pesando - pompei in età sannitica_ tipologia, uso e cronologia delle tecniche edilizie

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Atti del Convegno Segni, 3 dicembre 2011 TECNICHE COSTRUTTIVE DEL TARDO ELLENISMO NEL LAZIO E IN CAMPANIA a cura di Francesco Maria Cifarelli Espera

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Pesando - Pompei in Età Sannitica_

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  • Atti del ConvegnoSegni, 3 dicembre 2011

    TECNICHE COSTRUTTIVE DEL TARDO ELLENISMO NEL LAZIO E IN CAMPANIA

    a cura di

    Francesco Maria Cifarelli

    Espera

  • Tecniche costruttive del tardo ellenismo nel Lazio e in CampaniaAtti del ConvegnoSegni, 3 dicembre 2011

    a cura di Francesco Maria Cifarelli

    Impaginazione e stampa: Tipografi a Ferrazza

    Il convegno stato realizzato con il contributo della Legge Regionale 42/97, Piano Musei 2010. Si ringraziano la Regione Lazio e la Provincia di Roma

    Il volume pubblicato da

    Espera s.r.l. Editoria e Servizi per ArcheologiVia Fulvio Palmieri, 4 00151 [email protected]

    isbn 9788898244065 Espera s.r.l. 2013, tutti i diritti riservati

    MUSEO

    ARCHEOLOGICO

    COMUNALE

    SEGNICOMUNE DI SEGNI

    Assessorato alla Cultura

  • 117

    Il tema del presente contributo potr apparire sin-golare a un pubblico consapevole di quanta impor-tanza rivestano lanalisi stratigrafica delle murature e la loro tipologia costruttiva nella determinazione delle fasi edilizie degli edifici antichi. Pur con alcu-ne riserve sul piano delle indicazioni cronologiche assolute, ora pi calibrate di un tempo grazie a sem-pre pi attente verifiche stratigrafiche, le seriazioni tipologiche di M.E. Blake, G. Lugli, J.-P. Adam sullinsieme dei sistemi costruttivi documentati in et romana1 e quelle pi specifiche dedicate a sin-gole tecniche, fissate nei lavori di R.C. Carrington, K. Peterse e K. Wallat dedicati rispettivamente allopera incerta, allopera a telaio (opus africanum) e allopus testaceum a Pompei2, rimangono infatti imprescindibili punti di riferimento. Il grande fer-vore che ha caratterizzato la ricerca nelle aree ve-suviane durante gli ultimi dieci anni, sintetizzato negli atti dei convegni internazionali del 2002 e del 20073 e in altri incontri studio dedicati a specifi-ci temi, ha comunque permesso di acquisire nuovi e significativi dati su molti aspetti relativi alle pi antiche fasi di Pompei ed Ercolano. Questi riguar-dano in primo luogo aspetti molto dibattuti nella tradizione pompeianistica, quali le tipologie abita-tive utilizzate fra III e II secolo a.C. che oggi sap-piamo essere molto pi varie di quanto un tempo si immaginasse, avendo riscontrato la sostanziale coesistenza per gran parte del II secolo a.C. di case ad atrio con o senza ambienti laterali, di case ge-melle a doppio atrio e di case ad atrio testudinato (fig. 1)4 o la diffusione e variet dei partiti deco-rativi adottati nellabbellimento delle case (decora-zioni parietali del cd. Stile 0, Stile a Zone e I Stile; pavimentazioni in battuto, ciottolato, tessellato e

    cocciopesto)5. Ma le nuove acquisizioni riguardano anche ambiti pi specialistici, come quello trattato in questa sede, ossia luso delle tecniche edilizie, a proposito del quale oggi possiamo affermare che, durante let sannitica, si registr una qualche va-riet nel loro impiego dipendente, in ultima analisi, dalle esigenze e dalle disponibilit economiche dei committenti.

    Tuttavia, nonostante questultima serie di ac-quisizioni, ormai consuetudine imbattersi in espliciti riferimenti allinaffidabilit delle tecniche edilizie quali indicatori tipologici e cronologici: una posizione di questo tipo ad esempio espressa nellintroduzione del recente e per molti aspet-ti, apprezzabile libro miscellaneo The Making of Pompeii, ove si afferma che lo sviluppo urbano di Pompei continua ad essere esposto attraverso un approccio troppo obsoleto e selettivo dei suoi resti, in particolare attraverso il riconoscimento dei diffe-renti materiali e delle differenti tecniche utilizzate nella costruzione degli edifici. [] Nonostante il fatto che questa metodologia sia stata sottoposta a critica osservando che differenti tecniche poteva-no essere individuate allinterno della costruzione di uno stesso muro, essa sopravvissuta in gran parte immutata nel tempo. Tale approccio diven-tato cos radicato che la fiduciosa datazione degli edifici pompeiani sulla base della sola tecnica edili-zia continua largamente a dominare gli studi sulla pi antica fase urbana di Pompei6. Vista la diffu-sione di tale radicata certezza, credo sia necessario chiedersi quale sia il fondamento critico a questa tradizione pompeianistica, che, se accettato, non pu che avere delle inevitabili ripercussioni su tutte quelle evidenze archeologiche det repubblicana

    1 M. E. BLAKE, Ancient Roman Construction in Italy from the Prehistoric Period to Augustus, Washington 1947; G. Lugli, La tecnica edilizia romana con particolare riguardo a Roma e Lazio, Roma 1957; J.-P. ADAM, Larte di costruire presso i Romani, Milano 1988 (trad.it.).

    2 R. C. CARRINGTON, Notes in the Building Materials of Pompeii, in JHS 23, 1933, pp. 125-138; K. PETERSE, Steinfachwerk in Pompeji, Amsterdam 1999; K. WALLAT, Opus testaceum in Pompeji, in RM 100, 1993, pp. 353-382.

    3 P.G. GUZZO, M.P. GUIDOBALDI (a cura di), Nuove ricerche a Pompei ed Ercolano, Atti del Convegno Internazionale (Roma 2002), Napoli 2005; GUZZO, GUIDOBALDI 2008.

    4 PESANDO 2008. 5 F. SEILER, Questioni intorno ad un complesso di pitture

    ellenistiche singolari a Pompei in G. F. LA TORRE, M. TORELLI, Pittura ellenistica in Italia e in Sicilia. Linguaggi e tradizioni, Roma 2011, pp. 499- 518; J.-P. BRUN, Uno stile zero? Andron e decorazione pittorica anteriore al primo stile nellinsula I 5 di Pompei, in GUZZO, GUI-DOBALDI 2008, pp. 81-70; D. DAURIA, La Protocasa del Granduca Michele (VI, 5, 5): funzionalit degli ambienti, tipologie edilizie e de-

    corazioni parietali, in G.F. LA TORRE, M. TORELLI (a cura di), Pittura ellenistica in Italia e in Sicilia. Linguaggi e tradizioni, Atti del Convegno di Studi, Messina 24-25 Settembre 2009, Roma 2011, pp. 447-458; R. ESPOSITO, Decorazione parietale nella Protocasa del Centauro (VI, 9, 3 , ibid., pp. 437-446; F. PESANDO, Pavimenti e mosaici nella Pompei sannitica. Nuovi dati dagli scavi nella Regio VI (2001-2010), in Atti Convegno XVII AISCOM, Tivoli 2012, pp. 535-546.

    6 S. ELLIS, Preface, in S. J. ELLIS (ed.), The Making of Pom-peii. Studies in the History and Urban Development of an Ancient Town, JRA Suppl. 85, Portsmouth 2011, p.7: Pompeiis urban development continues to be told from an older and more selective approach to its remains, principally through the recognition of differences in the ma-terials and methods used to construct its buildings [] Even though such a methodology was quickly challenged on the basis that differ-ent styles could be recognized in a single construction of a wall, the methodology has survived for most part intact. So inveterate has this approach become that the confident dating of Pompeian buildings, based indicatively on wall styles alone, continues largely to dominate studies into Pompeiis urban past.

    Pompei in et sannitica. Tipologia, uso e cronologia delle tecniche edilizie

    FABRIZIO PESANDO

  • 118 F. PESANDO

    considerate come acquisite sulla base della sola o prevalente analisi delle tipologie costruttive. Tale convincimento si basa essenzialmente sullo scavo di unabitazione, che venne eseguito nella Casa di Amarantus (I, 9, 12) qualche anno prima delle si-stematiche indagini archeologiche a cui si fatto cenno. La modesta dimora che, a mio avviso, prima di essere unita alladiacente esercizio com-merciale I, 9, 11 si presentava probabilmente come una casa ad atrio testudinato, solo successivamente trasformato in tuscanico o displuviato7 caratte-rizzata da una massiccia facciata in opera quadra-ta a blocchi di travertino e da muri perimetrali in opera a telaio, questi ultimi inquadrabili nel tipo B della tipologia di Peterse (fig. 2), ossia contraddi-stinti dalluso di catene ravvicinate, scapoli piutto-sto grandi e un legante costituito da argilla, calce e pozzolana mischiate in quantit variabile fra nucleo e paramento8: linsieme di tali elementi indirizza-va a riferire lepoca di costruzione della casa al III secolo a.C., mentre evidenti erano i segni di suc-

    cessivi rinnovamenti (creazione della piccola vasca quadrata al centro dellatrio; chiusura di unapertura nellambiente residenziale posto a ovest del tablino; parziale ricostruzione del muro perimetrale est; ri-facimento di molti stipiti in opera vittata mista; ri-decorazione in IV Stile del tablino 5 e del triclinio 11)9. Gli scavi stratigrafici, effettuati dalla British School at Rome a partire dal 1994 riguardarono sia la domus 12 che lesercizio commerciale 11, ad essa aggregato solo in un secondo momento. Nella casa, i saggi pubblicati in maniera preliminare in tre diversi articoli apparsi a pochi anni di distanza luno dallaltro e dedicati a momenti diversi nella storia delledificio (fase edilizia iniziale10, stato al momen-to delleruzione11, frequentazione dellarea durante let arcaica12) riguardarono gli ambienti posti ai lati delle fauces (3 e 4) e gran parte dellatrio (fig. 3). A questi contributi va aggiunta la esauriente sintesi di A. Wallace-Hadrill dedicata a tutto il complesso residenziale, apparsa nel 2005, ove sono stati forniti ulteriori elementi documentari ed stata proposta

    7 Secondo le osservazioni fatte al momento della pulizia preliminare per lo scavo dellatrio, la piccola vasca centrale potrebbe essere stata usata come aiuola, anche se la documentazione darchi-vio mostra come nel 79 essa funzionasse come deposito di anfore (FULFORD,WALLACE-HADRILL 1995-1996, p. 85; BERRY 1997, pp. 109-110; 123). Rimane aperto il problema della possibile copertura dello spazio centrale; sulla base di quanto oggi si conosce sulle tipologie degli atri nelle case det sannitica (e.g. PESANDO 2008), ritengo che il tipo testudinato fosse piuttosto diffuso nelle abitazioni di livello medio.

    8 PETERSE 1999, pp. 39-40; per un inquadramento generale dellopera a telaio a Pompei cfr. anche PETERSE 2006, pp. 373-377.

    9 Per lanalisi delle stratigrafie murarie cfr. FULFORD, WAL-LACE-HADRILL 1995-96, pp. 80-85 (R. Daniels-Dwyer, J. DeLaine, A. Wallace-Hadrill). Sulle pitture di IV Stile presenti nella casa si veda ora D. ESPOSITO, Le officine pittoriche di IV Stile a Pompei, Roma 2009, pp.165-167.

    10 FULFORD, WALLACE-HADRILL 1995-1996; FULFORD, WAL-LACE-HADRILL 1998; M.G. FULFORD in J. BERRY (a cura di), Sotto i lapilli. Studi nella Regio I di Pompei, Milano 1998, pp. 62-68.

    11 BERRY 1997. 12 FULFORD, WALLACE-HADRILL 1999.

    Fig. 1 - Pompei nel III secolo a.C.: le tipologie abitative.

  • 119POMPEI IN ET SANNITICA. TIPOLOGIA, USO E CRONOLOGIA DELLE TECNICHE EDILIZIE

    una nuova sequenza cronologica degli interventi edilizi attestati nella domus I,9,12 su cui, per lim-portanza rivestita per il tema trattato in questa sede, si dovr ritornare13.

    Nelle relazioni preliminari, con grande sorpresa degli stessi scavatori, che nella stanza 4 dovettero rimuovere anche del materiale vulcanico scoprendo gli scheletri di un mulo e di un cane morti durante leruzione14, lincrocio fra la sequenza stratigrafica e il materiale ad essa associato in particolar modo nei livelli tagliati dalla fondazione del muro peri-metrale est dellatrio, nella trincea di spoliazione di un muro pi antico e al di sotto del pavimento dellambiente 3 spinse a modificare significativa-mente le consolidate acquisizioni in termini di ti-pologia abitativa, impiego di tecniche edilizie e loro cronologia. La costruzione della casa, preceduta da una frequentazione riferibile al periodo arcaico, da un lungo abbandono e da una successiva occupa-zione det sannitica documentata dal muro ra-sato che non aveva avuto alcun rapporto con gli elevati conservati15 , sarebbe stata infatti da riferire non allet medio-sannitica, ma al tardo I secolo a.C.16; sul piano generale, le conclusioni proposte furono pi che innovative: il significato di questa testimonianza che senza lassociazione di materiali datanti, la tecnica edilizia non pu pi essere usata come indicatore cronologico17. Come si pu facil-mente immaginare, questa argomentazione ha dei corollari non secondari; il pi rilevante, forse non pienamente colto dagli scavatori, riguarda la rico-struzione stessa dei meccanismi produttivi alla base delle attivit edilizie: ipotizzando la contemporanei-t dutilizzazione dellopera quadrata, dellopera a

    13 WALLACE-HADRILL 2005, p. 102: Excavation confirms that there are only two major phases in this area connecting with the standing remains (though several phases precede the building of the house as we see it) [] We note in these two episodes classic asso-ciations, between Sarno limestone construction and early decorative schemes, and between opus vittatum mixtum construction and later decorative schemes; la citazione, da integrare con quanto riportato infra, nota 32.

    14 BERRY 1997, p. 113.15 WALLACE-HADRILL 2005, p. 103: Sulla base del resto di

    un muro tagliato dalledificio in calcare di Sarno, si pu supporre che strutture di una certa solidit precedettero la casa attualmente visibile. Il muro rasato si trovava allineato al muro est delle fauces (FULFORD, WALLACE-HADRILL 1995-1996, p. 93).

    16 FULFORD, WALLACE-HADRILL 1995-1996; FULFORD, WAL-LACE-HADRILL 1998; cfr. anche FULFORD, WALLACE-HADRILL 1999, pp. 37; 57.

    17 FULFORD, WALLACE-HADRILL 1995-96, p. 98: The signifi-cance of this evidence is that we can no longer use construction tech-niques by themselves without associated material as a basis for dating.

    Fig. 2 - Casa di Amarantus (I, 9, 12): facciata in opera quadrata di travertino (a sn.) e muro perimetrale ovest in opera a telaio (a ds.).

    Fig. 3 - Casa di Amarantus (I, 9, 12): planimetria con indicazione dei saggi eseguiti (da Fulford, Wallace-Hadrill 1995-1996, con integrazioni).

  • 120 F. PESANDO

    telaio e delle diverse tipologie dellopera cementizia in uso nel tardo I secolo a.C., si annulla ogni distin-zione nelle operazioni di cantiere, rendendo del tut-to superflue quelle osservazioni che riconoscevano nella standardizzazione e nella specializzazione del lavoro delle botteghe uno dei tratti pi caratteristici della tarda repubblica e della prima et imperiale, periodi come noto contraddistinti da una rile-vante attivit edilizia sia pubblica che privata18. In tal modo, invece, la scelta di utilizzare luna o laltra tecnica sarebbe stata molto soggettiva, dipendendo di volta in volta solo dalla reperibilit del materiale, dalla capacit tecnica delle singole botteghe, dalle disponibilit economiche o dal capriccio del com-mittente; qualcosa che non sembra trovare riscontro nelle citt vesuviane neppure pochi decenni dopo, allepoca della grande ricostruzione post-sismica, quando, allinterno di una omogeneit edilizia sen-tita talmente poco riconoscibile da divenire quasi alienante, i cantieri cercarono di distinguersi e con-correre fra loro ricorrendo talvolta a vere e proprie sigle identificative, inserite direttamente nelle mu-rature19 (fig. 4). Prassi dunque difficile da ipotizza-re, come sottolineato anche da K. Peterse, il qua-le ha notato come sia poco plausibile la proposta di una intercambiabilit duso dellopera a telaio e dellopera incerta per un lasso poco pi che breve di tempo. Lopus incertum era infatti molto pi econo-mico dellopera a telaio sia nella lavorazione che nel trasporto dei materiali, sia che questi fossero presi da fuori che ricavati sul posto. Inoltre, paragonata allopus incertum, lopera a telaio non offriva alcun vantaggio dal punto di vista strutturale20.

    Occorre inoltre segnalare che nella lettura del-le due pubblicazioni preliminari di scavo si notano alcune lacune: in particolare mancano unadegua-ta descrizione dei frammenti ceramici rinvenuti in associazione alle pavimentazioni e alle fondazioni murarie21 e un preciso riferimento alla morfologia del muro perimetrale ovest, quello conservatosi quasi intatto fino al 79 per unaltezza media di 4 metri. Solo una fotografia dinsieme mostra infatti

    uno scorcio della pulizia del settore ovest dellatrio, mentre una maggiore attenzione fu riservata alla descrizione del saggio eseguito sul lato opposto22: ma gi da questo confronto sembrano emergere si-gnificative differenze nel sistema di fondazione dei due muri perimetrali. Lo scavo di quello est mise infatti in luce una risega di fondazione che venne a intaccare un battuto cineritico molto omogeneo e, in apparenza, solido (interpretato come suolo colti-vato): come si visto, anche in associazione alla sua fossa di fondazione e alla rasatura di un preceden-te muro posto in asse con la parete est delle fauces si riferisce il rinvenimento di una serie di mate-riali, dei quali i pi recenti indirizzarono verso una datazione augustea della muratura, datazione che venne estesa, quasi per sineddoche, allintera casa23. Del muro perimetrale ovest, la fotografia sembra mostrare invece una fondazione poco profonda24, strutturalmente simile allelevato e cio formata so-stanzialmente dalla prosecuzione delle catene ver-ticali e da un riempimento costituito da scapoli di maggiori dimensioni. Se limpressione offerta dalla sola ripresa fotografica corretta, la fondazione del grande muro ovest in opera a telaio sarebbe diversa da quella del muro opposto dellatrio e piuttosto simile alle fondamenta di altri muri in opera a te-laio costruiti nel III secolo a.C., come ad esempio

    18 M. TORELLI,Innovazione nelle tecniche edilizie romane tra I sec.a.C. e il I sec.d.C. , in Tecnologia, economia e societ nel mondo romano, Como 1980, pp. 139 sgg.

    19 F. PESANDO, Quadratariorum notae Pompeianae. Sigle di cantiere e marche di cava nelle domus vesuviane, in Vesuviana, 2, 2010, pp. 47-75.

    20 PETERSE 2006, p. 378: We assert the implausibility of the equal and interchangeable use of limestome framework and opus in-certum for any significant lenght of time. Opus incertum was cheaper than limestone framework, and there were reduced costs for produc-tion and transportation both en route as well as at the construction site itself. Moreover, compared to opus incertum, limestone framework did not offer any structural benefits. In precedenza, lo stesso Peterse aveva mostrato una certa prudenza sulla lettura dei dati dello scavo della Casa di Amarantus: cfr. PETERSE 1999, p. 56.

    21 FULFORD, WALLACE-HADRILL 1995-1996 (M.C. Fulford), p. 93: Other features cut into the subsoil, including the construc-tion trenches of the standing walls, where the pottery has been pro-

    visionally inspected contain small assemblages of black glaze and other coarse wares. The most distinctive of the black glaze wares is Campana A which was produced from the later third century BC down to the introduction of Italian sigillata. However a variety of other wares, some probably of earlier production, some of later, is also represented. All these assemblages require further, comparative study.

    22 FULFORD, WALLACE-HADRILL 1995-1996, pp. 92-94 e fig. 21 a p. 97 (M.C. Fulford).

    23 Schema cronologico in FULFORD, WALLACE-HADRILL 1995-1996, p. 94 (M.C. Fulford), con indicazione di quattro fasi di occupa-zione del settore dellatrio nella casa I,9,12 (Phase 0-Phase 3) . Come si visto, solo due fasi (I e IV Stile) sono indicate in WALLACE-HADRILL 2005, il quale per sottolinea come i resti strutturali e decorativi di II secolo a.C. non trovino un preciso riscontro nei materiali ceramici e numismatici della met del I secolo a.C. rinvenuti negli strati tagliati dalle fosse di fondazione (pp. 107-108).

    24 FULFORD, WALLACE-HADRILL 1995-1996, p. 84, fig. 7.

    Fig. 4 - Ercolano, Casa del salone Nero, muro perimetrale est con sigla di cantiere.

  • 121POMPEI IN ET SANNITICA. TIPOLOGIA, USO E CRONOLOGIA DELLE TECNICHE EDILIZIE

    quello della domus VI, 14, 40, dove lo scavo non ha rivelato la presenza di una vera e propria fossa di fondazione, ma solo la prosecuzione della struttu-ra dellelevato per un profondit media di circa 50 cm25 (fig. 5). Al momento, solo una suggestione: alla luce dei dati resi noti e in attesa della pubbli-cazione definitiva di tutti i saggi eseguiti nella Casa di Amarantus, nulla vieta di ipotizzare che nel cor-so della trasformazione dellatrio da testudinato a tuscanico, con conseguente costruzione della vasca centrale (quella s, per caratteristiche interne, da-tabile alla prima et imperiale), si sia voluto con-trollare e, ove necessario, rinforzare le fondamenta degli antichi e poco affidabili muri in opera a telaio ed in particolare di quello orientale, come si visto oggetto di consistenti interventi anche nellelevato.

    Pochi anni dopo la chiusura degli scavi nella Casa di Amarantus, il quadro delle nostre cono-scenze sulla Pompei di III secolo a.C. ha iniziato

    a delinearsi con sempre maggiore chiarezza. Solo restando nellambito della ricerca interuniversitaria Progetto Regio VI, nel decennio 2001-2011, ol-tre a individuare consistenti resti di strutture det arcaica e sannitica in gran parte del quartiere, sta-to possibile mettere pressoch integralmente in luce nove case costruite fra la prima met e la fine del III secolo a.C. e seppellite al di sotto di nuove abita-zioni fra la met del II e linizio del I secolo a.C.26 Lidentificazione delle case pi antiche stata resa possibile attraverso unanalisi dettagliata di tutti i resti visibili in elevato e lesecuzione di saggi mi-rati nei punti in cui erano evidenti delle anomalie: il pi riconoscibile indicatore di tali anomalie in genere rappresentato dalla presenza di chiusure di antiche finestre situate a una quota incompatibile con i livelli di frequentazione det tardo-repub-blicana ed imperiale. Siffatte chiusure, visibili ad esempio nella facciata e lungo il muro perimetrale

    25 F. PESANDO, Il Progetto Regio VI. Campagna di scavo 2005: strutture arcaiche e di III secolo a.C. nellinsula VI, 14, in RivStPomp 17, 2006, pp. 48-49; sulle fasi edilizie documentate nella domus VI, 14,40 cfr. M. C. MARANO, Scavi nellinsula VI, 14, in PESANDO 2010, pp. 61- 75.

    26 F. COARELLI, A.P. ZACCARIA RUGGIU, F. PESANDO, P. BRA-CONI, Pompei: Progetto Regio VI. Relazione preliminare degli scavi nelle insulae 10 e 14, in RivStPomp 12-13, 2001-2002, pp. 223-228; F. COARELLI, F. PESANDO, A. ZACCARIA RUGGIU et alii, Progetto Regio VI. Campagna di scavo 2002 nelle insulae 2, 9 e 14, in RivStPomp 14, 2003, pp. 289-309; F. COARELLI, F.PESANDO et alii, Il Progetto Regio VI. Campagna di scavo 2003, in RivStPomp 15, 2004, pp. 144-

    179; F. COARELLI, F. PESANDO et alii, Il Progetto Regio VI. Campagna di scavo 2004, in RivStPomp 16, 2005, pp. 166-207; F. COARELLI, Nuovi dati sulla storia edilizia di Pompei. Il Progetto Regio VI: cam-pagna di scavo nellinsula 2, in P.G.GUZZO, M.P.GUIDOBALDI (a cura di), Nuove ricerche archeologiche a Pompei e Ercolano, Napoli 2005, pp. 97-100; PESANDO 2005; F. COARELLI, F. PESANDO (a cura di ), Rilegge-re Pompei I, Roma 2006; F. COARELLI, F. PESANDO, F. ORIOLO et alii, Il Progetto Regio VI. Campagna di scavo 2005 in RivStPomp 17, 2006, pp. 48-55; F. PESANDO, Gli ozi di Ercole. Residenze di lusso a Pompei ed Ercolano, Roma 2006, pp. 25-39; A. P. ZACCARIA RUGGIU et alii, Le ricerche dellUniversit Ca Foscari di Venezia nellinsula VI, 7 (2004-2005), in RivStPomp 17, 2006, pp. 56-66; F. COAREL-

    Fig. 5 - Pompei, domus VI, 14, 40; disegno del muro perimetrale sud in opera a telaio. I blocchi visibili appartengono a una sostruzione det arcaica.

  • 122 F. PESANDO

    sud della Casa del Granduca Michele (fig. 6), han-no costituito il punto di partenza per le indagini di scavo intraprese in quella abitazione fra il 2003 e il 2011, inizialmente circoscritte ai soli ambienti a cui appartenevano le originarie finestre tamponate (le stanze 8 e 6) e poi estese allintera dimora per la notevole qualit dei ritrovamenti. A una profondi-t media di - 0,70 m dai livelli tardo-repubblicani sono infatti emersi i resti ben conservati di una casa della fine del III secolo (la Protocasa del Granduca Michele), rinnovata in molte sue parti alla met del II secolo a.C. A questa seconda fase sono riferibili le decorazioni pavimentali e parietali della stanza 8

    di cui si conservano il pavimento in cocciopesto con decorazione a puntinato di tessere e lo zoccolo giallo appartenente ad una decorazione parietale di I Stile o in Stile a zone e altre dello stesso tipo identifi-cate nel corso di successive esplorazioni27 (fig. 7).

    Per quanto attiene luso delle tecniche edilizie durante let medio-sannitica, lo scavo pressoch integrale delle abitazioni identificate al di sotto delle quote di frequentazione tardo-sannitiche e repubblicane e linsieme dei dati raccolti in tutti i sondaggi effettuati nella Regio VI hanno permesso di osservare che nelle case pi sontuose di III secolo a.C. erano di norma associate murature in opera

    LI, Il settore nord-occidentale di Pompei e lo sviluppo urbanistico della citt dallet arcaica al III secolo a.C. , in GUZZO, GUIDOBALDI 2008, pp. 173-176; PESANDO 2008; F. PESANDO, Ledificio ellenistico VI,2,19 presso la Torre XII: nuove scoperte, vecchi scavi, in GUZZO, GUIDOBALDI 2008, pp. 532-533; F. PESANDO, Pompei nel III secolo a.C.: le trasformazioni urbanistiche e monumentali, in J. UROZ, J.M. NOGUERA, F. COARELLI (eds.), Iberia e Italia. Modelos Romanos de In-tegracion Territorial. Actas del IV Congreso Hispano-Italiano Historico-Arqueologico, Murcia 2008, pp. 221-246; F. COARELLI, F. PESANDO et alii, Il Progetto Regio VI I Primi Secoli di Pompei. Campagna di scavo 2006, in RivStPomp 18, 2007, pp. 106-112; PESANDO 2010; F. PESANDO, La domus pompeiana in et sannitica: nuove acquisizioni dalla Regio VI, in M. BENTZ, Chr. REUSSER, (Hg), Etruskisch-italische und rmisch-republikanische Huser, (Studien zur antiken Stadt 9), Wiesbaden 2010, pp. 243-255; F. PESANDO, D. DAURIA, M. GIGLIO,

    Le ricerche dellOrientale di Napoli nella Casa del Granduca Mi-chele (VI,5,5) e nel settore settentrionale dellInsula IX, 7. Attivit di ricerca nellarea vesuviana, in RivStPomp 21, 2010, pp. 104- 112; F. COARELLI, F. PESANDO, The urban development of NW Pompeii. The archaic period to the 3rd c. B.C., in S. J. R. ELLIS (ed.), The making of Pompeii. Studies in the history and urban development of an ancient town. (Portsmouth 2011), JRA, Suppl. Series 85, pp. 37-58; F. PE-SANDO, Pavimenti e mosaici nella Pompei sannitica. Nuovi dati dagli scavi nella Regio VI (2001-2010), in Atti convegno XVII AISCOM (Teramo 2011), Tivoli 2012, pp. 535-546.

    27 Per gli scavi della Protocasa del Granduca Michele si ri-manda a D. DAURIA, Scavi nellinsula VI, 5, in PESANDO 2010, pp. 41-59 (con bibl. precedente citata alla nota 26) e EAD., Pompei. Casa del Granduca Michele. Campagna di scavo del 2009, in RivStPomp 21, 2010, pp. 105-109.

    Fig. 6 - Pompei, Casa del Granduca Michele (VI, 5,5): scavi nellambiente 8 (2003).

  • 123POMPEI IN ET SANNITICA. TIPOLOGIA, USO E CRONOLOGIA DELLE TECNICHE EDILIZIE

    quadrata e in opera a telaio: un caso esemplare costituito dalla Casa del Naviglio (fig. 8) unabi-tazione ad atrio tuscanico canonico, il cui impianto originario si pu datare stratigraficamente al pieno III secolo28 , dove furono utilizzate solo queste due tecniche; ma nello stesso periodo, nelle pi mode-ste Protocase del Centauro e del Granduca Miche-le, ai muri perimetrali fabbricati in opera quadrata, opera a telaio e opera cementizia fu associata nella costruzione di molti tramezzi interni la tecnica a terra pressata forse lopus formaceum o formatum ricordato dalle fonti29 (fig. 9) , che, insieme ai muri realizzati in mattoni crudi, coesistette durante buona parte del II secolo con linnovativo, ma mol-

    to pi dispendioso opus caementicium30. In linea di massima stata pertanto confermata la tradiziona-le seriazione delle tecniche edilizie utilizzate du-rante let medio-sannitica, permettendone altres una migliore conoscenza e una migliore calibrazio-ne cronologica.

    La coerenza del quadro delineato aveva per uninspiegabile eccezione proprio nei risultati emersi dallo scavo edito della Casa di Amarantus, a meno di ipotizzare per assurdo che a Pompei ci che era pienamente acquisito durante il III e II se-colo a.C. nella Regio VI non valesse per la Regio I o, con maggiore plausibilit, di riferire la cronologia bassa della casa alla profonda ristrutturazione che

    28 Sulla Casa del Naviglio cfr. R. CASSETTA, C. COSTANTINO, La Casa del Naviglio (VI, 10, 11) e le botteghe VI, 10, 10 e VI, 10, 12, in F. COARELLI, F. PESANDO, Rileggere Pompei I, Roma 2006, pp. 245-337.

    29 Sullopus formaceum o formatum cfr. PESANDO 2005, p. 87 e PESANDO 2008, p. 170. Le principali fonti in cui si fa riferimento a questo tipo di tecnica edilizia e a quella dei mattoni crudi nelledilizia pubblica e privata sono: Plin. N.H., 35,169 Quid? non in Africa Hi-spaniaque e terra parietes, quos appellant formaceos, quoniam in forma circumdatis II utrimque tabulis inferciuntur verius quam struuntur, aevis durant, incorrupti imbribus, ventis, ignibus omnique caemento firmio-res? Spectat etiam nunc speculas Hannibalis Hispania terrenasque tur-res iugis montium inpositas. Hinc et caespitum natura castrorum vallis accommodata contraque fluminum impetus aggeribus. Inlini quidem

    crates parietum luto et lateribus crudis exstrui quis ignorat?; Varro, r.r., 1,14,4:[maceria] ex terra et lapillis compositis in formis, ut in Hispania et agro Tarentino ; Cato, agr., 14,4-5: Villa lapide calce: fundamenta supra terram pede; ceteros parietes ex latere; iugumenta et antepagmenta, quae opus erunt, indi[c]to. Cetera lex uti uilla ex calce cementis. Pretium in tegulas singulas: n. s.; Is., orig, 15, 9, 5: Formatum, sive formacium, in Africa et Hispania parietes e terra appellant, quoniam forma circumdatis duabus utrimque tabulis inferciuntur verius quam instruuntur. Aevis du-rant incorrupti ventis, ignibus omnique caemento fortiores.

    30 Sul problema cfr. F. PESANDO, Lars struendi nella precet-tistica catoniana (agr., 14) , in A. ROSELLI, R. VELARDI, Linsegnamento delle technai nelle culture antiche, Atti del Convegno Ercolano, 23-24 marzo 2009, Quad. di AION, sez. filologico-letteraria 15, Pisa-Roma 2011, pp. 85-94.

    Fig. 7 - Protocasa del Granduca Michele, ambienti di soggiorno con decorazioni di I Stile o in Stile a zoneappartenenti alla seconda fase edilizia della casa (met II secolo a.C.).

  • 124 F. PESANDO

    la interess nella prima et imperiale. Il risultato di un ulteriore saggio, effettuato nel tablino della casa dopo la pubblicazione dei primi due resocon-ti preliminari, ha in realt permesso di sciogliere laporia, anche se purtroppo occorre registrare che

    questa nuova, importante acquisizione stata pres-soch ignorata dalla successiva letteratura: anche nella Casa di Amarantus, a circa 50 cm al di sotto della quota di frequentazione det imperiale del tablino, sono infatti emersi resti di un precedente

    Fig. 8 - Le tecniche edilizie nel III secolo a.C., nelle domus delllite pompeiana. Casa del Naviglio (VI, 10, 11): muro perimetrale ovest in opera quadrata e muro interno in opera a telaio.

    Fig. 9 - Le tecniche edilizie nel III sec. a.C. nelle abitazioni di livello medio. Protocasa del Granduca Michele (VI, 5,5): facciata in opera cementizia e tramezzo interno in opus formaceum.

  • 125POMPEI IN ET SANNITICA. TIPOLOGIA, USO E CRONOLOGIA DELLE TECNICHE EDILIZIE

    ambiente decorato verosimilmente in I Stile (fig. 10)31. Le evidenze del piccolo scavo sono in realt perfettamente comparabili con quanto osservato in altri contesti della Regio VI; in particolare, impres-sionante lo stringente confronto con quanto do-cumentato nella stanza 8 della Casa del Granduca Michele (fig. 11): stesso pavimento in cocciopesto con decorazione a puntinato, stessa decorazione pa-rietale, stessa profondit di colmatura per la succes-siva ricostruzione. Dunque, allo stato attuale delle nostre conoscenze, anche la Casa di Amarantus rientra nella tipologia architettonica, costruttiva e decorativa det preromana, mostrando come la to-talit degli elementi emersi da questo e da altri scavi non contraddica affatto il criterio tipologico tradi-zionale, ma, come stato scritto, contribuisca ad arricchire la visione dinsieme della pi antica storia urbanistica e monumentale di Pompei32.

    31 WALLACE-HADRILL 2005, p. 102 e fig. 4 a p. 105:the origi-nal Sarno construction is followed by a comprehensive modification whereby the floor is raised, the entrance to one bedroom blocked, the tablinum both given a narrowed entrance and raised by half a metre, bringing it level with the remodelled peristyle garden. Fourth Style dec-oration is applied, and the fill of the raised floor preserves the cocciopesto floor and yellow socle of what is presumably a first-style decoration.

    32 WALLACE-HADRILL 2005, p. 108: The value of excavation is not primarly to stand all our ideas about Pompeii on their head, nor gain a new chronology. In our experience, excavation had tended to confirm many traditional positions, such as the relative sequence of building techniques and decorative styles. The point is not to give a different picture, but a far richer picture.

    Fig. 10 - Casa di Amarantus (I, 9, 12) : scavo nel tablino.

    Fig. 11 - Casa di Amarantus, il tablino di II secolo a.C. e lambiente 8 della Protocasa del Granduca Michele (met II secolo a.C.).

  • 126 F. PESANDO

    ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE

    BERRY 1997: J. BERRY, The Conditions of Domes-tic Life in Pompeii in AD 79: a Case-Study of House 11 and 12, Insula 9, Region I, in PBSR 65, 1997, pp. 103-125.

    FULFORD, WALLACE-HADRILL 1995-1996: M.G. FUL-FORD, A. WALLACE-HADRILL et alii, The House of Amarantus at Pompeii (I,9,11-12): an interim report on survey and excavations in 1995-1996, in RivStPomp 5, 1995-1996, pp. 77-113.

    FULFORD, WALLACE-HADRILL 1998: M.G. FULFORD, A. WALLACE-HADRILL, Umpeeling Pompeii, in Antiquity 72, 1998, pp. 128-145.

    FULFORD, WALLACE-HADRILL 1999: M.G. FULFORD, A. WALLACE-HADRILL, Towards a history of pre-Roman Pompeii: excavations beneath the House of Amarantus (I, 9, 11-12), 1995-98, in PBSR 67, 1999, pp. 37-144.

    GUZZO, GUIDOBALDI 2008: P.G. GUZZO, M.P. GUI-DOBALDI (a cura di), Nuove ricerche archeologiche nellarea vesuviana (scavi 2003-2006), Atti del Con-vegno Internazionale (Roma 2007), Roma 2008.

    PESANDO 2005: F. PESANDO, Il Progetto Regio VI:

    le campagne di scavo 2001-2002 nelle insulae 9 e 10, in P.G. GUZZO, M.P. GUIDOBALDI (a cura di), Nuove ricerche archeologiche a Pompei e Erco-lano, Napoli 2005, pp. 73-96.

    PESANDO 2008: F. PESANDO, Case di et medio-san-nitica nella Regio VI: tipologia edilizia e apparati decorativi, in P.G. GUZZO, M.P. GUIDOBALDI (a cura di), Nuove ricerche archeologiche in area ve-suviana, Roma 2008, pp. 159-172.

    PESANDO 2010: F. PESANDO (a cura di), Rileggere Pompei III. Ricerche sulla Pompei sannitica. Cam-pagne di scavo 2006-2008, Pompei 2010.

    PETERSE 1999: K. PETERSE, Steinfachwerk in Pompeji, Amsterdam 1999.

    PETERSE 2006: K. PETERSE, Select Residences in Regions V and IX, in J.J. DOBBINS, P. FOSS, The World of Pompeii, Routledge 2007, pp. 373-388.

    WALLACE-HADRILL 2005: A. WALLACE-HADRILL, Excavations and standing structures in Pompeii Insula I, 9, in P.G. GUZZO, M.P. GUIDOBALDI (a cura di), Nuove ricerche a Pompei ed Ercolano, Atti del Convegno Internazionale Roma 28-30 no-vembre 2002, Napoli 2005, pp. 101-108.

  • Indice

    F.M. CIFARELLI Le ragioni di un convegno . . . . . . . . 5

    H. VON HESBERGIntroduzione e sintesi del convegno . . . . . . . 7

    S. GATTITecniche costruttive tardo repubblicane a Praeneste . . . . . 9

    Z. MARITecniche murarie a Tibur e nellarea tiburtina in epoca tardo-repubblicana . . 25

    M. TOMBREGELConsiderazioni sulle origini dellopus incertum: il caso delle ville repubblicane di Tivoli 33

    F.M. CIFARELLITecniche costruttive del tardo ellenismo a Segni: verso una sintesi . . . 43

    N. CASSIERIStrutture in opera incerta nel territorio di Terracina e nel Lazio meridionale costiero . 55

    F. COARELLIOpus mixtum . . . . . . . . . . 65

    A. BETORI, S. MARANDOLA, C.P. VENDITTILaffermazione dellopera cementizia nelledilizia pubblica del Lazio meridionale interno. Novit dallo scavo del criptoportico repubblicano di Fabrateria Nova . . . 71

    M. VALENTILa materia, la tecnica e lo stile: apparati decorativi in pietra nellarchitettura monumentale tardo-ellenistica del Lazio meridionale . . . . . . . 79

    P. CARFORA, S. FERRANTE, S. QUILICI GIGLI Tecniche costruttive in epoca medio-tardo repubblicana: il caso di Norba . . 93

    F. SIRANONovit dal territorio campano . . . . . . . . 103

    F. PESANDOPompei in et sannitica. Tipologia, uso e cronologia delle tecniche edilizie . . 117

    F. ZEVI Brevi appunti in chiusura . . . . . . . . 127

    Abstracts . . . . . . . . . . 133