.

«Stabilire i1 contatto», si limite ad affermare. «Finalmente egiunto il momenta per le nostre genti di incontrarsi e tu avrai un

ruolo nel raggiungimento di questo fine».

Dire che rimasi sbalordito sarebbe riduttivo. AUa rivelazione,

la mia testa si mise a girare mentre Gus continuava a parlare. Mi

accorsi che mi giungevano solo alcuni frammenti di quello chestava dicendo. Inquello stato di ansia, Ie mie orecchie riuscirono

a captare che avrei dovuto rendere pubblica la mia storia non ap-

pena fossi rientrato a casa. 1 0 , i1principale miscredente, avrei do-

vuto ora annunciare che le storie di rapimenti erano dopo tutto ve-

re e che io stesso ne ero stato testimone.

Stabilire il contatto. Stentavo a crederci ed ero stupito alli-

dea. Le implicazioni superavano la mia immaginazione. Pur con-

siderando l'effetto che avrebbe avuto sul pianeta, ovvero 10 stra-

volgimento totale del destino del genere umano, non riuscivo a

immaginare in che modo avrei potuto servire allo scopo.

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Stavano forse scherzando? mi domandai. Quale possibile ef-

fetto avrebbe potuto avere la mia modesta e ignota voce sugli abi-

tanti della Terra tra le migliaia di altre voci che per decine di an-

ni avevano ripetuto le stesse cose, pur rimanendo inascoltate?

«Perche dovrebbero credere proprio me'l», domandai. «Anzi

meglio, chi presterebbe attenzione alle mie parole?». Forse non

pill di un centinaio di persone tra quelle che mi conoscevano, che

avrebbero in ogni modo concluso che ero completamente uscito di

senno e alla fine sarei passato ai loro occhi per un altro pazzo.

«No», dissi. «Non 10 faro».

«Certo che 10 farai», mi rispose Gus. «Ma non sarai obbliga-

to a farlo, sceglierai volontariamente, giungendo alla consapevo-

lezza di avere, come direbbe uno dei tuoi capi, un appuntamento

con il destino. Non appena avrai concluso il tuo addestramento, ne

sarai pienamente convinto e non vedrai l' ora di poter svolgere un

ruolo all'intemo del piano».

«State forse dicendo che dovrei tomare a casa e annunciare al

mondo che alcune creature extraterrestri vorrebbero pranzare con

gli esseri umani?», dissi incredulo. «E pensate davvero che i pre-

sidenti, ire, i primi ministri e i capi indiani micrederebbero sulla

parola? Credetemi, nessuno la berra».

«La tua sara solo una delle tante voci del coro», rispose Gus.

«Sono state scelte altre persone. Pertanto non sarai solo».

«Ma se migliaia di persone hanno raccontato le stesse storie

prima di noi, e nonostante questa nessuno sana di mente ha dato

loro molta importanza», dissi. «Perche mai dovrebbero comincia-

re a farlo io ora?».

« E diverso», mi spiego Gus. «Prima non volevamo che la

gente credesse, ora sl. E cost sara».

Mi fu detto che i Verdoniani avevano agito alio stesso modo in

migliaia di casi precedenti, utilizzando sempre la medesima formula,

semplicemente perche era efficace. Eccone sostanzialmente le fasi.

Le societa vengono sottoposte prima a un periodo di monito-

raggio e di studio. Quando queste raggiungono un grado di pro-

gresso che consente loro di intraprendere i primi passi prelimina-

ri nella spazio, i Verdoniani determinano se la societa e idonea per

essere ammessa nella Federazione Intergalattica dei Pianeti So-

vrani (FJPS). Se essa viene giudicata accettabile, vengono messe

a punto tutte Ie fasi per stabilire il contatto.

Naturalmente, nel frattempo, i Verdoniani hanno attinto tutte

le informazioni riguardanti il pianeta e i suoi abitanti grazie ad an-

ni di osservazione e di studio. In quasi tutti i casi, per anni, forse

per decine di anni, prima di stabilire il contatto, vengono condot-

te "visite involontarie" (che sulla Terra conosciamo con il nome di

rapimenti) a migliaia, badando a mantenere la mas sima discrezio-

ne per evitare isterismi di massa. Lo scopo dei Verdoniani e stret-tamente clinico, ovvero esarninare la struttura fisiologica e anato-

mica delle specie, classificare i risultati e quindi registrarli.

Infine, un ultimo gruppo di "visitatori" viene condotto a bor-

do per essere preparato attraverso l' addestramento a fungere da

trait-d'union tra le due specie. Quest'ultimo gruppo e formato da

personalita di spicco della specie, in grado di influenzare l'opi-

nione pubblica, nonche da leader mondiali che hanno il compito

di creare i presupposti per una riunione al vertice tra Verdoniani eabitanti del pianeta.

Fui informato che allo scopo di preparare il previsto incontro

tra Verdoniani e abitanti della Terra erano state selezionate due ca-

tegorie di persone. nprimo gruppo era formato da diverse centi-

naia di individui scelti tra alcuni degli abitanti pill in vista al mon-

do, in rappresentanza di ogni settore di attivita umane, che erano

stati sottoposti, 0 stavano per esserlo, allo stesso programma pre-

paratorio di orientamento, formazione e indottrinamento al quale

stavo partecipando io.

Si trattava di persone provenienti da ogni possibile settore:govemativo, manifatturiero, commerciale, religioso, artistico, del-

10 spettacolo, sportivo, scientifico, politico, della comunicazione,

legale, rna tutte con un comune denominatore: la credibilita, ov-

vero la capacita di influenzare personalmente larghi strati di po-

polazione. A ognuno di essi era stata assegnata 0 stava per essere

assegnata una funzione specifica a se stante finalizzata al conse-

guimento del fine ultimo, cioe preparare la popolazione della Ter-

ra all'inevitabile contatto.

I Verdoniani avevano conferito a ciascuno di questi il titolo

formale di "Ambasciatori".

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II secondo gruppo era formato da un pari numero di persone

relativamente sconosciute, come me, che erano sottoposte a una

preparazione finalizzata allo svolgimento di compiti di supporto

secondari, seppur significativi. Per quanta importante, la credibili-

ta non era un elemento cruciale all 'interno di questa gruppo perche

i suoi componenti venivano selezionati in base alle loro capacita e

non per la posizione che detenevano tra la gente. Essi avrebbero

svolto ruoli di secondo piano nella campagna di sensibilizzazione

dell'opinione pubblica.

A noi fu assegnato il titolo ufficiale di "Messaggeri delegati".

I due gruppi rappresentavano persone diverse dalla media ov-

vero dagli esseri umani ordinari che per decine di anni avevano

contribuito attivamente al processo dei rapimenti. Lo scopo dei ra-

pimenti iniziali si limitava rigorosamente allo studio della fisiolo-

gia umana. Ma una volta conc1usa quella fase, 0non appena le ul-

time persone attualmente sotto esame fossero rientrate, si sarebbe

verificata una svolta radicale nel programma. In questa fase fina-

le, ingredienti indispensabili erano diventati l 'informazione del-

l'opinione pubblica e l'accettazione controllata dei racconti rela-

tivi ai rapimenti. Era ora essenziale che i Terrestri sapessero che il

contatto era imminente, anche se le informazioni dovevano essere

comunicate in modo da non creare allarmismi.

«Chi sono queste persone?», chiesi.

«Te 10 abbiamo appena detto», rispose uno dei navigatori del-

10 spazio.

«Voglio dire, di chi si tratta, nella specifico? Mi riferisco alle

persone importanti. Quali sono i loro nomi 1»

«Tutti i componenti dei due gruppi sono importanti», disse

l'extraterrestre dal nome Don. «Ma se ti riferisci a quelli del pri-

mo gruppo, ovvero agli Ambasciatori, alle persone note a larghi

strati della popolazione, credimi, riconosceresti molti di essi».

«Ti lasceremo esaminare l'elenco prima di lasciare l'astrona-

ve», mi disse Don.

«E quale funzione e prevista per quelli di nessun valore comenoi?», chiesi.

«No, fraintendi», intervenne Gus. «L'uso che fai dell'espres-

sione nessun valore e inappropriato. Anche chi come te e relativa-

mente sconosciuto deve soddisfare uno standard minimo di com-

petenze. Benche tu e le altrefigure secondarie non abbiate una le-

vatura universalmente consolidata, anche a voi viene richiesta una

certa credibilita tra le persone di livello pari al vostro. Tutti colo-

ro che fanno parte del tuo gruppo soddisfano tale requisito, ecco

perche siete stati scelti».

Se non avessi saputo che le cose stavano diversamente, avrei

pensato probabilmente che era rimasto contrariato dalle mie stes-se parole.

«Va bene, quindi, che cosa volete da me?», chiesi.

«Quando gli Ambasciatori inizieranno a rivelare la verita su

quanto e avvenuto nei vostri cieli per centinaia di anni, sara ne-

cessario che i Terrestri abbiano accesso a un'unica fonte di infor-

mazioni. Tutti saranno presi dal panico e dalla curiosita,

Gli Ambasciatori diffonderanno le informazioni in circostan-

ze strettamente controllate, da localita piuttosto distanti le une dal-

le altre. Come pezzi di un puzzle, le singole informazioni non

avranno pressoche alcun significato per l'uomo medio.Voci, mezze verita e vere e proprie menzogne inventate ri-

durrebbero il pianeta in brandelli. Abbiamo bisogno di un forma-

le libro bianco. che permettaalla gente di avere sempre presente

l 'immagine finale anche mentre questa sta prendendo forma, per-

che tutti possano essere messi al corrente su quanta dovranno

aspettarsi, e pOSSanOcomprendere i diversi eventi che via via si

verificheranno» .

La pubblicazione di un libro, spiego Don, avrebbe rappresen-

tate l 'inizio della sequenza formale di eventi che portera al contat-

to finale tra i rappresentanti dei due mondi. I diversi Ambasciatori

e Messaggeri delegati avrebbero cominciato a svolgere attivamen-

te i ruoli loro assegnati.

Molti di essi, oltre ai compiti primari definiti, avrebbero do-

vuto prestare supporto e dare credibilita al libro bianco, come

ruolo secondario, garantendo che questa fosse l' opera di riferi-

mento autorizzata, da consultare per qualsiasi risposta alle even-

tuali domande.

Mentre l 'opera di riferimento avrebbe offerto solo una pano-

rarnica generale, informazioni esplicite e precise sarebbero state

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rese disponibili dagli Ambasciatori durante la creazione della strut-

tura dell 'incontro. Per la pianificazione e il coordinamento dello

storico evento sarebbe stato necessario definire milioni di dettagli.

11processo avrebbe avuto una durata di svariati anni. Anche gli at-

tori di secondo piano, iMessaggeri delegati, avrebbero comincia-

to a svolgere i compiti loro assegnati.

Era a questa punto che il valore della credibilita avrebbe as-

sunto un'importanza capitale. A giusta ragione, ne1corso degli an-ni, iprincipali organi di informazione avevano trascurato di dare

uno spazio considerevole a racconti personali di rapimenti effet-

tuati da extraterrestri.

Come giomalista, non solo ero consapevole di questa prassi,

rna ne ero anche un sostenitore. Un buon cronista prima di rende-

re pubblica qualsiasi storia, ne richiede le prove. Non si puo pre-

tendere che gli organi di informazione tradizionali diffondano rae-

conti personali di rapimenti, e alla stessa stregua qualsiasi altra

storia fantastica, semplicemente facendo affidamento sulle parole

di qualcuno che sostiene di aver vissuto un fenomeno del genere.Gli organi di informazione tradizionali hanno nei confronti dei let-

tori, spettatori e ascoltatori il dovere di accertare che tali racconti

abbiano almena un elemento fondato di veridicita e di legittimita.

Cio significa che questi devono fornire le prove irrefutabili che un

tale evento si e verificato.Un circolo vizioso. Infatti, in mancanza di prove, gli organi di

informazione tradizionali non possono raccontare rapimenti real-

mente accaduti, e dato che i rapimenti nel passato riguardavano

sempre singoli individui, non poteva esistere alcuna prova.

Questa prassi giomalistica si era piegata brillantemente agliinteressi dei Verdoniani quando si richiedeva il silenzio.

Tuttavia, gli organi di informazione non avrebbero potuto

ignorare la storia se un capo religioso, un capo di govemo 0 una

personalita televisiva di spicco avesse dichiarato di essere stato a

bordo di un'astronave. In tal caso, la notizia sarebbe stata c1amo-

rosa. E ancora una volta sarebbe stata al servizio degli interessi dei

Verdoniani, ora che avevano invertito la loro rotta e stavano cer-

cando di diffondere pubblioamente la notizia della lora presenza.

Le tranquille rassicurazioni di personalita mondialmente rispettate

avrebbero scongiurato la possibilita di qualsiasi sommossa popola-

re, anche se i Verdoniani mi dissero che, in base alla loro esperien-

za, si sarebbero comunque verificati casi sporadici di "follia".

«Inoltre, il tenue controllo che alcuni dei tuoi simili hanno

sull' equilibrio mentale e sulla razionalita, che rimanda ancora una

volta alla profonda differenza tra le nostre due specie, non ci con-

sente in aleun modo di evitarlo», affermo uno dei Verdoniani.

Via via che l'elenco di quei leader della societa che, per COS! di-re' "uscivano allo scoperto", si fosse ampliato fino a raggiungere le

centinaia, 10 scetticismo della gente comune si sarebbe progressiva-

mente dissipato, per lasciare posto a un'accettazione composta, che

sarebbe stata rafforzata dalle voci moderate degli Ambasciatori.

AI momenta opportuno, i navigatori della spazio, insieme a

coloro che avevano ricevuto il compito di agevolare il processo,

avrebbero preso accordi con i diversi govemanti della Terra per sta-

billie il giomo e illuogo dell'incontro tra terrestri ed extraterrestri.

«1~ :una formula che non ha mai fallito», aggiunse Don.

Chiesi quindi perche non fossero semplicemente atterrati suWashington, D.C., domandando udienza al presidente.

«Conosciamo molto bene la mentalita militare umana», ri-

spose Irene. «Prima spara e poi rivolgi la domanda. No, le nostre

maniere sono migliori».

«D'altra parte», disse l 'extraterrestre di nome Aaron, «cono-

sciamo una formula che funziona davvero. Abbiamo avuto a di-

sposizione milioni di anni per testarla e metterla a punto. L'ordine

e pili di ogni altra cosa indispensabile e inevitabile, mentre la tua

proposta e la ricetta infallibile per causare disordini e isterismi».

«Perche non lasciare che i diversi Ambasciatori riferiscanosemplicemente quanta sanno ai loro capi?», chiesi. «Non vedo la

necessita dellibro bianco».

«Troppo frammentario», disse Aaron. «In questa modo, man-

cherebbero coordinamento e coesione. Sarebbe la stessa cosa se

un' orchestra sinfonica si esibisse senza maestro. La logistica deve

essere supportata da un quadro di riferimento, e illibro bianco di-

viene il punto centrale dell'intera iniziativa».

«Mi sembra ottimo», dissi. «Ma perche 10 raccontate a m e ?».

«Perche vogliamo che sia tu a scrivere il trattato», rispose Gus.

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Prima che potessi solo rispondere a una tale notizia, Gus pro-

segui ilsuo discorso affermando che io non sarei stato ilprincipa-

le messaggero designato, e che illibro bianco si proponeva unica-

mente come testa introduttivo.

Questo sarebbe stato disponibile come opera di riferimento

via via che un numero sempre pili elevato di persone avesse co-

minciato ad accettare la validita dei racconti dell'imminente in-

contro. IIlibro bianco, come sottolinearono, non avrebbe tuttaviasvolto un ruolo principale nel conseguimento dell' accettazione

pubblica, ruolo affidato invece ai diversi Ambasciatori.

Tuttavia, con il consolidarsi dell' accettazione pubblica, que-

sto avrebbe contribuito a unire e a mettere a fuoco milioni di fram-

menti di informazioni che sarebbero giunti dagli Ambasciatori, e

a offrire un quadro generale sui Verdoniani e su quanta i Terrestri

avrebbero potuto aspettarsi in termini molto generali, mentre il

genere umana stava dando ilvia alIa sua magnifica avventura co-

me navigatore dello spazio. «Ma perche proprio io?», chiesi. «E

non Sam Donaldson? E un ... »«Sappiamo chi e», mi interruppe Emily. «Non hai ancora vi-

sto l 'elenco». C'era forse una leggera scintilla di divertimento nei

suoi occhi scuri?

Non ero stato scelto a caso, mi dissero.

Come gli altri candidati che erano stati selezionati, soddisfa-

cevo i criteri fondamentali, ovvero possedere un diploma univer-

sitario, svolgere un lavoro in una professione comunemente ac-

cettata, perseguire l' onesta come cittadino con sincerita e senza

tentennamenti, e non frequentare gruppi equivoci 0marginali de-

diti all'uso di droghe.

II candidato ideale doveva avere esperienza nel giomalismo 0

altro settore affine e, paradossalmente, una reputazione di scettico

tra i suoi simili, ovvero di persona che aveva sempre ignorato i

racconti sui rapimenti alieni.

II loro ragionamento era che se uno scettico assoluto avesse

cominciato a parlare improvvisamente della sua visita all'astrona-

ve degli alieni, questa insolita inversione di marcia non avrebbe

mancato di suscitare una qualche attenzione. Inoltre, una persona

che era stata in passato critica sui cosiddetti rapimenti alieni e che

avesse improvvisamente cambiato opinione, sarebbe stata ascolta-

ta pili facilmente (ancora una volta ritomava il discorso della ere-

dibilita) da un pubblico annoiato, rispetto a chi non fosse mai sta-

to cost schietto sull' argomento.

L'interesse e I'attenzione che ne sarebbero conseguiti costitui-

vano un elemento essenziale per gli obiettivi dei Verdoniani. Un al-

tro fattore importante era trovare qualcuno che potesse sparire per

qualche giomo senza suscitare preoccupazione 0 sospetti. Benche

questa non fosse assolutamente cruciale per i loro piani, poiche gli

Ambasciatori designati potevano essere condotti a bordo ogni vol-

ta solo per a1cune ore e quindi rispediti alle proprie abitazioni la

notte per un periodo prolungato di tempo, si trattava della soluzio-

ne pili comoda che essi preferivano. Naturalmente, rimaneva an-

cora una larga schiera di candidati qualificati. A far pendere la bi-

lancia in mio favore era una raccomandazione, se tale si pub

definire, ovvero ilpersonale sostegno di una figura di spicco nel

mondo editoriale, selezionata come Ambasciatore.

«Chi?» chiesi stupito.

«Ancora non possiamo fare nomi» disse Gus.

«Nutriamo un enorme rispetto per il giudizio di questa perso-

na», disse Nancy. «Lui/lei - non specificheremo - ha ritenuto che

tu fossi all'altezza del compito e che rispondessi alle qualifiche ri-

chieste. Sei una persona assennata, sai come scrivere una proposi-

zione dichiarativa inglese che comunichi informazioni, e ne hai il

tempo, visto che sei in pensione. Avremmo potuto effettuare una

selezione casuale tra molti candidati qualificati, rna abbiamo de-

ciso di attenerci a una segnalazione personale».

A quella notizia esplosiva presi a scervellarmi. Conc1usi che

doveva trattarsi di qualcuno del Los Angeles Times, avendo tra-

scorso 25 dei miei 30 anni di carriera nel giomalismo lavorando

per quel giomale. Non conoscevo pressoche nessuno di persona in

nessun'altra delle maggiori testate. Avevo lavorato in un piccolo

quotidiano di periferia all'inizio della mia attivita nel 1963, rna

quel giomale sarebbe stato considerato insignificante in rapporto

ai maggiori organi di stampa con un certo peso a livello mondia-

le. Peraltro era ormai praticamente morto e sepolto, ridotto a me-

ra ombra del suo insignificante essere passato.

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Dissi di essere lusingato della segnalazione, rna insistetti nel-

l'affermare che avevano commesso un errore perche tutt'al pili io

sarei stato considerato uno scrittore mediocre,e citai alcuni dei

miei scrittori preferiti del Times.

Ciononostante, dissero, rimaneva il fatto che ero stato scelto

io. L'extraterrestre di nome Tom sottolineo che non erano neces-

sariamente alIa ricerca del migliore degli scrittori, rna piuttosto di

qualcuno che potesse rispondere, oltre agli altri criteri, agli stan-

dard minimi di competenza. Non riuscii a fare a meno di citare un

altro scrittore del Times che ammiravo. «Lui avrebbe fatto sicura-

mente al caso vostro», dissi.

«Peraltro», continuo Tom, come se non avesse udito nessuna

delle parole che avevo pronunciato, «sappiamo che sei unabile in-

tervistatore, un esperto compilatore nonche un efficiente organiz-

zatore. In quanto tale, hai Ie carte in regola per raccontare questa

storia. Si trattera, dopo tutto, di un diario e non di un romanzo, che

avra10scopo di informare e non di intrattenere».

«Si, pero ... ».

«Ci stiamo perdendo in dettagli», intervenne Gus. «Procedia-

mo». «Non vedo carta e matite», dissi, inserendo una lieve nota

petulante nel mio tono consueto, cosa che rimpiansi subito e spe-

rai pas sasse inosservata.

La mia affermazione non suscito alcuna reazione nella sguar-

do dei miei interlocutori.

«Per prendere appunti. . .» chiarii, dissi. «Non posso raccon-

tare una storia senza prendere appunti».

Gus mi disse di non preoccuparmi di un dettaglio tanto insigni-ficante.Prendere nota delle cose pili importanti sarebbe stato laborio-

so e al tempo stesso estremamente dispendioso in termini di tempo.

Invece, mi promise che per circa un mese avrei ricordato per

filo e per segno tutte Ie esperienze vissute a bordo dell'astronave.

Dopodiche, Ie mie capacita sarebbero ritomate normali e sarei sta-

to in grado di ricordare quello che una persona media e normal-mente in grado di ricordare in circostanze simili. La capacita di ri-

cordare tutto mi sarebbe stata di estrema utilita soprattutto durante

la stesura dei dialoghi, disse, garantendo che Ie citazioni dirette sa-

rebbero state racconti testuali.

32

r

Quindi mi furono rivelati altri fatti e cifre in flusso costante.

Mi augurai che riuscissero a mantenere la parola a proposito del-

la capacita di ricordare tutto, perche senza prendere appunti non

sapevo come avrei potuto trattenere anche solo run percento del-

le informazioni.

Scoprii che i Verdoniani avevano condotto intensi studi sulla

Terra e sui suoi abitanti per circa 1.000 anni, un importante punto

di arrivo per loro che esplorero in maggiori dettagli in uno dei ca-

pitoli successivi. Nella fase iniziale si erano limitati a osservare e

a registrare, imparando alIa perfezione ogni dialetto e lingua. Es-

si possiedono infatti una conoscenza approfondita della storia del-

la Terra e una familiarita con Ie sue culture, acquisite sia attraver-

so l'osservazione personale sia accedendo a ogni frarnmento di

informazione custodito nelle miniere di conoscenza e di studio del

genere umano.

Infatti, come si vanto uno di loro (almeno per quanta mi par-

ve), i Verdoniani possedevano molto probabilmente una cono-

scenza della Terra e dei suoi abitanti migliore di qualsiasi compa-

gine degli attuali abitanti del pianeta.

Naturalmente, grazie a decine di migliaia di esami sugli umani,

possedevano una conoscenza completa e approfondita della fisiolo-

gia del corpo umano, un pozzo di sapere che gli esseri umani non

avrebbero neppure sfiorato tra 6 0700 anni , se avessero dovuto fare

affidamento semplicemente sugli strumenti a loro disposizione.

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r

4. Proprio come

essere a casa

GUS chiuse la sessione annunciando che erano trascorse

quattro ore terrestri dal momenta in cui ero stato portato

via dalla mia camera da letto e che probabilmente avrei

avuto bisogno di riposare essendo partito nel pieno della notte. A

casa erano circa le 6.30 del mercoledi mattina.

E aveva ragione. Ero mezzo addormentato e un forte mal di

testa si estendeva ai muscoli del colla e delle spalle. Avevo dor-

mito solo cinque ore nelle ultime ventiquattro.Detto cio, si alzo, seguito da molti altri extraterrestri , e scivo-

10verso un' altra di quelle porte scorrevoli che paiono sempre in-

tuire ilmomenta esatto per aprire e chiudersi. Si trattava di un di-

spositivo di gran lunga pili sofisticato di quelli esistenti sulla Terra

che si aprono solo avvicinandosi abbastanza per attivare un sen-

sore di prossimita. Sono stato partecipe di molteplici casi sull 'a-

stronave durante i quali i membri dell' equipaggio si inclinavano in

direzione della porta 0 vi passavano a pochi centimetri senza per

questa attivarne ilfunzionamento. Ma quando uno degli alieni de-

cideva effettivamente di entrare 0 di uscire, la porta sembrava ri-conosceme le intenzioni attivandosi e scivolando nella paratia,

quindi chiudendosi dopo ilpassaggio.

Questa volta gli andai dietro senza bisogno di un colpetto, se-

guito a mota da due Verdoniani. Tomammo sui nostri passi per un

breve tratto, quindi entrammo in una specie di enorme montacari-

chi. Percepivo una leggera sensazione di movimento, rna non ri-

uscivo a capire se si trattava di un movimento verso l'alto, verso il

basso 0 laterale. nviaggio, se di questa si trattava, duro meno didieci secondi, alla fine del quale la porta si apri e imboccammo un

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altro lungo corridoio. La nostra destinazione era talmente vicina che

non dovemmo far ricorso al vettore. Infatti percorremmo forse solo

sessanta metri prima che Gus svoltasse e varcasse un' altra soglia.

La stanza sembrava essere uscita direttamente dall'Holiday

Inn. Era la cosa pili somigliante a casa da quando ero salito a bor-

do. «Riposati ora. Parleremo dopo», disse Gus. Dopo che i navi-

gatori se ne furono andati, mi lasciai cadere sull' enorme letto e

sprofondai tra Ie lenzuola. 11letto era abbastanza comodo, quindicaddi tramortito dal sonno pressoche immediatamente.

Pui svegliato da un leggero picchiettio sulla porta. Presumo

che molte persone siano dotate di un orologio intemo che consen-

te loro di valutare con assoluta precisione quanta tempo e passato

dal momenta in cui si sono addormentate. So che in genere io so-

no in grado di azzardare ipotesi abbastanza esatte, quindi calcolai

di aver dormito per circa tre ore. Invece, il mio stato di incoscien-

za era durato solo quindici minuti. A casa sarebbero state circa Ie

9.300 le 10.00 del mercoledi mattina.

Mi sedetti e vidi un membro dell' equipaggio entrare. Quellaporta deve avere davvero un cervello, pensai. Nonostante il Ver-

doniano avesse bussato, la porta era rimasta chiusa finche la mia

mente non gli aveva segnalato di entrare. 11visitatore spingeva un

carrello portavivande colmo di un vasto assortimento di cibi e be-

vande, tuttie di tipo terrestre: una bistecca sfrigolante con funghi

e cipolle grigliate, panini caldi con burro cremoso dolce, frutta

fresca, caffe e te bollente, una bevanda che doveva essere, senza

timore di sbagliare, una Diet Pepsi (ne bevvi prima un sorso), ver-

dure al vapore, un'insalata verde, un budino di vaniglia e ciocco-

lato e una torta di mele e mirtilli.

Un vero e proprio banchetto. Mi resi conto di essere molto af-

famato. Dopo aver apparecchiato con posate, bicchieri e condimen-

ti, il Verdoniano si allontano tranquillamente dalla stanza senza pro-

nunciare parola. SuI portavivande, trovai anche dei contenitori con

uova strapazzate, salsicce calde, pancake, toast, conserve di frutta,

cereali caldi e freddi, latte freddo e zucchero.

Scelsi di fare colazione e mangiai con gusto. Era proprio come

il servizio in camera di un albergo di lusso americano. Mentre mi

servivo, notai suI comodino un oggetto simile a un telecomando. Lo

36

puntai verso il televisore a grande schermo, e questa si accese. Na-

vigai tra circa cinquecento canali, trovando tutte Ie principali reti e

i canali a pagamento disponibili suImio televisore di casa, e molti,

molti di pili. Tutti gli spettacoli erano di tipo americano, quasi tutti

in inglese, anche se trovai anche i soliti programmi etnici e di lin-

gua straniera comuni in molti sistemi americani via cavo. Mi im-

battei nelle repliche di J love Lucy, e vidi Bob Vila allavoro in un

cantiere edile. Vi erano telenovelas, sitcom, opere teatrali, program-mi d'azione e di avventura, film recenti, eventi sportivi e documen-

tari. Persino la pubblicita, Si trattava di programmi in diretta e non

di una cassetta registrata perche capitai su un programma d'infor-

mazione che documentava il processo a Timothy MeVeigh, l'auto-

re di un attentato dinamitardo, che sapevo essere recente.

Dopo essermi rifocillato, varcai la soglia di quella che suppone-

vo essere la sala da bagno (se mifossi trovato all'Holiday Inn), e la

porta si apri silenziosamente. Si trattava di un locale modemo dimo-

deste dimensioni nel quale era collocato un mobile con lavandino e

cassetti incassati. Inoltre vi si trovavano una tazza di gabinetto, unvano doccia, un rotolo di carta igienica e un portasciugamo con

asciugamani puliti, oltre a un armadietto standard per le medicine.

Dopo aver utilizzato la toilette, mi feci una doccia. In uno dei

cassetti del mobile del bagno, trovai un rasoio elettrico alimenta-

to automaticamente, quindi mi feci la barba. L'armadietto delle

medicine conteneva un assortimento di acque di colonia, lozioni

dopobarba e idratanti. Mi lavai anche i denti con un dentifricio e

uno spazzolino nuovo che trovai n .

Uno dei cassetti conteneva una pila di tuniche, piegate ordi-

natamente. In un altro trovai un ricambio di carnicie bianche puli-

te e di biancheria intima e, per finire, diverse paia di pantofole

identiche a quelle che indossavo. Cambiai la biancheria e mi infi-

lai uno dei camici. Non vedevo la necessita a quel punto di cam-

biare pantofole. Cost ristorato, dopo circa mezz' ora trascorsa da

solo, decisi di uscire. La porta intelligente si spalanco. Gus sede-

va sul bordo delletto e un altro navigatore della spazio, il cui no-

me era Emily, era in piedi davanti al televisore. Entrambi erano in-

tenti a guardare un frammento di Law and Order (J due volti della

giustizia), di cui riconobbi i personaggi.

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1I

r:r

5. Inostri vicini.

lontani••

Mntre ripercorrevamo la strada verso la sala r iunioni,

Gus si intrattenne a chiacchierare con me in modo ami-

chevo1e. Era molto curioso di conoscere imiei pensie-

ri e le mie opinioni sull'ampio spettro di problematiche contem-

poranee. Mi confesso che pur avendo avuto innumerevoli contatti

con umani, questi si erano limitati a esami fisiologici e anatomici.

E nel corso di quegli incontri, i rapiti erano per 10 pin addormen-tati e si trattenevano sull'astronave ogni volta solo per poche ore.

Solo negli ultimi mesi, quando avevano iniziato a salire a bor-

do gli Ambasciatori e i Messaggeri delegati incaricati, aveva avu-

to l'opportunita di intrattenersi in conversazioni prolungate a tu

per tu con gli esseri umani.

Benche nell'arco di un millennio i Verdoniani avessero stu-

diato la Terra e le sue civilta, essi conoscevano ilpianeta dalla

prospettiva distaccata di semplici osservatori. Gus era desideroso

di avere una visione del pianeta personale, f iltrata attraverso gli

occhi e le menti delle persone stesse.«So che le armate avanzano per guerreggiare», disse, «ma

non conosco i sentimenti e i pensieri del singolo soldato mentre

affronta i1 combattimento. La nostra gente non ha mai conosciuto

personalmente la guerra».

Mi consultava in ogni occasione, nei momenti di liberta che

trascorrevamo insieme, quando non fossero in corso incontri di

lavoro in sala riunioni, COS! come credo facesse con tutti gli altri

visitatori che erano stati recentemente condotti a bordo per la for-

mazione. Una volta, mentre eravamo intenti a parlare nella mia

stanza e mi gustavo uno di quei pranzi singolarmente deliziosi,

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Gusmi chiese casualmente se ero mai stato coinvolto in una rissa.

La mia mana si fermo a meta strada mentre portavo la forchetta

alla bocca, e 10 fissai con sospetto nel tentativo di intendere ilsi-

gnificato della sua domanda. Credo che, per un attimo, il pensie-

ro di essere sfidato attraverso repentinamente Ia mia mente, e mi

vergogno di ammettere che I'idea mi spavento a morte.

Si trattava tuttavia di una richiesta del tutto innocente, una

delle tante in quella valanga di domande dettate dalla semplice cu-

riosita che Gus mi rivoise nel corso del mio soggiomo a bordo.

«Certamente», risposi, «non credo che esista uomo che non

sia mai stato coinvolto in una rissa una volta 0 l 'altra nella vita.

Capita per 10 pili da ragazzi. Una volta diventati adulti, generaI-

mente gli uomini risolvono Ie Ioro divergenze in altri modi, ricor-

rendo ai tribunali ad esempio, piuttosto che ai pugni».

«Com'e?» chiese.

«Che cosa? Prendersi a pugni?»

«S1. Che cosa passa nella tua mente mentre affronti un altro

uomo in un combattimento fisico?».

Non ero in grado di fornirgli molti dettagli sulla natura del-

l 'aggressione umana, perche da adulto non ero mai stato coinvol-

to in a1cun combattimento fisico. Ero cresciuto in una citra dura di

minatori e di ferrovieri e anch'io avevo collezionato la mia buona

dose di graffi durante le azzuffate. Ma I'ultima azzuffata vera e

propria nella quale ero stato coinvolto era avvenuta all'eta di se-

dici anni, circa 46 anni prima, quando ero stato sorpreso da un col-

po inaspettato che mi aveva rotto il naso.

«Suppongo che si provi paura mista a rabbia», dissi. «Ma epassato troppo tempo. Ricordo, tuttavia, il dolore fu1rnineo che

rimbombo nella mia testa quando ricevetti il pugno. Per alcuni

Iunghi secondi, mi si oscuro Ia vista. Per non parlare del sangue ...

ne versai litri».

«Interessante», disse Gus sommessamente. «Che finalita ave-

va il combattimento? Quali problemi 0 divergenze di opinioni si

proponeva di risolvere?»

Era una domanda alIa quale non riuscivo a trovare una rispo-

sta soddisfacente. Scrollai le spalle,

«Si trattava di una rissa senza senso», dissi.

40

rI

«E tu non sei mai stato coinvolto in una rissa?», chiesi.

«Suppongo che sia importante che tu capisca bene la nostra posi-

zione sull'uso della forza», disse. «Ma non credo diriuscire a darti una

risposta breve. Perche non ne discutiamo privatarnente pili tardi?»

Ma sto correndo troppo, infatti quella conversazione avvenne

effettivamente alcune ore dopo. Ne parlero pertanto in uno dei ca-

pitoli successivi. Raggiungemmo la sala riunioni e dopo che tutti

ebbero preso posto, Gus mi cedette la parola.

«Dove si trova il vostro pianeta?»

I Verdoniani mi dissero che ilpianeta da cui provenivano era

approssimativamente due volte e mezzo le dimensioni della Terra

e si trovava in una galassia vicina - parlando in termini astrono-

mici - a circa 14 milioni di anni luce dalla Terra. Poiche un anna

luce e la distanza che la Iuce percorre in un anna a una velocita dicirca 300.000 chilometri al secondo, quindi grossomodo nove tri-

lioni e mezzo di chilometri, 14 anni luce equivalgono pili 0meno

a 135 trilioni di chilometri. Moltiplicando questa cifra per un mi-

lione, 14 milioni di anni luce corrisponderanno a una distanza di

135 rnilioni di trilioni di chilometri. Ovvero 135 seguito da di-

ciotto zeri, 135.000.000.000.000.000.000.

Anche se questa puo sembrare una distanza enorme, bisogna

tenere presente che i punti pili distanti dell 'universo sono a circa

15 miliardi di anni luce dalla Terra, ovvero 14 milioni di anni lu-

ce corrispondono a meno di un millesimo di tale distanza. Inter-

mini pili semplici, se l 'universo, il cui diametro raggiunge circa 30

miliardi di anni Iuce, fosse un paese di 1.600 chilometri di lar-

ghezza, i Verdoniani vivrebbero a circa un chilometro ~n : e ~ ~ o

idistanza da noi. II che, in termini pratici, li rende nostn vicnu.

La loro atmosfera e simile a quella della Terra, solo con uncontenuto di ossigeno Ieggermente superiore e con valori di tem-

peratura paragonabili ai nostri in condizioni naturali, anche se es-

si possiedono un controllo assoluto sul tempo e sul clima e sono

in grado di adattare entrambi, compresa la temperatura, in base al-

le loro esigenze. Illoro pianeta solare e leggermente pili grande di

quello della Terra, rna il pianeta Verde si trova anche in un' orbita

un po' pili distante dalla sua, e cio consente loro di ricevere Ia stes-

sa quantita di calore e di luce che la Terra riceve dal suo sole.

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'\ rUn anne trascorso suI pianeta Verde equivarrebbe a tre anni

trascorsi sulla Terra ovvero pressappoco a 1.000 giorni terrestri.

Un giorno delloro pianeta corrisponde tuttavia a circa 55 ore ter-

restri. Del sistema solare del Pianeta Verde fanno parte anche altri

17 pianeti.

IVerdoniani hanno mosso i loro primi passi nello spazio 229

milioni di anni fa (tutti i riferimenti temporali qui citati - anni,

ore, giorni - si rifanno a misure terrestri), anche se ci sono voluti

parecchi milioni di anni prima di raggiungere l'attuale livello di

tecnologia. Per quanto concerne la portata di tale tecnologia, sia

nell' esplorazione dello spazio sia nei progressi raggiunti sulloro

pianeta, non riuscirei neppure lontanamente a descriverla. Mi sof-

fermero solo su alcuni degli elementi pill salienti che ho appreso

nel corso delle mie discussioni e durante le perlustrazioni perso-

nali effettuate sulla stessa astronave.

Ho gia detto che i Verdoniani esercitano un controllo assolu-

to suI clima e sulla meteorologia delloro pianeta. Cia vale anche

per tutti i pianeti che hanno colonizzato, rna a questo proposito

fomiro maggiori ragguagli in seguito.

Naturalmente, sono in grade di viaggiare a una velocita di gran

lunga superiore alla velocita della luce, ovvero, a giudicare dalle 10 -

ro affermazioni, a una velocita un milione di volte superiore alle

modalita "convenzionali" di viaggio, una cifra che mi ha lasciato al -

libito e che a tutta prima mi risultava difficile da accettare. Un mi-

lione di volte superiore alla velocita della luce significherebbe che

sono in grade di coprire la distanza di 14 milioni di anni luce, che

divide illoro mondo dal nostro, in 14 anni. Man mane che gli ex-traterrestri parlavano, diventavo via via pill recettivo alle loro affer-

mazioni. Mi fu spiegato che il Ioro viaggio non avviene in modo

convenzionale, ovvero muovendosi all'interno di una distanza defi-

nita da un punto A a un punto B, rn a che essi si limitano a fissare la

rotta per una destinazione specifica dell'universo, mettendo in mo-

to i loro dispositivi e semplicemente scomparendo dal punto di par-

tenza per riapparire immediatamente in quello di destinazione.

Iore dispositivi sono tuttavia limitati, pertanto non sono in gra-

do di attraversare una distanza infinita in un'unica volta, riuscendo a

farlo solo in fasi diverse.

42

Poniamo ad esempio che si propongano di percorrere una di-

stanza di un milione di anni luce, ovvero circa diecimila milioni

di trilioni di chilometri. Essi sono in grado di coprire tale distan-

za in un anne viaggiando a una velocita un milione di volte su-

peri ore alla velocita della Iuce. Pertanto, se stabiliscono u?a rot-

ta per viaggiare alla massima velocita, poniamo, ad esem~lO, che

percorrano circa dieci milioni di chilometri a.tu~to ~~s, ~ss~sc~m-paiono in un istante per riapparire a circa dieci milioni di chilo-

metri di distanza.Impostando il pilota automatico 0 (per m~~o di.dire) c~ntrol-

10 della velocita dicrociera, cosicche il dispositive Slmetta IIImo-

to automaticamente dopo ogni "salto", e attivandolo un trilione di

volte in un anno , essi si troverebbero in quellasso di tempo a un

milione di anni luce di distanza.

Con l'approssimazione che le mie modeste c~pacita aritmet~-

che mi consentono, presumo che un trilione di salti all ' anno com-

spondano a circa 32.000 salti al secondo. Ma anche q~esta sarebbeuna modalita lenta per viaggiare nell'universo, considerata la sua

vastita. Inun modo di viaggiare "convenzionale" a una velocita un

milione di volte superiore alla velocita della luce, occorrerebbero

aiVerdoniani 15.000 anni per raggiungere i confini dell'universo.

Apparentemente, essi possono ridurre considerevolmente i

tempi sulle distanze "pill Iunghe" viaggiando attraverso tarlature,

deformazioni spazio-temporali, e buchi neri. Ma su questo argo-

mento non si soffermarono a lungo perche compresero che non sa-

rei stato in grado di afferrarlo.

Basti dire che i Verdoniani possono viaggiare da una parte al-l'altra dell'universo in modo straordinariamente rapido.

Se nel1945 fossi stato un corrispondente di un giornale con

incarico generale, presumo che, pur non possedendo alcuna nozio-

ne di fisica nuc1eare, avrei potuto svolgere un lavoro abbastan~a

decente nel comunicare che una bomba atomica era esplosa III

Giappone. Cos'altro dire oltre al fatto che era avven~ta ~n'es~lo-

sione di proporzioni immani? Agli scienziati ilcompito d~aggiun-

gere i dettagli. A tal proposito, molti scienzia.ti dell~ specie ~an~

si sono prodigati in materia e, nella loro funzione di Ambasclat~n,

redigeranno una chiara relazione quando i tempi saranno matun.

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Grazie alla loro tecnologia, la durata media della vita dei Ver-

doniani si aggira intorno alla straordinaria cifra di 20.000 anni.

Naturalmente non e stato sempre cost, perche, come tutte le for-me viventi, anche la loro vita ha subito un' evoluzione partendo da

una durata iniziale limitata ad alcune generazioni. Dopo milioni di

anni di tentativi, hanno scoperto il segreto che consentiva loro di

continuare a spingere la durata della vita oltre i limiti.Questi primi passi titubanti hanno consentito loro di aggiun-

gere un paio di decenni di tempo in pili alla loro vita, che via via

si sono trasformati in diverse centinaia di anni, quindi in svariate

migliaia di anni fino a raggiungere quello che attualmente presu-

mono essere illimite assoluto di 20.000 anni. Infatti , questa limi-

te e rimasto inalterato per milioni di anni. (Permettetemi di fare un

appunto. Mi e venuto in mente che in un modo di viaggiare "con-

venzionale", sarebbe teoricamente possibile per un soggetto con

una durata della vita di 20.000 anni effettuare un viaggio di sola

andata di 15.000 anni ai confini dell'universo).Questa conquista potrebbe determinare, pertanto, alcuni inte-

ressanti conseguenze, e in effetti e proprio cost, a detta loro. In-

nanzitutto, l'ovvia necessita di limitare il tasso delle nascite. In-

fatti, anche se ogni individuo avesse semplicemente sostituito se

stesso, presto non avrebbero pili avuto spazio sufficiente per vive-

reoPertanto, i Verdoniani hanno iniziato a colonizzare altri piane-

ti, spostandovi largbi strati di popolazione.

Tuttavia, ho trovato piuttosto interessante la rivelazione che

Madre Natura, in termini evolutivi, e intervenuta e ha orchestrato

un cambiamento fondamentale nella fisiologia dei Verdoniani, inbase al quale Ie donne possono dare alla luce solo un figlio nel

corso della vita*.

Ovviamente, in base a quanta mi e stato riferito, i Verdoniani

sono in possesso degli strumenti tecnologici medici adatti per ov-

viare a un limite naturale come questo, tecnologia di cui si avval-

gono raramente. Ogni membro della specie e consapevole della

necessita di controllare le nascite. Conformarsi a questa norma ri-

* Si veda la Nota finale , a pagina 171.

44

rentra nella sua natura, infatti non esiste alcuna legge specifica che

impedisca di dare alla luce pili di un bambino.

Per fugare ogni preoccupazione relativa ai programmi di co-

lonizzazione della Terra da parte dei Verdoniani, bisogna sottoli-

neare che non e loro abitudine evacuare le popolazioni native de-

gli altri pianeti . Imondi che in genere colonizzano non presentano

alcuna traccia di forme di vita intelligenti. Infatti , la maggior par-

te dei pianeti e inizialmente disabitata e non consentirebbe alcuna

forma di vita nello stato naturale in cui si trova.

Tuttavia, i tecnici e gli scienziati verdoniani sono in grado di

addomesticare persino il pili ostile degli ambienti, spingendosi fi-

no a mutare l' orbita di un pianeta per avvicinarlo al suo sole, qua-

lora il pianeta fosse troppo freddo e, viceversa, allontanandolo da

questo se fosse troppo caldo.

A essere candidati alla colonizzazione sono i pianeti dotati

degli elementi minimi atti a consentire forme di vita, e nei quali si

sono sviluppate semplici forme viventi vegetali e animali. I tecni-

ci vi penetrano, personalizzano l'atmosfera in base alle lora esi-

genze biologiche, riorganizzano la topografia e, se necessario, ne

alterano tempo e clima. I Verdoniani danno quindi il via allo stu-

dio della compatibilita di tutte le forme viventi vegetali e animali

indigene, e non si fanno scrupoli a eliminare quelle forme di vita

che si rivelino d' ostacolo alla colonizzazione. Tuttavia, qualsiasi

pianeta che comporti forme senzienti di vita indigena viene con-

siderato vietato alla colonizzazione.

AI fine di indagare costantemente l'universo, alcuni individui

provenienti dal proprio mondo remoto vengono incaricati dellasua ricognizione e pertanto dell' esplorazione, della mappatura e

della catalogazione. I pianeti dotati di ambienti ostili che non con-

sentono alcuna forma di vita 0 che consentano la sopravvivenza

solo di quelle pili elementari, vengono segnalati come possibili

zone di colonizzazione.

AItri che presentano forme di vita pili evolute vengono clas-

sificati in base allivello di sviluppo raggiunto dai propri abitanti .

Tali specie, dotate di elevati livelli di intelligenza, soprattutto nei

casi in cui abbiano sviluppato complesse civilta, sono oggetto di

esame pili approfondito.

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Al momenta della scoperta di un pianeta che presenta forme

di vita pili avanzate, i Verdoniani trasferiscono alcune postazioni

in quel particolare sistema solare, dando il via a un periodo di os-

servazione e di studio che varia da un periodo di molte settimane

a diverse centinaia di anni.

Ipianeti che richiedono i periodi di studio pili brevi sono

quelli nei quali si ritiene che le specie pili avanzate in essi esistentiavranno la possibilita di sviluppare la capacita di intraprendere

voli spaziali almeno tra 10.000 anni. In tal caso ilpianeta viene

catalogato, dopodiche il soggetto incaricato dell'esplorazione pro-

cede all'esplorazione di un altro. Trascorreranno parecchie mi-

gliaia di anni prima che esso sia nuovamente ripreso in esame al-

10 scopo di determinare illivello di progresso della civilta,

Alle civilta che hanno raggiunto un livello di progresso tale

da consentire loro di intraprendere i primi passi nella spazio tra

1.000 anni per I'esplorazione planetaria e successivamente stella-

re, viene assegnato un incaricato permanente della loro osserva-zione, allo scopo di garantire che le specie oggetto di studio non

costituiscano una minaccia per le altre civilta dell'universo, quan-

do giungera il momenta di imbarcarsi alla volta della spazio.

n gruppo di osservazione passera, per cosi dire, al setaccio i1

pianeta e i suoi abitanti, studiandone e documentandone storia, cul-

ture, tecnologia, lingue e struttura psicologica, fisiologica e anato-

mica degli abitanti, e apprendendo tutto il necessario sia sul piane-

ta sia sui suoi abitanti. Quando verra stabilito che la specie e adattaper entrare a far parte della Federazione Intergalattica dei Pianeti

Sovrani (PIPS), il soggetto incaricato dell'osservazione diventerauna balia, nel vero senso della parola, guidando la specie attraver-

so le fasi critiche finali e garantendo che la transizione nella sua av-

ventura verso il viaggio interstellare non incontri ostacoli.

Pur essendo gente pacifica, i Verdoniani non esiterebbero a in-

traprendere azioni drastiche per evitare che un popolo particolar-

mente feroce e guerriero rappresenti una minaccia per le altre civil-

ta o Ioro scienziati sono in grado di predire con estrema precisione,

dopo un ragionevole periodo ill studio, se una determinata specie

potrebbe diventare una minaccia per la comunita interplanetaria

qualora a questa fosse consentita la transizione verso il viaggio spa-

46

r ziale. Nella peggiore delle ipotesi, le specie pericolose vengono

semplicemente isolate e viene loro negato l'accesso al viaggio spa-

ziale. Si sono verificati casi di bestie feroci, dotate di corpi agili ad

intraprendere fisicamente delle azioni facendo affidamento sugli

strumenti in loro possesso, che attraverso I'evoluzione hanno svi-

luppato I'intelligenza necessaria per recarsi nella spazio. In casi s~-

mill, I'isolamento e I'unica alternativa possibile, pertanto le specie

vengono confinate all'interno dei rispettivi pianeti.Casi come questi richiedono I'intervento dei navigatori delle

stelle, i1 che comporta in genere il sabotaggio dei primi satelliti di

perlustrazione lanciati nella spazio dalla specie.

Non e difficile immaginare il livello di frustrazione quando

una sonda spaziale dopo l'altra fallisce la sua missione senza alcu-

na spiegazione, e ricade sulla superficie del pianeta contraddicen:

do ogni presupposto scientifico. Iora scienziati probabilmente SI

strapperebbero icapelli dalla rabbi a, supponendo, naturalmente,

che ne abbiano da strappare. IVerdoniani mi dissero che l'esaspe-

razione totale porta alla fine, immancabilmente, all'abbandono del

programma spaziale. .Naturalmente, al fine di far rispettare il programma di sabo-

taggio, vengono assegnati a questi pianeti individui incaricati ~el

lora monitoraggio permanente, nell' eventualita che le generazio-

ni future vi possano riprovare. nrifiuto di accedere allo spazio e

la loro natura feroce, che li ha relegati nell'isolamento, sono spes-

so causa dello scatenarsi di una rabbia repressa che porta queste

creature a lottare con i propri simili.

Tuttavia, il tempo e un ottimo rimedio per appianare i pr~-

blemi, pertanto vi sono due soli esiti possibili quando una spe~Ie

viene isolata: se non distrugge se stessa attraverso ilmassacro m-

testino, cui talvolta si assiste, essa si trasforma in una specie pili

conciliante e collaboratrice, capace di vivere in armonia con se

stessa e con i propri vicini. A questa punto, essa sara autorizzata

a riprendere il suo programma spaziale e, in seguito, a entrare a far

parte della PIPS.

Sinora, circa 27.000 specie sono state inglobate in una con-

sociazione universale di civilta planetarie. Buona parte di queste estata inizialmente isolata e confinata, finche l'evoluzione non ha

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seguito il suo corso. Sono solo pressoche 200 le specie attual-

mente confinate nei lora pianeti.

Inoltre, i Verdoniani stessi hanno colonizzato circa 246.000

pianeti precedentemente disabitati. A1cuni di questi si trovano nel-

la Galassia della via Lattea, rna la stragrande maggioranza e spar-pagliata nei punti pili distanti dell'universo. La lora popolazione estimata in modo vario in 500 trilioni di abitanti sulla totalita dei

pianeti, che vanno da minus cole lune che circondano altri pianeti

a masse gigantesche e spettacolari. Un sistema di gravita artificia-

le viene utilizzato per rendere la forza magnetic a sul pianeta co-

lonizzato simile alla condizione naturale del Pianeta Verde.

Tra le 27.000 altre specie che possiedono civilta avanzate su

un numero pari di pianeti e che sono divenute navigatrici della

spazio, si conta una popolazione di circa 150 trilioni di abitanti. A

questa punto, non perche mi fu detto, rna sospettai che in base al-

la popolazione e al numero di pianeti in loro controllo i Verdonia-

ni fossero probabilmente i dominatori dell'universo, la principale

superpotenza.

Come avrei scoperto in seguito, questa valutazione era ben

lontana dall' essere vera.

In quel momenta mi sembrava ovvio che i Verdoniani ne fos-

sero anche i soli colonizzatori. Questa ipotesi invece risulto mol-

to pili accurata.

6. Uno sguardosull'universo

Maccorsi improvvisamente di ~ssere molto stanco e an-

che Gus non tardo molto a rendersene conto. Dopo il

riposo che mi ero concesso, avevo trascorso circa do-

dici ore in tre sessioni di formazione, intervallate da due pause.

Ero a bordo dell ' astronave da circa venti ore, il che mi faceva sup-

porre che sulla Terra potevano essere tra le 9 e Ie 11 del mercole-

illnotte. Mi resi conto anche di sentire il bisogno di utilizzare la

toilette. Gus mi disse che avrei riposato per l'intera "nottata", e

che l'incontro sarebbe ripreso il "mattino" successivo.

I navigatori della spazio erano ospiti cordiali e pieni di atten-

zioni, e nel corso dell'incontro mi rifocillarono con un regolare e

vasto assortimento di rinfreschi, che prevedevano biscotti, frutta

fresca, patatine, salatini, tartine, gassosa e acqua fresca. Durante

le dodici ore, mi servii con discrezione. I Verdoniani, invece, non

bevvero ne mangiarono per tutto il tempo.

Scortato, rientrai nella "mia" camera dove utilizzai la toilette,

mi feci un' altra doccia e indossai una tunica, indumenti intimi pu-

liti e un nuovo paio di pantofole. II bagno risplendeva di pulito ed

era stato probabilmente rassettato durante la mia assenza. Gli

asciugamani sporchi erano stati sostituiti con asciugamani puliti e

gli abiti che indossavo prima, che avevo lasciato sul pavimento -

mi vergogno quasi ad ammetterlo - erano stati rimossi.

Quando decisi di uscire, ancora una volta, la porta si apri im-

mediatamente. Mi aspettavano Gus e un altro Verdoniano, che sul-

la targhetta portava stampato ilnome "Gina" (la donna di cui ho

parlato nel primo capitolo). Un carrello con cibo dall'aspetto in-

vitante era stato trasportato nella mia camera. Pranzai con pasta

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con formaggio, bruschetta e un'insalata fresca accompagnata da

formaggio tipo gorgonzola e grandi fragole rosse, rna evitai la sal-

siccia fumante italiana e il prosciutto arrosto, non essendo un

grande mangiatore di carne. Accompagnai ilcibo con una bibita

ghiacciata. Rinunciai anche a consumare i dolci benche avessero

un aspetto davvero invitante: un gelato al cioccolato, una torta al-

la crema di banane e un budino alla tapioca.

«Ma mi dite dove vi rifornite?» chiesi. «C'e forse un super-

mercato nelle vicinanze che non conosco?».

Credo che il mio umore tanto espansivo fosse dovuto alla

soddisfazione per aver gustato un pranzo delizioso. I due Verdo-

niani mi fissarono senza parlare. Erano forse sconcertati dalla mia

domanda?

«Parlo del cibo» dissi indicando il carrello.

«Ah» Gus rispose. «Lo coltiviamo. Si tratta di vegetali che

contengono le sostanze nutrienti di cui necessita iluo organismo».

«Vuoi dire che questa non e carne?» chiesi, sollevando una

delle salsicce.

«Pieta, no» rispose Gina. Se non fosse che la sua faccia ri-

mase neutrale, avrei scommesso che le sue parole erano state pro-

nunciate con un lieve turbamento 0 disdegno. «Noi non uccidia-

mo gli animali».

«Be', in tal caso, mi serviro», dissi e mi cacciai la salsiccia in

bocca. Era squisita.

«E molto calorica?» chiesi masticando.

«Ne puoi mangiare finche il tuo appetito te 10 consente» dis-

se Gina. «II tuo metabolismo e la tua massa corporea rimarranno

comunque su livelli ideali».

«State scherzando?» esc1amai. «E io che sono stato attento al-

le calorie ... E i dolci?»

«Sono tutte sostanze vegetali elaborate» rispose Gina. «An-

che la frutta fresca, illatte, le uova, tutto, e di gran lunga pin nu-trienti di quelle autentiche. Non devi preoccuparti per Ie calorie, il

tuo corpo elaborera unicamente cio di cui necessita per l'uso im-

mediato, evacuando il resto».

«Bella questa!» dissi affondando il cucchiaio nella torta alla

crema di banane.

50

i,

Mentre mangiavo, Gus mi spiego che Gina mi avrebbe fatto

da guida e da assistente. Mi disse che ero libero di girovagare per

l'astronave e che lei mi avrebbe accompagnato. Vi erano-solo al-

cune aree vietate, ovvero il ponte e gli appartamenti privati degli

uff iciali della nave e degli altri rapiti eccellenti (che Gus chiamo

"visitatori") che in quel momenta si trovavano a bordo.

Supposi che i Verdoniani volessero tenere gli altri esseri uma-ni lontani da me, e per questo avessero vietato l' accesso ai loro ap-

partamenti, rna la supposizione non si rivelo corretta. Essi deside-

ravano unicamente preservare la riservatezza di ognuno di noi, al

contrario della totale mancanza di intimita cui avevo assistito nel-

la sala degli esami.

Anche qui esiste un ordine gerarchico, un sistema ordinato

per classi, pensai. Le persone che si trovavano sui lettini d'esame

erano solo campioni la cui missione sarebbe terminata una volta

rientrati ai loro domicili. Mentre i VIP, gli Ambasciatori, e, pen-

sai, anche i Messaggeri delegati come me, r icevevano un tratta-mento speciale per i ruoli cardine che avrebbero svolto una volta

tomati sulla Terra. Cio significava che era necessario che fossimo

sempre ben disposti . Al contrario, se i Verdoniani avessero perlu-

strato i nostri ani, saremmo stati indispettiti , infastiditi e riluttan-

ti, e a giusta ragione. L'immagine dell' individuo grasso che avevo

visto nella sala degli esami mi attraverso la mente.

Tuttavia, questa valutazione si rivelo errata. I Verdoniani

avevano un enorme rispetto per tutte le forme viventi senzienti,

comprese quelle specie che devono essere isolate a causa delle 10 -

ro tendenze pericolose. Mi fu riferito che per ragioni logisticheera necessaria una vasta area centrale per le visite. Poich€ gran

parte dei soggetti dormiva durante i brevi periodi di tempo tra-

scorsi sull'astronave, si era pensato che essi non avrebbero subi-

to a1cuna considerevole perdita di dignita se fossero stati esami-

nati alIo scoperto.

D' altro canto, poiche gli Ambasciatori e i Messaggeri delega-

ti dovevano essere svegli per gran parte del tempo a bordo, veni-

va fatto il possibile per rispettare la loro individualita e assicurare

che fossero a proprio agio, con l' ausilio di appartamenti privati. In

seguito, mi imbattei effettivamente in uno di questi illustri ospiti.

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Dopo aver finito di riempirmi con la torta alla crema di bana-

ne che non mi avrebbe apportato alcuna caloria in piu, pensai di

accettare l'offerta di Gus di fare un giro dell'astronave. Non ero

ancora pronto per andare a letto, dopo il riposo precedente. Gus

lascio la stanza mentre Gina si trattenne.

Questa mi chiese se desideravo andare e io le risposi che avrei

voluto dare uno sguardo allo spazio. Le dissi che pur avendo visto

molti oblo, non avevo ancora avuto l' opportunita di affacciarmi da

uno di essi.

«Faro di meglio», disse. «Vieni».

La seguii mentre usciva daHa porta e si incamminava lungo il

corridoio. Dopo circa cinquanta passi, scorsi un altro essere umano

che ci veniva incontro, accompagnato da un Verdoniano. A sei me-

tri di distanza, 10 riconobbi immediatamente. Non stavano scher-

zando aHora quando affermavano di aver condotto a bordo persone

molto importanti. Questa persona era infatti davvero famosa.

A quanta pare anch'egli stava facendo un giro con ilsuo assi-

stente e guida personale. Le due guide non fecero alcun tentativo

per evitare che ci vedessimo. Naturalmente, mentre quella persona

di spicco non avrebbe mai riconosciuto me, io non ebbi alcuna dif-

ficolta a riconoscere lui.

Mentre passavamo l'uno accanto all'altro, mi fermo e mi

chiese: «Formazione e orientamento?».

Devo confessare che fui intimorito dalla sua presenza: «Cer-

to, signore», risposi. Mi porse la mana per scambiarci un saluto.

Gina e l'altra guida si misero da parte e ci lasciarono parlare. «La

mia partenza e prevista tra alcune ore», mi disse. «Da quanta tem-po si trova a bordo?».

«Dalla notte scorsa, penso» dissi titubante. «Un attimo, mi la-

sci pensare. Da circa 20 ore, forse piu».

«Be', allora ha ancora molto da imparare», mi disse sorriden-

do. «10 invece sono qui da tre 0 quattro giorni, da quanta riesco a

desumere. Non e fantastico? Che avventura! Non vedo l'ora di as-

sistere all'incontro tra le nostre genti».

Ero confuso. «Un artimox.jlissi. «10 che non sono un perso-

naggio pubblico posso sparire per alcuni giorni senza che nessu-

no se ne accorga. Ma lei?»

52

rRidacchio sommessamente.

«A dire ilvero, be', mia moglie e io siamo in vacanza nelle

Hawaii. 0 meglio, el i che dovremmo essere», mi disse lancian-

domi un cenno di intesa.

«Sua moglie e con lei?», domandai.«Certo. Siamo venuti insieme. Quello che si dice un' espe-

rienza davvero entusiasmante!», esclamo con evidente aHegria.

Ero sorpreso di sentire una notizia simile alla luce di quanta

mi era stato detto. Non avevano detto che a essere selezionati era-

no solo individui singoli? Naturalmente non era pin necessario

mantenere il riserbo, pertanto la politica che impediva irapimenti

multipli per evitare che esistessero delle prove, apparentemente

non era pin operativa. Questo aveva un senso. Infatti, le prove co-

stituivano una vera e propria risorsa adesso che gli extraterrestri

erano sul punto di uscire allo scoperto.

«Ci vediamo giu», disse mentre si accingeva a continuare la

sua passeggiata.

Gina e io riprendemmo a camminare nellungo e ampio cor-

ridoio. A dire il vero, come Gina chiari, a differenza del visitatore

che avevamo appena incontrato, gran parte degli Ambasciatori non

poteva permettersi di scomparire per un lungo periodo di tempo sen-

za suscitare enormi sospetti, 0 peggio, aHarmismi che avrebbero

chiamato in causa la polizia 0 altre autorita, Inquei casi, era ne-

cessario ricondurre i visitatori nei lora letti ogni notte in modo che

potessero difendere la propria visibilita pubblica ed evitare assen-

ze ingiustificate.

Cio significava, naturalmente, che il programma di forma-zione doveva essere esteso a un periodo di diverse settimane, se

non addirittura mesi, in base alla disponibilita dei potenziali Am-

basciatori. I Verdoniani preferivano completare ilprogramma in

una sessione intensiva di tre 0quattro giorni, come quella cui sta-

vo partecipando io, anche se gli esercizi prolungati risultavano

talvolta inevitabili.

Le personalita di spicco semplicemente non godevano del

lusso di poter sparire per parecchi giorni di fila. E, naturalmente,

le sessioni nottume dovevano essere limitate a non pin di due 0tre

ore di seguito per evitare che i visitatori perdessero troppo sonno,

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ril che Ii avrebbe messi ilgiorno successivo nell'incapacita di agi-

re correttamente nel conseguimento dei propri doveri sulla Terra.

Pertanto, prima di poter portare a termine il programma, era-

no necessari numerosi spostamenti dai rispettivi letti all' astronave

e viceversa, in un periodo di alcune settimane 0mesi.

«Cosa suecede se la persona non collabora?», chiesi. «Intal

caso, avreste a che fare non con un contadino sconosciuto ma conuna persona di spicco capace di attirare su di se tutta l' attenzione

che desidera, e in grado di tradirvi qualora, una volta rientrato, do-

vesse cominciare a parlare».

«Dacci un minima di credito», mi rispose. «Anni di studio

della specie umana e della sua psicologia ci hanno permesso di

raggiungere un'assoluta conoscenza dei meccanismi della vostra

mente. Siamo in grado di pred ire con estrema precisione come

reagira qualsiasi individuo a una determinata serie di eventi. Non

abbiamo mai commesso l'errore di condurre a bordo persone che

non rispondessero al profilo che stiamo cercando».«Quindi, ne selezionate un tipo particolare?» chiesi.

«Naturalmente. I visionari», mi disse.

Mentre Gina mi forniva tutte queste spiegazioni, continuava-

mo a camminare, anche se non avevo la pili pallida idea di dove ci

stessimo dirigendo. Superammo molti accessi. Alcune delle porte

erano aperte e davano su grandi locali che presentavano un cam-

pionario di attrezzature talmente strane che non sarei neppure in

grado di descriverle. Oltre al solito assortimento di quadri di co-

mando elettronici, con le lora luci particolari, i lora schermi lu-

minosi e ogni genere di quadranti e di indicatori, buona parte de-gIi strumenti mi era talmente estranea che non avevo mai visto

niente del genere, neppure nei film di fantascienza e nei program-

mi televisivi.

«Perche non siamo privi di peso?», chiesi.

Senza voltarsi a guardami, ne rallentare, Gina disse sempIi-

cemente: «Grazie alla gravita artificiale».

«Dove ci troviamo?» chiesi. La mia curiosita cresceva man

mana che avanzavamo.

«Non credo che capiresti solo a parole», rispose.

«Mettimi alIa prova».

54

«Lo vedrai. E meglio se te 1 0 mostro».

Svolto in una delle porte di accesso aperte, proseguimmo per

diversi metri attraversando la sala, raggiungemmo un' altra porta,

quindi proseguimmo lungo un altro corridoio. A un certo punto

entrammo in uno di quei misteriosi "ascensori", ed ebbi l 'impres-

sione, anche se non la netta sensazione, di "salire". Trascorsero da

dieci a quindici minuti, quindi la porta dell"'ascensore" si apri.

Quando uscimmo, la vista che mi si presento fu talmente sorpren-

dente che le mie ginocchia letteralmente si piegarono.

Ci trovavamo in una gigantesca bolla trasparente. La vista da

una torre di controllo di un grattacielo avrebbe poco ache vede-

re con quella che godetti io, perche anziche sulle luci di una cit-

ta, ci affacciavamo sull'infinita dell 'universo. Un miliardo di dia-

manti stellari risplendevano luminosi sullo sfondo nero vellutato

dello spazio.

La gigantesca astronave si estendeva davanti a noi per almeno

un chilometro e mezzo, e mi parve di scorgere una mezza dozzina

di navette spaziali fare la spola dai diversi portelli posti lungo la pro-

ra dell' enorme struttura. Enormi proiettori illuminavano l'astrona-

ve, sulla quale risplendevano le luci interne di un migIiaio di oblo.

La stanza nella quale ci trovavamo era immersa nel buio, non

foss' altro che per una luce che ci consentiva di non inciampare ne-

gIi oggetti ne di scontrarci. Gina mi prese per mana e mi condus-

se su una piattaforma circolare rialzata, posta al centro della cu-

pola, intorno al cui perimetro correvano due gradini. Salimmo; qui

si trovavano una ventina di poltrone imbottite in tessuto felpato.

Gina mi fece cenno di sedermi su una di esse mentre lei occupo

quella accanto alIa mia.

In quel momento, ebbi I'impressione che la sua stretta fosse

pili forte del dovuto e che vi fosse in essa come una vaga intimi-

ta, Ma scartai il pensiero come frutto della mia immaginazione,

Un passaggio rientrante percorreva la cupola lungo i muri tra-

sparenti. La piattaforma era sufficientemente alta e il passaggio ab-

bastanza nascosto che, qualora qualcuno l' avesse percorso, non

avrebbe ostruito la visuale di coloro che erano seduti. Non appena

ci accomodammo, le luci all 'interno della stanza si spensero com-

pletamente, anche se I'illuminazione che proveniva dalI'esterno

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era abbastanza forte da permettermi di distinguere i dettagli della

stanza, compreso il profilo di Gina. Sarebbe inutile cercare di de-

scriverla perche non ero in grado di distinguere un navigatore delle

stelle dall'altro. Ai miei occhi essi apparivano tutti simili, come se

fossero cloni 1'uno dell'altro. Tuttavia suppongo che vi fossero ca-

ratteristiche distinte che rendevano ciascun individuo riconoscibile.

La migliore analogia cui riesco a pensare e con una persona che en-trasse in un canile che ospita una sola razza di cani. Supponendo che

gli animali siano della stesso colore, sarebbe difficile a prima vista

distinguerli 1'uno dall'altro. Tuttavia, come sa bene chi possiede un

animale domestico, la capacita di riconoscere i singoli animali ere-

see con l'aumentare della familiarita e della vicinanza a essi.

Se cio poteva valere anche per questi extraterrestri, non ero

ancora in grado di effettuare una distinzione di questa tipo.

Ci trovavamo sostanzialmente in una mezza sfera che ci per-

metteva di godere di un'ampia visuale del cielo. Con la mana de-

stra, Gina aziono un ihterruttore, dopodiche Ie poltrone ruotarono

di 360 gradi. Azionando un altro interruttore, le luci degli oblo e i

proiettori esterni che illuminavano l'astronave si spensero. Non

corrotte da questa fonte luminosa, Ie stelle brillavano ancor di pill,

in contrasto con l'oscurita dello spazio.

«Sei stata tu a spegnerle?» chiesi.

«No, ho solo inserito un filtro per escludere Ie luci artificiali.

In questa momenta e possibile vedere solo la luce naturale del cie-10» disse.

Ero estasiato. Le stelle vicine, non filtrate dal1'atmosfera, bril-

lavano in netto contrasto con l'oscurita della spazio circostante, di

una luminosita che non avevo mai visto prima sulla Terra, oltre a

essere di gran lunga pill definite di quanta potessi immaginare. Al-

cune di esse erano di enorrni dirnensioni, presumibilmente il dop-

pio 0 il triplo rispetto alle dimensioni degli oggetti pill luminosi

che, nel cielo notturno, sono visibili dalla Terra, eccezion fatta per

la luna. Si passava da un luccichio brillante di gran lunga pili lu-

minoso delle stelle 0 dei pianeti visibili a occhio nudo, a semplici

puntini di luce appena percettibili, Alcuni erano lievemente sfoca-

ti e corrispondevano a galassie lontane formate da milioni, forse

miliardi, di singole stelle. Grazie a essi, la stanza era immersa in

56

runa luminosita un quarto pili brill ante di quella di una notte illu-

minata dalla luna sulla Terra.

Era uno spettacolo di tale bellezza che i miei occhi furono

colpiti e si riempirono di emozione. Ero letteralmente senza paro-

le mentre mi abbeveravo alla fonte di splendore che ne derivava.

Tuttavia, se io ero incapace di parlare, Gina non mostrava al con-

trario nessun segno di particolare turbamento, tutta intenta com' e-

ra in una tiritera che mi ricordo il monotono cantilenare di unaguida turistica annoiata. Presumo che fosse prevedibile: dopotut-

to, una guida turistica avrebbe una visione del Gran Canyon ben

diversa da quella di un visitatore novello.

Gina ripete meccanicamente fatti e cifre proprio come un

esperto professionista.

Mi disse che l'astronave era di medie dimensioni e una delle

migliaia in servizio in tutto I'universo, studiate appositamente per

monitorare i pianeti ai quali era stata assegnata. Questa, in parti-

colare, era stata costruita 200.000 anni terrestri prima. nsuo no-

me, tradotto letteralmente, suonerebbe come "Benevolenza", edessa fungeva da porto d' attracco per centinaia di navette spaziali

pili piccole in grado di viaggiare a velocita subluce sulla superfi-

cie del pianeta oggetto di osservazione.

Un'astronave madre, di dimensioni venti volte superiori, si

trova sempre nel raggio d' azione delle navicelle di monitoraggio

ed e in grado di raggiungere queste ultime speditamente in un

tempo particolarmente breve, anche se esse distano centinaia di

trilioni di chilometri Ie une dalle altre. Tuttavia, Gina non specifi-

co se cio avvenisse viaggiando in un modo di viaggiare "conven-

zionale" 0 attraverso quei misteriosi buchi neri cui avevano fatto

riferimento in precedenza.

Le comunicazioni tra Ie navicelle e l'astronave principale non

possono essere neanche minimamente spiegate da un semplice

terrestre quale sono io. E con cio non mi riferisco solo ai profani.

Intendo dire che anche le menti scientifiche pili brillanti della Ter-

ra probabilmente non sarebbero in grado di afferrare i principi a

esse sottesi, che superano di gran lunga la portata dell ' esperienza

e della comprensione umana. Almeno questa e quanta Gina mi

disse e io devo credere alle sue parole.

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Le onde radio normali di cui ci si avvale nelle comunicazioni

non possono essere utilizzate a causa delle distanze esistenti. Ba-

sti dire che esiste un tipo inspiegabile di collegamento di energia

tra le diverse navicelle che consente loro di rimanere costante-

mente in contatto l 'una con l'altra e con il pianeta di provenienza.

Tale collegamento e simile a un gigante cordone ombelicale di

energia che si srotola via via che la navicella viaggia attraverso 10

spazio e si allontana dal pianeta di provenienza.

Si tratta di un collegamento assolutamente elastico, indistrut-

tibile, che consente di mantenere la navicella in contatto con il

pianeta di provenienza indipendentemente dalla distanza delle

spedizioni dell' astronave all' interno delle enormi distese della

spazio. Per dirla in parole semplici, immaginate le imbarcazioni

marittime del passato che si occupavano di posare sui fondali de-

gli oceani i cavi destinati aIle chiamate transoceaniche, i quali

consentivano di collegare un continente con l'altro. Maggiore era

la distanza, maggiore la lunghezza del cavo da svolgere per con-

sentire il collegamento con i diversi punti di partenza.

Sebbene possa sembrare che un tale collegamento sia di as-

soluta necessita per permettere all' astronave di base di avvicinar-

si rapidamente all 'incrociatore stellare in caso di emergenza, 10

scopo di un sistema di questa tipo e altro. n collegamento funge

semplicemente da puro mezzo di comunicazione, alla stregua del

telefono sulla Terra che tiene in contatto tra loro i membri della fa-

miglia, amici, soci di lavoro e vicini.

Un costante e voluminoso flusso di informazioni, di cui la

maggior parte di natura ordinaria, viene trasmesso dalle diverse

navicelle sparse nell'universo al Centro Operativo per le Esplora-

zioni Spaziali (COES) del pianeta d'origine allo scopo di avvi-

cendare gli equipaggi, impartire ordini, riferire di scoperte effet-

tuate sul nuovo pianeta, archiviare i rapporti giornalieri, eseguire

Ie diverse attivita sul campo e trasmettere i giornali di bordo dei

capitani. La totalita delle informazioni trasmesse nel cervello cen-

trale rappresenta i1fondamento in base al quale vengono assunte

migliaia di decisioni ordinarie, quali il trasferimento di un incro-

ciatore stellare a un altro settore oppure questioni pili complesse

riguardanti gli Alti comandi.

58

Benche le astronavi prlncipali siano sempre nei paraggi, in ter-

mini astronomici, la probabilita che una diesse possa essere chiama-

ta a rispondere allo state diemergenza diun'altranavicella esiste so-

lo in teoria. Inrealm, per milioni dianni non si e mai verificato alcun

incidente 0 situazione diemergenza che richiedesse un intervento si-

mile. A scopi eminentemente pratici, la tecnologia dei Verdoniani ha

in effetti eliminato l'eventualita di qualsiasi emergenza reale.

Gina mi rifert che nessuna astronave dei Verdoniani era maicaduta sulla Terra 0 su qualsiasi altro pianeta.

«Quindi i racconti di Roswell sono fasulli?» chiesi.

«Non si trattava di navicelle di Verdoniani», mi rispose. «Sl, evero, un'astronave si e effettivamente schiantata nelle vicinanze diCitta del Messico nel1947. Ma apparteneva a un' etnia proveniente da

un pianeta che faceva parte di quella che ivostri astronomi definisco-

no la Grande Nuvola diMagellano, ovvero di una galassia a 200.000

anni luce dalla Terra e visibile a occhio nudo nell'Emisfero australe».

In base alle affermazioni di Gina, si trattava di un'astronave

in missione ordinaria. L'indagine ufficiale, condotta da una com-missione di inchiesta della FIPS, concluse che l'incidente era do-

vuto a un "errore mortale", ovvero al fatto che itpilota aveva com-

messo un tragico errore. Sulla Terra, se il capitano di un aereo

commettesse un errore di calcolo tale da provocare il crolla del

suo velivolo, gli umani definirebbero questo un "errore umano".

La nave stellare sulla quale l' astronave aveva la sua base sta-

va attraversando il sistema solare della terra per una visita ordina-

ria a Benevolenza, l'astronave sulla quale mi trovavo in quel mo-

mento. Nei pressi della luna, aveva rallentato passando a una

modalita in velocita subluce, quando i Verdoniani chiesero al ca-pitano di fermarsi sulla Terra per raccogliere alcuni esemplari di

suolo e di aria da un sito utilizzato per itest nucleari nella parte

sudoccidentale dell ' America. Gli scienziati verdoniani a bordo

della Benevolenza stavano effettuando un monitoraggio accurato

dell 'ingresso del genere umano nell ' era nucleare, e desideravano

alcuni campioni per i test che stavano effettuando.

Naturalmente, era chiaro che l'incrociatore non sarebbe atter-

rato sulla Terra rna che avrebbe invece inviato una navetta di per-

lustrazione. Si trattava di una richiesta ordinaria, compito che fu

59

 

'I

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affidato a un ufficiale di secondo rango. Sfortunatamente, era una

popolazione estremamente inesperta in tali compiti essendo entra-

ta a far parte della Federazione solo da alcune migliaia di anni.

Lo stesso ufficiale che pilotava la navetta non aveva effettua-

to pill di due 0 tre atterraggi su un pianeta diverso dal proprio. II

pianeta da cui egli proveniva era provvisto peraltro di un' atmo-

sfera particolarmente sottile, rispetto alIa pesantezza tipo pesante

dell'atmosfera che circonda la Terra. Egli si avvicino alla Terratroppo rapidamente e perse il controllo della navicella che ando a

scontrarsi con un involucro gassoso sorprendentemente pesante.

«IIpilota riusci a riprendere il controllo solo dopo alcuni mo-

menti, rna non fu sufficiente ad evitare I'incidente e si schianto a

terra», disse Gina. «Dopo I'indagine condotta dalla commissione

di inchiesta, furono prese tutte Ie precauzioni per garantire che un

evento simile non si ripetesse. I corpi degli alieni furono recupe-

rati dalle vostre forze armate. Naturalmente eravamo preoccupati

che potessero scatenarsi isterismi di massa, rna grazie alla menta-

lita militare e all'inc1inazione delle forze armate per la segretezza,il pericolo fu scongiurato».

Le forze armate coprirono il caso del pill stretto riserbo al

punto che persino le pill alte autorita civili della Terra non furono

mai informate della scoperta. Interrogate dai membri del Con-

gresso e dal Presidente, Ie alte cariche militari negarono comple-

tamente l'accaduto. A tutti i dipendenti militari che avevano una

qualche conoscenza dell'evento fu fatto giurare di mantenere il

segreto e di negare I'evento. La violazione degli ordini impartiti

avrebbe causato una sentenza di morte automatica e immediata

senza appello. A questo scopo, non sarebbero stati coinvolti tribu-

nali ne avviate indagini 0processi, rna, come Gina disse, si sareb-

be praticato il semplice omicidio con dispaccio militare.

Alla fine, l' incidente si trasformo in un non-evento, che sem-

plicemente non era mai accaduto ufficialmente.

«Quindi nessun capo di stato attuale e al corrente della vostra

presenza nei dintorni della Terra?», chiesi.

«No, nessuno», rispose. «Ho risposto a tutte le tue doman-

de?» Risposi affermativamente, al che Gina prosegui il suo mo-

nologo da guida turistica.

60

i

7. La visita prosegue

LBenevolenza e un' astronave a forma di disco volante, pillsottile lungo il bordo e sempre pill spessa via via che ci si

avvicina al centro. Mi sbagliavo inizialmente quando ave-

vo valutato che essa si estendesse per almeno un chilometro e mez-

zo in ciascuna direzione. Inrealta, Gina mi disse che il suo raggio

supera i mille metri con un diametro di circa quattromila metri. In-

tomo al bordo estemo, che in quel punto raggiunge uno spessore di

circa sessanta metri, si trovano sedici ponti, che diventano duecen-

totrentaquattro al centro, nel punto pill alto, che invece ha uno

spessore di circa novecento metri.Lungo l'asse orizzontale, vi sono otto ponti inferiori e otto su-

periori suI bordo, che si estendono fino al punto centrale dove

raggiungono ilnumero di centodiciassette nella parte inferiore e

centodiciassette al di sopra della linea di suddivisione.

A bordo lavora uno staff formato da 32.000 dipendenti, molti

dei quali sono scienziati che conducono indagini suI pianeta sotto

osservazione. Naturalmente, l'intera astronave e gestita da compu-ter in modo che per supervisionarne il funzionamento e sufficientesolo un gruppo di membri dell'equipaggio,

Anche Ie navette spaziali sono a forma di disco volante, e so-no proprio quelle che si sono avventurate sulla Terra e sono state

avvistate, nonostante gli sforzi effettuati per ridurre al minimo gli

avvistamenti. I loro atterraggi sono avvenuti talvolta in aree re-

mote e disabitate durante Ie missioni scientifiche finalizzate a rae-

cogliere esemplari di aria, acqua, terreno, nonche sostanze anima-

li e vegetali.

Nonostante, nel corso degli anni, i racconti di avvistamenti

siano stati letteralmente migliaia, da quanto mi e stato riferito so-lo una piccolissima percentuale di essi era legittima. Nella mag-

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gior parte dei casi si trattava di semplici interpretazioni errate di fe-

nomeni naturali, buona parte erano frutto di immaginazioni iperat-

tive, mentre altri erano truffe vere e proprie a opera di burloni.

L'astronave non e mai visibile dalla Terra poiche essa rimanesempre nella posizione pili estrema della luna, in linea diretta con

la Terra. Ero curioso di sapere come questo avvenisse.

«Dove?», chiesi. «Dov'e la luna?»

«Se vai sulla passerella e guardi in basso in direzione dell' a-stronave, ovvero verso i tuoi piedi, la vedrai», disse Gina, «anche

se adesso purtroppo non riuscirai a vedere granche».

La luna era sul punto di volgere la sua faccia luminosa verso

la Terra e di fare ingresso nella fase di luce completa. Questo si-

gnificava che la parte posteriore stava invece per entrare in una fa-

se di buio completo.

Ciononostante, pur non conoscendo la distanza dell'astrona-

ve dalla superficie, la nostra posizione ci lasciava completamente

nell 'ombra della luna con la conseguenza che sull 'area sottostan-

te non si rifletteva neppure uno spiraglio di luce solare. Pertanto,non era possibile vedere nulla.

La spiegazione che Gina mi diede sembrava sensata, Se

eravamo al buio, l'altra faccia doveva essere invece esposta al-

la luce. Suppongo che in questa modo si spiegherebbe anche

perche l' astronave fosse illuminata da proiettori piuttosto che

dalla luce solare.

Ma tomiamo alle navette spaziali . Poiche questi veicoli sono

difficilmente visibili , essi si avventurano nella spazio passando

dal retro della luna, da cui possono dominare la Terra e fungere da

satellit i per i fasci dei trasportatori vettori utilizzati per condurre ivari individui a bordo. Dall' astronave il fascio viene proiettato

sulla navetta spaziale, da dove sara deviato sulla superficie terre-

stre. Qui viene puntato sull' obiettivo previsto, che siprevede di tra-

sportare a bordo.

Avevo ascoltato Gina prestando un solo orecchio, rna la mia

mente era per 10 pili concentrata sull'incredibile spettacolo che si

presentava dinanzi ai miei occhi per miliardi di anni luce. Non mi

sembrava di riuscire a saziarla. Provai a immaginare tutte le me-

raviglie che esistevano la fuori. Ma sicuramente dovevano essere

6 2

rdi ~r?porzioni COS! sorprendenti da essere difficilmente immagi-

nabili, Migliaia di civilta avanzate. Che struttura avevano le lora

citta? Ma soprattutto, esistevano davvero Ie citra come le immagi-

navo io? A parte le loro evidenti meraviglie tecnologiche, come

erano Ie "persone", se COS! si possono chiamare? La loro societa

aveva strutture familiari sirnili a quelle del genere umano? Quali

forme assumevano la musica e le attivita artistiche? Ma soprattut-

to, esistevano la musica e l'arte?

Che forme avevano le specie? Si trattava di umanoidi 0 di

qualche variazione sul tema? Quali ignote meraviglie erano anco-

ra sconosciute anche agIi stessi Verdoniani?

Avevi preso una parte del cielo per cercare di visualizzare in

quell'istante preciso, milioni di creature intelligenti nello svolgimen-

to dell' atto di condurre la lora propria vita quotidiana. Come sarebbe

stato camminare attraverso una delle loro citra 0quartieri residenzia-

li? La cosa mi lasciava esterrefatto e mi sembrava assolutamente in-

comprensibile. Mio dio, ero assalito da un inesauribile desiderio. N on

e giusto, pensai. C O S ! tanto da vedere, da conoscere, da imparare, da

v iv er e e le v ite u ma ne so no COSl m a lede t ta m e n te b rev i .

La ~~la ~i Gi~a fi~a1mente si esauri, Trascorremmo lunghi

momenti IIIsilenzio, lei seduta senza parlare, mentre io mi gode-

vo 10 spettacolo, ipnotizzato. Passarono diverse ore.

Il sogno a occhi aperti fu interrotto quando le luci si riacce-

sero e lei mi comunico che era arrivato il momenta di tomare.

Erano trascorse quattro ore dal momenta in cui avevano co-

minciato la visita dell'astronave. Ero a bordo quindi da 23 0 24

ore, un'intera giomata terrestre, ilche significava che sulla Terra

erano circa l'una e mezza 0 Ie due e mezza del giovedi mattino.

Gina mi prese per mana per farmi scendere dalla piattaforma

e ancora una volta ebbi l 'imbarazzante sensazione che la sua stret-

ta fosse dettata da qualcosa di pili che dal puro istinto di guida. Era

calda, quasi come una mana umana, abbastanza sottile, e sotto la

sua morbida pelle riuscivo a percepire la spigolosita delle ossa e

dei tendini. Ritomammo sui nostri passi, e presto mi ritrovai da

solo nella mia camera.

Mi ripulii, sfilai la tunica e mi stesi sulletto in mutande, pen-

sando per un attimo di accendere il televisore.

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Mentre mi abbandonavo al sonno, tomai con la mente a un

precedente incontro ehe avevo avuto con Gus, che era venuto a

trovarmi in camera mentre pranzavo da solo durante una delle pe-

riodiche pause tra una sessione e l'altra nella sala riunioni.

6 4

r

8. La mac chinada "guerra"

dei Verdoniani

C'e qua1cosa che non va?», avevo chiesto a Gus. «Ti

< ~ ricordi quando mi hai domandato se ero mai stato

~ coinvolto in una rissa? Vorrei parlartene. La rispo-

sta e si, sono stato coinvolto in diverse risse. Pur tuttavia non ho

mai sparso una goccia di sangue, ne causato dolore 0 ferito nes-

sun'altra creatura vivente. E per milioni di anni, nessun Verdonia-

no 10 ha mai fatto».

«Un bello stratagemma», dissi. «Ma come fate a combattere

con qualcuno evitando di fargli sanguinare il naso 0di far sangui-

nare il vostro?»

«Giochi a scacchi?», mi chiese.

«Non benissimo», risposi.

«Come descriveresti una partita a scacchi?»

«Be' vediamo», dissi. «Penso che potrei dire che gli scacchi

sono un gioco civilizzato praticato da donne e da uomini colti che

contrappongono Ie proprie intelligenze».

«Risposta parzialmente corretta», Gus disse. «Gli scacchi

sono un gioco praticato da gente colta che crede di essere coin-

volta in una nobile gara di intelletto, rna il cui vero scopo e scon-figgere il proprio avversario in modo cosl umiliante e avvilente

che i1 rivale non gli rivolgera mai pin la parola. E barbaro, anche

se, come dici tu, non comporta a1cuno spargimento di sangue».

«Ricordarni di non giocare mai a scacchi con te», dissi.

«Se c'e un unico messaggio che devi riferire alla tua gente,

una volta ritomato sulla Terra», prosegui, «questo e che e assolu-

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tamente importante comprendere che i Verdoniani sono una razza

pacifica, completamente e totalmente priva di tendenze aggressi-

ve. Non siamo ne conquistatori ne guerrieri. La tua gente deve ca-

pirlo e non deve temerci».

Tuttavia, mi disse che nelle prime fasi delloro sviluppo, i Ver-

doniani avevano avuto tendenze aggressive pregresse. Le scoperte

archeologiche e i resti fossili indicano che alcuni individui Verdo-

niani sono morti a causa di ferite che possono essere state inferte

unicamente da armi primitive, quali clave e coltelli in pietra grezza.

Inoltre, persino i documenti di storia dei primordi mostrano ve-

stigia di conflitti intestini, anche se tali attivita distruttive non sono

pin praticate da milioni di anni. I Verdoniani non hanno mai costrui-

to macchine da guerra, a parte andare nella spazio. Non esistono for-

ze armate verdoniane e non ve ne sono state per diversi milioni di an-

ni. Le sole armi da distruzione sono conservate nei loro musei.

«E neanche armi difensive?», chiesi. «Cosa succederebbe se

vi scontraste con una specie bellicosa che si trova gia nella spazio

prima della vostra scoperta. Come vi difendereste?»

«L"'intelligenza assoluta" e l' arma decisiva contro la quale

non esistono difese adeguate, anche di fronte alla potenza milita-

re pili aggressiva e avanzata», disse Gus.

Non mi spiego il termine, rna mi sernbrava che si spiegasse da

solo. lminaginai che "intelligenza assoluta" indicasse esattamente

illimite assoluto oltre il quale non e possibile alcun miglioramen-

to intellettuale. Quella definizione avrebbe trovato conferma sue-

cessivamente.

Pensai che solo in quel modo avrei avuto Gus in pugno: do-

potutto, forse, sarei stato in grado di batterlo a scacchi. Mossi men-

talmente la regina per dargli scacco matto.

«S1 , rna cosa succederebbe se anche la specie armata e fero-

ce avesse sviluppato un'intelligenza assoluta?», chiesi. «Hai da-

vanti un nemico che ha la stessa intelligenza di cui sei dotato tu, e

che per giunta e armato, mentre tu non 10 sei. Questo non ti pone

in una condizione di svantaggio?»

«Una contraddizione in termini», rispose Gus.

Mi disse che le specie fanno' ricorso alla guerra e al conflitto

quando non sono dotate dell'intelligenza che consente lora di ri-

66

solvere i diverbi con mezzi pacifici. Una volta ottenuta I'intelli-

genza assoluta, l'uso della forza per dirimere i contrasti e fuoriluogo perche si tratta di uno strumento dettato dall 'ignoranza e in-

dice di inferiorita, D'altra parte, non e possibile incontrare specie

bellicose dotate di intelligenza assoluta. Le due qualita si esclu-

dono a vicenda.

«Cio significa che se una specie e bellicosa, essa non pub aver

raggiunto l'intelligenza assoluta e viceversa se ha raggiunto I'in-telligenza assoluta, non pub essere bellicosa», mi spiego Gus.

«Ma prima dicevi di essere stato coinvolto in combattimenti

senza spargimento di sangue», gli dissi. «Che cosa intendevi?».

Gus mi disse che nel corso delle loro esplorazioni dell'univer-

so, i Verdoniani hanno avuto modo talvolta di incontrare specie

ostili, armate fino ai denti, che erano gia diventate navigatrici del-

10 spazio ancor prima di essere scoperte. Senza far ricorso ad armi

militari, i Verdoniani muovono furtivamente i loro pedoni proce-

dendo fino ad allontanare la specie bellicosa dallo spazio e a farla

indietreggiare sul proprio pianeta d' origine. A questo punto, essaviene davvero isolata e neutralizzata fino al momenta in cui non

raggiungera un livello di sviluppo che le consenta di essere assor-

bita all' interno della FIPS senza alcun timore.

«Non capisco in che modo riusciate a fare una cosa del gene-

re», dissi.

«Loro possiedono le armi, noi i cervelli», mi rispose.

Mi racconto di una situazione particolare avvenuta alcune mi-

gliaia di anni prima quando, al comando di un' astronave in esplo-

razione, in una galassia distante si era irnbattuto in due specie co-

involte in uno scontro interstellare.

«Che sia chiaro, si trattava di due specie intelligenti che posse-

devana armi sufficientemente potenti capaci di distruggere in un

colpo solo un pianeta come la Terra. nvostro apparato militare nonavrebbe modo di opporvisi», disse. «Tuttavia i due avversari com-

battevano ad armi pari, pertanto nessuno dei due era in grado di in-

fliggere un colpo letale all 'altro. Ad ogni arma offensiva dell 'una

corrispondeva un'arma difensiva dell 'altra. I feriti si contavano a

milioni, naturalmente, e nessuna delle parti era in grado di infligge-

re un colpo decisivo all'avversario. La guerra si protrasse per anni».

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«Quindi che cosa avvenne?», chiesi.

«Le costrinsi alla resa», mi disse.

Gus aveva riunito un gruppo di volontari all 'interuo dell' Alto

Comando dispiegando in pochi mesi su ciascun pianeta 10.000

Verdoniani, che erano stati sottoposti a modificazioni genetiche e

travestimenti tali da consentire loro di passare inosservati e di con-

fondersi tra i membri di entrambe Ie specie. Grazie all 'intelligen-

za suprema di cui erano dotati, i falsi componenti della quinta co-

lonna si infiltrarono nelle posizioni di maggiore potere e autorita

in tempi da record.

Essi divennero capi di sezioni militari, scienziati di spicco,

capi di govemo e direttori capo di complessi industriali, ivi tra i

quali inc1use Ie imprese produttrici di armamenti. Avvalendosi di

azioni di sabotaggio, di sotterfugi, di depistaggi e della persuasio-

ne di ampi strati delle popolazioni ospiti nonche dell' accurata

manipolazione della politica govemativa, i mezzi per muovere

guerra da entrambe le parti presto si deteriorarono.

Le grandi navi da guerra interstellari cominciarono misteriosa-

mente a non funzionare, i satelliti caddero dal cielo, Ie comunica-

zioni si interruppero, le armi di distruzione uscirono dalle fabbriche

stranamente difettose e fecero cilecca sul campo di battaglia. II con-

tinuo accusarsi e darsi la colpa a vicenda porto allo scontro acce-

so, mentre il tessuto sociale ando progressivamente disgregando-

si, fino al punto in cui le fIotte di navicelle spaziali di entrambe le

parti non si arenarono.

Dal punto di vista scientifico, entrambe Ie specie arretrarono

di parecchie migliaia di anni e divennero incapaci di lanciare il sia

pur minimo satellite per Ie comunicazioni 0 satellite meteorologi-

co che fosse in grado di rimanere in orbita anche solo per poche

ore. I volontari verdoniani furono rimpatriati e Gus sposto Ie na-

vicelle di osservazione nell 'orbita che circondava entrambi i pia-

neti, isolando in tal modo Ie specie.

Oggi, Ie autorita civili e militari della Terra selezionate come

Ambasciatori sono state ampiamente informate sulla natura del-

l 'approccio dei Verdoniani nel preservare la pace interstellare, e

saranno estremamente utili nel sedare i timori della popolazione

terrestre in merito aIle intenzioni dei Verdoniani.

«Tuttavia vi sara una certa resistenza», Gus disse con un' e-

spressione torva.

Lo guardai interrogativo.

«Da parte di chi?», chiesi. «Chi potrebbe mai opporsi alIa pa-

ce?».

«Coloro che prosperano coltivando il conflitto», rispose. Mi

disse che gli Ambasciatori militari sono stati selezionati quasi esclu-

sivamente in quello che e nota sulla Terra come il mondo libero,

mentre sono stati praticamente esclusi i rappresentanti di regimi op-

pressivi perche non erano in grade di superare Ie prove e diventare

validi candidati capaci di lavorare nei gruppi di transizione.

Anche se i Verdoniani non interferiscono negli affari interni di

nessuna delle specie nei singoli pianeti d'origine, essi possiedono

regole ferree sugli argomenti riguardanti la comunita stellare in me-

rito all'uso delle armi. Semplicemente queste non sono tollerate. La

regola principale e che 10 spazio e destinato solo a gente pacifica.

La maggiore difficolta che il genere umano dovra affrontare duran-

te la transizione che li portera verso una societa di navigatori della

spazio consistera nell'arginare e nel superare quell'elemento della

societa che ha tradizionalmente utilizzato la violenza e che, egli af-

fermo, avra pin di altri molto da perdere quando ci si dedichera ad

attivita pacifiche. Inquesta gruppo, Gus racchiuse i produttori e i

commercianti di armi e i gretti tiranni, che saranno detronizzati.

Quando il contatto verra saldamente stabilito, si realizzeranno

progressivamente mutamenti sociali e culturali e, secondo le previ-

sioni, il vasto numero di popolazioni pacifiche del mondo comin-

cera innanzitutto a smantellare Ie proprie forze militari. Se Ie armi

non saranno consentite nella spazio, sulla Terra contemporanea-

mente si verifichera, con molta probabilita, una parallela intolle-

ranza per i dispositivi di distruzione.

Saranno gli individui autoritari e pericolosi, le cui basi dipo-

tere verranno minacciate con il diffondersi nel mondo delle forze

di pace, a opporre resistenza a ogni tipo di modifica dell' ordine

costituito e tra questi la grande maggioranza sara rappresentata

dal sesso maschile.

Ma Gus si permise una previsione. Isolati dalla comunita in-

terplanetaria, i bruti del mondo rimarranno via via pili isolati an-

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che sulla Terra, con la conseguenza che non potranno pili compe-

tere con i loro fratelli pacifici. Questi ultimi, invece, acquisteran-

no sempre pili potere man mano che occuperanno ilproprio posto

nella federazione dei navigatori dello spazio.

Una riflessione decisamente incoraggiante.

70

9. II pollice magtco'

Mi svegliai da solo, completamente ristorato. Solo in se-

guito avrei appreso che avevo dormito sette ore, ilche

significava che, in base ai miei calcoli, ero a bordo da

forse trenta 0 trentuno ore. Pertanto sulla Terra dovevano essere Ie

otto 0 le dieci del giovedi mattina. Mi dedicai al solito rituale del

bagno e indossai abiti puliti.

Mi concessi una Iozione dopo barba e un'acqua di colonia

che mi spruzzai in abbondanza. Presi persino Ia Iozione idratante

che spalmai vigorosamente su mani, braccia e faccia.

Quando uscii dal bagno, nella mia camera c' erano Gus e altri

due extraterrestri, ilche ormai non rappresentava pili una sorpre-

sa per me. Trovai anche ilcarrello portavivande, ricolmo di un as-

sortimento di cibi superiore a quello che avrei pensato di poter

consumare in una sola settimana, anche decisamente pili del soli-

to dopo aver appreso che questo non avrebbe avuto alcuna conse-

guenza sulla mia linea.

Gustai un'abbondante colazione cercando di esercitare su me

stesso ilmassimo controllo per evitare di rimpinzarmi fino alIa

nausea. Mi chiedevo che fine facessero gli avanzi. Quindi tor-

nammo in sala riunioni.

Dopo aver preso posto, il programma di "orientamento e for-

mazione" ricomincio e si protrasse per Ie successive quaranta ore

circa con le stesse modalita: ovvero con domande e risposte, lun-

ghe delucidazioni, un continuo flusso di informazioni che mi ve-

nivano fornite attraverso Iezioni e conversazioni non dissimili dai

corsi universitari. Le sessioni duravano dalle quattro alle sei ore,

1. In riferimento al leggendario poeta-guerriero medievale ir landese che sue-

chiandosi ilpollice riusciva a predire ilfuturo (N.d.T.).

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ed erano intervallate dal pranzo e dalle pause per andare in bagno,

almena per quanta mi riguardava. Vi fu un'altra lunga pausa du-

rante la quale dormii per otto ore, ilche significa che durante i tre

giomi trascorsi a bordo riposai per due notti intere, la notte di

mercoledi e di giovedi.

Nelle fasi iniziali della studio della Terra, la specie umana era

stata classificata come un caso limite, e con molta probabilita si

sarebbe dovuto ricorrere al suo isolamento nel pianeta. Nonostan-

te l 'animale umano non fosse considerato neppure lontanamente

vizioso 0 feroce come a1cune delle peggiori specie che i Verdo-

niani avevano avuto modo di conoscere, le sue tendenze bellicose

costituivano un motivo di preoccupazione.

La specie umana, mi fu riferito, e la pill eterogenea che i Ver-doniani abbiano mai incontrato. Tale eterogeneita rappresenta una

rarita nell'universo degli esseri civilizzati, e sebbene i Verdoniani

abbiano imparato ad aspettarsi l' impossibile, questa era stata una

leggera sorpresa per loro.

Fino alla scoperta degli umani, non avevano mai incontrato

una specie nella quale vi fossero cost tante variazioni di carattere

tra individui all' intemo di uno stesso gruppo. Meglio, una specie

puo essere buona 0 cattiva, 0 uno stadio intermedio tra i due, rna

mai la bonta e la cattiveria avevano convissuto nella stessa specie.

E per giunta, ogni soggetto era un microcosmo dell 'intero gruppo

cui apparteneva.

«Cia significava che potevamo giudicare il carattere di un'inte-

ra civilta studiando un unico soggetto», disse Tom. «Se una perso-

na era onesta, la specie stessa, nonche tutti gli altri individui risul-

tavano onesti. Un barbaro, invece, indicava immancabilmente che la

specie cui egli apparteneva non poteva che essere barbara».

Tuttavia, la scoperta degli esseri umani e delle infinite varia-

zioni di carattere che caratterizzavano la specie, creava una certa

confusione in quella formula.

«Mai prima d'allora avevamo riscontrato all'intemo della

stessa specie soggetti crudeli e impietosi convivere con individui

do1ci e indulgenti», disse Tom. «Sulla Terra i violenti e gli assas-

sini camminano fianco a fianco con le persone benevole. I gover-

ni dittatoriali amministrano individui pacifici e gentili, mentre la

disonesta e tollerata in govemi magnanimi. Questo fenomeno -

una simile varieta di differenze tra gli esseri umani - e assoluta-mente affascinante».

Le loro conoscenze erano giunte al punto di capire che gli es-

seri umani non solo variavano da individuo a individuo, rna anche

tra gli stessi individui e il gruppo preso nel complesso. Ci volle

del tempo prima che i Verdoniani riuscissero a effettuare le do-

vute distinzioni.«La vostra lunga storia di conflitti, che abbiamo personalmen-

te osservato, ci diceva che avevamo a che fare con una razza di sel-

vaggi», prosegui Tom. «A livello sociale abbiamo assistito a con-

flitti intemazionali, corruzione, furti, alla devastazione ambientale,

al saccheggio delle risorse naturali e all 'indicibile crudelta del ge-

nocidio. A livello soggettivo, abbiamo rilevato l'esistenza della fal-

sita, di furti, omicidi, violenze sull'infanzia, ipocrisia, sadismo e

codardia di proporzioni epidemiche».

Tom spiego che tutti questi elementi descrivevano una specie

depravata. Tuttavia un esame ravvicinato aveva messo in rilievo

risultati individuali raggiunti nelle arti, nella musica, nella lettera-

tura e nell'architettura che dimostravano una sorprendente nobilta

di spirito e di animo. Fu grazie a queste qualita positive che i Ver-

doniani cambiarono idea sul nostro conto.

Lo stato del genere umana fu modificato in "accettabile" do-

po che gli scienziati verdoniani ebbero a disposizione dati suffi-

cienti per predire con sicurezza che la specie avrebbe potuto esse-

re accolta nella comunita intergalattica senza timori, seppur con

qualche riserva.

Pertanto non occorreva essere dei geni per affermare che il

genere umana avrebbe trovato il suo posto nella spazio grazie al-

le persone raffinate, intelligenti, cortesi e colte presenti tra la no-

stra gente. E stata la generosita di questi ultimi ad attirare l'atten-

zione dei Verdoniani e a convincerli che la specie valeva la pena

di essere educata.

L'educazione della specie umana presentava un unico proble-

ma, affermarono, di un tipo mai affrontato in precedenza. In gene-

re, durante la fase di preparazione delle altre specie nella transizione

. da animali legati al proprio pianeta a navigatori della spazio, i Ver-

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T

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doniani si limitavano a trasferire all'intera specie civilizzata le lora

competenze tecnologiche.

Tuttavia si trattava di una formula che non avrebbe funziona-

to per l'incomparabile diversita del genere umano. Lo scopo in

questa caso e quello di preservare le qualita positive della specie

assicurando aIlo stesso tempo che gli e1ementi negativi del caratte-

re umano, incarnate dai furfanti pericolosi della societa, vengano

isolati. In altre parole, facendo ricorso a una frase fatta, non avreb-

bero fatto di tutta l'erba un fascio. Ovvero, la natura migliore del

genere umano, rappresentata dagli individui gentili, dagli artisti,

dai filosofi, dagli appassionati, dai sognatori, dagli studiosi, dai co-

struttori e dalle centinaia di milioni di persone oneste che condu-

cono vite ordinarie decorose, sarebbe stata la benvenuta nella fe-

derazione intergalattica. AI contrario non vi sarebbe stato posto

nell'universo per i cattivi e i disonesti, ovverosia per coloro che

con parole e azioni sulla Terra avevano dimostrato di non essere

candidati idonei per diventare membri della comunita cosmica.

Tra i principali esempi di individui che saranno esclusi dalla

federazione si annoverano i capi di governo le cui azioni in difesa

dei diritti umani siano inferiori ai minimi consentiti.

I Verdoniani hanno deciso che l'approccio migliore per otte-

nere risultati di questa tipo e incoraggiare le persone integerrime

della Terra a controllare se stesse e ad assumersi la responsabilita

di garantire che i mascalzoni pericolosi siano isolati e non siano

autorizzati ad accedere allo spazio. Qualsiasi insuccesso a questa

proposito potrebbe determinare la perdita di privilegi per l 'intera

specie, ovvero l'obbligo di lasciare 10 spazio finche il genere uma-

no non avra dimostrato di aver risolto i1 problema e di essere in

grade di isolare i facinorosi del pianeta. «Nel complesso, quale

posto occupa ilgenere umano in rapporto alla norma, tra le diver-

se specie della comunita interplanetaria?» chiesi.

«Prendendo in considerazione 1'80 percento della popolazione

e ignorando l'altro 20 percento, che consideriamo irrecuperabile,

l'uomo e intrinsecamente buono», rispose l'extraterrestre che ri-

spondeva al nome di Robert. «Quando la specie assumera ilsuo

posto all'interno della federazione, essa sara formata solo da quel-

l' 80 percento».

74

«E il restante 20 percento?» chiesi, lasciando la domanda so-

spesa in aria.

Trascorsero alcuni momenti di silenzio prima che divetsi ex-

traterrestri iniziassero a parlare contemporaneamente. Ma Gus de-

cise di occuparsi direttamente della risposta, al.che gli altri gli la-

sciarono la parola.

«Non facciamo ricorso ne ad atti di crudelta, ne alla morte, ne

infliggiamo dolore» disse. «Tuttavia non tolleriamo individui pe-

ricolosi che non siano capaci ne siano disposti a rispettare le nor-

me e le regole della societa civilizzata».

Si riferiva, naturalmente, alla comunita intergalattica perche,

come mi era stato detto in precedenza, i Verdoniani non interferi-

scono mai con gli affari interni delle altre specie.

«Penso che questa sia sufficiente»,

Interpretai quest' ultima affermazione non come un suggeri-

mento rna come un ordine, pertanto fui discreto e lasciai cadere

l' argomento.

«In termini di intelligenza innata, su una scala da 1 a 10, ilge-

nere umano raggiunge un punteggio di due, e certamente non pill

di tre, se paragonato alle altre specie al momenta delloro ingresso

nella PIPS», prosegui Robert. Rimasi piuttosto deluso da questa

valutazione e immagino che la mia espressione non 10 nascondes-

se. «Ma c'e spazio per ilmiglioramento» disse, «Succede sempre».

Se fosse lasciata da sola, prosegui, attenendosi alle migliori

valutazioni degli scienziati verdoniani, occorrerebbero due milio-

ni di anni affinche la specie umana sia in grade di raggiungere

l'intelligenza assoluta,

Ancora quell' espressione.

«Intelligenza assoluta» affermai, anche se avrei voluto porre

una domanda.

«Il punto in cui e biologicamente impossibile diventare pill

intelligenti. Vi e un limite a tutto», disse Robert.Tuttavia, egli sottolineo ancora che il punteggio relativamente

basso di 2 0di 3 su una scala da 1 a 10 e dovuto all'enorme diversi-ta della specie umana. La maggior parte delle altre specie e dotata dilivelli di intelligenza con una percentuale di scostamento tra i sog-

getti pill intelligenti e quelli meno intelligenti che non supera l'un

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percento. A fini pratici, tranne in casi di variazioni molto ridotte, cio

significa che ogni soggetto e dotato della stessa intelligenza.«Se confrontassimo solo gli individui pill intelligenti della

Terra, ovvero il primo 10 percento, la tua specie otterrebbe proba-

bilmente un 8 0un 9» , prosegui Robert. «Ma il numero assoluta-

mente ampio di soggetti di minore intelligenza abbassa la media in

modo considerevole. Ancora una volta, si tratta di un' anomalia cui

non avevamo mai assistito prima. Inpassato reputavamo impossi-

bile riscontrare una tale diversita tra individui della stessa specie».

Tuttavia, con la giusta guida, provvista della tecnologia esi-

stente, l'uomo non dovra attendere due milioni di anni per raggiun-

gere l'intelligenza assoluta. Il processo puo essere accelerato note-

volmente in modo che siapossibile creare una razza di esseri umani

dotati di un'intelligenza superiore in meno di due 0 tremila anni.

In termini di aspetto fisico, gli esseri umani non sono ne pill

ne meno attraenti delle altre specie. Essi sono considerati sempli-

cemente come una specie con caratteristiche uniche, esattamente

come le altre specie portano all 'intemo della comunita planetaria

la propria peculiare fisiologia.

Buona parte degli esseri spaziali potrebbe essere descritta co-

me antropoide dal punto di vista fisionomico, anche se con enormi

variazioni. Tuttavia, nonostante le enormi differenze di aspetto tra

Ie specie che evolvono in navigatori della spazio, mi fu detto che

tutte hanno in comune almeno due caratteristiche fisiche. La prima

e rappresentata da una capacita prensile sufficientemente sviluppa-

ta per realizzare utensili, che negli esseri umani, e in questi stessi

extraterrestri, in realta comporterebbe dita dotate di pollice oppo-

nibile. Da questa incredibile caratteristica anatomic a deriva la rea-

lizzazione di utensili che consentono di avviare attivita minerarie,

produttive, agricole e di dominare il fuoco. E infine di partire alIa

conquista dello spazio estemo.

Dal mio punto di vista, in base alle descrizioni che mi sono

state fomite, la fuori vi sono creature piuttosto strane. Ad esem-

pio, non tutte Ie appendici prensili sono necessariamente di tipo

umano. A1cuni navigatori della spazio sono dotati di organi pren-

sili doppi non meno funzionali della mana dell'uomo. Anche l'e-

lefante, con la sua abile proboscide possiede la capacita fisica di

svolgere semplici compiti anche se e sprovvisto dell'intelligenza

per sfruttarla. La proboscide, tuttavia, non consente la varieta di

accurati movimenti che possiede la mana dell'uomo: infatti essa

puo raccogliere una nocciolina, rna non e in grado di aprire un

paio di pinze.

Inoltre, anche se la proboscide fosse tanto abile quanto la ma-

no umana, l'imponente corpo dell'elefante rappresenterebbe un' in-

sormontabile barriera alla destrezza necessaria per diventare co-

struttori di citra. In altri termini, la mana prensile e vitale, rna einutile se il resto del corpo non e compatibile.

E veniamo quindi alla seconda caratteristica principale che

tutti i navigatori della spazio possiedono: il corpo deve essere do-

tato della capacita di muoversi, necessaria per elevarsi al di sopra

dell' ambiente nativo. E difficile immaginare un elefante mentre

sale una scala nella parte operativa di una capsula spaziale. L'ele-

fante infatti e I'unico animale terrestre a non essere in grade di

sollevare contemporaneamente tutte Ie zampe da terra.

In altri casi, mi fu detto, vi sono altre specie che, attraverso

l'evoluzione, hanno sviluppato un'intelligenza superiore, benche i

loro corpi non siano compatibili con quell'intelligenza che con-

sentirebbe loro di realizzare e utilizzare strumenti per viaggiare

all'estemo del proprio ambiente ristretto.

I Verdoniani hanno scoperto molte creature, comprese quelle

terrestri, che non riescono a vivere fuori dall' acqua. Queste, in

qualita di nuotatori, non hanno sviluppato Ie capacita f isiche di

manipolare il proprio ambiente per dedicarsi all'attivita estrattiva,

manifatturiera 0 tessile. Naturalmente, non hanno alcuna dimesti-

chezza con i1fuoco. Pur tuttavia alcune di queste creature sono

dotate di un elevato livello di intelligenza grazie alIa quale pos-

siedono una lingua parlata, comprendono la matematica e sono in

grade di formare pensieri astratti.

I Verdoniani hanno determinato che alcune specie marine ter-

restri, soprattutto gli squali e i delfini, giungeranno un giomo a un

livello simile, se i processi evolutivi attuali non subiranno alcuna

battuta d'arresto. Ma nella lora attuale fisionomia, anche se han-

no sviluppato l 'intelligenza, esse rimarranno limitate agli oceani e

pertanto esc1use dalla comunita astrale. II corpo e una prigione.

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Naturalmente, il corso degli eventi potra cambiare grazie a un mu-

tamento evolutivo attualmente imprevedibile.

Per quanto riguarda la riproduzione, alcune specie della fede-

razione intergalattica danno vita a piccoli esseri viventi, mentre al-

tre depongono le uova.

Esiste almeno una specie che produce diversi piccoli durante

la durata della sua vita centenaria di adulto attraverso un mecca-

nismo intemo di clonazione. Questa specie e asessuata.In eta adulta, la prole dona pertanto intemamente piccoli

identici a se stessa, che sono a loro volta identici ai propri genito-

ri, e a quelli precedenti. Infatti, la popolazione e caratterizzata so-

stanzialmente da un'unica "persona" in milioni di corpi. Questi

esseri si avvicinano all'immortalita fisica pin di qualsiasi essere

mai incontrato dai Verdoniani.

Fortunatamente per questa specie, l 'evoluzione in un organi-

smo clonato non si e verificata se non dopo aver superato un ele-

vato livello di intelligenza. Se tale processo fosse avvenuto prima

nel ciclo evolutivo, la specie non avrebbe mai raggiunto le stelle.

Cia ha un senso se si considera che l' essere clonato e un esattoduplicato del suo donatore e non puo esistere alcun miglioramen-

to da una generazione alla successiva.

Se la clonazione della specie avesse avuto inizio in uno sta-

dio precedente della sua storia evolutiva, tutti i progressi si sareb-

bero arrestati a quel punto. Come dice il proverbio "stupido e chi10 stupido fa".

10. II mondoche verra

Davvero fantastico», mi lasciai sfuggire a un certo

< < punto i.n un m?mento. di ent~siasmo irrefrenabile.

. «Propno non nesco a immagmare come sara la vi-

ta sulla Terra tra 100, 1.000 anni»,

«Be' sara sicuramente diversax disse I'extraterrestre chiama-

to George.

«Vi prego» dissi, «ditemi come sara. So che non ci sara per

poterlo vedere con i miei occhi, ma mi piacerebbe sapere, capire»,A questo punto si verifico un evento piuttosto strano. Non so

se fosse dovuto alIa fatica dopo che per lunghe ore avevo incame-

rato informazioni su informazioni, oppure all'impatto dell'espe-

rienza che si fece finalmente sentire nella mia psiche, ma fui so-

praffatto dall 'emozione e mi sentii sull'orlo dipiangere. Chinai il

capo per nascondere i miei occhi che si stavano riempendo di la-

crime. Sentii un nodo alla gola e non parlai per timore che la mia

voce si rompesse.

Mi vergognai che per un intero minuto la padronanza di me

stesso mi avesse abbandonato.

I Verdoniani si limitarono ad attendere che l'episodio avesse

fine e fossi in grado di riprendere il controllo della situazione.

«Non devi sentirti in imbarazzo» disse George rompendo i1

silenzio. «Sei semplicemente addolorato, un'emozione umana as-

solutamente normale in simili circostanze».

«Addolorato?» chiesi. «Addolorato per cosa,per chi?»

«Per uu'opportunita mancata» rispose. «Intravedi un glorioso

futuro, ma sei consapevole di quanto questo vada oltre la tua com-

prensione. E per questo motivo sei irato e frustrato e ti senti in-

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gannato. Ma questa e la vita». Aveva ragione, naturalmente. Dio

solo sa quanta desiderassi essere nato un secolo dopo.

«Dimmi come sara» 10 pregai.

«Non siamo in grado di predire il futuro» prosegui George.

«Nessuno e in grado di farlo. Ma in base alle nostre esperienze,

possiamo con estrema precisione dirti che cosa ci aspettera in ter-

mini generali».

I Verdoniani mi dissero che, se tutto procede in base al pro-gramma prefissato, il genere umano assumera la sua posizione

nella Federazione intergalattica dei pianeti sovrani approssimati-

vamente all'inizio del ventunesimo secolo.

Nel breve termine, nei primi 100 anni successivi a tale even-

to, grossi passi avanti saranno fatti sulla strada per curare le ma-

lattie che hanno afflitto la specie dal momento in cui il genere

umano ha mosso i primi ed esitanti passi sulla Terra. Non si trat-

tera solo di malattie fisiche, rna anche di aff lizioni della spirito e

di ordine sociale. Molte malattie del corpo saranno sconfitte, i l i-

velli di intelligenza saliranno, la poverta sara debellata, le buonemaniere e la cortesia prospereranno, le nazioni cominceranno a

considerare la guerra impensabile, ilcrimine diminuira e altri

comportamenti antisociali si attenueranno.

Tuttavia, ilprogresso non avverra da un giomo all'altro,e ci

vorranno diversi secoli pr ima che il genere umano raggiunga cio

che oggi sarebbe considerato utopico.

Tra 1.000 anni, il genere umano avra subito un'enorme tra-

sformazione. Gigantesche astronavi esploreranno altre galassie. In

assenza di poverta, dolore, guerra e crimine, la felicita assoluta del-

1'individuo diventera una realta universale. L'analfabetismo nonsara se non un ricordo nei libri di storia. La durata della vita au-

mentera in modo significativo. Ogni cittadino della Terra avra a

disposizione ogni tipo di comodita necessaria per condurre una vi-

ta soddisfacente e appagante di pace e di piacere.

La terra sara fertile e ogni essere umano ne godra i frutti.

L'aria e l'acqua della Terraritorneranno pure e intatte esatta-

mente come erano prima che gli antenati dell'uomo cominciasse-

ro a sporcarle. Le foreste pluviali saranno rigenerate, i f iumi e gli

oceani ripuliti . Chiavi e serrature diverranno oggetti del passato,

alIa stessa stregua delle forze di polizia e delle assicurazioni anti-

furto, poiche nessuno pensera a rubare gli averi di un' altra perso-

na 0 a dedicarsi ad altre forme di comportamento antisociale. Si

viaggera intomo al mondo a bordo di veicoli ultramodemi senza

preoccupazioni per I'incolumita 0 la sicurezza personali.

Le forze armate nazionali saranno nel frattempo scomparse in

quanto incomprensibili resti di un passato insano.

I Verdoniani continuarono senza arrestarsi nella descrizionedi un quadro verbale magnifico su un mondo che non ero in gra-

do di prefigurare.

«Sono stupefatto» dissi. «E incomprensibile per me. Come ...

quali processi sono in grado di determinare cambiamenti tanto ri-

voluzionari? Mi sembra, per come la vedo io, che non stiate par-

lando d'altro che di una ristrutturazione della natura umana».

«Non e poi tanto complicato» disse George.

Ebbi l'impressione che quel particolare alieno, proprio per-

che si stava occupando della maggior parte delle spiegazioni ri-

guardanti l'argomento, potesse essere l'esperto incaricato dellapsicologia umana.

«Come ti abbiamo detto precedentemente, la specie umana estata giudicata essenzialmente onesta e adatta per essere educata.

Riflettiei un attimo. Senza eccezioni, tutte Ie malvagita del tuo

mondo sono opera 0 sono state opera di una piccola parte della tua

gente. Crediamo che questa componente corrisponda al venti per-

cento del totale».

Questa minoranza di facinorosi non calpestera pill la popola-

zione del mondo, con guerre e crimini contro cose e persone. I ti-

ranni e i criminali, sia di strada sia altolocati, saranno isolati dalmondo convenzionale e resi incapaci di infliggere le loro nefan-

dezze sulle popolazioni innocenti.

Questo isolamento non assumera la forma di incarceramento

come 10 conosciamo oggi, rna sara piuttosto una separazione bene-

fica e salutare dal nueleo principale di persone oneste, grazie alla

quale essi potranno condurre le loro vite in un comodo isolamento.

Naturalmente, mi fu riferito, senza possibilita di riprodursi.

«Chi controllera questi cambiamenti?» chiesi. «I Verdoniani

diventeranno forse i dominatori della Terra?»

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«No, nient'affatto» rispose George. «11genere umano conser-

vera I'assoluto e sovrano controllo sul proprio destino. Desideria-

mo unicamente guidarvi, rna sarete liberi di accettare 0di rifiuta-

reoThttavia, in base alIa nostra esperienza con altre specie di alieni

sappiamo che le lezioni che apprenderete da noi vi condurranno

verso un'evoluzione sociale pili rapida, se metterete in pratica i

nostri insegnamenti nel risolvere i problemi umani. Si trattera di

un processo assolutamente naturale».ProbabiImente avevo toccato un tasto delicato, perche uno dei

navigatori della spazio si senti in dovere di assicurarmi che, non-

ostante i Verdoniani siano la specie dominante nell 'universo co-

nosciuto, l'unica ad aver colonizzato altri mondi, essi non sono

dominatori. Ogni specie, disse, e una parte uguale del tutto. Nonesiste alcun tipo di superpotenza, nel senso pili stretto del termi-

ne. Ogni mondo conserva la sua sovranita partecipando in modo

equo alla comunita intergalattica.

La Terra e ilgenere umano avranno una condizione analoga.

11. Proposta indecente

Durante le dieci ore precedenti ave:o partecipato a tre ses-

sioni, scandite da pause regolan. Era trascorsa la qua-

rantesima ora. Sulla Terra, dovevano essere tra Ie sei e le

sette del pomeriggio di giovedi, Consumai il mio pasto "serale",

mi lavai spruzzandomi in viso un'abbondante dose di acqua di co-

lonia. Non ero ancora pronto per andare a letto, quindi chiesi a Gi-

na di fare un altro giro di perlustrazione.

Gettammo un'occhiata alIa sala macchine, che era sorpren-

dentemente piccola considerate le dimensioni dell' astronave. Vidi

solo altri tre navigatori, che supposi essere membri dell'equipag-gio. Si trattava di una sala piuttosto banale, come una tipica e or-

dinata sala di computer. Avevo frainteso, pensando che mi sarei

effettivamente recato alla sala macchine. Si trattava invece solo

del cervello delle macchine, alIe quali, mi fu detto, non mi era per-

messo accedere,

Da qui ci dirigemmo verso ilcentro di navigazione e visitam-

mo uno dei ponti di decollo per la partenza e l'arrivo delle navet-

te spaziali. Ogni ponte e riservato esc1usivamente a una navetta e

quella destinata al ponte che stavamo visitando attracco nel mo-

mento in cui arrivammo. Ero stupito dalle sue dimensioni. Eraenorme e molto pili grande di qualsiasi velivolo che avessi mai vi-

sto sulla Terra.

Avevo avuto modo di vederne diversi da lontano, quando mi

trovavo nella bolla di osservazione con Gina nel corso della mia

prima visita, illuminati dai proiettori dall 'incrociatore spaziale,

rna essi apparivano come giocattoli all 'orizzonte ed era difficile,

da quella distanza, valutarne le reali dimensioni. Gina mi invito a

salire sull'astronave che, alI'interno, mi ricordo Ie gigantesche sa-

le da ballo che abbellivano i vecchi transatlantici come ilQueen

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Mary, senza naturalmente i voluminosi lampadari di cristallo e Ie

imponenti scalinate. Tuttavia, era stata senza a1cun dubbio pro get-

tata per mettere fisicamente a proprio agio i suoi occupanti.

Mi aspettavo che la cabina di comando contenesse pin qua-

dranti di un Jumbo 747, rna al contrario era sorprendentemente

vuota, non foss'altro che per a1cuni semplici comandi posti di

fronte alle postazioni dei due piloti. Non vi era un parabrezza si-

mile ai nostri, rna piuttosto un enorme schermo visivo rettangola-reoGina mi disse che i dati rilevati dai sensori collocati sulla strut-

tura esterna dell' astronave riproducevano fedelmente sullo

schermo la vista estema.

nvelivolo normalmente trasportava da 20 a 30 membri ed era

provvisto di cibo, carburante e altri rifomimenti in quantita suffi-

cienti da consentire l'autosostentamento fino a un anno terrestre alIa

volta. Inseguito, ci soffermammo in una delle sale mensa dell'equi-

paggio, la quale non mi fece una particolare impressione: immagino

che vista una, viste tutte. I Verdoniani sono rigidamente erbivori e

non sono effettivamente in grado di digerire carne 0 suoi derivati. Lesostanze vegetali vengono coltivate sulla nave idroponicamente ed epossibile conservare una tonnellata di prodotti vegetali maturi in

pacchetti di peso non superiore a cinquecento gramrni circa, per un

periodo indefinito. Per prepararli e successivamente consumarli,

vengono riconvertiti nella cucina di bordo nelloro peso originale e

restano freschi come al momenta in cui sono stati raccolti.

Un pasto per l'intero equipaggio richiede circa due chili e tre-

cento gramrni di cibo trattato, che si trasforma in cinquanta ton-

nellate una volta riconvertito. I Verdoniani consumano un solo pa-

sto in un ciclo di trentasei ore.Questa parte del giro fu abbastanza monotona, e non aspetta-

vo altro che Gina mi conducesse a visitare gli alloggi per la notte.

Ma con mia enorme sorpresa scoprii che non ve ne sono, come mi

fu riferito, perche i Verdoniani non dormono nel modo in cui po-

tremmo pensare. Esistono zone di riposo, sale di ritrovo, aree per

la ricreazione e luoghi riservati ai momenti di tranquillo rilassa-

mento, rna essi considerano il sonno un surrogato della morte e

una terribile perdita di tempo. Grazie alIa tecnologia, si sono libe-

rati del bisogno di dorrnire, milioni di anni fa.

Tuttavia, si godono i momenti di riposo che sono essenzial-

mente di tipo sociale e ricreativo.

«Dopo tutto» disse Gina, «1 0 scopo della vita e godersela».E da che cosa traggono piacere?

«11nostro maggiore piacere ci deriva dalI' esplorazione e dal-

l'apprendimento» affermo. «Per godersi la vita, si tratta di fattori

altrettanto importanti delle soddisfazioni fisiche. Naturalmente,

troviamo divertenti molte delle cose che anche voi considerate di-vertenti. Per certi versi, ci somigliamo molto, nonostante le enor-

mi differenze».

«Come ad esempio?» chiesi.

«Un buon pasto ... »

«Quel cibo vegetale elaborato ... » la interruppi «vi piace?»

«Non ti e piaciuto quello che hai mangiato?» chiese. «Ogni

pietanza che ti e stata offerta era preparata con quelle sostanze.

Naturalmente, le abbiamo adattate ai tuoi gusti limitati. Possedia-

mo un'infinita varieta di pietanze, pin di quante potresti mai im-

maginare, che risultano ancor pin gustose ai nostri palati».Bisogna dire che quando faccio una gaffe, la faccio davvero

grossa.«Come voi, anche noi amiamo la conversazione ... i buoni

amici. 11sesso» aggiunse.

La parola rimase sospesa in aria, separata dagli altr i esempi

che aveva fatto. Mi voltai a guardarla e la sua espressione, come

al solito, non era affatto eloquente.

11sesso viene praticato quasi esc1usivamente per il piacere

poiche ogni donna e geneticamente incapace di dare alIa luce pin

di un figlio nei suoi 20.000 anni di vita. Naturalmente, la scienzapub ovviare a tale limite, rna raramente 10 fa.

Gina mi disse che i Verdoniani hanno raggiunto ottimi risul-

tati nella riproduzione scientifica all'estemo dei confini del corpo.

E per un breve periodo della loro storia, la procreazione e avve-nuta, in un certo senso, in laboratorio. Tuttavia, il processo e sta-to successivamente abbandonato, non per motivazioni etiche ne

perche considerato innaturale, rna semplicemente perche essi ri-

tengono che la procreazione artificiale causi una diminuzione di

soddisfazione. Pertanto attualmente i Verdoniani continuano a ri-

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prodursi biologicamente secondo quanta la natura ha stabilito dal

giorno in cui e iniziata la loro evoluzione.Gina non riusciva a ricordare nella sua vita alcun esempio di

procreazione avvenuta in circostanze diverse da quelle naturali.

«E in caso di aborto spontaneo 0 di grave malformazione che

mettesse a repentaglio la vita del bambino?» chiesi.

«Non capita mai» disse. «Tutti i bambini nascono perfetti, for-

ti e pieni di salute e dipari intelligenza, proprio come gli adulti».Mentre parlavamo, la nostra passeggiata era proseguita, attra-

verso porte d'accesso e spostandoci per mezzo di ascensori e

tram. Dopo circa dieci minuti, arrivammo in una saletta piccola e

alquanto intima. Non assomigliava affatto alle ampie sale di ritro-

vo e di ricreazione che avevo visto fino a quel momento. Infatti,

contrariamente a quelle, che potevano ospitare dai 60 ai 70 extra-

terrestri e nelle quali questi erano impegnati in pacate conversa-

zioni e in una sorta di giochidi societa, 0 sdraiati su divani e in-

tenti ad osservare dagli immensi oblo nell' oscurita della spazio, in

questa sala S I trovavano solo un paio didivani e nel momenta incui entrammo non vi era anima viva.

Ancora quella mano, pensai, mentre Gina mi conduceva in

una delle poltrone e prendeva posto accanto a me.

I Verdoniani hanno raggiunto un tale livello di "intelligenza

assoluta" che sanno che non esistono modi pili rapidi per viaggia-

re, per vivere pili a lungo, per costruire astronavi pili efficienti 0

per operare ulteriori progressi nella propria civilta, prosegui Gina.

Ecco perche una delle loro pili grandi soddisfazioni e esplorare,imparare, scoprire nuove meraviglie nell'universo.

«Non puoi capire il brivido, l'eccitazione che si prova ad ar-r ivare su un pianeta sconosciuto, imbattersi in una forma di vita

mai vista prima» disse Gina. «Finora non ce ne siamo mai stanca-

ti, anche se abbiamo provato la stessa sensazione gia molte volte.

E la semplice estasi della scoperta».

«Immagino di non avere gli strumenti per capire, perche non

mi e mai capitato» risposi. «Ma che cosa succedera nellontano fu-

turo quando tutti i pianeti, Ie stelle e le galassie saranno state

esplorate e non avrete pili nientedi nuovo da scoprire 0 da impa-

rare? A quel punto, la vostra vita non avra pili senso?»

86

)

«E impossibile che questo accada» disse. «Le stelle e i pianeti

si formano pili rapidamente della nostra capacita di scoprire e di

esplorarli. E questo I'aspetto meraviglioso della natura. Ma anche

se succedesse, 1a vita rimarrebbe sempre bella e magnifica e offri-

rebbe moltissime altre soddisfazioni. Ci accontenteremmo sem-

plicemente di ricercare altrove».

«Infatti» continuo, «trascorriamo gran parte della vita nei no-

stri mondi, non nella spazio, e cerchiamo l'appagamento in moltimodi». Fece solo una piccola pausa, poi:

«Quale e la frequenza dei tuoi rapporti sessuali?». La do-

manda fu come un fulmine a ciel sereno e mi lascio a bocca aper-

taoMi irrigidii visibilmente.

Spiegai che ero sposato e che i gentiluomini non parlano dei

propri rapporti intimi in pubblico. Tuttavia per fornirle un qualche

tipo di risposta soddisfacente, le dissi che I'uomo attraversa diver-

si stadi di desiderio sessuale. Dissi che dopo l'inizio della puberta,

i rapidi mutamenti ormonali portano ilmaschio alI 'apice del suo

appetito sessuale nel giro di alcuni anni. A quel punto, spiegai, il

maschio e in grado di accoppiarsi ogni giorno e talvolta anche di-verse volte al giorno per brevi periodi. Trascorso ilperiodo di mas-

sima attivita sessuale, suppongo, fino presumibilmente alla mezza

eta, l'uomo sposato medio avra probabilmente diversi rapporti ses-

suali pili volte alIa settimana, dissi a Gina. Successivamente, la fre-

quenza comincia a diminuire con I'avanzare dell' eta.

«Perche avete una moglie?» mi chiese.

«Non so, ce I'abbiamo e basta» dissi. «11nuc1eo familiare e ilcentro del nostro ordine sociale».

«Noi non abbiamo una moglie. Consideriamo noioso restare

con 1 0 stesso partner per tutta la durata della vita. II sistema ner-

voso centrale si abitua allo stimolo di un unico partner e, di con-

seguenza, non risponde pili con 10 stesso grado di intensita del

primo contatto» mi disse.

«Be', in ogni caso, tu non avresti una moglie, rna un marito»

sottolineai.

«Non vi annoiate con un solo compagno?» mi chiese.

«Vi sono altre ragioni per sposarsi» dissi. «La prima e I' amo-re, che racchiude diversi aspetti, tra cui la comunanza di vita. Tro-

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viamo appagante, rassicurante e spiritualmente consolante appar-

tenere a un'unica, particolare persona. Vi e inoltre la gioia di edu-care i bambini messi al mondo da due esseri. Svariate ragioni».

«Quindi l 'interesse per Ie altre donne scema quando si e spo-sati?» mi chiese.

«Non si tratta di calo di interesse; ha a che fare invece con la

devozione al compagno da te scelto».

«Quindi e possibile che tu sia stimolato sessualmente da unadonna diversa da tua moglie?»

«Certo».

«Allora perche non vi concedete un tale piacere?»

«Molti uomini 10 fanno» risposi. «Ma si tratta di un tradi-

mento della fiducia. Sposandosi, due persone promettono di esse-

re fedeli l 'una all'altra. Molti uomini e molte donne rompono que-

sta promessa, per 10 pili il genere maschile, suppongo. Non sto

emettendo un giudizio su di loro, e nella loro natura».

«Non mi hai detto pero se vi annoiate a rimanere con 10 stes-

so compagno».«II matrimonio determina una certa rilassatezza».

«Non vuoi parlare della tua vita privata quindi non mi stai ri-

spondendo. Parliamo ipoteticamente. Che cosa stimolerebbe mag-

giormente ilsistema nervoso centrale di un maschio umano: ave-

re rapporti sessuali con una compagna con cui ha trascorso meta

della sua vita 0 carezzare l 'organa genitale di una donna deside-

rabile che non ha mai conosciuto?»

Restai praticamente a bocca aperta davanti alla sua franchezza.

«Che cosa sarebbe pili eccitante?» insistette.

Le dissi che ero stanco e che desideravo rientrare nella miacamera.

«Mi definiscono una sperimentatrice del sesso».

o meglio, questa sarebbe la traduzione nella mia lingua, Ginami disse. Nella sua, invece, non sarei stato in grado di ripeterlo per-

che sono privo della necessaria gamma vocale. ntermine non vie-ne applicato come un' etichetta di giudizio morale dai suoi colleghi,

rna semplicemente per descrivere colui che intrattiene rapporti ses-

suali con altre specie selezionate allo scopo di scoprire nuove sen-

sazioni, nuovi stimoli.

Gina mi spiego che tipi COS! ve ne sono in un numero piutto-

sto elevato nella sua specie.

Fu in quel momenta che si alzo in piedi, fece scivolare la sua

tunica sul pavimento e, nuda, mi chiese: «Vuoi farlo?»

Non so se un altro essere umana abbia mai assistito a uno

spettacolo simile prima, anche se non ricordo di aver mai letto di

rapiti che abbiano raccontato una esperienza della stesso tipo.

Con sorpresa notai che il corpo di Gina non era molto diver-so in termini anatomici da quello che ci si potrebbe aspettare di

trovare in circostanze simili.

Una caratteristica evidente 0 una sua mancanza: l'assenza di

peli pubici. La vagina era abbastanza simile ai genitali di una fem-

mina umana, anche se la vulva poteva essere, seppur leggermen-

te, pili piena.

I seni erano di dimensioni che, si fosse trattato di un essere

umano, avrei descritto come piccoli, forse della stessa dimensio-

ne di due limoni. Mi sembravano anche lievemente rialzati sul pet-

to rispetto a quelli di una donna umana.Si volto leggermente e si mise in posa, proprio come una

body builder farebbe su un palco. Ero scioccato, sorpreso e imba-

razzato, rna devo anche ammettere che ero incantato e quindi con-

tinuai a fissarla.

n sedere, se paragonato a quello umano, era anch'esso pro-

porzionato rispetto alle dimensioni del corpo. In quest'ultimo non

si distingueva chiaramente un ombelico.

Lo spettacolo duro circa un minuto, dopodiche Gina comincio

una specie di strana e anirnata danza, un evidente rito sessuale.

Non volevo apparire scortese, visto che da quanta avevo gia

avuto modo di apprendere sui miei ospiti, si trattava di esseri be-

nevoli e gentili,ma la verita e che consideravo ripugnante l'idea diavere un rapporto sessuale con uno di loro, il che non aveva nulla

ache vedere con Gina come individuo. Semplicemente, equipara-

vo la possibile unione a qualcosa di molto prossimo alla bestialita.

In altri termini, non potrei essere sessualmente attratto da una

di queste creature esattamente come non potrei esserlo da un cane

o un cavallo, che potrei, certo, amare come creature magnifiche

con distinte personalita, rna non come oggetti sessuali. Ed essen-

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do io completamente privo di tendenze perverse di questo genere,

non avevo interesse ne desiderio alcuno di "farlo" con lei.

Gina dovette recepire i1messaggio, perche si rinfilo la tunica.

«Non devi essere imbarazzato» disse, ancora una volta inter-

pretando correttamente i1mio sconcerto. Senza pronunciare paro-

la tomammo alla mia camera, e mi misi a letto.

Erano trascorse quattro 0 cinque ore dal momenta in cui ave-

vo cominciato la visita di perlustrazione con Gina, i1che significa-va che ero a bordo della Benevolenza da circa 44 0 45 ore. Proba-

bilmente sulla Terra mancava solo qualche minuto alla mezzanotte

di giovedi. Dormii di un sonno convulso.

12. Chi. . .

e Gina?

Durante ilsoggiomo a bordo della grande astronave, non

mi mancarono le occasioni per intavolare conversazioni

intime con Gina della durata di alcuni minuti 0 di piu

ore. Gina mi incuriosiva molto, pertanto una volta le chiesi: «Chi

sei?». Si volto a guardarmi e fui in grado di avvertire, pin che ef-

fettivamente di percepire, ilsuo sguardo interrogativo. «Non sono

sicura di aver capito» disse.

«Sai far finta?» chiesi.

«SI, credo di S 1 . E una specie di gioco, no?»

«Proprio cosi, un gioco» dissi. «Facciamo finta che tu sia una

donna umana e che io ti abbia appena incontrata a un ricevimento

sulla Terra. Mi avvicino a te e mi presento perche sono interessa-

to ate». «Si certo, uno di quei vostr i bizzarri riti di accoppiamen-

to. Li conosco. Ci si ubriaca in questa gioco?» mi chiese. Ebbi la

netta sensazione che si stesse prendendo gioco di me, forse bur-

landosi di me e facendo qualche specie di battuta extraterrestre,

rna non mi sarei lasciato scoraggiare.

«No, beviamo gassosa, va bene?»

«Bene. Noi non usiamo droghe» disse. «Pregiudicano e ottun-

dono i sensi, e in quello stato crediamo di non poter provare l 'estasi

totale della vita».

«Perfetto. Ciao, mi chiamo Phil. Come tichiami?» chiesi.

«Ciao» disse. «Mi chiamo Gina. Di che segno sei?»

«Molto bene» risposi. «Te la cavi benissimo con questa gio-

co. Dopo esserci presentati, voglio sapere tutto su di te: dove sei

nata, come hai trascorso la tua infanzia, quali sono ituoi interes-

si, come era la tua vita quando abitavi a casa, la tua professione.

Voglio conoscere tutto suoi tuoi amici, iuoi genitori, le tue aspet-

tative e i tuoi sogni per ilfuturo» dissi.

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«Certo, capisco» rispose. «Perche non me l'hai detto prima?

Mi piace questo gioco».

Mi disse che era nata in uno dei pianeti colonizzati dai Ver-

doniani nella Galassia della Via Lattea circa 800 anni terrestri pri-

ma. II nome del pianeta non puo essere tradotto nella nostra lin-

gua perche non ne esiste un corrispettivo. Se dovessi fare un

tentativo per cercare di trascriverlo in base al suono che udii quan-

do Gina 1 0 pronuncio, dovrebbe suonare pressappoco come Hok-sperlmizache, rna solo approssimativamente poiche alcuni dei

suoni delloro linguaggio non possono essere riprodotti dalle cor-

de vocali umane e quindi non e possibile trascriverli.E un po' come tentare di riprodurre ilsuono di un essere uma-

no quando sghignazza, ridacchia e ha contemporaneamente il sin-

ghiozzo. Impossibile.

Petra sorprendere rna vi sono grandi somiglianze tra la cultu-

ra e la struttura sociale dei Verdoniani e quella terrestre. Tutti i

bambini verdoniani frequentano quella che (sulla Terra) equivar-

rebbe a una scuola pubblica, anche se per un periodo di tempomolto piu lungo poiche essi non raggiungono l' eta adulta se non

intomo al sessantesimo anno di eta terrestre. Ricordo che l' anno

verdoniano corr isponde a circa tre anni terrestri, ovvero a circa

mille giomi dei nostri .

Anche sui pianeti colonizzati, i l tempo viene misurato in ter-

mini verdoniani standard, sebbene la lunghezza dei giomi e degli

anni nei diversi mondi vari notevolmente. In a1cuni di questi , l 'an-

no corrisponde a quattro 0cinque anni terrestri, mentre in altri es-

so ha una durata di solo alcuni mesi terrestri. Anche la lunghezza

dei giorni varia da un mondo all' altro.Raggiunta l 'eta adulta, l' istruzione continua per ogni indivi-

duo a un livello che sulla Terra sarebbe considerato universitario.

In genere, questo periodo corrisponde ad altri 20 anni circa, rna

poiche, come sappiamo, i Verdoniani non dormono, concedendo-

si unicamente periodi di riposo e di rilassamento, la vita e un con-tinuo brulicare di attivita a ogni ora del giomo e della notte.

Un essere umano normale con una formazione universitaria

trascorre in genere sei ore al giomo, 180 giorni all'anno per sedi-

ci anni in aula, ovvero un totale di circa 17.000 ore.

Un Verdoniano che si rechi a scuola quindici ore al giomo,

300 giomi all' anno per circa 50-60 anni avra trascorso 250.000

ore in aula. Di conseguenza, la formazione universitaria di un

Verdoniano equivale probabilmente a quindici corsi universitari

sulla Terra.

«Mi sembra davvero opprimente» dissi.

«AI contrario. La nostra passione per l 'apprendimento e tale

che ogni momento e elettrizzante. Non ci stanchiamo mai» disseGina. «Ma arriva il momento in cui ilnostro corso di studi scolasti-

ci giunge al termine e, per utilizzare un' espressione a voi familiare,

di affrontare ilmondo per ritagliarci un posto nella societa. Natu-

ralmente, 1 0 studio e l'apprendimento sono occupazioni che durano

tutta la vita e quindi, una volta completata l 'istruzione scolastica in

aula, l'universo diventa il nostro laboratorio di formazione».

«Ma da bambini, non dedicate una parte del vostro tempo al

gioco?» chiesi.

«Certo, esattamente come fanno dappertutto i bambini nor-

mali» spiego Gina. «Che tu ci creda 0 no, il gioco infantile e unacaratteristica universale. Vi sono pochi animali senzienti di cui

siamo a conoscenza che non si dedicano al gioco. Hai mai osser-

vato una cuccio lata dicagnolini sulla Terra 0 i leoncini in una ta-

na nella giungla? E che dire poi di una famiglia di piccoli di

scimmia? II gioco e una componente essenziale dell'apprendi-

mento, della crescita».

Gina era cresciuta in una grande citra, in un nuc1eo familiare

formato da lei e dai suoi genitori, e naturalmente non aveva avuto

ne fratelli ne sorelle per I'incapacita delle donne di dare alla luce

pin di un figlio nella vita. Inoltre, i Verdoniani non hanno un isti-

tuto equivalente a quello umano del matrimonio.

In genere, buona parte dei Verdoniani ha molteplici partner

nel corso della propria lunga vita, con unioni che variano da lOa

500 anni. Tuttavia, il concepimento di un figlio in seno a un'unio-

ne, a prescindere dalla durata di quest'ultima, genera la formazio-

ne di un nucleo familiare che non si dissolvera fino a quando il

bambino non 10 avra lasciato, ovvero dopo minimo 50-60 anni. II

bambino avra raggiunto, a quel punto, la prima maturita e avra

portato a terrnine il corso d'istruzione scolastica.

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Spesso, in base alle circostanze, questi rimarra in seno alla fa-

miglia fino a 100 anni, eta in cui, tuttavia, i figli adulti si accop-

piano con i partner da loro prescelti e lasciano l' abitazione dei

propri genitori.

«Ma senza sposarsi?» chiesi.

«Si, e solo un'unione spirituale» rispose.

«E a questa punto che si mette su famiglia?» chiesi.

«Raramente i primi accoppiamenti sfociano nel concepimen-to di un figlio» disse. «I Verdoniani si accoppiano semplicemente

e dividono la propria vita per un certo periodo, fino a quando, di

mutuo accordo, non scelgono un altro partner e passano a una

nuova fase della loro vita. E un accordo molto appagante e soddi-

sfacente, che rende la vita interessante».

«Quando decidete di passare a un nuovo compagno, significa

che vi disinnamorate?» chiesi.

«E impossibile disinnamorarsi quando non ci si innamora»

disse. Questa affermazione mi turbo senza che ne comprendessi le

ragioni. Tentai di analizzarla, cercando di toccare con mana il sen-so di disagio che mi invase nell 'udirla. Poi capii. L'accordo che mi

stava descrivendo mi aveva colpito perche era simile al semplice

accoppiamento di due animali da cortile, un'unione carnale detta-

ta dall 'istinto e priva delle caratteristiche di premura, complicita e

tenerezza, ovvero degli ingredienti dell' amore umano. Mi aspetta-

vo molto di pill da queste creature tanto progredite, una qualita di

spirito pill nobile.

«Vi accoppiate solo per il sesso, senza amore» chiesi, non na-

scondendo affatto la mia delusione.

«Si, capisco cosa vuoi dire» disse. «No, mio dio no. Natural-mente no. Ti ricordi la prima volta che ti sei innamorato, come di-

te voi umani?»

Dissi di ricordarmi. Non credo che nessuno dimentichi mai

un evento cost speciale della propria vita.

Mi chiese di descrivere i sentimenti che avevo provato in quel

momento. Era una domanda difficile. Effettuai diversi esitanti ten-

tativi e, alla fine, le dissi che non credevo di riuscire a tradurre i .

miei sentimenti in parole. Insistette perche facessi almeno uno

sforzo. Accantonai tutti i pensieri che riguardavano il primo bacio,

il cuore palpitante al momenta di stringere la mana dell 'amata per

la prima volta. Ne ricavai una visione d'insieme.

«Mi sentivo felice» dissi. «Niente di pill. Incredibilmente fe-

lice. Estasiato. Come nelle nuvole».

«Lei che aspetto aveva?» mi chiese Gina.

Era bellissima, le dissi. Tuttavia, non riuscivo davvero a visua-

lizzare il visa della ragazza e neppure a ricordare se era carina 0

normale, intelligente 0stupida, obesa, magra 0di peso medio. «Nonriesci a ricordare perche non e la persona a ispirarti quei carl ricor-di, rna l'evento in se» disse Gina. «E l'amore a rappresentare l' e-

vento; la ragazza avrebbe potuto essere una qualsiasi tra tante, e cio-

nonostante tu ne conserveresti un caro ricordo». n cervello umano,disse, immagazzina miliardi di frammenti di informazioni che defi-

niscono una vita intera di eventi. Tuttavia, sono solo gli eventi me-

morabili, e non gli avvenimenti ordinarl e giomalieri, a essere facil-

mente ricordati. Gina disse che la ragione puo essere dovuta al fatto

che queste tappe fondamentali influenzano pill di altre 10 sviluppo

della persona, la sua visione della vita. E a prescindere che tocchi-no un tasto felice 0 doloroso e che ispirino un sentimento di paura

o sicurezza, speranza 0 timore, felicita 0 lutto, essi superano la pro-

va del tempo conservandosi intensamente vividi.

Ritengo che Gina mi stesse impartendo una lezione di vita e

devo ammettere che avesse ragione. Pensai ad alcuni degli avve-

nimenti principali della mia vita che facilmente riaffiorano alla

mente senza alcuno sforzo da parte mia, persino a decine di anni

di distanza. Tra questi, il mio reclutamento nell ' esercito come co-

scritto, all'eta di 19 anni (apprensione), l'ottenimento della laurea

all 'universita (gratitudine), il mio primo lavoro (entusiasmo), lanascita di mia figlia (felicita) e il giomo che questa lascio la fa-

miglia per andare all'universita (orgoglio misto a dispiacere).

Confessai a Gina che aveva effettivamente ragione. Mi dilun-

gai nel racconto dei ricordi delle emozioni e dei turbamenti che

provai per il mio primo amore, rna fui piuttosto laconico circa i

dettagli della ragazza coinvolta.

«Pensa solo se tu provassi le stesse emozioni per ogni perso-

na della Terra» disse. «I Verdoniani non si innamorano perche

amano tutti senza eccezioni, ogni singolo individuo, tutti i milio-

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ni di miliardi di sconosciuti. Ci amiamo a vicenda, ma a un livel-

10 che voi considerereste platonico, senza implicazioni sessuali .

Solo quando l'uomo e la donna si accoppiano, nel loro rapporto

viene ad aggiungersi l 'elemento ulteriore del sesso».

«Allora perche le vostre coppie si dividono?» chiesi. «Non

capisco».

«Non sono certa che riuscirai a comprendere» disse. «Ma la

ragione e che per noi amore e sesso non sono legati come nei rap-porti umani romantici. II nostro amore per l 'altro non si affievoli-

see mai, anche quando rivolgiamo l'attenzione a un nuovo partner.

Molto semplicemente, quando l 'unione fisica comincia a perdere

di intensita, ci dirigiamo sessualmente altrove, esattamente come

fate voi quando passate a un'occupazione divers a, se da quella at-

tuale non traete pili le stesse soddisfazioni e gratificazioni dell' i-

nizio. Non riesco a spiegarlo in termini pili semplici»,

Non ero ancora sicuro di aver capito, ma lasciai cadere l'ar-

gomento. Ovviamente, in questa caso c'era tra noi un divario cul-

turale. In ogni modo, Gina aveva lasciato l'abitazione dei suoi geni-

tori intorno all 'eta di 90 anni (sempre parlando in termini terrestri)

per svolgere nel corso di centinaia di anni una serie di attivita sia nel

settore statale sia inquello privato. In questo periodo, si era accop-

piata con circa dieci uomini diversi, rapporti che erano durati da

un minimo di 10 anni a un massimo di 75.

All'eta di circa 400 anni, aveva fatto parte dell'equipaggio di

una nave mineraria che ricercava metalli preziosi sugli asteroidi,

per utilizzarli principalmente nella costruzione delle enorrni astro-

navi dell'impero dei Verdoniani. Aveva quindi abbandonato quel-

l'occupazione dopo circa 35 anni di attivita e si era stabilita sul

pianeta di provenienza dei Verdoniani per continuare i suoi studi

concentrandosi sulle lingue straniere. Dopo aver appreso alla per-

fezione ogni lingua e dialetto conosciuti nell'universo - ben oltre

30.000 - aveva accettato la posizione di linguista su un incrocia-

tore spaziale incaricato di esplorare un quadrante della Galassia di

Andromeda.

Nel corso delle sue perlu~trazioni di servizio, la navicella ha

scoperto due pianeti abitati da esseri intelligenti. Entrambe le raz-

ze si trovano ancora a uno stadio preliminare di sviluppo; tuttavia,

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possiedono societa organizzate e prima che possano trasformarsi

in potenziali navigatori dello spazio occorreranno migliaia di an-

ni. Successivamente, circa 60 anni fa, Gina fu assegnata alla Be-

nevolenza in qualita di membro del gruppo incaricato di osserva-

re la Terra.

«Questa e , in sintesi, la storia della mia vita» disse.E che vita!

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13. Lclencodi incaricati

Dopo otto ore di riposo e un'altra ora per pranzare, farmi

una doccia e rimettermi fisicamente in sesto, ritornai nuo-

vamente nella sala riunioni. Era intorno alia cinquanta-

treesima 0cinquantaquattresima ora, sulla Terra sarebbero state tra

le sette e Ienove del mattino di venerdi13 giugno 1997. Mi chiesi

se mia moglie avesse telefonato a casa. Non vedevo l'ora di r ive-

derla. Sono sicuro che l'incidente con Gina la notte precedente

aveva contribuito ad aggravare il mio stato emozionale.

Mi fu ricordato che dopo la pubblicazione del rapporto che

avrei dovuto redigere (ovvero di questa libro), gli Ambasciatori pre-

scelti che fungeranno da punto di contatto tra Ie nostre genti, avreb-

bero avviato la fase di preparazione per svolgere i loro incarichi su

tutti i punti predefiniti. Ogni fase della campagna, che avrebbe avu-

to come risultato finale un incontro al vertice tra i rappresentanti

delle due specie, si sarebbe basata su un evento precedente.

Inun primo tempo, ilprocesso avrebbe avuto inizio lenta-

mente, a cominciare dallibro bianco, e si sarebbe successivamen-

te ampliato in modo progressivo in fasi accuratamente pianificate

e controllate, finche l 'intera struttura non fosse stata organizzata.

A un certo punto, uno 0pili Ambasciatori avrebbero fornito ai ca-

pi dei principali governi della Terra informazioni anticipate suI

momenta esatto, sulla data e sulluogo in cui si sarebbe verificato

un particolare evento prodigioso.

Lo spettacolo sarebbe stato di proporzioni talmente monu-

mentali che nessuna societa terrestre avrebbe potuto esserne re-

sponsabile, ne alcun leader intelligente 0 ragionevole avrebbe po-

tuto dubitare dell' autenticita delle sue origini extraterrestri. Quindi,

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in rapida successione si sarebbero manifestati diversi fenomeni al -

trettanto folgoranti che avrebbero fugato ogni possibile dubbio per-

sistente. I capi di governo sarebbero stati messi al corrente con un

certo anticipo di tali eventi dagli Ambasciatori, con una sola im-

portante variante: anche il pubblico ne sarebbe stato informato.

Per un attimo mi allarmai e chiesi: «Non saranno eventi di-

struttivi, spero».

No, affatto, mi fu assicurato. Tali eventi sarebbero avvenuti al

termine della campagna, ovvero diversi anni dopo, e avrebbero

fatto da preludio all'imminente vertice. n loro unico scopo sareb-be stato convincere gli ultimi scettici che il contatto imminente

rappresentava un' assoluta certezza e che nessuna persona razio-

nale avrebbe potuto negarlo. Naturalmente, i vari Ambasciatori

avrebbero preparato prima il terreno, durante 10 svolgimento dei

compiti lora assegnati.

Quando ingenuamente mi informai sulla natura degli eventi

pianificati, mi fu risposto che non ero autorizzato a sapere. Solo

gli Ambasciatori, cui era stato assegnato il compito di diffondere

i1messaggio, avevano l 'esigenza di essere informati. Grazie alIa

lora maggiore credibilita, sarebbero stati di gran lung a imessag-

geri pili convincenti.

Se un messaggio simile fosse stato diffuso da me, sarebbe cer-

.tamente finito inascoltato, dichiararono i Verdoniani. E, anche se

l'evento pianificato avesse avuto luogo, la mia sarebbe stata solo

una voce tra le tante a gridare nel deserto del caos che ne sarebbe

. naturalmente conseguito. Nella confusione, non sarei stato ascolta-

to e i1 significato dell'evento sarebbe andato perso.

Solo dopo che gli Ambasciatori, facendo serio affidamento su

un' elevata credibilita, avranno influenzato sufficientemente l'opi-

nione pubblica, alcuni individui selezionati comunicheranno ai

capi della Terra i dettagli per la preparazione della conferenza al

vertice e del vero e proprio contatto, allo scopo di definire Ie re-

gole di base e le condizioni che agevoleranno il processo verso la

nostra eventuale scalata nella spazio, in qualita di membri della

comunita interstellare.

Come precedentemente detto, la coalizione planetaria pren-

dera il nome, tradotto nella nostra lingua, di Federazione Interga-

100

lattica dei Pianeti Sovrani. Naturalmente ciascun popolo, ameri-

cani, francesi, iraniani e via dicendo, la conoscera con un nome

diverso anche se questo avra essenzialmente 10 stesso significato

in tutte le lingue e in tutti idialetti.

Attenendosi aIle migliori stime degli scienziati extraterrestri,

senza l'assistenza dei Verdoniani gli umani non diventerebbero

veri esploratori della spazio prima di 400 0 500 anni. Tuttavia,

l'interazione con iVerdoniani consentira di accelerare la fase di

transizione. Gli extraterrestri comunicheranno al genere umano la

lora tecnologia e fungeranno da mentori, affinche i primi passi

nella spazio possano essere intrapresi all 'inizio del ventunesimo

secolo, forse persino prima della fine del primo decennio.

Il processo non comportera solo la creazione di una piatta-

forma spaziale 0 di una semplice colonia sulla luna 0 l'invio di

astronauti in missione su Marte, rna consentira a uomini e don-

ne di viaggiare regolarmente su altri sistemi solari all'interno

della galassia.

La galassia della Via Lattea, che ospita la Terra e i pianeti vi-

cini, si estende per 100.000 anni luce. Non sto parlando di chilo-

metri rna di anni luce, ovvero circa un milione di trilioni di chilo-

metri. E senza allontanarsi troppo dalla nostra piccola galassia: la

fuori vi sono miliardi di galassie pronte per ilgenere umano.

«Presumo che la conferenza al vertice si terra sulla Terra»

dissi, «dato che la montagna non puo andare da Maometto ... ».

I Verdoniani intesero l'allusione letteraria senza difficolta e

confermarono che la mia ipotesi era corretta. Quando chiesi do-

ve si sarebbe svolta la riunione in programmazione, mi dissero

che al momenta opportuno, la localita prescelta sarebbe apparsa

molto evidente. Mi dissero che, quando ilcontatto imminente

sara considerato un dato di fatto tra la popolazione mondiale, ov-

vero una volta eliminata ogni traccia di scetticismo tra gli indivi-

dui razionali della Terra, la Iocalita si rivelera in modo assolu-

tamente chiaro.

A questo punto non vi sara alcun motivo di mantenere ilse-

greto su questa particolare argomento poiche la popolazione del-

la Terra avra ormai accettato la notizia, e la preparazione del ben-

venuto ai visitatori sara in fase finale.

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Detto cio, posso rivelare che i visitatori prevedono di trasfor-

mare in una notte un' area di terreno arido di un migliaio di chilo-

metri quadrati nel Sud-Ovest dell ' America in una verde prateria.

Immediatamente dopo, in questa sorgera un vasto complesso

strutturale, dove si incontreranno gli emissari di tutte le nazioni

della Terra e i delegati dei navigatori delle stelle. n complesso

comprendera aree residenziali, aree ricreative, sale riunioni, labo-

ratori di formazione, scuole per i bambini degli abitanti della Ter-

ra, biblioteche, un'universita, una pista di atterraggio per le navi-

celIe spaziali degli alieni, un aeroporto intemazionale tradizionale,

locali commerciali, servizi di manutenzione e un centro direziona-

le. Ce ne sara un po' per tutti i gusti. Si trattera di una citta auto-

sufficiente che verra denominata "Genesi".

Dopo le presentazioni ufficiali e le cerimonie di apertura, i

rappresentanti di entrambi i mondi interagiranno sia in ambito so-

ciale sia professionale per conoscersi. Questa fase durera circa

una settimana. In seguito, i capi di govemo riprenderanno le pro-

prie attivita nelle rispettive citra, mentre gli emissari da questi se-

lezionati si tratterranno per condurre negoziati e organizzare la

pianificazione. Mi fu riferito che l' intero processo verra comple-

tato nel giro di un anno.

Via via che i residenti temporanei partiranno, alloro posto siin-

stalleranno i residenti permanenti, e Genesi continuera a funzionare

come una citta intemazionale modema.

I govemi uniti della Terra di recente creazione costituiranno il

principale datore di lavoro.

Quando verra stabilito che la Terra e pronta, ogni govemo se-

lezionera un determinato numero di rappresentanti volontari di

ciascun settore di attivita umana: scienziati, insegnanti, piloti, ar-

tisti, filosofi, storici, astronomi, ingegneri, dottori, banchieri, in-

dustriali, avvocati, giomalisti e COSl via, che parteciperanno a un

programma intensivo di formazione.

Essi abiteranno a Genesi per tutta la durata del programma,

ovvero da uno a tre anni, in base ai campi di studio e alle specia-

lizzazioni. Ogni mattina, dal lunedi al venerdi, verranno trasporta-

ti a bordo di una navicella spaziale nelle loro aule localizzate sulla

Benevolenza e riaccompagnati ogni sera allo scalo spaziale.

102

Alcuni degli argomenti di studio, sempre sulla base dei campi

di specializzazione di ciascuno di essi, inc1uderanno: storia del Pia-

neta Verde, anatomia del pianeta, struttura della federazione inter-

planetaria (PIPS) e geografia dell'universo. Inoltre, si studieranno

filosofia astrale e le leggi che presiedono ai viaggi interstellari. Sa-

ranno questi individui ad accompagnare la specie umana nella fa-

se di transizione dallo stadio di isolamento sulla Terra a quello dimembri della comunita intergalattica dei navigatori delle stelle.

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14. Al cospetto di Dio

Nl corso della sessione finale, dopo cinque 0 sei ore ci

concedemmo una lunga pausa. 0 almeno io mi concessi

una pausa. Dato che i Verdoniani non dormono, non sa-

pevo in che modo trascorressero illoro tempo i visitatori cosmici

in quei momenti. Stava per scoccare la sessantesima ora trascorsa

a bordo, ilche significava che probabilmente sulla Terra era circa

la mezzanotte di venerdi 13 giugno.

Tomato nella mia camera, mi fu servito ilsolito lauto rinfre-

sco che consumai in compagnia di Gina, con la quale mi intrat-

tenni a chiacchierare per un paio di ore delle nostre vite persona-li, anche se lei evito qualsiasi ulteriore domanda sulle abitudini

sessuali umane. Se fosse stata una giovane donna conosciuta sul-

la Terra, avrei finito per considerarla come una persona dolce, af-

fascinante, gentile e delicata. Lei non aveva che 800 anni, anno

pili anna meno, e da circa 60 anni era a bordo della navicella. Non

aveva ancora dato alla luce 1'unico figlio che le donne della sua

specie possono concepire, e mi disse che probabilmente non 10

avrebbe fatto prima del millesimo anno di eta.

Amava la vita di navigatrice della spazio, rna al tempo stesso

non vedeva l'ora di sistemarsi nel suo pianeta di origine 0 su unodei pianeti colonizzati, per trascorrere Iiilresto della sua vita in

ricerche utili. Alla stregua di tutti gli individui della sua specie,

aveva una sete istintiva per la conoscenza e avrebbe consacrato

una grossa fetta della sua vita allo studio. Come ho detto inpre-

cedenza, l'apprendimento rappresenta per i Verdoniani una fonte

di enorme piacere, e tutti loro, senza eccezioni, si dedicano alla

sua ricerca nel corso della vita.

Pressoche tutti gli individui inoltre svolgono per una piccola

parte della propria vita un incarico in qualita di navigatori dello

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spazio. Un richiamo simile e troppo allettante perche una specie

con un tale appetito per la conoscenza possa resistervi. Tuttavia,

una volta soddisfatto, molti individui sono felici di trascorrere la

propria vita con i piedi sulla terra ferma. Vi sono professionisti ,

naturalmente, che trascorrono meta della vita, circa 10.000 anni,

nello spazio, rna la maggior parte dei Verdoniani si accontentano

di un periodo di 100-300 anni.

In risposta alle sue domande, raccontai a Gina la mia vita sul-

la Terra, accennando alla citta dove ero nato, alla mia infanzia e

alla mia carriera.

«Non godiamo dello stesso tempo che voi avete a disposizio-

ne» dissi, sottolineando che a 62 anni avevo vissuto buona parte

della mia vita, mentre a 800 la sua era appena iniziata.

«Be' non credo che la differenza nella durata delle nostre vite

sia importante a questo livello» disse. «Dopotutto, a livello tran-

sitorio, e quasi insignificante».La fissai con curiosita ed ebbi l 'impressione di scorgere un'e-

spressione di pura innocenza sul suo viso. Stavo forse imparando

a riconoscere le sfumature pressoche impercettibili dei suoi tratti,

di espressioni facciali sempre COS! inafferrabili? Forse.

«Non sono sicuro di aver capito» dissi. «Anzi, sono sicuro di

non aver capito. Non ho idea a cosa ti riferisca».

«Alla durata delle nostre vite» rispose. «Sappiamo entrambi

che, nel comp1esso, sono esattamente le stesse, nonostante le dif-

ferenze sul piano temp orale. A dire il vero, non capisco la diffe-

renza che stai cercando di comunicare».

«Ancora non so di cosa tu stia parlando» dissi. Anche se, nel

profondo, qualcosa mi fece pensare che forse capivo pili .di quan-

to immaginassi, e i1mio respiro si accorcio,

Fu a quel punto che Gina disse qua1cosa di talmente sorpren-

dente e sconvolgente da provocarmi una violenta fitta al petto, e

che per un attimo blocco la mia respirazione.

«Delle nostre anime» disse quasi come se stesse parlando a

un bambino, «delle nostre anime immortali».

Ebbi un oscuramento della vista, i1mio respiro si fece affan-

noso, le mie mani e la mia fronte cominciarono a sudare e pensai,

per un attimo, di essere sul punto di svenire. Se avevo inteso cor-

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rettamente il significato delle sue parole, Gina aveva appena fatto

la rivelazione pili. sbalorditiva nella storia del genere umano.

«Ti senti bene?» mi chiese, e questa volta non mi potevo sba-

gliare, vidi davvero emozione sul suo viso, un'espressione dipreoccupazione,

«Adesso sono io a non capire» disse Gina. «Abbiamo studia-

to la vostra specie. Conosciamo tutto quello che occorre sapere su

di voi, le vostre religioni e il vostro credo in Dio, e anche la con-

sapevolezza che possiedono tutti i figli di Dio dell'anima immor-

tale. Perche una tale affermazione dovrebbe allarmarti?»

«Credete in Dio?» dissi balbettando. «Nell 'immortalita del-

1'anima?» 11suo viso divenne una tela di espressioni, nella quale

ero finalmente riuscito a creare un varco. Occorreva un occhio al-

lenato, infatti, solo a1cune ore prima non vi sarei riuscito, rna ora

ero in grado di leggere le pili. sottili variazioni dei suoi tratti che

ne rivelavano le emozioni.

«Credere?» mi chiese attonita. «Non solo crediamo. Noi sap-

piamo. I nostri scienziati hanno dimostrato l'esistenza dell' anima

millenni di anni fa. Le nostre astronavi hanno individuato I'esatta

dislocazione del Paradiso nell'universo. Ci siamo stati» Gina dis-

se. «Non capisco la tua reazione. La tua gente adora Dio ed esal-

ta l'anima» prosegui,

«Ma le nostre credenze si basano sulla fede» dissi incredulo.

«Crediamo perche credere ci infonde sicurezza, non perche ab-

biamo le prove che Dio esista»,

Dopo aver respirato profondamente pili.volte ed essermi cal-

mato, Gina si scuso, Mi disse di non essersi accorta che io facevo

parte della piccola minoranza di esseri umani che non erano del

tutto certi dell'esistenza di Dio e dell' anima. Mi disse che se 10

avesse saputo, avrebbe lasciato cadere quella conversazione per-

che non era ancora un' autorita in fatto di teologia, benche un gior-

no, alla stregua di tutti gli individui della sua specie, 10 sarebbe di-

ventata in tutti i campi dello scibile.

Quindi si a lzo dalla sedia e pronuncio alcune parole in quella lin-

gua incomprensibile in un piccolo dispositivo che estrasse da una nic-

chia nel muro, che non avevomainotato prima. Nel giro di uno 0due

minuti, un altro navigatore delle stelle fece ingresso nella stanza.

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Gina me 10 presento con il nome di Jason dicendomi che si

trattava di un "ministro".

« E molto provato» riferi Jason a Gina. «Hai commesso un er-

rore, piccola».

n suo tono era cortese e gentile, rna dentro di me non ebbi al-cun dubbio che si trattasse di un rimprovero, seppure blando. Al

che Gina chino il capo leggermente.

Jason mi fece sdraiare sulletto e mi poso la mana sulla fron-

teon mio corpo fu invaso da una pace ristoratrice. In vita mia, nonmi ero mai sentito tanto tranquillo.

Jason mi spiego che milioni di anni fa gli esperti verdoniani

hanno stabilito come un fatto scientifico l' esistenza dell' anima

immortale, Quell'importante evento, naturalmente, ha mutato pro-

fondamente il corso della storia dell'universo. Studi successivi di

tutte Ie altre specie che iVerdoniani hanno scoperto nel corso del-

le lora spedizioni esplorative hanno dimostrato senza ombra di

dubbio che ciascuno di questi esseri, senza eccezioni, possedeva

un' anima immortale.

Persino le specie feroci che sono state isolate nei pianeti di

origineper la minaccia potenziale che rappresentano nei confron-

ti delle civilta pacifiche tra le stelle, sono figlie di Dio. E anche se

per il momento devono rimanere isolate, un giomo abbandone-

ranno le lora maniere bellicose e, quando non rappresenteranno

pill una minaccia per la pace interstellare, esse saranno accolte in

seno alla federazione.

Con 10 sviluppo della federazione nel corso dei millenni e l'i-

nizio delle spedizioni nello spazio da parte di un numero via via

crescente di popolazioni, aree sempre pili vaste diuniverso sonostate oggetto di esplorazione.

A un certo punto, in uno dei momenti pili significativi della

storia dell 'universo, un equipaggio di Verdoniani, in missione or-

dinaria di esplorazione, si ritrovo nella vera sede del Paradiso.

Questa e e rimarra per sempre la struttura pili grande dell'univer-so, con un unico ingresso ovvero i dodici Cancelli di Perle.

Inspiegabilmente la gigantesca astronave verdoniana si bloc-

co e a nulla valsero i tentativi per rimetterla in moto. ncapitanoinoltro un dispaccio urgente all' Alto comando del Pianeta Verde e

108

ricevette istruzioni dinon muoversi e di non intraprendere ulterio-

ri tentativi per liberare l'astronave dalle forze che la tenevano

bloccata. Poco dopo, il Teologo supremo della FIPS, anche questi

di origini verdoniane, fu inviato sull'astronave giungendo a bordo

solo dopo alcuni giorni terrestri. Per accogliere l'illustre visitato-

re quale egli era, fu organizzata una cerimonia di benvenuto rna,

non appena arrlvato, il Teologo supremo non se ne curo affatto re-

candosi direttamente alla sala di meditazione.

Qui rimase in isolamento per undici ore terrestri alla fine del-

le quali riemerse.

«Andre ora incontro al Padre» disse al capitano. Detto cio, si

diresse verso uno dei numerosi scali delle astronavi e con la sua

tunica, senza indossare una tuta spaziale, usci nella spazio. I

31.565 membri dell'equipaggio si raccolsero tutti intomo ai por-

telli e agli scherrni visivi disponibili, per assistere attoniti al tra-

sporto del pili alto religioso della PIPS e al suo ingresso attraver-

so uno dei Cancelli di Perle.

Durante gli otto giorni che seguirono, l'astronave rimase qua-

si completamente avvolta nel silenzio, mentre tutti gli occupanti,

accantonati i loro compiti , si ritirarono in uno stato di meditazio-

ne. AI terrnine dell ' ottavo giomo, il Teologo Supremo fu indivi-

duato sugli schermi visivi, mentre riappariva dallo stesso cancello

dal quale era entrato. nchiavistello ad aria del portello dell' astro-

nave fu aperto e il Teologo fu fatto risalire a bordo.

«Ora potremo ripartire» disse al capitano, e immediatamente

i motori si rimisero inmoto e la grande astronave si lancio nell ' 0-

scurita. nTeologo Supremo chiese di parlare all ' equipaggio, che

immediatamente concentro la sua attenzione sulle migliaia di al-

toparlanti dell'interfono sparsi in tutta la gigantesca nave. Egli

pronuncio un'unica parola:

«Rallegratevi» .

Quindi lascio l'astronave con il vettore e rientro sul Pianeta

Verde.

Non appena il ministro fece una pausa, rni voltai a guardarlo.

Attesi qualche secondo, quindi compresi che il suo racconto era

terrninato. «Ma cosa era avvenuto?» chiesi. «Che cosa era avve-

nuto dietro i cancelli 7»

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«Un Padre e un figlio si sono incontrati e hanno parlato» dis-

se il ministro.

«Ha parlato con Dio?» chiesi incredulo. «Ma .. .io pensavo

che solo 10 spirito assurgesse in Cielo dopo aver lasciato il corpo

mortale».

«Almeno COS1 e sempre stato» rispose il ministro. «Ma Dio

puo fare delle eccezioni. Dopotutto e lui il Padre».

15. Ritorno a casa

Lsessione in compagnia di Gina e di Jason era durata

quattro 0 cinque ore, il che significava che, nel momenta

in cui venni scortato da Gina nella sala riunioni, sulla Ter-

ra erano circa le cinque del pomeriggio di venerdi 13 giugno. Nel

corso delle sei ore successive, i Verdoniani chiarirono i punti che

ancora restavano oscuri.

Ero costretto a scrollarmi continuamente per evitare che la

mia testa cominciasse a vagare e per concentrarmi sugli argomen-

ti che erano oggetto di discussione, perche la mia attenzione con-

tinuava a essere distratta, mentre indugiava sulle incredibili rive-lazioni della mia sessione con Jason.

La riunione si esauri progressivamente. Avrei potuto porre

milioni di altre domande che riguardavano tuttavia argomenti di

semplice curiosita puerile da parte mia, rna i Verdoniani mi dava-

no l 'impressione di aver esaurito la scorta di informazioni che de-

sideravano che io possedessi.

Silenziosamente, un membra dell'equipaggio entro nella sala

e si avvicino a Gus. Presumo che rivolse a Gus una specie di sa-

luto, dopodiche appoggio un registro rilegato sul tavolo. Senza

pronunciare parola 0 emettere suono, si allontano, Gus sollevo illibro, gli diede una scorsa per un attimo, quindi me 10 consegno.

Lo aprii e mi accorsi che si trattava dell' elenco degli Ambasciato-

ri e dei Messaggeri delegati. Pagina dopo pagina era r icoperto di

centinaia di nomi, accompagnati da un breve cenno bibliografico

e da una piccola fotografia a colori.

II testo era in inglese, rna la maggior parte dei nomi riportava

indirizzi stranieri, ovvero non statunitensi. Mi parve che vi fosse

rappresentata ogni razza 0 gruppo etnico identificabile. Riconob-

bi alcuni volti, e un numera di nomi ancor piu cospicuo. Al di so-

 

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pra di tutti era stata messa in evidenza l'immagine di una figura

chiave della direzione del Los Angeles Times, che conoscevo per-

sonalmente. Ero sicuro si trattasse della persona che mi aveva rae-

comandato per la redazione dellibro bianco.

Nei casi in cui ne il nome ne ilviso mi dicevano nulla, rico-

nobbi i titoli attribuiti ai singoli individui nonche le societa nazio-

nali 0 intemazionali, le organizzazioni e le agenzie private e sta-

tali che essi rappresentavano.Si trattava di una forma ridotta del Whos's Who of the World

ed era particolarmente sbalorditivo. Tutte le persone che riconob-

bi erano naturalmente Ambasciatori, mentre non distinsi nessuno

dei Messaggeri delegati . Mi soffermai qualche minuto a prendere

visione dellibro, perche per conservarne un ricordo preciso al mio

ritomo volevo registrame ogni voce nella memoria.

I Verdoniani rimasero seduti pazientemente mentre io davo

una scorsa allibro da cima a fondo, per circa un'ora. Al termine,

10 chiusi e 10 passai alla persona che mi era seduta accanto, che 10

restitui a Gus.«Credo che il nostro lavoro possa ritenersi concluso» disse

Gus. Tutti gli occhi si voltarono nella sua direzione. A quel punto,

percorrendo con 10 sguardo l'intero tavolo, fisso i suoi occhi su di

me. «Adesso, tomerai a casa, amico»,

Era la prima volta dal momenta in cui ero salito a bordo che

qua1cuno si rivolgeva a me in termini affettuosi. A quel punto, mi

accorsi che durante ilmio soggiomo a bordo non una volta i Ver-

doniani mi avevano chiamato per nome 0con un titolo di cortesia,

limitandosi a parlarmi senza mai fare ricorso a formule di presen-

tazione formali 0 informali.«Riferisci alla gente della Terra», prosegui Gus «che veniamo

a voi come i pastori vanno verso i lora agnelli. Conosciamo la

strada e guideremo i vostri passi. Abbiamo scoperto la luce e la fa-

remo splendere lungo ilvostro cammino.

«Lo spazio e una dimora di pace e noi accogliamo la tua gen-

teoEntrate nell'alba del nuovo giomo senza paura 0 trepidazione,

ma piuttosto rallegrandovi e co~mando ilvostro cuore di ricono-

scenza.

«II genere umano e a un passo dalla rinascita» concluse.

Trascorsi un' altra ora con Gina nella bolla di osservazione.

Non sarei riuscito ad abbandonare l 'astronave senza prima aver ri-

visto quel luogo di incanto. Volevo imprimere a fuoco nella mia

mente la vista dell 'universo scintillante. Non sapevo se il destino

mi avrebbe portato ancora da quelle parti, e in tal caso, mi sareb-

bero rimasti i miei ricordi, anche senza l 'ausilio del ricordo totale

temporaneo di cui mi avrebbero fatto dono.

Volevo che 10 splendore di quella vista non mi abbandonassefino alla morte.

«E ora» disse Gina. Mi fece strada verso l"'ascensore" e ri-

tom ammo sui nostri passi per qua1che metro, quindi svoltammo in

un'altra direzione. Entrammo in un locale di un quarto pill picco-

lo rispetto a quello nel quale mi ero inizialmente venuto a trovare,

la prima volta che ero stato condotto sull'astronave.

II locale era tutto un brulicare di attivita con forse cento Ver-

doniani 0 pill impegnati nella svolgimento dei compiti pill diver-

si. Salimmo in un locale diverso che conteneva i dischi a me noti

sospesi al soffitto per mezzo di anelli girevoli. Dopo che Gina eb-be fatto qua1che cenno con le mani, tre Verdoniani si avvicinaro-

no. Rapidamente mi sfilarono la tunica e le pantofole, lasciando-

mi in mutande, quindi mi collocarono su un tappetino sotto uno

dei dischi.

Un membro dell'equipaggio, occupato a lavorare su una con-

solle, esegui a1cuni rapidi movimenti sui comandi, dopodiche il

disco comincio a brillare, invadendomi dell 'ormai familiare luce

bluastra. La luce lampeggio finche non si restrinse in un fascio che

mi avvolgeva completamente. Per un attimo ebbi di nuovo la sen-

sazione di essere come un pisello all' intemo di una cannuccia.Erano circa le 2.30 del mattino di sabato 14 giugno 1997.

Mi risvegliai nelletto di casa alla 6.30 del mattino e control-

lai la segreteria telefonica. C'erano tre messaggi, tutti di mia mo-

glie che era ancora accanto alla madre sofferente.

La chiamai.

«Dove sei stato?», mi chiese.

«Fuori citra, per un paio di giorni», risposi.

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16. L'incontro con

un Ambasciatore

Una sera, alla fine di settembre del 1997, proprio mentre

mi accingevo a spegnere la TV e a mettermi a letto, ri-

cevetti una telefonata. Era la persona del Los Angeles Ti-

mes di cui avevo visto una fotografia e ilcui nome appariva sull 'e-lenco degli Ambasciatori che mi era stato mostrato dai Verdoniani

poco prima che lasciassi l'astronave.

Nel racconto che riportero dell'incontro avuto con questa

persona, ho scelto di utilizzare sia l'appellativo "X" sia i pronomimaschili (per facilita d'uso) quando mi vi riferiro, Tuttavia, invito

i lettori a non prendere tali riferimenti per quel che sembrano. Non

sono autorizzato a rivelare l'Identita di alcuna delle persone che

svolgeranno ilruolo di emissari e, nel caso specifico del dipen-

dente del Times, non desidero neppure dire se si tratta di un uomo

o di una donna.

A dire ilvero, non citero nemmeno "X", rna mi basero piut-

tosto su parafrasi perche la lingua stessa, le parole di cui le perso-

ne si avvalgono, il modo di utilizzarle, le allusioni, le espressioni

idiomatiche e le metafore possono rappresentare spesso, come mi-nimo, un indizio involontario sul genere del parlante. Se ci si spin-

ge un po' oltre, la lingua utilizzata potrebbe anche restringere il

campo su specifici individui, sulla posizione da loro occupata al-

l 'intemo del Times, sulloro livello di responsabilita e altro.

In quella serata particolare, "X" mi chiese se avevo recente-

mente fatto visita ad alcuni nuovi amici e, presumendo si riferisse

ai Verdoniani, risposi affermativamente. Quando mi chiese se vo-

leva vederlo per confrontare i nostri appunti, acconsentii a incon-

trarlo per pranzo. "X" agiva cautamente e non voleva aggiungere

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altri particolari al telefono rispetto a quelli che aveva gia rivelato,

e la mia impressione iniziale fu che si era verificato un importan-

te evento che desiderava discutere con me.

Mi lascio intendere, senza effettivamente affermarlo in modo

specifico, che egli, e allo stesso modo anche gli altri Ambasciato~

ri, erano in contatto regolare con i Verdoniani, 0 per l'esattezza, ~

Verdoniani era in contatto regolare con lui. Fui anche in grado di

capire (entrambi stando molto attenti a evitare riferimenti specifi-ci) che "X" era assolutamente aggiomato sulle mie attivita atti-

nenti ai Verdoniani e alla redazione del presente libro.

Aveva forse un messaggio urgente da recapitarmi da parte de-

gli extraterrestri? 0 era intervenuta qua1che difficolta che avrebbe

potuto compromettere l 'imminente vertice, sulla quale avrei do-

vuto essere messo al corrente? Al Times qua1cuno 10 aveva sma-

scherato rivelandone il segreto? Gli scenari pill diversi mi balugi-

narono davanti agli occhi.

Dopo qualche minuto di conversazione, tuttavia, ebbi l'im-

pressione che "X" non avesse alcun progetto in mente e che de-siderasse solo parlare, aprire il proprio animo. Mi sembrava che

morisse dal desiderio di confidare la sua esperienza a qua1cuno,

desiderio che al momento solo io, naturalmente, ero in grado di

soddisfare.«Dove ti piacerebbe pranzare?» chiesi. «Potrei incontrarti al-

Ia mensa del Times».A questa punto, sarei quasi tentato di citarlo, ma non posso.

Inutile dire cheando su tutte le furie all 'udirela mia proposta. Sei

uscito di senna? fu in pratica la sua reazione. Per nessuna ragione

avrebbe acconsentito a essere visto a pranzo nella mensa del Ti-

mes in mia compagnia,Illuogo dell'incontro avrebbe dovuto essere un luogo piutto-

sto distante dove non avremmo potuto temere di fare incontri ca-

suali con conoscenze comuni che alcuni mesi dopo 1'uscita del li-

bro si sarebbero ricordate di averci visti insieme e ci avrebbero

collegato 1'uno all'altro.

Decidemmo di incontrarci il giomo successivo - non specifi-

chero neppure i1 giomo ne l' ora, perche al Times qualcuno po-

trebbe ricordare chi era assente in ufficio in quel momento preci-

so - in un piccolo baretto in centro a molti chilometri di distanza

dalla sede del Times. Sembrava un locale abbastanza sicuro per-

che nessuno di noi conosceva dipendenti del Times che 10 fre-

quentassero durante l 'ora di pranzo.

Fu un incontro piacevole, e non scorgemmo nessuno di nostra

conoscenza. Portai con me una penna, un taccuino e un miniregi-

stratore che collocai sotto i1 tavolo, in modo poco visibile.

"X" non si mostro contrario, anzi comprese la mia esigenzadi essere tanto preparato. Peraltro, suI piano professionale era in-

teso che i miei appunti sarebbero stati a lui accessibili, semmai ne

avesse avuto bisogno.

Avevo visto bene sulle ragioni dell' incontro: il suo scopo era

quello di parlare, scaricare un po' di tensione, scambiare con qual-

cuno quattro chiacchiere sulla sua avventura e suI ruolo che avreb-

be svolto nell'imminente conferenza al vertice.

Anche se avesse un consorte, rna non rivelero questa infor-

mazione, non potrebbe confidarsi neppure con questa persona.

Contrariamente alla mia, la sua sessione prep aratoria di orien-tamento, formazione e indottrinamento era durata per diversi mesi,

perche un Ambasciatore non godeva dellusso di poter sparire per

pill giorni senza creare complicazioni. Tutti gli Ambasciatori, mi

disse, avrebbero dovuto redigere una proposta dettagliata su come

intendevano condurre ed eseguire i compiti loro assegnati.

Mi piacerebbe riuscire a trovare un termine migliore di com-

pito 0 dovere per descrivere i ruoli che tutti noi, gli Ambasciatori

alIa stessa stregua dei Messaggeri delegati , eseguiremo. Questi

termini sembrano suggerire che eseguiamo e seguiamo ordini che

ci vengono impartiti dai Verdoniani e cio, naturalmente, non cor-risponde alla verita, Ognuno di noi partecipa di sua spontanea vo-

lonta e felicemente a questa grandiosa avventura perche desidera

fame parte pill di ogni altra cosa al mondo.

Come ho sottolineato in uno dei capitoli precedenti, ogni can-

didato selezionato condivide con gli altri almeno un punto in co-

mune, ovvero l'essere visionario, qualita che i Verdoniani hanno

fortemente cercato.

"X" e io scambiammo qualche battuta mentre ordinavamo il

pranzo. Non ci vedevamo da oltre quattro anni. Quando fummo fi-

 

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nalmente soli, non riuscii a fare a meno di porgli la domanda che

mi incuriosiva di pili:

«Sei stato tu a raccomandarmi?» gli chiesi.

Fece cenno di si con il capo, sorrise e mi disse che aveva pen-

sato che in pensione mi stessi annoiando e che probabilmente

avrei avuto bisogno di un progetto che mi tenesse occupato.

«Hai idea del programma?» gli chiesi. «Devo essere ottuso

perche non riesco a definire chiaramente una data prevista di ini-

zio del tutto. Gina mi ha detto ... a proposito sai chi e Gina?»

Mi disse che aveva incontrato Gina e anche Gus, rna aggiun-

se che ilcapo del suo gruppo POFI si chiamava Gail mentre ilsuo

assistente personale nonche guida turistica era Bart.

«Sai per caso quando gli Ambasciatori cominceranno a for-

nirmi qualche credibile conferma dopo la pubblicazione del li-

bro?» chiesi.Prima di rispondere, "X" sottolineo che i Verdoniani erano in

contatto regolare con i diversi Ambasciatori e prosegui assicuran-

domi che tutto procedeva in modo molto tranquillo e secondo i

programmi. Mi disse che la maggior parte dei compiti assegnati

agli Ambasciatori era stata svolta, rna che rimaneva ancora un la-

voro impegnativo preliminare che doveva essere completato prima

che fosse pronunciata la prima dichiarazione pubblica da parte di

uno di loro. Eper questa ci sarebbero voluti ancora diversi anni.

Confesso che rimasi deluso all 'udire la notizia. A dire ilvero,

avevo creduto che gli eventi si sarebbero verificati rapidamente

subito dopo la pubblicazione di questo libro.

Mi chiese quando pensassi avrebbe avuto luogo il contatto ve-

ro e proprio, sulla base delle mie conversazioni con i Verdoniani.

«Be', se non ricordo male, non e prevista alcuna data specifi-

ca» risposi. «E stato tutto abbastanza vago».

Conoscevo la sequenza programmata di eventi perche mi era

stata spiegata: la pubblicazione dellibro, la dichiarazione pubbli-

ca pronunciata dai diversi Ambasciatori nella quale anch'essi era-

no coinvolti (che sarebbe apparsa in tutto ilmondo a grandi titoli

sui giornali e avrebbe segnato il. momento di divulgazione della

notizia alla popolazione umana); l 'incontro traAmbasciatori e ca-

pi di stato mondiali; ilverificarsi di diversi eventi spettacolari che

non potevano essere se non di origine extraterrestre, per fugare

eventuali dubbi persistenti; la fondazione della nuova citta di Ge-

nesi nel Sud Ovest dell' America; la vera e propria conferenza al

vertice; le sessioni preparatorie di orientamento, formazione e in-

dottrinamento con i rappresentanti del genere umano; I'ammissio-

ne finale del genere umana nella Federazione intergalattica dei

pianeti sovrani e, per finire, l'inizio del viaggio interstellare del

genere umano entro e non oltre il2010.Non mi rimaneva che conoscere ilprogramma, ovvero in qua-

le momenta preciso nel tempo si sarebbero verificati i diversi

eventi. «Non avevo inteso che, prima che la notizia fosse diffusa

dai giomali, sarebbero trascorsi molti anni dopo la pubblicazione

dellibro» dissi. «Speravo che i1 contatto ufficiale avvenisse mol-

to prima, ovvero a1cuni mesi dopo la pubblicazione del "libro

bianco". Perche attendere tanti anni?» chiesi.

"X" mi cito alcune ragioni amministrative di cui era venuto a

conoscenza durante le sue sessioni prolungate di POFI. Ripete an-

cora una volta che tutti gli Ambasciatori avrebbero redatto e presen-tato aiVerdoniani una bozza dettagliata che avrebbero utilizzato per

portare a termine i loro compiti. Tali proposte avrebbero rappresen-

tato la base delle fasi di preparazione sulle quali poggia l'intera rete,

che comportera una logistica e una pianificazione monumentali.

La redazione dei rapporti potrebbe rivelarsi un compito arduo

e dispendioso in termini di tempo, a causa della natura critic a del-

le fasi di preparazione dell' evento pianificato, affermo i1mio ex

collega. Inoltre, molti degli Ambasciatori .devono continuare a

svolgere le loro occupazioni giomaliere e assumersi allo tempo

stesso ques!o ulteriore compito. Cio significa che la maggior par-te dellavoro, se non tutto, deve essere eseguita a casa la sera e du-

rante i fine settimana. .

Di conseguenza, iVerdoniani hanno messo in conto tre anni per

la redazione di tutti irapporti. Se i tempi per portare a termine il

progetto verranno ridotti, cio sara di enorme giovamento. Natural-

mente "X" includera nel suo piano le tipiche modalita di gestione di

una notizia di tali monumentali proporzioni da parte di un grande

giomale metropolitano quale il Times. E ovvio che nessun'altra no-

tizia precedente puo essere paragonata a una notizia di tale portata,

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rna la formula di base sara la stessa per importanti eventi quali 10

scoppio di una guerra 0 l' assassinio di un presidente.

Naturalmente nessuno dei lavori assegnati a "X" potra essere

svolto all'intemo del Times. Poiche, infatti, tutta la struttura edito-

riale del Times e computerizzata, sarebbe sconsiderato memorizza-

re anche solo una parte di tale materiale in un sistema di questo ti-

po. L'intera operazione potrebbe essere messa in .serio ~eric~lo se

qualcuno riuscisse ad accedere senza autorizzazlOne.a.: sum file,per quanta improbabile possa essere una tale even~alita: .

Per conc1udere, "X" dovra informare gli alb funzionari del

giornale del suo ruolo nell' operazione: rna questa sara l'.ultim~

parte del piano. Nel frattempo, egli avra terminato la redazl~ne di

un elenco preliminare da lui suggerito di reporter e re?~tton, che

potranno essere assegnati ad aspetti specifici della ~OtIZla.. .

Saranno pubblicate notizie provenienti da ogm. age.nzl~ gl?r-

nalistica nazionale e internazionale del giornale; articoli scientifi-

ci redatti dal Jet Propulsion Laboratory di Cal Tech, dal MIT e no-

tizie provenienti dai dipartimenti di astronomia ~ell~ ~rin~ipaliuniversita: articoli religiosi corredatida interviste aiprincipali lea-

der spirituali del mondo, servizi che registreranno le reazioni del-

l'uomo medio, di psicologi e di cultori degli UFO. .

Naturalmente, saranno redatte interviste approfondite c.on 1

diversi Ambasciatori e Messaggeri delegati via via che questi co-

minceranno a rivelare illoro coinvolgimento. L'elenco di articoli,

servizi, rubriche ed editoriali sara infinito.

«Con una tale profusione di impegno, perche i Verdoniani

non hanno chiesto a te di scrivere illibro?» chiesi. «Dopotutto, il

Times Mirror [la consociata del Los Angeles Times] possiede an-che delle case editrici». "X" mi spiego che le sue responsabilita

erano strettamente amministrative, e comportavano anche il coor-

dinamento del progetto a livello mondiale. 11libro e ilsuo impe-

gno sono due progetti completamente separati . E P?icM gio~trar-

si tra ilproprio lavoro e lavorare alla bozza durante 1 1 tempo libero

costituivano gia un impegno piuttosto pressante, non avrebbe avu-

to iltempo materiale per scriver~ anche illibro. Mi disse che.non-

dimeno egli prevede che per la bozza formale da presentare al Ver-

doniani occorrera almeno un anno, forse due.

Al momento attuale, "X" non ha ancora riferito alcuna infor-

mazione a nessun dipendente del giomale. Tuttavia, quando i Ver-

doniani daranno l' approvazione finale al suo piano, egli informe-

ra il Times del suo ruolo, mostrando le fotografie che gli verranno

fornite dai Verdoniani a innegabile riprova che le sessioni sono ef-

fettivamente avvenute e dell'autenticita della notizia.

Tuttavia, "X" sottolineo che la notizia non sara esc1usiva del

Times. Tutte le informazioni e i servizi fotografici saranno condi-visi con le altri grandi agenzie giomalistiche mondiali. Sara com-

pito dell' Ambasciatore del Times amministrare e supervisionare

questa fase dell' operazione.

A questa scopo, ilpiano di "X" indichera le tattiche, la stra-

tegia e la logistica utilizzate per garantire che le agenzie di stam-

pa mondiali abbiano accesso a ogni frarnmento di informazione

che verra divulgato. Infatti, e prevista la creazione di una rete di

comunicazioni mondiale completamente nuova, che avra il Los

Angeles Times come centro nevralgico.

Inoltre mi disse che era fondamentale che fosse un editore

estemo a gestire la parte del progetto che riguardava illibro. Se il

Times Mirror fosse stato coinvolto nel processo, un pubblico so-

spettoso vi avrebbe visto interessi nascosti e cia avrebbe creato

scetticismo anziche consenso. Inoltre, il presente libro ha 10 sco-

po precipuo di spianare la strada all' evento con una descrizione

generale di quanta ci si dovra aspettare nel periodo precedente al

contatto e nel periodo successivo. 11Times e tutti gli altri mezzi di

comunicazione mondiali avranno il compito di approfondire ulte-

riormente l'argomento fornendo maggiori ragguagli.

I Verdoniani desiderano che il terreno di base venga predi-

sposto prima che i mezzi di informazione mondiali diffondano la

notizia, prima che il piano entri in azione e che le informazioni co-

mincino a circolare in modo rapido e convulso. E importantissimoche la gente continui ad avere una visione d'insieme anche sotto

la minaccia del sovraccarico di informazioni via via che milioni di

frarnmenti insignificanti cominceranno a dilagare. Per "X", l' in-

contro era proprio uu'opportunita per confidarsi con qualcuno, rna

anch'io stavo approfittando del nostro appuntamento per appro-

fondire le mie conoscenze.

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Una volta terminata la proposta, "X" l' avrebbe presentata ai

Verdoniani, che l'avrebbero passata in rassegna a cominciare dal

grado pili basso fino ad arrivare agli alti comandi. Innanzitutto sa-

rebbe stata esaminata dal gruppo di formazione POFI che aveva

gestito le sessioni ai quali l'Ambasciatore aveva partecipato. Da

qui sarebbe passata al Comitato di coordinamento speciale del

contatto con la Terra (CCSCT) a bordo della Benevolenza. L'Am-

basciatore mi spiego che ciascuna astronave incaricata di monito-rare un pianeta particolare e dotata di un comitato speciale di que-

sto tipo, i cui nomi variano, anche se lievemente, a seconda del

nome del pianeta oggetto di osservazione.

Ad esempio, poniamo il caso che Marte si stesse occupando

dell' osservazione di una popolazione. Intal caso, il comitato di vi-

gilanza a bordo dell'astronave assumerebbe il nome di Comitato di

coordinamento speciale del contatto con Marte (CCSCM), suppo-

nendo che gli immaginari Marziani parlino la nostra lingua anziche

marziano, il che sarebbe piuttosto improbabile. Inogni caso, nella

nostra lingua, il comitato prenderebbe il nome di CCSCM.Ogni comitato e sotto il diretto controllo del Centro operativo

per le esplorazioni spaziali, dislocato sul pianeta di origine, ed eamministrato dalla Federazione intergalattica dei pianeti sovrani

(FIPS). La sede della FIPS non si trova sul Pianeta Verde, rna vie-

ne ospitata a rotazione dai diversi pianeti membri nell'universo.

Le navicelle dei Verdoniani, naturalmente, non sono le sole a

monitorare i pianeti. Altre specie hanno sviluppato sistemi pro-

pulsori per viaggiare nell'universo con l' efficacia e la velocita con

le quali gli stessi Verdoniani svolgono il lora compito. Anche le

altre specie si avvalgono di centri operativi per l'esplorazione spa-

ziale stanziati nei rispettivi pianeti, e tutti fanno riferimento diret-

tamente aHa FIPS.

I comitati sulle diverse navicelle sono formati da 25 ufficiali

di alto grado. II presidente del CCSCT a bordo della Benevolenza

era una donna, di nome Patricia. E naturalmente, e a tali comitatiche fanno riferimento i diversi gruppi di formazione (POFl). So

che queste sigle possono sembrare frastomanti e complesse, tutta-

via una volta illustrate in forma di diagramma esse risulteranno

piuttosto semplici.

La loro rappresentazione sarebbe pressappoco la seguente:

Federazione Intergalattica dei Pianeti Sovrani (FIPS)

Centro Operativo per Ie Esplorazioni Spaziali (COES)

TComitato di

Coordinamento Speciale

del Contatto con

laTerra(CCSCT)

Gruppi Preparatori di

Orientamento, Formazione

e Indottrinamento (POFI)

Altri comitati

di coordinamento

dei diversi pianeti

sotto osservazione

Altri gruppi POFIper i

diversi pianeti sotto

osservazione

123

Una volta redatto, il rapporto verra analizzato parol a per pa-rola e riga per riga a ogni livello della catena di comando. Ogni fa-

se avra 10 scopo di risolvere eventuali errori di calcolo, perfezio-

nare le azioni dubbie, appianare i conflitti di tempistica, nonche

gestire milioni di altri dettagli.

Al termine, tutti i rapporti verranno consegnati, per l'approva-

zione finale, al Centro operativo per le esplorazioni spaziali della

federazione intergalattica, che si occupera di integrarli, sintetizzar-

li e coordinarli in un piano generale di riferimento specifico. A cia-

scun Ambasciatore verranno quindi inviate le bozze finali (molte

delle quali saranno state revisionate e modificate rispetto alle ori-ginali), che delineeranno con la massima precisione i dettagli rela-

tivi alle modalita di svolgimento dei rispettivi compiti.

A questa punto, una volta creata la struttura di base, gli emis-

sari conosceranno le date specifiche dell'inizio dell'effettiva imple-

mentazione dei rispettivi piani. Infasi attentamente controllate, via

via che ciascuna di esse sara completata, verranno mobilitate, irre-

versibilmente, le forze che porteranno all'inevitabile contatto.

II mio compagno di tavolo mi disse che anche se questa pro-

cesso propositivo non fosse risultato necessario, .rimaneva anco-

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ra da risolvere la questione delle riserve. A quel punto glilanciai

un' occhiata inquisitoria.

"X" affermo che una volta designati tutti gli Ambasciatori, a

processo quasi ultimato, sara necessario che i Verdoniani creino

alcune riserve. Infatti, le persone possono morire, ammalarsi 0 di-

ventare incapaci di portare a termine i compiti lora assegnati. Per-

tanto, dopo aver sistemato gli attori principali , iVerdoniani do-

vranno dare ilvia al processo di fonnazione che interessera i

cosiddetti sostituti.

«Vuoi dire che e necessario che essi formino centinaia di al-

tre persone solo come sostituti?» chiesi incredulo.

Niente di cost drastico, mi disse, perche il personale di riser-

va selezionato sara fonnato da generalistipiuttosto che da specia-

listi. In base alle sue infonnazioni, questa processo coinvolgera

solo un pugno di riserve, ovvero persone in grado di intervenire al

momenta opportuno e di svolgere un buon lavoro in pill campi rna

che, pur non avendo le conoscenze approfondite e la competenza

degli incaricati principali in campi specifici e specializzati, risul-

teranno utili in caso di emergenza.

«Come un medico generico che prendesse il posto di un uro-

logo 0 di un pediatra» dissi.

Apparentemente si, assenti "X".

Come nota a margine, ilmio ex collega mi disse che gli era

stato riferito che la questione delle riserve era inoltre ilmotivo per

il quale i capi di stato 0 coloro che ricoprivano posizioni di pre-

stigio in amministrazioni elette spesso non erano presi in conside-

razione come possibili Ambasciatori. Innanzitutto, poiche nelle

societa democratiche le amministrazioni cambiano, e probabileche coloro che detengono oggi il potere, non saranno pill in cari-

ca e non avranno pill alcun potere decisionale quando il contatto

vero e proprio avra luogo. Pertanto, la loro fonnazione risultereb-

be una perdita di tempo.

Inoltre, la logistica per organizzare il loro allontanamento

dall' onnipresente riflettore pubblico costituisce quasi sempre un

problema insormontabile. Di conseguenza, il Presidente Bill Clin-

ton non avrebbe rappresentato un potenziale candidato perche non

sarebbe stato in carica dopo il gennaio del 2001 e anche perche sa-

rebbe stato praticamente impossibile per il presidente degli Stati

Uniti allontanarsi per periodi di tempo ingiustificati.

Poiche e estremamente improbabile che il contatto avvenga

prima della fine del suo mandato, il successore del Presidente

Clinton assumera il controllo della situazione e prendera le deci-

sioni necessarie per quanto attiene il ruolo dell ' America nel con-

tatto terrestri-extraterrestri.

Gli Ambasciatori con competenze in campo governativo do-

vranno inevitabilmente essere in possesso di credenziali per inca-

richi pennanenti come uomini di stato, che trascendano le attuali

amministrazioni. I nomi dei leader mondiali che saranno al pote-

re al momenta del contatto potrebbero persino non essere al mo-

mento attuale particolarmente noti.

Buona parte di colora che verranno scelti come riserve, ov-

vero i sostituti che siederanno in panchina, verra segnalata perso-

nalmente da colora che sono attualmente in carica.

Mentre ascoltavo "X" parlare, provavo una certa ansia. Pro-

babilmente se fossi stato pill giovane e avessi avuto tra i 40 0 50

anni, sarei stato meno impaziente di assistere all' inizio delle dan-

ze. E poi dicono che i giovani sono impazienti, pensai ironic a-

mente. Ma provavo un ardente desiderio di vedere gli eventi an-

nunciati accadere, di essere vivo quando si sarebbe verificato

l'evento pill irnportante della storia del mondo. Temevo enonne-

mente di poterlo mancare.

Le spiegazioni del mio compagno mi aiutarono a comprende-

re che rimaneva ancora molto lavoro da svolgere prima che la no-

tizia fosse divulgata dagli organi di infonnazione mondiali, e che

il contatto vero e proprio era ancora lungi da venire. Tuttavia, mirimaneva ancora un'idea vaga dei tempi del programma.

"X" mi disse che i Verdoniani gli avevano consegnato un pro-

gramma specifico perche conoscere e comprendere 1'esatta sequen-

za degli eventi mana a mana che si sarebbero verificati risultava

estremamente importante per il compito che avrebbe dovuto svol-

gere. Dopotutto, egli avrebbe coordinato la divulgazione della noti-

zia a livello mondiale, quando questa sarebbe stata resa pubblica.

Cerco di rassicurarmi affennando che per 1imitazioni di tempo nel-

le mie sessioni di formazione si era ritenuto forse necessario sorvo-

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lare rapidamente sull'argomento. Inoltre, il mio compito, ovvero la

redazione dellibro bianco, non richiedeva la conoscenza delle date

specifiche della sequenza di eventi poiche ilmio rapporto rappre-

sentava semplicemente un'introduzione generale.

«Forse hai ragione» dissi.

In sostanza, "X" mi disse che il programma avrebbe avuto piu

o meno la seguente struttura:

Tutti gli Ambasciatori redigeranno i piani operativi proposti.Per alcuni di essi, occorrera solo qualche settimana, altri potreb-

bero invece richiedere fino a un massimo di tre anni. Ribadi che

prevedeva di redigere il suo almeno in un anno, forse pin, Cia si-

gnifica che tutti i piani preliminari dovranno essere portati a ter-

mine nei primi mesi del 2001.

A questo punto i Verdoniani si occuperanno per circa sei me-

si, forse pin, dell ' elaborazione dei piani, delle modifiche e degli

emendamenti laddove sara necessario. In seguito, i piani saranno

rinviati ai singoli Ambasciatori per l'effettiva implementazione.

Cia avverra approssimativamente entro la fine del 2001.In una data non meglio precisata, nei primi mesi del 2002,

uno degli Ambasciatori rendera la prima dichiarazione pubblica

confermando la correttezza del programma di eventi COS! come ri-

portato in questa libro. Sara a quel punto che avra inizio da parte

degli organi di informazione la vera e propria divulgazione della

notizia, che diventera di dominio pubblico a livello mondiale.

Nel corso degli anni successivi, negli ultimi mesi del 2003,

tutti gli altri Ambasciatori mondiali inizieranno a rivelare i rispet-

tivi ruoli nella pianificazione dell 'imminente incontro al vertice e

del contatto con gli extraterrestri. Contemporaneamente, questi ul-timi daranno il via agli incontri e aUe conferenze informative con i

diversi contatti terrestri: funzionari amministrativi, luminari nel

campo della scienza, della tecnologia, della giurisprudenza, delle

comunicazioni, dell'istruzione, dell'arte, della medicina, della po-

litica, del commercio, dell'industria e molti altri.

Essi renderanno dichiarazioni pubbliche, rilasceranno intervi-

ste, comunicheranno le esperienze vissute facendo ricorso alla 10-

ro credibilita e al loro potere di persuasione delle masse di terre-

stri per legittimare la notizia.

126

In un momento non ben precisato del 2004, avranno luogo gli

spettacolari eventi che i Verdoniani hanno promesso di organizza-

reo Come sottolineato precedentemente, questi fenomeni saranno

talmente sorprendenti che nessuna persona ragionevole potra met-

teme in dubbio la provenienza extraterrestre.

Se tutto procede in base ai programmi, nel 2005 nella parte

sud occidentale degli Stati Uniti comparira, nel corso di una not-

te, la promessa prateria, evento che sara seguito a ruota dalla fon-dazione della citta di Genesi.

In questa modo, stavo ottenendo progressivamente un quadro

preciso dei tempi specifici per ogni fase dell' operazione. Inoltre

se si tiene conto, a partire dal2005, di un massimo di tre anni di

studio per la formazione (POFI) dei rappresentanti della Terra,

l'indottrinamento del genere umana avra termine nel 2008. Sara

in quella data, la persona del Times mi disse, che la Terra verra ac-

colta nella Federazione Intergalattica dei Pianeti Sovrani e che sa-

ra portata a termine la creazione dei Governi Uniti della Terra con

Genesi come capitale.I Verdoniani cominceranno quindi a far conoscere la loro tee-

nologia, dopodiche avranno inizio i lavori con la costruzione del-

le prime astronavi terrestri che partiranno entro i pros simi anni,

probabilmente non oltre il201O, alla volta dell'esplorazione delle

stelle piu prossime nell'immensa Galassia della Via Lattea.

Concludemmo il nostro pranzo, "X" aveva lasciato l'ufficio

pin di due ore prima, quindi uscimmo. "X"mi disse alcune paro-

le per accomiatarsi. Se fosse stato di sesso maschile, avrebbe det-

to qualcosa del tipo: «Ci si sente molto meglio dopo essersi con-

fidati con qualcuno». Una donna invece avrebbe detto: «Sonomolto contenta di essermi confidata con te». Tuttavia, a prescin-

dere dalle parole che furono pronunciate, il significato sotteso era1 0 stesso.

"X" si incammino alla volta del suo ufficio, mentre io rientraia casa.

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Epilogo

Mgliaia, forse milioni di persone nel mondo sono state

vittime di rapimenti. Alcune di queste conservano un

ricordo vivido delle loro esperienze, altre ne ricordano

solo alcuni frammenti, non certe se si e trattato di eventi immagi-nari 0 reali, 0 forse solo di un sogno. Ma la maggior parte non ha

alcun ricordo del viaggio compiuto perche e stata rapita nel corsodella notte, trattenuta per un paio di minuti 0per qualche ora, poi

rientrata comodamente nel proprio letto senza neppure un vago

sospetto delle avventure vissute.Ho avuto il privilegio di essere tra i pochi prescelti, sicura-

mente non pin di 2.000 persone, che hanno camminato tra alieni

conosciuti con il nome di Verdoniani, che si sono intrattenuti a

colloquio con lora e che hanno avuto la possibilita di visitare a

lungo un'astronave parcheggiata dietro la luna, per piu giorni.

Non ho idea di come gli altri uomini e le altre donne speciali ab-

biano reagito alle esperienze vissute e in che modo stiano viven-

do il loro rec1utamento in qualita di Ambasciatori e di Messagge-

ri delegati. Nel mio caso personale, ho pravato sentimenti confusi,

a tratti sono stato preso dall ' ansia, rna nel complesso, penso di es-sermi comportato (durante il post-rapimento) in un modo abba-

stanza razionale e ragionevole.

Mi e accaduto e l'ho accettato, e questa e quanto. Non vogliocon cio affermare che non ho vissuto momenti di suggestiva con-

templazione ne che non mi sia soffermato per alcuni pacifici istan-

ti a meravigliarmi delle obnubilanti implicazioni della mia avventu-

ra. Tuttavia, al tempo stesso, non sono diventato una voce stentorea

a sostegno di questo fenomeno ne 1 0 stereotipato isterico fanatico

recentemente convertitosi alla nuova causa.

Ii

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Penso molto a quanta mi e accaduto, anche se un osservatorecasuale non noterebbe alcun mutamento radicale della mia con-

dotta 0 del mio comportamento estemo. Continuo a condurre la

mia vita in modo non molto diverso da prima.

A essere sincero, anch'io sono stupito da una reazione simi-

le, che potra sembrare apparentemente strana e contraddire l'e1e-

mentare natura umana. Considerando tutte le nostre conoscenze

sulla psiche umana e sulla sindrome da stress traumatico, forse

dovrei trovarmi oggi in un manicomio, confinato in una camicia

di forza a sbattere la testa contro imuri. Oppure, come minimo,

dovrei parlare da solo, fermare le persone per strada e pronuncia-

re parole senza senso. E per di pili parlare a vanvera.

Invece, un viaggio di ottocentomila chilometri e l 'incontro

con esseri extraterrestri mi hanno lasciato apparentemente imper-

turbato. Devo confessare che ho assistito ad alcune trasformazio-

ni interiori, avendo subito uno stress e, in qua1che modo, traumi,

preoccupazioni, choc e molti altri disturbi emotivi e psicologici.

Ironicamente, tuttavia, questi eventi non si sono manifestati

nelle stelle tra gli extraterrestri, rna qui sulla terra ferma, tra i miei

simili. La causa non e da ricondurre all' esperienza stessa, rna piut-tosto alIa reazione degli altri esseri umani al momenta in cui ho ri-

velato il racconto degli eventi cui ho assistito.

Non ero preparato a sopportare i1prezzo sociale, psicologico

ed emotivo che avrei dovuto pagare per aver reso pubblico i1mio

racconto. Sapevo che ne sarebbero derivate polemiche e che avrei

dovuto sopportare qualche canzonatura.

Nel gennaio del 1998, ad esempio, ho partecipato alla presen-

tazione dellibro nella mia citta natale, alla quale erano presenti ungiornalista e un fotografo inviati dalla testata giornalistica locale.

Quando sfogliai i1quotidiano il giorno dopo, non trovai alcun

riferimento alla mia storia. Mentre cercavo l'articolo, sfogliai ra-

pidamente le pagine editoriali, e fui attirato da qua1cosa che non

registrai finche non ebbi voltato altre tre 0 quattro pagine. A quel

punto, ebbi una sorta di illuminazione. Tornai rapidamente indie-

tro sfogliando le pagine editoriali e fui mortificato di vedere un ti-

tolo a tutta pagina che copriva per l' intera 1unghezza la pagina dei

commenti: "Notizia lampo: redattore rapito dagli alieni".

130

ntitolo copriva interamente la colonna delle opinioni settima-na1i che ildirettore responsabile in genere redige per i1numero do-

menicale, per la gioia di decine di migliaia di lettori della mia citra

natale, ivi inc1usi i miei vicini pili prossimi. Ero esposto al pubblico

ludibrio. ndirettore si prendeva gioco di me e della mia storia. Ave-vo trascorso 63 anni vivendo e lavorando nel mondo istituzionaliz-

zato, conducendo una vita normale e convenzionale e costruendomi

una reputazione solida e credibile come membro rispettabile della

comunita, e ora tutto questa veniva spazzato in aria.

Inpochi attimi provai una ridda di emozioni: rabbia, umilia-

zione, disperazione, vergogna, rimorso, pentimento, rammarico.

Per giunta, mi sentii un emerito imbecille, e pensai che non sarei

pili stato in grado di guardare in faccia nessuno dei miei vicini. Tut-

tavia, dopo alcune ore, recuperai i1 senso dell' obiettivita e delle

proporzioni, emi resi conto che se fossi stato al posto del diretto-

re responsabile, con buona probabilita, mi sarei bellamente com-

portato allo stesso modo. A onor del vero, devo sottolineare che il

giomale riportava un articolo sincero di un'intera pagina, correda-

to di fotografie, sulla presentazione che sarebbe avvenuta la dome-

nica successiva. Inoltre, se penso al cornmento editoriale ~he si

prendeva gioco di me, confesso che in passato nessun altro aveva

avuto un atteggiamento pili sprezzante del mio nei confronti dei

racconti di rapimenti alieni ne era stato pili sollecito di me a deri-dere e a ridicolizzare, da scettico e dissacratore quale ero, "quei

pazzi" che avevano l'audacia di raccontare storie simili.

In quel momento, la situazione si era completamente ribalta-

ta, e mi resi conto profondamente di quanto fossi stato limitato

con il mio insensibile atteggiamento di superiorita e quanta fosse

ora doloroso trovarsi dall 'altra parte della barricata a incassare le

critiche feroci e Ie parole pungenti che non avevo esitato a elargi-

re con tale mancanza di sensibilita,

E NON E FINITA

Ma questa e solo la prima sensazione di males sere che provai,destinata a divenire un dolore martellante, prima che la ferita aves-

se cominciato a rimarginarsi e iomi fossi pili 0meno abituato al-

1 3 1

 

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le reazioni negative. In seguito, ricevetti messaggi di posta elet-

tronica, lettere e telefonate, molte delle quali incoraggianti, ma un

buon numero particolarmente critico. Fui accusato di essere un

impostore e un mistificatore. Si insinuo che ero entrato in contat-

to con angeli caduti e che ero dannato. Fui accusato di essere un

automa scriteriato sotto l 'influenza di una razza insidiosa di alie-

ni determinata a insediare un govemo unico a livello mondiale,

del quale essi avrebbero retto le fila.

AItri ancora suggerirono che la CIA si era impadronita della

mia mente e che mi stava utilizzando a scopi nefasti di cui ero an-

ch'io ignaro. E questa si tuazione siprotrasse a lungo. In tutta la mia

vita, non ero mai stato oggetto di accuse tanto crudeli, strane e 01 -

traggiose. Ero stato scaraventato fuori dal mondo istituzionalizzato

ed ero inciampato inuna sottocultura popolata da esseri che sem-

bravano essere Ie persone pili strampalate che avessi mai incontrato.

Sono una persona riservata, e non amavo particolarmente

l'attenzione, rna soprattutto la derisione e la malvagita spudorata

di cui avevo cominciato a essere oggetto nei messaggi di posta

elettronica 0nelle lettere che ilmio editore mi inoltrava. Tuttavia,

sarebbe irrealistico uscire allo scoperto con una notizia di rapi-

mento e non aspettarsi di perdere la propria intimita, Ero rasse-

gnato a subirne le conseguenze.

Dopo la comparsa ufficiale dellibro all 'inizio del 1998, le ri-

chieste di interviste cominciarono a pullulare da ogni angolo del

paese, sia da parte di programmi radiofonici sia da parte di riviste

metafisiche. In questa modo mi attirai ancor pili attenzione e rice-

vetti sempre pili messaggi dai lettori.

Per facilitare le interviste, avevo rivelato ilmio numero di te-

lefono segreto ai rappresentanti degli organi di informazione,

pertanto non c'era da stupirsi che ilnumero fosse diffuso. Rice-

vetti numerose telefonate da persone che avevano un sincero in-

teresse per il fenomeno degli UFO e dei rapimenti alieni, tra cui

ricercatori noti e rispettati nel campo, nonche da rapiti e sempli-

ci appassionati che desideravano scambiare quattro chiacchiere

con me in privato.

Pensai per un attimo che avrei forse fatto meglio a cambiare

ilmio numero di telefono, rna le telefonate non giunsero mai fino

132

al punto di turbare la mia vita familiare, pertanto non fui costret-

to a prendere una simile decisione. Fino a quel momento ero an-

c~ra in. grado di ritagliarmi una certa fetta di intimita, ~erche il

mio editore fungeva da cuscinetto tra me e illettore, e cio riduce-

va a~minimo le intrusioni nella mia vita personale. In ogni modo,

avrei potuto sempre ritirarmi nell' anonimato della mia abitazione.

UNO STRANO VISITATORE

Ma una domenica mattina anche ilmio santuario privato fu

profanato dal suono del campanello. Non conoscevo 10 scono-

sciuto che si presento alIa mia porta e che si lancio immediata-

mente in un monologo serrato, a tutta prima, senza senso. Non

avevo alcun riferimento, ne collegamenti.

. «Un att~o solo» dissi. «Sta correndo un po' troppo. Non so

di che cosa sua parlando. Si puo sapere chi e lei? Ci conosciamo?»Rallento e mi disse che veniva da Baltimora nel Maryland, e

che era passato per discutere del mio libro. nmio cuore si inabissoe sentii di aver perso l'ultimo rifugio che mi restava dal c1amore del

pubblico, Non conoscevo quell'uomo, le sue ragioni 0ilsuo stato

mentale e non avevo alcuna intenzione di invitarlo a entrare in casa

mia. Varcai la soglia di casa e chiusi Ia porta alle mie spalle.

L'uomo ripete il suo nome e mi disse che aveva inviato un

messaggio di posta elettronica al mio editore nel quale parlavadella sua intenzione di incontrarmi.

«Non ha ricevuto la mia Iettera?» mi chiese,

Nel frattempo, 10 analizzai. Era pili basso di me di circa cin-

que centimetri , probabilmente pesava dieci chil i in meno di me 0

giu di ll, e non sembrava avere pili della meta dei miei anni. A m e-

no che non avesse un'arma, pens ai, non costituiva una minaccia

imminente. La sua visita imprevista mi aveva sorpreso e mi trova-

v~ an?o~a in un leggero stato di confusione. Tuttavia, dopo alcuni

mmuti di conversazione durante i quali gli comunicai che non ave-

vo ricevuto la sua lettera, riuscii a ri lassarmi. Cominciai a cammi-

nare senza una vera direzione davanti all'uscio di casa, e conti-

nuando a chiacchierare, 10 condussi verso ilvialetto di accesso.

«Come ha saputo il mio indirizzo?» gli chiesi con curiosita.

133

 

I

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«Oh, e stato uno dei miei investigatori a trovarlo» mi disse

apertamente.

La verita e che quel commento mi spavento a morte e lottai

per respingere gli istint i paranoici che mi assalirono. Chi era quel-

l 'uomo? Come mai aveva investigatori aIle sue dipendenze che ri-

spondevano ai suoi ordini? Forse un agente governativo 0 un

agente di un altro paese? L'esercito? Qualcuno 0 qua1cosa di pili

sinistro, sotto spoglie umane? Ero incappato in un mondo perico-

loso di intrighi che non ero pronto a fronteggiare? Tutti gli scena-

ri possibil i mi balenarono in mente.

Sono solo un semplice giornalista in pensione che conduce

una tranquilla vita appartata. Essere perseguitato da agenti scono-

sciuti non e un affatto norma1e nella mia vita.Sentii ildesiderio di ritirarmi nella sicurezza e nell'inviolabi-

l ita della mia dimora, rna il mio istinto mi suggerl che avrei dovu-

to trattarlo con cautela, tastando ilerreno. Innanzitutto, se gli aves-

si dato ilbenservito, avrei potuto causare una reazione imprevista.

Dopotutto egli sapeva dove abitavo, quindi sarebbe potuto ritoma-

re in qualsiasi momento. Purtroppo, non ci confrontavamo ad armi

pari. Insecondo luogo, per la tranquillita della mia mente, ilbuon

senso mi diceva che era opportuno che prendessi tutte le informa-

zioni che 10 riguardavano ora che ne avevo la possibilita,

Per giunta, subito dopo la pubblicazione dellibro, avevo ri-

cevuto un fax 0 forse un messaggio e-mail che non riesco a ritro-

yare nei miei documenti , che lasciava trapelare di prestare parti-

colare attenzione ad a1cuni individui (credo proprio che l' autore

citasse gli agenti governativi), che controllano costantemente co-

loro che ritengono in possesso di informazioni delicate riguardan-ti gli UFO e i rapimenti alieni. Inoltre, come se non bastasse a in-

cutere ancor pili timore, quella persona mi aveva detto che tali

individui sono anche avvezzi ai rapimenti e ad appiccare fuoco al-

le case. Quell'affermazione agghiacciante, anche se l'autore fosse

stato uno svitato, sconvolse la mia giornata.

In seguito, quando entrai att ivamente a far parte della comu-

nita degli UFO e conobbi numerose altre persone, cominciai a

sentir parlare del misterioso "uomo nero" (UN). Ne udii diverse

versioni. Alcuni sostenevano che gli uomini neri fossero individui

134

malvagi, agenti governativi che avevano il compito di gettare di-

scredito sulla comunita UFO. Si trattava di individui che a quanta

pare sono impegnati nella lotta contra i ricercatori UFO e contro

coloro che sono stati vittime di rapimento. Tra le loro tattiche si

annoverano l'intercettazione di conversazioni telefoniche e la let-

tura di corrispondenza privata e di messaggi di posta elettronica.

Anche questi racconti mi causarono preoceupazione.

Altri ancora affermavano che la missione degli uomini neri

era scovare e neutralizzare gli extraterrestri che si erano infil trat i

tra gli esseri umani: si tratta in questa caso di brave persone, si-

mili, suppongo, ai personaggi descrit ti nel fi lm che porta 10 stes-

so nome (Man in black = uomo nero, N.d.T.).

Ma torniamo al mio visitatore. Lo lasciai parlare di se stesso

senza interromperlo per cirea mezz' ora sul vialetto di accesso. Mi

racconto di essere un fisico. Alla fine se ne ando dopo che gli eb-

bi assieurato che avrebbe potuto contattarmi attraverso il mio edi-

tore e che sarei stato felice di corrispondere con lui via e-mail.

Da allora non ne ho pili avuto notizia . I dubbi pili opprimen-

ti hanno cominciato a balenarmi per la testa. Era davvero la per-

sona che pretendeva di essere? Mi aveva forse imbrogliato? La sua

visita era COSt innocua e innocente come asseriva? Non 10 so, rna

la domanda di tanto in tanto torna ad affacciarsi alIa mente.

Tuttavia, quella era solo la prima dinumerose strane conversa-

zioni che in seguito avrei avuto con stranieri , anche se si e trattatoin questi casi per 10 pili di telefonate, messaggi di posta elettronica,

lettere e diseussioni faecia a faceia nel corso delle conferenze cui ho

partecipato. Per quanta ne so, nessun altro individuo si e presentato

alla mia porta.Rilasciavo interviste telefoniehe agli organi di informazione,

gran parte delle quali per programmi radiofonici e riviste metafi-

siehe, rna rifiutavo fermamente tutt i gli invit i a parlare in pubbli-

co. L'idea di fronteggiare un gruppo di sconosciuti e parlare da-

vanti a loro mi spaventava a morte e I' ironia di tale incongruita

non manco di sfuggire alla mia osservazione. Ero riuscito, infatti,

a rimanere calmo circondato da un gruppo di extraterrestri, rna le

mie gambe tremavano al solo pensiero di parlare dinanzi a un pic-

colo gruppo di esseri umani.

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Vi fu tuttavia un'eccezione. Accettai infatti di tenere una con-

ferenza dinanzi al capitolo Fernando Valley dell' Art Bell Chat Club,

perche ildirettore del gruppo fu determinante nell' organizzare la

mia intervista nel programma radiofonico di Bell. Inoltre, la data

prevista era talmente distante nel tempo (era prevista per l' 11luglio

1998) che mi convinsi che l 'evento non si sarebbe mai verificato.

Nel frattempo, i messaggi di posta e1ettronica, le telefonate e

le lettere continuavano ad arrivare a valanghe, e finalmente mi re-si conto che nel mondo vi erano moltissime persone incoraggian-

ti e bendisposte che stavano leggendo il mio libro, il cui numero

superava di gran lunga quello dei critici e degli eccentrici. Si trat-

tava di individui molto normali, persone comuni esattamente co-

me me. E soprattutto, non erano pazzi, anche se molte persone del

mondo istituzionalizzato ci hanno etichettato in questo modo. Iro-

nicamente, in passato, avevo fatto anch'io parte di quel gruppo di

bollatori e la P scarlatta che ora era impressa sul mio petto era, in

un certo qual modo, anche colpa mia.

suo gruppo. Passo gran parte del tempo a stuzzicare la mia raziona-

lita, facendo allusione al fatto che la paura era un sentimento irra-

zionale e che avrei dovuto dominarla anziche lasciarmi controllare

da essa. Fu convincente a tal punto che alla fine mi arresi. Concor-

dammo per un giorno di agosto. Diarnine, era ancora di la da venire

di parecchi mesi e avrei sempre potuto cambiare idea nel frattempo.

Avendo accettato quell 'invito, pensai che fosse corretto tele-

fonare a tutti coloro che mi avevano chiesto di intervenire davan-ti ai lora gruppi - inviti che, in un primo tempo, avevo declinato -

per metterli al corrente che ero disponibile qualora fossero stati

ancora interessati. Accettarono tutti. n mio primo intervento era

previsto per domenica 14giugno 1998 alIa riunione della San Die-

go UFO Society.

Ero ignaro del fatto che il destino stava per giocarmi un tiro

mancino, che mi avrebbe messo inaspettatamente alla prova. Non

ero contrario alle presentazioni di libri perche queste implicavano

conversazioni a tu per tu con ilettori. Ma un giorno, il mio editore

programme una presentazione del libro presso la libreria BodhiTree nella zona occidentale di Hollywood per la serata di martedi 9

giugno, e io mi ci presentai con nient' altro se non un paio di penne

in mano. Pensai che il tutto non sarebbe durato pili di mezz' ora.

Tuttavia, quando arrivai, la gentile assistente del negozio mi

dirotto in una piccola sala di un edificio annes so a quello princi-

pale dove 25-30 persone erano sedute di fronte a un leggio. Fui

condotto nella parte anteriore della sala, mi fu collegato un mi-

crofono al bavero e fui presentato al pubblico presente. Mi veniva

chiesto di tenere una conferenza anche se ero completamente im-

preparato. Avevo immaginato che mi sarei limitato a fmnare alcu-ni libri prima di dileguarmi.

In modo molto sorprendente, non fui preso dal panico, non

me la feci addosso per la paura ne svenni. Piuttosto il contrario.

Entrai presto in sintonia con quel piccolo e ristretto gruppo di per-

sone e presi a raccontare la mia storia senza fare affidamento sul

minima appunto 0promemoria. A dire il vero, l' evento, che si tra-

sformo sostanzialmente in uno scambio tra me e l 'uditorio, mi co-

involse a tal punto che dopo circa un'ora e mezza l'assistente do-

vette farmi cenno di conc1udere.

CAMBIAMENTO DI ROTTA

Le interviste radiofoniche dal vivo mi incutevano una certa

ansia, rna quando finalmente riuscii a liberarmi dal pensiero del

pubblico e a concentrarmi unicamente sulla mia conversazione

con la 0 le due persone all ' altro capo del telefono, "ilterrore del

microfono" non rappresento pili un serio problema. Le interviste

giomalistiche erano persino pili facili, perche sapevo che avrei

parlato a tu per tu con una persona, che non vi sarebbe stato un

pubblico in ascolto e che non sarei stato imbarazzato qualora mifossi impappinato. Peraltro, avevo avuto a che fare con cronistiper

tutta la mia carriera di giornalista, oltre a esserlo stato anch'io nei

primi anni, quindi mi sentivo a mio agio in loro compagnia.

Gli inviti a concedere interviste in pubblico continuarono ad ar-

rivare numerosi, rna non riuscivo a scrollarmi di dosso la paura che

il pensiero di un tale uditorio mi incuteva, pertanto iniziai a decli-

name uno dopo l'altro. Tuttavia, una sera il direttore del capitolo di

Los Angeles di MUFON (Mutual UFO Network) mi telefono a casa

e mi intrattenne per circa un' ora convincendomi a parlare dinanzi al

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L'esperienza fu talmente entusiasmante che ne uscii incorag-

giato, cost pure la mia sicurezza che raggiunse livelli mai sfiorati

in passato. In rapida successione, parlai davanti alla Societa San

Diego UFO, all ' Art Bell Chat Club della contea di Orange, all' Art

Bell Chat Club della valle di San Fernando, ai seminari estivi del-

l'International UFO Congress che si tenevano a Laughlin in Ne-

vada e al capitolo di Los Angeles di MUFON.

L'intervento alla San Diego Society era previsto cinque gior-ni dopo la mia apparizione presso la libreria Bodhi Tree. Anche se

ilprimo imprevisto intervento era andato bene, desideravo che il

successivo fosse pili preciso e strutturato, quindi 10 misi per iscrit-

to. Non volevo correre il rischio di dimenticare di far riferimento

ad alcuni degli argomenti che ritenevo maggiormente rilevanti.

L'intera esperienza era stata per me una rivelazione. Mi chiesi stu-

pito quali potessero essere mai le ragioni per le qualiapparire da-

vanti a un gruppo di esseri umani del tutto normali mi metteva in

un tale stato di soggezione.

Mentre mi dirigevo in auto. verso San Diego in compagnia dimia moglie, non riuscii a fare a meno di soffermarmi a riflettere at-

tentamente sulla sorprendente calma, sul senso di sicurezza che ave-

va pervaso il mio essere in modo tanto protettivo durante I'inter-

vento presso la libreria, proprio come l' abbraccio di un vecchio

arnico. Quel senso di tranquillita era al mio fianco e mi accompa-

gnava ancora, mentre mi dirigevo verso sud in automobile attraver-

so do1cicolline verdeggianti e dorate. Mi sentii invadere da una sen-

sazione di tranquillita proprio come era avvenuto sull' astronave.

Forse vi era un nesso tra le due cose. Dopotutto, ero stato sulla lu-

na e avevo incontrato, parlato e carnminato tra esseri extraterrestri.Tuttavia, quella sensazione di serenita era soltanto la punta del-

l 'iceberg, infatti sentii che si trattava di qualcosa di pili concreto di

quanta apparisse ai miei occhi, e che affondava le sue radici molto

pili in profondita, Nei momenti di pausa durante la conversazione

con mia moglie, cercai di esarninare tali sentimenti e di identificare

le emozioni che ero certo si nascondessero sotto la superficie. In un

momento di ispirata illuminazione, finalmente capii.

Avevo subito una metamorfosi che aveva mutato irreversibil-

mente una parte del mio essere. Grazie al fatto di esserrni intratte-

138

nuto con extraterrestri e aver interagito con questi a tu per tu, per

quanta eccezionale potesse essere, ero diventato coraggioso in

presenza di normali esseri umani.

La consapevolezza fu improvvisamente elettrizzante anche se

mi sembro in un certo qual senso contraddittoria perche sono an-

cora soggetto a paure, dubbi, ansie e alla normale apprensione con

la quale si dibattono quotidianamente tutti gli esseri umani. Infat-

ti tremerei di paura se fossi avvicinato da un pazzo 0da un comu-ne criminale con la pistola, cosa che potrebbe essere in contraddi-

zione con il sentirsi coraggiosi. Tuttavia, e mia convinzione essere

di gran lunga meno incline, forse persino immune, a lasciarmi in-

timidire dalle persone come gruppo, a prescindere da quanta in-

fluenti e potenti possano essere i singoli membri che 10 compon-

gono. Re e presidenti, industriali e baroni del cinema, qualsiasi

genere di dirigente riverito, arnmirato, cui molti si rimettono, eesattamente come me.

Nutro ancora molto rispetto e ammirazione per coloro che

hanno raggiunto Ie vette del successo, rna non sono pill molto af-fascinato ne mi sento tanto ossequioso in loro presenza poiche so-

no stato in compagnia di persone oltremodo aristocratiche: i Ver-

doniani.

Non so se questa concetto ha senso per i lettori, rna per me e

chiaro come l' acqua.

Cominciai a leggere ilmio discorso dinanzi all'auditorio del-

la San Diego Society e mi interruppi dopo solo una pagina. Innan-

zitutto, mentre fissavo le pagine non riuscivo a guard are negli oc-

chi il pubblico in ascolto. E poi, sentii una certa distanza tra me e

loro, come se non ci fosse sintonia. Mi accorsi inoltre che la mialettura suonava artificiale, meccanica, sterile e distaccata. Non sta-

vo offrendo ai presenti cia che si aspettavano di ricevere in cambio

del prezzo del biglietto d'ingresso pagato. Essi, pensai, avrebbero

potuto ottenere 10 stesso risultato, se non migliore, da un'audio-

cassetta 0da una video cassetta.

Conclusi la prima pagina, quindi alzai 10 sguardo per fissare

i miei occhi sui membri del gruppo. Nei loro volti non percepii al-

cun entusiasmo ne interesse. Penso addirittura di aver captato una

certa delusione.

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« E una cosa alla quale non sono abituato» dissi loro.

«Raccontaci semplicemente la tua storia» grido uno dei mem-

bri del pubblico. E cost feci. Tracciai una descrizione a grandi li-

nee dellibro, quindi lasciai spazio aile domande. Avrei potuto sia

continuare a raccontare per ore cio che, a mio avviso, essi avreb-

bero desiderato sentire, sia rispondere alle loro domande, lascian-

do che mi dicessero cio che effettivamente desideravano sapere.

Ancora una volta, l' evento si trasformo in uno scambio affiatato,in una libera chiacchierata tra oratore e pubblico, anziche limitar-

si all' arida enunciazione di un discorso preparato.

Ero riuscito a coinvolgere il pubblico, ero entrato in sintonia

con loro, e penso che la conversazione che sia protratta per circa

quattro ore, finche aUa fine non fummo interrotti. Fu per.~uro ca-

so che sperimentai queUa formula, formula che apprezzai immen-

samente e cost credo anche il pubblico, che in tal modo ottenne

pili informazioni di quante ne avrebbe ricavate dall' enunciazio~e

del discorso che avevo preparato. Questo mi instillo molta energia

e mi permise di liberarmi dal timore di parlare su un palco in u~tipo di scenario come quello. Da quel momenta ho sempre gestl-

to tutte le mie apparizioni pubbliche nella stesso modo.

QueUe persone, che in passato etichettavo come pazzi, face-

vano parte del mio genere di persone e mi piacevano molto.

nracconto che riporto di seguito riassume in modo alquanto

puntuale gli argomenti che ho cercato di affrontare durante i miei

interventi.

Avrete sicuramente sentito parlare dell'uomo che non ha pae-

se. 1 0 sono un uomo senza societa. La societa istituzionalizzata dicui sono stato membro per 62 anni ha la tendenza a chiudere la por-

ta in faccia a chiunque superi determinati limiti 0 asserisca ad

esempio di essere stato rapito da esseri alieni venuti dallo spazio.

Ho superato quellimite e ne ho pagato le conseguenze. Tutta-

via anche la nuova societa nella quale mi sono arrischiato pub rive-

larsi un luogo ostile soprattutto per gli estranei, che vengono visti

con sospetto. Pertanto suppongo di trovarmi in una zona marginale

tra una societa e l' altra, non essendo pili ne uno stabile e affidabile

cittadino nell'una, ne completamente accettato dall' altra.

140

Come ho fatto a cacciarmi in una situazione del genere?

Ho avuto il coraggio di vivere un' esperienza di rapimento e

di parlame in un libro, e questa e inaccettabile in una societa isti-

tuzionalizzata.

Nel racconto di Carl Sagan, Contact, il personaggio interpre-

tato da Jodie Foster nella versione cinematografica afferma dopo

la sua avventura nella spazio:

«Ho vissuto un'esperienza, rna non r iesco a dimostrarla. Non

riesco neppure a spiegarla. Tut tavia in quanta essere umano

posso dire che era reale. Ho ricevuto un dono meraviglioso,

che mi ha cambiato per sempre: una visione dell'universo che

ci dice, senza timore di smentite, come siamo piccoli e ins i-

gnificanti e al tempo stesso rari e preziosi . Una visione che ci

dice che apparteniamo a qua1cosa di pili grande di noi, che non

siamo soli e che nessuno di noi 10 e . Vorrei poter comunicare

questa esperienza a qualcuno. Vorrei che tutti anche solo per

un secondo, potessero provare 10 stupore, l 'umilta e la speran-za. Questo continua a essere ilmio desiderio».

Anch'io ho vissuto un'esperienza e credo che migliaia di al-

tri individui, forse decine di migliaia, persino milioni, abbiano

vissuto la stessa esperienza. Tuttavia, i particolari di queUe espe-

rienze spesso variano radicalmente dall'una all' altra. 11perso-

naggio interpretato da Jodie Foster descrive un evento magnifico,

magico, misterioso e solenne. Infatti, gli spettatori che hanno vi-

sto il film come me, l'hanno accompagnata e ne hanno condiviso

l'esperienza. E sappiamo che l'ha vissuta perche anche noi era-vamo pre senti.

Thttavia, si tratta di un personaggio fittizio e inoltre la sua av-

ventura era volontaria. Coloro che hanno vissuto una vera espe-

rienza di rapimento, un'esperienza involontaria, possono com-

prendeme in divers a misura i sentimenti. Ritengo che noi tutti

concorderemmo con lei nel dire che non e possibile dimostrarla.

Quanti di noi, inoltre, sono davvero in grado di dame una spiega-

zione? Nel mio caso, l'esperienza e stata talmente positiva che necondivido la descrizione come di un evento meraviglioso.

141

 

re di ordinarli per dare un senso all'intero fenomeno. E questa non

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genere New Age 0nel campo specifico degli UFO e dei rapimen-

ti alieni. Tuttavia, finora non ho vissuto in una campana di vetro.

Sono consapevole dei numerosi racconti di orrore che molti rapi-

ti hanno riportato e sono sicuro che non tutti concorderebbero nel

dire che le esperienze vissute fossero poi tanto piacevoli, proprio

alla luce del terrore e dello choc subiti.

Sono anche conscio che gran parte del materiale del mio libronon concorda con i racconti di quei tanti rapiti, e pare effettiva-

mente contraddire alcuni dei pensieri dominanti e delle convin-

zioni comunemente riconosciute da parte di chi ha opinioni sul-

l' argomento.

MARl IN TEMPESTA

Thttavia, l'intero argomento dei rapimenti alieni e degli UFO epercorso da correnti conflittuali, che da tolleranti e civili si fanno

rancorose e incivili. Benche vi siano elementi comuni che collega-no i numerosi racconti di rapimenti, vi e un'enorme spaccatura tra

informazioni contrastanti. La mia posta e una rapida ricerca su In-

ternet me ne danno conferma. Appare evidente che esiste attual-

mente un clima di acceso contrasto e agitazione, in cui convergono

conflitti di personalita nonche accuse e contraccuse scagliate aH'in-

terno delle varie fazioni appartenenti al campo dei rapimenti alieni

e degli UFO. n disaccordo generale e la costante di questa arena.Non sarebbe bello se tutte le esperienze e i resoconti comba-

ciassero perfettamente come i pezzi di un puzzle, fornendoci un

quadro chiaro e preciso facilmente comprensibile e sul quale tutticoncorderemmo? Sfortunatamente, siamo lontani dalla realta,

Come sarebbe facile, anziche doversi scontrare con ilcaos

che attualmente regna sull' argomento.

Inoltre, finche manchera uniformita di pensiero, unicita di

esperienze, accordo diffuso sui diversi resoconti, teorie, specula-

zioni e ipotesi in un unico arrnonioso insieme, disaccordo e dis-

senso continueranno a essere una naturale conseguenza.

Tocca ai ricercatori, agli studenti seri, prendere in considera-

zione tutti i diversi eventi, resoconti, teorie ed esperienze e cerca-

142

sara certo un compito facile.

Ho una conoscenza molto limitata delle esperienze degli altri,

pertanto non posso emettere aIcun giudizio in proposito. Tutto

quello che posso fare e raccontare la mia esperienza personale. Sei particolari del mio racconto si scontrano con i resoconti di aItri ra-

piti le cui storie non concordano con la mia descrizione, 0 con le

opinioni di aItri Ie cui convinzioni si basano sull'interpretazione

dei dati disponibili, cio non dipende da me. So che potrei accatti-

varmi molti di coloro che nel campo dissentono da me, adattando

il mio racconto in modo che soddisfi le lora convinzioni e opinio-

ni pill diffuse e popolari. Ma non posso farlo.

n mio scopo non e vincere una gara di popolarita. Non ho al-cun interesse nel cercare di convincere 0 persuadere nessuno di

nulla, e reputo inoltre inutile discutere su punti contrastanti. E ere-

detemi, chi, sufficientemente coraggioso e ardito (forse il termine

pill appropriato sarebbe pazzo) rendesse pubblico un racconto

personaIe di rapimento, finirebbe per attirarsi, alla stregua di uncontrattatore al mercato delle pulci, reazioni di tipo assai diverso

(da deferenti a censorie) che abbraccerebbero l'intero spettro del-

le opinioni umane.

nmio compito, 0 incarico, inmancanza di un termine migliore,consisteva nel redigere un libro bianco che descrivesse la natura dei

Verdoniani, le loro intenzioni sulla Terra e cio che, se tutto procede

in base ai piani, i terrestri potranno aspettarsi nel prossimo decennio

o gill di li.Mi sono discostato lievemente da quell' incarico non solo

riportando le informazioni che mi sono state comunicate in sessioni

formali, rna anche fornendo un resoconto degli eventi e delle con-versazioni che hanno avuto luogo in altri momenti.

E questo perche ho ritenuto che un libro bianco fosse un re-

soconto piuttosto arido e tecnico che avrebbe finito per annoiare il

lettore a morte suscitando interesse solo tra gli accademici. Ho de-

ciso di inserire le informazioni che mi sono state comunicate nel-

le sessioni formali in un racconto pill frizzante che riporta le con-

versazioni e le attivita svolte durante i momenti informali. Ho

reputato che il racconto degli eventi succedutisi durante i tre gior-

ni trascorsi a bordo avrebbe riscosso maggiore interesse.

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143

 

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Ho scritto il libro bianco, ho raccontato la storia degli alieni,

pertanto considero il mio incarico conc1uso. Tocca ora agli altri

terminare illavoro.

Sono ancora uno scettico per natura. Credo che la mia storia

sia reale, anche se si scontra con tutto cio in cui ho creduto per

buona parte della vita di adulto. Pertanto, sto cercando di essere

aperto a tutte le possibili spiegazioni.

Se e vero che ho imparato una cosa, una sola cosa da questaesperienza, questa e la convinzione che un fenomeno chiamato ra-pimento esiste. Prima dellO giugno 1997, avrei rifiutato una tale

affermazione bollandola come assurda.

Tuttavia, mi chiedo quale sia la natura di un tale fenomeno.

Credo che nessuno ancora abbia idea di cio che sta succedendo, a

dispetto delle teorie pili diffuse e delle idee preconcette.

Pertanto non scarto a1cuna ipotesi. Gran parte dei lettori e

molti di coloro che partecipano alle mie conferenze rna non han-

no letto illibro, hanno proposto una vasta gamma di scenari pos-

sibili, spesso insinuando che potrei essere vittima di un enorme,forse mostruoso, raggiro. In breve, essi si chiedono se e possibileche la storia da me raccontata sia il frutto di indicazioni fuorvian-

ti impiantate nella mia memoria allo scopo di utilizzarmi per in-

gannare, mettere a tacere e neutralizzare la popolazione umana

naturalmente sospettosa. Inaltri termini, potrei essere io uno stru-

mento inconsapevole in una trama che si prefigge di ammansire

gli esseri umani, per incitar li ad abbassare la guardia e renderli

quindi un facile bersaglio per un conquistatore alieno?

D'altra parte, altri si chiedono se forse anziche essere sotto

l'influsso degli alieni non sia io effettivamente controllato dallaCIA 0 da altri agenti govemativi allo scopo di gettare discredito

sulla comunita di rapiti alieniJUFO e su coloro che sono impegnati

in serie ricerche sull' argomento.

Poiche provengo dal mondo istituzionalizzato, molte di que-

ste affermazioni mi suonano come totalmente assurde e come

qua1cosa che non avrei mai preso in considerazione di mia inizia-

tiva. A1cune di esse mi sembrano estremamente bizzarre. Tuttavia

a questo stadio della mia vita, non credo di poteme rifiutare nes-

suna completamente.

144

So che gli scettici mi derideranno. Dopotutto, ero uno di lora e

ho dato il mio contributo nel prendermi gioco di loro e nel dissa-

crarli. Ma anche all'intemo della comunita di ricerca sugli UFO e sui

rapimenti alieni, conto i miei detrattori. AIcuni non si fanno remore

a dirmi in faccia che ritengono che la mia esperienza non sia mai av-

venuta. Altri mi accusano di averla inventata. Se fosse la verita, pen-

sate sia possibile che mi proponessi di distruggere la mia reputazio-

ne tra i miei colleghi di lavoro, di diventare oggetto di derisione peri miei amici e per ilpubblico in generale nonche di mortificare e

umiliare la mia famiglia? Non mi sembra che abbia molto senso.

Sono disposto a prendere in considerazione spiegazioni alter-

native e ragionevoli sull ' esperienza da me vissuta. A sentire gli al-

tri , le possibili spiegazioni vanno dal controllo della mente da par-

te di una specie malvagia a impianti telepatici di falsi ricordi. Da

parte mia, ho considerato la possibilita di essere pazzo, di uno

squilibrio nella mia chimica cerebrale 0 di una fantasia messa in

atto da una mente perturbata per affrontare problemi psicologici

profondamente radicati.Mi ha inoltre attraversato la mente la possibilita che cio di cui

stiamo per diventare testimoni siano iprimi rigurgiti di una nuova

religione. Con l' avvicinarsi del nuovo millennio, forse alcuni

stanno rivalutando l'importanza delle principali religioni del mon-

do, a1cune delle quali risalgono a migliaia di anni fa. Nel mio ca-

so, non sono mai stato in grado di sposare una religione le cui

scritture offrono istruzioni dettate da una presunta divinita su que-

stioni quali, ad esempio, il corretto trattamento degli schiavi.

CONSIDERAZIONI SPIRITUALI

Mi domando talvolta se, pur essendo stato un agnostico/ateo

per gran parte della mia vita, io non abbia vissuto un' esperienza

religiosa. Ciononostante, avendo raggiunto l 'eta di 64 anni ed es-

sendo un realista, sono consapevole che mi sono lasciato alle spal-

Iebuona parte della mia vita. Non ho idea del momento in cui var-

chero la soglia, rna le statistiche indicano in modo agghiacciante

che i giorni si stanno riducendo sempre pili, lasciandone solo po-

chi e, per questo, tanto pili preziosi.

145

 

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Non essendo in grado di rapportarmi in modo logico e razio-

nale a cia che considero alIa stregua dei miti superstiziosi traman-

dati in forma di vangelo da individui vissuti in un'epoca di relati-

va ignoranza, forse mi sto aggrappando a un sistema di credenze

pili moderno e illuminato. Di sicuro, l' inserimento, in quel siste-

ma, di esseri extraterrestri potrebbe a molti sembrare logico.

Tuttavia, cia significherebbe per me molto pili di un atto di

fede. Pertanto, finche non mi si convincera del contrario, conti-nuero ad affidarmi aIle mie impressioni sensoriali , che mi dicono

che la mia avventura era vera.

I rapimenti alieni esistono. Ora ne ho la certezza. Forse non

siamo in grado di dimostrarli 0di dame una spiegazione, ma para-

frasando il personaggio di Jodie Foster, per chi come noi li ha vis-

suti , tutto cia che conosciamo in quanta esseri umani, tutto cia che

siamo ci dice che essi sono reali.

La maggior parte di coloro che ha vissuto un'esperienza simi-

le, non nutre alcun dubbio che si sia trattato di fenomeni reali. 1 0

mi trovo a meta strada, ilmio essere pratico, la mia natura scettica,che non vuole credere, e impegnata in un tiro alla fune con cio chei miei sensi dicono essere vero.

Molti lettori hanno idee proprie e accarezzano teorie su quan-

to sta accadendo in relazione agli UFO e ai rapimenti alieni. Le 1 0 -

ro domande si presentano sotto sfumature diverse che in genere

vengono formulate nel modo seguente: "E possibile ...."

... che tu sia stato ingannato?

... che la CIA abbia assunto una qualche forma di controllo

mentale su di te e ti stia manipolando per raggiungere i suoi sco-

pi (indipendentemente dal tipo, ma in genere di natura malvagia)?... che tu non abbia mai lasciato effettivamente il tuo letto e

che i ricordi siano stati impiantati nella tua mente? Spesso, in que-

sti casi, si sostiene che i ricordi non siano altro che informazioni

false e che io sia un burattino manovrato dagli alieni per sviare

l'attenzione generale dalle lora reali intenzioni. n che comporta,inoltre, l'ipotesi che questa razza insidiosa di alieni stia lavorando

per insediare un unico governo, di cui essi, alIa stregua di buratti-

nai, tireranno le fila, e all' intemo del quale i cosiddetti capi mon-

diali impartiranno i propri ordini.

146

... che la tua comunicazione con questi esseri fosse di naturatelepatica?

... che sia stato sottoposto a schermi di ricordi?

... che gli esseri che hai incontrato non fossero alieni ma de-moni spirituali?

... che abbia sognato tutta l'esperienza 0 semplicemente te la

sia immaginata? A1cuni non esitano a chiedermi se ho cercato un

~uto psichiatrico. Altri vogliono sapere se ho consuItato un ipno-tizzatore.

E avanti all'infinito.

Fino ana pubblicazione dellibro, non avevo mai sentito par-

Iare del concetto di schermo di ricordi. Apparentemente alcuni

cultori, ricercatori e investigatori degli UFO credono che i ricordi

~ei rapiti siano attentamente controllati, controllo che implica che

1 1 soggetto ricordi solo cio che gli alieni desiderano. Inoltre, in ba-

~e a questa .te~ria, molti ricordi possono essere falsi , studiati per

mgannare sia 11soggetto rapito sia coloro ai quali l'evento viene

raccontato. Come posso dire che cio e impossibile?Non ho consultato un ipnotizzatore. Non ho mai condiviso

le idee di chi sostiene che apparentemente e pili probabile che

una persona riveli la verita in uno stato alterato e di trance an-

ziche in uno stato reale consapevole e cosciente. Esistono pro-

ve che confermino che Ie affermazioni rilasciate sotto ipnosi

siano pili affidabili di quelle rilasciate in uno stato di assoluta

consapevolezza e di coscienza? Forse ho ancora molto da im-

parare. A mio avviso non ha alcun senso, ma considerero que-sta come una possibilita.

Ho sentito i Verdoniani che mi rivolgevano la parola; ho sen-tito i suoni da loro emessi attraverso ilmio udito. Devo confes-

sare che non Iiho mai visti muovere ne labbra ne bocca durante

le nostre conversazioni, pertanto dichiaro la mia ignoranza quan-

do mi si chiede se le comunicazioni avvenissero in modo telepa-

tico. Come potrei saperlo se non ho mai avuto a1cuna esperienzacon la telepatia?

Per quanto ne so, non ho alcun potere telepatico, ne nell'in-

viare ne nel ricevere informazioni. Ma supponendo che la telepa-

tia mentale sia un metodo di comunicazione praticabile e legitti-

147

 

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mo, non avendo io alcuna esperienza nel campo, come potrei sa-

pere quale forma assumerebbe? Se ricevessi un messaggio telepa-

tico, 10 percepirei nella mia mente? Sentirei le parole come se fos-

sero pronunciate in modo silenzioso, esattamente come il lettore

sente queste parole mentre le legge? 0 forse le parole suonereb-

bero come se fossero ricevute attraverso il sistema acustico?

Tutto quello che posso dire e che ho sentito quelle parole co-

me se qualcuno mi stesse parlando. Ma posso io negare che fos-sero trasmesse telepaticamente? No. Semplicemente mi mancano

le conoscenze e l'esperienza sulla forma che simili messaggi pos-

sono assumere. Quindi, ancora una volta, devo dire che pub esse-

re possibile. La mia mente e aperta.Non so se ho parlato ai Verdoniani utilizzando la bocca, le

labbra, la lingua e le corde vocali. Ho articolato le parole, a volte

sbagliandole e mi sono imbarazzato leggennente quando ho inav-

vertitamente sputacchiato.

"' 'b'l?"POSSI1e....

La risposta e S 1 . S! a tutto. Dopo la mia esperienza, non scar-to a1cuna ipotesi. Tutto e possibile. Che sia poi possibile 0 ragio-

nevole e un'altra questione.

ARGOMENTOSCOTTANTE

Sono inoltre conscio del fatto che sono sulla bocca di tutti, nel

bene e nel male. 11riscontro delle interviste che ho rilasciato agli

organi di infonnazione indica che pressoche la meta dei lettori e

ascoltatori non ritiene la mia storia credibile. Ma ancora una vol-

ta, non me ne faccio un cruccio, perche come ho gia detto non stocercando di persuadere ne di convincere nessuno di niente. Sto

semplicemente raccontando la mia storia COS!come rho vissuta.

Uno degli argomenti del mio libro che a1cuni fanno fatica it

credere e ilcapitolo finale nel quale parlo di Dio, del Paradiso e

dell' anima immortale. Se a molti lettori questa argomento pub ap-

parire difficile, vi renderete certamente conto di come debba sen-

tirmi io, in qualita di ateo. ,

Non avendo alcuna formazione ne preparazione religiosa, co-

mincio a perdermi quando la discussione va oltre le nozioni elemen-

148

tari imparate al catechismo. Tuttavia, grazie alla semplicita del rae-

conto, sono stato in grado di seguirlo abbastanza facilmente senza

farmi trascinare in complesse elucubrazioni metafisiche e spirituali.

Ho scritto quel capitolo letteralmente, attenendomi a quanto

mi e stato raccontato e mi e stato rivelato nella mia stanza. Ripen-

sandoci, tuttavia, ho pensato che gran parte del racconto potesse

essere allegorico. In altri termini, i Verdoniani potrebbero aver vo-

luto rivelare verita spirituali e religiose fondamentali, rna averlofatto nei termini ai quali ero in grado di rapportarmi. Certamente,

la mia deplorevole ignoranza sull'argomento religioso non mi

consente di afferrare 0 comprendere concetti metafisici complessi

ed esoterici. In tal caso, sarei spiazzato come se mi trovassi in una

classe di studenti divini.

Pur essendo un agnostico/ateo, sono cresciuto in una cultura

WASP (bianca, protestante e anglosassone, N.d.T.). Mio padre e

quasi tutti i membri della mia farniglia allargata erano presbiteria-

ni. Benche consciamente abbia sempre cercato di evitare Ie lora

credenze religiose, alcuni elementi si sono radicati in me natural-mente soltanto in virtu dell' essere cresciuto in quel particolare

ambiente, direi, per osmosi involontaria. Pertanto, alcuni termini

e concetti come Dio, il Paradiso, l'anima, i Cancelli di Perle, il

peccato originale e via dicendo mi erano farniliari. (Non ho alcu-

na familiarita invece con altre importanti religioni quali l 'Ebrai-

smo, l'Islam, l'Induismo, il Buddismo, ecc.)

Ne consegue che, se i Verdoniani dovevano rivelarmi verita

religiose e spirituali fondamentali, e logico che le abbiano formu-

late sotto forma di concetti a me farniliari , ovvero facendo riferi-

mento al Protestantesimo. Tuttavia, essendo l'idea del Paradisouna vera e propria struttura dell 'universo, la descrizione dei Can-

celli di Perle come ingresso, COS!come l'immagine di un mortale

che entra realmente nel Paradiso per parlare con Dio, mi risulta-

vano incomprensibili in quel momento.

Ma questa e la storia che mi e stata raccontata e io l'ho ripor-tata alla lettera.

Come ho precedentemente detto, ho rivalutato e analizzato

quell 'evento in profondita e nel dettaglio dopo la pubblicazione

dellibro. Ho davvero faticato molto a credervi, anche se vi so-

149

 

no milioni di individui sulla Terra che sarebbero capaci di ac- I "CREDENTI"

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cettare un tale scenario grazie alle loro credenze religiose. Infi-

ne ho dovuto concludere, e forse il mio ateismo passato mi na-

scondeva la verita, che l'episodio cost raccontato e aperto alla

libera interpretazione e che le sing ole parole non devono essere

prese letteralmente. .Poiche la religione e una questione prettamente sentimenta-

Ie, essendo essa in grado di scatenare passioni che hanno avutocorne conseguenza 10 sterminio di milioni di persone nel corso

dei millenni ed essendo io l'ultima persona al mondo che do-

vrebbe discutere di un argomento simile, ho riflettuto attenta-

mente sulla possibilita di tralasciare il capitolo. AI tempo stesso,

la mia educazione piuttosto puritana mi suggeriva di escludere

l' episodio sessuale. Ho riflettuto molto su quale fosse la giusta de-

cisione da prendere. .

Tuttavia ho anche pensato a quanta grottesco appansse tutto

il ragionamento. Da una parte stavo pensando di evitare g.li arg~-

menti della religione e del sesso perche troppo controversi e deli-cati mentre dall 'altra, stavo scrivendo un libro su un'esperienza

di rapimento alieno personale. Quale argomento poteva dirsi pili

controverso di questo?

Ho riflettuto che sarei stato comunque esposto al pubblico lu-

dibrio in alcuni circoli, e che quindi non avrei dovuto farrni pro-

blemi e raccontare l'intera storia. Le conseguenze e la polemica

non sarebbero di certo state superiori.

Qual e oggi l'atteggiamento di colui che ieri era un agnosti-

co/ateo? Non 10 so. Credo ai Verdoniani perche ritenevano che

l'inforrnazione si basa su eventi scientifici e/o reali. AI tempo stes-so, non credo ai presupposti della fede, sui quali, secondo ilmio

discernimento, si basano tutte le credenze religiose umane. Se-

condo la mia definizione, fede significa credere in qualcosa che

non e dimostrato scientificamente.

Pertanto non credo nei presupposti della fede, pur credendo

che cio che iVerdoniani afferrnano sia vero. Eppure non so in qua-

le categoria collocare me stesso. Non frequento celebrazioni re~:

giose ne leggo le scritture di, alcuna religione. Ma non.pos.so piu

afferrnare di essere un ateo. E una posizione davvero difficile.

150

Dalla pubblicazione del libro, ho avuto modo di incontrare

due diversi generi di credenti all 'interno della comunita UFO e dei

rapiti dagli alieni. In precedenza, pensavo che ilcampo fosse po-

polato quasi esc1usivamente da eccentrici e da squilibrati. 11che eun dato di fatto, ed e per questo che ne ho contattati alcuni. Scu-

sate se sono tanto schietto rna e esattamente cio che credevo.Sono stato alquanto sorpreso di scoprire, tuttavia, che la mag-

gior parte dei credenti, ricercatori e cultori del campo sono individui

razionali, lucidi, ragionevoli, intelligenti e colti (molti di essi con una

laurea), i quali credono sinceramente che esistano prove sufficienti a

supporto delloro convincirnento che qualcosa stia avvenendo.

Ho avuto il primo sospetto di questa idea quando 10 scono-

sciuto di cui ho parlato si e presentato alla mia porta. Sono rima-

sto a bocca aperta, in senso figurato rna anche letterale, quando mi

ha confessato di essere un fisico. In questo modo, egli mandava in

frantumi uno degli errori pili significativi che avessi nutrito in me-rito ai membri che forrnavano la comunita UFO.

Ero meravigliato! Un fisico? Lo sconosciuto mi stava dicen-

do che si trovava nel Sud della California per partecipare a una ce-

rimonia che si sarebbe tenuta a Caltech nelle vicinanze di Pasade-

na e anche per accompagnare suo figlio minore, che 10 aspettava

in auto, al parco di divertimenti di Magic Mountain.

Si trattava tutt'altro che di un pazzo! Pareva invece essere un

padre di famiglia, oltretutto devoto, una persona colta, in viaggio

con ilproprio figlio, viaggio nel quale univa piacere e lavoro. Non

credo che esista un essere pili norrnale di questo.Nel corso dei mesi successivi, via via che entravo in contatto

con altri membri della comunita UFO, mi rendevo conto di quan-

to altezzoso e tronfio fosse il mio piccolo mondo isolato. Non c'e

niente di meglio di una lezione di umilta per sgonfiare la vana-

gloria. Ma sto correndo troppo. Dopo ilritorno, sto attraversando

ora ilperiodo pili difficile. Corne puo un giornalista di lunga data,

uno scettico dichiarato, una persona che ha trascorso tutta la vita

nel mondo istituzionalizzato e che in passato si e presa gioco aper-tamente dei racconti sugli UFO e sui rapimenti alieni, da un mo-

151

 

spesso accade per gran parte dei giomalisti , non mi sono mai trat-

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mento all 'altro, prendere a raccontare ai suoi amici, alla sua fami-

glia, ai suoi vicini e ai suoi conoscenti di essere stato trasportato

come per magia a bordo di un'astronave aliena?

Ho iniziato con mia moglie, con circospezione e in modo guar-

dingo, sollevando l' argomento in ogni momento, per tre 0 quattro

giorni di fila. Per fortuna, in quel periodo ricorreva ilcinquantesimo

anniversario dell'incidente di Roswell, pertanto gli organi di infor-

mazione ne parlavano a profusione, e, in modo particolare, alcuni

canali satellitari quali Discovery, A&E e The Learning Channel. Al-

I 'inizio, lasciai cadere qua e la piccoli indizi rivelatori quali: «Sai

questa faccenda degli UFO potrebbe essere pili seria di quanto ci

immaginiamo», Oppure: «Non sono pili sicuro che possiamo tac-

ciare come pazze le persone che raccontano di essere state rapite».

Ogni volta, ricevevo solo uno sguardo 0 un'alzata di sopracciglia.

Dopo aver adottato per alcuni giorni questa tattica di imbonimento,

le raccontai che avevo fatto uno strano sogno, dilungandomi sui re-

lativi dettagli e dicendole che il sogno pareva vero. AHa fine, affer-

mai di essere convinto che fosse vero, che non si trattava di un so-

gno, e che non era un prodotto della mia fantasia.

La cosa interessante e affascinante e che non riesco a ricorda-re una sola volta in cui ho assistito a una qualsivoglia reazione da

parte sua in merito a quanto sostenevo. Si limitava solo ad ascolta-

reoFino a oggi, non ha mai sollevato l' argomento. Infatti, se se ne

discute e sempre per mia iniziativa. Lei ascolta e assente, pronun-ciando un "uh, uh" nei momenti opportuni. Ma non intavola mai

l'argomento di sua spontanea volonta e si rifiuta di lasciarsi trasci-

nare in una discussione a tal proposito. A conversazione ultimata,

dopo aver detto tutto quello che ho da dire, la questione viene la-

sciata cadere, e lei mi parla della sua giomata 0 di un programma

televisivo cui ha assistito, oppure di questioni farniliari.

Mia moglie mi crede? Pensa che abbia oltrepassato ogni limi-

te? Ha forse paura per qualche motivo di discutere con me? Non 10

so. Tutto cio che so e che ho una moglie molto leale che mi sostie-ne. Se i ruoli fossero capovolti, presumo che sarei molto turbato se

mi avesse raccontato una storia simile. Ma ripensandoci, non so

davvero se lei abbia mai condiviso i1mio perenne scetticismo sul-

l 'argomento. Sono sempre stato il cocciuto della famiglia, e come

152

tenuto dall'esprimere Ie mie opinioni su alcun argomento.

Poiche non ho mai discusso con mia moglie di argomenti che

non fossero direttarnente collegati alle nostre vite private (gestio-

ne finanziaria, educazione dei figli, ilmenu, andare dal parruc-

chiere, l'auto da acquistare), ne desumo che lei condividesse qual-

siasi mia idea sociale, politica 0 religiosa. Potrebbe sembrare

abbastanza arrogante da parte mia, persino sciovinista, ma ... chedire, io sono arrogante. Chiedetelo ai miei amici, anche se oggi

non sara facile trovarne. Infatti ,a dire il vero, credo che me ne sia-

no rimasti solo due.

Effettivamente, a pensarci bene, forse mia moglie negli ulti-

mi 30 anni non ha nemmeno mai votato nel modo da me consi-

gliatole. Uno di questi giorni, dovro fare una lunga chiacchierata

con quella donna.

VUOTARE IL SACCO

Trascorsi circa un mese rinchiuso nella mia tana per 12-14

ore al giomo a redigere illibro. Fino a quel momento, mia moglie

era l'unica persona con la quale mi fossi confidato. Ma una volta

finnato i1 contratto con i1 mio editore, dovevo affrontare l'arduo

compito di dirlo anche agli altri. II segreto sarebbe alla fine venu-

to a galla e ritenni di dover avvertire le persone a me pili vicine.

Devo confessare che la prospettiva mi metteva in allarme.

Prima che vivessi la mia esperienza, ero consapevole dei miei sen-

timenti nei confronti di colora che professavano di credere negli

UFO e nei rapimenti alieni.

Non conoscevo alcun "credente" personalmente, ma se COS!

fosse stato, avrei tenuto le debite distanze.

La paura di essere oggetto di schemo e di derisione, di per-

dere la faccia, i1 rispetto, di poter essere considerato un malato di

mente mi afferrava con la sua mana gelida e arrovellava i1mio sto-

maco. Temevo che coloro cui tenevo mi avrebbero via via abban-

donato, che un muro si sarebbe innalzato tra di noi e che sarei ri-

masto solo. I miei amici erano per 10 pin giomalisti, in servizio 0

in pensione, nonche scettici dichiarati. Ero abbastanza sicuro di

153

 

poter prevedere quale sarebbe stata la lora reazione, quindi decisi 1998 sarebbe apparso un libra, intitolato II contatto e cominciato,

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di iniziare nel modo pili semplice.

Telefonai a una parente lontana che vedo molto raramente,

una donna con la quale non ho un rapporto particolarmente stret-

to. Tuttavia, sapevo che lei aveva un discreto interesse per argo-

menti metafisici e che si occupava di astrologia come dilettante.

La conversazione si snodo pressappoco in questa modo:

«Sai, ho venduto un libro» le dissi.«Davvera? Ma e meraviglioso. Complimenti. Qual e l'argo-

mento?»,

«I rapimenti alieni».

«Un libro di fantascienza quindi. Magnifico. Non vedo l'ora

di leggerlo».

«A dire il vera, non si tratta esattamente di fantascienza».

Segur una lung a pausa.

«Hai intervistato qua1cuno che e stato rapito?»«No, si parla di me. E un racconto personale».

Pausa lunghissima..«Stai scherzando?»

«No, non sto scherzando».

Pausa molto, molto lunga.

«Davvero?»

Una freddezza strisciante prese il posto dell' allegria che ave-

va caratter izzato il nostro scambio. Non avevo dubbi su che cosa

passasse per la sua mente, poiche la mia aveva funzionato nello

stesso modo, e la conversazione si conc1use su un tono gentile ed

educato. E per quanta non fossimo mai stati molto intimi, proprio

come avevo temuto, sentivo quell'abisso colmarsi.Terminava COS! quell ' approccio schietto, che fu un assoluto

fallimento, e fui contento di non averlo sperimentato con un arni-

co intimo. Anche se, in questa modo, diventava vieppiu evidente

che tutti i miei rapporti personali avrebbero dovuto superare quel-

la prova, ed ero consapevole che avrei dovuto pagare uno scotto

salatissimo. Non vedevo a1cuna via d'uscita.

Continuai a comunicare la notiziaalle persone a me pili pras-

sime, con una variante. Lasciai 'che queste giungessero da sole al-

le conclusioni. 10 mi limitavo a raccontare che nel gennaio del

che riferiva del racconto personale di un rapimento alieno. La pri-

ma domanda che mi ponevano era immancabilmente: «E successo

davvero?». La mia tipica risposta era: «Il libro parla da solo».

In altre parole, lasciavo che pensassera quello che volevano,

senza scoraggiare eventuali speculazioni che decidessero di far

proprie. Alcuni non ebbero timori a dirmi che mi era inventato tut-

to, rna non mi misi a discutere con loro. Decisi di non cercare diconvincere ne di persuadere nessuno.

Quando resi pubblico il mio racconto, sentii la morsa dello

schemo, della derisione afferrarmi. Enon mi sorpresi del fatto che

alcuni dei miei rapporti ne risentirono. So che molti pensano che

io abbia oltrepassato ogni limite.

Altri mi lanciarono uno sguardo d'intesa malizioso e cercaro-

no di obbligarmi a confermare la lora convinzione che fosse tutto

inventato. Quando rifiutavo di confermare 0 di smentire i loro so-

spetti, interpretavano il mio silenzio come tacito accordo 0 assen-

so. Non feci alcuno sforzo per cercare di convincerli del contrario .Le reazioni furono delle pili diverse COS! come diverse erano le per-

sone alle quali raccontai la mia esperienza.

Alcuni mi allontanarono completamente, mentre altri presera

le distanze da me in modi differenti, pur non troncando completa-

mente il rapporto.

Fui fortunato, comunque, che pochi arnici intimi mi sosten-

nera, seppur con qualche riserva. Ad esempio, un vecchio crani-

sta del Los Angeles Times, nonche amico di lunga data, mi disse

sin dall'inizio: «Non voglio parlare del tuo libra, non voglio sen-

time parlare, ne tanto meno sapeme». Ma posso sopportare un at-teggiamento di questo tipo e il nostro rapporto funziona bene in

questa modo.

Era ovvio che, a prescindere da quanta affermassi, tutti i rap-

porti sarebbera stati messi a dura prova, minando quelli deboli e

lasciando in vita solo quelli forti. Quando le acque si saranno cal-

mate, valutero il campo di battaglia, faro i1 calcolo delle vittime

per vedere quanti compagni ho perso, per curare le mie ferite e

quindi andare avanti.

 

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156 157

NUOVE AMICIZIE

solo. Non sono solo. Che enorme sollievo mi infonde questo pen-

siero! Non vi sono dubbi: 0 il fenomenosta effettivamente acca-

dendo oppure su scala mondiale si sta diffondendo un delirio di

massa di proporzioni endemic he.

Se quest' ultima possibilita fosse vera, si tratterebbe di uno dei

maggiori eventi sociologici e medici del millennio, praticamente

passato in sordina.Considero questa scenario troppo fantastico persino per esse-

re preso in considerazione. Pertanto, faccio affidamento sulle mie

impressioni sensoriali e sui racconti degli altri, che credono come

me di aver vissuto esperienze di rapimento e che mi confermano

che questo fenomeno e vero.Nelle pagine seguenti riportero alcuni stralci estratti da esem-

pi rappresentativi delle numerose missive giuntemi. Le prime sei

siriferiscono a racconti individuali di eventi e di casi vissuti da al-

tri lettori.

Inoltre, ho inc1uso alcuni brani di lettere redatte da altri, cheforniscono un quadro dell'entita e del tipo di accoglienza tributa-

ta a questo libro. Alcune di queste sono molto critiche sia sullibro

sia su di me. Altre giungono da lettori in cerca di risposte a do-

mande che illibro, a loro avviso, non fornisce. Altre ancora sono

dichiarazioni di convinzioni di individui, che talvolta coincidono,

talaltra contrastano, con il racconto della mia personale esperien-

za di rapimento. Alcune di esse parranno talmente strane, bizzar-

re e aliene al lettore razionale, che questi si chiedera con quali

demoni stia mai lottando l'autore 0l'autrice nella sua mente.

Molti lettori mi hanno ringraziato per aver raccontato la rniastoria, perche COS! facendo ho confermato Ie loro esperienze per-

sonali, ho fugato Ie incertezze sullorostato d'animo rassicuran-

doli di non essere soli. Per una questione di modestia, non inc1u-

dero nessuna delle lettere di complimenti giuntemi.

Inutile dire che la mia cerchia di amicizie e di conoscenze si

e ristretta e che ho dovuto pagare un prezzo, per giunta, piuttostodoloroso. D'altra parte, per ogni rapporto che ho perso, ne ho gua-

dagnato uno nuovo, grazie al libro che mi consente di entrare in

contatto con un gruppo speciale di persone.

Tuttavia, anche tra i credenti, tra i cultori degli UFO, vi e unnocciolo duro che cerca solo la conferma delle proprie convinzio-

ni, delle proprie teorie, nozioni preconcette e/o esperienze. Si trat-

ta di persone affatto ricettive a idee che possano contrastare, con-

traddire 0 non coincidere con Ie proprie. Pertanto, ho ricevuto

critiche anche da quella direzione. In alcuni casi, non si e trattato

proprio di critiche, rna di una vera e propria condanna.

Poiche ritengo inutile entrare in discussione con tali detratto-

ri, non 10 faro. Non cambiero la loro idea e loro non cambieranno

la rnia.

Ho vissuto un'esperienza, non posso provarla. Non riesconeppure a descriverla.

Se qua1cuno sara in grado di darmi una spiegazione, saro ben

felice di ascoltarla.

Nei momenti in cui mi ritrovo da solo con i miei pensieri,

quando la rnia casa sprofonda nel silenzio e io in uno stato di ri-

fiessione, e la mia natura scettica mi tormenta con insicurezze, mi

domando persino se io possa fidarmi dei ricordi su quanta ho

mangiato a pranzo il giomo prima. E possibile che quei ricordi di

cui siamo tanto sicuri, che appaiono COS! veri e che ci consentonodi definire chi siamo, siano contraffatti, inventati 0peggio, persi-

no, inseriti nella nostra mente da una fonte estema, da alieni con

obiettivi malvagi 0da esseri umani scellerati, siano essi agenti go-

vemativi 0 altro, mediante tecnologie segrete sconosciute alIa po-

polazione comune?

Per scrollarmi di dosso questo stato d' animo dubbioso, di fi-

ducia incerta nella realta sensibile e nelle mie convinzioni, rni ba-

sta dare un' occhiata al sacco delle lettere postali e ai messaggi di

posta elettronica e ricordare Ie conversazioni avute con colora che

LETTERE DAI LETTORI

(Alcune delle lettere riportate di seguito sono state da me

adattate per chiarezza e concisione).

 

Quando ero piu giovane, un alieno venne a trovarmi e mi trebbe verificare se i Verdoniani abbiano avuto un contatto con

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chiese quale fosse il nome pi u adatto per lui. Gli dissi che Gus era

un buon nome perche avevo appena finito di leggere illibro Sam

and the Firefly a un mio amichetto.

Qualche giomo dopo e, a rischio di sembrare stupido, avevo

anche visto milioni di stelle e galassie invadere la mia stanza. Ero

accompagnato da un altro alieno e ci eravamo fermati a parlare.

La mia posizione nella societa non e degna di nota, pertantomi chiedo per quale motivosia stato scelto proprio io per vivere

una simile esperienza.

Dopo l'evento, ricordo anche di aver saputo per un mese che

l'astronave si trovava nella parte piu remota della luna, e di aver-

1 0 raccontato a un'amica, che naturalmente non mi ha creduto

completamente. Allora le dissi di.. . avere pazienza. Be' grarie per

illibro Phillip, perche mi ha aiutato a dare una risposta ad alcu-

ne delle domande che mi assillavano.

me inviandomi una risposta via e-mail.

** *

** *

La mia famiglia e io vivevamo in una casetta che potrei de-

scrivere stile Frank Lloyd Wright, con enormi vetrate in ogni stan-

za e, nella nostra camera da letto, la parete posteriore costituitapressoche interamente di vetro e oscurata, durante la notte, da

una tenda di colore chiaro. Poco dopo esserci addormentati, fui

risvegliata da mio marito che urlava: «Cosa sta succedendo? Co-

sa sta succedendo?».

Un bagliore luminoso come ilsole a mezzogiomo invadeva la

stanza. Mio marito desiderava uscire fuori a guardare, ma glielo

impedii. Restammo quindi immobili al centro della stanza a gri-

dare. II trambusto sveglio mia figlia, ma fortunatamente non di-

sturbo il nostro bambino.

Dopo alcuni lunghi minuti , avvertimmo una lieve vibrazionein casa seguita da un suono che ho sentito attribuire agli UFO,

che si fece via via pia f lebile finche improvvisamente la luce non

scomparve del tutto. Uscimmo all'estemo e sentimmo odore di

ozono (almeno di questa mio marito disse si trattava).

La mattina seguente cercammo segni di bruciato a altro, ma non

trovammo nulla, neppure sul tetto. Giurammo a noi stessi e ai nostri

bambini di mantenere il segreto,perche in quel periodo individui co-

siddetti normali non erano soliti rivelare questo genere di racconti.

Alcuni anni dopo, invitai unportavoce della NASA a interve-

nire nella classe in cui insegnavo. Inprivato chiesi all 'uomo qua-lefosse lapolitica della NASA in merito agli UFO. Mi rispose che

la sua organizzazione non ne possedeva alcuna, ma mi invito a ri-

velargli tutte le informazioni che possedevo circa 1 0 strano episo-

dio. La feci anche se dimenticai di citare l'odore. Al termine mi

chiese se avevamo sentito uno strano odore!

Passarono molti anni senza che quello strano evento susci-

tasse in me unparticolare interesse per gli UFO. Circa 15anni fa,

mentre era a casa, "percepii" le vibrazioni piu strane che abbia

mai sentito. Non fu una sensazione piacevole e,per fortuna, ebbe

Nel matzo del 1978, stavo guidando da solo su una piccola

strada nella campagna tra Svenstavik e Ostersund in Svezia. Era

molto tardi quando improvvisamente scorsi un bagliore luminoso

sul cigliodella strada. M i fermai e vidi solo una luce, senza alcun

rumore ne l'ombra di un aereo 0 di un elicottero. Si trattava for-

se di qualcos' altro ?

Continuai a guidare e la luce mi accompagno per 15030 mi-

nuti rimanendo sul ciglio della strada, quando improvvisamente

scomparve. Da allora non ho piu visto nulla di simile.Circa died anni dopo, a una cena con persone che non ave-

va mai incontrato prima, fu intavolata una discussione sullo stes-

so fenomeno, poiche anche altri affermavano di aver vissuto il

medesimo tipo di esperienza.

Recentemente, ho visto ilfilm Contact con Jodie Foster e du-

rante la scena in cui Laprotagonista, nell'ultima parte del film,

viaggia in una "bolla" come un pisello in una cannuccia, ho gri-

data a mia moglie: «Ho fatto la stessa cosa, 1 0 riconosco, me 1 0

ricordo!». Pertanto le chiedo se, grazie ai suoi contatti, non po-

 

Essa emetteva [asci pulsanti di luee che altemavano ico~breve durata. In qualche modo, sapevo che ne erano responsabili

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** *

bin. bianco e bluastro, attra~erso una r: di finestrelle Si~r~quelle di un pullman da turzsmo. Nell astronave del sogno, em Istato in un locale vuoto di forma emisferica con pareti dipinte icompletamente di bianco. II locale aveva un diametro di nove me- Itri e un soffitto di circa tre metri e mezzo.

Inoltre, alcune ore dopo aver chiuso il suo libro, ho seguito

per caso un Jrammento di un programma televisivo intitolato

Sightings (Avvistamenti, N.d.T.), nel corso del quale un uomo, che

presumo fosse 0 sia uno scienziato, spiegava il concetto dei buchi

neri dell'universo come scorciatoie che collegano un punto al-

l'altro dello spazio. Mi sono chiesto se si trattasse di uno degli

Ambasciatori di cui lei parla nel suo libro, e se quello fosse un di-

verso tipo diinformazione preventiva alla quale anche lei ha par-

tecipato attraverso il suo scritto e lapubblicazione del suo libro.

Inoltre, oggi ho sentito che un satellite e inspiegabilmente usci-

to fuori orbita 0 ha arbitrariamente cambiato rotta rispetto alla

Terra. Che dire poi di quello scienziato di un'importante universita

californiana, con it quale per diversi anni ho condotto alcune ri-

cerche nel campo delle energie sottili, che d'un tratto ha deciso di

abbandonare la sua posizione di spicco per trasferirsi nel sud-ovest

del nostro paese a un' ora di auto a nord di Phoenix inArizona.

Inoltre, ricordo un sogno spaventoso e ricorrente, che mi ha

accompagnato per diversi anni, nel qua le vedevo it cielo costella-

to di centinaia di strane astronavi 0 di oggetti volanti.

gli alieni della spazio. Ancora una volta, tuttavia, l'evento non su-

scito in me unparticolare interesse per I'argomento.

Due 0 tre mesi fa, ho preso a svegliarmi al mattino con la

"sensazione" di essere stata su un' astronave. Vi sono alcuni par-

ticolari che non riesco a ricordare chiaramente: non so se si trat-

ta di sogni, ricordi 0 aliucinazioni.

In uno guardavo verso I'alto un' astronave a non molta distan-

za. In un' altra occasione, osservavo che non eravamo molto di-

stanti perche.i.riuscisse a chiamare sua moglie da li (un gruppetto

di noi si trovava all'estemo in un luogo non ben precisato). Un'al-

tra mattina, mi svegliai con la netta sensazione di essere stata a

bordo di un' astronave e di essermi divertita moltissimo. In nessun

caso, scorsi alieni della spazio: eravamo tutti esseri umani.

Anche se queste "sensazioni" non mi accompagnano pia, og-

gi sono molto incuriosita da tali eventi. Se potesse illuminarmi in

qualche modo, apprerzerei moltissimo le sue opinioni.

Ho un dottorato in psicologia clinica e un' esperienza in in-

gegneria, architettura, progettazione industriale e nel campo del-

l'insegnamento.

Ho appena terminato la lettura del suo libro... il cui contenu-

to mi ha offerto i presupposti per rispondere in modo adeguato a

domande rimaste precedentemente senza risposta, in particolare

a quelle che hanno occupato i miei pensieri per 30-40 anni 0piu.

Mi sono chiesto che cosa fosse I'astronave che ho visto nel

cielo nel 1966, in piena estate, a poca distanza da Ann Arbor nel

Michigan, la stessa avvistata da due benzinai sull'autostrada, che

l'avevano seguita e vista atterrare nella palude, e che cosa fosse

esattamente l'astronave che ho visto nel giugno del 1985 in se-

guito a un messaggio ricevuto in uno stato onirico durante if qua-

le mi erano state rivelate le cifre 441 e le lettere CORD che mi

avevano condotto nei pressi di Laramie nel "wyoming, in un luogo

remoto, dove l'astronave era parcheggiata al suolo sotto i cavi

elettrici dell'alta tensione.

** *

Due giorni dopo aver ricevuto una comunicazione a livello

spirituale, un mio amico mi ha dato in mana il suo libro. Non cre-

do si tratti di coincidenze, anche se la mia vita sembra essere una

sequenza di eventi sincronizzati, a maggior ragione recentemente,

dopo I'esperienza extraterrestre che ho vissuto mentre ero accam-

pato con la mia tenda nella landa desolata del Monte Shasta in

California, e soprattutto da quando anch'io mi sono trovato in

una specie di sala riunioni, nella quale erano in corso diverse di-

scussioni. Tutto mi e parso molto familiare, come se conoscessi

160 161

 

quegli esseri: si trattava di umanoidi. Tuttavia, nel mio caso, tut- un importante quotidiano a pubblicare un messaggio simile? So

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ti i ricordi sono stati cancellati e al risveglio non sono riuscito a

ricordare nulla tranne di esserci stato. E anche questa particola-

re mi sembrava irreale come un sogno.

Da quel momenta in poi, dopo due anni di assoluta stasi, il

mio lavoro di scrittore ha cominciato a decollare. E come se, dal

momenta in cui ho vissuto quell'esperienza, dentro di me qualco-

sa sia cambiato: idee creative di ogni genere hanno iniziato ad af-

fluire alla mia coscienza a un ritmo al qualefaccio quasi fatica ad

adeguarmi. Mi sento molto piu in sintonia con me stesso, come se

fossi improvvisamente in contatto con qualcosa che supera di

gran lunga la mia vita ordinaria. Come mi e stato riferito, il mes-

saggio che ho ricevuto, e che desidero comunicarle, dovrebbe es-

sere divulgato agli abitanti di questa mondo. M i e stato suggerito

di utilizzare uno dei principali quotidiani. Tuttavia sono recalci-

trante trattandosi di un messaggio di argomento biblico e, come

lei, anch'io sono stato negli anni passati un agnostico. Non pro-

fesso alcuna religione a parte quella universale dell ' "Amore ", ed

e per questa che sono stato colto completamente alla sprovvista.

Mi e stato riferito, tuttavia, che il messaggio ha 1 0 scopo pre-

cipuo di spianare la strada e di "preparare" i Cristiani fonda-

mentalisti, che tuttora hanno vedute ristrette, ad accettare tutto

tranne le credenze riduttive e impregnate di paura alle quali si ag-

grappano. 10 stesso ritengo che leparole possano anche essere co-

dificate e trasmesse con una frequenza di vibrazioni piu elevata, in

modo che tutti coloro che le leggeranno siano pervasi dell'energia

trasformazionale della luce e dell 'amore. Le frequenze agiscono

soprattutto a livello inconscio, e sappiamo che molti dei nostri

amici extraterrestri spesso tailizzano questa espediente. E incredi-

bile perche ho avuto la stessa sensazione leggendo il suo libro.

Sono sicuro che potra comprendere it mio dilemma. Seguo

quindi le istruzioni; mi faccio forza ed esco allo scoperto con que-

sta notizia, pur sapendo che le reazioni a un messaggio di tale pro-

fondita possono essere tutt'altro che cortesi? Qual e stata la sua

personale esperienza con it libro? Sarebbe disponibile a parlare

con me dei suoi sentimenti e delle sue opinioni riguardo il modo

(ed eventualmente I'opportunita] di darsi da fare per convincere

che non avrei problemi con pubblicazioni.spirituali e New Age, ma

in quel modo it messaggio non raggiungerebbe mai il gruppo di

persone cui i nostri amici sembrano indirizzati. Mi sembra tutto

molto interessante soprattutto perche solo fino a qualche mese fa

provavo una certa avversione per L e cosiddette storie di rapimenti

alieni e simili. Ma, volente 0nolente, numerosi libri sull' argomen-

to hanno cominciato ad arrivarmi liberamente da pi u direzioni,

** *

Ho 57 anni, sono nato in Sud America e da 28 anni abito a

Sydney inAustralia. Anch'io credo che di essere stato rapito all 'eta

di 17anni dagli alieni eforse per sinistri motivi, poiche il ricordo di

quell' episodio e stato cancellato dalla mia mente e tutto ci o che ri-

esco a ricordare sono frammenti e segmenti di un sogno nel quale

appariva un' astronave triangolare. Quell' episodio ha avuto unpro-

fondo effetto sulla mia personalita e sui mio carattere al punto che,da allora, non sono pi u stato il ragazzo spensierato che ero.

Mi sembra corretto dirle che dopo una serie di ricerche sui-

Iargomento sono convinto che gli esseri umani siano stati creati

dagli alieni. Questo non vuol dire che Dio non esista, ma che il

Dio della Bibbia era un uomo come noi, un navigatore dello spa-

zio con una tecnologia molto avanzata, e non l'unico vero Dio.

Come probabilmente sapra, da un centinaio di anni, almena

un tipo delle tre 0quattro razze di alieni grigi che attualmente so-

no infiltrate tra la nostra specie perpetra arioni malvagie a dan-

no degli esseri umani. Si tratta di alieni di piccola statura, che va-ria da novanta centimetri a un metro; la pelle color grigio

sfumato, gli occhi molto grandi, di un nero brillante e di tipo feli-

no e inclinato. La bocca e una sottile fessura, e il naso e Ie orec-

chie non sono molto evidenti e pressoche inesistenti.

Gli alieni di cui sto parlando hanno le loro basi in caverne sot-

terranee sparse in tutto il mondo e sono responsabili del rapimen-

to di molti esseri umani, allo scopo di creare un umanoide in gra-

do di perpetuare la loro rozza apparentemente in via di estinzione

a causa del cattivo funzionamento del proprio sistema linfatico e

162 163

 

immunologico. Attualmente, essi sono in grado di riprodursi sol- La mia impressione generale sul materiale da lei presentato

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tanto mediante clonazione. Ii per questa motivo che, noncuranti deidanni morali 0 legali, stanno conducendo i tipi pia diversi e orribi-

li di esperimenti, alfine di ottenere un esemplare alieno/umano. So-

no abbastanza sicuro che alcuni dei bambini che ogni anna scom-

paiono nel mondo vengano uccisi in quelle caveme sotterranee.

Ii evidente che non si tratta dello stesso tipo di alieni che ha

incontrato lei. Ma sono sicuro che i Verdoniani conoscono questipiccoli pirati, anche se non possono 0non sono disposti a interfe-

rire per non venir meno alle norme di condotta sullibero arbitrio.

***

e che i Verdoniani non sono una specie particolarmente evoluta se

confrontata ad altre specie che hanno fomito informazioni sul

proprio conto all'umanita. La tecnologia avanzata che lei descri-

ve e perfetta anche se vi sona alcuni punti oscuri. Infatti, i Verdo-

niani non sembrano possedere alcuna conoscenza del viaggio nel

tempo, altrimenti avrebbero potuto riportarla a casa evitando di

trattenerla tanto a lungo. Apparentemente essi sono piu concen-trati sulle funzioni cerebrali localizzate nella parte sinistra del

cervello, senza alcun equilibrio con Ie emozioni 0 con 1 0 sviluppo

spirituale della parte destra.

Sappiamo gia che questa tipo di enfasi limita 1'intelligenza

totale, ma i Verdoniani non sembrano esse me ancora al corrente.

Inoltre, essi non fanno alcun cenno allavoro svolto in colla-

borazione con altri gruppi ET, al contrario di quanta aJferma

buona parte dei resoconti.

Essi ammettono di fare usa del "sabotaggio, del sotterfugio,

del depistaggio e della manipolazione". Ritengo tuttavia che alcu-ne delle loro affermazioni siano alquanto discutibili. Tra queste:

1. La pretesa di non eJfettuare due volte 1 0 stesso rapimento.

Uno dei miei amici, che ha scritto un libro sulle esperienze

vissute, e stato ripetutamente oggetto di rapimenti. E il suo

non e l 'unico caso del genere. Tuttavia, da quanta essi so-

stengono, sembra che i Verdoniani siano gli unici extrater-

restri importanti in tutto l'universo.

2. I Verdoniani pretendono di essere l'unica specie ad aver co-

lonizzato altri pianeti, il che e improbabile e si scontra con

numerosi altri racconti, soprattutto quelli dei Siriani, degliOrioriani e dei Pleiadiani.

Essi sostengono di rapire una sola persona per volta e che

questa, al momenta di essere rapita, si trovava da sola. Cia

risultafalso se si tiene conto di altri racconti che dimostra-

no che era presente anche it rispettivo consorte.

AJfermano inoltre che gli attuali capi di govemo non sana a

conoscenza della presenza dei Verdoniani. Probabilmente e

vero per quanto li riguarda, certo e che i capi di govemo so-

no al corrente della presenza di altri gruppi di extraterrestri.

***

Un avvertimento. Se c' e sincerita in cio che lei e gli altri so-

stenete, allora non pub trattarsi che di un atto di fede. Credo che

vi siano alcune entita nella spazio capaci di illudere e ingannare

gli esseri umani manipolandoli in modo che essi credano letteral-

mente a cio che vedono, sentono e provano, anche se sono vittimesolo di allucinazioni indotte. D'altra parte, e possibile che lei ab-

bia avuto con gli extraterrestri un contatto di vecchio tipo.

Ha asserito di essere stato arrogante nel suo ateismo. Tutta-

via lei era, e probabilmente 1 0 e ancora, arrogante, ignorante

nonche ingenuo su tutta la questione degli UFO precedente alla

sua presunta esperienza. Per giunta, ancora una volta abbiamo

avuto conferma che si sbagliava, come spesso succede nei casi

personali di coloro che credono nell'esistenza degli UFO, anche

se l'intuizione nel complesso poteva sembrare corretta.

Se e sempre stato 1 0 scettico che pretende di essere, questa eun bene, che rende la sua testimonianza di certo piu credibile.

164 165

3.

Ho appena terminato la lettura del suo libro, ma ho l'im-

pressione che la storia raccontata dai Verdoniani presenti alcune

lacune. Ho studiato per anni i racconti sui contatti con gli extra-

terrestri e negli ultimi sei anni ho parlato con coloro che hanna

vissuto un' esperienza di questo tipo.

4.

 

5. I Verdoniani riconoscono che i deljini e gli squali hanno ca- la capacita di trovare un equilibria tra razionalita e sentimento,

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6.

8.

7.

pacita senzienti e in questa concordano con altri extraterre-

stri. Tuttavia, pretendono che le due specie siano intrappola-

te nei rispettivi corpi, come se non sapessero che e possibile

migrare in una dimensione esterna al corpo. Sostanzialmen-

te, essi sembrano ignorare l'esistenza di altre dimensioni. In-

vece, alcuni gruppi di extraterrestri sostengono di essere sta-

ti istruiti da altri esseri in dimensioni superiori alla loro e diessere stati informati da questi del passaggio dimensionale

che fa Terra sta effettuando in questo momento.

Essi pretendono di essere la specie dominante nell'univer-

so conosciuto, il che sembra molto improbabile a prescin-

dere da quanta possano credere.

Se l'apprendimento e la loro principale Jonte di piacere,

perche non trarre insegnamento da altre popolarioni pla-

netarie? Sembra invece che essi conoscano gia tutto.

I Verdoniani parlano di Dio come se "Egli" Josse un esse-

re separato, e del Paradiso come un luogo piuttosto che diuna frequenza di energia posta in dimensioni piu elevate,

come sostengono altri quando si riferiscono a Dio come

"Tutto cia che e".

tra sviluppo tecnologico e sviluppo spirituale.

** *

Se e vero che sul retro della Luna sono parcheggiati degli

esseri chiamati Verdoniani, e lei ha la possibilita di mettersi

nuovamente in contatto con loro, ritenendo si tratti di una razza

benevola che potrebbe condurmi su Andromeda, allora le chie-

do di Jarlo. Se invece lavora per un' organizzazione governativa

americana - so inJatti che questa governo ha estesi contatti con

esseri alieni malvagi - e cia che afferma e solo una montatura,

non mi stupirei.

La avverto che se questa e solo uno stratagemma per Jarmi

uscire allo scoperto, e i Verdoniani sono solo una montatura, in

questa modo lei avrebbe mobilitato l'esercito pleiadiano, sul pia-

neta di Aldrabran nella Costellazione pleiadiana.

Ma se i Verdoniani esistono davvero e sono desiderosi di aiu-

tarmi, non esiti aJarlo dandomi unpassaggio al Consiglio di An-

dromeda, in modo che questa mondo sia riconosciuto.

** *Tuttavia, su alcuni punti vi e un accordo generale. Ad esem-

pio sull'esistenza di una federazione galattica in cui, nel futuro

piu immediato, verra chiesto agli esseri umani di entrare a Jar

parte. Per un lungo periodo di tempo, molti gruppi di extraterre-

stri hanno visitato la Terra. E ora che ci svegliamo e che ci ac-

corgiamo dei nostri vicini extraterrestri. Nessuno puo controllar-ci a meno che non consegniamo il potere della nostra psiche agli

altri, pensando che questi siano superiori 0pericolosi. Dobbiamo

prenderci cura del nostro pianeta se non vogliamo perderlo come

e capitato ad altri esseri che hanno perso illoro a causa di defla-

grazioni nucleari 0 inquinamento, e che non desiderano che ac-

cada anche a noi. Cia che si verifica, infatti, su un pianeta ha ri-

percussioni anche sugli altri per lunghissimi periodi di tempo.

L'evoluzione non si basa tanto sulla superiorita fisica 0 sulle fun-

zioni cerebrali localizzate nella parte sinistra del cervello, ma sul-

Le sue descrizioni di coloro che sono usciti allo scoperto con

racconti di rapimenti mi hanno proJondamente offesa. Non erava-

mo tutti "bifolchi" 0 "persone che avevano meno probabilita di es-

sere credute". Siamo stati definiti in questo modo dai giudizi di

persone come lei. Sono invece numerosi gli individui che, pur di-

gnitosi e affidabili, hanno sofferto molto per Ie critiche mosse loro

dalla stampa. 10 ho parlato pubblicamente e sono rimasta inorri-

dita dai servizi giornalistici. Anche chi mi ha offerto ilproprio so-

stegno haJalsato ifatti a tal punto che mi chiedo perche si sia pre-

murato di portare con se un registratore che non si e neppure

preoccupato di utilizzare.

Inoltre e chiaro che lei non haJatto le dovute ricerche perche,

inpassato, molti rapiti provenivano daJamiglie influenti, ricche e,

talvolta, Jamose.

166 167

 

Ho parlato con cantanti famosi, scrittori, f isici, poliziotti, atto-

ri e politici che hanno sperimentato vuoti temporali 0 sono stati Il suo approccio verso questa argomento mi sembra scolasti-

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partecipi di avvistamenti coscienti. Questi non si sono fatti avanti

semplicemente per gli attacchi personali sferrati sugli organi di in-

fotmazione da individui che pretendevano di essere superiori solo

perche non avevano vissuto una simile esperienza. Se la stampa

avesse mostrato un minimo di compassione, l'immagine del bifolco

oggi non esisterebbe.

Inoltre, diffido di alieni che selezionano le persone che sa-ranno oggetto di rapimento in base a criteri quali una laurea uni-

versitaria. A mio parere, 1 0 sviluppo spirituale va ben oltre l'i-

strurione scolastica. Che dire dei guaritori indiani d'America,

degli sciamani di tutto il mondo, di coloro che hanno dedicato la

propria vita alle arti della guarigione e che hanno offerto il pro-

prio generoso supporto al genere umano? Mi rendo conto che l'i-

struzione viene spesso considerata da noi, in quanto umani, al di

sopra di qualsiasi altra cosa, ma non e unfattore determinante di

onesta, dignita 0 integrita.

Avrei desiderato che lei parlasse di reincamazione. Credonell ' esistenza di un'anima eterna. Sostenere invece che un esse-

re umano possa sviluppare lapropria personalita solo grazie al-

l 'unica vita vissuta sulla Terra e ignorare il valore stesso della

vita umana.

Inoltre, trovo ingiusto condannare i bambini cresciuti in stra-

da senza l'affetto, la compassione 0 il supporto familiare. Mi au-

guro che i suoi alieni abbiano la capacita di guardare dentro gli

animi per determinare la bonta degli esseri umani in base a cir-

costanze diverse da quelle contingenti.

co e limitato. La sua caratterizzarione dei rapiti risale alle storie

di rapimento dei primi anni '50 e '60, storie che sono state per 1 0

piu smentite perche frutto di immaginazioni floride, 0perche inte-

ressate e opportunistiche.

I suoi riferimenti a un essere monoteistico e al Paradiso, ov-

viamente diretti a un pubblico ignorante, denotano la mancanza

delle conoscenze elementari sulle problematiche filosofiche.Inoltre, la sua capacita 0 mancanza di capacita nel rivolgere

domande ai Verdoniani non e propria a nessun cronista di mia co-

noscenza. La mia compianta nonna (giornalista nonche scrittrice

molto [amosa) si rivolterebbe nella tomba. E difficile credere che lei

possa aver prestato servizio presso una qualsiasi testata giornali-

stica, poiche presumo che questa sia l'unica verita del suo libro.

***

Con questa lettera si conclude una carrellata di opinioni al-

quanta diversificate.

Per quanta riguarda la mia vita attuale, vi sono stati ulteriori

intriganti sviluppi che non sono ancora in grado di riferire. A1cu-

ni di essi sono ancora in atto e in corso di svolgimento. Altri pos-

siedono caratteristiche tali che tuttora sto tentando di determinar-

ne l'eventuale significato e importanza.

E ilmio quademo di appunti sifa di giomo ingiomo pili ricco ...

** *

Per cinque anni ho realizzato indagini su incontri ravvicina-

ti, rapimenti e altri termini utilizzati per definire questa fenome-

no. Nel prossimo futuro, condurro sull'argomento uno speciale te-

levisivo che verra trasmesso quest' estate. Ho trovato il suo libro

difficile da credere. Ritengo che lei non abbia fatto giustizia alta

comunita di ticercatori che si occupa di incontri ravvicinati.

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Nota finale(vedipagina 44)

Ho incluso queste informazioni semplicemente perche ero at-

tratto dal mistero, dall' apparente instabilita dei processi evolutivi.

Si tratta, per essere onesti , di una descrizione marginale che non ha

alcuna importanza ai fini del tema centrale dellibro. Tuttavia, ho

deciso di includerla, quindi ritengo che sia d'uopo un chiarimento.

Se e vero che ogni donna nei suoi 20.000 anni di vita pub darealla luce solo un figlio, e anche vero che in tal modo la popolazionesubirebbe un rapido calo, ovvero dopo 20.000 anni, la popolazione

si dimezzerebbe, ferme restando le altre condizioni. Di questo pas-so, appare evidente che i Verdoniani sarebbero votati all'oblio.

Ma non e ancora giunto ilmomenta di piangere per la scom-

parsa di queste straordinarie creature, che esistono da prima che i

primi dinosauri comparissero sulla Terra e che, presumo, rimar-

ranno in circolazione ancora a lungo.

Innanzitutto, la limitazione che costringe ogni donna a dare

alla luce un unico figlio e contraria ai normali processi evolutivi

di umana comprensione. Inbase alla legge della sopravvivenza

del pili forte, una mutazione di questo genere dovrebbe presto es-

sere cancellata dalla specie, lasciando proliferare ilramo dellastessa costituito da femmine capaci di dare alla luce pili figli .

Ci si chiede quindi se il processo sia stato effettivamente de-

'terminato dall'evoluzione, almeno nei limiti della nostra cono-

scenza dei processi, 0 se questa sia stato prodotto da qualcosa 0

da qualcuno che ha semplicemente causato una significativa in-

versione di rotta, alterando profondamente la specie. La risposta si

trova in qualche punto nel vasto universo.

In secondo luogo, nessuno mi ha specificato se un tale cam-

biamento si e verificato cento 0un milione di anni fa. E chiaro tut-

171

 

tavia che una creatura che vive cento anni lasci aIle sue spalle

quattro 0 cinque generazioni di discendenti, equivalenti a dozzine

In quinto luogo, nonche fattore a mio avviso pill importante,

i Verdoniani, pur menzionando un'altra specie clonata, non mi

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o forse persino centinaia di individui, mentre una creatura con una

durata della vita di 20.000 anni e capace di dare alIa luce pill figli,

ad esempio cinque, potrebbe lasciarne cento, equivalenti a un nu-

mero incalcolabile di milioni di miliardi di individui.

E stata quindi Madre Natura a mettere un freno alla riprodu-

zione per coloro che hanno una durata della vita di 20.000 anni?

In terzo luogo, per un determinato periodo di tempo, i Verdo-

niani si sono riprodotti artificialmente, presumo mediante fecon-

dazione in vitro, pratica poi abbandonata perche giudicata non

soddisfacente. Gina mi ha confessato di non riuscire a ricordare

alcun periodo dei suoi 800 anni di vita durante ilquale Ie donne

Verdoniane dessero alla luce i bambini in circostanze diverse da

quelle naturali, pur possedendo le tecnologie per farlo.

Si noti che le parole di Gina sono state "in circostanze diver-

se da quelle naturali". Dato che i Verdoniani sono in possesso del-

le tecnologie mediche per superare 0 aggirare la restrizione biolo-

gica del figlio unico, la nascita di pill figli attraverso la gravidanza

rientrerebbe in "circostanze normali". Gina mi ha detto inoltre che

questa procedura viene utilizzata raramente. Con la popolazione

verdoniana che si aggira intomo alIa cifra di 500 milioni di milio-

ni di esseri (e mi chiedo quale cifra raggiungesse prima di stabi-

lizzarsi definitivamente), e possibile che questo metodo di ripro-

duzione possa diventare un'opzione praticabile quando la specie

avra raggiunto quell a che viene considerata la dimensione ideale.

Quale essa sia, pero, 1 0 ignoro.

In quarto luogo, e possibile che l'inversione di rotta biologic a

sia stata adottata nuovamente, se non addirittura abbandonata, con-

sentendo alle donne di mettere al mondo pill di un figlio. E proba-bile che sia la stessa natura a invertire ilprocesso ogni tre 0 quat-

tro generazioni, oppure potrebbe trattarsi di una combinazione dei

diversi fattori. Ma questa e pura speculazione da parte mia, poiche

non ho idea dei processi evolutivi in atto nell'universo. Tutto cio

che so e che Madre Natura ha un modo di sfoltire il gregge quan-do questa diventa troppo numerdso perche la terra possa sostener-

1 0 , e di ristabilire un equilibrio quando si verifica uno squilibrio.

hanno mai parlato di clonazione in riferimento a se stessi. Non mi

e mai capitato durante i tre giorni trascorsi a bordo di sollevare

l' argomento. Ma considerate le possibilita.

E per finire, non vi preoccupate per la scomparsa dei Verdo-

niani. Non e scritto nelle stelle.

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Indice

Premessa 5

1. Accade l'inspiegabile 7

2. Orientamento e indottrinamento 19

3. Perche proprio io? 23

4. Proprio come essere a casa 35

5. I nostri vicini ... lontani 39

6. Uno sguardo sull'universo 49

7. La visita pro segue 61

8. La macchina da "guerra" dei Verdoniani 65

9. II pollice magico 71

1O.n mondo che verra 79

11. Proposta indecente 83

12. Chi e Gina? 91

13. L' elenco di incaricati 99

14. AI cospetto di Dio 105

15. Ritorno a casa 111

16. L'incontro con un Ambasciatore 115

Epilogo 129

Notafinale 171