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Perché la vita è diventata un miracolo

Questo numero di ‘Periodico italiano magazine’ è dedicato al mira-colo della vita. Ma la nostra volontà di occuparci di una tema delgenere discende da un punto di vista estremamente critico nei con-fronti della società globalizzata, la quale ha letteralmente trasfor-mato il popolo in massa. Molti studiosi e osservatori credono che lacrisi delle nascite nella società moderna derivi dalla precarizzazio-ne del lavoro, che ha ridotto ogni possibilità di costruirsi una fami-glia delle generazioni più giovani. Purtroppo, le cose non stannoesattamente così: anche nei casi in cui le fondamenta economico-strutturali esistono, i rapporti di coppia falli-scono. Il matrimonio e la famiglia in quantoistituzioni non reggono il confronto con lamodernità globalizzata, perché quest’ultima haannullato i valori e gli ideali del passato.Cristianità, liberalismo e socialismo sono statiletteralmente scaraventati in una ‘tinozza dimerda’. E ciò è accaduto per la volontà sistema-tica di chi ha cercato e voluto l’avvento di unaglobalizzazione economica basata su presuppo-sti edonistici, per non dire epicurei. Anche lastessa trasformazione dei nostri corpi, oggischiavizzati da imposizioni salutiste ed esteti-che, è frutto del ‘dominio orizzontale’ di unavisione che ci impone di essere snelli, belli e inbuona salute, per poter vivere più a lungo egodere individualmente. In pratica, è stata sot-tilmente imposta una concezione della vitatotalmente finalizzata al godimento del singo-lo, anziché su progetti di vita collettivi o di cop-pia. Il concetto di sacrificio, che i nostri genito-ri hanno accettato e applicato per farci studia-re, nelle giovani coppie di oggi non esiste più:non appena qualcosa s’incrina, il rapporto salta totalmente, nell’il-lusione che il tempo sia immobile e che si possano sempre sperimen-tare nuovi tentativi e nuove storie. Ma quest’imposizione al godi-mento della società globalizzata è una visione, al contempo, sadica eilliberale: sadica, poiché ci ha condotti in un mondo completamenteprivo di valori, in cui sono i corpi a possedersi orgiasticamente traloro, limitando, se non addirittura annullando, i sentimenti; illibera-le, poiché il singolo individuo, inglobato all’interno della massa,viene spinto a godere fino al limite estremo della propria autodi-struzione. La libertà, dunque, all’interno della società globalizzataè, sostanzialmente, un obbligo, una costrizione a consumare nonsolamente beni e prodotti, bensì anche se stessi, il proprio tempo, i

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editoriale [email protected]>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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L’etica della vita e della morte

Vent’anni fa il mondo ha accolto con stupore la nascita della pecoraDolly, primo mammifero a essere stato clonato con successo da unacellula somatica. Esattamente dieci anni dopo, Piergiorgio Welbychiese al tribunale la propria morte avvalendosi del principio di ‘rifiu-to di accanimento terapeutico’. A distanza di un altro decennio, il casodei genitori di Casal Monferrato, dichiarati troppo anziani per crescerela loro bambina (70 anni lui, 58 lei) passa in secondo grado sentenzian-do lo stato di adottabilità della piccola. Sono solo alcuni esempi di cometutto ciò che riguarda le tematiche correlate alla nascita e alla mortesiano controverse. Casi differenti tra loro, ma che delineano un filocomune: quando porre un limite al libero arbitrio dell’uomo? Quando,come nel caso della ricerca, il fine giustifica i mezzi?Inutile perdersi nella sperequazione di polemiche al riguardo. In unmondo ‘ideale’ vorremmo avere sempre le risposte giuste. Nel mondoreale, sono in molti a pensare di averle. Ma garantire i diritti di tutti èun atto che sfiora lo scibile ‘divino’. La vita è qualcosa di infinitamenteimperfetto, in cui bene e male spesso si affiancano più frequentementedi quanto si oppongano. Ed è in questa imperfezione che quotidiana-mente l’uomo si dibatte. Forse quelle che noi definiamo scelte giuste,sono quelle che escludono una più alta percentuale di danni collaterali.Ma è solo una percentuale quindi, in un modo o nell’altro, qualcuno chesi farà male ci sarà sempre. Ed è questa la differenza fra chi cerca difare il meglio possibile e chi dice di poter fare i miracoli.

FRANCESCA BUFFO

storiadicopertina Non esistono scelte giuste>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

propri anni, la propria stessa vita. Una ricerca continua di godimen-to fisico, totalmente dissociato da ogni visione, religiosa o laica, dievoluzione e trasformazione della società. Esattamente quello cheaccadde al popolo Ebreo descritto nella Bibbia, allorquando rinunciòa marciare verso la ‘Terra promessa’ per adorare il ‘vitello d’oro’.Tutto questo discende dal definitivo tramonto di ogni dimensioneideale della vita, sia sul versante religioso, in cui il sistema globaliz-zato ci ha condotti ad abbandonare persino il monoteismo al fine difarci adorare una pluralità di idoli imposti dalla televisione, sia sulfronte politico, in cui il raggiungimento di una società più equilibra-ta e più giusta è stata sostituita dal narcisismo individualista e dal-l’egoismo autoreferenziale, che ci impediscono di dedicare la nostravita agli altri, anche fossero i nostri stessi figli. Cioè coloro cheavrebbero dovuto guidare il popolo verso la ‘Terra promessa’ di unasocietà che, purtroppo, non vedremo mai.

VITTORIO LUSSANA

editoriale >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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La comprensione di come tutto ha avuto inizio, permet-terebbe di conoscere le probabilità che un evento similepossa essere accaduto su altri pianeti. I moderni e piùpotenti radiotelescopi stanno consentendo agli astrono-mi di scoprire nuovi pianeti oltre il sistema solare. Alcuni,simili alla Terra, potrebbero ospitare aliene forme di vita.Nel 2018, dopo 20 anni impiegati per la sua costruzione,sarà pronto al lancio il telescopio migliore di sempre,James Webb, con cui si andrà a caccia di “bioforme”, trac-ce biologiche di nuove forme di vita. La sua grandezza ècirca il doppio del predecessore Hubble. Finora va dettoche mai sono state trovate prove o tracce che testimo-niassero una vita extraterrestre. Gli ‘Ufo’ continuano aessere fantasia, ma la scienza sembra ostinarsi nellaricerca, tanto da aver avviato il progetto SETI (Search forExtraterrestrial Intelligence) che da quasi mezzo secoloattende di captare ‘segnali’. È cambiata la prospettivascientifica, che non inquadra il mondo in un ottica terre-stre, ma segue una ben più ampia angolazione cosmica.In linea teorica, da un punto di vista scientifico sarebbepossibile spiegare nuovi composti organici presenti sualtri pianeti. Una vita extraterrestre sarebbe plausibileanche teleologicamente. Guy Consolmagno, direttoredella Specola vaticana, sull’Osservatore Romano ha scrit-to: “La vita nell’universo è una questione di fede. Nonabbiamo dati ad indicare che una tale vita esista. Ma lanostra fiducia nel fatto che la vita esiste è abbastanzaforte da renderci disponibili a fare lo sforzo di cercarla”.

Siamo soli nell'universo?

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36 Cinque fasi di disperazione‘La vita dell’uomo’ è uno degli esempi più significativi della rappresentazione teatrale allegorica che ha per tema le età umane

40 Bill ViolaArte in vibrazioneUn maestro che intende potenziare la percezione della spiritualità

44 Arte NewsLe mostre del momento

46 Davide CasuL’arte come strumento socialeUna raccolta di racconti, poesie, canzoni e dipinti per un’opera davvero originale e completa

34 Musica NewsGuida all’ascolto

42 Libri&LibriNovità in libreria

52 Vendetta tremenda vendettaLa resurrezione della catarsi

Addio all’inventore de ‘Lo Zecchinod’Oro’, una trasmissione che ha fattola storia della nostra televisione

Zurlì, il mago dei bambini italiani

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Anno 6 - n. 27 - Aprile 2017

Direttore responsabile: Vittorio LussanaVicedirettore: Francesca Buffo

In redazione: Gaetano Massimo Macrì, Carla De Leo, Giuseppe Lorin, Michela Zanarella, Dario Cecconi,Annalisa Civitelli, Serena Di Giovanni, Ilaria Cordì ,Silvia Mattina, Giorgio Morino, Michele Di Muro, Clelia Moscariello, Andrea Termini, Raffaella Ugolini

REDAZIONE CENTRALE: Via A. Pertile, 5 - 00168 Roma - Tel.06.92592703Progetto grafico: Komunicare.org - Roma

Editore Compact edizioni divisione di Phoenix associa-zione culturale - Periodico italiano magazine è unatestata giornalistica registrata presso il RegistroStampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010

PROMOZIONE E SVILUPPO

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Pi MA

GA

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Periodico italiano

Anno 6 I numero 27 I Aprile 2017

� MEDICINA

Lo screeningsalva bambinidiagnosi precocenei lattanti

� BIOETICA

Umanoidimolto umaniDalla fantascienzaalla realtà

� RICERCA

I microrganismi artificialiIl bussiness della genetica

Il miracoloDELLA VITAIl miracoloDELLA VITA

Quando l’esistenza è inaffronta-bile? Sono le singole persone o lesituazioni a determinarlo? Iltema è tanto delicato quantocomplesso e una legge, in talsenso, dovrebbe forse determina-re una serie di requisiti concreti,a cominciare dalla fondamentaledistinzione tra testamento biolo-gico ed eutanasìa

sommario Anno 6 I numero 27 I Aprile 2017

3 Editoriale

5 Storia di copertina

8 Il mercato della vitaL’editing genetico potrebbe dare il là a una svolta scientifica di eccezionale importanza

12 I microrganismi artificialiIl bussiness della genetica genera questioni etiche controverse

15 Le tracce più anticheCirca 5 miliardi di anni fa esplose la stella che generò il ‘Big Bang’

20 Lo screening salva bambiniUn test in grado di prevenire alcune forme rare e gravi di patologie del metabolismo nel lattante

24 Umanoidi molto umaniDalla fantascienza alla realtà: la robotica è oggi in grado di replicare l’essere umano

26 È in arrivo l’utero artificialeEsseri umani venuti al mondo senza bisogno di ovociti e spermatozoi

28 Un diritto controversoInterruzione di gravidanza: una scelta non garantita

34 La storia di Big JeffCome ha fatto questo ragazzo di Bristol affetto dalla sindrome di asperger a diventare una leggenda cittadina?

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Se la vitaè un peso

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frati è stato al di sotto degli auspici attesi, mentre una certa quanti-tà di materiale non ancora mappato attende altre ricerche. Questosignifica che nel momento in cui stiamo scrivendo c’è, da qualcheparte, uno scienziato in laboratorio alle prese con nuove teorie evo-lutive. Un work in progress che potrebbe portare nei prossimi annia sviluppi fondamentali, o almeno si spera.Ed è proprio a proposito di DNA che è nata di recente la discussionesull'editing genetico: attraverso una ‘forbice molecolare’ si vorrebbe-ro tagliare le parti non sane del patrimonio ereditario dando originea un uomo perfetto. Al riguardo in Italia il Comitato nazionale per labioetica (Cnb) - organismo di consulenza del Governo - si è espressocon parere non corale. Va bene la sperimentazione in vitro, non peròquella legata a embrioni da impiantare. Lo stop al gene editing pro-viene dalla valutazione dell’opportunità di usare la vita umana (informa embrionale) tentandone modificazioni genetiche dall’esitoancora incerto. La questione implica alcuni interrogativi sulla vitastessa. Per esempio, è lecito impiantare nell’utero un embrione, sucui si è intervenuti in precedenza, eliminando col “taglia e cuci” lesequenze genetiche malate? E quandanche si correggesse un difetto,chi garantirebbe che altri errori non si possano manifestare altrove?In tal caso, chi si assumerebbe la responsabilità nei confronti delnascituro e dei suoi genitori genitori?

GAETANO MASSIMO MACRÌ

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le parti non sane del patrimonio ereditario, dando origine a un uomo perfetto

In base all’ipotetico orologio del tempo, che sintetizza in 24 ore lastoria dell’universo, la vita sarebbe nata tra le 5 e le 8 del matti-

no. È la scienza a fornirci l’immagine delle prime forme organicheprimordiali. La nascita della vita è un mistero affascinante: si è tratta-to di un evento fortuito o legato a leggi di natura? Oppure è occorso l’in-tervento divino? Dai primi batteri all’homo sapiens non tutte le stradepercorse dagli scienziati sono condivisibili. È un lungo camminocostruito a tappe. C’è stata una fase, che potremmo definire ‘antica’, deltutto appannaggio dei dogmi di fede e ancor prima dei miti della crea-zione, frutto delle semplici osservazioni delle leggi della natura daparte dei diversi popoli. Si trattava di storie, racconti non confutabiliche, nel loro non mutare mai, davano sempre un’identica risposta.Finché il seme della ragione è sbocciato, nell’Europa del XVII secolo,pronto a fornire nuovi impulsi al sapere. Lo sguardo scientifico, inda-gatore, è emerso rompendo i pregiudizi. La Royal Society inglese, adesempio, con l’ente più scientifico di quel periodo lanciò una serie diincontri per divulgare nuove conoscenze sui ‘serpenti’ che nascevanodalla polvere. Vere o no che fossero tali teorie scientifiche, il mondo perla prima volta prese le distanze dalle credenze fideistiche elaborandoipotesi scientifiche nel tentativo di comprendere come sia nata la vitasul nostro pianeta.Con le teorie sull’evoluzione di Charles Darwin si è dato seguitoall’ipotesi di una razza umana in grado di evolversi. Tutto è divenu-to spiegabile anche nell’assenza di una Genesi divina. Dalla creazio-ne si è passati all’evoluzione, due concetti, due metri di giudizio, dueparadigmi distinti. Il monoteismo cedeva il campo al materialismoscientifico, trasformandoci in ‘turisti per caso’ lungo le strade dellaTerra. Il neodarwinismo è stato in auge fino alla metà del secoloscorso. In seguito, è stata la scoperta del DNA a gettare nuova lucesulle modalità con cui avvenivano i cambiamenti evolutivi, dovuti a“errori di copiatura” di sequenze genetiche. Quell’impianto raziona-le, però, è andato presto in crisi, quando si è scoperto il metodo concui lo stesso DNA si riparava, limitando quegli errori a un numerotroppo esiguo per giustificare un cambiamento nell’evoluzione. Nelprimo decennio degli anni Duemila è stata completata la sequenzadel genoma umano, che rappresenta il totale dei geni di cui siamocostituiti. Un progetto internazionale e ambizioso, da cui in moltiattendevano scoperte risolutive, che avrebbero dovuto gettare nuovaluce sui meccanismi dell’esistenza. Tuttavia, il numero di geni deci-

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Il mercatodella vita

La bioetica attraversa,oggi, un momento parti-colare. L’editing geneticopotrebbe dare il là a unasvolta scientifica di ecce-zionale importanza, manon per questo priva dirischi. L’utilizzo dellenuove tecniche di mani-polazione del Dna e degliembrioni, sta facendoemergere il vero nodonevralgico: il valore eco-nomico del corpo umanoe delle sue singole parti

primopiano Attraverso una ‘forbice molecolare’si vorrebbero tagliareprimopiano

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primopiano Corriamo il rischio di creare bambini Ogmprimopiano>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Luca Marini“Una svolta con potenzialità

e derive eccezionali”

Professor Marini, parliamodi editing genetico. Qualisono le attuali direttive sul-l’argomento?“Le norme internazionali sonomolto chiare al riguardo. In par-ticolare, la Convenzione diOviedo sulla biomedicina del1997 permette gli interventi sulgenoma umano a condizione cheessi perseguano scopi preventi-vi, diagnostici o terapeutici e chenon introducano modificazioninel genoma dei discendenti. LaConvenzione permette anche laselezione del sesso del nascituro,allo scopo di evitare malattieereditarie gravi”.

Quindi corriamo il rischio dicreare bambini Ogm?“Sì, il rischio c’è. Pur entro ipaletti della normativa interna-zionale che ho appena ricordato,si percepisce da più parti la ten-tazione di avviare il mercato del-l’editing genetico, che si preste-rebbe a potenzialità eccezionali.Ma anche a derive di ecceziona-le portata”.

Come si inquadra in questocontesto la problematicadegli embrioni soprannume-rari?“La relazione è data dal fatto

che gli embrioni soprannumera-ri, creati a scopi procreativi enon di ricerca, sono quelli su cuila Convenzione di Oviedo per-mette attività di tipo sperimen-tale. È vero che, almeno inItalia, la loro disponibilità si èridotta per effetto dei vincoliposti dalla legge n. 40 del 2004,come è anche vero che resta con-troversa l’efficacia a lungo ter-mine delle tecniche di crio-con-servazione e, dunque, la vitalitàstessa degli embrioni soprannu-merari crio-conservati. Ma larelazione, e il problema, resta”.

Da quanto lei dice sembrache lo snodo della bioeticacontemporanea sia rappre-sentato dal valore economi-co del corpo umano e dellesue parti.“È proprio così. Le aspettativedella bio-economia, in un mondosempre più dominato dalle logi-che del profitto, ‘silenziano’ ildibattito bioetico. In questo con-testo andrebbero rivisti anche ilruolo e le responsabilità dellaUe, che fin dal 2004, tramite unacontroversa direttiva, ha favori-to la creazione del mercato dellecellule e dei tessuti umani”.

Lei, quando era vice presi-

dente del Cnb, ha richiamatol’attenzione su argomentidistanti dal dibattito bioeti-co, come la tutela dell’am-biente e la sicurezza alimen-tare. Perché?“Si tratta di temi che, se adegua-tamente valutati, avrebbero per-messo di anticipare alcune deri-ve della biologia e della genetica.In coscienza, chi si sente oggi dicontestare il fatto che le biotec-nologie vegetali e agro-alimen-tari, in una parola gli OGM,hanno aperto la strada da più divent’anni, sul piano culturaleprima ancora che tecnico-scien-tifico, alla manipolazione delgenoma umano?”.

GAETANO MASSIMO MACRÌ

L’editing genetico è una prospettiva ancora nuova in cui la riflessione scientifica sem-bra latitare di fronte al predominio di logiche che sembrano rispondere a quelle di mer-cato: di chi è la responsabilità? Ne abbiamo parlato con l'ex vicepresidente delComitato nazionale per la bioetica

Luca Marini, professore di dirittointernazionale alla Sapienza diRoma ed ex vice presidente del Cnb

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mente, siamo a conoscenza. Potrebbero persinopopolare gli oceani sotterranei di Encedalo, unaluna di Saturno recentemente scoperta, piùcalda del previsto. Oppure, quelli di Europa, unsatellite di Giove. Del resto, questi ambientisono piuttosto simili a quelli dei laghi presentisotto il manto ghiacciato dell'Antartide. Ciò chefa più gola agli scienziati è la possibilità dicreare estremofili artificiali, per gli scopi piùdisparati, in particolare nell'industria chimico-farmaceutica. E di utilizzarli per generaredeterminate reazioni chimiche, che altrimentisarebbero più costose e meno efficienti, facendo-le avvenire in maniera 'tradizionale'. Ciò, pro-babilmente, costituirà un 'apripista' per la crea-zione di forme di vita artificialmente 'assembla-te' per ben specifici compiti. Tali progetti neces-sitano, però, di una conoscenza del genoma e ditecniche di manipolazione genetica delle qualinon siamo ancora in possesso, ma a cui siamomolto vicini. Inoltre, le ricerche in tale camporichiedono l'analisi di una mole enorme di dati.Assume, perciò, grande importanza la notiziadel primo organismo vivente interamente pro-gettato dal super-computer dell'università delTexas poche settimana fa. Si tratta di un girinocon una colorazione della pelle bianca e nera, laquale condivide caratteristiche simili a quelledel melanoma umano. L'esperimento potrebbe,perciò, trovare uno dei suoi sbocchi naturalinella medicina oncologica. Uno dei più grandiproblemi che il mondo si troverà ad affrontarenel secolo corrente sarà quello dell'invecchia-mento di un'enorme 'fetta' dell'umanità. Esiste,in natura, un organismo, la ‘Turritopsis nutri-cula’: una medusa di pochi millimetri che èl'unico animale conosciuto a poter invertire ilproprio ciclo vitale, a invecchiare per poi ringio-vanire, rendendosi di fatto potenzialmenteimmortale. Ancora gli studiosi non sono venutia capo di questo suo misterioso meccanismobiologico, ma continuano a fare grandi progres-si nelle ricerche improntate alla longevità. Peresempio, nel mese di marzo appena trascorso,una ricercatrice italiana, Novella Guidi, impe-gnata con l'università di Ulm, in Germania, èriuscita, mediante delle iniezioni nelle ossa deitopi di una specifica proteina, l'osteopontina, afar ringiovanire il loro midollo, così da indurlo aprodurre più efficacemente le cellule presentinel sangue. Tale applicazione è potenzialmente

molto utile per prevenire le leucemie dovuteall'invecchiamento. Una ricerca simile, relativaalla creazione di una specifica pillola ‘anti-age’in grado di cancellare i danni al Dna causatidall'invecchiamento e dalle radiazioni, è statarecentemente coordinata dal ‘Brigham andWomen's Hospital’ di Boston. Ne beneficerannosoprattutto i piloti dei voli intercontinentali (iquali lavorano a quote molto elevate) e gliastronauti, che in un futuro non troppo distan-te saranno impegnati nei viaggi spaziali (in pri-mis verso Marte) e per i quali le radiazionicosmiche rappresenteranno uno dei più grandiproblemi da affrontare. Probabilmente, tale pil-

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semblate’>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Fra i milioni di manifestazioni della vita pre-senti sul nostro pianeta, ce n'è una che

suscita grande interesse negli gli scienziati: gliEstremofili. Essi sono dei microrganismi che,nel corso del tempo, si sono adattati agli habi-tat più inospitali, luoghi una volta consideratisterili. Vi sono, per esempio, gli 'acidofili', che

vivono in ambienti estremamente acidi; gli'anaerobi', che non necessitano di ossigeno peresistere; gli 'ipertermofili', che resistono a tem-perature di oltre 100°C; gli 'xerofiti' che soprav-vivono in situazioni di siccità estrema e moltialtri ancora. Essi rappresentano la cosa piùsimile alla vita extraterrestre di cui, attual-

ricerca Gli Estremofili alla base della ricerca sulle possibili nuove forme di vita ‘ass>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

12 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

La natura è stata da sempre fonte di ispirazione per l'uomo eoggi la scienza potrebbe 'rimescolarla' in laboratorio per otte-nerne grandi risultati, ma la faccenda non è così semplice

I microrganismiartificiali

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L’origine della vita potrebbe risalire a 3 miliar-di e 800 milioni di anni fa. I microrganismi

ritrovati vivevano in Canada, vicino a sorgentimolto calde. E sono le tracce più antiche di vitasulla Terra. Questi resti erano racchiusi in stratidi quarzo presenti nella formazione rocciosa delNuvvuagittuq Supracrustal Belt, dove si trovanoforme delle più arcaiche rocce sedimentarie giàconosciute e che, in tempi lontanissimi, facevanoparte di un sistema di bocche idrotermali sulfondale marino. Prima di questo ritrovamento, imicrofossili più remoti erano stati datati a 3,46miliardi di anni fa ed erano stati reperiti inAustralia. Il dibattito scientifico aveva sollevatomolti dubbi sul fatto che si trattasse di struttu-re fossili di origine non biologica. Analizzando ireperti di Nuvvuagittuq, i ricercatori hanno per-ciò studiato sistematicamente se e come avreb-bero potuto formarsi, in modo non biologico, queifilamenti e tubuli, arrivando alla conclusione

che è estremamente improbabile che siano ilprodotto di cambiamenti di temperatura e pres-sione nella roccia durante la deposizione deisedimenti, come ritenuto fino a poco tempo fadalla ricerca scientifica. Che i vulcani sottoma-rini siano stati la culla della biologia, era un’ipo-tesi già conosciuta. Ma la scoperta dà supportoa quest’idea. Trovare ambienti simili dovrebbedunque essere la priorità nella ricerca di traccedi vita altrove, nell’universo. All’epoca, infatti,anche Marte aveva oceani sulla superficie.Pertanto, molto probabilmente, se la Terra nonrappresenta un’eccezione, anche su Martepotrebbe esserci vita. E, sicuramente, vi fu untempo in cui essa è esistita.

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Le traccepiù antiche

Scoperti in Canada i piùantichi resti biologici databi-li sul nostro pianeta in unperiodo compreso fra 3,77 e4,3 miliardi di anni fa: sitratta di piccoli filamenti estrutture tubolari di ematiteformate da batteri che sfrut-tano l'ossidazione del ferroper produrre energia

Nella foto: filamento di ematite avvolto da un sottilestrato irregolare di ematite nanoscopica dai depositidi sfiato nel Nuvvuagittuq Supracrustal Cintura inQuébec,

lola sarà utile anche ai fumatori, i quali sonopiù esposti alle radiazioni rispetto a chi lavoranelle centrali nucleari: il tabacco contiene infat-ti una quantità rilevante di Polonio-210, cheaccumulandosi nei polmoni ed ivi emettendoradiazioni, effettua un'importante azione can-cerogena. La vita creata in provetta potrebbeanche avere degli importanti risvolti nell'indu-stria alimentare. Quattro anni fa è stato servi-to il primo hamburger di carne bovina intera-mente creato in laboratorio. mentre pochi gior-ni or sono l'azienda americana ‘Memphis Meats’è riuscita a fare lo stesso anche per la carne dipollo e di anatra. Se in futuro, cosa molto proba-bile, si riuscirà a portare il costo di produzione

della carne sintetica al di sotto di quello dellacarne 'standard', si raggiungeranno due impor-tanti traguardi. Il primo sarebbe quello di unamaggiore sostenibilità ambientale: gli alleva-menti emettono grandi quantità di CO2, accele-rando il processo del riscaldamento globale,consumano enormi quantità di acqua e impe-gnano fisicamente ampi spazi di territorio; ilsecondo sarà un traguardo morale, in quanto imetodi di allevamento, attualmente impiegatisu scala industriale, non sono affatto privi disofferenze per gli animali. Tutti i progetti cheabbiamo fin qui esposto, oltre che scontrarsi conle difficoltà legate alla loro effettiva realizzazio-ne, dovranno farlo anche con la bioetica epotrebbero portare a ridefinire la definizionestessa di vita. Molte delle sperimentazione cheporteranno ad 'artefatti biologici' volti almiglioramento della qualità della vita umanadovranno sicuramente esser prima testate suembrioni e su animali di vario genere.Chiaramente, per ottenere dei risultati soddi-sfacenti, non basterà certo un tentativo. D'altrocanto, ogni conquista in campo medico ha avutole sue 'vittime'. E, spesso, i benefici ottenutisono stati di gran lunga maggiori rispetto ai'danni' causati. Bisogna considerare, inoltre,che la 'biologia-sintetica' troverà certamenteuna delle sue maggiori applicazioni in campobellico. Si potrebbe infatti riuscire a potenziarele capacità fisiche dei soldati, mediante inter-venti sul loro Dna, volti a creare un generazio-ne di uomini 'concepiti' e 'destinati' alla guerra.Oppure, cosa assai più prossima dal punto divista temporale, si potrebbero modificare viruse batteri già esistenti per aumentarne la morta-lità o, addirittura, crearne di nuovi, per i qualinon sarebbero subito disponibili delle cure effi-caci. Tutto ciò potrebbe avvenire in un mondonel quale gli atti terroristici sono all'ordine delgiorno, rivelandosi un problema non da poco. Ilbusiness della genetica potrebbe persino parto-rire l'idea di riportare in vita specie di animaliestinti, come in 'Jurassic Park', con effetti disa-strosi sul delicato equilibrio ambientale a cuisiamo giunti oggi. Che si voglia chiamarlo mira-colo della vita o, più asetticamente, scienza, laquestione è e potrebbe diventare ancor piùintricata e contro versa, con implicazioni etichenon di scarso rilievo.

ANDREA TERMINI

ricerca Il bussiness della genetica genera questioni etiche controverse>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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trasferito sul nostro pianeta altre molecoleinorganiche. Le rocce sedimentarie, datate tremiliardi e mezzo di anni fa con molta accura-tezza - grazie al metodo dei radioisotopi - con-tengono qualche flebile traccia di vita.L’analisi chimica ha messo in evidenza la pre-senza di ‘fossili chimici’, che derivano soltantodal metabolismo di esseri viventi. I primi veriorganismi viventi di cui si ha testimonianzadiretta dai fossili raccolti in Australia hannoun’età di tre miliardi e mezzo di anni. Si trat-ta degli stromatolìti: cellule prodotte dalla cre-scita di comunità di batteri e alghe azzurrecianoficee, su cui si deposita la sabbia. Batterie cianoficee sono organismi procarioti pocoevoluti, ma capaci di fotosintesi. Ora, poichénon esiste una prova certa dell’esistenza dicellule eucariote, cioè con nucleo differenziatodi età superiore a un miliardo di anni, dobbia-mo ritenere che l’evoluzione della vita, neiprimi due o tre miliardi di anni, sia statamolto lenta, o comunque riservata ad organi-smi unicellulari. Fa pensare, per esempio, ilfatto che l’evoluzione abbia prodotto, per tremiliardi di anni, solo esseri unicellulari, men-tre quelli pluricellulari siano comparsi soltan-to di recente, differenziandosi in forme semprepiù complesse solamente negli ultimi 600/500milioni di anni. Sicuramente, la vita pluricel-lulare ha tardato a svilupparsi, per la mancan-za di qualche particolare condizione ambienta-le a essa necessaria, che soltanto molto piùtardi ha potuto realizzarsi. Più probabilmente,

la comparsa di forme viventi pluricellulari fulegato alla casualità degli eventi, la cui fre-quenza di concomitanza effettiva è proporzio-nale alla probabilità che si realizzino contem-poraneamente. Quindi, se è vero come è veroche l’evoluzione procede per ‘balzi casuali’, ilbalzo evolutivo più complesso sarebbe statonon la comparsa delle prime cellule viventi,ma il passaggio dagli esseri unicellulari ai plu-ricellulari. In definitiva, se la possibilità dellaformazione di esseri pluricellulari è moltorara, la vita extraterrestre, nell’ipotesi dellasua reale esistenza, forse potrebbe essere rap-presentata quasi esclusivamente da batteri.Inoltre, le forme pluricellulari dovrebberoessere piuttosto limitate. E ancor più raredovrebbero essere quelle intelligenti.

Dall’impronta della prima vita sulla Terra alla sua ricerca nell’universoLe strutture di ematite scoperte in Quebecmostrano la stessa caratteristica ramificazio-ne che si osserva nei prodotti dei batteri ossi-datori del ferro, presenti ancor oggi in prossi-mità delle bocche idrotermali. Secondo gli stu-diosi, i filamenti tubolari ritrovati sono vera-mente l’impronta della prima vita sulla Terra,essendo strutture composte dai minerali che siformano con la decomposizione degli esseriviventi. Tracce di ematite sono state rinvenuterecentemente anche sul suolo di Marte. Ed èchiaro che gli scienziati stanno rivolgendo leloro ricerche dalle rocce del Quebec verso l’im-mensità dell’universo in quanto, per associa-zione, la presenza di batteri su Marte potreb-be essere possibile, sapendo che c’era acqua inabbondanza nel periodo della nascita dellavita sulla Terra. Questo avrebbe potuto favori-re la nascita della vita anche su Marte.Quindi, su altri pianeti, come sui sette appenascoperti dalla Nasa, potrebbero esserci formebiologiche, anche se non come le conosciamonoi. Gli esseri viventi possono infatti formarsiin condizioni molto diverse e in modo moltodiverso. E i risultati, calcolando le reazionichimiche e le condizioni specifiche di ogni pia-neta conosciuto, potrebbero non avere nulla ache vedere con il nostro modo di conoscere lavita allo stato biologico attuale.

RAFFAELLA UGOLINI

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Nella foto: filamento di ematite avvolto da un sottilestrato irregolare di ematite nanoscopica dai depositidi sfiato nel Nuvvuagittuq Supracrustal Cintura inQuébec,

Excursus storico della ricerca sulla vita sulla terraI geofisici sono concordi sul fatto che, circa cin-que miliardi di anni, fa scoppiò la stella chefornì il materiale da cui trasse origine la nuvo-la di gas e polvere cosmica che ha poi portatoalla formazione del nostro sistema solare. LaTerra sarebbe nata poco dopo, come corpo soli-tario nello spazio, circa 4,5 o 4,6 miliardi dianni fa. Inizialmente, il nostro pianeta eracostituito soprattutto di idrogeno ed elio, conuna piccola percentuale di elementi pesanti,materiale molto simile a quello dell’universonel suo complesso. In effetti, sembra che igrandi pianeti come Giove e Saturno presenti-no, anche attualmente, la stessa composizionemateriale della stella che generò l’intero siste-ma solare. Subito dopo, i gas più leggeri, quel-li che la forza di gravità non riusciva a tratte-nere, si estinsero e avvenne la formazione dialcuni composti, i quali, nonostante le tempe-rature piuttosto elevate, erano in grado di esi-stere in forma solida. Fra questi vi erano i sili-cati, che attualmente formano le rocce più dif-fuse della crosta terrestre. Alcuni elementi piùpesanti, come il ferro, il metallo più diffusonell’universo, insieme al nichel, si portaronolentamente nella parte centrale del pianeta,

essendo sostanze più pesanti dei silicati, for-mando il nucleo. Sopra di esso si collocaronoossidi di elementi pesanti, che costituirono il‘mantello’, sopra il quale, a sua volta, galleg-giavano i materiali più leggeri i quali, solidifi-candosi, avrebbero dato origine alla ‘crosta’esterna. Tali elementi ‘leggeri’ (idrogeno, elio,ossigeno, azoto, carbonio e tutti i gas nobili) sidispersero nello spazio, non essendo la Terrain grado di trattenerli a sé per la sua insuffi-ciente forza gravitazionale. Tuttavia, mentre igas nobili non sono in grado di combinarsi conaltri elementi, l’idrogeno è invece capace direagire praticamente con tutti, formando icosiddetti composti idrogenati. Esso, dunque,si combinò con l’ossigeno formando l’acqua(H2O); con l’azoto, formando l’ammoniaca(NH3); con il carbonio, formando il metano(CH4). Possiamo perciò fissare verosimilmentea quattro miliardi di anni fa la situazionenella quale cominciavano a svolgersi le primereazioni che hanno poi portato alla formazionedei ‘precursori’ degli esseri viventi. Mentre lemolecole idrogenate reagivano sotto l’azionedelle radiazioni derivanti dal sole, piombavanosulla Terra meteoriti, che contribuirono a rom-pere la fragile crosta e a liberare i gas sotto-stanti. Inoltre, alcune comete potrebbero aver

ricerca Circa 5 miliardi di anni fa esplose la stella che generò il ‘Big Bang’>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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dell’Ufo, cioè alla navicella spa-ziale che vola sul nostro piane-ta. E non credo proprio ci sianoalieni tra noi. Ma la domanda:‘C’è vita nell’universo?’ è affa-scinante e, secondo me, larisposta è: ‘Quasi certamentesì’. I ‘camini’ idrotermali di cuiparlavo sono comunissimi amolti pianeti, forse persino adaltri pianeti del nostro siste-ma solare. Le reazioni di ‘ser-pentinization’ di cui ho dettorichiedono solamente acqua eroccia per funzionare: unaricetta piuttosto semplice peravere la vita. Un’altra questio-ne è se nell’universo ci sia vitacomplessa, cioè qualcosa disimile ai nostri animali supe-riori: questo sembra esseremolto meno probabile”.

Se c'è un'origine c'è ancheuna fine: lei ritiene che cisia una vita dopo la mortefisica?“Vita nel senso di processi bio-logici, no. Per il resto: io nonsono ancora morto...”.

RAFFAELLA UGOLINI

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Tommaso Biancalani si è dottora-to in Fisica teorica all’Universitàdi Manchester, per poi lavorare alNasa Astrobiology Institute inUrbana-Champain (Illinois, StatiUniti d’America) sull’originedella homochiralità biologica

Chi è LUCA?Quella dell'ultimo antenato comu-ne universale, in lingua inglese‘last universal common ancestor’(LUCA) o anche ‘last universal ance-stor’ (LUA), è una teoria scientificariguardante l'ultimo ipoteticoorganismo vivente, dal quale tuttigli organismi attuali discendereb-bero. In quanto tale, l'organismo inquestione rappresenterebbe l'ante-nato comune più recente (MRCA) ditutto l'insieme degli attuali organi-smi viventi. Si stima sia vissuto tra i3,6 e i 4,1 miliardi di anni fa. Luca,insomma, è il progenitore comune più recente di tutto l'insieme degli esseri viventiattuali. E, probabilmente, lo è anche di tutti quelli conosciuti come fossili, sebbene nonsi possa scartare teoricamente il fatto che si possano identificare resti di altri esseriviventi della sua stessa o maggiore arcaicità.

Cos’è il CRISPR/Cas9Il CRISPR, traducibile in italiano come ‘brevi ripetizioni palindrome raggruppate eseparate a intervalli regolari’, è il nome attribuito ai singoli segmenti di DNA conte-nenti brevi sequenze ripetute, scoperti all'interno di cellule procariote. La scoperta

ha assunto notevole rilievo quando si è scoperto che, presso queste sequenze ripe-tute, sono allocati piccoli cluster genici, i quali, in associazione con le ‘CRISPRs’,costituiscono il cosiddetto sistema Cas (Crispr-associated system). L'associazioneCRISPRs/Cas si è scoperto essere un sistema immunitario che fornisce alle celluleprocariote una resistenza a elementi genetici estranei, come quelli portati da pla-smidi e fagi. L'interesse per questo meccanismo immunitario è accresciuto dopo lascoperta di un'importantissima applicazione nel campo dell'ingegneria genetica,dal momento che una semplice versione del sistema CRISPR/Cas, il CRISPR/Cas9, èstata modificata per fornire uno potentissimo e precisissimo strumento di ‘editing’genetico, che risulta, al contempo, di impiego molto più facile ed economico rispet-to alle tecnologie preesistenti.

Dottor Biancalani, lei è unostudioso in materia: puòparlarci dell'origine dellavita sulla Terra? Qualesecondo le è la più accredi-tata e quale quella che haapprofondito?“Sull’origine della vita ci sonoun sacco di cose che sappiamo eun sacco di teorie riguardo coseche, ancora, non sappiamo percerto. Sappiamo che la vita ènata sul pianeta Terra circa 4miliardi di anni fa. Sappiamoanche, che tutta la vita checonosciamo discende da un’uni-ca ‘cellula-antenato’, che ingergo chiamiamo LUCA, acro-nimo che sta per LastUniversal Common Ancestor.Noi sappiamo anche che LUCAsi è evoluto in un solo punto delnostro pianeta. Una delledomande che ci poniamo ades-so è: dove? E’ chiaro che LUCAha avuto bisogno di energia persopravvivere. Ma questa ener-gia non poteva provenire (diret-tamente) dal sole, perché persfruttare l’energia solare servo-no enzimi molto complicati. Sipensa allora che LUCA sia natosott’acqua, vicino a un ‘camino’

idrotermale. Un camino idro-termale si forma quando ilmagma presente negli stratipiù interni del nostro pianetafuoriesce dalla crosta e reagiscecon l’acqua. La cosa interessan-te è che questo crea reazionibiochimiche che possono servi-re come ‘batteria’, che a suavolta può alimentare una cellu-la primordiale. Queste reazioniavrebbero avuto, cioè, lo stessoruolo che oggi il sole ha per lepiante. La teoria più accredita-ta su quale sia la reazione esat-ta, secondo me, è quella diMichael Russell (Jpl,California), chiamata ‘serpenti-nization theory’...”.

Quale sono i traguardi a cuil'uomo è arrivato sull'ar-gomento? Sappiamo vera-mente tutto o qualcosa diancora oscuro anche a voiscienziati?“Ci sono un sacco di cose che

sono oscure agli scienziati.Altrimenti, saremmo tuttidisoccupati”.

Dove stiamo andando edove arriveremo graziealla scienza medica inambito di vita?“Seconde me ci sarà una gran-de rivoluzione grazie alCRISPR/Cas9 system, che per-metterà di fare acrobazie con igeni che ci sognavamo sino aqualche anno fa. I riscontri inambito medico saranno eviden-ti. Sono un po’ preoccupato dalfatto che i batteri stiano svilup-pando una resistenza semprepiù crescente agli antibioticimentre noi non disponiamo dimolecole nuove”.

Senza fare ironie: siamo solinell'universo? Gli Ufo o gliextraterrestri esistono?Secondo lei, sono tra noi?“Non credo all’esistenza

ricerca “Ci sono un sacco di cose ancora oscure anche per gli scienziati”>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Tommaso BiancalaniLa vita ab originem

Quali sono le origini dellavita sulla Terra? Ne par-liamo con un esperto inbiofisica sperimentale delMassachusetts Institute ofTechnology

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tà (ISS). Come si può immaginare, il centro fioren-tino avrà un ruolo fondamentale nell’indirizzarel’applicazione della nuova legge. Un’esperienza chenon ha uguali nel nostro Paese, su una problemati-ca – quella delle malattie metaboliche rare – anco-ra poco conosciuta, e che abbiamo perciò volutoapprofondire intervistando il prof. La Marca, tra i‘protagonisti’ del gruppo di ricerca che ha lottatoaffinché l’SNE venisse effettuato in tutte le regioniitaliane.

Dott. La Marca, qual è stato il ruolo del vostrogruppo di ricerca nell’introduzione dellalegge regionale che ha esteso lo screeningneonatale metabolico esteso a tutti i nuovinati della Regione Toscana? “La nostra storia è iniziata nel 2001 con un proget-to pilota su una piccola parte di popolazione neona-tale della Regione Toscana nelle province diFirenze, Prato e Pistoia, su ispirazione del nostrovecchio maestro, il Prof. Zammarchi, precedentedirettore della clinica pediatrica. Il quale, essendostato nel 2001 a un convegno internazionale statu-nitense sugli screening neonatale delle malattiemetaboliche, aveva visto che questa vecchia tecno-logia, con una nuova applicazione, stava avendogrande successo nella medicina preventiva. Al suoritorno in Italia decise di avviare un progetto pilotatriennale, applicando il test a 43.000 neonati, circa13-14.000 l’anno. Al termine del progetto, dopo unanuova riunione, è stato deciso di trasformarlo inuna legge regionale. Ricordo che quando ne discu-temmo, gli amministrativi del nostro centro ci chie-sero quali sarebbero stati i costi del servizio e glieventuali vantaggi. La risposta fu ‘non vi diciamo aquanto ammontino i costi, vi diciamo quanto rispar-miereste in termini di cura e di assistenza’.”

Perché, secondo lei, si sono attesi 13 anniprima di estendere l’obbligatorietà delloscreening a livello nazionale?“È una domanda complicata. In verità, credo dipen-da dalla condizione della sanità pubblica italiana.Mi spiego meglio. La questione di base è che gliamministratori delle aziende ospedaliere vengonovalutati per ciò che spendono nell’immediato, e nonper ciò che risparmierebbero se facessero delle scel-te simili. Mentre qui a Firenze, l’allora assessorealla sanità Enrico Rossi – oggi Presidente dellaRegione Toscana – è stato lungimirante (e ciò hacertamente giovato alla sua carriera politica, rico-prendo lui oggi l’incarico di Presidente dellaRegione Toscana), altrove si è verificata una diffi-

coltà economica d’investimento iniziale. Lo scree-ning veniva percepito più come un costo che comeun investimento, e questo ha prodotto un ritardo”.

Di malattie metaboliche ereditarie si parlapoco, e anche dei test diagnostici per la pre-venzione di tali patologie. Come funziona loscreening neonatale metabolico esteso? “Di queste problematiche non se ne parla tanto, èvero. Lo screening di cui noi ci occupiamo non èsolamente un test di laboratorio, ma un programmacomplesso che inizia prima della nascita del bambi-no con l’informazione che viene data alla famigliasui possibili benefici che il bimbo avrà facendo que-sto tipo di test. Un programma che continua con laformazione del personale infermieristico che devefare un prelievo particolare, non venoso, ma dal tal-lone. Il campione deve essere maneggiato con accu-ratezza ed inviato al laboratorio che effettua il testdi screening. Fa parte del programma anche l’ana-lisi di conferma successiva al test stesso, sia di tipobio-chimico sia genetico, e la presa in carico delbambino con l’inizio della terapia. L’obiettivo prin-cipale del test è quello di selezionare all’interno diuna popolazione neonatale dei neonati che hannopossibilità di sviluppare immediatamente o neltempo una malattia metabolica. L’identificazionedelle patologie – quindi l’intervento immediato erapido – ha un grosso beneficio: si tratta di malat-tie gravi che, se non vengono diagnosticate preco-cemente, possono portare a disfunzioni organiche,ritardo mentale, ritardo di crescita, danni neuro-logici anche permanenti, e nei casi peggiori amorte improvvisa del lattante, o del bambino.Esistono dei criteri specifici per i quali alcunemalattie vengano inserite all’interno di un pan-nello di screening neonatale: fra questi, ovvia-mente, figura il trattamento: ovvero, una voltaidentificata precocemente, la patologia deve esse-re trattabile. Il che non significa che deve esserecompletamente risolvibile, ma che il trattamento,una volta effettuata la diagnosi, deve permettereun aumento dell’aspettativa di vita o un aumentodella qualità di vita del bimbo. Tenga presenteche la diagnosi clinica è una diagnosi tardiva. Ilpunto è che queste malattie, quando si presenta-no, lo fanno perché c’è già un danno. E il dannouna volta verificatosi non è spesso irreversibile.L’obiettivo dello screening è quello di suggerireuna diagnosi prima della manifestazione dei sin-tomi clinici della malattia. Questo permette diiniziare presto la terapia, e talvolta di risolverecompletamente il problema”.

o con una probabilità del 25% ogni gravidanza quando entrambi i genitori sono portatori sani>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Sono 520.000 i neonati toscani che, nell’ultimodecennio, sono stati sottoposti al test presso

l'ospedale pediatrico Meyer di Firenze, una dellestrutture più all’avanguardia del nostro Paese perquanto concerne la cura dell’infanzia e la ricercascientifica. E, fra questi bimbi, a 350 è stata diagno-sticata una tra le 40 malattie metaboliche e rareoggetto di screening. Quest’ultimo ha permesso discoprire una elevata incidenza di malattie cheerano ritenute rare, salvando le vite di centinaia dineonati con terapie specifiche, nonché di fare pre-

medicina Le malattie metaboliche hanno un carattere ereditario e colpiscono>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Lo screening salva bambini

venzione nelle famiglie, attraverso un consigliogenetico oppure la diagnosi prenatale.A distanza dicosì tanto tempo, solo recentemente, con la leggenazionale n. 167 dell’agosto 2016, il test è statoesteso a tutte le regioni d’Italia e l'ospedale fioren-tino è diventato un punto di riferimento della sani-tà nazionale. Un primato riconosciuto con la nomi-na del prof. Giancarlo La Marca da parte dellaConferenza Stato Regioni come rappresentantedelle regioni per il Centro di coordinamento sugliscreening neonatali dell'Istituto Superiore di sani-

Tredici anni fa, in Toscana, una legge regionale per la prima voltain Italia ha introdotto a tutti i nuovi nati un test in grado di preve-nire alcune forme rare e gravi di patologie del metabolismo nel lat-tante: lo screening neonatale metabolico esteso

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le Regioni operative, le risponderei che sono le stes-se di due mesi fa. La differenza, però, è che ora c’èobbligo di legge. C’è una responsabilità medico-legale differente. E ho l’assoluta certezza che leRegioni si stiano organizzando, anche con il nostrocontributo. Come Regione Toscana e Centro Meyersiamo disponibili ad aiutare i nostri colleghi”.

Relativamente allo screening neonatale ingenerale, quali altre ricerche state conducen-do al momento?“Come gruppo italiano di ricerca partecipiamo amolti progetti internazionali e stiamo già pensandoagli screening del futuro e alle malattie che dovran-no essere inserite nei pannelli. In quello dellaRegione Toscana, il più ampio a livello nazionale,abbiamo ad esempio inserito delle immunodeficien-ze, ovvero quelle malattie per cui un bambino nascesano ma il sistema immunitario non funziona. Permolte di queste patologie esistono delle terapie, unadi esse è la terapia genica, che è già una realtà. Dal2010, inoltre, abbiamo sviluppato un test per la lorodiagnosi precoce applicandolo a tutti i neonati dellaRegione Toscana. Stiamo inoltre completando unprogetto pilota triennale, che terminerà nel 2017,su altre malattie definite di ‘accumulo lisosomiale’,categoria complessa che ne comprende circa 50. Peralcune di esse, la diagnosi precoce è fondamentale.Il terzo gruppo su cui stiamo studiando sono le leu-codistrofie, in particolare quella legata al cromoso-ma x e quella metacromatica, di cui si è parlatomolto quando è emerso il problema di ‘stamina’: sitratta di patologie tremende per cui l’approccioterapeutico è già una realtà. Ciò che mancava, inve-ce, era proprio la diagnosi precoce nei bambiniappena nati, e noi siamo a buon punto, anzi i testsono già pronti, almeno per la Regione Toscana.Non so, però, quanto tutto ciò sia trasferibile allealtre regioni italiane. Staremo a vedere”.

SERENA DI GIOVANNI

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ativa solamente nel febbraio scorso>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Le malattie metaboliche ereditarie Sono patologie cau-sate dall'assenza o dalla carenza di uno degli enzimi intracellulari deputatialla produzione di energia nell'organismo, enzimi necessari all’espletazionedi tutte le funzioni biologiche, come la crescita, la contrazione muscolare car-diaca e scheletrica, la sintesi di mielina per il sistema nervoso centrale, ladetossicazione dell'organismo, la secrezione e l’assorbimento e altro ancora.Un enzima per essere presente all'interno della cellula in ‘quantità’ e ‘qualità’sufficiente a svolgere la sua funzione, deve essere ‘previsto’ dal nostro patri-monio genetico grazie alla presenza del DNA del gene corrispondente.Un'alterazione del gene causa l'assenza dell'enzima, con conseguente ridu-zione della produzione di energia. Per alcune malattie metaboliche il dannoè dovuto principalmente alla carenza di un prodotto importante che nonviene più sintetizzato. Per altre invece all’accumulo di metabolici che risulta-no tossici, oppure per entrambi i meccanismi. ni, per cui lo Stato giudicava aquale ente accordare e a quale negare.

Come si manifestano Le malattie metaboliche hanno un carat-tere ereditario e colpiscono con una probabilità del 25% ad ogni gravidanzaquando entrambi i genitori ne sono portatori sani. Possono anche insorgerein età adulta. Si manifestano in: - forme neonatali a rapida evoluzione con ipotonia, convulsioni, coma emorte, sviluppo di gravi handicap neurologici irreversibili, etc.; - forme a lenta progressione dove la sintomatologia insorge in età successivecon comparsa di ritardo dello sviluppo neuro motorio, con ritardo nelladeambulazione autonoma e/o nello sviluppo del linguaggio, crisi convulsive,comi improvvisi, rifiuto dell'alimentazione, vomito, segni di insufficienzaepatica, ipotonia muscolare, alterazioni scheletriche, segni di insufficienzadel midollo osseo, e altro.

Diagnosi e cura È stato stimato che, in Italia, ogni 500 nati nasce unbambino affetto da una Malattia Metabolica Ereditaria. Molti non vengonoriconosciuti e muoiono prima che vengano diagnosticate le malattie, le qualihanno nomi difficili, quali ad esempio: fenilchetonuria, omocistinuria, glico-genosi, galattosemia, leucinosi, aciduria metilmalonica, mucopolisaccarido-si, leucodistrofia, deficit del piruvato. Di queste, la fenilchetonuria è l'unicamalattia metabolica ereditaria riconosciuta per legge dalla nascita. Per unaprima definizione del difetto metabolico, spesso sono necessari iter diagno-stici lunghi e complessi. Molte di queste patologie sono curabili attraversol'eliminazione dalla dieta delle fonti alimentari che causano il problema, econ l'utilizzazione di farmaci e cofattori enzimatici in grado di facilitare ladepurazione dell'organismo dai prodotti tossici. Tuttavia, spesso, le cure com-portano l'uso di farmaci orfani, prodotti farmaceutici non presenti sul merca-to per il loro scarso rendimento economico che non produce nessuno perchépoco remunerativi. Altre rispondono bene a terapie enzimatiche sostitutive,a trapianti d’organo, di epatociti. E, per molte, però, non esiste al momentonessuna cura. La prevenzione della comparsa di handicap è legata alla tem-pestività della diagnosi ed alla rapidità di inizio della terapia, quindi ancheallo screening neonatale. Il mancato riconoscimento della patologia o il suotrattamento in centri medici non qualificati si traduce in un peggioramentodella prognosi e della qualità di vita dei pazienti oltre che in un alto costosociale per i gravi danni neurologici che ne derivano. Nel nostro paese, lanecessità per questi malati di un laboratorio specializzato e di una assistenzamulti disciplinare disponibile 24 ore al giorno (pediatra esperto in malattiemetaboliche ereditarie, neurologo, anestesista, rianimatore, nefrologo, dieti-sta, fisioterapista, servizio di assistenza sociale) ha inoltre limitato la loroassistenza a pochissimi centri qualificati.

WHAT

Quali sono i costi del test, per lo Stato e per lefamiglie? “In media il costo del test in Italia, per una fami-glia, è calcolato 1 euro a malattia. Quindi, esso puòcostare fra i 40 e i 60 euro, per controllare una cin-quantina di malattie. La patologia che, ad oggi, hamaggiore risalto a livello internazionale è laMCAD, un difetto del metabolismo degli acidi gras-si (meccanismo che l’organismo mette in atto perprodurre energia per le cellule, attingendo dai gras-si che introduciamo con la dieta), la quale portaspesso alla morte improvvisa del lattante. Sono lefamose ‘morti bianche’ in culla, tanto per intender-ci. Bene, consideri che, dal 2001, anno in cui ho ini-ziato la mia attività al Meyer, la prima diagnosi diMCAD è arrivata solo nel 2003, e questo perchétutti i bimbi che avevano avuto tale patologia pro-babilmente erano morti. Da quando facciamo loscreening abbiamo fatto almeno 40 diagnosi diMCAD. Gli acidi grassi che vengono introdotti conla dieta intossicano talmente il bambino da portar-lo in ipoglicemia, creare danni neurologici perma-nenti e in alcuni casi indurre anche al coma e allamorte. Allora, per tornare alla domanda, senzavoler fare retorica, le chiedo: ‘quanto può costare

una vita umana?’. Ovviamente, non si può quantifi-care. Mentre possiamo quantificare quanto costaal sistema sanitario nazionale un bambino che èaffetto da MCAD, magari con un danno neurologi-co permanente, e che vive come un vegetale acarico della famiglia: qualche centinaia di miglia-ia di euro all’anno a neonato. Con la stessa cifrasi riesce a fare lo screening per una media popo-lazione e per tutte le malattie, prevenendole.Nelle nostre diagnosi i bambini stanno tutti bene:l’unica cosa che fanno, da quando nascono, èmodificare la loro dieta, non introducendo il gras-so o la sostanza responsabile del problema. Conun risparmio di circa il 70% del denaro che ades-so spendiamo per portare avanti i ragazzi affettidalla stessa malattia”.

Il vostro gruppo di Firenze è stato riconosciu-to pioniere a livello internazionale per questotipo di screening. Anche se con la legge nazio-nale n.167 dell’agosto 2016 il test viene estesoa tutte le regioni d’Italia, non tutte le struttu-re ospedaliere garantiscono ancora questotipo di servizio. Quale sarà, secondo voi, l’im-patto della nuova normativa sulla diagnosiprecoce delle malattie metaboliche?“Ho avuto la grande fortuna di seguire tutto l’iterlegislativo da vicino, sia per la legge regionale, siaper quella nazionale. È una grande cosa, perché cipone all’avanguardia in Europa. In questo momen-to il pannello più completo (ovvero l’elenco dellemalattie che sono inserite all’interno di un sistemadi screening) è quello statunitense. Esso comprendequasi 60 difetti. In Europa la situazione è molto fra-stagliata, i pannelli hanno una grande variabilità, equesto è dovuto al fatto che il continente europeo ècomposto da stati molto diversi fra loro. Inoltre, nonsiamo d’accordo su nulla: sui prelievi, sul tempo diconservazione del sangue, su quanti siano i centridi screening all’interno della Nazione, il bacinomedio di utenza (in Europa di 65.000 neonati, inItalia di 13.000), tanto per avere un’idea. La diso-mogeneità riguarda anche le malattie: si va da unapatologia in Francia, fino a circa 20 nel NordEuropa, e molti progetti pilota spagnoli che nehanno 35-40. La legge che teoricamente dovrebberendere tutti i neonati italiani uguali, ci portaanche fortemente in avanti in Europa da questopunto di vista. Certo, il decreto legge è diventatooperativo nel febbraio scorso con copertura econo-mica, e adesso le Regioni non possono più lamenta-re l’assenza di finanziamenti. Eppure, se lei michiedesse oggi, dopo un mese e mezzo, quante sono

medicina La legge che rende tutti i neonati italiani uguali è diventata oper>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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un esempio l’ultima straordina-ria creatura presentata dalloscienziato David Hanson all’ul-tima Global Sources ElectronicsFair di Hong Kong (una delle fie-re dedicate all'elettronica piùgrandi al mondo): un robot di no-me Han, capace di interagirecon gli esseri umani, mettendoanche in mostra una ricca gam-ma di espressioni facciali. Unumanoide indistinguibile dagliuomini in carne e ossa, la cuipelle sintetica (una specialegomma testata per la prima vol-ta sul simulacro di Albert Ein-stein) ricalca con dovizia di det-tagli il volto umano, nasconden-do 40 motori che consentono al-l'automa di compiere movimentifacciali fluidi e naturali. Il robotintegra un software che, graziealle telecamere posizionate negliocchi e nel petto, gli permette diriconoscere e comunicare con lepersone nelle vicinanze. Han èin grado di sostenere conversa-zioni semplici, rispondendo alledomande trasmesse a voce viasmartphone. Le capacità dell'au-toma superano, però, quelle deicomuni chatbot: i programmiprogettati per simulare conver-sazioni intelligenti. Sfruttando il

sistema di riconoscimento in do-tazione, Han mantiene il contat-to visivo con l'interlocutore e rie-sce a distinguere le sue espres-sione facciali, così da ribattere apropria volta con la mimica ade-guata. Insomma, qualcosa dimolto simile al personaggio in-terpretato da Robin Williamn ne‘L’uomo bicentenario’. Manca so-lo il chip dei sentimenti. Ma, perquello, ancora c’è tempo

FRANCESCA BUFFO

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are l’essere umano>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Per produrre androidi così realistici si procede con un calco in gesso delmodello umano, addirittura dei suoi denti. Successivamente viene usatouno speciale tipo di silicone che assomiglia alla pelle umana, questo perreplicare il corpo del modello. Infine ci sono anche ore di modellamento eritocchi finali per consentire di replicare fedelmente un essere umano

Gli androidi hanno anche espres-sioni facciali. Qui sopra il mecca-nismo facciale che permette diavere queste espressioni

Han, il robot dal volto umano.Sfruttando il sistema di riconosci-mento in dotazione, il robot man-tiene il contatto visivo con l'inter-locutore e riesce a distinguere lesue espressione facciali, così daribattere a propria volta con lamimica adeguata

Una giovane donna che acco-glie il pubblico fornendo in-

formazioni. E una ragazzina cherecita notizie del mondo di ognigenere in una buona varietà dilingue, 24 ore al giorno. SonoOtonaroid e Kodomorid, i duedei più realistici robot umanoidirealizzati in Giappone. A crearliè stato Hiroshi Ishiguro, profes-sore presso il dipartimento Sy-stem Innovation all'Universitàdi Osaka, che si è concentrato

nello sviluppo di robot negli ulti-mi 20 anni. La ricerca dietroquesto risultato si intitola ‘Stu-dies on cellphone-type teleopera-ted androids transmitting hu-man presence’. Androidi così rea-listici da essere facilmentescambiati per persone reali. Me-rito degli speciali siliconi, che si-mulano la pelle umana e deglielaborati meccanismi che per-mettono di replicare i gesti uma-ni e le inflessioni del viso. Gli an-

droidi hanno anche espressionifacciali. Macchine che, in un fu-turo molto vicino, saranno pro-grammate per essere utillizzatein settori specifici. Si spazia dalsettore medico (assistenza aglianziani e portatori di handicap),a quello culturale (per fornire alpubblico notizie e informazioni).Non certo i replicanti descrittida Ridley Scott nel 1982 con ilfilm Blade Runner, ma non perquesto meno inquietanti. Ne è

robotica Dalla fantascienza alla realtà: la robotica è oggi in grado di replica>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Umanoidimolto umani

Il futuro è già qui: androidi molto realistici, programmati perreplicare gesti e inflessioni del viso, per permettere un’intera-zione più realistica possibile

Otonaroid, una donna adulta e Kodomorid, una ragazzina. Sono leragazze cibernetiche create da Hiroshi Ishiguro, professore presso ildipartimento System Innovation dell'Università di Osaka

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rectomia) collegato a una mac-china cuore-polmoni. Life ma-gazine gli dedicò un articolo di20 pagine dal titolo: The futureand you. Uno dei tre embrionitrasferiti nell’utero si impian-tò, resistendo per due giorni emezzo. Poi, Bulletti e Flamignidecisero di fermarsi, travoltidalle polemiche: l’Italia nonera ancora pronta. Forse nonlo era l’intero pianeta. Gli stu-di furono ripresi dagli ameri-cani e dai giapponesi, che fa-cendo esperimenti sulle caprenon sono lontani da realizzarequella che gli scienziati chia-mano ‘ectogenesi’. Gli svedesi,nel frattempo, hanno realizza-to il trapianto di utero. Solo loscorso anno ne hanno effettua-ti quindici. Le procedure, però,sono lunghe e costose, difficilida replicare. “L’utero artificia-le è il prossimo passo”, affermaBulletti. “Io stesso sto cercandoi fondi per realizzarlo: in diecianni posso essere pronto. Lascienza va avanti. E non si puòtrascurare che, ogni anno nelmondo, ci sono tre milioni ecentomila bambini che muoio-no prematuri: con l’utero arti-ficiale non succederebbe. Certo,il rapporto tra marito e mogliesarebbe stravolto. Difficile im-maginare una società in cui ladonna non ha il peso della gra-vidanza”.I cambiamenti avvenuti negliultimi 60 anni hanno ribaltatoconvinzioni millenarie. L’av-vento della contraccezione hareciso il legame tra sessualità eprocreazione. La fecondazionein vitro ha scardinato il rappor-to tra maternità ed età. L’uteroartificiale alzerà ancora la so-glia, aprendo nuovi orizzonti,soprattutto etici. Basti pensareall’idea dell’uomo geneticamen-te modificato.

FRANCESCA BUFFO

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ozoi. Secondo i genetisti americani succederà entro il 2040>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Avere figli dopo i 50 anni può rivelarsi un errore

Sue Tollefsen, risulta essere la mamma piùvecchia della Gran Bretagna. La donna nel2008 all’età di 57 anni ha dato alla luceuna bambina, e solo nel 2012 ha ammessoper la prima volta che è stato un “errore”non avere avuto sua figlia prima della suaetà. A quattro anni dalla nascita della pic-cola Freya, Sue ha rivelato al giornaleDaily Mail di non avere potuto seguire lafiglia per settimane dopo avere contrattouna grave infezione a Natale. La donnaun’insegnante in pensione, oggi 61enne,ha spiegato che la malattia le ha fattocapire che potrebbe non vivere abbastan-za per vedere Freya crescere. Secondo lei,50 anni dovrebbero essere il limite massi-mo entro il quale si può diventare genitore. La signora Tollefsen, che vive in un bi-locale a Harold’s Wood, nell’Essex, ha ricordato come la sua decisione di diventaremamma alla fine dei 50 anni aveva creato polemiche, soprattutto da parte di altrigenitori. Le avevano dato dell’egoista, perchè sua figlia sarebbe stata sicuramente“presa in giro”. Freya (oggi 4 anni) è nata tramite fecondazione in vitro in Russia(con lo sperma del partner e un ovocita di una donatrice). Al tempo lei diceva di nonavere rimorsi e di essere pronta a farne un altro. Oggi invece sente il peso di dovercrescere la figlia da sola, dopo la malattia e la separazione dal compagno, 49 anni,l’anno scorso. “Spero di vedere Freya andare all’università, sposarsi e farsi una suafamiglia. E’ il mio unico desiderio”, ha concluso la mamma “pentita”.

Sue Tollefsen, la mamma più vec-chia della Gran Bretagna

C’è una rivoluzione in cor-so. E distruggerà duemila

anni di convinzioni e di impli-citi culturali, consegnando lariproduzione della vita agliuteri artificiali se non addirit-tura a ‘Uomini nuovi’: esseriumani venuti al mondo senzabisogno di ovociti e di sperma-tozoi, di un padre e di una ma-dre. Secondo i genetisti ameri-cani succederà entro il 2040.Una notizia che apre nuoviorizzonti a quelle donne cheaspirano a diventare mamme,anche quando l’orologio biolo-gico ha segnato lo stop. Le pos-sibilità di diventare natural-

mente mamma a 50 anni sono2 su un milione. E già dieci an-ni prima della menopausa, lafertilità si riduce drasticamen-te. Eppure i dati Istat raccon-tano che le neo-madri ultra-cinquantenni erano 84 nel2001, 265 nel 2012 e 295 nel2015. E che il solo 2016 ne hacontate quasi una al giorno. Apoche fortunate lo ha concessoun fisico generoso; per le altre,ci hanno pensato la tecnica ela donazione di uova giovani,materia prima destinata a es-sere sostituita, prossimamen-te, da perfetti succedanei sin-tetici. Una rivoluzione che, co-

me ha affermato il professorCarlo Flamigni, membro delcomitato nazionale di bioetica“trasformerà il concetto di ge-nitorialità”.A Cattolica, il professor CarloBulletti, direttore della Unitàoperativa di Fisiopatologiadella riproduzione dell’ospeda-le Cervesi, è uno dei pochissi-mi scienziati al mondo in gra-do di creare un utero artificia-le. Il primo esperimento lo fecea metà degli anni ‘80, a Bolo-gna. E, nel 1989, in collabora-zione con Flamigni, realizzò laprima gravidanza attraversoun utero (ottenuto da una iste-

bioetica Esseri umani venuti al mondo senza bisogno di ovociti e spermato>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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È in arrivol’utero artificiale

Le madri italiane sono le piùvecchie d’Europa (32,5 anni)e le gravidanze delle ultra-quarantenni sono triplicatenel giro di due lustri. Donneche hanno ‘ingannato’ l’orolo-gio biologico grazie alle tec-niche di fecondazione assisti-ta: giusto o sbagliato, in 20anni la scienza renderà inuti-le il dibattito

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del codice penale che delineavano come questa pro-cedura, considerata ‘disumana’, fosse vista comeirreale in Italia. Bisogna aspettare il 1975 peravere i primi cenni di attenzione all’argomento daparte della stampa e dei media nazionali, grazieallo scandalo successivo all’arresto del segretarionazionale del Partito radicale, GianfrancoSpadaccia, all’arresto di Adele Faccio e della mili-tante radicale Emma Bonino, con la chiara edistinta motivazione di “aver praticato aborti e suc-cessivamente essersi denunciati”. Il 5 febbraio diquello stesso anno, Marco Pannella e Livio Zanetti,all’epoca direttore de ‘l’Espresso’, presentarono allaCorte di Cassazione la richiesta di un referendumabrogativo per gli articoli del Codice penale chevietavano l’aborto, cominciando in tal modo unavera e propria battaglia per il diritto delle donne dicessare la propria gravidanza. Nonostante i tumul-ti e le contestazioni da coloro che urlavano al sacroe santo diritto alla vita, il 1978 è l’anno in cuivenne approvata la norma che consente alladonna, nei casi previsti dalla legge medesima, dipoter “ricorrere all’interruzione volontaria di gravi-danza in un ospedale o ambulatorio (quindi unastruttura pubblica, ndr) convenzionato con laRegione di appartenenza entro i primi 90 giorni digestazione. Se l’interruzione viene praticata nelmesi successivi viene ammessa solo e unica-mente per motivi di salute del nascitu-ro”. Aborto e libertà di coscienzadivennero, quindi, due facce dellastessa medaglia. Almeno finoallo scorso 23 febbraio 2017,quando un bando di concorsodella Regione Lazio per l’as-sunzione di due medici nonobiettori di coscienzaall’ospedale San Camillo diRoma ha scatenato un nuovocaso di ritorno al passato, conuna vera e propria sollevazionedi ‘scudi’ da parte dei medici cat-tolici obiettori di coscienza. Il dirit-to alla vita e alla salute della donna, latutela dei diritti del concepito e il dirittoall’obiezione di coscienza sono i tre princìpi cardineche lo Stato italiano deve garantire, a cominciaredal ministero della Salute. Ma, a quanto pare, ildibattito cntinua a presentarsi fuorviante e ideolo-gico, con uno scontro continuo e incontrollato trachi reclama il diritto di obiezione e coloro che si tro-

vano di fronte a un disservizio delle strutture nelgarantire il servizio di interruzione di gravidanza.A tal proposito, l’Organizzazione delle NazioniUnite ha ‘richiamato’ l’Italia per “la difficoltà diaccesso al servizio, a causa dei numerosi mediciobiettori” e quindi l’impedimento a garantire taleservizio di assistenza in maniera legale, costrin-gendo le donne a ricorrere alle pratiche di abortoclandestine e, spesso, poco controllato. “Lo Statoitaliano dovrebbe adottare misure necessarie pergarantire il libero e tempestivo accesso ai servizi diaborto legale, con un sistema di riferimento valido”:questa le parole pronunciate dal Comitato deidiritti umani dell’Onu, in un rapporto presentato loscorso 28 marzo 2017. Un richiamo che, seocondo ilGoverno italiano, andrebbe a ‘cozzare’ con i nume-ri del nostro ministero della Salute, secondo ilquale i medici obiettori che non praticano la cessa-zione di gravidanza sono il 70% del corpo medicocomplessivo, quindi in calo rispetto al 2014, checontava 97.535 unità obiettrici. Il ministro dellasalute, Beatrice Lorenzin, ha sottolineato inoltrecome, in 30 anni, vi sia stato un “dimezzamentodelle interruzioni di gravidanza settimanali com-piute da medici non obiettori”. Ma la Laiga -Libera associazione italiana dei ginecologiper l’applicazione della legge 194 non è del

tutto d’accordo con i dati riportati, sottolinean-do come l’Italia sia tra gli ultimi Paesi

europei per tutela della salute delledonne che vogliono abortire, con

ben 8 Regioni, in particolareMolise e Campania, con ilnumero di medici contrari instragrande maggioranza, ocon numeri assai viciniall’80-90% dei professionistiassunti nelle strutture pub-bliche. Numeri raggelanti,

che spingono il ‘Belpaese’ ailivelli di Irlanda e Polonia, Stati

nei quali l’aborto è assolutamen-te vietato per legge. Nell’aprile

2016, il Comitato europeo per i dirittisociali si è anch’esso pronunciato, afferman-

do che le donne italiane continuano ad averenumerose problematiche nell’accesso ai servizilegiferati dalla legge 194, quindi, fondamentalmen-te, al loro diritto alla salute.

ILARIA CORDÌ

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La legge n. 194 del 22 maggio 1978, meglioconosciuta semplicemente come 194, legifera

sulla tutela sociale della maternità e sull’interru-zione di volontaria di gravidanza. Approvata inItalia con molto ritardo rispetto agli altri Paesieuropei, la legge sull’aborto ha dato modo di decri-minalizzare e disciplinare le modalità con le qualisi potesse ricorrere a questa scelta. Prima del 1978,l’interruzione di gravidanza era considerata, tra-

mite l’articolo 545 e seguenti del codice penale ita-liano, un vero e proprio reato. Nello specifico, si vio-lava l’art. 545 se la donna non era consenziente ominore di 14 anni (con reclusione da 7 a 12 anni);si violava l’art. 546 se la donna era consenziente(reclusione da 2 a 5 anni); si violava l’art. 547 se siprocurava l’aborto (reclusione da 1 a 4 anni); si vio-lava l’art. 548 se si istigava o si fornivano mezzi perprocedere all’aborto. Seguivano numerosi articoli

politica Interruzione di gravidanza: una scelta non garantita>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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La questione dei medici obiettori presenti in stragrandemaggioranza nelle nostre strutture sanitarie pubbliche èstrumentale a dissimulare il tentativo di non applicare unanorma che garantisce la libertà delle donne di scegliere sericorrere all’aborto legalizzato, al fine di dimostrare lasostanziale inutilità della legge n. 194 del 1978

Un dirittocontroverso

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bile e persone affette da paralisi.Ma un buon 20-30% dei casi sitratta anche di malati psichici.E, spesso, a chiamare sono i ge-nitori, immersi nell’incertezza dichi, in un futuro in cui loro nonci saranno più, potrà prendersicura di un figlio completamentedipendente (che sia dal punto divista fisico o mentale poco cam-bia). Il recente caso di dj Fabo,cieco e tetraplegico dal 2014 inseguito a un grave incidente,emigrato in Svizzera lo scorso 27febbraio per poter andare incon-tro alla propria morte, ha riaper-to il dibattito. Nel nostro Paese,l’eutanasia, attiva o passiva, è‘fuori discussione’, creando difatto un vuoto normativo, nono-stante le numerose proposte dilegge che negli anni sono statepresentate in parlamento. Unvuoto avvertito, da parte di chida anni soffre una condizionegrave e irreversibile, come unasorta di ‘abbandono’ da partedelle istituzioni. Trovano una‘lieta fine’, previo accertamentoe delibera dei tribunali, solo queicasi in cui il proseguimento del-le cure si palesi come accani-mento terapeutico e risulti innetto contrasto con la volontà diun paziente. Cioè laddove l’idra-tazione, l’alimentazione o la re-spirazione artificiale siano fon-damentali al mantenimento invita della persona. Come avve-nuto, anni fa, a Piergiorgio Wel-by, giornalista, attivista e politi-co, al quale fu diagnosticata ladistrofia muscolare progressivaall’età di 16 anni. Una malattiadegenerativa che lo costrinsedapprima ad abbandonare glistudi e che, gradualmente, gliimpedì di camminare, di parlaree di compiere qualsiasi movi-mento. Una mente sempre luci-da, ingabbiata in un corpo co-stretto alla totale immobilità edipendenza dagli altri. Una con-

dizione che egli, come scrivevanelle sue lettere, nei suoi edito-riali o nei suoi appelli alla politi-ca, considerava non più vita, ma“insensato accanimento nelmantenere attive delle funzionibiologiche. La vita è il vento trai capelli, il sole sul viso, la pas-seggiata notturna con un amico.La donna che ti lascia, l’amicoche ti delude…”. Nel 2006 chieseufficialmente la propria morte,che sopraggiunse il 20 dicembredello stesso anno: Welby fu seda-to e, mentre ascoltava Bob Dy-lan, il respiratore artificiale chelo manteneva in vita venne stac-cato. Nel novembre del 2016 so-no stati fermati, invece, i mac-chinari che alimentavano e idra-tavano Walter Piludu, l’ex presi-dente della provincia di Cagliariche da cinque anni combattevacontro la Sla, patologia che loaveva costretto in un letto, im-mobile e attaccato a un respira-tore. Aveva chiesto di poter mo-rire, servendosi di uno strumen-to a comando oculari, inviandolettere non solo alla politica, maanche al Papa. E alla fine c’è riu-scito grazie al provvedimento diun giudice, che ha finalmente in-terpretato e applicato quel prin-cipio costituzionale in cui “tutela

il diritto alla salute è anchequello ad autodeterminarsi, ascegliere se fare o meno un trat-tamento sanitario anche quandola rinuncia alle cure porta allamorte”. In base all’articolo 2 delproprio Statuto, invece, in Sviz-zera possono accedere al suicidioassistito coloro che hanno rice-vuto una prognosi priva di spe-ranza, ma anche coloro che han-no dolori insopportabili a causadi un’invalidità permanente, opersone affette da menomazioniinsostenibili. E, nei criteri di in-validità, ci si riferisce anche al-l’impossibilità di compiere, inmodo autosufficiente, atti quoti-diani come vestirsi, lavarsi, an-dare a letto, curare la propriaigiene personale, andare in ba-gno, spostarsi o essere affetto dasordità o cecità. Cioè quei casi incui vivere equivale ad assolverefunzioni meramente biologiche,ma nulla a che vedere conun’esistenza dignitosa e autono-ma. Una delle organizzazioni el-vetiche meglio organizzate nel-l’aiuto al suicidio, la ‘Exit DS’,fornendo i dati del anno 2009 cipermette di tracciare un piccoloquadro della situazione, che ri-sulta un po’ discordante con le‘condictio sine qua non’ per fare

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he fanno da ‘ponte’con la Svizzera per richiedere di avviare la pratica del 'suicidiio assistito'>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Gli italiani vanno in Svizze-ra, visto che nel nostro Pae-

se il suicidio assistito è illegale eprevede pene che vanno dai 5 ai12 anni di reclusione per chi cer-chi di aiutare una persona a mo-rire. Coloro il cui peso della vitaè diventato ormai insostenibile -poiché fisicamente sofferenti acausa di patologie incurabili o inquanto malati terminali, manon solo... - preferiscono emigra-re pur di trovare la pace eterna.E lo fanno consci del fatto chel’iter per ottenere il suicidio assi-stito è tutt’altro che facile e velo-ce, oltre a essere completamentea carico della persona: dalle spe-

se, che ammontano a circa 10mila euro, all’intera program-mazione del viaggio. Ma quantobisogna essere sofferenti per ar-rivare a un gesto così estremo?E quant’è grande il dolore, ilconsiderarsi inutili o adiritturaun peso per gli altri? E soprat-tutto: in quali casi e fino a chepunto lo Stato può affidare al-l’arbitrio del singolo individuouna decisione del genere? Sitratta di un tema dalle fortissi-me implicazioni etiche, in cui siscontrano le posizioni di chi con-sidera la vita in sé un valore in-sostituibile e chi, invece, per ‘vi-ta’ intende anche tutta una serie

di possibilità, fisiche e psichiche,le quali, se compromesse, equi-valgono a una dolorosa e agoniz-zante attesa della morte. Comin-ciamo dai dati: il numero dellepersone che chiede informazionisul suicidio medicalmente assi-stito sono in costante crescita.Solo in Italia, ben 90 cittadini almese si rivolgono alle associazio-ni che fanno da ‘ponte’ con laSvizzera. E quasi cento all’annovarcano il confine per andare in-contro alla ‘dolce morte’ (Fonte:Exit Italia). A rivolgersi a questestrutture sono soprattutto mala-ti terminali, pazienti a cui è sta-to diagnosticato un male incura-

attualità In Italia, circa 100 cittadini al mese si rivolgono alle associazioni c>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Se la vitaè un peso

Quando l’esistenza è inaf-frontabile? Sono le singolepersone o le situazioni adeterminarlo? Il tema ètanto delicato quanto com-plesso e una legge, in talsenso, dovrebbe forse deter-minare una serie di requisi-ti concreti, a cominciaredalla fondamentale distin-zione tra testamento biolo-gico ed eutanasìa

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Emergency è nata 20 anni fa per offrire cure gratuite e di elevata qualità alle vittime della guerra e della povertà.Da allora abbiamo assistito oltre 6 milioni di persone grazie al contributo di decine di migliaia di sostenitori che hanno deciso di fare la propria parte per garantire un diritto fondamentale - il diritto alla cura - in alcuni dei Paesi più disastrati al mondo.Aiutaci con l’attivazione di una donazione periodica (RID): tu scegli che cifra destinare a Emergency e con quale frequenza e noi potremo pianificare al meglio il nostro lavoro e mantenere la nostra indipendenza.

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richiesta di suicidio assistito: su217 persone, 93 erano affette dacancro; 47 da polimorbilità; 9 damalattie croniche; 5 da sclerosilaterale amiotrofica; 3 da emor-ragia cerebrale: 7 da sclerosi aplacche: 6 dal morbo di Parkin-son; 2 da malattie psichiche; 17da dolori cronici; 2 da un iniziodi demenza; 9 da malattie pol-monari; 3 da polineuropatie; 3da tetraplegie; 3 da malattie agliocchi; 8 da altre patologie. Inol-tre, si sono verificati alcuni epi-sodi come quello di Andrè Rider,un uomo di 56 anni afflitto dasindrome maniaco-depressiva, ilquale ha ottenuto il suicidio me-dicalmente assistito ma che nonrispondeva ai criteri richiestidalla norma elvetica. L’ultimogiorno di vita dell’uomo, filmatoe diventato documentario, rac-conta di un Rider che si reca alristorante in compagnia di unamico, che successivamente vaal museo per vedere una mostrasu Picasso e che, infine, alla se-ra, in tutta tranquillità entra inuna clinica per bere il mortale‘cocktail’ di farmaci che, di lì apoco, lo avrebbero ucciso. In que-sta circostanza, nessuna malat-

tia terminale, ma semplice ‘stan-chezza’ per la vita, un profondosconforto che fa scivolare in unlimbo in cui la morte è più desi-derabile di una vita che non va-le più la pena vivere. E il casonon è isolato: Lucio Magri, stori-co co-fondatore del giornale ‘IlManifesto’, dopo la scomparsadella moglie e la sopraggiuntadepressione, il 28 novembre2011 si recò alla ‘Dignitas’ perfarsi accompagnare al propriosuicidio. Idem per l’ex magistra-to calabrese Pietro D’Amico, chenon era affetto da alcun male in-curabile ma che, nel 2007, feceun viaggio in Svizzera per suici-darsi. Anche altri casi, comequello della giornalista e leaderstorica del femminismo italiano,Roberta Tatafiore, o quello delgiovane rugbista ventitreenneDaniel James, morto in Svizzerail 12 settembre 2008 poiché ri-masto semiparalizzato dal tora-ce in giù (e con poco controllo esensibilità alle mani e senzaprospettive di miglioramento) inseguito a una grave lesione spi-nale incorsa durante un allena-mento, hanno fatto molto discu-tere sulla necessità di determi-

nare seriamente le fattispecie ingrado di delimitare il campo ap-plicativo di una norma sul finevita, distinguendo le distinte si-tuazioni senza confondere il te-ma dell’eutanasìa da quello deltestamento biologico. In genera-le, è aumentata vertiginosamen-te, soprattutto tra gli anzianiche hanno più di 80 anni, la quo-ta di persone che chiedono dimorire e che non soffrivano di al-cun male incurabile (dal 22% de-gli anni ’90 del secolo scorso, al34% del periodo 2001-2014), mache avanzavano, fra le principalimotivazioni, sofferenze dovute adolori cronici. Non spetta a noistabilire quando una vita si per-cepisce come dignitosa e fa sen-tire pieni, realizzati e partecipi,anche in presenza di gravi e pa-lesi disturbi. Ma sta di fatto chenon tutte le persone affette dacecità o semi-mobilità voglionomorire, perché non riescono piùa sopportare la loro vita. Anzi, inmolti dimostrano come la diffi-coltà possa far emergereun’energia inaspettata, chespesso si traduce in una ‘nuovavita’ e in nuove possibilità. Co-me testimoniato da GiovannaRomanato, la genovese che da60 anni vive in un polmone diacciaio: ‘fulminata’ a dieci annida un poliomelite che, oltre allatetraplegia, le ha causato an-che una gravissima insufficien-za respiratoria, da allora viveattaccata al respiratore artifi-ciale di giorno, in un cilindrometallico di notte. Sempre di-stesa nel letto, ma comunquefelice di essere viva, come haraccontato al giornalista EnzoMelillo nel libro-intervista: ‘Lafarfalla nel Bozzolo d’acciaio’(De Ferrari edizioni), a testimo-nianza di un’esistenza lumino-sa, nonostante il buio della ma-lattia.

CARLA DE LEO

attualità Si tratta di un tema dalle fortissime implicazioni etiche>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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tura musicale enciclopedica ed è stato articolistaper il magazine 247 raccontando in forma di repor-tage le sue peripezie nella scena live della cittadinainglese. Vive la musica con una tale viscerale pas-sione che, quasi imbarazzante a prima vista, finisceper suscitare un forte sentimento di empatia.Questo suo insaziabile appetito per i concerti hafatto di lui una figura leggendaria a Bristol, unpunto di riferimento per tutta la scena. La sua pre-senza è sinonimo di buona qualità della band inscena e la sua danza è stata presto presa a modellodagli altri ragazzi, in modo del tutto rispettoso.Ben presto la sua figura è uscita dai confini localisuscitando l’interesse dei media nazionali.Nel 2015 la rivista Noisey ( UK) gli ha dedicato unlungo articolo in cui se ne ricostruisce la storia,anche attraverso le parole degli artisti di fama chelo hanno conosciuto.Quattro anni prima Big Jeff era stato il protagoni-sta di un documentario realizzato da un team dellaUniversity of the West of England mediante ilquale è stato possibile entrare nel suo mondo evedere la sua casa , conoscere meglio la sua vita epersonalità.Quotidianamente Jeffrey lavora preso Art & Powerun’organizzazione che, allo scopo di giungere ad uncambiamento sociale sostenibile, opera a sostegnodi disabili ed emarginati i quali vengono incorag-giati e supportati giornalmente nel percorso di for-mazione e realizzazione delle proprie opere d’arte.Il suo approccio entusiasta alla vita e la sua instan-cabile dedizione verso la musica non vanno colloca-ti esclusivamente nella sfera del ludico divertimen-to. O meglio, questo è quello che accade ma si trat-ta di qualcosa di più, puro e necessario. La sua è

una ragion d’essere. Andare ad un concerto e dime-narsi costituisce per Jeffrey un viatico, un modo persentirsi pienamente vivo e in pace con se stesso. Inprossimità dei musicisti assorbe direttamentel’energia che fuoriesce dai loro strumenti.Naturalmente timido, all’interno di un club riescead avere delle normali conversazioni con le personeche condividono la sua passione.Da bambino ha dovuto subire un intervento peruna grave forma di appendicite. La malattia però loha reso più forte e in grado di convivere con la sin-drome di Asperger (che tra le altre cose compromet-te le interazioni sociali), la disprassia e con sporadi-ci attacchi di depressione.In questo percorso esistenziale i concerti sono statifondamentali perché gli hanno permesso di sentirsia proprio agio in un luogo dove riuscire davvero adentrare in contatto con le persone.La storia di Big Jeff ha ispirato diversi artisti chegli hanno dedicato le loro creazioni come nel casodel cantautore inglese Beans on Toast.Gli ultimi in ordine cronologico sono gli Augustinescol brano Are we alive. Nel video del singolo pubbli-cato lo scorso 29 febbraio, che anticipa l’uscita delloro terzo disco, Jeffrey è protagonista assoluto. Losi vede, in compagnia del cantante della band indie-rock di Brooklyn, girare per le strade di Bristol escatenarsi infine in un club vuoto. Nell’ultimasequenza lo si sente pronunciare “ uscire per anda-re a vedere musica dal vivo è una gioia assoluta, èla cosa migliore dell’essere vivi”.In questo momento storico, in cui si va ai soli con-certi degli artisti più chiacchierati (a volte solo perpresenziare) e risulta delle volte impossibile goder-si a pieno lo spettacolo per la miriade di smartpho-ne alzati, risulta alquanto confortante il pensiero disapere che c’è Jeffrey, di fronte a un palco, che ballafino allo sfinimento.

MICHELE DI MURO

ati fondamentali perché gli hanno permesso di superare i limiti della sua malattia >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Il suo nome è Jeffrey Johns, un ragazzone di unmetro e novanta inglese. E’ un po’ goffo, porta i

capelli biondi lunghi e sempre arruffati. Ha un nasoun po’ irregolare e sorride sempre. Legati ai polsiporta un numero incredibile di braccialetti ricavati

disabilità Nel percorso esistenziale di questo giovane inglese, i concerti sono sta>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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La storia di Big Jeff

dai nastri dei pass dei festival. Nella sua vita haassistito a circa cinquemila show musicali.Che sia in un piccolo club o nella grande sala con-certi, lo si vede sempre di fronte al palco che balla emuove energicamente la testa a tempo. Ha una cul-

Come ha fatto questo ragazzo di Bristol affetto dalla sindrome diasperger a diventare una leggenda cittadina? Semplicemente bal-lando. Negli ultimi 16 anni ha visto e vissuto, in prima fila e muo-vendosi tutto il tempo, circa sette concerti alla settimana. Possiedeuna sconfinata e vitale passione per la musica e le sue ‘gesta’ sonostate immortalate in documentari, ispirando canzoni

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domani felice. Il suo ingegnoaspetta, anche se ha studiatoed è pronto per entrare al pas-so con gli altri. Questa attesa equesti sogni sono la sua felici-tà.

3. L’età adultaL’ora è giunta: la felicità im-maginata e sognata è divenutarealtà. In cosa consiste? Siamoin una festa da ballo, in unsalone pieno di luce, specchidorati, quadri di pittori italia-ni, tende e mobilia pregiata.Siamo nella splendente casadell’uomo, il cui genio è statoriconosciuto, acclamato, coper-to d’oro. Le danze s’intrecciano,gli invitati dicono le sue lodi,mentre l’uomo passa superbo abraccio della moglie sfavillantedi gemme, avvolta nel suo abi-to lungo, estremamente ele-gante, con la sua infida corte diamici e con l’invidioso ‘codazzo’di nemici. Questo e non altrosono le ricchezze, la gloria, lafelicità, su cui ‘Lui’, livido comeuna maledizione, getta ilbagliore della sua candela, giàmolto consumata.

4. L’amaro tramontoL’uomo è tornato povero.L’ingegno e le ricchezze glihanno mentito. Aveva unfiglio, un giovinetto bellissi-mo, orgoglio suo e dellamadre, ma per un incidentestupido e malvagio, un Tizio loha colpito con un sasso aguz-zo. Il giovinetto sta agonizzan-do. E l’uomo e sua moglieimplorano inginocchiati lasorda e invisibile ‘presenza’, il‘Lui’, perché lasci loro que-st’unico bene. Ma qualcuno,nell’ombra, sorride. Il giovi-netto è condannato e muore.Allora l’uomo lancia, in dire-zione di quell’orribile sorriso,la sua imprecazione, vana nel-la sua impotenza.

5. La morteSiamo ripiombati nell’oscuritàfonda di una taverna. Un corodi ossuti e laceri beoni assisteall’agonia dell’uomo, rimastosolo e sconfitto dall’atroce suodestino, quando, scagliando lasua ultima invettiva contro‘Lui’, si rovescia su se stesso echiude gli occhi. ‘Lui’ annun-cia, mentre la candela si spe-gne definitivamente nell’ulti-mo guizzo di fiamma: “Silen-zio! L’uomo è morto”. E le vec-chie streghe malefiche del pri-mo quadro, tornate ad affiora-re dall’ombra che le partorisce,intrecciano una macabra sara-banda intorno allo sconfitto.

La vita secondo Andreev Ilsignificato di quest’opera diAndreev è il più chiaro tra tut-ti quelli di questo autore. Lascheletricità del testo e il suocumulo di note, tutte nere,esaltano la disperazione russadell’epoca, ma al contempofiniscono col confessare unsemplicismo estremo: qualcosache, volendo giungere al mas-simo dell’angoscia, ci insospet-tisce e non ci angoscia più. Lavita è questa e non dobbiamoaverne paura.

GIUSEPPE LORIN

ione teatrale allegorica che ha per tema le età umane, dalla nascita alla morte

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dell’uomo’ (Zizn’ celoveka).Andreev lo concepì nel 1906,guardando la vecchia stampa,popolare in tutti i Paesi, cherappresentava le età umane,dalla nascita alla morte. Il suodramma è diviso in cinquequadri, che qui di seguitoandiamo a descrivere detta-gliatamente.

1. La nascitaOscuro è il principio dell’uomo.Dunque, la scena è avvolta nel-le tenebre. Si percepiscono solole voci stridule delle ‘vecchie’:figurazioni delle malefichepotenze della natura, le qualiparlottano sinistramente traloro, mentre dal buio prorom-pono le grida di una partorien-te. Per Andreev, in quelle gridanon c’è nulla del dolore fecon-do, del dolore da cui sorge ilmiracolo della vita. Alle ultimeurla, laceranti, segue un gransilenzio e la voce del misterio-so personaggio-coro, vestito digrigio e nominato ‘Lui’, la cuicandela, improvvisamente, siaccende diradando, come perincanto, le tenebre. Questo èl’annuncio che l’uomo è nato.Alla luce di questa candela,che brucerà lentamente sorret-ta tra le mani di ‘Lui’ e che rap-presenta il destino, consapevo-le, beffardo e feroce, appaionoilluminati i volti felici delpadre e dei parenti ‘frivoli’, checommentano con discorsi vanila nascita dell’uomo.

2. La giovinezzaIn una stanza umida e dal-l’aspetto disadorno, ma roseacome un’alba, sta l’uomo ‘pove-ro’, ma giovane. È innamorato,ha una sposa che l’ama, è stra-colmo e felice di aspettative edè pieno di sogni. Ma la miseriae la fame trovano sostegno soloe unicamente nel vagheggiaregiorni migliori e pensa a un

Leonid Nikolaeviã Andreev

Il dramma dell’esistenza dasempre è la chiave della cul-

tura letteraria, pittorica odrammaturgica. Per quantoriguarda il teatro, un esponen-te significativo del primo reali-smo teatrale, popolato da figu-re viventi di una riconoscibileumanità, fu senza dubbioLeonid Nikolaeviã Andreev,nato nel 1871, il 9 agosto, aOrël (Russia) e morto aNejvola, il 12 settembre 1919.

cultura ‘La vita dell’uomo’è uno degli esempi più significativi della rappresentazi

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Tra le opere più significative sull’esistenza umana, quella diLeonid Nikolaeviã Andreev, esponente del primo realismo tea-trale, ancora oggi rimane uno dei principali capolavori dram-maturgici nel rappresentare le diverse fasi della vita

Laureatosi in legge fra moltistenti a Pietroburgo e, più tar-di, indirizzato da MaksimGorkij alla scrittura dramma-turgica, i suoi testi risentironogli influssi di Cechov e Tolstoj,specialmente dopo aver letto ‘IlGovernatore’. Per il teatroscrisse una serie di drammiche vennero classificati dai cri-tici in due partizioni: i simboli-ci e i realisti. Tuttavia, sarebbemeno inesatto dire che

Andreev, in certe opere, sem-bra attenersi a una immediata‘pittura’ della realtà, sulleorme degli scrittori russi chel’avevano preceduto, mentre inaltre si propose di affermare lasua originalità procedendo perallegorie, fra le astrattiste equelle più fantasiose. Il dram-ma più noto, che appartiene aquesto secondo genere, è consi-derato anche il suo capolavoroda non dimenticare: ‘La vita

Cinque fasidi disperazione

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importanti della musica italiana per l’infanzia>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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scuola”, “Le due Befane”, “Viva le vacanze”,“Canzoni per Alpha Centauri”, “Tre farse, un soldo”e “La festa della mamma”. Regista e autore di“Chissà chi lo sa?”, trasmissione tv dedicata ai piùgiovani, nel 1962 fu uno dei padri di "Nuovi incon-tri", programma condotto da Luigi Silori, che videla partecipazione di alcuni tra gli scrittori piùimportanti del Novecento, tra cui RiccardoBacchelli, Dino Buzzati e Alberto Moravia.Partecipò, poi, alla realizzazione di "IlDirodorlando" e "Scacco al re".Tra la fine degli anni Settanta e i primi anniOttanta collaborò con Telealtomilanese e conAntenna 3, tv locali lombarde per le quali scrisse,tra l'altro, “Il pomofiore” insieme ad Enzo Tortora,“Il Napoleone” e “La bustarella” insieme ad EttoreAndenna, “Una fetta di sorriso”, “Classe di ferro”,“Strano ma vero”, “Birimbao”, “Ric e Gian Show” e“Incrocia la fortuna”. Tortorella portò su Antenna 3anche la sua esperienza in materia di tv per ragaz-zi. Lo dimostrò la trasmissione pomeridiana“Telebigino”, condotta per tre ore al giorno daRoberto Vecchioni, all'epoca già apprezzato cantan-te ma, nel frattempo, ancora docente di greco e lati-no al liceo Beccaria di Milano, un programma cheaiutava i ragazzi e i bambini che telefonavano indiretta a svolgere i compiti.Negli anni Ottanta fu autore insieme a Popi Perani(già autore di “Giochi senza frontiere” e AnnaTortora (sorella del conduttore Enzo), di “La lunanel pozzo”, un programma inizialmente concepitoper essere presentato proprio dal conduttore di"Portobello" e che, invece, venne affidato aDomenico Modugno, a causa dell'ingiusta detenzio-ne in carcere di Tortora. Tortorella fu direttore arti-stico di "Bravo bravissimo",talent-show per bambini, presen-tato da Mike Bongiorno sulle retiMediaset e collaborò con il circui-to “Euro Tv”, diventando registade "Il grillo parlante", trasmis-sione scritta da Antonio Ricci econ Beppe Grillo in video.Unavita, dunque, trascorsa in tv,come conduttore carismatico,autore, regista.Una carriera sempre in crescen-do che, però, si era adombratanegli ultimi anni.

Gli ultimi anniL'esclusione da “Lo Zecchinod'oro”, una decina di anni fa, lo

aveva profondamente ferito. "Sto facendoun'azione legale perché voglio riprendermi il mioZecchino e voglio difenderlo da chi ne vuoledistruggere lo spirito. La Rai mi sta facendo farela fine di Mike Bongiorno ma io non avrò nemme-no il funerale in Duomo” aveva dichiarato aimicrofoni dell' “Alfonso Signorini Show” su RadioMontecarlo.Per due volte, nel 2007 e nel 2009, il suo cuoresmise di battere: due ischemie sulle quali spessoironizzava dicendo: “Sono partito più forte diprima”. L'anno scorso, durante una puntata delprogramma Mediaset “Pomeriggio 5” aveva rac-contato di aver visto l'aldilà a causa delle dueischemie cardiache.“Non sono molto religioso ma dico a tutti che la vitanon sarà finita dopo. Oggi so che se questo Dio esi-ste, mia mamma mi ci accompagnerà. Mi sono tro-vato in un abisso di chiarità e ho visto il volto dimia sorella e di Mariele Ventre (direttrice del corodell'Antoniano dal 1963 al 1995). Mi sono sentito inuna dimensione straordinaria”.

Il ricordo di Cristina D’Avena“Con te è iniziato il capitolo più bello della mia vita.Tu mi hai accompagnata e seguita nei miei primipassi su quel palco dove ancora oggi mi emozionoed ogni volta mi sembra di sentire la tua voce checerca di correggere il mio “Valzerrrr delMoccerino”. Cristina D'Avena ricorda con questeparole Cino Tortorella, l'indimenticabile MagoZurlì, scomparso a Milano all'età di 89 anni, loscorso 23 Marzo. Lo conobbe nel 1968, quandodebuttò allo “Zecchino d'Oro” (nella foto qui asinistra), all’età di quattro anni, cantando appun-

to “Il valzer del moscerino”.“È stato un pezzo della mia vita,un grande riferimento e oralascia un vuoto immenso” rac-conta la cantante bolognese,componente del Piccolo Corodell'Antoniano fino al 1976, inun’intervista rilasciata aMediaset. “Avevamo ancoratante cose da dirci e da fare insie-me. Il nostro era un rapportomolto bello, di stima reciproca edi grande affetto.A quasi 90 anniaveva ancora voglia di inseguireprogetti. Era estremamente atti-vo e non voleva mollare.Parlavamo di futuro”.

DARIO CECCONI

Nato a Ventimiglia nel 1927, dopo gli studi digiurisprudenza e il servizio militare svolto

come paracadutista nel corpo degli alpini, final-mente potè dedicarsi a tempo pieno al teatro, lasua grande passione. Alla selezione per la Scuolad’Arte Drammatica del Piccolo Teatro di Milanodi Giorgio Strehler, fu nominato tra i 15 vincito-ri.Esordì nel mondo della televisione in un ruoloche ne segnò l'intera carriera. Pare sia statoUmberto Eco, all'epoca funzionario Rai, a propor-gli, nel 1957, il programma per ragazzi “Zurlì, ilmago del Giovedì”, personaggio già portato inscena, lo stesso anno, al Piccolo Teatro di Milanoe di cui Tortorella fu anche ideatore. Un mantel-lo azzurro, una bacchetta magica e un sorriso

personaggi Una capacità creativa che ha prodotto i successi più>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Zurlì, il magodei bambini italianiAddio all’inventore de ‘Lo Zecchino d’Oro’, una trasmissione che hafatto la storia della nostra televisione

rassicurante, lo resero subito figura inconfondibi-le e amata dal pubblico di tutte le età. Sostenutoda un successo strepitoso, divenne autore e con-duttore de “Lo Zecchino d'oro”, una gara canoraper bambini, con canzoni a tema infantile, cheprevedeva anche la presenza di Topo Gigio nelruolo di assistente. Tortorella ne condusse tuttele edizioni, a partire dal 1959, tranne le ultime, lepiù recenti. Nel 2002, rientrò addirittura nelguinness dei primati per aver presentato lo stes-so spettacolo per più anni.

I successi in tvDalla collaborazione con l'Antoniano di Bologna,luogo simbolo de “Lo Zecchino d’oro”, ebbero origi-ne numerosi altri programmi: “Il primo giorno di

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si manifesta nello studio dei maestri del passato e nel ruolo di strumentididattici per l’artista che reinventa, senza limitarsi alla citazione, l’icono-grafia tradizionale con sguardo inedito e critico sul presente. Non si trattadi una semplice trasposizione su carta velina di soggetti noti: il maestrodella videoarte intende potenziare la percezione della spiritualità e del-l’esperienza attraverso il ricorso a temi universali quali la paura, l’ineso-rabile scorrere del tempo, la vecchiaia e così via.

I quadri d’azioneLa dimensione temporale non è concepita soltanto in funzione di un dialo-go con i quadri di altre epoche, ma è ‘movimento della coscienza’ dell’indi-viduo e della sua presenza nel mondo. In ‘The Greeting’ (Il saluto, 1995) ,l’incontro tra tre donne ispirato al Pontormo della ‘Visitazione’ (1528 ogginella Propositura dei Santi Michele e Francesco di Carmignano, Empoli).La dilatazione del tempo è restituita attraverso lo studio della percezionedell’immagine e una originale concezione delle figure di Maria, Elisabettae un’altra figura femminile nello spazio. Il vento che muove gli abiti e icapelli insieme ai colori dalla timbrica brillante, contribuiscono a creareempatia nel visitatore instaurando un dialogo visivo forte ma anche unavitalità fisica alla narrazione.‘Catherine’s Room’ ( La stanza di Caterina, 2001) ripropone la struttura incinque predelle del polittico di Santa Caterina da Siena e beate domenica-ne del senese Andrea di Bartolo. Il visitatore segue la vita di una donnalaica, completamente sola, con uno sviluppo temporale in cinque modulivideo. La scansione del tempo è condizionata dal ciclo naturale delle quat-tro stagioni e in particolare dal dettaglio del ramo dell’albero, visibileattraverso la finestra e dalla modulazione della luce che cadenza meglio irituali quotidiani di mattina, pomeriggio, tramonto, sera e notte. L’usodella luce, in particolare in primavera, rimanda allo ‘squarcio caravagge-sco’ della ‘Vocazione di S. Matteo’ (1600) e sottolinea la solennità dei ‘picco-li eroi’ del quotidiano, assumendo una connotazione quasi cinematograficadi sceneggiatura in immagini.

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Bill Viola. Rinascimento elettronicoa cura di Arturo Galansino e Kira PerovPalazzo Strozzi, Firenze Dal 10 marzo al 23 luglio 2017

mostre Un maestro che intende potenziare la percezione della spiritualità>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Un percorso tra videoarte e opere rinascimen-tali in una mostra che individua le tappe piùsignificative della carriera dell'artista, esaltan-do la poetica del movimento quale interazionetra forze ed energie opposte, come la vita, lamorte e la rinascita

Bill ViolaArte in vibrazione

Dopo un esordio nel campo della musica, Bill Viola (1951) approdaall’arte contemporanea attraverso lo sviluppo di apparati tecnologici

sempre più raffinati, dall’uso di apparecchiature televisive e di video pro-iezione alle videoinstallazioni.La prima curiosità di questo percorso si individua all’inizio, dove sonoesposte le ultime opere realizzate dall’artista statunitense. Nell’idea delcuratore, i progetti più recenti sono funzionali ad un racconto o un viaggioa ritroso nella produzione di Viola, partendo dalle opere recenti si possonodecodificare meglio le prime sperimentazioni degli anni Settanta.In ogni sala del Piano Nobile, il confronto tra quadri, affreschi e videoarte

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La circolarità intensa e l’ ‘actio liturgica’ si ritrovano ancora nell’operaEmergence (2002). Emersione nasce dalla contaminazione con l’antico,ispirato all’affresco di Masolino da Panicale Cristo in pietà (Museo dellaCollegiata di Sant’Andrea a Empoli), e rappresenta il culmine di un viag-gio sincretico tra credo religioso e spiritualità orientale. Vita e morte sonorappresentate dagli elementi naturali, il sarcofago da dove esce il Cristo èun momento di duplice Resurrezione attraverso un flusso d’acqua che tra-bocca a ricordare la rottura delle acque del parto.

Arte in vibrazioneL’artista si forma con Jack Nelson per la visual art e Franklin Morris perla musica elettronica alla Syracuse University, mentre tra il 1974 e il ‘76soggiorna a Firenze, dove ricopre il ruolo di direttore tecnico di produzioneper l’Art/Tapes/22, il primo studio di videoarte in Europa. Così allaStrozzina nel piano sotterraneo, una serie di fotografie coprono una picco-la stanza quadrata e ritraggono i luoghi e le persone più significati per losviluppo culturale e artistico di Viola. Una ricerca storica e artistica dav-vero molto personale, i quarantanni dell’artista rappresentano una testi-monianza importante della sua voglia di rapportarsi al visitatore senza fil-tri ma con un approccio diretto, semplice e teso al coinvolgimento emotivo.Tra arte e musica, la formazione di Viola si indirizza ad indagare l’aspettodinamico dell’arte contemporanea, espandendo al massimo le potenzialitàdei mezzi tecnologici nell’ottica di una resa fluida e dinamica dei contenu-ti. Su questa linea, l’installazione Presence (Presenza, 1995) è giocato sullesollecitazioni acustiche con quattro tipi di voci diverse in sonoro nella stan-za e toni bassi come vibrazioni fisiche.Il fruitore viene catapultato negli anni delle prime sperimentazioni creati-ve con l’uso dei primi ‘rudimenti’ della tecnologia. In questa ‘archeologiaaudiovisiva’, le tracce del passato si riflettono in una circolarità che divie-ne ritualità universale attraverso esperienze vissute con tutti e quattro isensi (‘Olfaction’, 1974 Olfatto).Il percorso sembra assumere caratteristiche di atemporalità in virtù dellosfruttamento del potenziale audiovisivo, come la riflessione/annullamentodell’immagine in The Reflecting Pool (Vasca riflettente, 1977-79) e l’altera-zione della percezione visiva nell’immagine televisiva di Cycles(Cicli,1973).L’interrogazione del passato non si esaurisce in questo luogo perché comein una processione tra corpo e anima l’esplorazione continua nelle sedi sto-riche della Galleria degli Uffizi, al Museo di Santa Maria Novella e alMuseo dell’Opera del Duomo.

SILVIA MATTINA

mostre Un percorso che assume caratteristiche di atemporalità>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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a cura di Serena Di Giovanni>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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nali’: dalla musica fino alla storia dell’arte. Orgoglioso delle sue ori-gini afro-americane, Basquiat sintetizza insieme astrattismo e figu-rativismo neoespressionista, l’esperienza ‘dada’ del ready-made conl’espressionismo astratto di un De Kooning; l’Art Brut di JeanDubuffet e la cultura pop dell’amico Andy Warhol. Nella sua opera, lascrittura è una presenza costante e concorre a definire un linguaggioartistico originale e incisivo, che critica apertamente le strutture delpotere e il razzismo.

Dal 24/03/2017 al 2/07/2017Via Arco della Pace, 5 – 00186 Roma Dal lunedì al venerdì, ore 10.00 – 20.00Sabato e domenica, ore 10.00 – 21.00

parte dall’esplorazione di alcune forme artistiche dei seguaci delTrantra induista e della Teosofia per arrivare poi alle correnti arti-stiche novecentesche dedite all’uso del colore.

Dal 13/03/2017 al 23/07/2017 Castello di RivoliPiazza Mafalda Di Savoia, Rivolida martedì a venerdì: 10.00-17.00Sabato e domenica: 10.00-19.00Lunedì chiusoGAMVia Magenta, 31, 10128, Torino Da martedì a domenica: 10.00-18.0Lunedì chiuso

molti dei ritratti esposti sono stati adornati con incantevoli raffigura-zioni di gioielli rinascimentali, appartenenti alla Fondazione Pierodella Francesca e prestati alla Fondazione Ivan Bruschi proprio perdar vita a questo progetto. Un artista la cui pittura spaziosa, monu-mentale e impassibilmente razionale costituisce senza dubbio unodei raggiungimenti più alti degli ideali artistici del primoRinascimento. Fu un grande sperimentatore: maestro dell'affresco fuinteressato soprattutto all'applicazione delle regole recentementeriscoperte della prospettiva alla pittura narrativa e devozionaleDal 5/08/2016 al 7/05/2017Piazza San Francesco, 1 – 52100, ArezzoDa martedì a domenica: ore 10.00-18.00

caratterizzano, nel segno della sintesi tra scienza e arte, la sua matu-ra produzione e gli studi sulle forme che lo hanno reso celebre. La suaproduzione, composta da xilografie, litografie e disegni a graffio (manon solo), è ispirata a paesaggi italiani e strutture architettoniche,ma anche dallo studio dei mosaici moreschi e dei trattati scientifici.Opere d’arte visionarie, dettate da forme geometriche essenziali eprimarie, ripetute in serie contigue, più tardi sostituite da figure zoo-morfe, che passano attraverso una serie infinita di ‘metamorfosi’.

Dal 18/03/2017 al 17/09/2017Via Vittorio Emanuele II, 95131 Catania Dal Lunedì al Venerdì: 10.00-20.00Sabato e Domenica: 10.00-24.00

artenews La segnalazione delle mostre più interessanti del momento >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Un progetto denso e complesso, ricco di rimandipiù o meno espliciti alla storia dell’arte. RobertWilson, nato a Waco in Texas (4 ottobre, 1941), èuno tra gli artisti visivi e teatrali più importantidel mondo. Nei suoi lavori per il teatro, semprecaratterizzati da un’impronta anticonvenzionale,ha saputo fondere una vasta gamma di linguag-gi: danza, movimento, luci, scultura, musica etesti. Oltre alla selezione di Video Portraits,disposta all’interno degli spazi di Villa Panza, lamostra si estende al parco con una suggestivainstallazione permanente intitolata ‘A House forGiuseppe Panza’, un omaggio al collezionistamilanese che abitò la villa e diede vita al museo.Nelle singole stanze della villa Robert Wilson harealizzato l’allestimento dei video ad alta defini-zione che uniscono la fissità del ritratto alla suacontinua e lenta mutazione (‘Video Portraits’),riuscendo ogni volta a instaurare uno specificodialogo con gli ambienti, gli arredi e la collezioned’arte. Celebri personaggi del mondo delle arti edello spettacolo si alternano a esemplari delmondo animale, per lo più in via d’estinzione,lungo una spettacolare galleria di invenzioni, checontamina l’immagine di varie icone della con-temporaneità con quella di icone del recente pas-sato o di capolavori della storia dell’arte. Il nucleopiù numeroso è costituito dalla serie dei ‘LadyGaga Portraits’: progetto realizzato nel 2013,esposto nello stesso anno al Louvre di Parigi eora presentato per la prima volta in Italia. Lacantautrice statunitense rivive attraverso il rife-rimento a tre celebri dipinti del passato, connes-si in maniera diversa all’idea della morte.

Dal 4/11/2016 al 15/10/2017Piazza Litta, 1, 21100, Varese Tutti i giorni (ad eccezione dei lunedì non festivi) ore 10,00 - 18,00

VARESE

Robert Wilson. Tales ROMA

Jean-Michel BasquiatNew York CityCirca 100 i lavori esposti tra olii, acrilici, disegni, serigrafie e cerami-che, opere realizzate tra il 1981 e il 1987 tra le più rappresentativedella produzione di Basquiat. A quasi trent’anni dalla morte, avve-nuta per overdose e a soli 27 anni, i suoi lavori e il suo linguaggiocontinuano ancora oggi ad affascinare il pubblico di tutto ilmondo. Le opere in mostra a Roma, fanno emergere come l’artistaabbia attinto alle fonti più disparate, sia iconografiche, sia ‘perso-

TORINO

ColoriL’emozione del colore nell’arteUn viaggio nella storia, nell’invenzione, nell’esperienza e nell’usodel colore nell’arte moderna e contemporanea d’Occidente, maanche di altre culture. È questa l’essenza della mostra che vedeprotagonisti, tra gli altri, nomi importanti come VassilyKandinsky, Paul Klee e Giacomo Balla. Organizzata in parallelotra il Castello di Rivoli e la GAM di Torino, sotto l’egida dell’unicodirettore Carolyn Christov, ‘Colori. L’emozione del colore nell’arte’

AREZZO

Le età dell’oro Riflessi di Piero della FrancescaUn tributo ad uno degli artisti più rappresentativi dell’arte italiana,Piero della Francesca. In una mostra, al Casa Museo Bruschi, che pro-pone una sorta di full immersion in alcune delle sue opere più inte-ressanti: dalla ‘Sacra conversazione’ della Pinacoteca di Brera, alla‘Madonna di Senigallia’, alla ‘Maddalena’, la ‘Resurrezione’, la‘Madonna della Misericordia’ed, ovviamente, la ‘Leggenda della VeraCroce’. In occasione del 600° anniversario della sua ‘presunta’nascita,

CATANIA

Escher‘Mano con sfera riflettente’ (1935), ‘Vincolo d’unione’ (1956),‘Metamorfosi II’ (1939) e ‘Giorno e notte’ (1938): sono solo alcunedelle opere del genio olandese Maurits Cornelis Escher (1898- 1972)presentate al Palazzo della Cultura di Catania, città in cui l’artistagiunse l’ultima volta nel maggio del 1936 nel suo ideale Grand Tournella penisola. Per l’occasione, viene mostrata un’inedita selezione diopere prodotte dall’olandese durante i vari soggiorni in Sicilia, avve-nuti tra il 1928 e il 1936. Proprio nel Sud Italia e nell’isola in partico-lare, Escher maturò buona parte di quelle idee e suggestioni che

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“dove i gabbiani dicono che se ne andranno via”,mentre il poeta uomo del vento è lì ad osservare.‘Sant’Eulalia’ è l’unica canzone in algherese del-l’intero album, una piccola perla in vernacolo, cheriassume i pensieri che il mare ha suscitato nel-l’artista durante un viaggio. Maturità e vivacitàcompositiva hanno reso questo progetto editoria-le qualcosa di insolito e affascinante, nella sem-plicità più assoluta.

Davide Casu, secondo te un artista completoquali caratteristiche dovrebbe avere?“Non credo che fortunatamente esistano degli stan-dard, né tantomeno una scatola degli strumenti adhoc affinché un artista debba poi potersi dire com-pleto; del resto non vedo neanche il bisogno diesserlo a tutti i costi: completo dico! Anche perchénon vedo l’essere artista come un fine, lo vedo comeuno dei tanti strumenti possibili che l’umanità hadisposizione per capirsi nel cosmo ed imparare avivere”.Nel cofanetto ‘Poetica’ ci sono i tuoi racconti,le tue poesie, le tue canzoni, i tuoi dipinti.Come è nato questo lavoro così particolare?“A livello editoriale nasce tutto con una raccoltafondi per il disco, su una nota piattaforma di foun-draising. Da lì in poi, una serie di soggetti comincia-no ad interessarsi alla mia produzione con la volon-tà di promuoverla e produrla su ampia scala.Intimamente, invece, che forse è la parte più inte-ressante, questo lavoro nasce dalla mia ricerca atutto campo, in ciò che è una lunga ‘recherche’ sututti i fronti dello scibile che mi è possibile abborda-re: dalla filosofia alla musica, dall’architettura allescienze, dalla pittura alla narrativa e poi la poesia,col fine, non tanto di diventare un tuttologo, ma dipromuovere un dialogo tra tutte queste discipline,quasi fosse un dialogo tra tutti i miei consci e incon-sci, affinché ognuno si nutra dell’altro, così nellamente, così come nell’atto creativo”.

Nel cd colpisce il brano Sant’Eulalia in alghe-rese. Quanto è importante il dialetto nella tuaesperienza compositiva?“L’algherese è una lingua che muore, eppure unidioma è il riflesso di una certa maniera di credereil mondo e di concepire la vita. Mi rendo conto cheho cose nel mio cuore che sono solamente esprimi-bili in queste sonorità morenti che io tento di man-tenere vive in me, per trattenere alla vita quellaparte d’anima che sa parlare solo in quella lingua”.

Il legame con la tua terra è forte. Che cosa

rappresenta per te Alghero?“Alghero è una madre in ostaggio d’un uomo violen-to. È una madre sofferente, ancora sfavillanteancorché sotto il potere sterile e brutale di un uomoche la stupra senza concederle respiro. Muore lasua lingua, muore la sua carne, i suoi occhi a voltesembrano chiudersi per sempre, così da lasciarmiorfano, me, e tutti quanti, senza più un seno da cuiattingere e suggere il segreto del vivere”.Nelle tue canzoni rifletti sull’esistenza e osservi ilpaesaggio che muta insieme a te. E’ così?“Sono io che muto insieme al paesaggio. Mi affidoalla vita e faccio sì che lei mi ritenga a sua comple-ta disposizione, così che oggi sono pioggia, domanicirri leggeri, fanghiglia, macero di foglie sui boschidi roverella, un pezzo di carta sui parabrezza dellemacchine. Solo così penso di potermi capire nelcosmo, per poi fare dell’arte uno strumento socialee antropologico per gli altri. Chiamarli alla madre”.

Che cosa è per te la poesia?“Penso che il giorno che Dio ha creato il mondo, loabbia fatto con un canto. Per me la poesia è l'ecoarmonica di quel gesto”.

Il tuo stile rievoca per alcuni aspetti iMadredeus, gruppo musicale portoghese chefonde influenze del fado con la musica folkmoderna. Ti riconosci in questa corrispon-denza?“Diciamo che ho molta stima dei Madredeus ancor-ché il mio spirito anarchico, difficilmente si irregi-menta in poche ruberie. Io rubo dappertutto, sac-cheggio musica da tutti i silos del mondo, ne tosto lefarine, le faccio passare per il mio setaccio, scelgocon cura i luppoli. Cerco di fare una buona birra:leggera, poco inebriante, dissetante”.

Il mare è spesso al centro dei tuoi testi. Chesignificato ha per te?“Affidarsi al mare è un gesto di fiducia non da poco.Alcuni pensano che etimologicamente il Mare e laMorte siano profondamente cugini. Il mare è unmezzo bellissimo per affidarsi al capire la vita equell'inevitabile passaggio per l'ignoto momento deltrapasso. E poi in estate, vuoi mettere? Gettarsi trale onde e godere del silenzio della mente!”.

Dove ti porterà la musica prossimamente?“Non ci ho pensato, spero che mi porti sempre anutrire la mia felicità, in caso contrario saròcostretto a dirle addio, o un lungo arrivederci!”.

MICHELA ZANARELLA

poesia e musica si mescolano in un’esplosione di creatività>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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La bellezza della vita nella purezza degli elemen-ti della natura è raccontata in musica e filtrata

nelle diverse espressioni artistiche dal giovane can-tautore algherese che si presenta con un cofanettoparticolare edito da Abbà: Poetica. Una raccolta diracconti, poesie, canzoni, dipinti per un’opera dav-vero originale e completa. Si è messo alla prova inogni fronte Davide Casu, curioso di conoscere lediverse sfumature delle cose. È immancabile unriferimento ai toni caldi ed avvolgenti che rievoca-no il cantautorato di prestigio italiano. In un per-corso di costanti contaminazioni culturali Casu èprotagonista tra Alghero, Torino e Madrid. La terraiberica lo trascina ad un’intensa attività pittorica.Numerose sono le sue esposizioni tra Alicante,Madrid, Illescas e Ciudad Real, con buoni riscontridi critica e di pubblico. Non mancano concerti neilocali più in voga. Tornato nella natìa Sardegnaprosegue nella scrittura e nell’arte, dove la sabbia ela graniglia compongono immagini futuriste. Inogni esperienza l’artista mantiene un filo condutto-re che lo identifica: c’è un attaccamento alla vita,una smisurata voglia di capire ed esplorare. NeriaDe Giovanni che ha curato l’introduzione del volu-me ha parlato di “esplosione di creatività” e nonpoteva scegliere definizione migliore per presenta-re il lavoro di Davide Casu, che ha un ampio respi-ro collettivo e sociale. E’ legato alla sua Sardegnal’autore e rievocarne gli spazi, i colori, gli odori intutta la produzione è segno di forte amore per leproprie origini. La narrativa e la poesia si mescola-no, si fondono, come le luci e le ombre. Ad un certopunto la lingua italiana lascia il posto al dialetto ele sonorità prendono un’appartenenza chiara,inconfondibile. Inseparabile dalla sua chitarraCasu ha una vocalità interessante. Ogni canzone ciproietta in una dimensione piacevole, dove leimmagini si fanno concrete, autentiche, mai banali.Il mare è sempre presente: rappresenta l’origine

musica Il nuovo lavoro del cantautore algherese è un cofanetto in cui narrativa, >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Davide CasuL’arte come strumento sociale

della vita sulla terra e si rapporta con l’inconscio,con gli aspetti primordiali della specie. Non è affat-to un caso se Davide è tra gli ospiti della quinta edi-zione di aMare Leggere, il festival della letteraturaper ragazzi sul mare organizzato da Leggere:tuttiin collaborazione con Grimaldi Lines, l’Istituto ita-liano di cultura e la Casa degli Italiani diBarcellona. Non poteva che essere così, visto il rap-porto professionale con la Spagna e quell’essere cit-tadino di un’isola, cittadino del mondo tra musica epoesia. Tra ginepri e parole fatte di colline, il ventoci parla di promesse e silenzi, di attimi vissuti, diricordi ed emozioni che si concretizzano nell’alter-narsi degli elementi. Il brano ‘Le rose’ è un innoall’amore, una ballata romantica, dove la rosa nonè altro che purezza di sentimenti. L’impegnoambientale si riscontra nel canto ‘Il giorno cheAlghero’, invocazione ad una terra da rispettare

Una raccolta di racconti, poesie, canzoni e dipinti per un’opera davvero ori-ginale e completa: un progetto nato da una raccolta fondi che intreccia learti per una sorta di viaggio nell’esistenza

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ragazza, sostenuto dall’anda-mento ritmico africaneggiantegiunge a creare un contrastointeressantissimo.Felice è l’intuizione diCoprifuoco quando Brondi sichiede “Cos’è che c’ha fatto inven-tare / la tour Eiffel/ le guerre direligione / la stazione spazialeinternazionale / le armi didistruzione di massa / le canzo-ni d’amore”.Altrove l’attenzione è spostatasui temi di drammatica attualitàpolitica internazionale, costella-ta di guerre e flussi migratori,come avviene in Stelle marine.La copertina è un’istantaneascattata da Gianfranco Gorgonidi un’opera di land art concepitada Ugo Rondinone nel desertodel Nevada. Un’immagine che,tra bellezza e desolazione, benrende il sapore agro- dolce deldisco. Probabilmente non saràl’opera più rappresentativa di Leluci della centrale elettrica, forselo spartiacque generazionale ègià alle spalle, tuttavia VascoBrondi mantiene intatta la capa-cità di fotografare il nostrotempo in maniera indelebile.Coraggioso

MICHELE DI MURO

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In primo pianoECHOPARK • TiesSeconda prova in studio per Antonio Elia Forte, polistrumentista e can-tante leccese trapiantato a Londra. Il disco è pubblicato dall’etichettaWe were never being bored ( A classic education, Be forest, Birthh, Bro-ther in law).Co-prodotto, mixato e masterizzato da Matilde Davoli presso ilSudestudio, contiene nove tracce di apprezzabilissimo pop-rock in cuil’elettronica dirompente, a tratti volutamente sporca, convive con

sonorità più acustiche: chitarre elettrice, synth, arpeggiatori, beat e percussioni vanno a creare unamalgama prezioso e una timbrica sonora generale distintiva. “ Questo disco si chiama Ties, come i nodi che si creano tra le persone”. Sono le parole con le quali lostesso autore sintetizza il filone poetico attorno al quale girano le composizioni. Nodi che ritrovia-mo poi anche sul piano strettamente musicale e vocale. Le composizioni devono tanto alle molte-plici influenze che qui si palesano e intersecano, spesso all’interno di uno stesso brano, per poi libe-rarsi quando l’ispirazione si fa più personale e autentica. Laddove infatti l’incalzante When the nightcomes evoca in pari misura i Deus e i Grizzly Bear, l’intimità malinconica di Alan mostra rimandi adAndy Shauf mentre lo struggimento di Aleppo è debitore della lezione dei Radiohead. Rispetto al più cervellotico Trees del 2013 (dove, soprattutto dal punto di vista delle linee melodi-ce, forte era l’eco delle produzioni degli Animal Collective – il cui influsso si percepisce ancora nellanuova traccia Origami house- e di Porcelain Raft) questo nuovo disco risulta essere più variegato econcepito secondo una maggiore adesione alla forma canzone. Tra sospensione e picchi di accecan-te intensità Ties è stato sapientemente strutturato in modo da fare convivere senza eccessivi stac-chi le molteplici sfaccettature che caratterizzano il suono di Echopark. Caleidoscopico

ILINX • InnerAl secolo Gianmatteo Buttiglione è un producer trentunenne puglie-se di base a Roma. Il suo è un disco di debutto stampato daScenemusic Records e distribuito da Goodfellas. Giunge a questa pubblicazione a conclusione di un percorso di for-mazione che, partendo dallo studio di strumenti tradizionali, lo haprogressivamente condotto verso l’infatuazione per le sonorità elet-troniche. Un viaggio lungo otto tracce, dalla forte carica emotiva ed

espressione e proiezione di uno stato d’animo interiore. Un lavoro variegato, ricco di sfaccettatu-re e mai ripetitivo. Non solo di beat e cura maniacale del suono si tratta, bensì di un’opera musi-cale a tutto tondo e frutto di una sapiente e ben riuscita contaminazione tra i generi in cui con-vivono house, deep, lounge, tecnho e progressive. Buttiglione mostra di aver appreso tanto lalezione dei nomi caldi dell’elettronica mondiale come Ellen Allien, Apparat, John Hopkins eNathan Fake quanto di aver compiuto una ricerca all’indietro rivolta alla personale riscoperta deicapisaldi delle produzioni tra anni ’90 e duemila. Ai synht, bassi profondi e sequenze si sovrap-pongono voci reali e campionate a dare calore al tutto. Tra gli episodi più riusciti troviamo la dilatata White calm dove sapiente è l’uso che si fa dell’al-ternanza tra pieni e vuoti che conducono l’ascoltatore verso il finale ove, anziché caricarsi versoun ipotetico crescendo, l’atmosfera si alleggerisce lasciando spazio alla melodia sognante.Altrove si è puntato più specificatamente sull’elemento ritmico come avviene ad esempio nelgroove avvolgente di Colors. Inner è un album efficacemente concepito e prodotto. Trattandosi di un debutto, denota lepotenzialità di una personalità artistica già matura che ben figura nel più ampio panoramainternazionale. Audace

Quarto disco per l'artistaveneto ma cresciuto a

Ferrara. Classe ’84 è artista pro-lifico: oltre ai dischi Canzoni daspiaggia deturpata (2008), Perora noi la chiameremo felicità(2010) e Costellazioni (2014) hapubblicato un EP, il libro Cosaracconteremo di questi cazzo dianni zero e una serie di raccontiusciti sulla rivista Rolling Stone.Vincitore nel 2008 della targaTenco per il suo disco di debutto,è autore della parte letterariadel singolo di Jovanotti L’estateaddosso contenuto in Lorenzo2015 CC.I suoi sono lavori che hannolasciato il segno. Cantore delmalessere di un’intera genera-zione è al centro del dibattutoculturale degli ultimi anni. Lecanzoni di Vasco Brondi hannodiviso critica e pubblico trahaters e fan fedeli; destino che

spetta agli artisti di spessore chepossiedono le qualità per scuote-re le coscienze degli ascoltatori.Oltre a una buona dose di corag-gio, gli si deve riconoscere ilmerito, assieme a pochi altri col-leghi, di aver riportato l’attenzio-ne sull’elemento testuale dellecanzoni. In questo si pone quindicome epigono della grande tradi-zione cantautorale italiana, cheil nostro dimostra di aver fattosua senza per questo scaderemai nell’imitazione. Forte di unapproccio all’interpretazione deltutto personale e unico, quasirecitativo, possiede una cifra sti-listica immediatamente ricono-scibile.Quella poesia urbana, ricca disuggestioni, strettamente legataal presente, fondata su di un les-sico attuale si è adagiata neglianni, disco dopo disco, su arran-giamenti sempre più ricchi e

articolati. Terra, a partire da unprimo ascolto, segna quindi unpunto di svolta nella carriera diLe luci della centrale elettrica.Complici i viaggi (o i ricordi diesperienze extra- territoriali), lacollaborazione con LorenzoCherubini e l’allargamento delleinfluenze alla musica africana edell’Est Europa, il lavoro prodot-to da Federico Dragogna spiazzaper varietà di stile e sonorità ine-dite. Da un punto di vista melo-dico si nota lo sforzo compiutonel superamento di quel faremonotono delle precedenti usci-te. La scrittura si fa più asciutta(Iperconnessi) e attenta all’impo-stazione metrica.Un’evoluzione che è ben rappre-sentata dal brano Chakra, nellasua adesione alla forma canzone,o piuttosto Nel profondo Venetodove il racconto di un ritorno allavita di provincia da parte di una

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musicanews Guida all’ascolto a cura di Michele Di Muro

Queste le parole con le quali il cantautore definisce la sua musica nelle note del diarioche accompagna il suo nuovo album:‘Terra’

Vasco Brondi Il mio pop impopolare

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parte del libro si apre non a caso con alcune pre-messe, ovvero con la descrizione dello stato incui ci si trova. Da dove ha inizio la crisi? Allabase c’è una distorta comunicazione o l’assenzadi dialogo. C’è chi da una parte urla, chi dall’al-tra tace e viceversa. Ci sono dei passi ben preci-si da compiere per uscire da un vortice senza viad’uscita. Alcuni errori vanno evitati e l’autrice lielenca: ostinarsi a comunicare quando l’altronon vuole parlare; credere di avere sempreragione; rivolgere l’attenzione negativa tuttasull’altro; essere la vittima e l’altro il carnefice;non cercare le responsabilità nel passato. Dopoaver preso atto di questi cinque punti, si passa asette step per raggiungere la felicità: guardarela realtà qui e ora; la forza dei pensieri e del cre-dere in se stessi; affidare la vita alla propriaparte spirituale; fare una sorta di inventariomorale; ammettere la natura dei propri e altruitorti; superare il presente; trasmettere il cambia-mento. Maria Luigia Missiaggia con la competen-za e la professionalità di chi si occupa da tempo didiritto di famiglia, accompagna il lettore tra lepagine con una chiarezza di espressione tale daconsentire il raggiungimento degli obiettivi da leistessa testati e ormai consolidati. La terza partesi chiude con gli accordi, che permettono di rego-larizzare la separazione in modo pacifico, con unparticolare riferimento agli aspetti legali per l’af-fido condiviso dei figli. Tutto il lavoro che vienedescritto è il frutto di anni di esperienza e casirisolti. Nel libro sono raccolti esempi concreti, sto-rie di vita vera, che diventano testimonianza perchi si trova in difficoltà e non sa come risolvere lepiù svariate problematiche. Insegnare un metodoper affrontare bene la separazione non è così sem-plice, ma l’autrice ha messo a disposizione la suaconoscenza per dare la possibilità a chiunque diriprendere in mano la propria vita, costruendo unnuovo equilibrio. Educativo. �

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L’AUTRICEMaria Luisa Missiaggia è’ avvocato matrimonialista specializzata indiritto di famiglia ed esercita a Roma dal 1992. Collabora presso i piùacclarati studi di diritto italiano e internazionale della città di Roma,Padova e Palermo e cura, presso il suo studio a Roma, in Via Veneto,108 corsi di formazione professionale per coppie di fatto e non inseparazione separati, laureandi e laureati in ordine a materie attualiquali stalking, mobbing familiare e SAP. Cura la mediazione della cop-pia, unitamente a mediatori e psicologi dello studio nella risoluzionedei conflitti familiari.

In primo piano

Editoria indipendente

La donna che sparì con un librodi Idra Novey, GarzantiPagg. 320, 17,60 euroDi Beatriz Yagoda, famosa scrittrice brasiliana, sisono perse le tracce. La sua traduttrice america-na è convinta che dietro alla sua scomparsa cisia qualcosa di strano. Con una scrittura affasci-nante, l’autrice ci proietta in una trama incredi-bile, piena di sorprese e colpi di scena. Intenso

La nostalgia degli altri di Federica Manzon, FeltrinelliPagg. 224, 16 euroLizzie è egoista e affascinante, Adrian è timido emaldestro, ma in lui esistono pensieri pericolosi.Il loro incontro avviene all’Acquario, un luogodove si trasformano sogni e sentimenti in mondidigitali. Nasce un amore in rete, un amore fatto diparole e non carezze, un amore virtuale e nonreale. È questo il tema che muove tutta la narra-zione: l’assenza della fisicità. Particolare

Una perfetta sconosciuta di Alafair Burke, PiemmePagg. 384, 18, 50 euroTutto parte da una foto dove la protagonistabacia un uomo trovato morto. La donna quell’uo-mo lo conosceva appena e non sa nemmeno per-ché esista quello scatto che la ritrae. Qualcuno stacercando di incastrarla. Tra colpi di scena e unritmo incalzante la trama si fa sempre più affasci-nante. Coinvolgente

Papaveri rossidi Giuseppe Messina, KimerikPagg. 302, 16, 30 euroUna favola esistenziale che ripercorre l’infan-zia e alcuni momenti di vita dell’autore finoall’età adulta. Il rosso dei papaveri è il rossodel sangue di chi ha sofferto, di chi ha cono-sciuto il dolore e le brutalità della guerra.Pagine in cui c’è tutta la determinazione di unuomo che è riuscito a guardare avanti, con unanuova luce negli occhi. Avvolgente

libri&libri Novità in libreria a cura di Michela Zanarella>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Quando si interrompe una relazione non è maipiacevole, però si può evitare di farsi la guerra.Cercare di chiudere un rapporto in serenità non èuna contraddizione: basta capire come procedere.Maria Lugia Missiaggia, avvocato matrimoniali-sta e presidente di Studiodonne, attraverso il libro‘Separarsi con amore si può’ pubblicato da Aracne,alla seconda edizione a distanza di sei anni, cispiega un sistema pratico ed efficace per affronta-re con maturità e consapevolezza uno dei momen-ti più complessi per una coppia: la separazione.“Serve un po’ di impegno e il rispetto dell’altro”,afferma la Missiaggia durante la presentazionealla Galleria Alberto Sordi di Roma. E prosegue:“Ci sono tantissime coppie che non sanno di esse-re a rischio di violenza. Ci sono dei segnali chevengono sottovalutati”. Nonostantela legge sul femminicidio e l’ina-sprimento delle pene, i numeri sonofuori controllo. Affronta tutti gliaspetti più cruciali di un rapportol’autrice e lo fa senza calcare troppola mano sull’appartenenza di gene-re. Lasciare che un evento dolorosocambi in modo distruttivo la pro-pria esistenza è quanto di più sba-gliato si possa fare, trasformarlo inqualcosa di positivo significa reagi-re e trovare la strada per una rina-scita. Prima di consultare il libro ènecessario avere una sensibilitàculturale e civile adeguata allasituazione. Il volume, diviso in treparti, è un vero e proprio manualeper trovare l’armonia in una circo-stanza difficile come la separazioneo il divorzio. L’autrice si rivolge ailettori raccontando la propria espe-

LETTO PER VOI

Separarsi con amore si puòIn un libro svelate le mosse per affronta-re la fine di un legame in modo costrut-tivo: esiste un metodo per riappropriar-si della propria felicità e ricominciare

rienza personale. Separata dal marito da più diquindici anni, la Missiaggia espone con parolesemplici e dirette come è riuscita a mantenere unrapporto equilibrato con il suo ex per il bene delfiglio. Un percorso di autoanalisi che serve a iden-tificare i propri limiti e a rafforzare la propriaidentità. Lasciarsi senza conflitti eccessivi, rima-nendo in qualche modo amici, consente di rispet-tare se stessi, il partner e l’eventuale figlio, che in

questo modo si sente protetto edamato. Nessun rancore, nessunarabbia, ma la volontà di mettersi ingioco e ripercorrere i propri errori,prendendo in considerazione l’ideadi essere persone autonome, capacidi vivere senza riconoscersi forza-tamente in una coppia. “Rincorrerela persona che se ne vuole andare èuno degli sbagli più frequenti”,afferma l’autrice. Bisogna inveceaccettare la realtà e maturare unacerta indipendenza affettiva. Lecifre ci parlano di una ripresa deimatrimoni nel 2015, quasi 4600 inpiù rispetto all’anno precedente,anche se è raddoppiata la quotadelle separazioni. Una tendenza

che ci mostra l’evoluzione della socie-tà ed il mutamento delle norme legi-slative con tempi molto abbreviatiper le procedure di divorzio. La prima

DUE CALZINI BLUdi Walter Lazzarin, Red FoxPagg. 160, 12,00 euroGenere: narrativa

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retrogusto agrodolce. Sonopochissimi, nella letteratura enella cinematografia, casi incui il vendicarsi, oltre ad esse-re lecito è anche effettivamen-te legittimo e riparatore. Lastoria di Odisseo è ad esempiouno di quei pochi casi in cui ègiustificabile rivalersi sullavita altrui in caso di un crimi-ne: i proci hanno commesso untorto e le azione dell’eroe ome-rico sono giustificategli perchégli dei consentono a lui lavendetta, ma non alle quellafamiglie dei proci, dalmomento che essi commiserol’ingiustizia per primi. Sitratta di una storia di fanta-sia che rispecchia un conno-tato arcaico della societàumana e un primo esempio di“diritto tribale”. Con il passa-re dei secoli e con l’avventodel cristianesimo i concettodi “occhio per occhio” vennesoppiantato dal più conci-liante “porgi l’altra guancia”,trasformando ogni storia diregolamento di conti in unaparabola su l’insoddisfazionedel regolamento di conti.

Il giudizio del grande schermoRecentemente il tema “vendet-ta” al cinema è tornato allaribalta con la pellicola spagnolaLa vendetta di un uomo tran-quillo. Uscito lo scorso anno earrivato solo ora nel salenostrane, il debutto alla regiadi Raùl Arévalo ci presenta unastoria articolata che si snoda sutre binari narrativi incarnatidai tre protagonisti: Jose(Antonio de la Torre), l’uomotranquillo del titolo che nascon-de dietro i suoi modi affabili epacifici un terribile segreto;Ana (Ruth Díaz) che gestisce ilbar che Jose inizia a frequenta-re ad inizio pellicola; Curro,compagno di Ana appena uscito

di prigione dopo una rapinafinita male avvenuta 8 anniprima. Trattandosi di un triller,il film di Arévalo punta tuttosul risvolto narrativo inatteso(cliffhanger) per sorprendere lospettatore e metterlo di frontead qualcosa che non si sarebbeaspettato. Trattandosi diun’opera prima, non bisogne-rebbe essere troppo severi nelgiudicare un film del genere,evitando di guardare ai nause-anti movimenti di camera chenon fa altro che oscillare neimomenti più concitato obbli-gando lo spettatore a munirsidi una bustina di Gavisconprima della visione, sorvolandosulla staticità di una narrazio-ne che vorrebbe essere impre-vedibile ma che dopo la primaora smette di regalare sorpresetornando sui binari dell’ovvie-tà. Nonostante questi difetti,l’opera prima di questo ibericoTarantino si è aggiudicata benquattro premi Goya (per capir-si, gli Oscar spagnoli), raffor-zando la convinzione già esi-stente che, Almodovar a parte,la Spagna abbia ben poco daoffrire nel panorama cinemato-

grafico europeo. Fatte questedovute premesse, cosa rendedavvero interessante La ven-detta di un uomo tranquillo? Larisposta, ovviamente, è nel tito-lo. La sete di giustizia per untorto passato, combinata aduna sofferenza vissuta conestrema calma e silenziosa rab-bia dal protagonista, riesceeffettivamente a catturare l’at-tenzione del pubblico, chevolente o nolente, finisce perempatizzare con Jose e a desi-derare che la sua vendetta sicompia.

Nel sangue e nel rimpiantoQuando le storie di vendettacompiono il grande salto dallapagina scritta al grande scher-mo, gli elementi cardine dellanarrazione rimangono presso-ché invariati e guardando lafrequenza con cui queste storievengono presentate può quasifar pensare ad una specie di“abuso”. Non si può neancheparlare di un vero e proprio“filone”, dal momento che nellamaggior parte dei casi il temaprincipale viene inserito in un

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Eric Draven si appresta a uccidere uno dei criminali che hanno ucciso luie la fidanzata ne “Il Corvo” del 1994

Le più celebri storie della let-teratura, dall'Iliade fino

all’Amleto e il Conte diMontecristo, hanno come leit-motiv principale il rancore diun personaggio per un’azione oun’ingiustizia subito, cui faseguito un articolato piano divendetta. Nonostante attual-mente si tenda a confonderesempre più spesso la vendettacosì intesa, cioè come una sortadi “percezione naturale diDiritto”, con il “giustizialismo”(al punto che anche delle azionidi legittima difesa vengonospesso dipinte e trattate comecasi di “giustizia sommaria”), è

innegabile il fascino che questestorie tormentate riescono adesercitare sul pubblico, nono-stante raramente esse si con-cludano con un lieto fine.

Non soddisfa quasi maiSono moltissimi i film chehanno sfruttato il tema dellarivalsa, del “pareggiamento deiconti”. Sebbene la base di par-tenza sia sempre diversa, conpersonaggi e situazioni semprediversi, la narrazione di baserimane quasi sempre vicina aquella descritta da AlexandreDumas nel suo capolavoro del1846. Il ‘canovaccio’ di queste

storie è più o meno il seguente:un personaggio si trova a vive-re una situazione tutto somma-to felice; l’azione di un antago-nista altera lo status quo scon-volgendo l’esistenza del prota-gonista tramite ingiustizie esoprusi; distrutto nelle basistesse della sua vita il prota-gonista inizia a maturare unodio così profondo da meditareuna vendetta terribile convin-to così di espiare le sue pene;dopo molto tempo (in alcunicasi anni) la vendetta final-mente si compie, ma il finaledella storia non è mai edifi-cante, lasciarono sgradivo

cinema La resurrezione della catarsi>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Il desiderio di rivalsa per infliggere una pena e ripagare un torto subìtonon solo caratterizza l’animo umano, ma anche la rappresentazione chel’uomo ha dato di se stesso nel corso dei millenni

Vendettatremenda vendetta

Michael Douglas si prende la sua rivincita su una società che lo ha abbandonato ne “Un giorno di ordinaria follia” del 1993

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genere particolare divenendoneuna sorta di “sotto-genere”. Unclassico del genere, Cane diPaglia del 1971 con DustinHoffman protagonista, si collo-ca ad esempio nel filone deithriller a sfondo drammatico,dove la sopportazione delleangherie di un gruppo di vio-lenti da parte di un mite mate-matico, cessa in seguito allostupro della moglie da parte diquesti individui; l’escalationdi violenza e la trasformazio-ne del protagonista da cane dipaglia a mastino assetato diviolenza, sottintendendo allanarrazione l’impossibilità disostenere le vessazioni oltreun certo limite.Cambiando genere, forse ilcinema horror è quello che piùdi tutti ha cercato di sfruttarel’elemento della rappresagliaper ottenere la catarsi dellospettatore attraverso l’orroreviolento. Prendiamo comeesempio la saga di SAW -L’enigmista: tra alti e bassi ifilm di questa serie hanno cer-cato di rapportare l’azione diun serial killer creatore diintricati e crudeli macchinari

di tortura al desiderio di rival-sa di quest’ultimo su coloroche hanno gettato al vento laloro vita. Le azioni di Jigsawsono quelle di un uomo malatoterminale di cancro, di chi nonha più niente da perdere evuole farla pagare a chi nonapprezza ciò che lui sta perde-re. Tra scene gore e meccani-smi di una crudeltà agghiac-ciante, SAW si inserisce pie-namente nel genere revenge.Restando nell’horror forse lapellicola che più rappresental’intero genere è Carrie - Losguardo di Satana. Primoadattamento di un romanzo diStephen King e diretto daBrian de Palma nel 1976, ilfilm esplode nella celebrescena del ballo scolastico, doveanni di violenza psicologica edi bullismo subiti dalla prota-gonista emergono violente-mente in un misto di violenza,distorsione della realtà e pote-ri telecinetici.L’anno successivo, Mario Mo-nicelli decide di raccontare lastoria della famiglia Vivaldinel dramma ‘Un borghese pic-colo piccolo’ e di come una tra-

gedia possa essere solo l’iniziodi un percorso autodistruttivo,che porterà con sè sofferenza erimpianti incancellabili.Di pellicole se ne potrebberocitare tante: da ‘Sleepers’ a ‘IlCorvo’, passando per il fin trop-po sottovalutato ‘V per Ven-detta’ (che di fatto funge quasida summa per tutti gli argo-menti trattati finora) e al cita-zionismo ‘tarantiniano’ dei ‘KillBill’ e ‘Django Unchained’. Perconcludere questo breve excur-sus è però doveroso citare unapellicola che in apparenza haben poco a che vedere con quel-le sopra analizzate: Un giornodi ordinaria follia. La ‘follia’ delprotagonista Bill Foster è inrealtà una rivalsa verso un’in-tera società che lo ha dimenti-cato e messo da parte, inqua-drandosi quasi come una “ven-detta contro tutto e tutti”.Insomma si può dire che la ven-detta al cinema “sta bene sututto”.

GIORGIO MORINO

cinema Molti sono i film che hanno proposto il tema della rivalsa>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Jose nel bel mezzo della sua personale caccia ne “La vendetta di un uomotranquillo”

Robert Donant si appresta a duel-lare ne “Il Conte del Monte Cristo”del 1934

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