percorso formativo per gli enti locali sull'informazione e...
TRANSCRIPT
La redazione del Piano comunale
Lorenzo Alessandrini - DPC
Siena, 26 settembre 2013
Percorso formativo per gli enti locali sull'informazione e la comunicazione in protezione civile
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
2
La protezione civile è una funzione pubblica, o meglio, una funzione dei pubblici poteri finalizzata alla salvaguardia esistente tra popolazione e territorio da possibili
. Se manca la fondamentale relazione tra gruppo sociale e territorio, non si parla di protezione civile.
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 3
La struttura locale di protezione civile
CENTRO
OPERATIVO
MONITORAGGIO DEI RISCHI
FORMAZIONE DEGLI
OPERATORI
Cosa serve per realizzare un sistema comunale moderno di protezione civile?
NORMATIVA E SISTEMA AMMINISTRATIVO DI
RIFERIMENTO
INFORMAZIONE PUBBLICA
PROGRAMMI PREVISIONE
E PREVENZIONE
PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA
INDIVIDUAZIONE DI OBIETTIVI
E RISORSE
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 5
I compiti del sindaco
Realizzare le attività di previsione
Realizzare gli interventi di prevenzione
Realizzare una struttura comunale
Preparare le attività di emergenza
Predisporre i piani comunali
Effettuare i primi interventi urgenti
Attivare i primi soccorsi alla popolazione
Vigilare sull'attuazione dei servizi urgenti
Utilizzare il volontariato comunale
Informare la popolazione sui rischi
Erogare un servizio ordinario di P.C.
In pochi anni si sono decuplicati ........
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 6
I compiti del sindaco
Per proteggere i suoi cittadini, al sindaco non è richiesto di fare miracoli prima, durante o dopo né di improvvisarsi manager professionista dei disastri.
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 7
Il Sindaco ha il dovere primario di conoscere e riconoscere, meglio di ogni altro, i rischi presenti nel suo territorio
I compiti del sindaco
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 8
Un altro importante dovere assegnato dalla legge ai comuni e ai sindaci: la prevenzione territoriale. Perché la gente si deve ritrovare così?
I compiti del sindaco
LA PREVENZIONE
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 9
1944
2006
Vesuvio
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 10
Il Sindaco ha il potere e soprattutto il dovere supremo di proteggere direttamente la vita dei suoi cittadini.
I compiti del sindaco
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 11
Il comune deve essere il primo ente a scattare in soccorso in occasione di una emergenza
I compiti del sindaco
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
La storia dei piani di protezione civile
1970 Il ministero dopo della legge 996/70, emana una circolare con lo di Piano di emergenza da elaborarsi a cura degli enti nel quadro della pianificazione dei servizi di emergenza, soccorso e assistenza in favore delle popolazioni colpite da calamità 1981 Il regolamento di attuazione DPR 66/81, prevede solo un Piano Provinciale di emergenza redatto dal Prefetto, che si avvale per questo anche degli enti territoriali. La competenza è statale. 1992 Anche la legge organica di protezione civile, la 225, affida solo ai Prefetti la redazione di un piano di emergenza a carattere provinciale. Tuttavia la legge precisa che non esiste più solo ma una suddivisa in 4 fasi. Dà poi un ruolo preciso al sindaco; 1998 108 del D.lgs 112/98 precisa che << sono attribuite ai comuni>> le funzioni inerenti la redazione dei piani comunali di emergenza 1998 Il D.L. 180/98 stabilisce che nelle more della messa in sicurezza delle aree a rischio, gli organi di protezione civile predispongono piani urgenti di emergenza contenenti le misure per la salvaguardia dell'incolumità delle popolazioni interessate, compreso il preallertamento, l'allarme e la messa in salvo preventiva.
12
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
Lo stato della pianificazione in Italia
Non ci sono piani belli o brutti, piani fatti bene o fatti male
ma semplicemente PIANI CHE FUNZIONANO
E PIANI CHE NON FUNZIONANO 13
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
Art. 19. Funzioni fondamentali dei comuni. D.L. 95/2012
«Ferme restando le funzioni di programmazione e di coordinamento delle regioni, loro spettanti nelle materie di cui all'articolo 117, commi terzo e quarto, della Costituzione, e le funzioni esercitate ai sensi dell'articolo 118 della Costituzione, sono funzioni fondamentali dei comuni, ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera p), della Costituzione: a) organizzazione generale dell'amministrazione, gestione finanziaria e contabile e controllo; b) organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito comunale, ivi compresi i servizi di trasporto pubblico comunale; c) catasto, ad eccezione delle funzioni mantenute allo Stato dalla normativa vigente; d) la pianificazione urbanistica ed edilizia di ambito comunale nonché la partecipazione alla pianificazione territoriale di livello sovracomunale; e) attività, in ambito comunale, di pianificazione di protezione civile e di coordinamento dei primi soccorsi; f) l'organizzazione e la gestione dei servizi di raccolta, avvio e smaltimento e recupero dei rifiuti urbani e la riscossione dei relativi tributi; g) progettazione e gestione del sistema locale dei servizi sociali ed erogazione delle relative prestazioni ai cittadini, secondo quanto previsto dall'articolo 118, quarto comma, della Costituzione; h) edilizia scolastica, organizzazione e gestione dei servizi scolastici; i) polizia municipale e polizia amministrativa locale; l) tenuta dei registri di stato civile e di popolazione e compiti in materia di servizi anagrafici nonché in materia di servizi elettorali e statistici, nell'esercizio delle funzioni di competenza statale."
14
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
Le funzioni fondamentali e i regolamenti comunali
D.Lgs 18 agosto 2000 n. 267 Testo Unico EE.LL.
Articolo 7 -‐ Regolamenti 1. Nel rispetto dei principi fissati dalla legge e dello
statuto, il comune e la provincia adottano regolamenti nelle materie di propria competenza ed in particolare per l'organizzazione e il funzionamento delle istituzioni e degli organismi di partecipazione, per il funzionamento degli organi e degli uffici e per l'esercizio delle funzioni.
15
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
Obblighi dei comuni dopo le modifiche alla 225
Articolo 3 Comma 6. I piani e i programmi di gestione, tutela e risanamento del territorio devono essere coordinati con i piani di emergenza di protezione civile, con particolare riferimento a quelli previsti all'articolo 15, comma 3-‐bis, e a quelli deliberati dalle regioni mediante il piano regionale di protezione civile.
Art. 15 Comma 3-‐bis. Il comune approva con deliberazione consiliare, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, il piano di emergenza comunale previsto dalla normativa vigente in materia di protezione civile, redatto secondo i criteri e le modalità di cui alle indicazioni operative adottate dal Dipartimento della protezione civile e dalle giunte regionali. Comma 3-‐ter. Il comune provvede alla verifica e all'aggiornamento periodico del proprio piano di emergenza comunale, trasmettendone copia alla regione, alla prefettura-‐ufficio territoriale del Governo e alla provincia territorialmente competenti. 3-‐quater. Dall'attuazione dei commi 3-‐bis e 3-‐ter non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica"»;
16
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 17
La prevenzione diretta attraverso le opere pubbliche? Un vulnus normativo da correggere
Prevenzione e Protezione Civile
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 18
Come si arriva al Piano. Le tipologie di rischio naturale
RISC H I PR E V E DIBI L I FRANE
ALLUVIONI
RISC H I N O N PR E V E DIBI L I
TERREMOTI
PRE CURSORI DI E V E NTO
EVENTO EVENTO
EVENTO POSSIBILE
G EST I O N E D E L PI A N O DI E M E R G E N Z A
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 19
T E MPO R E A L E T E MPO DI F F E RI T O
AT T I V I T À , A N C H E ST R A O RDIN A RI E E T E MPO R A N E E , C H E
C O N C O RR O N O A G A R A N T IR E A Z I O NI UR G E N T I E D INDI F F E RIBI L I
F IN A L I Z Z AT E A L L A T U T E L A
B E NI , D E G L I INSE DI A M E N T I E
D E RI VA N T I D A E V E N T I PE RI C O L OSI
AT T I V I T À O RDIN A RI E D I PI A NI F I C A Z I O N E E DI
PR O G R A M M A Z I O N E DI IN T E RV E N T I C H E G A R A N T ISC A N O C O NDI Z I O NI
PE R M A N E N T I E D O M O G E N E E PE R L A PR O M O Z I O N E , L A C O NSE RVA Z I O N E
E D I L R E C UPE R O DI C O NDI Z I O NI A M BI E N TA L I E T E RRI T O RI A L I
C O N F O R M I A G L I IN T E R ESSI D E L L A C O L L E T T I V I T À E D A L L A Q U A L I T À
ST RU T T UR E DI PR O T E Z I O N E C I V I L E ST RU T T UR E DI F ESA D E L SU O L O E
D E L L E A C Q U E , N O N C H É DI T U T E L A
Attività di prevenzione e mitigazione del rischio
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
20
Art. 3. -‐ (Attività e compiti di protezione civile). 1. Sono attività di protezione civile quelle volte alla previsione e alla prevenzione dei rischi, al soccorso delle popolazioni sinistrate e ad ogni altra attività necessaria e indifferibile, diretta al contrasto e al superamento dell'emergenza e alla mitigazione del rischio, connessa agli eventi di cui all'articolo 2. 2. La previsione consiste nelle attività, svolte anche con il concorso di soggetti scientifici e tecnici competenti in materia, dirette all'identificazione degli scenari di rischio probabili e, ove possibile, al preannuncio, al monitoraggio, alla sorveglianza e alla vigilanza in tempo reale degli eventi e dei conseguenti livelli di rischio attesi. 3. La prevenzione consiste nelle attività volte a evitare o a ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi di cui all'articolo 2, anche sulla base delle conoscenze acquisite per effetto delle attività di previsione. La prevenzione dei diversi tipi di rischio si esplica in attività non strutturali concernenti l'allertamento, la pianificazione dell'emergenza, la formazione, la diffusione della conoscenza della protezione civile nonché l'informazione alla popolazione e l'applicazione della normativa tecnica, ove necessarie, e l'attività di esercitazione. 4. Il soccorso consiste nell'attuazione degli interventi integrati e coordinati diretti ad assicurare alle popolazioni colpite dagli eventi di cui all'articolo 2 ogni forma di prima assistenza. 5. Il superamento dell'emergenza consiste unicamente nell'attuazione, coordinata con gli organi istituzionali competenti, delle iniziative necessarie e indilazionabili volte a rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita.
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 21
AREE INONDABILI
piani di emergenza
opere pubbliche
formazione operatori
pianificazione urbanistica
istruzione scolastica
politica ambientale
Cosa serve per fare buona prevenzione?
Piano Comunale di Protezione Civile
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
Da dove cominciare?
22
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
1) Hanno alla base una costante interazione informativa fra comune e cittadini 2) Vengono partecipati e condivisi fin dalla loro gestazione con i cittadini attraverso le forme della sussidiarietà orizzontale 3) Non sono ingessati in un modello standardizzato 4) Non pretendono di essere il solo e unico strumento capace di sviluppare la protezione civile in un comune
6) Partono dal presupposto che la principale salvaguardia
23
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
I PIANI NON
1) Sono copiati da internet 2) Si limitano a importare acriticamente il metodo Augustus come se fosse esaustivo della richiesta di sicurezza 3) In generale sono sulla base di un modello standardizzato e non costruiti a misura del comune 4) Si ritiene che, fatto il Piano, la protezione civile comunale sia a posto e serva solo aspettare di attuarlo
6) Si parte dal presupposto che debbano essere altri ad informarci del pericolo
24
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 25
Postulato n. 1
Non si deve confondere un Piano di protezione civile con il Piano di Emergenza.
Questa avvertenza non deve essere considerata un mero aspetto poiché da questa confusione fra termini è spesso
derivata la tendenza di molti comuni a ritenere di aver adempiuto ai loro doveri di salvaguardia semplicemente affiggendo un piano di emergenza
Pretorio. In un programma di protezione civile, che può chiamarsi anche possono esser ricompresi non solo uno ma piani di emergenza. In particolare, i piani di emergenza sono resi oggi obbligatori dalla legge.
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 26
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 27
Postulato n. 2
Non è il PIANO a fare il COMUNE.
il COMUNE a fare il PIANO
Non è considerando il piano un adempimento amministrativo che si fa protezione civile e ci si colloca tra i comuni avanzati nel settore. Un piano comunale non può certamente soddisfare tutta la domanda di sicurezza che viene dal cittadino.
Il piano di emergenza non coincide con la protezione civile comunale. invece uno dei tanti strumenti utili al comune per erogare un corretto
servizio comunale di protezione civile.
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 28
Postulato n. 3
of )
(France)
non devono esserci format o modelli standardizzati da
Attenzione a ingessare il modello. In protezione civile ogni caso fa storia a sé.
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 29
Postulato n. 4
Un Piano di emergenza non può che essere frutto di
memoria degli eventi e sapere del territorio
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 30
Il metodo è quello dello studio e della conoscenza
Insomma, non può esistere un solo modello di pianificazione. La grande varietà di rischi, di condizioni locali, di forze e risorse a disposizione, e il diverso grado di consapevolezza pubblica rendono utile la presenza di diversi adeguati livelli di organizzazione che interagiscono tra loro se e quando serve, e di conseguenza anche i piani debbono adeguarsi a questa regola. Ne consegue anche
libertà di progettazione.
Claude Debussy
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
Principali riferimenti normativi per i piani in Toscana
Legge 24.2.1992 n. 225 (modificata dalla legge 100/12) D.lgs 31.3.1998 n. 112 (Bassanini) Legge Regionale 67/2003 D.P.C.M. 3 dicembre 2008 (Indirizzi operativi gestione emergenze) D.P.C.M. 27 febbraio 2004 (sistema di allertamento nazionale, statale e regionale) Decreto Dir. R.T. n. 5729 3-‐12-‐2008 -‐ MANUALE OPERATIVO Decreto Dir. R.T. n. 2977 30-‐5-‐2005 ISTRUZIONI PIANO INTERCOMUNALE
31
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
Un percorso possibile (Manuale R.T. 2008)
32
Osserviamo lo schema
Lo rivedremo
alla fine
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 33
STEP 1 INDIVIDUAZIONE
DEI RISCHI
STEP 2 RACCOLTA
INFORMAZIONI
STEP 3 INDIVIDUAZIONE
OBIETTIVI
STEP 4 PREDISPOSIZIONE
RISORSE
STEP 5 FORMAZIONE
DEGLI OPERATORI
STEP 6
PREPARAZIONE PROCEDURE
STEP 7 INFORMAZIONE
PUBBLICA
STEP 8 ESERCITAZIONI
Finalità generale
Individuare:
obiettivi
risorse
processi
per sostenere le attività di prevenzione e risposta in emergenza.
Le fasi di sviluppo della PIANIFICAZIONE comunale
VALUTARE COSTANTEMENTE IN
APPORTARE LE NECESSARIE CORREZIONI: SE SERVE, ANCHE AL RIBASSO, PIUTTOSTO CHE FALLIRE POI GLI OBIETTIVI
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
Cominciamo con lo SCENARIO (Manuale R.T. 2008)
34
UNO SCENARIO PRESUPPONE Adeguata conoscenza del fenomeno Valutazione sulla predisposizione del territorio a
sopportarlo Valutazione sul livello di proattività della
popolazione di fronte Auto-‐valutazione preventiva del sistema di
risposta locale esistente Supporto tecnico-‐scientifico quanto basta
ELABORARE UNO SCENARIO significa prefigurarsi la fotografia, o
atteso (predizione, impatto, sviluppo) e delle sue conseguenze (danni a persone e cose), sulla base di conoscenza, scienza, memoria, esperienza.
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 35
O re 10,45
O re 15,45
O re 15,30
O re 15,40
Il film del disastro. Quante volte lo abbiamo già visto?
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 36
La pianificazione delle attività contro i rischi
atteso. Dove potrà arrivare
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 37
n.1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
1a
1b
2
3
4
unità di tempo unità di tempo unità di tempoactivitès/ attività
Per una migliore pianificazione è importante cercare di prevedere una scansione temporale delle azioni /attività di protezione civile per verificarne la fattibilità in funzione delle risorse possedute o dagli enti (piano intercomunale).
I TEMPI NECESSARI
CRONOPROGRAMMA
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
I tempi
Ma il problema è solo arrivare in tempo?
38
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 39
LA CONSAPEVOLEZZA
Dove e come mi troverà preparato?
Sono davvero pronto? Quali sono le mie risorse?
Forse è ancor più
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
Le risorse del sindaco
Prevenzione
Formazione
Pianificazione di emergenza
Informazione pubblica
Strutture operative locali
Ufficio Tecnico
Polizia municipale
Volontariato locale
Maestranze comunali
Strutture sanitarie
Aziende di servizi
Servizi sociali
Servizi amministrativi e contabili
Imprese locali
40
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 41
Infatti pubblica organizzata per
ministeri non ma funzioni
. per servizi non si prefigge di
monopolizzare la produzione e dei servizi
stessi, ma di renderla possibile, raccordando tutte le
strutture pubbliche (aziende, enti, istituti, agenzie) e
private per rispondere qualitativamente e
quantitativamente alla domanda (R. Di Passio).
La legge n. 225/1992 non si limita a intuire un sistema, ma lo inquadra organizzativamente come SERVIZIO, per non restare
tante esistenti.
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 42
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 43
E un orchestra in cui ognuno ha una parte, con un direttore a capo
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
LE RISORSE: render disponibili mezzi pubblici e privati
44 44
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
IPOTESI DI SCENARIO PIANIFICATO (Manuale R.T. 2008)
45 45
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
Le azioni (Manuale R.T. 2008)
Azioni preventive (rafforzamenti, evacuazioni, interdizioni, sospensioni attività, segnaletiche, ecc)
Azioni di soccorso (tutti gli interventi post impatto)
Azioni strumentali (monitoraggio, reperibilità, valutazione, modulistica, ecc)
46
ORGANIZZAZIONE ENTE RISORSE DISPONIBILI TEMPI NECESSARI
IN RELAZIONE A
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
ESEMPIO DEI PRINCIPALI PROVVEDIMENTI DEL SINDACO
INTERVENTI URGENTI SUL TERRITORIO PROVVEDIMENTI DEROGATORI INDIFFERIBILI APERTURA IMMEDIATA STRUTTURE COMUNALI (SCUOLE, MENSE SCOLASTICHE, ECC) APERTURA CENTRO OPERATIVO
ACCOGLIENZA E SISTEMAZIONE SFOLLATI INFORMAZIONI AI CITTADINI COORDINAMENTI CON ALTRI ENTI CENSIMENTO DEI DANNI
47 47
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
48
GLI STRUMENTI DI MONITORAGGIO E
MISURAZIONE
48 48
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 49
LA PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E di un processo coordinato di procedure operative di intervento da attuare in caso di evento atteso, previsto in un apposito scenario.
Definire un Piano di Emergenza
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
A dispetto del concetto di che evoca, il Metodo Augustus è ancor oggi il miglior analitico esistente, perché racchiude una intera e complessa progettazione organizzativa suddivisa in tre steps immutabili ma non schematici: 1) Raccolta, catalogazione ed analisi delle informazioni esistenti sugli scenari
2) Assunzione di precisi impegni e obiettivi
3) Progettazione delle unità organizzative e procedurali necessarie
50
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 51
CRITERI DI MASSIMA PER LA
PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA
Il Piano di emergenza si articola in:
A. PARTE GENERALE (Gathering);;
B. LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE (Objectives);;
C. MODELLO DI INTERVENTO (Intervention model).
Piano comunale o locale: il metodo Augustus
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 52
INFORMAZIONI E DATI DI BASE
Ricerca e raccolta di tutte le informazioni relative alla conoscenza del territorio e dei rischi che incombono su di esso, e agli strumenti di ricerca e studio a disposizione. Si dice anche
Il metodo Augustus. PARTE GENERALE
A
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 53
Dati di base Raccolta di notizie e informazioni
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
La pianificazione . Costituire i possibili scenari di rischio
Per avere una piena consapevolezza del rischio territoriale, è ovviamente molto
importante recepire le indicazioni e le procedure previste da leggi, piani e
regolamenti.
54
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 55
LUCCA
PESCAGLIA
INSUFFICIENZA ARGINALE IN
DESTRA E SINISTRA
INSUFFICIENZA ARGINALE IN
DESTRA E SINISTRA T O RR E N T E F R E DD A N A
A L L U V I O N E D E L 1992
Mettere assieme le informazioni e stabilire gli scenari
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 56
Stabilire scenari di differente gravità
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 57
39 vittime;; danni ingenti alle attività economiche 18.000 persone rimaste senza lavoro;; e 62.000 testi antichi rovinati
FIRENZE 1966
Esempio di scenario storico noto
Valutare sempre lo scenario storico più importante
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 58
Lo Scenario Storico massimo è in genere il riferimento principe
Emergency planning is built on event
Scenari storici e scenari progressivi
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
Codice Nome 01 hr 03 hr 06 hr 12 hr 24 hrVERSILIA
75 Pomezzana 158 320 390 474 47879 Retignano 78 165 214 387 40081 Cervaiole 67 126 182 230 24583 Azzano 61 144 183 242 260114 Camaiore 27 29 38 47 53129 Torre del Lago 1 1 1 1 2139 Viareggio 7 9 9 11 11
CONFRONTO STATISTICO CON LA PLUVIOMETRIA STORICA
474
SE UN NU O V O E V E N T O IN C O RSO SI AV V I C IN A
Riutilizzare i dati raccolti
60
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
61
L O SC E N A RI O D E L M ASSI M O E V E N T O
61
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
62
62
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
Circa 400 frane censite, con precipitazione dei materiali nel fondovalle e fortissimo fenomeno di debris flow
Uno SCENARIO DI DANNO
63
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
I danni alle strutture e alle infrastrutture
64
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
LA MEMORIA DEGLI EVENTI
Evento 1885 effetti lesson learned Evento 1902 effetti lesson learned Evento 1952 effetti lesson learned Evento 1992 effetti lesson learned Evento 1994 effetti lesson learned Evento 1996 effetti lesson learned Evento 2000 effetti lesson learned
65
Confronto statistico
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
LE RICORRENZE E LE DIFFERENZE STORICHE
CONDIZIONI CLIMATICHE CONDIZIONI STAGIONALI CONDIZIONI AMBIENTALI CONDIZIONI INFRASTRUTTURALI CONDIZIONI ANTROPICHE CONDIZIONI SISTEMA PREVISIONALE CONDIZIONI SISTEMA RISPOSTA CONDIZIONI AMMINISTRATIVE
66
Introduzione variabili
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 67
LlIiNnEeAaMmEeNnTtIi DdEeLlLlAa PpIiAaNnIiFfIiCcAaZzIiOoNnEe
La seconda parte. Darsi obiettivi di salvaguardia.
B
Quali sono gli obiettivi che mi prefiggo nel mio
PIANO COMUNALE ? Regola generale deve esser quella di stabilire gli obiettivi avendo piena consapevolezza delle proprie reali capacità operative e di affrontamento, e di pianificare con intelligenza e concretezza le risposte che andranno coordinate sussidiariamente in collaborazione con altri enti e organi.
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 68
B.1 -‐ Coordinamento Operativo Il Sindaco si avvale del Centro Operativo Comunale (C.O.C.) B.2 -‐ Salvaguardia della popolazione Predisposizione di un piano di evacuazione B.3 -‐ Rapporti tra le istituzioni Capacità amministrativa di mantenere i collegamenti con Regione, Prefettura, Amministrazione Provinciale, Unione comuni, Centro Intercomunale B.4 -‐ Informazione alla popolazione Predisposizione di un sistema di allertamento per la popolazione B.5 -‐ Ripristino della viabilità e dei trasporti Attuazione di un piano di viabilità alternativa in emergenza B.6 -‐ Funzionalità delle telecomunicazioni Corretto funzionamento delle reti telefoniche e radio B.7 -‐ Funzionalità dei servizi essenziali Applicazione di piani particolareggiati di emergenza elaborati da ciascun ente
B.8 -‐ Revisione dinamica del Piano e verifica con la popolazione
Aggiornamento e sperimentazione del Piano
La pianificazione delle attività contro i rischi
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 69
MODELLO DI INTERVENTO
attuarsi in caso di evento.
La sua attivazione e il suo funzionamento
presuppongono : -‐ -‐ valutazione preventiva di fattibilità -‐ -‐ informazione e addestramento -‐ -‐ disponibilità al coordinamento
3
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 70
FfAaSsEe 3 MmOoDdEeLlLlOo DdIiı IiıNnTtEeRrVvEeNnTtOo
Le procedure di emergenza
1) Chi?
2) Cosa?
3) Con chi?
4) Con che cosa?
5) Quando?
6) Dove?
COME?
La pianificazione delle attività contro i rischi
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 71
Il coordinamento e sempre stato un problema di noi italiani.
Coordinamento significa armonizzare insieme le abilità di ciascun operatore . Occorrono per questo e
. è la direzione di tipo militare. La psicologia ci insegna che se proviamo a far alzare un peso a due scimmie, non ci riusciranno, perché non possiedono la capacità di coordinare tra loro i rispettivi movimenti. Molti insuccessi del passato portano questo tratto caratteristico.
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 72
La pianificazione delle attività contro i rischi
ESEMPI DI MANCATO CORDINAMENTO ?
Il 118 parte e si coordina da solo I pompieri intervengono per conto loro I carabinieri vanno dove li chiamano I volontari non sanno da chi prendere indicazioni La ditta di fiducia proprio oggi ha i mezzi a 50 Km Il capo ufficio tecnico è in ferie e irreperibile
Le radio locali passano le telefonate in diretta Nessuno chiude le strade e fa viabilità
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 73
Nel metodo di pianificazione più usato in Italia attualmente, il Metodo è utile organizzare le attività ordinarie, così come i Centri Operativi, non
ma per per superare schematismi e duplicazioni.
Esse rappresentano delle risposte operative di protezione civile distinte per settori di attività e di . La loro esistenza e la loro entrata in scena va pertanto prevista nel PIANO DI PROTEZIONE CIVILE, e in particolare nel PIANO DI EMERGENZA. Nel piano, il responsabile di ogni funzione ha il compito di coordinare le attività di soccorso di ciascun settore o gruppo di attività individuati, sia nel tempo ordinario che durante la crisi.
Organizzazione Centri Operativi
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 74
F.14 Coordinamento Centri Operativi
F.13 Assistenza alla popolazione
F.12 Materiali pericolosi
F.11 Enti Locali
F.10 Strutture Operative
F.9 Censimento danni a persone e cose
F.8 Servizi Essenziali
F.7 Telecomunicazioni
F.6 Trasporti e Circolazione, viabilità
F.5 materiali e mezzi
F.4 Volontariato
F.3 Mass-media e informazione
F.2 Sanità
F.1 Tecnica e di pianificazione
Le funzioni di supporto
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 75
soccorso immediato ai feriti
aspetti medico-legali connessi al recupero e alla gestione delle salme
gestione di pazienti ospitati in strutture ospedaliere danneggiate o in strutture sanitarie campali
fornitura di farmaci e presidi medico- chirurgici per la popolazione colpita
approvvigionamento di acqua potabile
approvvigionamento, conservazione, preparazione e distribuzione degli alimenti
popolazione colpita
problemi psicologici legati
controllo della diffusione dei vettori di malattie trasmissibili
smaltimento dei rifiuti e degli animali morti
Sanità e benessere degli animali
Alcuni esempi di funzioni.
La funzione sanitaria e veterinaria
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 76
A dare queste indicazioni è in genere il Piano Comunale di protezione civile, di cui un comune dovrebbe essere sempre dotato. Dunque dovrebbe essere il sindaco, e comunque il responsabile della catena di comando, a individuare e coinvolgere responsabili e rappresentanti fin dalle attività di pianificazione.
Ricordare che:
- nel tempo ordinario, le funzioni organizzano le attività preparatorie
- in emergenza, le funzioni coordinano le attività di risposta
Responsabili e componenti delle Funzioni
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 77
Al verificarsi di un evento sismico il Sindaco deve effettuare immediatamente le seguenti operazioni:
1. Attivare il C.O.C. nella sede individuata preventivamente anche in strutture che ordinariamente sono adibite ad altre attività (palestre, scuole, etc..) purché antisismiche;;
2. Disporre l'utilizzo delle aree di emergenza preventivamente individuate: - aree di attesa (piazze sicure)
- aree di ricovero per la popolazione (in cui disporre tende, roulottes, etc..);;
- area di ammassamento (solo per i Sindaci che ospitano il C.O.M.).
3. Informare continuamente la popolazione nelle aree di attesa;; 4. Predisporre la perimetrazione delle zone con edifici pericolanti e l'invio di squadre tecniche per le prime verifiche di agibilità;;
5. Predisporre la riattivazione della viabilità principale con la segnalazione di percorsi alternativi;;
6. Predisporre l assistenza sanitaria ai feriti e l assistenza alla popolazione confluita nelle aree di attesa;;
7. Predisporre l'allestimento di tendopoli e/o roulottopoli nelle aree di ricovero per ospitare i senzatetto.
Le attivazioni di emergenza nel rischio sismico
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 78
Attività di monitoraggio Il monitoraggio comprende le seguenti attività:
• la previsione meteorologica
• l’analisi dei dati idropluviometrici
• controllo a vista dei punti critici del territorio per l’osservazione dei fenomeni precursori
Nell’ambito del C.O.C., il responsabile della Funzione di supporto tecnica e di pianificazione, mantiene un costante collegamento con gli enti preposti al monitoraggio
La pianificazione delle attività contro i rischi
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 79
Livelli di allerta Il periodo di emergenza va articolato secondo tre livelli di allerta: attenzione
avviso di condizioni meteo avverse o superamento di una soglia “x” predeterminata;
preallarme superamento di una soglia "y" predeterminata e/o dall’aggravarsi della situazione nei punti critici monitorati a vista dalle squadre di tecnici;
allarme superamento di una soglia "z" predeterminata e/o dall’aggravarsi della situazione nei punti critici monitorati a vista dalle squadre di tecnici.
Ad ogni livello di allerta corrisponde l’attivazione di una fase operativa
La pianificazione delle attività contro i rischi
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 80
immediata reperibilità dei funzionari del C.O.C.; intensificazione dell'attività di monitoraggio con eventuale istituzione di uno stato di presidio h24; controllo del territorio e la delimitazione delle aree a rischio, con la predisposizione dei cancelli stradali (servizio di vigilanza); allertamento della popolazione; il presidio delle aree di attesa per la popolazione da parte di volontari e personale del Comune (servizio di salvaguardia); allestimento dei centri di accoglienza per la popolazione.
Prime procedure operative
La pianificazione delle attività contro i rischi
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 81
Piano di evacuazione
Z O N A VI A/PI A Z Z A ABI T A N T I NU C L E IF A M I L I ARI
N°DISABI L I AR E E DI
A T T ESA
C E N T RI D IA C C O G L I E N Z A
T O T .ABI T A N T I
Esempio:Via stadio dal n° 1 aln° 23
105 30 2 Scuola Media Staffetti 105
Via Romana est 110 32 0 Padiglione Fierist ico1
Piazza Roma 205 58 0
Piazza Garibaldi
315
2
La pianificazione delle attività contro i rischi
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
Affrontare i disastri in comune
82
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 83
Evento di tipo C
I problemi di un sindaco in emergenza
Sproporzione tra necessità e disponibilità
Estrema varietà e novità dei bisogni
Senso di inadeguatezza e
solitudine Disagio e
panico nella popolazione
Carenze gestionali Rischio di
reiterazione
Squilibrio del corpo sociale
Interruzione attività economiche e servizi
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 84
Le tre domande del cittadino in emergenza
COSA FA CHI GOVERNA?
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 85
Ricorda: art. 12 della Legge 3.8.1999 n. 265
evoluzione della situazione, organizzazione dei soccorsi, interventi di assistenza alla popolazione, disposizioni per la risistemazione nei centri
accoglienza e tendopoli, segnalazioni di pericolo, operazioni di sopralluogo agli edifici danneggiati ......
Cittadini !
Piano di Emergenza e i comportamenti corretti
Preventivamente sulle aree di accoglienza individuate
Durante l emergenza
In tempo di pace
Piano Comunale di Protezione Civile
Informazione alla popolazione: Previsione, Prevenzione, Soccorso
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 86
operatori possono essere garantite
insegnando comportamenti di autoprotezione;
elaborando opuscoli informativi ed effettuando incontri con la
popolazione e le scuole;
stipulando accordi con radio e tv locali per garantire informazione
predisponendo nelle zone a rischio una segnaletica informativa,
anche interattiva, che sia di supporto alla gestione
dell'emergenza.
effettuando esercitazioni per circoscrizioni o agglomerati
significativi
Informazione pubblica sui rischi
Ricorda: art. 12 della Legge 3.8.1999 n. 265
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 87
La legge 265/99 - Il dovere di informazione Legge 3 agosto 1999 n. 265
Articolo 12 1. Sono trasferite al sindaco le competenze del
prefetto in materia di informazione della
popolazione su situazioni di pericolo per calamità
naturali, di cui all'articolo 36 del regolamento di
esecuzione della legge 8 dicembre 1970, n. 996,
approvato con decreto del Presidente della
Repubblica 6 febbraio 1981, n. 66.
36. (Avvertimenti alla popolazione)
Allorché occorra informare le popolazioni di situazioni di pericolo o
comunque connesse con esigenze di protezione civile, vi provvede il
prefetto, che si avvale dei mezzi tecnici da individuarsi nei piani
provinciali di protezione civile, e, in caso di urgenza, il sindaco.
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 88
1) Essere informati sulle ricadute ambientali di ogni attività 2) Partecipare alle scelte che li coinvolgono. 3) Ripartire più equamente i rischi e i benefici come cittadini.
TRE RICHIESTE FREQUENTI DEI CITTADINI
Il bisogno sociale di informazione
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 89
Il primo Avviso alla Popolazione
Una lapide in marmo del XVII secolo, in lingua latina, fu collocata su un muro di Ercolano a monito dei passanti. La 265 era più seguita di oggi?
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
Occhio al digitale !
90
Ricorda: dal web allo
il digitale può cambiare la nostra vita. Un solo applicativo potrebbe rivoluzionare la protezione civile.
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 91
La comunicazione in stato di crisi deve essere:
tempestiva e il più possibile esaustiva
continuamente aggiornata
centralizzata per essere coerente
trasparente e riferita a valori etici dichiarati
aperta all'ascolto.
Per essere uno strumento efficace di gestione della crisi, la comunicazione prodotta dal sindaco e dal comune deve, in modo ancora più rigoroso rispetto a quanto non accada in un contesto di gestione ordinaria, soddisfare una serie di requisiti.
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 92
L'efficacia e la funzionalità dei Piani di Protezione Civile sono fortemente
correlate a tutte le attività tese ad ottenere una effettiva mitigazione dei danni.
Quando un piano risulta efficace?
adeguata formazione ed informazione alla
popolazione
condivisione del piano con tutti gli attori
coinvolti
pianificazione dell'organizzazione nella
fase di prevenzione.
preparazione dell'organizzazione per le
operazioni procedurali in fase operativa.
Piano Comunale di Protezione Civile
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 93
La gestione associata delle funzioni. Perché?
-‐Per condividere risorse
-‐Per esercitare la solidarietà
-‐Per unire territorio e cittadini
-‐Per risolvere criticità
-‐
-‐Per essere più autonomi
-‐Per risparmiare
-‐Per offrire migliori servizi
-‐Per far pagare meno tasse
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
Ricapitolando il percorso di un Piano (Manuale R.T. 2008)
95
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
Conclusioni
96
Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini
In protezione civile la preparazione dei sindaci deve sostituirsi alla scaramanzia. Affidarsi alla fortuna significa solo aggravare il
forze, programmi ed obiettivi, che nel nostro Paese possiamo cambiare le cose.
97