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PARCO SFORZA CESARINI COMPONENTI FORESTALI E RUOLO AMBIENTALE MARCO COLANGELI Dott. Marco Colangeli, 78 North Broadway, White Plains 10603, New York Abstract The Sforza Cesarini Park is a perfect example of a Peri-urban Forest. It is characterized by its high diversity in micro-habitats as well as species, and it has a fundamental ecological role in this area. The geological and climatic conditions of the region, along with the historic background of the park led to the current structure of the Holy Oak forest, which is beautiful mainly because it is quite undisturbed. But what is the function of a forest in a densely populated territory like the Castelli Romani area? Thanks to recent studies in environmental science it has been possible to assess and quantify the capability of the Sforza Cesarini woods in matters of carbon sequestration and pollutant uptake, which highlights the importance of such a resource and the need for its conservation. Parole chiave: Biodiversità - Ruolo ecologico - Fissazione del carbonio - Rimozione degli inquinanti – Conservazione

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Page 1: PARCO SFORZA CESARINI COMPONENTI FORESTALI E … · assorbimento e rimozione di molti composti chimici tra cui i gas serra e gli inquinanti. L’assimilazione del carbonio dall’atmosfera

PARCO SFORZA CESARINI

COMPONENTI FORESTALI E RUOLO AMBIENTALE

MARCO COLANGELI

Dott. Marco Colangeli, 78 North Broadway, White Plains 10603, New York

Abstract

The Sforza Cesarini Park is a perfect example of a Peri-urban Forest. It is characterized by its high diversity in micro-habitats as well as species, and it has a fundamental ecological role in this area. The geological and climatic conditions of the region, along with the historic background of the park led to the current structure of the Holy Oak forest, which is beautiful mainly because it is quite undisturbed. But what is the function of a forest in a densely populated territory like the Castelli Romani area? Thanks to recent studies in environmental science it has been possible to assess and quantify the capability of the Sforza Cesarini woods in matters of carbon sequestration and pollutant uptake, which highlights the importance of such a resource and the need for its conservation.

Parole chiave: Biodiversità - Ruolo ecologico - Fissazione del carbonio - Rimozione degli inquinanti – Conservazione

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Introduzione

Sempre maggior interesse riscuote in questi anni l’esistenza di luoghi come il parco Sforza Cesarini, ovvero di aree molto vicine e talvolta addirittura confinate dall’azione di costruzione o di utilizzo del suolo da parte dell’uomo. Queste offrono numerosi vantaggi alla comunità locale, primo fra tutti la loro sempre più apprezzata funzione ricreativa, e di sicuro anche il fatto di essere una componente ambientale molto rilevante, andando a coprire una superficie limitrofa a quella abitata, la quale però invece di immettere sostanze inquinanti nell’atmosfera al contrario ne riduce le concentrazioni. Se, tra le caratteristiche di tali popolamenti forestali, aggiungiamo in oltre la loro buona accessibilità, è facile capire quanto importante possa essere renderli fruibili al maggior numero possibile di visitatori, perché ciò accada, però, bisogna valorizzarle e proteggerle da fenomeni di degrado, soprattutto da quello antropico. Avere una conoscenza di base delle caratteristiche forestali dei nostri boschi permette di poterli apprezzare, difendere e valorizzare nel miglior modo possibile.

Composizione del Parco

Il Parco Sforza Cesarini è composto da due unità ben distinte. Sulla sommità del versante, su terreno pianeggiante e con ottima esposizione solare, sorge il Giardino all’inglese caratterizzato dalla presenza di specie arboree esotiche; invece, lungo il versante che degrada fino alla riva del lago sorge il Bosco della tenuta Sforza Cesarini. Entrambe le porzioni del Parco hanno elementi di rilevante interesse sia storico, sia paesaggistico, sia naturalistico, per la tipologia delle specie rappresentate, così come per l’età e le dimensioni di alcuni individui.

Descrizione stazionale

Una breve descrizione della stazione sulla quale sorge il Parco Sforza Cesarini è importante per capire le caratteristiche peculiari del bosco e del giardino. La superficie totale del Parco è di circa 9 ettari, di cui 7,5 sono coperti dal bosco ed i restanti dal giardino romantico.

L’origine geologica dell’area è alla base della complessa morfologia che possiamo osservare oggi. Il lago di Nemi si è originato infatti come conseguenza del collasso della caldera del Vulcano laziale, il quale ha terminato la propria attività tra i 100.000 ed i 200.000 anni fa formando l’attuale lago. Nella scala geocronologica entrambi i valori sono considerati piuttosto piccoli, e di conseguenza la formazione vulcanica recente. Ciò da un punto di vista morfologico si tramuta in un elevato grado di complessità dei rilievi di quest’area. In altre parole, essendo così recente la formazione dell’assetto attuale della zona, le dinamiche erosive non hanno ancora livellato i versanti e le increspature della calotta piroclastica, così che il territorio del parco si presenta

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frastagliato, alternando grandi pendenze a terrazze pianeggianti, forre a numerosi impluvi ed espluvi.

Altro fattore condizionante la composizione floristica e faunistica del parco è la peculiare localizzazione geografica che lo situa proprio a cavallo tra due regioni fitoclimatiche (Fig. 1), quella mediterranea e quella temperata. Tra le due regioni i confini non possono essere netti e di conseguenza la variabilità di microecosistemi sarà più elevata che nelle regioni pure.

Questi due aspetti (geomorfologico e fitoclimatico) sono determinanti nel comprendere la diversità e la ricchezza di specie del parco Sforza Cesarini.

Figura 1 - Carta delle regioni fitoclimatiche. In rosso la regione mediterranea, in verde la regione temperata. Il pallino giallo indica l’ubicazione approssimativa del parco Sforza Cesarini.

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Il Giardino

All’interno della zona del giardino all’inglese sono coltivati molti esemplari di specie non appartenenti alla flora italiana che ben si sono adattate alle caratteristiche stazionali della zona del Parco Sforza Cesarini. Tra queste sicuramente la presenza più rilevante è quella dei due gruppi di cedri dell’atlante (Cedrus atlantica), uno localizzato alla destra e l’altro alla sinistra dell’ingresso principale. I diametri di questi esemplari sono compresi tra i 98 ed i 115 cm, mentre le altezze sono comprese tra i 12 ed i 28 metri. Lo stato di salute generale di tutti gli esemplari è buono, nonostante alcuni abbiano subito le conseguenze negative della caduta di fulmini. Le scariche elettriche hanno provocato la morte dei tessuti attraversati, ed in alcuni casi il distacco della porzione apicale del fusto, ma non hanno compromesso del tutto la sopravvivenza delle piante, che continuano a vegetare.

All’interno del giardino ci sono due esemplari di sequoia (Sequoia sempervirens) altra specie coltivata originaria del Nord America che, con i suoi 100 metri e oltre, raggiunge (nel Continente di origine) le altezze maggiori tra tutte le specie vegetali. In Europa queste piante arrivano ad altezze dell’ordine dei 30 metri, conseguenza delle condizioni ambientali diverse da quelle d’oltreoceano. Gli esemplari presenti nel giardino del Parco Sforza Cesarini hanno dimensioni comunque rilevanti data la loro giovane età, essendo alte 16 e 18 metri ed avendo diametri rispettivamente di 90 e 84,5 centimetri (i diametri vengono misurati “a petto d’uomo” cioè, come da convenzione, a 1,30 metri dal suolo).

Il Bosco

Lungo il versante, che scende da una quota di circa 470 metri s.l.m. fino ai 320 metri s.l.m. delle sponde del lago, vegeta con forte vigore il bosco autoctono, il quale si estende per una superficie di circa 7,5 ettari con la presenza di circa 1100 piante ad ettaro. L’impatto antropico in questa porzione del Parco è limitato, si esprime infatti nella sola presenza di viali e sentieri, l’assetto originale della vegetazione è stato quindi modificato in maniera molto contenuta. La sua particolare origine storica, unitamente ad un’orografia molto complessa - caratterizzata dall’alternanza di aspre pareti verticali, di zone a forte pendenza, e di terrazze naturali pianeggianti - hanno consentito l’evoluzione della biocenosi originale fino agli stadi più avanzati. L’associazione vegetale presente vede il leccio come specie dominante (LECCETA MISTA AD ORNIELLO E CARPINO NERO ascrivibile all’Orno-Quercetum ilicis, Horvatic, 1956, 1958), tuttavia la rilevante presenza di altre sempreverdi e soprattutto molte decidue costituisce un punto di grande interesse botanico. Altra particolare caratteristica del parco è legata alla presenza di un gradiente microclimatico tra la parte basale che lambisce le sponde del lago e la sommità del versante. L’esistenza di tale gradiente porta alla presenza di molteplici micro-habitat e conseguente elevata diversità in specie.

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Le caducifolie più abbondanti sono: l’orniello (Fraxinus ornus), della famiglia oleaceae, caratteristico per la corteccia liscia e di colore chiaro, quasi grigio, oltre che per le foglie composte. Il carpino nero (Ostrya carpinifolia), una betulacea che arriva anche a 25 metri di altezza, riconoscibile per la corteccia marrone-scuro fratturata in modo irregolare e per il frutto dalla forma caratteristica (ricorda quella di alcuni orecchini), che all’interno di questo popolamento è presente sia con esemplari singoli, sia sotto forma di boschetto. Le differenti tipologie di crescita per questa specie dipendono da sensibili differenze in umidità del suolo legate alla conformazione ad impluvio (boschetto) o espluvio (esemplari distanti tra loro) della superficie. Anche l’acero fico (Acer obrtusatum), che al momento di vestire i colori autunnali passa dal verde al rosso, attraverso tutte le sfumature del giallo offrendo uno spettacolo di rara bellezza è presente con molti esemplari. Lungo il mantello del bosco (il limite più esterno, il perimetro del bosco) sono abbondanti i sambuchi (Sambucus nigra), oltre a robinie ed ailanti (Robinia pseudoacacia ed Ailanthus altissima), specie esotiche introdotte.

L’ottimo stato di conservazione del bosco Sforza Cesarini è testimoniato anche dalla presenza di numerosi esemplari secolari e plurisecolari di leccio. Questi hanno grandi dimensioni sia per quanto riguarda i diametri sia per quanto riguarda le altezze, che in esemplari monumentali alti oltre 23 metri (Fig. 2) sono risultate essere vicine alle massime osservabili in questa specie. In media però i lecci raggiungono i 15 metri di altezza, formando uno strato molto denso al di sotto del quale la luce passa con difficoltà.

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Figura 2 – Uno dei lecci plurisecolari presenti all’interno del Parco.

La lecceta nel bacino Mediterraneo è caratterizzata da una bassa ricchezza in specie. Ciò si deve allo stesso clima ed a ragioni pedologiche (bassissima piovosità estiva, spessore del suolo ridotto, presenza di dirupi verticali, ecc) ed alla struttura del bosco stesso che impedisce lo sviluppo di un strato erbaceo consistente. Dagli studi svolti sul bosco Sforza Cesarini invece è emerso un valore di biodiversità maggiore alla media, frutto delle particolari condizioni stazionali del sito in esame (vedi Descrizione stazionale).

Ruolo del Parco

Ogni area verde urbana o peri-urbana svolge diverse funzioni nei confronti del centro abitato vicino. A parte le più ovvie (risorsa ricreativa, ruolo didattico, ruolo paesaggistico) ve ne sono alcune che stanno diventando sempre più importanti man mano che l’urbanizzazione aumenta. E’ interessante quindi trattare le capacità ecologiche del parco relative alla mitigazione degli effetti dell’inquinamento atmosferico. La comunità scientifica internazionale sta lavorando assiduamente su questo tema da oltre 20 anni. Molti studi ci danno dati precisi relativi alle dinamiche di assorbimento e rimozione di molti composti chimici tra cui i gas serra e gli inquinanti.

L’assimilazione del carbonio dall’atmosfera (CO2) è un processo complesso ed articolato che sommariamente può essere riassunto così: La fotosintesi è un processo biochimico tramite il quale le specie autotrofe sono in grado di produrre glucosio (C6H12O6) necessario per tutti i processi energetici della pianta, a partire dall’acqua e dall’anidride carbonica e tramite l’energia solare. Al termine di tale trasformazione biochimica come noto si hanno prodotti secondari, tra cui l’ossigeno (O2). Il carbonio che costituisce il glucosio (poi trasformato in cellulosa e lignina) viene assorbito in forma gassosa dall’atmosfera.

Tale assimilazione (o uptake) è particolarmente efficiente ed è stato misurato che in media (essendo dipendente dalla specie) il 48% della massa totale di una pianta legnosa è costituita da carbonio. Ciò vuol dire che circa la metà del peso secco di una pianta è rappresentato da carbonio sottratto all’atmosfera. Tramite i calcoli di accrescimento annuo è di conseguenza possibile stimare l’incremento annuo di assorbimento di carbonio. E’ stato stimato che 100 alberi (di età media 40 anni) sono in grado di assimilare complessivamente 14 tonnellate di CO2 l’anno.

Il bosco Sforza Cesarini contiene circa 1100 piante ad ettaro, per un totale di oltre 8200 piante nei suoi 7,5 ettari. Considerando che il bosco è disetaneo (gli individui hanno età diverse tra loro) un fattore di conversione deve essere applicato, quindi il valore di assorbimento dell’anidride carbonica dovrebbe essere verosimilmente intorno alle 100.000 tonnellate/anno.

Uno studio delle Nazioni Unite ha calcolato le emissioni annue di CO2 per tutti i paesi del Mondo ivi compresa l’Italia. La nostra produzione procapite media annua è di 8,5 tonnellate. Un paese di 25.000 abitanti immette nell’atmosfera oltre 200.000 tonnellate l’anno di anidride carbonica.

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Inquinanti

Una inquinante è una specie chimica che arreca danni alla salute umana, animale, vegetale e/o ai materiali quando le sue concentrazioni superano i limiti imposti dalla legge. I gas serra (CO2, metano, ecc) non vengono considerati tali perché non sono nocivi direttamente ma indirettamente, avendo influenza nelle reazioni di formazione degli inquinanti e/o modificando i parametri fisico-chimici dell’atmosfera.

Tra i maggiori inquinanti presenti nelle aree urbane vi sono quelli legati al traffico ed alla combustione per il riscaldamento domestico.

L’ozono (O3) e le polveri sottili (PM10) sono due inquinanti molto nocivi per la salute umana. Entrambi sono responsabili di problemi respiratori vari, da ipersensibilità delle mucose fino a patologie gravi dell’apparato respiratorio. La copertura forestale è in grado di assimilare e sequestrare anche questi composti in quantità decisamente rilevanti.

100 alberi sono in grado di sequestrare circa 450 Kg/anno di inquinanti di cui circa 200 Kg di ozono e 150 Kg di PM10.

Calcolando con le dovute approssimazioni tali quantità per la copertura forestale del parco Sforza Cesarini abbiamo questi valori:

O3 uptake medio annuo: 16 tonnellate/anno

PM10 uptake medio annuo: 12 tonnellate/anno

Conclusioni

Quanto descritto finora centra l’attenzione anche sul ruolo puramente ambientale di un parco cittadino oltre che su quello ricreativo e paesaggistico sicuramente evidenti. Conservare e rendere fruibile le aree verdi è solo un passo verso la risoluzione dei grandi problemi di surriscaldamento globale ed inquinamento atmosferico che stiamo vivendo. La presenza di entità come il Parco Sforza Cesarini deve essere apprezzata per l’elevato valore didattico che possiede, perché è proprio tramite l’educazione ambientale delle nuove generazioni che si possono ottenere i risultati di salvaguardia dell’ambiente che sono necessari.