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RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANAFONDATA DA S.GIOVANNI BOSCO NEL1877

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IL BOLLETTINO SALESIANORivista della Famiglia SalesianaFondata da san Giovanni Bosco nel 1877Quindicinale di informazione e cultura religiosaedito dalla Congregazione Salesiana di SanGiovanni Bosco.

INDIRIZZOVia della Pisana 1111 - Casella post . 9092 -00163 Roma-Aurelio - Tel . 06/69.31 .341 .Conto corr. post. n . 46.20 .02 intestato a Dire-zione Generale Opere Don Bosco, Roma .

DIRETTORE RESPONSABILEGIUSEPPE COSTARedazione : Giuliana Accornero - Marco Bon-gioanni - Gaetano Nanetti - Dora Pandolfi - Co-simo Semeraro - Saverio Stagnoli .Collaboratori : Nino Barraco - Elia Ferrante -Domenica Grassiano - Adolfo L'Arco - AngeloPaoluzi - Francesca Tiziani - Domenico Volpi .Fotografia : Fulgenzio CecconArchivio: Guido CantoniPropaganda: Giuseppe ClementelDiffusione : Arnaldo MontecchioFotocomposizione e impaginazione : ScuolaGrafica Salesiana Pio XI - RomaStampa : Officine Grafiche SEI - TorinoRegistrazione: Tribunale di Torino n . 403 del16 .2 .1949

IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA* Il primo di ogni mese (undici numeri, eccet-to agosto) per la Famiglia Salesiana .* II 15 del mese peri Cooperatori Salesiani .Collaborazione : La Direzione invita a mandarenotizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana,e s'impegna a pubblicarle secondo il loro inte-resse generale e la disponibilità di spazio .Edizione dl metà mese . A cura dell'Ufficio Na-zionale Cooperatori - Viale dei Salesiani 9 -00175 Roma - Tel . (06) 74.80 .433 .

IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDOIl BS esce nel mondo in 41 edizioni nazionali e20 lingue diverse (tiratura annua oltre 10 milio-ni di copie) in : Antille (a Santo Domingo) - Ar-gentina - Australia - Austria - Belgio (in fiam-mingo) - Bolivia - Brasile - Canada - CentroAmerica (a San Salvador) - Cile - BS Cinese (aHong Kong).- Colombia - Ecuador - Filippine -Francia - Germania - Giappone - Gran Breta-gna - India (in inglese, malayalam, tamil e te-lugú) - Irlanda - Italia - Jugoslavia (in croato ein sloveno) - Korea dei Sud - BS Lituano (editoa Roma) - Malta - Messico - Olanda - Paraguay- Perù - Polonia - Portogallo - Spagna - StatiUniti - Sudafrica - Thailandia - Uruguay - Ve-nezuela.

DIFFUSIONEII BS è dono-omaggio di Don Bosco ai com-ponenti la Famiglia Salesiana, agli amici e so-stenitori delle sue Opere .Copie arretrate o di propaganda : a richiesta,nei limiti del possibile.Cambio dl indirizzo: comunicare anche l'indi-rizzo vecchio .

2 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1983

1 GENNAIO 1983ANNO 107 - NUMERO 1

IN COPERTINA :«Don Bosco», carbon-cino del pittore-scultoreexallievo Tommaso Pizio .

Editoriale, 3Un anno nuovo da pregare, 3-4GIAPPONE / Indimenticabile don LeoneM. Liviabella, 5

INDIA / Missionari a confronto, 5Uno storico salesiano, 5L'appartenenza delle "Sisters of Mary

Immaculate" alla Famiglia Salesia-na, 5

INGHILTERRA /Un'esperienza di catechesi familiare, 5PROGETTO AFRICA / Angola, 5ITALIA / Il gruppo Polska insiste, 6Un cuore di rose, 7Convegno Giovani Cooperatori, 6Nozze di diamante per i coniugi Nuti, 5Morto don Scuderi, 9THAILANDIA /Processione ecumenica, 7PALESTINA / Biblisti Salesiani nella Ter-

ra di Gesù, 7UNIVERSITÀ PONTIFICIA SALESIANA /Il «chi è» dei Catechisti, 8BRASILE / Viamào, 8CILE /Stampati i discorsi del Cardinale, 8Il focolare M . Michele, 8COLOMBIA / Cattedrale dedicata all'Au-

siliatrice, 8FRANCIA / Tempo di marce, 8MALTA / Resiste la vecchia banda, 9COREA DEL SUD / Sottogruppo di Vo-

lontarie, 9Lettera-Strenna del Rettor Maggiore,

10-13Un dono da moltiplicare, 14-17Una testimonianza, 18-19Un trentino chiamato Pankeri, 20-24Le rondini che fanno Primavera, 26-28II Kenya, paese dl giovani senza rim-

pianti,

29-32

RUBRICHE: Scriveteci, 2 - Filo direttocon . . ., 6 - Don Bosco si diverte, 17 - Librie Riviste, 25 - I nostri morti, 35 - I nostrisanti, 35 - Solidarietà, 35

Egregio Direttore,è, questo, il classico caso della busta per

Lei e la lettera per chi di dovere! Mi spiego ;trattasi della triste storia di una Casa Sale-siana soppressa quella, per intenderci, diSan Severo in provincia di Foggia . Fu, quel-la, una scelta (ammesso che possa definirsitale) invero poco, molto poco, sensata eche, alla lunga si confermò, purtroppo, ca-tastrofica . A nulla valsero, allora, le petizionied il giustificato e responsabile grido di al-larme che all'unisono espressero gli exallie-vi, i cooperatori e tutti gli estimatori dell'O-pera . Eravamo, Egregio Direttore, nel pienodella contestazione e quella scervellotica edaffrettata decisione inferse il colpo mortalealla, gioventù, ahimè, smarrita!

I (poco) responsabili del tempo furono ir-removibili ed il «capolavoro» si compì! A di-stanza di oltre due lustri l'entusiasmo di mol-ti di noi, ex allievi, non si è spento ; ripropo-niamo, con forza, la riapertura del nostroglorioso Istituto di Viale S . Giovanni Bosco(unica testimonianza rimastaci), convinti,come siamo, che « certe » decisioni possonoessere modificate . Operare, quindi, quell'in-versione di marcia, oggi più di ieri necessa-ria, e restituire il mal tolto alla Salesiana col-lettività sanseverese .

Con stimaMichele Cristalli

Via Carlo D'Ambrosio, 6, S. Severo (FG)

Caro signor Cristalli,non spetta a me dare una risposta alla

sua affettuosa lagnanza entrando in meritoad una decisione tipicamente locale che siripete immancabilmente ogni qual volta siprendono decisioni del genere.Ma crede veramente che se i Salesiani

avessero potuto non sarebbero rimasti aSan Severo come altrove?

La verità purtroppo è una alla crescitadella domanda educativa non corrispondeuna proporzionata offerta di vocazioni .

Soltanto con l'impegno di tutti, laici e re-ligiosi, è possibile una crescita vocazionalesalesiana in grado di assicurare una mag-giore presenza nel territorio, a San Severocompreso, s'intende.

Chi sono le cooperatrici? (Lettrice diGenova)

Vorrei sapere cosa significa quel «coo-peratore salesiano» e come si fa a diventar-lo. (Mocciaro Ignazio, via Giardina, 20-90024 Gangi) (PA) .

Gentile lettrice, gentile lettoreRispondo con le stesse parole di San Gio-

vanni Bosco «Diconsi Cooperatori Salesia-ni coloro che desiderano occuparsi di operecaritatevoli non in generale, ma in specie,d'accordo e secondo lo spirito della Con-gregazione di S. Francesco di Sales» (MB,261, voi. Xlll).

Questa definizione si è sempre più arric-chita con il contributo dei successori delSanto e del Concilio Vaticano Il per cui ilcooperatore salesiano appare oggi come uncristiano particolarmente impegnato nellaChiesa e nella società soprattutto a serviziodella missione giovanile secondo lo spirito eil metodo di San Giovanni Bosco ed in col-legamento con la Congregazione Salesiana.

Per ulteriori informazioni potete rivolgervialle più vicine case salesiane.

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Ogni anno, tra la fine e l'i-nizio, torna il tempo dei doni,«istituzioni» universali comedimostrano veri e propri riti epratiche di popoli primitividove si esalta la liberalità .

Il dono comporta una partedi chic, foss'altro soltanto ilfoglio di carta che lo avvolge .Non è necessario che il valoreintrinseco di un dono sia in-gente e neppure che il donosia disinteressato. Siamo sin-ceri se facciamo un dono c'èforse anche il segreto desi-derio, chissà un giorno, di ve-derselo ricambiare .

Con questo numero l'ultra-centenario e caro Bollettino sitinge di colori. Considerati icosti attuali e in lire della car-ta stampata è un grosso im-pegno. Guardando a ciò cherappresenta in patrimoniostorico-culturale è perfinopoco.

Eppure questa rivista cheappartiene al mondo dell'A-more e della Speranza conti-nuerà a giungervi senza quotadi abbonamento.Non ha prezzo, come le

cose scritte nel taccuino delnostro cuore. Come gli auten-tici doni e la lettera di unamico lontano e vicino. E pro-prio una lettera - quella an-nuale del Rettor Maggiore -che apre questo nuovo anno,perpetuando una antica ecara tradizione dare unaStrenna, quasi un dono diluce per i figli. Valorizziamol'uno e l'altro dono .

Giuseppe Costa

Era verso la fine della notte .La barca era agitata. Gli aposto-li vedono camminare sulle ac-que qualcuno come un fanta-sma. E si mettono a gridare dal-la paura. Ma Gesù si accosta aloro «Coraggio, sono io, nonabbiate paura » .

Pregare è l'incontro sconvol-gente del proprio niente, dellapropria paura, del proprio pec-cato, della propria morte con ilTutto « Coraggio, sono io » .

È questo Dio che viene in-contro all'uomo, che riempie disalvezza tutta la vita dell'uomo,che fa una unità totale di resur-rezione con l'uomo . Questo Diodell'attesa che diventa' il Dioverso il quale camminiamo, checammina con noi .

Pregare èmeravigliarsi

Pregare è meravigliarsi perquesto Dio.

Non un Dio già raccontato,già definito, già banalizzato, maun Dio che non finisce mai dimeravigliarmi .

Un Dio che mi ha amato sindall'eterno, che è venuto a tro-varmi con le braccia rotte dallamisericordia, che non ha pauradi contaminarsi, di essere sciu-pato, di essere sprecato . Un Dioche rimane in balia dell'uomo,che lascia camminare i piedidegli uomini sul suo cuore, chemi ama in pura perdita, checrede in me .

È un Dio che cade in agonia,che soffre il mistero, l'assurdità,l'enigma del dolore, la beffa .

Un Dio buttato nel solco deifigli, presente nell'uomo, aman-te dell'uomo, alla ricerca del-l'uomo .

Sì, è da qui che bisogna par-tire « Anche se tua madre si di-menticasse di te, io non ti ab-bandonerò mai». È da questoAmore che bisogna trarre leconseguenze, non dalle nostredifficoltà, dalle nostre matassefilosofiche . Da questo Dio, dal-l'anello d'oro, dal vestito a fe-sta, dal banchetto, dalle sue im-boscate di pietà, dall'agguatodel suo perdono.

Da questo Dio che è vento a

BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAII '983 • 3

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cercare sulla terra ogni uomoinutile per dirgli « Non piange-re ». Da questo Dio che, ad ogniangolo della strada (quante vol-te nel Vangelo!) ripete « Nontemete . .. non temete » . Da que-sto Dio che si è lasciato scop-piare il cuore per gli uomini«Ho compassione di questafolla » .• un Dio che, dopo averci

creato (il meraviglioso non èche esista Dio, ma che esistia-mo noi!), non ci lascia orfani,non ci fa finire i giorni in unapattumiera senza resurrezione,ma ci assicura, con la golastrozzata dalle lacrime «Vado,però ritorno a voi, e il vostrocuore avrà gioia» .

Questo è il Dio con il qualemi incontro .Un Dio «commosso da mise-

ricordia». Un Dio bocconi perterra, che pulisce i piedi degliuomini.

Pregare èrischiareEppure, questo Dio che mi

ama, questo Dio amico, questoDio che mi piglia sul serio, è unDio che mi fa entrare in crisi,che mi interroga, che mi pro-voca, che mi sfida, che mi met-te in corpo una sofferenza mor-tale .•

un Dio che mi dà la pace, emi fa perdere la pace .•

un Dio che mi riempie digioia, e mi fa stare male .

È un Dio che mi fa fermare, emi rimanda ai fratelli .Un Dio che mi chiede di far

nuove tutte le cose, ma parten-do, anzitutto, da me stesso, ri-muovendo tutte le situazionisbagliate, ingiuste, che sonodentro il mio cuore.

Un Dio scompiglio, disturbo,incidente, rimorso, inquietu-dine .Un Dio guastafeste. Pacifi-

cazione e tormento . Pienezza edolore .Pregare è incontrarmi con

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questo Dio che mi dà la mano .La sua mano calda. Ed intantoè stringere la mano fredda, ge-lida, piena di rancore dei fra-telli .

È la stessa mano di Dio, dalmomento che Dio si è fattouomo, si è identificato conl'uomo .Dio nascosto a Betlemme .Dio nascosto nell'Eucaristia.Dio nascosto nelle apparenze

del fratello .« Avevo fame, e mi avete dato

da mangiare . .. qualunque cosafarete ad uno dei più piccolifratelli . . . » . In questa identifi-cazione, il fratello diventa pre-ghiera. E quella preghierastraordinaria che è la Messa di-venta la mia pacificazione, lamia comunione con il fratello«Confesso a Dio Padre onnipo-tente e ai miei fratelli. .. Se men-tre ti trovi all'altare ti ricordiche tuo fratello ha qualcosacontro di te . . . Scambiatevi il se-gno della pace . . . » .

Diventa il mio rendiconto, lamia salvezza o la mia dannazio-ne « In paradiso ti conducanogli angeli, al tuo arrivo ti accol-gano i martiri, e con Lazzaropovero in terra possa tu goderel'eterna gioia» .

È la nostra ultima Messa suquesta terra. L'ultima di ogniMessa che è sempre provoca-zione di amore, di ogni Messa lacui Eucaristia è sempre la mi-sura del « quanto », del « come »mi debbo spezzare per i mieifratelli.

Dio stesso si gioca, nell'a-more degli uomini, là sua pre-senza, la sua credibilità, la suareputazione «Nessuno di noiha mai visto Dio, però se ciamiamo gli uni gli altri, Dio ri-mane in noi » .

Pregare èsalvarsi

Allora. Pregare non è giun-gere le mani, ma congiungere le

nostre mani a quelle di Dio edei fratelli.•

ascoltare, amare, condivi-dere Dio e l'uomo .• capire che io e mio fratello

siamo consustanziali, uguali, eche, quindi, i suoi peccati, i suoidolori, le sue gioie non mi sonoindifferenti . Io mi salvo salvan-do Dio che è in lui.• farsi libertà, carità per tut-

ti. Così come ammonisce sanGiacomo .• camminare con il cuore e

con il passo del fratello, secon-do la profezia di Isaia «Divi-dere il pane con l'affamato, in-trodurre in casa i miseri, i senzatetto, vestire chi è nudo . .. eccoil digiuno, la preghiera che vo-glio » .• appartenere a Dio, alla sto-

ria della sua salvezza, ed è ap-partenere ai fratelli, alla storiadella loro salvezza .

È lasciarsi afferrare dall'a-more di Dio, lasciarsi interro-gare, lasciarsi convertire daquesto Amore .• avere competenza di Dio,

ed avere competenza dei fra-telli .• incarnare l'oggi, il presen-

te, il provvisorio (chi soffre nonpuò aspettare l'epoca delle ri-forme), ed è pensare, immagi-nare, lottare, gestire un proget-to globale di liberazione per ilfuturo .• essere presenti dove l'uo-

mo soffre, dove l'uomo è solo,dove è oggetto, dove è escluso,dove si decide la sua storia . Per-ché è qui che si decide la storiadi Dio .• poter pregare con Cristo

stesso « O Padre, quelli che tumi hai dato, ecco io li ho custo-diti nel tuo nome . . . In essi, o Si-gnore, sono stato glorificato» .• l'augurio che ci scambia-

mo, sulla soglia di questo nuo-vo anno, quanti, con Don Bo-sco, crediamo e preghiamoquesto Dio .

Nino Barraco

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N BOSCO

E

NOTIZIA

GIAPPONE

Indimenticabiledon Leone M. Liviabella

È scomparso il veteranodelle missioni salesiane inGiappone don Leone M. Li-viabella . La notizia ha rag-giunto la direzione generalesalesiana in Roma subitodopo la morte, avvenuta alle8,53 (ora locale di Tokyo) del28 novembre .

Da 56 anni era in Giappo-ne, salvo sporadiche « visite »(pastorali e missionarie an-ch'esse) in patria . Aveva fat-to parte della prima spedizio-ne nipponica guidata dalServo di Dio mons . V. Cimat-ti, approdata 1'8 febbraio1926 .

I difficili inizi dovettero es-sere affrontati con il mas-simo di abnegazione (un«segno» che poi don Leoneconservò indelebile) ma an-che con coraggiosa crea-tività .

Sono rimasti celebri i con-certi strumentali e vocali cheil «trio» Cimatti-Liviabella-Margiaria fece risuonare inmolti teatri, auditori, sale, al-berghi, piazze etc . di tuttol'estremo Oriente e quello fumezzo di comunicazione so-ciale, anzi di «comunione»missionaria. Erano tempi incui - tra benestanti di unpaese non cristiano - bi-sognava spesso privarsi delcibo e di ogni più elementare« agio » per poter mantenerequalche orfano o giovanepovero . . . Ma la storia ha datoragione ai pionieri . Più a lun-go dell'intimo amico Cimatti,don Liviabella ha potuto go-dere degli sviluppi del semeseminato .

Era nato presso Maceratanel 1896 da una famiglia«musicale» il fratello Lino sirese mondialmente celebre .Leone stesso fu musico e trale sue ultime «glorie» v'èquella di avere dotato d'unostupendo organo la sua bellachiesa di Tokyo . Là, intentoal suono, come in cortile,amabilissimo tra i suoi ragaz-zetti e giovani, ne vediamoancora la indelebile figura .

Ma la musica fu sempre perlui un mezzo missionariocome già per Cimatti e nonla metteva in primo piano nése ne gloriava per il regno diDio usò ogni altro mezzo«opportuno e importuno» ri-servando per sé la sola po-vertà e semplicità .Salesiano dal 1913, fu

sempre coerente alla suascelta con Don Bosco e coni poveri, nel Giappone opu-lento. . .

INDIA

Giovani danzatrici benga-lesi della Scuola diretta dalleSuore di Maria Bambina at-tive collaboratrici di don Lui-gi Gobetti a Ranaghat nelWest Ben gal dell'india.

Missionari a confronto

Come previsto, dal 1° al 5ottobre 1982 - sessant'annidopo l'arrivo dei primi sale-siani nel Nord Est dell'India- numerosi membri dellaFamiglia Salesiana indiana sisono ritrovati al VendrameMissiological Institute diSchillong per un seminariosulle «Missioni salesiane inIndia» .

All'incontro hanno parte-cipato fra gli altri, l'arcive-scovo di Schillong-Gauhatimonsignor H. D'Rosario, il

vescovo di Tezpur monsi-gnor Kerketta, di Krishnagar,monsignor Mathew Baroi, diDibrugarh, monsignor Ma-namparampil era presenteanche monsignor Oreste Ma-rengo assieme agli ispettorisalesiani di Gauhati, Banga-lore e Dimapur con moltialtri .

L'incontro si è sviluppatoattorno ad alcune relazioni ecomunicazioni che hanno af-frontato il tema scelto rispet-tivamente sotto l'aspetto sto-rico, metodologico e teolo-gico con particolare riferi-mento alla situazione socio-culturale dell'India d'oggi . Ilconvegno si è concluso conl'inaugurazione della biblio-teca dello Studentato Teo-logico «Sacro Cuore» diShillong dedicata al padresalvatoriano Otto Hopfen-meller, primo missionario aShillong (1890) .

Uno storicosalesiano

L'attuale direttore salesia-no dell'istituto Teologico diBangalore ha pubblicato ilsecondo volume di «Storiadel cristianesimo in India» . IIvolume fa parte di un proget-to editoriale di sei volumi vo-luto dall'Associazione india-na di Storia della Chiesa, unaassociazione ecumenica co-stituita nel 1935. Don Thek-kedathu in ben 550 pagineaffronta il periodo che va dal1542 al 1700 .

L'Autore si è laureato al-l'Università Gregoriana diRoma nel 1972 con questatesi « The Trobled Days ofFrancis Garcia, S.J ., Archbi-shop of Cranganore (1641-1659) .

L'appartenenza delle «Sis-sters of Mary Immaculate»

alla Famiglia Salesiana

Dopo che il Capitolo Ge-nerale delle Suore di MariaImmacolata, nel 1981 - ave-va riaffermato quanto volutodal loro fondatore il vescovosalesiano monsignor Morrow- e cioè lo spirito di Don Bo-sco con dentro incorporatala « Piccola Via » di santa Te-resa, l'impegno per l'evan-gelizzazione e la catechesi, ilSistema Preventivo come sti-le di vita e di apostolato, edopo aver avuto le loro Co-stituzioni definitivamente ap-provate dalla Santa Sede, leSuore indiane di Maria Im-macolata hanno chiesto aiSuperiori Salesiani di far par-te della Famiglia Salesiana .

In data 8 settembre 1982, ilRettor Maggiore ha scritto

alla Superiora Generale Si-ster Mary Chalissery dichia-rando la loro appartenenza«de facto» alla Famiglia Sa-lesiana e invitandoli per in-tanto ad eseguire quanto in-dicato dal documento suiCriteri di appartenenza allaFamiglia Salesiana preparatorecentemente dal ConsiglioSuperiore .

INGHILTERRA

Un'esperienza dicatechesi familiare

Con il titolo « Together wecommunicate» un gruppo dieditori inglesi ha pubblicatol'esperienza di catechesi fa-miliare del salesiano donWim Saris . Si tratta di unvero e proprio progetto diformazione ecclesiale peradulti che don Saris - oltread essere un catecheta è re-dattore dell'edizione olan-dese del Bollettino Salesiano- ha già sperimentato inOlanda e soprattutto ad Am-sterdam .

PROGETTO AFRICA

Angola

II Brasile, si sa, da vari se-coli mantiene rapporti conl'Angola e specie nel Centro-Sud sono molti i Brasilianiche hanno radici da quelleparti . Ecco perché quando iVescovi dell'Angola hannochiesto i Salesiani il Brasile siè trovato in prima linea . Cosìsei brasiliani accompagnatida un uruguaiano sono an-dati in Africa .

Prima della partenza ilgruppo si è «allenato» inuna parrocchia brasilianadalle condizioni molto similiall'Angola . Dal 1981 in An-gola ci sono due comunità .Più all'interno a Dondo si èaperta una parrocchia condon Azevedo Jurandei e don

BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1983 • 5

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Eminenza, ven-t'anni fa veniva no-minato cardinale.Vent'anni fa, ilConcilio . La Chie-sa in questi anni èandata avanti o in-dietro?

lo posso parlaredella mia Chiesa,della Chiesa delCile. Per noi il Con-cilio è stata unagrandissima, enor-me carica vitale .Abbiamo progre-dito enormemente .Dal punto di vistaliturgico, ad esem-pio la gente capi-sce, ascolta e par-tecipa in assemblee ecclesiali affol-latissime . Un diplomatico europeoha detto al Nunzio che non gli pia-cevano le messe di Santiago per-ché la presenza di molta gente di-sturbava la sua preghiera . . .

Abbiamo accentuato la scelta deipoveri e dei giovani come hannovoluto il Concilio e la ConferenzaLatinoamericana di Puebla . I risul-tati sono evidenti la Chiesa è ama-ta dal popolo, è la sua vita, altroche oppio! Le parrocchie sono pie-ne di giovani . Abbiamo in Diocesi34 scuole con circa centomila allie-vi ma il maggior numero di vocazio-ni viene dai movimenti giovanili del-le parrocchie . Si tratta di ragazzi inmassima parte ventenni . Il Concilioper noi ha rappresentato una svoltamolto profonda e positiva .

Tra la Conferenza di Medellin equella di Puebla che rapporti cisono?

A Puebla si sono definite megliole esigenze del Concilio inoltre ilcontributo dei Vescovi Latinoameri-

Beber Alvino mentre a Luenasono andati don MicheluzziIlario, don Tironi Oswaldo,l'uruguaiano don ZednicekMilan e il confratello coadiu-tore signor Lopez Virgilio .

Nel 1982, don Micheluzzi edon Milan sono andati a so-stituire i padri Cappuccini aLuanda, capitale del Paese .Allegria, entusiasmo, fede

e amore sono questi gli at-teggiamenti più evidenti dellapopolazione e dei neo mis-sionari uno dei quali, don Mi-cheluzzi è stato chiamato abattezzare a Saluanja, vicinoLuanda, un vecchio di 120anni che voleva morire cri-stiano. Non è mai troppo tar-di, come si vede!

filo diretto conCardinale RAUL SILVA HENRIQUEZ

Arcivescovo di Santiago

6 - BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1983 •

cani è stato moltopiù ampio che nona Medellin . Pueblaha «anatomizzato »l'America

Latinadiagnosticandocon molta serietà ecoerenza e trovan-do nell'opzione po-veri-giovani la stra-da maestra per l'e-vangelizzazionedei Continente .

Un tema caro alConcilio e ai suoiprotagonisti è sta-ta la povertà dellaChiesa. Che nepensa?

Ci sono due di-verse accezioni

della «chiesa povera» . Per alcuniessa rappresenta una chiesa cheva oltre gli stessi poveri, che haun'organizzazione d'accordo conloro e con gli strati più poveri dellasocietà. Una sorta di democrazia .Questa chiesa non ha nulla a chevedere con la Chiesa povera delConcilio. Questa è la Chiesa diGesù Cristo che ama la povertà e lavive come virtù che ama e serve ipoveri lavorando per la loro libera-zione. Per fare questo non abbiamobisogno di cambiare proprio quelloche ci ha dato il Signore stesso lasua Chiesa .

Come giudica i fatti dei «disper-si»?

È un crimine contro i diritti uma-ni, contro i diritti delle persone chela Chiesa, tuttavia, non ha il poteredi impedire. In Cile siamo riusciti afermarli. In altri paesi si è parlato unpo' meno nel passato. Il Papa ci hadato proprio quest'ordine del gior-no difendere i diritti umani .

ITALIA11 Gruppo Polska insiste

Ecco i simpatici ragazzi di Chiari chenon contenti di inviare pacchi di viveri inPolonia hanno promosso - unendosi ov-viamente agli altri - tutta un'azione disensibilizzazione a favore dei loro amici .Hanno così scritto al Ministro delle Posteitaliano on . Remo Gaspari pregandolo diprorogare le agevolazioni per la spedizio-ne di viveri in quel Paese . Il Ministro haloro risposto .

THAILANDIAProcessione ecumenica

Dal 18 al 25 gennaio di ogni anno si ce-lebra l'Ottavario di preghiera per l'Unitàdei Cristiani . Il Concilio Vaticano Il ha ul-teriormente allargato le prospettive ecu-meniche estendendole anche alle religioninon cristiane . Ecco una caratteristica pro-cessione «ecumenica» con la partecipa-zione di cattolici, buddisti, e diversi altrifratelli separati . La foto ci giunge da Ratc-haburi .

ITALIA

Convegno GiovaniCooperatori

Ecco ancora alcune im-magini del Convegno deiGiovani Cooperatori celebra-tosi all'istituto Salesiano Ce-rini di Roma dal 29 ottobre al1 0 novembre 1982 sul tema«Incontro ai giovani in diffi-coltà con il coraggio e lo zelodi Don Bosco» . Al Convegnosono intervenuti il RettorMaggiore, don Raineri, donBosoni . E stato anche pre-sente il cardinale AgneloRossi Presidente della Con-gregazione per I'Evangeliz-

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PALESTINA

Biblisti Salesianinella Terra di Gesù

Si racconta che Paolo VIricevendo un uomo di cul-tura ed avendogli chiesto seper caso fosse stato a Geru-salemme, alla risposta nega-tiva di quella personalità ab-bia scherzosamente rispo-sto «si consideri in peccatomortale fino a quando non viandrà » . Per i salesiani bibli-sti non c'è stato bisogno diun invito del genere è basta-to un incoraggiamento delRettor Maggiore don EgidioViganò e del Consigliere Ge-nerale per la Formazionedon Natali perché si mettes-sero subito in moto . L'orga-nizzazione del viaggio l'hacurata l'Università Salesianatramite don Giorgio Zevinidocente di scienze biblichepresso la medesima, dal 29agosto al 13 settembre 1982 .

Oltre che con i luoghi San-ti e con la realtà umana diquella Terra, il gruppo dei bi-blisti salesiani - recente-mente fra l'altro organizzatiin Associazione Biblica Sa-lesiana (ABS) con lo scopodi promuovere collegamentitra i cultori di scienze e atti-vità bibliche della Congre-gazione Salesiana a servizio

zazione dei popoli . I giovanicooperatori salesiani hannoindividuato quattro aree diintervento volontariato, ser-vizio civile alternativo, Coo-perative, Mass-Media . Alconvegno, naturalmentecome è consuetudine sale-siana non sono mancati imomenti di gioia . Ecconeuno al termine della cena .

Un cuore di rose

Gli Exallievi Salesiani dellaFederazione Subalpina han-no voluto rinsaldare i lorovincoli d'amicizia recandosial Colle Don Bosco per unaGiornata dell'Amicizia . Comeil loro primo dirigente Gasti-

Il saluto del Rettor Maggiorepresso la Casa Generalizia .Una foto ricordo dell'intero grup-po con il Patriarca di Gerusalem-me al centro .SI ritorna In pulmann .Suor Maria Ko, docente all'Auxl-Ilum delle Figlie di Maria Ausilia-trice e . . . don Giuseppe Gamba,biblista ed attuale direttore del-l'Editrice Universitaria Salesianadi Roma .

soprattutto della FamigliaSalesiana - ha potuto co-noscere la presenza salesia-na in Terra Santa .« Una realtà - ha detto

don Vittorio Pozzo, Ispettoredel Medio Oriente salutando-, parte di una realtà più va-sta che si estende ad altri seiPaesi del Medio Oriente .Realtà non vistosa ma signi-ficativa in situazioni partico-larmente difficile. In TerraSanta si concretizza in duescuole professionali a servi-zio della popolazione araba,in una Casa dove, oltre allamemoria del ProtomartireSanto Stefano è vivo il ricor-do del Servo di Dio coadiu-

tore Simone Srugi, e nelCentro Studi di Cremisan » .

Ed è proprio a Cremisan,con l'ospitalità calda e ge-nerosa di quei confratelli,che il gruppo dei Biblisti hasvolto i propri lavori alternan-doli con escursioni e visite .Bagatti, Benoit, Bissoli,Dreyus, Jeremias, Ufenhei-mer, Loffreda, Manns e Na-tali sono stati relatori com-petenti almeno quanto qua-lificato era il gruppo dei loroimprovvisati allievi .

ni, il 26 settembre 1982 han-no voluto offrire a Don Bo-sco, presso la sua casetta,un simbolico cuore di . . . rose .

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UNIVERSITÀ PONTIFICIASALESIANA

Il .chi è» dei Catechisti

L'istituto di Catecheticadella Facoltà di Scienze del-l'Educazione dell'UniversitàSalesiana di Roma ha realiz-zato un'indagine atta a defi-nire il numero e la «qualità»dei catechisti in Italia .

L'indagine - sulla qualecontiamo di ritornare - èstata possibile grazie anchealla collaborazione di moltiUffici Catechistici Salesiani edei tanti exallievi della stessaUniversità . Quali i « numeri »più significativi? Eccoli .

L'indagine - denominata«Catechisti 82» - ha inte-ressato 55 Diocesi Italiane edha visto compilati 19.518questionari da altrettanti ca-techisti sparsi in buona partedelle regioni italiane .

La catechesi italiana è inmassima parte affidata a gio-vani appena l'11,6% degli in-tervistati infatti ha dichiaratodi avere più di trent'anni . Lafascia più sostenuta tuttaviaè tra i venti e i trent'anni . Iloro destinatari sono in mas-sima parte i fanciulli ma sinota una tendenza ad oc-cuparsi di adolescenti e gio-vani .

Quanto al sesso c'è dadire che prevale nettamentequello femminile e questonon soltanto per motivi«strutturali» (più possibilitàdella donna di usufruire ditempi adatti») ma anche permotivi culturali che nel con-testo italiano e più ampia-mente in quello latino, ve-dono la donna protagonistaprima in campo educativo . Idati completi dell'indagineverranno prossimamentepubblicati dalla Editrice EI-leDiCi di Leumann .

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Nozze di diamante per i coniugi Nuti

I coniugi Nuti di Lido di Camaiore hanno compiuto60 anni di matrimonio il 16 novembre 1982 . li figlio An-tonio ha voluto ricordare la felice circostanza invian-doci queste foto con una nota « sono vostri affezionatiabbonati e lettori» . Potevamo non pubblicarle? Augu-rissimi da tutti noi .•

BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1983

BRASILE, Viamào

Queste immagini ci giungono dalla Casa di rieduca-zione per minorenni di Viamào dove si svolgono corsidi scuola elementare e professionale (tipografi e agri-coltura) . Qui, come in molti altri posti dei mondo, i Sa-lesiani continuano a realizzare la missione di Don Bo-sco formare con pazienza e amore «buoni cristiani eonesti cittadini » .

CILE

Stampati i discorsidel Cardinale

« EI Cardenal nos ha dicho1961-1982». Con questo ti-tolo l'Editorial Salesiana diSantiago con una introduzio-ne di don Miguel Ortega haraccolto i discorsi del Car-dinale Raul Silva Henríquez,arcivescovo della Capitale ci-lena.

Silva Henríquez è ormaiprossimo a lasciare la suaArchidiocesi per aver supe-rato i 75 anni, ma la sua per-sonalità è sempre popolaretra i cileni che lo conside-

rano sempre con stima e ve-nerazione ricordando soprat-tutto il suo amore per i poverie la giustizia .

Il focolare M. Magone

Da 4 anni due giovani coo-peratori salesiani, Mariano elsabél, sono impegnati in unlavoro sociale tra ragazzi diestrema povertà, prima nellaparrocchia «S . Juan deDios» a Santiago del Cile, eora. . . a casa loro . Non con-tenti infatti del «Centro aper-to» in cui offrivano gioco,pasti gratuiti e catechismo,Mariano lascia la scuola al«Patrocinio S . José» per de-dicarsi ai ragazzi in difficoltàa tempo pieno. Frattantosboccia un delicato amoreper Isabel, coronato dal ma-trimonio nel 1980 .

Gli sposi novelli compranouna casa vicino la Parroc-chia, con l'aiuto di alcuni be-nefattori e dei Cooperatoriadulti dei vari Centri dellaCapitale, di industriali e com-mercianti, alunni e genitoriche continuano la loro assi-stenza al focolare Magone .Attualmente vivono in casa12 ragazzi dai 10 ai 16 anni,e il piccolo Marianito Gallar-do di 6 mesi nato dal loroamore .

COLOMBIA

Cattedrale dedicataall'Ausiliatrice

Il culto a Maria Ausiliatricenel mondo continua adespandersi. Per ricordare ilcinquantesimo di fondazionedella propria diocesi l'Arci-vescovo di Barranquilla, il 21agosto 1982, ha voluto de-dicare la Cattedrale al titolodi « Maria Reina y Auxiliado-ra » .

FRANCIA

Tempo di marce

Per ricordare i cento annidel viaggio che Don Boscofece in Francia i Salesiani diNizza organizzano una mar-cia che partendo da Nizza il2 aprile si concluderà a To-rino Valdocco 1'8 aprile 1983 .

Sarà un pellegrinaggio difraternità e amore a Don Bo-sco ma anche . . . un ottimobanco di prova per chi vuoleverificare le sue condizioni fi-siche . . . Forza ragazzi ap-pena una maratona di 45 chi-lometri al giorno con tappe aSospel, Tende, Cuneo, Rac-conigi, Becchi e Valdocco!

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Morto don Scuderi

Il 22 novembre 1982 a Catania è morto don Vincen-zo Scuderi. Su di lui il BS del maggio 1982 aveva pub-blicato un articolo in occasione dell'ottantesimo com-pleanno. Qui, l'exallievo giornalista Giuseppe Testa nericorda l'esperienza a Riesi in provincia di Calta-nissetta .

La notizia della morte di Mons . Vincenzo Scuderi,avvenuta in questi giorni a Catania, ha sollevato un'on-data di commozione in Riesi, dove fu Parroco, Arcipre-te, Direttore della Casa Salesiana per undici anni, dalsettembre 1966 al settembre 1977 . Attraverso la sua fi-gura passa certamente la storia della chiesa riesina diquel periodo . Egli, con lo slancio dei giovani, seppurenon più giovane, venne a continuare l'opera dei pre-decessori salesiani spirituale e materiale .

I tempi non erano più certamente quelli del '41, del-l'epoca di don Crispino Guerra, don Paolo Giacomuzzie don Ettore Carnevale Maffei. I Valdesi avevano co-struito l'opera del Monte degli Ulivi e, anche se Vina in«Giorni a Riesi » scriveva che c'era sempre il rischio divedere coalizzarsi interessi o segrete violenze della so-cietà religiosa, don Scuderi gli rispose su una rivistareligiosa «Il Regno» «Tutt'altro. Il bene, purché si fac-cia, non dev'essere mai ostacolato» . E don Scuderìfece moltissimo per portare pace dopo anni di rancori,di lotte, di asprezze con i protestanti, che duravano dal1871 .

Per quanto riguarda le attività è certo uno dei perio-di più felici e fecondi per i Salesiani . Nel 1965 fece subi-to appaltare i lavori della chiesa del SS . Crocifisso,dopo che il Municipio aveva ordinato l'immediata de-molizione sistemò le chiesette di San Giusippuzzu edella Croce. L'opera più importante fu certamente il re-stauro della basilica matrice. L'edificio era ridotto inpessime condizioni, urgeva por mano all'opera di siste-mazione dei tetti, degli altari, dei restauri interni delleopere di pittura e scultura . I lavori furono condotti ineconomia con interventi economici della Casa Salesia-na, offerte dei pellegrini, resti di bilanci di feste religio-se. Le signorine Sardella curarono la cappella del SS .Sacramento e il sig . Filippo Mirisola quella del Crocifis-so morente .

Intanto don Scuderi, che andava studiando e co-noscendo meglio il suo campo di lavoro, vide che dueerano i problemi più importanti i fanciulli con i giovanie gli anziani . Con l'aiuto di alcune persone, che lo col-laborarono da vicino nella sua fatica, acquistò un vastoterreno di 16 .000 mq., allo scopo di costruire un CentroGiovanile con scuole materne, internato, campo spor-tivo ecc .

Con l'opera dei «»giovani cooperatori», venuti aRiesi da diverse parti d'Italia, nei mesi estivi, con varicampi di lavoro, in via Cavallottí si realizzò il primo edi-ficio, che immediatamente fu adibito a colonia estivaper centinaia di bambini . Acquistò anche l'area dell'an-tico cimitero, al Conventino (mq . 3600 circa) con l'in-tento di costruirvi una Casa di Riposo per anziani, cheera già sorta in locali provvisori affittati in via Conte diTorino ed in seguito in via Capitano Faraci . La sua ope-ra per la Casa di Riposo sarà brillantemente portata atermine dal suo successore don Vincenzo Sangiorginegli ampi e comodi locali di via Cavallotti, che ospi-tano una cinquantina di uomini e donne .

A tutto ciò si aggiunga un altro fatto, nella vastaopera di don Scuderi, che fece scalpore sopra ognidire, e fu considerato il boom più eclatante dopo 26anni dalla venuta dei Salesiani l'ingresso delle Suoredelle Figlie di Maria Ausiliatrice a Riesi il 24 gennaio1967. II problema di un altro campo di lavoro, quellofemminile, non era stato mai accantonato .

Nel 1977, dopo dodici anni circa di intensa attività,

mons. Scuderi lasciò la « »sua Riesi », come amorevol-mente definì il paese, incidendo a lettere di fuoco il suonome nel cuore dei Riesini . Poi andò a Catania, inun'altra opera missionaria .

Al sottoscritto, in occasione del capitolo sui Sale-siani nell'opera Riesi nella storia scrisse « »oh! CaroRiesi! abbi più fiducia in te stesso . E gli stessi Riesinisiano artefici di un più luminoso avvenire puntando suimeravigliosi e bei fanciulli che tu metti al mondo, cre-sciuti ed educati nella luce di Cristo col metodo di SanGiovanni Bosco» .

Resiste la vecchia banda

Mentre in molte case sa-lesiane d'Italia sono spariteda tempo le Bande musicalisoppiantate spesso da chi-tarre, batterie e organi elettri-ci, a Sliema, nell'isola di Mal-ta gli . . . ottoni resistono an-cora . Naturalmente dietroquesti ragazzi c'è sempre lapaziente opera di qualcheappassionato educatore .

PICTY 4

REA DEL SUD -

Sottogruppo diVolontarie (VDB)

Lentamente il seme si svi-luppa. Dopo un lungo perio-do di maturazione e preghie-ra a Seul è stato creato dal 1 °ottobre 1982 un nuovo Sot-togruppo di Volontarie diDon Bosco .

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BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1983 • 9

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V ~TA SALESIANA

promuoverepersone ecomunìt'

Carissimi,i miei più cordiali auguri di Buon

Anno!Ho creduto bene di offrirvi per il

nuovo anno una Strenna che serva arinvigorire, in Famiglia, la « Direzio-ne Spirituale» .Non spaventatevi. La lettera è un

po' densa, ma il tema esige serietà dipresentazione .Da qualche tempo sembrava che

un simile argomento non fosse piùdi moda, per il rifiuto di ogni tipo diautorità, per l'impoverimento spiri-tuale, per la riconsiderazione a fon-do di tutto, per il disorientamentomorale e spirituale in atto . E invece,le esigenze stesse del vissuto cristia-no richiedono con insistenza un suoripristino non come una semplice«restaurazione» delle modalità diieri, ma come un ripensamento crea-tivo che ci impegni seriamente nellaricerca della sua forma attuale .

Non ci interessa di star qui a cer-care dei colpevoli della crisi, ma dicorrere ai ripari . Abbiamo bisognodi capire bene che la « DirezioneSpirituale » è veramente una media-zione indispensabile per il nostroavanzamento spirituale, ossia peravere degli orientamenti validi econcreti nella nostra vita individua-le e comunitaria.

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Non mi è possibile, qui, affrontarela vastità del tema della « DirezioneSpirituale » il termine stesso, fino aieri sospettato di «dirigismo » e so-stituito con altri più sfumati, come« dialogo spirituale », «accompagna-mento spirituale » ecc., ritorna diuso corrente per indicare quella for-ma d'aiuto che riguarda la « pienez-za » cristiana della vita di fede .

Vorrei aiutare a percepire bene ilsuo significato globale e così invo-gliare, durante l'anno, ad approfon-dire, interscambiare, rivedere edesercitare più e meglio una esperien-za formativa che deve accompagna-re e guidare la pienezza della « vitanello Spirito » .Nella Strenna ci sono quattro

aspetti da chiarire.

La maturazione1 . cristianaInnanzitutto, la Strenna riferisce

la Direzione Spirituale alla «matu-razione cristiana» della fede .

Liberiamoci da prevenzioni e pre-giudizi che hanno fatto della Dire-zione Spirituale quasi una tecnicasofisticata e un fatto intimistico peralcune persone di élite una specie dilusso per pochi dilettanti .

Noi parliamo di una Direzione

Spirituale che si riferisce sostanzial-mente alla pienezza battesimale, os-sia alla coscienza e maturazionesempre più intensa della propria vo-cazione nella Chiesa. Non dunqueprimariamente ricerca di speciali te-rapie psicologiche, ma accurata for-mazione del perfezionamento delcredente per superare i pericoli dellasuperficialità spirituale .La «nuova Creatura» che nasce

in noi per mediazione sacramentaleha una esigenza di guida la graziacomporta nella Chiesa una vita pro-gressiva da «orientare» . Infatti losviluppo della fede cristiana non èsemplicemente una « autorealizza-zione » ma una crescita della «tra-scendenza» di sé nel mistero di Cri-sto, vissuto dalla Chiesa. Non basta-no le scienze umane a guidare unatale pienezza di maturazione c'è bi-sogno d'un particolare discernimen-to di sintonia con lo Spirito del Si-gnore. « La mia parola e il mio mes-saggio - ci dice San Paolo - non sibasarono su discorsi persuasivi disapienza (umana), ma sulla manife-stazione dello Spirito e della sua po-tenza, perché la vostra fede non fos-se fondata sulla sapienza umana, masulla potenza di Dio » (1 Cor 2,4-5) .

Certamente il progresso di tantediscipline antropologiche ha miglio-

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rato oggi la possibilità di conoscenzadel cuore umano . Non si dovrà pre-scindere, nella Direzione Spirituale,dagli apporti validi di queste scien-ze però nessuna di esse può venirpresentata come alternativa o su-peramento di una metodologia for-mativa che è propria della matura-zione cristiana. «L'uomo `naturale'- ci dice ancora S . Paolo - noncomprende le cose dello Spirito diDio esse sono follia per lui, e non ècapace di intenderle, perché se nepuò giudicare solo per mezzo delloSpirito. L'uomo `spirituale', invece,giudica ogni cosa, senza poter esseregiudicato da nessuno. Chi infatti haconosciuto il pensiero del Signore inmodo da poterlo dirigere Ora, noiabbiamo il pensiero di Cristo! »(1 Cor 2,14-16) .

Dunque, c'è bisogno di non ingan-narsi con ragionamenti semplice-mente umani e di essere oggettiva-mente maturi nella percezione dellapresenza vivificatrice dello SpiritoSanto .

2 Personao e comunitàLa Strenna dice, poi, che si tratta

di una maturazione cristiana «dellepersone e delle comunità» . Lo Spi-rito Santo, in effetti, inabita nelcuore di ogni persona, ma è anchel'« anima » della comunità ecclesiale .

Bisognerà che il discernimentodelle Sue vere iniziative sia guidatodalla Direzione Spirituale su due li-velli complementari- quello di ogni singola persona

credente, nel santuario della sua co-scienza, con le sue doti e caratteri-stiche, con i suoi doni e con i suoiproblemi- e quello « della » (non solo

«nella») comunità a cui appartienee alla cui vita partecipa ogni singolapersona .

Certamente la più caratteristicaDirezione Spirituale è quella dellesingole persone però oggi assumestraordinaria importanza la sua in-negabile vincolazione con quella del-la comunità .

Giustamente dopo il Vaticano IIsi è affermato che la comunità ha unsuo importante ruolo nella matura-zione cristiana in due sensi primo,che c'è un ministero di DirezioneSpirituale comunitaria (« diaconia » )per « la vita nello Spirito » dellastessa comunità (Magistero delPapa e dei Vescovi, direttive e orien-tamenti dei responsabili delle diffe-renti comunità) e, secondo, che lacomunità di fede svolge un ruoloquasi « materno » (« koinonía ») nella

pienezza di grazia delle persone chela compongono.

Perciò ha una sua peculiare im-portanza anche la guida e l'anima-zione delle comunità, in quanto talied ogni aiuto spirituale alle personeha bisogno di un complemento e diun concreto riferimento alla vita ec-

STRENNA - 1983

Promuoviamola maturazione delle personee delle comunitàrinnovando ed intensificandocon stile salesianol'esperienza formativadella Direzione Spirituale» .

clesiale delle comunità a cui appar-tengono «non c'è, non ci può esserevera e propria Direzione Spiritualesenza l'esistenza e l'opera di condu-zione `materna' di una autentica co-munità ecclesiale» (A. Fallico) .

3 Descrizione della « Di-o rezione Spirituale»Questo ampliarsi e dilatarsi -

per così dire - della Direzione Spi-rituale dall'ambito strettamentepersonale fino a comprendere anchequello comunitario non ne contrad-dice la natura, ne è come il comple-mento congenito in una Chiesa che ètutta comunione.

Che cosa è infatti la DirezioneSpirituale Un competente in ma-teria, il P . Charles André Bernard,

ce la descrive così « Parliamo di Di-rezione Spirituale quando il creden-te, alla ricerca della pienezza dellavita cristiana, riceve un aiuto spiri-tuale che lo illumina, lo sostiene e loguida nel discernere la volontà diDio per raggiungere la santità mol-teplici ne sono le forme, e vari i gra-di di intensità » .

Si vede subito in questa descrizio-ne che l'essere « Direttore Spiritua-le » è qualche cosa di assai distinto,anche se non contrapposto, a quellodi fare il « Consigliere psicologico »di soli individui in difficoltà . E sivede ancora che questa descrizionesi applica, senza forzature, sia al-l'aiuto spirituale delle persone (o dicoscienza) sia all'aiuto spirituale dianimazione di una comunità o grup-po in quanto tale alla condizione dinon prescindere dalla loro comple-mentarità e dalle « modalità » cheognuna ha in proprio. Non sarà inu-tile ricordarle

a) La Direzione Spirituale dellepersone o di coscienza è sempre laforma di « aiuto » che il « Direttore »(confessore, formatore esperto oesperta di vita spirituale) dà ad un« credente » il quale è « alla ricercadella pienezza della vita cristiana »,nel discernimento delle motivazionidi fede, dell'interpretazione sopran-naturale della propria esistenza, del-lo stato intimo della coscienza (idea-li, propositi, dubbi, ansietà, ecc .),del progetto della propria vocazionenell'ambito dei signi dei tempi.

b) La Direzione Spirituale co-munitaria, cioè di un gruppo che sicostituisce in ambiente formativo, è,analogamente, l'aiuto (che in questocaso si risolve in svariate modalitàdi animazione e di orientamento co-mune) che il responsabile, ai diversilivelli - Papa, Vescovo, Parroco,Superiori nei diversi gradi, Respon-sabile e Animatore di gruppo - of-fre ai membri di appartenenza . C'èqui tutto un insieme vario ed arti-colato di iniziative e comportamentiatti a illuminare, stimolare, soste-nere e guidare, un comune clima didiscernimento della volontà di Diocirca la comunità o il gruppo inquanto tali, nell'ambito del loro pe-culiare spirito di aggregazione ( cfr .MR 13) .

L'ideale da proporsi è la piena ar-monia, complementarità e unitàd'indirizzo dei due livelli, personalee comunitario . Il responsabile spiri-tuale di gruppo dovrà proporsi sem-pre l'adesione e la sintonia con lapiù ampia guida ecclesiale dei Pa-stori e il consigliere spirituale di co-scienza (che in vari casi può esserela stessa persona) agirà nell'« a tu

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per tu » secondo lo stesso clima e in-dirizzo del proprio ambiente di co-munione .

In entrambi i livelli si tratta di unaiuto «spirituale» che va dall'illu-minazione dottrinale al sostegnodella volontà, dal chiarimento diuna situazione o di una ansietà dicoscienza all'accompagnamento nel-l'apprendere a vivere in più intimaconsonanza con lo Spirito del Si-gnore.

Si tratta di un aiuto di « saggezzasapienziale » nella ricerca concretadella volontà di Dio da scoprire tra-scendendo se stessi . A ciò fare il«Direttore spirituale» ha bisognospecialmente di santità e di saggez-za di vita « Può forse un cieco gui-dare un altro cieco » (Le 6,39) . Il

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suo però è un « carisma di paternità-maternità spirituale» prima che uncarisma di «dottore» si tratta in-fatti di essere collaboratori del«Buon Pastore» (cf Gv 10,11-18) .Ogni tipo di «Direttore spirituale»non agisce con formule fatte e nondispone in anticipo del futuro piùche profezia, la sua è prudenza difede, arricchita da uno speciale donodello Spirito per l'opera di discer-nimento. Agisce al servizio della li-bertà del soggetto e dell'ambientecomunitario l'efficacia di tale ser-vizio direttivo radica nel suo atteg-giamento di sottomissione all'azionedello Spirito Santo e tende a svilup-pare negli interessati una profondalibertà interiore .

Lo stilesalesiano

Don Bosco ha sempre voluto co-niugare insieme questi due livellicomplementari della coscienza per-sonale e dell'ambiente comunitario .Direttore di spirito egli - come di-mostra la sua vita - ha esercitatola sua azione di aiuto spiritualecome confessore e come educatore .

L'aiuto spirituale di coscienza ve-niva integrato, perfezionato, tenutodesto dalla cura attentissima cheDon Bosco metteva nel creare nel-l'ambiente dell'Oratorio un clima dialta tensione spirituale medianteuna voluta ed intensa animazionecomunitaria. Nessuno dei due livellisi è mai presentato come alternativadell'altro . Si può dire che, nello stilesalesiano, quanto più cresce la ma-turazione cristiana della comunitàin cui si vive, tanto più facile e breverisulta, normalmente, la direzionepersonale delle coscienze « quantomeno c'è di Educazione spirituale (odi densità spirituale comunitaria)tanto più è necessaria la Direzionespirituale (personale) e quanto piùc'è di Educazione spirituale (o didensità spirituale comunitaria), tan-to meno occorre la Direzione spiri-tuale (di coscienza) » (E . Valentini,Salesianum, 1952, 2-3) .

Nello stile salesiano, mentre si ap-prezza e non si esclude mai la dire-zione di coscienza, si sottolinea mol-to la necessità di « comunione » percrescere nella fede e tale comunioneesige una qualche comunità forma-tiva .

Il termine «comunità» qui ha unsignificato ampio, che richiede peròsempre una certa struttura stabile,un ambiente in qualche modo per-manente, che favorisca la comunio-ne. Così il termine « comunità » nonsi riferisce solo alle case dei religiosie delle suore, ma anche, dentro l'am-bito comunionale della Chiesa uni-versale e locale, all'ambiente dellafamiglia cristiana, delle comunitàcristiane di base, delle associazionid'ispirazione evangelica, dei gruppid'iniziativa apostolica, ecc. L'aspi-razione comunionale, la tendenzaassociativa, la vita di gruppo, è qua-si una inclinazione innata allo spi-rito salesiano di Don Bosco e al suoSistema preventivo .

L'elemento più incisivo in taletendenza alla comunione, al di làdella programmazione di determi-nate attività, è il sentirsi tutti coin-volti attivamente e responsabilmen-te nei concreti ideali comuni dellapienezza della vita cristiana.

C'è, quindi, un grande bisogno di

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Don Bosco un apostolo dell'« a tu per tu . .

saper curare e animare determinatiambienti formativi e valorizzarel'interscambio spirituale e la messain comune delle attività di fede, larevisione di vita, ecc .

Purtroppo, ripeto, in questi ultimidecenni c'è stata una forte crisi, siadi disorientamento spirituale dellecoscienze, sia delle differenti moda-lità di comunione di gruppo . Sono

apparse così due urgenze che toc-cano direttamente la Direzione Spi-rituale l'attuale trapasso culturaleha fatto aumentare, innanzitutto ein forma assai percettibile, il biso-gno di Direzione Spirituale perso-nale in un mondo d'insicurezza e direlativismo e si è affacciato, comeho rilevato poco sopra, il problemadi ampliare la forma stessa della Di-rezione Spirituale, agendo non solocon le singole persone ma creando ecurando nuovi ambienti formativi(vari tipi di comunità) e dedicandosiad animarli e orientarli spiritual-mente .

Ecco perché, carissimi, è attuale eimpellente un vero rilancio nella no-stra Famiglia, di una Direzione Spi-rituale rinnovata.

Essa, diceva il famoso Padre DeGuibert, « è la via normale e ordi-naria per la quale Dio conduce leanime alla perfezione». Non è pernulla sorpassato, per chi vuol farcrescere e maturare la sua vita bat-tesimale, ciò che afferma il preziosolibro dell'Imitazione di Cristo«Prendi consiglio da chi è saggio ecoscienzioso e preferisci ricevere in-segnamenti da chi è migliore di teche attuare tutto ciò che ti salta inmente» (L.1, c .4) .

Auspico che la Strenna-83 serva arinvigorire la pienezza della vita cri-stiana nella nostra Famiglia spiri-tuale a far conoscere e tradurre inpratica il Magistero vivo dei Pastoridella Chiesa, gli indirizzi autorevolidi genuinità salesiana propri deivari gruppi e della comunione d'in-sieme, l'esperienza formativa di ogniconsigliere spirituale, l'esercizio og-gettivo del discernimento dei dise-gni di Dio sulla comunità e su ognipersona.

Il prossimo Sinodo dei Vescovi ri-chiamerà anche l'importanza fon-damentale del Sacramento della Ri-conciliazione dobbiamo saper rin-novare il valore direttivo della « con-fessione » nel perfezionamento dellavita battesimale .

Che l'Ausiliatrice, nostra Maestrae Guida, ci ottenga luci di pedagogiaspirituale e ci stimoli sempre al me-glio riscoprendo, nell'esperienza vis-suta da Don Bosco, lo stile salesianodi una rinnovata ed efficace Direzio-ne Spirituale!

Auguri di progresso nella pienezzadella fede .

Con tanta speranza,r

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e IL

un dono damoltiplicare

D a questo 1° gennaio 1983 « IlBollettino Salesiano » si pre-senta in veste abbondan-

temente rinnovata. Perché Rispon-diamo raccontando quanto avvennenon molti anni fa allorché un grossogiornale londinese rinnovò la sua ve-ste grafica. L'annuncio ai lettorivenne dato con un manifesto raffi-gurante una giovane donna elegan-temente vestita con sopra una frase,semplice ed eloquente « anche unabella signora si cambia d'abito » .

Aneddoto a parte, da alcuni annisi sentiva l'urgenza di un rinnova-mento che rendesse la lettura delBS più gradita ai tanti nostri lettorie ai moltissimi amici .

Con un ulteriore impegno eco-nomico i Figli di Don Bosco hannovoluto che la rivista edita già dalloro Padre apparisse più bella spe-riamo d'esserci riusciti e saremmograti a quanti ci comunicheranno leloro impressioni in merito .

Molto spesso incontrando gruppidi lettori abbiamo ascoltato doman-de tipo queste chi fa il BollettinoDove è stampato Come prendete lenotizie E le foto .. .

Anche se « diverso », il BS ha lostesso fascino, mai smagato di tuttala stampa. Esso è il risultato di piùmani unite tra loro non soltanto del-lo stesso lavoro ma da un forte amo-re, proprio così, per le « cose » sale-siane.

Questo Bollettino vecchio di 106anni deve pur avere un suo segretose i nonni si preoccupano di farlogiungere ai nipotini e se arrivanofrequentemente lettere come questache riportiamo integralmente e checi è giunta da Melbourne .

'Melbourne, 1911111982

Caro Bollettino,ti scrivo questa breve lettera, e ti

dico che sto bene come pure la miafamiglia composta di altre due per-sone, oltre a me, cioè mia moglie e la

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mia bambina Marianna di 8 mesi . Tidico che sono un exallievo dell'Isti-tuto « S . Basilio » di Randazzo in Si-cilia e sono stato per alcuni anni colgruppo dei cooperatori (numero adir vero magro, all'incirca 15) sem-pre di Randazzo. Adesso è da 3 anniche vivo a Melbourne in Australia(dove di recente abbiamo avuto lavisita del Rettor Maggiore don Vi-ganò). Mia sorella ti aveva dato l'in-dirizzo di Melbourne affinché po-tevo ricevere il Bollettino in linguaitaliana ogni mese, e così è stato .Per questi 3 anni ho puntualmentericevuto il Bollettino, che mi ha te-nuto compagnia tenendomi infor-mato su tutto quello che avviene nelmondo e nella comunità (o famiglia)salesiana . E nello stesso tempo ave-vo con me qualcosa in lingua italia-na che mi teneva sempre in formacon la mia lettura. Però adesso, caroBollettino, ti dico che la mia vitaquaggiù in Australia non è statamolto fortunata, e dopo molti ten-tativi, nei quali ho sempre cercato difarmi un futuro ed una vita un po'discreta per la mia famiglia ma chehanno avuto sempre esito negativo,ho deciso di ritornare in Sicilia,dove ho ancora i miei genitori e miasorella, che possono darmi l'alloggionello stesso paese dove ho trascorsola mia giovinezza e dove sono statoexallievo, e trascorso i più bei anniall'oratorio salesiano .

Comunque caro Bollettino, ti hoscritto questa lettera per dirti dinon spedire più la rivista all'indiriz-zo di Melbourne (cioè flat 4/128 In-kerman Street St. Kilda 3182), manuovamente al vecchio indirizzo cheè il seguente Via Colonna 8 - 95036Randazzo (CT) . Comunque ti rin-grazio per quello che hai fatto perme in questi tre anni di mia vita au-straliana, e ti saluto cordialmente, espero che l'aiuto di Maria Ausiliatri-ce e Don Bosco possa trovarmi unasistemazione in Sicilia.

Ciao, a presto in Italia, salutoniSalvatore"

DA ROMA A TORINO. Redatto a Roma in viadella Pisana 1111, il BS viene fotocomposto eimpaginato presso la tipografia dell'Istituto Sa-

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lesiano Pio XI. Da qui viene inviato alle Offi-cine Grafiche della SEI di Torino che provvedealla stampa e alla spedizione .

Che ne dite In questa lettera c'èdi tutto . C'è soprattutto quel carat-teristico profumo di casa che ci fatrovare fra volti e mobili cari allamemoria. Eppure questo BS nonvuol essere un soprammobile o unpezzo di vetrina.

La favola di un foglio di carta tra-sformato in fatto aggregativo e tra-dotto in simpatia, aiuti economici escelte di vita, deve continuare per-ché è sempre più assillante e preoc-cupante la condizione dei nostri ra-

gazzi. La missione di Don Bosco -il BS ne è alfiere e portavoce - èsempre più attuale .

È necessario moltiplicare i suoisostenitori è necessario moltiplicarela diffusione di questa rivista.

Un antico proverbio cinese dice« Un uomo che guarda a se stessonon fa luce » .

Vogliamo provare a guardarci at-torno coinvolgendo amici e cono-scenti

Da 106 anni il «Bollettino Salesiano» registra fedelmente, se-guendole mese dopo mese, le vicende piccole e grandi, liete e meno lie-te della Famiglia Salesiana. Con la rubrica che ha inizio da questonumero ci proponiamo di rileggere il BS per raccogliere in quelle pa-gine un po' ingiallite dal tempo, fatti e fattarelli, avvenimenti e curio-sità del passato. Appartengono a epoche che sembrano ormai lonta-ne, e tuttavia ci possono ancora offrire lo spunto per un pensiero,un'emozione, e, anche, un sorriso . Non la storia del Bollettino Sale-siano, dunque, e tanto meno la storia della Famiglia Salesiana,bensì, più modestamente, una passeggiata fra le pagine del giornalefondato da Don Bosco .

uattro smilze paginette, An-no I, n. 1, settembre 1877 . Èimpossibile non partire da

qui, da questo primo numero cheesibisce una ben singolare testata«Bibliofilo cattolico o Bollettino sa-lesiano mensuale » . Anche perchéprocura una certa emozione pensareche una copia del modesto foglio èstata in mano a Don Bosco . Ed è aDon Bosco, «amatissimo padre»,che si rivolge - in quello stesso pri-mo numero - un anonimo missio-nario salesiano autore di una letterainviata dall'allora lontanissima Ar-gentina nell'aprile 1877, e quindigiunta a Torino dopo un viaggio dimesi (se oggi le poste sono un po'lente, a quell'epoca certamente noncorrevano). Racconta, il missiona-rio, del lungo tragitto, prima sulbattello a vapore, poi sul «vapore diterra» (qualcosa, evidentemente,che assomigliava a un treno) e infinea cavallo per arrivare a destinazionepresso una colonia di poveri emigra-ti italiani . « Giungemmo il giovedì12 aprile - scrive - e al venerdì co-minciò il catechismo a una trentinadi ragazzi ». Non si può dire che imissionari, nel secolo scorso, se laprendessero comoda dopo un simileviaggio, una notte appena di riposoe poi via al lavoro .

Fin dal primo numero, il Bollet-tino viene inviato gratis ai coopera-tori salesiani, ma fra costoro c'è chi,

vedendoselo recapitare a casa, sichiede quale sia il « prezzo di asso-ciazione », cioè la quota di abbona-mento. Con un « Avviso ai lettori »,la Direzione si premura di far lorosapere « che non intendiamo d'im-porre alcuna obbligazione di paga-mento, contenti che ognuno facciaquello che le sue forze gli permet-tono . . . con spontanee offerte » . Tut-tavia, precisa, « chi bramassee sod-disfare alla spesa di stampa e di po-sta, noi crediamo che sia sufficientela somma di lire 3 all'anno » . Tre lireall'anno! Se solo pensiamo al costoattuale di un quotidiano, cioè 500lire al giorno, bisogna convenire chedi strada la moneta nostrana ne hafatta parecchia in poco più di un se-colo. E, dato il livello corrente di in-flazione, c'è da ritenere che purtrop-po ne farà dell'altra .

Ma la faccenda delle tre lirettenon finisce lì, qualcuno fraintende,pensa che sia un obbligo. Ed eccoapparire un secondo « Avviso » « Lasomma annuale di lire tre fu sugge-rita per rispondere a coloro che cidomandavano come avrebbe potutoconcorrere alle spese di posta e distampa, quindi il nostro fu un con-siglio, non un'ingiunzione . . . Pertan-to i cooperatori faranno quello chepossono o credono » . E lo hanno fat-to per 105 anni, ovviamente ade-guando quelle tre lirette al mutaredei tempi, se ancora oggi il Bollet-

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tino è il « dono di Don Bosco ai com-ponenti la Famiglia Salesiana, agliamici e ai sostenitori delle sueopere » .

Di opere, a quell'epoca, Don Bo-sco ne aveva realizzate e messe incantiere un bel po', in Italia e all'e-stero. Il Bollettino se ne fa eco pun-tualmente. Dà ampio spazio (le pa-gine nel frattempo sono aumentate)ai resoconti che i missionari invianodall'America Latina . Il più assiduo aspedir lettere, che sono la cronacaminuta di peripezie e avventure diogni genere, è don Giacomo Costa-magna. Era partito da Genova il 14novembre 1877, con un gruppo diconfratelli, imbarcati sul piroscafo« Savoi ». Don Bosco era andato dipersona a salutare i partenti e l'ad-dio avviene sul ponte della nave fraabbracci, esortazioni e auguri, inuna atmosfera di grande commozio-ne. «Visitati gli appartamenti lorodestinati (cioè gli alloggi a bordo) -scrive il Bollettino - Don Boscodisse ancora ai figli suoi un'acconciae amorevole parole . .. non vi fu unoche non abbia ricevuto un partico-lare ricordo » .

È lo stesso don Costamagna a rac-contare a Don Bosco, dopo un viag-gio durato oltre un mese e mezzo, ladisavventura capitata al gruppo . Lanave, facendo rotta verso l'Argen-tina, fece scalo a Rio de Janeiro,«capitale dell'Impero del Brasile»,capitando nel bel mezzo di una fu-riosa epidemia di febbre gialla . Imissionari ebbero la non lieta noti-zia che avrebbero dovuto trascor-rere nove giorni di quarantena nellazzaretto dell'isola di Flores . Non sipersero tuttavia d'animo « Tolta lapena sofferta all'annunzio di quellainaspettata quarantena, non abbia-mo patito male alcuno, né nel corponé nello spirito » . Una spina nel fian-co tuttavia c'era, e don Costamagnala segnala « Ci duole solo la spesanon prevista di circa mille lire, checi costa la fermata in questo luogo(il lazzaretto), dovendo pagare unoscudo al giorno a testa per vitto e al-loggio » .

Accade raramente, ma se vi è ti-rata per i capelli la redazione delBollettino si arrabbia, e il tono degliarticoli, generalmente pacato e se-reno, si alza per diventare polemicoe graffiante. Così, nel settembre1879, compare un articolo vibrantedi sdegno contro i «frammassoni»(che sono, per intenderci, gli ante-nati dei « piduisti » di oggi), «neiquali - si legge - sembra essersi,per così dire, incarnato lo spiritomaligno». A quell'epoca la masso-neria, molto attiva in Italia, avevapreso di mira gli Oratori salesiani

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considerando « tali istituzioni cosìperniciosi al progresso e al bene delPaese ». E - scrive ancora il Bollet-tino - «ragionando delle armi dausare contro di essi, i frammassonigridano `Combattiamo col contrap-porre gli Oratori cattolici i Ricrea-tori massonici'» . Indignato com-mento di BS «Beninteso da Sa-tana e dai satelliti suoi, vien chia-mato male quel che da Dio è chia-mato bene vien detto pernicioso alprogresso del Paese quello che alvero progresso spiana largamente lastrada .

Non è da stupirsi che il Demonioe l'empia setta vedano di malocchioe combattano gli Oratorii festivi, liattacchino con ingiurie e calunnie ecerchino di scimmiottarli con i suoiricreatori. L'Inferno non fa che ilsuo mestiere . .. Ma noi tireremoavanti impavidamente». Parole che,col linguaggio moderno, suonereb-bero « giù le mani dagli oratori! » . . .

Nel numero di ottobre 1879, BS siapre, per così dire, all'informazioneinternazionale, pubblicando, forse invista dell'invio di missionari in quel-la lontana isola, una curiosa notiziadal Madagascar « La regina del Ma-dagascar, Ranavalona Mani aka, harivolto un proclama ai suoi sudditiin cui si afferma la proibizione di ri-tornare agli idoli, l'obbligo di aste-nersi dal lavoro manuale la dome-nica, il divieto di uccidere i proprisimili, la garanzia dell'unità e stabi-lità del matrimonio, l'interdizionedella poligamia e del divorzio .. . Tut-te queste prescrizioni sono appog-giate da una severa sanzione pena-le» . Sagge disposizioni, commentaBS, lasciando intendere che altri so-vrani, i cui regni sono meno lontanidel Madagascar, farebbero bene adadottarle . . .

LA DIFFUSIONE DEL BSREGIONE PER REGIONE

Lazio22.176Umbria2.808Sardegna7.799Piemonte79.212Valle d'Aosta1 .788Liguria12.368Lombardia50.613Veneto30.805Friuli-Ven . Giulia6.935Trentino-A.A7.715Emilia-Romagna15.387Toscana7.880Marche4.189Abruzzo4.808Molise1 .071Puglia11 .308Basilicata2.241Campania17.781Calabria9.304Sicilia33.315

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IL SALTIMBANCO CATECHISTA

Giovannino era un catechista nato . Perinsegnare la « dottrina cristiana » doveva rac-cogliere i ragazzi e poi trattenerli . La civiltàcontadina, tra le varie forme di divertimento,stimava assai quelle dei saltimbanchi e deiprestigiatori . II piccolo presentatore di Gesùsi volle impadronire delle due arti che sape-vano di magia e perciò incuriosivano ed ap-passionavano. Dove trovare i maestri Sitrattava di segreti e di trucchi che nessunoera disposto a svelare . Bisognava scoprirlicon l'astuzia . Giovannino era puro come lacolomba, ma furbo come il serpente . Nellefiere, dove si esibivano gli incantatori, si por-tava in prima fila, prendendo l'aria e le posedel finto tonto, intanto con gli occhi nascostidalla falda del cappello osservava, scrutava,fotografava ogni gesto . Poi a casa provava eriprovava con pazienza di certosino fino adeseguire felicemente i giochi e le acrobazieche aveva studiato . Nell'impresa ce la met-teva tutta, ma ricorreva anche alla preghierafervorosa « Madonna mia fammi riuscire iodesidero tanto portare i ragazzi a Gesù » .

Giovannino passeggiava avanti e indie-tro sulla corda, che alta correva dall'uno al-l'altro albero, a cui l'aveva legata tutti ave-vano i volti protesi in alto e per l'emozionetrattenevano il respiro .

La domenica i ragazzi e moltissimi adultisi accoccolavano sul prato e facevano ressaintorno al piccolo mago e acrobata . L'equi-librista elettrizzava la folla e la esilarava conbattute spiritose. Il ragazzo ricciuto poi pren-deva la bisaccia delle meraviglie e ne estrae-va le cose più strane con una fantasia dafata, e gli spettatori andavano in visibilio .

Lo spettacolo era ben programmato e,tra l'una e l'altra parte, il giocoliere brillantesi trasformava in un catechista meraviglioso .Allora la compostezza e l'ardore serafico edi-ficavano e commovevano le risate cede-vano il posto alla preghiera corale . La voce

1 DIVERTE

argentina ed il fascino dell'animatore face-vano vibrare l'uditorio d'amore di Dio . Nons'erano mai visti, saldati così bene insieme,il divertimento e la preghiera . Per procurarsil'occorrente per i suoi giochi Giovannino do-veva guadagnare bei soldi e, tra gli altriespedienti, ne escogitò uno veramente ardi-to. I farmacisti dell'epoca, per confezionarele loro medicine, si servivano anche dei ve-leni delle vipere .

Cacciarle per un ragazzo tanto coraggio-so non era poi eccessivamente difficile, mail problema si presentava quando si dovevaestrarne il veleno . La testa doveva essere in-tatta, altrimenti, schiacciate le glandole, sisarebbe perduto il veleno. Giovannino risol-se da pari suo il problema . Si accostava allatana delle vipere, metteva l'esca nell'imboc-catura, si nascondeva e, per non perderetempo nell'attesa, pregava o leggeva. Quan-do il rettile addentava l'esca, il ragazzo conla velocità del lampo l'afferrava per la coda elo rotava come fionda violentemente e ve-locemente fino a stordirlo, poi lo deponevaper terra e immediatamente gli conficcavauno spillo al centro della testa . La morte nonsi faceva attendere ed il ragazzo estraeva lospillo che non lasciava traccia .

1 farmacisti pagavano bene la preda, manon riuscivano a comprendere in che modoquei rettili fossero stati catturati ed uccisi . Ilbrevetto rimase anch'esso un mistero .

Certo è grande il coraggio del ragazzo-apostolo, ma non meno stupore suscita la fi-ducia di Mamma Margherita che permette alfiglio imprese così rischiose . Lei sapeva cheil suo Giovannino lavorava per Gesù sotto laprotezione della Madonna, che l'amava an-cor di più di lei, e perciò accordava al figliotutta la fiducia .

Educare è appunto aver fiducia e dar fi-ducia .

Adolfo L'Arco

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(INTESTIMONIAN2

Come una favola ecco su vetr<vita di Don Giovanni Bosco . Espisiva e sintetica questa vetrata,mi riporta davanti soltanto la stndinaria vita (1815-1888) di Don (vanni Bosco, piena di opere e iodibili realizzazioni e soprattutto dbri e manuali educativi dove ci sin germe tante teorie sulle HumalPublic Relations di oggi, ma mi sige a fare una confessione . SI, conserò, confesserò, me con ordine.-oltre trenta anni faccio l'inviato iciale un lavoro che richiede semsia si vada in un Paese per seguireparticolare avvenimento sia ci si relper farvi un'inchiesta o tracciame1ritratto o presentarlo ai lettori, diPire.

Il tempo a disposizione è sepoco e il giornalista che fa un lavicosì difficile e opinabile .. e sefra gli errori, tutto può fare meno í,non « capire » o sbagliare prospePer questo lo ho sempre seguitonorma di guardare bene l'aeropodi arrivo e ovunque fossi, nei prgiorni, di recarmi in un Tribunaleun ufficio postale, in un mercatouna scuola e in una stazione le"ria per prendere contatto con ladi questo Paese.

Col tempo ho preso anche l!,tudine di camminare per le vie di icittà fin quasi a perdermici per polo « sentire » e poi per capire meanche di visitare sempre i padri -1lesiani che in definitiva un viaggiaiincontra dovunque. La prima viche li avvicinai fu tanti e tanti anin Argentina, proprio nella Pataggove andarono le prime missioniDon Bosco.

Da allora in qualsiasi Paese mirecato ho sempre battuto alla pdei Salesiani non soltanto per secome vedevano e giudicavano fhq

.

cose e tante persone, ma anche'guardare i giovani che avevano r

loro e che con loro studiavano e!voravano. Così ho incontrato dapgtutto straordinari salesiani in Inin Brasile, in Cina, in Australia'Congo ... e ovunque ho potuto risotrare la immensità dell'opera diBosco e dell'Ordine.

Non tocca a ne scrittore 1a10lontano di solito dai temi cattqparlare dell'Uno e dell'Altro, etomeno giudicare. lo so soltantodovevo questa confessione-testainianza-ringraziamento ai Salesianicontrati in tanti anni di viaggi qua iper il mondo. Tra le luci e le oOdei ricordi mi vengono davanti t~volti e dalle pagine dei miei tacescono molti nomi, ma non nelalcuno. i

Volevo solo dire che li ho visti ivedo dovunque e volevo esprimerlmia ammirazione per la loro oMNiente di più.

Corrado Pi~

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PanC

G

heri.BCíntv

(un trentinochiamatoPankeriInsegnante elementare dopo unincontro con Don Bosco parte perl'America Latina . Faràl'esploratore, l'ingegnere, ilmeccanico ma, soprattutto, ilsalesiano. Dietro di lui imissionari poteronoevangelizzare .

A i primi di giugno del 1886 ungiovane di 25 anni giungeva aTorino ansioso di conoscere

Don Bosco e ricevere consiglio sulsuo avvenire . Il Santo lo ascoltò peruna buona mezz'ora e poi concluse

« Le consiglio di restare con noi . . .Abbiamo bisogno di buoni coadiu-tori. A suo tempo sarà missionario ein quanto alla salute lasciamo farealla Vergine » .

Venuto dal TrentinoGiacinto Pancheri era nato il 27

aprile 1857 da una famiglia di « gen-te ingegnosa ». Gli diede i natali Ro-mallo, paesino adagiato su di unalto poggio formato dalla confluen-za del fiume Novella col Noce, indiocesi di Trento .

Dopo le scuole elementari in pae-se i genitori Giuseppe e Maria Gen-tilini lo dedicarono a fare il mura-tore, ma egli vi si sentiva a disagio« non tanto per l'ufficio, ma per evi-tare la compagnia di non pochi che

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erano di scandalo per mal costume,bestemmie, ecc. » . Crediamo che fos-se anche perché si sentiva capace dipiù e di meglio .

Intervenne il parroco del luogo eGiacinto riuscì a diplomarsi maestronel 1882 .

Insegnò a Mezzacorona durante 4anni, praticando il Sistema Preven-tivo di Don Bosco, leggendo con in-teresse il Bollettino Salesiano e stu-diando la Sacra Scrittura con pre-ferente impegno .

Era un giovane alto, snello, digni-toso, dagli occhi e viso intelligenti eun carattere senza curve

Il 28 giugno 1886 fu inviato allaCasa salesiana di Faenza per il No-viziato, sotto la guida del direttoredon Giovanni B . Rinaldi, poi fu in-caricato della direzione tecnica dellaScuola di Arti e Mestieri .

Il 31 agosto 1889, a Valsalice-To-rino, nelle mani del primo succes-sore di Don Bosco emise i voti per-petui. Intanto, in lui la vocazionemissionaria era diventata prepo-tente .

Il 6 dicembre 1892 Pancheri partìda Torino con la Spedizione desti-nata all'Equatore assieme a don An-

Il pontesul Guayaquil

gelo Savio, don Luigi Quaíni, i chie-rici Giuseppe Reyneri e Luigi Giac-cardi, e i tre maestri d'arte laiciMinghetti, Marchisio e Peretti .Il 10 gennaio 1893 sbarcarono a

Guayaquil, la città più industrialedella Repubblica. Qui riposarono ungiorno. Il 12, da Babahoyo, intra-presero a cavallo la terribile rottadella Cordigliera delle Ande .Il 17 giunsero a Ganguis, una

azienda solitaria a 3500 metri di al-titudine (alle falde del Chimborazo,di metri 6215), ove una broncopol-monite fulminante, in 24 ore, stron-cò la preziosa vita di don Savio .

Finalmente, il 25 gennaio, giun-sero a Quito, la bella e storica capi-tale, accolti con vera letizia nellafiorente Scuola di Arti e Mestieri, diproprietà del Governo .Pancheri, d'ora in poi Pankeri,

per ragione di pronuncia, fu subitomesso al fronte dei « Talleres », masolo fino ad agosto allorché fu invia-to alla città di Cuenca, a oltre400 km al Sud, dove dal 13 marzo sierano stabiliti i Salesiani per orga-nizzarvi alcuni laboratori .

Il 9 ottobre 1893 don GioacchinoSpinelli e Giacinto Pankeri parti-

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rono, a cavallo, incaricati di fare unviaggio di esplorazione alla regionedi Gualaquiza, base primogenita delnuovo Vicariato salesiano.

Dopo un viaggio di circa 150 km edopo aver valicato la Cordiglieradelle Ande a oltre i 3000 metri, il 14i due Missionari raggiunsero Gua-laquiza, ben ricevuti dai numerosi« Jíbaros » (oggi Shuar) dei dintornie dalle 24 famiglie di coloni formantiun piccolo ed umile villaggio.

Gualaquiza era una vasta e fertilevalle, quasi tutta coperta di foresta,circondata da catene degradanti dimonti e solcata dal fiume omonimoe dal Bomboiza.

Un abbozzo di tentativo di evan-gelizzazione risaliva al 1816, ad ope-ra del padre francescano GiuseppePrieto. Dal gennaio del 1870 al mag-gio del 1872 vi lavorarono alcuni ge-suiti e la esemplare laica MercedesMolina, poi fondatrice della Congre-gazione di Marianitas. Da allorafino all'arrivo dei Salesiani, eccettovisite sporadiche di sacerdoti seco-lari del clero azuayo, tutta la regio-ne restò abbandonata spiritual-mente.

Durante un mese di estenuantieroismi i due missionari si dedica-rono a tempo pieno a visitare le fa-miglie dei coloni e un buon numerodi capanne Shuar assai lontanel'una dall'altra, spingendosi nel gro-viglio della selva sino alle valli delCalagràs, di Bomboiza, del Cuyes edel Chuchumbleza, conoscendo per-sone, modo di parlare, abitudini,cultura e impartendo i primi rudi-menti di Catechismo.

Dopo, don Gioacchino Spinelli e ilcoadiutore Giacinto Pankeri ripre-sero la via del ritorno .

La Missionedi Gualaquiza

Il 1° marzo 1894 i figli di Don Bo-sco si stabilivano definitivamente inGualaquiza. Il personale il direttoredon Francesco Mattana, i due pio-nieri Spinelli e Pankeri, e il Coadiu-tore equatoriano Abelardo Jurado .Inoltre, due falegnami, un fabbro evari manovali per la costruzione del-la casa-missione, cappella, labora-tori, ecc .

Il 26 marzo, per ordine del Supe-riore don Calcagno e in compagniadi due robusti Shuar, Pankeri, conzaino a spalla, partì a piedi, pene-trando nel cuore impervio della« manigua » per fare una esplorazio-ne al Sud e all'Oriente di Gualaqui-za. Il fine era di presentare unoschizzo al Congresso Nazionale percompletare la carta geografica della

Repubblica. Esplorarono tutta lavalle del fiume Zamora, del Santia-go, del Yunganza e del Indanza.

Rientrando a Gualaquiza, l'au-dace salesiano alternava i lavori diassestamento della Missione con in-teressanti escursioni apostoliche escientifiche .

Per facilitare l'opera di costruzio-ne degli edifici, ideò una sega idrau-lica, traendo l'acqua dal fiume Gua-laquiza. Tracciò il piano del paesellocon piazza e strade, anche perché,pur essendo una mera espressionegeografica, era stato elevato alla ca-tegoria di capoluogo di provincia,con sede del Governatore .

Pankeri impiantò anche un pic-colo osservatorio metereologico .

Sulla fine di dicembre del 1895 fuchiamato a Quito in vista della pes-sima piega che prendeva la politica.Il Liberalismo massonico aveva ini-ziato una vera rivoluzione per con-quistare, con tutti i mezzi, il potere .

Era urgente pensare ad avere nel-la Capitale una casa propria. Siriuscì a comprare alcuni lotti di ter-reno con una casetta e cappellina .Lo stesso si fece in Sangolquí eCuenca. In pochi giorni Pankeri pre-parò i piani di un collegio dedicato aDon Bosco con annessa chiesa a Ma-ria Ausiliatrice, dando subito manoai lavori .

I Salesianiin Ecuador

Nel luglio del 1885 il CongressoNazionale approvò la mozione dichiedere i Salesiani per affidar loroun grande « Stabilimento » chiamato« Protectorado Católico », non an-cora terminato, destinato a Scuoladi Arti e Mestieri per la educazionedei figli del popolo .

Per i dovuti tramiti, il Governoequatoriano delegò il suo ConsoleGenerale a Parigi, Clemente Ballén,il quale in data 7 agosto 1885 scrissea Don Bosco. Questi rispose che perallora non disponeva di personale .Soltanto il 6 dicembre 1887 partì daTorino la Spedizione missionariadestinata all'Ecuador, l'ultima pre-parata dallo stesso Don Bosco .Componenti don Luigi Calcagno,direttore, don Antonio Fusarini, donCiriaco Santinelli, don FrancescoMattana, chierico Giuseppe Rosto-ni, Coadiutori Giuseppe Maffeo,Giovanni Garrone e Giovanni Sciol-li .

Giunse a Quito il 28 gennaio 1888e subito ne volle dare notizia al Fon-datore con un telegramma firmatoanche dal Capo dello Stato . Il mes-saggio giunse a Torino nel pomerig-

gio del 30 allorché Don Bosco giàversava in agonia. Aveva il corpomezzo paralizzato e non parlava più .Don Rua si avvicinò al suo capez-zale e gli lesse l'annunzio in vocealta. Don Giovanni B. Francesia,che era presente, scrive nel suo libro« I Missionari di Quito »

« Il buon Padre udì con visibilesoddisfazione la sua lettura, poi, di-rigendo gli occhi al cielo, ripetevaDeo gratias! sono giunti » .

La Scuola di Arti e Mestieri ap-parteneva al Governo. Al tempo deifatti politici qui accennati (anno1895), il bilancio era il seguente 240alunni poveri interni, di cui una ot-tantina sostenuti dal Governo e ilresto dalla carità salesiana, e 16 la-boratori di fabbri, meccanici, fon-dizione, falegnameria, ebanisteria,scultura, carrozzeria, tipografia, le-gatoria, sartoria, calzoleria, selleria,cappellificio, ceramica, conceria epanetteria .

Indubbiamente, la scuola profes-sionale salesiana-governativa dell'E-cuador era la migliore, nel suo ge-nere, di tutta l'America Centrale eMeridionale. Interessanti le sueEsposizioni nazionali e internazio-nali. Il bellissimo disegno del Mo-numento alla Libertà nella PiazzaCentrale di Quito è uno dei tanti la-vori di questa Scuola.

Tutto ciò, da circa quattro anni,era minato dall'invidia subdola epertinace di una sedicente « SocietàArtistica e Industriale del Pichinc-ha », la quale ricorse alle più abbiet-te calunnie tacciando i Salesiani divoler fare concorrenza alla manod'opera cittadina e di ladri delloStato .

Non essendo riuscita nei suoi pia-ni, approfittò del nuovo governo Li-berale massonico .

Il governo incominciò a non pa-gare più gli assegni, lo stipendio aimaestri, né le borse di studio agli al-lievi e neppure le spese di macchinegià comprate . Inoltre, incomincia-rono le perquisizioni e le inquisizionipoliziesche, le minacce, mentre ve-nivano sparsi ovunque volantinizeppi di insulti e provocazioni .

Si giunse alla funesta notte del 23agosto 1896 .

Tutti coloro che indossavano unatalare furono fatti preparare per an-dare in commissariato . Il direttoredon Calcagno protestò per simileatto di violenza. Il capitano disseche compiva ordini del Governo e sitrattava di una semplice inchiesta .Intanto erano accorsi gli allievi, chenon erano andati in vacanza, atter-riti e piangenti .

Sacerdoti e chierici, scortati dapiù di quaranta soldati, come se si

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trattasse di criminali, giunsero alpalazzo della polizia, dove furonotrattati con insolenze e minacce esenza nessun capo di accusa, rin-chiusi in una stanza, ben sorvegliati .I chierici, che erano tutti equatoria-ni, scortati furono ricondotti a casa .I rimanenti erano don Luigi Cal-cagno, direttore, don Ciriaco San-tinelli, don Alfredo Sacchetti, donGiuseppe Taricco, don Carlo Ghi-glione e il chierico Giuseppe Rey-neri .

Verso le 4 del mattino del giorno24 furono fatti montare su veri ron-zini e incamminarsi verso luoghi esorte sconosciuti, tra due ali di sol-dati armati .

Intanto un altro picchetto assaltòil Noviziato di Sangolquí, paese auna ventina di chilometri da Quito.

Una terza e simultanea invasionemilitare ebbe luogo nell'incipientecollegio Don Bosco, di proprietà sa-lesiana, nel quartiere di La Tola .

Pankeri, che era solito dormiresolo colà, per vigilare e per la costru-zione dell'edificio, a mezzanotte sisentì svegliare bruscamente da con-citati colpi alla porta . Discese e sitrovò di fronte 8 uomini con fucili,che si precipitarono dentro per l'a-bitazione e vedere se c'erano pretied armi .

Pankeri irruppe con parole vee-menti per quella violazione di do-micilio. Dopo il loro inutile tentati-vo, se ne andarono. Ma quella visitagli tolse il sonno .

Si recò immediatamente all'isti-tuto distante più di un chilometro .Trovò che l'entrata era custodita dasoldati, ma riuscì a entrare . Tuttoera in trambusto. Subito lo attor-niarono fra gemiti e lacrime il coa-diutore Leopoldo Marelli, una cin-quantina di alunni e un gruppo diorfanelli. Udita la triste narrazionedegli eventi corse al Palazzo dellaPolizia ove domandò dei Salesiani .Gli si rispose con mal garbo che era-no partiti. Allora il suo amore feritoesplose in parole di fuoco, senza ri-sparmiare nessuno dei responsabili,incluso l'Intendente Generale di Po-lizia, il Colonnello Venceslao Ugar-te. Subito quattro mani lo afferra-rono e lo spinsero a viva forza nel« calabozo », una cella così angusta,che appena poteva stare in piedi .

Successivamente lo rinchiusero inuna cella più spaziosa. Vi restò finverso le nove del mattino, allorché,vedendo entrare nella cella il Sot-tointendente Ignazio Proavo, glichiese di essere messo in libertà . Glirispose seccamente, gli impose di se-guirlo fra due guardie .

Il collegio era ancora vigilato daguardie. Nel cortile fumava ancora

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un mucchio di cenere per aver bru-ciato tutti i registri, libri, cronache,quaderni, lettere, documenti, qua-derni, ecc . dei Salesiani.

Dopo poco, presenti il Sottointen-dente e Pankeri, giunsero lo scri-vano Michele Ordóvez, il suo segre-tario ed altri per fare l'inventario ditutto. Pankeri si oppose, sostenendoche quasi tutto apparteneva ai Sa-lesiani . Non vi fu verso, e si appo-sero i sigilli alle porte . Lo stesso si

fece con la proprietà salesiana dellaTola e di Sangolquí .

Pur essendo già tardi, il Sottoin-tendente Proavo avvisò che l'isti-tuto continuerebbe a funzionare eche essi potevano formar parte delnuovo personale laico . Tutti si rifiu-tarono adducendo che erano religio-si salesiani. L'ufficiale si sorprese ol-tremodo all'udire che anche Pankeriera Salesiano e subito lo fece ricon-durre in Questura .

Liberato due giorni dopo andò aSangolquí, facendo tre ore a piedi,per vedere e consolare i 24 giovani,tra novizi e aspiranti, che erano ri-masti soli, ma non trovò nessuno .Anche qui Pankeri alzò la sua voceper l'apposizione dei sigilli .

L'espulsione da Riobamba eCuenca avverrà in ottobre, con iden-tica tirannia. In quanto ai Missio-nari essi si salvarono per miracolo .

Ma era immensa la pena di nonaver ancora notizia dei poveri esulidi Quito, ed ecco che sull'imbruniregiunse nascostamente un pezzettinodi carta su cui era scritto « Per ti-more della persecuzione non dissol-vano la Comunità . Lei, G.P ., facciada Superiore. P. Sanlli » . All'indo-mani pervenne una lettera in cui si

esortava di nuovo a perseverare, as-sicurando che non appena sarebberogiunti a destinazione, li avrebberochiamati.

Col favore delle tenebre la barba-rie massonica consumò quell'inau-dito oltraggio. Non lo fece di giornoperché sapeva che i Salesiani eranoassai benvoluti in Quito e in tuttol'Ecuador e che vi sarebbe stata cer-tamente una cruenta reazione po-polare .

È impossibile narrare tutte le for-tunose vicende dei nove espulsi du-rante il loro orribile viaggio di unmese, di cui cinque giorni nell'intri-gata selva del Paylón, sfamati e ve-stiti dalla carità delle persone perdove passavano. Il 16 settembregiunsero a Esmeralda, sul Pacifico .

Il 24 settembre, ad un mese dallaespulsione da Quito, stavano per ap-prodare nella riva di Guayaquil, mail capitano di porto Francesco Fer-nàndez Madrid si fece incontro alvaporetto e lo fermò, dando ordineai passeggeri di restare dentro.

Siccome si trovava in città il Pre-sidente della Repubblica Eloy Al-faro, don Calcagno pregò il Capi-tano e il Console italiano AlfonsoRoggero di accompagnarlo da lui .Dinanzi al Capo dello Stato prote-stò energicamente per tante vessa-zioni sofferte senza ragione .

Giunsero a tempo per scongiurareun vero massacro . Una scialuppastava conducendo a terra i Salesia-ni, mentre sulla banchina una turbafuribonda di popolaccio prezzolato liattendeva per linciarli, al grido di« Muoiano quelle tigri! . . . Abbasso ifrati! . . . All'acqua! . . . » .

La presenza del Capitano Fernàn-dez Madrid, del Console Roggero edegli stessi soldati che scortavano iSalesiani riuscirono a calmare queiselvaggi furiosi. Così difesi, pote-rono raggiungere il vicino conventodei Padri Francescani, accolti fra-ternamente. Il 28 s'imbarcarono peril Perù, dove erano attesi dai Sale-siani di quella Repubblica .

Instancabile operositàPancheri è rimasto così solo . Or-

mai tutto ricade su di lui l'ira delGoverno settario, la costruzione delcollegio Don Bosco con annessachiesa di Maria Ausiliatrice e la di-fesa dell'onore e dei diritti salesiani.

Non ha denaro e i debiti incalza-no. Perciò entrano in azione le suemolteplici capacità di coraggio, disofferenza, di tenacia, di Fede .

L'Arcivescovo Gonzàlez Calisto,sempre sensibile agli eventi salesia-ni, gli affida intanto la direzione tec-

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nica della costruzione della grandio-sa Basilica Nazionale del Sacro Cuo-re della capitale, in sostituzione del-l'architetto tedesco FrancescoSmidt da poco deceduto, e quelladel Santuario della Madonna delQuinche, il più famoso dell'Equa-tore per la devozione popolare . Inol-tre, lo nomina architetto ufficialedell'Archidiocesi . Seguiranno tuttauna serie di costruzioni .

Difensore dell'onoree dei diritti salesiani

Pankeri non era un fuggitivo di-nanzi al bene e alle difficoltà . Sap-piamo come il Governo radicale con-fiscò arbitrariamente tutto ciò cheapparteneva ai Salesiani mobili,quadri, attrezzi d'infermeria, granparte della biblioteca e degli oggettireligiosi, gli strumenti musicali, lenuove macchine di tipografia, lega-toria e selleria. Di più, non pagavafra l'altro nemmeno gli stipendi aimaestri e le pensioni degli alunni asuo carico .

Egli aveva il mandato di procuragenerale . Non volle dirimere la que-stione giudiziariamente, ma amiche-volmente. Non vi riuscì . Dovette in-tervenire lo stesso Governo italiano .Dopo 4 anni, il 23 aprile 1902, loStato equatoriano riconobbe uffi-cialmente quei diritti.

Pankeri aveva trionfato, ma su dilui, più ancora di prima, si rovescia-rono l'odio, la calunnia, la persecu-zione. Si spiavano i suoi passi, si fal-sificava il suo comportamento . Latrama delle forze avverse era quelladi eliminarlo dalla Comunità e dal-l'Equatore. Ma, più che lui, si volevaeliminare la ideologia cristiana e lealte personalità cattoliche del Par-tito Conservatore di cui godeva sin-cera amicizia, specialmente di quelladella famiglia Jijón che, più di tutte,prodigava benefici all'Opera sale-siana .

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Il lungo calvarioUna occasione assai propizia per

disfarsi di Pankeri la offerse al ra-dicalismo massonico l'arrivo del Vi-sitatore Straordinario dei Salesiania Quito il 6 ottobre 1908 . Diluvia-rono accuse e pressioni .

Il Visitatore non ignorava certotutto il bene fatto dal Salesiano, lasua robusta fibra religiosa e la suanon ingerenza politica, pur tuttavianon condivideva che egli assumesseimpegni fuori di casa (cosa necessa-ria per conseguire i mezzi per la co-struzione del Collegio, della chiesa edi altre dipendenze e per aiutare l'e-ducazione di ragazzi poveri), spe-cialmente presso la famiglia Jijónche, d'altra parte, era costituita datre persone, i genitori e un figlio, diriconosciuta religiosità e di onestaintraprendenza. Gli fu imposto disospendere ogni attività . Il buon Sa-lesiano fece osservare che non gli erapossibile sospendere di colpo lavorid'importanza già in marcia . Allora ilVisitatore, più per intimidirlo cheper dare una sentenza, gli disse

« Lei non è più Salesiano . In nomedel Rettor Maggiore io lo cancellodalla Congregazione » . A distanza di28 anni lo stesso Pankeri così ebbe aricordare quel momento

« Quello che passò nel mio internoall'udire quella terribile sentenzasolo Dio lo potrebbe descrivere!!!Credo che se in quel momento mifosse caduta la casa addosso avreisentito meno. Solo posso dire contutta verità che fu il peggiore di tut-ti i giorni di mia vita! Corsi subitoin chiesa e (mi) sfogai con lacrime esinghiozzi . . . » .Calmatosi un poco, fece a Maria

Ausiliatrice e a Don Bosco la for-male promessa di essere un buonCooperatore Salesiano e di vivereuna vita il più consona allo spiritoreligioso .

Esplode così un dramma che sov-verte in un istante l'intima realtà

(sierre dei avori bpy N,,q- e L buce .i

Schizzo lasciato

dal Sig . Pancheri

delle cose e della stessa esistenza .Intanto, il suo mistero resterà se-

polto in lui ma, in verità, egli è an-cora Salesiano. Se ne convincerà 19anni dopo.

Vigoroso trapiantoCedendo alle molte insistenze di

Cooperatori, exallievi amici, e perordine del Vicario Apostolico diMéndez e Gualaquiza, Mons . Gia-como Costamagna, anche lui vit-tima dell'ostracismo ateo, il 13 di-cembre 1899 don Guido Rocca ritor-nò a Quito, in forma clandestina,per prendere la direzione dell'inci-piente Collegio Don Bosco. Pankerie Rocca hanno idee grosse sull'ope-ra, ma bisogna cercare i mezzi .

La prima cosa che urge affrontareè il problema dell'acqua e della luceelettrica. Pankeri si lancia subito auna audace impresa trivellare (construmenti rudimentali e a forza dibraccia) la collina Ichimbía cui siaddossa il Collegio, a un livello dicirca 700 metri per trarre l'acquacristallina di una sorgente e l'ener-gia motrice dal fiume Machflngara,con tutto un sistema di polegge, tur-bine, cavi metallici e pompe idrau-liche. Il primo agosto 1908 s'inau-gurarono ufficialmente i servizi diacqua e luce per il Collegio e per ilquartiere di La Tola .

Da Quito, l'esperto ingegneremeccanico si trasferisce alla città diIbarra per impiantarvi il primo ser-vizio di luce elettrica e per la costru-zione dell'edificio di una Scuola diArti e Mestieri, oggi Asilo per an-ziani.

La Società Equatorianadi Studi StoriciQuesta importante Accademia

nazionale fu fondata a Quito il 24luglio 1909 dal massimo storiografoequatoriano, l'Arcivescovo FedericoGonzàlez Suàrez, con 8 giovani cul-tori di storia patria. L'occasione fudata dalla scoperta fatta da Pankeridei resti di un famoso « pucarà »,strategica fortezza degli antichi In-cas, nei pressi di Guàpulo .

Il membro di maggior spicco dellaSocietà Equatoriana di Studi Sto-rici sarà Giacinto Jijón Caamafo, ilmaggior archeologo, glottologo e in-digenista della Nazione legato aPankeri da una grande amicizia . Inuno dei libri di Jij ón « Estudios dePrehistoria Americana » appaionofra l'altro vari disegni pankeriani direperti archeologici .

Lo stesso Giacinto Pancheri ci halasciato numerose pagine mano-scritte.

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Bersaglio delradicalismo

Pankeri non fu mai un politico mapiuttosto una vittima della politica.Il lungo potere del Partito LiberaleRadicale con le sue violenze, estre-mismi e con la sua fobia antireligio-sa aveva creato nel partito avversa-rio - il Conservatore - una fortevolontà di rivincita .

Nel settembre del 1924 si tentòperfino un golpe ponendo alla testadell'esercito l'insigne archeologoGiacinto Jijón . Fu un fallimento. Ji-jón fu vessato ed esiliato senza mi-sericordia. E siccome era assai be-nestante, si voleva confiscare i suoiaveri .

L'Opera salesiana doveva moltoalla generosità della famiglia Jijón eperché i loro beni non diventasseronuove armi in mano dei nemici, sifece apparire Pankeri come affittua-rio italiano di essi . Con ciò non si le-deva nessun diritto . Come si può im-maginare il signor Pancheri divenneil bersaglio preferito.

Il 15 maggio 1925, verso le 15, fuarrestato improvvisamente da agen-ti di polizia e condotto in Questura .Qui egli protestò chiedendo i motividel suo sequestro, ricevendo in ri-sposta soltanto insulti . Fu rinchiusoin carcere e espulso dalla Nazione .

Intanto, la stampa onesta pren-deva le sue difese. Dopo 15 mesi diforzata assenza fece ritorno inEquatore, ove riprese le sue attività,dedicandosi specialmente ai suoi la-vori .

Con riferimento a questi GiacintoJijón scrisse

« In Quito e in tutto l'Equatorenon c'è industria particolare od ope-re pubbliche intraprese dal 1896 al1924, che non siano state appoggiatedai suoi opportuni e preziosi sugge-rimenti, o in questa o quella occasio-ne, affidate alla sua assennata dire-zione tecnica . . . » .

La sua spiritualitàDinanzi all'attività di Pankeri si

può essere indotti a credere di tro-varsi dinanzi ad una personalitàscarsamente legata a valori spiritua-li. Non è così .

Alle 5,30 del mattino di ogni gior-no, in ginocchio, si raccoglie in ora-zione e in meditazione. Dopo una in-defessa giornata si ritira nella suapovera e angusta stanzetta triango-lare, al secondo piano, zeppa di stru-menti di lavoro e priva di comodità.

Nella parete che dà alla bellachiesa di Maria Ausiliatrice da luistesso costruita, al pari del Collegio,

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volle aprire una finestrina che guar-da al Tabernacolo e alla statua dellaMadonna. È lì il centro dei suoi col-loqui intimi, prolungati, di dialogo,di olocausto .

A volte percorre chilometri perraggiungere una Chiesa dove pre-gare. All'inizio della giornata pregae fa pregare quelli che sono con luia sera spesso guida la recita del Ro-sario rivolgendo una buona parola oinsegnando il Catechismo .

Ma udiamo alcuni dei suoi pensie-ri scritti

- In lettera al Rettor Maggioredon Paolo Albera del 31 luglio 1913«Don Rua mi assicurò una voltache io devo prepararmi a patire an-cora molto. Che si faccia ciò che Diovuole » .

- A don Gusmano Calogero, daMarsiglia, il 31 luglio 1913 «Pareche ci sia una corrente orribile con-tro Pancheri. Confido che Iddiometterà in chiaro le cose .

- A Jijón in Parigi, il 18 gennaio1915 «Dio rimedierà tutto, lo vo-gliano o no gli uomini . Dio è caritàe non può abbandonare le sue crea-ture, e di un modo speciale quelliche confidano in Lui» .

- Lettera al medesimo, il 14 gen-naio 1926 « Lo stesso Dio ci ordinadi stare allegri quanto più ci odianoe ci perseguitano Sursum corda,perché il diavolo non ti morda .

Pankeri ispirava rispetto, ma maitimore. Energico contro l'ingiusti-zia, non odiò mai nessuno . Som-mamente parco nel vitto, non erasolito prendere liquori. Il suo esem-pio era credibile, edificante . Un verouomo di Dio .

Ultimo ritornoin Missione

Col suo ritorno in Missione nel-l'ottobre del 1927 Pankeri scopreche l'infausto episodio della Visitastraordinaria dell'ottobre del 1908non aveva mai spaccato la sua iden-tità salesiana . Ricupera, così, pace eletizia benedicendone profondamen-te Dio, Maria Ausiliatrice, Don Bo-sco. Ha ormai 70 anni .

È inviato alla Missione di Méndezper costruire un ponte sulle acquedel fiume Paute che ostruivano l'a-vanzata del Vangelo e del benesseredi povera gente. Per circa quattroanni il fedele salesiano, ogni giorno,caricava la sua bisaccia con ferra-menta sulle spalle e con in mano ilpentolino per riscaldare l'umile de-sinare. Faceva a piedi più di un chi-lometro per riannodare, in piena sel-va, grosse corde di acciaio su unalunghezza di 80 metri e a 40 dalleonde, e collocarvi sopra resistentiassi di legno . Da allora fino a pochianni fa quel ponte fu il primo edunico mezzo di passaggio .

In quegli anni esplorò pure il cor-so di detto fiume, determinò la verarotta del fiume Santiago e scoperseuna terza cordigliera andina nel Suddell'Equatore.

Il 20 marzo 1937, nella piazza delCantón di Méndez fece brillare, perla prima volta, la luce elettrica .

Erano scoccati intanto i 90 anni ePankeri come una lampada cuimanca l'olio, va spegnendosi len-tamente. Ormai costretto a letto ilsignor Giacinto, a quanti vanno atrovarlo dice

« Tutto ciò che desidero è morirenelle mani di Dio » .

Parlando con lui - ricorda un te-stimone - sentivamo alcunché digrande nell'anima perché eravamocerti di parlare con un uomo ecce-zionale.

Il venerdì santo del 1947, presentii Confratelli, ricevette con edifican-te raccoglimento il Sacramento de-gli infermi . Il martedì e mercoledìdopo Pasqua, già estenuato di forze,volle l'Eucarestia .

Si spense a Méndez il 10 aprile del1947. Per poco in Ecuador non fu di-chiarato il lutto nazionale . Tutti igiornali ne parlarono, molte altepersonalità della repubblica ne fe-cero un appassionato necrologio . Ilprefetto di Quito, Jijón y Carmano,scrisse « È morto un grande servi-tore della patria equatoriana . Èmorto un religioso modello » .

Antonio Guerriero

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* PETER TOWNSENDLa guerra ai bambini, SEI, Torino, 1982, pp. 325, L .12.000

Qualcuno ricorderà Peter Townsend per ben altrecronache. Sì, questo libro è proprio di quel Townsendche - ormai accasato e padre di tre figli - lancia condecisione e perentorietà il suo j'accuse denunziando lacostante, crudele guerra ai bambini dichiarata dallanostra società .

L'ex capopilota della RAF e Dignitario di corte del reGiorgio VI d'Inghilterra ci presenta tutta una serie di re-portage da fronti caldi di ieri e di oggi dove le vittimedei nostri egoismi son sempre loro, ignari e innocenti ibambini .

Sono storie tragiche e stimolanti che a partire dalleprime guerre di questo tormentato XX secolo arrivanopiù su fino agli ultimi avvenimenti del Bangladesh, delloZimbabwe, di Belfast e di Beirut dove ancora una voltaessi pagano .

Per questo libro - ci dice Townsend - mi sono ser-vito di tre tipi di informazione primi naturalmente i do-cumenti ufficiali . Poi, le testimonianze scritte da per-sone ora morte e da altre tuttora viventi, comprese lemolte lettere che ho ricevuto . In terzo luogo ho attintodalla viva voce dei bambini e degli adolescenti che hoincontrato in tutte le parti del mondo . In genere la loroetà variava dagli otto ai diciotto anni, ma, a volte, le vit-time di conflitti in corso erano anche più vecchie .

Peter Townsend ha avuto commissionato questo li-bro da sette editori un'ennesima speculazione nei con-fronti di questi nostri piccoli fratelli Oppure la tardivaresipiscenza di una società troppo a lungo dimenticadel « puero debetur maxima reverentia » e ora preoc-cupata del proprio futuro

« La guerra ai bambini - risponde lo stesso Autore- fu pubblicato per la prima volta in Francia nel 1979,proclamato dalle Nazioni Unite l'Anno del Bambino .L'anno seguente apparve in molti altri paesi . Da allorasono passati quasi tre anni, ma le guerre e le persecu-zioni che hanno causato morte e sofferenza ai bambininon si sono placate . In questa edizione non c'era ra-gione di prolungare l'angoscia del lettore continuandol'interminabile lista della crudeltà dell'uomo verso i suoisimili . . .

Ma su tanto male - conclude - brilla una luce labontà di uomini e donne . La giustizia, non ne dubito,trionferà a lungo andare sul potere» .

* NICOLA BERDIAEFFCinque meditazioni sull'esi-stenza, ElleDiCi, Leumann,1982, pp . 174, L . 5.500

Con la direzione dell'As-sociazione per la RicercaReligiosa e Sociale di Por-denone, la ElleDiCi sta pub-blicando una serie di volumidedicati ai problemi religiosivisti soprattutto in una pro-spettiva filosofica .

Questo volume, in parti-colare pubblica - con unanota introduttiva di FrancoBiasutti - alcune meditazio-ni sull'esistenza umana daparte del filosofo russo Nico-las Berdiaeff .

Tornare a questo filosofo- scrive il curatore del vo-lume - significa tendere auna filosofia che non si limitia trattare i probiemi dell'uo-

mo, ma sappia coinciderecon l'essere autentico del-l'uomo rinnovato .

* DOMENICO VOLPIS.O.S. dallo spazio, EditriceLa Scuola, 1982, pp. 100, L .4.000

Segnaliamo volentieri que-sto romanzo per ragazzi do-vuto alla penna del nostroamico e collaboratore pro-fessor Domenico Volpi e alleillustrazioni di Franco Oneta .È la storia di Jacky Nickyspedito nello spazio per unaserie di coincidenze davveroimprevedibili . Ma soprattuttodalla sua passione di giorna-lista Domenico Volpi sa farfruttificare i suoi lunghi annidi esperienza giornalisticaper ragazzi, proprio in questivolumi semplici e appassio-

nanti. Ricordatevene, per ilcompleanno dei vostri piccolinipoti o figli .

* CARLO M. MARTINIChe cosa è l'uomo perché tene curi , ElleDiCi, Leumann,1982, pp. 87, L. 2.400

I Giovani dell'Azione Cat-tolica di Milano, stimolati dal-la prima lettera pastorale delloro Arcivescovo « In princi-pio la Parola» nel 1981-82hanno organizzato una verae propria Scuola della Parolainvitando come insegnantelo stesso monsignor Martini .Ora quelle conversazioni fral'insigne biblista pastore e laparte prediletta del suo greg-ge, i giovani, rivedono la lucein questo volumetto che siraccomanda a quanti voglio-

Carlo W Martini

no pregare con i Salmi . Sonodelle vere e proprie lezionisvolte con estrema chiarezzae semplicità prezioso stru-mento verso la difficile artedella preghiera .

* Pubblicazioni dell'ISTITUTO STORICO SALESIANOL'Istituto Storico Salesiano ha inaugurato la sua

collana di Studi pubblicando presso l'Editrice dell'Uni-versità Salesiana di Roma una raccolta bibliograficasulla presenza salesiana in Africa Centrale (Léon Ver-beek, Les Salésiens de I Afrique Centrale, LAS, Roma,1982, pp. 141, L. 10.000) .

Si tratta di una raccolta paziente e ampia che potràessere utile a quanti vorranno approfondire la storiadei Figli di Don Bosco e delle Figlie di Maria Ausiliatricein questa parte del Continente africano .

Altra pubblicazione - che ha inaugurato la collanaFonti - Serie prima - è quella del salesiano donFrancesco Motto, segretario di coordinamento dellostesso Istituto, che ha realizzato un'opera di particolarevalore . Si tratta di uno studio (Giovanni Bosco, Costi-tuzioni della Società di S . Francesco di Sales 1858-1875) definita dallo stesso Rettor Maggiore don EgidioViganò «frutto di un lavoro metodico, paziente, quali-ficato e prezioso » e « base sicura per ulteriori ricerchedi approfondimento» .

Il costo del volume è di lire trentamila .

* RASSEGNA RIVISTE SALESIANEPrimavera, Via Laura Vicufia, 1 - 20092 Cinisello Bal-samo (MI)

II quindicinale per adolescenti delle Figlie di MariaAusiliatrice dedica i due numeri di gennaio ad alcuniproblemi di vera attualità come Una terra per il popolopalestinese e Il tribunale di libertà. I dossier questa vol-ta vedono affrontare 135 anni della Costituzione Italia-na e La pubblicità . Fra i protagonisti fanno poi spiccoDario Togni ed Ezio Morelli mentre, per il cinema, vieneaffrontato il filone dei films teen-agers . Il maxiposter èdedicato a Madre Teresa di Calcutta.

Fra le rubriche solite particolarmente interessateappare il Dibattito riservato, questa volta al tema Gio-vani e adulti.

I LIBRI PRESENTATI SU QUESTA RUBRICA vanno richiestialle Editrici

o contrassegno (spese di spedizione a carico dei ri-chiedente)

o con versamento anticipato su conto corrente postale(spedizione a carico dell'Editrice)

LAS Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1,00139 Roma. Ccp . 57 .49 .20 .01 .

LDC Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann (TO). Ccp .8128 .

SEI Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita176, 10152 Torino . Ccp . 20 .41 .07 .

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le rondiniche fannoprimaveraDa oltre trent'anni PRIMAVERAsemina ottimismo e gioiaCome è nata Chi la redigePerché tanto successo Eccone la storia .

S e capitate dalle parti di Mi-lano non perdete l'occasionerecatevi a Cinisello in via

Laura Vicuna e rendetevi contocome un gruppo di suore lavora at-torno alla rivista Primavera .A me è successo una domenica

mattina di novembre vi assicuro,non mi sono annoiato e del restouna rivista con oltre centomila copiequindicinali pagate non può non in-curiosire e interessare .

In principio . . .L'idea di fare una rivista maturò

nel 1947 durante l'undicesimo Ca-pitolo Generale delle Figlie di MariaAusiliatrice. In quell'estate - il Ca-pitolo si svolse dal 16 al 24 luglioalla presenza di 96 capitolari - Ma-dre Angela Vespa, intuì che le FMAdovevano costruire qualcosa di nuo-vo e di positivo per le loro ragazzeinnestandosi in quel processo di ri-costruzione e di rinnovamento chel'Italia dell'immediato dopo-guerrasentì come dovere e impegno .Alcune suore diedero subito la

loro intelligente e generosa collabo-razione mentre toccò al coraggio ealla genialità di suor Iside Malgraticoncretizzare il progetto .

« Primavera - sottolinea oggi con

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forza suor Bruna Grassini, una delgruppo tiene a precisare pur essendola Responsabile - non è sorta pervolontà di una persona o di un grup-po di suore esperte in campo gior-nalistico, ma è stata una intuizioneprofetica dell'Istituto che ha colto ilvalore di uno strumento di comuni-cazione sociale per una informazionee formazione a misura di adole-scenti » .

Bisognò aspettare tre anni perchéuscisse il primo numero. Riflessioni,ricerche, consultazioni e .. . preghiere .

Finalmente, il 31 gennaio 1950,poté essere esposto un bel fioccorosa che annunciava la nascita diPrimavera copertina disegnata aquattro colori - cosa alquanto rarain quei tempi -, interno a due co-lori. Ne furono stampate sessanta-mila copie .

Pur avendo un contenuto accen-tuatamente educativo-religioso,quel primo numero dalla copertinavagamente Liberty apparve vario eperfino attraente. Molti spunti di ri-flessione, un servizio su ragazze ope-raie, l'Anno Santo 1950, Missioni inGiappone, novelle e, venenum incauda . . . una rubrica sulla moda fem-minile che presentava alcuni modellidonati dalla Casa Pirovano .

Il successo fu enorme, propiziato

anche dall'impegno delle Suore ditutt'Italia .

Si pensò subito a una edizione inlingua portoghese e poi in lingua ca-stigliana per l'America Latina . Uti-lizzando le selezioni dei colori dell'e-dizione italiana venivano rielaboratii testi e parzialmente sostituiti inmodo da adeguarsi alle esigenze dialtre giovani (tutto questo fu pos-sibile anche per il fatto che alloraPrimavera era mensile), raggiungen-do le 150.000 copie di diffusione .

Poco per volta poi si organizza-rono le redazioni estere di Primave-ra la Brasiliana a Sào Paulo, laSpagnola a Barcellona e la Colom-biana, per i Paesi in lingua castiglia-na dell'America Latina, a Medellin .

Uno spaziodi comunicazione

Sin dal suo nascere la rivista vollecaratterizzarsi per uno spazio di dia-logo. La stessa testata « Primavera »nacque dopo che un gruppo di ra-gazze venne interpellato. E fu unascelta indovinata .

Suor Bruna Grassini da oltre ven-t'anni segue la « Posta » . « Devo dire- ci racconta - che il dialogo fra ilgiornale e le lettrici è qualche cosa

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di inimmaginabile . Io non so comespiegare la qualità e la quantità dicorrispondenza che giunge ogni gior-no in redazione non è la cosidettaposta del cuore ma un mondo di in-teressi, di problemi, di progetti, di« risposte » ai messaggi del giornaleriflessioni puntuali, spontanee, vi-vacissime e autentiche.

Recentemente la redazione hacreato due nuove rubriche (per lequali a Cinisello non nascondono lasoddisfazione) « La lettera delmese » e « Genitori-figli » per darevoce al maggior numero possibile dilettori . Poi c'è il « Club » con oltre7.000 partecipanti impegnate neivari gruppi locali, c'è lo spazio di« Antenna » che permette a migliaiadi amici di comunicarsi idee, espe-rienze, problemi, hobby in unoscambio vivace di corrispondenza .Molto partecipata è la rubrica delleloro Poesie uno spazio donato allaloro fantasia, per valorizzare ognitentativo di espressione, di profon-dità, di creatività. Sollecitiamospesso la loro collaborazione ancheper la preparazione di dossiers par-ticolari o di determinati servizi . Abi-tualmente ci mandano giochi, bar-zellette, idee per il fai da te, disegniper le varie rubriche (umorismo, bri-colage, Hit Parade, ecc .) .

Anche i concorsi servono a legare

Una riunione della redazione

con i nostri lettori-lettrici (in qual-che caso abbiamo superato le otto-mila risposte in pochi giorni) . E poic'è la «posta del medico» .

Queste rubriche aperte ai lettorirappresentano realmente uno degliaspetti più validi e caratterizzantidella rivista è spazio riservato pernarrazioni di vita ed esperienze dicomunicazione, di confronto e di au-tocomprensione.

C'è poi tutto un lavoro di presen-

za che porta la redazione tra i lettoriper manifestazioni organizzate daoperatori periferici. La stessa reda-zione anima e organizza due mani-festazioni nazionali il Festagiovanee il Campo scuola estivo .

Il primo - vi partecipano oltre1500 adolescenti - è un incontro diamicizia, di musica, di messaggi, didialogo con i collaboratori di Pri-mavera e di molta festa il secondo

II Campo Scuola 1982

La prima copertina

invece è un po' più impegnato.Al Campo scuola si incontrano da

due a trecento lettori per verificare,programmare la rivista discuten-done problemi, proposte, iniziative .

Quest'ultima esperienza è natasette anni fa a Pragelato nei pressidi Sestrière poi, l'uno dietro l'altro,sono venuti, Assisi, Madesimo, Cu-glieri, Collevalenza e Passo dellaMendola .

Al Campo oltre ai più stretti col-

laboratori del giornale partecipanoesperti sui temi dello stesso Campodove viene fatto ampio spazio ai la-vori di gruppo e alle assembleecreando forti momenti di festa e dipreghiera. Il tema del Campo - sin-tetizzato in un motto - viene ripre-so sulla rivista e in successivi incon-tri. Ad esempio il motto di quest'an-no è « Giovani antenna della sto-ria» .

Il lavoro delle SuoreLe Figlie di Maria Ausiliatrice, si

sa, hanno un vestito color nero ron-dine macchiato di bianco . È propriodunque il caso di dirlo sono . . . lerondini che fanno Primavera .Ciascuna suora - racconta an-

cora suor Bruna - ha precise re-sponsabilità all'interno della rivista.C'è la caporedattrice che predisponei contenuti, tiene i contatti con i col-laboratori e le agenzie fotografiche,fa dei servizi, e crea soprattutto l'u-nità di ogni numero in sintonia conla formula redazionale della rivista .

Così come c'è una suora compe-tente nel settore grafico, responsa-bile dell'elaborazione dell'impagi-nazione (che viene realizzata con lacollaborazione di due impaginatori ealcuni disegnatori) .

Lo spazio della partecipazione deilettori richiede un notevole impegnoper la valutazione, il coordinamen-to, l'elaborazione delle pagine. Tut-to questo impegna una suora conparticolari doti di creatività, di di-sponibilità e soprattutto di cono-scenza del mondo adolescente .

Altri settori affidati alle suoresono l'Amministrazione, la gestioneabbonamenti (che vengono elaborati

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CHI FA PRIMAVERA

Bruna Grassini - Responsabile . Titolare della rubrica « Bruna ti ri-sponde» .Graziella Curti - Per gli amici Camilla . È la capo-redattrice, perciòprogetta i singoli numeri del giornale e ne coordina i contenuti .

Graziella Boscato - Cura in particolare le rubriche partecipate Geni-tori-figli, Lettera del mese, Poch, ecc .Marta Bottoli - Direzione grafica .Adele Vaghi - Responsabile a livello amministrativo .

Il settore dei servizi interni di Primavera è affidato a

Vittoria Sametti - per la gestione abbonamenti .Giuseppe Lovati - per la spedizione .Maria Miscioscia - per la contabilità fiscale .

Anna Bognanni - segretaria tutto-fare .Direttore Angelo Viganò - La sua esperienza editoriale e l'amore perPrimavera risalgono agli anni in cui è stato direttore del Centro Salesia-no L.D.C. di Torino. Ha la passione per i giovani e per la montagna in-fatti è Valtellinese .

1 Collaboratori

Vittorio Morero - Piemontese, direttore del settimanale « L'Eco delChisone » di Pinerolo, autore di notevoli studi sui problemi giovanili .Collabora da 10 anni con Primavera per i servizi di attualità, dossiers,interviste, ecc .Gianni Torriani - Milanese . La sua vita è scandita dalle tappe del Girod'Italia . Infatti è figlio del celebre Vincenzo Torriani, organizzatore diben 37 Giri ciclistici d'Italia. Redige la rubrica «Sport» su Primavera .

Enzo Natta - Vive a Roma . È tra i più noti conoscitori del mondo dellospettacolo . Giornalista famoso, collabora con varie riviste . Cura su Pri-mavera la rubrica « Cinema » .Gianni Rugginenti - Milanese . È titolare della Casa discografica RustyRecord, specializzata in produzioni impegnate a livello giovanile . È an-che presentatore a Radio A (un'emittente privata di ispirazione cattoli-ca), organista e organizzatore di feste popolari. Collabora con Prima-vera per la rubrica «Musica-Dischi» .Carlo e Franco Boldorini - Sono gli inseparabili mattatori della rubri-ca «Ah Ah Angolo» . Animatori di gruppi giovanili, inesauribili nell'u-morismo, pieni di interessi e di impegni . La loro casa a Novate Milane-se, è un ritrovo di amici sempre in festa .

Lory Guarnero - Torinese . Collabora con la Casa Editrice Gribaudi escrive su Primavera gli articoli di Psicologia .

Emilio Deleidi - È il più giovane e collabora per i servizi di attualità inPrimavera. Sogna di diventare un grande giornalista gli auguriamo difare molta strada .Grazia Boldorini - È la giovane disegnatrice di Primavera . Appartienealla simpatica famiglia Boldorini ed è perciò sorella di Carlo e Franco .Collabora con il Messaggero dei Ragazzi e con la Casa Editrice Dami,firmandosi «Rose Selarose » .Giulio Cesare Gabbianelli - Ha scoperto Primavera per mezzo diGraziana, un'accanita lettrice . . ., sua figlia . Disegna per hobby le paginedella rubrica Genitori-Figli .

Vittorio Selleri - Grafico, impaginatore di Primavera, con una grossacarriera alle spalle come Art Director . È triestino, ma abita a Milano .Sua moglie è vietnamita. Ha una stupenda bambina Barbara .Pierantonio Virtuani - È il Public Relations Man di Primavera e Con-cessionario esclusivo per la pubblicità . Ha 2 hobbies il tennis e i suoidue meravigliosi figli, Fabrizio e Verdiana .

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da un centro meccanografico), e lacontabilità fiscale.

Con noi lavorano due laici un'e-xallieva, segretaria di redazione, eun impiegato, responsabile dellaspedizione .

Naturalmente - potrebbe esserediversamente per un gruppo di sa-lesiane di Don Bosco - queste suo-re fanno anche altro insegnanti ascuola e animatrici all'oratorio, peresempio .

Con i collaboratori laici - sono intanti e validi - le suore condivi-dono la stessa scelta professionale.Non è facile - esse dicono - scri-vere per i giovani occorre essere in-formati in modo completo ma altempo stesso facile e interessante .

Ai collaboratori poi esse cercanodi trasmettere quel retaggio salesia-no che è l'attenzione ai ritmi di ap-prendimento dei ragazzi studiandoinsieme la formula più adatta perun aggancio dell'attenzione o del ta-glio da dare all'articolo . La linea re-dazionale viene perciò verificata inassemblee plenarie più volte all'an-no. Altri contatti e scambi sono fre-quentissimi .

Alla professionalità questi colla-boratori uniscono il gusto della co-municazione e il piacere di lavorareper il mondo giovanile .

Dove la collaborazione poi si fapiù preziosa è a livello di diffusione.Sono insegnanti, genitori, animato-ri. Soprattutto Figlie di Maria Au-siliatrice che vivono con e per i gio-vani trovando in Primavera un mez-zo efficacissimo di lavoro educativo-pastorale .

Avevo già altre volte incontrato leSuore di Primavera senza poter tut-tavia domandare loro una risposta aun dubbio che mi portavo dentro .Chissè se queste suore - mi chie-devo mentalmente - si «realizza-no! ». L'ha dissolto una per tutte,quella domenica mattina.

« Primavera - mi ha detto - nonè semplicemente un fatto editorialeper noi è un fatto apostolico di enor-me portata. È il grande movimentogiovanile del nostro Istituto, un mo-vimento che raccoglie più di 300 .000adolescenti (se pensiamo che ognicopia è letta mediamente da 3-4 per-sone). Certamente è un lavoro estre-mamente impegnativo, faticoso, maesaltante richiede una carica di en-tusiasmo, una continua capacità didialogo e di novità che ci tiene sullacorda, ma nello stesso tempo ci sti-mola a una dedizione totale .

Così sentiamo di realizzare il « ca-risma », il grande sogno di Don Bo-sco di portare a Cristo tutti i gio-vani rendendoceli amici» .

Giuseppe Costa

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P iù della metà della popolazio-ne del Kenya è formata dagiovani. Quasi per contrasto,

ma non senza un preciso significatose si tiene conto del rispetto che an-cora oggi la società africana nutreper gli anziani, fino a quattro annifa questo paese di giovani è statogovernato da un vecchio, anzi da « ilVecchio», il Mzee, come era fami-liarmente chiamato, con un misto diaffetto e di deferenza, Jomo Ke-nyatta. Morto ultranonagenario (lasua età esatta non fu mai possibileaccertarla), Kenyatta è talmentecompattato con la storia modernadel Kenya da poterlo considerare untutto unico con il suo paese, anchein quei risvolti dove la storia sistempera nel mito e nella leggenda .

Ora il Mzee, il Vecchio, non c'èpiù, le sue spoglie mortali riposanonel mausoleo di marmo e vetro ve-gliato dalla guardia d'onore. Rim-pianti Non si direbbe. Il Mzee nonc e piu, i giovani, invece, sono rima-sti, anzi si sono accresciuti di nu-mero, perché il Kenya detiene il re-cord mondiale dell'incremento de-mografico, con il quattro per centoannuo. E con i giovani, meglio, ad-dosso ai giovani sono rimasti i milleproblemi che li assillano quotidia-namente, lasciati insoluti dal Mzee,e che si chiamano miseria, disoccu-pazione, delinquenza, alcoolismo,prostituzione . Problemi che sono -è purtroppo noto anche nei paesi in-

il Kenya,paese di giovanisenza rimpianti

dustrializzati - una prerogativa delKenya, ma che qui, come in moltialtri paesi africani, assumono di-mensioni esasperate.

Nelle città, i giovani che frequen-tano le scuole lamentano le difficol-tà di reperire il denaro necessarioper pagare la retta scolastica. Quan-do gli studi sono terminati, si aprela penosa caccia all'impiego. Il gra-do di istruzione ricevuto spinge igiovani a rifiutare il ritorno ai paesid'origine, alla terra, per cui cercanonelle grandi città uno sbocco che ilpiù delle volte non trovano, pagan-do la cocente disillusione con la so-litudine, la miseria, e, spesso, con ladegradazione morale. Per la gioven-tù rurale, molte delle frustrazioni dicui soffre sono legate alla penuria diterra o di mezzi finanziari per i ne-cessari investimenti .

I problemi dei giovani kenyani(ma non solo dei giovani, è ovvio)sono in larga misura la conseguenzadella linea politica, sociale, econo-mica adottata a portata avanti pro-prio dal gran Vecchio, che ha gover-nato il paese dal 1963, anno dell'in-dipendenza, al 1978, anno della suamorte. Lungo tutto questo arcotemporale, Kenyatta ha incarnatol'autorità indiscussa, è stato l'im-magine stessa del Kenya. Una im-magine che si è fatta mito, ha ali-mentato sogni e, anche, fantastiche-rie. Ha retto a lungo il ritratto delKenya dipinto come la «Svizzera

dell'Africa» . Ci si è riferiti a questopaese come a un esempio di ordine,di tolleranza, di benessere. E, biso-gna onestamente ammetterlo, nonsenza qualche valida ragione . Ma gliavvenimenti accaduti nel luglioscorso, con il fallito colpo di Stato,hanno appannato non poco l'idillia-ca immagine, costringendo a qual-che riflessione sulla realtà del paese.

Certo, guardare Nairobi - la ca-pitale - con i suoi svettanti grat-tacieli tutto vetro e cemento, am-mirare i suoi immensi giardini pe-rennemente fioriti e ben curati, lesue strade spaziose e delimitate daalberi verdissimi, alloggiare negli al-berghi lussuosi stracolmi di turisti, ècome apprezzare la bella copertinadi un libro che ci si aspetta ben riu-scito. Ma basta voltare le prime pa-gine, cioè voltare l'angolo del centrodi Nairobi o dei suoi quartieri resi-denziali, per trovarsi immersi in unarealtà molto meno luccicante, larealtà offerta da una periferia mi-serabile stracolma di mendicanti, didisoccupati, che vivono in fatiscienticasupole dove la miseria sembraaver preso stabile dimora, in cui lacriminalità è in aumento, l'immora-lità dilagante.

È innegabile c'è gente, in Kenya,che il « paradiso » in terra l'ha tro-vato. Sono gli « europei » proprietaridelle grandi e redditizie fattorie sul-l'altipiano dove si situano le terremigliori, gli uomini d'affari che pos-siedono le splendide ville nei quar-tieri residenziali di Nairobi, circon-dati dal lusso e dai boys neri che ser-vono in guanti bianchi il tè delle cin-que o dispensano liquori durante icontinui « cocktail-party », gli espo-nenti della borghesia locale formatada alti funzionari dello Stato, dai

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Veduta aerea della Secondary School dl Siakago

quadri dirigenti del partito unico, oda quanti si sono arricchiti grazie aldilagare della corruzione . Tutti co-storo conducono una vita beata esembrano godersela senza troppipensieri .

Molto meno paradisiaco il Kenyadegli operai che ricevono paghe ir-risorie, dei giovani che si presentanoogni anno in 250 mila sull'asfitticomercato del lavoro (e solo uno sucinque trova occupazione, mentregli altri quattro vanno a ingrossarele già folte schiere degli insoddisfat-ti e degli irrequieti, facili prede diideologie importate dall'esterno) .Meno paradisiaco ancora il Kenyadella popolazione rurale, costrettaad accontentarsi di « posho », la po-lenta di mais, o di radici, quando cisono, o di patire la fame quandomancano l'una e le altre.

Eppure, negli anni Cinquanta, ilMzee, il combattivo Jomo Kenyattasi era impegnato - pagando anchedi persona, e duramente - per ot-tenere, con l'indipendenza, un au-tentico mutamento delle condizionisociali, facendo dell'instaurazionedella giustizia la sua bandiera . I ke-nyani avevano creduto in lui, lo ave-vano eletto a loro guida politica emorale, la sua parola era legge, neavevano fatto una specie di idolo . Cifu anche chi si spinse ad esasperare,distorcendolo, il suo messaggio dirinnovamento, a caricarlo di un odioferoce contro la numerosa coloniainglese che si era arricchita impos-sessandosi delle terre migliori, e ametterlo al centro di una irrespon-sabile insurrezione terroristica . I fa-natici seguaci di questa setta san-guinaria - sorta in seno all'etniadei Kikuyu - si erano proposti digiungere all'indipendenza lastrican-do la strada verso quel traguardo

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dei cadaveri di tutti gli europei e ditutti gli africani che con gli europeicollaboravano.

Stretti in un patto di sangue, le-gati da un giuramento rituale che litrasformava in spietati assassini,circondati da un alone di mistero,dichiaratamente anticristiani, i MauMau seminarono il terrore nel ter-ritorio che era stato considerato finoad allora una preziosa gemma dellaCorona britannica. Alle loro stragi,il potere coloniale rispose con pariviolenza e la rivolta finì stroncatanel sangue .Kenyatta - il suo vero nome era

Kaman Wa Ngengi, ma lo mutòspesso, prima di assumere definiti-vamente quello desunto dalla mon-tagna sacra, il monte Kenya - fuaccusato di essere l'ispiratore e ilcapo occulto della rivolta . Nessuno,tuttavia, fu in grado di fornire provesoddisfacenti al riguardo . Kenyattanegò sempre con energia qualsiasicompromissione con i Mau Mau.« Non sono mai stato un violento -affermava -. Il mio principio filo-sofico è ama il prossimo tuo comete stesso». Gli inglesi replicavano,ostinati « Kenyatta è la guida delletenebre e della morte » . Ma non osa-rono sopprimerlo, per timore delpeggio, considerata la venerazionepopolare che lo circondava . Si limi-tarono a tenerlo in prigione per set-te anni, quelli cruciali per la rivolta.Scontata la pena, Kenyatta fu rele-gato per due anni in domicilio coat-to, senza poter vedere o avvicinarenessuno. Riguadagnò la libertà nel1961 .

Fu un passaggio difficile, contra-stato da quanti temevano che la ri-comparsa di Kenyatta sulla scenapolitica avrebbe scatenato una nuo-va rivolta xenofoba . Si tornerà ai

massacri, ci sarà ancora spargimen-to di sangue si chiedevano molticoloni inglesi e gli stessi neri cheavevano optato per una pacificaevoluzione del Kenya verso l'indi-pendenza. Kenyatta smentì nei fattiogni più fosca previsione . Si adoperòper l'unità del paese, di tutte le po-polazioni, quale che fosse la razza diappartenenza, europei, africani,asiatici . Agli europei e agli asiaticidisse serenamente «Noi vogliamoche voi restiate nel nostro paese . Lanostra società non è composta di an-geli neri, bruni o bianchi, ma di es-sere umani, tutti soggetti a sbaglia-re. Tu devi perdonare me io devoperdonare te. Questo è il mio pro-gramma». E gli fu fedele . Quando,dopo laboriose e difficili trattative,finalmente il 12 dicembre 1963 ilKenya raggiunse l'indipendenza,Kenyatta, diventato presidente,adottò senza ripensamenti il model-lo occidentale. «Dardo fiammeg-giante», il «Leone», «Lancia bru-ciata » - erano i più comuni sopran-nomi di Kenyatta - non faceva piùpaura a nessuno, anzi si guardava alui con fiducia e, specie i neri, consperanza .

A confermare tuttavia i caratterisconcertanti della sua figura di caponazionalista e di intellettuale afri-cano, rimane il giudizio che di lui, iltemuto « rivoluzionario », fu dato almomento della sua morte venne in-fatti indicato come il più tipico rap-presentante di un'Africa soggetta alneocolonialismo . Metamorfosi radi-cale, oppure convincimento, matu-rato nel tempo, che il Kenya avreb-be potuto prosperare solo se si fosseposto sulla strada della gradualitàDifficile rispondere . Resta certo cheKenyatta scelse la gradualità, ancheper quanto riguarda il passaggio deipoteri nelle funzioni pubbliche e nel-le attività economiche, dicendosi

Giovane kikuyu

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Don Superina a colloquio con un bambino

convinto che le capacità non si im-provvisano da un giorno all'altro,ma si coltivano con pazienza. Per farprevalere il suo punto di vista, do-vette superare le opposizioni internedi leaders che si pronunciavano peruna africanizzazione a tempo di re-cord. Ma ebbe gioco relativamentefacile quando si presentava con intesta il famoso copricapo a disegnigeometrici e in mano l'altrettantofamoso scacciamosche dalla lungacriniera bianca e dal manico d'oro,simbolo del potere, nessuno osavadissentire. Divenne quasi un sovra-no, con tanti busti e ritratti sparsiun po' dovunque e, alla fine, gli fuconferito il titolo di « padre della pa-tria » .Vent'anni di indipendenza sono

pochi per dare a un paese la sua de-finitiva fisionomia (e questo è undato che va tenuto presente in quasitutta l'Africa), per assolvere, cioè, aun compito che impegna il lavoro dipiù generazioni . Dell'opera di Ke-nyatta si può dire ha dato al paeseuna relativa stabilità e sicurezza, lastampa ha avuto spazi di libertà, ilclima politico è stato improntatoalla tolleranza, anche se le opposi-zioni hanno potuto trovare postosolo nell'ambito del partito unico .Tutto ciò - qualcuno si è chiesto -a quale prezzo E si è risposto cheper molti kenyani l'indipendenzanon ha significato molto. Se il per-sonale politico è oggi tutto africano,il potere economico resta nelle manidei bianchi o dei neri che si compor-tano come bianchi. E quando ci si ri-ferisce all'economia kenyana si devepensare all'agricoltura e al turismo,i due pilastri su cui si regge econo-micamente il paese . Da un paiod'anni entrambi presentano dellecrepe. Il malessere diffuso nel paese

ha origine anche da questa situazio-ne. Il tentativo di colpo di stato delluglio scorso, il primo di un certo ri-lievo dall'indipendenza, è risuonatocome un campanello d'allarme per isuccessori di Kenyatta .

Quando il Mzee morì, il paese tor-nò a interrogarsi con apprensioneche cosa sarebbe successo, le rivalitàtribali avrebbero preso il sopravven-to, chi avrebbe potuto dimostrare dipossedere una così forte personalitàda succedere senza scossoni al« Gran Vecchio » Ancora una voltai timori si dimostrarono infondati. Ilvice presidente Daniel Arap Moi ri-coprì, a norma di Costituzione, la

Ma quanti gruppi religiosi!Il numero dei gruppi religiosi di

varia denominazione presenti nelKenya, è stupefacente, ha quasi del-l'astronomico. Se ne contano al-meno 205 solo di quelli derivati dalceppo protestante . Ma il ritmo dicrescita è a sua volta fonte di sor-presa, dato che qui ogni mese nasceun gruppo religioso (altri per con-tro, scompaiono) che miscela ele-menti cristiani a forme di religiositàtradizionale. È vero che negli StatiUniti le «chiese» sono ancora piùnumerose (c'è chi ne ha contate al-meno 700), ma non bisogna dimen-ticare che il Kenya è grande solodue volte l'Italia . Se il moltiplicarsidelle chiese conferma l'indole pro-fondamente religiosa della popola-zione kenyana, non mancano coloroche considerano eccessiva questafrantumazione, e tale comunque daostacolare il movimento ecumenico .

Le cause di un così accentuato

carica presidenziale e, sei mesi dopo,ottenne la conferma popolare. Moisi era presentato con coraggio all'o-pinione pubblica, riconobbe esplici-tamente, accanto ai meriti, anche glierrori di Kenyatta, confermò ciòche, vivo il Mzee, si mormorava amezza voce, e cioè che la corruzione,il clientelismo, il nepotismo dellaclasse dirigente, anzi del «Clan deiKenvatta » - come era definita la«corte» del vecchio capo - avevaraggiunto livelli intollerabili, e chel'ingiustizia sociale era scandalosa .Si impegnò a sradicare tante malepiante e promise di rispondere con-cretamente alle molte richieste po-polari .

Ma il quadro attuale non è rassi-curante. L'inflazione galoppa, c'èpenuria di cibo, i prezzi dei generi diprima necessità aumentano verti-ginosamente, il turismo sta perden-do colpi. È cambiato anche il climapolitico, non c'è repressione palese,ma si è ridotto il grado di tolleranza .Sono tutti elementi che possonocongiurare per far sì che, in futuro, icolpi di Stato, da tentati, rischino didiventare riusciti . Gli oppositorisono molti, Moi ne ha contenuto lespinte anche ricorrendo alla manie-ra forte . Ma se il Kenya vuole realiz-zare nell'ordine le necessarie trasfor-mazioni, deve guardare in se stesso,rivestire di contenuti la sua indipen-denza politica . E i contenuti si chia-mano giustizia, riforme, solidarietàcon i più poveri, attenzione alle at-tese di tanti giovani .

frazionismo sono molteplici. I po-poli del Kenya, e in particolare i ki-kuyu che costituiscono l'etnia piùnumerosa, conservano un forte at-taccamento a credenze religiose e apratiche rituali tradizionali, e altempo stesso avvertono il forte ri-chiamo del Vangelo e della praticacristiana . Spesso è il sacerdote, siaesso missionario o indigeno, a fun-gere da elemento catalizzatore,quando si verifica il momento del« contatto» fra cristianesimo e reli-gione tradizionale talvolta l'innestodel primo sulla seconda riesce per-fettamente e allora nascono dei vericristiani se fallisce, si apre unospazio occupato da gruppi in cui idue elementi risultano rappresen-tati, ma a prevalere è quello tradi-zionale. Una seconda importantecausa è da ricercare nell'attivismodi molteplici chiese protestanti pre-senti in Kenya, che dispongono di

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000000"""-LA PREGHIERA DEI KIKUYU

I Kikuyu formano l'etnia più numerosa del Kenya . Quanti di essisono rimasti ancorati alla religione tradizionale, privilegiano il culto col-lettivo degli antenati . Le preghiere, tuttavia, sono sempre indirizzate al-l'Essere Supremo, che viene chiamato Ngai, e che risiede sulla cima delMonte Kenya. Nel suo libro «La Montagna dello splendore», Jomo Ke-nyatta riporta un esempio di preghiera kikuyu di invocazione e ringra-ziamento.

Anziano - Fa che gli anziani abbiano la saggezza e parlino conuna voce sola .

Popolo - Lode a te, Ngai . La pace sia con noi .

A . - Fa che il paese goda della tranquillità e che la gente continuiad aumentare .

P . - Lode a te, Ngai. La pace sia con noi .

A. - Fa che la gente, le greggi e le mandrie prosperino e sianoesenti da malattie .

P . - Lode a te, Ngai. La pace sia con noi .

A. - Fa che i campi portino frutti abbondanti e che la terra continuiad essere fertile .

P. - Lode a te. Ngai. La pace sia con noi .

considerevoli mezzi forniti dallechiese madri americane o occiden-tali in genere, e di cui si avvalgonoper impiantare iniziative sociali eeducative.La Chiesa cattolica ha iniziato

l'opera di evangelizzazione in Ke-nya nel 1889, e da allora è andataespandendosi in più direzioni, tantoche oggi si calcolano intorno ai duemilioni e mezzo i battezzati cattoli-ci. Ma ciò che colpisce di più sotto ilprofilo numerico, è il ritmo di svi-luppo, accentuatosi negli ultimianni in modo eccezionale. Diocesi,parrocchie, oratori sono presenticapillarmente nel paese e in molticasi danno prova di una consape-volezza, di un impegno, di una vita-lità che talune vecchie chiese euro-pee hanno perduto da tempo. Moltoresta da fare, perché sovente allaqualifica di cristiano non corrispon-de nei fedeli una vissuta compene-trazione del messaggio evangelico .

Ciò fa sentire ancora più pesantela carenza di sacerdoti . C'è scarsitàdi vocazioni, e di conseguenza di-venta arduo procedere sulla via del-l'africanizzazione del Clero. Allemonache di clausura del conventodi Nairobi, visitate durante il suoviaggio in Kenya, Giovanni PaoloII domandò con insistenza «di met-tere nelle orazioni, come prima in-

tenzione, quella di chiedere al Si-gnore delle messi di mandare operaiper la sua vigna, e di benedire lasua Chiesa in Africa con molti, buo-ni, generosi e impegnati sacerdoti,che diano l'esempio per la vita dellaChiesa e la propagazione dellafede» .

La mancanza di personale è spes-so all'origine della formazione dicomunità ecclesiali di base, che pro-

pugnano l'esigenza di una nuovastrategia apostolica al di fuori dellastruttura tradizionale. Esse sonoguardate con diffidenza da moltiVescovi, i quali, pur riconoscendo aquelle comunità il fondamento difede, scorgono in esse risvolti poli-tici e sociali tali da far temere - so-stengono - che l'elemento fede-pa-rola di Dio venga messo in secondopiano rispetto agli elementi sociali.

C'è molto da fare anche per l'aiu-to ai più deboli e ai più poveri. Tutticonoscono le misere condizioni incui si trovano le periferie delle città,specie di Nairobi, che ha il tristeprimato del più alto indice di cri-minalità giovanile di tutto il Paese,e dove migliaia di bambini vivono dilavori occasionali o di piccoli furti,mangiano quello che trovano rovi-stando nei bidoni della spazzatura edormono sotto un pezzo di cartone .I cattolici kenyani chiedono che siintensifichi quella attività socialeche da sempre accompagna la pre-dicazione del messaggio cristiano .In uno Stato poco meno che venten-ne, molti settori non sono stati an-cora raggiunti dal governo, in par-ticolare quelli degli emarginati, deigiovani in cerca di lavoro e bisogno-si di qualificazione, di scuole profes-sionali per imparare un mestiere, discuole di cucito, di economia dome-stica per le ragazze. Imprese nonfacili, ma che diventano impossibilise non trovano l'appoggio di tutti icattolici sparsi sulla Terra .

Gaetano Nanetti

I SALESIANI IN KENYA

La prima presenza salesiana in Kenya è quella di Siakago, paesinodell'Embu, duecento chilometri a nord di Nairobi. Qui dal 1980 lavoranodon Burja Stefano, don Donati Vincenzo, don Molino Felicino, don Ro-bustellini Mario, don Superina Dario . Continuano il lavoro preceden-temente avviato dai Padri e dai Fratelli Laici della Consolata di Torino .Si tratta di un lavoro prevalentemente parrocchiale missionario soste-nuto generosamente dall'Ispettoria Centrale cui è stato affidato nell'am-bito del Progetto Africa .

I Figli di Don Bosco stanno seguendo con particolare attenzione,studiandone prima cultura e linguaggio i Kikuyu .

Dal 15 luglio 1981 un gruppo di Salesiani indiani della Ispettoria diBombay è presente a Korr con una parrocchia e a Marsabit, dall'annoscorso, con una scuola professionale .

Per coordinare la presenza indiana in questo Paese e per avere uncentro di ospitalità e accoglienza in una grande capitale africana comeNairobi, il 24 luglio 1982, vi è stata aperta una Delegazione Salesianacon don Tony D'Souza delegato .

KENYA - Repubblica indipendente dal 1963 . Superficie 582.646 kqm. (quasi due volte l'Italia). Popo-lazione 16 milioni di abitanti . Capitale Nairobi (800 mila abitanti) . Religioni maggioranza di animisti, iprotestanti sono circa tre milioni, i cattolici più di due milioni . Presenza islamica nelle zone costiere .

32 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1983 •

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CALI sac. VINCENZO Salesiano t Ca-tania a 75 anni

Dinamismo, zelo instancabile e riccodi iniziative hanno caratterizzato l'azio-ne apostolica e salesiana del don Calidi ieri, soprattutto in quelle Opere che,per la loro configurazione e collocazio-ne, avevano in lui e in pochissimi altriconfratelli « il tutto . della presenza sa-lesiana . La stessa passione per le ani-me lo portava a quel contatto conti-nuo, costante, disinteressato con lagente, attraverso il ministero delle con-fessioni, il catechismo, le conversazio-ni, le premiazioni delle gare, che fu-rono in lui nota caratteristica . In co-munità, che considerò sempre comeinsostituibile punto di riferimento delleattività di tutti e di ciascuno, specie inquesti ultimi anni, alla saggezza e alladiscrezione della sua presenza univala capacita di rasserenare e sdramma-tizzare con le frasi lapidarie, la sonorarisata, gli indimenticabili .stornelli»conviviali .

PIRAS coad . GIUSEPPE Salesiano tRecco (Genova) a 70 anni

Proveniente dalla natia Gergei (Nuo-ro) il buon Peppino approdò al collegiodi Genzano di Roma e subì il fascino diDon Bosco. A vent'anni si ascrisse allaSocietà Salesiana e si distinse per lapietà e per la tenacia ne lavoro nell'uf-ficio di infermiere. A Roma (Casa diSan Tarcisio e Ateneo) e a Torino(Crocetta e Casa Madre) fu, per un cin-quantennio, il buon samaritano che siprese cura dei suoi fratelli con dedizio-ne generosa, singolare competenza evivo spirito di sacrificio .

SCOTTI sac. PIETRO Salesiano t Ge-nova a 93 anni

Etnologo, medico e ricercatore difama internazionale, don Pietro Scottisi è spento il 23 maggio 1982 nellacasa salesiana di Genova-Sampierda-rena che dal 1945 - anno in cui as-sunse l'insegnamento universitario aGenova e a Pisa - era diventata suaabituale dimora . Quella di don Pietro fuuna lunga vita dedicata all'insegna-mento e all'impegno educativo tra i

giovani che lo videro prima insegnantenei Licei di Foglizzo e Alassio e quindidocente universitario . Della sua vastaproduzione scientifica nonché dellasua multiforme attività di ricercatoresono testimonianze efficaci oltre unasettantina di pubblicazioni d'altissimolivello . Fu tra i primi e più quotati stu-diosi della Santa Sindone di Torino . IIrapporto educativo con gli allievi eracostantemente nutrito di saggezza sa-cerdotale e la sua apparente severità sistemperava facilmente in cordialeamabilità, in una comprensione gene-rosa e disponibile ad ogni richiesta . Lesue radici spirituali affondavano in unacultura teologica direttamente ispirata

alla Parola di Dio e in una salesianitàassimilata anche in uno studio direttodello spirito di Don Bosco .

TRECARICHI coad. ANTONINO Sale-siano t Messina a 66 anni

Fece la professione perpetua il 16agosto 1939 . Entrato come aspiranteal sacerdozio, per motivi di salute do-vette rinunziarvi. Scrisse nel suo dia-rio «Il sacrificio è enorme, compen-sato dalla gioia di rimanere con DonBosco . . È stato sempre un autenticosalesiano, profondamente religioso,cordiale, buono con tutti . Lavoratoreinstancabile nell'insegnamento, nell'O-ratorio, in mezzo ai giovani ha datosempre e generosamente tutto quelloche poteva . Non si è mai risparmiato,nemmeno quando il cuore non reg-geva più alla fatica . L'inazione era perlui una tortura . Oltre il suo lavoro or-dinario faceva con abilità assistenza ainostri lavori edili e servizio di ragione-ria . Spiccavano in lui le qualità umanecarattere equilibrato, intelligente, sem-plice, allegro, sereno, fraterno con tuttie delicato nel tratto . Nelle Comunitàsalesiane si è sempre sentito a casasua così diceva ai suoi familiari . Lacongregazione ha perduto in lui unuomo di grande valore . In compenso ciresta una eredità grande il bene che ciha lasciato .

eBROCARDO TERESA ved . BROCAR-DO Cooperatrice t Murazzano (CN) a94 anni

Ha chiuso la sua lunga giornata perritornare al Padre in giorno di sabato,come desiderava . Era nata propriol'anno della morte di Don Bosco da ge-nitori quasi coevi del Santo in un pae-se delle Langhe non lontano dai Bec-chi dove «l'Amico dei giovani» eramolto conosciuto e amato . Fu devotis-sima di Don Bosco e dei suoi succes-sori, sempre interessata all'azione mis-sionaria . Madre di cinque figli ne donògenerosamente due alla Congregazio-ne Salesiana don Pietro e don Giusep-pe . Visse nella semplicità e nel na-scondimento unificata da fede profon-da e intensa preghiera. Dio, la famiglia,i più poveri che sempre predilesse fu-rono l'asse della sua vita. Con ricono-scente e nobile gesto, le Consorelledella «Confraternita del Carmine ., allaquale era iscritta, vollero portarla abraccia nel corteo funebre .

GAGLIARDO MARIELLA t S. Agata diMilitello (ME) a 28 anni

Una vita di semplicità e di fede . Col-piva in lei soprattutto la sua serenità ela sua capacità di donazione . Il suo ul-timo anno di esistenza fu una costanteassimilazione al Cristo Crocifisso offrìle sue sofferenze per la gioventù delpaese che le tributò un funerale ve-ramente eccezionale .

MANTEGAZZA VIRGINIA Cooperatri-ce t 93 anni

Donna di profonda fede, che hadato con generosità al Signore un fi-glio sacerdote nella CongregazioneSalesiana, missionario in Giappone daquasi 50 anni . Ha vissuto nella pre-ghiera per aiutare il figlio nella suamissione di apostolato . Ai funerali han-no partecipato Salesiani di varie co-munità .

MARAGOTTO DANIELE Cooperatore tAbano Terme (PD) a 54 anni

Dopo una giovinezza lieta e serenache aveva trovato nell'ambiente sale-siano di Monteortone e nella AzioneCattolica i luoghi naturali per la suaformazione, impiegò tutta la sua vita inun servizio umile e costante alla Chie-sa e alla società . Scelse e visse la vitamatrimoniale come autentica «voca-zione laicale . nella Chiesa . Attaccatis-simo alla sua famiglia, laborioso, re-sponsabile, discreto insegnò più congli esempi che con le parole . Generosoe modesto, amò il prossimo con gesticoncreti . Sapeva suscitare iniziativesempre nuove nella azione pastoralesenza farsi accorgere elemento cata-lizzatore, generoso, discreto e umilesempre, con i giovani prima, e con glianziani più bisognosi poi . Portò sem-

pre e ovunque uno stile sereno, pienodi gioia e di entusiasmo. Colorò la suafede profonda e il suo apostolato conla gioia e il sorriso di D . Bosco .

MARDEGAN SECONDO Cooperatoret Castello di Godego (TV)

Fratello di un salesiano, Giovannino,che lo precedette nella casa del Padre,Secondo cooperò per 35 anni all'operasalesiana di Godego, prestandovi tuttose stesso, nei servizi familiari . Il suoanimo era ormai del tutto salesiano. Lagrazia del Signore compì in lui quantodi meglio potevano consentire le suedoti umane, semplici ma ben realizza-te . Instacabile nel lavoro, attento esensibile alla vita comunitaria dei Sa-lesiani che condivideva con discrezio-ne in tutti i suoi momenti, di francesca-na semplicità nei suoi rapporti con tut-ti, esemplare nella devozione all'Eu-carestia, all'Ausiliatrice e a don Bosco .

PANIZZA GIUSEPPE CooperatoretPianiga a 77 anni

È stato un educatore impareggiabiledi più generazioni, uomo di vasta col-tura, di fede ardente, seguiva cori oc-chio attento e spirito di umile bbe-dienza i nuovi indirizzi della Chiesapostconciliare. Apostolo di Azione Cat-tolica nelle file di «Pio XI e Pio XII .aveva intuito la necessità di un nuovolaicato autentico e consacrato . EraTerziario francescano, fervente coo-peratore salesiano come la mamma dacui ha ereditato l'amore per la Chiesa eper l'umile grande Santo d'ASSISI, eper il Santo dei giovani, S. GiovanniBosco . Si iscrive alla Società Operaia,ne vive lo spirito, ne segue le iniziativ~,fu attivissimo nelle varie forme dellapastorale parrocchiale. Fu presentesempre nel cammino della cultura, del-la stampa, della politica, nelle attivitàsociali, nelle opere di carità cristiana, edi assistenza sociale verso i poveri e ibisognosi . Fu salesiano dallo spiritoaperto e faceto . Liturgia, canto, e suo-no, erano curati con squisita compe-tenza. La sua figura cristiana simbolodi fede e di amore vissuti resta diesempio ai giovani e agli adulti .

RATTAZZI GIUSEPPE Cooperatore tMelazzo (AL) a 82 anni

Ottimo padre di famiglia, seriamenteimpegnato nell'educazione dei figli, ri-masti orfani di madre nell'infanzia, erafelice di appartenere, come Coopera-tore, alla Famiglia Salesiana, a cui ave-va dato tre figlie Sr. Teresa, Sr . Adria-na, Sr . Maria Gloria, Figlie di Maria Au-siliatrice. La sua vita semplice fu carat-terizzata dall'amore alla preghiera e allavoro e da una bontà sincera, cordia-le, aperta a tutti . Quando, negli ultimianni, le forze fisiche in declino non glipermisero più di lavorare, riempì legiornate di preghiera e di accettazionegenerosa della sofferenza . La sua mor-te serena fu un « SI . alla Volontà diDio, come tutta la sua vita .

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-sciuta giuridicamente con D .P . del 2-9-1971 n . 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità .

Formule valide sono- se si tratta d'un legato « . . .lascio alla Direzione Generale Opere

Don Bosco con sede in Roma (oppure all'Istituto Salesiano per lemissioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire . . .,(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

colarmente di assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione, diculto e di religione . .- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno o

l'altro dei due Enti su indicati« . . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomi-

no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede inTorino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, pergli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-ficenza, di istruzione e educazione, di culto e di religione . .(luogo e data)

(firma per disteso)

BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1983 • 33

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MI SENTIVO SICURA

L'11 maggio 1982 fui ricoveratad'urgenza in clinica per emorragia .Non c'era più nulla da fare . Le mie for-ze venivano meno e invocai con fedeardente Maria Ausiliatrice . La Madon-na intervenne . Il giorno dopo mi dis-sero che mi operavano . Andai in salaoperatoria serena . II 19 maggio fui di-messa ristabilita con la gioia dei mieicari . Ringrazio Maria Ausiliatrice pre-gando affinché continui a proteggerela mia famiglia .

Sansoè Angiolina in Garella, TO

UN GRAVISSIMOINCIDENTE

La Famiglia Gomez Zuluaga di Rio-negro (Antille) desidera rendere pub-blica la sua riconoscenza a Maria Au-siliatrice per la materna sollecitudinesperimentata in occasione di un gra-vissimo incidente automobilistico subi-to dal figlio sacerdote, con serie epreoccupanti conseguenze in tutti isensi .

L'invocazione dell'aiuto di Maria Au-siliatrice non restò delusa oggi si stariprendendo, sia fisicamente sia spiri-tualmente, e a distanza di tre anni hapotuto reinserirsi nei suoi diversi im-pegni, e soprattutto nel suo ministerosacerdotale .

Grazie, Maria Ausiliatrice! Continuasu di noi la tua potente intercessione eprotezione .

Famiglia Gomez Zuluaga

MI RACCOMANDAI A LEI

Il giorno 30 settembre di quest'anno,recandomi a visitare come exallievosalesiano di Torino, per gli anni 1915-19, i Superiori della Casa Salesiana diMontechiarugolo, mentre camminavosulle strisce fui investito da una mac-china che viaggiava a velocità soste-nuta fui colpito al braccio e al cranio eproiettato a circa 15 metri di distanza,battendo il capo sull'erba del fusso econ la persona sull'asfalto della strada .

Due istanti prima volgendo lo sguar-do all'immagine di Maria Ausiliatriceraffigurata sulla facciata della Chiesadi tale Istituto, mi raccomandai alla no-stra Madonna . Fui portato in autolet-tiga all'ospedale di Montecchio Emilia,

34 - BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1983 •

dove rimasi otto giorni e da dove poteitornare a Milano . Era corso notizia cheio avevo perduto la vita invece sonosopravvissuto e ringrazio Maria Ausi-liatrice .

Di tale grazia accadutami voglio ren-dere piena e devota testimonianza . Ungrazie particolare poi ai reverendi su-periori salesiani di Montechiarugoloper le attenzioni e premure attestatemi .

Prof. Luigi Dal Santo, Milano

AVEVO MOLTO BISOGNO

Caro Bollettino Salesiano, avevomolto bisogno che si realizzasse unacerta cosa ho pregato con fede DonBosco e tutto si è risolto felicemente,oltre ogni più rosea aspettativa, e oravorrei segnalare questa grazia ricevu-ta. Cordiali saluti .

Pazzini Maurizio, Rimini

PREGAI TUTTA LA NOTTE

Trascrivo qui di seguito il mio ringra-ziamento che vorrei fosse reso pubbli-co tramite la rubrica « I nostri santi »per adempiere alla promessa che hofatto . Nell'ottobre 1981, incinta di ap-pena due mesi, ebbi una forte emor-ragia e venni ricoverata d'urgenza al-l'ospedale avevo tanta paura di averperso la creatura che portavo dentro dime. Pregai tutte la notte la Madonna eil giorno seguente mi furono fatti gli ul-trasuoni e vidi anch'io con i dottori sul-lo schermo delle apparecchiature ilcuoricino della mia bambina che bat-teva era viva .

Tornata a casa mi fu prescritto il ri-poso assoluto per non rischiare un'al-tra minaccia di aborto . In quei giorni, lasorella della mia antica maestra miparlò di San Domenico Savio e mi feceavere un abitino .

Finalmente è nata Chiara. Desideroche pubblichiate questo mio ringrazia-mento e prego ancora Domenico Savioe Maria Ausiliatrice per due grandis-sime «grazie» che sono fiduciosa miconcederanno .

Mariangela De Angelis, 16132 Genova

UN BAMBINO DI NOME FULVIODesidero rendere nota la grazia ri-

cevuta da San Domenico Savio e SanGiovanni Bosco . Dopo undici anni dimatrimonio con un precedente abortoe un bimbo nato prematuramente emorto dodici giorni dopo la nascita,con l'aiuto di Dio e di San DomenicoSavio, è nato un bambino sanissimo dinome Fulvio che ha inondato di gioiala nostra casa .

Ringrazio di gioia i miei santi che mihanno aiutato in questa gravidanza echiedo vivamente la loro protezionealla mia famigliola .

Marilena Arsenigo, Cesano Maderno

GRAVE POLMONITEÈ con grande gioia ed infinita rico-

noscenza che segnalo, alla vostraspettabile direzione, la grazia ottenutaper la potente intercessione della Ver-

gine santissima Ausiliatrice, San Do-menico Savio e Santa Maria Mazzarel-lo, per la prodigiosa guarigione di miopadre, ammalatosi, lo scorso anno, dipolmonite in forma molto grave .

Ancora commossa e per sempre ri-conoscente ai vostri Santi, porgo i mieisaluti più cordiali .

Maria Garrone, Torino

UN GRAPPOLO

Leggendo il Bollettino Salesiano hoconosciuto un poco la vita di Sr. Eu-sebia Palomino e sono stata portata apregarla in varie difficoltà che mi han-no interessato nella mia persona e nel-la mia famiglia .

Sono almeno quattro le grazie otte-nute puntualmente dopo un triduo dipreghiere a Sr. Eusebia . Si tratta disofferenze fisiche e di situazioni moralie psicologiche veramente gravi e uma-namente insolubili, che invece ho vistorisolversi in modo sorprendente per in-tercessione della Serva di Dio . Questabella esperienza ormai mi ha resa cosìserena e fiduciosa che qualunquecosa mi accada posso contare sull'aiu-to pronto e potente della mia celesteprotettrice .

Pregherei che fosse resa pubblicaquesta potenza di intercessione di Sr .Eusebia per dirle così un grande gra-zie e per suscitare anche in altri moltafiducia nella intercessione di questaumile suora .

Lettera firmata, S . Stefano Roero (CN)

GRAVE INCIDENTE

Tornavo a casa con mio figlio, quan-do venivamo tamponati da una grossamacchina e sbalzati nella vicina ferro-via, col serbatoio spaccato mio figlioera fortunatamente sul sedile anterio-re. Né io, né mio figlio abbiamo ripor-tato il minimo danno, in un incidenteche avrebbe potuto diventare tragicose avesse preso fuoco la benzina .

Attribuisco la straordinaria grazia aMaria Ausiliatrice, a Don Bosco e aiSanti Salesiani (in particolare S . Do-menico Savio, di cui mio figlio porta ilnome) che sono presenti sempre nellenostre preghiere .

Lettera firmata, Piancameno (BS)

CI HANNO SEGNALATO GRAZIE

Aiello Ausilia - Arrigoni Ancilla - Barbieri Marco -Basso Aristide - Battaglia Marisa - Bersano Luigina -Bertolino Lidia - Bethaz Albertina e Pietro - Bocchie-ri Bianca - Bocci Guido - Bombara Emma - BoninaVincenza - Bonnot Emilia - Bovio Olga - Bruni Ro-sina - Bruschi Masa - Campomenosi Margherita -Cibrario Maria - Dho Tommaso - Effendi Maria - Ere-di Ambrogina - Fiore Emilia - Fizzotti Maria - Fore-stiello Maria - Fozzi Anna - Gaudissard Maria - Ge-rosa D . Arturo - Gidi Pertusati - Giordano Teresa -Guemmi Antonietta - Gullotta Concetta - Greco Im-macolata - L.F . Varese - Martinez Rosina - Mich Pie-rina - Milite Anna - Molteni Prassede - Morlani Maria- Negro Piero e Laura - Orlando Eugenio - Raimon-do Anna - Repetto Maria V . - Ribetto Bruno Mas-simo - Righini Silvana - Rinaldi Maria - Romeo Ame-lia - Palermo Teresa - Parodi G . Battista - Piotti An-tonietta - Salviotti Palmira - Scifo Emanuela - Scren-ci Maria - Taormina Carmelo - Tartaglione Anna -Tomasi Maria - Torre Giuseppe - Toschi DallaGiacoma

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fi .F,spere Don Duo-

di studio por giovani

missionaripervenute alla Direzion e

Borsa In memoria di don EvaristoMarcoaldi, a cura di N .N ., L. 1 .000 .000

Borsa Maria Ausiliatrice, S. GiovanniBosco, in memoria del mio marito, An-tonio, a cura di Senor Turina Maria,Saluzzo CN, L . 700 .000

Borsa A gloria della Famiglia del Cie-lo, in ringraziamento e a protezionedei viventi e suffragio del nostri defun-ti, a cura di N .N ., L. 500 .000

Borsa Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, per grazia ricevuta e in suffra-gio dei nostri defunti, a cura di C .A .,L .500 .000

Borsa Sabino e Lucia Lembo, a curadi Del Vento Lambo Maria, Maracaibo,Venezuela, L . 450 .000

Borsa Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco, S. Domenico Savio, in ringra-ziamento e chiedendo protezione sullafamiglia, a cura di N .N., Robbiate CO,L .300 .000

Borsa In memoria e suffragio di AldoBORSE DI L. 100.000

«maestro ., a cura dei fratelli Maria eGiovanni, L. 300 .000

Borsa Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in suffragio dei nostri defunti, acura di Emma e Giovanni Daolio, L .300 .000

Borsa S. Giovanni Bosco, in ringrazia-mento del 50 0 di professione religiosadi don Pietro Ciccarelli, a cura dei fa-miliari, L . 250 .000

Borsa A suffragio di Sr. Matilde Cic-carelli, in occasione del 50° di profes-sione religiosa del fratello don Pietro,Salesiano, a cura dei familiari, L.250 .000

Borsa In suffragio dei defunti FamigliePozzi-Vigo, e in ringraziamento, a curadi Pozzi Giuditta e Annamaria, Milano,L .250 .000

Borsa Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, per ottenere una grazia, a curadi R .T., L . 250 .000

Borsa In suffragio di don Umberto Ba-stasi, a cura delle Exallieve delle FiglieMaria Ausiliatrice, L . 200 .000

Borsa San Massimiliano Kolbe, in suf-fragio dei nostri defunti e per protezio-ne sulla famiglia, a cura di N .N., BraCN, L. 200.000

Borsa Beato Michele Rua e GiovanniXXIII, a suffragio di Lodovico Fontana,a cura della moglie e dei figli, L.156 .700

Borsa Don Bosco, in memoria e suf-fragio di Concina Angelo, a cura dellamoglie Nina Bussi Concina, L . 150.000

Borsa Maria Ausiliatrice, invocandoaiuto e guarigione per persona cara, acura di Martinetti Modesta, Casteilal-fero, L . 150 .000

Borsa Maria Ausiliatrice e Don Bosco,a cura di Terrazzoni Anna, La Madda-lena SS, L. 110.000

Borsa Maria Ausiliatrice e Santi Sa-lesiani, per grazia ricevuta, a cura diN .N ., Brescia

Borsa S. Domenico Savio, a cura diCubeta Giuseppe, Messina

Borsa Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Domenico Savio, in ringraziamento einvocando protezione su Alberto, acura di R .C .

Borsa Don Giorgio Seria, a cura diV .A., Torino

Borsa Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco, invocando grazia per una gua-rigione, a cura di N .N ., Cunico, AT

Borsa Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in ringraziamento e invocandoancora protezione, a cura di B .C ., Ca-stelrosso TO

Borsa Maria Ausiliatrice, aiutami, acura di Perotti Assunta, Torino

Borsa In memoria di don Cocco, acura di Exoratoriano del 1 0 Oratorio diDon Bosco, TO

Borsa Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, aiutateci e proteggeteci, a curadi N .N ., Torino

Borsa Sacro Cuore, Maria Ausiliatri-ce, Santi Salesiani, invocando prote-zione peri miei cari, vivi e defunti, acura di T. Caterina

Borsa Maria Ausiliatrice, per grazia ri-cevuta, a cura di Patri Giulia, Varigotti,SV

Borsa In memoria di Elvira Carboni,Cooperatrice, a cura di Maria Loi

Borsa Maria Auslllatrice e S . GiovanniBosco, in memoria e suffragio del ni-pote Gabriele, a cura dei nonni

Borsa Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, per grazia ricevuta, a cura diReggio Vittorio, Castino CN

Borsa Maria Auslllatrice e S . GiovanniBosco, per grazia ricevuta, a cura diPerego Rosetta, Lecco CO

Borsa Maria Ausiliatrice, S. GiovanniBosco, in suffragio dei defunti genitoriAmedeo e Lucia, implorando protezio-ne, a cura di Seigle-Padoan, Francia

Borsa Maria Ausiliatrice, Don Bosco eDomenico Savio, proteggete la mia fa-miglia, a cura di Pellegrini Lina, Sarez-zo BS

Borsa Sacro Cuore dl Gesù, Maria Au-slllatrice, Santi Salesiani, per grazie ri-cevute e da ricevere, a cura di Mila-nese Giovanni, Minerbe VR

Borsa Sacro Cuore, Maria Ausiliatri-ce, Don Bosco, chiedendo una grazia,a cura di Scarpetti Emilia, Roma

Borsa Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco, in suffragio del marito Emilio edel figlio Carlo e chiedendo protezio-ne, a cura di Boetto Angela

Borsa Don Rinaldi, per grazia ricevutae da ricevere, a cura di Pilejo AnnaMaria, Roma

Borsa Maria Auslllatrice e Don Rinal-di, in ringraziamento e implorandoprotezione, a cura di D .T.R ., Asiago

Borsa Maria Ausiliatrice e Santi Sa-lesiani, in suffragio del marito Ignazio,a cura di Pacini Anita, Tarquinia VT

Borsa Don Bosco, invocando prote-zione sulla mia famiglia, a cura di Ga-brielli Maria, Trento

Borsa Maria Ausiliatrice e Santi Sa-lesiani, per una grazia desiderata, acura di Rasera Elvira, Moriago d . Bat-taglia TV

Borsa Maria Ausiliatrice e Don Bosco,in suffragio di Martina Carducci, acura della famiglia, Gualdo CattaneoPG

Borsa Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in ringraziamento, a cura diBassi Dr . Enrico, Alessandria

Borsa Maria Ausiliatrice, in testimo-nianza della sua assidua assistenza, acura di Mascheroni Marisa, MarianoComasco

Borsa S . Giovanni Bosco, S. MariaMazzarello, Sr. Eusebla, a cura di N .N .,Varese

Borsa Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Domenico Savio, proteggete sempre imiei quattro nipoti, a cura di N .N .

Borsa In memoria di don Alberto Ca-stagnoli, missionario salesiano, a curadella nipote Mara

Borsa Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, invocando protezione e sollie-vo dal male per la moglie, a cura delDr. Marco

Borsa Anime dei Purgatorio, in me-moria e suffragio di Poletti Palma, acura delle amiche, Baveno NO

Borsa S. Domenico Savio, ringrazian-do e invocando sempre protezione, acura di R .G ., Castellanza

Borsa Maria Ausiliatrice, Santi Sale-siani, in ringraziamento e invocandoprotezione, a cura di Pesce Lina, GE-Sampierdarena

Borsa Sacro Cuore, Maria Ausiliatricee Santi Salesiani, in ringraziamento einvocando protezione, a cura di Celle-rino Franca, Roma

Borsa Maria Ausiliatrice, Santi Sale-alani, aiutateci sempre, a cura di A .G .,Borgomadino TO

Borsa Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, invocando protezione, a curadi Maroso Pia, Vicenza

Borsa Maria Ausiliatrice e Santi Sa-lesiani, in suffragio di Teresa Sauchel-li, a cura di don Luigi Sauchelli, NapoliVomero

BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1983 • 35

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Il libro raccoglie le storie di moltibambini che hanno sofferto durante leguerre e le persecuzioni dei XX secolo .Un'inchiesta drammatica, testimone ditante incredibili fermezze . I bambinipedine troppo piccole per il giocospietato dei grandi .

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