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normeautoriper gli

Le proposte di pubblicazione saranno accettate a giudizio del comitato di redazione.Ogni articolo esprime il lavoro e/o le convinzioni degli autori i quali assumono la responsabilità diquanto dichiarato. Quando l’articolo esprime o può coinvolgere la responsabilità o l’immaginedell’istituzione di appartenenza o quando gli autori parlano a nome della medesima, occorrerà unaliberatoria scritta dei relativi responsabili.La pubblicazione dei lavori è gratuita; il materiale anche originale pervenuto, anche se non pubblicato,non sarà restituito.Gli autori sono tenuti a specificare se la proposta di pubblicazione è stata inoltrata presso altreriviste.Il comitato editoriale si riserva di eseguire, nell’eventualità che appaia opportuno, un lavoro direvisione formale del testo, ferma restando la conservazione dei contenuti espressi dall’Autore, perrenderli conformi allo stile della Rivista.

La rivista In...formazione OSDI pubblica lavori di interesse didattico, scientifico e assistenzialiriguardanti il diabete e gli argomenti correlati.Indicare, oltre al proprio indirizzo, il numero di fax e l’indirizzo e-mail per l’eventuale corrispondenza.La struttura del lavoro dovrà conformarsi alle seguenti indicazioni:- Titolo: il titolo deve essere il più possibile conciso, ma chiaramente esplicativo della natura del

lavoro.- Nome dell’Autore (o degli Autori): nomi e cognomi per esteso in lettere maiuscole; accanto a

ciascun nome uno o più asterischi con riferimento alla successiva indicazione.- Indicazione, preceduta dal relativo numero di asterischi, per ciascun autore della qualifica o

struttura di appartenenza; va indicato l’indirizzo e-mail dell’Autore cui fare riferimento.- Riassunto: il riassunto dovrà essere non superiore alle 300 parole e illustrare succintamente scopo

del lavoro e risultati.- I riferimenti bibliografici dovranno essere riportati in calce al lavoro numerati progressivamente

in cifre arabe poste tra parentesi quadre:indicando il cognome e le iniziali del nome dell’Autore, il titolo dell’articolo per esteso, il titolodella rivista, il volume (in corsivo), i numeri della prima e dell’ultima pagina e l’anno.

Le bozze di stampa inviate agli autori devono essere corrette e restituite entro 4 giorni.

Il materiale dovrà essere inviato all’indirizzo e-mail: [email protected]

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IN...FORMAZIONEPeriodico trimestraledell’Associazione OSDIOperatori Sanitaridi Diabetologia ItalianiVia Guelfa, 9 - 40138 Bolognawww.osdi.itAutorizzazione del tribunaledi Lecce n. 1014 - marzo 2009

DIRETTORE RESPONSABILEMaria Teresa Branca

VICE-DIRETTORERoberta Chiandetti

COMITATO SCIENTIFICORoberta ChiandettiMaria Teresa BrancaLia Cucco

COMITATO DI REDAZIONEGemma AnnicelliLia CuccoRaffaella FiorentinoMarcella LaiElisa LevisVilma MaglianoAlberto PambiancoClara ReboraTiziana RisoloKatja Speese

PROGETTAZIONE GRAFICA,IMPAGINAZIONE E STAMPAALTOGRAF73042 Casarano (Le)Tel. 0833.502319

som mario

28vita associativa

lettera del presidentedi Katja Speese 6notizie dall’associazione 14EXPO Milano 2015

editoriale del direttoredi Maria Teresa Branca 4

26scuola di formazionepermanente OSDIFormazione: La valutazioneesterna è un valore aggiunto

Simposio OSDI - Panorama diabetedi Vilma Magliano 22

40Convegno Internazionale Milano,10 e 11 settembre 2015

a cura di Tiziana Terni, Silvana Pastori

IL CONTRIBUTO DEGLI INFERMIERIPER NUTRIRE IL PIANETA

articolo originale

a cura di Chiara OrsiniCura del corpo, cura della terra, cura delle persone 46RACCOMANDAZIONI PER UNA CORRETTATECNICA INIETTIVA E PER LA PREVENZIONEDELLE LIPODISTROFIE E DEL RISCHIODI PUNTURE ACCIDENTALIS. Gentile, A. Giancaterini, L. Cucco, G. Lo Grasso, F. Porcellati, L. Laviola

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a cura di Lia Cucco, coordinatore SFO

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AGGIORNAMENTO RACCOMANDAZIONI SULLA CORRETTA TECNICA INIETTIVA

CONGRESSONAZIONALEOSDI 2016

SFO: la valutazione esternaè un valore aggiuntoSFO: la valutazione esternaè un valore aggiunto

Nursing e tecnologia:conoscenza e organizzazioneper la qualità delle curealle persone con diabete

ALIMENTAZIONE:CURA DEL CORPOCURA DELLA TERRACURA DELLE PERSONE

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editorialedirettoredel

di Maria Teresa Branca

Il comune denominare di questo nume-

ro di In-FIn-Formazionormazion e Osdie Osdi sembra es-

sere l’alimentazione, un argomento

visto e trattato sotto diversi aspetti

sia negli eventi nazionali ma anche nei

congressi regionali.

Potremmo definirlo il momento della

consapevolezza che una maggiore at-

tenzione a quello che mangiamo ci aiu-

ta a vivere meglio e più a lungo….. in

realtà non diciamo niente di nuovo,

Osdi, in quanto associazione che si

occupa dell’assistenza nelle malattie

croniche e in particolare del diabete,

ha da sempre tenuto in seria conside-

razione il discorso della sana alimen-

tazione perché, lo sappiamo bene, es-

sa è la prima cura del diabete ma

anche una delle strategie per preveni-

re numerose altre malattie.

Non a caso Osdi è stata presente in

Expo 2015, luogo che quest’anno ha

fatto discutere e riflettere di più non

solo sull’alimentazione ma anche sulle

tante contraddizioni del mondo ri-

spetto al problema. L’evento Osdi, dal

titolo “Cereali e dintorni”, realizzato

in partnership con L’università degli

Studi Gastronomici di Pollenzo, ha ri-

chiamato l’attenzione sul diverso va-

lore del cibo e sulla capacità che esso

riveste per la nostra salute. Nelle pa-

gine seguenti, R. Chiandetti, ci ha ri-

portato una breve sintesi che potrete

leggere e “assaporare” .

In alcuni congressi regionali, inoltre,

si è affrontato l’argomento alimenta-

zione riconoscendo il valore terapeu-

tico della dieta mediterranea, a testi-

monianza, ancora una volta, che

tornare alle sane abitudini dei nostri

nonni e della cucina “povera” migliora

e conserva la salute del nostro corpo.

“L’uomo è ciò che mangia” è divenuto

ormai un luogo comune ma non tutti

sanno che deriva da un famoso scritto

del filosofo tedesco Feuerbach, nel

quale “il cibo rappresenta il carburan-

te primario che consente lo sviluppo

e la propulsione della macchina del

corpo, non disgiunta dalla mente”.

Il cibo influenza, dunque, la mente e il

corpo ma ora più che mai anche

l’economia e l’organizzazione sociale.

Una corretta alimentazione, infatti,

deve essere buona dal punto di vista

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nutrizionale ma an-

che giusta dal punto

di vista etico.

Il dibattito storico

sul cibo ha una lunga

storia e spesso

l’intuizione dei filosofi ha anticipato

gli scienziati, i quali oggi non hanno

dubbi nell’indicare nel cibo uno dei pa-

rametri fondamentali per comprende-

re la nostra complessa storia naturale

e sociale.

Il passaggio da un’economia della rac-

colta e della caccia all’allevamento e

alla coltivazione, mostra inevitabil-

mente che il cammino delle abitudini

alimentari e dei progressi tecnici e psi-

cologici vanno di pari passo. “L’uomo è

ciò che mangia” possiamo, dunque, am-

pliarlo con, l’uomo è ciò che fa per pro-

curarsi il cibo del corpo e la salute

dell’anima.

Questo concetto è affrontato anche

nell’articolo della Dott.ssa C. Orsini,

Presidente dell’associazione Pacha-

mama, che argomenta il tema

dell’alimentazione in una chiave ancora

diversa, mettendo in relazione il cibo

con la cura, non solo

delle persone ma an-

che dell’intero pianeta

terra. Nutrirsi con

consapevolezza signi-

fica rispettare i cicli

produttivi della natura, la stagionalità

dei prodotti e il sistema di produzione

degli alimenti, per questo il cibo è nello

stesso tempo una cosa semplice e

quotidiana, ma anche quanto di più im-

portante possa esserci perché ci pone

di fronte a grandi questioni globali.

Il cibo sarà indubbiamente protagoni-

sta durante le imminenti feste natali-

zie, nei momenti di convivialità e nelle

tavole imbandite esso diventa sinoni-

mo di armonia e di unione ma ci augu-

riamo, specialmente durante le festi-

vità, di poter attribuire al cibo anche

un vvaloralore etice etico e mo e mororale.ale.

Buon Natale e buon anno a tutti

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letteradel presidente

di Katja Speese

Carissimi tutti,

stiamo giungendo al termine di quest’anno particolarmente impegnativo. Un anno ricco

di sorprese, di emozioni ma anche di difficoltà, che hanno messo a dura prova il CDN

e la Nostra Associazione. Stiamo ancora vivendo un periodo economico e sanitario

impegnativo, ma questo forse è servito per rafforzare collaborazioni che non sono sempre

state tali. L’evoluzione della malattia diabetica, non più specialistica, ma intesa all’interno

della cronicità porta i professionisti a condividere tra loro, non solo le criticità operative,

ma anche le strategie per poter migliorare la qualità delle prestazioni erogate nel rispetto

di una razionalizzazione della spesa sanitaria. Il contributo di Osdi, che nel tempo ha

conquistato credibilità e importanza alla pari delle altre società scientifiche soprattutto

nei tavoli tecnici e di lavoro del Ministero della Salute, viene richiesto in quanto, l’infermiere

stesso, è riconosciuto figura integrante del team di cura della persona con diabete.

Sempre più siamo chiamati a dare la nostra collaborazione su problematiche assistenziali

e organizzative nel tentativo di abbattere i costi sanitari del futuro. Questo riconoscimento

a livello Nazionale è motivo di orgoglio per OSDI, raggiunto dopo tante fatiche dalle

colleghe che mi hanno preceduta alla guida di OSDI e che spero di riuscire a mantenere

in futuro.

Insieme alle soddisfazioni, non nascondo esserci state delle criticità, soprattutto a livello

delle sezioni regionali. Liguria, Piemonte, Lazio, infatti, hanno dovuto affrontare situazioni

che hanno portato alla chiusura delle sezioni ma alcuni soci, con la loro volontà e con

la loro tenacia sono riusciti a superare le difficoltà e riorganizzare le sezioni. È nata,

infatti, la sezione unica Liguria/Piemonte, che è già operativa, e ci auguriamo che, a

breve, ci possano essere risultati positivi anche per la sezione Lazio.

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Sempre per rimanere sull’ondata delle emozioni, al vertice delle nostre soddisfazioni

2015 c’è il Modulo Assistenziale, nato dalla necessità, più volte espressa dagli associati

che lavorano in campo diabetologico, di avere uno spazio per poter documentare l’operato

dell’infermiere. Il modulo assistenziale, pensato soprattutto per questi presupposti, è

molto di più! E’ uno strumento che permette all’infermiere di organizzare un percorso

strutturato di assistenza alla persona con diabete e di seguirla nel tempo attraverso

l’utilizzo di indicatori di risultato (outcome), che sono utili anche a verificare la qualità

delle prestazioni erogate. È una metodologia di lavoro che supera gli attuali schemi di

assistenza e che ci aiuta a lavorare per obiettivi e per risultati. Certamente, affinché

questo avvenga, è necessaria la collaborazione di tutti coloro che hanno il desiderio di

adoperarsi in questo percorso. Una collaborazione attiva, che ci aiuti anche a migliorare

uno strumento, sicuramente migliorabile, che potrà fornirci tanti vantaggi, primo fra

tutti: rendere “visibile” (nel bene e nel male) e documentare idoneamente il lavoro degli

infermieri!

Nello scorso numero della rivista abbiamo riaperto la rubrica dedicata alla Scuola di

Formazione Osdi (SFO) e, come avrete potuto leggere, è stato rivisto il regolamento

della SFO. Questa necessità è nata dalla volontà di rafforzare il valore della SFO per

renderla più adeguata e più attuale al mutato scenario della formazione. È stata una

decisione sofferta ma coraggiosa e, spesso, nonostante il coraggio di intraprendere

decisioni così importanti, il dubbio sulla scelta fatta rimane sempre insito. Io sono

fiduciosa che il nuovo direttivo SFO saprà lavorare per dare alla Scuola il giusto merito

e il valore che tutti ci aspettiamo. I primi risultati li abbiamo già visti durante la visita

ispettiva dello scorso settembre, nella quale siamo stati impegnati per la certificazione

e dove, grazie anche all’impegno di Maria Teresa Branca (referente per la certificazione),

abbiamo mantenuto l’attestazione di Certiquality, che ha giudicato il sistema di gestione

SFO conforme alla Norma ISO 9001-2008. Un successo che, non solo, riempie di orgoglio

ma ci rassicura anche sulla coraggiosa scelta fatta di rivedere il regolamento SFO. Auguro

a Lia Cucco, neo Coordinatore della SFO ed al suo Direttivo un buon lavoro!

Con la collaborazione di tutti OSDI sta crescendo e, nonostante qualche inevitabile

difficoltà, possiamo essere orgogliosi e soddisfatti dei risultati ottenuti soprattutto in

un momento storico non proprio favorevole.

La collaborazione con SID ci ha visti impegnati nel Simposio precongressuale di Panorama

Diabete tenutosi a Riccione lo scorso ottobre, che ci ha visti protagonisti, insieme alle

altre professioni, nell’affrontare il delicato problema della transizione del giovane con

diabete dall’ambulatorio pediatrico a quello dell’adulto.

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OSDI è stata protagonista anche in Expo, grazie alla costanza e alla professionalità della

nostra Past President Roberta Chiandetti, che ha saputo cogliere l’opportunità di allargare

i nostri orizzonti attraverso la cooperazione con personalità impegnate fuori dal modo

della diabetologia ma con un comune denominare: una sana alimentazione. L’evento in

Expo con la Senatrice Emanuela Baio e Silvio Barbero (Slow Food) infatti, ha aperto a

nuove e stimolanti concezioni sull’alimentazione ed è riuscito a cogliere l’interesse di

tutti i partecipanti grazie anche alla professionale moderazione di Roberta.

La formazione a distanza (FAD) continua a far parte dei nostri impegni e con piacere vi

comunico che è attiva una nuova FAD ECM: Tecnologia e Diabete: opportunità per

un’assistenza efficace, alla quale potete accedere gratuitamente, fino al 22 ottobre 2016,

andando alla sezione Formazione del sito www.osdi.it

Infine, ma non per importanza, vi informo che stiamo lavorando sull’organizzazione

della XII edizione del Congresso Nazionale OSDI 2016, che si terrà a Riccione dal 12 al

14 maggio 2016. Approfitto di questo spazio per sollecitare la vostra collaborazione per

la sessione dedicata ai Poster e alle Comunicazioni orali. Come è ormai noto, all’interno

del Congresso viene dedicato uno spazio per la presentazione di lavori di interesse per

la comunità infermieristica, che possono essere presentati al congresso su richiesta degli

interessati. Il bando per la partecipazione sarà reso noto attraverso il sito www.osdi.it

e la nostra rivista.

In attesa quindi di incontrarci a Riccione per il XII Congresso Nazionale OSDI “NURSING

E TECNOLOGIA CONOSCENZE E ORGANIZZAZIONE PER LA QUALITÀ DELLE CURE ALLE

PERSONE CON DIABETE” …auguro a tutti Voi e rispettive famiglie di passare delle serene

festività. Auguri Speciali al mio Direttivo che mi supporta e sopporta, ogni giorno, in

questo lungo viaggio!

Buon Natale e Felice Anno Nuovo

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Expo è terminato e fraluci e ombre ha comunqueacceso i riflettori sulla te-matica delle scelte legateal cibo ed anche il mondoscientifico, in una qualchemisura, ne è rimastocoinvolto. Anche OSDI haavuto accesso a questaprestigiosa vetrina e nelCluster Tuberi e Cereali, il 2 ottobre, haorganizzato l’evento: Cereali e Dintorni.E’ stato un evento nell’evento, perché siè svolto in concomitanza ad un CorsoNazionale svoltosi proprio a Milano edha quindi visto la partecipazione di moltepersone e di molti Soci.

La serata ha permesso, attraverso leparole della Senatrice Baio e del Dott.Barbero, di riflettere sul cibo esull’alimentazione fuori dalle logiche pre-scrittive che spesso si associano alle ne-cessità di cura per dare spazio e respiroad una visione più valoriale del cibo,deisignificati anche profondi che il cibo e lacondivisione del cibo rivestono.

La prospettiva “epidemica” della ma-lattia diabetica e della cronicità in gene-rale diventa quindi una sorta di obbligomorale e professionale di intervento,un’arma di primaria importanza, sia nellaprevenzione che nella terapia del diabete.Una più forte attenzione all’ali-mentazione e agli stili di vita oltretuttopuò consentire, se diffusamente applica-

ta, anche un consistenterisparmio per la spesasanitaria. Citando le pa-role del Ministro Lorenzin. “Nell’ambito delle sceltealimentari, la dieta medi-terranea è un baluardo chenasce dall’esperienza deinostri padri e dalla tradi-zione alimentare dei Paesi

che affacciano sul Mare nostrum; a essobisogna attingere ridandole – al di là dimode e tendenze, che a volte ne modificanoanche le caratteristiche – importanza,affidandole il nostro benessere e la nostrasalute.”

Non ult ima per importanza,l’occasione offertaci dalla partnership conL’università degli Studi Gastronomici diPollenzo e la recente collaborazione conle Farine Varvello che insieme hanno datovita ad uno sfizioso e gustosissimoshowcooking.

Per chi di Voi non ha potuto esserci,abbiamo previsto un premio di consola-zione….nelle prossime pagine un estrattodell’intervento della Senatrice E. Baio e lalocandina del suo interessante libro: ildiabete al tempo del cibo in cui anche Osdiha dato il suo contributo. Vi proponiamo,inoltre, la ricetta della carambola

d'autunno, offertaci da Silvio Barbero tratta

dalle Tavole Gastronomiche di Pollenzo.

Roberta Chiandetti

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Alla ricerca del trapianto di cellule pan-creatiche: è il sogno, la speranza, sicura-mente il desiderio delle persone diabetiche.E’ un traguardo non ancora sicuro, ma oggipossibile da immaginare. La ricerca e lasperimentazione è ad un punto decisivoper quella che si rivelerà la cura definitivadi una patologia silente, invadente e persi-stente come il diabete.

In questa dolce attesa oggi le personediabetiche si misurano su livelli glicemicied equilibri terapeutici che consentono unaconvivenza possibile, ma difficile da per-seguire. Il Sistema Sanitario Nazionale e

Regionale ha riconosciuto la patologia dia-betica come paradigma delle cronicità; hainfatti approvato una legge ad hoc, la 115dell’87 ed il Piano Nazionale delle personediabetiche. Non è casuale che sia stataposta un’attenzione particolare e specificasia agli aspetti diagnostici, che terapeuticidi questa cronicità.

Proprio perché partiamo da un terrenofertile e proficuo, molto deve essere an-cora fatto, coinvolgendo sia le associazio-ni storiche delle persone diabetiche, siai numerosi gruppi che si sono affacciatisui social network ed il personale sanita-

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rio composto da diabetologi, medici dimedicina generale e operatori sanitari.Al tempo stesso non può essere dimenti-cato il mondo della scuola che coinvolgel’età evolutiva della persona diabetica eche ancora oggi vede irrisolti molti aspettiper l’inserimento del bambino, adolescen-te o giovane diabetico in ambito scolasti-co.

Expo per esempio è stata l’occasioneper porre attenzione ad un aspetto cono-sciuto dal punto di vista scientifico, mapoco praticato e vissuto nel quotidiano:l’alimentazione sana è terapeutica per lepersone diabetiche.

Per le persone affette da questa croni-cità, mangiar sano non è solo preventivo;le comunità scientifiche parlano infatti divera e propria terapia nutrizionale. Così

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come il farmaco è vitale per lep e r s o n e d i a b e t i c h e ,l’autocontrollo glicemico èterapeutico perché funzionaleall’appropriatezza farmaco-logica, lo stile di vita sano è atutto tondo complementare eterapeutico.

Proprio il cibo, che rap-presenta il piacere della vitafin dai primi giorni della nostraesistenza, rappresenta unadualità per le persone diabe-tiche: può essere fonte dipiacere e di benessere, ma puòanche essere predittore dimorte.

Per le persone diabetichemangiar sano è un’impresa

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difficile, se non impossi-bile. I diabetici sono unamoltitudine invisibile, vivagrazie allo zucchero che èdentro di loro, ma indifesadi fronte ai tanti zuccheriche li circondano. Parago-niamo questa impresaimpossibile alla Quadra-tura del cerchio. Solo conl’aiuto, il contributo e lasapienza di tutti i soggettisi riuscirà a colmare questacriticità.

Gli operatori sanitari,per esempio, devonocambiare il loro linguaggio,assumere un approccio

proattivo nuovo. Insieme cela possiamo fare a cambiarela cultura e a contribuire albenessere della personediabetiche.terranea o Mediterraneitàassume il gusto e il piaceredi un’efficace terapia.Questo consentirà un mi-glior equilibrio glicemico,un maggior benessere perle persone diabetiche e unsostanziale risparmio per lecasse dello Stato e per lafiscalità generale.

Emanuela Baio

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Dalle Tavole Accademiche ricetta per laCARAMBOLA D’AUTUNNO

*Per la pasta:*cuocere la pasta al dente e condirla con poco olioextra vergine d’oliva.

*Per la mollica atturrata:*cuocere il pan grattato con poco olio extra vergine,del cipollotto fresco, della scorza di limone, delsale, dell’origano e alcune gocce di colatura di alicifino alla consistenza (croccante) desiderata.

*Per la purea di zucca violina:*cuocere la zucca in acqua salata, ridurre a crema con l’ausilio di un frullatore adimmersione aggiungendo circa un decimo del peso della zucca di burro nocciola.

*Per la purea di peperoni gialli:*con l’ausilio di un cannello sbucciare i peperoni e cuocerli in acqua salata; ridurrea crema con l’ausilio di un frullatore ad immersione.

*Per la purea di peperoni rossi:*con l’ausilio di un cannello sbucciare i peperoni e cuocerli in acqua salata; ridurrea crema con l’ausilio di un frullatore ad immersione.

*Per la purea di cavolo nero:*cuocere le foglie private del filamento centrale in acqua salata e ridurre a cremacon l’ausilio di un frullatore ad immersione.

*Per la purea di cavolfiore:*cuocere le cimette di cavolfiore in acqua salata e ridurre a crema con l’ausilio diun frullatore ad immersione.

Composizione del piatto:disporre a sentimento le diverse puree sul piatto di servizio, adagiare la pasta ecospargere a mò di parmigiano la mollica.

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SIMPOSIO OSDIPANORAMA DIABETE

Riccione ottobre 2015A cura di: Vilma Magliano Consigliere Nazionale Osdi

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Si è svolto a Riccione dal 17 al 21 ottobrel'edizione 2015 di Panorama Diabete. Osdi,presente nella giornata di sabato con unSimposio dedicato agli infermieri, ha vistola partecipazione di numerosi professioni-sti. Il tema proposto nell'evento formativo

aveva come titolo “Il passaggiodall’ambulatorio pediatrico all’ambulatoriodell’adulto: aspetti educativi e psico-socialia supporto della gestione della personacon diabete tipo 1”.

Il Presidente Nazionale Osdi, Katia Spe-

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Iese, ha introdotto l'argomento del Simposiosintetizzando le criticità che emergononelle varie regioni nel momento della tran-sizione dall'ambulatorio pediatrico a quellodell'adulto. Forse per la carenza di percorsidefiniti, o per la scarsa condivisione, chesi traduce poi in un drop-out di giovaniadulti con diabete che non risultano presiin carico da nessun centro.

Problemi, criticità e strategie di cui ciha dettagliatamente portato a conoscenzala Dott.ssa Maddalena Trombetta, Ricerca-tore Universitario-Sezione di EndocrinologiaDiabetologia e Metabolismo- Ospedale CivileMaggiore Verona, che ha rimarcato il con-cetto che la transizione non è un passaggio

da un luogo ad un altro ma deve essere unpercorso strutturato ed articolato; un mo-vimento pianificato e continuo che accom-pagna il giovane verso un percorso piùindividuale.

La relazione avente come tema “Il pas-saggio dalla diabetologia pediatrica a quelladell’adulto, quali criticità cliniche, qualistrategie?” ha stimolato, nei lavori di gruppoche si sono susseguiti, una ricca partecipa-zioni degli infermieri presenti sia per lacondivisione di esperienze lavorative, siaper la descrezione di quello che dovrebbeessere un percorso ideale, evidenziando ipunti di forza e le attuali criticità. Tutord'aula Vilma Magliano, Infermiera Diabeto-

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logia Ospedale di Chivasso ASL TO 4 eAlberto Pambianco, Infermiere Ambulatoriodi Diabetologia e Endocrinologia AziendaOspedaliera di Perugia S. Andrea delleFratte.

Nel primo pomeriggio la collega TizianaRisolo, Coordinatore infermieristico Casadella Salute Colorno (PR), ha presentato ilpercorso diagnostico terapeutico assisten-ziale evidenziando le criticità che si pre-sentano al momento di definirne il tracciato:

– assistenza all’esordio– follow up– assistenza alla famiglia– inserimento scolastico– attività formativa– passaggio dal centro pediatrico a

quello dell’adulto.Si definisce così, in modo chiaro il ruolo

ed i compiti del team diabetologico e ditutti i suoi attori.

Bisogna infatti comprendere le angoscee le esigenze del bambino e del nucleofamigliare, fornire conoscenze adeguateriguardanti la malattia con parole semplicie chiare e far partecipare attivamente tuttala famiglia.

Gli obbiettivi prefissati devono esserecondivisi da tutti gli attori del gruppo: ilteam diabetologico, la famiglia, la pediatra,la psicologa e la scuola al fine di garantireun passaggio, il meno traumatico possibile,tra i centri aiutando l’adolescente ad inte-grarsi mediando i conflitti e valutando icomportamenti a rischio nella fase delicatadella transizione.

A conclusione del simposio Elisa Levis

Infermiera C/o Servizio di DiabetologiaOspedale Civile di Sacile (PN), nella suarelazione dal titolo “Personalizzazionedell’intervento educativo, può la tecnologiaessere di supporto al team ed al paziente?”,ci ha parlato dell’aiuto che la tecnologiapuò fornire all’adolescente ed alla famiglia.Trasferire i dati direttamente al Diabetolo-go, per esempio, senza doversi recare alcentro assicura un costante feedback conlo specialista, una maggiore sicurezza peril paziente e può rendere più percorribileun percorso di presa in carico del giovanediabetico coinvolto in attività scolasticheo lavorative.

“Ogni persona affetta da diabete hadiritto ad essere seguita in una strutturaadeguata alla sua età, all’interno di percorsicondivisi , con il contributo di tutti gli attoriche concorrono a promuovere la salute edil benessere della persona, in qualunquecontesto.

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scuoladi

formazioneOSDI

Anche quest’anno la nostra Scuola diFormazione ha ottenuto la certificazioneUNI EN ISO 9001:2008 (aggiornamentodella 9001:2000). Questa norma è ilriferimento riconosciuto a livello mondialeper la certificazione del sistema di gestioneper la qualità (SGQ) delle organizzazionidi tutti i settori produttivi e di tutte ledimensioni.

Il primo obiettivo è la soddisfazionedell’utente/cliente perseguita con unagestione di un sistema organizzativo orien-tato al miglioramento continuo e quindic a r a t t e r i z z a t o d a l l a c a p a c i t àdell’organizzazione di strutturare le proprierisorse e i propri servizi in modo tale daassicurare il riconoscimento e il soddisfa-cimento dei bisogni dei clienti.

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FORMAZIONE:LA VALUTAZIONE ESTERNAÈ UN VALORE AGGIUNTOa cura di Lia Cucco, Coordinatore SFO

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La norma definisce i requisiti dei sistemidi qualità creati dall’ISO (InternationalOrganization for Standardization) e con-seguentemente l’organizzazione può es-sere certificata secondo la norma ISO9001-2000 (2008) se ne rispetta i requisiti,che vengono verificati annualmente davalutatori esterni appartenenti ad un Or-ganismo di Certificazione accreditato.

Per rispettare i requisiti generali,l’organizzazione deve:

• individuare i processi e le modalitàdi applicazione, le interazioni e le sequenzetra i diversi processi;

• fissare i criteri ed i metodi per ilfunzionamento e il controllo dei processi;

• garantire la disponibilità delle risorsee delle informazioni per sostenere, moni-torare, misurare ed analizzare i processi;

• attuare le azioni necessarie per assi-curare i risultati progettati ed il migliora-mento continuo dei processi.

In questi anni la Scuola è riuscita afare questo in alcuni corsi per i Soci Osdi,i clienti della Scuola, cercando di identi-ficare correttamente le aspettative delleparti interessate (quindi anche delleAziende), con la maggior correttezzapossibile nei requisiti e nella soddisfazionedelle aspettative, in una allocazione ra-gionata delle risorse. L’edizione dellanuova norma 2015, della quale si attendeancora la pubblicazione, fortemente fo-calizzata sulla pianificazione e progetta-zione delle attività, enfatizza la valutazio-ne del rischio (le non conformitànell’attuale norma), anche per fare delrischio una opportunità di miglioramento,e accettarlo come una probabilità diaccadimento possibile.

Quale può essere per l’OSDI e per laScuola il rischio da assumere? Sicuramen-te l’incertezza del futuro dell’attualesistema sanitario, al quale si accompagnal’ormai storica incertezza sulla formazionespecialistica, il quadro socio economicoed epidemiologico caratterizzato da au-mento dell’età, aumento delle malattiecroniche non trasmissibili, ma anche dellemalattie trasmissibili croniche (AIDS), lapovertà, le guerre e le migrazioni,l’empowerment degli assistiti, l’equità,

la sostenibilità del sistema sanitario edell’intero pianeta, hanno un peso sullaformazione.

Maggiore sarà il livello di analisi cheriusciremo ad ottenere, rispetto ai requisitie alle aspettative dei nostri clienti, chesono all’interno di un così contraddittoriocontesto, maggiore sarà il grado di soddi-sfazione e di partecipazione.

La sfida, e quindi il rischio, è probabil-mente sul grado di contaminazione deisaperi infermieristici per l’assistenza apersone che hanno più malattie, che nonvengono più nei servizi di diabetologia,ma sono nelle loro abitazioni, nelle casedi riposo, negli hospice, negli ospedali espesso incontrano infermieri che non sonopreparati ad assisterli nel migliore deimodi. I saperi sono sostenuti da evidenzeche devono essere cercate, quando nonci sono, e diffuse quando ci sono: l’OSDIha lavorato e sta lavorando molto perquesto. La Scuola di Formazione può farela sua parte e la certificazione, intesa noncome fiore all’occhiello, ma come neces-saria valutazione di un esterno competenteche sappia stimare, con metodo, i processimessi in atto nella formazione, è un valoreaggiunto per tutti i soci.

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OSDI LIGURIA-PIEMONTE

Liguria e Piemonte: da sempre dueregioni confinanti, da un po’ di tempo aquesta parte due regioni in difficoltà daun punto di vista associativo.

Nonostante le problematiche di varianatura, che hanno demotivato gran partedegli iscritti, siamo riusciti a rimetterci inpiedi. La strategia risolutiva è stata quelladi unire le forze, le capacità e le volontàandando a formare un’unica Sezione,fortemente voluta anche dal CDN.

Lo scorso luglio è stata indetta, adAlessandria, un’assemblea straordinariadei soci liguri e piemontesi con l’obiettivodi eleggere il nuovo Direttivo Liguria –Piemonte.

Il caldo africano e la superstizione nonhanno fermato coloro che, anche condeleghe dei colleghi, hanno voluto espri-

mere la volontà di “rinascere” e dar vitaal nuovo Direttivo.

All’incontro hanno assistito anche Vil-ma Magliano (socia del Piemonte) e ClaraRebora (socia della Liguria), in rappresen-tanza del CDN.

Le votazioni, che si sono svolte in unclima sereno e collaborativo, hanno per-messo la formazione del nuovo Direttivo,che risulta così articolato:

Presidente: Ernesto Abramo (RegioneLiguria), Vice Presidente: Danila Guida(Regione Piemonte).

Consiglieri: Margherita Zecchini e Ma-dina Dagnino della Regione Liguria, IolandaBosso e Daniela Cortale della RegionePiemonte.

Il nuovo CDR ha dovuto affrontare,

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fin da subito, una serie di problematichenon indifferenti, tra cui, le decisioni dellaRegione Piemonte relative alla questionedel regime di rientro del Piano SanitarioRegionale.

A tale proposito i CDN di AMD, SIEDPe OSDI, in una lettera congiunta indirizzataal Ministro della Salute On. Beatrice Loren-zin, hanno espresso le loro perplessità ele loro considerazioni per chiedere di porrela massima attenzione alle strategie ope-rative del piano di rientro.

Le due Regioni hanno altresì intrapresoun percorso di collaborazione attiva, iniziatagià nel mese di marzo, per l’organizzazionedi due eventi formativi sulla gestione deimicroinfusori. Il primo corso (corso base),propedeutico al corso avanzato, si è tenutolo scorso ottobre ad Alessandria. La sedeè stata scelta per essere facilmente rag-giungibile dagli iscritti di entrambe le re-gioni e per questo si è deciso di farli adAlessandria, la terra di mezzo.

Al Corso base hanno partecipato infer-mieri che appartenevano a realtà diverse,pur lavorando quasi tutti in ambito diabe-tologico.

Erano presenti infermieri neolaureatiche si occupano quotidianamente dellagestione dell’insulina del bambino a scuola(buona parte di questi bimbi utilizza ilmicroinfusore), infermieri che lavorano damolti anni in diabetologia, ma che cono-scono il microinfusore solo marginalmente,infermieri che quotidianamente utilizzanoquesti strumenti ma che credono nel con-

fronto e nella condivisione delle esperienzecome momento di crescita professionalee umana.

Il corso avanzato, che si terrà il 12dicembre, sarà rivolto principalmenteall’equipe diabetologica, e avrà lo scopodi approfondire, non solo gli aspetti tecnicima anche le problematiche psicologicherelative alla gestione della terapia insulinicacon microinfusore.

Il principale obiettivo dei Corsi è senzadubbio la formazione, ma ritengo chesiano anche dei momenti molto importantidi confronto e di condivisione. Il nostroaugurio è di riuscire a catturare l’attenzionedi chi non conosce Osdi, un’ Associazionedi professionisti in continua crescita, e chein essa possa riconoscersi.

Ringrazio tutti i colleghi che mi hannosupportato durante la realizzazione diquesti due eventi (e non solo) e che hannocreduto nella rinascita della sezione con-giunta Liguria- Piemonte.

L’anno in corso volge ormai al termine,speriamo che il nuovo anno porti tanteidee e tanta voglia di lavorare “ insieme.”

Ai membri del nuovo Direttivo e atutti i soci delle due regioni, BUONLAVORO

Per CDR Liguria-PiemonteErnesto Abramo

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OSDI PUGLIAX EDIZIONE CONGRESSOREGIONALE

Si è svolto a Bari, presso Una HotelRegina, il X Congresso Osdi Puglia daltitolo “Diabete oggi e domani: dalla ricercascientifica all’assistenza”

L’evento, organizzato dal CDR Pugliese,ha visto la partecipazione di autorevolinomi del mondo della diabetologia italianatra cui, il Prof. Giorgino, Direttore dell’U.O.di Endocrinologia e Malattie MetabolichePoliclinico di Bari, e il Prof. A. Caretto,Direttore dell’Unità Operativa di Endocri-nologia, Malattie Metaboliche e NutrizioneClinica Brindisi e Presidente ADI, che rin-graziamo per il valore delle loro relazionie per essere riusciti a trovare, nei loronumerosi impegni, il tempo per Osdi.

Tra le autorità presenti, ringraziamoparticolarmente il Prof Riccardo Giorgino

per le parole di apprezzamento che haavuto nei confronti di Osdi, una associa-zione che, nel tempo, ha contribuito allacrescita professionale e alla formazionedegli infermieri impegnati nella diabetolo-gia.

L’inizio dei lavori è stato precedutodall’intervento della Presidente Osdi Puglia,Dott.ssa M. Grazia Accogli, che ha puntatol’attenzione sull’Importanza della ricercascientifica, anticipando i temi del congressoe mettendo in risalto che, gli strumenti ei farmaci che oggi abbiamo a disposizione,ci consentono di fornire una assistenzaalla persona con diabete sempre più effi-cace e sempre più di qualità.

Nella prima parte del congresso il Prof.F. Giorgino ha trattato l’importante tema-tica della terapia nel diabete. Nella suarelazione dal titolo: “L’evoluzione dellaterapia del diabete: tra innovazione epersonalizzazione” ha illustrato le ultimenovità in tema di cura del diabete: nonsolo novità relative ai nuovi farmaci maanche in riferimento alle nuove strategieterapeutiche, alle modalità di gestionedella malattia e agli aspetti legatiall’aderenza del paziente alla terapia, temispesso sottovalutati ma che incidono no-tevolmente sui risultati della cura. Il Prof.Giorgino ha sottolineato che, la comples-sità della malattia , impone un adattamen-to terapeutico al singolo paziente, e haillustrato i numerosi farmaci oggi a dispo-sizione che ci consentono di scegliere inmaniera sartoriale il farmaco giusto perogni paziente.

DIABETE OGGI E DOMANI:DALLA RICERCA SCIENTIFICA ALL’ASSISTENZABARI 3 OTTOBRE 2015

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La seconda relazione del Dott. Carettodal titolo “Indicazioni dietetiche oggi neldiabete tipo 2” ha messo in evidenzal’indiscusso e ormai fondamentale ruolodell’alimentazione nella gestione e nelcontrollo del diabete. L’alimentazione èconsiderata, a tutti gli effetti, una terapia,tanto è vero che par l i amo d i“DIETOTERAPIA”. Fare dell’alimentazioneuna dietoterapia significa modificare leabitudini alimentari, adottando scelte ade-guate dei nutrienti in termini qua-li/quantitativi integrandole con cambiamen-ti dello stile di vita e promozione dell’attivitàfisica.

Un importante aspetto che il Dott.Caretto ha evidenziato è stato la necessitàdi una rivalutazione della dieta mediterra-nea purché sia fatta come originariamenteproposta: ricca di verdura, frutta fresca esecca oleosa, cereali integrali, legumi esemi, olio di oliva; moderatamente riccadi pesce, povera di carne, soprattutto rossae trasformata, e di grassi saturi, soprattuttoquelli presenti in prodotti da forno e frittureindustriali e dei fast-food, povera di zuc-cheri e bevande zuccherate. Molto impor-tante anche notare che l’alimentazionevegetariana, non solo può essere utilizzatanei pazienti diabetici ma può anche essereconsigliata purché fatta rispettandol’equilibrio tra i nutrienti.

Nella seconda sessione, la vicepresiden-te Erika Zasso ha trattato la relazione daltitolo: “Educazione terapeutica all’utilizzodei devices per la somministrazionedell’insulina”, da questa relazione è emersocome fondamentale s ia i l ruolodell’infermiere nell’educare il paziente alcorretto utilizzo dei devices perché consen-te di raggiungere maggiore autonomia,prevenire le complicanze e vivere in manieraottimale la propria malattia . La relazionedi Maria Verdicchia, infermiera endocrino-logia di Poggiardo (LE) dal titolo: ”Le nuovefrontiere dell’automonitoraggio glicemicoe le nuove norme ISO”, ci ha datol’opportunità di discutere dell’importanzadell’autocontrollo glicemico e di quantosia fondamentale utilizzare strumenti affi-dabili. Secondo le nuove norme ISO, iglucometri in commercio, dovranno rispon-dere a criteri di accuratezza, affidabilità eprecisione secondo parametri più restrittivi,

che garantiscono, di conseguenza, unamaggiore sicurezza.

Nella seconda sessione, Domenica Al-tamura, infermiera Asl BA Ruvo di Puglia,con la relazione dal titolo: ”Educazioneterapeutica e relazione d’aiuto” ha messoin evidenza che una corretta educazioneterapeutica consente di gestire al megliola malattia e aiuta il paziente ad acquisiree conservare le capacità e le competenzenecessarie per vivere in autonomia e mi-gliorare la qualità di vita.

Durante la tavola rotonda la presidenteancora in carica insieme alla vicepresidentehanno presentato i lavori svolti durante idue anni di mandato rimarcandol’importante lavoro di squadra che hapermesso di superare le difficoltà che ilCDR ha dovuto affrontare nei primi mesi.

Il congresso è stato, inoltre, l’occasioneper il rinnovo del CDR Puglia, che risultacosì composto:

Presidente, Erika ZassoPast President, M. Grazia AccogliVicepresidente, Maria VerdicchiaConsiglieri: Piera Cimenes, Giovanni Russo.

Un doveroso ringraziamento va a tuttii partecipanti che hanno seguito il congres-so con interesse e con partecipazione, airelatori e ai moderatori intervenuti e aglisponsor che hanno permesso la realizza-zione del congresso.

Per il direttivo Osdi PugliaM. G. Accogli

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OSDI MARCHEV CONGRESSO REGIONALE

Il 3 ottobre si è svolto a Fano pressoVilla Rinalducci il V Congresso OSDI Mar-che;

“DIABETE: PARLIAMONE PRIMA, PRE-VENIRE SI PUO’”

Si è scelto di trattare il tema dellaprevenzione, considerando il difficile mo-mento che la sanita’ sta’ attraversando,caratterizzato da numerosi tagli alla spesa.

Mai come in questo momento è attua-le il detto: “prevenire è meglio che curare”.

Sono intervenute come ralattrici laDr.ssa Gabriella Garrapa Presidente AMDMarche, Dr.ssa Marianna Galetta diabeto-

logia Area Vasta 5 San Benedetti del Trontoed Ascoli Piceno, Rossana Maricotti Coor-dinatrice dibetologia di Fermo, Anna MariaTesei assistente sanitaria diabetologia diMacerata, Dr.ssa Elena Tortato responsabilediabetologia di Fermo, Anna Maria Papa-russo infermiera diabetologia pediatricaospedale Salesi di Ancona, Valentina Auriniassistente sanitaria diabetologia Area Vasta5 San Benedetti del Tronto ed Ascoli Pice-no, Susanna Tallevi dietista diabetologiadi Fermo, Montoni Manuela infermieradiabetologia di Fano.

La giornata è iniziata con il saluto

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della presidente uscente Manuela Montoni,sono iniziati i lavori con una chiara edesaustiva relazione della Dr.ssa Garrapasull’epidemiologia, seguita dalle presenta-zioni di A.M. Tesei, e R. Maricotti chehanno illustrato rispettivamente: le indica-zioni delle linee guida, e la prevenzianerivolta all’adulto.

La dietista S. Tallevi ha affrontato conchiarezza e competenza l’argometo della“prevenzione a tavola”.

Di grande interesse è stata la relazionedi A.M. Paparusso, infermiera della diabe-tologia pediatrica dell’ospedale Salesi di

Ancona; che ha presentato lo sudio TRIGR:il primo studio di prevenzione primaria deldiabete tipo 1, condotto a livello interna-zionale; si basa sull’ipotesi che il lattevaccino somministrato nei primi mesi divita sarebbe diabetogeno.

A seguire la Dr.ssa M. Galetta ha trat-tato l’argomento diabete e tecnologia.

Prima della pausa pranzo si è tenutauna discussione sugli argomenti trattati.

La seconda parte della giornata è ini-ziata con l’intervento della Dr.ssa E.Tortatoche ha illustrato i nuovi farmaci in campodiabetologico.

Aurini Valentina, assistente sanitaria,ha presentato un’iniziativa nata dalla dia-betologia dell’Area Vasta n. 5 in collabo-razione con l’Universita’ Politecnica delleMarche:

“La scuola di diabete”. Progetto cheva avanti ormai da anni, è rivolto a diabeticie non.

Ha lo scopo di svolgere attivita’ di

prevenzione a vari livelli riguardo alla ma-lattia diabetica, agendo prevalentementesull’adesione a stili di vita salutari.

Gli obiettivi educativi sono quelli difornire strumenti per acquisire conoscenze,migliorare la consapevolezza, e favorire ilcambiamento; agisce sui tre gradi dellaprevenzione: fattori di rischio, diagnosiprecoce, prevenzione delle complicanze.Al termine sono state proiettati dei filmatidi vari momenti di “scuola di diabete”.

La giornata si è conclusa con la rela-zione riguardante il nuovo modulo assi-stenziale della cartella informatizzata.

In chiusura ringraziamenti ai parteci-panti ed alle relattrici (tutte donne!)

Un sentito ringraziamento alle collegheche mi hanno supportato, in questi dueanni.

Durante il congresso si sono svolte leelezioni per il rinnovo del CDR Osdi Marcheche risulta così composto:

Presidente. MARIA TERESA SISTI AreaVasta n. 5 Ascoli Piceno e S. Benedettodel Tronto

Vice Pres. ANNA MARIA PAPARUSSOospedale pediatrico Salesi Ancona

Past. Pres. MANUELA MONTONI az.ospedali marche nord Fano

Consiglieri:ROBERTA AUSILI Inrca AnconaSIMONA PASQUALINI Area Vasta 3

TolentinoSegretaria: Catia Ciccarelli Area Vasta

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Per il CDR MarcheManuela Montoni

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OSDI SARDEGNAV CONGRESSO REGIONALE

Olbia, splendida città portuale, anticacapitale del giudicato di Gallura e primasede vescovile della Gallura, ricca di storiae di cultura, ambita meta turistica con lesue stupende coste.

In questa splendida cornice, pressol’Hotel Double Tree si è svolto il V Con-gresso Regionale OSDI Sardegna. Temaprincipe del congresso l’IMPORTANZADELL’EDUCAZIONE ALL’AUTOGESTIONEIN DIABETOLOGIA.

Apertura dei lavori con i saluti dellapresidente OSDI uscente Simonetta Ma-musa la quale ha ringraziato calorosamen-te tutti i collaboratori del suo mandato,ha ribadito l’importanza del lavoro svolto

dall’Associazione in questi due anni nellaformazione e nell’arricchimento professio-nale dei soci attraverso la partecipazioneai vari corsi.

Saluti anche del Dott. Vincenzo Sicca, Presidente di SID Sardegna e della Dott.ssaMaria Filippa Angius che ha portato ilmessaggio del Dott. Giacomo Guaita,Presidente AMD.

Si è proseguito con i saluti del Dott.Gianpiero Scanu, deputato PD, che haribadito l’importanza del ruolo degli ope-ratori sanitari di diabetologia edell’importanza della ricerca scientifica peril diabete.

Ancora la Dott.ssa Luisa Fenu, direttrice

L’IMPORTANZA DELL’EDUCAZIONEALL’AUTOGESTIONE IN DIABETOLOGIA

Hotel Double Tree by Hilton 24 ottobre 2015a cura di Tatiana Lai

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delle professioni sanitarie di Olbia che,salutando i colleghi, ha ribaditol’importanza dell’evento per la nostra cre-scita professionale.

La collega Marcella Lai, delegata dellaPresidente Nazionale OSDI, ha portato isaluti di Katja Speese ed ha ribaditoancora una volta che noi siamo la forzae il valore dell’associazionismo, il valorevisibile della nostra figura professionale.

Ha continuato Stefano Garau, Presi-dente presso il Coordinamento Associazio-ne Diabetici Regione Sardegna che haringraziato per il lavoro che svolgiamo,sia dal punto di vista scientifico che daquello umano, ribadendo l’importanzadella cosiddetta pacca sulla spalla.

Nella patologia diabetica, cosi comein tutte le patologie croniche, la preven-zione efficace è intimamente legata allacondivisione ed accettazione da parte delpaziente dei trattamenti necessari alla curadella malattia. Il professionista infermiereesperto in diabetologia, deve essere ingrado di accompagnare il paziente nelpercorso che lo porterà all’accettazionedei trattamenti a lungo termine al fine diproseguire l’autogestione del diabete at-traverso tecniche e strategie nell’edu-cazione terapeutica.

All’interno del corso sono state appro-fondite le conoscenze sulle novità farmaco-logiche e tecnologiche per la cura e laprevenzione della malattia con le finalità dimigliorare l’approccio educativo multidisci-plinare al paziente, personalizzandolo in

base al tipo di diabete e dei farmaci usati.Il personale dell’ambulatorio infermie-

ristico con la sua esperienza e competenzaè un tassello fondamentale che svolgegiornalmente attività di educazione delpaziente alla gestione produttiva dellamalattia e delle sue complicanze, applican-do tecniche e strategie educative mirate.Particolarmente aperto alle nuove tecno-logie, l’infermiere di diabetologia, è dicardinale importanza nella educazionecontinua dei pazienti con microinfusore esensore glicemico e coopera con il perso-nale medico e le altre figure professionalial fine di condividere obiettivi e trovaremessaggi comuni da trasmettere al pa-ziente sui punti cardine della cura e dellaprevenzione.

La prima relazione è stata presentatadal Dott. Giancarlo Tonolo, Direttore dellaU.O. di diabetologia ASL 2 Olbia, il quale in modo chiaro ed esaustivo ha affrontatocon lezione magistrale le nuove terapiefarmacologiche del diabete di tipo 1 e ditipo 2 riscuotendo un notevole interesse.

A seguire Lucia Canu, Coordinatriceinfermieristica U.O. Diabetologia ASL 2Olbia, con l’argomento riguardantel’ambulatorio infermieristico e l’educazionecome momento fondamentale per la cura e l’autogestione del diabete. Argomentoapprezzato e sentito da tutti, visto comemomento di confronto e di crescita.

Ha proseguito Pasqualina Corsi, Ca-posala presso il Servizio di Diabetologiadel P.O. Zonchello di Nuoro, con

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l’argomento dal titolo Tecniche e strategienell’educazione del paziente diabetico.Anche questo ha suscitato notevole inte-resse da parte di tutti i partecipanti.

Al termine si è effettuata l’assembleadei soci OSDI Sardegna e a margine dellapausa pranzo si sono svolte le elezioni peril rinnovo del Consiglio Direttivo Regionale OSDI Sardegna.

Dopo la pausa pranzo i lavori sonoripresi con la relazione della collega Ade-lina Porru, Infermiera presso il ServizioDiabetologia Ospedale San Giovanni diDio A.O.U. Cagliari, dal titolo Motivazioneall’adherence. Quest’ultimo argomentoha suscitato particolare interesse nei di-scenti.

I lavori sono proseguiti con l’interventodi Maura Serena Ledda, Infermiera presso l’U.O. ASL 2 Olbia, e Francesco Loi, Infer-miere presso l’U.O. Pediatria di Carbonia.Hanno affrontato il tema dell’automonito-raggio con il microinfusore nell’adulto enel bambino; Maura Serena Ledda haesposto le nuove metodologie del micro-infusore su paziente adulto mentre Fran-cesco Loi ha illustrato la realtà sul paziente bambino. Entrambi hanno suscitato unampio consenso e gradimento da partedi tutti i presenti.

Il clima d’aula particolarmente serenoe distensivo ha reso questo evento un veroe proprio Laboratorio di emozioni, ditecnologia di formazione, di confronto e

di gradevole cooperazione rendendo ve-ramente speciale e prezioso l’incontro.

I lavori si sono conclusi con un accoratosaluto della nuova presidente Lucia Canu che ha ringraziato i partecipanti e tuttiquelli che hanno reso possibile la realizza-zione del congresso.

Per il prezioso contributo dato nell’arcodel suo mandato ha espresso inoltre undoveroso ringraziamento alla collega Si-monetta Mamusa, che diventa past pre-sident.

Ancora buon lavoro alla Presidente ea tutto il nuovo Consiglio Direttivo OSDISardegna.

Mi aggiungo congratulandomi con imiei colleghi del nuovo Direttivo Regionaleper un sereno e proficuo lavoro, e rinnovocon grande piacere il mio impegno diSegretaria Regionale OSDI Sardegna ancheper questo mandato.

Il nuovo consiglio Direttivo OSDI è cosicomposto:

PRESIDENTE LUCIA CANUVICE PRESIDENTE PASQUALINA CORSIPAST PRESIDENT SIMONETTA MAMUSACONSIGLIERI ADELINA PORRU

MAURA SERENA LEDDA

La SegretariaTatiana Lai

per il nuovo CDR Sardegna

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In data 24 ottobre 2015, presso ilGrand Hotel Excelsior di Reggio Calabria, si è svolto il corso OSDI Calabria che, inaccordo con il CDN, ha sostituito l‘ottavoCongresso Regionale .

I vari relatori e moderatori presenti allagiornata, hanno stimolato i partecipantia favorire nuove consapevolezze rispettoai rapidi cambiamenti che la sanità staaffrontando coinvolgendo anche il ruolodell’infermiere.

I lavori sono iniziati con i saluti diFrancesca Corazzariere, Presidente OSDICalabria, che ha fatto un breve riassuntosulle attività svolte durante il suo bienniodi mandato e ringraziando, in modo calo-roso, tutti coloro che hanno contribuitoalla realizzazione di questo evento .

A seguire ci sono stati i ringraziamentida parte della D.ssa Emira Dal Moro,Presidente dell’AMD regionale, che haportato anche i saluti del dott. Mannino,prossimo presidente AMD Nazionale, il

quale non è potuto intervenire, per motividi lavoro, a moderare la seconda sessionedel corso.

Il Dott. Giovanni Perrone e la presi-dente Francesca Corazzariere, nella vestedi moderatori hanno poi dato inizio allaprima sessione del corso presentando ilprimo relatore.

L’ infermiere Domenico Caridi ha illu-strato in modo eccellente il ruolodell’Infermiere di Famiglia, indispensabileper la prevenzione delle malattie, la pro-mozione della salute e il contenimento deiricoveri impropri. Tale figura, in collabora-zione con il MMG e altri professionistisanitari, risponde ai bisogni di cura deimalati in fase acuta e dei malati croniciche non richiedono cure intensive pratica-bili esclusivamente in ospedale.

La parola è poi passata alla SenatriceAnnalisa Silvestro che ha spiegato, in modochiaro e sintetico, il processo formativo ele possibilità professionali che gli infermieri

ESSERE INFERMIERI OGGI:L’EVOLUZIONE DELLA PROFESSIONE

REGGIO CALABRIA 24 OTTOBRE 2015

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potranno avere in futuro anche secondol’attuale legge di stabilità del 2015. Talenormativa prevede infermieri specializzatiche, attraverso un percorso di studi strut-turato con competenze in diversi ambitisaranno in grado di dare risposte di qualità e appropriatezza ai percorsi di cura eassistenza.

A seguire sono intervenuti i pediatriil Dott. Franco Mammi e la Dot.ssa MariellaBruzzese.

La loro presentazione ha portato at-tenzione alla motivazione dei bambinidiabetici che attivano, in modo incisivo,durante la partecipazione ai campi scuola favorendo, nel tempo, la gestione auto-noma della propria malattia.

Essi hanno ricordato che il primo camposcuola fu realizzato nel 1925 dal dott.Wendt a Detroit, ma la vera pioniera diquesta attività, riconosciuta ancora oggidalle principali Istituzioni diabetologichenazionali e internazionali come momentofondamentale nel processo educativo delpaziente con diabete, è stata l’esperienzadi Elisabeth Devine, infermiera diplomataalla Joslin Clinic, quando ospitò per laprima volta, nella sua casa, un ragazzodiabetico per insegnargli le nozioni fonda-mentali dell’autocontrollo.

Nel pomeriggio, la dott.ssa Anna Ercoliin veste di formatrice, moderata dallavicepresidente Luigia Milano, ha illustrato il metodo dell’empowerment affinchél’infermiere, attraverso una comunicazionefocalizzata, possa essere in grado di favorirel’empowerment del paziente.

Anna Ercoli, con la sua solita simpatiae professionalità, ha catturato l’attenzione

della platea sulla“Motiv-Azione” intesa anche come

spinta al cambiamento per una maggiorefiducia in se stessi.

L’esercitazione pratica, durante il suointervento, ha destato momenti di rifles-sione e di ilarità per i presenti in sala.

La giornata, giunta al termine, haricevuto i complimenti dei partecipantiche si sono sentiti coinvolti.

Concludendo è importante ricordareche, durante la pausa pranzo, si sonosvolte le elezioni per il rinnovo dei consiglieridel CDR OSDI Calabria.

Si ringraziano i soci, Salvatore Fittantee Marisa Zangari, per il lavoro svolto du-rante il loro mandato.

La formazione del nuovo CDR risultacosi formato:

Presidente, Luigia MilanoPast President, Francesca CorazziereVicepresidente, Mariolina FeraConsiglieri nuovi eletti, Antonio Corra-

do e Barbara Greco.

Si ringraziano, inoltre, tutti i relatoriche hanno reso l’evento un momento digrande arricchimento reciproco, fortementevoluto dal direttivo, le Aziende sponsorche hanno creduto in noi, nel nostro pro-getto, rendendo possibile la realizzazionedello stesso.

Per finire, si ringraziano i soci e i colleghiintervenuti nonostante le condizioni meteoavverse e i virus influenzali.

Per il Direttivo OSDI CalabriaFrancesca Corazziere

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CONVEGNO INTERNAZIONALE MILANO,10 E 11 SETTEMBRE 2015

A cura di:Inf. Tiziana Terni Presidente OSDI LombardiaInf. Silvana Pastori Consigliere Nazionale OSDI

Sito del Convegno: www.nurses4expo.info

Due anni fa vi ho scritto di questo sognodell’allora Presidente Nazionale CNAI Ce-cilia Sironi e di alcuni infermieri appassio-nati al loro lavoro e che amano il loroPaese , come no i : appro f i t t a r edell’opportunità offerta dalla presenza,con EXPO, di colleghe e persone provenientida tutto il mondo per informare sul contri-buto che essi danno e possono dare per lasalute delle persone. Il tema dell’EXPO2015, NUTRIRE IL PIANETA, ENERGIAPER LA VITA, offre un’occasione irrinun-ciabile per porre all’attenzione internazio-nale il diritto a un’alimentazione sana,sicura e sufficiente per tutti e…gli infermierihanno molto da raccontare!

La CNAI (Consociazione nazionale delleAssociazioni Infermieri) è una libera asso-

IL CONTRIBUTODEGLI INFERMIERI PER NUTRIREIL PIANETA

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ciazione costituitasi nel 1946 con lo scopodi promuovere l’elevazione culturale degliinfermieri per contribuire, con la loro assi-stenza, al miglioramento dei livelli di salutedella persona e della comunità. E’ affiliataall’International Council of Nurses (ICN),all’European Federation of National Asso-ciations (EFN), e al medesimo organismoall’interno dell’Organizzazione Mondialedella Sanità (EFNNMA).

All’interno di CNAI c’è il Gruppo Perma-nente delle Associazioni InfermieristicheNazionali (GPAIN), un organismo nato nel2002 per unire alcune libere associazioniinfermieristiche con lo scopo di confron-tarsi, condividere, sostenersi su questionidi grande interesse infermieristico, pro-muovere lo sviluppo culturale, professio-nale e sociale degli Infermieri. OSDI è mem-bro del GPAIN, e in questa occasione è statouno dei membri più attivi e collaborativi.Questa partecipazione è importante perché “da soli si cammina veloci, ma insieme siva più lontano”.

CNAI, le associazioni di GPAIN, i collegiIPASVI della Lombardia e il comitato Expo-village 2015, nel 2013 hanno firmato unManifesto decidendo di unire le propriespecifiche caratteristiche e farsi promotoridi iniziative.

Le parole chiave di Expo, persona, vitae alimentazione, sono particolarmente careagli infermieri; infatti “persona” per noinon è solo il centro dell’interesse attornoal quale ruotano tutte le attività nei diversiambiti di esercizio professionale, ma è ilprofessionista protagonista del suo lavoro,

radicato nella società e quindi capace diagire in modo positivo sulla trasformazionedell’ambiente naturale e sociale in cui vive.In un momento di crisi economica che toccala riduzione delle risorse destinate ai servizisanitari, la prevenzione della malattia e lapromozione di stili di vita sani chiedonodi diffondere buone pratiche non solocliniche, ma, ancor prima, negli ambientiextra-sanitari, dove gli infermieri possonoraggiungere i cittadini e incidere in modopositivo sulle loro abitudini e comporta-menti. In quante simili occasioni gli infer-mieri di OSDI già sono stati parte attiva,come nelle piazze per le Giornate Mondialidel Diabete!

Tutto il direttivo della Lombardia hacollaborato insieme al Presidente Nazionalee al CDN durante questo periodo e siamoarrivate ad essere presenti in maniera im-portante in queste due giornate, nelle qualiil nostro contributo è stato molto apprez-zato e ringraziato pubblicamente più volte.Tutti gli interventi delle relazioni sonos c a r i c a b i l i d a l s i t o d e d i c a t o :nuerses4expo.info.

Nella prima giornata ci ha particolar-

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mente colpito la relazione di Jim Campbel,direttore del dipartimento dei ProfessionistiSanitari all’interni dell’OMS. Abituati adessere mortificati e considerati solo uncosto e non una risorsa, sentire che costi-tuiamo il 10% del PIL mondiale e di ogninazione a cui apparteniamo è stato“gratificante”! Questo organismo in 10 annidi lavoro ha prodotto l’elaborazione di unpercorso in cui saranno coinvolti tutti glistati membri con obbligo di adeguamentomirante a intervenire nei contratti di lavorotra Stati e lavoratori sanitari per attuarestrategie che portino a stabilizzare i lavo-ratori nei loro Paesi riconoscendoli nel lorotriplice ruolo:

• motori della crescita economica• garanti della salute pubblica• operatori di prima linea nel fronteg-

giare le patologieEssi costituiscono l’”economia bianca”,

dal colore delle divise, per raggiungere gliobiettivi di benessere e salute dei cittadinidi tutto il mondo: gli “agenti delcambiamento”. Ma ovunque c’è sempre piùcarenza di infermieri e ostetriche a frontedel progressivo aumento dei bisogni delle

popolazioni. Esemplificativa è stata la co-municazione della collega Lesley Bel, con-sulente all’interno di ICN per i rapporti tragli infermieri e i Ministeri della Salutenazionali, che ha esemplificato che perl’epidemia di Ebola, la Nigeria ha affrontatoil problema con un sistema sanitario abba-stanza strutturato e con un rapporto po-polazione/infermieri e operatori sanitarimaggiore riuscendo a sconfiggerel’epidemia in tre mesi, viceversa la SierraLeone che non ha un sistema sanitariostrutturato e ha un rapporto decisamentescarso, ha avuto molti più decessi, ha im-piegato 15 mesi per uscire dall’emergenzae tutt’ora ci sono nuove diagnosi.

L’intervento del nuovo Presidente IPASVINazionale, Barbara Mangiacavalli, era moltoatteso e lei ha fatto importanti affermazioni.Ha detto che ritiene il percorso comune econdiviso fatto per organizzare questoevento come una “prova tecnica” dellaindispensabile collaborazione tral’organismo istituzionale IPASVI e le as-sociazione del GPAIN che deve diventaresempre più rilevante per trovare una mo-dalità operativa di lavoro comune stabile.Ha aggiunto che le associazioni professio-nali sono le detentrici del patrimonioprofessionale specialistico e che insiemedobbiamo compiere la grande riflessioneculturale chiesta oggi alla nostra professio-ne per raccogliere la sfida che dobbiamoaffrontare: il territorio.

E’ necessario ipotizzare percorsi cultu-rali diversi per questo infermiere che nonpuò più avere come unica prospettiva il

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lavoro in ospedale. Le cure estensive terri-toriali sono il luogo dove dobbiamo imma-ginarci e vederci impegnati nella cura com-plessa delle persone fragili e nellapromozione della salute dei cittadini inogni ambiente della loro vita: casa, scuolae lavoro. Ha continuato dicendo che dob-biamo recuperare il nostro ruolo e la nostracentralità come operatore sanitario di ri-fermento per l’educazione e per la preven-zione, cura e mantenimento della salute.Ricordo che nell’intervento in Senato laPast President di OSDI aveva detto che “lapresa in carico della persona è il focusdella professione infermieristica e che gliinfermieri ci sono e vogliono esserci nellacostruzione dei piani di cura anchenell’ambito della medicina generale”.

Nella seconda giornata caratterizzatadagli interventi delle Associazioni invitateal Convegno l’intervento della PresidenteIPASVI Barbara Mangiacavalli (in moderazio-ne con Angela Lolli referente GPAIN), haanche evidenziato come gli infermieri ditutto il mondo hanno già, tra le loro com-petenze, l’educazione e l’informazione aipaz ient i e a l la comuni tà sanasull’importanza di una corretta nutrizione.

La p r ima r e l az ione e spos tadall’infermiera italo-canadese Tiziana Ri-vera, Chief Nursing Executive & Chief Prac-tice Officer al Mackenzie Health a Toronto,ormai punto di r i fer imento perl’infermieristica mondiale, ha illustrato iltema della prevenzione primariadell’obesità infantile portando l’esperienzadelle linee guida della RNAO (commissio-

nate e finanziate dal Ministero della Sanitàdell’Ontario), basate principalmente sullaprevenzione primaria, evidenziando comela figura dell’Operatore di Comunità è parteintegrante nel percorso stesso.

Egli collabora con le famiglie e le scuoleper la pianificazione alimentare, ha la pos-sibilità di monitorare i fattori so-cio/culturali/politici e può intervenire comeprofessionista nel modificare situazioniche contribuiscono all’aumento dell’obesitàinfantile. Fiorella Fabrizio, Dirigente Infer-mieristico a Lecce e delegata CNAI ha af-frontato il ruolo dell’educazione sanitarianelle scuole italiane presentando il progetto“La salute in classe” dedicato agli alunnidelle classi 1° e 2° elementare, che ha ri-scosso molto successo.

La sessione mattutina è continuata con

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la presentazione di Angela Fantoni, Coor-dinatrice Infermieristica Ospedale Civili diBrescia che ha esposto l’argomento deidisturbi del comportamento alimentare,prima causa di morte nella malattia men-tale. Il contributo dell’infermiere con for-mazione e competenze diverse specifichecoopera nel piano di cura aiutando il pa-ziente a essere parte attiva del suo cambia-mento e in questo ambito la competenzadell’operatore coinvolge anche la sferapsicologica in modo preponderante.

Interessante è stato l’intervento di GiuliaMannella, responsabile del progetto “Mista a cuore” del Tribunale dei Diritti delmalato di Cittadinanza Attiva (movimentodi partecipazione civica per la promozionee la tutela dei diritti dei cittadini e deiconsumatori) che ha presentato un’indaginepromossa dal Tribunale dei diritti del ma-lato finalizzata alla realizzazione di unopuscolo sulla prevenzione primaria delrischio cardiovascolare dal titolo “Mi sta acuore” per sensibilizzare i cittadini adadottare stili di vita salutari; l’opuscoloben strutturato riporta indicazioni semplicisu temi comuni: fumo, attività fisica, ali-mentazione, peso, pressione, diabete, rischisulle patologie cardiovascolari.

La sessione pomeridiana ha avuto lamoderazione di Cristina Razzini, (coordi-natore Infermieristico, Presidente ANIN(Associazione Nazionale Infermieri Neuro-scienze) e di Laura Rasero, (ProfessoreAssociato Università degli Studi FirenzeDirettore Unità complessa di ricerca Infer-mieristica AOU Careggi Firenze) che ha

sottolineato l’importanza di rivalutare ipercorsi formativi della professione miran-do ad una laurea di tipo specialistico, uni-formandoci al resto d’Europa.

In questa sessione OSDI era presentecon la relazione “Vivere con il diabete ditipo 2: interventi infermieristici per soste-nere il self-care” presentata dalla sottoscrit-ta Silvana Pastori, attuale Consigliere Na-zionale OSDI.

Nel mio intervento ho presentato i datidell’ultimo Forum tenutosi a Roma nelluglio u.s. “Obesity and Type 2 Diabetesmanagement: Fighting the double burden”al cui interno si è tenuto l’8th Italian Baro-meter Diabetes Forum: è preoccupante lacrescita della patologia diabetica, in parti-colare del diabete di tipo 2 con molti casitra i giovani. Ho presentato i percorsi for-mativi americani e inglesi per Infermieri ela loro distanza dal tipo di percorso offertoe soprattutto riconosciuto in Italia.

Nella seconda parte del mio interventomi sono focalizzata su come la figura diun professionista formato, esperto e concompetenze riconosciute sia fondamentaleper la prevenzione sia primaria che secon-daria e nell’affrontare, supportare, gestireall’interno del Team di cura la persona conuna malattia cronica come il Diabete.Noi infermieri possiamo affiancarli nelloro percorso, conoscerli, essere un puntofermo fidato come un faro che li aiuti anon perdere la rotta, a superare gli scogli,a gestirsi in autonomia.

L’ultima relazione del Convegno è statapresentata a due voci da Francesca Castel-

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vedere (Infermiere Collaboratore Esperto,Tutor pedagogico SITRA, responsabile Pro-getto Ministeriale Promotori della Salutenegli Istituti Penitenziari AO Spedali Civili,BS) e da Cristina Brunori (Infermiere A.O.Spedali Riuniti,BS) che ha portatoall’attenzione la cura della salute nellecarceri, una realtà misconosciuta; le pro-blematiche sanitarie in ambito penitenziariosono complesse e articolate, la presenzadi più patologie rende non semplice illavoro degli operatori che svolgono la loroprofessione in ambienti così particolari.Tossicodipendenza, dislipidemia, infarto,ipertensione, diabete, malattie infettive,psicosi……un mondo malato all’interno diuna struttura chiusa. Questo progetto daltitolo “Interventi di tutela e promozionedella salute in carcere” ha promosso lafigura del “Promotore della salute”, unInfermiere scelto e formato allo scopo. Trele regioni coinvolte: Emilia Romagna, Vene-to, Lombardia, è durato 24 mesi ed haportato alla realizzazione di brochure in-formative realizzate dai detenuti nellequali vengono affrontati svariati temi utilialla prevenzione primaria e secondariarivolte ai loro “colleghi”. E’ stato moltoapprezzato ed ha prodotto dei migliora-menti dove si è svolto.

Il pomeriggio si è concluso conl’intervento del Cardinale Angelo Scola (chepurtroppo per impegni Istituzionali né ioné Tiziana siamo riuscite a sentire).

L’ho cercato in internet e riporto alcuneparole rivolte alla platea: “Educare ed edu-carsi a star bene nel fisico e nello spirito ci

aiuta ad affrontare meglio la vita. L’Infermieremoderno non può e non deve dissociarsidal connubio tra spirito e sapere, tra soffe-renza/dolore e piacere, tra prosperità epovertà.” Voi Infermieri siete chiamati afare sempre di più e ad agire spesso incondizioni pericolose e disumane, non abi-tuatevi mai a farlo in maniera fredda e pas-siva, ma continuate ad agire scientementee spiritualmente in maniera corretta, diri-gendo la vostra azione sempre più verso chiha bisogno del vostro aiuto.

La domanda che vi fa un vostro assistitoè sempre la stessa, vi chiede di durare neltempo e di sopravvivere il più possibile. Amonte di questa domanda c’è la parola‘salvezza’. Agite come agirebbe una mam-ma con il proprio figlio.”

Cosa mi porto a casa da questa espe-rienza… .la nostra professione è importante,siamo tanti, circa 400.000, siamo una po-tenza purtroppo ancora molto invisibile,ma soprattutto siamo invisibili a noi stessi,questo convegno è stato un incontro diInfermieri di tutto il mondo fatto dagliInfermieri, poche le presenze e questo credodebba far riflettere; ancora molti di noi noncredono o non sanno quali potenzialità equale peso siamo nella Sanità e finchè noncrederemo per primi noi stessi in ciò chesiamo non potremo mai pretendere il rico-noscimento istituzionale che le singoleassociazioni stanno cercando di ottenere.

Concludo riportando la frase scritta daTiziana all’inizio del suo scritto: “da solisi cammina veloci, ma insieme si va piùlontano”.

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Tu t t i o rma i cons ide r i amol’alimentazione una variabile determi-nante nell’influenzare, nel bene o nelmale, lo stato di salute delle persone.L’esperienza scientifica conferma ciòche la medicina olistica afferma da secolie cioè che avere una dieta ricca di ver-dure, cereali integrali, legumi, frutta esostanzialmente povera di grassi e pro-teine animali, permette di prevenire ecurare molte malattie, soprattutto quelledenominate malattie del “benessere”,cioè legate ad uno stile di vita sedentarioe ad un’alimentazione scorretta, comeil diabete e l’obesità.

La Natura fornisce, in ogni stagione,i cibi giusti per noi a seconda anche delluogo in cui ci troviamo. Nella zona delMediterraneo, per esempio, troviamogli alimenti più ricchi di vitamina A e C,utili per rafforzare le difese immunitarie,come uva, arance, ribes, melograni ecarciofi, che giungono a maturazionealle porte dell’inverno. In estate, peraffrontare la calura, possiamo sceglieretra una ricca varietà di cibi rinfrescanticome le angurie, i meloni, le zucchinee le insalate.

Principio cardine di una dieta cherispetta i cicli naturali delle piante e delnostro corpo è l’utilizzo di alimentifreschi, autoctoni e di stagione, integrali,poco manipolati o lavorati in modo chenon perdano i principi nutritivi. Cibi nonintegrali quindi raffinati, come la farina00, sono prodotti attraverso macinazio-ne industriale, la quale elimina il germe,ovvero il cuore nutritivo del chicco, checontiene amminoacidi, acidi grassi, saliminerali, vitamine del gruppo B, vitaminaE e la crusca, ricca di fibre. Questoprocesso rende la farina priva di unvalore nutritivo minimo, ma in grado diresistere negli scaffali dei supermercatiper un periodo più lungo di tempo.

Queste informazioni, riguardanti ciòche la grande distribuzione ci proponecome “cibo” e tutto ciò che, invece,concerne il mangiare sano e lo starebene non sono più concetti nuovi odifficili da reperire.

CURA DEL CORPO,CURA DELLA TERRA,CURA DELLE PERSONE

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A cura di:Dott.ssa Chiara Orsini,Presidente dell’associazione per la cura e la valorizzazione dell’ambiente: Pachamama (Madre Terra)

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Non tutti però sanno, o meglio, hannocoscienza, che per ottenere cibi sani ènecessario che le piante da cui provengonosiano cresciute su un suolo sano, dato cheda esso prendono parte del nutrimentonecessario alla crescita. Senza un suolosano non si produce cibo sano.

Un suolo in salute fornisce i nutrientiessenziali, l’acqua, l’ossigeno e il supportoper le radici di cui le colture hanno bisognoper crescere e prosperare.

Per “salute del suolo” s’intende lasua capacità di funzionare come un siste-ma vivente. Un suolo sano è un sistemaperfetto, totalmente autonomo, che ospi-ta una comunità di organismi che contri-buiscono a controllare le malattie dellepiante, a formare utili associazioni sim-biotiche con le radici e a riciclare nutrientiessenziali. Ci sono più microorganismi inun cucchiaio di suolo fertile che esseriumani sul pianeta.

A causa dell’attività umana, il suolodel nostro Pianeta si sta ammalando sem-pre più velocemente negli ultimi anni.Uno strato di suolo fertile alto 2,5 cm sicrea nell’arco di 500 anni, l’uomo è ingrado di distruggerne il triplo nell’arco diuna stagione agraria.

La principale causa dell’erosione delsuolo è, infatti, l’agricoltura industriale,

che con la tecnica della monocoltura espo-ne il suolo agli agenti atmosferici aggra-vandone l’erosione. L’uso di fertilizzanti ediserbanti chimici completa il danno per-ché distrugge la flora e la fauna, cheinvece preservano la fertilità del suolo.

In passato, le pratiche agricole tradi-zionali hanno saputo preservare la salutedella terra e del cibo che mangiamo,soprattutto attraverso la varietà di colture,selezionate in funzione delle caratteristichespecifiche del microambiente, arrivandoad ottenere la varietà più resistente e chemeglio si adattava all’habitat circostante,senza uso di pesticidi o altre sostanzechimiche.

Nel corso dei secoli, gli agricoltoriindiani hanno selezionato migliaia di di-verse qualità di riso partendo da un’unicapianta selvatica originaria. Ci sono varietàdi riso per ognuna delle diverse nicchieecologiche, dal clima temperato degli alticolli dell’himalaya a quello tropicale dellepianure, circa 200mila qualità diverse.Oggi, nella maggior parte delle regioni sicoltivano soltanto quelle poche varietàche rispondono bene all’impiego di pro-dotti chimici.

L’agroindustria non considera la distru-zione della biodiversità un problema realeper la salute del suolo e delle persone.

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L’uniformità genetica e la monocolturasono più vantaggiose in termini di rendi-mento economico. Così, trovandosi adover adattare la coltura in funzione dellepressioni e dei tempi imposti dal mercato,i grandi coltivatori arrivano a trattare laterra come semplice supporto, fino alpunto da dover abbandonare il terreno,perchè troppo sfruttato.

Le leggi del mercato determinano laproduzione di queste grandi industrie diestrazione del cibo. Rendere disponibileil prodotto tutto l’anno, in grandi quantitàe in ogni luogo diventa l’unico principioda rispettare.

Che cosa possiamo fare per salvare ilsuolo del nostro pianeta? Semplice, man-giare con coscienza.

L’atto di nutrirci ci rende già partecipidi un processo produttivo, nell’era dellaglobalizzazione economica la nostra azio-ne assume un valore morale che si riper-cuote su tutto il Pianeta.

Scegliendo di non acquistare prodottiprovenienti dalla grande distribuzione,scegliamo di difendere la terra dai veleniindustriali. Acquistando prodotti locali,sottraiamo profitti e potere all’agro-industria e all’agrocommercio globali,difendiamo i diritti dei piccoli agricoltorie il diritto di ognuno alla tutela dellasalute.

In questo senso chi si nutre è anche

“co-produttore”, come scrive VandanaShiva, attivista per i diritti della Terra edegli agricoltori, sia perchè ci si assumela responsabilità di creare un’economiaalimentare più sana e giusta, sia perchèsiamo quello che mangiamo e le nostrescelte alimentari sono scelte di vita.

Così, mentre impariamo a prendercicura di noi stessi e delle persone care,scegliendo di mangiare prodotti sani, localie di stagione, stiamo contemporaneamen-te curando la Terra smettendo di forag-giare quel sistema che per l’avidità didenaro sta distruggendo il pianeta.

Cura della terra, Cura delle personeed equa condivisione delle risorse sono iprincipi etici alla base della Permacultura.La permacultura è un metodo di proget-tazione, ideato dal naturalista australianodegli anni ‘70 Bill Mollison, che permettedi ricreare la perfezione dei sistemi naturalinei nostri spazi. L’agricoltura ha un suoposto all’interno della permacultura, cheè pero un esercizio di pensiero olistico, ilcui obiettivo consiste nel produrre piùenergia di quanto l’uomo non ne consumi,sforzandosi di creare multirelazioni tratutti gli elementi del nostro sistema, cosìcome avviene in natura.

Coltivare in permacultura significarendersi conto della straordinaria comples-sità del sistema suolo e della sua naturaleautonomia dall’intervento umano e cheun suolo non disturbato può trasmettereil proprio benessere alle piante.

Purtroppo, l’idea errata che siano lepiante la causa della perdita di fertilità,ha portato gli agricoltori a compensare laperdita con l’apporto di concimi chimici. In realtà a causare l’impoverimento deisuoli è la lavorazione stessa del terreno el’abuso di prodotti di sintesi.

Le piante prendono dal suolo glioligoelementi e i minerali necessari allacrescita e rilasciano nel corso della lorovita circa il 25 % dei composti carbonici(zuccheri) che producono nelle loro fo-glie grazie alla fotosintesi. Questi essu-dati prodotti dalle piante nutrono i mi-crorganismi, che in cambio rendonoaccessibili alle piante gli elementi nutri-tivi.

La tecnica dell’aratura, disturba questodelicato equilibrio, i microrganismi messi

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a contatto con l’atmosfera muoiono asfis-siati, come pesci fuori dall’acqua.

Al contrario, un terreno non disturba-to, magari protetto da pacciamatura (co-pertura fatta di materiale organico, comepaglia o foglie) consente a batteri e micetidi proliferare e quindi di rendere disponibiligli oligoelementi per le piante senza ne-cessità di dover compensare chimicamentenessuno squilibrio.

Accanto all’educazione alimentaresana sarebbe bene affiancare una buonaeducazione agricola naturale. Esistonovari metodi di coltivazione naturale:

l’agricoltura sinergica, l’organico-rigenerativa, il metodo fukuoka. La per-macultura abbraccia tutti questi metodi,perchè tutti svelano il segreto sul suolo einsegnano quante poche energie servonoper coltivare con la Natura e non contro,e allora perchè limitarci ad essere “co-produttori” del cibo che mangiamo e nonproviamo a coltivarlo noi stessi, anche sulbalcone di casa?

“Quando cambiamo il modo di colti-vare il nostro cibo, cambiamo il nostrocibo, cambiamo la società, cambiamo inostri valori” (W.Berry).

BIBLIOGRAFIA

M. Fukuoka, [1980]La rivoluzione del filo di paglia, Libreria editrice fiorentina,Firenze

V. Shiva [ 2006]“Il bene comune della Terra”, Feltrinelli Editore, MilanoE. Hazelip [2014]“Agricoltura sinergica”, Editrice Aam Terra Nuova, FirenzeB. Mollison [2007]“Introduzione alla Permacultura”, Aam Terra Nuova

Edizioni, Firenze

Orto sinergico

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Presentazione

Dati ISTAT 2014 indicanoche oggi in Italia vi sono circa 3milioni di persone con diabete (1),con distribuzione regionale diffe-rente, maggiore nelle regioni delsud; inoltre, la percentuale di per-sone con diabete che necessitanodi terapia insulinica è significativa,perché la prevalenza del diabeteTipo 1 è pari al 5,1%, e il 26,7 %delle persone con diabete Tipo 2pratica una o più iniezioni di in-sulina al giorno (2). I dati delrapporto ARNO 2011 mostranocome nel corso dell’ultima decadevi sia stato un progressivo incre-mento d’uso di preparazioni diinsulina più moderne e dal profilofarmacocinetico più fisiologico,come gli analoghi rapidi e basali,così come di schemi terapeuticipiù moderni (3).

Ad onta di questo progresso e

di un generale miglioramento dellaqualità delle cure, i dati degli an-nali AMD 2012 (3) mostrano co-me solo il 22,2% dei diabeticitipo1 ed il 43,8% dei diabeticitipo 2 raggiungano i target diHbA1c raccomandati e, viceversa,come i diabetici tipo 2 con valorisuperiori al 9% siano il 25,7%(2).

Le ragioni del mancato rag-giungimento del compenso glice-mico dipendono da svariati fattori,ivi comprese le modalità di som-ministrazione, conservazione emanipolazione dell’insulina cherivestono un ruolo non secondariodel percorso di cura. Uno degliobiettivi del team curante deveessere, pertanto, quello di garantirealle persone con diabete e ai lorocare givers, il conseguimento diconoscenze ed abilità che guidinonel corretto utilizzo dei farmaciipoglicemizzanti iniettivi, nella

scelta consapevole e nel correttouso dei dispositivi per iniettarli enella corretta applicazione di tec-niche iniettive da parte delle per-sone con diabete e dei loro caregivers, al fine di utilizzarne appienotutte le potenzialità terapeutiche.

Questo documento di consen-so raccoglie le evidenze scientifichedisponibili su questa tematica (in-cluse quelle non indipendenti),organizzate però secondo criterigerarchici, e che sottolinea il ruolofondamentale dell’azione educativastrutturata, f inal izzandolaall’acquisizione da parte della per-sona con diabete delle conoscenzee del le abi l i tà necessar ieall’autogestione consapevole dellamalattia (4).

I criteri di attribuzione Livellodella prova e Forza della racco-mandazione sono mutuati dagliStandard di cura AMD-SID 2014(5).

RACCOMANDAZIONIPER UNA CORRETTA TECNICA INIETTIVAE PER LA PREVENZIONEDELLE LIPODISTROFIE E DEL RISCHIODI PUNTURE ACCIDENTALI

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A un anno dal Documento di Consenso AMD-OSDI sulle tecniche iniettive, pubblichiamo un nuovo Documento sulle “Raccomandazioni per una correttatecnica iniettiva e per la prevenzione dellecomplicanze”. In questo anno, il tavolo di lavoro siè allargato al contributo della SID (Società Italianadi Diabetologia), con la partecipazione della dottoressaFrancesca Porcellati e il prof. Luigi Laviola. Le novitàpiù rilevanti rispetto al precedente documentoriguardano l’inserimento delle norme di sicurezzaper le pratiche iniettive, sia per i pazienti che per gli

operatori, e un addendum sui siti di iniezione delleinsuline basali. Ogni raccomandazione ha un Livellodi prova e Forza della raccomandazione che possonoguidarci per una best practice e per motivare nellenostre Aziende le richieste di materiali e device.

Il documento è stato presentato nell’eventointernazionale FITTER, svoltosi a Roma ad ottobre,dove gli specialisti, medici e infermieri, hanno lavoratosu una revisione della bozza delle nuoveraccomandazioni sulle tecniche iniettive chedovrebbero essere pubblicate nel 2016.

Tavolo di lavoro AMD-OSDI-SIDSandro Gentile, Annalisa Giancaterini (AMD); Lia Cucco,Giovanni Lo Grasso (OSDI); Francesca Porcellati, Luigi Laviola (SID)

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1. Una corretta tecnica di iniezione è essenziale per garantire un’ottimale azione dell’insulina e deglialtri farmaci iniettabili per la cura del diabete.La corretta tecnica iniettiva prevede la scelta dell’ago, la rotazione delle/nelle sedi di iniezione,la manipolazione e la conservazione dell’insulina, la procedura con cui si inserisce l’ago nellacute, la durata dell’iniezione con l’uso di penne, la manipolazione della cute prima e dopol’iniezione.(Livello della prova III, Forza della raccomandazione B)

2. L’insulina deve essere iniettata nel tessuto sottocutaneo integro, evitando l’iniezione intramuscolareche, al contrario, comporta un assorbimento più rapido e un potenziale rischio di ipoglicemia.(Livello della prova II, Forza della raccomandazione B

3. L’azione dell’insulina non è influenzata dalla profondità a cui viene iniettata nell’ambito deltessuto sottocutaneo.(Livello della prova V, Forza della raccomandazione B)

4. La scelta della lunghezza dell’ago da iniezione è cruciale per garantire un assorbimento ottimaledell’insulina.(Livello della prova III, Forza della raccomandazione B)

5. Le iniezioni praticate con un ago 4 mm x 32G causano minore dolore e disagio ai pazienticomportando migliore accettazione ed aderenza alla terapia.(Livello della prova II, Forza della raccomandazione A)

6. L’iniezione con la penna e l’uso di un ago 4 mm x 32G garantisce un assorbimento ottimaledell’insulina in tutti i pazienti in terapia insulinica, compresi quelli obesi, è più facile da praticaree da insegnare, nella maggior parte dei casi non necessita della tecnica del pizzicotto (o del pizzicoo della plica), causa minore ansia e dolore, comportando migliore accettazione ed aderenza allaterapia.(Livello della prova II, Forza della raccomandazione A)

7. Al fine di minimizzare inavvertite iniezioni intramuscolari, che possono provocare fenomeni divariabilità glicemica, in età pediatrica l’ago più sicuro è il 4 mm x 32G, tuttavia in bambininella fascia di età 2-6 anni, il 4 mm x 32G andrebbe usato applicando la tecnica del pizzicotto.(Livello della prova II, Forza della raccomandazione A)

8. Gli analoghi ad azione rapida dell’insulina e gli analoghi basali possono essere iniettati incorrispondenza di qualunque sito, perché il loro assorbimento non è sito-dipendente. Invece,l’insulina umana regolare va preferenzialmente iniettata in corrispondenza della superficieaddominale, perché in tale sede il suo assorbimento è più rapido e costante.(Livello di prova I, Forza della raccomandazione A)

9. La rotazione delle/nelle sedi di iniezione su ampie superfici, il non riutilizzo dello stesso ago piùvolte, la tecnica del pizzicotto e l’angolazione dell’ago a 45° rispetto alla cute - se si utilizzanoaghi di lunghezza superiore ai 4 mm- sono fattori essenziali per evitare lesioni cutanee e/ogarantire un assorbimento ottimale dell’insulina.(Livello di prova I, Forza della raccomandazione A)

10. Uno schema di rotazione di comprovata efficacia consiste nel suddividere il sito di iniezione inquadranti, iniettando l’insulina con una sequenza di punture regolarmente distanziate tra lorodi almeno 1 cm all’interno di ciascun quadrante, al fine di evitare traumi ripetuti nella stessasede.(Livello di prova I, Forza della raccomandazione A)

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11. La mancata rotazione delle sedi di iniezione e/o il riutilizzo più volte dello stesso ago possonoprovocare la formazione di aree di lipodistrofia.(Livello della prova III, Forza della raccomandazione B)

12. L’iniezione di insulina in aree lipodistrofiche ne modifica la farmacocinetica e la farmacodinamica,provocando assorbimento variabile ed imprevedibile ed influenzando il compenso glicemico.(Livello della prova II, Forza della raccomandazione B)

13. Nel passaggio dell’iniezione da una zona lipodistrofica ad una zona sana, le dosi di insulinaandrebbero monitorate e/o ridotte perché l’assorbimento risulta migliorato. La riduzione delladose insulinica varia da individuo ad individuo e deve essere guidata da un’intensificazionedell’automonitoraggio glicemico.(Livello della prova II, Foza della Raccomandazione A)

14. E’ necessaria un’adeguata azione educativa da parte del team curante per tutte le persone condiabete che iniziano la terapia iniettiva, anche ripetuta nel tempo.(Livello della prova II, Forza della raccomandazione A)

15. L’ispezione e la palpazione delle sedi di iniezione vanno effettuate regolarmente ad ogni visitain tutti le persone con diabete in terapia iniettiva. Va sistematicamente rinforzata l’azioneeducativa sulla corretta tecnica iniettiva; si deve insegnare e verificare che i pazienti sappianoeseguire l’autopalpazione delle sedi di iniezione.(Livello della prova II, Forza della raccomandazione B)

16. L’iniezione di insulina praticata con siringa va eseguita sempre con la tecnica del pizzicotto inqualunque sede corporea perché al momento non esistono per la siringa aghi più corti di 8mm ed il rischio di iniezione intramuscolare è conseguentemente elevato.(Livello di Prova II, Forza della raccomandazione B)

17. Il personale infermieristico deve essere formato sulle corrette tecniche iniettive sia per l’uso dellapenna che della siringa.(Livello di Prova II, Forza della raccomandazione B)

18. In accordo con la Direttiva Europea 2010 e con le norme da essa derivanti adottate negli statimembri, tutte le pratiche iniettive o altre azioni eseguite per la gestione del diabete da personalesanitario in ambienti in cui si presta assistenza (ospedali, aree di emergenza, ambulatori, ambulanzeetc.) vanno praticate esclusivamente con dispositivi di sicurezza, per minimizzare il rischio dipuntura accidentale e per garantire la tutela della salute degli operatori, dei pazienti e dei lorofamiliari in tutte le fasi di utilizzo, fino allo smaltimento dei pungenti.(Livello di Prova I, Forza della raccomandazione A)

19. L’uso domiciliare di aghi o siringhe di sicurezza va previsto anche per speciali popolazioni dipersone con diabete portatori di infezioni da AIDS, HBV e HCV.(Livello di Prova II, Forza della raccomandazione B)

20. In tutti gli ambienti sanitari in cui si utilizzano penne per insulina, devono essere seguiteprocedure rigorose secondo cui ad ogni paziente deve corrispondere un’unica penna da insulina,per evitare il rischio di trasmissione di infezioni tra diversi pazienti per l’uso della stessa pennapreriempita.(Livello di Prova I, Forza della raccomandazione A)

21. La conservazione dell’insulina in ospedale e a domicilio (penne e flaconi) deve rispettare leindicazioni dei produttori fornite dalle schede tecniche approvate dall’AIFA. Tali indicazionidevono essere oggetto di educazione per i pazienti.(Livello di Prova II, Forza della raccomandazione B)

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Commento

Per garantire che l’azionedell’insulina iniettata in personecon diabete rispetti i profili difarmacocinetica e farmacodinami-ca attesi, è necessario che la tecnicadi iniezione dell’insulina sia cor-retta (6-9), evitando errori che nemodifichino l’azione (10,11). Poi-ché la somministrazione insulinicaè un atto quotidiano, esiste ilrischio che la persona con diabete,senza un adeguato supporto edu-cativo, tenda ad effettuarla inmaniera superficiale e spesso noncorretta, contribuendo così adaumentare la variabilità glicemica(10).

Per un assorbimento ottimalel’insulina deve essere iniettata neltessuto sottocutaneo e non nelderma o nel muscolo, per cui lascelta della lunghezza dell’ago ècruciale. La lunghezza degli aghipresenti nelle siringhe è maggioredi quella degli aghi per le pennee nella scelta tra siringhe e pennele persone con diabete preferisco-no la penna, sebbene sia statodimostrato che, utilizzando unacorretta tecnica iniettiva, l’efficaciae la sicurezza dei due sistemi iniet-tivi siano paragonabili, consen-tendo un sovrapponibile controlloglicemico e rischio di complicanze(12,13).

La cute ha uno spessore mediodi 2,23 mm nelle braccia, 1,87nelle cosce, 2,15 nell’addome e2,41 nei glutei, nei pazienti adulticon diabete (14). In età pediatricalo spessore della cute varia da 1,58mm nel braccio del bambino ai2,29 mm dei glutei di un adole-scente (15).

L’iniezione intramuscolare ac-cidentale provoca frequentementeipoglicemia (16-20). L’uso di unago 4mm x 32G perpendicolaresenza pizzicotto riduce al minimoil rischio di iniezione intramusco-lare, senza aumento del riflusso

dell’insulina dal sito di iniezione(21,22,23). L’uso del 4mm x 32Gè adatto a tutti i pazienti in terapiainsulinica, compresi quelli obesi,indipendentemente dal BMI(21,24,25). La tecnica del pizzi-cotto potrebbe essere comunquenecessaria in soggetti particolar-mente magri (8,15,23,26,27).Nella transizione da un ago piùlungo ad uno più corto potrebbe-ro ve r i f i c a r s i v a r i a z ion idell’assorbimento dell’insulinaper cui viene raccomandato diintensificare il monitoraggio gli-cemico (27,28).

Il sottocute ha uno spessoreche varia sensibilmente in funzio-ne di genere, sede corporea, indicedi massa corporea, età, etnia, mor-fologia del singolo soggetto condiabete e posizione all’internodell’area prescelta per l’iniezione(14,16). Il rischio di iniezioneintramuscolare stimato è del15,3% con aghi da 8 mm, 5,7%con aghi da 6 mm e dello 0,4%con aghi da 4 mm (14).

La rotazione delle/nelle sedidi iniezione su ampie superfici, ilnon riutilizzo dello stesso ago piùvolte, la tecnica del pizzicotto el’angolazione dell’ago a 45° rispet-to alla cute - se si utilizzano aghidi lunghezza superiore a 4 mm - sono fattori essenziali per evitarelesioni cutanee e garantire una s s o r b i m e n t o o t t i m a l edell’insulina (11,29-35).

La migliore farmacocineticadegli analoghi dell’insulina haconsentito di ridurre la variabilitàglicemica inter- ed intra-persona,rendendola di più facile gestioneda parte del paziente (35). Nono-stante tali progressi tecnologici,alcuni fattori in grado di influen-zare l’assorbimento e quindil’azione insulinica permangonotutt’ora: esercizio fisico, dose ele-vata di insulina, mancata attesadei 10 secondi al terminedell’iniezione e prima di estrarre

l’ago dalla cute (una volta che ilpistone della penna è arrivato afine corsa), uso di mix che richie-dono una corretta miscelazione(34,35). Altro esempio di comela tecnica iniettiva possa influen-zare la farmacocinetica insulinicae di come un’iniezione intramu-scolare possa creare inaspettateipoglicemie, è offerto dall’ insulinaglargine (36), che basa la lungadurata d’azione sulla possibilitàdi precipitare nel tessuto sottocu-taneo a pH neutro. Qualora iniet-tata nel tessuto muscolare o incircolo perderebbe tale caratteri-stica acquistando un’attività bio-logica sovrapponibile a quelladell’insulina rapida (37) epertanto potenzialmente in gradodi condizionare inaspettati episodiipoglicemici (35) entro poche oredalla somministrazione. Ancheper l’insulina detemir è necessarioosservare la medesima cura adevitare la somministrazione nelmuscolo o in circolo, in quantosolubile e pertanto in grado diacquisire un’attività biologica ra-pida, seppure inizialmente rallen-tata dal binding con l’albumina(38-40). Non sono ancora dispo-nibili dati relativi all’analogo adazione ritardo degludec di piùrecente commercializzazione.

È stato dimostrato chel’assorbimento dell’insulina nonvaria in funzione della profonditàraggiunta nel sottocute (41-45),inoltre l’utilizzo di specifici sitidi iniezione per tipologia di pre-parazione insulinica vale solo perle insuline umane (6-8). Inquest’ultimo caso, viene racco-mandato di utilizzare la stessaregione anatomica per le iniezionialla stessa ora del giorno, iniettan-do l’insulina con una sequenza dipunture regolarmente distanziatetra loro di almeno 1 cm all’internodi ciascuna regione, al fine dievitare traumi ripetuti nello stessopunto. Per l’insulina umana

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l’addome è il sito migliore per leiniezioni associate ai pasti (27).

La scelta del dispositivo perla somministrazione di insulina,in particolare la lunghezzadell’ago, si rivela un fattore ingrado di condizionare il correttoassorbimento del farmaco, sia chesi utilizzi la penna che la siringa.Oggi nel nostro paese non sonoin commercio siringhe per la som-ministrazione dell’insulina conaghi di lunghezza inferiore a 8mmed il loro utilizzo aumenta il ri-schio di iniezioni intramuscolarise non vengono praticate con lacorretta tecnica del pizzicotto e/ocon angolazione dell’ago posto a45° rispetto alla cute (8,20,31).Per tale motivo è da preferirel’utilizzo di penne con ago 4 mmx 32G per minimizzare il rischiodi iniezione intramuscolare. An-che il diametro (G) e l’affilaturadell’ago sono fattori importantiper l’accettazione ed il gradimentodei pazienti (21,22,41-44,46-48).Le iniezioni di insulina praticatecon un ago 4 mm x 32Ge conopportuna affilatura causano mi-nore dolore e disagio e sono pre-feriti dai pazienti, dando un equi-valente controllo glicemicorispetto al 5 mm x 31G e l’8 mmx 31G mm, sia in pazienti obesiche in pazienti non obesi e negarantiscono una migliore accet-tazione e aderenza alla terapia(42,48,49).

Una delle più comuni com-plicanze nella terapia iniettiva coninsulina è lo sviluppo di lipodi-strofia, possibile anche con sistemidi infusione continua di insulina(11,50-51,53). La sua esatta ezio-logia non è del tutto chiara, anchese vari fattori causali vengonochiamati in causa, come traumiripetuti da iniezioni fatte in zonemolto circoscritte, riutilizzodell’ago, alti dosaggi di insulinache agirebbero sul tessuto adiposocome fattore di crescita (30,54).

Fra tutti i pazienti che riutilizzanol’ago il 70% sviluppa lipodistrofie,84% per i DM1 (11).

Le lipodistrofie sono moltodiffuse: Vardar e Kizilci (53) rife-riscono una prevalenza del 48.8%in una popolazione turca di 215soggetti in terapia insulinica daalmeno 2 anni; per Hauner et al.(55) la prevalenza è del 28.7% in233 pazienti con Diabete tipo 1.Più recentemente Blanco et al.(11) hanno documentato che il64.4% dei pazienti indagati pre-sentava lipodistrofie, con una forterelazione con la inadeguata rota-zione dei siti. Inoltre il 39.1% deipazienti con lipoipertrofia mostra-va inspiegabili ipoglicemie e il49.1% aveva ampia variabilitàglicemica. Diversi studi mostranoche l’assorbimento dell’insulinainiettata in aree lipodistrofichepuò essere ritardato o diventareimprevedibile (56-59), rappresen-tando un potenziale fattore dipeggioramento del compenso gli-cemico (59-67). Una corretta ro-tazione dei siti è un fattore criticonella prevenzione delle lipodistro-fie: riduce la variabilità glicemica,il rischio di ipoglicemia e il con-sumo di insulina (11). È impor-tante diagnosticare le lipodistrofie,educare il paziente con semplicie pratiche regole su come preve-nirle: usare superfici perl’iniezione più grandi, ruotare trae nei siti, non riutilizzare l’agoper penna o l a s i r inga(8,11,26,65). Poiché il rischio diiniezioni intramuscolari con unago 4 mm x 32G è il più bassorispetto ad aghi più lunghi,l’utilizzo di questo ago permetteun’iniezione più sicura in tutti isiti di iniezione, in zone più ampiegarantendo una migliore rotazio-ne dei siti (14).

La raccomandazione di unuso strettamente individuale(68,69) per le penne è legata alladocumentata aspirazione di ma-

teriale biologico nel contenitoredi insulina della penna (70,71),quando a fine iniezione cessa lapressione sul pistone e si determi-na un meccanismo di aspirazione.La quantità di materiale biologicoaspirato configura un rischio di-verso ed indipendente dal riutiliz-zo dello stesso ago ed è di entitàpiù che sufficiente alla trasmissio-ne di agenti patogeni, che sonooltre 20, anche se i più frequentisono HCV, HBV e HIV (72-76).La Food and Drug Administra-tion (FDA) ha emesso degli alertcontro la somministrazione diinsulina a più persone attraversola stessa penna (75,76).

Per consentirne la tracciabilità,tutte le penne in uso presso strut-ture sanitarie devono essere cata-logate e inventariate dal farmacistaprima che il personale sanitario leutilizzi. Ogni penna in uso nellestrutture sanitarie deve essere inol-tre etichettata con i dati del pa-ziente a cui è destinata e deverecare l’indicazione della data diinizio di impiego e della scadenzasegnalata dal produttore e deveessere conservata con modalitàidonee (come tutti gli altri farmaciin uso) dal personale del repartoe non dal paziente (77-80).

L’utilizzo di pungenti (aghi elancette pungidito) è di compe-tenza del personale sanitario esolamente ai pazienti non criticied esperti nell’autosomministra-zione d’insulina e dell’auto-controllo glicemico, ne può essereconsentito l’uso diretto, concor-dandone le modalità con l’équipe,definendo anche le modalità delcorretto smaltimento del materia-le utilizzato (81-83).

Pratiche corrette per la mini-mizzazione del rischio impongonol’utilizzo di aghi per penna e si-ringhe provvisti di dispositivi disicurezza e derivano non solo dallaletteratura scientifica (84-86) masoprattutto da norme legislative

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emanate in materia di sicurezza.La norma ISO 23908 (87),

altre disposizioni normative e larecente Cochrane CollaborationInitiative (88,89), definiscono le

caratteristiche necessarie per de-scrivere i devices di sicurezza (Ta-bella 1); la sicurezza deve esseregarantita sia per il lato paziente(punta dell’ago) che per quello di

inserzione nella cartuccia. Infatti,è stato calcolato che circa il 10%delle punture accidentali con aghida penna avviene proprio dallaparte della cartuccia (90,91).

Definizione di dispositivo di sicurezza1

• Secondo la legge italiana e gli standard internazionali (105), il dispositivo di sicurezza deve essere in gradodi proteggere le mani dell’operatore durante e al termine della procedura per la quale il dispositivo stessoè utilizzato e di assicurare un’azione protettiva permanente nelle fasi di raccolta e smaltimento definitivo.(ISO 23908:2011; 4.1.2)

Entrambe le estremità dell’ago devono essere protette. (ISO 23908:2011; 4.1.2)

Patient End Cartridge End

• Il meccanismo di protezione deve essere attivabile in modo automatico da parte dell’operatore (innescoattivo o passivo) e, comunque, con una sola mano.(ISO 23908:2011; 4.1.1- 4.1.4- 4.2)

• Le mani dell’operatore devono sempre trovarsi dietro la parte acuminata del dispositivo.(ISO 23908:2011; 4.1.4)

• L’attivazione del meccanismo di protezione deve essere più precoce possibile.(ISO 23908:2011; 4.2)

• Il dispositivo deve essere affidabile, facile da utilizzare ed intuitivo.(ISO 23908:2011; 4.1.3)

• Il meccanismo di protezione deve creare una barriera efficace, permanente ed irreversibile tra la parteacuminata del dispositivo e l’operatore.(ISO 23908:2011; 4.3)

• Il meccanismo di protezione non può essere disattivato e deve assicurare la sua funzione protettiva anchedurante e dopo lo smaltimento.(ISO 23908:2011; 4.1.2-5.3.2)

• Il dispositivo deve essere dotato di un segnale (udibile e/o visibile) che consenta di verificare l’avvenutaattivazione del meccanismo di protezione.(ISO 23908:2011; 4.1.3)

• L’utilizzo del dispositivo non deve generare rischi addizionali per la sicurezza (es. rischio di esposizionemucocutanea).(ISO 23908:2011; 4.1.5)

• Il dispositivo non deve in alcun modo compromettere la qualità dell’intervento e la sicurezza del paziente.(ISO 23908:2011; 4.1.5)

Tabella 1. Definizioni e riferimenti della norma ISO dei dispositivi di sicurezzaL’aspirazione dell’insulina con siringhe dalle penne precaricate è sconsigliata dai produttori stessi, in quanto non esistono prove che questapratica garantisca il prelievo di dosi corrette di insulina e perché i due sistemi iniettivi sono stati progettati per un uso diverso da questaprocedura, come specificato nelle schede tecniche; questa prassi è consentita solo in caso di emergenza o di mancato funzionamento dellapenna (92-94). Va tenuto presente che il prelievo di insulina da una cartuccia o da una penna con una siringa determina la formazionedi bolle d’aria, il che può causare un errore di prelievo della dose successiva se la penna viene riutilizzata, con evidenti ricadute cliniche.La raccomandazione di non aspirare insulina dalla cartuccia della penna, salvo casi di emergenza, deriva dalla schede tecniche di prodottoapprovate AIFA e da un alert dell’Institute of Safe Medication Practices Canadese nel 2008 (91).

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Educazione

La terapia insulinica è un trat-tamento quotidiano e duraturo,per cui esiste il rischio che la per-sona con diabete - senza un ade-guato e costante supporto educa-tivo - tenda nel tempo a praticarlain modo disinvolto e spesso scor-retto, contribuendo così ad au-mentare la variabilità glicemicacon il conseguente rischio di unpeggioramento del controllo gli-cemico (10). L’importanza diun’adeguata educazione sulle tec-niche di iniezione da parte deglioperatori sanitari è intuitiva, tut-tavia va rilevato che l’azione edu-cativa risulta spesso carente (9),dato per altro avvalorato dallafrequenza di lesioni cutanee do-vute ad errata tecnica iniettive(11,34,53,55,63).

Il team curante deve favorirel’empowerment della persona con

diabete rendendola capace diprendere quotidianamente deci-sioni strettamente correlate conla terapia. In particolare, l’auto-somministrazione dell’insulinarichiede l’acquisizione delle abilitànecessarie a garantire l’esecuzionedell’iniezione con tecnica corret-ta(95-97).

Il paziente deve comprenderesia la relazione esistente traun’appropriata tecnica iniettivae il buon controllo glicemico (97-99), sia le alterazioni di farmaco-cinetica dell’insulina che si verifi-cano in caso di tecnica iniettivaerrata ed il conseguente rischioche tali alterazioni facilitinol ’ insorgenza o acceler inol’evoluzione delle complicanzedel diabete (10,11,14,29).

Tutti i pazienti che inizianola terapia iniettiva per la cura deldiabete devono essere adeguata-mente istruiti sulle corrette tecni-

che iniettive e l’azione educativanon deve essere limitata all’iniziodella terapia ma costante, conrinforzi periodici per tutto il fol-low-up successivo (8,21,26,61-63,100). L’azione educativa deveessere periodicamente rinforzatae il personale sanitario deve pro-cedere periodicamente e sistema-ticamente all’ispezione e alla pal-pazione delle sedi di iniezione intutti le persone con diabete interapia iniettiva (8,22,85,99-102),specie in presenza di episodi ipo-glicemici inspiegabili (11).L’azione educativa deve enfatizza-re le conseguenze negative delleiniezioni di insulina intramusco-lare o in aree di lipodistrofia edeve istruire la persona con dia-bete al riconoscimento delle lipo-distrofie stesse (77,100-104).

Va insegnato alla persona condiabete che la frequenzadell’autocontrollo glicemico va

Studi clinici consentono di affermare che non vi è alcuna differenza clinicamente rilevantenell’assorbimenti di insulina glargine se iniettata in regione addominale, in regione deltoidea o nellacoscia (113). L’iniezione sottocutanea di glargine in regione deltoidea, nella coscia o in addomedi volontari sani non ha determinato variazioni di assorbimento e biodisponibilità, infatti confrontistatistici di T75% e radioattività residua dopo 24 ore dalla somministrazione non hanno indicatouna differenza significativa di assorbimento tra i vari siti di iniezione (114).

Le indicazioni fornite dall’EMA e quelle della scheda tecnica del produttore relative a detemirmostrano chiaramente che questa preparazione insulinica può essere somministrata medianteiniezione sottocutanea nella parete addominale, nelle cosce, nella parte superiore delle braccia, nellespalle o nelle natiche (115), raccomandando di usare se possibile sempre lo stesso sito e non dipreferirne uno in particolare (116). Infatti, la biodisponibilità assoluta è di 64, 59, e il 65% doposomministrazione sc in addome, coscia e deltoide, rispettivamente; AUCinf, AUC0-5h e Cmaxsono significativamente più elevati (approssimativamente il 10%, 35% e 20% rispettivamente)dopo iniezione s.c. in addome o deltoide, rispetto alla coscia. Le differenze osservate indicano che,come per altre preparazioni di insulina, i soggetti trattati con insulina detemir devono essere avvisatidi ruotare i siti di iniezione all’interno della stessa regione del corpo (116).

Dati di farmacocinetica recenti, relativi a insulina degludec consentono di utilizzare indifferen-temente tutti i siti di iniezione perché non vi sono differenze di assorbimento e biodisponibilitàsito-dipendenti (117) .

*Conflitto di interessi: nessuno*

*Il presente documento è stato realizzato in maniera del tutto indipendente da finanziamenti esterni alle tre Società Scientifiche AMD,OSDI, SID*

Addendum: Raccomandazione sui siti di iniezione delle insulina basali

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intensificata quando si passidall’uso di aghi più lunghi ad aghipiù corti e quando si inizia adutilizzare aree di cute sana rispettoal precedente utilizzo di aree lipo-distrofiche (8-11,59,60).

L’educare all’autogestione del-la malattia diabetica in ospedaleè un compito difficile e impegna-tivo (105-109).

Il ricovero non è il momentopiù idoneo all’impostazione diun programma educativo organi-co sulla malattia diabetica. Tutta-via, un intervento educativo sualcuni aspetti essenziali, quali lemodalità di iniezione dell’insulinae i principi dell’autocontrollo,deve essere fornito al diabeticoprima della dimissione (109).

I pazienti ospedalizzati sono

sofferenti, stressati e inoltre sitrovano in un ambiente che spessonon favorisce l’apprendimento.Durante la degenza è tuttavianecessario fornire un’educazionedi base, con informazioni suffi-cienti a rendere il paziente ingrado di non correre rischi al rien-tro al proprio domicilio. Le per-sone con diabete di nuova diagno-si e quelli che hanno iniziato ilt rat tamento insul inico ol’autocontrollo della glicemia de-vono essere addestrati in mododa garantirne una gestione sicurain ambiente extra-ospedaliero eavviati, al momento della dimis-sione, al servizio diabetologicoanche per la programmazione diun regolare follow-up (109). Ilruolo della terapia educazionale

nelle persone con diabete ospeda-lizzato è stata oggetto di una re-cente pubblicazione (106) nellaquale si è osservato come il tassodi ri-ospedalizzazione a 30 giornifosse ridotto in modo statistica-mente significativo nei pazientiche avevano ricevuto una terapiaeducazionale e tale dato rimanevasignificativo anche dopo correzio-ne per fattori sociodemografici eper fattori patologia correlati.

Il personale sanitario deveessere formato all’uso dei diversidispositivi per l’iniezione di insu-lina, inclusi aghi e siringhe disicurezza, alle corrette tecnicheiniettive e ad adottare tutte leprocedure necessarie per minimiz-zare il rischio di punture acciden-tali (77,110-112).

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Al momento della stampa della rivista altri eventi sono in fase di definizione.Rivolgersi al Presidente della Sezione Regionale per eventuali ulteriori informazioni

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12 dicembre 2015 - Spinetta Marengo (AL) - Hotel Diamante - Tecnologie avanzate per la cura del diabete: ilmicroinfusore e CGM. Livello avanzato. Bayer Healthcare, Medtronic

19 dicembre 2015 - Cisanello (PI) - Hotel San Ranieri - IX Congresso OSDI Toscana. Diabete in azione. Plurisponsor

20 febbraio 2016 - Udine - Là di Moret - Tecnologia ed educazione: come approcciarsi per una offerta di qualità.Abbott, BD

27 febbraio 2016 - Padova - Crown Plaza - Aderenza: un problema di multidimensionalità.A. Menarini Diagnostics s.r.l.

27 febbraio 2016 - Palermo - Aula Ospedale Buccheri - Il controllo glicemico in gravidanza. Plurisponsor

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Presidente

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Maria Grazia AccogliLia CuccoRaffaella FiorentinoMarcella LaiVilma MaglianoAlberto PambiancoSilvana PastoriClara ReboraTiziana Risolo

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