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A.S. 2010-2011 Pag.1 Il Pelapatate La notizia senza scorza. Anno 1 N ° Tre © Il Pelapatate Einaudi

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Terza uscita del mensile firmato Istituto Einaudi

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A.S. 2010-2011 Pag.1

Il PelapatateLa notizia senza scorza.

Anno 1N° Tre

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Il Pelapatate I.T.C.G. “L. Einaudi” - Bassano del Grappa (Vi) N° 3 - Anno 2011

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Indice

Disegno in copertina:“Cose dell’altro mondo…”© Diletta Dissegna

Stampato il: 07/05/2011

Presso Litografia “La Grafica”Bassano del Grappa (Vi)

Edizione n° 3 - Anno 2011

Redazione: Arduino Giovanni, BaggioElia, Baron Filippo, Bertoncello Jacopo,Bertoncello Nicolò, Bordignon Alberto,Bordignon Monica, Cobalchini Igor,Colella Giada, Dissegna Diletta,Edelvigi Lara, Fin Matteo, FioreseFederica, Fogal Davide, Furlan Greta,Marchesan Marta, Marcolin Ilaria,Menon Sonia, Parolin Marco, PerinFederica, Qiu Cristina, SimonettoAlessia, Toffanin Arianna, Turcanu Ion.

I nostri Sponsor

Per i vostri consigli, i vostri commenti e le vostre critiche scrivete a: [email protected]

Pag. 1 “Cose dell’altro mondo…” - Disegno di Diletta Dissegna

Pag. 2 Sponsor e Redazione

Pag. 3 -4 Perché essere tolleranti è necessario - Nicolò Bertoncello

Pag. 4-5 Tutoring: valido aiuto o perdita di tempo? - Cristina Qiu

Pag. 5-6 Non solo una bella notizia, ma una mattinata da cui imparare - Nicola Trento

Pag. 6-7 La coppia dell’Einaudi - Federica Fiorese e Giovanni Arduino

Pag. 7-8 Le classi al femminile - Cristina Qiu e Marta Marchesan

Pag. 8-9 Ma chi stiamo studiando? - Marco Parolin e Alessia Simonetto

Pag. 9 Compro, Cerco & Vendo

Pag. 9-10 Il nucleare: SI o NO? - Ion Turcanu

Pag. 10 L’eco-energia e la nostra ignoranza nel futuro Parte I - Filippo Baron

Pag. 11-12 Il tramonto del nucleare e il paradosso italiano - Jacopo Bertoncello

Pag. 12-13 Immigrazione: il punto della situazione - Matteo Fin

Pag. 13-14 Tsunami dalla Libia. I sacchi di sabbia non bastano - Elia Baggio

Pag. 14 Do u like the “woman object”? - Alberto Bordignon e Greta Furlan

Pag. 15 Il segreto della magrezza - Sonia Menon

Pag. 15 Piercing e tatuaggi, simboli per distinguersi… - Marta Marchesan e Cristina Qiu

Pag. 16 I Graffiti - Arianna Toffanin

Pag. 16-17 Oh, è arrivato il grande giorno! - Davide Fogal

Pag. 17 Scheda Bibliografica - Immigrazione

Pag. 18-19 Quiz: quanto conosci Bassano? - Classe 1i

Pag. 20 I Giochi de Il Pelapatate - A cura di Arianna Toffanin

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N° 3 - Anno 2011 I.T.C.G. “L. Einaudi” - Bassano del Grappa (Vi) Il Pelapatate

Perché essere tolleranti è necessario

Un'ordinaria intolleranza22 aprile. Due notizie di crona-ca catturano la mia attenzione;

due storie differenti, ma unite da unfattore comune: l’intolleranza. La primariguarda Paola Concia, parlamentaredel Pd: unica lesbica dichiarata in Parla-mento, la signora si sta avviando con lasua compagna Ricarda Trautmann adun concerto quando un uomo scono-sciuto le riempie di insulti a raffica; dalsemplice “mi fai schifo”, al “lesbica dimerda”, f ino ad arrivare a “facevanobene a mettere nei forni crematori quel-le come voi”; la compagna trema dallapaura, la parlamentare cerc a di rispon-dere, nell’immobilismo generale dellepersone che passano, almeno finoall’intervento di una signora di un nego-zio lì vicino. La seconda storia riguardainvece Vittorio Aliprandi, consiglierecomunale leghista a Padova, da pococondannato per frasi razziste contro irom, preso a sprangate da 4/5 personeincappucciate, che lo aspettavano men-tre passeggiava con il figlio; arrestatidue giovani universitari frequentanti ilfamoso centro sociale di Padova, il Pe-dro. Sono due storie di ordinaria follia,che riflettono con coerenza e precisioneil clima generale che stiamo vivendoormai da anni; due storie forse total-mente diverse tra loro, forse distanti: lasignora Concia, “colpevole” di essereomosessuale ed aggredita verbalmente;il signor Aliprandi reo di aver offesoun’etnia nel proprio profilo facebook, ecolpito fisicamente (forse più per la suaappartenenza politica che per un sensodi solidarietà dei ragazzi verso i rom).La generalizzazione dell'intolleranzaStorie diverse appunto, con diversi pro-tagonisti. Ma lo spettro dell’intolleranzaaleggia in entrambi i casi. Oramai daanni noi italiani ci siamo abituati a vive-re con questo spettro, assimilato comenormale e giustificato: siamo il Paesedove nord e sud si combattono, senzacapire di essere parti dello stesso siste-ma; dove gli immigrati sono tutti crimi-

nali, tutti qui per rubarci il lavoro;un’Italia in cui la diversità è pericolosa efuorviante, in cui l’omosessualità non èaccettata, così come non è accettataun’altra religione, un altro credo oun’opinione diversa da quella dominan-te. Ed è così che l'intolleranza si giustifi-ca, diventando generale e condivisa.Una virtù necessariaIl livello di civiltà di un popolo si misuraattraverso diversi fattori: la tecnologia,la forma politica, il benessere sociale, lacultura,…Tra questi aspetti vi è sicuramente latolleranza, perché intolleranza è sinoni-mo di ignoranza. Già nel ‘700 gli illumini-sti fecero di questa democratica virtùuna delle fondamenta della loro filosofia:l’uso della ragione e della conoscenzanon può che portare ad un rispetto reci-proco, perché ben si capisce quantol’intolleranza sia inumana e barbara. Cer-to, una simile posizione è capibile anchedal punto di vista storico: la Chiesa sifece per secoli portatrice di stragi e per-secuzioni nel nome di Dio, brandendo laspada di una giustizia ideale che uccisemilioni di persone, il più delle volte inno-centi. Ma i principi che guidarono i gran-di pensatori dell’epoca, come Voltaire eLocke, solo per citare i due che più sispesero contro l’intolleranza, non posso-no essere dimenticati. Sono principi for-temente democratici, assolutamenteragionevoli, totalmente giusti. È neces-sario essere tolleranti, è un dovere chedobbiamo avere verso noi stessi e versola società, per arrivare ad un c lima di ar-monia in cui lo sviluppo della personaumana e la ricerca della felicità non sianopiù effimere chimere. Eppure la storianon ha mai smesso di offrirci esempi diquesto genere: dalla seconda guerramondiale ai massacri religiosi, ancoraoggi l’uomo non smette di odiare il pro-prio fratello.Il meccanismo dell'intolleranzaMa non sono solo massacri, o grandi per-secuzioni. Oggi l’intolleranza gode di unmeccanismo subdolo, che si infiltra nelle

coscienze dei più un po’ alla volta, at-tecchendo nel substrato culturale che,nel nostro caso, caratterizza l’italianomedio, nutrito di provincialismi e chiu-sura mentale. Ed ecco allora che si spie-ga, almeno per alcuni versi, la presenzadi un partito come la Lega in un Paeseoccidentale e democratico; si spiegaperché nel ventunesimo secolo ancoraci si chiede se l’omosessualità sia unamalattia o meno; si capisce, per quantopoco, perché c’è ancora chi non accettal’immigrato e lo vede come un infiltratoda combattere. È un meccanismo in-spiegabile, eppure perfettamente fun-zionante. È incredibile quanto pocol’uomo possa imparare da sé stesso,prestandosi a facilonerie e luoghi comu-ni. Paghiamo uno scotto culturale trop-po elevato per poter essere colmato,una differenza enorme che si rispecchianella gestione del Paese e nella coscien-za sociale. Da noi ventimila profughidiventano uno “tsunami umano”, men-tre la Germania, con la caduta del murodi Berlino, ha accolto più di un milionedi persone che oggi noi definiremmo“immigrati”; Germania che, come sap-piamo, è motore trainante dell’Europa etra i Paesi più avanzati del mondo. Se lenostre ventimila persone sono uno“tsunami”, i 15 milioni di non tedeschiche abitano ora in Germania come do-vrebbero essere definiti?!Un'intolleranza doverosaCosì come non capiamo il valore dellanostra storia, tanto che Montanelli inun’intervista affermava che «l’Italia èsenza futuro perché ha dimenticato lasua storia; ed un Paese che dimentica lapropria storia è un Paese senza futuro»,altrettanto non capiamo il valore delladiversità; così come non ci si vuole ren-dere conto della deriva pericolosa in cuiormai ci siamo invischiati, e da cui diffi-cilmente usciremmo a breve, altrettan-to non capiamo l’importanza civile dellatolleranza. La normalità non può e nondeve essere l’intolleranza; non si posso-no vedere sindaci che [CONTINUA]

Di Nicolò Bertoncello

E perché non lo siamo più da troppo tempo

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affermano di volere fare “pulizia etnicadei rom e dei loro bambini” (Gentilini);non possiamo ascoltare ministri per cuila soluzione all’immigrazione è “fora dale ball”; non possiamo accettare le di-scriminazioni contro gli omosessuali,visti come malati; non possiamo com-prendere chi vede gli islamici come ter-roristi, o come attentatori della cristia-nità. Tutto ciò non possiamo tollerarlo,se ragionevoli. E sono questi comporta-menti, che ispirano al fanatismo e chevanno contro la pubblica morale, adessere definiti da Voltaire come “i solicasi in cui l’intolleranza è di diritto uma-no”. Ed è questo l’aspetto che va sotto-lineato dell'essere tolleranti: non signifi-ca tollerare tutto, ma fare della ragioneuna “bussola” per la propria esistenza, edella morale il sostegno ad ogni nostraazione.Allenarsi alla tolleranzaL’intolleranza è l’affermare sé stessi conprepotenza, sentirsi “più giusti”; è unmale forse inestirpabile, perché semprevi sarà chi cercherà la via del soprusoper nascondere la meschinità del pro-prio animo e affermarsi. In uno scenariosimile diventa necessario cercare di usa-

re la ragione; diventa necessario cercaredi uscire dagli indottrinamenti della tele-visione e dei mezzi di informazione chemostrano immagini stereotipate delladiversità: il povero, l’immigrato, il disoc-cupato, lo zingaro, il meridionale ci ven-gono sempre presentati nello stesso i-dentico modo, che nasconde i lati positividi queste persone e ne risalta gli aspettida temere. Allenarsi alla tolleranzadev'essere un esercizio costante di civil-tà. Perché se nella scienza e nella mate-matica le leggi sono intoccabili, -sappiamo che due più due fa quattro- nelcercare la propria felicità, nel credere inDio, nell’amare qualcuno non vi può es-sere nessun uomo che, rivolgendosi adun altro, possa dire: “devi fare come stofacendo io, pensare come sto pensandoio, vivere come sto vivendo io”. Tale pre-tesa sarebbe assurda e contro ogni rego-la morale. Rispettare le idee diverse dallenostre, i modi di vivere diversi dai nostri,le persone diverse da noi è la strada daseguire per diventare un Paese civile everamente democratico.Orientarsi con ragioneNegli ultimi cinquanta anni abbiamo vi-sto l’assassinio di Malcolm X e Martin

Luther King, il Sudafrica razzista, la vi-cenda del popolo palestinese, la guerrain Iraq, l’avanzare dei partiti xenofobi inEuropa, le repressioni in Sudamerica, imassacri in Jugoslavia... Prima la secon-da guerra mondiale, prima ancora loschiavismo, le persecuzioni religiose.Ancora oggi, nel nostro piccolo conti-nuiamo a vedere la discriminazione delnord verso sud, dell'italiano verso lostraniero, della nostra idea di normalitàverso ciò che non riconosciamo comenormale. Siamo ancora disposti ad ac-cettare tutto questo? Siamo ancora di-sposti a non fare nulla perché i nostrifigli possano vedere la diversità come unvalore e non come un pericolo? Perchépossano crescere consapevoli del valoredella tolleranza e in un c lima di armoniatra le diverse generazioni e tradizioni? Ènecessario cambiare l'andamento socia-le, e lottare perché la normalità sia unasituazione conforme all'etica, alla mora-le ed alla ragione. E forse un giorno i piùcapiranno che viviamo tutti sotto lo stes-so cielo. Forse un giorno torneremo tuttiad orientare la nostra ragione verso unatolleranza che abbiamo perso.

La Scuola

Quest’anno è stato istituito un nuovo progetto: il Tu-toring.Abbiamo raccolto alcuni pareri degli studenti tutor,

per darvi un’idea di come procede questa attività ormai avvia-ta da qualche mese:- “È un esperienza che fa crescere e rende disponibile ad aiu-tare gli altri.”- “Gli alunni stanno attenti, ma non è facile rispondere a tuttele domande e essere chiari e semplici, perché le cose che perloro sono complicate per noi non lo sono.”- “Di solito il tutoring è con gente che si conosce già, moltospesso della stessa classe.”

In generale i tutor si trovano molto bene, soprattutto perchégli studenti che partecipano alle lezioni lo fanno volontaria-mente e desiderano recuperare, anche se comunque riman-gono persone che non sono molto interessate alle lezioni, ma

vanno solo per “dovere morale”.Gli studenti che hanno partecipato a queste lezioni hannoespresso un commento molto favorevole, lo trovano utile epensano che sia più facile stare attenti perché, essendo uncoetaneo che spiega, capiscono meglio, anche per il linguag-gio più diretto. Inoltre si è in pochi, visto il massimo di quattropersone a lezione. In molti hanno preferito chiedere aiuto aitutor della propria classe, ma alcuni hanno deciso di essereseguiti da studenti di altre c lassi, soprattutto più grandi, per-ché nella propria classe non c’erano persone disponibili per lamateria interessata o perché magari c i si fida di più di qualcunaltro.Un altro aspetto positivo del progetto è che è molto flessibile,in quanto ci si può accordare con i tutor per gli orari e ancheper le materie, a patto che il tutor sia disponibile.Molti studenti non hanno usufruito del progetto. Uno dei mo-tivi? “Non sapevamo praticamente che [CONTINUA]

Tutoring: valido aiuto o perdita di tempo?Di Cristina Qiu

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esistesse il tutoring.” Questo perché in molte c lassi non è sta-to scelto nessun tutor (sono i professori che li scelgono). Inol-tre nelle classi dei geometri è stata istituita anche la“settimana del recupero” quindi non c’è stato molto bisognodei tutor. Altri studenti non hanno usato il progetto perchéhanno deciso di rivolgersi agli help, o ai vari corsi di recupero.Questa scelta è stata motivata dal fatto che i professori ispira-

no più fiducia agli alunni di altri alunni, e di conseguenza moltitutor non hanno mai tenuto delle lezioni. Anche perché nontutti hanno bisogno della materia che può essere di compe-tenza di altri. In conclusione penso che il progetto tutoring siaabbastanza valido, sebbene i tutor non sono come i professo-ri, ma questo può essere anche un aspetto positivo!

Non solo una bella notizia, ma una mattinatada cui imparareContributo di Nicola Trento 4^Ai

Nota della Redazione:

Ebbene sono passate diverse settimane dall’ultima assemblea d’istituto, ed a breve ci sarà la prossima. Ma in questonumero siamo lieti di poter pubblicare un lavoro di un ragazzo della 4Ai, indicatoci dalla sua stessa professoressa dieconomia aziendale. Ringraziamo moltissimo Trento Nicola, autore del lavoro, e la professoressa Cabion.

Inoltre pubblichiamo, nelle pagine 19 e 20, anche un quiz propostoci dalla 1Ia, in seguito ad un lavoro svolto in classe. Ringra-ziamo quindi tutti i ragazzi e la professoressa Sulsente.È un piac ere immenso poter pubblicare articoli di ragazzi che hanno voglia di collaborare ed è altrettanto bello scoprire che,ogni tanto, anche nella scuola si parla della scuola, rendendo così le attività proposte non una semplice mattinata al cinema oun lavoro di c lasse senza sbocchi concreti.Detto questo, buona lettura, e invitiamo, ancora e sempre, chi avesse altre proposte ad inviarcele.

Mercoledì 9 marzo, ore 20.30È sera e fuori è buio. Io sono ancora provato dai festeggiamenti del carnevale appena trascorso. Sembra che in questa seratanon ci sia niente di meglio da fare che accendere il computer e fare il solito giro di routine tra le pagine di Facebook.Effettuato l’accesso, girovago tra i vari profili finché non capito su quello della mia scuola e d’un tratto mi si accende la lampa-dina: domani ci sarà l’assemblea d’istituto al Metropolis! Cavolo, questa si che è una bella notizia al ritorno dalle vacanze! Neero già stato informato e tra i tanti impegni, ahimè, me n’ero pure dimenticato. Ma questo è un altro discorso…

Giovedì 10 marzo, ore 20.00L’assemblea di oggi è stata davvero piacevole e interessante, sotto molti punti di vista. Il relatore era molto bravo e abilenell’esporre l’argomento… A proposito, come è che si chiamava quel professore? Vecchione? Mmm no, Vecch… Niente, lamemoria fa cilecca! Mah, chissà, forse cercarlo in Facebook mi può aiutare a ricordare! Allora, inserisco il presunto nome edeccolo: Piero Vecchiato!

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Basta una rapida scorsa al suo profilo per trovare la conferma di tutto ciò che quest’uomo ci ha detto su di sé. Un tipo in gam-ba il professore! Un tipo che non ha disdegnato l’invito, fattogli dai nostri rappresentanti d’istituto, a parlare ad un pubblicodecisamente in attesa di vedere il film “The social network”, che di lì a poco sarebbe stato proiettato. Il professore, durante ilsuo intervento, ci ha offerto un’ampia panoramica sullo scenario della comunicazione odierna, sottoponendoci degli esempiin cui appare lampante il peso che oggi hanno assunto l’informazione, i mezzi di comunicazione e i canali attraverso i quali siopera. La pubblic ità in particolare, sia essa diretta o indiretta, è dotata di un grande potere; un potere che può perfino condi-zionare gli utili di una grande azienda quale la Nike o distruggere l’immagine di grandi imprese come la Carrefour! Strabilian-te! Ma il professore non si è limitato a questo: ci ha fatto notare come perfino i grandi studiosi di comunicazione si trovino im-potenti e impreparati ad affrontare le nuove sfide che le nuove generazioni pongono loro innanzi. Cito testualmente “noi nonsappiamo più come comunicare con i giovani al di sotto dei 29 anni”. Un dato, questo, che ci lascia a dir poco perplessi visto econsiderato che ci riguarda in primis! Ovviamente le tecnologie e i mezzi per fare informazione o comunicazione si sono mol-to evoluti ed ora non è più sufficiente nemmeno la televisione, dato l’ampio uso che si fa di internet e dei telefoni cellulari. Èdifficile infatti interagire con i singoli individui e la pubblicità stessa non è percepita in ugual misura a seconda del luogo in cuiviene effettuata: quando ci viene proposta in televisione siamo obbligati a subirla, diversamente da quanto accade invece nelcellulare o in internet. In questo ultimo passaggio si nota infatti un concetto fondamentale, che il professore più volte ci hasottolineato: la differenza tra informazione e comunicazione. La prima è passiva, la seconda presuppone che ci sia un feed-back tra chi sta interagendo e noi. Interagire. Proprio questo è diventato di fondamentale importanza: il modo di interagire eil modo in cui ognuno di noi utilizza i nuovi canali comunicativi, in particolare i social network. Bisogna, infatti, stare sempreattenti e cauti specialmente nell’utilizzo di questi ultimi, perché è facile pentirsi di ciò che si immette in rete, perché “dainternet non si può mai sparire completamente”; e l’immagine che ognuno di noi fornisce di sé rischia infatti di diventareun’arma a doppio taglio in un futuro non troppo lontano. Non sarebbe il primo caso di licenziamento o di sfratto in seguito averifiche di imprese o autorità su Facebook riguardanti i dipendenti o gli inquilini.Tirando le somme, si può facilmente concordare su ciò che afferma Vecchiato, ovvero che Facebook non è sbagliato, bastasaperlo usare correttamente perché esso ha in sé un enorme potenzialità. E qui mi permetto di aggiungere una mia conside-razione: il fuoco non è sbagliato in sé, può essere utile, e lo è; ma non si scherza con il fuoco, si rischia solo di scottarsi e di ri-manere segnati a vita.P.S.: Non cercate il profilo del professore! Ho già cercato, non esiste!

La coppia dell’EinaudiEnzo e Salvatore, “la coppia più bella del mondo”... conosciamoli meglio!!!

Nome: EnzoSoprannome: DendoCittà di provenienza: HelsinkiEtà: 22Altezza: più di 1 metroProfessione: devo ancora capirloQuella che volevi/vorresti fare: ginecologoTitolo di studio: 2° anno della scuola materna

Voto alla maturità: 44Quali e quante sono le cantiche della Divina Commedia: mistai prendendo per il culo?A che età fuori di casa: 21Il ricordo più bello dell’infanzia: è stata un’infanzia dura...Il ricordo più divertente dell’infanzia: GiovannaIl ricordo più brutto dell’infanzia: GiovannaProgramma televisivo preferito: ZeligUn libro: La casa degli spiritiUn cantante: Pink FloydSquadra del cuore: JuventusCosa ti manca del sud: il mareCosa ti piace del nord: l’organizzazioneCosa ti fa più ridere: Tu

Nome: SalvatoreSoprannome: RicciolinoCittà di provenienza: SavaEtà: 57Altezza: 1.85Professione: ArhitettoQuella che volevi/vorresti fare: Play BoyTitolo di studio: Agraria applicata alla… non

mi viene in mente...Voto alla maturità: non so cosa sia...Quali e quante sono le cantiche della Divina Commedia: 196A che età fuori di casa: 17Il ricordo più bello dell’infanzia: l’infanziaIl ricordo più divertente dell’infanzia: MarisaIl ricordo più brutto dell’infanzia: MarisaProgramma televisivo preferito: TelegiornaleUn libro: Il tallone di ferroUn cantante: Bruce SpringsteenSquadra del cuore: JuventusCosa ti manca del sud: la campagnaCosa ti piace del nord: la qualità della vitaCosa ti fa più ridere: Lui

Di Federica Fiorese e Giovanni Arduino, per le foto Marco Parolin

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Cosa ti fa più vergognare: LuiUna frase del tuo dialetto: scopti nu mili a nuncapuLa frase più stupida che hai sentito: mi no che no ghi no, ti ghin’ eto?La tua filosofia di vita: PiangereUn idea per cambiare il mondo: Cambiare lo stile di vitaUn idea per cambiare l’Italia: Mercoledì (urlato dalla stanzadel Paninaro Onto e non si sa il perché)Sogno nel cassetto: Ho perso la chiaveLa tua paura più grande: Diventare BerlusconianoLa parte di te che più ti piace: Ne ho un saccoLa parte di te che meno ti piace: Le orecchieCosa invidi al tuo collega: Il nasoCosa non sopporti del tuo collega: Il nasoUna parola per descrivere Enzo/Salvatore: NasoCos’avete in comune: Il luogo di nascita credoChi è più figo: LuiChi piace di più alle donne: LuiChi fa più ridere: LuiCommento alla scuola Einaudi: DinamicaCommento ai ragazzi dell’Einaudi: Brutti (ma è una bugia!)Commento alle ragazze dell’Einaudi: BelleCommento ai professori dell’Einaudi: Difficili

e GIOCONDA conclude: mamma che disastro!Commento al preside dell’Einaudi: (cala il silenzio)Cosa faresti se vincessi al Superenalotto: Viaggerei tantoNucleare o Energie alternative: AlternativeVerità a tutti i costi o bugie a fin di bene: Bugie a fin di beneStai dicendo la verità in questa intervista: A volte...Cosa pensi del Pelapatate: E’ un’idea brillante, simpatica edivertente

Cosa ti fa più vergognare: TuUna frase del tuo dialetto: C’è w’èLa frase più stupida che hai sentito: Berlusconi è innocenteLa tua filosofia di vita: RidereUn idea per cambiare il mondo: Eliminare il denaroUn idea per cambiare l’Italia: Eliminare il denaroSogno nel cassetto: E’ un cassetto apertoLa tua paura più grande: Non credo di avere paure particolariLa parte di te che più ti piace: Il nasoLa parte di te che meno ti piace: Il nasoCosa invidi al tuo collega: Difficile invidiare qualcosa a lui...Cosa non sopporti del tuo collega: Le orecchieUna parola per descrivere Enzo/Salvatore: Mamma mia...Cos’avete in comune: La bellezza, ma solo perché io compensola sua bruttezzaChi è più figo: IoChi piace di più alle donne: IoChi fa più ridere: IoCommento alla scuola Einaudi: BellissimaCommento ai ragazzi dell’Einaudi: DivertentiCommento alle ragazze dell’Einaudi: GnoccheCommento ai professori dell’Einaudi: Preferisco vivere...

e GIOCONDA conclude: mamma che disastro!Commento al preside dell’Einaudi: (risatina)Cosa faresti se vincessi al Superenalotto: Mah… tanto non vin-coNucleare o Energie alternative: Alternative senza dubbioVerità a tutti i costi o bugie a fin di bene: Bugie a fin di beneStai dicendo la verità in questa intervista: QuasiCosa pensi del Pelapatate: Strepitoso!

(N.d.a. Non sono stati pagati per rispondere all’ultima domana =) )GIOCONDA cosa pensa lei di questi due personaggi: NO COMMENT!!!!

Le classi al femminileUn paradiso o un vero e proprio inferno?Di Cristina Qiu e Marta Marchesan

“ Le ragazze sono creature delica-te, pulite e ordinate, sorridenti ecarine, profumano di shampoo e

cosmetici." C'è chi dice che il corso Ericasia ciò che rende bello l'Einaudi. I ragaz-zi apprezzano la presenza femminile neicorridoi, spesso affollati da profumi

sensuali e sorrisi ammiccanti, soprattuttodurante la ricreazione. Ma cosa si na-sconde veramente dietro questi volti an-gelici? Volete la verità? Litigi, voltafacciae pettegolezzi sono all'ordine del giornoin queste classi! Per esempio, provate amettervi una maglia nuova! Le reazioni

saranno sicuramente: "Ooh ma che bellamaglia!" oppure "Ti sta da Dio!". Ma se-condo voi, sono sincere? Ci dispiace de-ludervi, ma state certi che solo forse lametà lo pensa veramente! Appena vigirerete il resto dei sorrisi amabili ed e-ducati si trasformeranno [CONTINUA]©

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Ma chi stiamo studiando???

P iù di qualche volta, studiandoqualche scrittore, autore o arti-sta, vi sarà scappata l'esclama-

zione: “Ma questo che problemi ave-va?!”. Ebbene, per quanto serio o ironi-co fosse il vostro pensiero, alcuni di lorone avevano più di qualcuno... problemasi intende!Per esempio, cosa si nascondeva dietroai dipinti accesi e spettacolari di VanGogh? Tutto immaginereste, tranneche una personalità enigmatica e con-torta, che l'ha addirittura portato a mu-tilarsi l'orecchio! Esistono varie versionidell'accaduto: c'è chi sostiene che si siatagliato soltanto il lobo mentre altri di-cono che sia stato più drastico nel pri-varsi dell'orecchio intero e, giusto peronor di cronaca, a soccorrerlo furonodelle prostitute. Era infatti un uomo di"larghe vedute" in quanto, essendo spo-sato con una prostituta, intrattenevarapporti con persone esterne alla cop-pia. Inoltre era spesso a corto di denaroe quindi, non permettendosi di compra-re tele nuove, dipingeva su quelle giàutilizzate!Altro personaggione era Giacomo Leo-pardi, uno dei più grandi poeti mai esi-stiti che ha passato tutta la vita rannic-chiato nel suo studio, diventando diconseguenza gobbo e cieco. Aveva unostile di vita tutto suo: faceva colazionedi pomeriggio, pranzava a mezzanotte;per non parlare di come obbediva alleprescrizioni del medico: se gli venivadetto di evitare la luce egli si chiudeva albuio più totale mentre se gli veniva con-sigliata un po' di luce spalancava qualsi-asi finestra e si esponeva al sole. En-

trando un po' di più nel personale delLeopardi, si dice che i suoi indumentiintimi avevano bisogno di un lavaggiopreventivo in casa prima di poterli affi-dare alla lavandaia, che il più delle volteavrebbe rinunciato ad adempire al suodovere.Rimanendo nell'ambito poetico non pos-siamo non parlare della love story fraRimbaud e Verlaine, due noti esponentidella poesia francese. Quel che dovevaessere un rapporto tra allievo e maestrosi è trasformato col passare del tempo inuna liaison passionale e possessiva allostesso tempo, al punto che Mathilde, lamoglie di Verlaine, minacciò il marito diseparazione perché gelosa del suo rap-porto extraconiugale con il giovane Rim-baud. Fra gli artisti omosessuali si dice cisia anche Caravaggio: infatti alcuni studifatti ai suoi dipinti ipotizzano la sua pre-sunta omosessualità, poiché i quadri delpittore riproducono molto spesso figuremaschili; a seguire anche Baudelaire,artista che faceva un uso consistente didroghe ed alcool esaltandone l'uso,mentre un altro gay era Marcel Proust,che scrisse un romanzo nel quale"l'Albertina" non era una donna, ma ben-sì un autista del quale Marcel era profon-damente innamorato. Un po' meno co-nosciuto, ma non per questo meno scan-daloso, era Vittorio Alfieri, autore afflittoda molte malattie veneree e con un esa-gerato senso di autocritica. Immaginateche una volta giudicò immeritati gli ap-plausi fatti ad un suo spettacolo ed arri-vò a farsi legare ad una sedia dal suo ca-meriere dandogli l'ordine di non farsislegare finché non avesse finito di rive-

dere il lavoro; da lì nacque la famosafrase "Volli, sempre volli, fortissima-mente volli".A molti di voi invece questo personag-gio risulterà simpatico: si parla di Dante(...).Egli era dotato di una memoria di ferro,tanto che una volta un uomo gli chiesequale fosse secondo lui la cosa più buo-na e il poeta, senza farci caso, rispose:"Un uovo". Dopo 10 anni si rincontraro-no e l'uomo gli chiese: "Con cosa?" eprontamente Dante rispose: "Beh, con ilsale". P azzesco!Avreste mai detto che un genio dellaletteratura come Shakespeare non fa-cesse uso della punteggiatura? Si dicesia stato uno degli scrittori più velociassieme a Dickens e Stendhal.Avvicinandoci un po' coi tempi non pos-siamo non parlare di Gabriele D'Annun-zio, il perverso per eccellenza! Trala-sciando la sfera sessuale, sulla qualegirano decine e decine di leggende (vedicostole), si dice che usava come pensa-toio una bara, che amava correre nudoper il parco del Vittoriale con lo scopo difarsi notare dalle donne nei paraggi op-pure che l'imbottitura dei [CONTINUA]

Di Marco Parolin e Alessia Simonetto

Incredibili retroscena e strane curiosità su personaggi che han fatto la storia!

in risate di scherno e prese in giro. Vi èmai stato fatto un complimento sul vo-stro aspetto fisico? Della serie: "Chebene che stai con questo taglio di capel-li!", "Ma cheee, sei dimagrita?!" e inve-ce... I veri pensieri saranno: "Ha il par-rucchiere cieco?!", "Mamma che balenache è oggi! Mangia, mangia che intantonessuno vuole lo stesso!" E avete pre-sente quelle domande all'apparenzainteressate quando avete un atteggia-

mento diverso dal solito?! Esse in veritànon sono dettate da sinc ere preoccupa-zioni o interesse nei tuoi confronti, bensìsolo da una assillante voglia di sapere gliaffari tuoi per poi "pubblicizzarti" in giro.E mettiamo in ultima il motivo più fre-quente di questi comportamenti: l'INVI-DIA. Essa porta spesso ad urla e tira dicapelli anche nei momenti meno oppor-tuni, come, ad esempio, nel bel mezzo diuna lezione! Vi diamo un piccolo avverti-

mento: state attenti, cari maschietti, aciò che fate e a ciò che dite, noi ragazzesiamo sempre in agguato per giudicare ecriticare insieme, perché questo è unodei pochi momenti in cui siamo sempretutte d'accordo. Vorremmo aggiungereperò che, nonostante tutto, ci sono an-cora casi eccezionali di ragazze sincere ecorrette, quindi non disperatevi! Magarisarete fortunati!

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Uno sguardo sul Mondo

suoi cuscini era costituita dai capelli del-le sue amanti...Le ultime curiosità riguardano due per-sonaggi attuali: il primo è Woody Allen,che lavora solo su fogli gialli, mentrel'altro è Tolkien, "papà" del Signore de-gli Anelli, che ha iniziato a scrivere il suosuccesso nel retro dei compiti dei suoistudenti!Insomma, ora sapete che siete più chegiustificati se dovreste trovarvi a pensa-re: “ma questo che problemi aveva?!”.

COMPRO, CERCO & VENDOCercasi batterista per gruppo costituito giàda due chitarre/voce e un basso. GenereRock e Hard-Rock. Sala prove a Marostica.Per info: Nicola 4^Cg5, tel. 340/0740064

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Il Nucleare: SI o NO?Di Ion Turcanu

L 'energia nucleare è un’opportunità oun danno? Questa è la domanda chein tanti si pongono, in quanto il mon-

do ha bisogno sempre più di energia per farfronte al fabbisogno comune. Le fonti ener-getiche ad impatto zero non riescono e nonriusciranno mai a sostenere una tale do-manda, almeno finché non si troverà unmodo migliore per sfruttarle e renderle me-no costose. Altre fonti come carbone, pe-trolio e gas naturale danno un apporto e-nergetico fondamentale, ma hanno un im-patto ambientale disastroso( si pensi alleimmissioni di CO2 nell’atmosfera); un dato statistico ci diceche il livello di ozono è ai minimi storici, proprio a causa diquesti gas serra.L'uranio sembra restare, quindi, l'unica pista percorribile almomento. Come funziona? Tutto avviene nelle cosiddette'centrali a f issione nucleare' dove il nocciolo di uranio arricchi-to viene bombardato di neutroni, emanando energia e, diconseguenza, facendo girare delle turbine che producono eaccumulano grandi quantità di energia elettrica. Fin qui nien-te di eclatante, se non fosse per il fatto che l'uranio è radioat-tivo; perciò sono necessarie grandi misure di sicurezza e im-pianti molto all'avanguardia. Le centrali di quarta generazio-ne raccolgono tutta l'esperienza del passato e, senza entrarein dettagli troppo tecnici, le possibilità di catastrofe o di usci-ta di materiale radioattivo per varie cause , inclusi attacchiterroristici, terremoti, ecc., è di una su un miliardo (è più pro-babile che un fulmine ci colpisca una volta all'anno, una su unmilione). In un normale stato di funzionamento i lavoratori diuna centrale di questo tipo hanno un impatto radioattivo po-co più alto di una persona normale, che assorbe radioattivitàdalla terra (6msv contro 1).Questo rende ininfluente il rischioche si ha lavorando in una vecchia centrale o anche vivendo

nelle vic inanze. Un altro problema sono lescorie nucleari che si creano dopo la fusione,perché sono anch'esse radioattive ed estre-mamente dannose per l'ambiente. Tra le so-luzioni studiate la più applicata è quella dimetterle in appositi contenitori, sotterratichilometri e chilometri; ma si sta lavorandoper rendere le scorie meno radioattive e de-gradabili in minor tempo.In Italia il tema del nucleare e tornato allaribalta dopo gli ultimi avvenimenti nella cen-trale di Fukushima, nella quale, dopo un vio-lentissimo terremoto, c'è stata una fuoriusci-

ta di materiale radioattivo, causando danni incalcolabili all'e-cosistema e mettendo a rischio la salute dei giapponesi. Il pa-nico si è diffuso a macchia d'olio, e si è cominciato a mettere indiscussione l'eventuale ritorno al nucleare da parte dell'Italia.C'è chi trova anche una parte positiva in tutto questo, soste-nendo che i parametri di sicurezza saranno alzati, i mass-media saranno sempre pronti a cogliere un nuovo ipoteticomalfunzionamento di una centrale e quindi i controlli e gli ag-giornamenti delle centrali in funzione saranno più frequenti.Per capire quanto sia importante un ipotetico nucleare perl'Italia basta guardare le bollette di luce che ci arrivano a casa.Sono le più care d'Europa, maggiori del 35 % rispetto alla me-dia Europea, e il dato è destinato a salire. Il motivo è semplice:sul territorio italiano non vi sono risorse naturali da sfruttare,quindi c i vediamo costretti ad importare energia dall’estero(Francia e Svizzera in primis, l'80 % del totale). Un particolareinteressante per quanto riguarda la Francia: possiede 19 cen-trali nucleari (4 che lavorano per noi) con 58 reattori attivi, cheproducono energia per tutta Europa; finora non si è riscontra-to nessun incidente. Questo dato sembra essere la confermache, se le cose sono fatte con la normale diligenza del lavora-tore e professionalità, tutto fila liscio. Forse è [CONTINUA]

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quello che manca in Italia, quella normale diligenza. E forseservirebbe per iniettare un po' di fiducia negli italiani più scet-tici. Questo però non toglie i rischi delle centrali, la radioatti-vità delle scorie e una soluzione per quanto riguarda il lorosmaltimento che sembra irraggiungibile. Qual è il prezzo che

siamo disposti a pagare per la nostra sicurezza? E le rinnovabilipossono essere una soluzione lungimirante? Non ci resta chemetterci a riflettere su quello che e meglio per noi e per il no-stro futuro, e prendere un posizione. Voi che pensate? Nuclea-re SI o NO?!

P.S.: Ehi tu! Si proprio tu! Cosa ne pensi del nucleare? Hai qualcosa da dire al riguardo? Qual è la tua posizione e perché?Vorresti vedere la tua opinione espressa nel giornalino, anche in forma anonima? Fatevi sentire, e scrivete

a [email protected] o sul gruppo Facebook! Forza ragazzi, dite la vostra!

L’Eco-Energia e la nostra ignoranza nel futuro – Parte IDi Filippo BaronTroppe fonti rinnovabili: alcune veramente convenienti, altre solo “un dito nella piaga”.

P iù che l’era del “politically correct”,quella che stiamo vivendo la defini-rei l’era dell’ “economically correct”.

Salviamo il futuro ma con un occhio al por-tafoglio, in poche parole. Ed è così che ciritroviamo, dopo anni ed anni di ricerchetutto fumo e niente arrosto, ad avere più di10 “fonti di energia rinnovabile”, ognunacon i suoi difetti mai risolti perché “se nondà subito i risultati servono altri soldi”.Ma vogliamo sistemare un pochino le cose,facendo ordine tra i pro e i contro di ognunadi esse in modo oggettivo e razionale?Ecco allora alcune considerazioni, derivateda una passione, verso questo settore tec-nologico ormai (purtroppo) in stallo, cheormai coltivo da qualche anno. Dato chenon voglio annoiarvi con spiegazioni nozio-nistiche, dividerò questo mio intervento in 2articoli separati: in questo numero tratteròdell’energia derivante dalle biomasse e diquella geotermica, mentre nel prossimonumero vi presenterò il solare termico, ilfotovoltaico e i sistemi a cogenerazione, aparer mio l’unica soluzione efficiente per unfuturo dove si possa respirare liberamente.

Per partire parleremo dell’energia termo-elettrica derivata dalle biomasse: esse sonoderivati di scarto (quali residui di taglio dilegna o rifiuto organico animale, piante oleo-se come la colza e la barbabietola da zucche-ro o rifiuto organico urbano) che fungono dacombustibile in centrali dislocate solitamen-te nelle campagne, dove riscaldando l’acquacontenuta nelle caldaie azionano turbine avapore o generano calore per il riscaldamen-to. Esiste anche un processo di fermentazio-ne che trasforma intere coltivazioni dellepiante che ho indicato precedentemente inbiocarburanti, come il bioetanolo o il biodie-sel, i quali (utilizzati in automobili di nuovagenerazione) potrebbero azzerare le emis-sioni di gas di scarico dannosi per l’ambiente.Questa “alternativa” sarebbe valida a tutti glieffetti (smaltimento facilitato di rifiuti spe-ciali e rendimenti molto alti), se non avesseun unico punto a sfavore: la necessità di co-struire queste centrali proprio nei pressi delpunto da cui deriva la biomassa, altrimentinel suo trasporto si produrrebbe CO2, annul-lando così i benefici ambientali che quellacentrale potrebbe fornire nel futuro.Il geotermico, ovvero l’energia termica forni-ta dal naturale calore interno del nostro pia-neta, può avere una gamma di applicazionipiù ampia. Esso può essere utilizzato, adesempio, al posto della classica caldaia ametano negli impianti di riscaldamento apavimento oppure, grazie a uno scambiatoredi calore, per incrementare leggermente latemperatura di entrata dell’acqua destinataal riscaldamento per usi sanitari, quindi ri-durre sensibilmente il consumo di energiaper portarla alla temperatura di 45-50 °C.Ricordo inoltre che questo impianto puòfunzionare anche d’estate con la funzione diraffreddamento (tutti sanno che scendendoin cantina d’estate, ad esempio, questa èmolto più fresca di altri ambienti). L’unicapecca di questa risorsa è il fatto che questi“hot spots” non sono presenti omogenea-

mente su tutto il territorio; solo alcune areedella nostra nazione sarebbero quindi“predisposte” a questo tipo di centrali.Per una mia ignoranza personale, che al piùpresto desidero colmare, tralasceròl’energia eolica e quella idroelettrica, che hosempre lasciato in disparte in quantol’impatto ambientale, a parer mio, è davve-ro eccessivo.Alcuni dei problemi visti in precedenza po-trebbero però essere risolti creando unavera e propria “rete di collaborazione” trapiù fonti pulite. Portiamo, ad esempio, ilcaso di un’industria di grandi dimensioniche lavora il legno ma che si trova in pienocentro città: con un costo di installazionecertamente non bassissimo, ma con unaprospettiva di ammortamento davvero cor-tissima, potrebbe essere installata una cal-daia per la combustione della biomassa,grazie alla quale una parte dell’acqua caldapotrebbe essere utilizzata per i normali usisanitari (anche di un’eventuale abitazionenelle vicinanze), dopo aver implementato ilcalore utilizzato dall’impianto di riscalda-mento, mentre l’acqua residua può essereconvogliata verso una turbina a vapore perla produzione di energia elettrica. Ed’estate, quando non serve il riscaldamento,come vengono alimentati i macchinari? Ec-co che ci vengono in aiuto i pannelli fotovol-taici, che sono stati ipoteticamente installa-ti sul tetto della fabbrica, sostituendo levecchie lamiere grecate esteticamente orri-bili e termicamente controproducenti.Questo era solo unesempio, anche unpo’ azzardato sevolete, di una possi-bile applicazionemultipla di questerisorse così pococonosciute.

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N onost ant e l ’i nasp et tato r it iro d e l Gov ern o d el voto sul nucle ar e, i dubb i sul l’ ess er e pro o contr o q ue-sta en erg ia r im angon o anc ora m ol ti. Cos ì abb ia mo in ter vis tato du e ins egn ant i di Chi m ica del n os troist itut o, i l prof. F abio Tombo lato e il prof. R ob erto Sc a tena.

I l pri mo int erv ist ato è il prof essor F ab io T omb ol ato.Professor e, qual è la s ituazion e a liv el lo europ eo per quanto rigu arda l’ut il izzo del l’ energ ia nucle are?Se prov i amo ad oss erv ar e quant i sono i pa es i euro pe i che non pr oducono e ner gi a da l nucl ear e n oti am o, tragli s tat i più imp ort ant i, l’I ta li a, i l Portog al lo, l a Dan i marc a, la Norv eg ia, ed a lcuni a ltr i. I rim an en ti la uti liz-zano d a t e mpo; tr a qu est i v a so tto l ine ato che l a Fra nc ia ne r icava i l 70% di tut ta l a su a ene rgi a, l a G er man iail 30% e l’Ingh i lt erra i l 20-25%.D i cosa dovr emmo ess ere s tat i consapevo l i ne l votar e pro o contro il nucl ear e?I l v ero p rob le ma non è e ssere a favor e o con tro. No i d obb ia mo do mand arci : co me vog li am o v ive r e? I l nucle -are è un’ en erg ia che va m an eggi at a con cura e p er qu est o do bbia mo ch ie derc i s e noi, co me St at o , sar e mm oin gr ado d i g est ir e un’ ene rgi a s im il e. Co nfin ia mo a N ord con S ta ti ch e ha nno cen tra l i nucl ear i a t tiv e e fun-zionan ti. E i n ostr i p art ner com m erci al i co me Franc ia e Ger m ani a sf rutt ano a p i eno qu est a r isor s a. Qu al siasiincid ent e ch e avv err ebb e al di là d ei confin i avr ebb e r ip ercuss ion i a nche su d i noi, i nev it ab il me nt e . Quin di s efossi mo con tra ri a l nucl e are p erché è un’ ene rgi a p er icolo sa, dovr e mm o bo icot tar e tutt i i Pa es i con cui ab-bia mo r appor ti com m erci al i. Qu esto s ign ifich ere bb e int erro mp er e i rap port i con Franci a, Russi a, Germ an ia,Amer ica. O vvi am en te è imp oss ibi l e.Costru endo central i ne l nostro t err itorio c i rend eremmo indip enden ti d agl i a ltri sta ti?No. N oi non s ia mo au tono mi. Sar e mm o costr ett i in ogn i caso ad acquis ta re ura nio al l’ est ero e la situaz ion eè s im i le ad un ca ne ch e si m ang ia l a cod a. L e pr inc ip a li ris erv e di uran io si trov ano in Russ ia, Cin a e A me ricae le soc ie tà che s i sono sp eci al izzat e ne l la costruz ion e, ne ll a ge st ione e ne l mon it oragg io d el l e centr al i so-no frances i e t ed esch e. Inso mm a ci ri trov er em mo d i nuovo con lo s te sso prob lem a: di pen der e s empr e dag listes si St at i. A vre m mo g ir ato att orno al p rob le ma , se nza r iso lve rlo.Consider ando la crescit a e l’ut il izzo s empr e magg iore di ques ta fonte di en erg ia non c’ è il risch io che a brev eanc he l e risors e d i ur anio si es auriscano ? S e si, n on d ivent erebb e un a r isorsa troppo cos tosa, perch é li mit ata,com e sta succedendo per il p etro lio ?Fonti at te ndi bi li d icono che pot re m mo av ere un a scars ità d i uran io ne i pross i mi 30-40 ann i. La cosa par a-dossa l e è che qu ando s tann o in izi ando a f in ire le ma te ri e pr im e e g l i al tr i pa es i si s tanno g i à pre occupandoper i l futuro, in It al ia s i prop one di r ein trodu rre il nuc le ar e. Perch é dobb i amo se mpr e p art ire concinquant ’ann i d i r it ardo ?!S e aves simo vo tato per il nucle are e il provve dimento foss e s tato approv ato, avr em mo costru ito 4 c entra l i inIta lia. S arebb ero st ate suffic ient i per copr ire una part e consid erevo le d el f abbisogno energ et ico del pae se?Quest e quat tro cent ra li s arebbero s tate suffic ien ti so la m ent e p er copr ire pa rt e d e ll ’ incr em en to d el fab bis o-gno en erg et ico, c io è c irc a l ’1% an nuo. F ors e non n e s are bbe va lsa ver a men te la pen a. Perch é invec e nonpens are ad un pi ano en erge tico co mp le to, cos truen do d iec i o qu ind ic i ce ntr al i? Que sto d ev e farc i pens are.

Passia mo or a a l prof ess or Rob er to Sc at ena.Qua l è i l d est ino de l nuclear e in un futuro non troppo lont ano, c io è tr a 50-60 ann i? Qu al è il suo par ere in me-r ito?I l nucle ar e è in f as e d i d ecl ino. B ast i so lo p ens ar e a i cost i esor bit ant i d i s m ant el la m ento dell e c en tra li. È un afonte e ner ge tica or m ai tr a mont at a, che a suo t em po ha da to i suo i frutt i. Bis ogna p erò an a lizz are qu estodiscors o in man i era p iù a mp ia ; do bbi a mo infa tt i p ar lar e di po lit ica e nerg et ica, c io è qu ant o cos t a pro durr eun certo t ipo di ene rgi a e quant o van tagg io n e ho e i n che arco di te mpo . Ed è a bba sta nza e vid ent e a tutt iche i l nucl ea re sott o que sto pun to d i v ist a è un conc et to or m ai super ato , vecch io.

[CONTI NUA]

Il tramonto del nucleare e il paradosso Italiano

Di Jacopo Bertoncello

Una doppia intervista che porta alla luce i troppi dubbi sulla situazione italiana e internazionalesull’utilizzo del nucleare come fonte di energia.

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I l prob l ema d el nuclear e è sempre s tato que llo dell a sicurezza. Qua li al tri punt i debo l i ha ques ta ene rgia ?Più che al prob l em a de ll a sicur ezza bis ogna p ens are a i cost i di produz ione e di ge sti one. Pe nsa che ci vo-gli ono di eci anni d a quand o la ce ntr al e è funzio nant e p er ricopr ir e i cost i di cos truzion e, e una c i fra si mi l e èrichi est a p oi pe r s man tel lar la. N on è p erciò una risors a cos ì conv en ien te com e s i cr ed e. Un alt ro grosso pro-ble m a è se mpr e st ato a nche que ll o de ll o sm alt ime nto d el le scor ie , perch é di fat to non es is te una vera so lu-zione.

S econdo lei qua li s aranno le r isors e a cui dovr em mo far e affid am ento in futuro ?In futuro si dovr à an dar e v erso un co mpl eto r ip ens am ent o de l la r et e di d is tri buzion e, che s i dov rà ad att ar ea nuove fo nti ch e r ichi edono un sis te m a di p roduzi one est re m am ent e d ive rso. B isogn er à and ar e verso qu eisist emi ch e vengo no def in iti d i co-g ener azi one, ci oè con cui si g en era ener gi a at trav ers o div ers e fonti . Peres emp io dov re mo i nt egra re il p etro lch im ico con al tr e font i com e i l fotovo lt aico, a cui dobb ia mo fare mol toaffid am ent o.

N e llo sp ecifico, in It al ia qua l è la r isors a a cui an drebb e fatt o magg ior e affid am ento?La nos tra ver a r isor sa in It al ia sono in re al tà l e men ti v er e e pro pri e, p eccat o p erò ch e non v eng a no consi de-rat e. I l fis ico it a li ano Car lo Rubb ia, p re mi o Nob e l per la F is ica, ch e ha prog et ta to un effic ien te e innov at ivotipo di en erg ia fo tovo lt aica è e mig rat o i n Sp agn a pe rché in It al i a non h a t rova to il m ini mo s ost eg no per por-tar e a vant i le su e r icerch e. P urtr oppo es isto no d eg li int er ess i a l iv el lo indus tr ia le e pol it ico ch e impe disconolo sv ilup po, a nche, spe sso, p er la m ancanza di appo ggio .

I l Govern o it al ian o ha i mpro vvis a men te n ega to un poss ibi l e futuro en erg et ico nucle ar e. Che qu est a sce ltasia st ata f at ta p er mo tiv i econom ici, o p er i nt eressi pol it ic i, o pe r a ltr o anc or a, non è i mport ant e. Que llo ch eè chi aro è che qu es ta f ont e, appar en te m ent e innov ati va e n ece ssa ri a, non è po i qu el la di cui av rem o b iso-gno in un futuro non tro ppo lon tan o. Que sto d eve f ar rif le tt er e. Anche in po li tic a en erg et ica l e cose pos so-no camb ia re in m eg li o, e qu esto c amb iam ent o dev e p art ire da no i. L’ im port ant e è r end ers i cont o che è n e-cessar io cr ea rsi u na pr opr ia id ea, e po i p art ecip ar e a l g ioco.

Immigrazione: il punto della situazioneDi Matteo Fin

Dall’inizio del 2011 sono sbarcati a Lampedusa più di20.000 immigrati, più di 200 sbarchi in soli quattromesi. Un numero impressionante che è destinato a

crescere, anche a causa del conflitto che si sta svolgendo inLibia e delle condizioni sociali di altri Paesi, come la Tunisia, eche farà emigrare nei prossimi mesi, probabilmente, decinedi migliaia di persone verso l’Italia. Spesso non siamo noi,però, la destinazione finale di questi migranti, poiché l’Italiafa solo da “ponte” per arrivare al centro-Europa. La maggiorparte di questi immigrati, infatti, sono tunisini che cercano diricongiungersi alle famiglie che vivono in Francia e in Germa-nia. Altri invece fuggono dalla Tunisia non per disordini inter-ni, ma per cercare fortuna nel nostro Paese.Questi sbarchi hanno creato disagi soprattutto a Lampedusa– estremo punto meridionale dell’Italia - , in alcuni periodisopraffatta dal numero di persone presenti, anche a causadell’unico centro di accoglienza, insufficiente per il numero diimmigrati arrivati sull’isola. Il governo ha dovuto fronteggiarequesta crisi, dapprima chiedendo aiuto ad alcuni membridell’Unione Europea, come Germania e Francia, che peròhanno sopraelevato gli interessi nazionali rispetto agli inte-ressi europei. Questi Stati hanno infatti il timore di essere aloro volta “invasi” dagli immigrati ed hanno attuato dellecontromisure per evitare questa possibilità. Innanzitutto han-no rafforzato i controlli alle frontiere, poi hanno preteso cheL’Italia rispetti il trattato di Schengen e che dunque impedi-

sca che questi extracomunitari raggiungano i loro paesi. Peralleviare la pressione di immigrati presenti nell’isola il governoha siglato degli accordi con la Tunisia, in cui si prevede il rim-patrio delle persone tunisine sbarcate sulle coste italiane dopoil 5 aprile 2011. Il governo ha poi rilasciato dei temporanei pas-saporti validi all’interno dell’UE che possono essere chiestidagli immigrati, a patto che superino due requisiti: non avereprecedenti penali ed essere sbarcati in Italia prima del 5 aprile,data degli accordi.Nei prossimi mesi si teme un’ondata migratoria maggiore pro-veniente dalla Libia. Senza un governo libico con cui stringeredegli accordi per arginare il fenomeno [CONTINUA]

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migratorio, il governo, attraverso il ministro dell’Interno Ma-roni, ha chiesto disponibilità alle regioni per l’accoglienza acirca 50.000 persone, numero massimo di immigrati che ilgoverno attende dalla Libia. Questo piano, che sta venendomesso appunto dal Ministero degli Interni, terrà conto nelladistribuzione di immigrati del numero di persone residenti inogni regione. Inoltre per i profughi libici si attende anche lacollaborazione degli altri paese dell’Unione Europea, con lasperanza che accolgano una parte di persone che arriveranno

sulle coste italiane.Quest’anno sarà probabilmente l’anno record di sbarchi in Ita-lia, sebbene il numero degli immigrati provenienti dal nordafrica sia sempre stato in continuo aumento nel corso degliultimi anni; speriamo che le attuali politiche del governo, incollaborazione con l’UE, possano dare soluzione ed equilibrioalle esigenze di accoglienza e allo stesso tempo comprendanoappieno le legittime richieste di sicurezza degli abitanti delleregioni ospitanti.

Tsunami dalla Libia. I sacchi di sabbia non bastano

Di Elia Baggio

L’esodo disperato che sembra mettere in ginocchio Italia ed Europa solleva questioni da anni irrisolte. L’UEè assente. Urgono regole comuni

Torna a far discutere più che mai untema dall'estrema delicatezza, pe-sante come un macigno, che porta

con sé questioni decisamente fuori dallaportata di gran parte di noi e che puntual-mente riesce a spaccare - più di quanto giànon lo sia - l'Italia in due e a dividere l'opi-nione pubblica a suon di commenti irrazio-nali, impulsivi, al limite del fanatico e impre-cazioni razziste. Una questione troppo com-plessa per essere riassunta in poche righe oper esser trattata in qualche minuto, ma chesenza ombra di dubbio merita un minimo diriflessione.Si riaccende la fiamma degli sbarchi clande-stini nel sud Italia, alimentata dalla recentesituazione caotica in cui versa la Libia daqualche mese e subito il tema immigrazioneritorna ad essere uno dei tanti motivi scate-nanti delle interminabili tiritere tra politici didestra e sinistra. Mentre nelle coste di Lam-pedusa il mare restituisce i cadaveri delledecine di giovani in fuga guidati dalla famee dalla disperazione, l'Unione Europea rima-ne a guardare, quasi impotente di fronte adun'ondata migratoria di rare dimensioni. Èun continuo voltarsi le spalle tra Stati. Ini-zialmente la Francia contro l'Italia riguardoai permessi di soggiorno temporanei. Pro-prio quella Francia che tempo prima sem-brava affermarsi in difesa dei diritti e dellelibertà umane attaccando la Libia, ora re-spinge ogni rifugiato con un atteggiamentointransigente e riluttante verso ogni tipo ditrattativa. L'Italia è lasciata sola e il resto deigrandi 27 invoca il principio secondo il qualeogni Stato deve arrangiarsi a gestire i flussidi immigrati che arrivano nel proprio terri-torio. Schenghen e la beneamata “liberacircolazione” sono ormai carta straccia. LaFrontex, che al MEP ci viene descritta comel'autorità massima in fatto di controllo epattugliamento delle frontiere comunitarie,è completamente assente. Il diritto di asilo

diventa purtroppo un privilegio riservato apochi, quei pochi che riescono a presentaretutto l'ammasso di documentazione neces-saria per riuscire a ricevere lo status di“rifugiato” e aver garantite almeno un mini-mo di assistenza sanitaria e una pagnotta. Èun'Europa che non esiste. Un' Europa dallemille contraddizioni che viene messa in gi-nocchio da un fenomeno che regolarmentesi ripresenta e da anni riesce ancora a tocca-re e a mostrare a tutti i punti deboli di un'U-nione che fa acqua da tutte le parti. La coo-perazione tra stati membri e l'“aiuto recipro-co”, caratteri insiti nel principio di sussidia-rietà che l'Europa, soprattutto dopo l'entratain vigore del Trattato di Lisbona, dovrebbeben conoscere, sembrano ahimè non inte-ressare ai nostri vicini. L'Italia d'altro cantoha fatto ben poco per migliorare la propriareputazione all'interno dell'UE, e per questonon possiamo biasimare del tutto chi adessotorce il naso davanti alle nostre richieste d'a-iuto. Ma questo è un altro discorso. Ciò cheperò manca e aggrava di molto questa situa-zione già complessa di per se è una politicacomune di gestione dei flussi. «C'è bisognodi scelte più coese da molto tempo», sostie-ne Napoletano; c'è bisogno di una legislazio-ne chiara e uniforme in materia di immigra-zione che ci permetta di evitare questi diver-bi diplomatici che causano solo inutili ritardi,“balletti di responsabilità” e provvedimentisterili. Ma il governo non sembra dare ascol-to agli appelli del Presidente della Repubbli-ca e prosegue per la sua strada minacciandodi uscire dall'Europa. Cosa che, detta così,sembra quasi una barzelletta: come se all'U-nione potesse creare dei danni un'eventualenostra uscita, come se agli Stati membri do-vesse pesare il ritrovarsi senza una nazioneche sicuramente non rientra tra le più virtuo-se e molte volte è una delle ultime ruote delcarro. Sarebbe come dire che la Grecia di unanno fa, in piena crisi e in rischio di default,

minacciasse di lasciare l'Europa nel caso incui questa decidesse di non concederle unprestito e quindi rinunciasse a sganciaredecine di miliardi di euro per salvarla dalbaratro. Un' assurdità. Ovviamente l'esem-pio è volutamente esagerato, ma il concettorimane lo stesso. Se una mancata disposi-zione netta e omogenea per la gestionedelle ondate migratorie in Europa, di cuiparlavo prima, è in parte giustificabile dallasua piuttosto “tenera” età e dal fatto chel'unione stabile dei 27 paesi sia stata ultima-ta da non molto tempo, l'assenza di unalegge chiara in Italia non è affatto ammissi-bile. Il fatto che la nostra Repubblica siasempre – da quasi 25 anni – ricorsa a decretio disegni di legge imprecisi, inconcludenti,che affrontavano il problema solo superfi-cialmente, misure spesso nate da ricatti trapartiti e quindi scritte ed esaminate in ma-niera frettolosa, è segno di quel marciotrasformismo e di quella fisiologica propen-sione tutta italiana a rinviare nel tempo ledecisioni e le prese di posizione necessarie.Atteggiamento che favorisce l'ampliarsi e ilradicarsi di problemi che si ripresentanoinevitabilmente negli anni. Problemi mairisolti. Un esempio? La legge Turco-Napolitano, approvata attraverso procedi-menti accelerati rappresentava un qualcosadi nuovo per l'Italia – soprattutto dal latodell'integrazione degli stranieri -, ma nonmancavano di certo le ombre e i punti debo-li. Tre anni dopo, cambiata legislatura, ilnuovo governo decide di buttare tutto nelcestino e di ricominciare d'accapo, ritornan-do nuovamente in alto mare. Le politichedegli ingressi, delle espulsioni, del rapportodi lavoro cambiano radicalmente e cambiacon essi la filosofia della legge. La figuradello straniero torna, così, ad essere ancorapiù precaria e incerta. La normativa cheregola il complicato processo del dirittod'asilo è ridotta ad [CONTINUA]©

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una manciata di articoli. Insomma, leggiimproduttive, vaghe e imprecise, che peg-gioravano il problema, più che risolverlo. Enoi, come sempre, fuori. Fuori da tutto que-sto. Abbandonati in un mare di ignoranza eprivi di alcuna possibilità di aver voce in ca-pitolo.Qualcuno, a questo punto, potrebbe chie-dersi: quale rimedio, dunque, per una situa-zione delicata come questa?Il problema è complicato e l'abbiamo capi-to. Non sarò io di certo a dare una soluzio-ne, anche perché non credo ne esista unacompletamente efficace. Di sicuro peròsappiamo ciò che NON potrà portare unmiglioramento a tutto ciò. Misure incerte esuperficiali NON sono la soluzione. Il com-portamento del sistema politico attuale,attento più al portafoglio voti che ad altro,NON è una delle soluzioni. Una legislazioneche differisce in ogni Paese e spesso cade incontraddizione con le direttive europeeNON è la soluzione. Un approccio buonistanon porterebbe a nulla, e tanto meno unestremismo esasperato di chi vorrebbe tutti«Föra da i ball». Le belle parole, in questocaso, non servono. Alle migliaia di rifugiatiserve una misura pratica e concreta.Berlusconi definisce il recente fenomenomigratorio come uno «tsunami umano».Credo conveniate con me quando dico cheuno tsunami non può essere bloccato daqualche misero sacco di sabbia. La forzadistruttiva di un maremoto non può esserecontenuta o tantomeno bloccata da un mu-

ro di cemento. Questo per dire che una poli-tica dal “pugno duro” e dai ferrei respingi-menti, alla cui base troviamo saldamenteradicate ideologie xenofobe, spesso abil-mente mascherate dalla questione della si-curezza dei cittadini, forse non è il modogiusto di affrontare uno tsunami di così gran-de potenza. È un muro che non può reggeree che rischia di produrre effetti collaterali.L'aumento della criminalità organizzata chespecula sugli sbarchi clandestini e ne trae unnon indifferente guadagno è solo uno deitanti esempi di fenomeni che ne derivano.Chi lascia il proprio Paese in guerra è prontoa tutto pur di rifugiarsi da qualche altra par-te. Non è di certo un respingimento delleforze dell'ordine che fa tornare indietro unimmigrato in fuga. Al suo Paese non ritorna.«Puntavano il porto e si nascondevano sottoi camion in partenza per Agrigento. Li trova-vamo incastrati tra ruote e semiassi» raccon-ta un poliziotto testimone degli sbarchi aLampedusa. Se siamo veramente convinti diriuscire ad arginare l'immigrazione clandesti-na attraverso politiche di rigida repressione,scegliendo una linea punitiva, o peggio ab-battendo i profughi con pallottole di gommacome qualche esponente leghista proponevanel lontano '95, beh, credo che i risultati tar-deranno ad arrivare; anzi, ci sarebbe il rischiodi scatenare l'effetto contrario. Non sono peril “far entrare tutti”, come qualcuno potreb-be pensare. Gestire le ondate, non bloccarlea priori. Ciò che veramente manca è unospirito di collaborazione tra Stati e un'unifor-

mità di provvedimenti. E forse anche il ve-dere l'immigrazione non solamente comeun problema da affrontare e reprimere, maprendendola quasi come un'opportunità disviluppo economico e socio-culturale. Mispiego: la Germania, che ultimamente sem-bra abbastanza rigida e ferma per quantoriguarda le trattative europee per i flussi, hala seconda comunità al mondo in terminiassoluti dopo quella degli Stati Uniti. Il 20%della popolazione tedesca ha origini stranie-re. Si parla di circa 15 milioni di persone. Glistranieri residenti in Italia sono poco più di 4milioni (2010); giusto per sfatare il mito peril quale noi italiani siamo i più colpiti dalsovraffollamento straniero. Eppure la Ger-mania è una delle Nazioni più produttived'Europa con tassi di sviluppo economicoaddirittura doppi rispetto a quelli dell'Italia.È una tematica dalle mille sfaccettature,molteplici aspetti, che andrebbero analizza-ti uno ad uno prima di arrivare ad una con-clusione. Qui lo spazio materiale per esami-nare tutte le spinose questioni che l'immi-grazione si porta dietro è evidente che nonce l'abbiamo. Servirebbe una completa pre-parazione sull'argomento prima di gettaresentenza, questo è poco ma sicuro. Infor-marsi, informarsi, informarsi. Ed evitare ifanatismi e le convinzioni infondate. È l'uni-co modo per farsi un'idea ragionata su unaquestione troppe volte sminuita e raramen-te affrontata in modo serio. Un monito cherivolgo prima di tutto a me stesso, e, con unpizzico di superbia, anche a tutti i lettori.

Do u like the “woman object”?Di Alberto Bordignon e Greta Furlan

Marco ha 17 anni e vive a Bassano. Ogni giorno dopo cena si stravacca sul divano e accende la tv per una bella orettae mezza di assoluto cazzeggio prima di andare a letto. Nel guardare continuamente la tv, Marco nota una spiccatapropensione da parte di alcune donne a mostrare la loro stupidità, oltre che alle loro forme pronunciate (se non

gonfiate). Un chiaro esempio è la tristemente famosa Cipriani, che possiamo ammirare in tutta la sua bellezza, accompagnataovviamente da uno spiccato senso dell’umorismo. Recentemente si è parlato molto di “donna oggetto”, riferendosi a ragazzeche vengono usate per qualsiasi tipo di necessità: dalla pubblicità ai festini privati; altre usano il loro corpo per svariati scopi,tra cui: trovare un lavoro, essere mantenute, avere visibilità, favori e molto altro. Molte donne, le cosiddette “normali”, si la-mentano di essere stereotipate in questo modo.MA quante donne, se potessero scegliere tra un marito ricco ed una faticosa carriera opterebbero per la seconda scelta? In-somma, quante donne adotterebbero la strategia di Wonderwoman se potessero mettere in atto la strategia della Barbie? Equeste Barbie viventi, si meritano veramente di essere definite “donne”? Di chi è la colpa?È nata l’idea che le donne, per far carriera in televisione, debbano scendere a compromessi. È nata l’idea che per avere un po-sto in questa società bisogna essere belle, magre e possibilmente con un seno prorompente!Ma tutte voi, che state leggendo questo articolo, fatevi un esame di coscienza e chiedete a voi stesse se sareste disposte arinunciare alla vostra dignità e identità per un effimero successo? Sareste disposte a diventare una classica “donna oggetto”dei nostri tempi? E tutti voi, ragazzi, apprezzate davvero questo tipo di donna, vorreste veramente avere a che fare tutta lavita con ragazze di questo genere?

Lasciamo a voi commentare!Se volete farci sapere cosa ne pensate, è semplice: mandateci un’e-mail all’indirizzo [email protected] o po-state i vostri commenti nel gruppo F acebook “Il Pelapatate”. ©

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N° 3 - Anno 2011 I.T.C.G. “L. Einaudi” - Bassano del Grappa (Vi) Il Pelapatate

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Il segreto della magrezzaDi Sonia MenonLa risposta: Mamma e Papà

Quante volte ci è capitato diguardare un nostro amico in-gozzarsi e notare che restava

magro come uno stecchino? Magariripensando a tutti i nostri tentativi didiete falliti perché mettevamo su 1kgsolo mangiando una foglia di insalata.Chi non si è mai chiesto perché? Cer-chiamo allora di svelare la risposta. Inrealtà, non si conosce con precisioneassoluta la soluzione. Si può partire coldire che ognuno di noi ha un certo peso“prestabilito”, e il corpo tende sempre ariportarci a quel peso. Non siamo noi adeciderlo. Dipende quasi per la metàdall'ambiente, parzialmente dalle no-stre abitudini, ma per la maggior parte èuna questione di geni.Chi dice che si tratti del gene FTO, chidel CRTC3. Ma non ha molta importan-za; qualunque sia il nome, esso influiscemolto sull'appetito. Chi lo possiede inmaniera diversa, infatti, tende a nonavvertire il senso di sazietà. Al contra-rio, chi non lo possiede rifiuta più facil-

mente il cibo. Cosa curiosa è che alcuni,se assumono una quantità eccessiva dicalorie, non aumentano molto la massagrassa, ma più la massa muscolare, an-che non facendo particolare movimento.Anche questo, purtroppo, è genetica-mente stabilito.Altro fattore determinante per il nostroeffettivo peso è di sicuro il metabolismo.In alcuni è molto accelerato, quindi bru-ciano tutto ciò che mangiano, mentre inaltri è più lento, e tendono ad immagaz-zinare tutto ciò che assimilano.In parte anche questo dipende da perso-na a persona, ma non solo.Un ruolo importante ce l'hanno le nostreabitudini. Per chi pensa che saltare lacolazione al mattino aiuti a dimagrire, sisbaglia. Se al mattino non mangiamonulla, o mangiamo poco, il nostro meta-bolismo rallenta, perché il nostro cervel-lo non è sicuro che avrà cibo a sufficienzaper tutta la giornata, facendoci assorbireil più possibile. Ecco perché fare una co-lazione abbondante è un'abitudine es-

senziale anche per chi vuole mettersi indieta.Per ultimo, a far funzionare bene il me-tabolismo è il mangiare cibi ricchi di ac-qua e fibre e fare molta attività fisica,come tutti già sanno. È verissimo cheavere uno stile di vita sano, nutrirsi inmaniera adeguata e fare movimentoaiutano a raggiungere il peso desidera-to, ma se quello che ci eravamo fissatinon va d'accordo con il peso a cui siamonaturalmente predisposti, sarà diffic ilemantenerlo. Insomma, maniaci del“magro a tutti i costi”, per quanto cisforziamo, per certe persone l'obesità èun traguardo geneticamente impossibi-le, e per altri, purtroppo, lo è la magrez-za.

Piercing e tatuaggi, simboli per distinguersi…Ma i tempi cambianoDi Marta Marchesan e Cristina Qiu

Lo scopo principale dei piercing e dei tatuaggi era quel-lo di distinguere i ruoli assunti da ogni membro all'in-terno della tribù, al fine di regolare i rap-

porti tra i vari individui sia nel quotidiano chedurante le cerimonie, rendendo immediata-mente palese tutta una serie di informazionisull'individuo e sul suo rapporto con il gruppo diappartenenza. Nell'età moderna, piercing e ta-tuaggi sono una forma di anticonformismo, unsimbolo per essere integrati nel mondo più "IN".Ma non per tutti e così: molti giovani infatti nonaderiscono all'idea di una modifica permanentedel corpo come lo è un tatuaggio, mentre i pier-cing vengono più facilmente accettati in quantomomentanei. Inoltre, la maggior parte degliadulti personalmente disprezzano questo genere di cose e lovedono come un atto di arroganza verso il proprio corpo, "ècome andare in un prato e provare a dipingere i f iori"; ovvero,il corpo umano è un capolavoro della natura che non ha biso-

gno di essere modificato. Per adornarlo ci sono già vestiti eaccessori.

Mentre alcuni lo proibirebbero anche ai loro figli(causa per la quale molti ragazzi, soprattutto mi-norenni, non ne hanno), altri lo accetterebbero apatto che non siano indecenti e/o esagerati. Però,nonostante tutte le critiche e i lati negativi, in ge-nere a piercing e a tatuaggi vengono attribuitisignificati profondi (anche se in giovane età è piùuno sfizio), possono creare un legame eterno co-me ad esempio i tatuaggi fatti in onore di un'ami-cizia o di un amore. Infine vi diamo un consigliopersonale: innanzitutto ognuno è libero di fare ciòche vuole con il proprio corpo, ma pensateci! Untatuaggio è un segno che vi resterà a vita, perciò

assicuratevi di aver raggiunto una maturità mentale e fisica.Fate le cose con testa! In più ricordati che al giorno d'oggi lemalattie trasmissibili attraverso il sangue sono le peggiori;quindi accertatevi che sia tutto a norma di legge e sterilizzato.

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I “Graffiti”Di Arianna ToffaninUna parola semplice per un qualcosa di estremamente complesso e impegnativo

Chi tra di noi non è mai rimastoincantato di fronte ad un mura-les o un graffito?

Non so voi, ma io spesso mi sono chie-sta quale fosse la storia di questa chemolti, me compresa, considerano arte.Il writing nasce a Filadelfia nei tardi anni’60 e si sviluppa a New York negli anni’70, fino a raggiungere una prima matu-rità stilistica a metà degli anni ‘80. Intor-no al 1973 appaiono i primi pezzi, rap-presentanti inizialmente una sempliceevoluzione delle firme degli stessi auto-ri, divenute più grandi, più spesse e coni primi esempi di riempimento e di con-torno (outline). Ben presto, anche se unpezzo aveva bisogno di molto spray(due o più bombolette) che avrebbero

permesso di fare molte tag (la firma diun writer, il suo secondo nome, una sor-ta di tessera di riconoscimento), tutti iwriter raccolsero la sfida lanciata da Su-per Kool 223, i “re” delle linee metropoli-tane 2 e 5, e cominciarono a fare pezzi.Iniziarono le prime repressioni e le cam-pagne contro il writing, in quanto veni-vano imbrattate proprietà pubbliche. Lecarrozze della metro vennero pulite elavate, si recintarono i depositi della me-tro (posti preferiti per l’azione) e si piaz-zarono pattuglie lungo le recinzioni; siarrivò addirittura a mettere delle tagliesui Writer. Nonostante ciò, tra questic'era una continua sfida, che portò all'e-voluzione ed al miglioramento del feno-meno, che prese ad ampliarsi. A lcuniinventarono nuovi stili o perfezionaronoquelli già esistenti, aggiungendo sfondi,personaggi dei cartoni animati e formedi ogni genere. I pezzi si ingrandirono ediventarono più elaborati e colorati. Cosìnacque il wild style. I l Wild Style è lo stilepiù evoluto e complesso dei graffiti, in lecui lettere si intrecciano tra di loro fino adare vita ad un disegno quasi incom-

prensibile; nei primi anni ‘80, anche gra-zie alla realizzazione di un documenta-rio sui graffiti della metropolitana new-yorkese (Style Wars) e del f ilm WildStyle, il fenomeno graffiti si diffuse suscala mondiale, arrivando fino a noi. InItalia le città maggiormente interessatedai graffiti sono Roma, Napoli, Milano,Pesaro, Rimini, Pescara, Bologna, Bari,Firenze e Torino. Il fenomeno si è svi-luppato in due ondate, una tra il 1986ed il 1995, dove dei ragazzi arrivarono arubare i tappini dei dosatori spray neisupermercati (motivo per il quale questisono poi stati messi fuori commercio esostituiti da tappi ad incastro"femmina"). La seconda ondata arrivafino ad oggi, con un netto miglioramen-to stilistico.

Siamo sicuri che all’interno del nostro Einaudi si trova più di un artista… proprio per questo abbiamo deciso di indire un con-corso per:IL MIGLIOR GRAFFITO DEL PELAPATATE!Il concorso consiste nell’eseguire la scritta “Il Pelapatate”:

In cartaceoIn bianco e neroIn formato A4

L’elaborato dovrà essere consegnato entro Sabato 14 Maggio ad Arianna Toffanin (2Di). I l vincitore vedrà utilizzata la suaopera come copertina del prossimo numero!Vi aspettiamo numerosi!!!

Oh, è arrivato il grande giorno!Di Davide Fogal (scritto il 16/04/11)

I sudditi di sua Maestà saranno lieti di sapere che il primo-genito di Carlo e Lady Diana si sposerà con la fidanzataKate Middleton il 29 Aprile. Lo ha annunciato a novembre

il Principe Carlo ai telegiornali. Il primo ministro David Came-roun non ha perso tempo e ha dichiarato quel giorno festanazionale. La cerimonia avrà luogo dove si sposò la ReginaElisabetta II e dove fu celebrato il funerale della madre dellosposo. Per William, nome del ragazzo, sarà una dura provaaffrontare quella gigantesca abbazia dove, poco più che quin-

dicenne, ha vissuto da “protagonista” il funerale della madre.Ha scelto la chiesa dove si sposò la nonna e non quella del ma-trimonio del padre, vista e considerata la brutta fine dello stes-so. La Westminster Abbey è un edificio risalente al X secolo, instile gotico, fatto costruire per sua Maestà Guglielmo il Con-quistatore. E’ stato scelto il 29 Aprile 2011 come datadall’avvenimento perché è il giorno di Santa Caterina da Siena(Kate è l’abbreviativo di Catherine). Il mese di Aprile è uno deipiù piovosi a Londra e si può intuire, [CONTINUA]©

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come afferma il detto “sposa bagnata, sposa fortunata”, cheKate sarà una sposa non fortunata, ma fortunatissima. Perchiederle la mano William le ha regalato uno zaffiro della ma-dre e lei, alla vista di quel luccichio, ha accettato la propostadi matrimonio, nonché quella di un probabile futuro da regi-na. Il vestito della sposa sarà sicuramente “made in England”,degno di una neo principessa che porterà in capo una coronache fa parte dei tesori reali; William invece sarà in stile solda-tino, indossando la “solita” divisa dell’esercito. La regina pro-babilmente indosserà uno scialbo tailleur con la gonna, men-tre Camilla, con i suoi cappelli, tenterà di assomigliare aun’oca e di attentare alla foto di famiglia. Sono stati invitatireali di tutta Europa e persone famose che faranno regali rari,preziosi, di enorme valore. Il principino ha deciso anche diaffidare Kate ad una guardia del corpo donna, cercando cosìdi non assomigliare ad uno stambecco o di far parte di un tri-angolo in modo passivo; tutto questo perché il primo amantedella madre fu proprio il suo bodyguard. La carrozza degli

Sposi passerà tra i cittadini che la coppia saluterà con un lievecenno della mano (per evitare cadute di stile, crampi, slogatu-re del polso o dimostrazioni eccessive d’affetto) e un sorrisosmagliante, per far vedere al mondo che si possono permette-re il dentista e che non hanno carie. Come regalo per il popoloi due hanno optato per un lungo ponte che durerà tre giorni(dal 29 Aprile al primo Maggio), in cui potranno festeggiare ilglorioso e lieto avvenimento. Carlo, ai giornalisti, oltre ad averannunciato il matrimonio ha detto che le spese della festa edelle luna di miele saranno pagate dalle rispettive famiglie(non si sa però come verranno divise) ed ai contribuenti toc-cherà pagare i costi per la sicurezza. Quando Kate dirà il famo-so “sì lo voglio” diverrà la prima principessa senza titolo nobi-liare. Dalle statistiche è emerso che i due giovani sono moltoamati dal Popolo. Resta una domanda da rivolgersi, oltre alchiedersi come sarà questa nuova Coppia di fessi Reali: chiaccompagnerà William all’altare? La matrigna oca o la vecchiama dolce nonna Elizabeth? (opto per la seconda persona!)

Scheda Bibliografica - ImmigrazioneDA LEGGEREPersepolis (M. Satrapi, Lizard - 2002)L'orda. Quando gli albanesi eravamo noi (G. A. Stella, BUR,2003)Bilal (F. Gatti, BUR - 2007)Mamadou va a morire (G. Del Grande, Infinito Edizioni –2007)Negri, froci, giudei & co. L'eterna guerra contro l'altro (G. A.Stella, BUR, 2009)Il mare di mezzo (G. Del Grande, Infinito Edizioni - 2010)Nel mare ci sono i coccodrilli (F. Geda, B.C. Dalai – 2010)Il viaggio più lungo. L'odissea dei migranti italiani (G. A. Stel-la, BUR, 2010)

DA CONSULTAREAmnesty International – www.amnesty.itAsinitas – www.asinitas.orgAssociazione Studi Giuridici sull'Immigrazione – www.asgi.itBorderline Europe – www.borderline-europe.deFortresseurope – fortresseurope.blogspot.comHuman Rights Watch – www.hrw.orgLettera 27 – www.lettera27.orgMigreurop – www.migreurop.orgOsservatorio sui Balcani – www.balcanicaucaso.orgPeace Reporter – www.peacereporter.netProgetto MeltingPot – www.meltingpot.comRedattore Sociale – www.redattoresociale.it

DA VEDERELamerica (G. Amelio, 1994)Crash (P. Haggis, 2004)Saimir (F. Munzi, 2004)Quando sei nato non puoi più nasconderti (M.T. Giordana,2005)Nuovomondo (E. Crialese, 2006)Io, l'altro (M. Melliti, 2007)L'ospite inatteso (T. McCarthy, 2007)Persepolis (M. Satrapi, V. Paronnaud, 2007)Come un uomo sulla terra (A. Segre – D. Yimer – R. Biadene,2008)Nìguri (A. Martino, 2009)Welcome (P. Lioret, 2009)Il sangue verde (A. Segre, 2010)C.A.R.A. Italia (D. Yimer, 2010)Viaggio a Lampedusa (G. Di Bernardo, 2010)

COMUNICAZIONEAI LETTORI

La redazione desideraprecisare ai lettori che peresigenze editoriali gli arti-coli pubblicati ne Il Pela-patate non sono aggior-nati alla cronaca degliultimi minuti, quindi allapubblicazione alcune no-tizie potrebbero esseregià state smentite o po-trebbero aver subito nuo-vi sviluppi.

Vi ringraziamo per la col-laborazione.

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Largo ai Giochi!!!

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Il Pelapatate I.T.C.G. “L. Einaudi” - Bassano del Grappa (Vi) N° 3 - Anno 2011

Quiz: quanto conosci Bassano?Contributo della classe 1i

S iete sicuri di essere a conoscenza delle caratteristiche di questa GRANDE città? La c ittà che ospita la nostra scuola?Attraverso il questionario, potrete verificare ciò che sapete; dopo averlo svolto, sommate i punti totalizzati e, in base aquesti, vi identificherete in tre profili, riguardanti le vostre competenze su Bassano!

Attenzione: una risposta giusta vale un punto!!!Ora vi auguriamo un buon lavoro... e mi raccomando, non imbrogliate, ma, METTETEVI IN GIOCO!

1.La Torre Civica è anche chiamata:A) Torre CentraleB)Torre GrandaC)Torre Vecchia

2.Chi è il sindaco di Bassano Del Grappa?A)Dino BoessoB)Stefano CimattiC)Annalisa Toniolo

3. Dove si trova il Municipio?A)Piazza LibertàB)Piazza GaribaldiC)Piazza Roma

4. Cosa si può vedere a Palazzo Sturm?A)I souvenir di BassanoB)I dipinti del signor SturmC)Le ceramiche

5. Quanti partigiani sono impiccati lungo il Viale dei Martiri?A)20B)31C)35

6. Da chi è stato progettato il Ponte Vecchio?A)Andrea PalladioB)Antonio CanovaC)Josef Frank

7. Quante volte il Ponte Vecchio è stato ricostruito?A)5B)3C)1

8. Chi era Gaetano Ettore Giardino?A)MercanteB)GeneraleC)Gelataio

9. In che anno il generale Gaetano Giardino venne promosso tenen-te generale?

A)1917B)1915C)1912

10. Gaetano Giardino era comandante dell’armata del Grappa nella:A)Guerra di indipendenzaB)Seconda Guerra MondialeC)Prima Guerra Mondiale

11. Il museo Civico è costituito daA)MuseoB)Museo e BibliotecaC)Museo, Archivio e Biblioteca

12. Nel Museo sono raccolti molti dipinti di:A)Jacopo da PonteB)Antonio CanovaC)Cima da Conegliano

13. Renzo Rosso è presidente di quale squadra?A)Bassano RugbyB)Bassano VirtusC)Bassano Volley

14. Renzo Rosso è il fondatore di quale marchio di abbigliamento?A)ReplayB)VitaminaC)Diesel

15. merito di quale famiglia Bassano divenne una città importantedal punto di vista militare e commerciale?

A)Vescovi di VicenzaB)EzzeliniC)Carraresi

16. Come si chiamava il creatore del Giardino Parolini?A)Alberto ParoliniB)Cesare ParoliniC)Giovanni Parolini

17. Quando il Giardino fu ceduto al comune di Bassano?A)1805B)1819C)1929

18. Cosa raffigura la statua al centro del Prato S. Caterina?A)Un soldatoB)Un carro armatoC)Una croce©

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N° 3 - Anno 2011 I.T.C.G. “L. Einaudi” - Bassano del Grappa (Vi) Il Pelapatate

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19. Il Prato S. Caterina una volta era:A)Un campo sportivoB)Un campo di addestramento militareC)Un parco giochi

20. Chi ha progettato le famose Bolle di Nardini?A)Renzo PianoB)Renzo RossoC)Massimiliano Fuksas

21. La grappa è:A)Un alcool distillatoB)Una bevanda rinfrescante alcolicaC)Una bevanda energetica

22. La popolazione bassanese conta circa:A)30.000 abitantiB)103.000 abitantiC)43.000 abitanti

23. La popolazione bassanese è in aumento a causa di quale feno-meno prevalente:

A)Continue nasciteB)Arrivo di stranieriC)Arrivo di extracomunitari

24. L’informacittà aiuta:A)I giovaniB)I disoccupati o chi cerca un lavoro per la prima voltaC)Entrambe le categorie

25. Le altre possibilità che offre l’informacittàA)Aiuta a trovarsi un amicoB)Aiuta la ricerca di vari corsi destinati a qualsiasi cittadinoC)Aiuta a fare un giro a Bassano

26. Bassano è famoso per:A)Il mango bassaneseB)Il fico bassaneseC)L’asparago bassanese

27. A che secolo appartiene il Castello degli Ezzelini?A)I secoloB)XII secoloC)XXI secolo

28. Quanto alta è la Torre del castello degli Ezzelini?A)60 mB)100 mC)30 m

29. A cosa serve bicincittà?A)A fare esercizio fisicoB)Per girare in bici senza inquinareC)Per vendere la propria bici a Bassano

30. Come funziona bicincittà?A)Con la tesseraB)Con i soldiC)Con il servizio telefonico

31. Il Battaglione Bassano è un reparto alpino con sede a:A)Bassano Del GrappaB)BolzanoC)Vicenza

32. Di che stile è la Chiesa di San Francesco?A)Stile doricoB)Stile ionicoC)Stile romanico – gotico

33. Quando è stata edificata la Chiesa di San Francesco?A)1289B)1331C)1453

34. Cos’è la Casa San Francesco?A)Una casa di riposo per anzianiB)Un rifugio per le persone che sono in difficoltàC)Un rifugio per cani abbandonati

…e adesso conta i punti e controlla il tuo profilo!

BASSANESE DOC(da 34 a 24 punti)Complimenti! Sei informato su tutto c iò che riguarda Bassano del Grappa. Hai vinto l’asparago d’oro virtuale!!! Conosci per-fettamente ogni angolo della città e ti sai orientare molto bene.

TURISTA(da 23 a 14 punti)Sei abbastanza a conoscenza delle principali informazioni su Bassano, ma non te ne interessi più di tanto… Vinci l’asparagod’argento virtuale.

TURISTA PER CASO(da 13 a 0 punti)Ehm... non so se hai presente cos’è Bassano?!? Sei completamente estraneo a questa c ittà. Hai vinto l’asparago di legno virtu-ale!!!

SOLUZIONI:1b, 2b, 3a, 4c, 5b, 6a, 7b, 8b, 9a, 10c, 11c, 12a, 13b, 14c, 15b, 16a, 17c,18a, 19b, 20c, 21a, 22c, 23c, 24c, 25b, 26c, 27b, 28c, 29b, 30a, 31b, 32c, 33b, 34bPer informazioni più dettagliate sulla città,

rivolgetevi alla 1^i (amministrativo)! © Il

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Page 20: Pelapatate - #3

Pag.20 A.S. 2010-2011

Il Pelapatate I.T.C.G. “L. Einaudi” - Bassano del Grappa (Vi) N° 3 - Anno 2011

I giochi del Pelapatate!TROVA LE 8 DIFFERENZE!CRUCIPUZZLE

SUDOKU

A cura di Arianna Toffanin

Le soluzioni verranno pubblicatenel prossimo numero!

trovatevele! :-)

A CAMPANAA TUBOATTILLATIBRACHEBRETELLECALZONICAVALLOCERNIERACINTURACORTIDA SCIJEANSLANAORLOPASSANTIPESANTIPIEGASCURISPACCOTAGLIATASCHETOPPE

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