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SETTEMBRE 2008 101 INSERTO PERO PERO Inserto a cura di DANIELE MISSERE E MARIO SAVORELLI, Centro Ricerche Produzioni Vegetali, Cesena Inserto a cura di DANIELE MISSERE E MARIO SAVORELLI, Centro Ricerche Produzioni Vegetali, Cesena Foto Fornaciari

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SETTEMBRE2008

101

INSERTO

PEROPERO

Inserto a cura diDANIELE MISSEREE MARIO SAVORELLI,Centro Ricerche Produzioni Vegetali, Cesena

Inserto a cura diDANIELE MISSEREE MARIO SAVORELLI,Centro Ricerche Produzioni Vegetali, Cesena

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L a Regione Emilia-Romagna è da sempre im-pegnata nello studio dei suoli del proprio ter-ritorio e nell’applicazione dei risultati delle

ricerche a sostegno del settore agro-ambientale. Lecarte dei suoli disponibili e le informazioni ad essecorrelate sono consultabili presso i siti web regiona-li1. In particolare all’indirizzo www.ermesagricoltu-ra.it sono consultabili la “Carta dei suoli della pia-nura emiliano romagnola” e il “Catalogo regionaledei suoli della pianura emiliano-romagnola”2.Le carte dei suoli riportano, mediante aree distin-tamente colorate e rispettive sigle, porzioni di ter-ritorio caratterizzate da suoli conosciuti e descrit-ti in apposite legende. Esse illustrano la distribu-zione dei suoli e le varie componenti che li con-traddistinguono (es. tessitura, drenaggio, calca-

re) e che possono influenzare la gestione agrono-mica e la crescita delle piante. Un esempio di appli-cazione della carta dei suoli è quello finalizzato amigliorare la coltivazione del pero: conoscendo iltipo di terreno si possono infatti scegliere i por-tinnesti più adatti e individuare le tecniche digestione agronomica più idonee.

L’APPLICAZIONE DELLE CARTEAL SETTORE…

La carta dei suoli va intesa anche come uno stru-mento di dialogo e collaborazione tra pedologi especialisti di discipline diverse che sono coinvol-ti nella pianificazione e nell’utilizzo delle risorsedi un territorio.L’applicazione delle carte dei suoli in Emilia-Roma-

INSERTO/PERO

SETTEMBRE2008

La pericoltura di qualitàsi fa conoscendo i suoli

CARLA SCOTTII.Ter, Bologna

Tab. 1 - Schema di valutazione delle limitazioni pedologiche alla crescita del pero su diversi portinnesti*.

GRUPPI DI PORTINNESTI

Franco e sue selezioni (OHF 40, OHF 69) e autoradicato,

Cotogno BA 29, Sydo, Cotogno MC

Franco e sue selezioni (OHF 40, OHF 69) e autoradicato

Cotogno BA 29, Sydo Cotogno MC

Franco e sue selezioni (OHF 40, OHF 69) e autoradicato

Cotogno BA 29, Sydo, Cotogno MC

Franco e sue selezioni (OHF 40, OHF 69)

e autoradicato - Cotogno BA 29, Sydo, Cotogno MC

Franco e sue selezioni (OHF 40, OHF 69)

e autoradicato - Cotogno BA 29, Sydo, Cotogno MC

Franco e sue selezioni (OHF 40, OHF 69)

e autoradicato - Cotogno BA 29, Sydo, Cotogno MC

Franco e sue selezioni (OHF 40, OHF 69)

e autoradicato - Cotogno BA 29, Sydo, Cotogno MC

Franco e sue selezioni (OHF 40, OHF 69) e autoradicato

Cotogno BA 29, Sydo, Cotogno MC

Franco e sue selezioni (OHF 40, OHF 69) e autoradicato

Cotogno BA 29, Sydo, Cotogno MC

Franco e sue selezioni (OHF 40, OHF 69) e autoradicato

Cotogno BA 29, Sydo

Cotogno MC

INTENSITÀ DELLE LIMITAZIONIASSENTI O LIEVI

> 100

Fine, media, moderat. fine,

moderat. grossolana

Media, moderat. fine,

moderat. grossolana

Bassa, media, forte

Bassa

< 0,4

< 8

Nessuno o raro

Breve, molto breve,

estremamente breve

Buona, moderata

6,5 - 8

6,5 - 7,5

< 10

< 5

< 4

MODERATE

50 - 100

---

Fine

---

Media, forte

0,4-0,8

8 - 10

Occasionale

Breve,

molto breve

---

5,4-6,5; 8-8,8

5,4-6,5; 7,5-8,8

10 - 12

5 - 8

4 - 6

SEVERE

< 50

Grossolana

Grossolana

---

---

> 0,8

> 10

Frequente

Lunga, m. lunga

breve - m. lunga

Imperfetta, scarsa,

molto scarsa

<5,4; >8,8

<5,4; >8,8

> 12

> 8

> 6

CARATTERISTICHEPEDOLOGICHE

Profondità utile

alle radici (cm)

Tessitura

Fessurazione

Salinità (EC 1:5 dS/m)

Sodicità (ESP)

Rischio di inondazione:

inondabilità

Rischio di inondazione:

durata

Disponibilità di ossigeno

Reazione (pH)

Calcare attivo (%)

102

* Lo schema derivadal lavoro svolto da I.Ternell’ambitodel progetto“Coordinamentosettore suolo”,finanziato dal ServizioSviluppo SistemaAgro-Alimentaredella RegioneEmilia-Romagna in basealla L. R. n.28/98, ed èstato validato tramitela produzione di carteapplicative condivisedai tecnici espertiin pero (www.suolo.it).

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gna avviene quindi utilizzando un metodo di lavo-ro che si basa su due punti fondamentali:� l’effettiva utilizzazione delle carte dei suoli nel

settore agro-forestale e ambientale avviene quan-do si instaura un lavoro di interscambio tra chielabora le carte dei suoli e i fruitori stessi;

� l’effettiva realizzazione delle carte dei suoli appli-cative avviene per approssimazioni successiveche prevedono la critica, la condivisione e lavalidazione da parte di esperti del settore diapplicazione.

Tale metodo è stato applicato anche per la realiz-zazione delle “Carte delle limitazioni pedologichealla crescita dei principali portinnesti di pero”(www.ermesagricoltura.it) tramite l’attivazione diun gruppo interdisciplinare composto da pedolo-gi I.Ter, sperimentatori di Astra-Innovazione e Svi-luppo e del Crpv, ricercatori dell’Università di Bolo-gna e da tecnici esperti che operano nel campo del-l’assistenza alle aziende in Emilia-Romagna.L’interscambio e il confronto tra i vari esperti haportato alla definizione di uno schema di valuta-zione che correla le esigenze edafiche dei princi-pali portinnesti del pero con le classi potenziali dicrescita (Tab. 1 nella pagina a fianco).I valori - soglia utilizzati nello schema sono stati"condivisi" visitando impianti di pero in cui sisono osservate le caratteristiche del suolo in rela-zione con lo stato vegeto-produttivo delle piante.

Le tre classi d’intensità delle limitazioni si riferi-scono a suoli gestiti secondo criteri agronomicisostenibili.L’applicazione dello schema di valutazione alleinformazioni della Carta dei suoli ha permesso larealizzazione delle “Carte delle limitazioni pedo-logiche alla crescita dei portinnesti di pero” per ilterritorio di pianura delle province dell’Emilia-Romagna in cui è sviluppata la pericoltura (Fer-rara, Ravenna, Bologna, Modena e Reggio Emi-lia). Tali carte riportano le aree di suolo con trecolori diversi secondo le classi delle limitazionipedologiche individuate nello schema di valuta-zione:� limitazioni assenti o lievi: colore giallo;� limitazioni moderate: colore arancione;� limitazioni severe: colore rosso.Nelle carte viene anche riportata, all’interno del-la delineazione, la sigla dei caratteri limitanti delsuolo, qualora presenti, che determinano l’attri-buzione della classe (vedi figura sopra).

…E I PRIMI RISULTATIIn conclusione queste esperienze e il lavoro delgruppo interdisciplinare hanno permesso di indi-viduare, per aree territoriali, delle risposte poten-ziali di crescita e produttività del pero in funzio-ne dei principali portinnesti e varietà utilizzati inregione. Inoltre hanno consentito di:

1 Nel sitowww.regione.emilia-romagna.it/cartpedosono consultabilii vari livelli di dettagliodelle carte dei suolirealizzate dal ServizioGeologico, Sismicoe dei suoli dellaRegioneEmilia-Romagna.

2 “Carta dei suolidella pianuraemiliano-romagnolain scala 1:50.000”,Servizio Geologico,Sismico e dei suoli,ed. 2005 e “Catalogodei suoli della pianuraemiliano-romagnola”,Servizio SviluppoSistemaAgro-alimentare,Servizio Geologico,Sismico e dei suoli,I.TER - ed.2005.

Fig. 1 - Carte delle limitazioni pedologiche alla crescita dei portinnesti di pero.

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L’ acqua è un bene prezioso la cui carenza co-mincia a manifestarsi sempre più frequen-temente anche nei Paesi più dotati di riser-

ve idriche, sia per l’incremento della domandad’acqua potabile, industriale ed irrigua, sia per iproblemi derivanti dalla sempre più pronunciata

irregolarità delle piogge provocata dal cambia-mento climatico in corso.Anche in Italia l’agricoltura consuma oltre il 60%dell’ammontare dell’acqua complessivamenteattinta dai fiumi e dalle falde e quindi entra spes-so in competizione per l’uso della risorsa con glialtri settori idroesigenti.

CRESCONOLE SUPERFICI IRRIGATE

Sul pero l’irrigazione è ormai molto diffusa, per-ché favorisce una rapida entrata in produzione,omogenee ed elevate pezzature dei frutti ed il con-trollo dell’alternanza di produzione; in Emilia-Romagna viene irrigato circa il 70% dei 26.000 etta-ri coltivati, con un consumo annuo complessivovalutato in oltre 40 milioni di metri cubi d’acqua.Le ragioni del deciso incremento delle superfici apero irrigate sono da ricondurre alla rapida tra-sformazione della pericoltura da tradizionale adindustriale, che ha implicato una più rilevantedipendenza dall’irrigazione: l’impiego di portin-nesti poco vigorosi, assieme all’incremento delladensità delle piante e alla diffusione dell’inerbi-mento interfilare, hanno portato ad un minoresviluppo e a una minore efficienza degli appara-ti radicali, nonché ad un deciso incremento dellasuperficie fogliare traspirante del frutteto, ren-dendo le piante meno capaci di sfruttare le riser-

� condividere e conoscere le caratteristiche deisuoli che maggiormente influenzano la cresci-ta della coltura del pero (es. calcare attivo);

� facilitare la comprensione d’uso delle carte deisuoli e, di conseguenza, avviarne l’utilizzo; ineffetti i principali fruitori dello schema e dellacarta derivata, essendo stati coinvolti nel pro-cesso e riconoscendolo anche come proprio,non solo lo possono utilizzare, ma anche divul-garlo ai propri colleghi di settore;

� condividere la localizzazione di siti sperimen-tali in appezzamenti caratterizzati da suoli rap-presentativi e diffusi nel territorio regionale;

� condividere esperienze e conoscenze per ini-

ziare a correlare le informazioni sul suolo allarisposta degli impianti produttivi.

I passi successivi da perseguire per migliorare eapprofondire questo processo di lavoro sono:� divulgare le informazioni in modo che tecnici

e agricoltori realizzino nuovi impianti in con-dizioni pedologiche ottimali e con l’utilizzo diportinnesti idonei;

� valorizzare la “Pera Igp”dell’Emilia-Romagna,divulgando le relative conoscenze anche ai con-sumatori, in modo da rendere noto che nellaregione il legame tra territorio e prodotto èconosciuto, tangibile e supportato da dati spe-rimentali.�

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INSERTO/PERO

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Come risparmiare acqua nell’irrigazione

STEFANO ANCONELLI,PAOLO MANNINI,GIORGIO GUIDOBONI,DOMENICO SOLIMANDOConsorzio di bonificaper il CanaleEmiliano-Romagnolo(CER), Bologna

Foto 1 -Subirrigazione delpero mediante aligocciolanti interrate. Fo

to A

rch.

Cer

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ve idriche naturali del terreno e, quindi, più dipen-denti dagli apporti artificiali d’acqua.L’irrigazione del pero è quindi ormai diventatauna tecnica imprescindibile per l’ottenimento dibuoni risultati quanti-qualitativi e per la sosteni-bilità economica delle aziende frutticole; per con-tro, le sempre più pressanti necessità di risparmioidrico devono assolutamente indirizzare l’irriga-zione verso un uso molto attento, oculato e di ele-vata efficienza dell’acqua distribuita.

IL MIGLIOR USODELLA RISORSA IDRICA

Per ottenere un concreto miglioramento nell’usodell’acqua si deve puntare su un insieme di stra-tegie ben integrate tra loro, a partire dall’elimi-nazione completa delle infestanti e dell’inerbi-mento sottofila, capace di ridurre in maniera con-sistente l’evaporazione. Le prove condotte dal Con-sorzio di bonifica per il Canale emiliano-roma-gnolo (Cer) hanno reso evidente la forte compe-tizione per l’acqua determinata dal cotico erbosonei confronti del pero, con abbassamenti di resa,dovuti all’inerbimento in coltura asciutta, del 25%su Conference e del 12% su William.Le disponibilità irrigue presenti in azienda devo-no anche indirizzare la scelta verso varietà e por-tinnesti capaci di ridurre le necessità idriche delpereto; in particolare la resistenza alla siccità deiportinnesti e la loro capacità di esplorare gli stra-ti più profondi ed umidi del terreno rivestonogrande importanza per il contenimento delle neces-sità idriche della specie.Alcune osservazioni sperimentali condotte dalCer hanno mostrato che il pero è in grado di avvan-taggiarsi degli apporti di falda fino ad una profon-dità di 1,5 metri, fenomeno più evidente con i por-tinnesti vigorosi (franchi comuni e cloni deriva-ti e piante autoradicate), capaci di conferire un’al-ta vigoria ed un’elevata resistenza alla siccità rispet-to ai cotogni BA29, EMA, EMC e Sydo®, menoidonei ad una frutticoltura indirizzata al conte-nimento dei consumi idrici.Per una corretta gestione delle irrigazioni è oppor-tuno seguire il bilancio idrico nel terreno, su baseagroclimatica, per stabilire il migliore momentodi intervento irriguo e i volumi di adacquata: ilCer ha realizzato un servizio di assistenza alle irri-gazioni denominato Irrinet (accessibile dal sitowww.consorziocer.it), che tutte le aziende agricoleemiliano-romagnole possono facilmente utiliz-zare, senza doversi singolarmente preoccupare dicercare e acquisire dati meteorologici e altri para-metri di complicata individuazione. L’uso di tale

modello di bilancio idrico ha permesso di miglio-rare l’efficienza nell’impiego dell’acqua, renden-do le decisioni irrigue più precise. La coltura piùirrigata, secondo le indicazioni di Irrinet, è pro-prio il pero: segnale questo dell’importanza del-l’irrigazione su questa specie da frutto.

Graf. 1 - Pero Conference/BA29. Incrementidi resa indotti dallo stress idrico controlla-to, rispetto al non irrigato ed all’irrigazio-ne tradizionale a pieno soddisfacimento

idrico della coltura.

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LA SPERIMENTAZIONEUlteriori possibilità di risparmio idrico sono sta-te messe a punto con la sperimentazione, che haindividuato modalità ancora più efficienti d’usodell’acqua basate sul miglioramento delle cono-scenze della fisiologia della pianta.È stata così sviluppata la tecnica dello stress idri-co controllato (SIC o RDI, Regulated Deficit Irri-gation), che consiste nel somministrare alle col-ture arboree l’acqua in maniera differenziata nelcorso della stagione vegetativa, inducendo debo-li stati di stress idrico nelle fasi in cui gli appor-ti idrici e nutrizionali sono indirizzati soprat-tutto ad uno sviluppo vegetativo della pianta, edando viceversa una piena restituzione dei con-sumi idrici nelle fasi in cui acqua e metabolitisono indirizzati ai frutti. Lo scopo è risparmia-re acqua, ottenere elevati standard di resa e qua-lità dei frutti contenendo lo sviluppo vegetativodelle piante.Relativamente al pero, si tratta in pratica di effet-tuare le irrigazioni senza limitazioni, in modo damantenere un’umidità pari al 70-80 % dell’acquadisponibile nel terreno, nelle fasi vantaggiose allafruttificazione, ovvero in fioritura e nella fase dirapido accrescimento dei frutti - che coincide colperiodo intercorrente dai 60 giorni dopo la fiori-tura sino alla raccolta - limitandosi, invece, ad irri-gazioni di soccorso solo se si scende sotto al 20-25% dell’acqua disponibile nelle restanti fasi, mag-giormente rivolte alla crescita degli organi legno-si della pianta ed in post-raccolta.In un’esperienza pluriennale su pero Conference,in Emilia-Romagna sono state confrontate conun test asciutto, quattro tesi irrigue: due irrigatedurante tutto il ciclo produttivo (50 e 100% ETM)e due a stress idrico controllato (SIC). La gestio-ne a SIC, con restituzione del 100% dell’ETM limi-tata al periodo intercorrente dai 60 giorni dopola fioritura sino alla raccolta, è risultata produtti-vamente ed economicamente migliore rispetto aquella a pieno soddisfacimento idrico della col-tura (graf. 1 a pagina a 105), con un incrementodi resa e Plv del 17% rispetto alla piena restitu-zione dell’ETM, ottenuto con un risparmio idri-co del 28%.La spiegazione di questi risultati va ricercata negliindici biometrici rilevati sull’esperienza: il regimeirriguo SIC 100%, rispetto alla piena restituzionedei consumi, ha lievemente contenuto la circon-ferenza del fusto, il volume della chioma ed il pesodel legno di potatura, ottenendo, per contro, unamaggiore induzione a fiore delle piante con unconseguente maggior numero di frutti/pianta.

Risultati analoghi si stanno delineando in una spe-rimentazione in corso nel Ferrarese su Abate Fétel(più tardiva di Conference), su un portinnesto piùvigoroso quale il Farold 40. Anche in questo caso,pur essendo irrilevante il contributo irriguo del-la fase di post-raccolta, la gestione a SIC ha con-sentito di risparmiare il 20% del volume irriguostagionale, senza alcun decremento di resa e pez-zatura dei frutti, ma con una tendenziale ridu-zione della vigoria delle piante rispetto alla pienarestituzione dei consumi.

LA SCELTA DELMETODO IRRIGUO

Per ridurre i prelievi d’acqua non produttivi, infi-ne, occorre sostituire i metodi irrigui scarsamen-te efficienti. Sia la microirrigazione (goccia o spruz-zo) che l’aspersione sono metodi idonei all’irri-gazione del pero, ambedue dotati di ottime carat-teristiche di efficienza purché impiegati in manie-ra corretta.Sotto il profilo produttivo, i numerosi confrontisperimentali tra la goccia e l’aspersione, effettua-ti in Emilia-Romagna dal Cer, non hanno mostra-to una prevalenza di un metodo rispetto all’altro.Il pero, come le altre specie arboree, è tuttavia trale colture sulle quali l’irrigazione a goccia trova lamigliore applicazione, grazie anche all’avventodelle ali gocciolanti integrali comuni ed auto-compensanti e alla possibilità di interrarle, conun ulteriore incremento di efficienza irrigua.In recenti esperienze sperimentali effettuate dalCer su pero è stato evidenziato che la posa idealedelle tubazioni gocciolanti per garantire un otti-mo umettamento deve essere compresa tra i 40 ei 50 centimetri di distanza dal filare, a 30 centi-metri di profondità (foto a pag 104). Il rischio diocclusione dei fori dei gocciolatori da parte delcapillizio radicale sembrerebbe invece molto limi-tato, se si adottano interventi irrigui frequenti econ bassi volumi.Un ultimo affinamento della subirrigazionemediante ali gocciolanti interrate, attualmente incorso di sperimentazione su pero, è rappresenta-ta dalla cosiddetta Areated drip irrigation, che con-siste nell’immissione di microbolle d’aria nelleali gocciolanti durante l’irrigazione, per miglio-rare la capacità produttiva in particolare nei ter-reni a tessitura fine, tendenti alla compattazionee al ristagno idrico. Questi ultimi provocano sta-ti di anossia pericolosi per la respirazione e perl’attività metabolica radicale delle piante, non-ché per l’attività dei microrganismi aerobici pre-senti nel suolo.�

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INSERTO/PERO

106� segue a pagina 109

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L a necessità di individuare combinazionid’innesto affidabili per la realizzazione di im-pianti a densità medio-elevata con le cultivar

William e Abate Fétel ha rappresentato per lungotempo, e in parte rappresenta ancora oggi, una del-le problematiche più sentite,perché riguarda due frale varietà più importanti della pericoltura emiliano-romagnola.I noti problemi di disaffinità che i portinnesti coto-gni inducono nelle combinazioni con queste culti-var sono all’origine del fallimento di molti impian-ti; d'altronde, però, l’introduzione del cotogno harappresentato un passo in avanti verso la realizza-zione di pereti a maggiore densità e di più precoceentrata in produzione. Queste considerazioni han-no spinto a realizzare una sperimentazione volta avalutare l’affidabilità di nuovi portinnesti franchiper le due cultivar in questione.

LE PROVEIl campo sperimentale è ubicato presso l’aziendaLodi, ad Aguscello (Ferrara), quindi in una zona siadi tradizione che di vocazione pericola.Le piante sono state messe a dimora nell’inverno1997- 98; integrazioni al campo, per entrambe lecultivar in prova, sono state effettuate nell’invernodell’anno successivo, con l’introduzione di due por-tinnesti (Farold®40 e Pyro Dwarf®) precedente-mente non disponibili.Il campo vede realizzate e messe a dimora le seguen-ti combinazioni:� William autoradicata e innestata su cotogno BA

29 e sui portinnesti franchi di pero A28 (deno-minato commercialmente Fox 11), Farold® 69,Farold® 40 e Pyro Dwarf ®;

� Abate Fétel autoradicata e innestata sui cotogniBA 29 e Sydo® e sui franchi A28 (Fox 11), Farold®69, Farold® 40 e PyroDwarf ®.

Il sesto d’impianto adottato per entrambe le culti-var è 1,3 x 4,5 metri (1.710 alberi ad ettaro).Per ogni varietà si sono allestiti due filari contigui,al-l’interno dei quali ogni combinazione d’innesto è sta-ta replicata 4 volte per William e 5 volte per Abate Fé-tel, secondo un disegno sperimentale a blocchi ran-domizzati. Ogni parcella è costituita da 10 piante.Per ogni parcella, su un campione di almeno cinque

piante rappresentative sono state effettuate deter-minazioni vegeto-produttive per ogni combinazio-ne; inoltre, alla raccolta, si è provveduto ad analiz-zare campioni di frutta al fine di individuare even-tuali differenze qualitative e merceologiche indottedalle diverse combinazione di innesto.

RISULTATI VEGETO-PRODUTTIVIPer entrambe le cultivar si conferma l’elevata vigo-ria delle piante autoradicate, seguite da Farold® 69e Fox 11.In combinazione con la varietà William si segnalaun forte deperimento delle piante innestate diretta-mente su cotogno BA 29, a causa della non perfettacompatibilità.Le piante di Abate Fétel innestate su Farold ® 69, Fox11 e BA29 presentano sviluppi diametrali del tron-co molto simili,pur con differenti condizioni di chio-ma: molto più espansa per i franchi e con tendenzaall’emissione di succhioni; più contenuta, invece,nelcotogno BA29. Inferiore alla media la vigoria mani-festata dal Sydo®.La precocità d’entrata in produzione dei portin-nesti cotogni rispetto ai franchi e alle piante auto-radicate è evidente soprattutto in Abate Fétel, in cuiproduzioni paragonabili si riscontrano solo dopoil sesto anno (grafico 1); migliore la situazione perla William, per la quale i portinnesti franchi, giàalla terza-quarta foglia, sono in grado di fornire

INSERTO/PERO

SETTEMBRE2008

Per William e Abate Fételcercasi nuovi portinnesti

SANDRO BOLOGNESIAzienda sperimentale“M. Marani”, RavennaROBERTO COLOMBOAstra-Innovazionee Sviluppo

Graf.1 - Produzioni di pere Abate Fétel da pianteautoradicate e con diversi portinnesti.

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soddisfacenti produzioni per ettaro (grafico 2).In combinazione con Abate Fétel non si riscontranosignificative differenze produttive cumulate tra i duecotogni Sydo® e BA29. Per quanto concerne i por-tinnesti franchi, solo Fox 11 eguaglia il livello pro-duttivo dei cotogni,mentre Farold® 69 e le piante au-toradicate si assestano su livelli produttivi più bassi.Diametralmente opposta la risposta produttiva diWilliam, dove è il Farold® 69 il portinnesto che harealizza le migliori performance produttive, men-tre il cotogno BA 29, causa l’evidente disaffinità diinnesto,non ha raggiunto nel periodo di prova livel-li di produttività accettabili.In termini di efficienza produttiva, per Abate Fételil cotogno Sydo® rappresenta la combinazione miglio-

re,con produzioni cumulate per pianta simili a quel-le del cotogno BA 29, in virtù di una vigoria indot-ta leggermente inferiore.Nelle piante autoradicate la produzione, fino ad ora,non sembra in grado di compensare l’eccessivo svi-luppo vegetativo, il che rende inferiore l’efficienzaproduttiva di questa tipologia di piante.Il portinnesto Fox 11, sia in Abate Fétel che in Wil-liam, si è dimostrato un franco debole in grado didare sin dai primi anni di impianto una buona pro-duttività per pianta e discreti livelli di efficienza.

RISULTATI QUALITATIVIE PRIME INDICAZIONI

In Abate Fétel i frutti con peso medio più elevatosono quelli prodotti dai cotogni BA 29 e Sydo®; pez-zature sopra la media sono espresse anche dalle pian-te autoradicate.Le prime fruttificazioni, sia di Farold®69 che di Fox 11, sono caratterizzate da frutti di pez-zatura contenuta; negli anni, tuttavia, Farold® 69appare in grado di ridurre il divario con i cotogni.Per quanto concerne la varietà William, tutte le com-binazioni d’innesto sembrano essere in grado di pro-durre frutti di buona pezzatura, senza scarti o dif-ferenziazioni di rilievo tra un portinnesto e l’altro.Le caratteristiche morfologiche dei frutti rivestonomolta importanza, soprattutto per la cultivar AbateFétel;pertanto,in funzione della combinazione di in-nesto, è stato possibile ipotizzare una classificazionemorfologica e l’assegnazione dei frutti a un determi-nato “tipo” standard, attraverso la calibrazione e lamisurazione dei frutti ripetute nel corso degli anni.Le prove hanno fornito i seguenti risultati:� Tipo A (Ba29 e Sydo®). E’ la tipologia di frutto

standard di riferimento per Abate Fétel, contrad-distinta da pere calebassiformi, di elevata pezza-tura, tendenzialmente rugginose verso la zona delpeduncolo e del calice. Il peduncolo, di spessoremedio, è a volte ricurvo ed inserito obliquamen-

Graf. 2 - Produzioni di pere William da piante autoradicate econ diverse combinazioni di innesto.

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Foto 1 - Pianta dipero autoradicata.

Foto 2 - Piante di pero innestate su cotogno Sydo®.

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Page 9: PERO - CRPV · Foto Arch. Cer 101_116AG9_08InsPero 10-09-2008 19:03 Pagina 104. ve idriche naturali del terreno e,quindi,più dipen-denti dagli apporti artificiali d’acqua. L’irrigazione

L a produzione di Abate Fétel, riconosciutoprodotto di punta della pericoltura emilia-no-romagnola, necessita, per conservare e

rafforzare la propria leadership, di un orientamen-to produttivo definito anche dalle esigenze e prefe-renze del consumatore.La differenziazione dei prodotti a marchio Igp,comequello “Abate Fétel”, in un’ottica di customer sati-sfaction (soddisfazione del cliente, ndr) e di riposi-zionamento del prodotto verso la fascia alta di gam-ma, richiede la garanzia di livelli qualitativi di eccel-lenza per caratteristiche pomologiche, tecnologi-che e biochimiche in tutte le fasi della filiera pro-duttiva e di distribuzione. In particolare, un’eleva-ta qualità gustativa è un requisito fondamentale permantenere inalterata la fiducia nel marchio e sod-disfare le aspettative del cliente.Non esistono strumenti analitici in grado di apprez-zare questi aspetti: occorre un’applicazione scien-

tifica della ricerca sul consumatore per misurare, aldi là delle differenze nel gusto individuale, il livellodi qualità oggettivamente percepito. L’analisi sen-soriale, in particolare tramite la valutazione edoni-stica del prodotto, propria della consumer science, èquindi estremamente utile, specialmente nei con-fronti dei prodotti a marchio, per un oculato orien-tamento della produzione e per la fidelizzazione deiconsumatori.L’analisi qualitativa - descrittiva,condotta con il con-tributo di un gruppo di assaggiatori opportuna-mente selezionati ed addestrati,è in grado di valuta-re i principali caratteri gustativi delle pere,che le tec-nologie analitiche non riescono a rilevare, integran-do così la definizione di standard qualitativi. Per ot-tenere un quadro completo della qualità percepita ètuttavia necessaria una valutazione edonistica delprodotto, ottenibile attraverso le tecniche di consu-mer science che prevedono l’elaborazione dei giudi-

te. Buccia verde-giallo con sfaccettatura rossa neifrutti meglio esposti;

� Tipo B (autoradicato). Presenta frutti tenden-zialmente allungati che si caratterizzano per unabuccia interamente verde. Buona comunque lapezzatura media;

� Tipo C (Fox 11 e Farold® 40 e 69). Frutto pocoallungato (tozzo), le prime produzioni presenta-no rugginosità puntiforme e diffusa. General-

mente si ha una tendenza al miglioramento del-le caratteristiche morfologiche con l’invecchia-mento della pianta. La pezzatura è inferiore allamedia.

Per quanto riguarda il residuo secco rifrattometri-co (°Brix), il valore più elevato, sia in Abate Fétel chein William, è da attribuire ai frutti provenienti dapiante autoradicate; al contrario, il valore più bassoappartiene alla combinazione con Farold® 69,anchese la differenza (circa 1 °Brix) risulta in realtà scar-samente significativa. Analogo discorso vale ancheper l’acidità, con minimi scostamenti in entrambele cultivar rispetto alla media.Volendo trarre delle conclusioni, ovviamente par-ziali dal momento che la sperimentazione è ancorain corso, si può affermare che, mentre per la culti-var William esistono alternative reali al cotogno rap-presentate dai portinnesti della serie Farold®, la stes-sa cosa non può dirsi per Abate Fétel, che fornisceancora i migliori risultati, sia in termini di duratadel periodo improduttivo, sia in termini di entità ecostanza della produzione, sia, infine, in termini dicaratteristiche morfologiche del frutto, se innestatasu portinnesti cotogni.�

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Foto 3 - Filare di pereto innestato su Farold® 40 in fioritura.

Abate Fétel: soddisfareanche il consumatore

EDOARDO GATTI,MAFALDA GOVONI,MATTEO MARI,STEFANO PREDIERI Ibimet-Cnr, BolognaLUCA MARICentro ServiziOrtofrutticoli, Ferrara

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Page 10: PERO - CRPV · Foto Arch. Cer 101_116AG9_08InsPero 10-09-2008 19:03 Pagina 104. ve idriche naturali del terreno e,quindi,più dipen-denti dagli apporti artificiali d’acqua. L’irrigazione

zi di un campione di consumatori statisticamente si-gnificativo e convenientemente segmentato.

L’ATTIVITÀ DEL CNRDa alcuni anni la sezione di Bologna dell’Istituto dibiometeorologia (Ibimet) del Consiglio nazionaledelle ricerche ha intrapreso un’attività di indaginesulle preferenze dei consumatori relativamente alleprincipali produzioni frutticole regionali.Per quan-to riguarda il pero, in un’ottica di valorizzazione delprodotto, dal 2007 l’attività è parte integrante delprogetto di filiera “Pero”, coordinato dal Centroricerche produzioni vegetali.Al fine di ottenere il massimo collegamento opera-tivo con le organizzazioni dei produttori, le azionisono state realizzate in stretta collaborazione con ilCentro servizi ortofrutticoli (Cso) impegnato nel-la promozione e valorizzazione della pera dell’E-milia-Romagna Igp.La collaborazione tra Ibimet e Cso aveva già porta-to alla realizzazione del “Colortest”, un semplicestrumento cartaceo di ausilio al consumo, inseritonelle confezioni di pere Abate Fétel Igp. È stata inol-tre avviata un’efficace collaborazione con CoopAdriatica, che ha fornito la disponibilità ad ospita-re il “Laboratorio del Gusto” dell’Ibimet per svol-gere le interviste ai consumatori presso due iper-mercati di Bologna.

LE ANALISI SUI FRUTTIAllo scopo di fornire un quadro il più possibile rap-

presentativo della produzione Igp regionale, per leanalisi sono stati utilizzati frutti provenienti da treaziende che, pur applicando il disciplinare di pro-duzione della pera Igp dell’Emilia - Romagna, dif-ferivano per l’ubicazione e per il sistema produtti-vo adottato (tabella 1). La data di raccolta dei frut-ti (3-6 settembre 2007), sempre nell’ottica di valu-tare un prodotto simile a quello reperibile nei pun-ti vendita, è stata definita in base alle esigenze pro-duttive e colturali delle singole aziende.Il materiale è stato costantemente monitorato: leanalisi tecnologiche per la definizione della durez-za e del grado zuccherino sono state effettuate allaraccolta ed in corrispondenza dei consumer test. Sisono anche effettuate prove di intenerimento, chehanno contribuito a definire la corretta consisten-za dei frutti da proporre ai consumatori.La valutazione edonistica dei prodotti delle tre azien-de ha avuto luogo nel corso di due consumer test(foto 1-2) effettuati dopo 13 (novembre 2007) e 26(gennaio 2008) settimane di frigo-conservazione.I due momenti sono stati scelti per ottenere un giu-dizio qualitativo da parte dei consumatori relativa-mente ad un prodotto all’apice delle proprie poten-zialità (novembre), e ad uno al limite delle possibi-lità di frigo-conservazione (fine gennaio).I campioni venivano proposti sotto forma di fettedi pera sbucciate. Per prevenire l’imbrunimentocausato dall’ossidazione, possibile causa di un giu-dizio falsato dall’aspetto non gradevole, le fette veni-vano preparate immediatamente prima di essereservite.Ai consumatori veniva chiesto di assaggiare tre cam-pioni provenienti da frutti della stessa azienda cor-rispondenti a tre livelli di durezza (croccante, fon-dente e morbida) determinati dal condizionamen-to in shelf-life. Per ogni campione l’apprezzamentoveniva espresso tramite una scala edonistica con

Tab.1 - Caratteristiche delle aziendedove sono stati prelevati i frutti analizzati.

AZIENDA

1

2

3

ETÀ DELL’IMPIANTO(anni)

7

9

7

NUMEROPIANTE/ETTARO

3.000

2.000

2.800

PORTINNESTO

Cotogno MC

Cotogno BA29

Cotogno Sydo

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Foto 1. Un momentodella valutazionesensoriale.Foto 2 - Assaggipresso il “Laboratoriodel Gusto” all’internodi un centrocommerciale.

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valori da 1 (estremamente sgradito) a 9 (massimogradimento).Veniva inoltre richiesto di descrivereil campione assaggiato tramite uno o più aggettiviproposti (figura 1).Durante ogni consumer test sono state intervistate180 persone non preventivamente contattate; intotale sono stati quindi registrati i giudizi di 360consumatori per 1.080 assaggi quantificati in ter-mini di voti. L’importanza di ottenere un grandenumero di giudizi è legata all’esigenza di ridurre almassimo la variabilità intrinseca legata al gusto delsingolo assaggiatore, risultato di fattori fisiologici,culturali e di esperienze personali.

LE VALUTAZIONI DEI CONSUMATORIDalle analisi di laboratorio effettuate sui frutti otte-nuti dai tre sistemi produttivi, alla raccolta non sonoemerse differenze significative relativamente alladurezza misurata. L’omogeneità di questo caratte-

re si mantiene anche dopo entrambi i periodi di fri-go-conservazione.Per quanto riguarda il contenuto zuccherino deifrutti, si riscontra, sia alla raccolta che durante tut-to il periodo di monitoraggio, una concentrazionepiù elevata nell’azienda 2 rispetto alle altre due pro-venienze, ipoteticamente spiegabile dalla minoredensità dell’impianto (tabella 2).Le valutazioni espresse dai 180 consumatori coin-volti negli assaggi del novembre 2007 hanno forni-

to un voto di apprezzamento globale medio di 7,1,con una percentuale di voti superiore alla sufficien-za (voto 5) dell’86%, indicando l’elevatissimo gra-dimento per un prodotto giudicato di ottima qua-lità. In termini di gradimento non sono state evi-denziate differenze significative né tra i prodotti del-le tre diverse aziende, né per le tre durezze proposte(grafico 1).Il consumer test di fine gennaio 2008 ha ribadito l’as-senza di differenze significative nel gradimento tra

Tab. 2 - Valori medi di durezza e grado zuccherino di frutti delle aziende 1,2 e 3.

AZIENDA

1

2

3

Durezza(kg)

5,59

5,87

5,13

Grado zuccherino (°Brix)

16,5

19,0

16,2

Durezza(kg)

5,08

4,96

5,00

Grado zuccherino (°Brix)

17,2

20,9

18,2

Durezza(kg)

4,34

4,31

4,30

Grado zuccherino (°Brix)

17,5

20,1

17,6

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Fig. 1 - Schedautilizzataper la valutazioneedonistica della peraAbate Fétel Igp.

RACCOLTA GENNAIO NOVEMBRE

Graf. 1 - Risultati dei consumer test del novembre 2007 e del gennaio 2008.

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frutti di “Abate Fetel” delle tre diverse aziende. Lostesso risultato è stato confermato anche per le tredurezze proposte. Il voto medio globale rilevato,6,57 (75% di voti superiori a 5) rispetto a 7,14 dinovembre, indica una relativa diminuzione del-l’apprezzamento per il prodotto dopo una frigo-conservazione avanzata.

LE POTENZIALITÀ DEI CONSUMER TESTLa mancanza di differenze percepite dai consuma-tori tra il prodotto delle tre aziende, sia a novembreche a gennaio, indica che Abate Fetel Igp è un pro-dotto la cui alta qualità è in grado di attenuare lie-vi differenze nelle produzioni,quale l’osservata mag-giore concentrazione del contenuto zuccherino.L’elevato ed uniforme gradimento registrato per letre shelf-life proposte, nonostante queste fosseronettamente differenziate, conferma inoltre che Aba-te Fetel è in grado di fornire un’ampia finestra tem-porale di consumo domestico.Sebbene dopo lunga conservazione il giudizio espres-so dai consumatori confermi l’omogeneità ed il gra-dimento elevato, ben al di sopra del giudizio medioattribuibile, si registra una flessione nella valuta-zione della qualità. Questo risultato è indicativo diun prodotto che pur non essendo più nelle condi-zioni ottimali, a causa della conservazione prolun-

gata, mantiene comunque livelli qualitativi di eccel-lenza, ben percepiti dai consumatori. La confermadell’apprezzamento dopo frigo-conservazione pro-lungata dimostra che un prodotto di elevata qua-lità gestito correttamente è in grado comunque diesprimere le sue potenzialità.I risultati confermano, inoltre, l’applicabilità deiconsumer test anche in produzioni omogenee comequelle a marchio Igp,permettendo di rilevare anchelimitate ma significative variazioni di apprezzamen-to. Ricerche di questo tipo hanno potenzialità note-voli di applicazione; la standardizzazione dei meto-di di analisi potrà, infatti, consentire un’attendibilecomparazione di dati rilevati in sistemi produttivi,zone di produzione ed annate diverse, ai fini di fa-vorire l’omogeneità e la qualificazione del prodotto.Dai test condotti risulta quindi che la pera AbateFetel a marchio Igp è stata valutata come un pro-dotto omogeneo, caratterizzato da standard quali-tativi elevatissimi che si mantengono anche dopouna prolungata conservazione, idoneo a soddisfa-re pienamente le richieste del consumatore. Que-sto giudizio, oltre a validare le aspettative del Con-sorzio “Pera dell’Emilia - Romagna Igp”, può esse-re impiegato come integrazione nell’orientamentosia della filiera produttiva, sia delle strategie di marke-ting legate alla valorizzazione.�

L’ Italia è il secondo produttore mondiale dipere con quasi un milione di tonnellate,di cui oltre il 60% prodotte in Emilia-

Romagna. Rispetto ad altre frutticole, la tecnica col-turale del pero in agricoltura biologica presentadiverse problematiche ancora irrisolte che ne limi-tano la diffusione.Fino a poco tempo fa, la produzione di pere otte-nute con il metodo bio comportava spesso degliinsuccessi, in particolare a causa delle difficoltàincontrate nel contenimento del fitofago chiavedelle pomacee, la carpocapsa (Cydia pomonella).In seguito la costanza degli operatori agricoli, i risul-tati di prove sperimentali e le innovazioni tecnichehanno permesso di ottenere risultati produttivisoddisfacenti.

Tuttavia, la coltivazione del pero secondo il meto-do biologico deve ancora affrontare numerose sfi-de, legate alle numerose avversità biotiche cui è sog-getto e al fine di raggiungere standard quali-quan-titativi apprezzabili.Proprio per queste ragioni, la pera in coltura biofornisce buoni margini di guadagno al frutticol-ture in virtù di una richiesta di prodotto - da par-te di aziende di lavorazione e trasformazione, pri-vate o cooperative - superiore rispetto all’offerta.In particolare, sulla base dei programmi annualidi produzione 2007 degli operatori agricoli, i cuidati sono stati elaborati dal Servizio valorizza-zione delle produzioni dell’assessorato Agricol-tura della Regione, la superficie destinata a peroin Emilia-Romagna in coltura biologica è pari a

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INSERTO/PERO

Tecnica colturale bio:cosa si può migliorare

PIERANGELA SCHIATTI,AGNESE FRANCESCHIProber (AssociazioneProduttori Biologicie Biodinamicidell’Emilia - Romagna),Bologna

GIOVANNI NIGROCentro Ricerche ProduzioniVegetali, Faenza (RA)

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circa 500 ettari, considerando sia le superfici cer-tificate, sia quelle in fase di conversione.

IL PROGETTO DI SPERIMENTAZIONEL’adeguamento della tecnica colturale per il pero incoltivazione biologica e la conseguente risoluzionedelle principali problematiche appaiono un obiet-tivo perseguibile, a condizione che vengano intra-prese idonee attività di ricerca e sperimentazione,stimolando un aumento della superficie investitache possa soddisfare le richieste del mercato.Allo stato attuale, infatti, la tecnica colturale delpero in agricoltura biologica deve essere ancoraperfezionata, soprattutto per i problemi legati allafertilizzazione e alla difesa fitosanitaria. Proprioper venire incontro a tale esigenza il Crpv, in stret-ta collaborazione con Prober, ha predisposto unospecifico progetto di sperimentazione, presentatoalla Regione Emilia-Romagna nell’ambito dellalegge regionale 28/98, la cui finalità è la messa apunto di tecniche idonee per la risoluzione dei prin-cipali problemi in fase di coltivazione.L’iniziativa è maturata nell’ambito dei gruppi dilavoro e dei comitati costituiti da tecnici esperti delsettore e da rappresentanti della filiera per analiz-zare,attraverso diverse azioni, i punti critici e le pro-blematiche connesse con la gestione globale del frut-teto, con particolare riferimento alle linee di difesae al mantenimento della fertilità.Il progetto, iniziato nel 2006 e di durata triennale,vede il coinvolgimento di un gruppo di lavoro inter-disciplinare, coordinato da Crpv e Prober, del qua-le fanno parte Astra-Innovazione e Sviluppo, il Cen-tro Agricoltura Ambiente, il Centro sperimentaledi Laimburg, il Consorzio fitosanitario di Modena,i Dipartimenti di Scienze e tecnologie agroam-bientali, di Coltivazione arboree e per la Protezio-ne e la valorizzazione agroalimentare dell’Univer-sità di Bologna. Le attività di difesa sono supporta-te dal Servizio fitosanitario regionale.

IL MANTENIMENTO DELLA FERTILITÀPer utilizzare in modo corretto i formulati dispo-nibili sul mercato per la nutrizione del pero si sonoesaminate le caratteristiche di mineralizzazione del-l’azoto dei concimi ed ammendanti organici indiverse condizioni climatiche,confrontando la velo-cità e la persistenza della stessa in ambiente con-trollato a diversi regimi di temperatura.I prodotti di maggior interesse sono stati poi sag-giati anche su piante in vaso, verificando la reazio-ne delle piante ai diversi concimi proposti. In fun-zione dei risultati ottenuti, alcuni prodotti sonoattualmente valutati in pieno campo (foto 1).

Con la sperimentazione sull’applicazione del bilan-cio umico su pero si è voluta valutare l'efficienzadelle tecniche di concimazione sulla produzionequali-quantitativa, la presenza nel terreno di speci-fici gruppi di microrganismi quali indicatori dellaqualità del suolo, gli eventuali effetti sui livelli diattacco di fitofagi e patogeni, l'effetto sul ciclo delcarbonio organico, con la misurazione dell'even-tuale effetto di sink sul carbonio organico e la veri-fica dell’impiego del metodo del bilancio umico.Il bilancio umico è stato elaborato per un campo dipero su cui sono state distribuite dosi diverse diammendanti (8 e 16 tonnellate ad ettaro) ed un con-cime organico azotato (N 12, 60 Unità fertilizzantiettaro). I primi risultati hanno evidenziato, doposolo due anni di applicazione di compost,una diver-sificazione della componente microbica. In parti-colare si è osservato nelle tesi ammendate con lamassima quantità di compost una maggior attivitàdella biomassa microbica ed un significativo aumen-to della popolazione fungina; questo aspetto è ogget-to di un ulteriore specifico approfondimento. L’ap-porto del concime organico azotato o dell’am-mendante è stato considerato anche sotto il profi-lo della dinamica nel suolo della sostanza organicae della componente umica.I risultati preliminari sembrano confermare un

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Foto 1 - Campo provadi concimazioneorganica su astoni dipero biologico aDiamantina (FE).

Foto 2 - L’effetto degliestratti vegetaliacquosi per ilsuperamento dellaclorosi ferrica delpero è in fase disperimentazione supiante della cultivarAbate Fétel sucotogno Sydo,allevate in ambientecontrollato presso lestrutture delDipartimento diColture Arboreedell’Università diBologna.

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migliore accumulo di sostanza organica e di sostan-ze umiche nella tesi trattata con ammendante, inaccordo con quanto riportato in letteratura.L’azione sull’influenza degli estratti vegetali supero ha come obiettivo quello di valutare l’effettonutrizionale e biostimolante di alcuni preparatinaturali (estratti vegetali acquosi di Amaranthusretroflexus, Equisetum arvense, ecc.), distribuiti alsuolo o alla chioma, in grado di stimolare la cre-scita, migliorare l’acquisizione dei nutrienti (fer-ro) e ridurre la suscettibilità agli stress biotici del-le piante.Indicazioni preliminari sembrano confermare l’ef-fetto di biostimolo indotto da alcuni preparati sul-le piante allevate in condizioni controllate; ad esem-pio, i risultati osservati dall’apporto al suolo di estrat-to di amaranto addizionato con solfato ferroso offro-no buone prospettive per il superamento dei pro-blemi legati all’insorgenza dei sintomi di clorosi fer-rica, squilibrio nutrizionale tipico degli impianti dipero innestati su cotogno ed allevati su suolo alca-lino-calcarei. In generale, i trattamenti al suolo edalle dosi più elevate, sembrano indurre risposte piùmarcate rispetto alle applicazioni fogliari (foto 2 apag, 115). L’apporto dei preparati vegetali alla chio-ma ha influito sulla popolazione microbica dellafillosfera svolgendo un’attività di stimolo dovuta aipreparati a base di ortica e, invece, un effetto con-trario con i preparati di amaranto ed equiseto rispet-to alle piante di controllo.

LE AZIONI DI DIFESALa tentredine del pero rappresenta un problema didifficile soluzione, in quanto le misure di difesa nonsono soddisfacenti. Sulla base di esperienze pre-gresse si è voluto individuare il miglior utilizzo dialcuni prodotti (rotenone, quassio), la cui scarsaefficacia obbliga ad individuare i tempi e i modipiù opportuni di utilizzo e così pure a valutare l’ef-ficacia di ceppi di nematodi entomopatogeni.I primi risultati interessanti si sono avuti con l’im-piego di nematodi al suolo (foto 3), mentre sullachioma i risultati sono limitati. Anche l’impiegodei prodotti fitosanitari in prossimità della fiori-tura permette un buon contenimento dell’avver-sità, benché spesso il numero di interventi risultiessere alto.Per quanto riguarda il virus della granulosi (foto4), impiegato nei confronti della carpocapsa, sistanno cercando di chiarire le cause che hannodeterminato risultati poco soddisfacenti nel con-trollo dell’avversità e i diversi aspetti di ordinariapratica come la conservazione in azienda, la per-dita di efficacia nella miscibilità con altri prodotti,gli intervalli di applicazione in relazione ai dosag-gi e alle temperature durante l’anno.In particolare, si vuole misurare l’efficacia del virusin aziende che lo impiegano da molti anni rispettoa quelle dove l’uso è stato limitato, per individuarel’eventuale presenza di ceppi di carpocapsa resi-stenti al virus della granulosi: per questo sono incorso di valutazione nuovi ceppi di virus selezio-nati su popolazioni resistenti alla carpocapsa.È anche in corso di verifica l’efficacia di altri pro-dotti (ad esempio, spinosad, ryania) e l’utilizzo direti protettive che isolano completamente le pian-te di pero. Da rilevare l’interesse per l’introduzio-ne dell’impiego di nematodi entomopatogeni ingrado di migliorare la strategia di difesa della car-pocapsa.Nei confronti della tingide del pero i risultati otte-nuti con prodotti a base di piretro e rotenone edanche con i saponi di potassio si sono dimostratiinteressanti. In particolare, il posizionamento sul-le prime forme giovanili sembra rappresentare lastrategia più efficace. Contrastanti i risultati sultrattamento diretto agli adulti svernanti.Tutte le prove sono realizzate in aziende biologi-che certificate ai sensi del Reg. Cee 2092/91 e suc-cessive modifiche. Nel complesso, il progetto inten-de fornire nuovi strumenti ai tecnici, agli impren-ditori agricoli e ad altri operatori del settore perl'ottimizzazione delle tecniche produttive in baseai principi generali ed alle norme dell'agricolturabiologica.�

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Foto 4 - Larva dicarpocapsa morta aseguito deltrattamento con virusdella granulosi.

Foto 3 - Larve dinematodientomopatogeni(genere Steinernema)fuoriusciti dall'ospite.

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