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LA MEMORIA PRIMARIA E I REGISTRI SENSORIALIPROF. FRANCESCO ROSA

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Università Telematica Pegaso La memoria primaria e i registri sensoriali

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente

vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore

(L. 22.04.1941/n. 633)

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Indice

1 LA MEMORIA PRIMARIA ------------------------------------------------------------------------------------------------- 3

2 I REGISTRI SENSORIALI -------------------------------------------------------------------------------------------------- 5

BIBLIOGRAFIA ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 7

Università Telematica Pegaso La memoria primaria e i registri sensoriali

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente

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1 La memoria primaria

Diverse ricerche (Brown e Kulic, 1977) dimostrarono che esisteva un “processo d'oblio”, o

perdita d'informazione, molto rapido che inizia subito dopo l'acquisizione dell'informazione

attraverso stimoli che provengono dall'ambiente, ma non si conosceva con esattezza l'entità della

perdita a scadenze molto brevi e a date molto lunghe.

Per riuscire in quest'intento divenne necessario monitorare l'operazione compiuta subito

dopo aver accolto un'informazione: questa operazione prese il nome di ripetizione subvocalica o

rehearsal (ad es. la ripetizione continua di un numero telefonico per far sì di poterlo ricordare fino a

che non viene digitato sul telefono).

Brown teorizzò l'esistenza di un magazzino a breve termine con caratteristiche molto diverse

da un archivio a lungo termine: il limite fra i due magazzini (memoria a breve termine, MBT, e

memoria a lungo termine, MLT) è dovuto al fatto che le tracce hanno un'esistenza breve, a meno

che non vengano riattivate dal rehearsal. Essi, inoltre, chiarirono i rapporti fra i due archivi, dando il

nome di memoria primaria ad un magazzino di capacità limitata pronto a disperdere le vecchie

informazioni nel caso si debba fare posto a quelle nuove: le informazioni espulse sono

definitivamente perdute. Questo processo può essere interrotto se gli elementi vengono sottoposti a

rehearsal, poiché tale operazione blocca l'accesso a nuove informazioni. Gli elementi ripetuti

rimangono, finché dura il rehearsal, nella memoria primaria, e durante questo periodo passano

nell'archivio a conservazione permanente o memoria secondaria. Non c'è un confine temporale

preciso fra i due sistemi: quando si esegue una prova di ricordo, l'informazione può trovarsi nella

memoria primaria, nella secondaria o in entrambe. Ecco perché nelle prove di memoria a breve

termine si possono rintracciare fenomeni d'oblio per interferenza. In altri termini, lo stimolo è

depositato nella memoria primaria, ma può essere spiazzato da stimoli successivi e in questo modo

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è definitivamente perso, mentre se è sottoposto a rehearsal esso rimane nella memoria primaria e

può passare alla memoria secondaria.

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2 I registri sensoriali

Dagli studi sulla rievocazione mnemonica è emerso che gli stimoli già archiviati necessitano

di un tempo maggiore per essere richiamati alla memoria: gli item ricordati per primi saranno

facilitati sugli altri, poiché le loro tracce sono ancora fresche; gli altri avranno invece un recupero

più difficoltoso perché le tracce sono deteriorate e gli ultimi non saranno ricordati perché le tracce

sono ormai scomparse. Queste osservazioni hanno creato aspettative di risposta sulla questione

concernente il limite di capienza della MBT. Sperling (1960) ha formulato l'ipotesi che tale limite

dipende da una particolarità nell'elaborazione dell’informazione: ciò che i sensi registrano è

provvisoriamente collocato in un sistema di memoria molto capiente ma molto rudimentale e

incapace di conservare per molto tempo le informazioni; occorre fare in modo di tradurre queste

informazioni in un sistema più stabile prima che esse decadano. Il decadimento è talmente rapido

che solo una parte delle informazioni può essere ripescata: questa quantità costituisce lo span. I dati

stavano a dimostrare che esisteva un archivio a brevissimo termine che poteva conservare per 2 o 3

decimi tutto o quasi il materiale letto; scaduto tale termine, le tracce andavano perdute, a meno che

non fossero intervenuti meccanismi capaci di trasferirle in altri archivi. La quantità di ricordo

corrispondente allo span di memoria immediata e ha un certo limite perché, nel breve volgere di un

paio di decimi di secondo, si riescono ad estrarre solo alcune delle informazioni depositate

nell'archivio a brevissimo termine, il quale aveva caratteristiche che rendevano la traccia una

riproduzione molto fedele dello stimolo. Si trattava di una memoria visiva, o meglio, iconica: se uno

stimolo visivo era immediatamente seguito da un altro, questi nella memoria iconica si

sovrapponevano; se, dopo lo stimolo, compariva un flash, questo cancellava la traccia dello stimolo

precedente. Ciò che era conservato nella memoria iconica, inoltre, era qualche cosa di grezzo, vale a

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dire un materiale non ancora elaborato. La memoria iconica opererebbe come una persona che

raccoglie distrattamente delle foto e ne fa un pacchetto: compie un'operazione veloce, ma non è in

grado di definire il contenuto preciso delle immagini.

Tuttavia, la rappresentazione iconica mal si concilia con l'esigenza di spiegare come sono

rappresentate situazioni dinamiche. Essa assomiglia ad un ritaglio, una specie di fotogramma, in cui

la realtà è colta in un particolare istante. Questi problemi s'incontrano tutte le volte che si suppone

esistano delle immagini in memoria, perché l'immagine è sempre qualcosa che non astrae dalla

realtà, ma si propone come una sua riproduzione integrale. Il secondo problema riguarda le fasi

dell'elaborazione dell'informazione: bisogna ricostruire i passaggi che seguono l'informazione, dal

momento in cui è raccolta e immagazzinata allo stato grezzo, al momento in cui è restituita dal

soggetto sottoposto ad una prova d'apprendimento. Si tratta di passaggi complessi, ognuno dei quali

può compromettere la prestazione. La memoria appare forse per la prima volta come un anello in

una catena lunga e complessa di processi e archivi, una concatenazione d'eventi retti da una logica,

probabilmente da un calcolo economico, da equilibri che possono essere individuati facendo appello

non solo alla fantasia degli sperimentatori, ma anche a concetti e metodi mutuati da altre discipline.

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