ordinazione episcopale e inizio del ministero pastorale di

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Diocesi di Locri Gerace Ordinazione episcopale e Inizio del ministero pastorale di Mons. Francesco Oliva Nota Storica Prof. Enzo D’Agostino Il 22 settembre 1913 la Cattedrale di Gerace ospitò, verosimilmente per la prima volta nella sua millenaria esistenza, un'ordinazione episcopale, quella di mons. Cosma Agostino, allo- ra arciprete di Mammola, il quale era stato elevato alla cattedra di una sede lontana, Lacedonia, oggi unita ad Ariano Irpino. Il 20 luglio 2014, nella medesima cattedrale verrà celebrata un'altra consacrazione epi- scopale, ma questa volta la sacra cerimonia riguarderà il 73° vescovo eletto della nostra stessa diocesi, mons. Francesco Oliva, e si tratterà di un evento senza precedenti, dal momento che, per quel che si sa, mai un vescovo di questa bimillenaria diocesi è stato consacrato nella sua se- de, neppure l'ultimo pastore indigeno, Giuseppe Maria Pellicano, arciprete di Gioiosa, chiamato sulla cattedra geracese il 21 dicembre 1818 e fattosi ordinare a Roma, sei giorni dopo, dal cardi- nale Lorenzo Litta. Allora avveniva quasi sempre così, come nei primi tempi della cristianizzazione, quando il vescovo di una comunità veniva eletto dal clero e dal popolo quasi sempre nel proprio seno,

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Diocesi di Locri – Gerace

Ordinazione episcopale e Inizio del ministero pastorale di Mons. Francesco Oliva

Nota Storica Prof . Enzo D’Agost ino

Il 22 settembre 1913 la Cattedrale di Gerace ospitò, verosimilmente per la prima volta nella sua millenaria esistenza, un'ordinazione episcopale, quella di mons. Cosma Agostino, allo-ra arciprete di Mammola, il quale era stato elevato alla cattedra di una sede lontana, Lacedonia, oggi unita ad Ariano Irpino.

Il 20 luglio 2014, nella medesima cattedrale verrà celebrata un'altra consacrazione epi-scopale, ma questa volta la sacra cerimonia riguarderà il 73° vescovo eletto della nostra stessa diocesi, mons. Francesco Oliva, e si tratterà di un evento senza precedenti, dal momento che, per quel che si sa, mai un vescovo di questa bimillenaria diocesi è stato consacrato nella sua se-de, neppure l'ultimo pastore indigeno, Giuseppe Maria Pellicano, arciprete di Gioiosa, chiamato sulla cattedra geracese il 21 dicembre 1818 e fattosi ordinare a Roma, sei giorni dopo, dal cardi-nale Lorenzo Litta.

Allora avveniva quasi sempre così, come nei primi tempi della cristianizzazione, quando il vescovo di una comunità veniva eletto dal clero e dal popolo quasi sempre nel proprio seno,

talvolta anche individuandolo altrove, ma sempre con la riserva della ratifica del papa, presso il quale l'eletto doveva recarsi per essere esaminato, confermato e consacrato. Non sempre tutto filava liscio. Alla fine del VI secolo, morto il vescovo Dulcino, i Locresi eles-sero il successore (a noi non noto) e lo mandarono a Roma perché fosse confermato e consa-crato dal papa, che era Gregorio Magno, il quale, non avendolo trovato per nulla degno ("mi-nime dignus") della cattedra, lo rispedì in Calabria, invitando i Locresi a una scelta più oculata. Il nuovo eletto fu Marciano, sacerdote della diocesi di Taureana, allora profugo in Sicilia per paura dei Longobardi, e quella volta la scelta fu approvata e l'eletto fu consacrato.

Anche i successori di Marciano (noi ne conosciamo soltanto qualcuno) seguirono quella trafila, fino agli inizi dell'VIII secolo, quando anche la Chiesa di Locri, come le altre dell'Italia meridionale, fu sottratta alla soggezione del papa di Roma e, oltre ad adottare il rito greco, do-vette accettare di dipendere dal patriarca di Costantinopoli. Per qualche decennio la consacra-zione dei nostri vescovi fu pertanto celebrata sulle sponde del Bosforo, fino a quando, costituita la metropolia di Reggio, la nostra diocesi ne divenne suffraganea e i suoi vescovi incominciaro-no a essere consacrati da quell'arcivescovo. Nell'XI secolo, con l'avvento dei Normanni, le diocesi calabresi furono restituite al ro-mano pontefice e verosimilmente (non ne abbiamo la certezza) la consacrazione dei vescovi tornò a essere celebrata nella Città Eterna, dal papa (che aveva la necessità di accertarsi perso-nalmente dell'ortodossia disciplinare dell'eletto) o da cardinali a lui molto vicini. Nel periodo i cui i papi risiedettero ad Avignone (la cosiddetta "cattività avignonese"), anche la consacrazione dei vescovi si celebrava nella cittadina francese, come, con assoluta certezza av-venne per il famoso Barlaam, il "maestro di greco" di Petrarca e Boccaccio, che fu nostro ve-scovo dal 1342 al 1348, e per il suo successore, il monaco studita Simone Atumano. Entrambi furono consacrati ad Avignone, il primo dal cardinale Bertrando Dal Poggetto, il secondo dal cardinale Bertrando di Dreux, probabilmente per delega del papa.

Più o meno in quegli anni, si incominciò però a concedere agli eletti la facoltà di essere consacrati da qualsiasi vescovo cattolico preferissero. Per la nostra diocesi è certo che uno dei primi (se non il primo) a godere di tale facoltà fu Aymerico, che tenne la cattedra dal 1429 al 1444. Quanto alla sede della consacrazione, per quel che si sa essa fu quasi sempre Roma, fino ai primi del Novecento, poi i nostri vescovi sono stati generalmente consacrati nella diocesi di provenienza: ad Albenga mons. Giovanni Battista Chiappe, a Rossano mons. Antonio Ciliberti, a Crotone mons. Giancarlo Bregantini, a Paola mons. Giuseppe Fiorini Morosini.

Il 20 luglio, finalmente, il nostro nuovo vescovo, mons. Francesco Oliva, sarà consacra-to qui da noi, a Gerace, dove lo stesso giorno egli inizierà il servizio pastorale nella nostra dio-cesi, nei cui annali ci auguriamo che l'evento, oltre a essere ricordato per aver datato la prima consacrazione di un nostro vescovo, venga ivi segnato "melioribus lapillis" per essere portatore di un episcopato duraturo felice e proficuo, quale merita la veneranda età della nostra diocesi.