parrocchia santa maria domenica mazzarello · che hanno assistito ai miracoli e gli scienziati che...

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Parrocchia Santa Maria Domenica Mazzarello Anno XVIII - n. 939 - 11 Novembre 2018 – 32 a Domenica del Tempo Ordinario «Essere» e non «sembrare» discepoli cristianiI testi della prima lettura e del Vangelo di questa domenica ci presentano le figure e le storie di due vedove il cui comportamento è similare e rappresenta, nella sua espressione simbolica, un esempio da seguire nella via del discepolato cristiano. Come prima preliminare osservazione dobbiamo considerare che al tempo di Gesù, ma anche in altre epoche storiche, le vedove, i poveri, le donne e i bambini appartenevano a categorie che, a causa della condizione di grave bisogno in cui versavano, erano emarginate e considerate ultime nella scala sociale. Le protagoniste di queste due letture bibliche, dunque, possono essere definite le ultime tra gli ultimi, poiché appartenevano a ben tre delle categorie citate: in entrambi i racconti, infatti, il personaggio principale è una donna, vedova e povera. Eppure sono proprio queste due figure a fornire un prezioso insegnamento sulla fede, poiché con il loro comportamento attuano in concreto l’insegnamento di Gesù sul comandamento dell’amore che la Liturgia ci ha presentato la scorsa settimana. Con quel gesto di carità con cui le due vedove donano tutto ciò che avevano per vivere (il testo del Vangelo indica letteralmente che presso il tempio la vedova ha donato tutta la sua esistenza), esse dimostrano di aver saputo fondare la loro vita e la loro storia sull’amore per Dio e sull’amore per il prossimo. Vi è poi anche un altro aspetto che penso sia importante sottolineare per cercare di sintetizzare compiutamente il messaggio che la Liturgia questa domenica pone alla nostra riflessione. Il brano del Vangelo si apre con le parole di rimprovero con cui Gesù biasima il comportamento adottato da alcuni scribi. Abbiamo visto la scorsa settimana che gli scribi avevano una conoscenza approfondita dei testi e della teologia biblica e per tale motivo erano persone a cui era riconosciuta unautorità in campo religioso. Gesù contesta quell’atteggiamento con cui alcuni di loro vogliono «apparire» migliori degli altri attraverso l’uso di abiti raffinati e il beneficio di posti privilegiati, ma in realtà dimostrano invece di «essere» immorali contro Dio, che pregano lungamente solo per farsi vedere, e contro il prossimo, tanto che divorano le case delle vedove, simbolo di ogni povertà e di ogni povero indifeso. Disapprovando questo stile dalla doppia morale Gesù evidenzia che nella logica di Dio non si può «apparire», ma necessariamente si deve «essere» con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze discepoli cristiani.

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Parrocchia Santa Maria Domenica Mazzarello

Anno XVIII - n. 939 - 11 Novembre 2018 – 32a Domenica del Tempo Ordinario

«Essere» e non «sembrare» discepoli cristiani…

I testi della prima lettura e del Vangelo di questa domenica ci presentano le figure e le storie di due vedove il cui comportamento è similare e rappresenta, nella sua espressione simbolica, un esempio da seguire nella via del discepolato cristiano. Come prima preliminare osservazione dobbiamo considerare che al tempo di Gesù, ma anche in altre epoche storiche, le vedove, i poveri, le donne e i bambini appartenevano a categorie che, a causa della condizione di grave bisogno in cui versavano, erano emarginate e considerate ultime nella scala sociale. Le protagoniste di queste due letture bibliche, dunque, possono essere definite le ultime tra gli ultimi, poiché appartenevano a ben tre delle categorie citate: in entrambi i racconti, infatti, il personaggio principale è una donna, vedova e povera. Eppure sono proprio queste due figure a fornire un prezioso insegnamento sulla fede, poiché con il loro comportamento attuano in concreto l’insegnamento di Gesù sul comandamento dell’amore che la Liturgia ci ha presentato la scorsa settimana. Con quel gesto di carità con cui le due vedove donano tutto ciò che avevano per vivere (il testo del Vangelo indica letteralmente che presso il tempio la vedova ha donato tutta la sua esistenza), esse dimostrano di aver saputo fondare la loro vita e la loro storia sull’amore per Dio e sull’amore per il prossimo. Vi è poi anche un altro aspetto che penso sia importante sottolineare per cercare di sintetizzare compiutamente il messaggio che la Liturgia questa domenica pone alla nostra riflessione. Il brano del Vangelo si apre con le parole di rimprovero con cui Gesù biasima il comportamento adottato da alcuni scribi. Abbiamo visto la scorsa settimana che gli scribi avevano una conoscenza approfondita dei testi e della teologia biblica e per tale motivo erano persone a cui era riconosciuta un’autorità in campo religioso. Gesù contesta quell’atteggiamento con cui alcuni di loro vogliono «apparire» migliori degli altri attraverso l’uso di abiti raffinati e il beneficio di posti privilegiati, ma in realtà dimostrano invece di «essere» immorali contro Dio, che pregano lungamente solo per farsi vedere, e contro il prossimo, tanto che divorano le case delle vedove, simbolo di ogni povertà e di ogni povero indifeso. Disapprovando questo stile dalla doppia morale Gesù evidenzia che nella logica di Dio non si può «apparire», ma necessariamente si deve «essere» con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze discepoli cristiani.

Il documentario è promosso dal Dicastero per la comunicazione e ispirato alla mostra sui miracoli eucaristici realizzata prima di morire dal venerabile Carlo Acutis. “Segni” è un viaggio emozionante tra scienza e fede.

MIRACOLI EUCARISTICI: PRESENTATO IL DOCUMENTARIO “SEGNI”.

Le testimonianze di chi ha avuto la vita cambiata dal miracolo di un’Ostia che si trasforma in tessuto cardiaco e le voci dei medici e degli scienziati che hanno esaminato i reperti, senza conoscerne la provenienza. Su queste parole e immagini è costruito “Segni” il

documentario sui miracoli eucaristici realizzato sotto l’egida del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede.

Monsignor Dario Edoardo Viganò, assessore del Dicastero, ricorda che lo sguardo del documentario, prodotto da Vatican News e da Officina della Comunicazione, è orientato da un giovane, Carlo Acutis, per il quale è il corso la causa di beatificazione. “Amava il computer e i videogiochi, come tutti i giovani, ma metteva al primo posto l’amore per l’Eucaristia”. Prima di morire a soli 15 anni nel 2006 per una leucemia fulminante, ha realizzato una mostra di 136 miracoli eucaristici riconosciuti dalla Chiesa, in pannelli con foto e descrizioni storiche, ospitata solo negli Stati Uniti in quasi 10mila parrocchie. Carlo Acutis, sottolinea ancora mons. Viganò, dice ai giovani come lui che “se volete essere protagonisti della vita delle Chiesa, non si può prescindere dall’Eucaristia”.

Il percorso narrativo dei 50 minuti di “Segni”, chiarisce il regista Matteo Ceccarelli, ruota attorno a due elementi: la trasformazione dell’Ostia in tessuto cardiaco - esattamente in miocardio – e il racconto di casi recenti come quello di Buenos Aires, in Argentina, quando Bergoglio era vescovo ausiliare della città, di Sokolka e Legnica, in Polonia, ma prima ancora quello di Lanciano, in Italia, che risale al 700. “I testimoni - racconta il regista - ci dicono che il miracolo, avvenuto sempre dopo aver riposto l’ostia caduta a terra nell’acqua perché si sciogliesse, è un segno che ha cambiato la loro vita e ha permesso loro di trovare un modo nuovo per comunicare la forza del Santissimo Sacramento ai fedeli. Il nostro è un dialogo tra i fedeli che hanno assistito ai miracoli e gli scienziati che li hanno studiati. La cosa eccezionale è che nell’ostia venivano trovati globuli bianchi, che per la scienza dovrebbero sparire poco dopo la morte”.

A margine della presentazione la mamma di Carlo Acutis, Antonia Salzano, racconta: “A sette anni ha fatto la prima comunione e da allora non ha mai mancato all’appuntamento quotidiano con la Santa Messa e un pochino d’adorazione eucaristica o prima o dopo la messa. Faceva una vita normale come tutti i coetanei, ma poneva al centro delle sue giornate l’incontro con Gesù Eucaristia, che per lui era l’amico, il confidente”. Carlo, aggiunge la mamma, “diceva che noi siamo molto più fortunati di coloro che vissero duemila anni fa accanto a Gesù, perché basta scendere nella chiesa sotto casa più vicina e abbiamo Gerusalemme con noi. Troviamo Gesù vivo e vero nel Santissimo Sacramento”.

Uno dei medici che intervengono nel documentario è Franco Serafini, cardiologo della Ausl di Bologna, autore del libro: “Un cardiologo visita Gesù. I miracoli eucaristici alla prova della scienza”. Lui spiega: “Ho passato in rassegna cinque miracoli eucaristici approvati dalla Chiesa cattolica che hanno in comune il fatto di essere stati tutti studiati in modo serio dalla medicina legale, dalla scienza, negli ultimi 10, 20, 30 anni”.

Cinque volte su cinque, chiarisce il cardiologo, “troviamo il tessuto miocardico. Questo cuore è sempre straziato, è sempre sofferente, da un punto di vista medico legale. Anche il sangue è sangue umano, il sangue di un paziente politraumatizzato, di un paziente grave. E’ sempre lo stesso gruppo sanguigno, il gruppo AB, il gruppo più raro, ed è lo stesso che ritroviamo nei tre teli della Passione più accreditati, la Sindone di Torino, ma anche il sudario di Oviedo e la tunica di Argenteuil, ma anche nel miracolo eucaristico di Lanciano e a Tixtla in Messico. Questo è un dato dal punto di vista statistico esplosivo”. Se i miracoli accadono adesso, conclude Serafini, e c’è una sorprendente abbondanza di miracoli eucaristici negli ultimi decenni, “se il cielo ci dona questi segni è perché evidentemente sono per noi, ed è doveroso parlarne. Ma il miracolo eucaristico è un sostegno alla nostra fede che non la deve annullare. La luce che emana da questi segni è tanta ma non è mai abbagliante”.

Prima della proiezione, il regista Ceccarelli ci dice che “è stato importante conoscere queste realtà, e come si siano trasformate dopo questo segno. Che cosa hanno capito? Che il miracolo reale è la vita di tutti i giorni, e quel segno che hanno nella propria parrocchia è qualcosa che glielo testimonia tutti i giorni. Hanno riscoperto il valore di Cristo nell’Eucaristia. Questo è il loro miracolo”.

Al documentario verrà data ampia diffusione attraverso vari supporti: home video, televisione, web nell’intento di realizzare il desiderio di Carlo Acutis di incrementare la conoscenza sull’argomento, in linea con lo spirito della mostra internazionale sui miracoli eucaristici da lui progettata e realizzata.

Sintesi e stralci di un articolo di Alessandro Di Bussolo pubblicato sul sito vaticannews.va.

32a Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)

Antifona d'ingresso La mia preghiera giunga fino a te;

tendi, o Signore, l’orecchio alla mia preghiera (Sal 88, 3)

Colletta Dio grande e misericordioso, allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te, perché, nella serenità del corpo e dello spirito, possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Oppure: O Dio, Padre degli orfani e delle vedove, rifugio agli stranieri, giustizia agli oppressi, sostieni la speranza del povero che confida nel tuo amore, perché mai venga a mancare la libertà e il pane che tu provvedi, e tutti impariamo a donare sull’esempio di colui che ha donato se stesso, Gesù Cristo nostro Signore. Egli è Dio, e vive e regna con te…

PRIMA LETTURA (1Re 17, 10-16) La vedova fece con la sua farina una piccola focaccia e la portò a Elia

Dal primo libro dei Re.

In quei giorni, il profeta Elia si alzò e andò a Sarèpta. Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché io possa bere». Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: “La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra”». Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei,

lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia. – Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 145)

Rit: Loda il Signore, anima mia.

Il Signore rimane fedele per sempre rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.

SECONDA LETTURA (Eb 9, 24-28) Cristo si è offerto una volta per tutte per togliere i peccati di molti.

Dalla lettera agli Ebrei.

Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte. Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza. – Parola di Dio.

Canto al Vangelo (Mt 5, 3)

Alleluia, Alleluia.

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

Alleluia.

VANGELO (Mc 12, 38-44) Questa vedova, nella sua povertà, ha dato tutto quello che aveva

+ Dal Vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». – Parola del Signore.

PREGHIERA DEI FEDELI

C – Fratelli e sorelle, presentiamo le nostre preghiere a Dio Padre Onnipotente chiedendogli di sostenere il nostro cammino, affinché possiamo essere con la nostra vita segni della sua presenza e della sua salvezza.

Preghiamo insieme, dicendo: Ascoltaci Signore.

1. Per la Chiesa: perché il suo impegno sia sempre volto ad annunciare in ogni luogo e a ogni persona il Vangelo e a testimoniarlo nella carità e nel servizio per la salvezza dell’umanità. Preghiamo.

2. Per le istituzioni cristiane impegnate nel sociale: perché testimoniando con carità sincera lo spirito del Vangelo, siano sollecite nell’aiutare chi è debole, indifeso, emarginato. Preghiamo.

3. Per gli insegnati, i catechisti e gli animatori dei gruppi giovanili: perché trasmettendo i valori del Vangelo possano suscitare nelle giovani generazioni il desiderio di essere luce del mondo. Preghiamo.

4. Per la nostra comunità parrocchiale: affinché il nostro impegno sia animato dalla fede, dalla speranza e dalla carità e sia volto a sostenere e migliorare l’esistenza di chi incontriamo sul nostro cammino. Preghiamo.

C – Accogli o Padre le preghiere che ti abbiamo rivolto con fiducia e illumina le nostre menti con la tua Sapienza, affinché possiamo essere tuoi collaboratori a servizio della vita e del bene di tutti. Per Cristo nostro Signore.

Una riflessione sulle recenti parole del Papa.

TROPPI SILENZI «LAICI». MA SULL’ABORTO È L’ORA DI UN DIBATTITO NUOVO.

Le parole severe con cui papa Francesco ha stigmatizzato le pratiche abortive e i medici che le pongono in essere (nell’udienza generale dello scorso 10 ottobre, parlando del comandamento “Non uccidere”, il Pontefice ha detto, tra l’altro: «Un approccio contraddittorio consente anche la soppressione della vita umana nel grembo materno in nome della salvaguardia di altri diritti. Ma come può essere terapeutico, civile, o semplicemente umano un atto che sopprime la vita innocente e inerme nel suo sbocciare? Io vi domando: è giusto “fare fuori” una vita umana per risolvere un problema? E’ giusto

affittare un sicario per risolvere un problema? Non si può, non è giusto “fare fuori” un essere umano, benché piccolo, per risolvere un problema. E’ come affittare un sicario per risolvere un problema» - ndr) hanno lasciato disorientati molti “laici”, ma non fino al punto di lasciarsi indurre a riaprire una seria riflessione su quello che indubbiamente è il massimo problema di etica pubblica e di bioetica del nostro tempo. La maggior parte dei commentatori ha adottato toni di rispettoso, ma severo distacco.

Ma non sono mancati coloro – come Dacia Maraini, sul Corriere della Sera del 17 ottobre – che hanno preferito usare espressioni, morbide, addolorate, quasi affettuose, chiaramente volte però a “far aprire gli occhi” a Francesco, ritenuto poco consapevole del fatto che per ogni donna l’aborto è sempre un dolore e che la legge italiana in materia è un’ottima legge, che ha fatto diminuire il numero degli aborti. Se il Papa parlasse di più con le donne e soprattutto con le migranti – insiste la Maraini – capirebbe che dietro l’aborto c’è paura, povertà, ignoranza e non userebbe più espressioni che fanno tornare alla mente la vecchia alternativa: o la castità o il carcere (sic).

Sarà il Papa stesso, se vorrà, a rispondere a questa e altre reazioni alle sue parole. A me interessa piuttosto rilevare come tutti, dico tutti, gli argomenti usati dalla scrittrice fanno arretrare la riflessione sull’aborto di decenni, riconducendola a stereotipi non necessariamente falsi, ma antiquati, perché non più calibrati sulla realtà del mondo d’oggi (come appunto l’alternativa “o la castità o il carcere”, che fa davvero sorridere, sia pur amaramente).

Cerchiamo quindi di stabilire alcuni punti che dovrebbero restare fermi. Punto primo: l’aborto è una pratica che nella seconda metà del Novecento

ha ottenuto pressoché in tutti i Paesi del mondo una piena legittimazione. Si tratta però di una legittimazione giuridico-sociale, a cui non è corrisposta (checché se ne dica) un’autentica legittimazione etica.

Perché? Perché (punto secondo) non è possibile definirlo alla stregua dell’interruzione di un «progetto di vita» (come sostiene la Maraini, restando incredibilmente vincolata a vecchi paradigmi biologici superati da anni): l’aborto consiste nell’uccisione di un’autentica vita umana nelle prime fasi del suo sviluppo ed entra in contraddizione, senza scampo, col rispetto per la vita che qualifica la sensibilità dominante nel nostro tempo.

Terzo punto: nessuno oggi seriamente sostiene che si debba combattere l’aborto «con le minacce e la demonizzazione»; siamo tutti convinti che la sola alternativa all’aborto sia la prevenzione e un intelligente e concreto sostegno alle donne che vogliono ricorrere all’aborto per ragioni economico-sociali (a questo proposito: perché i movimenti femminili, in un momento in cui si discute di un “reddito di cittadinanza”, non propongono l’istituzione di un “reddito di maternità”?).

Quarto punto: dovremmo finalmente convincerci tutti che le scelte abortive non dipendono solo dai residui di un’antica cultura patriarcale e repressiva! La libertà per la quale le donne giustamente si battono nel nostro tempo (e nella quale fanno rientrare l’«aborto libero») non ha propriamente per oggetto la loro sessualità (come sembra sostenere la Maraini), ma la loro identità specifica e profonda, quella materna, identità umiliata e non consolidata dalle pratiche abortive.

Quinto e ultimo punto: è innegabile che molte donne abortiscano “per disperazione” e che le loro lacrime debbano essere asciugate, ma è altrettanto innegabile che oggi per altre e non poche donne (e purtroppo per molte ideologhe del femminismo, come Shulamith Firestone) la maternità è considerata una cosa assolutamente negativa e quindi viene drasticamente rifiutata. Su questo punto tutti (e non solo le donne) dovrebbero assumere un atteggiamento di estrema chiarezza: ridurre il dare la vita (con responsabilità) a una scelta privata e insindacabile, come sostengono le e i “childfree”, è un’opzione che in una società liberale non può che essere rispettata, ma che è anche di un’impressionante povertà antropologica.

Abbiamo l’assoluto dovere di aprirci a una fraterna e operosa comprensione nei confronti delle donne che ricorrono ad aborti di necessità; ma questo non implica rinunciare a un severo e doloroso giudizio verso la troppo frequente banalizzazione dell’aborto che dilaga da decenni in Occidente. Quando arriverà il momento per riaprire con intelligenza e profondità un nuovo dibattito sulla generatività e sull’aborto?

Sintesi e stralci di un articolo di Francesco D’Agostino pubblicato sul sito Avvenire.it.

Le parole di Ashiq Masih dopo l’assoluzione di Asia Bibi.

IL MARITO DI ASIA BIBI: «AIUTATECI A USCIRE DAL PAKISTAN».

«Faccio appello al Governo italiano affinché aiuti me e la mia famiglia ad uscire dal Pakistan». E’ il drammatico appello che Ashiq Masih, marito di Asia Bibi, affida alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre. Mentre la donna resta ancora in carcere in attesa della registrazione

della sentenza di assoluzione, la famiglia vive nella paura. Le proteste dei fondamentalisti, che continuano a chiedere che Asia venga giustiziata, hanno costretto i familiari della donna a rimanere chiusi in casa in un luogo sicuro. «Ringrazio molto Acs in Italia che ci ha invitato in occasione dell’accensione in rosso del Colosseo, che ha dato visibilità mondiale al caso di Asia Bibi – afferma, raggiunto al telefono dai responsabili della fondazione -. È molto importante che la comunità internazionale e i media tengano alta l’attenzione per far restare viva Asia Bibi. In questo momento siamo estremamente preoccupati perché la nostra vita è in pericolo e abbiamo difficoltà a trovare anche da mangiare».

Dopo la sentenza di assoluzione di Asia Bibi la situazione in Pakistan è ancora tesa. Sono state arrestate centinaia di persone dopo le proteste violente dei giorni scorsi per impedire il rilascio della donna cristiana, madre di 5 figli, assolta dalla Corte suprema dall’accusa di blasfemia, per la quale era stata condannata alla pena di morte nel 2010 (in Pakistan una specifica legge punisce severamente la blasfemia, cioè l’offesa al sentimento religioso. Nei casi estremi la pena consiste nella condanna a morte). Il gruppo islamista Tehreek-Labbaik Pakistan (Tlp) ha paralizzato il Pakistan per tre giorni, poi il governo ha accettato di non opporsi a una petizione con la quale si richiedeva la revisione della sentenza. Asia Bibi è ancora in carcere e l’avvocato Saif Ul Malook è stato costretto a fuggire in Europa per le minacce ricevute. Il giudice della Corte suprema che ha emesso una sentenza citando Shakespeare e Rumi è ancora in Pakistan, protetto dai militari. “Fanno bene a lasciare il Paese”, osserva al Sir il giornalista Ejaz Ahmad, direttore della rivista “Azad” dei pakistani in Italia, aiutandoci a capire il contesto: «Assolvere Asia Bibi è un segnale ma bisogna essere cauti» e far passare del tempo affinché si alleggerisca il clima di

tensione. «Penso che la sua liberazione potrebbe aiutare anche altre mille persone innocenti in carcere per motivi simili». Ahmad aggiunge che in questa situazione «sia l’esercito sia il governo attuale non possono abolire la legge sulla blasfemia, però possono indebolirla». Se da un lato, dunque, la sentenza di assoluzione di Asia Bibi rappresenta un passo in avanti che dà speranza per il futuro del Paese, si deve tuttavia considerare che al momento è prematuro pensare a una abolizione della legge sulla blasfemia perché in Pakistan ancora oggi quando si tocca questo tema il gioco si fa pericoloso. Meglio andare a piccoli passi, altrimenti si rischia la vita.

Per Ahmad, pur ricordando che gli estremisti in Pakistan non vincono le elezioni (le ultime sono state vinte da Imran Khan, un calciatore, una persona moderna e moderata), il punto «è capire quanto è forte il partito politico Tehreek-e-Pakistan Labbaik, che ha parecchio consenso e molti seggi in Parlamento. È guidato da Khadim Hussain Rizvi, un personaggio carismatico. È un movimento molto grande, militarizzato. I membri sono pronti a dare la propria vita e ad uccidere». Infatti, anche se l’opinione pubblica pakistana non ha dato tanta rilevanza a questa notizia, anche perché la maggioranza della popolazione è moderata, a creare preoccupazione e tensione sono proprio gli appartenenti e i simpatizzanti di questi partiti, che negli ultimi 30 anni sono diventati veri e propri eserciti: hanno le armi, l’appoggio dei talebani, uccidono, rapiscono le persone.

Il giornalista, proprio per cercare di ridurre al minimo le tensioni e di salvaguardare l’incolumità di tante persone che rappresentano una minoranza religiosa in Pakistan, ritiene sia necessario adottare una strategia comunicativa finalizzata a far stemperare le tensioni. Del resto bisogna sempre considerare che in Pakistan quando ci si confronta su determinate tematiche si vanno a toccare «equilibri delicati» che coinvolgono, anche sul piano della sicurezza personale, tanta gente che «vive in trincea, compresi 3 milioni di cristiani».

Riguardo alla decisione del primo ministro Imran Khan di favorire l’assoluzione di Asia Bibi, il direttore di Azad parla di «gesto di grandissimo coraggio, perché rischia di essere ucciso, insieme al giudice e all’avvocato». E prosegue: «La cosa importante di questa sentenza non è solo il rilascio di Asia Bibi, ma far diventare eroi due personaggi come il ministro delle Minoranze religiose Shahbaz Bhatti e il governatore del Punjab Salman Taseer che nel 2011 sono morti per lei».

P.S.: Al momento di andare in stampa è stata diffusa la notizia della scarcerazione di Asia Bibi e del suo trasferimento in una località segreta del Pakistan in attesa che le venga consentito l’espatrio come richiesto dalla famiglia.

Sintesi e stralci di notizie e articoli pubblicati su romasette.it, agensir.it e acs-italia.org.

Il corso dal 21 novembre nella parrocchia di San Fulgenzio. In calendario 5 incontri, il mercoledì e il venerdì dalle 18 alle 20.

CARITAS, AL VIA LA FORMAZIONE PER GLI OPERATORI DEI CENTRI D’ASCOLTO.

Dal 21 novembre prenderà il via la Formazione per Operatori volontari dei Centri di Ascolto parrocchiali, che si svolgerà presso la Parrocchia di san Fulgenzio in via della Balduina, 296. Sono previsti cinque incontri, il mercoledì e venerdì dalle ore 18 alle 20, per «orientare nel servizio di ascolto per

offrire aiuto alle persone e famiglie in situazioni di difficoltà rendendo testimonianza della carità attraverso la sollecitudine comunitaria e fraterna, il riconoscimento della dignità e la promozione delle potenzialità delle persone. L’iniziativa è rivolta sia a coloro che già operano e desiderano aggiornare la propria formazione e condividere la propria competenza, sia a nuovi operatori parrocchiali che desiderano partecipare all’esperienza del Centro di ascolto già costituito o di nuova costituzione.

E’ possibile iscriversi al corso direttamente attraverso il portale www.caritas-sir.it, entro il 19 novembre. Per informazioni: tel. 06.888.15.130 – 335.181.71.27. Email: [email protected].

Vogliamo impegnarci insieme a ogni persona di buona volontà nell’edificare la Civiltà dell’Amore, una società rinnovata dalla forza della solidarietà, un mondo in cui

chi è solo, emarginato, disperato, possa sentirsi accolto, sostenuto, amato.

L’avventura di Nuovi Orizzonti inizia nel 1991 quando Chiara Amirante decide di recarsi di notte alla Stazione Termini per incontrare tanti giovani in situazioni di grave disagio che hanno fatto della strada la loro "casa". Nel marzo del 1994 poi Chiara Amirante apre a Trigoria la prima comunità di accoglienza Nuovi Orizzonti, dove centinaia di giovani, provenienti da esperienze estreme, iniziano a ricostruire se stessi attraverso il programma terapeutico riabilitativo da lei ideato.

Questo fine settimana saranno presenti presso la nostra Parrocchia alcuni rappresentanti della Comunità Nuovi Orizzonti, per parlarci della loro esperienza e raccogliere fondi da utilizzare per le attività svolte dalla Comunità a sostegno di chi vive situazioni di grave difficoltà.

Giorno gli Appuntamenti della settimana…

DOMENICA

11 NOVEMBRE

32a DEL

TEMPO ORDINARIO

Ore 10.00: Lasciate che i piccoli vengano a me: Attività e

catechesi per i bambini dai 3 ai 7 anni

Ore 10.15: Catechesi Sarete Miei Testimoni 2 e 3 (II e III Cresime)

Ore 11.30: Catechesi Io sono con voi (I Comunioni)

Ore 11.30: Catechesi Venite con Me (II Comunioni) e incontro

Genitori con Don Bernardo

Ore 11.30: Catechesi FAMILIARE Sarete Miei Testimoni 1 (I Cresime)

Ore 19.00: Incontro Giovani Coppie di sposi.

LUNEDÌ 12 Ore 18.00: Gruppo di preghiera carismatica Gesù Risorto

MARTEDÌ 13

Ore 16.45: Catechesi Io sono con voi (I Comunioni)

Ore 16.45: Catechesi Venite con Me (II Comunioni) e incontro

Genitori con Don Bernardo

MERCOLEDÌ 14 Ore 15.30: Gruppo “Madre Mazzarello” laboratorio di cucito

Ore 18.45: Lectio Divina sulla Parola della Domenica

GIOVEDÌ 15 Ore 18.30: Adorazione Eucaristica (fino alle ore 19.00)

Ore 21.00: Corso in preparazione al matrimonio cristiano

VENERDÌ 16 Ore 17.00: Gruppo Cirene – accoglienza ai poveri

Ore 18.30: Gruppi SICAR e LUMEN per giovani e adolescenti

DOMENICA

18 NOVEMBRE

33a DEL

TEMPO ORDINARIO

Ore 10.00: Lasciate che i piccoli vengano a me: Attività e

catechesi per i bambini dai 3 ai 7 anni

Ore 10.15: Catechesi Sarete Miei Testimoni 2 e 3 (II e III Cresime)

Ore 11.30: Catechesi FAMILIARE Io sono con voi (I Comunioni)

Ore 11.30: Catechesi Sarete Miei Testimoni 1 (I Cresime)

Ore 15.30: Prima Confessione per i ragazzi e le ragazze di Venite

con Me – Gruppo della Domenica

RESTIAMO IN CONTATTO

GLI ORARI DELLE SANTE MESSE:

DAL LUNEDÌ AL VENERDÌ

08.30 18.00

SABATO 18.00

DOMENICA 10.00 11.30 18.00

CONFESSIONI: Mezz’ora prima

della Messa

Indirizzo: Piazza Salvatore Galgano 100, 00173 ROMA

Telefono: 06.72.17.687

Fax: 06.72.17.308

Sito Internet: www.santamariadomenicamazzarello.it

Email: [email protected]

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LA SEGRETERIA PARROCCHIALE è aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 17.00 alle ore 19.30