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Penna & Mouse - Trimestrale di cultura e informazione - Anno III - Numero 4 - Dicembre 2007

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Penna & Mouse - Trimestrale di cultura e informazione - Anno III - Numero 4 - Dicembre 2007

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LUMSA Incontra

Organizzazione

Università e Lavoro

Approfondimento

Secondo Noi

News.com

INDICE

Editoriale Scuola e Universitàdi Giuseppe Dalla Torre

1. Il diritto allo studio e alla formazionedi Stefania Martani

Le aspirazioni di matricole e laureatia cura di AlmaLaurea

Il docente “orientatore”, un ponte tra la scuola e l’universitàdi Nicoletta RosatiIl corso di “International Law” alla Lumsadi Monica LugatoLo studio delle lingue classiche oggi: qualche riflessionedi Massimo Di Marco

Orientamenti di riforma nella scuola italianadi Italo Fiorin

Università: studenti in uscita?di Francesco Vitale

Notizie e curiosità dal mondo LUMSA

Penna & Mouse

Anno III - Numero 4 - Dicembre 2007

Edito da: Università LUMSA

Via della Traspontina 21 - 00193 Roma

[email protected]

Direttore responsabile: Giuseppe Dalla Torre

Coordinamento editoriale: Ermanno Pasquali

Collaborazione: Stefania Martani

Illustrazioni: Luigi Re

Grafica: Gestaltcolor

Stampato da: Grafostampa

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Scuola e Università

Uno dei nodi scottanti del sistema formativo italiano è dato,oggi, dai rapporti tra scuola ed università. Si tratta di unnodo che ha molte facce, di cui sono da menzionare alcunetra le più rilevanti.Una prima riguarda il raccordo tra i livelli di formazione rag-giunti a conclusione dell’intero percorso scolastico ed i livel-li di formazione richiesti per la prosecuzione degli studi uni-versitari. Da anni si rileva ormai un crescente gap tra i due,con immaginabili conseguenze negative sia per il singolostudente, che giunto in università spesso incontra enormidifficoltà a seguire corsi che presuppongono conoscenzeche non possiede, sia per l’università, che sempre più spes-so si trova nella necessità di sviluppare attività didattichedirette a colmare debiti formativi ad essa non imputabili.Sarebbe lungo indugiare sulle cause di siffatta situazione;

ma certo non è irreale il pericolo di una deriva del sistema universitario nazionale verso una sortadi inammissibile “liceizzazione”.Una seconda attiene alla necessità di ridefinire, se e come, i confini tra formazione professiona-le e formazione universitaria. La complessità di questo nodo problematico è data non solo dallamolteplicità di posizioni politiche sulla questione, ma anche da una continua riforma della rifor-ma universitaria che, in una transizione che pare senza fine, ha sostanzialmente allontanato ilmodello universitario dalla primitiva distinzione tra diplomi e lauree. Al tempo stesso la questio-ne è complicata dall’intreccio di competenze, a livello legislativo prima ancora che a livelloamministrativo, tra Stato e Regioni.Una terza può essere individuata sulla perdurante incertezza circa il futuro dei percorsi di for-mazione dei docenti. La precarietà delle SISS, così come la provvisorietà dell’attuale disciplinadella formazione universitaria dei maestri, rende non solo incerto il futuro di professionalità asso-lutamente necessarie per il Paese, ma costituisce anche un tassello debole nel contesto di unrapporto scuola-università, che deve sussistere e che deve essere sempre più rafforzato e qua-lificato. Anche qui non mancano diatribe a proposito di competenze a formare tali professiona-lità, in particolare tra comparto scolastico e comparto universitario. Certo è che sarebbe dav-vero un errore grande sottrarre la formazione di maestri e docenti di scuola secondaria all’uni-versità, tenuto conto delle competenze e della mission di questa istituzione.Infine è necessario un grande sforzo in materia di orientamento dei diplomati che intendono pro-seguire i propri studi a livello universitario. Molto è stato fatto e molto si sta facendo, ma comun-que è ancora troppo poco ed i risultati non sono soddisfacenti. Al riguardo due sono gli interessida considerare: innanzitutto quelli di ogni singolo studente, della sua autentica vocazione, dellesue attitudini, dei suoi interessi. Tutti sanno che il presupposto di un buon successo negli studiuniversitari e, poi, nell’attività lavorativa e professionale, è la passione con cui ci si rivolge a defi-niti ambiti di saperi. L’altro interesse da considerare, nell’ottica del bene comune, è quello delPaese: giustamente è lamentata la diserzione delle più giovani generazioni per gli studi scien-tifici. Ma è da chiedersi quanto queste siano orientate ed addestrate agli stessi.Dunque ricostruire uno stabile e qualificato raccordo tra sistema scolastico e sistema universi-tario è assolutamente necessario. Un punto saliente nell’agenda delle priorità.

Giuseppe Dalla TorreRettore LUMSA

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EDITORIALE

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LUMSA INCONTRA

La scuola sta cambiando. O-gni legislatura avanza propo-ste e attua interventi sui siste-mi educativi perché risponda-no all’esigenza, sempre piùpressante, di modellare lascuola sui bisogni di una so-cietà sempre più complessa eglobale e di un mercato del la-voro fluido e in rapida trasfor-mazione, al fine di favorire lasua competitività e flessibilità.Il mutamento più evidente èstato quello del nuovo ordina-mento universitario, col siste-ma del 3+2. A tale propositoabbiamo posto alcune do-mande a Silvia Costa, Asses-sore all’istruzione, diritto allostudio e formazione della Re-gione Lazio, incontrata in oc-casione della festa di benve-nuto agli studenti Erasmus, te-nutasi a Roma il 26 novembre.

Assessore, qual è il quadrodelle università italiane po-st-riforma?Positivo. Almeno fino all’iniziodel 2000, la percentuale degliabbandoni era pari al 25% deltotale. Dopo l’avvio della rifor-ma abbiamo registrato in Italia,e nella regione Lazio in partico-lare, un incremento significati-vo dei laureati, anche se nonabbiamo raggiunto ancora gliobiettivi previsti dal ConsiglioEuropeo di Lisbona. L’altro a-spetto confortante è che i tem-pi del laureato italiano si sono

accorciati rispetto a quelli delsuo collega straniero, anche sei giovani italiani impiegano an-cora troppo tempo a trovareun lavoro strutturato.

Quali i nodi irrisolti?La laurea specialistica bienna-le viene ancora vissuta comeuna sequenza naturale dellatriennale e il mercato del lavo-ro sembra non recepirne laspecificità professionalizzan-te. Ciò comporta il rischio chealmeno alcune discipline ab-biano allungato i tempi. A mioparere, ciò è dovuto al fattoche né i profili delle pubblicheamministrazioni né la dinami-ca del privato ha ben indivi-duato quali competenze si ot-tengono con le lauree trienna-li. Occorrerebbe lavorare perfar recepire questi profili trien-nali dalle dinamiche contrat-tuali e dei ruoli. Gli stessi stu-denti sperimentano che sevogliono ottenere un inseri-mento professionale adegua-to al titolo acquisito, cosa chein Italia è ancora difficile, èmeglio conseguire il titolo piùalto possibile. Le universitàdevono organizzare sempremeglio i contenuti disciplinaridelle facoltà, perché le com-

petenze acquisite rendano iltitolo ‘spendibile’. Un’altrastrada da seguire è quella dipermettere ai neolaureati unapiù diretta e anticipata espe-rienza nell’ambito lavorativoattraverso opportunità sem-pre più numerose di borse-la-voro e tirocini formativi orien-tati all’impiego e alla forma-zione nelle imprese. Ora è piùfacile che si venga assuntisulla base dell’esperienza ma-turata piuttosto che in consi-derazione dei titoli ottenuti. Sitratta quindi di rafforzare l’e-sperienza dell’apprendistatoin alta formazione. Un’espe-rienza fatta dalla Regione La-zio con un’apposita legge,che ha permesso di inserirenel mondo del lavoro 100 gio-vani laureati. Il progetto pre-vede, tra i vari punti, la con-cessione, da parte della Re-gione, di un incentivo econo-mico alle imprese che trasfor-mino il contratto di apprendi-stato in contratto a tempo in-determinato. E prima i ragazzivengono assunti, più alti sonogli incentivi. Inoltre il giovaneottiene, a seconda della ca-ratteristica del percorso, undiploma di livello secondario,oppure un titolo universitario

Il diritto allo studio e alla formazioneIntervista all’ assessore all’istruzione, diritto allo studio e formazione della Regione Lazio, Silvia Costadi Stefania Martani

… i tempi del laureato italiano si sono accorciati rispetto a quelli

del suo collega straniero…

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LUMSA incontra

di specializzazione post-lau-rea. Un po’ il percorso inversoal progetto “laureare l’espe-rienza”. Tra le altre iniziative, i66 tirocini di 1 anno a giovaniavvocati. In questi studi i ra-gazzi hanno a disposizione untutor dell’Istituto Regionale diStudi Giuridici del Lazio Artu-ro Carlo Jemolo, che si accer-ta che le loro competenzevengano impiegate per farepratica avvocatizia e non foto-copie. Tra le altre iniziative peri neolaureati, allo studio dellaRegione vi sono le agevola-zioni per i neo-professionistiche vogliono mettersi in pro-prio e non hanno alle spallelo’studio di papà’ e che com-prendono, tra le altre cose, lasemplificazione delle proce-dure amministrative e finan-ziamenti a fondo perduto.

Come procede l’esperienzaErasmus?Le nostre università devonodiventar attrattive anche pergli studenti stranieri che orasono solo il 2 % del totale eprovengono per lo più daPaesi terzi. Ciò accade ancheperché non è ancora diffusala pratica dell’insegnamentobilingue, nonostante crescaall’estero un grande interesseper la lingua e la cultura italia-na. Per facilitare gli studentistranieri il Comune si impe-gna a realizzare entro il 2010nuove residenze universitariedi cui il 30-40 % sarà destina-to agli stranieri. Sempre as-sieme al Comune verrà realiz-zata una agenzia per gli affitti

che offra agli studenti ancheassistenza legale.

Facciamo un salto indietro.Sembra che quest’anno siacalata l’iscrizione agli istitutitecnico-professionali a fa-vore dei licei. E’ forse dovu-to all’impatto della triennaleprofessionalizzante?“Ciò è dovuto al tentativo di li-cealizzazione degli istituti pro-fessionali. E’ passato il mes-saggio che si tratti di studi diterz’ordine. Tant’è che stiamoregistrando una crescita delladispersione scolastica nei li-cei. Assieme al ministro dell’I-struzione Fioroni, stiamo dan-do importanza al riordino deicurricula e al consolidamentodell’esperienza dei poli Ifts,aggregazione di istituti profes-sionali e tecnici, enti di forma-zione, imprese e università,enti di ricerca, per presentareprogetti di profili formativi altida concordare con le imprese.Il sistema della formazioneprofessionale deve uscire dal-le secche di un ruolo minore edotarsi di un sistema serio diaccreditamento che garanti-sca la qualità dell’offerta for-mativa e diritti contrattuali ailavoratori del settore. Le quali-fiche e i diplomi professionalidevono avere spendibilità na-zionale ed europea: l’Europasta lavorando per garantire lacircolarità e la capitalizzazionedi tutti i percorsi formativi.Mancano ancora in Italia com-petenze tecnico professionalialte. Spesso non ci si iscriveagli istituti tecnici perchè non

c’è un “dopo”. Alcuni prose-guono con studi universitaripoco coerenti col profilo ac-quisito. L’idea è di istituire deiPolitecnici, una sorta di forma-zione tecnica superiore post-diploma sul modello di quellistranieri. Il modello da seguireè quello dell’apprendimentolungo tutto l’arco della vita.Abbiamo varato una conferen-za unificata con i ministri dell’I-struzione, del Lavoro, dell’E-conomia e dell’Università peruna legge-quadro sugli inter-venti e sulle attività di cui oc-corre dotare la società dell’ap-prendimento permanente.L'obiettivo è offrire a personedi ogni età l'opportunità di ac-cedere a offerte di istruzione dialta qualità e ad un ampio ven-taglio di esperienze di appren-dimento disseminate in tuttaEuropa.

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L’esperienza di AlmaDiplomaSul modello di AlmaLaurea ènata da alcuni anni anche Al-maDiploma, associazione discuole secondarie superiori.Sono 122 ad oggi gli istituti a-derenti, con l’ingresso più re-cente delle scuole della Lom-bardia. L’obiettivo? Diffonderenelle scuole la cultura dellavalutazione, per aiutare i ra-gazzi nella scelta del percorsodopo l’Esame di Stato e perfavorire l’incontro tra doman-da e offerta di lavoro con unabanca dati on line che ad og-gi raccoglie i curriculum vitaedi quasi 35mila diplomati.

Il Profilo dei diplomati 2006

Scuola promossa, ma cre-scono i “pentiti” della scelta:il 47% dei diplomati, se po-tesse tornare indietro, cam-bierebbe istituto o corsoIl Profilo dei diplomati 2006,realizzato come prototipo inattesa della sua estensione a

tutte le scuole italiane comeha ipotizzato il Ministero all’I-struzione, prende in conside-razione i diplomati nel 2006 di51 Istituti scolastici aderentiad AlmaDiploma. Il collettivoosservato comprende 6.276diplomati. La collocazione ter-ritoriale degli istituti coinvoltinell’indagine (35 toscani, 7 e-miliano-romagnoli, 9 di altreregioni italiane), ma anche perla sovrarappresentazione deititoli tecnici a scapito di quelliliceali e professionali deve es-sere tenuta presente nell’in-terpretazione dei risultati.

Genere, età all’iscrizione eprovenienza socialeViene confermata la prevalen-za numerica delle femmine fragli studenti di cinque percorsi:linguistico, classico, tecnicoper periti aziendali e corri-spondenti in lingue estere, pe-dagogico sociale e istruzioneartistica. Prevalgono invece imaschi negli indirizzi tecniciindustriali e per geometri e nei

professionali per l’industria el’artigianato. La presenza didiplomati con genitori in pos-sesso di titoli di studio elevatiè massima fra i diplomaticlassici, scientifici e linguistici,si riduce fra i tecnici ed è mi-nima fra i professionali. Poi-ché il titolo di studio dei geni-tori e la classe sociale sonodue variabili strettamente as-sociate fra loro, i percorsi distudio avvantaggiati in terminidi istruzione dei genitori lo so-no anche dal punto di vistadella classe sociale, con unamaggiore presenza di studen-ti di estrazione borghese e u-na minore presenza dei figlidella classe operaia. Ma l’am-biente famigliare influenza ilpercorso scolastico degli stu-denti ben prima del loro in-gresso nella scuola seconda-ria. Fra i diplomati nel 2006, il30% dei ragazzi con almenoun genitore laureato avevaconcluso la scuola media in-feriore con il giudizio di “otti-mo”; questa percentuale si ri-duce al 17% fra i figli di geni-tori con diploma di maturità eal 10% fra i figli di genitori congrado di istruzione inferiore.La documentazione testimo-nia dunque che le condizionisocio-economiche familiari in-nestano un processo causale:i figli delle classi superioritendono ad avere un miglio-re rendimento scolastico findal primo ciclo degli studi ebuoni voti implicano mag-giori probabilità di iscriversiad un liceo piuttosto che ad

ORGANIZZAZIONE

Le aspirazioni di matricole e laureatiLa scuola e l’Università: dall’orientamento per la scelta degli studi al mondo del lavoroA cura di AlmaLaurea

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ORGANIZZAZIONE

un indirizzo tecnico o pro-fessionale.

Il voto di diplomaIl voto medio di diploma è di76,4/100. Chi ottiene i risultatimassimi (da 81 a 100 su 100)rappresenta il 34,5%. Il votomedio è di 80,4 nei licei, 75,4negli indirizzi tecnici e 72 neiprofessionali.

47 diplomati su cento cam-bierebbero la scelta fatta a14 anni E’ la domanda che tutti primao poi si pongono: ma se po-tessi tornare indietro? Alma-Diploma ha interrogato i di-plomati al momento dell’Esa-me di Stato chiedendo di ri-flettere sulla bontà di una de-cisione presa a 14 anni. A cal-do, 52 diplomati su centoconfermano la propria scelta,mentre il 47% degli studentidice che cambierebbe: 10 sucento ripeterebbero il corso,ma in un’altra scuola, altret-tanti sceglierebbero un diver-so indirizzo o corso della pro-pria scuola e il 17% sceglie-rebbe sia un’altra scuola cheun altro indirizzo di studi. Un dato preoccupante, checonferma un fenomeno già ri-scontrato nella precedente in-dagine e che chiama diretta-mente in causa l’azione di o-rientamento da parte del si-stema di istruzione e della fa-miglia nel passaggio allascuola secondaria superiore.

Dentro e fuori dall’aulaL’impegno complessivo, intermini di tempo, è omogeneonei tre principali gruppi di indi-rizzi, ma cambia il rapporto fra

le ore di lezione scolastica e leore di studio/compiti a casa:in media le lezioni rappresen-tano infatti l’85% della forma-zione complessiva per gli indi-rizzi professionali, il 77% per itecnici e solo il 65% per i licei.Gli stage sono rari solo neiprogrammi didattici del liceoclassico e del liceo scientifico,mentre le esperienze di studioall’estero coinvolgono unquarto dei diplomati.Il lavoronel corso degli studi – che na-turalmente, a differenza diquanto avviene per gli studen-ti universitari, ha caratterequasi esclusivamente occa-sionale – ha coinvolto il 59%dei diplomati.

Prospettive future: studio olavoro?Conclusi gli studi secondarisuperiori, i diplomati si divido-no in tre categorie: gli studen-ti che intendono iscriversi al-l’università, che rappresenta-no il 64% dei diplomati, colo-ro che non proseguono glistudi e si avviano verso un’at-tività lavorativa – opzione,questa, indicata nel 28% deicasi – e i diplomati che inten-dono svolgere un tirocinio oun’altra attività di qualificazio-ne al di fuori dell’università(6%). Dal punto di vista delleprospettive post–diploma lecaratterizzazioni dei percorsidi studio sono nettissime. Tut-ti e tre i diplomi liceali prelu-dono chiaramente allo studiouniversitario: il 96% dei diplo-mati 2006 nei licei ha intenzio-ne di iscriversi ad un corso dilaurea (erano il 91% nel 2005).Negli indirizzi tecnici, invece,la scelta prevalente rimane l’i-

scrizione all’università (58%),ma sono numerosi anche co-loro che non intendono prose-guire gli studi (35%). Negli in-dirizzi professionali, infine, idiplomati che non intendonoproseguire gli studi (58%) su-perano gli studenti che an-dranno all’università(31%).Con poche eccezioni,dunque, scegliendo un per-corso di studio liceale si èpresa a 14 anni una decisioneche di fatto porta all’univer-sità. Per gli indirizzi tecnici e inparticolar modo per i profes-sionali, invece, l’accesso al-l’università non è scontato e laprobabilità di iscriversi dipen-de da più fattori, fra cui in par-ticolare il genere, il grado di i-struzione dei genitori e il votodi diploma.

Da dove vengono e che so-gni hanno i dottori dellaLumsa usciti nel 2006?In prevalenza si iscrivono al-l’Ateneo, nelle tre facoltà diGiurisprudenza, Lettere eScienze della formazione, i di-plomati del liceo classico(34,5% contro il 14,5% dellamedia nazionale); seguono iragazzi che hanno frequenta-to il liceo scientifico (26%contro il 35% del complessodegli atenei AlmaLaurea), infi-ne quelli che hanno una Matu-rità tecnica (14% contro il29%). Al momento della di-scussione della tesi l’89% deilaureati (pre e post riforma) in-tende proseguire gli studi (lamedia nazionale è del 79,5%):il 74% con la laurea speciali-stica, il 7% con un master. Il10% non intende proseguirela formazione.

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UNIVERSITÀ E LAVORO

Il docente “orientatore”, un ponte tra la scuola e l’universitàA cura di Nicoletta Rosati, dirigente scolastico, supervisore di tirocinio presso la LUMSA

L’orientamento come sintesidell’azione educativa dellascuola : una nuova prospettivaal servizio della persona del-l’allievo.Il docente “orientatore”: unponte tra il mondo scolasticoe quello universitario.

L’orientamento si connotasempre di più come una com-ponente del progetto di vita:la capacità di pensare a sèquale persona interagente nelpresente con la comunità diappartenenza, consapevoledelle proprie origini personalie storiche, proiettata nellacostruzione del proprio futuroe di quello sociale. Tale carat-teristica implica, sul pianoeducativo e in ambito scola-stico, la necessità di un’as-sunzione di responsabilitàdiretta nell’espletamento del-l’azione di supporto e diguida delle giovani generazio-ni, non soltanto in vista dellescelte relative agli studi suc-cessivi, ma soprattutto nell’a-bilitare ogni singolo allievo apensare al proprio futuro dalpunto di vista umano, socialee professionale.Nella scuola, nell’arco di untrentennio circa, si è assistitoad un cambiamento conside-revole nella concezione e nel-

l’attuazione dell’orientamen-to. E’ con la legge n.1859/1962, istitutiva dellascuola media unica, che si ini-zia ad affrontare con maggio-re concretezza il tema dell’o-rientamento. Si legge all’art.1che “...La scuola media con-corre a promuovere la forma-zione dell’uomo e del cittadi-no secondo i principi sancitidalla Costituzione e favoriscel’orientamento dei giovani aifini della scelta dell’attivitàsuccessiva”. La pratica dell’o-rientamento fece, però, faticaa decollare perché era ancoradifficoltoso riconoscere tra lecause delle ripetenze e degliabbandoni non soltanto, inalcuni casi, il mancato impe-gno dei ragazzi, ma ancheeventuali carenze nelle condi-zioni socio-culturali di prove-nienza alle quali corrisponde-va una didattica rigida, spes-so inadeguata allo sviluppocompleto degli allievi.L’acquisizione di una cono-scenza consapevole di sè,obiettivo della scuola cheattua l’orientamento, consoli-da la capacità decisionalesostenendo l’alunno nell’ope-rare scelte realistiche nel pre-sente e nel futuro, anche invista di un progetto di vitapersonale. Questa “moderna”

concezione dell’orientamentoha trovato conferma anchenel Profilo educativo, culturalee professionale dello studenteal termine del primo ciclo diistruzione, documento ema-nato con il D.L 19/2/2004n.59, nel quale viene ribaditala funzione orientativa dellascuola. Nelle Indicazioni per ilCurricolo, approvate con ilD.M. 31/7/2007, la nuovavisione dell’orientamentosembra poter essere indivi-duata nel paragrafo che illu-stra le caratteristiche di unanuova cittadinanza, intesacome uno degli obiettivi for-mativi per la persona. Per quanto riguarda la scuolasecondaria di secondo grado,occorre sottolineare comel’attività di orientamento siadiventata, oggi, una prassidiffusa. Un primo cenno diattenzione si può rilevare neiprogrammi Brocca dove l’o-rientamento è considerato unprocesso formativo continuo,calato all’interno della pro-grammazione curricolare, conl’intento di contribuire allamaturazione dell’identità cul-turale e sociale degli studenti,fondamentale per una “suc-cessiva matura capacità discelte professionali”. Bisogna, però, arrivare allafine degli anni Novanta perriconoscere propriamenteall’azione orientativa un ruolocentrale nella formazione oli-stica della personalità dei gio-vani. E’ interessante notarecome, nel 1997, i due ministri

L’orientamento come sintesidell’azione educativa della scuola:una nuova prospettiva al servizio

della persona dell’allievo

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della Pubblica Istruzione edell’Università, emanino duedirettive distinte sull’orienta-mento (Direttiva 6 agosto1997, n.487 e Atto di indirizzosull’orientamento universita-rio 6 agosto 1997, prot.n.123), ma ispirate agli stessiprincipi, sulla base di unmedesimo documento inter-ministeriale (L’orientamentonelle scuole e nelle univer-sità). Si evince dai due docu-menti come l’orientamentocostituisca una componenteessenziale e strutturale delprocesso formativo di ognipersona lungo tutto l’arcodella vita in grado di influiresullo sviluppo delle politichedel lavoro. Nell’ambito dellaformazione della personaesso riguarda ciascun allievoin ordine alle proprie caratte-ristiche personali, agli stili edai ritmi di apprendimento ecome tale deve poter seguirecostantemente ogni studente“dalla scuola dell’infanzia finoalla frequenza degli studi uni-versitari”.Dai documenti citati si evinceche l’orientamento non è piùconsiderato come attivitàaggiuntiva dell’offerta forma-tiva delle scuole, ma comeuna dimensione insostituibiledello stesso processo di inse-gnamento-apprendimento.

L’orientamento che oggisiamo chiamati a realizzare,nella scuola, è finalizzato adun’azione di sintesi dell’interoprocesso di insegnamento-apprendimento, di “supervi-sione”, di sostegno e di indi-rizzo per un corretto sviluppodi quelle “competenze per lavita” alle quali dovrebberotendere i vari insegnamenticurricolari, accanto ed oltregli obiettivi specifici diapprendimento. Competenzequali: la padronanza delleconoscenze e delle abilità dibase, l’acquisizione e la con-divisione di valori e l’eserciziodi norme di una società inter-culturale, democratica e par-tecipata, il sapersi orientare eil saper orientare, la disponi-bilità al cambiamento, la fles-sibilità e la creatività nellesituazioni del vivere quotidia-no e nel proprio lavoro, ilsaper interagire, comunicaree cooperare, il saper sceglie-re e decidere, organizzare edorganizzarsi, il saper proget-tare, programmare, produrreed infine il sapersi autovaluta-re, valutare ed apprendere inogni situazione di vita. Perrealizzare quanto descritto ènecessario potenziare, conun’apposita formazione uni-versitaria, la figura del docen-te orientatore, ancora “in

nuce”, ma, nel contempo,presente e molto attiva nellescuole come “funzione stru-mentale” alla realizzazionedell’attività orientativa nel-l’ambito del piano dell’offertaformativa di ogni istituzionescolastica. Un docentedisponibile che si fa caricodella responsabilità educativadi facilitare e persino dicostruire il raccordo con gliordini di scuola successivi econ l’università. Un educatoreche progetta, sperimenta,condivide con i colleghi ini-ziative ed azioni con lo scopodi guidare, indirizzare, soste-nere il futuro percorso di stu-dio dei ragazzi. Una personaesperta dell’educativo chesappia convogliare l’attenzio-ne dei docenti, dei genitori,degli alunni oltrechè sull’usocritico delle conoscenzeacquisite e sul corretto proce-dimento di decisione e discelta e sull’importanza diquelle “competenze per lavita” menzionate. Si può pen-sare, quindi, al profilo deldocente orientatore comeuna figura di educatore le cuicaratteristiche e qualificazioniprofessionali dovrebberoessere attentamente studiatee costruite in sinergica coo-perazione tra il mondo dellascuola e quello universitario.

UNIVERSITÀ E LAVORO

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UNIVERSITÀ E LAVORO

Per la prima volta, quest’an-no, il corso di Diritto interna-zionale della Laurea magi-strale in Giurisprudenza sitiene in lingua inglese, ed èper l’appunto denominato In-ternational law. La decisione è coerente congli obiettivi della Facoltà diGiurisprudenza della LUMSA:essere centro di formazionequalificata, all’altezza dellarealtà del mondo delle pro-fessioni legali, intese in sensoampio, nel quale si troveran-no impegnati gli attuali stu-denti: è del tutto evidenteche la padronanza della lin-gua inglese è nel mondo dioggi essenziale, forse a tutti ilivelli professionali, certa-mente nelle direzioni in cuiconducono gli studi giuridici.È fondamentale oggi che lau-

reate e laureati in giurispru-denza sappiano leggere, ca-pire e sintetizzare un testo,soprattutto un testo giuridi-co; che sappiano produrre,magari inizialmente solo adun livello elementare, un te-sto a carattere giuridico.L’acquisizione di tali compe-tenze è grandemente stimo-lata dallo studio di una ma-teria fondamentale del corsodi laurea in inglese. In più,prevedere un insegnamentofondamentale in lingua in-glese significa offrire un ef-fettivo banco di prova per lecompetenze linguistiche ac-quisite al primo, secondo eterzo anno; fornire un incen-tivo a prendere (più) sul serio– perché no – i corsi di linguaimpartiti in Facoltà; creareun’occasione per consolida-re quelle conoscenze, appli-candole allo studio di unamateria del corso.Ma, su di un piano generale,è evidente che la conoscen-za dell’inglese è oggi unacondizione necessaria perl’accesso all’informazione eal dibattito scientifico e cul-turale, che trascendono lefrontiere nazionali e che, nel-la loro dimensione non na-zionale, si avvalgono, per lopiù, dell’inglese.

Perché la scelta sia cadutasul diritto internazionale èpresto detto. Testi normativi,giurisprudenza internazionalee documenti rilevanti sono ininglese (le versioni italiane

sono mere traduzioni e nontesti autentici). Il dibattitoscientifico si svolge prevalen-temente in inglese. Nell’altramateria “internazionalistica”del corso di studi, il Dirittodell’Unione europea, la situa-zione è diversa, se non altroperché l’italiano è una dellelingua ufficiali dell’Unione eu-ropea. Ma è chiaro che ancheil diritto dell’Unione europeaben si presterebbe ad essereinsegnato in inglese e quindinon va escluso che un doma-ni si possa estendere la scel-ta effettuata oggi per il dirittointernazionale anche a que-sto insegnamento. Quantopoi alle materie comparatisti-che, altre naturali candidateall’insegnamento in inglese, èlo stesso prof. Rinella – pro-fessore ordinario di Dirittocostituzionale comparatonella nostra Facoltà, oltre chePresidente del Corso di lau-rea magistrale – a mettere inrilievo che "la comparazionegiuridica, che è alla base del-la circolazione dei modelligiuridici e dell’integrazionecomunitaria, presuppone ilsuperamento dell’ostacolodella lingua e l’apertura aldialogo con giuristi di altripaesi, ben oltre gli angusticonfini culturali nazionali". Ead aggiungere che "lo studiodi tali discipline, anche secollocate al secondo annodel Corso di laurea magistra-le in Giurisprudenza, è con-dotto in modo da valorizzarel’impegno di quegli studenti

IL CORSO DI “INTERNATIONAL LAW” ALLA LUMSA

A cura di Monica Lugato, docente ordinario di Diritto internazionale presso la LUMSA

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UNIVERSITÀ E LAVORO

che decidano di cimentarsisu materiali in lingua inglese,di stendere un report in ingle-se e di presentarlo in lingua".

Vediamo come si è finora svi-luppata l’esperienza concre-ta. Il corso è cominciato all’i-nizio del mese di Ottobre conun piccolo gruppo di studen-ti (una trentina) in parte diGiurisprudenza in parte diScienze politiche. Pochi ri-spetto ai circa duecento i-scritti al quarto anno del Cor-so di laurea magistrale inGiurisprudenza e ai circa set-tanta iscritti al secondo annodel Corso di laurea triennalein Scienze politiche. Troppopochi, considerando che lafrequenza è un essenzialestrumento per prepararsi al-l’esame (non a caso è obbli-gatoria nel nostro Ateneo). Èauspicabile che gli assentinon affolleranno, più in là, co-me è avvenuto negli annipassati, gli studi di Presiden-ti di corso di laurea, Presidi epersino del Rettore per la-mentarsi della difficoltà del-l’esame.Il corso va avanti ormai dadue mesi, gli studenti presen-ti seguono con grande atten-zione. Ecco le opinioni di tredi loro che hanno voluto scri-vermi. Alessia Soldini, IV an-no LMG/01: "a mio avviso è

un'ottima iniziativa che puòsolamente giovare allo stu-dente. Sicuramente l'impattocon le prime lezioni è statoabbastanza forte… comun-que è una importante oppor-tunità che ci permetterà di a-vere grandi soddisfazioni, siaa livello personale che, a li-vello, diciamo "professiona-le"…". Il secondo, GianlucaPrestopino, studente al se-condo titolo in Scienze politi-che: "credo che il corso di di-ritto internazionale in inglesesia doppiamente utile. Oltrealla conoscenza del diritto in-ternazionale (di per sé moltoattuale), incrementa il propriovocabolario giuridico inglese… è un'opportunità che l'uni-versità dovrebbe proporrepiù spesso". Il terzo, StefanoCardu, IV° anno LMG/01: "…inizialmente, la notizia che ilcorso di diritto internazionalesi sarebbe svolto in lingua in-glese, mi ha lasciato un pòsorpreso … tra noi colleghi… si è discusso a lungo …Ebbene, ritengo personal-mente che l'ago della bilan-cia penda nettamente dallaparte degli aspetti positivi:potremo annoverare nel no-stro curriculum universitarioun esame in una materia fon-damentale sostenuto in in-glese, un elemento di presti-gio, che viene così ad identi-

ficarsi con il prestigio propriodella nostra Università … fre-quentare il corso di Interna-tional Law mi stimola ad affi-nare e perfezionare il mio in-glese …".Cosa dire a conclusione diquesta prima valutazione?Direi che ci siamo avviati suun percorso virtuoso, capacedi produrre un reale arricchi-mento della formazione deinostri studenti. Ma è prestoper i bilanci: occorre andareavanti con l’esperienza, ve-dere come vanno gli esami.

È evidente che la conoscenza dell’inglese è oggi una condizione necessaria

per l’accesso all’informazione e al dibattitoscientifico e culturale

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La crisi profonda che ha inve-stito la scuola italiana in que-sti ultimi anni non poteva ov-viamente risparmiare le disci-pline classiche: le più espo-ste, anzi, per ragioni facilmen-te comprensibili, a una perditadi peso e di considerazione inuna società che esalta il cam-biamento, promuove la cultu-ra dell'effimero, irride ai valoridell'umanesimo e sembra a-vere smarrito il senso dellastoria.Non essendo questa la sedepiù idonea per un'analisi stori-co-sociologica delle impetuo-se trasformazioni intervenutenel mondo e segnatamentenelle società occidentali negliultimi decenni e dei riflessiche esse hanno avuto sullestrutture, sui modi di comuni-cazione, sui modelli di riferi-mento e sulle finalità del siste-ma educativo, mi limiterò adalcune osservazioni che misono suggerite dalla mia e-sperienza di docente.Se gli effetti negativi dell'eli-

minazione del latino dallascuola media, conseguentealla riforma del 1963, eranostati parzialmente riassorbitinegli anni '70 e '80 con unosforzo di graduale adegua-mento da parte dei docentidei licei alla nuova realtà di-dattica, a partire dagli anni '90– e in modo vertiginoso nelperiodo a noi più vicino – l'in-segnamento del greco e dellatino, in particolare per ciòche concerne l'aspetto lingui-stico, ha subìto un rovinoso

tracollo. Si tratta di un feno-meno che, se si eccettuanorare fortunate eccezioni, ap-pare ormai largamente gene-ralizzato ed è ben noto a chiinsegni nell'Università. Il defi-cit di competenze linguistichedi coloro che iscrivendosi allaFacoltà di Lettere affrontanolo studio di queste materietocca ormai a volte puntedavvero desolanti. Il che im-pone sempre più spesso unripensamento della stessa di-dattica universitaria: si istitui-scono corsi di esercitazioni, sitorna a insegnare ciò che alginnasio e al liceo gli studentinon hanno appreso, si finisceinevitabilmente con l'abbas-sare il livello delle lezioni.Il dato che più preoccupa,

ma che d'altro lato forse inco-raggia a non essere del tuttopessimisti, è che questa co-noscenza sempre più malfer-ma e approssimativa del gre-co e del latino non è la risul-tante di un deliberato rifiutodella tradizione classica, di unfurore iconoclastico quale, ades., quello che segnò la faseideologicamente più conno-tata della contestazione gio-vanile degli anni '60. Quasisempre, al contrario, lo stu-dente è ben consapevole del-le proprie lacune linguistichee se ne rammarica. Si scopreallora che dietro la sua me-diocre preparazione c'è unascuola media inferiore e su-periore che non ha funzionatoin modo adeguato, o c'è sta-to al fondo il diffuso precon-

cetto della sostanziale inuti-lità dello studio delle lingueclassiche in quanto linguemorte. Il refrain è ricorrente:perché “perdere tempo” nel-l'apprendimento del lessico,della grammatica e della sin-tassi del greco e del latinoquando si hanno a disposi-zione comode traduzioni?Proprio qui si annida l'equivo-co. La lingua, infatti, è il patri-monio più ricco e più autenti-co di qualsiasi civiltà: è lostrumento attraverso cui si e-labora e prende forma il pen-siero, si modellano i concetti,si articola e si sviluppa la ri-flessione, si legge e si orga-nizza la realtà, sia quella delsoggetto sia quella del mon-do che lo circonda. ScindereOmero o Platone o Virgiliodalla lingua in cui si espresse-ro significa precludersi lapossibilità di intenderli inte-gralmente: la traduzione è un

UNIVERSITÀ E LAVORO

Lo studio delle lingue classiche oggi: qualche riflessione

A cura di Massimo Di Marco, ordinario di Lingua e letteratura greca - “Sapienza” Università di Roma

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surrogato che inevitabilmentesemplifica o addirittura tradi-sce la complessità dei signifi-cati e delle connotazioni deltesto originale, nella misura incui adotta un lessico, struttu-re morfo-sintattiche e imma-gini che appartengono a unadiversa civiltà e a una diversaepoca. In sostanza, se com-pito primario di chi analizzaun autore (di qualsiasi epoca,di qualsiasi letteratura) èquello di storicizzarlo, questoimpegno comincia – osereidire – proprio dallo studio del-la sua lingua.Il discorso richiederebbe na-turalmente uno spazio moltopiù ampio, ma vorrei almenosottolineare con vigore cheesso non riguarda solo glispecialisti o, al limite, gli stu-denti della Facoltà di Lettereche si avviano a divenire i fu-turi docenti delle nostre scuo-le (e molto ci sarebbe da diree da recriminare sulle sceltelegislative relative ai curriculaformativi, in cui ad es. nonsempre al latino è assicuratauna presenza adeguata). Il di-scorso va esteso alla scuolanel suo insieme. Si fa infattisempre più acuto il grido d'al-larme di chi denuncia negli a-

dolescenti di oggi una cre-scente povertà di lessico e u-na preoccupante incapacitàdi argomentazione logico-e-spressiva. Quali che ne sianole cause (in primis il prevaleredella civiltà dell'immagine,con il conseguente abbando-no della lettura), è importanteporre un argine a questo cherischia di configurarsi comeun vero e proprio processo di“entropia intellettiva” su largascala: perché non c'è dubbioche proprio il logos, la parola,è la più importante chiave diaccesso alla comprensionedel mondo, ed essere incapa-ci di usarla finisce con il limi-tare lo sviluppo stesso dellenostre facoltà cognitive.Da questo punto di vista po-tenziare lo studio delle lingueclassiche servirebbe non solocome strumento per un ap-proccio diretto a quel passatoin cui affondano le radici delnostro presente (un'eredità

culturale che costituisce unlascito prezioso la cui valoriz-zazione, credo, trovi il con-senso di tutti), ma servirebbeanche ad abituare i nostri gio-vani studenti ad una riflessio-ne sulla lingua che oggi è as-solutamente carente (dov'è fi-nito l'esercizio dell'analisi lo-gica e dell'analisi grammati-cale?), ad arricchire il loro vo-cabolario, a scoprire il gustodell'etimologia, ad affinare laloro sensibilità all'uso di variregistri espressivi, ad acquisi-re un habitus di ragionamentocritico – in anni, si badi bene,decisivi per la loro formazione– attraverso l'applicazione diun metodo ‘scientifico’ all'in-terpretazione dei testi: checos'è infatti la traduzione senon una serie di congetture edi verifiche (con relative pos-sibili confutazioni delle ipotesidi volta in volta formulate) inordine all'esegesi del testoche si ha di fronte?

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Una società che esalta il cambiamento e promuove la culturadell'effimero, sembra avere smarrito il

senso della storia

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Orientamenti di riforma nella scuola italianaA cura di Italo Fiorin *, docente di Didattica e pedagogia speciale all’Università LUMSA

APPROFONDIMENTO

E’ dalla metà degli anni No-vanta che il nostro sistemascolastico è immerso in unprocesso di riforma che nonè affatto compiuto. Lo stes-so avviene anche per i siste-mi scolastici degli altri Paesieuropei, e per le medesimeragioni. I cambiamentiprofondi e rapidissimi chehanno trasformato in un bre-ve arco temporale i tratti del-la nostra società, hannomesso fuori gioco i curricoli

scolastici tradizionali, obbli-gandoli a fronteggiare lenuove richieste. Le tradizio-nali missioni della scuola so-no costrette a ridefinirsi.Queste missioni riguardanoessenzialmente tre aspetti:quello della trasmissioneculturale; quello della prepa-razione alla vita adulta; quel-lo dell’accompagnamentodello studente lungo il suopercorso di apprendimentoe di vita nella scuola. La pri-ma missione risponde all’e-sigenza della formazione del‘cittadino’ e richiede chel’insegnamento sappia pro-porre i contenuti ed i valoriritenuti significativi e capacidi dare consistenza all’ideadi cittadinanza. Fino a tempiassai recenti la nostra scuo-la concepiva questo compi-to come formazione del ‘cit-tadino italiano’. Ma oggi, inun mondo diventato villaggioglobale, caratterizzato da unaccentuato pluralismo diculture, che cosa significaessere ‘cittadini’? Si capisceche la valorizzazione dell’i-dentità e l’approfondimentodelle proprie radici deve av-venire insieme ad altrepreoccupazioni, più ampie,che riguardano la cittadinan-za europea e mondiale, at-traverso la valorizzazionedelle diverse identità cultu-rali. Ma questo comporta un

cambiamento profondo dimentalità ed una revisionedei contenuti dell’insegna-mento.Anche il compito di prepara-re i giovani alla vita adultanon può rimanere quello diqualche decennio fa. Le ri-chieste del mercato del lavo-ro sono ben diverse, le pro-fessioni si modificano rapi-damente. Si capisce chenon è più possibile che lascuola concepisca l’istruzio-ne solo come trasmissionedi nozioni, e nemmeno comeformazione di abilità moltospecifiche e definite, prestoobsolete. Da qui nasce unnuovo orientamento: lascuola deve favorire un ap-prendimento personale fles-sibile, strategico, che abiliti ilgiovane a misurarsi con l’in-certezza, punti sulla sua ca-pacità di apprendere auto-nomamente (lo slogan chesintetizza questa posizione è“la scuola deve insegnare adapprendere”). Inoltre oggi è in discussioneanche il tipo di accompa-gnamento che la scuola de-ve assicurare ai ragazzi ed aigiovani. All’insegnante sichiede di concepire la scuo-la non solo come luogo di in-segnamento-apprendimen-to, ma anche come spazio direlazioni sociali. Un celebreRapporto dell’UNESCO, cu-

* Italo Fiorin è professore di didattica generale, didattica e pedagogia speciale all’università LUMSA di Roma. E’ coordinatore della Com-missione Nazionale incaricata della elaborazione delle nuove ‘Indicazioni per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione’; è coor-dinatore del Comitato scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla disabilità e Board Member per il Ministero della P.I. nella ‘European A-gency for Disability’.

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rato da J. Dèlors, affermache la scuola deve affianca-re al compito dell’insegnaread apprendere anche quellodell’insegnare a vivere congli altri.A queste idee si è ispirato ilprocesso di riforma del si-stema scolastico italiano,che a partire dalla metà deglianni Novanta ha prodottocambiamenti molto signifi-cativi. Nel 1997 (MinistroBerlinguer) è stata varata lalegge che riconosce l’auto-nomia progettuale, didattica,organizzativa, di ricerca, del-le istituzioni scolastiche, equesto ha voluto dire un ridi-mensionamento sensibiledei tradizionali poteri del mi-nistero, a vantaggio di unamaggior responsabilizzazio-ne delle scuola. Successiva-mente, nel 2003 (MinistroMoratti) è stata approvata u-na legge che ridisegna l’ar-chitettura del sistema scola-stico italiano, che ora risultascandito in tre grandi mo-menti: quello della scuoladell’infanzia (così viene oggichiamata la scuola materna);quello del primo ciclo di i-struzione, comprendente lascuola primaria (ex scuola e-lementare) e la scuola se-condaria di primo grado (exscuola media); quello del se-condo ciclo di istruzione, ri-guardante la scuola secon-daria superiore. Solo pochimesi fa, nel settembre del2007, (Ministro Fioroni) sonostate emanate le ‘Indicazioniper il curricolo della scuoladell’infanzia e della scuoladel primo ciclo’ (le ‘Indica-zioni’ sono un documento

nazionale che sostituisce itradizionali programmi sco-lastici); è stato prolungatol’obbligo di istruzione, por-tandolo ai 16 anni (primobiennio della scuola secon-daria superiore); è statopubblicato il Regolamentoche fissa le competenze es-senziali che devono essereperseguite entro il bienniosuperiore obbligatorio. Pos-siamo riconoscere in questavia italiana alla riforma lacondivisione del più genera-le orientamento europeo vol-to a sostituire il paradigmadella trasmissione delle co-noscenze con quello dellosviluppo delle competenze(competenze che sono poimolto simili a quelle definitea livello europeo). C’è, però,nel nostro Paese, una atten-zione particolarmente fortenei riguardi della dimensioneeducativa della scuola. Lenuove ‘Indicazioni per il cur-ricolo’ la esplicitano moltobene: «Lo studente è postoal centro dell’azione educati-va in tutti i suoi aspetti: co-gnitivi, affettivi, relazionali,corporei, estetici, etici, spiri-tuali, religiosi. In questa pro-spettiva i docenti dovrannopensare e realizzare i loroprogetti educativi e didatticinon per individui astratti, maper persone che vivono qui eora, che sollevano precisedomande esistenziali, chevanno alla ricerca di orizzon-ti di significato».La riforma è incompiuta, dalmomento che ancora mancaall’appello il secondo ciclodell’istruzione, quello relati-vo all’ultimo triennio della

scuola superiore, così comedeve essere rinnovato il pa-rallelo sistema della istruzio-ne e formazione professio-nale. Tutti conosciamoquanto sia urgente modifica-re l’intero sistema. Le lineedi riforma sono delineate, egli orientamenti finora e-spressi sembrano favorevoliall’idea di una scuola nonsolo preoccupata di istruire,ma di educare istruendo.

APPROFONDIMENTO

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SECONDO NOI

“Ecco ci siamo: l’ultimo esameda sostenere entro il prossimoappello, la conclusione dellatesi da far vedere al Relatore,formalità burocratiche da risol-vere in segreteria e poi potrà i-niziare il conto alla rovescia”.Sono solo alcuni dei pensieriche accomunano gli studentiche stanno per raggiungere u-na delle mete più desiderate eattese della loro vita, la laurea.La discussione della tesi rap-presenta in qualche modo an-che l’aprirsi verso il futuro: daquel giorno potremo tuffarci inquel mondo così fantastico enello stesso tempo misterioso,che si chiama lavoro.Solitamente si tende a distin-guere e dividere il periodo del-l’università da quello del lavoro,come se fossero due momentidifferenti, eppure c’è un filoconduttore che li collega: la for-mazione. Chi ha avuto la fortu-na (come chi vi scrive) di lau-rearsi alla LUMSA, è consape-vole di aver ricevuto qualcosain più, rispetto ad altre univer-sità: il rapporto umano con idocenti, gruppi di studio, labo-ratori interni, una pastorale uni-versitaria, addirittura un coro,una bella amicizia con i colleghi

di corso che permane nel tem-

po… tanti elementi che – insie-me alla formazione professio-nale – al loro interno contengo-no qualcosa che non si puòtrovare né sulle pagine dei libri,né su appunti sparsi qua e là. Formazione e cultura accom-pagnano quindi ogni singolostudente nell’apprendimentodelle diverse discipline, fino al-l’esame finale. Tutto questopuò finire con il conseguimen-to di un titolo? Credo propriodi no, anzi, il bellissimo tra-guardo che abbiamo raggiuntodeve diventare un nuovo pun-to di partenza. Inizia un nuovoviaggio, fatto di curricula da in-viare, colloqui da sostenere, ti-rocini, periodi di prova e preca-riato da affrontare, prima deltanto atteso e desiderato con-tratto vero e proprio.Le tante teorie apprese nelcorso dei vari anni accademici,hanno bisogno di una dimen-sione pratica da sperimentareattraverso le prime esperienzelavorative. Si tratta di esperien-ze uniche e irripetibili, che per-mettono a ogni neolaureato/adi continuare quella formazio-ne a livello professionale e u-mano: professionale, perchécon il titolo di studio abbiamouna competenza tecnica e a-deguata a quel tipo di lavoroche saremo chiamati a svolge-re; umano, perché quella pro-fessionalità non serve a nullase non si è capaci di utilizzarlaper il bene della società.Spesso le nozioni acquisite inun’aula accademica non trova-no conferma nelle diverserealtà lavorative, perché ci sitrova a confrontarsi con regole

molto più pratiche che varianoda lavoro a lavoro; ma è pro-prio da qui che riparte il per-corso formativo: ogni piccola(anche se breve) esperienza la-vorativa, arricchirà non solo ilnostro curriculum, ma anche lapersonalità di ogni singolocandidato che sarà sempre piùcapace di adattarsi al nuovoambiente e alle nuove regole.Non c’è un limite alla formazio-ne, perché non si finisce mai diconoscere e imparare novità:anche chi svolge lo stesso la-voro da più di 20 anni, non puòdire di aver imparato o com-preso tutto il necessario; forsepotrà ricevere qualcosa daigiovani che si affacciano per laprima volta nel mondo del la-voro, portando con loro, l’entu-siasmo e le energie necessarieper impegnarsi in qualcosa dinuovo in cui credono; i giovani,a loro volta, potranno acquisiree fare propri gli anni di espe-rienza dei colleghi più grandi.Alla LUMSA, nelle cerimonie diconsegna delle pergamene at-testanti il conseguimento dellalaurea, ogni neolaureato/a ri-ceve anche un Codice deonto-logico con cui si impegna “arealizzare e favorire il bene co-mune…”. Questo bene comu-ne è il risultato ricavato dall’in-contro della dimensione pro-fessionale con quella umananel processo formativo, chenon solo rende possibile unarealizzazione personale, ma ècausa di benessere per tutta lasocietà di cui noi facciamoparte. Continuiamo allora lanostra formazione e… buonviaggio!

Università: studenti in uscita?Il viaggio (con la formazione) continua…

di Francesco Vitale

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Notizie e curiosità dal mondo LUMSA

NEWS.COM

Convegno LUMSA-Uni-versità Cattolica del Sa-cro Cuore sulla vita e l’at-

tività del Conte Giuseppe DallaTorre a 40 anni dalla scomparsa

Si svolto a Milano e Roma il con-vegno intitolato “Giuseppe DallaTorre, dal movimento cattolicoal servizio della Santa Sede”.L’evento è stato articolato in duegiornate, venerdì 23 novembre2007 a Milano, giovedì 29 no-vembre 2007, a Roma presso laLUMSA. Tra gli interventi di spic-co, quello di S.Em.R. il Card. A-chille Silvestrini, prefetto emeri-to della Congregazione per leChiese Orientali.

Seminario sui fondamentidel diritto europeo

Le cattedre di Istituzioni di dirittoromano, Storia del diritto romanoe Diritto romano della Facoltà diGiurisprudenza della LUMSAsotto l’organizzazione dei profes-sori Maria Pia Baccari e FrancoVallocchia hanno svolto il 3° se-minario sui Fondamenti del dirittoeuropeo.Fulcro della giornata del 28 no-vembre è stata la lezione magi-strale della prof. Maria Rita Saul-le, Giudice della Corte Costituzio-nale, sul tema “La tutela dei dirittidelle donne e dei minori nella nor-mativa internazionale”

Lezione magistrale sulletendenze politico-socio-logiche della Bosnia

Si è svolta presso la Facoltà diScienze della Formazione dellaLUMSA la lezione magistrale “LaBosnia tra democrazia e nazio-nalismo, una sfida per la sociolo-gia” tenuta dal prof. DzemalSokolovic, Direttore del Centerfor Strenghtening Democracy inBosnia -University of Bergen,Norvegia. La lezione, che si ètenuta il 28 novembre 2007, èstata organizzata e presentatadalla prof. Consuelo Corradidella LUMSA

PAESI IN VIA DI SVILUP-PO ALLA LUMSA UNATESTIMONIANZA DEL-

L’UNIDO (ONU)

Quali orizzonti per i Paesi in Via diSviluppo nello scenario della glo-balizzazione? Quali concrete op-portunità e aiuti per la partecipa-zione dei PVS al ‘mercato’? Questo il tema dell’incontro-testi-monianza ‘Sviluppo e Globalizza-zione: opportunità e rischi’ che siè tenuto mercoledì 17 ottobre inSala Convegni “Giubileo” pressola cattedra di ‘Analisi e Gestionedel Valore della Marca’ della prof.Simonetta Blasi.Ospite e Relatore il dott. Gerar-do Patacconi - Responsabile Uf-ficio per la Produttivitá, la Qua-litá e l’Upgrading di Impresapresso la UNIDO, Organizzazio-ne delle Nazioni Unite per lo Svi-luppo Industriale – che ha illu-strato i temi della cooperazioneinternazionale e della valorizza-zione delle risorse dei Paesi inVia di Sviluppo.

COM-PA 2007: l’impegnodella LUMSA per unasocietà migliore

La LUMSA è stata presente all’e-dizione 2007 del COM-PA di Bo-logna con uno stand espositivoper promuovere l’offerta formati-va dell’Università e in particolare imaster relativi alla comunicazio-ne pubblica e d’impresa. In taleoccasione, nell’ambito dell’ampioprogramma di convegni, si sonotenuti due incontri di particolareinteresse, presieduti dal prof.Carlo Gelosi e dalla prof. Fiam-metta Mignella Calvosa. Il 7 no-vembre, “Come cambia la comu-nicazione interna”; l’8 novembre,“Vivere la città in sicurezza”

Edoardo del Vecchio ciha lasciato

Comunichiamo con dolore lanotizia della scomparsa del prof.EDOARDO DEL VECCHIOdocente di Storia e istituzionidelle Americhe.Le esequie si svolgeranno il 25settembre 2007 a Bologna, pres-so la chiesa di San Francesco.

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Notizie e curiosità dal mondo LUMSA

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CRISTIANI D’IRAQ Presentato alla LUMSAil documentario

L’organizzazione SALVAIMONA-STERI in collaborazione con ilcorso di Laurea specialistica di Comunicazione e produzione cul-turale dell’Università LUMSA hapresentato il 26 novembre 2007 ildocumentario di Elisabetta Val-giusti “CRISTIANI D’IRAQ, unviaggio”. Alla proiezione, pressola sala convegni “Giubileo” dellaLUMSA di Roma, è seguito undibattito presieduto dalla prof.Lia Fava Guzzetta e coordinatodal vaticanista del TG1 Fabio Za-vattaro, al quale hanno parteci-pato molte personalità, tra lequali l’On. Umberto Ranieri, pre-sidente della Commissione Este-ri della Camera.

Incontri Teologici pergiovani professori uni-versitari, ricercatori, dot-

torandi e specializzandi

La Costituzione Conciliare“Gaudium et Spes” è stata lariflessione socio-culturale svol-tasi presso la Casa BonusPastor del Vicariato di Roma,sotto la guida del Prof.Giuseppe Dalla Torre Rettoredella Libera Università Maria Ss.Assunta.L’incontro, svoltosi il 7 novembre2007 rientra nel programma diincontri teologici per i giovaniche si accostano ed intraprendo-no la carriera accademica.

Pastorale Universitaria aRoma: “Costruire insie-me la civiltà dell’ amore”

Il Vicariato di Roma incoraggiaanche quest’anno gli incontri cul-turali promossi dalla Pastorale U-niversitaria. Grande partecipazio-ne c’è stata all’evento del 29 no-vembre scorso presso il TeatroArgentina di Roma.S.Em.R. il Card. Camillo Ruini hapresentato ed introdotto il tema“Il Dio di Gesù Cristo: un Dio affi-dabile?”, che è stato affrontatonella conversazione dello scritto-re Vittorio Messori.Una nota di animazione artistica èstata conferita dal animato dalcoro polifonico “Lumsa GospelSingers”.

Claudio Ferone è il nuovo preside della cattedra di Lettere e Filosofia

Il prof. Claudio Ferone, chiamato alla Lumsa nel 2001 sulla cattedra di Storia romana e Sto-ria greca, ha ricevuto nel mese di novembre il mandato di Presidenza della Facoltà di Lette-re e Filosofia, tenuta per circa un quindicennio dalla prof. Maria Grazia Bianco, docente di let-teratura cristiana antica greca e latina. Il professore ha espresso l’intenzione di condurre il suomandato in continuità con la prof.ssa Bianco, ossia con l’obiettivo di contemperare i saperiumanistici con le scienze della comunicazione, cifra distintiva della facoltà di Lettere dellaLUMSA. Secondo il professore, Lettere ha ottime prospettive di ulteriore sviluppo, testimo-niate in questi ultimi anni dalla crescita del numero degli iscritti. La facoltà infatti gode deglieffetti positivi della riscoperta spendibilità della laurea umanistica su un mercato del lavoroche esige competenze flessibili e adattive. Caratteristica della LUMSA in generale e di una fa-coltà umanistica in particolare è, secondo il prof. Ferone, l’attenzione continua alla persona,non solo dal punto di vista professionale ma, in primis, umano. Tra le prime ‘fatiche’ cui laPresidenza si accinge, è la revisione dei curricula di facoltà, per applicare le nuove norme del-la legge 270 in materia di riforma universitaria. Una ristrutturazione profonda in cui potrannotrovare spazio anche nuovi indirizzi. Si tratta, secondo il professore, di una fase di ricerca,confronto, progetto. “La 509 ha visto una proliferazione di corsi che spesso non disponeva-no né di docenti né di strutture adeguate. La 270 punta alla riduzione del numero dei modu-li e a un ‘ricompattamento’ dei saperi. Con la 509 uno studente di Lettere, alla fine del trien-nio aveva sostenuto più di 40 moduli. Campus-one, che ha monitorato gli effetti della rifor-ma, ha rilevato che l’eccessiva frantumazione dei saperi non conseguiva gli scopi originaridella 509 . Si tratta di un lavoro complesso, ma credo che già dal prossimo anno accademi-co 2008-2009, coloro che si iscriveranno alla triennale vedranno calare drasticamente il nu-mero degli esami (20 per la triennale e 12 per la biennale) e riaccorparsi i saperi”.

Messaggio del MagnificoRettore per l’inizio del-l’attività 2007-2008

Nel momento in cui si inizia l’a.a.2007-2008, desidero porgere un vi-vissimo ringraziamento a S.E.R.Mons. Santo Marcianò che ha ac-cettato di celebrare questa cerimo-nia e un saluto particolarmente fer-vido a tutte le componenti della co-munità accademica: docenti, stu-denti, personale tecnico-ammini-strativo. Un particolare pensiero al-le matricole che per la prima voltaentrano nella nostra Università edalle loro famiglie, con l’augurio e lasperanza di un percorso fruttuosodi formazione umana, cristiana eprofessionale. A tutti l’augurio dibuon anno accademico: un annoche questa volta sarà all’insegnadel formare al bene “comune”. Ildifficile momento che la nostra so-cietà sta attraversando richiede, in-fatti, la formazione di professionisticonsapevoli delle responsabilitàche dovranno assumere, nel loroimpegno lavorativo, per rendere mi-gliore per tutti il nostro Paese.

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“Testimoni del disagio. Dai margini al cuore della Collettività”di Massimo Pamio

Con «Testimoni del disagio» Valletta e la Ippoliti esplorano un microcosmo di quotidianitàsofferta e dolorosa che spesso, pur abitando nella porta accanto, ci sfugge. Perché voglia-mo così: è più facile chiudere gli occhi e fingere di non sapere, che affrontare con coraggioe sensibilità i drammi degli emarginati. Per gli autori invece, la cosiddetta diversità è una ric-chezza, un patrimonio, perché ogni storia racchiude in sé un vissuto. Giovani soli, giovanipersi, giovani ritrovati.L’itinerario degli autori percorre strade inesplorate. Ogni tappa è di per sé emblematica e ciinsegna qualcosa di quell’umanità di “sottoviventi”, come li definiscono Valletta e la Ippoliti,ignorata da tutti. Un libro che fa della sua piccola ma importante missione umanitaria laragione d’essere perché l’opera spicca per intensità e umanità.Gli autori incontrano numerose persone e le avvicinano dando loro la parola: ne viene fuoriun mondo sotterraneo, invisibile ai più, che ridonda di sentimenti. Barboni, clandestini, pro-stitute, vecchi, disabili raccontano le loro esperienze in una società che tende a rifiutare oghettizzare i deboli e i perdenti, o coloro che si lasciano sopraffare dalla droga o da altreforme di dipendenza.Gli autori riescono a carpire le confessioni di questi individui meno fortunati dando voce alleloro emozioni scoprendone i tratti più intimi della personalità, e soprattutto mettendo in evi-denza la saggezza che alberga nel cuore dei più umili e da cui scaturiscono esemplari inse-gnamenti e lezioni di vita.

Un’inchiesta sull’emarginazione redatta in piccoli rac-conti che non troveremo mai sulla carta stampata. Unlibro intenso, emozionante, che fa rimanere con il fiatosospeso.Un’opera che si legge col cuore, non con gli occhi. .La prefazione è dell’avv.Stefano Zoani,presidente delconsiglio interregionale Lazio-Umbria della Societa’ SanVincenzo de’ Paoli. e la postfazione della dott.ssaStefania Martani, giornalista.

R E C E N S I O N I

SANDRO VALLETTA – MARIANGELA IPPOLITI:“TESTIMONI DEL DISAGIO.DAI MARGINI ALCUORE DELLA COLLETTIVITA’”.Pagg. 94 – NOUBS EDIZIONI (CH), 2007.

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