panaino - il testo del padre nostro
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7/23/2019 Panaino - Il Testo Del Padre Nostro
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L
TESTO DEL PADRE NOSTRO
NELL'APOLOGETICA MAZDAICA1
ANTONIO
P
ANAINO
Nel capitolo
XV, 148-149
2
del trattato apologetico zoroastriano Skand
gumanig
wizar
La soluzione decisiva dei dubbi , si trova
una
ver
sione
in pazand
del Padre Nostro . Questa opera, redatta nel IX
secolo d.C. da Mardan Farrox Ohrmazddadan3,
tramandata in
pahlavi dalla tradizione manoscritta per i primi V capitoli, mentre i
capitoli VI-XVI sono conservati solo nella redazione pazand.
Si
ha,
inoltre,
una
versione
in
sanscrito~ che risale a Neryosang,
l
dotto
parsi del
XII
secolo
4
Il testo pahlavi-pazand
fu
inizialmente tradotto
da
West
1885),
ma
pubblicato
per
la prima volta nell'originale (pahlavi
pazand pi
la traduzione sanscrita)
da
Jamasp-Asana e West (1887, p.
66); successivamente Padre
de
Menasce (1945, pp. 220-221),
ne
offr
una pi
moderna edizione con esclusione del testo sanscrito, che invece
era stato ripubblicato
da
Bharucha
1913,
p. 52). Per quanto concerne
strettamente la versione del Padre Nostro , l'unico studio specifico
invece quello
di
Casartelli (1900).
Il
Padre Nostro
inserito verso la fine
di un lungo
capitolo
1
Ringrazio i colleghi
F.
De Blois, Gh. Gnoli, Ph. Gignoux, D.N. MacKenzie, N.
Sims-Williams e W.
Sundermann
per le diverse e stimolanti riflessioni relative a
questo lavoro. Voglio rivolgere inoltre un particolare ringraziamento a Riccardo
Contini, per
l
suo preziosissimo aiuto nella lettura e trascrizione dei testi siriaci.
Ulteriori stimoli nella preparazione dell'articolo mi sono venuti dal compianto
Prof. Luigi Cagni, la cui scomparsa lascia un vuoto enorme non solo nel
mondo
degli
studi, ma
in quello
pi
intimo degli affetti.
2
Cfr. WEST, E.W. 1885, p. 242; JAMASP-ASANA, H.J., WEST, E.W. 1887, p.
166 (testo piizand e testo sanscrito); BHARUCHA, Sh.J. 1913, p. 52; CASARTELLI,
L.Ch. 1900, pp. 253-254.
3
Cfr. DE MENASCE,
P.J.
1945, pp. 11-13.
'BOYCE,
M. 1979, pp. 168-169.
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1938
Antonio Panaino
XV) dedicato
alla confutazione della
dottrina
cristiana
ed
citato
insieme
ad
altre testimonianze evangeliche
5
con
l
preciso scopo
di
mostrare che i
discorsi
del
Messia
sono
particolarmente
contrad-
dittori
in
quanto
suffragano
l
dualismo
6
Nel
caso specifico
dell Oratio Dominica
si
deduce
che la
volont del
Cristo
non
sareb
be
sulla terra cos pura come
in
cielo e che la causa
dei dubbi
dell'umanit non
dipenderebbe
da
Dio. Il testo, che
dipende
dalla
versione di Matteo,
VI,
9-11,
13
piuttosto che
da
quella
di
Luca, Xl,
2-4
7
come ha ben
precisato Casartelli (1900, p. 254)
8
comunque
citato in forma incompleta, ritengo deliberatamente, giacch
l
dotto
zoroastriano
si
deve
essere limitato a
riportare
i
passi
che
pi
in-
teressavano alla sua argomentazione. Si tratta, in ogni caso,
di un
documento
interessante
di
per
s, poich
l'unica
versione
del
Padre Nostro
9
attestata in una lingua del periodo medio-iranico,
5
Cfr.
DE
MENASCE, P.J. 1945, p. 224.
6
Cfr. ibid., pp. 218, 219, linea 108: gaBesni i Masyiie
Jrehest
anbasiinihii aBar du
bunyast namudiir,
lett. i discorsi del Messia (sono) particolarmente contraddittori,
perch (sono) una dimostrazione dei (lett. sui )
due
princpi .
7
Bisogna per notare che la versione della Pesitta di Luca presenta alcune pecu
liarit; ad esempio l'invocazione iniziale ( Padre nostro che sei nei cieli ), a differenza
del testo greco e latino (ove Luca ha solo
Pater),
identica a quella di Matteo; lo stesso
dicasi
per
l conclusivo
libera
nos a malo, che compare solo in Matteo, mentre, nella
Pesitta attestato anche nel testo di Luca. Sul problema della differente invocazione
nella tradizione greca e latina, nonch sulla questione della supposta e dibattuta mag
gior antichit della versione breve (Luca) rispetto a quella lunga (Matteo) cfr. JEREMIAS,
J. 1979, pp. 29-35; 87-94; SCHURMANN, H. 1994, pp. 23-45; MAGGI,
A.
1996, pp. 37-
60;
SABUGAL,
S.
1996,
p.
29,
n.
73.
Non ha senso, in questo contesto, sollevare l'ipotesi
di una trasmissione all'autore zoroastriano dalla redazione della
.6.t6axl\,
che, per quanto
improntata alla versione matteica, presenta alcune peculiarit ( perdona l nostro de
bito, come pure noi perdoniamo ai nostri debitori anzich e perdona i nostri debiti
come noi abbiamo perdonato ai nostri debitori , nonch la dossologia finale Perch
tuo l potere e la gloria nei secoli ). A proposito della dossologia conclusiva, si noter
che essa entrata nella versione siriaca di Matteo, XI,
13
(vedi
l
testo siriaco citato pi
avanti). Su tale dossologia
cfr.
CARMIGNAC, J. 1967, pp. 21, 320-333.
8
Vedi anche WEST, E.W. 1885, p. 242, n. 3.
9
La versione
in zendo ,
pubblicata a p. 113, nella ristampa (1995) dell'edi
zione del
Padre
Nostro in 250 lingue (1870) a cura della Propaganda Fide, non
altro che una traduzione artificiosa
in
pseudo-avestico, peraltro sviante giacch
presentata senza alcuna annotazione relativa. Il testo (in
un
alfabeto avestico molto
peculiare) recita: ahmiikam pita ko bauuani suuargasu namam tauua puiiiatam tauua
riiiatuuam aga~atu tauua zao~a si8iiatu yata suuarga~u uiti Z lmeca ahmiikam a1niam
pratideuuahikam maibiio
dazdi adiia
iiaBii vaem ahmiikam
aparii
ir ah xsamiimaha
taBiiiuua
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Il testo
del
Padre Nostro nell'apologetica
mazdaica
1939
che conferma, insieme a molti altri riferimenti testuali presenti nel
suddetto
testo
pahlavi-pazand
nonch
in
altre fonti, l'esistenza di
una redazione
medio-persiana dei Vangeli. Sebbene sia ragionevo
le
supporre
che
una Vorlage
medio-persiana sia stata certamente
condotta
sul
testo siriaco della Pesitta
10
,
nel caso specifico dell Oratio
Dominica
11
,
dobbiamo per subito
anticipare che
l
testo pazand
risulta derivare da
una versione molto vicina a quella della Vetus
Syra (secondo
l
manoscritto curetoniano)
12
e
del
Diatessaron
13
,
la
xsamasuua ahmiikem
aya;
no ma
parixsiim
ii7Jaiiam
kiJJtu
piipiik
no
rak~a.
Si notino i
ripetuti sanscritismi, avestizzati secondo una sorta di trascrizione meccanica:
suuargesu
nei cieli" (scr. svarge~u); a J Jam pane (scr.
annam),
puiiiatam
"sia
venerato (scr.
pujyatam),
aga~atu venga (il tuo regno"; scr. agacchatu), aparii8i7Jah
crediti
(anzich "debitori"),
xsamasuua perdona
(dr. scr. k~amasva), aya "pec
cati" (scr. agha-), parixsiim distruzione = "male"; scr.
parik~ii-),
ki7Jtu ma =
scr.
ki,ri-tu), piipiik
"(dal) male" (scr. papa-), rax~a "proteggi(ci)" (scr. rak~a), etc.
1
Cfr.
DE
MENASCE, P.J. 1945, p. 209, con riferimento anche alla scoperta
del
pi recente Diatessaron persiano annunciata da Messina (MESSINA, G. 1942; 1943);
il Diatessaron fu poi pubblicato, sempre da Padre Messina nel 1951; il testo del
Padre Nostro compare in
questa armonia dei Vangeli alla p.
70
(vedi sotto).
11
Ricordiamo che nella tradizione nestoriana si afferm l'uso di recitare il
Pater per
ben
tre volte
durante
la messa; l'aggiunta di questa preghiera all'inizio
e alla fine del servizio liturgico comunque un'innovazione posteriore all'epoca
di Iso'yahb
III (morto nel 657-658), mentre, come ha notato Jammo (JAMMO,
S.Y.H. 1979, p. 19), all'epoca di Narsai si recitava solo una volta. Sulla questione
si
rimanda
ancori , a JAMMO, S.Y.H. 1979, pp. 21-22, 44, 57, 69-70, 73, 75, 87.
12
Si vedano le edizioni CURETON, W. 1858 e BURKITT,
F.C.
1904, nonch la
sinossi offerta da KIRAZ, G.A. 1996. Cfr. anche METZGER,
B.M.
1977, pp. 36-48.
L'affermazione avanzata nel testo
fondata
su una
serie di ragioni testuali esposte
nel corso dell'articolo
in
merito a tre lezioni pre-Pesitta ancora conservate nel testo
pazand.
Le
complesse e intricate relazioni testuali tra la Vetus Syra ed il Diatessaron,
nonch i problemi concernenti la ricostruzione definitiva di quest'ultimo nella sua
redazione siriaca, fuoriescono dai limiti di questo contributo e dalle mie competenze.
Per la stessa ragione non sono in condizione di stabilire se le lezioni della Vetus Syra
siano da considerarsi come dipendenti da quelle del Diatessaron o viceversa o ancora
indipendenti (vedi gi SMITH
LEWIS,
A. apud BENSLEY R.L., RENDEL HARRIS, J.,
BURKITT, F.C.
1894, pp. xxiii-xxiv; dr. METZGER, B.M. 1977, pp. 45-48 con riferi
mento alle diverse teorie), ma mi limito, nelle conclusioni di questo lavoro, a notare
per che il testo pazand si fonda
su
una tradizione che trova appoggio in entrambe
le
versioni, anche se n
un
punto non supportata dal Commento di Efrem al Diatessaron
(d.
LELOIR, L. 1962, p. 24; MAcCARTHY,
C.
1993, pp.
118-119 .
13
Non prenderemo dettagliatamente in considerazione in questa trattazione la
versione neopersiana del Diatessaron (di trasmissione giacobita), edita da MESSI
NA,
G.
1951, che presenta notevoli difformit nell'armonizzazione delle fonti evan
geliche rispetto al testo tazianeo, e che probabilmente costituisce una
composizione
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1940
Antonio Panaino
cui
tradizione, come
ha
indicato Voobus
14
,
parrebbe
aver
pesante
mente influenzato la pi antica redazione siriaca del Vangelo da-
mepharrese (ovverosia i Vangeli separati). Sarebbe peraltro fuor
viante pensare che
Mardan
Farrox
I
Ohrmazddadan
traducesse
direttamente
e per la prima volta
dal
siriaco; egli attingeva
verisimilmente ad
una
tradizione medio-persiana dei Vangeli,
in
uso
presso la Chiesa
di
Persia
15
, purtroppo
perduta
16
Con
grande
affetto voglio
pertanto
dedicare alla memoria del
collega
ed
amico Luigi Cagni questo studio
pi
aggiornato
sull Oratio
Dominica
nella
sua
redazione
pazand
soggetto
per
il quale egli
aveva mostrato,
in
passate discussioni,
un
profondo interesse.
Per quanto
concerne la terminologia utilizzata
in pazand
essa
pu
essere, almeno
in
parte
confrontata con quella attestata
nei
recenziore, basata su un differente testo siriaco (METZGER, B.M. 1963, 108). Le
altre versioni neopersiane relativamente antiche citate
da
Metzger (1977,
pp.
17-19,
277-278), risultano ancor meno pertinenti al presente lavoro (vedi anche K.J. Thomas
e F Vahman, in
Encyclopredia
Iranica,
IV
/2 1989: 210).
14
VOOBUS, A. 1951, pp. 34-36.
15
Sul Cristianesimo
in
Iran si consultino i contributi di LABOURT,
J.
1904;
TISSERANT,
E.
1931; ORTIZ DE URBINA, I 1937; MESSINA, G. 1947; SPULER,
B. 1961; GERO, S. 1981; WIDENGREN, G. 1988; CHAUMONT, M.-L. 1988; molto
utile per ulteriori aggiornamenti la voce Christianity nella
Encyclopredia
Iranica,
voi. V/5 1991, pp. 523-547.
16
L'indipendenza della Chiesa
di
Persia
dal
Patriarcato
di
Antiochia agli inizi
del V secolo diede maggiore impulso ad una letteratura cristiana in medio-persia
no,
ma
tale tradizione, fatta eccezione per i Salmi mp. cristiani ritrovati nel mo
nastero nestoriano di Bulayiq [nei pressi dell'oasi di Turfan; dr. ANDREAS, F C
1910; ANDREAS(-BARR), F C 1933],
non
stata conservata se
non
in traduzioni
siriache; ci sembrerebbe indicare che il siriaco non perse mai la sua importanza
e che
ad
un certo punto dovette
riguadagnare
uno
status
prioritario anche nella
Chiesa di Persia, come nota SIMS-WILLIAMS, N. s.v. Cristianity , iv, in Encyclopredia
Iranica,
IV
/2 p. 534). Gi nel
IV
secolo, Giovanni Crisostomo affermava che la
dottrina cristiana sarebbe stata tradotta nella lingua dei Persiani (Omelia
su
Gio
vanni,
in
Migne,
PG
LIX,
col. 32),
mentre
nel V secolo Teodoreto conferma che i
Persiani conoscevano i Vangeli Graecarum
affectionum
curatio,
IX. 936, in Migne,
PG
LXXXIII, col. 1045c). Si vedano ulteriori dettagli e bibliografia aggiuntiva nella
voce Bible della Encyclopredia
Iranica,
voi. IV /2 1989,
pp.
199-214, in particolar
modo le sezioni i i i e iv a cura rispettivamente di THOMAS, K.J. e SHAKED, Sh.
(pp. 203-206, 206-207). Molto utili i capitoli sulle versioni persiana e sogdiana del
Nuovo Testamento redatti
da
METZGER, B.M. 1977, pp. 274-282.
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Il
testo del
"Padre Nostro" nell'apologetica mazdaica
1941
frammenti
dei Salmi cristiani in medio-persiano
di
Bulayi:q
17
Ve
niamo quindi
al testo
pazand:
(148)
Inca
goet
ku:
pidar-m( ,i
pa
asm( ,n,
at
bat
saharyarI
vat e
bat
kam
pa zamI cun pa
asm( ,n.
(149) aBam( ,
18
dah
n( ,n i rozgarI a{3am J. ma
bar
o
gum( , garI.
Egli (i.e. Ges) dice: 'Padre nostro che (sei)
in
cielo, [di]venga i l
tuo regno e sia (fatta) la tua volont sulla terra come in cielo. E dacci
i l pane quotidiano e non portarci al concepimento del dubbio '.
Sulla
base
della
trascrizione pazand possiamo tentare
una
Riickiibersetzung del
testo
pahlavi
che
doveva suonare pi
o
meno
cos:
pidar
19
-man
20
I
pad
21
asman
22
u-t
23
bawad
24
sahryarih
25
u-t e
26
bawad
17
Oltre
al
primo studio
di
ANDREAS(-BARR),
F C
(1910) e
all edizione
ANDREAS(-BARR), F C 1933, si veda il contributo
di
SKJJERV0, P.O. 1983, pp.
178-179, il quale evidenzia che, sebbene il manoscritto
non
possa essere pi antico
del VI secolo, verisimilmente del VII [giacch contiene le aggiunte liturgiche ed
i canoni introdotti da Mar Aba nella sua versione siriaca redatta non prima del
550; vedi ANDREAS 1933, p. 6), la lingua e l'ortografia impiegate risalgono ad
un epoca
sicuramente precedente (intorno al IV secolo). Sull'arcaicit della scrit
tura
utilizzata per i Salmi medio-persiani, che rappresenta
una
forma antica della
scrittura corsiva pahlavi, si rimanda a SKJJERV0, P.O. 1996, pp. 517, 523-524. Lo
studioso norvegese diverge inoltre dalla tesi di GIGNOUX, Ph. 1969, p. 244, il
quale ritiene che i Salmi fossero tradotti in medio-persiano
da un
siro nestoriano
e
comunque non da
uno scriba
di
lingua
madre
persiana.
18
Cfr. NYBERG, H.S. 1974, p. 19.
19
Cfr. ptlwny *pidaron) nel Salmo mp. 95,
6; ANDREAS -BARR),
F C 1933, p. 58b.
2
Cfr. -m n -man) nei Salmi mp. passim);
ivi
p. 49b.
21
PWN
pad)
nei Salmi mp.
passim).
Vedi ivi p. 57a.
22
sm n asmiin) nei Salmi mp. 96, 5; 122, 1; 123, 8; 135, 5, 26;
ivi
p. 34a.
23
Cfr. ZY-t nei Salmi mp. (e.g.,
S.
96, Canone, I 17); ivi p. 62a. Ma, forse,
ii-t?
24
Cfr. YHWWN- baw-) nei Salmi mp., ove l'eterogramma usato passim) solo
al presente (indicativo); si veda ivi p. 44a.
25
Cfr. stld l sahryiir) Sovrano, Re , nei Salmi mp. passim); cfr.
ivi
p.
61.
Cfr. malakut
regno dei cieli, mondo spirituale nel Diatessaron persiano.
26
Cfr. yw (e) nei Salmi mp.; ivi p. 32a.
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1942
Antonio Panaino
kiim
27
pad zamig
28
ciyon pad
asmiin.
u-miin dah
29
niin
30
I rozgiirig
31
u-
miin mii
32
bar
33
0
4
gumiingarih.
[pdl-m'n ZY PWN 'sm'n AP-t YHWWN-'t stld'lyh AP-t
'yw
YHWWN-'t k'm PWN
zmyk cygwn
PWN 'sm'n
AP-m'n
YHBWN
LHMA Y lwcklyh AP-m'n AL YBLWN OL gwm'nklyh]
La
traduzione in
sanscrito (JAMASP-ASANA, H.J. 1877,
p.
166;
CASARTELLI, L.Ch. 1900, p. 254; BHARUCHA, Sh.J. 1913, p. 52)
dello stesso testo,
interessante, giacch i conferma, anche se
con
qualche ulteriore fraintendimento, lo stato
del
testo cos come i
stato
tramandato
nello
Skand-gumanig wizar in
pazand:
(148)
idarri codgirati
yat pitar me
35
iikiise te bhuyat rajyar i tavaivarri
bhuyiit kiimo jagatyarri yathii iikiise. (149) mahyarri dehi annarri sarritatiyarri
marri
mii
samutsrja
sar isayatve.
Ed (egli = Ges) esclama: 'Padre mio
in
cielo, [di]venga
i l
tuo
regno, si realizzi la tua volont come in terra cos in cielo. Dammi
i l cibo perpetuo, non mi abbandonare nel dubbio '.
Il testo
pazand ci
offre
l'opportunit
di riconsiderare alcune
scelte lessicografiche utilizzate nella versione
dal
siriaco
in rap-
27
Cfr. k'msty
kiimist)
desiderato, voluto , p.p.p. di
kamistan
volere, deside
rare , nel Salmo mp. 131, 13; vedi anche k'my kiim) abbi
soddisfazione
(di noi) ,
S. 118,
Canone
II;
dr.
ANDREAS(-BARR), F.C. 1933, p. 44b.
28
Cfr.
zmyk
zam1g) nei Salmi mp.
passim);
dr.
ivi
p. 41b. Cfr.
dar iismiin
dari
va
dar zamI
nel Diatessaron
persiano.
29
Cfr. YHBWN-
dah-) nei
Salmi
mp.
(e.g., 96, 7, 8: YHBWN-yt
dahed),
impe
rativo
pres. 2a pi.); vedi
ivi
p. 44a.
30
Cfr. Salmo 126, 2; 131, 15: LHMA niin); ivi pp. 18
I.
16), 23
I.
8), 47b.
31
Cfr. YWM (roz) nel Salmo
mp.
127, 5;
ivi
p. 44a. Cfr.
rozgiiri nel
testo
del
Diatessaron persiano.
32
Cfr. AL (mii) nei Salmi
mp.
118, 133; 131, 10;
ivi
p. 33a.
33
Cfr. YBLWN-
bar-, burd) nei
Salmi mp.; vedi e.g. S. 96, 6; 99, 5, p. YBLWN
yt
bared),
imper. pres. 2a pi.;
ivi
p. 43b.
34
OL
o) nei
Salmi mp.
passim); ivi
p. 56a
(dr.
anche 29b-30a).
35
Come gi notava CASARTELLI, L.Ch. 1900, p. 253, Neryosang sembra aver
frainteso l pronome di prima pers. pi. (pahl.
ama;
paz.
-ma ... )
con quello
singo
lare (scr. me).
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Il testo del Padre Nostro nell'apologetica mazdaica
1943
porto anche al testo greco e latino. Cito pertanto l testo del Padre
Nostro siriaco (Matteo, VI,9-14 e Luca, XI,2-4) della Vetus Syra (ed.
Cureton) comparato con quello della Pesitta
36
:
Vetus Syra (ms. Cureton)
37
; Matteo, VI,9-14:
(9)
'bwn d-bsmy' ntqds smk
(10) t't '
mlkwtk w-nhwwn fibynyk
b'r
'yk d-bsmy' (11) w-ll;mn
'myn'
dywm' hb-ln (12) wsbwq-ln l;wbyn 'ykn'
d'p 'nl;nn nsbwq l-l;ybyn (13) w-l'
tytyn
l-nsywn'. 'l' pfin mn bys'. mtl
d-dylk
hy mlkwt'
w-tsbwl;t' l-'lm
'lmyn 'myn.
(9)
Padre nostro
che [sei]
nei
cieli, sia santificato il
tuo
nome,
(10) venga il tuo regno e
sia
(fatta) la tua volont in terra
come
in
cielo (11) e l
nostro
pane costante del
giorno
d a
noi
(12) e rimetti
a
noi
i
nostri
debiti come
anche noi
(li) rimettiamo ai nostri debitori
(13) e
non portarci
nella tentazione,
ma
allontanaci
dal
male,
poi-
ch
tuo
il regno e la gloria nei secoli dei secoli,
amen
38
Vetus Syra (ms. Cureton)
; Luca, XI,2-4:
(2) 'bwn d-bsmy' ntqds smk. w-t't' mlkwtk. (3) w-hb-ln ll;m' 'myn'
d-kl-ywn. (4) w-sbwq-ln l;thyn.
w-'p
l;nn nsbwq lkl dl;yb-ln. w-l'
t'ln
l
nsywn', 'l' pfin
mn bys'.
"(2) Padre nostro che [sei] nei cieli,
sia
santificato il tuo nome,
e venga l tuo regno, 3) e dacci l
pane
costante di ogni giorno (4)
36
Cfr. HEALEY, J F 1980, p. 17; si vedano anche 'ed. della Pesitta a
cura
della
British
and
Foreign Bible Society (senza data, p.
7);
'ed. del testo aramaico della
Pesitta
(1986, p. 7); la ristampa
dell'edizione
1870 del Padre Nostro" in 250 lingue,
curata dalla Propaganda Fide, presenta diverse versioni
dei
testo siriaco (1995,
pp.
72-83), tra le quali anche quelle siriaca moderna
dei
Caldei e Nestoriani
del Curdistan
e dell'Iraq e quella dei Caldei e Nestoriani della Persia e della diaspora (1995, pp.
80-83, testi VIII e IX). Per l testo di Matteo nel Lezionario palestinese, dr. SMITH
LEWIS, A., GIBSON, M.D. 1899, pp. 130-131.
37
CURETON,
W.
1858; KIRAZ, G.A. 1996, I,
pp.
73-75.
38
Cfr. CURETON, W. 1858, pp. 8a-b:
Our
Father which art in heaven, Hallowed
be thy name. Thy kingdom come. And be thy
wills
in
earth,
as in heaven. And our
bread constant of
the
day
give us.
And
forgive
us our
debts, so
that
aiso
we
forgive our debtors. And
bring us
not into temptation,
but
deliver
us
from the
evi : Because thine is the kingdom, and the glory, for ever and ever. Amen .
39
CURETON,
W.
1858; KIRAZ, G.A. 1996, III,
pp.
220-221.
-
7/23/2019 Panaino - Il Testo Del Padre Nostro
8/26
1944 Antonio Panaino
e rimetti a noi i nostri
peccati
e anche noi li rimetteremo a ogni
nostro debitore. E
non
farci
entrare in
tentazione, ma liberaci dal
male"
40
Pesitta; Matteo, VI,9-14
41
:
9) .. .'bwn d-bsmy ntqds smk,
(10)
t ' t ' mlkwtk, nhw' f?bynk
'ykn'
d-bsmy p b'r ; 11) hb-ln lbm' d-swnqnn ywmn',
(12)
w-sbwq-ln bwbyn
'ykn' d'p bnn sbqn 1-bybyn. (13) w-1 t ' ln 1-nsywn
l pf?n
mn bys .
mtl
d-dylk hy
mlkwt'
w-byl' w-tsbwbt'. l-' lm 'lmyn myn.
"(9) ... Pater
noster qui
[es] in coelo: santificetur
nomen tuum.
(10) Veniat
regnum
tuum:
fiat
voluntas
tua,
sicut
in
coelo,
etiam
in
terra. 11) Da nobis panem indigentiae nostrae hodie. (12) Et dimitte
nobis debita nostra sicut
etiam
nos
dimisimus
debitoribus nostris.
(13) Et
ne inducas nos in tentationem; sed eripe nos
a malo.
Quia
tuum est regnum, et potentia, et gloria,
in
seculum
seculorum"
42
Pesitta; Luca, XI,2-4
4
3:
(2) .'bwn d-bsmy ntqds smk, t t mlkwtk, nhw' f?bynk 'yk d-bsmy
'p b'r ;
3) hb-ln lbm' d-swnqnn kl-ywm, 4) w-sbwq-ln bthyn 'p
'nbnn g'r
sbqn
lkl d-bybyn-ln; w-l'
t ' ln
1-nsywn l prwqyn mn bys .
"(2) ... Pater noster qui [es] in coelo, Santificetur nomen tuum.
Veniat regnum tuum. Fiat
voluntas
tua, ut in coelis, etiam
in
terra.
(3) Da
nobis panem egestatis nostrae
quotidie. 4) Et
remitte
nobis
peccata nostra: nam
etiam
nos remittimus omnibus debitoribus nobis.
Et
ne inducas nos
in tentationem,
sed
serva
nos
a
malo"
44
0
cfr. CURETON,
W
1858, p. 61b:
"Our Father which
art
in heaven, hallowed
be thy name.
And
come thy kingdom. And give to us bread continuai
of
every
day. And forgive us our sins; and may we also forgive
every
one that is
indebted
to us. And bring
us not into temptation;
but
deliver us
from evi ".
41
Un tentativo di ricostruzione della pronuncia caldea offerto per M. VI, 9-
13,
da
HOBERMAN, R.D. 1997, p. 264. Ricordiamo che l testo della
Pesitta
precedente
alla
scissione
della comunit sira tra
Giacobiti e
Nestoriani
e
che
quindi
fu accettato da entrambe
le
Chiese (dr.
METZGER, B.M. 1977, p. 48).
42
PUSEY, Ph.E. 1901,
pp.
45, 47.
3
Cfr.
anche
'ed.
della Pesitta
a
cura della
British
and
Foreign Bible Society
(senza data, p. 94); 'ed.
del
testo aramaico
della
Pesitta (1986, p. 92).
44
PUSEY, Ph.E. 1901, p. 391.
-
7/23/2019 Panaino - Il Testo Del Padre Nostro
9/26
Il testo
del
Padre Nostro
nell'apologetica
mazdaica 1945
Veniamo
quindi
all analisi
comparativa del
testo pazand alla
luce delle tradizioni
pi
significative
45
Mt.
VI,
9
46
:
Tldnp
~wv
i v
rors
opavors
Pater noster,
qui
es
in caelis,
ci-yiaae~rw r
ovod
aou santificetur nomen tuum,
C
'bwn
d-bsmy' ntqds smk
Padre nostro
che [sei] nei cieli, sia
santificato
il tuo nome
P
'bwn d-bsmy'
ntqds smk
Pater
noster qui
[es]
in
coelo, Santificetur nomen tuum .
Cfr. Luca, Xl,
2:
Tldrep, ci-yLaae~rw r ovod aou Pater, santificetur nomen
tuum.
C
'bwn
d-bsmy' ntqds smk Padre nostro che [sei] nei cieli, sia santificato il tuo
nome
P 'bwn d-bsmy' ntqds smk
Pater
noster qui [es] in coelo, Santificetur nomen tuum
paz.
pedar-amii
I
pad
asmii11
[pahl.
pidar-miin
I
pad
asmiin]
scr. pilar me
iikiise.
Come
gi notato, la traduzione
pazand
in
questo caso parziale.
Mt. 6, 10:
0.6rw ~aaLELa aou
-yev11e~rw
r 6 1]d aou,
ws
v
opav@ Ka
u
Y~S
C t t
mlkwtk w-nhwwn ~bynyk b'r 'yk
d-bsmy'
adveniat regnum tuum
fiat voluntas
tua,
sicut in
caelo, et
in
terra
venga l
tuo regno e sia
(fatta) la tua
volont
in
terra
come in cielo
P t t
mlkwtk,
nhw'
~bynk, 'ykn' d-bsmy'
'p
b'r
Veniat regnum tuum: fiat voluntas
tua, sicut
in coelo, etiam in
terra.
Luca, Xl,
2:
6Tw
~aaLeia
aou adveniat regnum tuum.
C w-t t
mlkwtk
e
venga l
tuo regno''.
P
t t
mlkwtk, nhw'
~by11k,
'yk d-bsmy'
'p
b'r
Veniat
regnum
tuum.
Fiat
voluntas tua, ut
in
coelis, etiam
in
terra .
paz.
at bat saharyarI
[pahl. u-t bawiid
sahryiirih
vat e bat kiim u-t e
bawiid kiim
pa
zamI
cun pa iismqn pad zamig ciyon pad asmiin.]
scr.
te bhiiyiit
riijyam
taiva111
bhiiyiit
kiimo
jagatya111
yathii iikiise.
45
Per l testo greco e latino si vedano le edizioni
MERK,
A.
1964, pp 16
(Matteo); 240-241 (Luca), NESTLE, B.
et
E., ALANO, B.
et
K 1994, pp. 13-14
(Matteo); 195-196 (Luca). Per l testo della Vulgata si veda l ed. 1983.
46
Per l testo greco e latino di Matteo, VI, 9-13 e Luca 11, 2-4 cfr. MERK,
A.
1964, pp. 16, 240.
-
7/23/2019 Panaino - Il Testo Del Padre Nostro
10/26
1946
Antonio Panaino
Al gr.
ii ~acrLE a crou
47
e
al
sir.
mlkwtk [malkutok]
48
(dr.
ebr.
malkiit
corrisponde
paz. at ... saharylirI; la
resa
puntuale
e si
noter
che,
sebbene
nel
caso
di
pahl.
sahrylirih non
sia
usato alcun
eterogramma,
slih
perlopi
attestato come
MLKA.
Curiosa
la
resa
con
bat lett. divenga , di sir. (C
=
P)
t t
venga , forse
influenzata dalla
frase successiva
con
(C) w-nhwwn e sia (fatta)
=
vat biit (pahl. bawlid e divenga la
tua
... [dr. (P) nhw (gr.
yEVTJ811Tw ].
Paz. (e pahl.) klim volere,
desiderio
(scr. klima-, m.)
si giustifica come
traduzione
letterale di sir. ~bynyk [~e~yonok]
il
volere, il
desiderio tuo
(gr.
T
8T]d
crou)
49
Non
bisogna
lasciar
si
fuorviare
dalle
complesse
accezioni
assunte dal
scr.
klima-,
il
cui
signific~to
di
base
non
riducibile esclusivamente all'area semantica
del termine amore
(anche carnale), ma
comprende
i concetti di
volere, desiderio
50
Si noter, peraltro,
che
gi in
antico
persiano,
klima-,
m.,
usato
con
il
senso di
volere,
desiderio espresso da
47
Il senso sembra essere
propriamente
quello
di
la
tua
sovranit ,
piuttosto
che quello prettamente politico
di
regno ; dr. CARMIGNAC,
J
1967, pp. 89-98;
KLAPPERT, B.
apud
COENEN,
L. et
al. 1989, pp. 1524-1538; SCHURMANN, H.
1994, pp. 48-68; SEBUGAL, S. 1994, pp. 147-200.
48
La presente trascrizione (occidentale), che devo al Prof. Contini,
del tutto
strumentale
ed
utilitaristica. Siccome la tradizione Siro-orientale presenta alcune
differenze, soprattutto nella qualit delle vocali ii anzich o,
o
anzich a etc.), le
geminazione delle occlusive intervocaliche e in parte la diversa distribuzione delle
variet occlusive spiranti delle bdgkpt (da considerarsi entrambe fonematiche), sa
rebbe stato opportuno disporre di una trascrizione orientale. Purtroppo, nell'im
possibilit di poter ricorrere
ad
un
ecclesiastico o
ad uno
specialista della tradizio
ne assira o caldea per una conversione della traslitterazione secondo i criteri
della pronuncia siriaco-orientale mi limito a citare le parti
pi
interessanti del testo
secondo la pronuncia occidentale. Nella presente trascrizione l Prof. Contini, che
ringrazio per la vocalizzazione del testo
ed
altri utili suggerimenti, ha voluto ren
dere le
matres
lectionis (che
non
esprimono
pi
la lughezza vocalica) mediante un
accento circonflesso. Ricordo ancora che
un
tentativo di ricostruzione della pronun-
cia caldea offerto solo per M. VI 9-13, da HOBERMAN, R.D. 1997, 264.
49
Cfr. CARMIGNAC,
J
1967, pp. 103-109; MULLER, D. apud COENEN, L. et
al.
1989,
pp.
2022-2027; SCHURMANN, H. 1994,
pp.
68-74; SEBUGAL,
S.
1994,
pp.
201-240.
5
Cfr. MAYRHOFER, M. 1956, p. 200,e
in
particolare 159,
sub kam-
begehren,
lieben , base verbale rifatta sul ved.
kii-ma-,
a sua volta rad.
*kii-
desiderare
(vedi av. kii- desiderare,aver piacere ; lat. cii-rus), di cui la forma vedica, l'av. ka
ma-
e l'ap. kii-ma-, sarebbero un derivato
in
-mo-. Cfr. BARTHOLOMAE, Ch. 1904,
pp.
462, 463.
-
7/23/2019 Panaino - Il Testo Del Padre Nostro
11/26
Il
testo
del
Padre Nostro nell'apologetica mazdaica 1947
A(h)uramazda o dal re
51
, e quindi ingiunzione, volont . Cfr., e.g.,
D(ario) S(usa}, F, 15-16
52
: Auramazdiim ... kiima iiha era
desiderio
di
A(h)ura Mazda; D. Suez C, 12: yaBa miim kiima iiha come era mio
desiderio
(lett.
come
era
desiderio
per
me
scilicet
Dario). L'ap.
kiima-
viene
tradotto nelle
versioni
parallele in accadico
53
con l
verbo l:}ebu desiderare
[perlopi
reso
con
lo stativo
l:}ebiika (l:}e-ba
a-ka54, ma anche con
il:}-1:}e-bi, in X(erxes). Pers(ersepoli). F. 22, 30]
fatta eccezione per
NR
B 11,
ove
usato iriim io amo v. ramu);
in
elamico abbiamo
ha-ni-ra
(DNa IV 31) desideroso
55
Nelle Ga8a,
56
kiima-,
m., indica
i l
desiderio,
l'aspirazione
Y. 28, 13; 43, 13) o l
piacere
Y.
32)
del
fedele; nell'Avesta recente
hapax),
segnatamente
in Yt. 13, 33, i l desiderio usato (insieme a zaosa-, m., gusto,
piacere ) con riferimento alla soddisfazione provata dalle Frava~i
nell'abbattere l'ostilit dei nemici divini e umani. L'uso della radi-
ce semitica :}by ritorna in
pahlavi,
ove
i l v.
kiimistan, kam-, volere,
desiderare , reso con l'eterogramma
57
Y$BHN-stn' (MAcKENZIE,
D.N. 1971, p. 49: YCBEN-stn'}
58
;
nei
Salmi medio-persiani 131 [132],
13), kiimist
(k'mysty)
corrisponde a sir. :}bo desiderare
59
Si ricor-
51
Con accusativo della persona che prova tale desiderio (cfr.
KENT,
R.G. 1953,
179; BRANDENSTEIN,
W.,
MAYRHOFER, M. 1964, p. 128).
52
Per altri passi paralleli cfr. KENT, R.G. 1953, p. 179a.
53
Cfr. HERZFELD,
E.
1938,
pp.
221-223.
54
Vedi CAD,
$,
s.v.
~ebu
=
1962, p. 120a). Cfr. MALBRAN-LABAT,
F
1994, p.
156: D.B., par. 43: libbii sa aniiku ~e-ba-a-[ka)
ippussa
essi fanno esattamente quel
che io voglio .
55
Bibliografia e ulteriori annotazioni in HINZ, W., KOCH, H. 1987, I, p. 618.
56
KELLENS, J., PIRART, E. 1990, p. 230.
57
Tale eterogramma rifatto sulla forma di imperfetto 3a pers. sg. del
v.
aramaico
~by, yi~be (vedi GESENIUS, W. ed. 1975, p. 1109ab sub ~b'); cfr. NYBERG, H.S.
1974, p. 7.
58
Si
veda
anche nelle iscrizioni sasanidi, mpm. YCBH-t
[kamed]
egli
vuole
(NPi 35), partico YCBH-t [kamed] (NPi 4); cfr. GIGNOUX, Ph. 1972, pp. 37a; 67a.
Sulle forme attestate nell'iscrizione di Paikuli, cfr. HUMBACH, H., SKJJERV0,
P.O.
1983, p. 133; vedi anche HOFTIJZER, J., JONGELING,
K.
1995, Il, pp. 956-957
(sub ~bw).
59
Cfr. BROCKELMAN, N. 1895, p. 619a; ANDREAS(-BARR), F.C. 1933, pp.
23
[111), 44 [132).
-
7/23/2019 Panaino - Il Testo Del Padre Nostro
12/26
1948
Antonio Panaino
der, inoltre, in pahlavi, l'uso del termine kiimag volere, deside
rio 60, nonch
di
nek ih-kamag
dalla buona
intenzione (detto di
Ohrmazd) e di anag ih-kamak dall'intenzione malvagia
(di
Ahreman)
6
, etc.
6
Da notare l'inversione della sequenza cielo/terra
63
nella for
mula paz. pa zam i
cun
pa asm{ln
in
terra come in cielo (registrata
anche nel testo sanscrito), rispetto a quella normalmente attestata
nelle versioni greche, latine e della Pesitta,
nonch
in quella
neopersiana del Diatessaron. Tale peculiarit del testo
pazand non
dipende
affatto
da
una semplice scelta stilistica,
ma
conferma pie
namente
l'antichit della versione
in
pahlavi, che
deve
essere cer
tamente di
epoca sasanide. Infatti il testo del
Padre
Nostro
presen-
tava due varianti 'testuali significative nella Vetus Syra Curetoniana,
le quali rimasero in
uso
almeno sino all'epoca di Giacomo
di
Edessa
(morto nel 708 e che, talvolta, ricorrono ancora oggi, come nota
Jammo (1979,
p.
21), nell'ufficio ebdomadario. La
prima,
che tro
viamo
anche in Giacomo
di
Sarug, contemporaneo di Narsai (V
secolo), recita infatti
(C)
w-nhwwn
~bynyk
b'r
yk d-bsmy fiat
voluntas tua in terra sicut in caelo . Siccome la versione pi recen
te appartiene al testo tradotto dal vescovo Rabbula
6
4 probabilmen-
te alla Scuola
di
Edessa, ove Narsai fu rettore, si dovrebbe dedurre
che
la
presente variante del testo
pazand
rifletta, attraverso la
recensione pahlavi, quella della redazione della Vetus Syra
(C).
La
stessa inversione si trova
anche
negli Atti
di
Tommaso
65
, che ven
gono utilizzati da
Ortiz
de Urbina
66
per la ricostruzione del
60
Cfr. NYBERG, H.S. 1974, pp. 110-111.
61
Meng Xrad, cap. 8 (NYBERG, H.S. 1929,
pp.
200-201).
62
Cfr. NYBERG, H.S. 1974, pp. 110-111; MAcKENZIE, D.N. 1971, pp. 48-49.
63
Cfr. CARMIGNAC,
J.
1967,
pp.
110-117. Si noter che anche nella versione
francese, l'ordine
invertito:
sur
la terre comme
au
ciel .
64
Cfr. ZIAD,
I
1939, col. 1625, n. 2; JAMMO,
S.Y.H.
1979, pp. 21-22.
65
WRIGTH, 1871, p. 313. Il testo recita: che le tue volonta (sic) siano fatte
sulla terra come
in
cielo ; dr. CARMIGNAC, J. 1967, p.
113.
66
ORTIZ
DE
URBINA,
I
1967,
p.
42 [521].
-
7/23/2019 Panaino - Il Testo Del Padre Nostro
13/26
Il
testo
del Padre
Nostro
nell'apologetica
mazdaica
1949
Diatessaron siriaco, ma ad esempio non
presente nel Commentario
di Sant'Efrem al Diatessaron di Taziano
67
,
n, come si
gi
notato,
in quello persiano.
Per questa
ragione, sebbene gli Atti
di
Tommaso
e
qualche
altra tradizioni registrino delle varianti che coincidono
con quelle della Vetus Syra (C), ritengo, in questo caso, meno sicu
ra la derivazione diretta dell'originario testo pahlavi dal Diatessaron.
Mt.
VI,
11: rv
dprov ~wv
rv
moua1ov
6s ~iv a~Epov
Panem
nostrum
supersubstantialem da nobis hodie.
C w-lbmn 'myn' dywm' hb-ln e il nostro
pane
costante del giorno
d
a noi
P
hb-ln
lbm'
d-swnqnn
ywmn'
Da
nobis
panem
indigentiae nostrae hodie
Luca,
Xl, 3: rv dprov
~wv
rv moua1ov 6(6ov r Ka0'
~pav
Panem
nostrum cotidianum da nobis hodie.
C w-hb-ln
lbm'
'myn'
d-kl-ywn
e
dacci l
pane costante di ogni
giorno
P hb-ln lbm' d-swnqnn kl-ywm Da
nobis
panem egestatis nostrae quotidie
paz.
aBamq
.dah nqn roigiiri
[pahl.
11 miin dah niin
i
rozgiirig]
scr.
mahyarri dehi anna111 sarritatiyarri
Con n(ln roigiirI
68
pane giornaliero, quotididano , i l pazand
non
risponde al testo sir aco della Pesitta: (M) lbm d-swnqnn
ywmn
i l pane della nostra ristrettezza oggi"
69
, (L)
lbm d-swnqnn kl-ywm
i l pane della nostra ristrettezza ogni giorno", ma a quello della
Vetus Syra (C). Dobbiamo infatti rimarcare che la traduzione me
dio-persiana sembrerebbe essere
basata
su
di
una lezione
pi
an
tica, che, come nel caso
del gi
discusso
fiat voluntas tua in terra
sicut in
caelo,
sarebbe
rimasta
in
uso
sino agli inizi dell'VIII secolo;
i l
testo
di questa
versione recita infatti: wlbmn
myn
dywm e
i l
67
Cfr. tr.
di
MAcCARTHY, C. 1993, p.
138: May your
will
be done as in
heaven ( .. ) so too on earth".
68
Dietro
i l
quale si
pu
porre l'aggettivo
pahl.
rozgiirig
(e
non
un
astratto
rozgiirih),
derivato
da
pahl.
roz giorno
e rozgar
tempo
del giorno".
69
panem necessitatis
nostrae;
dr. ZORELL, F. 1990, p. 490. Nella versione siriaca
Harklensis (redatta
da
Tommaso
di
Harkel nel 616; vedi ed. WHITE, J 1778 (che,
per, identifica erroneamente questa versione con la Syra Philosseniana) si
ha in
Matteo (dr. ora KIRAZ, G.A. 1996, I): lh~m dylm' hw swnqny';
in
Luca (ibid., 1111: 74):
lh~m d-swnqn' dyln. Cfr. anche BONUS, A. 1896, 48-49 (solo per Luca).
-
7/23/2019 Panaino - Il Testo Del Padre Nostro
14/26
1950
Antonio Panaino
nostro
pane
costante
del giorno
7
La mancanza
in
pazand
di
ogni
traduzione corrispondente in
Matteo al sir.
(C)
dywm
del giorno
e (P) ywmn oggi
(a11Epov),
o,
in
Luca, a sir.
(C) d-kl-ywn
e (P)
kl-ywm
ogni
giorno
(Ka0 T)pav
ogni
giorno )7
1
potrebbe
inol
tre essere alla base della resa con
rozgiirI,
che avrebbe cos accorpato
i
due
concetti, quello
del pane perpetuo
e
dell 'oggi in una
sola
espressione
72
Purtroppo
la
mancanza
della versione originale e
completa
in
medio-persiano non
permette di
essere
perentori
su
tale argomento, mentre non si pu escludere, come
in
precedenza,
l'influsso della redazione di Taziano sulla Vetus Syra (C), ove
mouaLos
reso
con
il sir.
myn
[ amfno ]
costante,
continuo
73
Cogliamo l'occasione
per
precisare che, come
ben
noto, la tradizio
ne
della Pesitta,
in
questo
caso, diverge a
sua
volta
dal
testo greco
Tv apTOv riwv v mouaLOv) ed
stata
in pi
occasioni invo
cata
per
ricostruire gli
ipsissima verba Christi
dell'originaria versio
ne
aramaica
o
ebraica?)7
4
dell Oratio Dominica.
Peraltro,
l'interpre-
tazione del
gr. moumos
costituisce
una crux
dell'esegesi neotestamen
taria; si tratta infatti
di un lemma
rarissimo (forse attestato
in un
papiro di
Hawara)7
5
e, verosimilmente, confrontabile con
l'astratto
70
Gi CURETON,
W.
1858, p. xviii notava l parallelo con quotidianum nella
Vetus Latina
a
b
e
e con la lettura
di
Cipriano e ricordava che anche la versione
gotica
di
Wulfila
IV
sec.) ha
una
lezione non lontana
da
continuo
[hlaif
unsarana
thana
sinteinan gif uns
i l
pane
nostro giornaliero dacci , ove
sinteinan
(ace. sg.
della decl. debole di
sinteins)
significa quotidiano, perpetuo ; cfr. DURANTE, M.
1974, pp. 125, 130; PISANI, V. 1974, p. 195). Si veda ancora sulla lezione della Vetus
Syra, CARMIGNAC, J 1967, pp. 125, 139-140.
71
Sulla
due
lezioni differenti
in
Matteo e Luca cfr. CARMIGNAC, J. 1967, pp.
118-120; 214-221.
72
La
traduzione letterale di perpetuo avrebbe dovuto essere in pahlavi jiiwediinag.
73
Cfr. ORTIZ DE URBINA, I. 1967, p. 42 (521: y danos el
pane costante
(asiduo)
de hoy ), ma anche
525, 526]. Vedi
ancora
CALDERONE, S. 1995, pp.
59-61, che per legge per
una
svista amah~a . Cfr. BROCKELMANN, C. 1895,
pp. 13b; 422b.
74
Sullo stato degli
studi
si
rimanda
a CARMIGNAC,
J
1969,
pp.
29-52. Vedi
inoltre la recente discussione in CALDERONE, S. 1995, pp. 42-45, con ulteriori
rimandi bibliografici alla questione.
75
CALDERONE, S. 1995, p. 49, in particolare alla nota 32.
-
7/23/2019 Panaino - Il Testo Del Padre Nostro
15/26
Il
testo
del Padre Nostro nell'apologetica mazdaica
1951
moua a
l'andar
dietro
(a
qualcuno) .
Tra le due
etimologie pi
volte avanzate, anche in
epoche
antiche
ovvero da m E vm
o
da
m t
vm
solo
la seconda
semberebbe
linguisticamente ammis-
sibile;
in
questo
caso
mouaLos
significherebbe
quello
per
anda-
re , ossia
il
pane da
viaggio ,
il panis viaticus , come ha
anche
di
recente
ricordato Calderone
(1995).
L'interpretatio
siriaca
della
Pesitta,
verisimilmente
sulla
base
del
lemma
aramaico
sottostante,
si
mossa
nella
direzione
di un significato
quale
limitata misura
di pane e quindi
il
pane
della
nostra
ristrettezza
ripresa
in
forma intuitiva
e senza
particolari supporti
linguistico-filologici
anche
nella
letteratura
esegetica come
il nostro
pane
necessario
78
Il testo pazand,
con rozgarI, sembra
fare
da
curioso
pendant
con
la
versione latina
di Luca
(panem nostrum cotidianum da
nobis
hodie}7
9
,
rispetto alla
quale
non
per
possibile
tracciare alcun
legame
diretto.
Mt. Vl,12
assente
nella
traduzione pazand.
Molto
importante
invece appare Mt. Vl,13:
Kat ~ EaEvyKl]S'
~, ES
1TEtpaa6v, et
ne nos
inducas
in tentationem
piaat ~, ,r
roi ,rov ]poi. sed
libera
nos
a malo. Amen.
C.
w-1 tytyn 1-nsywn'. '/'
p~n
mn bys'
"e
non portarci nella
tentazione,
ma
allontanaci dal
male"
P. w-1 t'ln 1-nsywn'
'/' p~n
mn
bys' "Et ne inducas nos in tentationem; sed eripe nos
a
malo"
Luca,
11, 4: Kat ~
EaEVYKl]S
~,
ES
1TELpaa6v
Et
ne nos
inducas
in
tentationem.
76
Cfr. BAUER, W. 1963, pp. 587-589; CARMIGNAC, J. 1967, pp. 121-143;
MUNDLE, W. apud COENEN, L. et
al.
1989, pp. 1152-1153; ZORELL, F. 1990, pp.
489-490; FOERSTER, W. 1967; SEBUGAL, S. 1994, pp. 241-288; CALDERONE,
S.
1995.
77
CALDERONE,
S.
1995, p. 58 aggiunge che tale soluzione esprimerebbe solo
una
parte
del messaggio originario, nel quale si voleva ricordare ai discepolianche la via che essi
avevano
deciso
di
seguire .
78
Cfr. SCHRMANN, H. 1994, pp. 76-87,
in
particolare p. 78.
79
Il
(panis)
substantialis nella
traduzione
latina
di
Matteo risale
ad
un frainten
dimento di Gerolamo, che
prende
le mosse dall'accostamento in Origene (PG, Xl,
5090) di mouatos e trEptouatos. Sulla questione si veda la sintesi di CALDERONE,
S. 1995, pp. 62-64. Cfr. anche DORNSEIFF, F. 1956, p. 146.
-
7/23/2019 Panaino - Il Testo Del Padre Nostro
16/26
1952 Antonio Panaino
Luca, C
w-1'
t'ln
1-nsywn', 'I' p~n
mn bys'
Non farci
entrare
in
tentazione,
ma liberaci
dal
male
P w-1'
t'ln
1-nsywn'
I prwqyn mn bys'. Et ne
inducas
nos in tentationem, sed
serva
nos a malo .
paz. a~am~ ma bar o
um~gar1. [pahl.
u-miin
mii
bar o
gumiingar1h)
scr. mii' mii samutsrja sa' lsayatve.
Un
nuovo
indizio
testuale conferma l'indipendenza del testo
pazand
dalla versione della Pesitta; infatti il pa z. a[3amf . ma bar e
non
portarci
trova conferma nel testo di Matteo della Vetus Syra
(C):
w-1'
tytyn e
non portarci ,
contrapposto a
w-1' t ' ln
e
non
indurci
(lett. non farci
entrare )
della
Pesitta
(M e L) e
della
Vetus Syra
in
Luca.
Anche
questa
lezione
particolare della
Vetus
Syra trova conforto nella tradizione
del
Diatessaron siriaco
80
Mi sembra inoltre molto interessante l'interpretazione
del
siriaco
w-1' tytyn
1-nsywn 'e
non portarci in tentazione con a[3amf .
ma
bar o gum( .garI
e
non portarci al concepimento del dubbio . In
verit
DE MENASCE, P.J. 1945, pp. 221, 275 traduceva guma( .garI
come prova, tentazione e traduceva et ne nous
induis
pas en
preuve ; anche
CASARTELLI, L.Ch. 1900,
p.
254
rendeva
il
pas
so come etiam-nos ne induc in dubium . Ma se in pahlavi guman
indiscutibilmente dubbio , gumangar significa,
come
precisa
MAcKENZIE, D.N. 1971, p. 38
casting
doubt ;
l'ulteriore
aggiunta
del suffisso
degli
astratti
-Ih
(come
del
doppio suffisso -Igih), non
ripristina il significato di
base,
ma quello
della forma
ampliata
con il suffisso dei nomina
agentis; ovvero
se gumiin'ih (come
gumiinigih)
vale
ancora dubbio , gumiin-gar-Ih
deve
significare
il concepimento del dubbio . Nel
passo pazand di
commento
che segue il frammento del Padre Nostro , e del quale si gi
discussa la
prima parte,
si aggiunge infatti:
(Ez In ga{3esni peda kus... Inca
ku
gum{lgar1 i mardum
ne
i yazat.
(Da questo discorso
()
evidente che ... ) e (da) questo che la con-
dizione del
dubbio umano
non
(viene)
da
dio .
80
Vedi ORTIZ DE URBINA, I 1967, pp. 42,
521
(secondo gli
Acta Thomae,
ed.
WRIGHT,
W.
1871,
p.
313).
-
7/23/2019 Panaino - Il Testo Del Padre Nostro
17/26
Il testo del Padre Nostro nell'apologetica
mazdaica
1953
Ci troviamo cos
di
fronte
ad
un'interessante resa letteraria di
un
passo difficile
sul
piano
dell'interpretazione teologica,
pienamente
confermata, nella
sua
sottile esegesi, anche dalla traduzione sanscrita
mli1 fl
mii samutsrja
sa71lsayatve
non
mi abbandonare nel dubbio ; la
tradizione cristiana
ha
infatti ripetutamente sottolineato che Dio
non
pu
volere
l
male,
n
essere ispiratore
di
male verso le
sue
creatu
re81
ma che bisogna intendere l'espressione come un'invocazione,
affinch
l
Signore
non permetta
ai suoi figli
di
cadere
in
tentazione
(o,
pi
precisamente, nella situazione della tentazione)
82
. Si infatti
sentito
n pi
occasioni, n ambito cristiano, l'esigenza di puntualizzare
questo aspetto
83
,
soprattutto
in
presenza di passi (in particolar
modo
veterotestamentari)
84
dai quali si sarebbe
potuta
estrapolare anche
l'interpretazione opposta, e ci permette
di
comprendere la delica
tezza e per certi versi l'apparente ambiguit formale del versetto in
questione,
dovuta ad una
formulazione ellittica che necessitava
di
un
commento esplicativo. Che tale interpretazione ortodossa fos
se
nota
al redattore
del
presente trattato di apologetica mazdaica,
appare nell'utilizzazione
dell'Oratio
Dominica
come prova del dualismo
e
non
come ulteriore mezzo
per
una facile polemica.
Si
sarebbe
potuto
infatti aspettare che, forte della connotazione demoniaca del
dub-
bio [non a caso
l
titolo dell'opera suona come La soluzione deci
siva dei
dubbi gumiinig)], Mardan
Farrox, come
in
alcuni passi
precedenti, ritornasse sull'ambiguit del monoteismo cristiano
in
merito all'origine
del
Princpio malvagio (paz.
bunyastaa dusman ,
l
diavolo (tradotto anche come Ahreman [paz. Aharman]
in un
passo
81
Vedi Giacomo, 1,13: Nessuno, quando
tentato, dica: 'Sono tentato
da
Dio';
perch Dio non pu essere tentato dal male e non tenta nessuno al male . Su
questo problema dr. CARMIGNAC, J 1969, pp. 236-304; SCHNEIDER,
W. apud
COENEN,
L.
et al. 1989, pp. 1850-1853.
82
SCHRMANN, H. 1994, pp.
110-111;
SABUGAL,
S.
1994,
pp.
335-373.
83
Si pensi ad esempio al dibattito attuale, presente nella Chiesa Cattolica,
relativo alla nuova formulazione dell'Oratio Dominica in traduzione italiana, che
viene a modificare e chiarificare espressamente questo parte della preghiera.
8
Si veda SCHRMANN, H. 1994, p. 106 che ricorda come nell'Antico Testa
mento, tentare abbia spesso significato di mettere alla prova .
-
7/23/2019 Panaino - Il Testo Del Padre Nostro
18/26
1954
Antonio Panaino
sulla tentazione
85
di
Ges
di
chiara derivazione neotestamentaria)
86
e accusasse i cristiani
di
attribuire al Dio del bene la causa
del
dub
bio. Invece, come abbiamo visto, il passo di commento non solo non
contiene nulla
di
simile,
ma
addirittura
utilizza l'invocazione finale
come
prova
del fatto che, se il dubbio non pu venire da Dio, allora
deve venire dal Maligno
87
; una conclusione apparentemente confor
me all interpretatio cristiana,
ma
che per uno zoroastriano diviene
conferma dell'esistenza di un principio dualistico, quello del Male,
opposto a quello
del Bene. n pratica Mardan Farrox interpreta in
senso propriamente cristiano la lettera del passo, ma
ne
ribalta
apologeticamente il significato
88
85
Cfr.
DE
MENASCE, P.J. 1945,
pp.
218-219, 112-113. Sembrerebbe, da
questo
passo, che il demonio fosse reso con
Ahreman
nella versione medio-persiana del
Nuovo Testamento.
86
Cfr. Matteo, 4,1-11; Marco, 1,12-13; Luca, 1-13.
8
Si ricorder, in proposito, che la tradizione zoroastriana di epoca sasanide
conosce alcuni
episodi
che si
inquadrano in una
sorta
di
topos definibile come la
tentazione
di
Zara8ustra . Secondo la
narrazione
del VII libro del
Denkard,
cap.
IV 55-62 (MOL, M. 1967, pp. 52-53), il giovane profeta, salito al cielo per con
ferire
con
Ohrmazd fu messo in guardia sul tentativo di seduzione che una
druJ,
in forma di giovane e avvenente fanciulla, bellissima davanti e mostruosa
di
dietro,
avrebbe operato nei suoi confronti. Ridisceso sulla terra, avrebbe
poi
incontrato e
sconfitto la druJ, mediante la recitazione della sacra preghiera yaf a ahu vairiio. Tale
druJ
non
sarebbe stato altri che il
demone
(pi precisamente il karap)
Cesmag
sotto
mentite spoglie. Cfr. JACKSON, A.V.W. 1899, p. 53; 1928, p. 103. Non si pu esclu
dere che tale episodio rievochi,
in
qualche modo,
un
passo avestico dall'interpretazione molto incerta, Y. 51, 12, in cui, come mi ricorda opportunamente Gignoux,
Zoroastro incontra
un
vaeipiio forse
un
sodomita.
Un
altro caso
di
tentazione, forse
influenzato dalla stessa tradizione cristiana, quello attestato nel Menog
i
Xrad,
capitolo LVII 24-26, ove
si
afferma:
Ed
rivelato che colui che per indole, per
carattere e
per
contegno buono, deve esserne grato alla Ragione. Poich rivelato
che Ahriman disse a Zarathushtra:
Se tu
ti ritiri
da
questa Buona Religione Mazdea
ti dar la signora del
mondo
per mille anni, come
fu
data al signore degli abietti
Dahi.k. Zarathushtra, per la sua saggezza, indole e contegno retto, non
diede
ascolto e
non
fu traviato, e da quell'inganno
del
Maledetto Fetente Empio
non
fu
ingannato e traviato
. . .
(secondo la traduzione
di
BAUSANI,
A.
1963:167).
Se
questo episodio riflette segnatamente quello della tentazione di Ges nel deserto a
opera di Satana, come mi suggerisce ancora Gignoux, si potrerebbe supporre che
l'autore del Menog
i
Xrad conoscesse i Vangeli o una loro pericope.
88
Non si pu d'altro canto
non
tenere in conto un
suggerimento
che mi viene
da
una
riflessione prudentemente formulata
da
Gignoux, secondo la
quale
l'insi
stenza
di
Mardiin Farrox
sul dubbio
potrebbe riflettere in un certo
qual
modo
-
7/23/2019 Panaino - Il Testo Del Padre Nostro
19/26
Il testo del Padre
Nostro
nell'apologetica mazdaica 1955
Non si pu
comunque
non apprezzare la raffinatezza della tra-
duzione
gumr;,gar i, che
deve
essere inteso come il concepimento
del
dubbio . Tale spiegazione apre
per
un
nuovo
problema; il
pahl.
gumiingar ih,
dell'originaria versione medio persiana, era frutto
di
un fraintendimento dell'autore mazdeo oppure
risale
ad un'in-
terpretazione
corrente
nella Chiesa
di
Persia? La versione siriaca,
adottata
come testo di riferimento,
dai
Nestoriani non offre alcun
sostegno diretto alla seconda ipotesi, ma non si pu escludere che
tale scelta
di traduzione
fosse frutto di un'esegesi cristiana (e
non
zoroastriana}, in
cui
il
problema
dell'interpretazione del versetto
non
indurci
in
tentazione
sarebbe stato risolto con
una
formula
palesemente esplicativa.
D'altro
canto l'importanza assoluta della
scelta ,
soprattutto
quella estrema e radicale
tra
bene
e
male
u una costante dell'ambiente religioso iranico e
mazdeo
in cui
operavano
i Cristiani, e
dove
il
dubbio
si
poneva,
secondo la
teologia
zoroastriana,
come
un
ostacolo ineliminabile
da superarsi
individualmente
in
piena libert di coscienza. Viene quindi
da
pensare
che,
in un
contesto siffatto, i Cristiani
di
Persia abbiano preferito
rendere l'idea
della
tentazione
come
dubbio ,
e
pi
precisamente
come
condizione
di
dubbio ,
che viene
dal
Maligno e di fronte al
quale si invoca
l'aiuto di
Dio, affinch offra il suo sostegno nel
difficile
momento della
scelta . Una soluzione
questa
che piacque
all'esegeta zoroastriano, trovandolo pienamente concorde, salvo che
per
la
conclusione
finale, relativa alla constatazione,
in
chiave
dualistica,
dell'esistenza
del principio antagonista.
l'intenzione (evidentemente implicita) di rigettare ci che oltremodo noto nel
mito di Zurwan, ossia la nascita di Ahreman come prodotto del dubbio concepito
dal dio primordiale alla fine del suo sacrificio millenario.
-
7/23/2019 Panaino - Il Testo Del Padre Nostro
20/26
1956
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