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P ortodonzia ildentistamoderno luglio 2011 26 L’ Ortodonzia linguale: una scelta concreta Riassunto Nel vasto panorama dell’ortodonzia, la tecnica linguale è tuttora praticata da una cerchia ristretta di professionisti. Nata circa 40 anni fa e tuttora in continua evoluzione, questa metodica ortodontica fu ideata allo scopo di far fronte alla richiesta sempre più pressante da parte di pazienti in età adulta di una estetica del sorriso, anche durante il trattamento, che si possa ottenere con l’uso di presidi rigorosamente non visibili. L’ortodonzia linguale può essere utilizzata come terapia di scelta per tutti i tipi di malocclusione. La precisione della collocazione degli attacchi in laboratorio e l’utilizzo di una metodica di bondaggio indiretto sono le “chiavi del successo” di questa terapia. Nuove tecnologie computerizzate hanno consentito alla tecnica linguale di raggiungere alti livelli di precisione, facilitando, almeno in parte, il lavoro dello specialista. Anche le critiche che vengono spesso mosse riguardo al discomfort che l’apparecchio linguale possa provocare al paziente non trovano riscontro. Infatti, dopo un breve periodo di adattamento, l’apparecchiatura linguale risulta per il paziente più confortevole di quella vestibolare nella gestione quotidiana. Non vi sono controindicazioni all’impiego dell’ortodonzia linguale nemmeno nella conduzione di casi ortodontici pre-chirurgici. L’ortodonzia linguale è tuttora una tecnica complessa che richiede rigore, dedizione, precisione e tenacia per poter garantire un risultato clinico soddisfacente. L’aggiornamento che viene qui presentato ha come intento quello di descriverne le fasi fondamentali, presentando anche alcuni casi clinici esplicativi trattati con apparecchiature linguali. z PAROLE CHIAVE: ortodonzia linguale, ortodonzia dell’adulto, bondaggio indiretto, attacchi linguali, discomfort Summary Lingual orthodontics: a real choise Lingual orthodontics was created about 40 years ago and because of its difficulty is still practiced by a limited number of orthodontists. This technique was created in order to satisfy the aesthetics adult patients’ demand. All types of malocclusion can be treated with lingual appliances, when the permanent dentition is completed. The keys to success of this therapy are the precise laboratory brackets positioning and the use of a transfer tray for indirect bonding. Lingual technique has achieved a high level of ac- curacy, due to new computer-based technologies, making the orthodontist work easier. Most of the critics about patients discomfort during the treatment are not justified. After a short adaptation period, the lingual appliance is more comfortable in the daily management. There are no contraindications about the use of a lingual appliance in the orthodontic therapy involving orthognathic surgery. Lingual orthodontics is a complex process that requires dedication, accuracy and tenac- ity to ensure a satisfactory clinical outcome. This paper describes the basic steps of the technique and presents few cases treated with lingual appliances. z KEYWORDS: lingual orthodontics, adults orthodontics treatment, indirect bonding, lingual brackets, discomfort L’ortodonzia linguale è una tecnica nata circa 40 anni fa e tuttora in continua evoluzione, ideata allo scopo di far fronte alla richiesta di estetica da parte di una fascia di popolazione, gli adulti, che solo di recente ha cominciato a rivolgersi all’ortodontista specialista. Le prime pubblicazioni in cui venne presentata questa metodica rivoluzionaria risalgono alla fine degli anni 70 1-3 . L’entusiasmo e l’interesse del mondo ortodontico furono immediati e vennero pubblicati numerosi case-report che ne illustravano i vantaggi. A questa prima fase di grande apprezzamento, come spesso accade, seguì la fase della delusione. Difficoltà tecniche e cliniche relative al posizionamento degli attacchi, alla modellazione e alla inserzione degli archi, all’impiego di tempi assai lunghi alla poltrona e a problemi biomeccanici ne hanno ridotto la diffusione. Da allora a oggi molte cose sono cambiate grazie a innovative metodiche di bondaggio indiretto, a nuovi attacchi sempre più piccoli e confortevoli per il paziente, all’utilizzo di fili estremamente elastici; l’ortodonzia linguale, pur rimanendo una tecnica complessa e non certo alla portata del neofita, ha così ripreso nuovo slancio 4 . Anche se uno dei suoi padri è il californiano Craven Kurz 5 che in cooperazione con la ORMCO Company ideò e testò i primi attacchi linguali, questa tecnica non si è mai realmente imposta negli USA. Viceversa in Europa, in Giappone e nel vicino Oriente un numero sempre crescente di ortodontisti vi si dedica, grazie anche alla spinta di un gruppo di eccezionali professionisti, come Didier Fillion a Parigi, Giuseppe Scuzzo e Kyoto Takemoto fra Roma e Tokio, Dirk Wiechmann a Bad Essen, che hanno contribuito a perfezionare, semplificare e diffondere questa tecnica nel mondo 4,6,7 . Molte sono le domande che riteniamo voi lettori, colleghi odontoiatri, vi poniate su questa particolare metodica. Funziona davvero? È adatta a tutti 1 2 3 2 2 1 Specialista in Ortognatodonzia 2 Università degli Studi di Milano Clinica Odontoiatrica, Dipartimento di Medicina Chirurgia e Odontoiatria, A.O. San Paolo 3 Università degli Studi di Sassari, Istituto di Clinica Odontoiatrica

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P ortodonzia

ildentistamoderno

luglio 2011

26

L’

Ortodonzia linguale: una scelta concreta

Riassunto Nel vasto panorama dell’ortodonzia, la tecnica linguale è tuttora praticata da una cerchia ristretta di professionisti. Nata circa 40 anni fa e tuttora in continua evoluzione, questa metodica ortodontica fu ideata allo scopo di far fronte alla richiesta sempre più pressante da parte di pazienti in età adulta di una estetica del sorriso, anche durante il trattamento, che si possa ottenere con l’uso di presidi rigorosamente non visibili. L’ortodonzia linguale può essere utilizzata come terapia di scelta per tutti i tipi di malocclusione. La precisione della collocazione degli attacchi in laboratorio e l’utilizzo di una metodica di bondaggio indiretto sono le “chiavi del successo” di questa terapia.

Nuove tecnologie computerizzate hanno consentito alla tecnica linguale di raggiungere alti livelli di precisione, facilitando, almeno in parte, il lavoro dello specialista. Anche le critiche che vengono spesso mosse riguardo al discomfort che l’apparecchio linguale possa provocare al paziente non trovano riscontro. Infatti, dopo un breve periodo di adattamento, l’apparecchiatura linguale risulta per il paziente più confortevole di quella vestibolare nella gestione quotidiana.

Non vi sono controindicazioni all’impiego dell’ortodonzia linguale nemmeno nella conduzione di casi ortodontici pre-chirurgici. L’ortodonzia linguale è tuttora una tecnica complessa che richiede rigore, dedizione, precisione e tenacia per poter garantire un risultato clinico soddisfacente. L’aggiornamento che viene qui presentato ha come intento quello di descriverne le fasi fondamentali, presentando anche alcuni casi clinici esplicativi trattati con apparecchiature linguali.

z PAROLE CHIAVE: ortodonzia linguale, ortodonzia dell’adulto, bondaggio indiretto, attacchi linguali, discomfort

Summary Lingual orthodontics: a real choise

Lingual orthodontics was created about 40 years ago and because of its difficulty is still practiced by a limited number of orthodontists. This technique was created in order to satisfy the aesthetics adult patients’ demand. All types of malocclusion can be treated with lingual appliances, when the permanent dentition is completed. The keys to success of this therapy are the precise laboratory brackets positioning and the use of a transfer tray for indirect bonding. Lingual technique has achieved a high level of ac-curacy, due to new computer-based technologies, making the orthodontist work easier. Most of the critics about patients discomfort during the treatment are not justified. After a short adaptation period, the lingual appliance is more comfortable in the daily management. There are no contraindications about the use of a lingual appliance in the orthodontic therapy involving orthognathic surgery.

Lingual orthodontics is a complex process that requires dedication, accuracy and tenac-ity to ensure a satisfactory clinical outcome. This paper describes the basic steps of the technique and presents few cases treated with lingual appliances.

z KEYWORDS: lingual orthodontics, adults orthodontics treatment, indirect bonding, lingual brackets, discomfort

L’ortodonzia linguale è una tecnica nata circa

40 anni fa e tuttora in continua evoluzione,

ideata allo scopo di far fronte alla richiesta di

estetica da parte di una fascia di popolazione,

gli adulti, che solo di recente ha cominciato a

rivolgersi all’ortodontista specialista.

Le prime pubblicazioni in cui venne

presentata questa metodica rivoluzionaria

risalgono alla fine degli anni 701-3. L’entusiasmo

e l’interesse del mondo ortodontico furono

immediati e vennero pubblicati numerosi

case-report che ne illustravano i vantaggi.

A questa prima fase di grande apprezzamento,

come spesso accade, seguì la fase della

delusione. Difficoltà tecniche e cliniche

relative al posizionamento degli attacchi, alla

modellazione e alla inserzione degli archi,

all’impiego di tempi assai lunghi alla poltrona

e a problemi biomeccanici ne hanno ridotto

la diffusione.

Da allora a oggi molte cose sono cambiate

grazie a innovative metodiche di bondaggio

indiretto, a nuovi attacchi sempre più piccoli

e confortevoli per il paziente, all’utilizzo di fili

estremamente elastici; l’ortodonzia linguale,

pur rimanendo una tecnica complessa e non

certo alla portata del neofita, ha così ripreso

nuovo slancio4.

Anche se uno dei suoi padri è il californiano

Craven Kurz5 che in cooperazione con

la ORMCO Company ideò e testò i primi

attacchi linguali, questa tecnica non si è mai

realmente imposta negli USA. Viceversa in

Europa, in Giappone e nel vicino Oriente un

numero sempre crescente di ortodontisti vi si

dedica, grazie anche alla spinta di un gruppo

di eccezionali professionisti, come Didier

Fillion a Parigi, Giuseppe Scuzzo e Kyoto

Takemoto fra Roma e Tokio, Dirk Wiechmann

a Bad Essen, che hanno contribuito a

perfezionare, semplificare e diffondere

questa tecnica nel mondo4,6,7. Molte sono le

domande che riteniamo voi lettori, colleghi

odontoiatri, vi poniate su questa particolare

metodica. Funziona davvero? È adatta a tutti

1

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2

1Specialista in Ortognatodonzia 2 Università degli Studi di Milano

Clinica Odontoiatrica, Dipartimento di Medicina Chirurgia e Odontoiatria, A.O. San Paolo3 Università degli Studi di Sassari, Istituto di Clinica Odontoiatrica

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i pazienti e a tutti i tipi di malocclusione?

Presenta controindicazioni e maggiori rischi

per la salute orale del paziente? Provoca

discomfort? Queste sono solo alcune delle

domande più frequenti che pazienti e

odontoiatri rivolgono all’ortodontista esperto

in tecnica linguale. L’aggiornamento che

viene qui presentato, ha come intento quello

di illustrare con semplicità e chiarezza una

tecnica in realtà complessa, descrivendone le

fasi fondamentali e presentando alcuni casi

clinici esplicativi trattati con apparecchiature

linguali.

Nella nostra esperienza clinica, la richiesta

di un trattamento realmente estetico è

prerogativa del sesso femminile, anche

se recentemente gli uomini si stanno

avvicinando con maggiore interesse a questa

disciplina odontoiatrica.

A conclusione di questa breve introduzione

vorremmo sottolineare che l’ortodonzia

linguale, nonostante le più recenti innovazioni

della tecnologia, è tuttora una tecnica che

richiede, per poter garantire un risultato

clinico soddisfacente, rigore, dedizione,

precisione e tenacia da parte dell’operatore,

ma anche una forte collaborazione da parte

del paziente e non ultima, come sempre nella

vita, una piccola dose di fortuna.

Nella tabella 1 è riportato il significato di alcuni

termini prettamente ortodontici (evidenziati

con un asterisco nel testo) che riteniamo

possono essere utili per la comprensione

dell’argomento.

La biomeccanica nella tecnica lingualeL’ortodonzia linguale, come detto in

precedenza, è una tecnica relativamente

recente e come tale è quella meno studiata e

codificata nell’ampio panorama ortodontico.

Le meccaniche ortodontiche vestibolari

hanno permesso negli anni di ottenere dei

risultati predicibili eccellenti. Contrariamente

a quanto fino a poco tempo fa si riteneva,

anche con la tecnica linguale oggi si possono

raggiungere obiettivi di grande qualità,

grazie alla graduale semplificazione delle

meccaniche e degli strumenti per metterle

in atto. La biomeccanica in tecnica linguale

essenzialmente non differisce da quella

vestibolare per quanto concerne i diversi

movimenti (rotazione, intrusione, estrusione,

tipping* ecc.), ma ciò che varia è il punto di

applicazione della forza8.

In questa sede non intendiamo addentrarci

nella trattazione di un argomento così

specialistico come la biomeccanica

ortodontica, ma alcuni concetti di base

riteniamo siano necessari. Per Centro di

Resistenza o Centro di Massa del dente si

intende un punto fisso per ciascun elemento

posizionato nei monoradicolati tra il terzo

coronale e i due terzi apicali del processo

radicolare, nei pluriradicolati in prossimità

della forcazione radicolare, spostato più

palatalmente nei molari superiori8.

Semplificando al massimo il concetto, se la

forza applicata agisce sul Centro di Resistenza

si otterrà un movimento di tipo corporeo

dell’elemento (traslazione), viceversa, se non

passa attraverso questo punto, si otterranno

differenti movimenti.

Un secondo importante concetto in

biomeccanica è il Centro di Rotazione

ovvero quel punto intorno al quale il dente

ruota quando la forza è applicata in un

punto diverso dal Centro di Resistenza.

Questo punto non è fisso, ma varia a

seconda del sistema di forze che vengono

utilizzate (figure 1 e 2).

Nella tecnica linguale, gli attacchi sul

gruppo frontale superiore sono posizionati

in modo che risultino sul piano verticale

più in linea con il Centro di Resistenza, così

da rendere i movimenti intrusivi più facili e

controllati come conseguenza di una forza

TABELLA 1 TERMINOLOGIA ORTODONTICA

Ancoraggio Elementi dentari o ossei a cui ci si ancora per contrastare spostamenti indesiderati che

possono verificarsi durante l’applicazione di una forza ortodontica di movimento dentale

Edgewise Apparecchio ortodontico con attacchi dotati di slot rettangolari per accogliere un arco a

sezione rotonda o rettangolare.

Piega

di compenso

Piega sul filo ortodontico sia sul piano orizzontale che verticale per ovviare a eventuali

disallineamenti degli attacchi

Slot Solco all’interno dell’attacco in cui viene inserito il filo ortodontico

Tipping Movimento di inclinazione coronale

Torque Movimento controllato della radice in senso vestibolo-linguale

1. Dente monoradicolato: Centro di Resistenza

e di Rotazione.

2. Dente pluriradicolato: Centro di Resistenza.

[email protected] 27 17/06/11 10.07

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applicata occlusalmente, con un minore

rischio di inclinazioni indesiderate. Inoltre gli

attacchi linguali, rispetto a quelli vestibolari,

risultano essere più vicini all’asse lungo del

dente passante per il Centro di Resistenza

dell’elemento.

Ciò comporta che sul piano orizzontale la

posizione dell’attacco linguale permetta di

limitare le rotazioni non desiderate durante

l’applicazione di forze con direzione mesio-

distale. La tecnica linguale permette quindi

a livello del gruppo frontale una risposta alle

forze applicate più controllata, rispetto alla

tecnica vestibolare8.

A livello dei molari superiori, trovandosi

gli attacchi più vicini all’asse passante per

il Centro di Resistenza, una forza intrusiva

produrrà una rotazione in senso linguale;

viceversa se la forza intrusiva è applicata su un

attacco posto vestibolarmente, la rotazione

avverrà in senso vestibolare.

Ciò non si verificherà a livello dei molari

inferiori, dove l’asse del Centro di Resistenza si

trova a eguale distanza dai due tipi di attacchi

(vestibolare e linguale).

Evoluzione degli attacchi linguali Le prime pubblicazioni in cui si descrive la

tecnica linguale risalgono a Fujita, che la

propone per far fronte al rischio traumatico di

chi praticava arti marziali.

L’Autore utilizzava brackets appositamente

disegnati per la superficie linguale3.

Intanto, dall’altra parte del Pacifico, Kurz, per

andare incontro alle esigenze estetiche di

una sua paziente, adatta attacchi tradizionali

alla superficie interna del dente5.

A partire dalle esperienze di Kurz , nacque

un gruppo di ricercatori della ORMCO,

chiamato Lingual Task Force, allo scopo di

promuovere una nuova tecnica ortodontica,

la tecnica linguale9. Furono progettate sette

generazioni di brackets, di cui la più utilizzata

fu l’ultima10.

Gli attacchi linguali di settima generazione

sono attacchi Edgewise* appositamente

disegnati per la superficie linguale dei denti.

Quelli anteriori superiori hanno incorporato

un piano di battuta (bite plane) per

minimizzare i distacchi accidentali dovuti al

contatto con gli incisivi inferiori.

L’effetto bite plane permette l’apertura del

morso anteriormente e la disclusione dei

settori posteriori (figure 3 e 4).

I brackets dei premolari sono ampliati

mesio-distalmente per un migliore controllo

delle rotazioni. Tutti gli attacchi sono dotati

di uncini gengivali per rendere più agevole la

legatura dell’arco all’interno dello slot*.

Recentemente Scuzzo e Takemoto hanno

ideato un attacco molto più piccolo rispetto

a quelli precedentemente utilizzati: l’STb,

che rappresenta una svolta significativa dal

momento che permette l’utilizzo di forze

leggere con una ridotta frizione all’interno

3. Visione occlusale del bite plane dei brackets anteriori.

4. Apertura del morso anteriore e disclusione dei settori posteriori.

[email protected] 28 17/06/11 10.07

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dello slot* e nel contempo migliora

sensibilmente il comfort per il paziente4

(figura 5).

In Germania, Wiechmann sviluppa una

tecnica molto sofisticata per ottenere

brackets linguali personalizzati: il sistema

Incognito (vedi paragrafo Incognito®)6.

Questa breve disamina descrive solo una

minima parte dell’ampio panorama delle

sperimentazioni nel campo dei brackets,

ma può rendere l’idea del continuo

cambiamento e perfezionamento della

tecnologia alla base di questi importanti

manufatti che sono il fondamento della

terapia ortodontica.

Il bondaggio indirettoLa precisione della collocazione degli

attacchi in laboratorio e l’utilizzo di una

metodica di bondaggio indiretto sono le

“chiavi del successo” della terapia linguale.

Se si considera, infatti, che la superficie

linguale degli elementi dentari presenta

una geometria variabile e complessa e che

la riduzione del raggio di arcata rispetto

al versante vestibolare diminuisce, appare

chiara la necessità di un bondaggio

estremamente preciso, che non può che

essere effettuato grazie a mascherine di

trasferimento che garantiscano la posizione

degli attacchi programmata sul modello

della malocclusione. Pertanto il suddetto

posizionamento degli attacchi nella tecnica

linguale deve essere necessariamente

effettuato per via indiretta11 (figura 6).

Le mascherine di trasferimento sono

confezionate solo dopo che gli attacchi

sono stati singolarmente posizionati sul

modello in gesso. La morfologia delle

superfici linguali dei diversi elementi dentari è

talmente variabile da rendere necessaria una

individualizzazione della base dell’attacco per

ciascun dente. Ciò viene realizzato mediante

l’utilizzo di un cuscinetto di resina composita

che si adatta perfettamente alla superficie

linguale dell’elemento (figure 7 e 8).

Le due procedure di laboratorio più utilizzate

per il posizionamento degli attacchi, sono la

sistematica CLASS (Custom Lingual Appliance

Set-up Device)12 e la sistematica TARG (Torque/

Angulation Reference Guide)13.

La sistematica CLASS prevede la realizzazione

di un set-up ideale preparato su un duplicato

del modello in gesso della malocclusione. Gli

attacchi vengono poi posizionati sul set-up

utilizzando un cuscinetto di composito che

compensi la differenza tra la morfologia

6. Mascherina di trasferimento posizionata in bocca.5. Confronto tra attacchi ORMCO di settima generazione e ORMCO STb.

7. Cuscinetto di resina con attacchi ORMCO di

settima generazione.

8. Cuscinetto di resina con attacchi ORMCO STb.

[email protected] 29 17/06/11 10.07

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delle superfici linguali degli elementi dentari

e i brackets stessi. Una volta personalizzati

con le basi di composito, questi attacchi

vengono infine trasferiti dal set-up ideale al

modello della malocclusione sul quale viene

preparata la mascherina di trasferimento per il

bondaggio indiretto9.

La sistematica TARG prevede invece un

posizionamento degli attacchi direttamente

sul modello della malocclusione, sul

quale viene poi ricavata la mascherina di

trasferimento. Per fare ciò fu introdotto

dalla ORMCO nel 1984 il TARG, strumento

che permette il posizionamento dei

brackets a una precisa distanza dal margine

incisale, determinando l’altezza dello slot*

e programmando lo spessore di resina

per ogni singolo dente seguendo delle

precise prescrizioni di laboratorio (torque*,

angolazione e altezza) che variano a seconda

del tipo di trattamento che l’operatore

intende effettuare: con estrazione o senza

estrazione di elementi dentari. La metodica

TARG permette quindi di creare un set-up

virtuale a differenza della metodica CLASS che

utilizza invece un set-up reale dal duplicato del

modello della malocclusione14.

Nel 1986 Fillion15 migliorò il TARG inserendo

un calibro digitale per misurare la distanza, sul

piano orizzontale, dalla superficie vestibolare

del dente al fondo dello slot del bracket.

Si riusciva così, attraverso spessori variabili del

cuscinetto di resina, a uniformare lo spessore

del complesso dente-resina-attacco per il

settore frontale e per i due settori laterali,

permettendo di ottenere una forma precisa

dell’arco a “fungo” e riducendo le pieghe di

compenso* (figura 9).

La mascherina di trasferimento serve per

trasferire gli attacchi ormai personalizzati

con il cuscinetto di resina dal modello della

malocclusione alla bocca del paziente.

Vari tipi di mascherine e relativi materiali

sono stati nel tempo proposti e usati. Qui di

seguito ci limiteremo a illustrare brevemente

la procedura proposta da Fillion16.

Nell’ottica di dare alla mascherina una

valida stabilità, il primo passo prevede

la realizzazione di piccoli cunei sulle

superfici occlusali degli elementi del

modello in gesso in un cemento a base

resinosa foto-polimerizzabile. Per facilitare

successivamente il posizionamento in

bocca della mascherina, prima della

fotopolimerizzazione del cemento vi si

applicheranno delle etichette numerate

per ogni singolo dente (figura 10). Questo

permette, al bisogno, di sezionare la

mascherina in singole mascherine unitarie

facilmente riconoscibili. In una seconda fase

si procede al posizionamento del materiale

vinilpolisilossano su tutta l’arcata, inglobando

gli elementi dentari. Quando il materiale

sarà indurito verrà immerso con il modello in

acqua calda per almeno 30 minuti. Rimossa la

mascherina dal modello della malocclusione

si potrà rifinire con un bisturi tagliandola a

livello del bordo gengivale degli elementi.

(figure 11 e 12)

11. Mascherina di trasferimento intera.

9. Forma ideale dell’arco a “fungo”.

10. Cunei di cemento fotopolimerizzabile con

etichette numerate.

[email protected] 30 17/06/11 10.07

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Il paziente deve essere informato del disagio

iniziale che deriverà dall’ingombro dei

brackets che, tuttavia, sparirà con il passare di

qualche giorno17.

Il paziente deve giungere all’ortodontista

in ottime condizioni parodontali; i tessuti

devono essere sani: non edematosi e

non eritematosi, altrimenti la mascherina

non calzerà a perfezione, potendo avere

basculamenti indesiderati e l’adesione

potrebbe venire compromessa dal

sanguinamento gengivale. È quindi

opportuna una seduta di igiene orale

professionale 7-10 giorni prima del

bondaggio, oltre che una opportuna

motivazione all’igiene orale domiciliare.

Il bondaggio inizia con una accurata

detersione delle superfici linguali dell’arcata

da bondare con spazzolino in nylon e pasta

da profilassi senza fluoro (che inficerebbe

l’adesione); è poi necessario sabbiare le

medesime superfici con ossido di alluminio a

50 μm (Air Flow Prep K1, EMS Italia).

La sabbiatura prima della mordenzatura si

è dimostrata un’eccellente procedura per

migliorare l’adesione dei brackets. Il lavaggio

abbondante e prolungato con un getto

della pistola aria/acqua è fondamentale

per allontanare tutti i residui di ossido di

alluminio.

L’operatore deve provare la mascherina

di trasferimento e assicurarsi che calzi

perfettamente senza basculamenti.

La superficie del cuscinetto di resina che

aderirà alla superficie dentale deve essere

pulita con acetone per essere detersa

perfettamente.

Successivamente si procede all’isolamento

del campo attraverso retrattori con

sistema di aspirazione come il Nola Dry

Field System (Great Lakes Othodontics,

Tonawanda, New York, USA), che garantisce

l’asportazione completa della saliva e

dell’acqua mantenendo gli elementi dentali

completamente asciutti.

Dopo aver asciugato accuratamente gli

elementi con un gentile getto di aria, si

applica il mordenzante (acido ortofosforico al

37%) per 30-40 secondi.

Dopo aver lavato e asciugato accuratamente

gli elementi, si isolano ulteriormente con rulli

di cotone.

È importante verificare visivamente la

corretta mordenzatura delle superfici che

devono necessariamente presentare il tipico

aspetto bianco/gessoso; qualora non fosse

così bisognerà ripetere le fasi precedenti.

Si applica sulle superfici dentali mordenzate

il sistema adesivo (Orthosolo, ORMCO

Europe) e si sparge dolcemente con getto

d’aria. L’ortodontista a questo punto prende

la mascherina, che potrebbe anche venir

sezionata in più parti per comodità di

bondaggio, e posiziona un leggero strato

di composito fluido sul cuscinetto di resina

personalizzato in laboratorio.

Posiziona la mascherina e, prima

che l’assistente attivi il processo di

polimerizzazione, la fa aderire perfettamente

spingendola da linguale verso vestibolare.

Ultimata la polimerizzazione, l’operatore

può, ora, rimuovere la mascherina facendola

basculare con un movimento da vestibolare

verso linguale per evitare distacchi

accidentali degli attacchi.

Si rimuovono, infine, gli eccessi del sistema

adesivo con strumenti manuali e rotanti e

infine si procede al posizionamento dell’arco.

Ora l’ortodontista deve dedicare un tempo

adeguato a istruire il paziente su come

masticare e quali cibi evitare durante il

trattamento ortodontico; in genere si

consiglia di masticare a lungo e con molta

calma i cibi, evitare di addentare e strappare e,

soprattutto, non mangiare cibi duri come torrone,

pane con crosta, noci, caramelle dure ecc.

Piano di trattamento

L’ortodonzia linguale può essere utilizzata

come terapia di scelta per tutti i tipi di

malocclusione in soggetti a permuta

ultimata18. Questa scelta vincola però lo

specialista a mantenere una valida estetica

durante tutte le fasi del trattamento:

evitando possibilmente qualsiasi tipo di

ausilio metallico sulle superfici vestibolari

dei denti;

bondando entrambe le arcate con attacchi

linguali;

12. Mascherine di trasferimento unitarie ottenute sezionando la mascherina intera originaria.

[email protected] 31 17/06/11 10.07

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mascherando l’eventuale sito estrattivo

con faccette in resina, riducendole

gradualmente durante la chiusura dello

spazio (figure 13 e 14);

sostituendo protesi provvisorie in resina

con provvisori dotati di superficie palatale

metallica per ridurre il rischio di distacco

dell’attacco (figure 15 e 16).

Come sempre avviene nel piano di

trattamento ortodontico, l’arcata che guida

la scelta terapeutica è quella inferiore.

In presenza di una dentatura completa,

se si opta per estrarre dei denti nell’arcata

inferiore, necessariamente si dovranno

estrarre anche denti nell’arcata superiore.

Viceversa a volte pur non estraendo denti

inferiori si può optare per l’estrazione di

elementi superiori19.

Come nella tecnica vestibolare anche in

quella linguale, l’ortodontista si trova spesso

di fronte a una scelta importante: estrazioni

o non estrazioni di elementi dentari.

Gli attuali orientamenti terapeutici

prediligono una soluzione non estrattiva, se

possibile.

Il primo passo in una arcata con

affollamento dentale sia superiore

che inferiore consiste nel modificarne

gradualmente la forma.

La tecnologia oggi ci viene incontro con

fili di nuova generazione al Nichel-Titanio

dotati di una estrema elasticità e memoria

tali da consentirne l’alloggiamento in tutti

gli slot* degli attacchi anche in presenza di

significativi disallineamenti20 (figura 17).

In casi in cui l’affollamento del gruppo

15. Provvisorio inadeguato per bondaggio di 1.2 e 2.1.

13. Faccetta in resina per mascherare sito estrattivo di 1.4 14. Faccetta in resina per mascherare sito estrattivo di 2.4.

16. Superficie metallica su 1.2 con estensione su 1.1.

[email protected] 32 17/06/11 10.07

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frontale sia caratterizzato prevalentemente

da una retroinclinazione degli incisivi, è

possibile modificare la forma dell’arcata con

un arco che spinga dolcemente il settore

frontale in direzione vestibolare.

È da considerare però che la tecnica

linguale è, per sua prerogativa, una tecnica

espansiva; pertanto è bene prestare

particolare attenzione nel controllare

questo movimento di proclinazione per

non trovarsi con degli spazi in eccesso

(figure 18 e 19).

Lo stripping interprossimale è la metodica

più utilizzata come valida alternativa

all’estrazione di elementi dentari, ma va

gestita con estrema cautela.

È consigliabile per un valido risultato non

ridurre mai i diametri dentali prima del

bondaggio, ma solo dopo che l’arco avrà

creato lo spazio necessario per l’inserimento

dello strumento prescelto.

Lo stripping dovrà essere effettuato previo

parziale allineamento, per evitare di

effettuare una riduzione non corretta del

punto di contatto.

Nei casi con severo affollamento è

consigliabile iniziare lo stripping dai settori

posteriori per recuperare gradualmente lo

spazio anteriormente.

Nella nostra pratica clinica preferiamo

utilizzare per il settore frontale (incisivi e

canini) strisce metalliche diamantate o

dischi diamantati montati su contrangolo

azzurro, mentre nei settori posteriori si

preferisce utilizzare frese al carburo di

tungsteno montate su turbina.

Nelle figure 20 e 21 è mostrata la visione

occlusale di un caso di affollamento

del distretto anteriore, in cui, grazie allo

stripping dei settori laterali, si è potuto

ricreare lo spazio necessario all’allineamento

del gruppo frontale.

Nell’arcata superiore in alcuni casi

di affollamento dentale si preferisce

distalizzare i settori laterali in alternativa

allo stripping. Tale movimento può essere

ottenuto con vari dispositivi ausiliari.

Fra questi, quello da noi preferito è il

pendulum di Hilgers dotato di una molla

18. Filo con ansa di proclinazione del settore frontale inferiore

17. Visione occlusale di arcata disallineata con filo elastico in Nichel-Titanio.

19. Eccesso di attivazione nella proclinazione frontale con apertura non

voluta di spazio anteriore.

[email protected] 33 17/06/11 10.07

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P ortodonzia

distalizzante in TMA (Titanium-Molybdenum-

Alloy) che Scuzzo e Takemoto20 hanno poi

modificato per ottimizzare il movimento

corporeo dei molari.

Nella figura 22 è mostrata una visione

occlusale di un pendulum utilizzato in un

caso di affollamento del distretto anteriore

per la distalizzazione dei settori laterali.

Arcata superiore Come in tutte le

meccaniche ortodontiche, il primo obiettivo

è caratterizzato da un allineamento e

livellamento dei denti dell’arcata per poi

procedere a un iniziale arretramento del

canino nel sito dell’estrazione del premolare21

(figura 23). La distalizzazione del canino

dovrà limitarsi a consentire l’allineamento del

gruppo frontale correggendo nel contempo

le eventuali rotazioni. Prima di procedere

alla chiusura totale dello spazio estrattivo

mediante arretramento in massa dei frontali, è

bene controllare il torque* del gruppo frontale

stesso. Completata la chiusura degli spazi di

estrazione, non resta che la finalizzazione con

archi leggeri per ottimizzare l’allineamento e

l’ingranamento con l’arcata antagonista.

Arcata inferiore Se si è proceduto

all’estrazione di elementi dentari, si

seguiranno le medesime fasi descritte per

l’arcata superiore.

Nel caso in cui non si opti per le estrazioni,

si partirà con l’usuale fase di allineamento e

livellamento, sfruttando eventualmente anche

le procedure di stripping interprossimale o

di proclinazione del gruppo frontale e di

controllo delle rotazioni.

Si proseguirà poi con il controllo del torque*

del gruppo frontale e infine si concluderà

con la finalizzazione come precedentemente

esposto.

20. Affollamento del settore anteriore inferiore. 21. Allineamento dei frontali dopo stripping dei settori laterali.

22. Pendulum modificato di Scuzzo e Takemoto. 23. Iniziale arretramento dei canini nel sito estrattivo.

[email protected] 34 17/06/11 10.07

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Da sempre, i fattori critici del trattamento

ortodontico sono la collaborazione del

paziente e l’ancoraggio* necessario a

dissipare la forza di reazione indesiderata

durante gli spostamenti dentari, come ad

esempio avviene nelle fasi di chiusura degli

spazi nei siti estrattivi.

Fino a poco tempo fa la perdita di

ancoraggio veniva contrastata con l’uso di

elastici intermascellari che il paziente era

costretto a portare assiduamente (figura 24)

e che pertanto, a volte, mal tollerava.

Oggi la tecnologia ancora una volta ci

facilita, offrendoci la possibilità di usare

mini-impianti22.

Sono dispositivi temporanei a cui vengono

collegate trazioni per ottenere movimenti

dentali con il vantaggio biomeccanico di un

massimo ancoraggio extradentale.

Questi presidi sono di facile inserzione, a

carico immediato e possono essere rimossi

con estrema facilità (figure 25 e 26).

Contenzione di fine cura

Il riposizionamento dentale indotto dalla

terapia ortodontica porta a una potenziale

instabilità occlusale con conseguente

rischio che i denti possano perdere con

il tempo, almeno in parte, l’allineamento

ottenuto. Pertanto alla rimozione

dell’apparecchiatura ortodontica, sarà

necessario far seguire un periodo più o

meno lungo di contenzione per evitare il

rischio di parziali recidive23.

Senza voler andare in profondità di un

argomento assai vasto, vorremmo qui

illustrare brevemente le metodiche di

contenzione più utilizzate.

Come nel trattamento vestibolare, la

contenzione potrà avvalersi di presidi

mobili o fissi e, trattandosi di soggetti adulti,

dovrà rispettare l’esigenza estetica del

paziente.

La contenzione mobile, spesso scarsamente

estetica, si può ottenere con l’utilizzo di una

placca superiore in resina tipo Hawley con

arco metallico vestibolare modellato per

24. Elastici intermascellari di ancoraggio. 25. Mini-impianti per ancoraggio massimo extradentale e braccio

di leva per arretramento in massa dei frontali.

26. Visione radiografica relativa alla figura 25.

[email protected] 35 17/06/11 10.07

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P ortodonzia

seguire la curvatura vestibolare dell’arcata

(figura 27). Tale apparecchiatura va portata

quotidianamente nelle ore notturne e

pertanto non limita la vita sociale del soggetto.

Una valida alternativa è rappresentata da una

mascherina termo-stampata che, per la sua

trasparenza, è più estetica e quindi portabile

anche durante il giorno. Nell’arcata inferiore la

tendenza alla recidiva è più marcata, pertanto

si preferisce ricorrere a degli splintaggi

extracoronali.

La contenzione fissa è senza dubbio quella

che offre maggiori garanzie di stabilità e non

richiede collaborazione da parte del paziente,

cosa invece necessaria per quanto riguarda la

contenzione mobile. L’uso di splintaggi sulla

superficie linguale degli elementi del gruppo

frontale superiore e inferiore è la metodica

più utilizzata e la meno invasiva. Nei casi non

estrattivi lo splintaggio si limita abitualmente ai

sei denti anteriori (da canino a canino), mentre

nei casi estrattivi si preferisce estenderlo fino

ai premolari per evitare il rischio di apertura di

piccoli spazi nel sito della pregressa estrazione.

Il filo che si utilizza è preferibilmente di tipo

intrecciato. Recentemente è entrato in uso un

filo in Nichel-Titanio .012, che contrariamente

ai fili tradizionali, possiede una memoria

elastica in modo da favorire piccole correzioni

di eventuali imprecisioni dell’allineamento

a fine trattamento, che richiederebbero

viceversa un allungamento del tempo della

terapia attiva. Data la sua memoria elastica è

importante che il filo sia adattato alla forma

dell’arcata linguale, per evitare non desiderati

movimenti dentali indotti dallo splintaggio

stesso. Il filo, dopo accurata detersione delle

superfici, viene posizionato preferibilmente

all’altezza dei punti di contatto interprossimali

per consentire l’uso di presidi di igiene orale

interdentali quali filo o scovolini. Una volta

scelta la posizione del retainer, si procederà

alle consuete fasi di incollaggio con

mordenzatura, posizionamento del sistema

adesivo e applicazione di resine fluide per

fissare il filo a ciascun elemento (figura 28).

Nuove tecnologie in ortodonzia linguale

Nel 2002, Wiechmann24 ha illustrato una

metodica linguale denominata Incognito®,

che utilizza un sistema di brackets al 100%

individualizzati (TOP-Service für Lingualtechnik,

3M Unitek, Bad Essen, Germania).

Grazie a una scansione tridimensionale ad alta

risoluzione della superficie linguale di ciascun

elemento dei modelli del set-up è possibile

ottenere degli attacchi personalizzati.

Gli attacchi vengono poi incollati sul modello

della malocclusione per la realizzazione della

mascherina di trasferimento. Wiechmann ha

27. Placca di Hawley con arco vestibolare resinato. 28. Splintaggio con filo a memoria elastica in Nichel-Titanio.

29. Incognito®: set-up manuale del duplicato della malocclusione. (Per gentile concessione del

dr. Wiechmann)

[email protected] 36 17/06/11 10.07

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anche ideato la fabbricazione individualizzata

di archi. Gli archi vengono modellati da un

robot di piegatura grazie alla scansione della

posizione dell’attacco con l’uso di una speciale

fotocamera 3D (Orthomate®, Orametrix ®,

Dallas, TX, USA) (figure 29, 30 e 31).

I vantaggi offerti da tale metodica secondo i

diversi Autori, sono molteplici: miglioramento

del comfort del paziente perché l’attacco

risulta più aderente alla superficie linguale del

dente con conseguente minore spessore del

cuscinetto di resina, rebonding degli attacchi

semplificato grazie a una base dell’attacco

molto estesa, con conseguente minore

probabilità di distacchi, minore impatto

sulla parola con un periodo di adattamento

più breve25-27. Nella figura 32 sono illustrate

le fasi iniziali e finali di un caso di severo

morso profondo anteriore trattato con

apparecchiatura Incognito®.

Il posizionamento dei brackets, come visto,

è una delle procedure più impegnative e

complesse nell’ortodonzia linguale e che

influenza il successo di tutto il trattamento.

Un posizionamento impreciso crea inoltre

31. Incognito®: robot di piegatura degli archi. (Per gentile concessione

del dr. Wiechmann)

30. Incognito®: attacchi al 100% individualizzati incollati al modello della

maloccusione. (Per gentile concessione del dr. Wiechmann)

32. Trattamento ortodontico con sistema Incognito®

[email protected] 37 17/06/11 10.08

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38

P ortodonzia

difficoltà nella fase di rifinitura del caso e un

allungamento dei tempi alla poltrona per la

necessità di eseguire una serie di pieghe di

compenso* nell’arco.

Per ovviare a questi inconvenienti, Fillion28

ha ideato un sistema, denominato Orapix,

che associa i vantaggi clinici di una tecnica a

filo diritto con la precisione dell’elaborazione

digitale 3D.

La tecnica prevede la rilevazione delle

impronte delle arcate e la loro successiva

scansione tridimensionale; viene quindi

eseguito a computer un set-up virtuale

attraverso l’uso di un software dedicato.

L’operatore controlla e a sua discrezione

modifica manualmente la posizione di

dente e attacco. Il software farà poi un test

di collisione tra gli elementi antagonisti

delle due arcate, dando modo all’operatore

di verificare se la posizione programmata

dei denti è corretta anche dal punto di vista

dell’ingranamento occlusale.

A questo punto vengono scelti nella

libreria virtuale i brackets che vengono

spostati dall’operatore orizzontalmente e

verticalmente fino al raggiungimento della

corretta posizione sulle superfici linguali

degli elementi dentari. Terminata la fase di

posizionamento degli attacchi, il software

mostra l’arco virtuale passante per il centro

degli slot*.

La tecnologia CAD/CAM (sistema software

per la progettazione e la fabbricazione

assistita da computer) viene, infine, sfruttata

per produrre i jig di trasferimento necessari

per posizionare gli attacchi sui denti della

malocclusione con assoluta precisione.

Una volta posizionati tutti gli attacchi con

l’ausilio dei jig e realizzato il cuscinetto di

resina, si procederà al confezionamento

della mascherina di trasferimento come

precedentemente descritto.

Questa caratteristica ha permesso lo

sviluppo di una tecnica linguale a filo

diritto, che evita le pieghe che venivano

abitualmente effettuate dall’operatore per

ottenere la tradizionale forma a “fungo” dell’arco

ortodontico, oltre alle eventuali pieghe di

compenso* dovute a disallineamenti degli

attacchi (figure 33, 34 e 35).

Gli spessori dei cuscinetti di composito

vengono così ridotti soprattutto nel settore

incisivo, dove è più complesso il controllo

del torque*, migliorando così la gestione

del caso, i tempi alla poltrona e la fase di

rifinitura.

Nella figura 36 sono rappresentate le

visioni occlusali superiore e inferiore di un

33. Orapix: set-up virtuale con software dedicato.

(Per gentile concessione del dr. Fillion)

34. Orapix: arco virtuale diritto passante per il centro degli slot.

(Per gentile concessione del dr. Fillion)

35. Orapix: jig di trasferimento degli attacchi sul modello della malocclusione.

(Per gentile concessione del dr. Fillion)

[email protected] 38 17/06/11 10.08

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39

caso trattato con sistematica Orapix in cui

è possibile notare il movimento dentale

ottenuto con arco diritto.

Tecnica linguale e chirurgia ortognatica Le tecniche combinate di ortodonzia e

chirurgia maxillo-facciale hanno avuto

negli ultimi anni notevole diffusione,

ampliando la possibilità terapeutica nel

soggetto a fine crescita. Infatti, soggetti

ormai scheletricamente adulti non possono

godere di interventi ortodontici che mirino

alla modificazione delle basi scheletriche.

Tali trattamenti combinati offrono soluzioni

estetiche e funzionali di grande qualità per

risolvere disarmonie del terzo inferiore del viso.

Mentre fino a pochi anni fa la chirurgia

ortognatica era riservata a pazienti con

gravi malocclusioni e disarmonie del viso

con significative alterazioni della funzione

masticatoria, oggi, grazie alla semplificazione

delle tecniche chirurgiche che utilizzano

metodiche di fissazione con ridotto trauma

operatorio e postoperatorio, questo tipo di

approccio terapeutico viene anche utilizzato

per la correzione di problematiche di carattere

prevalentemente estetico29. Un paziente

disposto a un cammino lungo e complesso

allo scopo di ottenere un miglioramento

dell’estetica del viso, è un paziente che male

accetta una apparecchiatura ortodontica assai

evidente, ma è portato a richiedere una valida

estetica anche durante le fasi ortodontiche,

cosa che solo la tecnica linguale può offrire30.

Le anomalie ortognatiche che più

frequentemente vengono corrette con

trattamento chirurgico sono: le II classi

severe che richiedano o un avanzamento

mandibolare o l’osteotomia Le Fort I o la

combinazione delle due tecniche chirurgiche

(figura 37), la correzione del morso aperto

36. Movimento dentale con sistema Orapix: si noti l’assenza della consueta forma a “fungo” dell’arco.

37. Modificazione del profilo dopo chirurgia ortognatica di una II classe scheletrica e dentale con

estrazione dei quattro primi premolari.

[email protected] 39 17/06/11 10.08

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40

P ortodonzia

scheletrico e quella delle III classi di grave

entità (figura 38).

Non vi sono controindicazioni a priori nell’uso

dell’ortodonzia linguale nella fase pre- e

post-chirurgica delle diverse problematiche

ortognatiche, perché è sufficiente posizionare

dei bottoni sulla superficie vestibolare di

alcuni elementi per facilitare l’utilizzo di elastici

intermascellari durante il primo mese post-

chirurgico. Il ruolo dei suddetti elastici risulta

fondamentale per ottimizzare un corretto

ingranamento interocclusale.

Tecniche a confronto

Dall’analisi della letteratura non si rivelano

differenze statisticamente significative tra

tecnica linguale e vestibolare nell’efficacia

della correzione della malocclusione11.

I pazienti che intraprendono un percorso

di terapia fissa linguale mostrano spesso

un migliore controllo dell’apparecchio

ortodontico. Hanno infatti maggiore

consapevolezza riguardo al proprio assetto

dentale e dimostrano una maggiore

collaborazione31.

Dopo un breve periodo di adattamento

iniziale, l’apparecchiatura risulta più

confortevole nella gestione quotidiana. Uno

studio del 200030 ha valutato le differenze

di gestione e di adattamento da parte del

paziente ai due tipi di apparecchiatura

ortodontica: vestibolare e linguale. In un

gruppo di pazienti destinati alla chirurgia

ortognatica, sono state posizionate una

apparecchiatura fissa vestibolare nell’arcata

inferiore e una linguale nella superiore.

I risultati evidenziano una gestione meno

accurata e attenta e una maggiore difficoltà

ad abituarsi all’apparecchiatura vestibolare

inferiore.

Lo stesso studio riferisce inoltre che coloro

che praticano uno sport di contatto hanno

notevoli vantaggi con l’apparecchiatura

linguale: non solo per la minore possibilità

di subire traumi più cruenti a causa del

contatto del metallo dei brackets con la

mucosa labiale, ma anche perché qualora

avessero bisogno di un bite di protezione

buccale, questo avrebbe un’aumentata

ritenzione e un più comodo alloggiamento

nella cavità orale.

38. Modificazione del profilo dopo chirurgia

ortognatica di una III classe scheletrica e

dentale con morso aperto anteriore.

39. Caso ideale: inizio trattamento

ortodontico.

[email protected] 40 17/06/11 10.08

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Una serie di articoli analizza il disagio e

le limitazioni funzionali conseguenti al

bondaggio linguale: sintomi e segni di

discomfort si registrano nell’immediatezza

del posizionamento e regrediscono nel giro

di alcuni giorni.

Si riportano punti di pressione o

sfregamento, arrossamenti, piccole

escoriazioni e lesioni a carico della lingua

così come problemi legati al mordere e

masticare i cibi e sensazione di restrizione

dello spazio per la lingua il giorno seguente

al posizionamento dell’apparecchiatura32.

Altri parametri che ci riferiscono il disagio

del paziente, ad esempio la difficoltà nel

parlare, non sono altrettanto predicibili,

ma comunque vengono influenzati da

dimensione e forma dell’arcata, pattern

scheletrico, caratteristiche della lingua, età e

sesso del paziente.

Possiamo concludere che sia i pazienti

in trattamento linguale che quelli in

trattamento vestibolare lamentano

discomfort all’inizio del trattamento; questo

tende poi a scomparire completamente

entro pochi giorni.

Ovviamente la localizzazione del

dolore è differente per le due

apparecchiature: sofferenza alla lingua

si avrà maggiormente nella terapia con

apparecchio linguale, mentre fastidi a

guance e labbra prevarranno nei pazienti

con apparecchiatura vestibolare. Non si

registrano discrepanze rilevanti nell’abilità

a masticare o nello spazzolamento dei

denti. L’adattamento a entrambe le

apparecchiature e la scomparsa dei sintomi

si hanno in archi di tempo assolutamente

sovrapponibili33.

42. Caso ideale: fine trattamento ortodontico.

40. Caso ideale: allineamento dentale prima della finalizzazione e della

correzione del restauro incongruo sul 2.1.

41. Caso ideale: allineamento dentale finale nell’arcata inferiore poco

prima della rimozione dell’apparecchiatura linguale.

[email protected] 41 17/06/11 10.08

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42

P ortodonzia

Ortodonzia linguale e salute oraleIl mantenimento di una corretta igiene orale,

con eliminazione accurata della placca, è

un requisito indispensabile per tutelare la

salute orale durante qualsiasi trattamento

ortodontico fisso. In un soggetto portatore di

dispositivi ortodontici fissi si assiste infatti a:

1. riduzione dell’autodetersione e

igiene orale più difficoltosa a causa

dell’ingombro rappresentato dalle

apparecchiature, con conseguenti depositi

di placca soprattutto al di sotto degli archi

metallici e tra bracket e gengiva;

2. riorganizzazione della flora batterica

intraorale e sottogengivale (calo del

numero di cocchi e proliferazione

di spirochete associate a malattia

parodontale con ipertrofia gengivale

e creazione di pseudotasche) e infine

incremento dei batteri cariogeni;

3. processi infiammatori a carico del tessuto

parodontale, legati ai fenomeni biologici che

si verificano durante lo spostamento dentale.

I suddetti fattori aumentano il rischio per il

paziente di sviluppare demineralizzazioni

(“white spots”), lesioni cariose e periodontiti34.

A differenza dell’ortodonzia vestibolare, per

la quale sono stati scientificamente studiati

vari programmi di prevenzione orale35,36,

studi simili, validi per il trattamento linguale,

risultano ancora in numero limitato. Il

controllo dell’igiene orale è, infatti, più

complesso per i pazienti trattati con la

tecnica linguale perché le superfici dentarie

sulle quali sono attaccati i brackets sono

più difficilmente raggiungibili e visibili37.

Nel 1978 Fujita38 aveva già espresso le sue

43. Caso estrattivo: inizio trattamento ortodontico.

45. Caso estrattivo: meccanica di scorrimento per la chiusura dello spazio di

estrazione del 3.6 e ricentratura della linea mediana verso sinistra.

44. Caso estrattivo: meccanica di scorrimento per la chiusura degli

spazi nei siti di estrazione di 1.5 e 2.4.

[email protected] 42 17/06/11 10.08

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43

preoccupazioni a riguardo senza addurre

però prove scientifiche. Più tardi Hohoff37 ha

confermato questa ipotesi con uno studio

prospettico longitudinale.

Prima di iniziare un trattamento ortodontico

linguale, quindi, dovrebbe essere attribuita

particolare importanza all’elaborazione di un

piano di istruzione e motivazione del paziente

all’igiene orale domiciliare e di assistenza

professionale periodica39,40. È necessario,

inoltre, ridurre il rischio di sviluppare white

spots o nuove lesioni cariose attraverso

l’uso domiciliare di prodotti a base di fluoro,

derivati della caseina con l’aggiunta di

fluoro e clorexidina. Durante un trattamento

ortodontico con apparecchiature fisse, inoltre,

si rendono necessari diversi strumenti di

igiene orale complementari allo spazzolino,

come scovolini, spazzolini monociuffo,

superfloss, water-pik. È importante informare

il paziente del maggiore rischio di ammalare

di gengivite in caso di mancata adesione

al programma di mantenimento della sua

salute orale. Bisogna, infine, sottolineare che

l’igienista dentale rappresenta la figura di

riferimento per l’educazione e la motivazione

del paziente e che l’insegnamento delle

tecniche di igiene orale deve essere

periodicamente rinnovato per non far

perdere la motivazione.

Casi clinici

Anamnesi Paziente di sesso maschile di

anni 33 con affollamento e moderata

sproporzione dento-alveolare a livello dei

settori anteriori. I classe scheletrica e dentale.

Ampia ricostruzione estetica in eccesso su

2.1. Buona igiene orale e salute parodontale.

Nella figura 39 sono illustrate le visioni

frontale, laterale e occlusali del paziente

a inizio cura. Aspettative del paziente:

miglioramento estetico del sorriso.

Piano di trattamento Avendo il paziente

una corretta occlusione nei settori laterali,

l’obiettivo sarà quello di mantenere la

46. Caso estrattivo: visioni occlusali prima e dopo il trattamento ortodontico. Si noti il cambiamento

delle forme di arcata.

47. Caso estrattivo: visioni dell’ingranamento occlusale finale e del cambiamento del profilo dal

punto di vista radiografico

[email protected] 43 17/06/11 10.08

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44

P ortodonzia

forma delle arcate e risolvere l’affollamento

anteriore mediante un moderato stripping

interprossimale. Dopo aver corretto le

rotazioni, si procederà a ridurre il diametro

mesio-distale del restauro estetico incongruo

sul 2.1. Contenzione: retainer fisso attivo nel

gruppo frontale inferiore e retainer termo-

stampato superiore.

Fasi cliniche Bondaggio indiretto con

attacchi ORMCO STb e utilizzo di fili

super-elastici per permettere un iniziale

allineamento e livellamento delle arcate in

previsione dello stripping interprossimale

(figure 40 e 41), effettuato il quale si finalizza

il caso con l’utilizzo di fili a sezione quadrata

in TMA di diametro .0175 x .0175.

Dopo circa 10 mesi di trattamento l’obiettivo

estetico è raggiunto e verrà mantenuto con

le contenzioni (figura 42).

Anamnesi Paziente di sesso femminile di

anni 30. II classe scheletrica, I classe dentale

a sinistra, II classe dentale a destra con

conseguente deviazione delle linea mediana

inferiore di 4 mm verso destra. La paziente

presenta inoltre un severo morso a forbice

bilaterale a livello dei molari. Sufficiente

igiene orale e presenza di recessioni

gengivali più marcate nel gruppo frontale

con degrado di vari elementi dentari. Nella

figura 43 sono illustrate le visioni laterali

e occlusali della paziente a inizio cura.

Aspettative della paziente: miglioramento

funzionale ed estetico.

Piano di trattamento Data la proclinazione

degli elementi del gruppo frontale superiore e

inferiore, si opta per un trattamento estrattivo.

Valutata la situazione conservativa degli

elementi, si decide di estrarre nell’arcata

superiore 1.5 e 2.4 e nell’arcata inferiore

48. Caso non estrattivo: inizio trattamento ortodontico.

49. Caso non estrattivo: filo a sezione ridotta con meccanica a

bassa frizione (arcata superiore).

50. Caso non estrattivo: filo a sezione ridotta con meccanica a bassa frizione (arcata

inferiore).

[email protected] 44 17/06/11 10.08

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45

l’elemento 3.6, gravemente compromesso, per

ridurre in parte la proclinazione del gruppo

frontale e nel contempo ricentrare la linea

mediana inferiore con la superiore. Lo spazio

restante del sito estrattivo inferiore verrà

colmato con la migrazione in senso mesiale

di 3.7 e 3.8. Contenzione: data la complessità

del trattamento e le estrazioni asimmetriche,

la contenzione sarà rigorosamente fissa in

entrambe le arcate.

Fasi cliniche Nella fase iniziale prima di

procedere al bondaggio e alle estrazioni, la

paziente ha portato un bite anteriore per

svincolare la masticazione e risolvere il morso

a forbice posteriore. Successivamente è stato

eseguito il bondaggio indiretto con attacchi

ORMCO di settima generazione e si è utilizzata

la meccanica di trattamento secondo la

sequenza illustrata precedentemente per i casi

estrattivi. Fattore importante in questi casi è il

mantenimento di un corretto torque* dei gruppi

frontali durante la chiusura degli spazi. Si noti

pertanto lo spessore dei fili utilizzati in questa

fase (fili in acciaio .016 x .022) (figure 44 e 45).

Ottenuta la chiusura degli spazi e ottimizzato

l’ingranamento occlusale con l’ausilio di fili

rotondi leggeri in TMA, si procede alla rimozione

dell’apparecchiatura e al posizionamento degli

splintaggi (figure 46 e 47).

Anamnesi Paziente di sesso femminile di

anni 45. I classe scheletrica e dentale con

severo affollamento nel distretto frontale

inferiore condizionato da una contrazione

dell’arcata superiore nei settori laterali.

Scarsa igiene orale e perdita dell’elemento

4.6; presenza di alcuni elementi ricoperti

da corone protesiche. Marcato sorriso

gengivale. Nella figura 48 sono illustrate

le visioni laterali e occlusali della paziente

a inizio cura. Aspettative della paziente:

miglioramento estetico evitando l’estrazione

dell’incisivo centrale inferiore di sinistra

prospettata dal collega protesista.

Piano di trattamento Data la possibilità

51. Caso non estrattivo: visioni occlusali prima e dopo il trattamento ortodontico. Si noti il

cambiamento delle forme di arcata.

52. Caso non estrattivo: visioni dell’ingranamento occlusale finale e del miglioramento del sorriso

gengivale.

[email protected] 45 17/06/11 10.08

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46

P ortodonzia

di utilizzare fili estremamente elastici e

forze leggere con attacchi STb, si opta per

modificare dolcemente e gradualmente la

forma delle arcate in modo da risolvere il

severo affollamento senza estrazioni, ma

con un moderato stripping interprossimale

inferiore. Obiettivo principale sarà quello di

contenere al massimo la proclinazione

degli incisivi inferiori per non perdere

attacco gengivale. Contenzione: dato

il severo affollamento inferiore, la

contenzione sarà fissa e attiva inferiormente

e termo-stampata superiormente.

Fasi cliniche Si esegue bondaggio

indiretto con attacchi ORMCO STb e si

utilizzano unicamente fili rotondi a sezione

ridotta, inizialmente in Nichel-Titanio e

successivamente in TMA sfruttando una

meccanica a bassa frizione (figure 49 e 50).

Si noti il netto cambiamento della forma

delle arcate e l’allineamento ottimale dei

gruppi frontali, nonché il miglioramento del

sorriso gengivale (figure 51 e 52).

}

Corrispondenza

Maria Grazia Cagetti

Clinica Odontoiatrica, Dipartimento di Medicina,

Chirurgia e Odontoiatria,

Università degli Studi di Milano, AO San Paolo,

Via Beldiletto 1 - 20142 Milano

[email protected]

Ringraziamenti

Gli Autori desiderano ringraziare tre giovani colleghe:

le dottoresse Laura Morosini, Giulia Faggioni

e Marianna Lorusso, per l’aiuto nella ricerca bibliografica

e di revisione degli articoli.

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47

1 L’ortodonzia linguale è una tecnica nata con lo scopo di:

a – ridurre le difficoltà di articolazione della parola

prodotte con apparecchiature vestibolari

b – trattare pazienti in età evolutiva

c – trattare pazienti adulti con esigenze estetiche

d – trattare pazienti con terapie implantari

2 Il paziente con apparecchiatura ortodontica linguale

necessita:

a – di sedute di igiene orale professionale mensili

b – di una fase di finalizzazione ortodontica con

mascherine termo-stampate

c – di contenzioni di fine cura

d – di una fase di finalizzazione ortodontica con attacchi

vestibolari

3 Il bondaggio in ortodonzia linguale:

a – è sempre di tipo diretto

b – è sempre di tipo indiretto

c – è di tipo indiretto solo nei casi di severo affollamento

dentale

d – è di tipo indiretto unicamente per bondare attacchi persi

durante il trattamento

4 Le mascherine di trasferimento:

a – vengono preparate dall’ortodontista direttamente nel

cavo orale del paziente

b – vengono preparate in laboratorio sul modello in gesso

della malocclusione

c – contengono attacchi non personalizzati

d – non sono sempre indispensabili per la realizzazione

del bondaggio indiretto

5 la tecnica linguale è una tecnica:

a – espansiva

b – non espansiva

c – controindicata per la correzione di malocclusioni con

sproporzione dento-alveolare

d – che permette la chiusura degli spazi più veloce

6 Gli attacchi ortodontici nella tecnica linguale

vengono:

a – personalizzati attraverso un cuscinetto di cemento

vetro-ionomerico

b – personalizzati unicamente nella metodica Incognito®

c – sempre personalizzati

d – personalizzati solo in caso di superfici linguali irregolari

7 La biomeccanica ortodontica in tecnica linguale:

a – differisce da quella vestibolare per quanto concerne

tutti i tipi di movimento

b – differisce unicamente per quanto concerne i movimenti

di tipping

c – differisce unicamente per quanto concerne i movimenti di

rotazione

d – non differisce da quella vestibolare per quanto concerne i

diversi movimenti

8 Prima di bondare le super!ci linguali dei diversi

elementi dentari è necessario:

a – detergerle con uno sciacquo a base di clorexidina allo 0.05%

b – detergerle con spazzolino di nylon e pasta da profilassi

fluorata

c – sabbiarle con ossido di alluminio a 50 μm

d – detergerle con uno sciacquo di ipoclorito

9 L’ancoraggio in ortodonzia linguale:

a – non può avvalersi dell’uso di elastici intermascellari

b – può avvalersi dell’uso di mini impianti

c – può essere solo extra-dentale

d – non viene considerato

10 Nella sistematica Orapix:

a – si esegue un set-up virtuale attraverso l’uso di un software

dedicato

b – si esegue un set-up reale della malocclusione

c – non si esegue il set-up, perché non necessario

d – si esegue un set-up virtuale nei casi poco complessi e reale

nei casi estrattivi

11 Gli svantaggi della tecnica linguale sono:

a – minor possibilità di subire traumi più cruenti a causa del

contatto del metallo dei brackets con la mucosa orale

b – nei pazienti che fanno sport e devono portare un bite di

protezione buccale

c – sofferenza alla lingua

d – fastidio a guance e labbra

12 L’ortodonzia linguale nella chirurgia ortognatica:

a – presenta grosse controindicazioni nella fase pre chirurgica

b – prevede il posizionamento dei bottoni sulla superficie

vestibolare di alcuni elementi per facilitare l’utilizzo di elastici

intermascellari

c – non è possibile

d – aumenta notevolmente i tempi di trattamento

Questionario di valutazione dell’apprendimento ECMScegliere una sola risposta esatta per ogni domanda. Per il superamento del test di valutazione dell’apprendimento

è necessario rispondere correttamente all’80% delle domande proposte (10 su 12)

[email protected] 47 17/06/11 10.08