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Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo l’Unità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

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Page 1: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo l’Unità

Maurizio Gusso

(Bernareggio, 4 marzo 2011)

Page 2: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

Indice della relazione

1. Premessa: un bilancio utile, complesso e problematico2. Unità: da tanti Stati preunitari a un solo Stato italiano3. Indipendenza/sovranità: da dominazioni/predomini stra-nieri alla sovranità nazionale 4. Laicità: dallo Stato confessionale allo Stato laico5. Democrazia: i processi di democratizzazione fra conqui-ste e regressioni6. Problemi aperti: quali priorità?7. Riferimenti bibliografici

Page 3: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

1. Premessa: un bilancio utile, ma complesso e problematico

1.1 Utilità, complessità e problematicità di un

bilancio

1.2 Processi di unificazione nazionale e di

democratizzazione

Page 4: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

1.1 Utilità, complessità e problematicità di un bilancio

1.1.1 Utilità del bilancio

1.1.2 Complessità e problematicità del bilan-

cio

Page 5: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

1.1.1 Utilità del bilancio

1.1.1.1 La storia è maestra di vita solo per

chi non la dimentica e sa interpretarla

1.1.1.2 Un bilancio sensato è una selezione

critica di punti fermi e problemi aperti

1.1.1.3 La democrazia è un patrimonio e un

processo aperto e non irreversibile

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1.1.1.1 La storia è maestra di vita solo per chi sa interpretarla

Se non si conosce il passato e non ci si orienta nel presente, non si può progettare bene il futuro.La storia è maestra di vita solo per chi non la ri-muove/dimentica, ma ha la pazienza di studiarla e la competenza di interpretarla.Si possono imparare tante cose dai nostri prede-cessori, sia dagli errori (per non ripeterli), sia dalle loro conquiste (per salvaguardarle, perfezionarle e trasmetterle alle future generazioni).

Page 7: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

1.1.1.2 Un bilancio sensato è una selezione critica di eredità e problemi

Un bilancio storico sensato è una selezione

critica di

- punti fermi da cui ripartire, eredità da as-

sumere e trasmettere, patrimoni da salva-

guardare, valorizzare, ampliare e diffondere;

- problemi aperti, da affrontare lucidamente,

- cercando di evitare gli errori del passato.

Page 8: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

1.1.1.3 La democrazia è un patri-monio e un processo aperto (I)

Nessun processo storico (tanto meno un

processo di democratizzazione) è ineluttabi-

le e irreversibile. Le conquiste democratiche

sono il risultato dell’impegno e delle lotte di

uomini e donne del passato, a cui dobbiamo

riconoscenza e di cui dobbiamo assumere e

trasmettere l’eredità.

Page 9: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

1.1.1.3 La democrazia è un patri-monio e un processo aperto (II)

“La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica. […] Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete ve-dere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in A-frica, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, cha hanno dato la vita perché libertà e la giustizia potessero essere scritte su que-sta carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, è un testamento di centomila morti”. Piero Calamandrei, La Costituzione e la gioventù, discorso del 26.1.’55

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1.1.1.3 La democrazia è un patri-monio e un processo aperto (III)

“Difendiamo la scuola democratica: la scuola che corrisponde a quella Costituzione democratica che ci siamo voluti dare; la scuola che […] può essere strumento, perché questa Costituzione scritta sui fogli di-venti realtà […]. […] non bisogna lasciarsi vincere dallo scoramento. […] durante la Liberazione e la Resistenza […] Ci sono stati professori e maestri che hanno dato esempi mirabili, dal carcere al martirio. […] E tutti noi, vecchi insegnanti abbiamo nel cuore qualche nome dei nostri studenti che […] hanno dato il sangue per la libertà d’Italia. Pensiamo a questi ragazzi nostri che uscirono dalle nostre scuole e pensando a lo-ro, non disperiamo dell’avvenire. Siamo fedeli alla Resistenza. Bisogna, amici, continuare a difendere nelle scuole la Resistenza e la continuità della coscienza morale”.

Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell’Asso-ciazione a difesa della scuola nazionale (Roma, 11 febbraio 1950)

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1.1.2 Complessità e problematicità del bilancio

Tale bilancio è complesso e problematico

per vari motivi.

1.1.2.1 Complessità del periodo storico e

tendenze a una sua lettura strumentale

1.1.2.2 Necessità di ridefinire preliminar-

mente alcuni concetti chiave

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1.1.2.1 Complessità del periodo storico e tendenze a una sua lettura strumentale

Si tratta di un periodo storico piuttosto lungo

e tormentato, che risente di eredità storiche

di lunghissima durata e in cui siamo ancora

immersi. La bibliografia scientifica è amplis-

sima; il dibattito storiografico è molto vivace

e variegato, ma molto meno noto di quello

mediatico e politico, in cui a volte prevalgo-

no le mode e gli approcci strumentali.

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1.1.2.2 Necessità di ridefinire preliminarmente alcuni concetti chiave

1.1.2.2.1 Identità personale e sociale

1.1.2.2.2 Nazione e identità nazionale

1.1.2.2.3 Democrazia e processi di demo-

cratizzazione

1.1.2.2.4 Diritti/responsabilità

1.1.2.2.5 Altri esempi di concetti chiave da

ridefinire

Page 14: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

1.1.2.2.1 Identità personale e sociale

A) Identità personale/sociale come combinatoria globale di differenti tratti di identità individuali/so-ciali (di specie, età/generazione, genere, ruolo, geoambientali, socioeconomici, politici, culturali…) B) L’identità personale/sociale non è un’essenza pura, statica, astorica, decontestualizzata e asso-luta, ma un complesso processo storico, contrad-dittorio/conflittuale, dinamico, non lineare, relativo, contestuale, inevitabilmente meticcio

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1.1.2.2.2 Nazione e identità nazionale

Concetti come ‘nazione’, ‘etnia’, ‘popolo’, ‘patria’, ‘carattere nazionale’, ‘identità nazio-nale’ e ‘identità etnica’ sono usati per lo più in modo non scientifico, ma ideologico, as-soluto/decontestualizzato e astorico. Occorre, quindi, o sostituirli con categorie più scientifiche, o almeno riconvenzionarne i significati in modo critico e trasparente

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1.1.2.2.3 Democrazia e processi di democratizzazione

1.1.2.2.3.1 Diverse definizioni di democrazia

1.1.2.2.3.2 Che cosa significa ‘processi di

democratizzazione’?

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1.1.2.2.3.1 Diverse definizioni di democrazia

Nella storiografia e nelle scienze sociali si

incontrano diverse definizioni e concettualiz-

zazioni di “democrazia”.

Per esempio, per indicare le forme più avan-

zate di democrazia, Robert A. Dahl usa il

termine “poliarchia”.

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1.1.2.2.3.2 Che cosa significa ‘processi di democratizzazione’?

Si tratta di un concetto usato in modo consa-pevolmente convenzionale per indicare per- corsi non irreversibili di costruzione di una società più giusta, inclusiva e solidale, ri-spettosa dei beni comuni, delle regole de-mocratiche, delle differenze e delle respon-sabilità e dei diritti fondamentali di tutti gli esseri viventi.

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1.1.2.2.4 Diritti/responsabilità

A) Diritti e responsabilità: due facce della stessa medagliaB) Diritti umaniC) Diritti dei minori e pari opportunitàD) Diritti civili e politiciE) Diritto socio-economiciF) Diritti culturaliG) Diritti bioetici ecc.

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1.1.2.2.5 Altri esempi di concetti chiave da ridefinire

A) Cultura, identità culturale, multiculturalità/ multiculturalisno, dialogo interculturaleB) Popolo e classi socialiC) PoliticaD) Legalità democraticaE) Laicità dello Stato e pluralismoF) Sistema delle autonomie, federalismo

ecc.

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1.2 Processi di unificazione nazio-nale e di democratizzazione

Per evitare interpretazioni ideologiche (es.: nazionaliste) dei processi di unificazione na-zionale, occorre verificarne il grado di effet-tiva democraticità. Si tratterà, quindi, di esa-minare in che misura i processi di unificazio-ne nazionale producano società più demo-cratiche sul piano locale, nazionale e inter-nazionale

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2. Unità: fare l’Italia e fare gli italiani

2.1 Fare l’Italia e fare gli italiani

2.2 Fare l’Italia: unificazione territoriale e

spinte centrifughe

2.3 Fare gli italiani: diversi modelli di costru-

zione di una comunità italiana

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2.1 Fare l’Italia e fare gli italiani(I)

“I più pericolosi nemici d’Italia non sono gli Austriaci, sono gl’Italiani.E perché?Per la ragione che gl’Italiani hanno voluto far un’Italia nuova, e loro ri-manere gl’Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie mora-li che furono ab antico il loro retaggio; […] pensano a riformare l’Italia, e nessuno s’accorge che per riuscirci bisogna, prima, che si riformino lo-ro […]”. “[…] il primo bisogno d’Italia è che si formino Italiani dotati d’alti e forti caratteri. E pur troppo si va ogni giorno verso il polo opposto: pur troppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’Italiani”.

Massimo Taparelli d’Azeglio, I Miei Ricordi (opera postuma, 1867), a cura di Alberto M. Ghisalberti, Einaudi, Torinio, 1971, pp.8 e 9 (Origine e scopi dell’opera): cfr.www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_8/t207.pdf

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2.1 Fare l’Italia e fare gli italiani(II)

“’Professore’ esclamò Nando a testa bassa, ‘voi a-mate l’Italia?’Di nuovo ebbi intorno a me le facce di tutti: Tono, la vecchia, le ragazze, Cate. Fonso sorrise.‘No’ dissi adagio, ‘non amo l’Italia. Gli italiani’.‘Qua la mano’ disse Nando. ‘Ci siamo capiti’”.

Cesare Pavese, La casa in collina, in Prima che il gallo canti, Arnoldo Mondadori, Milano, 1967, p. 196 (I ed.: Einaudi, Torino, 1949).

Page 25: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

2.2 Fare l’Italia: unificazione territoriale e spinte centrifughe

2.2.1 Da tanti Stati preunitari a un solo Stato italia-

no

2.2.2 Le tappe dell’unificazione italiana

2.2.3 Le spinte centrifughe nell’Italia liberale

2.2.4 L’Italia fuori d’Italia

2.2.5 L’Italia ridivisa e la sua riunificazione (1943-

1945)

2.2.6 Le spinte centrifughe nell’Italia repubblicana

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2.2.1 Da tanti Stati preunitari a un solo Stato italiano

2.2.1.1 Assenza di uno Stato unitario italiano

dal ‘condominio’ longobardo-bizantino (568)

al 1861

2.2.1.2 Situazione anteriore alla prima guer-

ra d’indipendenza italiana (1859)

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2.2.1.1 Assenza di uno Stato unitario italiano dal ‘condominio’ longobardo-bizantino (568) al 1861

L’invasione longobarda (568) sostituisce l’I-

talia bizantina unitaria con una specie di

‘condominio’ longobardo-bizantino. Da allora

fino al 1861 (o meglio al 1918) l’attuale terri-

torio italiano resta diviso fra due o più Stati.

Quasi 1.300 anni senza unità politica hanno

reso difficile e complicato il successivo pro-

cesso di unificazione nazionale.

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2.2.1.2 Situazione anteriore alla pri-ma guerra d’indipendenza (1859)

Prima di tale guerra l’attuale territorio italiano era diviso in sette Stati: 1. Regno di Sardegna (attuali Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Sar-degna), sotto la dinastia sabauda2. Regno Lombardo-Veneto (attuali Lombardia, Veneto e Friuli), sotto la dinastia absburgica dell’Impero d’Austria, a cui appartenevano anche i territori degli attuali Trentino-Alto Adige e Venezia Giulia3. Ducato di Parma e Piacenza (attuali province di Parma e Piacenza), sotto un ramo della dinastia borbonica4. Ducato di Modena e Reggio (attuali province di Modena e Reggio E-milia), sotto la dinastia degli Austria-Este5. Granducato di Toscana, sotto la dinastia degli Absburgo-Lorena6. Stato della Chiesa (attuali province di Ferrara e Bologna, Romagna, Marche, Umbria e Lazio), sotto il papa7. Regno delle Due Sicilie (attuali regioni meridionali, Abruzzi, Molise e Sicilia), sotto la dinastia borbonica

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2.2.2 Le tappe dell’unificazione italiana

2.2.2.1 Sconfitte dei moti risorgimentali (1820-

1849) e della I guerra d’indipendenza (1848-1849)

2.2.2.2 II guerra d’indipendenza (1859), spedizione

dei Mille (1861) e proclamazione del Regno d’Italia

(17 marzo 1861)

2.2.2.3 III guerra d’indipendenza (1866), conquista

di Roma (1870) e ‘Grande Guerra’ (1915-1918)

Page 30: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

2.2.2.1 Sconfitte dei moti risorgimentali (1820-1849) e della I guerra d’indipendenza (1848-1849)

A) Repressione dei moti liberali (1820-1821

e 1831) e democratici (dal 1834 al 1857).

B) I moti rivoluzionari del 1848-1849: con-

quiste parziali durevoli (es.: lo Statuto alber-

tino) e temporanee (Costituzioni e Repubbli-

ca romana) e eredità politico-culturali.

C) Sconfitta della I guerra d’indipendenza

(1848-1849) e abdicazione di Carlo Alberto.

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2.2.2.2 Dopo la II guerra d’indipendenza (1859) e la spedizione dei Mille (1860-1861)

Il nuovo Regno d’Italia incorpora al Regno di Sardegna la Lombardia, i ducati di Parma e Piacenza e di Modena e Reggio, il Grandu-cato di Toscana e tutti i territori del Regno delle Due Sicilie e dello Stato della Chiesa (ad eccezione del Lazio). La capitale nel 1864 viene spostata provvisoriamente da Torino a Firenze (per avvicinarsi a Roma).

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2.2.2.3 Fra la terza guerra d’indipendenza, la conquista di Roma e la ‘Grande Guerra’

Al Regno d’Italia vengono annessi- il Veneto e il Friuli dopo la terza guerra d’indipen-denza (1866);- il Lazio dopo la ‘breccia di Porta Pia’ (1870);- il Trentino, l’Alto Adige, la Venezia Giulia, l’Istria e Zara dopo la prima guerra mondiale. A parte la Repubblica di San Marino, la Città del Vaticano e le questioni controverse di Fiume e Dalmazia, l’Italia resta unita dal 1919 fino all’8 set-tembre 1943.

Page 33: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

2.2.3 Le spinte centrifughe nell’Italia liberale

2.2.3.1 I legittimisti (seguaci delle dinastie spode-

state: es.: filoborbonici)

2.2.3.2 I ‘papalini’. Pio IX, il Sillabo e il non expedit

2.2.3.3 Il ‘brigantaggio’ e la ‘questione meridionale’

2.2.3.4 Repubblicani, anarchici, operaisti, sociali-

sti

2.2.3.5 La Massoneria

2.2.3.6 Le mafie

Page 34: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

2.2.4 L’Italia fuori d’Italia

2.2.4.1 L’emigrazione italiana stabile

2.2.4.2 Colonialismo italiano, annessione

dell’Alto Adige e processi di italianizzazione

forzata

Page 35: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

2.2.4.1 L’emigrazione italiana stabile

Le diverse ondate emigratorie italiane (e in

particolare la massiccia emigrazione transo-

ceanica a cavallo fra XIX e XX secolo) por-

tano alla diffusione del fenomeno della Little

Italy, ossia delle colonie di italiani immigrati

in altri Stati, con tutti i problemi del riconosci-

mento o meno dei loro diritti da parte dello

Stato italiano e degli Stati di immigrazione.

Page 36: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

2.2.4.2 Colonialismo italiano, annessione dell’Alto Adige e italianizzazione forzata

A) Tappe del colonialismo italiano: Eritrea (1890), Somalia (1892), Libia e Dodecane-so (1911), Etiopia (1936).B) L’annessione dell’Alto Adige (1919).C) Italianizzazione forzata in epoca fascista della maggioranza sudtirolese dell’Alto Adi-ge e franco-provenzale in Valle d’Aosta e delle minoranze slovene e croate nella Ve-nezia Giulia e in Istria

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2.2.5 L’Italia ridivisa e la sua riunificazione (1943-1945)

Dopo l’8 settembre 1943 l’Italia torna a dividersi fra - i territori occupati dai tedeschi e poi sotto il gover-no della Repubblica Sociale Italiana, con l’eccezio-ne parziale delle aree controllate dai partigiani;- il ‘Regno del Sud’ (sotto la dinastia sabauda), chegradualmente si espande verso Nord grazie all’a- zione congiunta dei partigiani e dell’avanzata degli Alleati.L’Italia viene riunificata dalla Resistenza (per certi versi un ‘secondo Risorgimento’) e dagli Alleati.

Page 38: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

2.2.6 Le spinte centrifughe nell’Italia repubblicana

2.2.6.1 Neofascisti e monarchici2.2.6.2 Le mafie2.2.6.3 I complessi rapporti fra Stato e Chiese2.2.6.4 I separatisti e terroristi altoatesini2.2.6.5 Golpisti, corpi deviati dello Stato, ‘strategia della tensione, servizi segreti, stragismi, P2, ‘imprenditoria della paura’2.2.6.6 Terrorismo di estrema sinistra2.2.6.7 Inversione della corrente migratoria2.2.6.8 I fondamentalismi2.2.6.9 ‘Le ‘tre Italie’, la ‘questione meridionale’ e la ‘que-stione settentrionale’; le leghe del Nord e del Sud

Page 39: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

2.3 Fare gli italiani: diversi modelli di costruzione di una comunità

2.3.1 Modelli liberali

2.3.3 Modelli democratici

2.3.4 Modelli autoritari, nazionalisti, totalita-

ri e populisti

Page 40: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

3. Indipendenza: da dominazioni/ predomini stranieri alla sovranità

3.1 Tre secoli di domini/predomini stranieri (1559-1859)3.2 L’Italia conquista l’indipendenza grazie all’ap-poggio di altri Stati europei3.3 L’Italia riperde e riconquista l’indipendenza (1943-1945)3.4 Condizionamenti degli Stati-guida (Usa e Urss) durante la ‘guerra fredda’ 3.5 Altre limitazioni alla sovranità nazionale italiana

Page 41: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

3.1 Tre secoli di domini/predomini stranieri (1559-1859)

Dopo le guerre per l’egemonia europea

(1494-1559) in Italia predominano prima gli

Absburgo di Spagna (1559-1713), poi gli

Absburgo d’Austria e i Borboni (1713-1796),

poi la Francia napoleonica (1805-1815) e

infine gli Absburgo d’Austria e i Borboni

(1815-1859).

Page 42: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

3.2 L’Italia conquista l’indipendenza grazie all’appoggio di altri Stati

L’Italia conquista l’indipendenza e l’unità

grazie all’appoggio indiretto inglese (es.:

spedizione dei Mille) e diretto francese (se-

conda guerra d’indipendenza: 1859), prus-

siano (1866) e dell’Intesa (‘Grande Guerra’).

Page 43: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

3.3 L’Italia riperde e riconquista l’indipendenza (1943-1945)

3.3.1 L’Italia riperde e riconquista l’indipen-

denza durante l’occupazione tedesca

3.3.2 L’Italia riconquista l’indipendenza

grazie alla Resistenza e agli Alleati

Page 44: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

3.4 Condizionamenti degli Stati-guida durante la ‘guerra fredda’

Fra il 1947 e il 1989 (e in particolare durante le varie fasi della ‘guerra fredda’) i governi a guida DC sono subordinati a Usa e Nato; il PCI si sgancia molto lentamente dal PCUS. Alla fine, dopo la caduta dei regimi ‘comuni-sti’ dell’Europa orientale (1989) e la dissolu-zione dell’URSS (1991), si afferma il model-lo USA.

Page 45: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

3.5 Altre limitazioni alla sovranità nazionale italiana

3.5.1 Le mafie

3.5.2 I servizi segreti stranieri e i corpi devia-

ti dello Stato

3.5.3 Il potere temporale e le interferenze di

alcune organizzazioni religiose

3.5.4 Le imprese multinazionali

3.5.5 Normativa europea e internazionale

Page 46: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

4. Laicità: dallo Stato confessionale allo Stato laico

4.1 Lo Stato della Chiesa / Stato Pontificio (752- 1870)4.2 La Repubblica romana (1848-1849), la politica ecclesiastica del Cavour e del Regno d’Italia’4.3 La conquista italiana di Roma (1870) e il con-flitto fra Stato italiano e Papato (1870-1929)4.4 I Patti lateranensi (11 febbraio 1929)4.5 L’articolo 7 della Costituzione repubblicana4.6 Il nuovo Concordato del 1984 e i nodi irrisolti

Page 47: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

4.1 Lo Stato della Chiesa / Stato Pontificio (752-1870)

Stato della Chiesa o Stato pontificio è il no-

me dell’entità statuale formata dall’insieme

dei territori su cui la Santa Sede ha eserci-

tato il proprio potere temporale dal 752 al

1870.

La forma di governo è una monarchia asso-

luta elettiva (a suffragio maschile ristretto).

Page 48: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

4.2 La Repubblica romana (1848-1849) e la politica ecclesiastica del Cavour e del Regno d’Italia

4.2.1 La Repubblica romana (1848-1849)4.2.2 La politica ecclesiastica nel ‘decennio di pre-parazione cavourriano’ nel Regno di Sardegna e nel Regno d’Italia. Il principio “Libera Chiesa in Li-bero Stato”, adottato da Cavour e dalla ‘Destra storica’, accomunava i pensatori francesi Alexan-dre Vinet (pastore calvinista) e Charles Forbes Re-né, conte di Montalembert (cattolico liberale)4.2.3 La ‘questione romana’: un nodo irrisolto

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4.3 La conquista italiana di Roma (1870) e il conflitto Stato – Chiesa (1870-1929)

4.3.1 La ‘breccia di Porta Pia’ (20 settembre 1870)4.3.2 La “Legge delle Guarentigie” (13 mag-gio 1871) e il suo disconoscimento da parte del papa Pio IX. Il non expedit (1874)4.3.3 Oltre il non expedit: il Patto Gentiloni e la nascita del Partito Popolare Italiano (1919)

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4.4 I Patti lateranensi (11 febbraio 1929)

Accordi sottoscritti l’11 febbraio 1929 nel palazzo di S.Gio-vanni in Laterano, da Benito Mussolini, come primo mini-stro italiano, e dal cardinale Segretario di Stato Pietro Ga-sparri, per conto della Santa Sede:a) il Trattato riconosce l’indipendenza e la sovranità della S.Sede e lo Stato della Città del Vaticano; fra gli allegati è particolarmente importante la Convenzione Finanziaria;b) il Concordato definisce le relazioni civili e religiose in Ita-lia fra governo e Chiesa cattolica.I Patti, fra l’altro, riconoscono il Cattolicesimo come religio-ne di Stato in Italia e rendono obbligatorio a scuola l’inse-gnamento scolastico della religione cattolica (IRC)

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4.5 L’articolo 7 della Costituzione repubblicana

La Costituzione all'art. 7 recita: “Lo Stato e la Chie-

sa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indi-

pendenti e sovrani.

I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi.

Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti,

non richiedono procedimento di revisione costitu-

zionale”.

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4.6 Il nuovo Concordato del 1984 e i nodi irrisolti nelle relazioni Stato - Chiese

4.6.1 L’accordo di Villa Madama (18 febbra-

io 1984) e la legge n.121 del 25 marzo 1985

4.6.2 Alcuni nodi irrisolti nelle relazioni fra

Stato, Chiese e libertà di pensiero

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4.6.1 L’accordo di Villa Madama (18.2.1984) e la legge n.121 del 25.3.1985

L’accordo di Villa Madama (18.2.1984), stipulato dall’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi, per la Repubblica italiana, e dal Cardinale Segre-tario di Stato Agostino Casaroli per la Santa Sede, si è tradotto nella Legge n. 121 del 25.3.1985. I rapporti fra Santa Sede e Stato italiano restano regolati dai Patti lateranensi del 1929, che, però, si prevede possano essere modificati di comune ac-cordo senza ricorrere a revisione costituzionale.Introduzione dell’8x1000 e trasformazione dell’IRC da insegnamento obbligatorio a facoltativo.

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4.6.2 Alcuni nodi irrisolti nelle relazioni fra Stato, Chiese e libertà di pensiero

4.6.2.1 La forma di organizzazione politica non de-mocratica della Santa Sede e i frequenti interventi nella politica interna italiana differenziano la Chie-sa cattolica dalle Chiese protestanti e valdese4.6.2.2 I cattolici in Italia godono di un trattamento privilegiato nei confronti dei membri di altre religio-ni, degli agnostici e degli atei. Un esempio: le di-sparità di trattamento fra l’ora di Insegnamento della Religione cattolica e l’”ora alternativa”

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5. Democrazia: i processi di democra-tizzazione fra conquiste e regressioni

Alcuni esempi di processi di democratizza-zione, fra conquiste e regressioni5.1 I diritti umani, delle donne e dei minori5.2 I diritti civili e politici5.3 I diritti socioeconomici5.4 I diritti culturali5.5 Un esempio: alcune conquiste dal 1945 in poi

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5.1 I diritti umani, delle donne e dei minori

Le Carte internazionali dei diritti umani, delle don-

ne e dei minori: alcuni esempi

A) Dichiarazione universale dei diritti umani (ONU,

10 dicembre 1948).

B) Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di

discriminazione nei confronti della donna (ONU, 18

dicembre 1979).

C) Convenzione sui diritti dell’infanzia (ONU, 20

novembre 1989).

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5.2 I diritti civili e politici. Un esempio: il diritto di voto

Il processo di democratizzazione del voto in Italia, fra con-quiste e regressioni5.2.1 Il sistema elettorale nel Regno d’Italia nel 18615.2.2 Il sistema elettorale nel 19125.2.3 Il sistema elettorale nel 19195.2.4 La Legge Acerbo (1923) spiana la strada al regime fascista 5.2.5 La negazione fascista del diritto di voto: plebisciti del 1929 e 19345.2.6 Il sistema elettorale nell’Italia liberata dai nazifascisti (1946): le donne conquistano il diritto di voto

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5.2.1 Il sistema elettorale nel Regno d’Italia nel 1861

1861: in base alla Legge 680 del 17 marzo 1848 del Regno di Sardegna (parzialmente modificata da una legge del 1859, estesa nel 1861 al Regno d’Italia), solo il 2% della popolazione italiana può eleggere i deputati della Camera. Sono esclusi, infatti, le donne, gli analfabeti, le classi sociali medio-basse (chi non paga un censo/un’imposta almeno di 40 lire: suffragio censitario ristretto), i maschi minori di 25 anni, i non cittadini italiani. Il Senato è di nomina regia. Circa il 50% degli aventi diritto al voto (legittimisti, anarchi-ci, clericali ecc.) si astiene.

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5.2.2 Il sistema elettorale nel 1912

Legge n. 666 del 30 giugno 1912 (età giolittiana, dopo il de-collo dell’industrializzazione e del movimento operaio), a-dottata per la prima volta nelle elezioni del 1913: suffragio quasi semiuniversale maschile: possono eleggere i deputa-ti solo i cittadini italiani maschi alfabeti che abbiano com-piuto 21 anni, maschi analfabeti che abbiano compiuto 30 anni e maschi minori di 30 anni che abbiano un reddito di almeno 19,20 lire o abbiano già prestato servizio militare (il 23,2% della popolazione italiana). Il Senato rimane di nomina regia.Tutte le donne continuano a non avere diritto di voto.

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5.2.3 Il sistema elettorale nel 1919

Leggi n. 1985 del 16 dicembre 1918 e n. 1401 del 15 agosto 1919 (dopo la prima guerra mondiale): suffragio semiuniversale maschile: possono eleg-gere i deputati tutti i cittadini italiani maschi di al-meno 21 anni o che abbiano prestato il servizio mi-litare. Cade ogni residua limitazione legata al livel-lo di istruzione. Il corpo elettorale viene portato a 11 milioni.Il Senato resta di nomina regia. Tutte le donne continuano a restare escluse dal diritto di voto.

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5.2.4 La Legge Acerbo (1923) spiana la strada al regime fascista

La Legge (1923) prende il nome dal deputato Giacomo A-cerbo, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del Go-verno Mussolini (incaricato il 29 ottobre 1922 dal re Vittorio Emanuele III di formare il nuovo governo, in seguito alla marcia fascista su Roma del 28 ottobre 1922). Essa con-sente alla lista di coalizione che ottiene la maggioranza re-lativa, con una percentuale superiore al 25%, dei voti di ot-tenere due terzi dei seggi alla Camera, cosa che avviene al ‘Listone’, capeggiato da Benito Mussolini nelle elezioni del 6 aprile 1924.La Legge Acerbo spiana la strada alla dittatura fascista.

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5.2.5 La negazione fascista del diritto di voto: i plebisciti del 1929 e 1934

In base alle “leggi fascistissime” (1925-1926), l’uni-co sindacato e l’unico partito ammessi sono quelli fascisti. Nel 1928 una modifica della legge elettorale per la Camera prevede per gli elettori (cittadini italiani maschi di almeno 21 anni) solo la possibilità di dire sì o no in blocco a un’unica lista nazionale di 400 candidati scelti dal Gran Consiglio del Fascismo (plebisciti del 1929 e 1934).

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5.2.6 Il sistema elettorale nell’Italia liberata dai nazifascisti (1946): il suffragio femminile

Suffragio universale (dopo la Liberazione): in base al De-creto legislativo luogotenenziale (il luogotenente del Regno d’Italia era Umberto di Savoia, figlio del re Vittorio Emanue-le III) n. 23 del 2 febbraio 1945 (terzo governo Bonomi), il diritto di voto viene esteso alle donne. In base a tale Decre-to e al Decreto legislativo luogotenenziale n. 74 del 10 mar-zo 1946, hanno diritto di voto tutti i cittadini e le cittadine i-taliani di almeno 21 anni. Per la prima volta nella storia del-lo Stato italiano unitario, le donne votano nelle elezioni am-ministrative del marzo-aprile 1946, nel referendum istituzio-nale e nelle elezioni per l’Assemblea Costituente del 2 giu-gno 1946 e nelle elezioni politiche del 18 aprile 1948.

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5.5 Un esempio: alcune conquiste dal 1945 in poi

A) Liberazione dall’occupazione tedesca e dal nazifascismoB) Repubblica e Costituzione; partecipazione a ONU e CEEC) Diritti umani: adesione dell’Italia alle Carte internazionali dei diritti D) Diritti delle donne e nuovo diritto di famiglia: diritto di voto per le donne (1945); nuovo Codice di famiglia (1975); leggi su divorzio (1970) e aborto (1978); parità di trattamento lavorativo donne/uomini (1977) E) Diritti dei minori: asili nido, riforma della scuola media ecc.F) Diritti dei lavoratori: libertà sindacali, Statuto dei lavoratori (1970), ‘150 ore’ (1973)G) Diritti civili e politici: libertà sindacali, di opinione, informazione; pluripartiti-smo; suffragio universale; Senato elettivo; obiezione di coscienza (1972); riduzione della maggior età da 21 a 18 anni (1975) ecc.H) Welfare State: pensione sociale (1969); Servizio Sanitario Nazionale (1978)I) Istituzione della Corte Costituzionale (1955) e delle Regioni a statuto specia-le (1946-1948 e 1963) e ordinario (1970)

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6. Problemi aperti: quali priorità?

5.1 Impegno contro le mafie e contro ogni intreccio fra politica/econo-mia e criminalità5.2 Difesa della sovranità nazionale e assunzione di responsabilità eu-ropee e internazionali5.3 Superamento della strategia della tensione, dello ‘stragismo’ e del- l’’imprenditoria della paura’ 5.4 Difesa della laicità dello Stato e del pluralismo5.5 Rispetto dei diritti umani, dei minori, delle donne, delle minoranze e impegno contro ogni forma di discriminazione 5.6 Rispetto dei diritti civili e politici5.7 Rispetto dei diritti socioeconomici5.8 Rispetto dei diritti culturali e rilancio della ricerca e della formazione5.9 Rispetto dei diritti ambientali5.10 Equilibrio fra autonomie locali, forme efficaci e sostenibili di fede-ralismo e quadro nazionale di riferimento

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7. Riferimenti bibliografici

7.1 Testi su alcuni campi semantici e con-cetti chiave7.2 Scritti su identità nazionale e ‘carattere’ degli italiani7.3 Testi storiografici chiave sulla storia del Risorgimento7.4 Testi storiografici chiave sulla storia Italiana fra Unità e seconda guerra mondiale7.5 Testi storiografici chiave sulla storia ita-liana fra 1943 e 1980

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7.1 Testi su alcuni campi semantici e concetti chiave

7.1.1 Democrazia e processi di democratiz-

zazione

7.1.2 Etnia, nazione, patria, identità naziona-

le/etnica

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7.1.1 Democrazia e processi di democratizzazione (I)

- Aa.Vv., Rapporto 2002 su Lo sviluppo umano. 13. La qualità della democrazia, United Nations Development Programme – Rosenberg & Sellier, Torino, 2002 (ed.or.: 2002)- N.Bobbio, Il futuro della democrazia, Einaudi, Torino, 2005 (III ed.; I ed.: ivi, 1984) - Id., Liberalismo e democrazia, Simonelli, Milano, 2006 (I ed.: Angeli, Milano, 1985)- R.A.Dahl, I dilemmi della democrazia pluralista, Il Saggiatore, Milano, 1988 e 1996 (ed.or.: 1982)- Id., Poliarchia. Partecipazione e opposizione nei sistemi politici, Ange-li, Milano, 1997 (VII ed.; I ed.: ivi: 1981; ed.or.: 1971)- Id., Politica e virtù. La teoria democratica nel nuovo secolo, a c. di S. Fabbrini, Laterza, Roma-Bari, 2001 (ed.or.: 1997)

Page 69: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

7.1.1 Democrazia e processi di democratizzazione (II)

- Id., Sulla democrazia, ivi, 2010 (II ed.; I ed.: ivi, 2000; ed.or.: 1998)- S.P.Huntington, La terza ondata. I processi di democratizzazione alla fine del XX secolo, Il Mulino, Bologna, 1995 e 1998 (ed.or.: 1991)- H.Kelsen, La democrazia, a c. di M.Barberis, ivi, 2010 (nuova ed.)- J.J.Linz – A.Stepan, Transizione e consolidamento democratico, ed.it. a c. di L.Morlino, ivi, 2000 (ed.or.: 1996)- G.Sartori, Democrazia: cosa è, Rizzoli, Milano, 2007 (nuova ed. ag-giornata; I ed.: ivi, 1993)- J.A.Schumpeter, Capitalismo, socialismo, democrazia, ETAS, Milano, 2009 (V ed.; I ed.: Edizioni di Comunità, Milano, 1955; ed.or.: 1943)- G.Zagrebelsky, Imparare democrazia, Einaudi, Torino, 2009 (VIII ed.; I ed.: ivi, 1995)- D.Zolo, Il principato democratico. Per una teoria realistica della demo-crazia, Feltrinelli, Milano, 1996 (II ed. riv.; I ed.: ivi, 1992)

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7.1.2 Etnia, nazione, patria, identità nazionale/etnica (I)

- B.Anderson, Comunità immaginate. Origini e fortuna dei nazionalismi, Manifestolibri, Roma, 2009 (nuova ed.; I ed.: ivi, 1996; ed.or.: 1983 e 2006)- É.Balibar, La forma nazione. Storia e ideologia, in É.Balibar – I.Wal-lerstein, Razza nazione classe. Le identità ambigue, Edizioni Associa-te, Roma, 1990, pp.96-116 (II ed. riv.: ivi, 1996; ed.or.: 1988)- W.Connor, Etnonazionalismo. Quando e perché emergono le nazioni, Dedalo, Bari, 1995 (ed.or.: 1994)- U.Fabietti, L’identità etnica. Storia e critica di un concetto equivoco, Carocci, Roma, 2010 (nuova ed.; I ed.: La Nuova Italia Scientifica, Ro-ma, 1995)- E.Gellner, Nazioni e nazionalismo, Editori Riuniti, Roma, 1997 (III ed.; I ed.: ivi, 1985; ed.or.: 1983)- F.Goio, Teorie della nazione, “Quaderni di Scienza Politica”, 1994, n. 2, pp.181-255

Page 71: Per un bilancio di 150 anni di storia italiana dopo lUnità Maurizio Gusso (Bernareggio, 4 marzo 2011)

7.1.2 Etnia, nazione, patria, identità nazionale/etnica (II)

- E.J.Hobsbawm, Nazioni e nazionalismi dal 1780. Programma, mito e realtà, Einaudi, Torino, 2002 (nuova ed.; I ed.: ivi, 1991; ed.or.: 1990 e 1992)- E.J.Hobsbawm – Th.Ranger (a c. di), L’invenzione della tradizione, ivi, 2002 (I ed.: ivi, 1987; ed.or.: 1983)- J.G.Kellas, Nazionalismi ed etnie, Il Mulino, Bologna, 1993 e 2000 (ed.or.: 1991 e 1998)- S.Lanaro, Patria. Circumnavigazione di un’idea controversa, Marsilio, Venezia, 1996- J.J.Linz, Costruzione dello stato e costruzione della nazione, in J.J. Linz, Democrazia e autoritarismo. Problemi e sfide tra XX e XXI secolo, ed.it. a c. di M.Tarchi, Il Mulino, Bologna, 2006, pp.61-94 (ed.or.: 1993)- A.Melucci – M.Diani, Nazioni senza Stato. I movimenti etnico-naziona-li in Occidente, Feltrinelli, Milano, 1992 (I ed.: Loescher, Torino, 1983)

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7.1.2 Etnia, nazione, patria, identità nazionale/etnica (III)

- D.Petrosino, Stati, nazioni, etnie. Il pluralismo etnico nella teoria so-ciologica contemporanea, Angeli, Milano, 1991- G.Pollini, Appartenenza nazionale. Tra localismo e cosmopolitismo, “Studi di sociologia”, 1991, n.2, pp.27-38- P.Scarduelli, Stati, etnie, culture, Guerini e Associati, Milano, 1996- A.D.Smith, Il revival etnico, Il Mulino, Bologna, 1984 (ed.or.: 1981)- Id., Le origini etniche delle nazioni, ivi, 1992 e 1998 (ed.or.: 1986)- Id., Le origini culturali delle nazioni. Gerarchia, alleanza, repubblica, ivi, 2010 (ed.or.: 2008)- M.Viroli, Per amore della patria. Patriottismo e nazionalismo nella sto-ria, Laterza, Roma-Bari, 1995 e 2001

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7.2 Scritti su identità nazionale e ‘carattere’ degli italiani (I)

- A.Abruzzese – G.Scurti, L’identità mediale degli italiani. Contro la repubblica degli scrittori, Marsilio, Venezia, 2001- W.Barberis, Il bisogno di patria, Einaudi, Torino, 2002 e 2004- G.Bechelloni, Diventare italiani. Coltivare e comunicare la memoria collettiva, Ipermedium, Napoli, 2003 (II ed. riv. e ampliata; I ed.: Diventare italiani, ivi, 2001) - R.Bodei, Il noi diviso. Ethos e idee dell’Italia repubblicana, Einaudi, Torino, 1998- G.Bollati, L’italiano. Il carattere nazionale come storia e come invenzione, ivi, 1996 (I ed.: ivi, 1983)- G.Calcagno (a c. di, Bianco, rosso e verde: l’identità degli italiani, Laterza, Ro-ma-Bari, 1993 e 2005- U.Cerroni, L’identità civile degli italiani, Manni, Lecce, 1997 (II ed. ampliata; I ed.: ivi, 1996)- M.De Giorgio, Le italiane dall’Unità a oggi. Modelli culturali e comportamenti sociali, Laterza, Roma-Bari, 1993 (II ed.; I ed.: ivi, 1992)

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7.2 Scritti su identità nazionale e ‘carattere’ degli italiani (II)

- F.Ferrarotti, L’Italia tra storia e memoria. Appartenenza e identità, Donzelli, Roma, 1998 (nuova ed.; I ed.: ivi, 1997)- J.Foot, Fratture d’Italia, Rizzoli, Milano, 2009 (ed.or.: 2009)- E.Galli Della Loggia, L’identità italiana, Il Mulino, Bologna, 2010 (I id.: ivi, 1998)- E.Gentile, La Grande Italia. Il mito della nazione nel XX secolo, Laterza, Ro-ma-Bari, 2006 e 2009 (cfr. La grande Italia. Ascesa e declino del mito della na-zione nel ventesimo secolo, Arnoldo Mondadori, Milano, 1997 e 1999)- E.Gentile, Né Stato né Nazione. Italiani senza meta, Laterza, Roma-Bari, 2010- M.Isnenghi (a c. di), I luoghi della memoria, ivi, voll.3, 2010 (nuova ed. amplia-ta; I ed.: ivi, voll.3, 1996-1997) - S.Patriarca, Italianità. La costruzione del carattere nazionale, ivi, 2010- P.Pezzino, Senza Stato: le radici storiche della crisi italiana, ivi, 2002- R.Romano, Paese Italia. Venti secoli di identità, Donzelli, Roma, 1997 (II ed. riv. e ampliata; I ed.: ivi, 1994)

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7.2 Scritti su identità nazionale e ‘carattere’ degli italiani (III)

- R.Romano – C.Vivanti (coord.), Storia d’Italia, vol.I (I caratteri origina-li), Einaudi, Torino, 1989 (I ed.: ivi, 1972)- G.Ruffolo, Un paese troppo lungo. L’unità nazionale in pericolo, ivi, 2009- G.E.Rusconi, Se cessiamo di essere una nazione: tra

etnodemocrazie regionali e cittadinanza europea, Il Mulino, Bologna, 1993- Id., Patria e repubblica, ivi, 1997- A.Schiavone, Italiani senza Italia. Storia e identità, Einaudi, Torino, 1998- C.Tullio-Altan, La coscienza civile degli italiani. Valori e disvalori nella storia nazionale, Gaspari, Udine, 1997- Id., Italia: una nazione senza religione civile. Le ragioni di una demo-crazia incompiuta, ivi, 1995- M.Viroli, La libertà dei servi, Laterza, Roma-Bari, 2010

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7.3 Testi storiografici chiave sulla storia del Risorgimento

- A.M.Banti, Il Risorgimento italiano, Laterza, Roma-Bari, 2004- A.M.Banti (a c. di), Nel nome dell’Italia. Il Risorgimento nelle testimonianze, nei documenti e nelle immagini, ivi, 2010- A.M.Banti – P.Ginsborg (a c. di), Storia d’Italia. Annali 22. Il Risorgimento, Einaudi, Torino, 2007- L.Riall, Il Risorgimento italiano, Laterza, Roma-Bari, 2007- L.Villari, Bella e perduta. L’Italia del Risorgimento, ivi, 2009- S.J.Woolf, Il Risrgimento italiano, Einaudi, Torino, 1981, voll.2

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7.4 Testi sulla storia italiana fra Unità e seconda guerra mondiale

- A.De Bernardi, Una dittatura moderna: il fasci-smo come problema storico, Bruno Mondadori, Mi-lano,2006 (II ed.; I ed.: ivi, 2001)- A.De Bernardi – L.Ganapini, Storia d’Italia 1860/1995, ivi, 1996- M.Isnenghi (a c. di), I luoghi della memoria cit. - R.Romanelli (a c. di), Storia dello Stato italiano dall’Unità a oggi, Donzelli, Roma, 1995

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7.5 Testi storiografici chiave sulla storia italiana fra 1943 e 1980

- C.Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resi-stenza, Bollati Boringhieri, Torino, 1991- S.Peli, La Resistenza in Italia. Storia e critica, Einaudi, Torino, 2004- P.Ginsborg, Storia d’Italia dal dopoguerra a oggi. Società e politica 1943-1988, Einaudi, Torino, 1989- M.Revelli, Movimenti sociali e spazio politico, in F.Barbagallo (coord.), Storia dell’Italia repubblicana, Einaudi, Torino, 1995, vol.II, tomo I, pp. 383-476- G.Crainz, Storia del miracolo italiano. Culture, identità, trasformazioni fra anni cinquanta e sessanta, Donzelli, Roma, 1996- Id., Il paese mancato. Dal miracolo economico agli anni ottanta, ivi, 2003 (2005)- Id., Autobiografia di una repubblica. Le radici dell’Italia attuale, ivi, 2009- F.Barbagallo, L’Italia repubblicana. Dallo sviluppo alle riforme manca-te (1945-2008), Carocci, Roma, 2009