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Orizzonte Largo Josemaría Escrivá, 7 www.psanjosemaria.it Tel. 06 5191933 Parrocchia San Josemaria Escrivà dicembre 2007 Anno II n° 3 Foglio d'informazione elaborato dai giovani della parrocchia La verità “Che cos’è la verità?” (Gv 18, 38). Così Pilato replica a Gesù che afferma di testimoniare la Verità. Una domanda retorica che impli- ca già la risposta: non esiste una verita’ assoluta, come non esiste alcun valore etico assoluto. È l’uo- mo la misura di tutte le cose e deci- de in piena autonomia ciò che è vero, ciò che è giusto, ciò che è bene. Un caso di “relativismo” ante lit- teram? Beh, non direi, poiché tale Musica in chiesa Quando la nostra parrocchia ha cominciato a muovere i suoi primi passi in un prefabbricato di qualche centinaio di metri quadri, Don Alberto Ortolani e Don Carlos Carrasco non rinunciarono all’idea di animare con la musica le prime Messe, accontentandosi di una sem- plice pianola. Erano infatti ben con- sapevoli dell’importanza che nella celebrazione possono rivestire il canto o anche la sola musica stru- Dalla culla di Betlemme Dobbiamo contemplare Gesù Bambino, nostro Amore, nella culla. Dobbiamo contemplarlo consapevoli di essere di fronte a un mistero. E’ necessario accettare il mistero con un “La venuta del Signore è vicina” (Gc 5, 8): mancano ormai pochi giorni al Natale e tutto il mondo cristiano si appresta a celebrare la ricorrenza. L’ approssimarsi della data è reso ogni giorno più evidente dagli addob- bi delle vie e dei negozi, ornati con quello che ormai è diventato il simbo- lo più usato delle imminenti festività: l’albero di Natale Questa tradizione è originaria dei paesi nordici, dove nella notte Santa c’era l’usanza di appendere ai rami di un abete dolci, indumenti, regali e gio- chi. Si illuminava l’albero con torce di resina perché tutti lo vedessero e i poveri potessero prendere quello di cui avevano bisogno. Un altro simbolo natalizio che ci proviene dai paesi nordici e più preci- samente dalla Germania, è la corona dell’Avvento. Si tratta di una decora- zione fatta di rami di abete intrecciati a formare una corona. Su di essa ven- gono poste quattro candele, di diversi colori, che vengono accese progressi- vamente in ogni domenica di Avvento. Queste espressioni esteriori della gioia che accompagna la nascita del Redentore, fanno da cornice ai prepa- rativi da compiere, alle spese da soste- nere, ai regali per le persone care, a come impiegare i giorni di vacanza che seguiranno, in un crescendo di impegni quotidiani, che per molti si protrarranno fin quasi alla cena della Vigilia. Ma questa atmosfera festosa è l’e- spressione di una gioia interiore che nasce dalla consapevolezza dello straordinario evento che stiamo per commemorare o è solo un rituale imposto dalle consuetudini di una società che ha ormai dimenticato il vero significato del Natale? Dobbiamo sempre ricordare che il Natale non è soltanto regali, panettoni, spumanti o spese inutili. Natale è la nascita del nostro Salvatore. Duemila anni fa Dio è venuto in mezzo a noi e si è fatto uomo: un evento unico e determinante, per tanti versi drammatico e sconvolgente, che ha posto un sigillo definitivo e incan- cellabile alla storia umana. Un miste- ro imperscrutabile della volontà di Dio, che la ragione può accettare solo se ispirata dalla grazia. Chiara I SIMBOLI DEL NATALE (segue a pagina 2) (segue a pagina 6) (segue a pagina 4)

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OrizzonteLargo Josemaría Escrivá, 7 www.psanjosemaria.it Tel. 06 5191933

Parrocchia San Josemaria Escrivà dicembre 2007 Anno II n° 3

Foglio d'informazione elaborato dai giovani della parrocchia

LLaa vveerriittàà

“Che cos’è la verità?” (Gv 18,38). Così Pilato replica a Gesù cheafferma di testimoniare la Verità.Una domanda retorica che impli-

ca già la risposta: non esiste unaverita’ assoluta, come non esistealcun valore etico assoluto. È l’uo-mo la misura di tutte le cose e deci-de in piena autonomia ciò che èvero, ciò che è giusto, ciò che èbene.Un caso di “relativismo” ante lit-

teram? Beh, non direi, poiché tale

MMuussiiccaa iinncchhiieessaa

Quando la nostra parrocchia hacominciato a muovere i suoi primipassi in un prefabbricato di qualchecentinaio di metri quadri, DonAlberto Ortolani e Don CarlosCarrasco non rinunciarono all’ideadi animare con la musica le primeMesse, accontentandosi di una sem-plice pianola. Erano infatti ben con-sapevoli dell’importanza che nellacelebrazione possono rivestire ilcanto o anche la sola musica stru-

DDaallllaa ccuullllaa ddiiBBeettlleemmmmee

Dobbiamo contemplare GesùBambino, nostro Amore, nella culla.Dobbiamo contemplarlo consapevolidi essere di fronte a un mistero. E’necessario accettare il mistero con un

“La venuta del Signore è vicina” (Gc5, 8): mancano ormai pochi giorni alNatale e tutto il mondo cristiano siappresta a celebrare la ricorrenza. L’ approssimarsi della data è resoogni giorno più evidente dagli addob-bi delle vie e dei negozi, ornati conquello che ormai è diventato il simbo-lo più usato delle imminenti festività:l’albero di Natale Questa tradizione è originaria deipaesi nordici, dove nella notte Santac’era l’usanza di appendere ai rami diun abete dolci, indumenti, regali e gio-chi. Si illuminava l’albero con torcedi resina perché tutti lo vedessero e ipoveri potessero prendere quello dicui avevano bisogno.Un altro simbolo natalizio che ciproviene dai paesi nordici e più preci-samente dalla Germania, è la coronadell’Avvento. Si tratta di una decora-zione fatta di rami di abete intrecciatia formare una corona. Su di essa ven-

gono poste quattro candele, di diversicolori, che vengono accese progressi-vamente in ogni domenica di Avvento.Queste espressioni esteriori dellagioia che accompagna la nascita delRedentore, fanno da cornice ai prepa-rativi da compiere, alle spese da soste-nere, ai regali per le persone care, acome impiegare i giorni di vacanzache seguiranno, in un crescendo diimpegni quotidiani, che per molti siprotrarranno fin quasi alla cena dellaVigilia.

Ma questa atmosfera festosa è l’e-spressione di una gioia interiore chenasce dalla consapevolezza dellostraordinario evento che stiamo percommemorare o è solo un ritualeimposto dalle consuetudini di unasocietà che ha ormai dimenticato ilvero significato del Natale?Dobbiamo sempre ricordare che ilNatale non è soltanto regali, panettoni,spumanti o spese inutili. Natale è lanascita del nostro Salvatore. Duemila anni fa Dio è venuto inmezzo a noi e si è fatto uomo: unevento unico e determinante, per tantiversi drammatico e sconvolgente, cheha posto un sigillo definitivo e incan-cellabile alla storia umana. Un miste-ro imperscrutabile della volontà diDio, che la ragione può accettare solose ispirata dalla grazia.

Chiara

II SSIIMMBBOOLLII DDEELL NNAATTAALLEE

(segue a pagina 2)(segue a pagina 6)(segue a pagina 4)

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mentale. Così l’intraprendente ilsignor Giuliano iniziò a mettere su unpiccolo coro, da parecchi anni oramaiereditato dal nostro maestro FabioAvolio e arricchito di belle voci pro-fessioniste. Il maestro ha dato al coro uno stile

ordinato, sobrio, fatto di melodie ric-camente elaborate ma genuine nellaloro esecuzione, molte delle quali dalui realizzate; brani che spesso sannoemozionare ma al tempo stesso resta-no solenni, riflettendo la compostez-za della Messa, affinché l’ascolto del-la bella musica non sia occasione didistrazione dagli atti della liturgia. Uno stile di musica sacra differen-

te rispetto a quello di Frisina, il com-positore più famoso dei canti liturgi-ci, innegabilmente bravo, anche nellarealizzazione delle musiche per le fic-tion sulla Bibbia, dalla concorrenzadel quale molti altri compositoririschiano di passare in secondo piano.Il problema di come impostare la

musica durante la celebrazione trovaoggi diverse sfaccettature. Moltesono infatti le parrocchie trasformatein veri e propri templi del pop, e nonlo dico per polemizzare: sono cantibelli, coinvolgenti, allegri, e cionono-stante non tradiscono lo spirito sacrodella celebrazione e, a volte, è forsemeglio un pop intonato che un classi-

co eseguito maldestramente. In alcune comunità forse si esagera

troppo quando si rischia di sconfinarepersino in alcune forme di rock, cheracchiudendo una forte carica diaggressività, caratteristica anche diuno certo stile di vita o di comporta-mento, di sicuro non sono adattabiliallo spirito di una liturgia. Nellamaggior parte delle parrocchie, comela nostra, trovano più consensi i canticlassici, o quelli che sposano unacadenza per così dire tradizionale. Ilritorno al latino, o meglio al cantogregoriano, durante la celebrazione,voluto dai nostri sacerdoti in occasio-ne della novena all’Immacolata, haridestato l’interesse di molti nostriparrocchiani verso questi canti che sidavano per dispersi ma che ancoraesistono e sono frutto di una secolaretradizione, che vanta le sue origini nellontano VII secolo, all’epoca di papaGregorio I. Ciò che dà stimolo all’esecuzione

dei canti nella nostra chiesa è l’orga-no, “da sempre e con buona ragionequalificato come il re degli strumentimusicali, perché riprende tutti i suonidella creazione e dà risonanza alla

pienezza dei sentimenti umani” paro-le non mie (ovviamente), ma di PapaRatzinger. Il Papa ci ha detto anche che la

musica non è un accompagnamentodella preghiera, è essa stessa una for-ma di preghiera. I canti tradizionalisanno essere una preghiera umile esolenne, ecco perché nelle celebra-zioni vengono maggiormente preferi-ti a canti espressione del genere pop.Ciononostante, non possiamo direche nelle nuove forme musicali diffu-se a partire dal secondo novecentonon si possa trovare niente di buono. Sentite questo episodio. A

Bologna, nel 1997, 300.000 personegiunsero ad ascoltare il Papa alCongresso Eucaristico; ospite perl’occasione: Bob Dylan, proprio lui,“il profeta della contestazione” cheeseguì classici come “Knockin’ onHeaven’s Door” e “A Hard Rain’sGonna Fall”, ma non il mitico“Blowin’ in the Wind”. GiovanniPaolo II allora prese spunto dal testodi quella leggendaria canzone per lasua omelia: “Tu dici che la risposta ènel vento, amico mio. Ed è così!! Manon è un vento che si porta via tutto -disse il Pontefice - è la vita delloSpirito Santo, è la voce che ci chiamae ci dice, vieni e seguimi!”.

Nicola

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(da pagina 1)

Notte di NataleÈ la notte di Natale,è la notte di Gesù.Sui i balconi fioriti di stelleVedo delle piccole e colorate LuciChe rallegrano la Santa notte.Lungo l’orizzonte c’è un bosco,li dentro s’intravedono solo i raggi argentei della lunache penetra tra le fogliedegli abeti e dei pioppi.Se guardi bene troverai,sulle cime di questi alberi, luminose stelline d’oro;e questa notte brillano più di quanto tu possa immaginare,perché oggi è nato il nostro SignoreGesù.

Livia Fabiani

Civenna Club

Cari amici, questo mesecogliamo l’occasioneoffertaci dalle pagine diquesto giornale per portarealla vostra attenzione un’i-niziativa, avviata nel 2000,che, mediante una serie diattività extra-scolastichenuove ed originali, mira apromuovere la formazioneumana e cristiana.Si tratta del “Civenna

Club” dove, ogni lunedìdalle 16,30 alle 18,45 eogni martedì dalle 15,00alle 18,30 , bambine tra i 9e 13 anni e teen-ager dai13 ai 17 anni, si incontranoper stare insieme e impara-re divertendosi.All’insegna dell’allegria

e in un’atmosfera familia-re, le bambine e le teen-

ager possono stringerenuove amicizie e tutteinsieme cimentarsi nell’ar-te della cucina, nel fai date, in attività formativequali canto, teatro, sport.In più possono usufruire

della sala studio dove ter-minare i compiti con l’aiu-to di valide professoresse etutor che saranno a lorodisposizione. Sono inoltre previste

gite, cine forum e tantealtre sorprese! Per saperne di più vi

invitiamo a passare qual-che ora con noi per assiste-re allo svolgimento dellevarie attività.Sede del Club, Largo

Josemaria Escrivà, 9.Chiamaci allo 06.50.42.680Ti aspettiamo!

Loredana Cipriani

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La Colletta Alimentare

Come ogni anno, l’ultimo sabato di novembre, innumerosi supermercati italiani si è svolta la CollettaAlimentare e, da qualche tempo, la nostra parrocchiaviene felicemente coinvolta in questo evento. Al super-mercato Panorama de I Granai di Roma 70, numerosibambini, ragazzi e adulti si sono dati appuntamento peroffrire il proprio aiuto: chi in magazzino ad inscatola-re i prodotti che arrivavano, chi a fare volantinaggioall’ingresso e chi a raccogliere le buste con le donazio-ni. Tutti, muniti di fratina gialla, hanno contribuito alraccoglimento di 4.914 Kg di merce (solo a I Granai!)che sono stati e sono tutt’ora distribuiti tra leAssociazioni e gli Enti assistenziali convenzionati conil Banco Alimentare, fondazione Onlus con lo scopo diraccogliere le eccedenze di produzione agricole e del-l'industria alimentare per poi ridistribuirle.Ma come funziona, in pratica, la Colletta

Alimentare? E come poter partecipare?Nulla di più semplice. Come già detto, ogni ultimo

sabato di novembre si organizza, anche tramite la par-rocchia stessa, una “spedizione” al Centro commercia-le I Granai (Via Rigamonti) dove, dopo essersi presen-tati ed iscritti (per chi va al liceo vale anche come cre-dito formativo!), si inizia a “collettare”. Si possonodistribuire volantini e buste gialle all’ingresso delsupermercato tentando di convincere i clienti ad aiuta-re la raccolta (cercando di mantenere la calma con chici risponde male o ci ignora). Oppure posizionarsi coni carrelli infondo alle casse e raccogliere con i dovutiringraziamenti le numerose persone che donano gli ali-menti. Per chi poi vuole fare un po’ di palestra, bastache scenda nel magazzino ad aiutare tanti volontari adinscatolare i cibi, pesare gli scatoloni e sistemare que-sti ultimi nel camion.Ogni anno I Granai è uno dei centri commerciali di

Roma che contribuisce maggiormente alla CollettaAlimentare. Per avereuna prova del coinvol-gimento che questoevento comporta, bastacollegarsi a www.col-lettando.it, il sito dellaColletta a I Granai, incui è possibile vederevideo e foto di questadivertente giornata.

Lucia D’Egidio

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concezione filosofica era già obsoletaai tempi di Pilato, atteso che la sua pri-ma formulazione risale a Protagora diAbdera (V sec a. C.) ed era stata“stroncata” da Platone e da Aristotele.Ma, evidentemente, la Storia non

sempre è maestra di vita, talché oggivediamo riaffermarsi, e sempre piùprepotentemente, siffatti concetti cherisalgono alla filosofia pre-socratica. I redivivi sofisti dei giorni nostri,

epigoni un po’ stagionatidell’Illuminismo, hanno infattiaggiunto al relativismo etico e scien-tifico delle origini anche il relativi-smo religioso.“Questa posizione poggia sul pre-

supposto dell’essenziale relativitàstorica e culturale dell’azione salvifi-ca di Dio in Cristo. L’azione salvifi-ca universale della divinità avverreb-be attraverso diverse forme limitate, aseconda della diversità dei popoli edelle culture, senza identificarsi pie-namente con nessuna di esse. La veri-tà assoluta su Dio non potrebbe avereun’espressione adeguata e sufficientenella storia e nel linguaggio dell’uo-mo, sempre limitato e relativo. Leazioni e le parole di Cristo sarebberosottoposte a questa relatività, più omeno come le azioni e le parole dellealtre grandi figure religiose dell’uma-nità. La figura di Cristo non avrebbeun valore assoluto e universale.Niente di ciò che appare nella storiapuò avere questo valore” (Romana n.42/2006, pag. 150 “Relativismo,Verità e Fede”).La citazione proviene da una fonte

autorevole, alla quale potranno attin-gere quanti volessero approfondirel’argomento.Io, di mio, vorrei soltanto rilevare

che i sostenitori di tali dottrinedovrebbero avere l’onestà intellettua-le di riconoscere che i presupposti delcristianesimo sono ben diversi daquelli delle altre grandi religioni.Premesso che un discorso a parte

andrebbe fatto per l’ebraismo, non sipuò far finta di ignorare che la nostrareligione si fonda sulla tradizione tra-smessaci con il Vangelo. Che non è iltesto redatto da un sant’uomo o da unprofeta, convinto di essere stato scel-to da Dio per far conoscere agli uomi-ni la Sua volontà; è il resoconto dellavita, passione e morte di Gesù di

Nazareth, con citazione di date, luo-ghi, fatti e personaggi che hanno unpreciso riscontro storico ed archeolo-gico.“Ma il Vangelo parla anche di

Resurrezione!”Certo. Ma questo è un argomento

che esula da qualsiasi disputa filosofi-ca: è una verità accessibile solo a chi

crede. Come agli Apostoli e ai disce-poli che credettero in Gesù mentreoperava ed insegnava tra gli uomini eper la loro sequela ricevettero la gra-zia della Fede ed ebbero nellaResurrezione il premio alla loro spe-ranza.

Carlo

LA VERITA’

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(dalla prima pagina)

LLaa rruubbrriiccaa ddeeii ggoolloossiiCiao a tutti! Eccoci ancora qui e, con il periodo natalizio, una nuova

ricette per avere un Natale dolce a tutti gli effetti!

PanettoneIl giorno prima, in una ciotola, sciogliere il lievito e un quarto della

farina nel latte tiepido. Dare all'impasto una forma arrotondata, coprirlocon un tovagliolo e lasciarlo lievitare, in un luogo asciutto e non freddo,per tutta la notte.Il giorno dopo riprendere l'impasto, lavorarlo a lungo sulla spianatoia

con 100 g di farina e qualche goccia di acqua tiepida; poi coprirlo con untovagliolo e farlo lievitare al caldo per circa 2 ore.A questo punto ripetere l'operazione usando altri 100 g di farina e

aggiungendo acqua tiepida quanto basta per rendere l'impasto morbidoed elastico. Farlo lievitare per circa 3 ore.Nel frattempo far rinvenire l'uvetta in acqua tiepida per almeno 20

minuti.Poco prima di riprendere l'impasto far sciogliere il burro in un tegami-

no su fiamma molto bassa per evitare che frigga, lasciandone da parte unpo' per ungere la tortiera; poi sciogliere anche lo zucchero e un pizzicodi sale in poca acqua, sempre su fiamma molto bassa, aggiungendo, lon-tano dal fuoco, le uova intere ed i bianchi. Imburrare una pirofila da for-no alta e stretta.Riprendere adesso l'impasto e tornare a lavorarlo con il resto della fari-

na aggiungendo, poco alla volta, il burro sciolto e il miscuglio di zuccheroe uova. Lavorare a lungo l'impasto inseren-doci verso la fine anche le uvette, ben striz-zate ed infarinate e i cubetti di frutta candi-ta. Disporlo nella pirofila, coprirlo con untovagliolo e lasciarlo lievitare per almeno3 ore.Accendere il forno e regolarlo su 180°

C. Mettere il dolce in forno solo quandola temperatura è quella giusta e farlo cuo-cere per circa 45 minuti o fino a quando siè ben colorato o la superficie è diventatabruna. Farlo raffreddare a testa in giù perevitare che le uvette e i canditi si deposi-tino sul fondo.Quando si è raffreddato si può cospar-

gere con zucchero vanigliato, se gradito.Siamo sempre Livia, Margherita e Giorgia. Se volete stupire tutti i

vostri amici e familiari durante questo Natale con nuove ricette...scrive-teci al nostro indirizzo di posta elettronica: [email protected]

IInnggrreeddiieennttii800g Farina bianca

15g Lievito 150g Burro 2 Uova intere 4 Albumi

400 Zucchero 80g Canditi assortiti 50g Uvetta sultanina

25g Zucchero vanigliato un pizzico di sale

60ml Latte

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Anagrafe ParrocchialeDal 1° gennaio 2007

• Sono rinati al nostro fonte battesimale: Benjamin Andexler, Aurelia Sara Milena Argentieri, Leonardo Bartoletti,Francesco Bellantonio, Lorenzo, Domenico Berterame, Alice Caparrucci, Alice Catarinozzi, Marco Ceccarelli,Daniele Cianfarani, Valerio Coletta, Giampaolo Colonnelli, Filippo D’Ambrosio, Tommaso D’Orazio, Giada DeBonis, Diego Demartino, Giulia Di Censo, Angelo, Francesco Giuseppe Evangelisti, Asia Falconi, Grego Giulia,Camilla Guerrieri, Gaia Guerrini, Nicole Indelli, Giulia La Rocca, Francesco Lamartina, Elisabetta Massa, StefanoMiceli, Carlotta Montone, Niccolò Montone, Rebecca Muccioli, Agnese Natalini, Emanuel Negretti, GiorgiaEsmeralda Pacieri, Dario Pugliese, Alessandro Ricci, Aurora Rinaldi, Lavinia Senatore, Maria Alessandra Serio,Edoardo Trombetta, Benedetta Tulli, Giancarlo Tulli.

• Hanno ricevuto la Prima Comunione: Martina Antonini, Cecilia Ariani, Massimiliano Bello, Caterina Benetti,Ilaria Bombelli, Alessandro Campagna, Chiara Capone, Leonardo Caputi, Sara Ciccalotti, Giulia Coiro, FilippoCorsi, Giulia De Angelis, Michelangelo De Feo, Emanuele De Feo, Alessandro Di Ciuccio, Lorenzo Faccetta, FabioGabrielli, Martina Galliano, Eleonora Giandotti, Beatrice Iaia, Gianmarco Italiano, Alice Leonardi, Francesca LiCalsi, Gaia Locchi, Andrea Luciano, Beatrice Mancino, Edoardo Maria Manfré, Francesco Mantione, Giulia Meleo,Ginevra Meleo, Anastasia Mulé, Leonardo Mulé, Valerio Pacelli, Dora Paoletti, Cesare Pastore, Giacomo Piraino ,Alessandro Platania, Martina Podda, Alessia Polacco, Ilaria Posca, Simone Procopio, Pietro Quadrini, FrancescoQuadrini, Giulia Raffaele, Matteo Rossi, Alberto Scuderoni, Giorgia Spina, Simone Stefanini, Clarissa Tozzi,Giorgia Ventucci, Maria Claudia Vergari.

• Hanno ricevuto il Sacramento della Confermazione: Alessia Barbanera, Renato Bellesini, Lucrezia Bernabucci,David Bizzarro, Ludovica Bonifazi, Edoardo Bonifazi, Arianna Brignone, Marina Caffo, Matilde Cannata, ChiaraCasamento Tumeo, Chiara Chiessi, Andrea Chiodo, Paola Cianci, Andrea Ciccalotti, Arianna Compagnone, IdaGioia Cristiano, Agnese D'Egidio, Ilaria Lucrezia Dastoli, Alessio Luigi Dastoli, Livia De Marco, Jessica De Vito,Matteo Del Latte, Andrea Di Ceglie, Alice Di Nallo, Antonio Di Nallo, Martina Di Vito, Livia Fabiani, FrancescaFlacco, Marco Forcellini, Federico Frazzini, Federico Gabrielli, Giuliarosa Granata, Simona Grande, Erica Grande,Emanuele Licata, Ludovica Lombardo, Emanuele Luise, Simone Mantione, Vincenzo Manzi, Giorgia Marcialis,Daniele Martini, Ettore Massa, Matteo Mazzamuto, Eleonora Micozzi, Marianna Milana, Arianna Morò, AlessiaMorò, Alessandra Nobile, Laura Nocera, Emiliano Palermo, Marco Paradiso, Federica Pizzardi, Danilo Rinelli,Irene Sangermano, Andrea Scala, Gaia Tamagnini, Bruno Tamagnini, Lorenzo Tuzi, Dalia Valeriani, GiorgiaVenditti, Gabriele Venticinque, Riccardo Zannoni.

• Hanno ricevuto il Sacramento del Matrimonio: Francesco Marcari e Vania Storti, Claudio Di Giovanni eValentina Centioni, Andrés Almagro Cordón e Ana Belén Castro Torres, Alberto Ladi e Raffaella Ruggiero, AlessioPenna e Cristina De Paulis, Paolo Perrone e Maria Sabrina Oneri, Antonello Ferraro e Mariangela Montinovo,Daniele Biddittu e Alessia Pascucci, Fabrizio Orielli e Cinzia Barbara, Maurizio Cassisi e Ivana Matassino,Crescenzi Cristiano e Chiara Frontini, Alessandro Di Stefano e Gaia Vercesi, Alessandro Sanetti e Valentina Iori,Alessio Vitangeli e Clotilde Villani, Carlo Vivani e Rosa Rea.

• Sono passati alla Casa del Padre: Elena Maria Pomiello (ved. Loricchio), Angela Caffarello, Alberto Occhetti,Federico De Rose, Antonio Losco, Liana Micangeli, Bruno Montinaro, Vincenzo Maranto, Marco Ricci, OnoriniGabrielli, Maria Libotte (ved. Raybandi), Luigi Monaco, Anna Trocoli, Antonetta D’Angelo, Alberto Longo,Francesco Pirisi, Piero d’Acunzo. Riposino in pace!

QQQoJM;HDIM?G;LC;oCNUn mondo non tanto virtuale da scoprire!

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Sì, lo voglio! Di recente mi sonotrovato a seguire, in mezzo a tantagente, il rito di ordinazione di 36nuovi diaconi. Ne parlo per quantidi voi non hanno mai avuto l’oppor-tunità di essere presenti a quelmisterioso momento in cui una per-sona si trasforma in un ministro delSignore: è un rito lungo ma cherisulta emozionante per tutti i pre-senti. Quando sei stato un’orasdraiato sul pavimento di una chie-sa, pregando e ascoltando quei can-ti di preghiera che tutti i fedeli e iministri intonano invocando la gra-zia divina sui candidati, quello cherimane indelebilmente impressonella memoria è l’incontro tra l’a-zione grandiosa di Dio e il voleredell’uomo. Giunge il momento incui il vescovo chiede ai candidati sevogliono accettare liberamente gliimpegni propri del ministero: voletecustodire in una coscienza pura ilmistero della fede, per annunziarlacon le parole e con le opere?La risposta dei trentasei arriva

forte e convinta: “Sì, lo voglio!” Voi che siete pronti a vivere nel

celibato: volete in segno dellavostra totale dedizione a CristoSignore custodire per sempre que-sto impegno per il regno dei cieli aservizio di Dio e degli uomini? Sì,lo voglio! Volete conformare al Signore tut-

ta la vostra vita? La risposta risuo-na sempre forte e convinta, anche

nel mio cuore, sentendomi qualcosadi più di un semplice spettatore.Seguono le domande e arrivano lerisposte: voi che sull’altare saretemessi a contatto con il Corpo diCristo, volete conformare a lui tuttala vostra vita? Questa volta larisposta cambia un po’: “Sì, conl’aiuto di Dio, lo voglio!”. In quegliattimi l’aiuto di Dio si percepisce inmodo molto intenso, così come laforza della libertà in ciascuno dinoi. Sono uscito ripetendomi: “Sì,con l’aiuto di Dio, lo voglio!”. IlVescovo, dopo aver ricevuto anchela promessa di obbedienza dice: Dioche ha iniziato in te la sua opera, laporti a compimento. Si, con l’aiutodi Dio, noi sacerdoti vogliamo contutto il cuore che Dio continui innoi e con noi la sua opera e la portia compimento, vogliamo essere tut-ti del Signore nel celibato, voglia-mo annunciare a tutti il vangelo,vogliamo vivere al servizio di tutti,vogliamo essere uomini che prega-no, che obbediscono, come Gesù. Tante volte qualcuno ci guarda

come chi porta un fardello troppopesante, come delle persone schiac-ciate da impegni che la Chiesaimpone. Ma io vorrei gridare: Iovoglio vivere così! Volo, Deo auxi-liante. Voi, cari fedeli, pregate perché

ogni sacerdote porti a compimentoquegli impegni che ha assunto inpiena libertà spinto dall’amore diDio.

Enrique Aguiló

SSìì,, lloo vvoogglliioo!!

6

atto di fede; solo allora sarà possibi-le approfondirne il contenuto, gui-dati sempre dalla fede. Abbiamobisogno, pertanto, delle disposizionidi umiltà proprie dell'anima cristia-na. Non vogliate ridurre la grandez-za di Dio ai nostri poveri concetti,alle nostre umane spiegazioni; cer-cate piuttosto di capire che, nellasua oscurità, questo mistero è luceche guida la vita degli uomini.Gesù, che cresce e vive come uno

di noi, ci rivela che l'esistenza uma-na, con le sue situazioni più sempli-ci e più comuni, ha un senso divino.Benché abbiamo considerato tantevolte questa verità, ci deve pur sem-pre riempire di ammirazione la con-siderazione di quei trent'anni dioscurità che costituiscono la mag-gior parte del tempo che Gesù hatrascorso tra gli uomini suoi fratelli.Anni oscuri, ma per noi luminosicome la luce del sole. Sono, anzi, losplendore che illumina i nostri gior-ni, che dà ad essi il loro autenticosignificato: perché altro non siamoche comuni fedeli che conduconouna vita in tutto uguale a quella ditanti milioni di persone dei piùdiversi luoghi della terra.Quando giunge il tempo natalizio

mi piace contemplare le immaginidi Gesù Bambino. Quelle figure cherappresentano il Signore nel suoannientamento mi ricordano cheDio ci chiama, che l'Onnipotente havoluto presentarsi a noi indifeso ecome bisognoso degli uomini. Dallaculla di Betlemme Gesù dice a me ea te che ha bisogno di noi; ci solle-cita a una vita cristiana senza com-promessi, a una vita di donazione, dilavoro, di gioia.Non raggiungeremo mai la vera

serenità se non imitiamo davveroGesù Cristo, se non lo seguiamonell'umiltà. Lasciatemelo dire dinuovo: avete visto dove si nascondela grandezza di Dio? In una mangia-toia, con le fasce di un neonato, den-tro una grotta. La forza redentricedella nostra vita sarà efficace per-tanto solo se c'è umiltà, solo quandosmetteremo di pensare a noi stessi esentiremo la responsabilità di aiuta-re gli altri.

S.Josemaria Escrivà 24-12-1963Il trionfo di Cristo nell’umiltà

DDaallllaa ccuullllaa ddiiBBeettlleemmmmee

da pagina 1

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7

OOrreecccchhiinnii,, BBooddyy--ppiieerrcciinngg ee

TTaattuuaaggggii

Nella società di oggi,molti giovani, ma anchemeno giovani, si ador-nano di orecchini, pier-cing e tatuaggi L’uso degli orecchini,

le cui origini si perdononel tempo, fino ad alcu-ni decenni fa costituivaun ornamento ed untratto distintivo tipica-mente femminile. Anche tatuaggi e

piercing sono pratichediffuse in moltissimeculture antiche e, aseconda dei diversiambiti sociali, hannoassunto significati cheprescindevano dall’a-spetto estetico, perassumere un valorerituale o identificativodi una determinata con-dizione personale (adesempio il passaggioall'età adulta o l’appar-tenenza ad un determi-nato clan o tribù).Per limitare il discor-

so al mondo occidenta-le, entrambi gli usi sisvilupparono in Egitto enell’antica Roma, doveil piercing era un segnodistintivo del coraggio:i soldati erano solitiapplicarsi anelli aicapezzoli per dimostra-re il proprio valore.Il tatuaggio venne

invece vietato dall'im-peratore Costantino, aseguito della sua con-versione al cristianesi-mo che aveva recepitogli insegnamenti biblici("Non vi farete incisioninella carne per undefunto, ne vi faretetatuaggi addosso.”Levitico 19, 28). Esempre per motivi reli-giosi rimase vietato inEuropa, fino alla sua

riscoperta a seguito del-le navigazioni nellazona oceanica (JamesCook). Tatuaggi e piercing

sono comunque retaggidi mondi ed usanze pri-mitivi, rispolverati dachi li ritiene necessariper farsi notare, peraffermare o manifestarela propria personalità, ilproprio “carattere”, nonritenendo sufficienti atal fine l’intelletto e lameravigliosa macchinadel corpo umano forni-tigli dal Creatore.A parte ogni altra

considerazione, nonbisogna poi dimenticareche i piercing all’ombe-lico o alla lingua, pos-sono provocare infezio-ni o danni anche gravi,come deformazioni del-la pelle o avvelenamen-ti del sangue.Sono inoltre molti i

casi di persone che ingioventù si erano fattitatuaggi permanenti,ma hanno poi cercato disbarazzarsene, incon-trando molte difficoltà;infatti rimuovere untatuaggio, oltre a esseremolto caro e moltodoloroso, può provoca-re sulla pelle grossecicatrici permanenti.Bisogna quindi cer-

care di spiegare ainostri coetanei che ilcorpo umano non deveessere né maltrattato ené sfigurato, ma deveessere conservato benee in modo dignitoso,come insegna anche sanTommaso d’Aquino, ilpiù grande dei filosofi edei teologi.

Chiara Chiessi

FFeessttaa ddii SSaannttoo SStteeffaannoo,, ffeessttaa ddii ttuuttttii ii ccrriissttiiaannii

Santo Stefano visse nella prima comunità di cristiani che siformò a Gerusalemme, organizzata assai semplicemente:rispettando la carità fraterna nel modo più rigoroso, i primi cri-stiani mettevano in comune tutti i loro beni, che poi venivanodistribuiti secondo il bisogno di ciascuno. Facevano tutto que-sto con fede, guidati dagli Apostoli che vivevano tra loro. Negli Atti degli Apostoli, Luca racconta che, poiché “aumen-

tava il numero dei discepoli” (6, 1), i Dodici stabilirono che fos-sero scelti “sette uomini di buona reputazione” (6, 3) per atten-dere ai compiti di ordine pratico, come le mense e l’amministra-zione dei beni comuni. Primo tra questi viene nominato Stefano, “uomo pieno di

fede e di Spirito Santo” (6, 5).Parole dense di significato, su cui dobbiamo riflettere per

comprendere quanto noi abbiamo bisogno delle grazie delSignore, per poterci avvicinare alle virtù dei nostri progenitorinella fede e poter riconoscere persone simili anche ai nostrigiorni.Pieno di fede è colui che sa realizzare nella sua vita la paro-

la di Gesù, ma pieno di Spirito vuol dire anche che il Signoregli ha accordato meriti speciali per fare azioni degne di mostra-re la Sua gloria, in opere piccole (o grandi!) ma che danno laprova evidente che questo modello di persona, a cui tutti iCristiani aspirano, non è morto ma vivo e frequente tra coloroche conosciamo. Stefano era un grande santo, “faceva grandi prodigi e mira-

coli tra il popolo” (6, 8) e parlava così sapientemente che nes-suno sapeva tenergli testa in una discussione. Quando lo trasci-narono davanti al Sinedrio con false accuse, fece un lungodiscorso a cui non seppero controbattere, scatenando lo sdegnoe la collera dei suoi accusatori. Il processo fu infatti interrottoperché con un suo atto di fede - guardò verso il cielo in unavisione di gloria e disse: “Ecco, contemplo i cieli aperti e ilFiglio dell’uomo che sta alla destra di Dio” (7, 56) - siglò la suacondanna: tutti gli andarono contro brutalmente, senza che fos-se stata emessa una sentenza ma con la tacita approvazione delSinedrio.Una curiosità: la leggenda narra che il corpo del Santo fu

ritrovato solo nel 415, in seguito ad un’apparizione ad un sacer-dote di Gerusalemme e che ancora con le polveri del suo corpofece molti miracoli.Stefano scelse la vita con Dio rispetto ad una vita senza Dio,

trovando la forza necessaria grazie allo Spirito Santo. Ebbene,anche noi lo abbiamo ricevuto nella Cresima e ne avvertiamo lapresenza ogni volta che facciamo anche solo una piccola testi-monianza della nostra fede e, maggiormente, quando siamodisposti ad rinunciare a qualcosa d’importante. Oggi non ci èchiesto di dare la vita per la nostra fede ma solo di rifletteredavanti al bambinello appena nato, per portarlo in noi ognimomento e annunciarlo ad ogni occasione. Santo Stefano, il cui nome in greco vuol dire corona, ghirlan-

da, ci aiuti ad avere un po’ di quello Spirito che ha avuto luistesso per essere anche noi una ghirlanda di cui Dio possa com-piacersi.

Miriam

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IIll PPiiccccoolloo PPrriinncciippeeIl "Piccolo Principe" è un libro famoso

che ha contribuito alla formazione di tantiragazzi, colorando la nostra infanzia. Uncentinaio o poco più di pagine, disegni esentimenti, visti attraverso gli occhi di unastraordinaria personcina che narra il suoviaggio attraverso i pianeti, facendoci risco-prire la gioia e la semplicità con cui vedonola vita i bambini. Il libro è stato scritto daAntoine de Saint-Exupèry (1940-1944),pilota aereo e scrittore, abbattuto con il suoaereo durante un volo militare sul finire del-la Seconda Guerra Mondiale.La narrazione è semplice e mette a con-

fronto la seriosità degli adulti con la sempli-cità dei bambini. Inizia con la disperazionedell'autore precipitato nel deserto con il suoaereo quando, ad un tratto, appare un bam-bino che lo implora di disegnargli una peco-ra. Qui vi è il primo contrasto tra due pro-spettive di vita: il primo si preoccupa disopravvivere, il secondo si dedica invecealla ricerca di qualcosa per lui più importan-te.Mentre il pilota tenta di aggiustare il

motore del suo aereo si sviluppa il raccontodi quel piccolo personaggio che rivela diessere il principe di un lontano asteroide,descritto come un piccolissimo e indifesoangolo di universo, regno di pace e quiete,dove vi sono solo tre vulcani e un fiore chedevono essere assiduamente accuditi dalprincipino che, tuttavia, riesce a trovare iltempo per godere del tramonto. Quanti dinoi trovano il tempo di godere veramente diquello che hanno, troppo presi dagli impegniquotidiani? Dovremmo fermarci anche noiad ammirare il nostro tramonto.Dopo aver lasciato il suo asteroide, il

Piccolo Principe inizia un lungo viaggio chelo condurrà su vari pianeti ognuno dei qualiabitato dalla personificazione di una debo-lezza dell'animo umano. Incontra un re sen-za sudditi e un uomo che continuamenteaccende e spegne il suo lampione, consta-tando che l'utilità del secondo sia di granlunga superiore a quella del primo poiché farnascere stelle (accendendo il lampione) èmolto più produttivo e bello che governaresu qualcosa di inesistente solo per illudersidi essere potente. Ed ecco un'altra riflessio-ne...chi non ha in se un po' del re del nulla?Non miriamo tutti, in un modo o nell’altro,al potere? C'è gente che darebbe oro perconseguire una posizione di prestigio nellasocietà.Altri incontri avvengono con un ubriaco

che beve per dimenticare di essere un beone,e con un uomo d’affari, impegnato a conta-re le stelle del firmamento che ritiene di suaproprietà. Due personaggi accomunati perl'inutilità delle loro vite senza scopo, prive diuno scopo pratico, che non portano giovam-

neto ad alcuno. Anche noi spesso ci aggrap-piamo a qualcosa di inutile e frivolo per sod-disfare la nostra vera voglia di "essere" e"fare".Dopo sei incontri su sei pianeti diversi

arriva al settimo:la Terra. Il suo dolce animosi scontra con l'arroganza,il materialismo el'indifferenza umana quando incontra unmercante che vende pillole per la sete: elimi-nandola infatti si guadagnerebbero 53 minu-ti a settimana. "Economia di tempo". Senzapensare che spesso la gioia nasce anche dal-le cose più semplici... ad esempio bere: ilnostro pilota e il principe si trovavano neldeserto e nulla li rallegrò di più che trovareun pozzo.Ma l’incontro più significativo, quello

che riassume la morale di tutto il racconto, èquello con la volpe che lo prega di addome-sticarla. Ma seguiamo una parte del dialogotra la volpe e il principe:“Che cosa vuol dire addomesticare?"“Vuol dire creare dei legami, se tu mi

addomestichi, noi avremo bisogno uno del-l'altro”"Volentieri", rispose il piccolo principe, "

ma non ho molto tempo, però.Ho da scoprire degli amici e da conosce-

re molte cose"."Non si conoscono che le cose che si

addomesticano. Se tu vuoi un amico addo-mesticami!"Così il piccolo principe addomesticò la

volpe.E quando l'ora della partenza fu vicina la

volpe gli disse: "Quando ritornerai a dirmiaddio ti regalerò un segreto".E, al momento dell’addio: "Ecco il mio

segreto. E' molto semplice: non si vede beneche col cuore. L'essenziale è invisibile agliocchi".La narrazione si conclude con il Piccolo

Principe che per ritornare nel suo piccolissi-mo regno si deve liberare del corpo e con-vince un serpente ad ucciderlo, mentre l'au-tore piange la sua decisione e tenta di dis-suaderlo dall'intento, convinto che la morterappresenti la scomparsa totale dell'indivi-duo.Avete mai provato a domandarvi cosa

rimarrà di voi dopo la morte? La risposta èsemplice: la nostra mente, le nostre idee, inuna parola la nostra anima rimarranno ineterno.Concludo quindi consigliando di provare

a leggere o a riscoprire, come me, questolibro, riflettendo poi sul nostro modo diragionare.Perchè i bambini sorridono sempre e non

hanno tutti i problemi dei grandi?

UUnn ppoo’’ ddii nnooiippeerr ggllii aallttrrii..

Negli anni scorsi, duranteil corso di catechesi per laprima comunione, abbiamosaputo che la Parrocchia ha“adottato”, già da diversianni, dei bambini nel Perùche vivono in condizioni diestrema povertà.Abbiamo riflettuto tante

volte sulle loro condizionied un giorno vedemmoanche, in un filmino, deivolontari che andavano adaiutare questi nostri fratelliperuviani.Ci spiegarono anche

come sia difficile trovare ildenaro per comprare cose aloro utili e che li aiutino alottare contro la povertà(libri, medicine, imparare unlavoro ecc…).Dall’anno scorso deci-

demmo quindi di dare unamano e che ognuno di noiavrebbe rinunciato a qualco-sa, impegnandosi anche afare lavoretti in casa perprendere una paghetta e rac-cogliere un piccolo fondo dainviare in Perù.Così abbiamo raccolto,

pian piano 115 euro checonsegneremo a DonRoberto perchè siano inviatiai nostri fratelli peruviani,insieme ad una nostra letteraper dirgli che li abbiamo neinostri cuori e che continue-remo a “tassarci” un po’ peraiutare chi ha molto poco.

Un gruppo di catechismoI° anno cresima

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Ha ancora un senso essere gentili?La settimana scorsa avevo preso la

metropolitana per andare in centro e,poiché non c’erano posti a sedereliberi, sono rimasta in piedi. A ognifermata entrava sempre più gente, tracui diversi anziani: nessuno che sifosse alzato per cedere loro il posto! Igiovani che erano seduti nemmenosembravano accorgessi della loro pre-senza. E di esempi simili se ne pos-sono fare tantissimi. Purtroppo inquesta società ognuno tende a realiz-zare solo i propri interessi, pensandosempre più a sé stessi e sempre menoa gli altri. E se ci si comporta bene, ilpiù delle volte lo si fa perché, in fon-do, c’è qualche obiettivo personale, La gentilezza invece dovrebbe

essere spontanea e disinteressata, sen-za secondi fini, volta solo a dimostra-re rispetto e considerazione verso

un’altra persona, nella fattispecie ver-so chi è più anziano.In fin dei conti a quei ragazzi sedu-

ti nella metropolitana non sarebbecostato molto cedere il posto a chisicuramente si stancava più di loro astare in piedi.C’è però chi potrebbe obiettare:

“Cosa me ne viene cedendo ilposto?”. Beh, in effetti niente di con-creto, ma semplicemente l’aver com-piuto un bel gesto facendo cosa gradi-ta ad un’altra persona dovrebbe esse-re una ragione sufficiente.Per rispondere alla domanda del

titolo, secondo me sì, ha ancora unsenso essere gentili. Se ognuno pen-sasse solo a sé stesso e mai agli altri,sarebbe un mondo freddo e opaco;quando invece la gente è cortese epresta attenzione al prossimo, c’è un’

atmosfera molto più calda e cordiale. Bastano pochi gesti, apparente-

mente insignificanti, a regalare unsorriso alle persone, come ad esempioaiutare chi incontriamo sotto al porto-ne di casa oberato da pacchi e bustedella spesa, oppure cedere il passo achi incrociamo per via, o aiutare chiha bisogno di una mano. In ultima analisi, se anche non lo

volessimo fare per gentilezza d’ani-mo, potremmo sempre farlo per egoi-smo, considerato che se tutti si com-portassero bene col prossimo, verreb-be anche il nostro turno di trarne van-taggio.E allora, incominciamo noi per pri-

mi ad essere gentili con gli altri!

Sofia

Una bellissima giornataCare famiglie e amici, tre settimane

fa con alcune famiglie della Parrocchiaabbiamo organizzato una gita in mon-tagna, al monte Gennaro,nel parco deiLucretili, una delle cime ed uno deiboschi più belli nei dintorni di Roma.Abbiamo trascorso una bellissima

giornata insieme a genitori e bambini.Così è venuta l'idea di ripetere questainiziativa più volte, dandole più pub-blicità perché possano partecipare

anche altre famiglie della Parrocchia.La nostra idea sarebbe di organiz-

zare frequentemente delle passeggia-te in mezzo alla natura, conciliandolecon le "capacità fisiche" di tutti.Sarebbe stupendo trovare la parte-

cipazione di tutti, genitori -papà emamma- con i bambini, ovviamentenon i neonati! Inoltre vorremmo pro-porre iniziative diversificate: non solo

gite in montagne, ma anche passeg-giate in bicicletta, escursioni in luo-ghi artistici e di interesse culturale.A tutti coloro che sono interessati,

raccomando di controllare gli avvisiin bacheca, o se preferite, di contat-tarmi via e-mail:

Gianpaolo [email protected]

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E’ probabilmente una dellefigure più ritratte in dipinti, minia-ture e sculture. E’ la Vergine Madre, figlia del

suo Figlio, Maria, madre di Gesù.E’ stata rappresentata in nume-

rosi modi e situazioni differenti,quali l’Ascensione, la Natività,con il Bambino o in una SacraConversazione, ma nessuna dellesue raffigurazioni precedenti aiprimi anni del Seicento ha il trattodi quelle caravaggesche. Michelangelo Merisi riporta

sulle sue tele semplici donne,popolane, prive di qualsiasi con-notato divino.La prima opera proposta è la

celebre Morte della Vergine(1604), commissionata da LaerzioCherubini per decorare la sua cap-pella privata in Santa Maria dellaScala a Roma.La storia di questa tela è

alquanto travagliata: rifiutatainfatti dal committente perchè laMadonna non rispettava la suaiconografia classica ed era privadi qualsiasi tributo mistico, passòalla famiglia Gonzaga su segnala-zione di Rubens.Perché non venne accettata? Mai la Vergine e la sua morte

erano state rappresentate in modocosì vero, così naturale, con lafaccia terrea, un braccio abbando-nato e il ventre gonfio.Probabilmente la donna ritrattanon era che una prostituta morta

annegata nel Tevere o di unamalattia durante la gravidanza.Queste due ipotesi spiegherebberoil perché del ventre gonfio, parti-colare incredibilmente realisticoche però non era consideratodegno e consono ad una rappre-sentazione di tipo cristiano.Stessa sorte toccò alla

Madonna dei Palafrenieri (1605-1606), attualmente conservata edesposta alla Galleria Borghese diRoma. Commissionata dalla con-fraternita laica dei Palafrenieri perla loro piccola cappella nella basi-lica di San Pietro, venne rifiutata,non si sa se per il modo in cui ven-ne trattato il soggetto richiesto ose perché la cappella non vennepiù assegnata alla congregazione.Sono raffigurati la Madonna

con il Bambino (non come un pic-colo e innocente infante, ma adun’età di circa sette anni) eSant’Anna: fece scandalo ilBambino, troppo cresciuto peressere ritratto completamentenudo e l’abbondante scollaturadella Madonna. Poteva un’interpretazione del

genere di Maria Vergine passareinosservata? Sicuramente no. Lagiovane donna è un vero ritratto diMaddalena Antognetti, dettaLena, conosciuta nella Roma deltempo per i suoi guai con la giusti-zia e per la sua attività di cortigia-na; è ritratta in tutta la sua fisicità,è una donna vera. Ciò causò nonsolo un forte “schiamazzo” popo-lare, ma anche le proteste del cle-

ro che non accettava di riunirsi inpreghiera di fronte ad una figuracosì lontana dalla spiritualità.Stesse critiche vennero mosse

per la cosiddetta Madonna deiPellegrini (1604-1606) della chie-sa di Sant’Agostino a Roma, chetuttavia venne accettata da ErmeteCavalletti, suo committente. Anche qui la modella è sempre

la stessa Lena, raffigurata comeuna donna del popolo che si affac-cia dalla porta di casa tenendofaticosamente in braccio suofiglio; probabilmente ha lasciatole faccende domestiche per andaread aprire ai due poveri pellegrini.Si direbbe di lei una Madonna?No, se non fosse per il lieveaccenno dell’aureola sul suo capo. Mai (o forse solo per la

Madonna del Rosario)Michelangelo Merisi ha cedutoalle critiche e alle “tradizionali”richieste dell’esigente committen-za del suo tempo, che raramenteriuscì a comprendere la grandezzadi questo artista “dannato”, para-gonato da un teorico spagnoloanche all’Anticristo. Non intuiro-no quale rivoluzione dalle conse-guenze europee sarebbe stata pro-vocata dal nostro genio lombardo.Solo Roberto Longhi, noto criticod’arte, è riuscito nei primi delNovecento, a rivalutare l’operadel Caravaggio, pittore che, agliaulici soggetti, preferiva “povereciociarelle” e giovani delinquenti.

Lucia D’Egidio

LE VERGINI DI CARAVAGGIO

“Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana naturanobilitasti sì, che ‘l suo fattorenon disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l’amore, per lo cui caldo ne l’etterna pacecosì è germinato questo fiore.”.

(Paradiso XXXIII, 1-21)

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Siamo tre ragazze del coro del-le voci bianche. Ci incontriamo inparrocchia ogni sabato alle diecimeno un quarto e restiamo lì finoalle undici e mezza. Siamo in tut-to 19 bambini fra ragazzi e ragaz-ze. La nostra maestra si chiamaAnita ed è molto brava. Ogni vol-ta ci insegna cose nuove per esem-pio diversi giochi per la vocalità e

per sviluppare l’orecchio, oppurealtri curiosi trucchi musicali convari strumenti tipo il pettine, percercare la brillantezza nella voce,o anche con i palloncini. Spessocantiamo in coro delle canzonimolto divertenti, sia insieme chealternati a due voci. Uno dei brani che stiamo impa-

rando in questi giorni è un canto

di natale. Nelle prossime settima-ne la maestra ci insegnerà anche aleggere le note sul pentagramma.Verso la fine dell’anno faremoanche un concerto in chiesa. E’una bella attività! C’è ancoraposto se volete aggiungervi a noi.Vi aspettiamo.

Alessandra, Maria, Martina

CCoorroo ddeellllee vvooccii bbiiaanncchhee

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ORARIO SS. MESSE(1 settembre - 30 giugno)

FERIALI: 7.30 - 9.00 - 18.30 FESTIVI: 8.30 - 10.30 - 12.00 -18.30

RistorantePizzeriaForno a legnaTel. 06.51962221Via R. Cesarini, 95/96Ampio parcheggio (Via Grezar)

LLiittoottiippooggrraaffiiaaQQuuaattttrroovveennttii

Lu 24 dicembre

Ma 25 dicembre *Natale del Signore

Me 26 dicembre

Lu 31 dicembre

Ma 1 gennaio *S. Madre di DioDo 6 gennaioEpifania del Signore

Do 13 gennaioBattesimo del Signore

* feste di precetto

S. Messe alle ore 11.00, 12.00 e 18.30

S. Messe: 8.30 - 10.30 - 18.30

TEDEUMDIRINGRAZIAMENTONELLAMESSADELLEORE 18.30

S. Messe: 8.30 - 10.30 - 12.00 - 18.30

S. Messe: 8.30 - 10.30 - 12.00 - 18.30

Confessioni: dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.30 alle 19.00;18.30 Messa vigilia di Natale

Natale del Signore: Messa della Notte alle ore 24.00

Buon Natale!

S. Messe alle ore 12.00 e 18.30

INCONTRO INSEGNANTI

DOMENICA 13 GENNAIO 2007ore 17.00-18.00

Tema: Panoramica sul documento "Dov'è il tuo Dio?"

Lo scandalo del male.

INCONTRI PER CATECHISTI

VENERDÌ 11 GENNAIO 2007“Credo un Gesù Cristo”

VENERDÌ 18 GENNAIO 2007“Preparazione dell’incontro”

ore 19,00 - 21,00Luogo: Parrocchia Gesù Buon Pastore

Via Perna, 3

INCONTRI PER GENITORI

DOMENICA 13 GENNAIO 2007

Secondo anno Prima Comunione

ore 11,20 - 12,00

INCONTRO LICEALIGIOVEDÌ ore 18,30 - 19,30

INCONTRO DOPOCRESIMAMERCOLEDÌ ore 18,00

Lareda

zion

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ORIZ

ZONTE

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raatuttiunsanto

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08!

Happy new year -- Buon Natale -- Felicidades -- Auguri