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ORGANO UFFICIALE STUDENTESCO DEL LICEO LEVI DI MONTEBELLUNA FRUSTRA FIT PER PLURA QUOD POTEST FIERI PER PAUCIORA 22 DICEMBRE 2015 ANNO XIV - NUMERO 73

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ORGANO UFFICIALE STUDENTESCO DEL LICEO LEVI DI MONTEBELLUNA

F R U S T R A F I T P E R P L U R A Q U O D P O T E S T F I E R I P E R P A U C I O R A

22 DICEMBRE 2015 ANNO XIV - NUMERO 73

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EDITORIALE, pagina 2

LEVINSIDE, pagina 3-Gita da premio-Dalla censura alle altre creature mitologiche

INCHIESTE, pagina 6- Le false credenze sull’alcol

INTERVISTA, pagina 8- Levi on the road

SPORTIVAMENTE, pagina 10

CATTIVE RAGAZZE, pagina 11

CULTURA E SOCIETÀ, pagina 13- Quando la giacchetta nera diventa rosa- Cloe- Novello Amleto- Il viaggio- Sognatori- La punta dell’iceberg- Guerra 3.0- Attentato a Parigi del 13 novembre 2015

OCKHAM INTERNATIONAL, pagina 19- Least and most at school- Letters to Juliet- Sankt Nikolaus

MUSICROOOM, TALKING MOVIES, CACCIATORI DI LIBRI, pagina 22- Scale e assoli a Cornuda- Recensione de “Il Piccolo Principe”- Film sotto l’albero

LE FIABE DI OCKHAM, pagina 26- Il brutto Anatroccolo

NOSCE TE IPSUM, pagina 27

DE GUSTIBUS, pagina 28- Biscotti Natalizi- Fagottini di Mele

LEVIGNETTE, pagina 30

IPSE DIXIT, pagina 32

GIOCHI, pagina 33

INDEX

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Ciao ragazzi, eccoci tornati con il giornalino e con il primo numero vero e proprio! Quest'anno le novità sono tante, a cominciare dalla redazione arricchitasi di nuovi alunni di tutti gli indirizzi. Nuova è anche la direzione, tutta al femminile, composta infatti da tre ragazze (Francesca Amadio 3°A cl, Eleonora Bordignon 3° B cl e Silvia Lucchesi 3° B cl), tutte con una gran voglia di fare e con in serbo diversi cambiamenti. In questo numero spiccano, tra le ormai storiche categorie di articoli (come non citare i nostri cari "Ipse dixit"?), anche rubriche nuove ed originali. Abbiamo poi ritenuto necessario fare una piccola riflessione su quanto successo a Parigi e sui fatti che continuano ad accadere. Inoltre abbiamo apportato un decisivo cambiamento anche nella grafica e nell’impaginazione. Come vedete, ci piace rinnovarci, evolverci e presentarci sempre in modo (si spera) migliore! Vorremmo porgere i nostri complimenti a tutti gli attori che hanno recitato nella replica di "A qualcuno piace caldo" il 26 novembre e a tutti gli alunni impegnati in attività extrascolastiche anche quest'anno. Tutti loro ci mostrano ogni giorno che la vita scolastica è fatta anche di passioni che vanno oltre le classiche lezioni curricolari. Inoltre ci sentiamo in dovere di ringraziare tutte le persone impegnate negli open day, che offrono il loro prezioso contributo per far conoscere il meglio della nostra scuola. Vi ricordiamo

poi che il 15 gennaio nel nostro istituto, come in molti altri licei italiani, si svolgerà la Notte del Liceo Classico, alla quale siete tutti invitati a partecipare (anche se non siete classicisti). Non ci resta che lasciarvi alla lettura di questo numero pieno di novità, farvi i nostri più sentiti auguri di Natale e di un felice anno nuovo e ricordarvi che chiunque abbia voglia di far parte della redazione è sempre ben accetto. Non dimenticate che potete contattarci per qualsiasi cosa, critica, domanda alla nostra mail: [email protected] Buone (meritate) vacanze a tutti!

La redazione

EDITORIALE

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Editoriale

ORGANO UFFICIALE STUDENTESCO DEL LICEO LEVI DI MONTEBELLUNA

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E’ un tiepido pomeriggio di fine Aprile. Splende un pallido sole primaverile, coperto di tanto in tanto da qualche plumbea nuvoletta di passaggio. Due anatre, un germano reale e qualche anatroccolo nuotano placidamente, le fontane zampillano regolarmente e tutto contribuisce a creare un sottofondo rilassante e continuo. Anche le persone, sparse qua e là per i giardini, sembrano comprendere questa tranquillità e si godono il pomeriggio passeggiando e conversando in tutta calma. Tutto farebbe credere a uno dei tanti pomeriggi primaverili ai giardini del castello di Hellbrunn … “Pronti? Giammi possiamo cominciare?” improvvisamente emergono prima una poi due, tre voci giovanili. Risate, grida gioiose e schiamazzi seguono quella prima domanda. Poi un “Ok, Chiara ci siamo” fa tornare il silenzio. E, dopo poco, si staglia un’altra voce,chiara e forte:“Siamo qui nel maestoso e immenso giardino di Hellbrunn. Il palazzo che ho qui alle mie spalle... ”.

Certamente vi starete chiedendo di cosa io stia parlando. Ebbene, pazientate ancora alcuni istanti e capirete. Ma è da qui che voglio iniziare. Da un apparentemente banale pomeriggio di Aprile 2015. Ed è qui a Hellbrunn, in Austria, in un castello non distante da Salisburgo, che comincia la nostra avventura. Un’avventura fatta di nuove esperienze, relazioni e bei momenti vissuti. Avrete ormai capito di cosa parlo. La nostra avventura non è altro che una semplice gita o, detta più precisamente, un viaggio d’istruzione. Meta? Salzburg, Österreich.

Il nostro viaggio inizia, però, molto tempo prima, quando ci viene proposta la gita in questione. Noi di terza ASC decidiamo di partecipare con i compagni della classe 3ASA, poiché alcuni di loro studiano Deutsch con noi. Accettiamo entusiasti, ma lo siamo ancor di più quando ci viene proposto di partecipare ad un concorso promosso dalla famosissima associazione Touring Club Italiano. Forse non tutti voi sanno che “Classe Turistica” (nome dell’iniziativa cui abbiamo preso parte)  è un’iniziativa del Touring Club Italiano, associazione non profit che da 120 anni promuove e sostiene una concezione del turismo inteso come incontro, viaggio responsabile, consapevole e rispettoso. Classe turistica nasce proprio con questi obiettivi e trasforma il viaggio in un concorso. Dal 2007 hanno partecipato oltre 95.000 studenti che, con i loro

elaborati sul tema “viaggio d’istruzione” o “vieni da noi”, hanno raccontato le più significative esperienze didattiche vissute in questo contesto. Molti di loro aderiscono a Touring Giovani, il club per i ragazzi oltre i tredici anni che vogliono ricevere tutti gli strumenti e le informazioni utili per organizzare una bella vacanza visitando paesi e luoghi in maniera intelligente e rispettosa. Diventare Soci Touring  significa avere la chiave per accedere ad un universo di idee, vantaggi, suggerimenti e sconti pensati per i propri viaggi e il tempo libero.

L’obiettivo principale era, quindi quello di realizzare un video riguardante la gita. Se volevamo vincere, o perlomeno arrivare in finale, dovevamo organizzarci bene. A un’attenta visione dei vecchi video partecipanti e vincitori, è seguito un lungo lavoro di preparazione. Dovevamo fare una serie di ricerche, studiare la regia per un video originale, suddividerci le parti, decidere dove e come girare le scene, costruire i discorsi … C’era poi tutta la parte tecnica, che consisteva nel girare le scene e, in seguito, nel montare il video stesso. Fortunatamente in classe abbiamo degli appassionati di ripresa e di montaggio dei video che hanno permesso la realizzazione digitale dell’elaborato. Fosse stato per me non avrei saputo neanche da dove cominciare … Le idee non ci mancavano di certo e così abbiamo sviluppato una “trama” e organizzato il più possibile il da farsi. Non bisogna dimenticare, però, che la nostra meta era un paese straniero e che uno dei principali obiettivi didattici era l’interazione con la lingua e la cultura tedesca. Siamo stati perciò adeguatamente preparati. La preparazione è servita anche alla realizzazione del video stesso (lettura di fotocopie in lingua tedesca riguardanti la città e i monumenti e tanti esercizi di conversazione). Accompagnati dai professori Puccinelli, Napolitano, Zanni e Trovato, siamo partiti il 29 Aprile alle 6 di mattina dalla ex sede centrale di via Biagi. Arrivati a Hellbrunn verso le 12, abbiamo “sperimentato” i giochi d’acqua e visitato il castello. Dopo pranzo abbiamo sfruttato il sole e la pausa concesseci per dedicarci alle riprese. Nel pomeriggio ci siamo recati in città e ci siamo divisi. Alcuni hanno visitato la Festung (fortezza), e la chiesa francescana; altri, invece, hanno visitato monumenti importanti come il duomo, la Mozarts

UNA GITA DA PREMIOLEVInside

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Wohnhaus e luoghi d’interesse culturale (come la famosa Getreidegasse, o vicolo delle insegne). Verso il tardo pomeriggio siamo arrivati in hotel, e, dopo una serata passata tra bowling carte e divertimenti vari, siamo andati al riposare. Il secondo giorno, invece, accompagnati da una guida tedesca abbiamo visitato dettagliatamente la città e i rispettivi monumenti. La guida parlava sia in tedesco che in italiano (e ciò per permetterci di mettere alla prova noi stessi e verificare il livello di comprensione linguistica). Pioveva purtroppo ma ciò non ci ha scoraggiato e siamo comunque andati alla ricerca di una tipica Imbissstube (tavola calda), dove abbiamo gustato all’aperto tipici Imbisse (cibi veloci) austriaci. Verso le 14 abbiamo salutato la città e ci siamo recati alle miniere di sale, ultima tappa della nostra favolosa gita. Un tempo il sale era chiamato "oro bianco". I giacimenti di sale formatisi milioni di anni fa nelle viscere del monte Dürnnberg, presso Hallein, la seconda città per grandezza del Salisburghese situata a circa quindici chilometri a sud della città di Mozart, sono il tesoro della regione. Già i Celti, circa 2.500 anni fa, avevano scavato miniere per estrarre questo prezioso dono della montagna, come testimoniano alcuni resti significativi rinvenuti in miniera. Nella miniera più antica del mondo, grandi e piccoli visitatori dai quattro anni in su vanno alla scoperta di tesori, percorrendo chilometri di misteriose ed antichissime gallerie...Fu il vescovo principe Wolf Dietrich von Raitenau (1559-1617) a dare un forte impulso alla capacità estrattiva della miniera, grazie all´utilizzo dell´acqua. A visita conclusa (davvero entusiasmante la discesa sotterranea e l’utilizzo degli scivoli) siamo tornati a casa. Un viaggio in corriera della durata di sei ore ci ha permesso di legare ancora di più tra noi e di familiarizzare con l’altra classe. Tornati a Montebelluna

abbiamo cominciato a realizzare l’elaborato, che avrebbe dovuto essere consegnato entro il 31 Maggio.

Abbiamo aspettato tutta l’estate. Verso i primi di settembre abbiamo appreso la favolosa notizia: eravamo tra le classi finaliste. Saremmo dovuti andare 3 giorni a Bari per assistere alle premiazioni. Tuttavia numerose difficoltà tecnico-organizzative hanno impedito la nostra partecipazione all’evento. Non abbiamo vinto, purtroppo, ma siamo risultati tra le sei classi migliori d’Italia, selezionati insieme ad altre 3 classi (vincitori esclusi) tra le 120'000 classi di 8'500 scuole superiori in tutta Italia. Ma la vera sorpresa è stata ricevere un premio (una penna e un software molto costosi che permettono di usare ogni proiettore come una sorta di LIM) e una targa dallo stesso Touring Club. Proprio non ce lo aspettavamo. La cerimonia di premiazione è avvenuta giovedì 3 Dicembre. Vi hanno preso parte il nostro Dirigente Scolastico Ing. Toffano, le nostre due professoresse (Zanni e Puccinelli) e il Viceconsole regionale del Touring Club signor Pio Grollo, il quale si è complimentato con noi per il lavoro e ci ha consegnato ufficialmente una targa. Oltre alla nostra personale soddisfazione, penso che l’esperienza sia stata meravigliosa sotto tutti i punti di vista. Abbiamo compreso i valori di un viaggio con scopo costruttivo, di un turismo responsabile e attento alla scoperta dei vari aspetti culturali di ogni meta turistica. Ringraziamo di cuore i nostri prof accompagnatori e tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione del progetto.

Volete saperne di più? Visitate il canale YouTube “classe turistica” e godetevi il video!

Maddalena De Ros, 3ASC

LEVInside

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Un mostro si aggira per i corridoi del Levi. Prima era leggero e trasparente, fatto solamente di aria e polvere, quindi l’abbiamo ignorato, convinti che prima o poi il vento lo avrebbe spazzato via. Invece non è andata così. Pian piano la creatura ha preso vita, forma e consistenza, ha acquistato peso e volume e ha iniziato a ingombrare gli ampi corridoi del nuovo Levi. Insomma, è diventata quasi vera.

La creatura mitologica si chiama censura, quella a cui il nostro Rasoio di Ockham sarebbe sottoposto. Oltre ai bisbigli e alle battute, è apparsa una vignetta che stabiliva addirittura un’improbabile connessione con la vicenda di Charlie Hebdo; uno degli studenti candidati alle elezioni per il Consiglio di Istituto ha candidamente espresso ad uno dei nostri redattori il suo dispiacere per la censura a cui il suo stesso intervistatore sarebbe stato sottoposto.

Abbiamo quindi dovuto renderci conto che le bestie mitologiche non possono essere ignorate, non importa quanto fantastiche, irreali e improbabili esse siano: se non vengono combattute si allargano, si riproducono, ci invadono.

Ecco perché questa redazione ha deciso di dire una parola chiara e, si spera, definitiva su questa faccenda. Siamo lieti di informarvi che il Rasoio di Ockham, organo di informazione degli studenti del Liceo Levi, non è sottoposto ad alcuna censura, ed è invece una voce libera e indipendente. Dovrebbe essere una buona notizia per tutti, perché chi vorrebbe studiare o lavorare in una scuola che pratica la censura invece di educare gli studenti al libero pensiero?

Si può quindi pubblicare qualsiasi cosa sul Rasoio? Sì, anche se, come in tutte le testate del mondo libero, anche le più prestigiose, ci sono alcune regole da seguire:

• Tutto ciò che si pubblica va firmato dall’autore. Non si può gettare il sasso e nascondere la mano, per cui gli articoli anonimi non possono essere pubblicati;

• I fatti vanno sempre controllati; tutte le opinioni sono rispettabili, eccetto quelle basate su un fatto inesistente. Il lavoro del giornalista è proprio quello di controllare le fonti per contribuire ad una informazione corretta; se si desidera semplicemente sparare un’opinione su fatti inesistenti o ci si diverte a propagare leggende metropolitane ci sono Facebook o i blog personali;

• Non si può insultare nessuno. Si può criticare, naturalmente, dopo aver controllato i fatti e dopo aver dato alla persona criticata l’opportunità di rispondere e spiegare la sua posizione. Questo è ciò che fanno tutti i giornali liberi. Le critiche fondate sono benvenute, quelle infondate si chiamano diffamazione, e la diffamazione è un reato anche nei paesi che godono di libertà di stampa. D’altra parte, né agli studenti né agli insegnanti piacerebbe scoprire di essere protagonisti di un articolo di insulti o anche solo di critiche basate su fatti inventati. Siamo una comunità di poco più di un migliaio di persone: il rispetto reciproco è essenziale perché la comunità prosperi democraticamente.

Se queste regole non vi sembrano dettate da comune buon senso ma da un bieco desiderio di censura, sappiate allora che sono le stesse applicate da tutte le grandi testate mondiali, dal New York Times all’Independent o all’Economist.

Per concludere, vorremmo ricordare a tutti che il nostro Rasoio l’anno scorso ha vinto due premi nazionali, tra cui il prestigioso premio dell’Ordine dei Giornalisti. Non apparirebbe anche a voi quantomeno bizzarro che l’associazione nazionale dei giornalisti professionisti premi come miglior giornalino d’Italia una testata piegata e umiliata da una cieca e brutale censura? Giusto per dimostrare come le creature mitologiche, una volta apparse, siano dotate di vita propria e prosperino anche di fronte a prove inconfutabili della loro non esistenza.

La Redazione

DALLA CENSURA ALLE ALTRE CREATURE MITOLOGICHEOVVERO COME NASCE UNA LEGENDA METROPOLITANA

LEVInside

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Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol, afferma:  "Mai così tanti giovani sono stati sedotti dall’alcol; infatti oggi l'86% dei ragazzi e delle ragazze che frequenta i luoghi di aggregazione giovanile come discoteche e pub consuma bevande alcoliche in maniera pressoché esclusiva il sabato sera alla ricerca di un senso di ebbrezza, di ubriachezza. E non lo fa certo per caso, ma dietro pressione della società e, soprattutto, davanti ad un'irresistibile seduzione pubblicitaria. Un mix strategico che contribuisce a creare un bisogno, a trasformarlo in un valore e a rendere più accessibile e conveniente ai giovanissimi acquistare prodotti meno cari, facendoli apparire accattivanti e seducenti".

Secondo un’indagine effettuata nel 2014 nei pressi di Roma, nove ragazzi su dieci bevono quando si trovano in discoteca, nei pub o anche a semplici feste tra amici. Questo fatto allarmante riguarda sia maggiorenni che minorenni. Sperando nel contrario, abbiamo chiesto ad alcuni di voi se facessero abitualmente uso di bevande alcoliche…

BEVI ABITUALMENTE IL SABATO SERA?

È interessante notare come in prima superiore l’uso di alcol sia piuttosto moderato; dalla classe seconda

inizia un aumento delle persone che assumono abitualmente bevande alcoliche, che ha il suo apice in terza superiore; da qui comincia a diminuire e infatti, inaspettatamente, sembra che i ragazzi di quinta superiore siano, insieme a quelli di prima, i bevitori più moderati, quasi a dimostrare che con l'età si diventa più responsabili… forse contribuisce anche il fatto che i neopatentati cercano di essere completamente sobri quando si devono mettere alla guida.

Successivamente vi abbiamo chiesto dei pareri personali per capire quale fosse la vostra conoscenza sugli effetti che l’alcol provoca. Ed ora vi mostreremo i risultati…

L ’ A L C O L A U M E N T A L A TEMPERATURA CORPOREA?

La convinzione che l’alcol aumenti la temperatura del corpo è molto diffusa, infatti la maggior parte di voi ha risposto di sì. In realtà dà una sensazione di calore, ma è solo temporanea. Esso infatti è un vasodilatatore periferico e, in quanto tale, fa aumentare la quantità di sangue che circola sotto la pelle del corpo producendo una sensazione di calore. A causa di questa vasodilatazione, il calore interno del corpo viene disperso in esterno e la temperatura interna scende. In poche parole l’alcol non fa aumentare la temperatura corporea, ma viceversa la fa diminuire.

Prime Seconde Terze Quarte Quinte

SINO

LE FALSE CREDENZE SULL’ALCOL

SI NO

Inchiesta

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L ’ A L C O L A U M E N T A L E PRESTAZIONI SESSUALI?La maggior parte di voi ha affermato giustamente (forse anche per una semplice supposizione) che l’alcol peggiora le prestazioni sessuali. L’assunzione di moderate quantità di alcol, in un primo momento, lenisce l’ansia da prestazione e il soggetto si percepisce più sereno e spregiudicato, vive apparentemente meglio la propria corporeità e sensualità; ma un abuso di alcol può ostacolare anche pesantemente il fisiologico circuito del piacere e del benessere. 

QUALI PARTI DEL CORPO COLPISCE L’ALCOL?

Il consumo di bevande alcoliche è responsabile o aumenta il rischio dell’insorgenza di numerose patologie che riguardano tutto il corpo, contrariamente a ciò che

avete detto voi: ossia che l’alcol colpisce solo singole parti come stomaco, cervello o fegato. Il cuore infatti fa circolare l’alcol nel sangue in tutto il corpo, portando a cambiamenti delle normali funzioni corporee.

HAI MAI BEVUTO A TAL PUNTO DA ESSERTI DIMENTICATO LA MAGGIOR PARTE O TUTTA LA SERATA?

Questa domanda non ve l’abbiamo fatta per testare le vostre conoscenze riguardo agli effetti degli alcolici, ma semplicemente per capire se la maggior parte degli

studenti beva responsabilmente oppure si lasci andare ogni sabato sera all’effetto inebriante dell’alcol. Il risultato di questa domanda era abbastanza prevedibile, nel senso che mano a mano che si cresce si accumulano più esperienze, e un ragazzo di quinta probabilmente ha

avuto più occasioni per partecipare a feste nelle quali poter consumare bevande alcoliche rispetto ad un ragazzo di prima. Ovviamente noi non siamo qui per giudicarvi, anche perché per molti di voi probabilmente non è affatto un’abitudine ubriacarsi fino a questo punto;

ci interessava semplicemente sapere a quanti di voi fosse successo almeno una volta nella vita sperando che, leggendo questo articolo, vi rendiate conto degli effetti negativi che l’alcol può avere nella vostra vita se non viene consumato responsabilmente.

In poche parole speriamo di avervi convinti che l’abuso di alcol ha effetti positivi esclusivamente momentanei… ma ricordate ragazzi: non dovete per forza rinunciare a

qualche drink il sabato sera, vi consigliamo solo di non esagerare, perché l’alcol potrebbe avere degli effetti piuttosto negativi nella vostra vita.

Eleonora Dalla Betta, Rebecca De Martin, Alessandra Marin 3BCL

SINO

Cervello Fegato IntestinoCervello Reni Tutto

Prime Seconde Terze Quarte Quinte

SINO

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Anche quest'anno riprende la rubrica in cui vengono intervistati ragazzi e ragazze che hanno affrontato l'esperienza dell'anno (sei mesi) all'estero e descrivono la loro esperienza. Buona lettura!

COME TI CHIAMI?Mi chiamo Alessandro Pivetta.

IN CHE STATO SEI ANDATO? Sono andato in Australia, la città in cui vivevo si chiama Gold Coast. Sono partito a inizio Luglio e sono tornato domenica 6 Dicembre.

COM’È STATO AFFRONTARE UN VIAGGIO COSÌ LUNGO?Il viaggio di andata è stato davvero un’odissea: 13 ore di volo Milano-Singapore, 15 ore di attesa in aeroporto, 7 ore Singapore-Brisbane. In realtà, sebbene fossi completamente da solo, non ricordo quel viaggio come qualcosa di insopportabile, probabilmente perché è passato molto tempo e il ricordo si è affievolito o forse perché l’eccitazione per la nuova esperienza aveva battuto la noia. Il viaggio di ritorno l’ho trascorso, invece, con molti ragazzi che avevo conosciuto in Australia e, in più, nel volo Singapore-Milano mi sono impasticcato di pillole per il sonno e quindi ho dormito per 10 ore, tutto a posto ahah!

PERCHÉ HAI DECISO DI ANDARE ALL'ESTERO? Ad essere sincero non ne sono ancora troppo sicuro. Ero curioso. Mi dicevo "Dai, proviamo a fare qualcosa di veramente figo". Pensavo tipo "Sto impiegando bene il tempo che ho? Che poi non mi torna più indietro..." mi rispondevo di sì, però ho anche pensato che avrei potuto trovare qualcosa di ancora più potente che mi facesse dire "Non sto sprecando un minuto di ciò che ho". E allora va bon, partiamo!

A CHE LIVELLO ERI CON L'INGLESE PRIMA DI PARTIRE? E ORA? Non ero proprio malissimo, diciamo un 8 pieno al liceo. Però in assoluto è un livello un po' basso. Per esempio mi ricordo che in aereo nel viaggio di andata mi arrabbiavo perché i film non avevano i sottotitoli e non riuscivo a capire niente. Ora invece sto guardando “Masterchef Australia” con mio papà e lui non capisce molto, io non so come si dica "gamberetto" o "guscio" ma per il resto capisco tutto!

CI SONO DIFFERENZE TRA I DUE SISTEMI SCOLASTICI? SE SÌ, QUALI? Sì, sono completamente diversi. In Australia, innanzi tutto, sono gli alunni a cambiare classe ogni ora e non i professori, ciò significa che non fai parte di una classe, sei semplicemente uno studente dell'year 11. Secondo me non è una cosa troppo bella. Qui con il fatto che vivi cinque ore al giorno con le stesse persone per cinque anni si creano dei rapporti di amicizia molto belli, lì questo non esiste. Inoltre la mia impressione è che la scuola australiana sia molto più semplice della nostra: non esiste l’interrogazione orale, lavori che per noi potrebbero essere compiti da svolgere in una settimana a casa sono gli "assignments" che vanno svolti in circa un mese, a casa o a scuola, dai quali dipendono i voti e hanno solo una verifica ogni term (circa 2 mesi) e non in tutte le materie. È vero, però, che alcune materie sono più interessanti e stimolanti, io ero in una classe di musica e di fotografia per esempio. Avevamo un laboratorio di musica pazzesco!

CHE MATERIE STUDIAVI? Le materie che studiavo erano solo 6: English, Math, Music, Photography, Physical Education, Marine and Aquatic Practices (che non saprei bene come tradurre in italiano, nel periodo in cui sono stato lì mi hanno fatto costruire un acquario e fare una ricerca sul pesce pagliaccio).

In realtà ci sono molto più materie in una High School, non è come in Italia che ci sono diverse scuole superiori che si possono scegliere in base al proprio progetto di vita. All’interno della stessa scuola puoi farti un piano di studi con materie più teoriche, per poi fare l’università, oppure

LEVI ON THE ROADIntervista

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puoi scegliere di seguire cose più pratiche, per poi entrare nel mondo del lavoro.

VI DAVANO COMPITI? SE SÌ, TANTI?Ahah ma non avete capito, lì la scuola non è come da noi… I "compiti" che avevamo erano, per esempio, un tema che dovevamo fare in un periodo di circa un mese, quando volevamo, a casa o a scuola e sul quale poi prendevamo un voto. Due di questi "assignments" davano, poi, il voto di quel bimestre nella materia… Pretty difficult, direi.

Non sono riuscito bene a capire se fosse così perché ero uno studente internazionale o se anche gli Australiani ricevessero lo stesso trattamento, ma di compiti per casa in questi 5 mesi ne ho fatti davvero pochi. In generale la scuola lì mi è sembrata estremamente più semplice della nostra.

TI MANCAVA LA SCUOLA E LA VITA IN ITALIA?Chiaramente i miei amici mi mancavano, ma la vita che ho fatto lì in Australia era davvero divertente e rilassante. Non avevo molta fretta di tornare qui, quando è stato il momento però l’ho accettato non troppo controvoglia.

COME SONO LE STRUTTURE DELLA SCUOLA CHE FREQUENTAVI? In Australia tutto sembra essere più largo. Pensate che è più estesa dell’Europa ed ha un terzo della popolazione che ha l’Italia. Il giardino della mia scuola sono abbastanza sicuro sia più grande del parco Manin. Poi lì fa caldo… Per farvi capire, per spostarsi tra le classi non c’erano corridoi, bisognava uscire all’aperto ogni volta. Lì in classe non hanno i termosifoni, hanno i ventilatori.

DESCRIVI LA TUA GIORNATA TIPO Nei giorni in cui avevo scuola (dal lunedì al giovedì, niente male) partivo da casa alle 7.50 con la mia uniforme e il packed lunch. Stavo a scuola fino alle 15.00, poi in genere andavo in spiaggia o al parco con degli amici e alle 18.00 tornavo a casa per cena. Durante il lungo weekend era diverso, dopo pranzo uscivo e mi trovavo con degli amici, stavamo fuori fino alle 23.00 circa (avevamo il coprifuoco). Era proprio una bella vita tutto sommato!

C O M ' E R A L A T U A F A M I G L I A ALL'ESTERO?La mia famiglia era molto strana. Era formata dall mia host mum (una signora di 68 anni ), me e il mio host brother brasiliano. Penso che non avrei potuto chiedere famiglia migliore.

HAI CONOSCIUTO ALTRI EXCHANGE STUDENTS DI DIVERSE NAZIONALITÀ?In realtà ho conosciuto più loro che australiani. Sarà perché il posto in cui sono andato io è talmente pieno di Exchange Students che gli australiani ormai non ci danno più peso, ma i miei amici erano principalmente tedeschi, brasiliani e qualche italiano.

L O C O N S I G L I E R E S T I A D A LT R I STUDENTI?Assolutamente! Mi ricordo che spesso avevo il pensiero che una cosa così è qualcosa che deve essere fatto nella vita. Non so bene come spiegarmi, ma sentivo che non ci fosse scelta più giusta e vincente di decidere di partire!

E' STATA UNA BELLA ESPERIENZA? Ragazzi, andavo a scuola 4 giorni a settimana, e ci andavo per suonare il piano o fare ricerche sui pesci. Frequentavo studenti da tutto il mondo con cui ho stretto amicizie bellissime. Passavo le giornate a stare in spiaggia a surfare e a divertirmi con i miei amici. E in tutto questo ho pure imparato l’inglese! È stata l’esperienza più bella della mia vita!

Anna Merlo 3ACL

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22 DICEMBRE 2015 ANNO XIV - NUMERO 73

Intervista

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Giù in picchiata lungo una pista artificiale con la faccia rasente al ghiaccio sparati ad un’alta velocità: questo è in sintesi lo Skeleton. Il termine skeleton deriva dall’inglese e significa “scheletro”, con cui si indica la slitta, un semplice telaio dotato di pattini ( utilizzati in questo sport).

A differenza di quello che potrebbe far pensare l’origine del nome, lo Skeleton è uno sport di origine svizzera. Nasce infatti a St. Moritz, dove nel gennaio del 1885 fu costruita la Cresta Run, una pista di ghiaccio naturale lunga 1214 metri. Per decenni le competizioni si sono svolte solo a St. Moritz e a queste potevano prendere parte solamente atleti di sesso maschili. Questa disciplina è stata inserita nel programma dei Giochi Olimpici Invernali del 1928 e del 1948 in Svizzera. Proprio in quest'ultima edizione per la prima volta un atleta italiano riuscì nell'impresa di vincere la medaglia d'oro in questo sport: si tratta di Nino Bibbia. La specialità, sospesa per circa cinquant’anni per la sua pericolosità, fu ripresa nei Giochi Olimpici Invernali di Salt Lake City nel 2002 dove finalmente la possibilità di partecipare fu estesa anche alle donne.

In poche parole lo Skeleton è uno sport invernale in cui l’atleta, sistemato in posizione prona, si lancia su una slitta con piccoli pattini. Le piste devono essere lunghe almeno 1200 metri e con una pendenza massima del 12%. La pozione prona è stata introdotta dall’inglese Mc Cornack verso la fine del 1800.

Lo sportivo utilizza una slitta con l’intelaiatura d’acciaio munita di due pattini e una leggera imbottitura dove si poggia. Lo skeletonista, per proteggersi da eventuali incidenti che potrebbero accadergli durante la discesa, indossa un casco, una tuta, delle scarpe e un paio di guanti. Il peso complessivo dell’atleta e dello slittino non deve superare i 115 chilogrammi per gli uomini e 92 chilogrammi per le donne.

La gara si divide in più manche con ordini di partenza diversi. Nella prima partenza l’atleta ha 30 secondi per poter partire e cominciare la rincorsa e la spinta. Poi, lo skeletonista comincia la guida della slitta che è condizionata dall’alternanza di curve e tratti rettilinei. La vittoria va a chi registra il tempo totale più basso. Il record mondiale di velocità è stato stabilito in una pista vicino a Vancouver nel 2009, dal tedesco Felix Loch, che ha raggiunto i 153,98 km/h. Nonostante

questi picchi, in media la velocità è circa di 100 km/h. L’attività agonistica internazionale per quanto riguarda questa disciplina è organizzata dalla federazione internazionale di bob e tobogganing. Le competizioni più importanti sono i Giochi Olimpici Invernali, la Coppa del Mondo e il Campionato del Mondo F.I.B.T. I Paesi dove si pratica maggiormente questo sport sono il Canada (che detiene il primato di migliori atleti), la Germania, il Regno Unito, la Svizzera, gli Stati Uniti, l'Italia e l'Austria.

La pista più ambita dagli atleti che praticano questo sport è la già citata Cresta Run. Altri tracciati importanti sono la pista dello Utah Olympic Park, che è un tracciato per bob, slittino e skeleton che si trova negli Stati Uniti: essa viene utilizzata come centro di allenamento e di sviluppo per gli atleti ed è sede di numerosi eventi nazionali ed internazionali. In Germania si trova la pista di Konigssee, che è stata completata nel 1968 e che è stata la prima pista permanente al mondo per bob, skeleton e slittini refrigerata artificialmente. In Italia si trova la pista olimpica di Cesana Pariol, situata a Torino, che ha ospitato le Olimpiadi del 2006, la Coppa del Mondo di bob e i Campionati del Mondo di slittino 2011 ed è composta da 19 curve e si estende su un dislivello di 144 metri.

In conclusione possiamo affermare che lo Skeleton è uno sport adatto agli amanti del brivido, della velocità e delle forti emozioni che impiega sia la forza fisica che la forza mentale.

Angelica Poloniato 1ASP Eleonora Paccagnan 1ASP

S.O.S. (SPORT OLIMPIONICI SCONOSCIUTI): LO SKELETONUNO SPORT…DA BRIVIDO!

Sportivamente

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Il 7 luglio 2014, Emma Watson è stata nominata Goodwill

Ambassador (ambasciatrice di buona volontà) dalla sezione delle

Nazioni Unite che si occupa della parità di genere nel mondo. Lo

scorso 20 settembre, ha parlato alla sede delle Nazioni Unite a New

York per lanciare la campagna HeForShe per la gender equality.

Con questo articolo vorremmo dare inizio a una nuova rubrica che vi

accompagnerà nei prossimi numeri alla scoperta di una storia nuova,

dipinta di rosa. Vi racconteremo infatti le vite delle tante donne che

hanno fatto molto per il mondo e che la storia ha meschinamente

dimenticato. Abbiamo scelto questo discorso per dare inizio alla

nostra rubrica, perché concordiamo pienamente con quanto detto

dall’attrice inglese, non vogliamo essere etichettate come femministe

nel senso cattivo del termine. Non odiamo gli uomini né predichiamo

la superiorità del genere femminile. Vogliamo semplicemente che la

donna occupi il posto che le spetta, non ambendo a divenire un uomo

anch’essa, ma rimanendo se stessa e portando un contributo

femminile al mondo.

"Oggi stiamo lanciando la campagna “HeForShe” e sono

qui a parlare con voi perché ho bisogno del vostro aiuto. Vogliamo far finire l’era della disparità di genere, e per

farlo abbiamo bisogno che tutti siano coinvolti. Vogliamo provare a convincere il maggior numero

possibile di ragazzi e uomini a diventare sostenitori della

parità di genere. E non vogliamo semplicemente parlarne,

vogliamo essere sicuri di fare qualcosa di tangibile. Sono stata nominata [ambasciatrice] sei mesi fa e più ho parlato di femminismo, più ho capito che lottare per i diritti delle donne è troppo spesso diventato sinonimo di “odiare gli uomini”. Se c’è una cosa di cui sono sicura è che questa cosa deve finire.

Per la cronaca, la definizione di femminismo è: «il credere che uomini e donne debbano avere uguali diritti e

opportunità. È la teoria della parità dei sessi in politica, economia e nella società”.

Ho iniziato a essere confusa dai preconcetti di genere quando avevo otto anni e venivo chiamata “prepotente”

perché volevo dirigere la recita che stavamo preparando per i genitori, mentre ai maschi non veniva detto

altrettanto; quando a 14 anni ho iniziato a essere sessualizzata da alcune parti della stampa; quando a 15

anni alcune delle mie amiche hanno iniziato a uscire dalle

squadre sportive per paura di apparire troppo muscolose; quando

a 18 anni i miei amici maschi erano incapaci di esprimere i loro

sentimenti. Ho deciso che ero una femminista

e la cosa non mi è sembrata complicata, ma le mie recenti

ricerche mi hanno fatto scoprire che “femminismo” è diventata una

parola impopolare. A quanto pare, sono una di quelle donne i cui modi di fare sono visti

come troppo forti, troppo aggressivi, isolanti, respingenti per gli uomini e non attraenti. Perché questa parola è così

scomoda? Vengo dall’Inghilterra e penso che sia giusto che io, come

donna, sia pagata lo stesso di quanto sono pagati i miei

CATTIVE RAGAZZECattive Ragazze

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colleghi uomini. Penso che sia giusto che io possa

prendere delle decisioni riguardo al mio corpo. Penso sia giusto che ci siano donne coinvolte per mio conto nel

processo politico e decisionale del mio Paese. Penso sia giusto che mi sia dato lo stesso rispetto che è riservato agli

uomini. Purtroppo posso dire che non c’è un singolo Paese in tutto il mondo dove le donne possono aspettarsi di ricevere questi diritti. Nessun Paese del mondo può dire di aver raggiunto la parità di

genere. Considero questi diritti dei diritti dell’umanità ma io sono

una delle fortunate. La mia vita è da privilegiata, perché i miei genitori non mi hanno voluto meno bene perché

sono nata femmina. La mia scuola non mi ha limitata perché ero una ragazza. I miei mentori non hanno

pensato che sarei andata meno lontano perché un giorno potrei avere un figlio. Queste persone erano gli

ambasciatori della parità di genere che mi hanno resa ciò che sono oggi. Forse non lo sanno, ma sono dei femministi

inconsci. E abbiamo bisogno di più persone come loro. E se ancora odiate questa parola, sappiate che non è la

parola ad essere importante ma l’idea che ci sta dietro. Perché non tutte le donne hanno avuto gli stessi diritti che

ho avuto io. Anzi, statisticamente ben poche li hanno avuti.

[…] Uomini, vorrei sfruttare questa opportunità per farvi un invito formale. La parità di genere è anche un vostro

problema. Perché a oggi, ho visto il ruolo di genitore di mio padre

essere svalutato dalla società, nonostante io avessi bisogno della sua presenza tanto quanto quella di mia madre. Ho

visto giovani uomini soffrire di malattie mentali incapaci di chiedere aiuto per paura che la cosa li facesse sembrare

meno maschi. In Inghilterra, il suicidio è la più grande causa di mortalità per gli uomini tra i 20 e i 49 anni,

superando gli incidenti stradali, il cancro e l’infarto. Ho visto uomini resi fragili e insicuri da un’idea distorta di

quello che significa successo per un maschio. Nemmeno gli uomini hanno la parità di genere. Non parliamo spesso di uomini imprigionati dagli stereotipi di genere ma io vedo che lo sono, e che quando ne sono liberi, le cose cambiano di conseguenza anche per le donne. Se gli uomini non

devono essere aggressivi per essere accettati, le donne non

si sentiranno spinte a essere arrendevoli. Se gli uomini

non devono avere il controllo, le donne non saranno controllate.

Sia gli uomini sia le donne dovrebbero sentirsi liberi di essere sensibili. Sia gli uomini sia le donne dovrebbero

sentirsi liberi di essere forti. È ora che iniziamo a pensare al genere come uno spettro, non come due insiemi opposti

di ideali. Se smettiamo di definirci l’un l’altro con quello che non

siamo, possiamo iniziare a definirci con quello che siamo. Possiamo tutti essere più liberi, ed è a questo che è

dedicata la campagna HeForShe. Alla libertà. Voglio che gli uomini si prendano questo compito. Perché

le loro figlie, le loro sorelle e le loro madri siano libere dal pregiudizio, ma anche perché ai loro figli sia permesso di

essere vulnerabili e umani — recuperando quelle parti di loro che hanno abbandonato e diventando così delle

versioni più complete e vere di loro stessi. Potreste pensare, chi è questa ragazza da Harry Potter? E

cosa sta facendo sul palco delle Nazioni Unite? È una buona domanda e, credetemi, me la sono posta anche io.

Non so se sono qualificata per essere qui. L’unica cosa che mi importa è il problema. […] Nei momenti di

nervosismo e di dubbio per questo discorso mi sono detta fermamente: se non io, chi? Se non ora, quando? Se avete

dubbi simili, quando l’opportunità si presenta, spero che queste parole possano esservi d’aiuto.

Perché la realtà è che se non facciamo nulla, ci vorranno 75 anni, e per me di compierne 100, prima che una

donna possa aspettarsi di essere pagata quanto un uomo. Nei prossimi 16 anni, ci saranno 15,5 milioni di spose

bambine e al ritmo attuale, ci vorrà fino al 2086 prima che le ragazze dell’Africa rurale possano avere accesso

all’educazione secondaria. Se credete nella parità, potreste essere uno dei femministi

inconsapevoli di cui parlavo prima. E per questo mi complimento con voi.

[…] Vi invito a fare un passo avanti, a farvi vedere, ad alzare la voce, a essere lui per lei. E a chiedervi: se non io, chi? Se non ora, quando? Grazie."

Eleonora Bordignon 3BCL Sara Spadetto 3°BCL

Cattive Ragazze

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“Arbi traaa, fa l loo! Dovevi fischiareee!” “Ma cosa stai dicendo? Si dice arbitressa!” “No, secondo me si dice arbitro! Come gli uomini di serie A!”

Il regolamento del gioco del calcio a pagina sette scrive: “Il genere maschile utilizzato nel testo del regolamento, trattando di arbitri, è stato adottato per ragioni di semplificazione, ma questo nome identifica ed è riferito sia agli uomini che alle donne”. Dilemma risolto, allora? Certo che no, soprattutto per quei genitori che stanno ancora sbraitando in tribuna per decidere come chiamare quello strano essere che si aggira in campo in mezzo ai i loro figli. Un arbitro con i capelli lunghi e le forme (anche se non troppo) femminili. Un’arbitressa, insomma.

Poco importa che l’arbitressa, pardon l’arbitra,  abbia iniziato questo percorso l’anno scorso, frequentando un corso  bisettimanale per più o meno tre mesi. Poco importa se, come i suoi compagni di corso maschi, poi ha superato un esame teorico e una prova pratica. Poco importa se partecipa alle varie riunioni della sezione con i colleghi dell’altro sesso. Poco importa se ogni week end macina chilometri su e giù per i campi fischiando a più non posso tra ragazzini urlanti. Con il sole, con la pioggia, con il caldo, con il freddo e con il gelo.

Identici obblighi e vantaggi rispetto ai maschi, in sezione e per la FIGC.

Diversa, diversissima, diametralmente opposta la percezione in campo. Dove l’arbitro è per lo meno cornuto, ma l’arbitra è del tutto fuori posto. Perché gli spettatori, invece di pensare a come una donna arbitra, giudicano il fatto che sia una ragazza e tentano di capire come chiamarla? Perché ogni week end al centro sportivo di turno gli sguardi sconcertati dei dirigenti, le occhiatacce degli allenatori e le paroline sussurrate alle spalle dei giocatori fanno da colonna sonora al fischietto? In Italia, ma non solamente nel nostro Bel Paese, le donne

arbitro sono ancora una rarità. Questo viene visto come uno sport, un mestiere, che dovrebbe essere riservato solo agli uomini. “Come può una ragazzina mettere ordine tra 22 bestioni sudati e urlanti?” si sussurra, neppure poi tanto a bassa voce, alle spalle della malcapitata. Che peraltro è in buona compagnia. E’ un dato di fatto del resto che anche in altri sport la parità di genere sia un miraggio.

Billy Elliot insegna: un ragazzo ballerino non va, meglio un famoso pugile. E siamo tutti felici e contenti, senza battutine e occhiatacce.

Perché se un uomo rivolge le sue attenzioni a una pratica generalmente femminile è screditato e insultato? Perché se una donna vuole intraprendere una carriera solitamente maschile viene additata come diversa?

Impossibile dare una risposta univoca e oggettiva a questa domanda, in quanto ciò che chiunque potrebbe rispondere sarebbe altamente influenzato dalle sue esperienze passate e dalle sue opinioni personali.

Ognuno però deve riflettere in cuor suo per quanto riguarda la risposta a queste domande poiché la situazione è certamente migliorabile. Anzi, deve essere migliorata. Tutto ciò dipende principalmente da noi. Da ognuno di noi.

Silvia Lucchesi 3BCL

QUANDO LA GIACCHETTA NERA DIVENTA ROSA

Cultura e Società

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Libertà è la possibilità di fare ciò che si vuole?

O bisogna tener conto del fatto che le nostre azioni potrebbero limitare la libertà degli altri?

E’ lecito porsi queste domande pensando a quanto successo con Cloe lo scorso 27 novembre.

A San Donà di Piave, durante l’ultima ora di lezione presso l’I.I.S. SCARPA-MATTEI, il prof. di Fisica [...] è entrato in una classe con stivali, tacchi, minigonna, seno prorompente e chioma bionda esordendo con "non chiamatemi più [...] ma Cloe". Ha continuato dichiarando quanto segue: "Lo desideravo da quando avevo 5 anni. L'ho fatto adesso perché sono entrato/a finalmente in ruolo".

L’accaduto per alcuni ragazzi è stato talmente forte che sono addirittura svenuti, mentre in altri alunni la situazione ha suscitato soltanto ilarità.

In ogni caso questa è una situazione alquanto strana: non sembra strano che fino ai 30 anni una persona tenga nascosta una personalità di genere così diversa?

E se veramente avesse voluto mostrarsi per ciò che è, non avrebbe dovuto farlo fin dall’inizio?

Nella nostra società la libertà è un concetto che talvolta può risultare banale, ma fin dai primi articoli della nostra Costituzione viene riconosciuta e garantita (1948), riprendendo gli stessi principi espressi dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, emanata dall’ONU (1948).

Immaginate di “trovarvi” al posto di Cloe, di sentirvi diversi rispetto a ciò che mostrate esteriormente, di non aver la possibilità di mostrarlo poiché la società non ve lo consente.

Ma la nostra società, la nostra cultura, i principi delle organizzazioni alle quali il nostro stato aderisce, la nostra stessa Costituzione, non solo lo consentono ma addirittura lo proteggono.

Ma allora perché dobbiamo arrivare ad un simile 27 novembre?

Magari siete solo stanchi di essere qualcuno che non siete o magari volete essere qualcun altro, ma desiderate avere allo stesso tempo la certezza di ricevere lo stipendio a fine mese. Condizione che, probabilmente, non avreste avuto se vi foste posti in questa maniera fin dall’inizio. E’ il desiderio di mostrarsi per ciò che siamo, o è un puro calcolo opportunistico, o il desiderio di ottenere quale comparsata all’interno del tubo catodico, dato che siamo stati esclusi dalle audizioni per qualche talent show?

È ovvio a questo punto che la società stia cambiando, trent’anni fa due omosessuali non potevano neanche mostrarsi in pubblico, e ora possono addirittura sposarsi in una ventina di stati in giro per il mondo.

La società umana è in continua evoluzione/rivoluzione, e ogni cambiamento comporta degl’iniziali disagi, sempre, dato che l’unanimità è un fatto difficile da raggiungere, ma è sempre stato così e così continuerà ad essere.

La libertà, probabilmente, è allora la possibilità di poter scegliere, di poter cambiare e di poter pensare, ma è anche rispetto per le sensibilità altrui.

Ma questo è solo il mio pensiero e molto facilmente sarà diverso dal tuo, dato che sei libero di pensare.

Tobia Stefani 2BSA

CLOE

Cultura e Società

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Un fenomeno che sta spopolando tanto che potremmo parlare di una vera e propria invasione. Sono infatti sempre di più le ragazze che si definiscono ‘fashion blogger’. Sono giovanissime con la passione per la moda, hanno un proprio blog ed amano scattarsi selfie o, meglio ancora , f a r s i fo tog ra fa re indos sando outfit costosissimi, a volte, diciamocelo, anche improbabili. Il fatto più eclatante è che arrivano ad essere pagate anche 15.000 dollari per una foto sponsorizzata, secondo quanto ci riferisce una famosa fashion blogger americana, Danielle Bernstein.

Se una volta si puntava sullo studio per arrivare ad ottenere un buon lavoro con un buon stipendio, ora si deve puntare su personal branding e marketing?

Può persino apparire un lavoro dei sogni, :viaggi, fotografie, passerelle, moda. Sembra quasi facile riuscire ad emergere, ma non lo è. Conosciamo i nomi di chi ce l’ha fatta ma sono in tantissime che ci provano, che arrivano persino miserabilmente a commentare i post delle più famose fashion blogger invitando gli utenti a seguirle nei vari social. La rincorsa affannosa ai followers è quanto di più triste ci possa essere nel mondo del blogging: “ti seguo se mi segui” .

Chiara Ferragni è la più famosa fashion blogger italiana, una vera e propria professionista del sistema. Il suo blog "The Blonde Salad" ha 90mila contatti al giorno, dei quali il 65% proviene dall’estero. Ma per fare della propria passione un lavoro non basta aprire un blog e autodefinirsi "esperte di stile". Ciò che conta, purtroppo o per fortuna, è il marketing. Per entrare nel mondo del fashion blogging serve soltanto il 10% di esperienza in fatto di stile, il restante 90% è formato da grandi competenze in marketing e personal branding.

Le fashion blogger sono diventate delle vere e proprie fashion influencers, conosciute da tutti grazie ai social, e hanno capovolto il settore del giornalismo di moda. Agli occhi dei propri followers appaiono come delle donne

affascinanti, famose, persino modelli perfetti. Ma la vita dei social è molto spesso un’apparenza. Ce lo testimonia Essena Oneil, modella australiana diciannovenne che si è ritarata dal mondo dei social, dopo aver fatto di questi la sua fortuna. “Se vi ritrovate a guardare le ‘Ragazze Instagram’ desiderando una vita come la loro, sappiate che vedete solo ciò che vogliono farvi vedere”, afferma Essena denunciando il mondo fittizio delle influencers tanto amate dalle aziende e dalle ragazzine.

Ci consideriamo bravi perché siamo i primi a parlare di inconsistenza degli ideali di bellezza, siamo i primi a sostenere l’importanza di quel che c’è dentro; ma paradossalmente siamo i primi a mettere ‘like’ alle foto di chi non conosciamo ma ha un bel fisico, di chi ci appare perfetto. Impossibile allora negare che l'apparire, oggigiorno, ha una valenza maggiore dell’essere. Ma ricordiamocelo, senza scomodare il proverbio, l’apparenza incanta.

Valentina Vidotto 3BCL

NOVELLO AMLETO: TO BE OR TO FASCINATE?DONNE DA CINQUE MILIONI DI FOLLOWERS SU INSTAGRAM, SCATTI DI OUTFIT NEI POSTI PIÙ DISPARATI E SOGNATI DEL MONDO, INDOSSATRICI DELLE FIRME PIÙ AMBITE: ECCO CHI SONO LE FASHION BLOGGER

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Come molti, ho trascorso la maggior parte della mia vita senza allontanarmi molto dall'Italia. Vacanze al mare a Caorle, vacanze in montagna dai parenti in Trentino. In famiglia, poi, ci siamo spinti fino alla Croazia. Niente più. Tutto questo è cambiato due estati fa, quando sfruttando una favorevolissima offerta ho trascorso due settimane a Londra. Tra alloggio e corso circa 400 euro, un'occasione a dir poco imperdibile.

Poi, pochi mesi dopo, è giunta via circolare una seconda interessante possibilità. L'ONU organizza ogni anno, per gli studenti di tutto il mondo, delle simulazioni delle assemblee delle Nazioni Unite, dalla durata di soli quattro giorni (ma tranquilli, poi c'è anche qualche giorno libero). In America, per di più: a New York. Per partecipare è necessario prepararsi per mesi, ogni lunedì pomeriggio. Posso tuttavia dire che ne valga la pena. Non solo per il gusto di viaggiare (allo scopo si spenderebbe meno e si farebbe meno fatica andandoci semplicemente in vacanza)... Ma è soprattutto un ottimo modo per meditare un po' sul proprio futuro; immergendosi in un'attività interessante e facendo risultare la visita della grande mela una vera e propria ciliegina sulla torta. Mi riferisco qui ai lettori più giovani: quando vi arriverà, in quarta o quinta, quella circolare... Fateci un pensiero.

Nell'estate della quarta, infine, sono riuscito a compiere il viaggio che desideravo da molto tempo: Tokyo. Per l'aereo, l'alloggio e il corso ho dovuto infatti risparmiare per un buon paio anni. Ma dopo il mese che vi ho trascorso sono soddisfatto di aver compiuto questa scelta. Ho potuto godere appieno di quello che secondo me è lo scopo autentico del viaggio. Il vedere luoghi suggestivi, il fare esperienze che non si potrebbero fare altrimenti e il confrontarsi con realtà diverse dalla propria. Nella capitale del Giappone è anche possibile vedere, tra gli immensi grattacieli, scorci splendidi e inusuali. Di esperienze, a Tokyo, se ne possono fare di tutti i generi: dalla cucina tradizionale alle terme, dallo shopping di oggetti improbabili e (come direbbe un giapponese) kawaii arrivando a musei davvero particolari. E per quanto riguarda il vedere un mondo diverso, oltre all'osservare gli innumerevoli salaryman dirigersi sul posto del lavoro al mattino e le giovani ragazze fare compere nei quartieri

alla moda, ho frequentato

soprattutto gente di altre nazionalità. Al corso di lingua giapponese a cui ho partecipato vi erano persone provenienti dall'Asia, dall'Europa e persino dall'Oceania. Culture differenti e lontane che potevano confrontarsi come mai nella storia grazie al veicolo comune dell'inglese, che tutti (chi più chi meno) riuscivano a masticare. Meno utile mi è risultata la lingua inglese per parlare con i giapponesi, ma questo meriterebbe una parentesi (diciamo tragicomica) a parte.

Vedere, studiare, mangiare, comprare e chissà che altro. Le ragioni che possono spingere a viaggiare sono innumerevoli, e ognuno ha le proprie. Ma, specie se a viaggiare sono dei giovani, sono convinto che possa trattarsi di un'esperienza formativa importante. Se più persone vedessero il mondo, probabilmente, ci sarebbero meno conflitti, meno razzismo e una pluralità positiva e priva di timori di cui tutti potremmo godere.

Gianluca Pasi 5DSC

IL VIAGGIO

Cultura e Società

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GUERRA 3.0L'UMANITÀ HA GIÀ VISSUTO DUE CONFLITTI MONDIALI; ORA STIAMO ASSISTENDO ALL'ALBA DEL TERZO Premetto che questo articolo non è stato scritto per strumentalizzare gli attentati di Parigi, ma l'ho scritto quest'estate, a seguito del fallito attentato su un treno francese.

Quasi nessuno riesce o vuole accettare che siamo in guerra. Una guerra, però, non come le altre: una guerra 3.0. La guerra 1.0 è la guerra di logoramento, quella della Prima Guerra Mondiale. La guerra 2.0 è la cosiddetta "blitzkrieg", la famosa guerra lampo di Hitler. La guerra 3.0, è la guerra asimmetrica, che può diventare senza quartiere, la guerra che stiamo per affrontare contro il più grosso pericolo di questi tempi: l'ISIS.

Bisogna armarsi, prepararsi per una guerra devastante, senza quartiere, e velocemente. L'ISIS è molto più avanti di noi a questo punto. Se aspettiamo ancora un po' sarà come cercare di contrastare un carro armato con una pistola. Potete dirmi che la nostra tecnologia ci permetterà di difenderci bene, ma bisogna riflettere sul fatto che i guerriglieri dell'ISIS non temono la morte. E anche per questo sono pericolosissimi. Combattere una guerra assimmetrica ci costerà tantissimo, ma dobbiamo farlo subito, prima che il nostro nemico accresca ancora il suo strapotere. Se fosse stato affrontato subito, quando era un mero fenomeno provinciale, non avremmo un nemico di portata globale. Come le bombe del '92 hanno aperto gli occhi a molti che affermavano che la Mafia non esistesse, le stragi perpetrate quest'anno devono servire a riconoscere il pericolo. Dobbiamo mobilitarci ora, tutti insieme. Dobbiamo far fronte comune ad un pericolo che potrebbe distruggere tutte le bellezze che abbiamo. Ad un nemico che è in grado di distruggere il nostro passato ed il nostro futuro. Dobbiamo essere forti e dimostrare che non ci piegheremo mai ad un regime ottuso, ad un regime teocratico che porta solo divisione e mali. Anche quelli che inneggiano al dialogo non sarebbero contenti di avere un sistema come quello dell'ISIS: saremmo oppressi e non ci sarebbe nessuna libertà. Saremmo in una dittatura. E anche se questa possibilità vi sembra molto remota, aprite gli occhi e capite che questa minaccia va rimossa. Come sapete bene, i dittatori non si sconfiggono con il dialogo. Se vi piace questo mondo, combattete, se non vi piace, andate a vivere dove comanda l'ISIS. Quando tornerete (se tornerete!) sarete convinti che distruggerlo è un bene.

Come il criminale che uccide la propria moglie va messo in galera, i criminali che decapitano donne, vecchi e bambini non meritano altro che la guerra. Una guerra che ci costerà molto, troppo cara, poiché non è stata combattuta quando si era ancora in tempo utile per evitare troppi danni. Il punto di non ritorno si sta avvicinando molto velocemente. Dobbiamo armarci e fare il primo, grande passo. Dobbiamo essere uniti, e collaborare tutti allo sforzo bellico che ci aspetterà. Ogni popolo avrà una responsabilità importantissima in questa guerra. Una guerra per sopravvivere, non per conquistare.

Una guerra per difenderci. Una guerra che va combattuta prima che i terroristi si infiltrino così tanto nelle nostre istituzioni da farci implodere e da rendere la nostra vita un inferno. Per amore della nostra nazione, combattiamo, e non lasciamoci rubare il futuro.

Pietro Bazzani 3ACL

LA PUNTA DELL’ICEBERGCOME SIAMO ARRIVATI A QUESTO PUNTOIn seguito ai recenti attentati che hanno colpito il cuore della nostra civiltà occidentale, è sorta in me spontanea una riflessione su ciò che è successo: sulle cause che hanno provocato questi avvenimenti e sulle conseguenze che ci saranno nelle nostre vite. La cosa che più mi spaventa è che sembra incompresa la disarmante consequenzialità di eventi che ha portato, nel corso degli anni, alla situazione di instabilità attuale. Sembra che i fenomeni di fondamentalismo islamico si siano auto-generati, e che noi non siamo altro che mere vittime che ne subiscono le conseguenze. Noi ci consideriamo "puliti". Ci chiediamo con ingenuità che cosa abbiamo fatto noi di male, convinti che la risposta sia "niente". Non abbiamo memoria sufficiente per ricordarci le politiche miopi che i paesi occidentali hanno attuato in Medio Oriente. Dimentichiamo la prepotenza e l'arroganza con cui abbiamo voluto imporci su questi paesi, considerandoci superiori e portatori di civiltà. Siamo stati proprio noi a preparare il terreno perfetto per ciò che adesso ci spaventa. Sembra, inoltre, che non ci si renda conto delle conseguenze che la nostra reazione di adesso avrà sul nostro futuro. Tendiamo, quindi, a ripetere gli stessi errori commessi in passato, scavando ancora di più l'ormai profondo solco in cui ci troviamo. Non è in alcun modo mia intenzione, dicendo questo, legittimare gli atti di terrorismo, le stragi o qualsiasi sorta di fondamentalismo. Lo scopo di quello che ho scritto, quindi, è porre attenzione e far riflettere sul ruolo che svolgiamo noi in questo complesso gioco di equilibri, sempre più instabili, da cui dipende il futuro della nostra civiltà.

Lorenzo Portaluri 3DSC

IL MONDO SI ACCENDEQUANDO UN PAESE SMETTE DI BRILLARE, GLI ALTRI BRILLANO PER LUI Ci sono molte cose che si potrebbero dire in relazione all’attentato del 13 novembre a Parigi. Il numero dei civili morti è molto alto e altrettanto quello dei feriti; molte famiglie hanno perso qualcuno, un figlio, un marito, una moglie. E poi ci sono le domande che sorgono dentro ognuno di noi: perché è successo tutto questo? Si possono

ancora definire umani coloro che hanno compiuto la strage? Cosa succederà ora? Ma non è di questo che voglio parlare. Dopo tutta questa vicenda, qualcosa di positivo è accaduto. Il mondo ha reagito e si è illuminato di tre colori, divenuti il simbolo di tutto: il rosso, il blu e il bianco. Da Rio de Janeiro a Roma, da Gerusalemme a Sydney, i simboli di queste città si sono accesi, sia di speranza che di solidarietà. E anche il web ha dato il suo contributo, pubblicando post e dando il via a una reazione a catena che ha coinvolto tutti. La voglia di far sentire la voce che dice no al terrorismo è forte ed è un’arma potente, tanto quanto il terrore che usano i terroristi. Non sarà l’ultimo attentato, e questo lo sappiamo tutti; ma sicuramente non sarà nemmeno l’ultimo che scatena così tanta voglia di solidarietà e di fare. È brutto pensare che servano questi fatti per mostrare a ogni persona il rapporto che lega, in un modo o nell’altro, tutte le nazioni. Ma ora che ci siamo accorti di quello che ciascuno può fare nel suo piccolo, sicuramente si scatenerà qualcosa di positivo in più di quello che ci aspettiamo. Perché il mondo sta iniziando a capire che è bello accendersi di colori.

Michela Ferracin 1ACL

SOGNATORIMedici, ingegneri, direttori d’azienda, tecnici delle luci, giornalisti, violinisti, chitarristi, cantautori, mariti, promessi sposi, padri, futuri padri, neopadri, mogli, neomamme, future mamme. Chi lascia sorelle, chi fratelli, chi mogli, chi figli. Sposati da tempo, sposati da due anni, promessi sposi e neofidanzati. Artisti, chi sogna le olimpiadi, chi la Scala, chi sogna di ispirare e di far sognare a sua volta le persone. Chi si è prodigato con l’UNICEF, chi cercava di rendere il mondo un posto migliore. Chi semplicemente viveva la sua vita. Chi se la stava costruendo, chi studiava con passione, chi non si è mai sposato, non ha mai avuto figli, chi voleva girare il mondo, dopotutto avevano una vita davanti… chi era appassionato di rock, chi festeggiava con le amiche, chi con il fidanzato, chi cenava con la moglie, chi passeggiava. Chi ha fatto scudo senza esitazione, chi è fuggito, chi è rimasto. A loro danno voce i familiari, gli amici, i media, il mondo stesso si solleva per loro. Raccontano dei loro sorrisi, della loro allegria, dei loro sogni. Mostrano le foto, ringraziano per la solidarietà, ci dicono di non avere paura e di non odiare chi ha fatto questo, ci dicono di tener alta la testa. Chi ancora non si capacita della loro morte, perché così, da un momento all’altro non ci sono più. Non percorreranno con noi il nostro cammino, non ci faranno più ridere con loro, non ci regaleranno più il loro sorriso, il loro ascolto, la loro spalla su cui piangere, o semplicemente la loro presenza, il loro: “Andrà tutto bene.”. Perché improvvisamente qualcosa di più forte ce li ha tolti. Eppure qualcuno tra le lacrime ci dice che no, non sono morti. Loro sono qui, dentro di noi. I loro cuori battevano per noi, non è finita qui. L’amore e l’affetto per una persona sono la forza più potente in assoluto. L’amore va oltre ogni paura, oltre la morte. Il dolore che proviamo per questa perdita ci rammenta che nonostante proveniamo da luoghi diversi e parliamo lingue diverse i nostri cuori battono all’unisono. Ma, se nessuna storia

vive finché qualcuno vuole ascoltarla, allora dobbiamo dar voce a loro, a tutti loro. Ma ‘loro’ non vuol dire solo Parigi, vuol dire Kenya, vuol dire Siria… perché delle 3mila persone morte finora, chi ne parla? Perché chi parla dei musulmani uccisi dall’ISIS accusati di spionaggio? Chi ci parla dei sunniti, dei curdi, dei gruppi ribelli della Siria, dei soldati siriani, degli ismailiti, degli alawiti, tutti morti? Chi ci parla delle 300 ragazze yazidi vendute schiave, dei 600 bambini e ragazze in mano agli jihadisti? Perché tutti, tutti ci parlano dei 129 morti di Parigi, e nessuno dei 400 in Siria? E dei 147 studenti universitari del Kenya? Degli 11 bambini morti a Gaza? Ma se ormai tutti pregano per Parigi chi prega per il mondo? Perché tutte queste stragi sono accumunate. Sono accumunate da un odio. Dalla discordia. Dai pregiudizi. E le vittime sono le stesse. Noi. Noi in quanto umani, noi in quanto persone, noi in quanto sognatori di un mondo migliore. Ma l’ISIS sta seminando discordia tra noi umani, ci sta facendo innalzare le barriere dei pregiudizi e della paura, vuole vederci strisciare, vuole vederci diffidenti gli uni degli altri, vuole frantumare il mondo per poterlo schiacciare sotto il peso della restrizione. Restrizione della vita. Restrizione dell’istruzione. Restrizione dell’arte e della cultura. Restrizione della libertà. Restrizione dei sogni. Un giorno, un gran giorno, un uomo, un gran uomo, chiamandoci amici ci ha detto che nonostante tutto lui ha ancora un sogno. Un sogno in cui ci saremo seduti tutti insieme alla tavola della fratellanza. Un sogno, in cui sarebbero prevalsi giustizia e libertà nel mondo. Un sogno in cui i suoi figli sono giudicati per le loro personalità. In quel sogno ci ha detto la sua speranza, la speranza in un genere umano riunito. Un sogno in cui risuona la libertà. Un sogno in cui dalla montagna della disperazione nasce la speranza. E io dico che il suo sogno è il nostro sogno. Per cui oggi amici vi dico che non m’importa il colore della vostra pelle, la vostra religione. Io oggi vi dico di darmi la mano e di sederci insieme alla tavola della fratellanza, perché insieme, miei cari amici, costruiremo un mondo in cui risuonerà la libertà.

Chiara Bordignon, 1ACL

Cultura e Società Cultura e Società

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LEAST AND MOST AT SCHOOL BY 2ASA

MOST LOVELY WELCOMECroissant smell; SCARIEST MOMENT Surprise oral test; MOST WANTED PLACEDesk on the last row; MOST BEAUTIFUL TIMEComing back home.

MOST DELICIOUS MOMENT, is the breakfast at the school's bar; MOST COMPLICATE TIME, is the first hour; MOST FRIGHTENING THING, is the alarm; MOST HUNGRY TIME, is the break; MOST STRESSFUL MOMENT, is the last hour; MOST ENJOYABLE SITUATION, is a teachers' strike.

MOST HORRIBLE MOMENT You discover you have an exam next hour; HAPPIEST MOMENT The break bell; MOST BORING MOMENT Teachers explain; FUNNIEST MOMENT Raul's pencilcase flies out of the window; MOST STRESSFUL MOMENT A Maths test; STRANGEST MOMENT Teacher jokes; MOST EMBARASSING MOMENT Teacher asks you something and you don't know the answer.

LEAST HAPPY THING Doing homework; MOST CHEERFUL ACTIVITY Group works; LEAST EASY TASK Waking up early; MOST STRESSFUL MOMENT Just before an exam; LEAST NOISY LESSON The oral test; MOST WONDERFUL SOUND The bell rings; LEAST BEAUTIFUL NEWS School is starting!

MOST NERVOUS MOMENT When you wake up in the morning; COLDEST JOURNEY The way to the station; MOST HORRIBLE THING First lesson; LEAST INTERESTING MOMENT Teacher’s explanation; MOST WAITED MOMENT Final bell; MOST EXCITING DAY Last day of school.

HAPPIEST TIMEThe break;WORST MOMENTThe oral tests;MOST RELAXING HOURThe art lesson;MOST BORING HOURThe math lesson;FUNNIEST TEACHERTeacher Bonora;STRICTEST TEACHERTeacher Napolitano.

Ockham International

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“Letters to Juliet” is a 2010 American romantic film based on a non-fiction book written by Lise and Ceil Friedman.

It was directed by Gary Winick; starring Amanda Seyfried, Christopher Egan, Vanessa Redgrave, Gael Garcia Bernal, Franco Nero and Luisa Ranieri.

Sophie Hall (Amanda Seyfried) is an American fact-checker but dreams to become a journalist. She goes on holiday to Verona for her pre-honeymoon with her fiancé Victor, an Italian chef who’s soon going to open a new restaurant in New York. But they don’t spend much time together because Victor is always travelling searching for service providers. For this reason Sophie visits one of the most famous attractions of Verona, Juliet’s balcony, alone. Here, girls from all over the world leave letters to Juliet in which they ask for advice about their love problems. The “secretaries of Juliet” are a group of Italian women who collect and answer these letters. Sophie, fascinated, decides to help them with their work. She discovers a letter written fifty years before by a woman called Claire Smith and despite a long time has passed, Sophie answers her letter.

A few days later, after receiving Sophie’s answer, Claire (Vanessa Redgrave), now a widow, unexpectedly arrives in Verona with her nephew, Charlie (Christopher Egan). She tells Sophie about her love story with an Italian young man named Lorenzo Bartolini (Franco Nero) when she was younger and was studying in Italy… she has never forgotten her crush and has always dreamt to meet him again. Claire decides to look for her old love’s thereabouts with Charlie, and Sophie joins them. During the trip in Italy, searching for Lorenzo Bartolini, in spite of the fact that at the beginning they were always arguing and she is engaged, Sophie and Charlie fall in love. But will Claire find the love of her life, Lorenzo? And will Sophie and Charlie’s relationship work? You should see the film and find out what happens!

In our opinion the plot of this film is a bit dull and the final is predictable, nevertheless the story involved us and we think it is a nice film to watch if you like this genre.

Rebecca De Martin 3BCL Alessandro Nandi 3BSA

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In den deutschsprachigen Ländern bekommen die Kinder am 6. Dezember Geschenke und Süßigkeiten: das ist der „Nikolaustag“. Die Tradition stammt aus dem 16. Jahrhundert: am Vorabend des Festtages bekommen die Kinder von ihrer Mutter ein Stäbchen aus Holz, auf das sie eine Kerbe für jede gute Tat schneiden; sie polieren ihre Schuhe und sie stellen sie vor die Tür oder auf die Fensterbank. Sie bereiten auch das Essen für die Rentiere von Sankt Nikolaus vor. Am folgenden Morgen werden sie Spielzeuge und Süßigkeiten in den Schuhen finden, wenn sie brave Kinder gewesen sind, oder einen Stock, wenn sie sich schlecht benommen haben.

Aber wer ist wirklich Sankt Nikolaus? Er ist zwischen 280 und 286 in Patara (einer Stadt in der Türkei) geboren. Er studierte in Xantos und wurde Bischof der Stadt Myra. Da die Christen noch verfolgt wurden, wurde er eingesperrt und gefoltert. Er wurde endlich im Jahr 325 befreit und nahm am ersten Konzil von Nicäa teil. Er starb am 6. Dezember 345.

Im Mittelalter verbreitete sich eine Tradition in den Klöstern: eine Person verkleidete sich als Sankt Nikolaus und besuchte die Kinder, die im Kloster studierten, um sie zu bestrafen oder zu belohnen. Seit dem 17. Jahrhundert wurde Sankt Nikolaus von einem Helfer begleitet, der „Krampus“ oder „Knecht Ruprecht“ genannt wurde.

Eine andere Legende erzählt, dass Sankt Nikolaus drei Mädchen geholfen hat, weil sie keine Mitgift hatten und sich fürchteten, als Sklavinnen verkauft zu werden. Für drei aufeinander folgende Nächte warf er einen Säckel voll mit Münzen durch das Fenster in das Haus der Mädchen; aber in der dritten Nacht machte der Vater das Fenster der Mädchenzimmer zu, um den netten Mann kennen lernen zu können. Sankt Nikolaus musste also auf das Dach klettern und den dritten Säckel in den Kamin werfen. Er fiel dann und steckte sich in eine Socke, die am Kamin zum Trocknen hing. Dank dieser Legende entstand die Figur von „Santa Claus“.

Alice De Faveri 3ASC

VOKABELNstammen aus (+ dat.): risalire a das Stäbchen (-): asticella das Holz: legno eine Kerbe schneiden: intagliare una tacca (nel legno) eine gute Tat: una buona azione die Schuhe polieren: lucidare le scarpe die Fensterbank (-bänke): davanzale das Rentier (-e): renna der Stock (Stöcke): bastone der Bischof (Bischöfe): vescovo der Christ (-en): cristiano verfolgt: perseguitato einsperren: imprigionare foltern: torturare befreien: liberare teilnehmen (an + dat.): partecipare das Konzil (-en): concilio das Mittelalter: Medioevo sich verbreiten: diffondersi das Kloster (Klöster): convento sich verkleiden (als): vestirsi (da) bestrafen: punire belohnen: ricompensare begleiten: accompagnare die Legende (-n): leggenda die Mitgift: dote die Sklavin (-nen): schiava werfen: gettare die Münze (-n): moneta klettern: arrampicarsi das Dach (Dächer): tetto der Kamin (-e): camino sich stecken: infilarsi die Socke (-n): calza trocken: asciugarsi

SANKT NIKOLAUS

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Il tre Dicembre scorso si è svolto a Cornuda il concerto

del trio jazz formato da Lino Brotto alla chitarra, Gergo Borlai alla batteria e Dominique Di Piazza al basso. Tutti e tre sono musicisti di fama internazionale e richiestissimi, di quelli che non capita di ascoltare tutti i giorni!

Vediamo di conoscerli meglio.

Gergo Borlai nasce a Budapest, in Ungheria e suona la batteria da quando aveva tre anni. Fin dalla tenera età il padre gli fa ascoltare “Watermelon man” di Herbie Hancock e molti altri brani jazz, magari improbabili per un bambino, ma che lui apprezza molto.

Borlai, per non dare fastidio ai vicini di casa, non si esercita alla batteria, ma sui cuscini e sul suo letto. Così facendo, quando colpisce la “cassa” non può sfruttare il rimbalzo che si ha invece colpendo il tamburo della batteria e quindi lavora solo di braccia. Per questo motivo sviluppa in fretta i muscoli delle braccia e quando, a undici anni, riceve la sua prima batteria professionale, gli sembra di essere in paradiso, perché grazie alla forza che ha acquisito ed al rimbalzo della bacchetta può raggiungere velocità molto elevate. “Playing the drums is like a sport, you don’t only play music” ha aggiunto al concerto, spiegando quanto sia faticoso suonare la batteria. La sua tenacia e determinazione hanno fatto il resto, rendendolo un batterista eccezionale.

Dominique Di Piazza, bassista francese, è addirittura l’inventore di uno stile tutto suo, che consiste nel pizzicare le corde del basso non solo con l’indice e il

medio, come è consuetudine, ma anche con il pollice e l’anulare. Questo gli permette, oltre che di andare più veloce, di applicare le tecniche normalmente utilizzate per la chitarra anche sul basso. Inoltre, ascoltando il suono del suo basso, si percepisce un certo (scusate l’onomatopea) “weoon”, quasi fosse un basso fretless (cioè senza tasti). In realtà il suo basso non è fretless, ma è s t a t o c o s t r u i t o c o n d e l l e caratteristiche particolari che lo rendono un pezzo unico.

Da giovane, Dominique cerca sempre di imitare il suo paladino: Jaco Pastorius. Quando però ci riesce, si sente “occluso” nel suo idolo, percependosi troppo uguale a lui. Perciò decide di innovare lo stile di Pastorius aggiungendoci ritmi

nuovi, tecniche gitane e particolari suoni fretless. “You mustn’t only copy your hero but you must enrich his style, mix many different styles to create your own one” dice Di Piazza al concerto.

Lino Brotto è chitarrista e compositore, da giovane vince molti concorsi a livello internazionale e riceve anche una borsa di studio per trascorrere 9 mesi a Boston, dove ha la possibilità di suonare con Billy Pierce, George Garzone e molti altri jazzisti di spicco. Ora gode di una grande notorietà all’interno del panorama jazzistico.

Brotto è stato il fulcro per l’organizzazione e la buona riuscita del concerto e la maggior parte delle canzoni suonate erano sue.

Durante il concerto non potevano passare inosservate al pubblico l’intesa e la complicità che c’erano fra i tre musicisti. Solo con un cenno, uno riusciva a far capire agli altri quando voleva cominciare un assolo o quando stava per terminarlo –il jazz si basa sull’improvvisazione. Colpiva la nonchalance con cui i tre eseguivano gli assoli, scambiandosi grandi sorrisi ed espressioni di approvazione reciproca per chi dei tre stava dimostrando tutta la sua bravura tecnica e la sua passione.

A fine concerto dal pubblico si sono levati entusiasti applausi di ammirazione per questi tre grandi musicisti, che hanno regalato una serata di musica jazz di altissimo livello.

Marco Golino 1CSA

SCALE E ASSOLI A CORNUDAGERGO BORLAI, LINO BROTTO E DOMINIQUE DI PIAZZA PER LA PRIMA VOLTA INSIEME SUL PALCO

Musicroom

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Cari liceali, un altro anno è già iniziato, ma scommettiamo che avete già voglia di vacanze (come noi). Per allietare questi ultimi giorni prima della pausa natalizia, noi cacciatori siamo tornati alla riscossa. Da quest’anno la nostra piccola famiglia si è allargata: abbiamo “adottato” una ragazza di 1°A classico, Michela Ferracin. Assieme a lei, noi due ‘anziani’ fondatori di questa rubrica (Camilla Gazzola, 2°Acl. e Gianluca Beghin, 3°Acl.) continueremo ad arricchire il giornalino come facevamo l’anno scorso. Come primo libro consigliato di quest’anno vorremmo proporvi un piccolo classico, adatto a tutte le età, sempre in grado di far riflettere, sorridere e regalare emozioni: “Il piccolo principe”.

• Titolo: “Il piccolo principe” o “Le petit prince” • Autore: Antoine de Saint-Exupéry • Casa editrice: Bompiani • Genere: racconto • Prima edizione: 1943

Molti dicono che Il piccolo principe sia un libro solo per bambini, ma secondo noi si sbagliano. Il piccolo principe è un libro per tutte le età, camuffato sotto una coperta di fantasia e semplicità, che in realtà nasconde significati profondi e una forza tale da far tornare tutti bambini. È la storia di un bambino che abbandona il suo piccolo pianeta, l’asteroide B612, dove ci sono solamente tre vulcani e un’unica rosa. Il piccolo principe compie un viaggio straordinario in diversi asteroidi incontrando personaggi molto strani: un vecchio re solitario, che ama dare ordini ai suoi sudditi, senza rendersi conto di essere l’unico abitante del suo pianeta; un ubriacone, che continua a bere per dimenticare questo suo vizio; un lampionaio, che accende e spegne l’unico lampione del suo piccolo pianeta ogni minuto perchè questa è la durata del giorno nell’asteroide e molti altri. Il bambino decide ad un certo punto di visitare il pianeta Terra. Giunto sul pianeta, di fronte ad un intero roseto, il piccolo principe scopre che la rosa, che lui tanto amava e riteneva unica, in realtà lo aveva ingannato. Lì incontra anche due animali bizzarri: un serpente e una volpe, con la quale stringe una solida amicizia e da cui impara un’importante lezione, “l’essenziale è invisibile agli occhi”... Lo stile del racconto è fresco e scorrevole, ma denso di significati nascosti, che stimolano il lettore a riflessioni personali sull’importanza delle cose semplici. Sono presenti molti dialoghi e descrizioni, che contribuiscono a rendere il testo alla portata di tutti. I personaggi sono di

tutte le età, per raccontare i fatti sotto punti di vista differenti: dalla spontaneità dei bambini, all’obbiettività degli adulti, alla saggezza della volpe, che fa comprendere al bambino l’importanza dell’amicizia. I personaggi che il protagonista incontra e le situazioni che vive sono al contempo surreali e reali e conferiscono un’atmosfera poetica al racconto, che altrimenti potrebbe apparire frivolo e talvolta infantile. Dal Il piccolo principe sono stati tratti un cartone animato e un film che uscirà nelle sale italiane il prossimo gennaio, ma noi ci sentiamo soprattutto in dovere di consigliarvi la lettura di questo prezioso libro, un classico che non passerà mai di moda.

Michela Ferracin 1ACL Camilla Gazzola 2ACL!Gianluca Beghin 3ACL

L’ESSENZIALE È INVISIBILE AGLI OCCHIUN GRANDE VIAGGIO IN UN PICCOLO LIBRO

Talking Books

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Eccoci qui, finalmente le tanto attese vacanze di natale sono alle porte. E insieme ad alberi di natale, lucine colorate, presepi e regali inizieranno a essere ritrasmessi anche tutti quei film che hanno segnato le varie vacanze di Natale della nostra infanzia. Abbiamo pensato quindi, per prepararci a questo particolare momento dell’anno, di ricordarvi le trame dei film che più sentiamo legati a questo periodo (i primi tre a causa del loro argomento, mentre l'ultimo per il giorno in cui viene trasmesso: è infatti il film che va in onda più spesso la notte della Vigilia). Speriamo che introducano nel vostro cuore un po' di spirito natalizio, che vi aiuterà a rimanere a galla tra panettoni, pranzi immensi e carta da regalo. Buona lettura!

MAMMA HO PERSO L’AEREOChicago. I coniugi Peter e Kate McCallister sono in partenza per una vacanza natalizia a Parigi con figli, zii e cugini. Ma la sveglia non suona a causa di un blackout avvenuto durante la notte, e così nella fretta di partire i genitori si dimenticano a casa Kevin, il più piccolo dei loro figli che era in castigo in soffitta.

Rimasto solo a casa, il bambino non si perde d'animo e se la spassa, approfittando dell'assenza degli adulti per saltare sui letti, mangiare cibo spazzatura e guardare film violenti alla televisione. Se la deve però vedere con Harry e Marv, due scassinatori maldestri e crudeli, intenzionati a svaligiare la casa dei McCallister.

Per contrastare i due, Kevin semina per tutta la casa una lunga serie di trappole e riesce a far arrestare i due banditi, subito prima del ritorno della famiglia a casa.

IL GRINCHIl paese di Chinonsò, che si trova all'interno di un fiocco di neve, è abitato da esseri di differente altezza, sesso ed età: i "Nonsochi”. A Chinonsò ci si prepara sempre al Natale. Tutti sono indaffarati a comprare e spedire regali, occupazione che sembra essere l’unico senso del Natale. La piccola Cindy Lou, però, ha il dubbio che questo non basti.

Cerca allora di cambiare le cose convincendo il potente e viscido sindaco ad invitare alla festa di Natale il Grinch, un essere verde e peloso che vive sulla cima del monte Briciolaio e che detesta a morte questa festività. Il Grinch, seppur riluttante, accetta l'invito, ma durante la preparazione dei festeggiamenti riemergono le frustrazioni che aveva subito da piccolo. Decide allora di vendicarsi rubando tutti i doni e gli alberi di Natale della città. Il sindaco Augustus infuriato accusa Cindy di aver rovinato il Natale, ma il padre della bambina gli fa capire che il Natale non è fatto di doni e decorazioni ma di amore verso i familiari e gli amici. I Nonsochi iniziano così a cantare tutti in coro. Anche il Grinch, osservando la reazione dei Nonsochi, comprende il vero significato del Natale, e dopo aver restituito a tutti ciò che aveva rubato si unisce ai Nonsochi per festeggiare il Natale.

FILM SOTTO L’ALBERO

Talking Movies

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22 DICEMBRE 2015 ANNO XIV - NUMERO 73

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CHIAMATEMI BABBO NATALEAlla produttrice televisiva hollywoodiana Lucy Cullins il Natale ricorda un dolore terribile, la preghiera inesaudita fatta quand'era bambina di far tornare il padre vivo dalla Guerra del Vietnam. In prossimità delle festività, Lucy assume nella sua emittente un certo Nick per interpretare il ruolo di Babbo Natale. Nick, però, altri non è se non il vero Babbo Natale giunto ormai alla veneranda età di 200 anni e in cerca di qualcuno che lo sostituisca nella consegna dei doni: Lucy dovrà essere quel qualcuno.

UNA POLTRONA PER DUEDue fratelli, gli avari e spregiudicati finanzieri di Filadelfia Randolph e Mortimer Duke, scommettono un dollaro sulla dimostrazione pratica di una tesi marxista: l'ambiente fa l'uomo. Distruggono allora, con un espediente cinico, il nome e la professionalità del giovane manager della loro finanziaria, Louis Winthorpe, che sta per sposarne l'erede. Lo sostituiscono poi con Billy, un senzatetto nero che vive di espedienti. Preso il posto di Louis nella lussuosa abitazione con maggiordomo, Billy si abitua in un tempo record non solo a muoversi con disinvolta signorilità nell'inconsueto habitat residenziale, ma anche in quello rischioso e imprevedibile della finanza, con incredibile successo. Louis, intanto, si deprime di giorno in giorno. Quando i due vengono a conoscenza dell’accaduto, tuttavia, progettano insieme una vendetta.

Con questi film speriamo di aver riportato alla vostra memoria momenti felici legati alla visione di queste pellicole e speriamo che possiate condividere con le persone che amate la loro messa in onda. Buon natale!

Lorenzo Portaluri 3DSC Silvia Lucchesi 3BSC

Talking Movies

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C’era una volta … una madre che, da sola, si trovava ad affrontare una gravidanza in un paese straniero, la Cina, molto lontano dalla sua terra d’origine, l’Italia. Prima della nascita del figlio, si rese conto che i pochi soldi che possedeva non le sarebbero stati sufficienti per mantenere anche il piccolo. Decise quindi di lasciarlo in un orfanotrofio locale, sperando di permettergli così un’ infanzia migliore di quella che gli avrebbe potuto donare lei. La responsabile dell’orfanotrofio era una donna che inizialmente sarebbe potuta sembrare affidabile e gentile

ma che negli anni si sarebbe rivelata essere una persona indifferente a quello che accadeva all’interno dell’istituto. Infatti Oreste non era solo lasciato in disparte dai compagni ma anche maltrattato dall’istitutrice che riversava la sua rabbia sempre e solo contro di lui, perché lo considerava inferiore agli altri bambini a causa delle sue origini. Oreste crebbe in questo ambiente a lui ostile, sentendosi solo e non trovandosi bene, dal momento che veniva sempre criticato e offeso per la sua diversità. Infatti molte caratteristiche lo differenziavano dagli altri suoi coetanei tra cui la forma degli occhi, il colore della pelle e la fisicità. Ogni sera quando ormai erano tutti addormentati, i sentimenti di tristezza accumulati durante la giornata si trasformavano in lacrime che versava senza che nessuno se ne fosse mai accorto.

Il giorno del suo decimo compleanno, il piccolo Oreste, dopo lunghe riflessioni, decise di scappare da quell’

orribile posto che era stata la sua casa fino ad allora, determinato a trovare qualcuno simile a lui che lo avrebbe accettato per quello che era. Passarono alcuni giorni in cui Oreste si ritrovò ad affrontare la vita per strada, vivendo di quello che riusciva a racimolare facendo la carità. Ben presto Oreste iniziò a trovarsi in difficoltà, ma fortunatamente una sera, mentre era accucciato sui gradini di un palazzo, una signora che passava di lì notandolo, vedendolo triste e solo, si impietosì e decise di aiutarlo e ospitarlo a casa sua per quella notte dandogli

così una casa, del cibo e l’ affetto che non aveva mai ricevuto. Il giorno seguente la signora lo portò in un centro dove erano accolti ragazzi di diverse nazionalità. All’ inizio Oreste era un po’ diffidente e per le prime volte si limitava ad ascoltare gli altri che erano nei suoi confronti accoglienti, comprensivi e gentili. A poco a poco iniziò a integrarsi con il gruppo e a parlare, raccontando la sua storia; i ragazzi lo trattavano come un fratello e lo capivano avendo già vissuto sulla p ro p r i a p e l l e l e s u e s t e s s e

sensazioni.

Essendo purtroppo molto diffuso, ricorrente e attuale, abbiamo voluto trattare l’argomento del razzismo. La paura della diversità fa si che ognuno di noi crei una barriera verso ciò che non ci è simile sia fisicamente che culturalmente. La verità invece è che noi siamo tutti uguali essendo tutti diversi.

Marta Poloni 1ASC Margherita Feltrin 1ASC

Nausicaa Naibo 1ASC

Le Fiabe di Ockham

IL BRUTTO ANATROCCOLO !

Fiabe di Ockham

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“I legami che ci vincolano a volte sono impossibili da spiegare: ci uniscono anche quando sembra che si debbano spezzare. Sfidano le distanze, il tempo, la logica. Sono indissolubili. Certi legami non finiranno mai, perché sono semplicemente destinati ad esistere.“

Meredith, di Grey's Anatomy “Invece io penso che una cosa che piace molto alla donna è qualcuno che le chieda: come stai? Tutto lì. A me quello che manca di più al mondo è proprio uno che mi chieda come sto. Perché sono sempre io a chiederlo agli altri e a occuparmi del loro benessere. Sarò banale, una femminuccia vanitosa, ma mi piacciono anche i complimenti piccoli, tipo, non so: “Stai bene pettinata così” o “Come sei carina oggi”. Quelle robe facili, che sembrano sciocche, ma che in realtà fanno davvero piacere.“

Luciana Littizzetto

“Your imperfections make you beautiful” Demi Lovato

“ «...sento che se mi fidassi di qualcuno, il cuore mi si spezzerebbe di nuovo .» «Sì, posso capirla. Una volta avevo un bel paio di pattini a rotelle e pensavo che se li avessi messi li avrei rotti, così li ho tenuti nella scatola. E sa cos'è successo?» «No » «I piedi sono cresciuti e non li ho mai usati fuori nel parco […] » «Il cuore di una persona e i suoi sentimenti non sono pattini a rotelle. » «Io non sono del suo parere. Se uno non usa il cuore che differenza fa se si rompe? Se uno se lo tiene per sé forse fa la fine dei miei pattini a rotelle: quando uno si decide a usarli è troppo tardi . Bisogna correre il rischio. Non c'è niente da perdere. » “

“Mamma Ho Riperso l'aereo mi sono smarrito a New York”, 1992

“Trova qualcuno che ti rovini il ROSSETTO non il MASCARA “ Marilyn Monroe

“Vivo ogni secondo come l’ultimo secondo. Credo in poche cose ma ci credo fino in fondo.Amo irresponsabilmente tanto che non riesco a smettere, SinceramenteIo rivoglio tutto, i passi falsi e litigare, Fari di una macchina, la casa in cui abitare, Stringerti ed avere la certezza che ti sto per perdereUn’altra voltaStupendo fino a qui“

Alessandra Amoroso, “Stupendo fino a qui”

Emma Damatar 1ACL

NOSCE TE IPSUMLE CITAZIONI PIÙ BELLE

Nosce Te Ipsum

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Ciao a tutti! Eccomi qui tornata per le feste natalizie per proporvi delle nuove leccornie, utili anche a decorare i tanto amati alberi di Natale che, come avete visto, sono spuntati numerosi nella nostra nuova e splendente sede. Adesso tocca a voi la preparazione. Buon appetito!

Ingredienti

• 350 gr di farina • 100 gr di zucchero • 100 gr di burro • 100 gr di miele • 1 uovo • 1 cucchino di bicarbonato • 1 cucchiaino di cannella • 1/2 cucchiaino di zenzero • 1 pizzico di sale Per la glassa

• 150 gr di zucchero a velo • 1/2 albume • 1 cucchiaino di succo di limone • colorante alimentare q.b.

Preparazione Mescolate tutti gli ingredienti e impastate bene. Formate una palla con l’impasto, avvolgetela nella pellicola e lasciatela riposare in frigo per almeno mezz’ora.

Stendete l’impasto e formate i biscotti utilizzando stampini diversi. Formate anche un piccolo foro che servirà per far passare il nastrino. Infornate in forno preriscaldato e fate cuocere a 180° per 10/15 minuti. Preparate quindi la glassa mescolando l’albume, lo zucchero a velo, il limone e il colorante. La glassa dovrà essere abbastanza densa; nel caso non lo sia, potete aggiungere altro zucchero a velo. Decorate i biscotti una volta raffreddati utilizzando una sacca da pasticcere dal beccuccio stretto. Quando la glassa si sarà solidificata, fate passare un nastrino nel foro di ciascun biscotto e appendete i preparati finali al vostro albero, sempre che non siate così golosi da ingozzarvi subito.

Post Scriptum: Se, come me, non avete molti attrezzi tecnici al posto della sacca da pasticcere potete usare un sacchetto di plastica a cui successivamente taglierete una punta.

Chiara Berti 3ACL

BISCOTTINI NATALIZIDe Gustibus

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Ciao ragazzi, ho deciso di stuzzicarvi l’appetito con un dolcetto facile e quasi tipicamente tirolese che riscalda molto se mangiato appena sfornato insieme ad una bella tazza di tè e un buon numero di amici con cui condividere la felicità, perché solo se condivise le belle emozioni sono tali…

Ingredienti • Mele 250 g

• Pasta sfoglia rettangolare 230 g

• Zucchero semolato 60 g

• Cannella in polvere 4 g

• Limoni il succo 12 g

• Confettura di albicocche 60 g

• Zucchero a velo una spolverata

Preparazione Per preparare i fagottini di pasta sfoglia con cuore di mela, per prima cosa sbucciate le mele, togliete il torsolo e

tagliatele prima a fettine e poi a cubetti di circa 1 cm di lato. In un pentolino versate lo zucchero, la cannella e il succo di limone. Fate cuocere qualche minuto a fuoco dolce, facendo sciogliere per bene lo zucchero, mescolando di tanto in tanto. Quando lo zucchero si sarà sciolto, unite la polpa di mela a cubetti, versate la confettura di albicocche e mescolate il tutto lasciando ammorbidire un po’ la mela a fuoco dolce per pochi minuti; non dovrà disfarsi del tutto. Con una rondella tagliapasta ricavate 4 quadrati di pasta sfoglia della dimensione di 15 cm per lato, spennellate i bordi con un po' di liquido di cottura delle mele e disponetevi sopra un paio di cucchiaini di composto di mela, badando a non aggiungere troppo liquido di cottura, altrimenti quando i fagottini cuoceranno al forno, il liquido fuoriuscirà. Richiudete i fagottini a metà  pressando delicatamente i bordi con le dita. Praticate ora delle incisioni oblique sulla superficie e spennellate con il liquido di cottura. Con una forchetta fate pressione sui bordi laterali dei fagottini in modo da sigillarli bene, quindi infornateli in forno statico preriscaldato a 220° per circa 12 minuti (se forno ventilato potete cuocere a 200° per circa 8 minuti, in questo caso per regolarvi meglio potreste cuocere un solo fagottino per trovare il giusto tempo e temperatura). Una volta cotti, sfornateli, lasciateli intiepidire, aggiungete una spolverata di zucchero a velo e i vostri fagottini di pasta sfoglia con cuore di mela sono pronti per essere gustati!

Chiara Berti 3ACL

FAGOTTINI DI MELEDe Gustibus

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NUMBER SIX2015 - DECEMBER

Ecco il tuo regalo caro

Allora?...ti piace?

ottimo

si nonna, grazie

è una cosa che so che hai sempre

voluto...me lo ha

detto Babbo Natale

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DALLA RIVAÈ metaforico. Anzi, metadentrico.

(Stupito per lo sport praticato da un'alunna) Ah sì? Giochi a golf ? Coi ferri o all'uncinetto?

DE LUCCHIRispondendo a una domanda sui testimoni di GENOVA: “È come se mi avessero pugnalata.”

GALANTEGalante: “Kate Chopin...” G: “Ma è un maschio prof !” V: “Ma se si chiama Kate!” G: “Cosa c'entra? Si chiama come Chopin e Chopin è un uomo!”

GIANNINID. durante la ricreazione, dopo aver visto una merendina incastrata nelle macchinette, accecato dalla sua proverbiale fame, cerca di tirarla fuori usando un diario, ma questo rimane incastrato. Una volta tornato in classe chiede aiuto al prof disperatamente, il quale, dopo aver trovato una soluzione, dice: “Ma tu sei più disperato per il diario o per il panino?”

Giannini: (citando Dante) “E vuolsi così colà.”

D: “Prof, è una citazione di una canzone napoletana vero?”

IMPIERIPoiché molti alunni chiedono di andare al bagno: “Ragazzi, volete che andiamo tutti a fare lezione in bagno?”

Rivolto a degli studenti che gli hanno detto di aver trovato delle foto su di lui in internet: “Ma ragazzi, siete ai limiti dello stalkeraggio!”

MARTINIMartini: “... e si chiamano ombrillifere...”

C: “Ma perché si chiamano così?”

Martini: “Secondo te?”

C: “Perché fanno ombra!”

Martini: “Che ho fatto di male?!”

Martini: “Perché quando siete innamorate volete farvi regalare dei fiori da qualcuno dei qui presenti...”

A: “Ma no prof !”

Martini: “Come no?!”

A: “Prof vuole mettere una pizza?”

Martini: “E avviene l'influorescenza.”

D: “Ma l'influorescenza non è quando ti innamori di qualcuno?”

S: “Quella è l'infatuazione casomai…”

Martini: (Conclusa un'interrogazione) “Bene, ora puoi andare a sederti.”

D: “No dai prof, mi faccia un'altra domanda!”

Martini: “Cos'è un plasmide?”

D: “No, ok, vado a posto…”

MORELLI(Ultima ora del sabato, il prof sta spiegando ma c'è un brusio generale in classe) “Ragazziii, dai, fate silenzio!”

D: “Ma prof, siamo stanchi, è l'ultima ora del sabato!”

Morelli: “Va be' ragazzi, se siete stanchi allora implodete in voi stessi!”

POLLONIPolloni: (Usando la lim) “Non possiamo vivere in un mondo di app!” (Risata generale) “E voi non state lì a ridere di una povera vecchia di quarant'anni!”

Polloni: (Rivolgendosi a due ragazzi in ultimo banco che si erano nascosti dietro una pila di libri) “Cosa fate voi due tranquilli dietro quella mini barricata? Il muro di Berlino?” (I due fingono di ignorarlo innocentemente) “Ehi, dico a voi due eh! Che fate?”

Sperando che gli ipse dixit di questo numero vi siano piaciuti, ringraziamo tutti coloro che ci hanno aiutato nella raccolta delle massime dei nostri cari professori.

Contribuite numerosi alla raccolta degli ipse dixit per il prossimo numero inviandoli alla mail del giornalino ([email protected])

IPSE DIXITIpse Dixit

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ORIZZONTALI:1 Sottovalutare, tenere qualcosa in bassa considerazione. 10 L’inizio… di un’ecatombe. 13 Il contrario di paleo-. 17 Unione Europea. 18 L’uccello del sugo del ragù. 19 Desiderare, anelare. 22 Il pensare solo a sé stessi. 26 Pistoia… nelle targhe delle auto. 27 L’inizio… del liuto. 28 Dolci natalizi tipici della tradizione veronese. 29 Nominato in precedenza. 30 Li portarono i re Magi. 31 La prima sillaba… di un nesso. 33 Il verso della cornacchia. 34 Le consonanti… in nome. 37 Quell’uomo. 39 Dono… senza pari. 41 Il centro… dell’osso. 42 Gli estremi… di ieri. 46 La corona della principessa. 45 La fine… di Creta. 46 Participio presente plurale di amo. 49 Le vocali… di oggi. 50 Decimetri cubi. 52 I re della foresta. 53 Pulito, schietto. 55 Il dolce natalizio con uvetta e canditi. 58 E’ dura ma è. 59 Il contrario di off. 60 La pianta su cui si fa l’albero di Natale. 64 Gruppi di candidati alle elezioni. 66 La vecchia Signora del calcio italiano. 68 Si fa con le statuette della Sacra Famiglia. 69 Lo sono Matteo, Marco, Luca e Giovanni.

VERTICALI:1 Una provincia lombarda. 2 Ci si scambiano con una stretta di mano e due baci. 3 Venuto alla luce da poco. 4 Una pomata per curare alcuni dolori. 5 Dentro. 6 Le lettere che si ripetono… nelle zanzare. 7 Zeta… senza pari. 8 Uno strumento con molte corde. 9 E’ famoso quello delle sabine. 10 Dotto, molto sapiente. 11 Si festeggia il 1° gennaio. 12 I migliori amici degli uomini. 13 Una lampadina bianca. 15 Quella di soccorso è reato. 19 Prefisso che duplica. 20 Le asce che usavano i boia. 21 Regio Decreto. 23 La quarta preposizione. 24 In insomma… le doppie. 25 Il dittongo di noi. 27 Risata a crepapelle in codice. 32 Capacità, abilità. 35 *** e poi ***. 36 La pop degli anni Sessanta. 38 Così è anche chiamata l’uva passa. 40 Il metallo nei cavi elettrici. 43 I copertoni… a Londra. 44 Altare per sacrifici. 48 Una nota marca di prodotti tecnologici. 51 Istituto Nazionale delle Lingue (sigla). 52 In mezzo… all’alto. 54 Una macchina… a Liverpool. 56 Le vocali di sveglie. 57 Oregon Entrepreneurs Network (sigla). 61 L’inizio… di bene. 62 Teramo (sigla). 63 L’inizio… dell’epoca. 65 Un confine… della Svizzera 66 Le lettere adiacenti alla K nell’alfabeto. 67 Viterbo (sigla).

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15

17 18 19 20 21

22 23 24 25 26 27 28

29 30 31 32

33 34 35 36 37 38 39 40 41

42 43 44 45 46 47 48

49 50 51 52 53

54 55 56 57 58 59

60 61 62 63 64 65 66 67

68 69

GIOCHIGiochi

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RICOSTRUZIONERicostruite nel secondo diagramma una massima di Cicerone ridisponendo i vari blocchi senza modificarne l'orientamento.

GRATTACIELI La griglia rappresenta il quartiere di una città. Sapendo che in ciascuna riga o colonna non vi sono grattacieli della stessa altezza, e che i numeri all’esterno indicano quanti grattacieli sono visibili da quel punto di vista (quelli più alti nascondono quelli più bassi), scrivete in ciascuna casella l’altezza del grattacielo corrispondente.

3 1 2 4 3 22 24 11 52 23 25 2

4 4 3 2 1 3

Giochi

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LA REDAZIONEPROFESSORESSA RESPONSABILEGalante Nicoletta

ALUNNIAmadio Francesca 3ACLBazzani Pietro 3BCLBeghin Gianluca 3ACLBerti Chiara 3ACLBordignon Chiara 1ACLBordignon Eleonora 3BCLCaseley Arturo 3BSCCominella Rachele 3ACLConte Grazia 1ACLDamatar Emma 1ACLDalla Betta Eleonora 3BCLDe Martin Rebecca 3BCLDe Nardo Davide 3BCLFeltrin Margherita 1ASCFerracin Michela 1ACLFerro Federico 3BSCGasparetto Gaia 2BSCGazzola Camilla 2ACLGolino Marco 1CSCGuzzo Giada 2BSALucchesi Silvia 3BCLMarin Alessandra 3BCLMerlo Anna 3ACLMondin Davide 3ACLNaibo Nausicaa 1ASCPaccagnan Eleonora 1ASPPanziera Stefano 4ASAPasi Gianluca 5DSCPoloni Marta 1ASCPoloniato Angelica 1ASPPortaluri Lorenzo 3DSCSpadetto Sara 3BCLStefani Tobia 2BSAVettoretto Gianluca 3ACLVidotto Valentina 3BCL

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