oltre la soglia lungo il cammino della storia

194

Upload: editoriale-progetto-2000

Post on 25-Jul-2016

231 views

Category:

Documents


6 download

DESCRIPTION

Lettera pastorale alla Chiesa di Locri-Gerace di mons. Francesco Oliva. Edizione Progetto 2000.

TRANSCRIPT

Page 1: Oltre la soglia lungo il cammino della storia
Page 2: Oltre la soglia lungo il cammino della storia
Page 3: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

Ecclesia

La ParoLa deL Magistero

Page 4: Oltre la soglia lungo il cammino della storia
Page 5: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

editoriale progetto 2000

FRANCESCO OLIVA

Oltre la soglialungo il cammino

della storiaLettera pastorale

alla Chiesa di Locri-Gerace 2015

Page 6: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

4

Dati EDitoriali

© editoriale progetto 2000Prima edizione, Cosenza, dicembre 2015ISBN 978-88-8276-466-1

In copertina: Il Buon Samaritano, olio su tela, opera di Matteo Curcio, Santuario di Polsi in San Luca (RC)

Direttore editoriale: dott. Demetrio GuzzardiDirettore artistico: arch. Albamaria Frontino

Per informazioni sulle opere pubblicateed in programma e per propostedi nuove pubblicazioni, ci si può rivolgere a:editoriale progetto 2000, via degli Stadi, 2787100 Cosenza; telefono 0984.34700;www.editorialeprogetto2000.it; e-mail: [email protected]

OLIVA, Francesco

Oltre la soglia lungo il cammino della storia : lettera pastorale alla chiesa di Locri-Gerace 2015 / Francesco Oliva. - Cosenza : Progetto 2000, 2015.

192 p. : ill. ; 20 cm. (Ecclesia. La Parola del Magistero)

ISBN 978-88-8276-466-1

252.02(Scheda catalografica a cura dell’Universitas Vivariensis)

Page 7: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

5

Ai sacerdoti e diaconi, ai religiosi e religiose,

ai fedeli della Chiesa di Dio, che è in Locri-Gerace,

a quanti vogliono esserein comunione con noi,

pace, salutee benedizione nel Signore.

DEDica

Page 8: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

6

A Te, Maria, Madre di misericordia

A Te, Maria, sorella nostra,volgiamo il nostro sguardo di figli,in questo anno speciale di misericordia e perdono.Sii a noi vicina, per fasciare e sanare le nostre ferite,le tante ferite di questa nostra terra.Giunga a noi propizio questo tempo di grazia.La tua protezione ci apra le porte della Divina Misericordia,per sperimentare l’amore che perdona, consola e dona vita.

A te, Madre della Divina Misericordia,imploriamo la gioia della riconciliazione e della pace.Madre di ogni consolazione e speranza,ridonaci la bellezza della dignità perduta.

Donna del silenzio, umile serva del Signore, donaci di ascoltare la voce dello Spirito,di accogliere il tuo Figlio Gesùe di seguirlo sui sentieri della storia.

Suscita in noi il desideriodi una vita nuova e riconciliata disponibili a vivere la misericordia,la carità e la benevolenza verso tutti,pronti ad accogliere l’amore del cuore della mamma, a sentire il richiamo ed il calore della casa, abitarla come l’hai abitata Tu,con Giuseppe ed il tuo Figlio Gesù.

FrancEsco oliva

Page 9: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

7

Alle tue mani con la fiducia di figliaffidiamo il presente ed il futuro delle nostre famiglie, l’entusiasmo dei ragazzi, i sogni dei giovani,la solitudine degli anziani e la sofferenza dei malati, la tristezza dei bambini abbandonati e soli. A Te, Madre di sicura speranza,affidiamo le attese e le speranze del nostro mondo, il camminoe la storia di ogni uomo, le gioie e le fatiche.Madre di bontà, mamma nostra,aprici le porte della Divina Misericordia.

O Madre della Divina Grazia,rivelaci il volto del tuo Figlio, rendi il nostro cuore, come il tuo,docile allo Spirito di verità,aperto ed accogliente.Madre del Buon pastore,nelle tue mani affidiamo la nostra vita,desiderosi di godere della felicità piena e duratura.Così sia.

alla MaDrE DElla MisEricorDia

Page 10: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

8

«Vi chiamate mio fratello»

Il vescovo si sedette vicino (a Jean Valjean), gli toccò con dolcezza la mano.

«Non avevate bisogno di dirmi chi eravate; questa non è la mia casa, è la casa di Gesù Cristo. Questa porta non chiede a colui che entrase ha un nome, ma se ha una sofferenza.Voi soffrite; avete fame e sete, siate il benvenuto. E non ringraziatemi,non ditemi che vi ospito in casa mia. Qui nessuno è in casa propria,tranne chi ha bisogno di un asilo. Lo dico a voi che passate, siete qui padrone più di me stesso. Qui, tutto è vostro.Che bisogno ho di sapere il vostro nome? D’altronde, prima che me lo diceste, ne avevate uno che conoscevo».

L’uomo spalancò gli occhi stupito.«Davvero? Sapevate come mi chiamo?».

«Sì – rispose il vescovo – vi chiamate mio fratello».

Da I Miserabili di Victor Hugo

FrancEsco oliva

Page 11: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

9

INTRODUZIONE

Dopo più di un anno dal mio arrivo in diocesi affido alla sensibilità della comunità alcune indi-cazioni di percorso, sulle quali orientare il futuro cammino pastorale. Scrivo anzitutto per incorag-giarvi a vivere con amore, disponibilità ed entu-siasmo questo anno pastorale, che in gran parte è impegnato dal Giubileo straordinario della Mise-ricordia. Papa Francesco l’ha indetto, invitandoci

«a tenere fisso lo sguardo sulla Misericordia, per diventare noi stessi segno efficace dell’a-gire del padre. [Sarà] tempo favorevole per la Chiesa, perché renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti»1.

Non è mia intenzione presentare un piano pastorale completo di analisi sociologiche e ap-profondimenti teologici. Desidero più semplice-mente dare unitarietà alle diverse sollecitazioni e riflessioni che ho avuto modo di condividere con voi nel corso dell’anno, in diverse occasioni negli incontri vicariali e in assemblea diocesana. Più che un programma ben strutturato, consegno delle linee, che servano da tracce per il cammino della nostra Chiesa.

1 FrancEsco, bolla di indizione del Giubileo della Mi-sericordia Misericordiae vultus (11 aprile 2015), 3.

lEttEra PastoralE 2015

Page 12: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

10

Ripensando al primo anno trascorso sulla scia del lavoro svolto dai miei predecessori ribadisco alcuni passaggi pastorali ed esprimo dal pro-fondo del cuore un grazie a tutti voi, presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, operatori pastorali, insegnanti di religione cattolica, gruppi, associa-zioni e movimenti, confraternite, che ogni giorno spendete tempo per il Regno di Dio.

In questo primo anno ho avuto modo di co-noscere questa bella ed antica diocesi. Mi avete accolto, incoraggiato, sostenuto con l’affetto di chi vuole essere vicino e condividere qualcosa di bello. Chiedo di continuare a pregare per me e per la nostra Chiesa.

L’anno pastorale che si apre si prospetta ricco ed interessante per gli eventi ecclesiali che lo ca-ratterizzeranno:

• I due Sinodi sulla famiglia, il primo straor-dinario (ottobre 2014), e quello ordinario (otto-bre 2015). Non era mai capitato nella storia del-la Chiesa che si avvertisse l’esigenza di indire due Sinodi a un anno di distanza l’uno dall’al-tro. Questa doppia convocazione è giustificata dall’importanza del tema della famiglia.

• Il Convegno ecclesiale nazionale di Firen-ze In Gesù Cristo il nuovo Umanesimo. Un tema di grande rilevanza, perché l’umanità dell’uomo di oggi sta a cuore a Dio e alla sua Chiesa. Il conve-gno affronterà il disagio dell’uomo di oggi, ma cercherà anche le risposte concrete alla luce del Vangelo.

• Il Giubileo straordinario della Misericordia. Un Anno Santo, per «risvegliare in noi la capa-

FrancEsco oliva

Page 13: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

11

cità di guardare all’essenziale» e per «ritrovare il senso della missione che il Signore ha affidato (alla Chiesa) il giorno di Pasqua: essere segno e strumento della misericordia del Padre». In vista di questo evento, invito a rileggere attentamente la bolla Misericordiae vultus. Un apposito Comi-tato diocesano, formato dai direttori degli Uffici pastorali, elaborerà il programma con tante ini-ziative utili per viverlo secondo le intenzioni del Santo Padre.

Come vedete c’è molto da fare. Qualcuno potrebbe dire troppo. Invece sono tutte belle op-portunità per ascoltare, riflettere, condividere, pregare e migliorare la nostra testimonianza cri-stiana. Cosa ci viene chiesto? Partecipazione ed apertura del cuore all’azione dello Spirito di Dio.

Continuare sui percorsi che abbiamo intra-preso, accogliendo il Vangelo del Signore.

Lasciamoci sorreggere da nuovi slanci, in modo da vincere quelle forme di rassegnazione e stanchezza che possono privare di energie il cam-mino.

È facile dire: «Tanto non cambia niente», «tan-to poi faccio a modo mio», «parlano, parlano e poi non si fa niente».

Il cammino di rinnovamento pastorale deve farci superare la logica del «s’è fatto sempre così», della delega (far fare agli altri, preferendo non compromettersi e sporcarsi le mani). È vero: la novità può far paura, ma Dio è novità e ci chiede di fidarci di Lui! Non possiamo restare a guarda-re, scaricando sugli altri le nostre responsabilità. Non c’è tempo da perdere. Lasciamoci interpel-lare da Gesù: l’impossibile agli occhi dell’uomo

introDuzionE

Page 14: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

12

può essere possibile con l’aiuto di Dio. L’espe-rienza dell’apostolo Paolo c’illumina:

«Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazio-ne dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio» (1Cor 2,4-5).

Il cammino pastorale tracciato è un invito a volgere lo sguardo a Cristo (la Parola che si fa carne) «oltre la soglia lungo il cammino della sto-ria» per una comunità a misura di famiglia.

Con l’augurio d’un rinnovato entusiasmo apostolico.

FrancEsco oliva

Page 15: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

13

Con lo sguardo su di Lui

«Si recò a Nazaret, dove era stato al-levato; ed entrò, secondo il suo soli-to, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: “Lo Spirito del Si-gnore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli op-pressi, e predicare un anno di grazia del Signore”. Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stava-no fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vo-stri orecchi» (Lc 4,16-21).

introDuzionE

Page 16: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

14

«La Chiesa «in uscita» è una Chiesa con le porte aperte. Uscire verso gli altri per giungere alle periferie umane non vuol dire correre verso il mondo senza una direzione e senza senso.Molte volte è meglio rallentare il passo, mettere da parte l’ansietà per guardare negli occhi e ascoltare, o rinunciare alle urgenze per accompagnare chi è rima-sto al bordo della strada.A volte è come il padre del figlio pro-digo, che rimane con le porte aperte perché quando ritornerà possa entrare senza difficoltà.La Chiesa è chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre. Uno dei segni concreti di questa apertura è avere dap-pertutto Chiese con le porte aperte. Così che, se qualcuno vuole seguire una mo-zione dello Spirito e si avvicina cercan-do Dio, non si incontrerà con la freddez-za di una porta chiusa. Ma ci sono altre porte che neppure si devono chiudere. Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale, tutti possono far parte della comunità, e nemmeno le porte dei sacramenti si dovrebbero chiu-dere per una ragione qualsiasi».

(Evangelii gaudium, 46-47).

FrancEsco oliva

Page 17: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

15

I

OLTRE LA SOGLIAUN CAMMINO

DI CONVERSIONE MISSIONARIA

Ripartiamo dal cammino pastorale indicato dall’ecclesiologia del Concilio Vaticano II, che ha individuato come punto di non ritorno il recupe-ro di consapevolezza della corresponsabilità dei laici nella missione della Chiesa. Oggi, più che a laici collaboratori, si deve pensare a laici correspon-sabili, maturi e impegnati, presenti nelle frontiere più esposte delle realtà terrene, della competenza professionale, del dibattito culturale, della pro-mozione del bene comune, dell’impegno per la giustizia e la pace, della cura della casa comune. In questi ambiti essi possono esprimere il meglio del loro impegno missionario. L’obiettivo non è tanto (e solo) dare più slancio e vitalità agli or-ganismi di partecipazione ecclesiale con moda-lità più incisive, quanto favorire un processo di maturazione della consapevolezza della propria vocazione, sviluppare la capacità di interpretare e vivere i segni dei tempi e condividere la missio-ne apostolica in un mondo, spesso indifferente e lontano dalle problematiche di fede.

In questo orizzonte, emerge il bisogno di dare un’attenzione speciale in chiave educativa alle di-verse associazioni, movimenti e gruppi ecclesiali. Ad essi va riconosciuto più spazio nell’agire apo-stolico col dovuto sostegno ed accompagnamen-to, favorendo con coraggio più dinamiche forme

lEttEra PastoralE 2015

Page 18: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

16

di collaborazione. In esse i fedeli laici vivono rela-zioni fraterne autentiche di crescita spirituale: si formano all’ascolto della Parola e al discernimen-to comunitario, maturano la capacità di testimo-niare il Vangelo nella società2.

A proposito desidero che venga dato il giusto risalto al ruolo delle confraternite, che non sono da considerare un corpo estraneo, ma organismi pastorali da orientare al servizio di tutta la mis-sione di evangelizzazione e carità. Penso che il senso di appartenenza alla Chiesa debba cresce-re molto di più in loro, in modo che il loro con-tributo si espanda a tutto il percorso pastorale, non limitandosi solo all’organizzazione di feste popolari o alla conservazione e manutenzione degli edifici di culto. Per questo non deve loro mancare la proposta formativa e l’attenzione spi-rituale. Quanto sarebbe bello che ogni parroco si prendesse cura di ogni Confraternita presente in parrocchia e di ciascun consociato con un attento accompagnamento, svolgendo con scrupolosità il suo ruolo di guida e vero padre spirituale!

E ne conoscesse i rispettivi regolamenti, mo-dulati sullo Statuto diocesano, seguisse ogni mo-mento della loro vita associativa! L’apertura alla dimensione solidale e caritativa rappresenta per le confraternite una sfida importante, che può dare loro un slancio di più proficua operatività, con possibili sviluppi di rinnovamento e ringio-vanimento. Maturando un più profondo senso di

2 Cfr. CEi, Orientamenti pastorali per il decennio in corso 2010-2020, Educare alla vita buona del Vangelo (EVBV), 2010, 43.

FrancEsco oliva

Page 19: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

17

appartenenza ecclesiale, supereranno il rischio di isolamento ed avranno parte nell’azione pastora-le della nostra Chiesa diocesana.

Quale possibile rinnovamento delle parrocchie?

La maturità dei laici si forma ed alimenta dentro le comunità parrocchiali e molto dipende dalla loro vitalità. Questo sollecita l’esigenza di riflet-tere profondamente sulla loro impostazione pa-storale, rimodulandone l’azione troppo spesso sbilanciata sul versante del culto. Sono sempre di grande attualità le indicazioni presenti nel do-cumento della CEi, pubblicato qualche anno fa, Il volto missionario della Chiesa in un mondo che cambia (2004). Ad esso desidero richiamare l’attenzione, invitando a leggerlo nei Consigli pastorali e negli incontri parrocchiali, in modo da riscoprirne la bellezza ed attualità.

La parrocchia è la cartina di tornasole di una scelta pastorale che risponda alle esigenze dei tempi che cambiano ed al bisogno della Chiesa di portare il Vangelo a tutti, senza escludere nes-suno di quanti abitano il territorio parrocchiale.

Sarebbe riduttivo vederla come una riparti-zione meramente funzionale della diocesi. Essa, come si esprimeva con parole illuminanti San Giovanni Paolo II, è «il nucleo fondamentale nel-la vita quotidiana della diocesi». Ma non è pen-sabile la parrocchia come una realtà a sé stante o immaginarla come autonoma e al di fuori della comunione con la Chiesa particolare. Vicina alle case degli uomini, porta il soffio dello Spirito e la

un caMMino Di convErsionE Missionaria

Page 20: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

18

testimonianza che alimenta l’esperienza cristiana. Aiuta a camminare e a vivere nell’unità e

condivisione della stessa missione, una missio-ne permanente, che invita ad uscire e a portare a tutti l’annuncio della salvezza e del perdono del Signore. Questo uscire, andare verso è la vocazione solidale della parrocchia. Oggi c’è tanto bisogno di aprire le nostre Chiese, di non trasformarle in «musei delle cere» (papa Francesco), a renderle spazi aperti a tutti. Una Chiesa con le porte sem-pre chiuse è immagine di una Chiesa arroccata sulle proprie sicurezze che intende conservare un patrimonio consolidato che non ha nulla da offri-re più all’uomo di oggi.

Le porte aperte sono icona di un comunità, che guarda all’esterno, che va «oltre la soglia», che ama prendere a cuore le fragilità e povertà di questo mondo, che è pronta a collaborare con tutti, che prende a cuore le problematiche del territorio e s’impegna con tutti i soggetti sociali, che hanno come preoccupazione la promozio-ne della cultura del bene comune, della legalità, della pace e della cura della casa comune. Una comunità che abita la città, che si fa promotrice di una cittadinanza attiva, che dà testimonianza di legalità e non cede a nessuna forma di conni-venza con l’illegalità e la corruzione3. Solo così le

3 Va data la giusta attenzione alle due recenti note pa-storali della Conferenza episcopale calabra (CEc), Testi-moniare la verità del Vangelo. Nota pastorale sulla ’ndranghe-ta (25 dicembre 2014); Per una nuova evangelizzazione della pietà popolare. Orientamenti pastorali per le Chiese di Calabria (30 giugno 2015). Esse faranno da guida e costituiranno un punto di avvio di un lavoro pastorale che non man-

FrancEsco oliva

Page 21: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

19

nostre comunità diventeranno capaci di annun-ciare il Vangelo e spezzare il pane dell’Eucaristia e della carità.

Volgendo uno sguardo complessivo, avverto che le nostre parrocchie hanno bisogno di esse-re rivitalizzate. Partendo dal radicamento loca-le, devono aprirsi ad una visione più ampia, che scaturisce dal riconoscere nella Chiesa partico-lare il proprio centro di unità. L’organizzazione parrocchiale, che ruota prevalentemente intorno a piccole parrocchie, esige un ripensamento, in modo che nessuna parrocchia superi il rischio del ripiegamento su se stessa. È finito il tempo della parrocchia autosufficiente. Occorre accettare la sfida di una pastorale aperta, che, abbandonata ogni pretesa di autosufficienza, sappia lavorare «in unità pastorale». Accogliamo la preziosa in-dicazione del su citato documento:

«In questo cammino di collaborazione e corre-sponsabilità, la comunione tra sacerdoti, dia-coni, religiosi e laici, e la loro disponibilità a lavorare insieme costituiscono la premessa ne-cessaria di un modo nuovo di fare pastorale»4.

Nella prospettiva della corresponsabilità e programmazione pastorale, la vicaria diviene uno spazio di riflessione e programmazione pastorale: comprendendo parrocchie che fanno parte di un territorio omogeneo e con un numero adeguato

cherà di favorire germogli di rinnovamento pastorale. I testi dei due documenti li ho inseriti come appendice a questa mia lettera pastorale.

4 CEi, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia (VMP), 11.

un caMMino Di convErsionE Missionaria

Page 22: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

20

di abitanti, sotto la guida del vicario foraneo, può divenire laboratorio pastorale, spazio di comune riflessione, capace di favorire nuove opportunità di evangelizzazione, carità e promozione uma-na. Essa aiuta a superare i confini parrocchiali troppo rigidi e fa da supporto alle comunità più piccole (catechisti di una parrocchia che collabo-rano nella catechesi di un’altra parrocchia vicina o più in difficoltà; formazione dei catechisti; cen-tri di ascolto e Caritas; percorsi interparrocchiali di preparazione al matrimonio; giornate di ritiro per gruppi famiglie; attività oratoriali e grest tra parrocchie vicine, ecc.).

L’attenzione alla vicaria, oltre a dare il giusto spazio di partecipazione ad ogni presbitero, fa-vorisce il coinvolgimento nell’azione pastorale di tutte le componenti del popolo di Dio.

Nelle assemblee vicariali, che vedono riuniti i sacerdoti e tutti i membri dei Consigli pastorali parrocchiali, lasciandosi illuminare dallo Spirito del Signore, è possibile condividere esperienze che aiutano a maturare il senso della correspon-sabilità ecclesiale. In esse si sviluppa uno spazio di dialogo, d’incontro, di verifica, oltre che di confronto, di lettura e conoscenza delle diverse problematiche del territorio. In esse si pongono le premesse per iniziative comuni, in risposta ai bisogni del territorio, divenendo luoghi di condi-visione pastorale, in grado di offrire sostegno alle parrocchie più piccole.

FrancEsco oliva

Page 23: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

21

L’iniziazione cristiana: il Cammino Emmaus

Il cammino di rinnovamento della nostra Chiesa deve molto all’impostazione catecumenale della catechesi5, che fa perno principalmente sul Cam-mino Emmaus. Sull’iniziazione cristiana si gioca il futuro della nostra pastorale6:

«La celebrazione dei sacramenti dell’iniziazio-ne cristiana, seguita da un’adeguata mistago-gia, rappresenta il compimento di questo cam-mino verso la piena maturità cristiana»7.

Nello scorso anno il cammino di formazio-ne permanente del clero impostato sul Cammino Emmaus ha prestato un’attenzione particolare alla mistagogia. In quest’ottica l’Ufficio catechisti-co ed il Servizio di pastorale giovanile ha orga-nizzato un corso per animatori della mistagogia8,

5 Resta ancora molto stimolante la nota pastorale: CEi, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, che, trattando degli orizzonti di cambiamento pastorale per una parrocchia missionaria, richiama l’urgenza di ri-partire dal primo annuncio ed il valore dell’iniziazione cristiana sull’impostazione catecumenale (cfr. VMP in particolare 6-7).

6 «Con l’iniziazione cristiana la Chiesa madre genera i suoi figli e rigenera se stessa. Nell’iniziazione esprime il suo volto missionario verso chi chiede la fede e verso le nuove generazioni. La parrocchia è il luogo ordinario in cui questo cammino si realizza» (VMP 7).

7 EVBV 54.8 Parlando dell’educazione alla fede, gli orientamenti

pastorali della CEi richiamo l’ispirazione catecumenale e l’importanza del ruolo educativo dell’oratorio: «La ne-cessità di rispondere alle loro (dei giovani e dei ragazzi) esigenze porta a superare i confini parrocchiali e ad allac-ciare alleanze con le altre agenzie educative. Tale dina-

un caMMino Di convErsionE Missionaria

Page 24: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

22

con incontri mensili, puntando all’oratorio come luogo proprio della mistagogia, spazio educativo adatto ai ragazzi al termine del cammino di ini-ziazione cristiana. In questa prospettiva, al fine di proporre ai ragazzi e ai giovani dei percorsi di socializzazione e di educazione alla legalità ed alla partecipazione, i vescovi calabresi ritengono necessario che le parrocchie singolarmente o in collaborazione con altre parrocchie si dotino di un oratorio o almeno di un centro di aggregazio-ne sociale, utilizzando anche dei beni confiscati alla ’ndrangheta, all’interno dei quali prevedere ed attivare iniziative culturali, sociali e ricreati-ve9. In questa direzione è necessario continuare ad investire risorse ed energie, perché certi feno-meni solo attraverso la formazione delle giovani generazioni ed iniziative varie di sviluppo posso-no essere superati.

«Pandocheion-Casa che accoglie».

Mi piace ringraziare per l’accoglienza riservata a «Pandocheion-Casa che accoglie», il nostro nuovo

mica incide anche su quell’espressione, tipica dell’impe-gno educativo di tante parrocchie, che è l’oratorio. Esso accompagna nella crescita umana e spirituale le nuove generazioni e rende i laici protagonisti, affidando loro responsabilità educative. Adattandosi ai diversi contesti, l’oratorio esprime il volto e la passione educativa della comunità, che impegna animatori, catechisti e genitori in un progetto volto a condurre il ragazzo a una sintesi ar-moniosa tra fede e vita» (EVBV 40-42).

9 Cfr. CEc, Per una nuova evangelizzazione della pietà po-polare, 38.

FrancEsco oliva

Page 25: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

23

mensile diocesano. Esso si aggiunge al rinnovato sito diocesano e al bollettino ufficiale. Vuole es-sere un semplice strumento di comunicazione: la voce della nostra Chiesa. Lo so che si chiede un impegno in più nella diffusione e qualche sacrifi-cio in più come contribuzione personale. Ma è un piccolo gesto di riconoscenza, verso quanti vi la-vorano con intelligenza e gratuità. Mi auguro che possa essere letto e accolto. Nei limiti di spazio e nel rispetto della sua impostazione è possibile offrire i propri contributi di idee e conoscenza, e perché no, anche le proprie osservazioni critiche. Anche per migliorarlo.

Invito tutti però a saperne cogliere lo spirito e soprattutto l’istanza di evangelizzazione at-traverso la presentazione ed interpretazione di quanto accade attorno a noi.

Ringrazio coloro che hanno preso a cuore l’i-niziativa, impiegandovi del loro prezioso tempo.

«Non ignoro che oggi i documenti non de-stano lo stesso interesse che in altre epoche, e sono rapidamente dimenticati. Ciononostante, sottolineo che ciò che intendo qui esprimere ha un significato programmatico e dalle con-seguenze importanti. Spero che tutte le comu-nità facciano in modo di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno. Ora non ci serve una semplice amministrazione. Costituia-moci in tutte le regioni della terra in uno stato permanente di missione»10.

10 FrancEsco, Evangelii gaudium (EG), 25.

un caMMino Di convErsionE Missionaria

Page 26: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

24

II

PUNTI DI CONVERGENZADEL NOSTRO PERCORSO

La nostra azione pastorale si snoda seguendo es-senzialmente tre linee di sviluppo, che dalla Pa-rola professata, celebrata e testimoniata portano alla formazione di una comunità di fede, speran-za e carità. Sulla Parola, sul servizio della carità e sulla famiglia sintonizzeremo la nostra futura azione pastorale, in modo da avere degli orizzon-ti di senso che ci illuminano e guidano secondo un percorso unitario e convergente.

1. Il primato della Parola È necessario partire dal punto nodale della fede: il nostro essere Chiesa si fonda sulla Parola di Dio. La comunità ecclesiale cresce nell’ascolto, nella celebrazione e nello studio della Parola di Dio. Dare centralità ad essa è la fonte da cui tut-to scaturisce: se non la riposizioniamo al centro del nostro essere nulla si costruisce con solidità. Lasciamoci interpellare da questo interrogativo: quale posto occupa la Parola di Dio nella nostra vita e in quella della nostra comunità? È stata forse sostituita dai nuovi strumenti della comu-nicazione virtuale, che spesso sviliscono la vera relazione tra le persone?

Chiedo un particolare impegno per far emer-gere il posto centrale della Parola di Dio nella

lEttEra PastoralE 2015

Page 27: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

25

vita ecclesiale, incrementando la pastorale biblica, «non in giustapposizione con altre forme della pastorale, ma come animazione biblica dell’intera pastorale»11. Non si tratta di aggiungere qualche altro incontro in parrocchia, ma di verificare che nelle abituali attività, si abbia realmente a cuore l’incontro personale con Cristo. L’animazione bi-blica di tutta la pastorale porta ad una maggiore conoscenza di Cristo. È bene non trascurarla. An-che l’omelia aiuta i fedeli ad entrare nella Parola di Dio e non ad allontanarsi da essa. Per questo vanno evitate «inutili divagazioni che rischiano di attirare l’attenzione sul predicatore piuttosto che al cuore del messaggio evangelico»12, divagazioni che distraggono e nulla hanno a che fare con esso, peggio ancora se basati su riferimenti personali che possono offendere o irritare la suscettibilità.

Nell’attività pastorale è opportuno favorire anche la nascita e diffusione di piccole comunità, «formate da famiglie o radicate nelle parrocchie o legate ai diversi movimenti ecclesiali e nuove comunità», in cui promuovere la formazione, la preghiera e la conoscenza della Bibbia. Negli anni passati sono state organizzate diverse ed interes-santi iniziative centrate sulla Parola.

Mi piace richiamare ed incoraggiare l’espe-rienza dei Centri di ascolto nelle famiglie e i Mar-tedì della Parola. Ritengo utile che siano presenti in ogni parrocchia e, dove vi sono, siano ulterior-mente sostenuti ed incoraggiati.

11 BEnEDEtto XVI, esortazione apostolica post sinoda-le Verbum Domini, 73.

12 Ivi, 59.

il nostro PErcorso

Page 28: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

26

Si promuova la diffusione della Bibbia in ogni casa, di modo che possa essere letta con assidui-tà e continuità ed utilizzata per la preghiera. Sappiamo quanto la Parola di Dio possa essere prezioso sostegno anche nelle difficoltà della vita coniugale e familiare.

Da non tralasciare, specie nei momenti forti dell’anno liturgico, è la lettura orante della Sacra Scrittura o Lectio Divina. È illuminante la testimo-nianza di San Paolo, la cui esistenza è stata ani-mata da zelo per la Parola di Dio: «Tutto io faccio per il Vangelo» (1Cor 9,23) e «Io non mi vergogno del Vangelo, perché è potenza di Dio per la sal-vezza di chiunque crede» (Rm 1,16). Lasciamoci guidare dallo Spirito Santo, per poter amare sem-pre di più la Parola di Dio.

2. Il servizio della carità

La prima grande sfida della nostra Chiesa è aiu-tare la nostra gente a sperimentare l’amore di Dio con la testimonianza della carità. Questa ha in sè un’intrinseca forza evangelizzante13.

La carità è fondamentale via di evangelizza-zione, tanto più efficace quanto meno rumorosa. Come si legge nella Deus caritas est,

13 «Per sua stessa natura, la testimonianza della carità deve estendersi oltre i confini della comunità ecclesiale, per raggiungere ogni persona, così che l’amore per tutti gli uomini diventi fermento di autentica solidarietà per l’inte-ro vivere sociale. Quando la Chiesa serve la carità, essa fa crescere allo stesso tempo la cultura della solidarietà».

FrancEsco oliva

Page 29: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

27

«la carità non è per la Chiesa una specie di at-tività di assistenza sociale che si potrebbe an-che lasciare ad altri, ma appartiene alla stessa natura, è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza»14.

Non si può rompere l’inscindibile connessio-ne tra l’evangelizzazione e la carità15: la qualità dell’evangelizzazione è l’ardore della carità16. Il servizio della carità dev’essere un riferimento co-stante del nostro cammino.

Soggetto di una pastorale della carità, so-stenuta e vivificata dal Vangelo, è la comunità parrocchiale, nella quale i poveri non sono solo destinatari, ma membri attivi che hanno tanto da insegnare. L’enciclica Evangelii gaudium invita ad una scelta preferenziale dei poveri e alla loro in-clusione sociale17.

14 BEnEDEtto XVI, Deus caritas est, 19-20.15 «Il pane della Parola di Dio ed il pane della carità,

come il pane dell’Eucaristia non sono pani diversi: sono la persona stessa di Gesù che si dona agli uomini e coin-volge i discepoli nel suo atto di amore al Padre e ai fratel-li» (CEi, Orientamenti pastorali per gli anni ’90, Evangeliz-zazione e testimonianza della carità, (1990), 1.

16 «La carità ricevuta e donata è per ogni persona l’esperienza originaria nella quale nasce la speranza. L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso se non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente» (Giovanni Paolo II, enciclica Redemptor hominis (4 marzo 1979), 10: AAS 71 (1979), 274.

17 «Per la Chiesa l’opzione per i poveri è una cate-goria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica. Dio concede loro la sua prima misericordia» (EG 198).

il nostro PErcorso

Page 30: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

28

Gli orientamenti pastorali della CEi per il de-cennio 2010/2020 Educare alla vita buona del Van-gelo, sottolineano il valore educativo della ca-rità18. Non si tratta di un programma pastorale, quanto di una sensibilità in più. Una sensibilità che dev’essere di tutti e non deve mai mancare19.

L’evangelista Luca nella parabola del samari-tano pone davanti la figura di uno straniero che era in viaggio. Di certo con un impegno impor-tante da assolvere. Forse era atteso da qualcuno. Eppure si attarda, si ferma e perde del suo tem-po per chi non conta niente. Lo sciagurato senza nome, ridotto in fin di vita, è caro ai suoi occhi. Il samaritano – che indubbiamente ha i lineamenti e il cuore di Gesù – si sente chiamato, interpella-to. Risponde senza se e senza ma, e si attiva, per assicurare le migliori cure all’uomo sfigurato dal-la violenza e minacciato dalla morte. Lo porta in

18 «La carità educa il cuore dei fedeli e svela agli occhi di tutti il volto di una comunità che testimonia la comu-nione, si apre al servizio, si mette alla scuola dei poveri e degli ultimi, impara a riconoscere la presenza di Dio nell’affamato e nell’assetato, nello straniero e nel carce-rato, nell’ammalato e in ogni bisognoso. La comunità cri-stiana è pronta ad accogliere e valorizzare ogni persona, anche quelle che vivono in stato di disabilità o svantag-gio. Per questo vanno incentivate proposte educative e percorsi di volontariato adeguati all’età e alla condizione delle persone, mediante l’azione della Caritas e delle al-tre realtà ecclesiali che operano in questo ambito, anche a fianco dei missionari» (EVBV 39).

19 «Nessuno dovrebbe dire che si mantiene lontano dai poveri perché le sue scelte di vita comportano di pre-stare più attenzione ad altre incombenze. Questa è una scusa frequente negli ambienti accademici, imprendito-riali o professionali, e persino ecclesiali» (EG 201).

FrancEsco oliva

Page 31: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

29

salvo in una particolare locanda, in greca pando-cheion, «che accoglie tutti». Il buon samaritano è icona per la nostra Chiesa.

Un luogo dove tutti possono sentirsi accol-ti dev’essere proprio la Chiesa, la comunità dei credenti che si fa prossima, vicina a tutti, che si prende cura delle ferite dell’uomo lungo la stra-da della storia. È questo il volto della Chiesa che vorrei, una Chiesa pronta all’accoglienza, capa-ce di vincere quel muro di indifferenza, che è il peggior male del nostro tempo, e ancor di più del credente. Prendendosi cura dell’uomo ci si prende cura di Cristo, perché l’uomo è la carne di Cristo. Questo è il culto gradito a Dio.

La redenzione ha anche un significato sociale20. Nella nostra azione pastorale dobbiamo tenere presente che senza la dimensione sociale, corria-mo il rischio «di sfigurare il significato autentico ed integrale della missione evangelizzatrice»21.

Le nostre comunità parrocchiali devono saper

«essere vicine a nuove forme di povertà e di fragilità (i senza tetto, i tossicodipendenti, i ri-

20 «Dio, in Cristo, non redime solamente la singola persona, ma anche le relazioni sociali tra gli uomini» (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 52). Il man-dato della carità abbraccia tutte le dimensioni dell’e-sistenza, tutte le persone, tutti gli ambienti della con-vivenza e tutti i popoli. Nulla di quanto è umano può risultargli estraneo (cfr. Documento di Aparecida, 380). «Dal cuore del Vangelo riconosciamo l’intima connessio-ne tra evangelizzazione e promozione umana, che deve necessariamente esprimersi e svilupparsi in tutta l’azione evangelizzatrice» (EG 178). «Tutto il cammino della no-stra redenzione è segnato dai poveri» (EG 197).

21 Ivi.

il nostro PErcorso

Page 32: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

30

fugiati, i migranti, gli anziani sempre più soli e abbandonati, ecc.)»22,

senza dimenticare la povertà spirituale che sot-tende a tante situazioni di marginalità23. Come cristiani e come cittadini non possiamo restare indifferenti di fronte alle piaghe sociali, che para-lizzano lo sviluppo del nostro territorio. Richia-mo tutti a prestare la dovuta attenzione alla fer-ma condanna della ’ndrangheta, che noi vescovi delle Chiese di Calabria abbiamo espresso nella nota pastorale Testimoniare la verità del Vangelo. I problemi sociali che interpellano la nostra Chiesa sono tanti. Mi riferisco, per fare qualche esempli-ficazione, alle attività commerciali ed alle aziende che subiscono il ricatto delle estorsioni, alle vitti-me del pizzo e del racket, agli imprenditori impe-diti nelle loro attività con attentati e che comun-que spengono ogni desiderio di investimento in attività produttive, agli operai senza lavoro per-ché le aziende hanno chiuso, a quanti sono stron-cati dalla piaga dell’usura, a quanti sono costretti al lavoro nero o, soggetti a falsi contratti, sotto-pagati e sfruttati, ai giovani costretti ad emigrare per un posto di lavoro. Di fronte a queste e a tante altre situazioni di miseria, dico a tutti e non solo a cristiani: non possiamo restare inerti. Né basta la semplice indignazione e la rassegnazione.

22 Ivi, 210.23 «La peggior discriminazione di cui soffrono i po-

veri è la mancanza di attenzione spirituale… L’opzione preferenziale per i poveri deve tradursi principalmente in un’attenzione religiosa privilegiata e prioritaria» (Ivi, 200).

FrancEsco oliva

Page 33: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

31

Muoviamoci con coraggio volgendo il nostro sguardo a Cristo. Da Lui partiamo, per costrui-re un nuovo Umanesimo, che ha la sua forza nel messaggio evangelico. Non possiamo tradire le attese e le speranze della nostra terra, che molto si aspetta dalla Chiesa. La nostra fede cristiana è un lievito capace di fermentare la società. Diver-remmo «sale che non condisce» e «luce che non illumina», mentre siamo chiamati ad abitare la terra mossi da un amore responsabile, preoccu-pati di non privarla del sapore e della luminosità evangelici.

Facciamo nostre le indicazioni della Confe-renza episcopale calabra (CEc), che sollecita un percorso formativo alla socialità e alla partecipa-zione civica a cominciare dalla catechesi rivolta ai più piccoli24.

Parrocchia e Caritas parrocchiale

La parrocchia come primo e insostituibile spazio ecclesiale deve, da una parte, favorire la cresci-ta di una carità fatta di gesti concreti e di opere, segno di un cammino di fede autentico, e dall’al-tra vivere la testimonianza della carità come mo-mento costitutivo.

24 «Va programmata, all’interno dei diversi percorsi di educazione e catechesi permanente, una particolare attenzione educativa alla socialità ed alla partecipazione civica, secondo le linee della Dottrina sociale cristiana, a partire dai più piccoli e dalle famiglie di riferimento» (CEc, Per una nuova evangelizzazione della pietà popolare, 30 giugno 2015, 36).

il nostro PErcorso

Page 34: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

32

Più volte ho richiamato la necessità di un ri-lancio delle Caritas parrocchiali. Esse sono or-ganismi pastorali, che devono operare concre-tamente, svolgendo un ruolo di coordinamento, di animazione, di promozione delle iniziative di solidarietà e carità. Si stanno attivando in diocesi iniziative di formazione alla testimonianza della carità, che non vogliono esaurirsi in un fatto di sensibilità individuale, ma divenire esperienza di fede vissuta e condivisa.

Ritengo fondamentale in ogni parrocchia la presenza della Caritas, formata da fedeli sen-sibili e capaci di coinvolgere tutta la comunità nella testimonianza della vicinanza agli ultimi. Laddove nei piccoli centri questo non è possibi-le s’istituisca a livello interparrocchiale, in modo da avere una mappatura completa dei bisogni del territorio. Le Caritas parrocchiali, recuperando il ruolo che loro compete, possono contribuire alla formazione di fedeli corresponsabili nella missio-ne. Il loro funzionamento è la cartina di tornasole della comunità ecclesiale: quando funzionano le Caritas parrocchiali, funzionano le parrocchie; quando funziona la Caritas diocesana, funziona la diocesi! Della Caritas si deve poter dire «è sem-pre in periferia».

È parsa chiara in questo primo anno in mezzo a voi l’intenzione di puntare con maggiore atten-zione al rinnovamento della Caritas.

La Casa Santa Marta, con la mensa dei poveri, che funziona dal lunedì al venerdì e, per alcuni più bisognosi, a tempo pieno, è un’opera-segno della nostra Chiesa diocesana, che, grazie all’aiu-to della Caritas nazionale ed ai fondi dell’8x1000,

FrancEsco oliva

Page 35: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

33

attraverso la collaborazione di molti volontari, intende continuare a portare avanti. Dico opera-segno, ovvero piccolo segno di quella azione so-lidale e caritativa, che siamo chiamati a portare avanti anche nel territorio vicariale. Sia in noi la consapevolezza che la carità non è delegabile! Nessuno può fare al nostro posto quello che dob-biamo fare noi. Neppure Casa Santa Marta o la Ca-ritas diocesana. Quanto sarebbe bello se nei centri più grandi a livello interparrocchiale si mettesse in funzione un’opera del genere! Sappiamo bene che professare con le labbra di credere in Dio non basta, se ad essa non segue una testimonianza vi-sibile e credibile.

In stretta relazione con le Caritas parrocchiali sono i Centri di ascolto. Per operare in essi si ri-chiede pazienza nell’ascolto, discrezione, gioia nell’accoglienza, sapienza nel dialogare, una gran-de dose di interiorità e capacità di relazione, e soprattutto tanto tanto cuore. Nessuna persona che viene in un centro Caritas desidera vedersi sbattere la porta o sentirsi dire: «Non possiamo fare niente. Torna domani» o «Va in un’altra par-te». Una cosa è certa: occorre investire in Caritas non meno di quanto si investe per il culto, per la catechesi e l’evangelizzazione. È questo che chiedo a tutti e soprattutto ai sacerdoti, per i qua-li quest’anno la formazione permanente verterà proprio su questo tema.

il nostro PErcorso

Page 36: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

34

La Caritas diocesana25, che svolge una funzio-ne prevalentemente pedagogica di supporto alle Caritas parrocchiali, essendo la carità dimensione costitutiva assieme alla catechesi e alla liturgia, s’inserisce a pieno titolo nella pastorale diocesa-na. In vista della formazione, attiva in aiuto delle parrocchie o a livello vicariale incontri formati-vi, che, mi auguro, trovino accoglienza e costan-te partecipazione. Gli operatori Caritas devono avere la preparazione necessaria e tutte le quali-tà indispensabili a svolgere il loro servizio come servizio di amore, pronti a spendersi e ad operare con passione e spirito di gratuità. Per questo non può mancare la formazione. Più volte richiesta e troppo spesso disattesa.

Quanto alla formazione dei laici, un ruolo im-portante e molto proficuo è svolto dalla Scuola di formazione teologico-pastorale. È una risorsa im-portante da valorizzare nella formazione dei ca-techisti, degli operatori pastorali e di quanti desi-derano vivere con più consapevolezza la propria fede. La formazione degli educatori, animatori e catechisti, veri testimoni di gratuità, accoglienza e servizio

«costituisce un impegno prioritario per la co-munità parrocchiale, attenta a curarne, insie-me alla crescita umana e spirituale, la compe-tenza teologica, culturale e pedagogica»26.

25 In base all’art. 1 dello Statuto diocesano, la Caritas diocesana deve «promuovere la testimonianza della cari-tà della comunità diocesana e delle comunità parrocchia-li, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi».

26 EVBV 41; cfr. VMP 11.

FrancEsco oliva

Page 37: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

35

2. La famiglia

Nell’anno del Sinodo ordinario sulla famiglia, volgiamo uno sguardo particolare alle tante fa-miglie dei nostri paesi, specie a quelle più in difficoltà o divise, che oggi più che mai rappre-sentano la periferia esistenziale del nostro tempo. Diversi sono i condizionamenti di cui soffrono: il sostegno inadeguato al desiderio di materni-tà e paternità, pur a fronte del grave problema demografico; la difficoltà a conciliare l’impegno lavorativo con la vita familiare, a prendersi cura dei soggetti più deboli, a costruire rapporti sere-ni, spesso in condizioni abitative e urbanistiche sfavorevoli.

A ciò si aggiunge il numero crescente delle convivenze di fatto, delle separazioni coniugali e dei divorzi, come pure gli ostacoli di un qua-dro economico, fiscale e sociale che disincentiva la procreazione. Non si possono trascurare, tra i fattori destabilizzanti, il diffondersi di stili di vita che rifuggono dalla creazione di legami affettivi stabili e i tentativi di equiparare alla famiglia for-me di convivenza tra persone dello stesso sesso.

Eppure nonostante tutto, come ci ricorda papa Francesco, non possiamo

«pensare a una società sana che non dia spa-zio concreto alla vita familiare. Non possiamo pensare al futuro di una società che non trovi una legislazione capace di difendere e assicu-rare le condizioni minime e necessarie perché le famiglie, specialmente quelle che stanno in-cominciando, possano svilupparsi».

il nostro PErcorso

Page 38: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

36

Teniamo sempre desta l’attenzione alle fami-glie. Siano al centro delle preoccupazioni pasto-rali. Anche se non esistono famiglie perfette sono esse la prima e indispensabile comunità educan-te. È vero: tanti genitori stentano a vivere l’educa-zione come loro dovere essenziale ed avvertono un senso di solitudine, di inadeguatezza e, addi-rittura, d’impotenza di fronte al dovere educati-vo. Un isolamento anzitutto sociale, vivendo in una società che privilegia gli individui e trascura la famiglia. La famiglia sia al centro delle preoc-cupazioni e interessi di tutta la comunità, trattan-dosi di una periferia esistenziale, che ha maggiore bisogno di accompagnamento spirituale. Occorre innescare una marcia in più nella pastorale fami-liare ordinaria, valorizzando gli incontri con le famiglie, specie in occasione dell’amministrazio-ne dei sacramenti o della benedizione pasquale.

Ogni sacerdote, specie il parroco, si senta re-sponsabile nell’accogliere le giovani coppie che si preparano al matrimonio27.

Curare le fasi iniziali della vita coniugale, porre le basi di un cammino di formazione che duri per tutta la vita sono importanti percorsi di

27 «La preparazione al matrimonio e alla famiglia, per molti occasione di contatto con la comunità cristiana dopo anni di lontananza. Deve diventare un percorso di ripresa della fede, per far conoscere Dio… Il cammino di prepara-zione deve trovare continuità, con forme diverse, almeno nei primi anni di matrimonio. Un secondo momento da curare è l’attesa e la nascita dei figli, soprattutto del primo. Sono ancora molti i genitori che chiedono il battesimo per i loro bambini: vanno orientati, con l’aiuto di catechisti, non solo a preparare il rito, ma a riscoprire il senso della vita cristiana e il compito educativo» (VMP 9).

FrancEsco oliva

Page 39: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

37

pastorale familiare. Una sollecitudine pastorale speciale va riservata alle situazioni matrimoniali irregolari, favorendo percorsi di chiarificazione e sostegno per il cammino di fede. Nessuno deve sentirsi escluso. Spazi di attiva partecipazione possono essere individuati tra le varie forme del servizio della carità, anche per coloro che, in ra-gione della loro condizione familiare, non posso-no accedere all’Eucaristia o assumere ruoli con-nessi alla vita sacramentale ed al servizio della Parola28.

Negli anni passati è stato costituito il Consul-torio diocesano che ha avuto una buona partenza, ma, tra alterne vicende, in questi ultimi anni, non ha più funzionato. Consegno alla comune rifles-sione sull’opportunità e le possibilità concrete di rilanciare un’iniziativa del genere. Va comunque fatto ogni sforzo per la creazione di un Centro ascolto familiare, che ascolti e venga incontro ai tanti disagi, che affliggono la coppia e mettono in seria crisi la comunità familiare. Penso alle tante problematiche che interessano la famiglia: le re-lazioni di coppia, che stanno diventando sempre più fragili; penso alle coppie, che intendono risol-vere i loro problemi prima di passare alla separa-zione e al divorzio; penso alle famiglie con figli

28 Ivi, 9. Teniamo ben presente che «non ci sono i divorziati risposati; ci sono piuttosto situazioni molto diversificate di divorziati risposati, che si devono accu-ratamente distinguere. Non c’è neppure la situazione oggettiva, che si oppone all’ammissione alla comunione, ma ci sono molte situazioni oggettive assai differenti» (W. KasPEr, Il Vangelo della famiglia, Brescia, Queriniana, 2014, p. 67).

il nostro PErcorso

Page 40: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

38

portatori di handicap o affidatarie e/o adottive, ecc… Penso alle nuove e, al momento, impreve-dibili problematiche, che si porranno nel discer-nimento delle situazioni di nullità matrimoniale, che verranno rivolte in prima istanza alla mia più diretta valutazione.

Dovremo saper cogliere la sfida di formare un’équipe di collaboratori ben preparati e moti-vati, che dovranno essere in grado di rispondere adeguatamente a tutte le questioni che si profi-leranno. Ma anche alla necessità di organizzare percorsi di formazione per operatori pastorali e animatori di corsi per fidanzati e gruppi famiglia; incontri per coppie giovani e meno giovani su te-matiche loro care, come l’educazione, il dialogo coniugale, la comunicazione interpersonale, ecc. Un Centro ascolto familiare può rispondere a molte di queste problematiche.

Nella nostra diocesi una bella realtà è rappre-sentata dai gruppi famiglia. Non posso che inco-raggiare a continuare. L’incremento dei gruppi famiglia aiuta a vivere la vocazione coniugale e familiare, favorendo il cammino di evangelizza-zione della famiglia.

Riguardo a questo settore della pastorale va promossa ogni iniziativa utile a far incontrare le famiglie, a metterle in dialogo tra loro, facendo sì che la famiglia evangelizzi la famiglia. Mi rendo conto delle difficoltà, ma l’amore per la famiglia unito ad una discreta creatività può suggerire iniziative pastorali capaci di mettere al centro la famiglia e di renderla palestra di umanità e au-tentico spazio di formazione. Anche iniziative occasionali, come la celebrazione della festa della

FrancEsco oliva

Page 41: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

39

Santa Famiglia e degli anniversari di matrimonio, possono essere utili a farne riscoprire l’insostitui-bile valore, della famiglia.

Sul tema della famiglia avremo modo di ritor-nare. Prepariamoci ad accogliere ogni riflessione, anche nuova, che il Sinodo vorrà consegnarci.

«In questo anno giubilare la Chiesa si faccia eco della Parola di Dio che risuona forte e con-vincente come una parola e un gesto di per-dono, di sostegno, di aiuto, di amore. Non si stanchi mai di offrire misericordia e sia sempre paziente nel confortare e perdonare. La Chie-sa si faccia voce di ogni uomo e ogni donna e ripeta con fiducia e senza sosta: “Ricordati, Si-gnore, della tua misericordia e del tuo amore, che è da sempre” (Sal 25,6)»29.

29 FrancEsco, Misericordiae vultus, 25.

il nostro PErcorso

Page 42: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

40

III

CARITÀ, LITURGIA E PIETÀ POPOLARE

La stagione estiva ci ha posto davanti la celebra-zione di tante feste patronali, concentrate in que-sto tempo, e spesso ripetute nel corso dell’anno. Ad esse siamo chiamati a volgere uno sguardo particolare, tenendo presenti gli orientamenti pastorali per le Chiese di Calabria. Per una nuova evangelizzazione della pietà popolare, che i vesco-vi della Calabria hanno emanato recentemente. Questo documento consegue alla nota pastorale sulla ’ndrangheta, Testimoniare la verità del Van-gelo (25 dicembre 2014), che, sollecitata dall’in-tervento di papa Francesco nella Piana di Sibari il 21 giugno 2014, affrontava il grave fenomeno della ‘ndrangheta. Una nota che non si limitava a denunciarne la gravità, ma annunciava il Vange-lo della conversione, indicando nuove strade di libertà ed emancipazione. I due documenti pasto-rali sono un’opportunità interessante per riflette-re sul senso religioso della pietà popolare e sul-la necessità di vivere il senso vero della liturgia. Questi due documenti, che è giusto accogliere come un dono di cui far tesoro, ci accompagne-ranno nel cammino di rinnovamento della pietà popolare.

Lasciamoci provocare da una domanda che spesso mi è stata posta: come mai nella Locride, a fronte di una diffusa religiosità tradizionalmente cattolica, si registrano fenomeni contrari ai prin-cipi del Vangelo? Com’è possibile che il Vangelo

lEttEra PastoralE 2015

Page 43: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

41

abbia perso in questa terra la sua forza di trasfor-mazione e liberazione? Sono interrogativi che portano a riflettere e a rivedere tutta un’imposta-zione che risente molto di folklore e poco di fede. Mi piace considerare la pietà popolare nel conte-sto della liturgia, che ha nel mistero pasquale il centro di irradiazione nel suo sviluppo quotidia-no, settimanale e annuale.

Il Direttorio sulla pietà popolare afferma che

«nel rapporto tra liturgia e pietà popolare deve essere ritenuto un punto fermo la priorità del-la celebrazione dell’anno liturgico su ogni al-tra espressione e pratica di devozione»30.

Questa indicazione porta a riconsiderare la collocazione delle feste popolari, in modo da sal-vaguardare sempre il valore della domenica.

Centralità della domenica

«La domenica è la festa primordiale che deve essere proposta e inculcata alla pietà dei fede-li, in modo che risulti anche giorno di gioia e di riposo dal lavoro. Non le venga anteposta alcun’altra solennità che non sia di grandissi-ma importanza, perché la domenica è il fonda-mento e il nucleo di tutto l’anno liturgico»31.

Di conseguenza, «non è il caso di insiste-re su pii esercizi per il cui svolgimento viene

30 ConGrEGazionE PEr il culto Divino E la DisciPlina DEi sacraMEnti, Direttorio su pietà popolare e liturgia, Città del Vaticano, Lev, 2002, p. 91.

31 Ivi.

carità, liturGia E PiEtà PoPolarE

Page 44: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

42

scelta la domenica come punto di riferimento cronologico»32. Dobbiamo riconoscere che, se si perde il senso della domenica, Pasqua settimana-le, s’indebolisce la stessa fede nel mistero pasqua-le. Le feste della Vergine Maria e dei Santi patroni vanno celebrate, di per sé, nel giorno in cui ricor-rono nel calendario liturgico e in quello in vigore in diocesi, debitamente approvato, in modo da non sminuire o addirittura svuotare il significa-to teologico, liturgico e pastorale del giorno del Signore.

In questa direzione si orienta la nostra azio-ne pastorale, in modo da aiutare a vivere con più consapevolezza la domenica. L’assemblea do-menicale, convocata dall’amore del Padre, vive nell’Eucaristia il «mistero della carità», che divie-ne «ministero della carità» attraverso l’esercizio dei molteplici e diversi servizi suscitati dallo Spi-rito del Signore.

Mons. Helder Camara, arcivescovo di Recife, nel 1971, a pochi anni dal Concilio Vaticano II, si chiedeva provocatoriamente: «Cosa ne abbiamo fatto dell’Eucaristia?»33. Ce lo chiediamo come presbiteri, sacerdoti e religiosi e fedeli tutti.

Quale significato conserva l’Eucaristia nel-

32 Ivi. La costituzione conciliare sulla Sacra liturgia Sacrosanctum Concilium (n. 106), ritornando sulla valoriz-zazione della domenica, insegna: «Secondo la tradizione apostolica, che ha origine dallo stesso giorno della Risur-rezione di Cristo, la Chiesa celebra il mistero pasquale ogni otto giorni, in quello che si chiama giustamente gior-no del Signore o domenica.

33 H. CaMara, L’Eucharistie, exigence de justice sociale, in «Parole et Pain», 42 (1971), pp. 75-76.

FrancEsco oliva

Page 45: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

43

la vita del fedele pur sostenuto dalla devozione verso i santi patroni? Sappiamo che se viatico era uno dei nomi dell’Eucaristia, quello più antico era klásma, che significa «spezzato»34. Con questo termine, un antico documento, la Didaché, com-prendeva il pane eucaristico non come una realtà che sussiste in se stessa come pane (sostanza), ma come pane spezzato (relazione), fatto per essere condiviso. È la condivisione la verità del segno eucaristico della frazione del pane.

La celebrazione eucaristica, non solo pre-suppone la carità verso i fratelli, come impegno di donazione e di riconciliazione, ma implica, nell’atto in cui si compie, un atteggiamento di amore che si esprime nella concretezza della vita, nei molteplici e diversi compiti di accoglienza (cfr. Gc 2,1 ss), di solidarietà (cfr. 1Cor 11,29), di comunione, soprattutto verso i più deboli e i più poveri. Il decreto conciliare sul ministero e la vita dei presbiteri Presbyterorum ordinis sottolinea che la celebrazione eucaristica,

«per essere piena e sincera, deve spingere sia alle diverse opere di carità e al reciproco aiuto, sia all’azione missionaria e alle diverse forme di testimonianza cristiana»35.

L’Eucaristia è sempre stata legata a gesti di condivisione nei confronti dei poveri. In 1Cor 16,1-3 San Paolo comanda di fare una colletta a favore dei poveri il primo giorno della settimana. Rivolgendosi alla comunità di Corinto, lancia un

34 Cfr. Didaché, 9,4.35 Presbyterorum ordinis, 6.

carità, liturGia E PiEtà PoPolarE

Page 46: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

44

forte monito sul modo di vivere il momento con-viviale:

«Volete gettare il disprezzo sulla Chiesa di Dio e umiliare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!» (1Cor 11,18-22).

Cosa avviene a Corinto da provocare tale irri-tazione? San Paolo ha saputo della divisione tra i cristiani più ricchi che non aspettavano tutti i fratelli e cominciavano a mangiare e a bere fino a ubriacarsi, mentre i cristiani poveri che giungeva-no in ritardo non avevano più nulla da mangiare. La cena del Signore veniva così snaturata del suo vero significato, verificandosi una scandalosa di-scriminazione a danno dei più poveri. Il non at-tendere il fratello povero non era semplice man-canza di cortesia, ma segno di disprezzo nei suoi confronti: era un «umiliare chi non ha niente»36.

36 Giovanni crisostoMo, in un’omelia sulla Prima let-tera ai Corinti, ricordava che «la Chiesa non esiste perché noi, venendoci, conserviamo le nostre divisioni, ma per-ché ogni disuguaglianza sparisca: ecco il senso del nostro riunirci insieme» (Omelie sulla Prima lettera ai Corinti 27,3, PG 61, 227). Richiamando la stretta relazione tra liturgia e carità-comunione fraterna, afferma: «Vuoi onorare il corpo di Cristo? Ebbene, non tollerare che egli sia nudo; dopo averlo onorato qui in Chiesa con stoffe di seta, non permettere che fuori egli muoia per il freddo e la nudità […]. Quale vantaggio può avere Cristo se il suo altare è coperto di oro, mentre egli stesso muore di fame nel po-vero? Comincia a saziare lui che ha fame e in seguito, se ti resta ancora del denaro, orna anche il suo altare. Gli offrirai un calice d’oro e non gli dai un bicchiere d’acqua fresca: che beneficio ne avrà? Ti procuri per l’altare veli intessuti d’oro e a lui non offri il vestito necessario: che

FrancEsco oliva

Page 47: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

45

L’epifania della Chiesa nell’Eucaristia è an-che epifania della carità. Secondo i Padri della Chiesa, l’Eucaristia domenicale, era occasione privilegiata di carità: si raccoglievano offerte per i poveri e per venire in soccorso di chiunque si trovava in situazioni di indigenza e di bisogno37. Secondo San Giovanni Crisostomo, la carità non è che il prolungamento del mistero eucaristico: la responsabilità del povero e del bisognoso s’in-scrive nel mistero eucaristico, nel pane e nel vino condivisi. Egli esorta ad

«onorare il giorno del Signore… soccorrendo con generosa abbondanza i fratelli più pove-ri…, mettendo da parte qualcosa nel giorno del Signore per l’assistenza ai poveri»38,

visitando gli ammalati e i prigionieri, accoglien-do i senza casa, i pellegrini e i viandanti. La ca-rità deve manifestarsi concretamente e diventare

guadagno ne ricava? […] Dico questo non per vietarti di onorare Cristo con tali doni, ma per esortarti a offrire aiu-to ai poveri insieme a quei doni, o meglio a far precedere ai doni simbolici l’aiuto concreto […]. Mentre adorni la Chiesa, non disprezzare il fratello che è nel bisogno: egli infatti è un tempio assai più prezioso dell’altro» (Sul Van-gelo di Matteo 50,3-4).

37 I Apologia, LXVII,6.38 Giovanni crisostoMo, De elemosyna homilia, III. «Se ti

accosti all’Eucaristia, non fare nulla di indegno riguardo ad essa e non disprezzare il povero. Cristo non ha escluso nessuno, quando ha detto: Prendete e mangiate. Ha dato il suo corpo ugualmente a tutti, e tu non gli dai nemmeno un volgare tozzo di pane» (in 1Cor hom., 27,4). Vi è un’in-trinsecità fra la presenza di Cristo nel mistero eucaristi-co e la sua presenza nel povero (Giovanni crisostoMo, In Matth. hom., 50,3-4).

carità, liturGia E PiEtà PoPolarE

Page 48: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

46

prassi di condivisione di giustizia nella liberante certezza che se i cristiani «hanno in comune ciò che non muore, tanto più le cose che periscono»39.

Le nostre comunità cristiane devono accoglie-re in modo intelligente e creativo questi dati e in-ventare forme di carità, di prossimità, di giustizia adeguati ai tempi, in modo da vivere lo stretto legame tra il pane spezzato sull’altare e il pane condiviso nella vita. Come vorrei che il signifi-cato e valore dell’Eucaristia venisse debitamente affermato in ogni occasione, sia quando si festeg-giano i santi patroni sia quando si celebrano i vari sacramenti, dal battesimo alla prima comunione, al matrimonio e alle esequie.

La liturgia, luogo di incontro con Dio e i fratelli

Parto dalle riflessioni fatte, per sottolineare quan-to sia importante che nelle celebrazioni liturgiche non vengano mai a crearsi situazioni che per certi eccessi e lussi fuori luogo possono essere di offe-sa a chi meno ha e soprattutto far pensare che chi non possiede molto, non può accostarsi ai sacra-menti.

La liturgia è celebrazione della carità di Dio, pena il suo perdersi nelle ombre del sacro, nel ritualismo, nel formalismo nel rubricismo litur-gico. È l’intera vita dell’uomo il luogo di culto: culto che dev’essere reale, personale, esistenziale, storico. Il legame tra liturgia e carità non è affat-to marginale e non essenziale alla vita ecclesiale.

39 Didaché, IV,8.

FrancEsco oliva

Page 49: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

47

Entrambe, liturgia e carità, sono dimensioni es-senziali alla vita cristiana: la liturgia si situa nello spazio dei segni e nel movimento della celebra-zione, mentre la carità sul piano delle opere nel movimento della vita. Bisogna evitare il rischio di assolutizzazione dell’una a scapito dell’altra e della loro separazione. In una liturgia scissa dal-la vita e dalla carità le forme rituali assumono un’importanza esagerata, a servizio della ierati-cità del celebrante e della solennità della celebra-zione, dove i paramenti, gli abiti, le suppelletti-li sacre diventano sempre più fastosi, preziosi, costosi, con il pretesto dell’onore da accordare a Dio. E così si insulta il povero, si dimentica che la realtà è il fratello, il povero, e che lì vi è la vera immagine di Dio e che il cuore del culto cristia-no non è la ritualità, ma la relazione con Cristo e dunque con il prossimo, con i fratelli e le sorelle.

È giusto chiederci: come le nostre comunità parrocchiali vivono la liturgia e le sue istanze di condivisione? Non possiamo rendere culto al Si-gnore e al contempo ignorare il fratello nel biso-gno né potrà mai esserci culto autentico se chi lo celebra o vi partecipa è causa di ingiustizia. Sento il bisogno di invitare a superare la deriva consu-mistica, che condiziona tante celebrazioni sacra-mentali, spesse ridotte ad occasioni per far festa, con spreco di denaro, aprendo talvolta la porta anche all’usura, male molto diffuso nel nostro territorio. Molte famiglie, infatti, si lasciano pren-dere dalla spirale della competizione e dell’arri-vismo e, senza averne le possibilità economiche, organizzano feste in occasioni di celebrazioni dei sacramenti (specie di matrimoni), ricorrendo a

carità, liturGia E PiEtà PoPolarE

Page 50: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

48

prestiti di denaro che non possono in seguito re-stituire. Sono comportamenti questi da ripensare radicalmente. Se si facessero dei passi indietro si eviterebbero molti casi di usura e di disperazione per tante famiglie.

Tenendo presente queste osservazioni, è ne-cessario prestare attenzione al linguaggio liturgi-co, che ci riporta al mistero di Gesù Cristo e non si concilia con forme di autocelebrazione o eccessi in evidente contrasto col messaggio evangelico. La Sacrosanctum Concilium vuole che «i riti splen-dano per nobile semplicità» (SC 34). I gesti che Gesù compie trovano attualità liturgica in uno stile di sobrietà e semplicità. L’essenzialità esige uno stile sobrio, che è condizione per far emerge-re la verità di noi stessi e, più ancora, per aprirci e fare spazio all’altro (Dio, anzitutto, e la comuni-tà ecclesiale, o il fratello). È lo stile, che non ama l’eccesso, l’esagerazione, il superfluo, e neanche la fredda e passiva partecipazione. Come giusta misura di se stessi e come capacità di essere at-tenti e fare spazio all’altro, lo stile sobrio apre alla dimensione della solidarietà.

A queste sensibilità devono ispirarsi le nostre celebrazioni, che, in certi casi, specie in occasione dei matrimoni e delle prime comunioni, danno sfoggio di sfarzo, di eccesso ed inutili sprechi. Al fine di favorire una celebrazione più sobria e semplice si è pensato di proporre dei percorsi di formazione circa gli addobbi floreali e le riprese fotografiche cui seguiranno degli orientamenti pastorali.

FrancEsco oliva

Page 51: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

49

Pietà popolare e feste religiose

La nostra Chiesa è chiamata ad intraprendere percorsi di rinnovamento della religiosità e pietà popolare. Il cammino è difficile, ma va attivato. Occorre riflettere sul significato di certe pratiche devozionali e sulla loro efficacia evangelizzatri-ce. Infatti, la nostra religiosità conosce processi di erosione per effetto di correnti di secolarizzazio-ne, per cui la fede cristiana, se pure sopravvive in alcune sue manifestazioni tradizionali e ritualisti-che, tende ad essere sradicata dai momenti più significativi dell’esistenza, quali sono i momenti del nascere, del soffrire e del morire. Non si può rimanere condizionati da una fede di facciata, troppo arroccata in manifestazioni devozionali, legata a tradizioni che nulla hanno a che fare con la vera fede40. Il progressivo processo di separa-zione tra fede e vita ha dato origine ad una reli-giosità vuota, che non alimenta la vita, mettendo in crisi la credibilità dell’impostazione religiosa e facendo prevalere la dimensione ludica, tanto da confondere l’aspetto spirituale con quello folklo-ristico41.

40 Il mio venerato predecessore faceva notare l’esi-stenza di «troppi riti diventati cultura, dopo essere stati espressione di fede viva, troppo ignoranza religiosa per l’assenza di vera trasmissione di fede nelle famiglie» (G. Fiorini Morosini, «Trasformatevi, rinnovando la vostra men-te» (Rm 12,2; Ef 4,23). Lettera pastorale per l’Anno della fede, 2013, 3).

41 Possono essere utili le parole degli orientamenti pa-storali (EVBV) «Non può esistere alcun punto in comune tra la fede professata e una vita irreligiosa e miscredente, oppure disorientata dall’appartenenza ad organizzazioni

carità, liturGia E PiEtà PoPolarE

Page 52: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

50

La pietà popolare dev’essere un’opportunità di crescita religiosa e civile; non può essere ab-bandonata a forme stereotipi che non tengano conto dei tempi che cambiano. Essa – è vero – esprime sentimenti forti e intuizioni profonde, come il sentimento della Provvidenza e l’abban-dono fiducioso alla volontà di Dio nei momenti difficili e di bisogno. Ma va accompagnata, per-ché, perdendo i suoi genuini contenuti spirituali, non scada in ritualità. Nascendo nel contesto di una comunità viva di credenti deve saper coniu-gare nella fedeltà a Cristo tradizioni e concretez-za di vita cristiana.

Non si deve trascurare che il Vangelo è

«la misura e il criterio valutativo di ogni for-ma espressiva […] di pietà cristiana [e che] alla valorizzazione dei pii esercizi e di pratiche di devozione deve coniugarsi l’opera di purifica-zione, talvolta necessaria per conservare il giu-sto riferimento al mistero cristiano»42.

È Cristo la vera tradizione vivente da seguire e amare. È vero! le diverse esperienze e tradizioni

criminali e, quindi, consegnata volontariamente ad una struttura di peccato, che progetta e commette violenze e infamie contro la persona umana, la società e l’ambiente, che è la casa comune da custodire e curare» (n. 26).

42 Direttorio su pietà popolare e liturgia, p. 23. Gli orien-tamenti pastorali per il decennio 2010-2020 considerano la pietà popolare una dimensione rilevante della vita ec-clesiale ed un veicolo educativo di valori della tradizione cristiana. Ciò accade se risaltano con maggiore evidenza e cura «la Parola di Dio, la predicazione e la catechesi, la preghiera e i sacramenti dell’Eucaristia e della ricon-ciliazione e, non ultimo, l’impegno per la carità verso i poveri» (EVBV 44).

FrancEsco oliva

Page 53: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

51

religiose, presenti nel nostro territorio, sembrano incidere poco nel tessuto sociale e nelle scelte di vita quotidiana. È facile rifugiarsi in una religio-sità cultuale, che poco incide sul rinnovamento sociale e civile. Certe manifestazioni di pietà po-polare sono fuorvianti e perciò vanno interrotte e modificate. Lasciamoci illuminare da una reli-giosità che sia più attenta ai bisogni del territorio. Il rapporto tra Eucaristia ed esigenza di giustizia sociale, tra liturgia e solidarietà si ripropone in modo forte nella pietà popolare.

La festa patronale, oltre che occasione di evangelizzazione e di crescita spirituale, deve es-sere espressione di carità. Ad essa vanno collega-te delle opere-segno in risposta alle tante necessità dei poveri e del territorio. Il tutto all’insegna di un rinnovamento della pietà popolare e del recu-pero del suo valore spirituale43.

Sapendo che le feste popolari sono un patri-monio spirituale prezioso, ed il loro culto è ele-mento essenziale della sua identità, invito tutti i fedeli, le comunità parrocchiali, associazioni e movimenti cattolici, le confraternite, i comitati feste, ad accogliere insieme alle indicazioni che seguono le due note pastorali della CEc, in par-

43 Rimane ancora valido nella sua impostazione e nelle opzioni pastorali La cruna dell’ago. Decreto sull’uso del denaro nella comunità cristiana (2002). Mons. GianCarlo Bregantini, rendendo esecutivo in diocesi l’esortazione pastorale ai presbiteri e alle varie comunità CEc, Sull’uso cristiano del denaro e dei beni materiali (25 luglio 2001), sot-tolineava il valore della povertà nella vita della Chiesa: «Uno stile di sobrietà e di povertà garantisce libertà alla Chiesa e al cuore di ciascuno» (p. 26).

carità, liturGia E PiEtà PoPolarE

Page 54: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

52

ticolare quella sulla nuova evangelizzazione della pietà popolare.

A loro integrazione e completamento per la nostra diocesi seguiranno degli orientamenti spe-cifici.

FrancEsco oliva

Page 55: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

53

IV

AI SACERDOTI

Un incoraggiamento particolare sento doverlo rivolgere a tutti i sacerdoti, perché, insieme alla vita spirituale, curino il percorso di formazione permanente previsto in diocesi a cadenza mensi-le. Quest’anno esso sarà centrato sulla formazio-ne al servizio della carità. Sappiamo bene che in-vestire tempo e risorse per la formazione significa guadagnare in un’umanità più ricca di sapienza e intelligenza circa le cose di Dio.

A voi, carissimi confratelli sacerdoti, desidero rivolgere una calorosa esortazione a vivere al me-glio questo anno giubilare: siate uomini di per-dono, capaci di educare allo spirito di carità, veri animatori di comunità. Tenete aperte le porte dei confessionali. Educate fedeli a ricorrere alla con-fessione in tempi stabiliti e ad orari determinati, facilmente accessibili, evitando che ci si accosti alla confessione poco prima che inizi la Messa o durante la stessa celebrazione. Rifuggite da ogni eccesso di rigorismo che non sia mitigato dalla misericordia. Ricordiamoci che la misericordia del Signore è anche per noi.

Nessuna azione pastorale significativa è pos-sibile senza un cammino di riconciliazione, anche tra noi. Sappiamo cogliere quanto di bello il Si-gnore ha messo in ciascuno. Favoriamo la crescita nell’unità ed il reciproco rispetto… Mai si abbia-no a proferire frasi come questa: «Uno come quel-lo, non lo voglio vedere».

lEttEra PastoralE 2015

Page 56: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

54

Insieme edifichiamo quella che il Vaticano II chiama «fraternità sacerdotale». Formiamo un presbiterio che si lasci profondamente anima-re dallo Spirito del Signore. Sappiamo bene che la Chiesa accoglie ciascuno di noi presbiteri e ci costituisce parte dello stesso presbiterio diocesa-no attraverso i vincoli di carità, di ministero e di fraternità. Se manca l’unità del presbiterio tutta l’azione pastorale è compromessa. Così quando l’identità sacerdotale è indebolita l’intera missio-ne rischia di essere pregiudicata.

A noi pastori è richiesto un impegno maggio-re nella formazione delle coscienze per una parte-cipazione più attiva alla vita sociale. In concreto, siamo chiamati ad essere lievito di rinnovamento civile e religioso, aiutando a superare l’individua-lismo per una scelta del bene comune, a rinunciare ad una mentalità di delega per una partecipazio-ne più attiva e responsabile, ad abbandonare ogni velleità campanilistica per una cultura del territo-rio, a rifiutare la cultura dell’apparire fondata sul consumismo per una scelta di vita più sobria, a rinnegare la vendetta per il perdono, a ripudiare una giustizia fatta da sé per una maggiore fiducia nelle istituzioni. Sono tante le criticità alle quali prestare attenzione, senza fermarci alla semplice denuncia.

Il nostro impegno non può lasciare in secondo ordine fenomeni preoccupanti, quali un’azione politica troppo ripiegata su se stessa e arroccata su interessi clientelari e di parte, il grave feno-meno delle estorsioni e dell’usura, la carenza dei servizi fondamentali, come la sanità, la viabilità, la scuola, la ricerca alla raccomandazione, l’uso

FrancEsco oliva

Page 57: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

55

improprio del denaro ed il facile ricorso all’inde-bitamento, il gioco d’azzardo, lo scarso senso ci-vico ed il disinteresse per il bene comune e la cosa pubblica, l’evasione fiscale. Il tutto nella logica che quanto più si è furbi e si riesce ad imbrogliare lo Stato, tanto più si è capaci.

L’anno giubilare sia un’occasione di rinnova-mento per tutti. Accogliamo gli inviti della bolla d’indizione Misericordiae vultus e seguiamone le sollecitazioni spirituali, superando ogni atteggia-mento del puntare il dito, dell’ergerci a giudici severi con gli altri quanto indulgenti con noi stes-si44. Quale sollecitazione migliore di questa per vivere il Giubileo con animo libero nello spirito della fraternità sacerdotale!

44 Cfr. FrancEsco, Misericordiae vultus, 14.

ai sacErDoti

Page 58: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

56

CONCLUSIONE

Come possiamo vedere, tante sono le sfide che c’interpellano. Con questa lettera ho voluto dare spazio ad alcune riflessioni che hanno bisogno di ulteriori sviluppi ed approfondimenti pastorali. Non si tratta di un testo organicamente struttu-rato, ma solo di alcune sollecitazioni che ho ri-tenute utili per un cammino unitario su delle li-nee essenziali. Confido nella fantasia e creatività dei sacerdoti, religiosi e religiose, movimenti ed aggregazioni ecclesiali, perché si possa dar vita a nuovi percorsi ed iniziative pastorali a livello diocesano, vicariale e parrocchiale. Conosciamo le problematiche che interessano la nostra Chiesa ed il suo territorio.

Sono moltissime e vanno dalle tante nuove povertà alla mancanza di lavoro, dall’accoglienza dei migranti alle fragilità della famiglia, da una buona sanità alla solitudine degli anziani e degli ammalati, dalla mancanza di speranza al rifiuto della vita, dalle dipendenze dal gioco all’usura, dalla fuga di tanti giovani dalla nostra terra alla ricaduta nella rassegnazione, dalla fragilità del territorio alle difficoltà viarie, dalla criminalità organizzata alla corruzione.

In questa situazione, so che non può manca-re l’impegno della Chiesa per la legalità e la giu-stizia. Sarà una sfida da cogliere e portare avanti con coraggio e determinazione. Ma non mi sof-fermo su questo. Rimando alle tante puntuali ri-

lEttEra PastoralE 2015

Page 59: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

57

flessioni contenute nei due recenti documenti dei vescovi calabresi. Da essi possiamo cogliere una preziosa opportunità di rinnovamento, che desi-dero affidare al senso di responsabilità di tutti i fedeli, in particolare dei sacerdoti e dei parroci. Altri spunti interessanti ci verranno dalla recen-te enciclica di papa Francesco Laudato si’. Il tema dell’ecologia integrale consentirà di sviluppare una riflessione sulla spiritualità ecologica e sulla vocazione di custodi dell’opera di Dio.

Accolgo con favore e tanta fiducia la solleci-tazione emersa nel corso dell’assemblea dioce-sana del giugno scorso verso l’istituzione di un percorso stabile di formazione all’impegno socio-politico e alla cura della casa comune. Mi augu-ro che tale percorso sia accolto con entusiasmo e che ognuno sia disposto a fare la propria parte, riconoscendo che ogni formazione al senso della cittadinanza, della partecipazione civile, dell’abi-tare la casa comune, l’affermazione del bene co-mune vada favorita ed accolta. La nostra Chiesa diocesana vuole camminare e investire risorse in questa direzione. Decisiva è la sfida della forma-zione.

Sono solo alcune delle sfide da affrontare con tanta fede e la certezza che non siamo soli. Il cam-mino è lungo, ma possibile.

Il Signore ci benedica tutti ed illumini il no-stro cammino.Locri, 30 settembre 2015, memoria di San Girolamo

✠ Francesco Oliva Vescovo

conclusionE

Page 60: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

58

DOCUMENTI DI RIFERIMENTO

FrancEsco, esortazione apostolica Evangelii gaudium, 2013.

FrancEsco, bolla di indizione del Giubileo della Mise-ricordia, Misericordiae vultus, 2014.

FrancEsco, lettera enciclica Laudato si’, sulla cura della casa comune, 2015.

BEnEDEtto XVI, esortazione apostolica post sinodale Verbum Domini, 2010.

CEi, Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, 28 giugno 2014.

CEi, orientamenti pastorali per il decennio in corso 2010-2020 Educare alla vita buona del Vangelo, 2010.

CEi, nota pastorale Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, 2004.

CEc, Testimoniare la verità del Vangelo. Nota pastorale sul-la ’ndrangheta, 25 dicembre 2014.

CEc, Per una nuova evangelizzazione della pietà popolare. Orientamenti pastorali per le Chiese di Calabria, 30 giugno 2015.

GiusEPPE Fiorini Morosini, lettera pastorale sulla ripresa della speranza nella Locride «Riprendete coraggio, o voi tutti che sperate nel Signore» (Sal 31,25), 2010.

GiusEPPE Fiorini Morosini, lettera pastorale per l’Anno della fede «Trasformatevi, rinnovando la vostra men-te» (Rm 12,2; Ef 4, 23), 2013.

BiBlioGraFia

Page 61: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

59

Orientamentiliturgico-pastorali

e normeper le feste religiose

Diocesi di Locri-Gerace

2015

Page 62: Oltre la soglia lungo il cammino della storia
Page 63: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

61

INTRODUZIONE

1. Nella lettera pastorale Oltre la soglia lungo il cammino della storia, ho richiamato la necessità di prestare attenzione al linguaggio liturgico, fatto di gesti, di segni e parole, che c’introduce nel miste-ro di Gesù Cristo. Il Concilio indica questo fon-damentale criterio: i riti splendano «per nobile semplicità»1. I gesti che Gesù compie nella litur-gia attraverso il ministro hanno attualità e forza evangelizzatrice nel loro stile sobrio e semplice. L’incontro con Gesù – sappiamo bene – non si realizza attraverso riti esterni, in liturgie, spesso avulse dal vissuto della gente, ma nella sempli-cità di gesti silenziosi, talvolta impercettibili, che liberano il fedele dalle sue sicurezze e lo rendono capace di gettarsi nelle mani di Dio, senza calcoli o riserve. È una tentazione da superare il rituali-smo ed il formalismo, nel quale è facile cadere. Le nostre liturgie devono essere sempre più segna-te dalla bellezza e dalla nobile semplicità, di cui parla il Concilio.

2. Attraverso la bellezza e sobrietà dei riti i fedeli vengono educati a gustare la liturgia, ad intera-gire con tutte le dimensioni dell’umano, recupe-rando ciò che è essenziale per la vita dell’uomo

1 Sacrosanctum Concilium, 34.

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 64: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

62

e per una relazione autentica con il Signore. Ci muove la consapevolezza che dal rinnovamento della liturgia transita il rinnovamento stesso del-la Chiesa. La liturgia è il luogo dove la Chiesa, stando alla presenza di Dio, diventa ciò che è ed, accogliendo il Vangelo, discerne la sua missione nel mondo.

3. Le indicazioni liturgico-sacramentale che se-guono desiderano ricompattare primo annuncio ed evangelizzazione, liturgia e carità, in modo che non diventino degli scompartimenti-stagno o ambiti separati tra loro. La condivisione di questo primo tratto del nostro cammino pastorale mi ha portato a riconoscere l’urgenza pastorale di rin-saldare quest’alleanza, di riannodare e dare cir-colarità a queste tre sensibilità: l’annuncio della Parola che apre alla lode e all’incontro con Dio, l’incontro con Dio che alimenta e sostiene l’al-leanza degli uomini tra loro. Non dimentichia-mo che l’essere cristiani è un cammino iniziato dall’incontro con il Signore e compiuto nella carità come dono totale di sé2.

4. La missione fondamentale che ci sta davanti è «rendere Dio presente in questo mondo e far sì che ogni uomo possa incontrarlo, scoprendo la forza trasformante del suo amore e della sua verità, in una vita caratterizzata da tutto ciò che è bello, buono e vero»3. La nostra missione è for-mare alla vita secondo lo Spirito, che dal punto di

2 Cfr. EVBV 28.3 EVBV 22-24.

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 65: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

63

vista liturgico significa educare a celebrare bene, ad imparare a cogliere e valorizzare il contribu-to che viene dalla liturgia per un’educazione alla vita buona del Vangelo. La liturgia deve recuperare anche nella pietà popolare questa funzione, che nel corso dei secoli ha dato forma celebrativa alla fede dei cristiani, favorendone la tradizione e la ricezione attraverso le sue espressioni più qualifi-cate, che hanno contribuito a rendere bella la vita cristiana.

5. Accogliendo l’esortazione dell’Evangelii gau-dium, facciamo nostro l’invito ad «avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missio-naria, che non può lasciare le cose come stanno»4, consapevoli che «ora non ci serve una «semplice amministrazione» pastorale, ma il porsi in uno «stato permanente di missione». Questo interes-sa tutto l’agire della Chiesa, sicché la liturgia e la preghiera diventano il primo atto di una Chiesa in uscita. Il nesso indistruttibile tra la Chiesa in preghiera (comunità orante) e la Chiesa in usci-ta (comunità missionaria) ci porta a riconoscere che non esiste una Chiesa arroccata al suo interno nella preghiera, nella liturgia e nei sacramenti, ed una Chiesa decisa ad andare incontro alle perife-rie. Tutto deve concorrere ad affermare la sua in-dole missionaria, non dimenticando che l’azione missionaria è «il paradigma di ogni opera della Chiesa»5.

4 EG 25.5 EG 15.

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 66: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

64

6. Anche nella pastorale ordinaria dei sacramen-ti ci si imbatte facilmente di fronte alla richiesta del battesimo per i fanciulli, del matrimonio e dei sacramenti in genere per tradizione e senza il corrispettivo di un vero impegno di vita. Sono sempre più numerose le persone battezzate che non vivono le esigenze del battesimo e che non hanno un’appartenenza cordiale alla Chiesa o che non sentono più il gusto attraente della fede. Ci si accorge in tali circostanze di essere oltre la so-glia, nelle nuove periferie, alle quali occorre resti-tuire la gioia della fede. L’azione pastorale della Chiesa deve lasciarsi muovere dal desiderio del primo annuncio anche a quanti non hanno mai veramente conosciuto Gesù o lo hanno rifiutato, nonostante l’appartenenza formale alla Chiesa e la ricezione dei sacramenti. Questa tensione deve spingerci tanto ad annunciare Gesù «in altri luo-ghi bisognosi, quanto in una costante uscita verso le periferie del proprio territorio o verso i nuovi ambito socio-culturali»6. Da questo scaturisce l’e-sortazione di papa Francesco rivolta a ciascuna Chiesa particolare, anche alla nostra, ad avviare «un deciso processo di discernimento, purifica-zione e riforma»7.

7. Accogliamo con umiltà e disponibilità queste sollecitazioni, per avviare un percorso di rinno-vamento pastorale con la condivisione di questi orientamenti liturgico-sacramentali. Li affido in particolare ai sacerdoti e diaconi, religiosi e religio-

6 EG 297 Ivi.

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 67: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

65

se, che sono in primo luogo impegnati nell’azione catechetica e pedagogica nelle nostre comunità e nei nostri paesi e potranno chiarirne le ragioni e motivazioni. Non si tratta di legacci a quella li-bertà interiore, che segna il cammino spirituale di ciascuno, bensì di orientamenti comuni per uno stile di Chiesa più adeguato alle istanze del nostro tempo. Si tratta di orientamenti che sotto certi aspetti sollecitano vie nuove, che vanno pre-sentate in modo corretto e convincente. Decisivo sarà il tono e l’esempio di ciascun presbitero, ma soprattutto uno stile unitario nella loro attuazio-ne. Il tutto sempre per amore verso i fratelli, spe-cie quelli più fragili, non rendendo mai opaco il volto della Chiesa il cui architrave è la misericor-dia. Questo anno giubilare aiuti tutti, sacerdoti, religiosi e religiose, diaconi e fedeli, a camminare nello stile del Vangelo.

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 68: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

66

i

CELEBRAZIONI LITURGICHE

8. La nostra Chiesa è chiamata oggi a fare nuove scelte pastorali, ma anche a suscitare domande di fede e ad indicare in Gesù la risposta ai tan-ti problemi dell’uomo. È questa la grande scelta missionaria di una Chiesa dalle porte aperte, che va incontro ai lontani, anche quando si presenta-no nella veste di gente che non ha più una fede religiosa o non ha mai sentito parlare di religione o chiede i sacramenti per semplici motivi di tra-dizione, ovvero senza la giusta consapevolezza. È questa la vera emergenza liturgico-sacramenta-le, che deve provocare un rinnovato entusiasmo missionario.

9. La richiesta dei sacramenti, ancora alta nella nostra terra, va accolta come una domanda di senso e di ricerca spirituale più che come occa-sione per assecondare tradizioni religiose e abi-tudini sociali. È fondamentale intercettare questa domanda e discernere quel sentimento religioso, più o meno confuso, presente nel nostro popolo, che nel nascere, nell’amare e nel morire avverte ancora qualcosa di essenziale e decisivo per la propria vita. Nell’uomo che fatica a dare senso alle grandi tappe della vita, il richiamo sacramen-tale, per quanto debole e dettato da confuse mo-tivazioni e spesso di chiara indole convenzionale, rimane ancora una piccola fiammella, ma anche

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 69: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

67

l’ultima opportunità, per incontrare la luce ed il ristoro del progetto di Dio.

10. L’accoglienza del mandato missionario porta con sé la sfida di far crescere ed edificare la vita cristiana «a partire dall’incontro con Gesù e il suo Vangelo, del quale quotidianamente sperimen-tiamo la forza sanante e liberante»8. Celebrare il vero culto spirituale è offrire sé stessi come sacri-ficio vivente, santo e gradito a Dio. Una liturgia distaccata dal culto spirituale rischia di svuotarsi e decadere dall’originalità cristiana in un generi-co senso sacrale, quasi magico, e in un vuoto este-tismo. Essendo azione di Cristo, la liturgia spinge a rivestirsi dei suoi stessi sentimenti, in un dina-mismo che trasfigura la vita dell’uomo9.

11. In ogni parrocchia è necessario attivare proces-si formativi che aiutino i fedeli a vivere la liturgia nella sua profonda verità di azione sacra, azione di Cristo e della Chiesa, senza sconfinare in cerimo-nie belle nella forma, ma senza partecipazione in-teriore. È un rischio latente in tante celebrazioni. Dare più spazio alla preghiera e alla riflessione, al silenzio e alla meditazione, sono percorsi impor-tanti per riscoprire il valore dell’interiorità, nel

8 EVBV 4.9 «Il nostro vivere quotidiano nel nostro corpo, nelle

piccole cose, dovrebbe essere ispirato, profuso, immer-so nella realtà divina, dovrebbe diventare azione insie-me con Dio. Questo non vuol dire che dobbiamo sempre pensare a Dio, ma che dobbiamo essere realmente pene-trati dalla realtà di Dio, così che tutta la nostra vita… sia liturgia, sia adorazione» (BEnEDEtto XVI, Lectio divina al Seminario Romano, 15 febbraio 2012).

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 70: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

68

contesto di una società che privilegia le apparen-ze e le forme, i rumori e le emozioni passeggere.

12. Gruppo liturgico. Ritengo importante che si dia più tempo alla formazione liturgica della comu-nità credente. Un segno concreto a riguardo, ma anche un’utile opportunità, è la formazione di un gruppo liturgico, che, costituito dai diaconi, dai lettori, dagli accoliti, dai ministranti, dal coro e dagli altri operatori liturgici, prepari la litur-gia, ascolti e mediti la Parola, svolga il servizio dell’accoglienza, della pulizia e del decoro della Chiesa. Il gruppo liturgico aiuta la comunità a crescere, ad educarsi al senso del bello e a vivere i momenti liturgici con maggiore partecipazione. È questa una sfida, che impegna tutta la comunità credente e che deve essere saputa accogliere con fedeltà e coraggio.

13. Coro. Importante è anche il coro per l’anima-zione musicale. Come parte integrante dell’as-semblea, non si sostituisce ad essa, ma l’anima e guida. Il suo posto è nell’aula liturgica o nei pressi, in modo che possa svolgere bene il suo compito e favorire la partecipazione alla celebra-zione. Esprimo la mia gratitudine ai tanti cori che ogni domenica animano la liturgia nelle nostre Chiese parrocchiali. Il loro è un vero «compito ministeriale»10. Ad essi va una particolare atten-

10 Come insegna il Concilio, quando «la Chiesa prega o canta o agisce, la fede dei partecipanti è alimentata, le menti sono sollevate verso Dio per rendergli un ossequio ragionevole e ricevere con più abbondanza la sua grazia» (Sacrosanctum Concilium, 33).

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 71: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

69

zione pastorale, che ne sostenga e motivi il cam-mino spirituale.

14. Spazi e luoghi liturgici. I fedeli vanno aiutati a comprendere il significato degli spazi e segni li-turgici (altare, ambone, sede, aula liturgica, fonte battesimale, immagini sacre, la custodia dell’Eu-caristia). Un luogo di culto accogliente e digni-toso predispone e favorisce il raccoglimento e la preghiera. In particolare, in occasione delle feste occorre prestare una cura particolare, senza co-munque bisogno di doverlo tappezzare con drap-pi di vari colori e con addobbi sfarzosi che sanno di altri tempi.

15. La sede del celebrante. La sede del celebrante sia ben visibile a tutti, in modo da consentire la gui-da della preghiera, il dialogo e l’animazione. Essa deve designare il presidente non solo come capo, ma anche come parte integrante dell’assemblea: per questo dovrà essere in diretta comunicazione con l’assemblea dei fedeli, pur restando abitual-mente collocata in presbiterio. La sede è unica e può essere dotata di un apposito leggio a servizio di chi presiede. Non sia mai però collocata da-vanti al tabernacolo che custodisce il Santissimo Sacramento. Quando il Santissimo Sacramento è custodito nel tabernacolo posizionato al centro sull’altare tradizionale, la sede del sacerdote sia collocata lateralmente. Sull’altare non si devono collocare né statue né immagini di santi.

16. Le immagini sacre. Nelle nostre Chiese è data grande importanza alla tradizione di esporre alla

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 72: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

70

venerazione dei fedeli le immagini e le statue del Signore, della Beata Vergine Maria e dei santi, molte delle quali sono belle, di grande valore sto-rico e pregio artistico. In molti casi però il loro nu-mero eccessivo e la disposizione disordinata ne fanno perdere il valore simbolico, favorendo una devozione troppo formale e semplicistica. È cura dei sacerdoti fare in modo che la devozione popo-lare va bene formata ed orientata, in modo che la stessa disposizione delle immagini non distolga l’attenzione dalla celebrazione eucaristica e dalla centralità del Santissimo Sacramento. Si faccia in modo che nell’aula liturgica vi sia una sola im-magine di un santo. Non si espongano alla pub-blica devozione nuove immagini solo per venire incontro a richieste di singoli fedeli. Si educhino i fedeli ad una genuina devozione alla Madonna ed ai santi, chiarendo altresì che la vera devozio-ne non consiste nel rivestire le statue di collane d’oro o di vesti sontuose, che possono attirare l’attenzione più a quello che luce che alla persona e al messaggio spirituale che rappresenta.

17. Servizio fotografico. L’attenzione al luogo sacro si estende anche a quanti vi operano per servizi diversi, come quello fotografico o dell’addobbo floreale. In occasione delle celebrazioni liturgiche si invitino i fotografi ed i cineoperatori ad opera-re con la massima discrezione e rispetto, in modo da non occupare lo spazio sacro e distogliere l’at-tenzione dell’assemblea, rispettando in ogni caso le disposizioni diocesane impartite dall’Ufficio liturgico diocesano.

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 73: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

71

18. Addobbo floreale. L’addobbo floreale non può essere lasciato al gusto personale dell’operatore, ma deve rispettare il decoro del luogo sacro, le esigenze di bellezza e di sobrietà della liturgia. Disposti in modo ordinato ed armonico, i fio-ri sono una manifestazione del bello che ben si adatta al luogo. Pertanto si presti molta attenzio-ne a che gli addobbi floreali siano allestiti secon-do le indicazioni dell’Ufficio liturgico diocesano, in modo che non si creino ostacoli o intralci all’a-zione liturgica e la Chiesa sia salvaguardata nel suo essere luogo di preghiera e di culto, ben di-verso da una sala di ricevimento o da altro luogo di festa.

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 74: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

72

II

SUI SACRAMENTI

Sacramenti dell’iniziazione cristiana

19. L’iniziazione cristiana. L’iniziazione cristiana è il cammino di fede che, grazie soprattutto ai sa-cramenti del battesimo, della cresima e dell’Euca-ristia, introduce nella vita cristiana, cioè fa diven-tare cristiani, inserendo nel mistero di Cristo e della Chiesa. La catechesi dell’iniziazione cristia-na non è semplicemente insegnamento dottrinale né introduzione ai sacramenti, ma «introduzione globale alla vita cristiana». Di conseguenza, per ogni aspetto o tema catechistico occorre tenere presenti e far esperimentare i tre ambiti fonda-mentali della vita cristiana: l’evangelizzazione (annuncio, ascolto e conoscenza della Parola di Dio), la celebrazione, la testimonianza (soprat-tutto della carità). A livello pastorale è molto im-portante tenere presente tutto questo, in modo da aiutare i fedeli a superare la concezione privati-stica del battesimo e a recuperare il valore del le-game con la comunità, specie quando per motivi diversi l’esperienza cristiana non ha avuto alcun seguito, s’è interrotta o ha conosciuto il rifiuto, la stanchezza.

20. L’iniziazione cristiana in prospettiva catecu-menale come introduzione globale alla fede e alla vita cristiana è una scelta che la nostra Chiesa ha

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 75: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

73

fatto propria e sulla quale occorre continuare ad investire risorse ed impegno pastorale, seguendo i percorsi formativi organizzati dall’Ufficio cate-chistico diocesano. È una scelta importante che favorisce opportunamente il coinvolgimento del-la comunità e soprattutto dei genitori, la cui di-sponibilità a seguire il figlio e, quindi, a fare loro stessi un cammino di fede, partecipando anche ad appositi incontri di evangelizzazione, è una condizione indispensabile, perché il fanciullo stesso possa effettuare il cammino di iniziazione cristiana. Ma anche quando in particolari situa-zioni diventa difficile praticare questo percorso non si deve dimenticare mai che l’esperienza di fede non si esaurisce nella sola dimensione dot-trinale.

21. Occorre impegnarsi sul piano formativo per far superare la mentalità che tende ad identificare l’iniziazione cristiana con la ricezione dei sacra-menti. È una mentalità che ancora persiste in tan-ti, anche catechisti e soprattutto in tante famiglie, che portano i loro ragazzi a catechismo essenzial-mente in vista della ricezione dei sacramenti, sen-za preoccuparsi del loro cammino di fede e della loro vita cristiana.

22. Fase mistagogica. Il percorso dell’iniziazione cristiana non finisce con la ricezione dei sacra-menti. Segue il tempo della mistagogia11, in cui i ragazzi vengono aiutati ad agire secondo i sacra-menti ricevuti, a vivere cioè da cristiani, trasfor-

11 Cfr. EVBV 54.

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 76: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

74

mando la grazia dei sacramenti in uno stile di vita conforme a Cristo, che è essenzialmente vita di fede, di speranza e di carità12. Questo nuovo modo di essere, che trasforma tutta la loro personalità (intelligenza, volontà, affettività, corporeità, ecc.), rende possibile un nuovo modo di vivere e agire. Il tempo della mistagogia ha lo scopo di accompa-gnare i ragazzi nei primi passi del nuovo modo di essere, vivere e agire. Le comunità parrocchia-li, secondo le proprie possibilità, s’organizzino in modo che ogni attività formativa possa continuare con una metodologia adatta alle loro esigenze.

23. Un ruolo importante possono svolgerlo l’o-ratorio, i gruppi parrocchiali, le attività di grest e di animazione, nel quale i ragazzi potranno essere aiutati a vivere il tempo della mistagogia. Gli oratori possono diventare fucine di disparate proposte aggregative: dal teatro alla danza, dal-la recita ai musical, dallo sport alla cultura. In questo ambito di attività ogni singola comunità si organizzi al meglio con i mezzi a propria di-sposizione e sapendo investire nella formazione degli educatori ed accompagnatori. Si aiutino i ragazzi ad inserirsi nella vita della comunità par-rocchiale (gruppo liturgico e dei ministranti, coro parrocchiale, gruppi giovanili, attività caritative, gruppo animazione).

12 La nota della CEi circa gli Orientamenti per l’inizia-zione dei fanciulli e dei ragazzi afferma con chiarezza che «con la celebrazione del battesimo, della confermazione e dell’Eucaristia, non è terminato l’itinerario di iniziazione cristiana. Inizia il tempo della mistagogia» (n. 48).

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 77: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

75

24. Casi di difficoltà. Particolare delicatezza e sensi-bilità esige la situazione dei fanciulli e dei ragazzi con difficoltà di apprendimento, di comporta-mento e di comunicazione. Anche in questi casi il battesimo è per sua natura ordinato al completa-mento crismale e alla pienezza sacramentale che si raggiunge con la partecipazione all’Eucaristia. Nel caso dei ragazzi diversamente abili, mentre si cerca il coinvolgimento della famiglia, è indi-spensabile avvalersi di catechisti che abbiano ac-quisito una specifica sensibilità e preparazione. L’itinerario va adattato alle possibilità concrete del ragazzo. Ma, per quanto è possibile, non si faccia compiere l’itinerario da solo, ma in grup-po, così da evitare qualsiasi emarginazione o di-scriminazione. Soprattutto si manifesti un’atten-zione speciale che non faccia pesare la particolare condizione di disabilità.

Battesimo

25. L’annuncio della nascita. Essendo la nascita di un bambino un evento di gioia e di vita ed un segno che Dio non s’è dimenticato di noi, si faccia in modo che la comunità partecipi della gioia di questo evento. La nascita va accolta con un gesto di benedizione del bambino appena viene la pri-ma volta accompagnato in Chiesa e, volendo, an-che con il suono festoso delle campane, specie nei piccoli paesi, ove la natalità è in crisi e il processo di invecchiamento della popolazione in sensibile aumento.

26. La richiesta del battesimo. La richiesta del bat-tesimo, che solitamente avviene nei primi mesi

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 78: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

76

dopo la nascita, va accolta con gioia, essendo il battesimo il sacramento su cui si fonda la nostra fede e che ci innesta come membra vive in Cristo e nella Chiesa. S’invitino i genitori ad annunciare al parroco al più presto la nascita del bambino, per chiedere il battesimo e prepararsi ad esso de-bitamente. Ogni sacerdote dia grande attenzione all’incontro con i genitori ed al loro vissuto, spe-cie quando hanno conosciuto la sofferenza o il dramma del fallimento.

27. Preparazione al battesimo. Il parroco personal-mente o tramite altri provveda che i genitori, me-diante degli incontri di catechesi ma anche con la preghiera, siano debitamente istruiti. La pre-parazione può avvenire anche radunando più fa-miglie e dove sia possibile visitandole a casa. Li si aiuti a scoprire la bellezza della vita nuova in Cristo, a ravvivare la loro fede ed a prendere co-scienza della responsabilità educativa e dell’im-portanza di accompagnare chi riceve da piccolo questo sacramento anche in seguito, in modo che il cammino di iniziazione cristiana non s’inter-rompa.

28. Nel caso in cui la richiesta del battesimo viene da genitori conviventi o sposati solo civilmente, ai quali nulla impedisce di regolarizzare la loro posizione, il parroco non tralasci tale occasione per esporre loro il senso del matrimonio cristia-no, invitandoli ad intraprendere un cammino, che permetta di conseguire la pienezza della co-munione con la Chiesa e il compimento della loro unione, offrendo tutti gli aiuti necessari per con-

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 79: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

77

tinuare a sentirsi parte della comunità ed a vivere l’esperienza cristiana, nonostante il fallimento e la prova13. Nel valutare la richiesta di battesimo da parte dei genitori occorre però molta saggez-za, paziente dialogo, motivazioni convincenti, ma anche comprensione, amabilità e misericor-dia. Ricordiamo quanto è scritto nell’Evangelii gaudium:

«Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale, tutti possono far parte della comunità, e nemmeno le porte dei sacramenti si dovrebbero chiudere per una ragione qualsia-si. Questo vale soprattutto, quando si tratta di quel sacramento che è la porta, il battesimo»14.

29. Ruolo dei padrini. In caso di dubbio o d’incer-tezza circa la volontà e la disponibilità dei ge-nitori ad educare cristianamente il loro figlio, si valorizzi il ruolo dei padrini. Si celebri il battesi-mo se, con il consenso dei genitori, l’impegno di educare cristianamente il bambino viene assun-to dal padrino o dalla madrina o da un parente prossimo, come pure da una persona qualificata

13 Ivi. Si tenga conto di quanto afferma il documento della CEi Incontriamo Gesù: «Quando il contesto riguarda genitori separati o divorziati, coppie in situazione cano-nica irregolare, quando uno o entrambi i genitori sono lontani dalla pratica ecclesiale, sarà cura della comuni-tà cristiana accogliere la domanda del sacramento acco-stando con delicatezza queste situazioni, proponendo un cammino di preparazione anche attraverso il dialogo con famiglie cristiane che possano accompagnare la riscoper-ta della fede» (n. 59).

14 EG 47.

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 80: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

78

della comunità cristiana15. Il battesimo può esse-re differito in casi eccezionali, se manca del tutto la fondata speranza che il bambino sarà educato nella religione cattolica.

30. È opportuno che i parroci informino per tem-po le famiglie sui criteri da seguire nella scelta del padrino e sui requisiti che deve avere, in modo da evitare spiacevoli sorprese dell’ultimo momento, quando già le famiglie hanno fatto la loro scelta.

31. Il parroco faccia di tutto, perché i padrini e le madrine siano motivati e spiritualmente prepara-ti, in modo da comprendere il significato ecclesia-le di un compito, che richiede fedeli maturi nella fede, rappresentativi della comunità, capaci di accompagnare il battezzando e di seguirlo anche in seguito con il sostegno personale e l’esempio16. Li invitino a prendere parte attiva e consapevole alla celebrazione, dopo essersi possibilmente ac-costati alla confessione. Prima della celebrazione del sacramento essi dovranno dichiarare di esse-re preparati e pronti ad assumersi il compito con le relative responsabilità.

32. Quanto all’età dei padrini, si lascia alla valu-tazione del parroco la decisione di ammettere in casi particolari ed in via eccezionale il minore di sedici anni, che abbia però completato il cammi-no di iniziazione cristiana.

15 Cfr. cEi, Direttorio di pastorale familiare, 1993, 232.16 Cfr. CEi, Incontriamo Gesù, 70.

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 81: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

79

33. Quanto al divieto di fare da padrini, si osser-vino le prescrizioni dell’art. 11 della nota CEc, Per una nuova evangelizzazione della pietà popolare.

34. In ogni caso, va ricordato che il CJC stabilisce che a chi riceve il battesimo e la confermazione il padrino venga dato «in quanto possibile»17. Per-tanto, nel caso in cui la famiglia non abbia perso-ne disponibili e preparate, che rispondano ai re-quisiti richiesti, il parroco, valutata la situazione concreta, dia ai genitori la possibilità di farne a meno.

35. Testimoni di battesimo. Lo stesso parroco con-senta di affiancare solo come testimoni del rito sacramentale quelle persone indicate dalla fa-miglia, che, non avendo i requisiti prescritti, esprimono pur sempre una positiva vicinanza parentale, affettiva ed educativa. È opportuno far presente anche la possibilità che la funzione del padrino o della madrina può essere assunta opportunamente da un catechista o da un edu-catore, lasciando alla famiglia la possibilità di scegliere tra gli operatori pastorali o altre figure significative dei gruppi familiari che operano in parrocchia.

36. Luogo di celebrazione. Dal momento che il bat-tesimo introduce nella comunità cristiana che accoglie, la Chiesa parrocchiale dei genitori è il luogo proprio di celebrazione del battesimo dei bambini, a meno che una giusta causa non sugge-

17 Cfr. cann. 872 e 892.

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 82: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

80

risca diversamente18. Tale disposizione risponde all’esigenza di creare le condizioni perché il bat-tezzando e la sua famiglia sin dal battesimo pos-sano essere partecipi di una comunità ecclesiale, quale luogo proprio della vita cristiana. Non è consentito celebrare in cappelle private, come an-che, salvo il pericolo di morte, negli ospedali, nel-le case private.

37. Fuori parrocchia. Il parroco in presenza di giu-ste motivazioni può concedere il nulla osta per il battesimo fuori parrocchia, dopo aver provve-duto alla preparazione dei genitori e padrini o in mancanza demandandone la preparazione al parroco celebrante.

38. Anche se il battesimo può essere celebrato in qualsiasi giorno, ordinariamente venga celebrato di domenica, o, se possibile, nella veglia pasqua-le19.

Sulla Messa di prima comunione

39. Laddove è prevista la celebrazione unitaria del sacramento dell’Eucaristia e della Conferma-zione, secondo il metodo del Cammino Emmaus, si presti attenzione alla preparazione liturgica dei ragazzi, spiegando loro bene la celebrazione ed i simboli usati. Alla celebrazione unitaria deve se-guire il tempo di mistagogia con l’inserimento dei ragazzi nelle attività oratoriali.

18 Cfr. can. 858, 2.19 Cfr. can. 856.

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 83: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

81

40. Nella formazione catechistica, ed in partico-lare negli itinerari di preparazione alla prima co-munione, si introducano i fanciulli al senso e alla bellezza di sostare in compagnia di Gesù davanti al Santissimo Sacramento, in modo da coltivare in loro lo stupore per la sua presenza nell’Euca-ristia.

Sulla confermazione

41. Luogo della confermazione. Luogo naturale della celebrazione della confermazione è la parrocchia, ove è avvenuto il cammino di preparazione. In casi particolari ed eccezionali il parroco conceda il permesso di riceverla in altra parrocchia, dopo aver provveduto alla preparazione spirituale dei cresimandi, dei padrini e delle madrine. Prima di rilasciare il nulla osta li inviti alla confessione.

42. Cresima degli adulti. Si dia giusta attenzione pa-storale alla preparazione alla cresima degli adul-ti, che, se ben impostata, diventa una vera oppor-tunità di crescita e di maturazione cristiana. Si eviti di unire il gruppo dei cresimandi adulti con quello degli adolescenti e ragazzi, ed in ogni caso non si inseriscano cresimandi adulti o comunque provenienti da un altro percorso nella celebrazio-ne unitaria del Cammino Emmaus.

43. Celebrando la confermazione nella Messa domenicale, la liturgia della Parola sia quella della domenica con la possibilità di cambiare la seconda lettura con un testo tratto dal lezionario

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 84: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

82

proprio del Rito della confermazione. Durante i tempi di Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua i brani biblici siano quelli propri, trattandosi di periodi particolarmente significativi dell’anno li-turgico.

44. Presentazione dei cresimandi. È bene che prima dell’omelia il parroco o uno dei sacerdoti o dei catechisti presenti i cresimandi al vescovo, non tanto indicando i loro nomi quanto facendo cen-no al cammino di preparazione e alle sue diverse tappe.

45. Rito dell’imposizione. L’imposizione delle mani viene fatta solo dal vescovo; possono compiere insieme con lui questo gesto i sacerdoti presenti che egli intenda associare a sé anche nella crisma-zione. Durante il conferimento del sacramento non si eseguano canti; se il numero dei cresiman-di è notevole può contribuire a mantenere il rac-coglimento un delicato sottofondo d’organo.

46. Preghiera dei fedeli. La preghiera universale conservi la sua natura di invocazione; le inten-zioni siano semplici, brevi e dirette nella formu-lazione, e non siano più di sei. Tra queste non manchino quelle previste per le necessità della Chiesa, per i governanti e per la salvezza di tutto il mondo, per coloro che si trovano in difficoltà e per la comunità locale. Il rispetto, nella proclama-zione delle intenzioni, dell’ordine indicato aiuta la coscienza di una vera appartenenza ecclesiale. Le intenzioni non siano proposte unicamente dai cresimati.

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 85: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

83

47. Processione offertoriale. Nel recare le offerte all’altare si evitino lunghe processioni, spesso troppo coreografiche. Oltre al pane, al vino e all’acqua, se si crede opportuno, si porti ciò che è segno concreto di solidarietà verso i poveri e di attenzione per le necessità della Chiesa. Tra gli offerenti ci siano anche dei neo-cresimati. Non è necessario portare in processione tutti i cesti delle offerte.

La celebrazione della Messa

48. Meno Messe e più Messa. Spesso per la preoc-cupazione di offrire a tutti l’opportunità di par-tecipare con più facilità alla Messa festiva, e non solo, si moltiplica, oltre il giusto, il numero delle Messe. «Al di là delle buone intenzioni, questa prassi risulta di grave pregiudizio per la cura pastorale»20, e comunque favorisce – seppure in-direttamente – un eccessivo frazionamento della comunità21. Un’altra conseguenza negativa che ne può derivare è una svalutazione della Messa a formalità rituale e la riduzione del sacerdote a stanco esecutore, quasi meccanico. Pertanto di domenica dovrà avere particolare splendore «la Messa della comunità», quella che sta al centro del giorno del Signore. Non è possibile più quel-lo che in un tempo di abbondanza di sacerdoti aveva fatto sì che si moltiplicasse il numero delle Messe, facendole diventare quasi un servizio il

20 Cfr. CEi, nota pastorale Il giorno del Signore (1984), 32.

21 Eucharisticum mysterium, 17.

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 86: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

84

più comodo e il più facile possibile. Nelle Chiese non parrocchiali è consentita una sola celebrazio-ne festiva.

49. La celebrazione della Messa va debitamente preparata e curata. È bene che ci sia sempre un congruo lasso di tempo tra una Messa e l’altra e si favorisca la preghiera personale, il raccoglimento ed il silenzio sia prima della celebrazione, quan-do ci si prepara indossando i paramenti sacri, sia al termine della celebrazione, per far crescere la sensibilità verso la dimensione interiore e prepa-rarsi a gustare il mistero eucaristico.

50. Momenti di silenzio. Va sempre favorito il rac-coglimento prima, durante e dopo la celebrazio-ne, prestando attenzione a che l’uso di cellulari e di macchine fotografiche non sia di disturbo. I momenti di silenzio previsti durante l’atto peni-tenziale, dopo l’invito alla preghiera, dopo l’ome-lia, durante la consacrazione, dopo la comunio-ne e ogni volta sia esplicitamente espresso dalle rubriche, sono «parte della celebrazione»22. Si ri-spettino tutti questi momenti, essendo il silenzio grembo per l’ascolto, non spazio vuoto da riempi-re con le nostre parole e gesti troppo umani. 51. Distribuzione della comunione. Per la distribu-zione della comunione è possibile avvalersi dei ministri straordinari solo nei casi in cui il numero dei ministri ordinati (vescovo, presbitero, diaco-no) non sia sufficiente alle necessità determinate dall’assemblea.

22 Ordinamento generale del Messale Romano, 56.

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 87: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

85

52. Orari Sante Messe. Gli orari delle Sante Messe siano affissi e ben visibili all’ingresso della Chie-sa con l’indicazione delle celebrazioni che avven-gono nelle altre parrocchie della città e inviato all’Ufficio liturgico per la necessaria e opportuna diffusione. Nei paesi ove sono più parrocchie i parroci ne concordino gli orari, facendo in modo che essi non si accavallino né si moltiplichino.

53. Messe a suffragio dei defunti. Dove esiste la con-suetudine di celebrare il trigesimo, questa cele-brazione venga inserita nella Messa parrocchia-le, evitando di ricorrere a Messe fuori orario. Si adottino i testi della Messa del giorno corrente, facendo menzione del defunto, come si ritiene opportuno, all’inizio della Messa, nella preghiera dei fedeli e nella preghiera eucaristica.

54. Le Messe di trigesimo e gli anniversari – pos-sibilmente – non vanno celebrate di domenica e nelle solennità, mentre è possibile celebrare le esequie nei giorni festivi, qualora i parenti hanno buoni motivi per chiederlo. È proibito nominare il defunto nelle Messe domenicali e nelle solenni-tà e feste di precetto, dato il carattere comunitario di tali celebrazioni.

55. Messa pro populo. Nelle domeniche e nei giorni festivi il parroco o chi ne fa le veci non trascuri di applicare la Messa pro populo: è la preghiera che il pastore eleva al Signore per la comunità a lui affidata. I fedeli siano informati sul dovere che il parroco ha, in tali giorni, di applicare la Mes-sa per il popolo, dei cui frutti partecipano anche

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 88: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

86

i defunti. Si ribadisce il divieto al sacerdote che concelebra nello stesso giorno di percepire l’of-ferta per questa.

56. Proclamazione della Parola. Si dia la dovuta importanza alla proclamazione delle letture se-condo la liturgia del giorno. La Parola di Dio si rende percepibile attraverso il segno di parole e di gesti umani. Nella liturgia della Parola si ha «una continua, piena ed efficace proclamazione della Parola»23, che, durante l’anno liturgico, attraverso un’esposizione continuata, presenta i misteri fon-damentali della nostra fede, in modo da orientare il proprio cuore a Cristo, «presente nella sua pa-rola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura»24. Si preferisca la lectio continua, seguendo il cammino di ascolto propo-sto nell’Ordo Lectionum Missae. Si eviti, perciò, di interrompere questo cammino con le letture del-le memorie facoltative o obbligatorie, eccetto nei casi di memorie particolari (evangelisti, apostoli, discepoli del Signore, o feste che hanno precisi ri-ferimenti biblici).

57. La proclamazione della Parola avvenga avva-lendosi dei nuovi lezionari, obbligatori dall’Av-vento 2010, dall’ambone, al quale va data la giusta importanza e risalto. Non s’inizi mai la proclama-zione delle letture prima che l’assemblea sia se-duta, adeguatamente disposta e pronta all’ascol-to. Possibilmente, si canti il Salmo responsoriale,

23 Verbum Domini, 52.24 Sacrosanctum Concilium, 7.

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 89: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

87

o almeno il solo versetto responsoriale, come an-che l’acclamazione al Vangelo. L’Alleluia per sua natura non può essere semplicemente letto.

58. Lettori. La Parola sia proclamata da lettori incaricati, uomo o donna, competenti e ben pre-parati (giovani o adulti, e non da bambini), nel rispetto della varietà dei ministeri (lettore, canto-re o salmista, diacono e presbitero). Ad essi deve essere data una preparazione specifica, in modo che «i lettori siano più idonei all’arte di leggere in pubblico sia a voce libera che con l’aiuto dei moderni strumenti di amplificazione»25.

59. Formazione dei lettori. Sollecito i parroci e le comunità parrocchiali a curare la formazione dei lettori, inviando qualche fedele scelto per que-sto servizio ai laboratori organizzati per i letto-ri dall’Ufficio liturgico diocesano e dalla nostra Scuola di formazione teologico-pastorale “Bar-laam Calabro”.

60. Processione offertoriale. La presentazione dei doni nelle processioni offertoriali sia sobria nelle celebrazioni liturgiche di eventi particolari. Oltre il pane, il vino e l’acqua, altri doni hanno senso se destinati a particolari situazioni di necessità o ad iniziative di solidarietà. Non è necessario portare all’altare tutto quanto viene offerto, anche oggetti che di per sé non sono doni, ma semplicemente richiamo ad impegni di vita. I doni presentati vengano collocati in luogo dignitoso, a questo

25 Ordinamento delle letture della Messa, 55.

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 90: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

88

predisposto, mai sull’altare, dove trovano collo-cazione solo il pane ed il vino per la celebrazione eucaristica. L’uso di accompagnare questa azione con delle didascalie è da evitare, poiché i segni sono tali perché sono espressivi di per se stessi.

61. La binazione. Al sacerdote è consentito cele-brare l’Eucaristia una sola volta al giorno, eccetto i casi in cui, a norma di diritto, può celebrare o concelebrare più volte nello stesso giorno (c. 905, par. 1). Ogni sacerdote può ripetere la celebrazio-ne o la concelebrazione della Messa nelle circo-stanze previste; il Giovedì santo: chi ha celebrato o concelebrato la Messa crismale, può celebrare o concelebrare la Messa nella Cena del Signore; nella solennità di Pasqua: chi ha celebrato o con-celebrato la prima Messa nella notte, può con-celebrare la seconda Messa di Pasqua; il Natale del Signore: tutti i sacerdoti possono celebrare o concelebrare le tre messe, purché lo facciano nelle ore corrispondenti (MR 158); nella commemora-zione di tutti i fedeli defunti (2 novembre): ogni sacerdote può (è una possibilità non un dovere) celebrare o concelebrare tre Messe; una sola Mes-sa però può essere applicata ad libitum; delle altre due, una deve essere applicata per tutti i fedeli defunti e l’altra secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. Chi, in occasione della visita pastorale o di incontri sacerdotali concelebra col vescovo, può di nuovo celebrare per l’utilità dei fedeli.

62. Ricordo la disposizione canonica secondo la quale quando vi è scarsità di sacerdoti, può esse-re concesso ai sacerdoti, per giusta causa, di poter

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 91: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

89

celebrare due volte nello stesso giorno e anche, sempre per necessità pastorale, tre volte nelle do-meniche e nelle feste di precetto (c. 905, par. 2). Poiché si può permettere la binazione nei giorni feriali e la trinazione nei giorni di precetto soltanto nel caso che lo richieda la necessità pastorale, la predetta facoltà non viene concessa per motivi di devozione personale o per soddisfare la richiesta di qualche fedele. Nel chiedere il permesso della binazione e della trinazione, va indicata la ragione pastorale della richiesta.

63. Custodia del Santissimo Sacramento e culto euca-ristico. La Santissima Eucaristia va custodita abi-tualmente in un solo tabernacolo, inamovibile, solido, non trasparente e inviolabile. Il taberna-colo deve essere collocato in luogo decoroso che sia ben visibile.

64. Cappella Santissimo Sacramento. Si dia la giu-sta importanza alla Cappella del Santissimo Sa-cramento, ove esistente, in modo da renderlo ben visibile al fedele che entra in Chiesa. Possibilmen-te, non ci siano in essa immagini devozionali che possano distrarre l’attenzione dal cuore del Mi-stero. Secondo la tradizione, sia sempre esposta davanti al tabernacolo una lampada. La chiave del tabernacolo sia ben custodita a parte in un luogo sicuro.

65. Adorazione eucaristica. S’incrementi la pia pra-tica dell’adorazione eucaristica, sia personale che comunitaria (quotidiana, settimanale o mensile), delle Quarantore, delle Settimane eucaristiche,

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 92: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

90

non mancando la preghiera per le vocazioni. Con un’adeguata catechesi si spieghi ai fedeli l’impor-tanza di questo atto di culto che permette di vivere più profondamente e con maggiore frutto la stessa celebrazione liturgica. Nel limite del possibile, so-prattutto nei centri più abitati converrà individua-re qualche Chiesa o Cappella di confraternita da riservare appositamente all’adorazione perpetua.

66. Desidero affidare agli istituti di vita consa-crata e alle associazioni di fedeli, come anche alle Confraternite la pratica dell’adorazione eucaristi-ca come loro speciale impegno,

«diventando così fermento di contemplazione per tutta la Chiesa e richiamo alla centralità di Cristo per la vita dei singoli e delle comunità. In tal modo offrono a tutti l’esempio di per-sone che si lasciano plasmare dalla presenza reale del Signore»26.

Sulla penitenza

67. Chiedo ai sacerdoti di celebrare con assiduità e costanza il sacramento della penitenza, richiaman-do i fedeli ad accostarsi «al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia» (Eb 4,16), specie in questo Anno giubilare della Misericor-dia. Rendiamoci mediatori dell’invito alla con-versione che papa Francesco ha rivolto a quelle persone che sono lontane da Dio per la loro con-dotta di vita, in particolare agli uomini e alle don-ne che appartengono a gruppi criminali di qua-

26 BEnEDEtto XVI, Sacramentam caritatis.

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 93: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

91

lunque genere. Prestiamo attenzione a che siano ben esposti gli orari delle confessioni. Fermo re-stando il diritto dei singoli fedeli alla celebrazio-ne personale del sacramento, promuoviamo, in particolare nei tempi di Avvento e di Quaresima, la celebrazione comunitaria con la confessione dei peccati e l’assoluzione individuale.

68. Penitenzieria. La celebrazione del sacramento della penitenza richiede un luogo specifico (peni-tenzieria) o una sede, in modo da mettere in evi-denza il valore del sacramento per la sua dimen-sione comunitaria e per la connessione con l’aula della celebrazione dell’Eucaristia e favorire la di-namica dialogica tra penitente e ministro, con il necessario riserbo richiesto dalla celebrazione in forma individuale. Non si ricevano le confessioni fuori dal confessionale, se non per giusta causa e comunque in un luogo adatto. Nella celebrazione del sacramento, i presbiteri indossino possibil-mente le vesti liturgiche (camice e stola viola o talare, cotta e stola viola).

69. È opportuno che, durante la celebrazione del-la Santa Messa, non sia celebrato il sacramento della penitenza. Dove esigenze pastorali lo richie-dano, è consentito che sacerdoti non concelebran-ti ascoltino le confessioni durante la celebrazione della Messa nello stesso luogo. Ciò non deve di-ventare una regola: si abituino i fedeli ad acco-starsi alla penitenza nei momenti stabiliti.

70. Visita agli ammalati. Sia conservata e valoriz-zata la tradizione di far visita agli ammalati e

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 94: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

92

anziani nelle loro case almeno una volta al mese (primo venerdì del mese o altro giorno), offrendo loro la possibilità della confessione sacramentale.

Sul matrimonio

71. Percorsi di formazione. Gli itinerari di forma-zione al matrimonio, che vedo ben organizzati in diocesi sia a livello vicariale o interparrocchiale, prevedano una catechesi organica sui seguenti temi: la verità e il significato del proprio essere persona e della propria sessualità; la riscoperta di Gesù come senso della propria vita e della stessa esperienza di coppia; il valore e le caratteristiche dell’amore e in particolare dell’amore coniugale; il significato del matrimonio ed il suo valore spi-rituale, sociale e istituzionale; il bene della fedeltà e della definitività dell’impegno e dell’amore; il rapporto intrinseco del patto matrimoniale con la trasmissione della vita e la riscoperta del valore della procreazione; la responsabilità e la missione della famiglia nella società; la sacramentalità del matrimonio e i suoi effetti canonici; le esigenze propriamente ecclesiali della vita matrimoniale e familiare.

72. L’itinerario formativo deve svilupparsi per almeno dieci/dodici incontri complessivi in un arco di tempo da uno a tre mesi. Nell’approssi-marsi nella data delle nozze, venga possibilmen-te proposto anche un momento di preghiera o di ritiro spirituale, che aiuti i futuri sposi a vivere il mistero del loro amore.

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 95: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

93

73. La partecipazione ai corsi o itinerari di pre-parazione al matrimonio è obbligatoria. Non si dispensi da essa, se non per gravi motivi (come nel caso degli immigrati, dei pendolari, di chi ha turni di lavoro non programmabili e in presenza di altre gravi ragioni). In tal caso, il parroco pre-disponga degli incontri specifici sulle tematiche su indicate.

74. Nella fase di preparazione si diano con chia-rezza tutte le informazioni necessarie per la pre-parazione e celebrazione del matrimonio (riprese fotografiche; addobbi floreali; contributo di soli-darietà e offerta alla Chiesa, ecc.).

75. Matrimonio dei minori. I parroci siano decisi, ma sempre rispettosi e sereni, nel dissuadere i minori dal contrarre matrimonio, facendo pre-sente che le ragioni di convenienza sociale o di prassi tradizionale non valgono da sole a confi-gurare gli estremi della speciale gravità27. La cele-brazione del matrimonio dei minori, con dispen-sa dall’impedimento di età previsto dal can. 1083, viene autorizzata solo per gravi ragioni, una vol-ta accertata, attraverso un esame psicologico, la capacità del minore di esprimere un valido con-senso e di assumere gli obblighi matrimoniali es-senziali. Non sarà permessa la celebrazione del matrimonio canonico prima che il Tribunale per i minorenni abbia rilasciato l’autorizzazione a pro-cedere, senza la quale non è possibile ottenere la trascrizione agli effetti civili.

27 CEi, Decreto generale sul matrimonio canonico, 36.

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 96: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

94

76. Preparazione sacramentale al matrimonio. Il par-roco è il primo responsabile del cammino di for-mazione al matrimonio: accolga i fidanzati con amorevolezza, quando per la prima volta manife-stano la loro intenzione di sposarsi, dia loro ogni indicazione sul cammino di preparazione, non trascuri di richiamare loro gli impegni e i valori del matrimonio cristiano, di esortarli ad accostar-si ai sacramenti della penitenza e dell’Eucaristia, di prepararli a prendere parte attiva e consape-vole alla liturgia nuziale. Faccia di tutto, perché i fidanzati che non hanno ancora ricevuto la con-fermazione la ricevano prima del matrimonio, offrendo loro uno specifico percorso di formazio-ne spirituale, che va ad integrare e completare la preparazione matrimoniale.

77. Matrimoni di domenica. Si conserva la prassi di non celebrare matrimoni nel giorno di domenica e nelle solennità di precetto. Ad essa si dispensa solo in casi eccezionali per comprovate ragioni pastorali.

78. Celebrazione del matrimonio. La forma ordinaria di celebrazione del matrimonio avviene durante la Messa per l’intimo legame esistente tra l’Euca-ristia e il matrimonio. Tuttavia, quando la scel-ta cristiana dei nubendi appare ancora incerta, o uno dei nubendi, per qualsiasi ragione non è di-sposto ad accostarsi alla Comunione, si celebri il matrimonio nella liturgia della Parola. Parimenti quando il matrimonio avviene tra un cattolico e un battezzato in una comunità ecclesiale di cui la Chiesa non riconosce la validità dei sacramenti

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 97: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

95

dell’Ordine e dell’Eucaristia, il rito del matrimo-nio si celebri nella liturgia della Parola.

79. Matrimoni misti. Quando il matrimonio avvie-ne tra un cattolico e un battezzato in una Chiesa orientale, non in piena comunione con la Chiesa Cattolica e i cui sacramenti dell’Ordine e dell’Eu-caristia sono riconosciuti validi, conformemente a quanto previsto dal Direttorio ecumenico ai nu-meri 125-136 e ai numeri 143-160, il rito del ma-trimonio avviene nella celebrazione Eucaristica. In tal caso la comunione viene amministrata sotto le due specie, per rispetto alla prassi orientale. In questo caso si ricordi agli sposi che la condivisio-ne dell’Eucaristia è un caso eccezionale28.

80. Testimoni di nozze. È bene che anche i testimo-ni, resi consapevoli del valore ecclesiale della loro testimonianza, siano preparati alla celebrazione liturgica e si accostino possibilmente al sacra-mento della penitenza.

81. Animazione musicale. Le musiche e i canti siano di aiuto a vivere il mistero celebrato e favoriscano la preghiera e la partecipazione dell’assemblea. Non siano occasione di distrazione o di esibizio-ne di singole persone. Il suono e il canto devono aver luogo nei momenti consentiti. Si sconsiglia di far uso di musica riprodotta attraverso strumenti detti animatori liturgici, non essendo espressione viva della comunità orante. Si evitino durante la celebrazione musiche o canti non composti per la

28 Direttorio ecumenico, 160.

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 98: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

96

celebrazione liturgica (come l’Ave Maria di Schu-bert o di Gounod); se proprio sono voluti, siano eseguiti a conclusione del rito.

82. Comportamento degli sposi. Nella preparazio-ne immediata al rito liturgico si diano agli sposi tutte le indicazioni necessarie, perché il rito non sia improvvisato. Non è opportuno che siano gli sposi a proclamare la Parola di Dio, essendo i pri-mi destinatari della Parola che viene proclamata. Durante la preghiera eucaristica non è consentito che gli sposi stiano presso l’altare accanto al sa-cerdote. Ad essa non si sovrapponga il canto o la musica.

83. Luogo di celebrazione. Il luogo della celebrazio-ne è di norma la Chiesa parrocchiale di uno dei nubendi oppure quella della parrocchia in cui essi andranno ad abitare. Non è consentita la ce-lebrazione del matrimonio nelle ville o all’aperto, in spiaggia, negli alberghi e in genere in quei luo-ghi dove la celebrazione può rivestire carattere di cerimonia privata.

84. Rito liturgico. La celebrazione sia insieme so-lenne e semplice, tale da non perdere la profon-dità ed essenzialità del suo significato spirituale. Gli sposi siano aiutati a valutare e scegliere re-sponsabilmente il modo, per esprimere la loro gioia, senza cadere negli eccessi di una cerimonia profana, compiendo gesti concreti di solidarietà verso i più bisognosi. Per dare spazio a tali fina-lità è possibile fare la colletta e la processione of-fertoriale.

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 99: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

97

85. Celebrazione del matrimonio in parrocchia senza alcuna formalità esterna. La parrocchia in segno di vicinanza e condivisione non richiede alcuna of-ferta ai nubendi che scelgono di sposarsi rinun-ciando ad ogni forma esteriore, quale il servizio fotografico, l’addobbo floreale, il pranzo nuziale al ristorante.

86. Celebrazione del matrimonio in parrocchia. Anche se non è richiesto un’offerta determinata quanti-tativamente, gli sposi vanno esortati a partecipa-re alle necessità della parrocchia attraverso una congrua offerta, che tenga conto dei vari servizi prestati (spese di culto; manutenzione dell’edifi-cio, pulizie, impianti, consumi vari, ecc). L’offerta ricevuta a favore della parrocchia va annotata nei registri di contabilità parrocchiale.

87. Celebrazione del matrimonio fuori parrocchia in Santuari, Basiliche, Cattedrali, Rettorie o in Chiese di confraternite. Dal momento che la celebrazio-ne del matrimonio di regola va fatta nella Chiesa parrocchiale, agli sposi che intendono celebrare le loro nozze in Chiese diverse da quella parroc-chiale (Santuari, Basiliche, Cattedrali, Rettorie o Chiese di confraternite), affrontando spese non indifferenti, è richiesto un contributo per la ma-nutenzione, il restauro ed altre spese, quali le pu-lizie, gli impianti, ecc.), nella misura consentita in sede diocesana.

88. Adempimenti finali. Secondo le vigenti disposi-zioni concordatarie, si dà lettura degli articoli del Codice civile circa i diritti e i doveri dei coniugi,

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 100: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

98

prima della conclusione del rito. La firma dell’at-to di matrimonio non avvenga mai sull’altare, ma in un luogo a parte, su un tavolo predisposto da-vanti al popolo.

89. Servizi fotografici e riprese filmate. Preceden-temente al rito nuziale il parroco o rettore della Chiesa dia concrete indicazioni circa tempi e mo-dalità d’intervento di fotografi e cineoperatori, invitando ad osservare le disposizioni diocesane.

90. Addobbo floreale. L’addobbo floreale semplice, sobrio ed essenziale deve essere allestito in modo da rispettare il luogo sacro ed il senso del rito, privilegiando gli spazi propri della celebrazione, quali la mensa eucaristica, l’ambone ed il fonte battesimale. Il parroco o rettore della Chiesa dia tutte le indicazioni necessarie, invitando a rispet-tare le norme impartite dall’Ufficio liturgico dio-cesano.

91. La preparazione del rito di matrimonio sia fatta direttamente con gli sposi ed i loro parenti; non si accetti l’intermediazione di altre figure (es. Wedding planner).

Sulle esequie

92. Le esequie sono un momento particolarmente significativo sul piano umano e spirituale, in cui la vicinanza della comunità e del sacerdote sono di grande aiuto per coloro che vivono il tempo della sofferenza. Nel dedicare un congruo tem-po alla preghiera (veglia, rosario), il sacerdote o il diacono condividano il dolore dei familiari attra-

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 101: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

99

verso la vicinanza e un sincero e fraterno ascolto, predisponendo quanto necessario alla celebrazio-ne delle esequie.

93. Luogo delle esequie. Le esequie devono essere di norma celebrate nella propria parrocchia (CJC, 1177, § 1) o in quella in cui è avvenuta la morte (can. 1177, § 3). È tuttavia consentito per moti-vi familiari e pastorali scegliere un’altra Chiesa, dopo aver informato la parrocchia del defunto (can. 1177, § 2). In tale caso sia possibilmente il parroco del defunto a celebrare le esequie. È proi-bito celebrare il rito delle esequie nelle camere ardenti degli ospedali e delle case di riposo, nelle case private. Nell’impossibilità di celebrare i fu-nerali in Chiesa, si dia la benedizione alla salma e l’ultima raccomandazione e commiato nella litur-gia della Parola.

94. Corteo funebre. Il trasporto del defunto dalla casa alla Chiesa avviene secondo le consuetudi-ni locali e come previsto nel rito delle esequie, nel rispetto della dignità del corpo del defunto divenuto attraverso il battesimo «tempio dello Spirito Santo» (1Cor 6,9). Considerate le mutate circostanze della vita e la densità crescente del traffico, il corteo funebre di accompagnamento del feretro dalla casa alla Chiesa è sconsigliato nei centri urbani, ove può essere di intralcio alla circolazione. Laddove possibile, va conservato e vissuto in preghiera con la recita di qualche sal-mo adatto. Comunque nello stesso paese si evi-tino prassi differenti: a livello interparrocchiale i parroci adottino una soluzione comune.

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 102: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

100

95. Preparazione del rito. È bene curare ogni parti-colare per rendere la Chiesa accogliente e capace di comunicare il senso della fede attraverso la ric-chezza dei segni liturgici: il cero accanto al fere-tro, il libro dei Vangeli sopra la bara (anziché altri oggetti), i fiori accanto ai poli liturgici dell’altare e dell’ambone (non moltiplicati ovunque attorno alla bara), l’incenso e l’acqua benedetta per il rito del commiato.

96. Liturgia esequiale. Nella liturgia esequiale si raccomandano a Dio i defunti e si ravviva nei presenti la speranza e la fede nel mistero pa-squale e nella risurrezione dei morti. Ciò va fatto con delicatezza, in modo che, nell’esprimere la comprensione materna della Chiesa e nel recare il conforto della fede, si dia sollievo al cristiano che crede, senza urtare la suscettibilità dell’uomo che soffre. Si abbia una sensibilità particolare per quanti partecipano alle esequie, siano essi acatto-lici o anche cattolici che mai o quasi mai parteci-pano all’Eucaristia o hanno del tutto perduto la fede. Nella celebrazione delle esequie, occorre te-ner presente non solo la persona del defunto e le circostanze della morte, ma anche il dolore dei fa-miliari, senza dimenticare il dovere di sostenerli, con delicata carità, nella loro concreta situazione.

97. Concelebrazione. Qualora ad una liturgia fune-bre siano presenti più sacerdoti, è consentito loro concelebrare. Si ricorda, tuttavia, che non è con-sentito concelebrare a chi ha già celebrato o dovrà celebrare, a meno che la concelebrazione non sia presieduta dal vescovo o da un suo delegato. La

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 103: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

101

concelebrazione è particolarmente significativa, e perciò raccomandabile, quando il defunto è un sacerdote.

98. Animazione liturgica. È bene che le esequie abbiano sempre l’animazione musicale. Sia pos-sibilmente il coro parrocchiale a guidarla offren-do un servizio volontario e gratuito come segno di vicinanza della comunità. Non si ammettano gruppi musicali o cori che svolgano il servizio a pagamento su richiesta privata.

99. Rito delle esequie. Nelle celebrazioni esequiali non si facciano distinzioni di persone quanto allo svolgimento del rito ed agli apparati esterni, che diano impressione di funerale di serie A e funera-li di serie B. Sono da sconsigliare forme di vuota ostentazione e di sfarzo (corone di fiori, banda musicale, ecc.). La partecipazione della confrater-nita in abiti confraternali è consentita nelle ese-quie di un membro della stessa.

100. Omelia. L’omelia deve evitare la forma e lo stile dell’elogio funebre: pur nell’eventuale rife-rimento alla vita concreta del defunto, deve rav-vivare anzitutto la fede nel mistero pasquale e la speranza cristiana nella vita eterna.

101. Preghiere dei fedeli. È consentito, anzi oppor-tuno, inserire nella preghiera universale dei fe-deli un’intenzione particolare per il defunto: le intenzioni proposte a nome della comunità siano, comunque, sobrie, formulate con sapiente libertà, composte di poche e non improvvisate parole.

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 104: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

102

102. Saluto di commiato. Occorre fare di tutto per-ché la celebrazione esequiale non si trasformi in una commemorazione del defunto. Al momento del saluto finale è consentito un breve interven-to con espressioni semplici di cristiano ricordo del defunto, evitando lo stile celebrativo. Si rac-comanda che il testo sia stato precedentemente preparato e presentato al celebrante, in modo da non incorrere in espressioni poco adatte, se non in contrasto, col mistero che si celebra. Non si uti-lizzi l’ambone, riservato alla Parola di Dio e alla preghiera della Chiesa. Si educhi al valore del silenzio davanti al mistero della morte, evitando gli applausi che poco si addicono al momento ed alla sofferenza ed al lutto dei familiari.

103. Divieto di manifestazioni pubbliche. Nel caso in cui vi sia un divieto di manifestazioni pubbliche da parte dell’autorità di pubblica sicurezza, si rispetti l’ordinanza emessa. Prendendo contatto con la famiglia e facendo presente le prescrizio-ni ricevute, si prepara il momento di preghiera al cimitero con la benedizione della salma e la litur-gia della Parola, da svolgersi nell’orario stabilito. In tale circostanza non si celebri la Santa Messa al cimitero, ove mancano di solito le condizioni minime per una celebrazione decorosa. Si sta-bilisca con i parenti la celebrazione della Messa nella Chiesa parrocchiale in altra data, in forma semplice, senza segni di pomposità, di fiori, canti, musiche e commemorazioni29.

29 Cfr. art. 14 degli Orientamenti pastorali della CEc, Per una nuova evangelizzazione della pietà popolare.

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 105: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

103

104. Veglia di preghiera in Chiesa. Anche se è op-portuno organizzare momenti di preghiera in Chiesa, come le veglie, specie nel caso di sacer-doti, non è il caso che le salme dei defunti sostino durante la notte nelle Chiese aperte al culto, spe-cie se parrocchiali. Solo in circostanze eccezionali il parroco può permetterlo, dopo aver avvisato il vescovo. La disposizione vale anche per le con-fraternite.

105. Gratuità del servizio liturgico esequiale. Il ser-vizio religioso delle esequie è gratuito, salva la libera volontà offerente dei familiari o amici del defunto. Si educhino i fedeli a versare la propria offerta nell’apposita cassetta per le opere di carità e le necessità della Chiesa. In occasione delle ese-quie si sconsiglia la colletta durante l’offertorio.

106. Rapporti con le agenzie funerarie. Le agenzie fu-nebri, anche se incaricate dai familiari, non sono autorizzate a programmare e predisporre auto-nomamente svolgimento e modalità delle esequie cristiane. Per ovviare ad eventuali incresciose in-terferenze si instauri un’effettiva collaborazione con esse, perché possano svolgere il loro compito con dignità e decoro e favorire il contatto diretto con i familiari. In ogni caso si esiga che sia qualcu-no dei parenti ad informare il parroco della mor-te. Si tratta di un evento di grande significato pa-storale che non può essere affidato in tutto e per tutto alle agenzie funebri, pur riconoscendone la competenza, la professionalità e la partecipazio-ne umana. Il parroco incontri personalmente e di-rettamente i familiari per disporre lo svolgimento

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 106: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

104

delle esequie, così da evitare il rischio di commi-stione tra gli aspetti prettamente religiosi e quelli più convenzionali e cerimoniali.

107. Rito delle esequie. Nelle celebrazione delle ese-quie si valorizzi il Rito delle esequie (II edizione, 2012) nella ricchezza delle sue monizioni, pre-ghiere, suggerenti pastorali, antifone, salmi e re-sponsori musicati.

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 107: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

105

III

LE FESTE RELIGIOSE

108. Valore della pietà popolare. Nel cammino pa-storale della nostra Chiesa desidero ribadire con fermezza che la pietà popolare rappresenta nel-le nostre comunità meridionali una grande op-portunità di crescita spirituale. E non come un problema. Bisognosa di evangelizzazione, ma non di accantonamento, la pietà popolare è una risorsa utile per formare la coscienza civile, per dare maggiore consistenza al radicamento sul territorio e all’appartenenza ad una comunità. Le feste religiose sono momenti significativi del-la spiritualità cristiana e del patrimonio religioso trasmesso dalla tradizione. In esse e attraverso di esse si riflette l’esperienza orante del creden-te, che si traduce in gesti concreti ed esperienze capaci di parlare all’uomo di oggi e di favorire l’incontro col Dio della vita, ma anche le difficol-tà e debolezze di un’esperienza che risente delle conseguenze di una secolarizzazione che investe tutti gli ambiti della vita religiosa. Se vogliamo che la festa religiosa conservi la sua dimensione di esperienza di fede e di vita religiosa, di crescita comunitaria e d’impegno cristiano, è necessario che siano rispettate e concretamente tradotte in atto le istanze che ne qualificano la natura e lo svolgimento. Ciò si rende necessario nell’attuale situazione di secolarizzazione e d’oscuramento dei valori morali alla luce dell’istanza di nuova

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 108: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

106

evangelizzazione e del rinnovamento voluto dal Concilio Vaticano II.

109. Centralità della domenica. Un importante pun-to di partenza è dato dalla consapevolezza che le feste religiose non devono sminuire il significato teologico e pastorale della domenica, festa primor-diale, alla quale non può essere anteposta alcuna altra festa, essendo «il fondamento e il nucleo di tutto l’anno liturgico»30. Per questo il giorno del Signore non deve essere subordinato ad alcuna manifestazione di pietà popolare.

110. Il giorno della festa. Le feste religiose siano ce-lebrate nel giorno in cui ricorrono nel calendario liturgico. Si possono trasferite alla domenica solo se si tratta di domeniche del tempo ordinario. Secondo la normativa liturgica è esclusa la pos-sibilità di trasferirle nelle domeniche privilegiate d’Avvento, di Quaresima, di Pasqua e nei giorni in cui si celebrano le grandi solennità del Signore (Festa della Santa Famiglia, del Battesimo del Si-gnore, dell’Ascensione, della Pentecoste, della SS. Trinità, del Corpus Domini, di Cristo Re dell’U-niverso). Se la festa religiosa coincide con i giorni sopra indicati ed ha risvolti civili (ad es. chiusura degli uffici, delle scuole, ecc.), dopo un confron-to con l’amministrazione locale, si provveda ad anticiparla o posticiparla al giorno previsto dal calendario generale secondo le norme liturgiche.

111. Calendario diocesano. Si provvederà al più presto ad una revisione del calendario diocesano,

30 Sacrosanctum Concilium, 106.

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 109: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

107

facendo in modo che il trasferimento delle feste si fissi secondo i criteri indicati.

112. Programma religioso. Le feste devono favorire e curare lo svolgimento dei momenti liturgici e la partecipazione attiva e consapevole dei fede-li, anche di coloro che, in un modo o in un altro, sono coinvolti nell’organizzazione (confraternite, comitati feste, gruppi di portatori), come anche la preparazione dei ministri, i canti da esegui-re e quant’altro necessario. Nella preparazio-ne della festa occorre curare particolarmente la predicazione e la catechesi nel corso del triduo o novenario, scegliendo argomenti e temi che fa-voriscono l’incontro con Cristo, promuovendo, possibilmente, centri di ascolto o altre iniziative rivolte anche ai giovani e alle famiglia, che siano idonee a favorire il clima dell’attesa e della festa. Nel novenario o triduo di preparazione non deve mai mancare la celebrazione comunitaria del sa-cramento della riconciliazione, essendo l’invito alla conversione parte integrante ed essenziale di ogni festa religiosa.

113. Festeggiamenti esterni. Anche se il momento ludico è un elemento importante della festa, non deve essere prevalente e staccato dal momento religioso, al quale deve rimanere sempre subor-dinato. Non è pensabile che una festa religiosa possa ridursi a manifestazione paganeggiante, con sperpero di denaro per il cantante famoso e per i fuochi pirotecnici. L’equilibrio dei due poli della festa (quello liturgico-celebrativo e quello ludi-co) dev’essere salvaguardato attraverso una pro-

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 110: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

108

grammazione ben studiata dal Consiglio pasto-rale, pur tenendo conto delle tradizioni culturali del luogo.

114. Dimensione solidale della festa. Un’attenzione particolare va rivolta alla connessione esistente tra la celebrazione della festa e la solidarietà: una comunità che fa festa è chiamata ad esprimere at-tenzione e sensibilità verso le povertà e i bisogni del territorio. La carità può esprimersi attraverso un’opera-segno a favore di un bisogno particolare della comunità, l’aiuto ad una famiglia bisogno-sa, l’assistenza di un anziano, un progetto di for-mazione e di solidarietà rivolto alle fasce sociali più povere, la creazione del fondo Caritas parroc-chiale, un progetto di aiuto ad un paese del terzo mondo, un intervento di recupero e restauro di un’opera d’arte, o della stessa Chiesa, ecc. In al-ternativa all’opera-segno il comitato organizzatore della festa deve accantonare per il fondo di soli-darietà della Caritas parrocchiale un contribuito non inferiore al 15% delle entrate.

115. Introduzione di nuove feste. Il moltiplicarsi delle feste nelle nostre comunità parrocchiali e il desiderio di istituirne di nuove devono esse-re motivo di approfondita riflessione pastorale. Una festa ha senso se è espressione di una fede viva, partecipata e testimoniata di tutto o di gran parte del popolo fedele, e non espressione della devozione di singoli fedeli o di piccoli gruppi di devoti. Nessuna nuova festa con manifestazio-ni esterne può essere istituita senza il consenso dell’ordinario diocesano. Si eviti inoltre di du-

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 111: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

109

plicare nel corso dell’anno la festa in onore di un santo o di un titolo mariano. Ogni anno, il parro-co presenti in Curia l’elenco delle feste, indicando quali di esse hanno solo la processione e quali di esse anche manifestazioni esterne. Non possono essere riproposte feste come semplice rispolvero di antiche manifestazioni o pedissequa ripetizio-ne di gestualità tipiche di altri tempi: sono inter-pretazione e attualizzazione del mistero di Cristo nell’oggi della nostra storia.

116. Comitato festa. Nell’organizzazione della fe-sta il parroco può avvalersi dell’aiuto di un co-mitato festa, di cui comunque possono far parte alcuni membri del Consiglio pastorale.

117. Feste organizzate dalle confraternite. L’organiz-zazione delle feste da parte delle confraternite deve avvenire di concerto col parroco, al quale spetta l’approvazione del programma religioso e civile e presentarlo alla Curia per la richiesta del nulla osta. Le confraternite sono tenute ad osser-vare le presenti norme e quindi devono anch’esse provvedere al rendiconto amministrativo entro un mese dalla festa.

118. Commissione diocesana per la pietà popolare, le feste e la liturgia. Le richieste di autorizzazioni per lo svolgimento della festa devono essere presen-tate dal parroco alla Commissione diocesana per la pietà popolare, le feste e la liturgia, almeno quindici giorni prima. Alla domanda occorre al-legare la seguente documentazione:

• L’elenco dei membri del comitato festa.

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 112: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

110

• Il bilancio consuntivo dell’anno precedente ed il preventivo dell’anno in corso.

• Il programma dettagliato con date e orari delle manifestazioni religiose e civili.

• L’indicazione precisa dell’opera-segno o in al-ternativa della somma da destinare al fondo della Caritas parrocchiale (non meno del 15% delle en-trate).

La Commissione diocesana per la pietà popola-re, le feste e la liturgia, dopo aver esaminato il programma della festa, preso atto dell’opera-segno prevista o, in assenza, della quota che s’intende accantonare per il fondo di solidarietà della Cari-tas parrocchiale, non inferiore al 15% delle entra-te, rilascerà l’autorizzazione richiesta.

119. Processioni. La processione è una forma pub-blica e solenne di preghiera itinerante con la quale la comunità cristiana, percorrendo le strade di un determinato territorio, esprime la sua condizione di popolo in cammino che, con Cristo e dietro Cri-sto, consapevole di non avere in questo mondo una stabile dimora, marcia per le vie della città terrena verso la Gerusalemme celeste. È segno della testi-monianza di fede che la comunità cristiana deve rendere al suo Signore nelle strutture della società civile, come anche segno del compito missionario della Chiesa, la quale sin dagli inizi, secondo il mandato del Signore (Cfr. Mt 28,19-20), si è messa in marcia per annunciare per le strade del mon-do il Vangelo della salvezza31. Con tale rito una

31 Cfr. conGrEGazionE PEr il culto Divino E la Disci-Plina DEi sacraMEnti, Direttorio su pietà popolare e liturgia, 2002.

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 113: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

111

comunità vuole esprimere i propri sentimenti di devozione a Dio e dare pubblica testimonianza della propria fede e può essere ancora oggi un mezzo efficace per esaltare la propria identità re-ligiosa e la propria coesione interna.

120. Preparazione ed organizzazione. La buona riu-scita delle processioni dipende dalla preparazio-ne remota e prossima, svolta in collaborazione tra la Commissione diocesana per la pietà popolare, le feste e la liturgia, il Consiglio pastorale, gli ani-matori liturgici, con i ministranti ed il servizio volontari.

121. Percorso. Il percorso, stabilito dal parroco, d’intesa con il Consiglio pastorale parrocchiale, segua le vie principali della parrocchia. Non ne-cessariamente deve attraversare tutto il territorio parrocchiale o seguire le viuzze dei centri stori-ci spesso troppo anguste, da rendere difficile il cammino. La determinazione del percorso non deve essere dettata da richieste private o da altri motivi. Il percorso può essere variato di anno in anno, specie se lo richiedono motivi di maggiore coinvolgimento dei fedeli, ragioni di traffico stra-dale e lo sviluppo urbano. Nel caso in cui il per-corso processionale interessasse più parrocchie, i parroci dovranno concordarne l’organizzazione, le modalità, i tempi e ritmi di svolgimento ed es-sere possibilmente presenti dando segno concre-to di unità.

122. Si evitino i percorsi interessati dalle fiere, preferendo quelli che più favoriscono la parte-

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 114: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

112

cipazione dei fedeli. Si tenga conto dell’orario, evitando, soprattutto d’estate, processioni in pie-no giorno e sotto il sole cocente; è più opportuno organizzare le processioni alla sera, per renderle spiritualmente più proficue e meglio partecipate.

123. Osservanza delle autorizzazioni prescritte. Per lo svolgimento della processione ci si premuni-sca delle necessarie autorizzazioni civili, al fine di garantire il servizio d’ordine. L’avviso per le pro-cessioni, formulato con apposito modulo in tripli-ce copia, a norma degli art. 24 e 25 del T.U. della legge di pubblica sicurezza e munito del nulla osta dell’ordinario diocesano, deve essere indirizzato al sindaco o all’autorità di P.S., almeno tre giorni prima della data del suo svolgimento con segna-lazione dettagliata del percorso e delle eventuali soste.

124. Accompagnamento e durata. Ogni processione sia accompagnata dal sacerdote o dal diacono, dai ministranti, prestando attenzione a che abbia una durata limitata per lunghezza e tempo e che normalmente non superi le due o tre ore di du-rata. Si eviti di portare più statue in processioni.

125. Preghiere durante il percorso. Si dia spazio alla preghiera, al santo rosario, alla lettura di brani biblici, alle riflessioni spirituali, ai canti popola-ri e all’accompagnamento musicale, creando una bella sintonia tra i brani eseguiti della banda mu-sicale ed il canto del popolo.

126. Si invitino i fedeli a non chiacchierare duran-te il percorso, a non usare il telefonino, a posare

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 115: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

113

per foto e a quanto altro possa disturbare lo spiri-to di raccoglimento e di preghiera.

127. Banda musicale. La banda musicale ha il com-pito di preannunciare l’itinerario con musiche sa-cre, aprendo il corteo con ordine e compostezza e lasciando lo spazio necessario all’esecuzione di canti popolari e alle preghiere.

128. Sistema di amplificazione. Si presti attenzione al sistema di amplificazione, in modo che sia fa-vorita la partecipazione alla preghiera per tutto il percorso processionale.

129. Divieto di raccolta delle offerte. Durante le pro-cessioni è vietata la raccolta di offerte in denaro e in altri beni materiali.

130. Preghiera finale. La conclusione della proces-sione deve prevedere una breve riflessione in Chiesa o in piazza, se il luogo è raccolto e le circo-stanze lo permettono, con un’orazione conclusiva e la benedizione.

131. Messe all’aperto. Nelle feste popolari o in al-tre circostanze, si presti attenzione particolare alle Messe all’aperto, valutandone l’opportunità e la scelta dello spazio celebrativo: che sia un luo-go raccolto, lontano dalle bancherelle e dalle aree mercatali, dalla distrazione dei rumori, in modo da favorire in ogni caso il silenzio e il raccoglimento.

132. Numero delle processioni. Vi sia a livello par-rocchiale un numero limitato di processioni,

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 116: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

114

mantenendo le più importanti e le più parteci-pate. Si evitino più processioni dello stesso santo durante l’anno. Le processioni in onore della Ma-donna e dei santi non si terranno nei giorni in cui il calendario liturgico non lo permette. Nel qual caso la festa può essere anticipata o posticipata, con permesso dell’ordinario.

133. Soppressione. Quando le processioni sono ri-dotte a cortei di pochi, e non coinvolgono tutta la comunità e/o manca persino chi porti le statue, occorre eliminarle, tenendo anche presente che il loro eccessivo proliferare porta fatalmente ad una loro svalutazione e decadimento nel ritualismo.

134. Manifestazioni esterne. L’apparato esteriore (luminarie, fuochi pirotecnici, complessi bandi-stici), pur richiesto dalla festa popolare, deve es-sere sobrio, non in dissonanza con le esigenze di carità e solidarietà. Ogni spreco è offesa a chi vive nel bisogno.

135. Spettacoli ed intrattenimenti. Sono consentiti intrattenimenti musicali e spettacoli in piazza, le cui proposte o esibizioni al pubblico non siano in contrasto con lo spirito religioso e non comporti-no spese eccessive. Ciò vale, anche per eventuali spettacoli pirotecnici che pure costituiscono un elemento tradizionale della festa a cui la nostra gente tiene tanto.

136. Si auspica che dalle comunità ecclesiali ven-gano fuori nuove forme di manifestazioni reli-giose e culturali, promozionali del genio di ogni paese e più aderenti alla sensibilità attuale, con il

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 117: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

115

coinvolgimento di gruppi giovanili. Anziché ri-correre ad artisti e orchestre che provengono dal di fuori, si valorizzi l’apporto ed il coinvolgimen-to dei gruppi giovanili. Si promuova il carattere popolare della festa attraverso spettacoli folk, con-certi di musica classica, gruppi teatrali (meritevo-li di valorizzazione sono le rappresentazioni sa-cre tradizionali), giochi popolari che coinvolgono la gente del luogo e ne promuovono una migliore integrazione sociale. Sia chiaro che l’identità di un paese non si misura da una serata spettacola-re fantastica, ma dalla partecipazione attiva della gente ai festeggiamenti.

137. I portatori delle statue. I portatori delle statue siano fedeli che vivono la vita cristiana: a. Per una loro adeguata formazione e assistenza spi-rituale, si costituiscano in gruppo o associazione parrocchiale; b. Vengano preparati con incontri di catechesi e di preghiera a vivere la processione seriamente e con fede; c. Si impegnino a tenere un comportamento consono, evitando chiacchie-re, fumo, uso di telefonini, pose per foto e quanto altro possa disturbare il raccoglimento e la pre-ghiera; d. Non siano persone aderenti ad associa-zioni condannate dalla Chiesa o sotto processo per associazione mafiosa o incorsi in condanna definitiva per associazione mafiosa, senza prima aver dato segni pubblici di pentimento e di rav-vedimento; e. Il loro servizio è reso gratuitamente e solo per motivi religiosi.

138. Si tenga comunque presente che un eventua-le richiesta dell’elenco dei portatori delle statue

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 118: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

116

da parte delle autorità civili, non trova fonda-mento nel vigente sistema normativo dello Sta-to italiano. L’esercizio pubblico del culto, nel cui ambito ricadono anche le processioni religiose, è garantito pienamente dagli artt. 17 e 19 della Co-stituzione Italiana32. In tali casi, nello spirito di un’opportuna e rispettosa collaborazione, è bene consultare l’ordinario diocesano.

139. Processione del Corpus Domini. Tra le proces-sioni si distingue per importanza e per significato quell’annuale della solennità del Corpo e Sangue di Cristo, con la quale il popolo cristiano rende pubblica testimonianza di fede e di venerazione verso il Santissimo Sacramento33.

140. Usi locali. Si valorizzino le consuetudini loca-li sia per l’addobbo delle strade e delle piazze sia per la composta sfilata di quanti vi partecipano. Si faccia uso di lumi, incenso e baldacchino, sot-to il quale inceda il sacerdote con il Santissimo. Dove si conserva l’uso dell’ombrello processio-nale, questo sia affidato ad un ministro o ad un

32 Per la Chiesa Cattolica tale garanzia è stata ribadita anche nell’Accordo del 18 febbraio 1984 tra la Repubblica Italiana e Santa Sede (legge 25 marzo 1985, n. 121) che nell’art. 2 riafferma che «…è assicurata alla Chiesa libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di eser-cizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica». L’esercizio pubbli-co del culto tocca, pertanto, sia l’ambito proprio di eserci-zio del diritto di libertà religiosa e del diritto di riunione sia l’ambito dei rapporti tra Repubblica Italiana e Santa Sede (art. 7 Cost.).

33 Cfr. Istruzione Eucharisticum Mysterium, 59.

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 119: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

117

responsabile di aggregazioni ecclesiali, o ad un rappresentante della comunità civile. Nel corso della processione, se la consuetudine lo comporta e se lo consiglia il bene pastorale, si possono fare anche delle stazioni o soste con la benedizione eucaristica.

141. Nei centri urbani con più parrocchie la pro-cessione sia unica come segno dell’unità della Chiesa intorno all’Eucarestia. Vi partecipi tutto il presbiterio locale e sia presieduta alternativa-mente da uno dei parroci.

142. Comitati feste religiose. L’organizzazione delle feste, di solito, è affidata ad un comitato festa for-mato da fedeli sensibili ai problemi ecclesiali ed educati al senso di partecipazione alla vita della comunità.

143. Organizzazione del comitato. Il comitato è sem-pre presieduto dal parroco che lo forma, chiaman-do a farne parte persone che si distinguono per impegno ecclesiale e onestà; non ha di per sé ca-rattere permanente e resta in carica per la sola ce-lebrazione della festa, secondo il programma pre-parato dal Consiglio pastorale ed approvato dalla Curia almeno quindici giorni prima; s’impegna a rispettare le norme vigenti, sia canoniche che civili (Siae secondo la convenzione stipulata dalla cEi ed altre tasse), e a redigere entro un mese il bilancio consuntivo della festa, che deve essere vistato dal Consiglio affari economici parrocchiale.

144. Spetta al parroco in qualità di presidente del comitato o al rettore della Chiesa nominare even-

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 120: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

118

tualmente un segretario e un cassiere. Del comi-tato farà parte di diritto almeno un membro del Consiglio pastorale parrocchiale e del Consiglio affari economici. L’elenco dei membri del comi-tato dovrà essere presentato all’ordinario dioce-sano per l’approvazione insieme alla richiesta di autorizzazione per la festa. Il comitato decade con la fine della festa. Spetta al parroco confer-marlo o rinnovarlo.

145. Compiti del comitato. Il comitato ha come com-pito raccogliere le offerte per lo svolgimento del-la festa, sostenere tutte le spese relative alla festa, comprese quelle per i servizi di culto, i rimborsi per spese d’organizzazione, consumi, ecc., contri-buire alle opere di carità e alle iniziative di solida-rietà della comunità ecclesiale e del territorio.

146. Segno di riconoscimento. Coloro che sono inca-ricati alla raccolta delle offerte porteranno un se-gno di riconoscimento e rilasceranno ricevuta di quanto è stato loro dato. Le offerte che vengono raccolte devono essere annotate in apposito regi-stro. Occorre tenere presente che la legge concor-dataria autorizza le questue solo per scopi di reli-gione o di culto. Pertanto in caso d’irregolarità il presidente del comitato ne risponde legalmente.

147. Contratti. Nella stipula dei contratti con ditte che danno il loro apporto allo svolgimento del-la festa, è necessaria la firma del presidente del comitato. Se questi è impossibilitato sarà suppli-to dal vicepresidente. I contratti devono essere regolarmente sottoscritti e conservati. Ogni pa-

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 121: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

119

gamento dovrà essere effettuato con assegno o bonifico bancario. Si presti attenzione che le ditte invitate siano in regola con le assicurazioni e le licenze richieste per legge.

148. Amministrazione. La comunità ha diritto di conoscere le offerte ricevute e il loro uso per lo svolgimento dei festeggiamenti. Per favorire una gestione economica trasparente, è necessario rendere noto il bilancio consuntivo delle spese e delle entrate. Il bilancio della festa va allegato al bilancio parrocchiale. I proventi, i residui attivi o passivi sono voci parziali dell’unico bilancio par-rocchiale.

149. Tradizioni popolari quaresimali e della Settimana Santa. Le tradizioni quaresimali e della Settimana Santa non devono essere di ostacolo alle azioni li-turgiche, previste dal calendario. Tra i pii esercizi con cui i fedeli venerano la Passione di Cristo, si privilegi la Via Crucis quale esercizio di pietà par-ticolarmente adatto e raccomandato nel tempo di Quaresima. In ogni Chiesa durante la Quaresima vi sia un congruo tempo di adorazione del SS. Sa-cramento. L’adorazione del SS. Sacramento, che segue la celebrazione della Messa nella cena del Signore è prevista solo nelle Chiese parrocchiali, salvo diverse disposizioni nei singoli casi.

150. In riferimento al luogo della riposizione, non venga conferito ad esso l’aspetto di una sepoltu-ra o di urna funeraria. Il sacramento venga cu-stodito in un tabernacolo chiuso, senza fare l’e-sposizione con l’ostensorio. Dopo la mezzanotte

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 122: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

120

del Giovedì Santo, l’adorazione si compie senza solennità, essendo già iniziato il giorno della Pas-sione del Signore.

151. Nel programma liturgico del Venerdì San-to dovrà essere dato il primo posto e il massimo rilievo alla solenne azione liturgica del pomerig-gio. Si aiutino i fedeli a comprendere che nessun altro pio esercizio può sostituirla. Sia celebrata come prescritto dalle rubriche e senza introdurvi riti e pratiche di devozione estranee alla stessa, come la tradizionale chiamata della Madonna o il rito di sepoltura di Gesù.

152. La processione del Venerdì Santo del Cristo morto e dell’Addolorata, con le varette o miste-ri, si svolga esclusivamente dopo e a completa-mento della celebrazione solenne della Passione e morte del Signore del Venerdì pomeriggio. Dove non c’è questa tradizione, in alternativa, si può tenere il pio esercizio della Via Crucis per le vie della parrocchia.

153. La pietà popolare non deve rimanere estra-nea al carattere peculiare del Sabato Santo; per-tanto le consuetudini e le tradizioni religiose col-legate con questo giorno, in cui un tempo veniva anticipata la celebrazione pasquale, sono da evi-tare.

154. Nella veglia pasquale sia data importanza alla benedizione del cero pasquale, come previsto dalla liturgia, evitando di sovrapporre altri segni non previsti dal rito, che potrebbero ingenerare

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 123: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

121

confusione. Non sono ammesse rappresentazioni della Risurrezione.

155. La partecipazione delle confraternite alla ce-lebrazione dei riti della Settimana Santa va ade-guata alle norme liturgiche. Esse partecipino con-venientemente ordinate e procedano con i propri labari ed insegne.

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 124: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

122

iv

CONSERVAZIONE E MANUTENZIONEDELLE CHIESE

156. Tutela beni storici e culturali. La Chiesa, ispi-ratrice e promotrice di tante opere d’arte, ha il diritto-dovere di tutelare i suoi beni culturali sto-rico-artistici. La tutela e la valorizzazione dei suoi beni artistici presenti nelle Chiese e nei conventi impongono il problema della conservazione.

157. Impianto antifurto. Le Chiese che conservano opere di notevole interesse storico-artistico prov-vedano ad installare un impianto antifurto. Qua-lora mancassero i requisiti di sicurezza, si prov-veda dai responsabili a rimuovere le opere d’arte per depositarle in un luogo sicuro su indicazione dell’ordinario diocesano.

158. Casi di furto. In caso di furto, si sporga imme-diata denunzia alle competenti autorità di pub-blica sicurezza e se ne dia contemporaneamente segnalazione alla Curia vescovile.

159. Suppellettile sacra. La natura e la dignità del luogo sacro, e di tutta la suppellettile, devono fa-vorire la pietà e manifestare la santità dei misteri che si celebrano. I luoghi sacri e gli oggetti che servono al culto siano davvero degni, belli. L’ar-redamento della Chiesa s’ispiri a semplicità più che al fasto.

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 125: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

123

160. Divieto di alienazione. In nessun caso è con-sentito alienare oggetti di valore artistico o sto-rico appartenenti al patrimonio culturale della parrocchia o della confraternita, fossero anche oggetti deteriorati o fuori uso per la riforma li-turgica.

161. Altare. Sia prestata molta cura all’altare ed alla sua unicità e centralità. È necessario un solo altare, parte più eccellente del presbiterio e dell’intera Chiesa, in modo che la sua singolari-tà favorisca la partecipazione dei fedeli. Quando il vecchio altare è collocato in modo da rendere difficile la partecipazione del popolo e non può essere rimosso senza danneggiare il valore arti-stico, si costruisca un altro altare fisso, realizzato con arte e debitamente dedicato. Soltanto sopra questo altare si compiano le sacre celebrazioni. Il vecchio altare non venga ornato con particolare cura per non sottrarre l’attenzione dei fedeli dal nuovo altare34.

162. Impianto di amplificazione. L’acustica è spesso un delicato problema per molte Chiese, al quale occorre prestare la dovuta attenzione35. Ci si av-valga sempre di un adeguato impianto di ampli-ficazione che sia ben funzionale.

163. Manutenzione dell’edificio. Si presti attenzione all’ordinaria manutenzione delle strutture: si fac-

34 Cfr. Ordinamento generale del Messale Romano, 303.35 «È necessario che negli edifici sacri non si trascuri

mai l’acustica, nel rispetto delle norme liturgiche e archi-tettoniche» (Verbum Domini, 68).

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 126: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

124

cia periodicamente una verifica di controllo alle strutture murarie da parte di tecnici; grondaie e discendenti pluviali vanno verificati periodica-mente, specie a fine estate, prima che temporali e acquazzoni arrechino danni più gravi. Controlli e verifiche annuali vanno fatti su: lo stato della copertura, i cornicioni, gli intonaci. L’impian-to elettrico sia a norma. Per il restauro di opere d’arte, di suppellettili, dell’aula liturgica e di al-tri ambienti si proceda solo dopo aver consultato l’Ufficio tecnico e l’Ufficio dei beni culturali.

164. Pertanto non è consentito ad alcuno proce-dere di propria iniziativa, apportare modifiche anche lievi all’edificio di culto o rimuovere opere d’arte senza le autorizzazioni degli organi com-petenti.

165. Progetto di adeguamento delle Chiese. Ogni pro-getto di adeguamento delle Chiese ed interventi importanti sulla struttura devono essere presen-tati in Curia per le autorizzazioni richieste. Per tutti i lavori di manutenzione, adeguamento, ri-strutturazione degli edifici di culto e locali annes-si, il parroco deve attenersi alle norme vigenti ed avvalersi della consulenza degli Uffici di Curia.

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 127: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

125

CONCLUSIONE

Le disposizioni date non vogliono essere una gabbia, dove rinchiudere la libertà e la spontanei-tà del popolo di Dio, quanto un aiuto ed orienta-mento, perché la fede, superando il pericolo del ritualismo e del devozionalismo, possa incidere sul modo di pensare, di giudicare e di vivere del nostro popolo. Il pericolo più grave, cui la pie-tà popolare è esposta, è quello di restare un fat-to esteriore e superficiale, che non tocca la vita delle persone, correlato solamente a particolari tradizioni e condizioni socio-ambientali, che non incidono in alcun modo nella vita reale. Non a caso persone molto legate alla religiosità popola-re, passata la festa o fuori dall’ambiente per moti-vi di lavoro o di emigrazione, abbandonano ogni pratica religiosa.

Tenendo presenti le sollecitazioni delle due note pastorali della Conferenza episcopale cala-bra, è stata richiamata l’importanza ed il valore della liturgia come forza, luogo e strumento di nuova evangelizzazione nella nostra Chiesa36. In esse i vescovi delle Chiese di Calabria, afferman-do i valori perenni del Vangelo, hanno individua-to e sollecitato alcuni percorsi pastorali per una

36 Cfr. cEi, Testimoniare la verità del Vangelo. Nota pa-storale sulla ’ndrangheta (25 dicembre 2014); Per una nuova evangelizzazione della pietà popolare. Orientamenti pastorali per le Chiese di Calabria (30 giugno 2015).

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 128: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

126

«nuova evangelizzazione» della nostra terra, tra-dizionalmente influenzata dalla pietà popolare.

Invito tutta la Chiesa diocesana, sacerdoti e fedeli, religiosi e religiose, ad accogliere questi orientamenti pastorali, operando in modo che

«le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguag-gio e ogni struttura ecclesiale diventino un ca-nale adeguato per l’evangelizzazione del mon-do attuale, più che per l’autopreservazione»37.

Anche nell’azione liturgico-sacramentale, la comunità credente è chiamata a vivere quell’a-pertura di cuore, che accoglie e favorisce «la ri-sposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia»38.

La liturgia è lode a Dio ed incontro con colui che rigenera e dà vita, capace di trasformare in vita i gesti liturgici, in modo che non ci sia separa-zione tra liturgia, carità e profezia. Sono convinto che l’essenziale nella liturgia sta fuori della stessa liturgia.

Affido queste disposizioni ed orientamenti particolarmente ai sacerdoti e al loro discerni-mento ed intelligenza pastorale, affinché li pre-sentino e spieghino ai Consigli parrocchiali e a tutti i fedeli, suscitando il vivo desiderio di un rinnovamento spirituale e di una pratica religiosa più radicata e partecipe alle istanze del territorio. Aiutiamoci tutti a raggiungere con determinazio-ne gli obiettivi e valori sottesi. È una consegna che faccio con molta trepidazione, ma con altrettanta

37 EG 27.38 Ivi.

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 129: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

127

speranza di ravvivare il volto religioso delle no-stre feste e di orientare la vita liturgico-sacramen-tale secondo uno spirito di semplicità e sobrietà, che allontani altresì il pericolo di interpretazioni troppo diversificate tali da suscitare nei fedeli continue perplessità, se non proprio scandalo.

Dal 10 febbraio 2016, mercoledì delle ceneri, questi orientamenti e disposizioni diventano un percorso da seguire in diocesi. Ad essi con senso di responsabilità e fiducia nello Spirito che guida i nostri passi, ma anche con l’umiltà del servizio svolto, deve adeguare il proprio comportamento e cammino pastorale.

Il Padre di Gesù Cristo benedica tutti e ci dia pace! La consolazione dello Spirito Santo allieti la vita di tutto il popolo fedele.

Locri, 1 dicembre 2015✠ Francesco Oliva

il cancElliErE

don Nicola Vertolo

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 130: Oltre la soglia lungo il cammino della storia
Page 131: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

129

DIOCESI DI LOCRI-GERACE

DECRETO SULLA PIETÀ POPOLARE

Avendo la Conferenza episcopale calabra richia-mato l’attenzione delle Chiese di Calabria sull’ur-genza della nuova evangelizzazione a partire dalla pietà popolare, grazie alla quale la fede è inculturata nel nostro popolo;

avendo la stessa Conferenza episcopale ema-nato due note pastorali: Testimoniare la verità del Vangelo. Nota pastorale sulla ’ndrangheta e Per una nuova evangelizzazione della pietà popolare. Orien-tamenti per le Chiese di Calabria, che offrono im-portanti orientamenti pastorali, demandando ai singoli vescovi l’elaborazione di un Direttorio più completo,

riconoscendo il valore dei percorsi pastorali indicati per una nuova evangelizzazione della pie-tà (o religiosità) popolare e delle feste religiose,

sentito il Consiglio presbiterale in data 24 no-vembre 2015,

STABILISCO

che i due documenti della Conferenza episcopa-le calabra, Testimoniare la verità del Vangelo. Nota pastorale sulla ’ndrangheta (25 dicembre 2014); Per una nuova evangelizzazione della pietà popola-re. Orientamenti per le Chiese di Calabria (30 giu-gno 2015) abbiano pieno valore nella Diocesi di

oriEntaMEnti liturGico-Pastorali

Page 132: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

130

Locri-Gerace, insieme agli Orientamenti liturgico-pastorali e norme per le feste religiose, posti a loro integrazione e completamento.

Sarà cura dei parroci e di tutti i sacerdoti im-pegnati nella cura pastorale accogliere tali orien-tamenti e presentarli ai Consigli parrocchiali, alle confraternite e a tutte le associazioni ed aggrega-zioni ecclesiali.

Le disposizioni di cui al presente decreto en-trano in vigore con l’inizio della Quaresima il 10 febbraio 2016.

Abrogo ogni altra precedente disposizione contraria.

Così e non altrimenti.

Locri, 1 dicembre 2015

✠ Francesco Oliva

il cancElliErE

don Nicola Vertolo

DiocEsi Di locri-GEracE

Page 133: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

131

Testimoniarela verità del Vangelo

Nota pastorale sulla ’ndrangheta

Conferenza Episcopale Calabra

24 dicembre 2014

Page 134: Oltre la soglia lungo il cammino della storia
Page 135: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

133

«Nella pietà popolare, poiché è frutto del Van-gelo inculturato, è sottesa una forza attivamente evangelizzatrice che non possiamo sottovalutare: sarebbe come disconoscere l’opera dello Spirito Santo. Piuttosto, siamo chiamati ad incoraggiar-la e a rafforzarla per approfondire il processo di inculturazione che è una realtà mai terminata. Le espressioni della pietà popolare hanno molto da insegnarci e, per chi è in grado di leggerle, sono un luogo teologico a cui dobbiamo prestare atten-zione, particolarmente nel momento in cui pen-siamo alla nuova evangelizzazione».

FrancEsco, esortazione apostolicaEvangelii gaudium, 126.

«La vostra terra, tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato. La ’ndrangheta èquesto: adorazione del male e disprezzo del benecomune. Questo male va combattuto, va allonta-nato! Bisogna dirgli di no! La Chiesa che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere».

FrancEsco, visita pastorale a Cassano allo Jonio,Omelia per la Messa sulla spianata dell’area Insud,

Sibari 21 giugno 2014.

aPPEnDicE 1

Page 136: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

134

I. LA CHIESA ESPERTA IN UMANITÀ

1. La Calabria è una terra meravigliosa, ricca di uomini e donne dal cuore aperto ed accogliente, capaci di grandi sacrifici. I calabresi possiedono come dono di natura una vitalità culturale e so-ciale, che si esprime in tutte le realtà associative, laiche ed ecclesiali, attraverso alcuni valori, quali la tensione al bello e al bene, il senso di solidarie-tà, di legalità, di giustizia. Valori, che aspettano solo di essere sempre meglio incanalati nella luce del Vangelo. D’altra parte, però, la disoccupazio-ne, la corruzione diffusa, una politica, che tante volte sembra completamente distante dai veri bisogni della gente, sono tra i mali più frequenti di questa nostra terra, segnata, anche per questo, dalla triste presenza della criminalità organizza-ta, che le fa pagare un prezzo durissimo in termi-ni di sviluppo economico, di crisi della speranza e di prospettive per il futuro.

2. La Calabria, pertanto, vive oggi (ma è un vis-suto, che viene da lontano e si trascina da diversi decenni) in un contesto culturale e umano, sociale e politico di crisi profonda, che investe – per certi versi – anche la vita morale e religiosa dei cala-bresi. Resistono, ancora, in Calabria alcuni grandi valori che sono fortemente incisi nel tessuto della vita del nostro popolo: lo stile dell’accoglienza, l’attenzione per i più deboli, il sentimento religio-so che permette di guardare in alto, la stima per la Chiesa della quale ci si sente parte, il desiderio di costruirsi una famiglia, l’impegno di educare i figli e di trasmettere l’eredità di una storia, vissu-ta come sacra.

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 137: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

135

La Calabria, nondimeno, si trova, per altri versi, dentro un vuoto che appare profondo. Un vuoto di certezze, di presenza, di fiducia, di im-pegno, di speranza, di prospettive, di esempi: un vuoto di fatti. Questo vuoto, che tocca le stesse istituzioni, lacera il tessuto della politica, coinvol-ge a tutto campo il mondo del lavoro, induce la gente a chiudersi nel privato, diffonde la sfiducia, riduce la speranza dei giovani, favorisce spesso la fuga da questa terra delle intelligenze più vive.

Un vuoto, che altera anche la capacità di discernimento, con la conseguenza che ora, no-nostante l’atavico attaccamento ad essi, sta di-ventando difficile, anche in Calabria, difendere alcuni dei valori più grandi, perché si va diffon-dendo una cultura che corrode le radici dell’idea stessa di vita umana e di famiglia naturale, dell’a-more inteso come dono di sé, del bene comune come obiettivo per guardare oltre se stessi, della legalità come rispetto di ogni legge e dell’altro, del coraggio della denuncia come espressione concre-ta della passione interiore per la libertà di ognuno di essere se stesso.

3. La Chiesa, «mistero e comunione», è definita dalla costituzione Lumen gentium del Concilio Va-ticano II con l’immagine biblica di «popolo radu-nato» dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spiri-to Santo con il compito di essere segno e richiamo per mantenere viva la speranza nel mondo1.

1 «Perciò questo popolo messianico, pur non com-prendendo in atto tutti gli uomini, e apparendo talora come un piccolo gregge, costituisce per tutta l’umanità un germe validissimo di unità, di speranza, di salvezza.

tEstiMoniarE la vErità DEl vanGElo

Page 138: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

136

La Chiesa, popolo di Dio radunato nel vin-colo della Trinità, manifesta la sua credibilità in un orizzonte di fede, quando c’è la disponibilità a coglierne la proposta e il senso della sua presenza nella storia dell’umanità.

4. La Chiesa non è Cristo, ma vive di Cristo: Egli è presente nella Chiesa, che è il Suo popolo, il Cor-po, di cui Egli è il capo; e attraverso la Chiesa Cri-sto opera nel mondo. Le due dimensioni, umana e divina, della Chiesa, la innestano nel tempo e nell’eterno e sono parimenti necessarie alla sua identità. Segno della salvezza, donata dal Padre per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo, la Chiesa si manifesta nella sua identità di «comu-nione e missione» vivendo sulle strade dell’uomo l’annunzio e la testimonianza del Vangelo. In-carnando la dimensione di servizio, propria del Cristo, la Chiesa militante, pellegrina sulle strade della storia, percorre il proprio cammino tra le persecuzioni del mondo e la consolazione di Dio2.

Proprio per questo ogni persona, ma special-mente chi si trova in una dimensione di vulnera-bilità e di fatica, trova piena ospitalità nei percor-si pastorali della Chiesa di oggi e di sempre:

«Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie

Costituito da Cristo per una comunione di vita, di carità e di verità, è pure da lui assunto a essere strumento della redenzione di tutti e, quale luce del mondo e sale della terra, è inviato a tutto il mondo», concilio EcuMEnico va-ticano ii, Lumen gentium, 9.

2 Cfr. AGostino, De civitate Dei, XVIII, 51.2.

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 139: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

137

e le speranze, le tristezze e le angosce dei di-scepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore»3.

La Chiesa calabra, da parte sua, seguendo l’insegnamento evangelico e l’esortazione conci-liare, avverte il grido di un popolo e di un terri-torio ferito nella sua dignità; accompagna il cam-mino sofferente di chi porta sulle spalle il peso di frequenti ingiustizie e di atteggiamenti estorsivi; dentro i quali la mancanza di lavoro si salda con la piaga del lavoro nero; il ricatto e l’usura si spo-sano con la promessa di guadagni facili attraver-so la chimera del gioco d’azzardo; e, sulla frontie-ra devozionale, all’intercessione dei santi patroni del cielo si sostituisce l’affidamento ai padrini di questa terra.

5. La realtà criminale ha raggiunto ormai una di-mensione globalizzata, in grado di aprire i propri spazi di mercato di morte oltre i confini nazionali ed europei, trovando in alcune frange della poli-tica e dei poteri forti deviati connivenze e collu-sioni, che le permettono di piegare ai propri fini i suoi alleati, tante volte prezzolati in termini di denaro pulito e sporco, di tangenti, di favori e di raccolta di voti e consensi. Sempre più frequente è l’offerta di protezione e sicurezza dei piccoli e grandi cantieri ed un’apparente vivibilità ottene-brata spesso da oscure e minacciose presenze, che si impongono anche con violenti atti intimidatori. Dinanzi a questo scenario di lacerazione della di-gnità della persona, in cui si affossano la vita e la

3 Concilio EcuMEnico vaticano II, Gaudium et spes, 1.

tEstiMoniarE la vErità DEl vanGElo

Page 140: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

138

speranza, la Chiesa di Calabria si china sull’uomo ferito e grida il suo dolore e la sua indignazione.

6. È proprio per questo che noi, vescovi di Cala-bria, in continuità con gli interventi del Magistero episcopale calabrese dell’ultimo quarantennio4, oggi con ancora più forza e urgenza, sentiamo ineludibile il dovere di rivolgerci collegialmente, non solo ai fedeli delle Chiese di Calabria, ma a tutti i cittadini di questa terra, amata e martoria-ta, per offrire loro una lettura, alla luce dell’eterno Vangelo, dell’attuale momento storico, partico-larmente in rapporto al deprecabile fenomeno ’ndranghetista. E ciò al fine di contribuire – sulla base della nostra quotidiana e concreta esperien-za di pastori – alla promozione globale della Cala-bria intera: una promozione, non solo morale e religiosa, ma umana e culturale, sociale e politica.

4 Solo per indicare i documenti inclusivi e uno inter-medio: conFErEnza EPiscoPalE calaBra, documento del 20 novembre 1975 Leviamo la nostra voce contro la mafia. L’episcopato calabro contro la mafia, disonorata piaga della so-cietà; ConFErEnza EPiscoPalE calaBra, nota del 2007 «Se non vi convertirete perirete tutti alla stesso modo». A partire dagli anni Novanta del secolo scorso, la stessa Conferen-za episcopale italiana accoglie con maggiore coscienza, grazie al lavoro capillare dei vescovi del Sud, le istanze e le preoccupazioni delle Chiese meridionali. Appaio-no nei documenti cEi la condanna esplicita delle mafie, accompagnata dall’invito degli aderenti ad essa al pen-timento ed alla conversione. La riflessione in seno alla Conferenza Episcopale Calabra e nelle singole diocesi prosegue e si traduce in gesti concreti oltre che in forti documenti di denuncia; ConFErEnza EPiscoPalE calaBra Comunicato finale dopo la sessione straordinaria estiva, Paola 17 luglio 2014.

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 141: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

139

Il nostro intento, in questa nota pastorale, non è di leggere il Vangelo alla luce delle situa-zioni difficili e, per certi versi, drammatiche di questa terra: ma, al contrario, di leggere queste situazioni alla luce del Vangelo. Nel primo caso, infatti, ci sarebbe il rischio di adattare il Vangelo alle situazioni concrete, quasi un gesto di miseri-cordia; ma si finirebbe, in fondo, con il tradirlo. Nel secondo, invece, che è quello che scegliamo, si tratta di lottare per accompagnare e condurre, con atteggiamenti di misericordia e di chiarezza insieme, la vita concreta della gente di Calabria verso le altezze dell’eterno Vangelo, convinti che la misericordia non possa essere mai disgiunta dalla verità, né la verità dalla misericordia, «vi-vendo secondo la verità nella carità» (Ef 4,15). Consapevoli delle insidie terribili che la ’ndran-gheta comporta, vogliamo, perciò, formulare ad alta voce il nostro appello a testimoniare la verità del Vangelo, soprattutto oggi, in questo difficile contesto.

II. LA CHIESA DINANZI AL DOLOROSO MALEDELLA ’NDRANGHETA

7. Le Chiese di Calabria, in tutte le loro compo-nenti presbiterali, consacrate e laicali, desidera-no, oggi più che mai, compiere un vero e proprio pellegrinaggio nella verità della fede, per cresce-re nell’adesione e nella comprensione, nell’acco-glienza e nell’obbedienza a Cristo Signore e così acquisire un vero stile testimoniale. Di fronte alle sfide, che emergono nel nuovo contesto socio-

tEstiMoniarE la vErità DEl vanGElo

Page 142: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

140

culturale che si va delineando, nel quale la Chiesa è ulteriormente chiamata ad evangelizzare e ad essere «città collocata sopra un monte» (Mt 5,13-16), i pastori delle Chiese, che sono in Calabria, vogliono far riecheggiare l’indimenticabile grido contro la mafia, lanciato da San Giovanni Paolo II: «Convertitevi, verrà il giudizio di Dio»5. Non fu solo un grido, né solo un appello, ma l’indirizzo preciso in vista di un impegno nell’individuare nuove vie, nella luce della fede cristiana, per ge-nerare e rigenerare cristiani autentici, credenti credibili, donne e uomini testimoni operosi nella vita familiare, sociale e professionale e nel servi-zio all’umanità.

8. Nella sessione straordinaria della Conferenza episcopale calabra del 17 luglio 2014, tenutasi presso il Santuario di Paola, noi vescovi di Cala-bria abbiamo fortemente ribadito che «la ’ndran-gheta è negazione del Vangelo»6. Tale sessione straordinaria era stata da noi prospettata nella CEc del 7-8 aprile, a Catanzaro, quando, riservan-doci di «approfondire il tema dell’azione pasto-rale della Chiesa contro la ’ndrangheta in vista di un impegno più specifico», avevamo anche approvato l’introduzione nei nostri Istituti teo-logici e di scienze religiose di un corso sul tema Chiesa-’ndrangheta, che verrà attivato nel secondo semestre di quest’anno accademico 2014-2015. In quella circostanza, nella dichiarazione Su alcuni

5 Giovanni Paolo II, Omelia per la Messa nella Valle dei templi, Agrigento 9 maggio 1993.

6 ConFErEnza EPiscoPalE calaBra, Comunicato fina-le…, cit.

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 143: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

141

temi della vita della Chiesa in Calabria, avevamo già ripreso con maggiore energia l’impegno educa-tivo ed ecclesiale di fronte alla ’ndrangheta, che papa Francesco ha poi arricchito nella sua omelia a Sibari7.

La ’ndrangheta non ha nulla di cristiano. È altro dal cristianesimo, dalla Chiesa. Non è solo un’organizzazione criminale che, come tante al-tre, vuole realizzare i propri illeciti affari con mezzi altrettanto illeciti e illegali, ma – attraverso un uso distorto e strumentale di riti religiosi e di formule che scimmiottano il sacro – si pone come una vera e propria forma di religiosità capovol-ta, di sacralità atea, di negazione dell’unico vero Dio. L’appartenenza ad ogni forma di criminalità organizzata non è titolo di vanto o di forza, ma ti-tolo di disonore e di debolezza, oltre che di offesa esplicita alla religione cristiana. L’incompatibilità non è solo con la vita religiosa, ma con l’essere umano in generale. La ’ndrangheta è una strut-tura di peccato che stritola il debole e l’indifeso, calpesta la dignità della persona, intossica il cor-po sociale.

9. Nel corso di quest’anno, diversi accadimen-ti hanno stimolato la nostra riflessione e hanno fatto emergere l’esigenza di un intervento forte dell’episcopato calabro. Del resto, le parole chiare pronunciate da papa Francesco, in visita pasto-rale a Cassano allo Jonio, oltre ad evidenziare la

7 conFErEnza EPiscoPalE calaBra, dichiarazione Su alcuni temi della vita della Chiesa in Calabria, Catanzaro 7-8 aprile 2014.

tEstiMoniarE la vErità DEl vanGElo

Page 144: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

142

gravità di alcune situazioni, hanno ribadito con chiarezza la distinzione tra il Vangelo, la sua coe-rente attuazione personale e comunitaria, da una parte; e qualsiasi effettiva o presunta aggregazio-ne mafiosa, dall’altra.

«Quando non si adora il Signore – queste le parole del Pontefice – si diventa adoratori del male, come lo sono coloro che vivono di ma-laffare, di violenza. La vostra terra, tanto bella, conosce le conseguenze di questo peccato. La ’ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no. La Chiesa, che so tanto impegnata nell’e-ducare le coscienze, deve sempre più spender-si perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedo-no i nostri ragazzi, ce lo domandano i nostri giovani bisognosi di speranza. Per poter ri-spondere a queste esigenze, la fede ci può aiu-tare. Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati»8.

Queste parole, rafforzate dall’autorità del pontefice, chiudono il cerchio del cammino in-trapreso dalle Chiese locali che sono in Calabria e suonano ormai come una presa d’atto corale di un atteggiamento inderogabile e indifferibi-le: configurando la mafia come apostasia, i suoi adepti, che non sono in comunione con la Chiesa, sono collocati automaticamente fuori dalla co-munità cristiana e dalla retta professione di fede:

8 FrancEsco, visita pastorale a Cassano allo Jonio, Omelia per la Messa sulla spianata dell’area Insud, Sibari 21 giugno 2014.

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 145: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

143

costituiscono, quindi, una contro-testimonianza.Vogliamo, perciò, di nuovo esortare il popolo

di Dio, che vive nelle nostre terre, così come fa-cemmo nel 2007,

«a compiere ogni sforzo per rinunciare ad at-teggiamenti che possono alimentare il feno-meno mafioso. E ciò non solo mediante la con-danna di tutte le forme di violenza, ma anche avendo sempre presente che la risoluzione dei problemi personali non va affidata al padrino di turno ma a chi è preposto dall’autorità dello Stato»9.

Il Santo Padre, insomma, ha ribadito che chi appartiene a queste forme mafiose si è già posto fuori dalla comunione con la Chiesa; e ha rimar-cato l’inaccettabilità di stili di vita, comporta-menti e azioni, oggettivamente inconciliabili con il messaggio evangelico. Da ciò deriva che il ma-fioso, se non dimostra autentico pentimento, né volontà di uscire da una situazione di peccato, non può essere assolto sacramentalmente nel rito della confessione-riconciliazione, né può accede-re alla comunione eucaristica; tantomeno può ri-vestire uffici e compiti all’interno della comunità ecclesiale. Nel cammino di conversione la Chiesa, però, non lo lascia solo, ma lo accompagna con pazienza e amore, come ci ha insegnato Gesù.

10. In passato furono istituiti, e sono ancora in atto, percorsi di guarigione delle coscienze, che videro tanti credenti, presbiteri, religiosi, laici,

9 ConFErEnza EPiscoPalE calaBra, nota «Se non vi con-vertirete…», cit., 2007.

tEstiMoniarE la vErità DEl vanGElo

Page 146: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

144

parrocchie ed esperienze aggregative attivarsi per un impegno che non doveva e non poteva re-stare esclusivo di pochi coraggiosi pionieri. Ope-re e segni che, insieme alla sofferenza di alcuni, sono stati come un seme fecondo per segnare un’al-tra tappa nel cammino verso precise scelte, tese a purificare il servizio della Chiesa nel mondo. Non sono mancate irresponsabili connivenze di pochi, nonché silenzi omertosi: e di questo i cre-denti sanno e vogliono chiedere perdono.

Ma accanto alla gramigna, silenziosamente cresce il campo del bene che si distingue, senza mezzi termini, per la sua luminosità e la sua coe-renza. Un campo seminato dal lavoro capillare e feriale di pastori e di laici che, nella predicazio-ne, nella catechesi, nell’impegno sociale, hanno dissodato e coltivano il terreno, perché cresca il buon grano. Nell’ultimo ventennio c’è stato un fiorire di iniziative ecclesiali, associative, cultura-li, che hanno recepito e tradotto le istanze evan-geliche di liberazione della terra calabrese. Anche gli stessi convegni ecclesiali regionali, dal 1978, sono stati appuntamenti per una riflessione criti-ca delle comunità ecclesiali sulla malapianta del-la criminalità organizzata.

11. Al potere mafioso, che permea ancora singoli e istituzioni, dobbiamo opporre quel tanto auspi-cato e nuovo senso critico per discernere i valori evangelici e «l’impegno dei cristiani nella polis, come espressione della carità e dell’amore che il credente vive in Cristo», senza disertare la poli-tica, anche se casi di corruzione spingerebbero a cedere alla tentazione di farsi da parte.

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 147: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

145

Sappiamo che il cammino è lungo, ma inten-diamo ribadire con forza che

«le mafie, di cui la ’ndrangheta è oggi la faccia più visibile e pericolosa, costituiscono un ne-mico per il presente e l’avvenire della nostra Calabria. Noi dobbiamo contrastarle perché nemiche del Vangelo e della comunità uma-na. In nome del Vangelo, dobbiamo tracciare il cammino sicuro ai figli fedeli e recuperare i figli appartenenti alla mafia».

E soprattutto ai giovani si diceva, ed oggi an-cora vogliamo confermare, che «l’appartenenza o la vicinanza ai clan non sono un titolo di vanto o di forza, bensì di disonore e debolezza»10.

12. Dalla presa di distanza alle forti denunce, dalla presa di coscienza alla testimonianza: è un cammino per arrivare oggi al deciso appello al pentimento, alla conversione, alla pacificazione del cuore di fronte alla luce del Vangelo che ci chiama alla testimonianza della verità. La chia-rezza e la franchezza ci sono richieste dal Signore che ci manda «come agnelli in mezzo ai lupi» (Mt 10,16), ma con il coraggio di annunciare la spe-ranza e operare per il riscatto di questa regione.

Per inquadrare bene la realtà della Chiesa e della ’ndrangheta, è perciò, ancora una volta, necessario richiamare le rispettive nature e fina-lità: sono due realtà incommensurabilmente tra loro lontane; e su ciò si fonda l’abissale differenza tra una comunità, la nostra, fondata sull’amore di Dio e del prossimo, rispetto all’altra, costruita

10 Ibidem.

tEstiMoniarE la vErità DEl vanGElo

Page 148: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

146

sulla minaccia e sulla paura, su una falsa fede e una distorta religiosità, su aggregazioni di odio e di sangue contro chi viene considerato nemico giurato e perciò da eliminare anche fisicamente.

13. La ’ndrangheta è un’organizzazione criminale fra le più pericolose e violente. Essa si poggia su le-gami familiari, che rendono più solidi sia l’omertà, sia i veli di copertura. Utilizzando vincoli di san-gue, o costruiti attraverso una religiosità deviata, nonché lo stesso linguaggio di atti sacramentali (si pensi alla figura dei padrini), i boss cercano di ga-rantirsi obbedienza, coperture e fedeltà.

La ’ndrangheta – lì dove attecchisce e pro-spera – svolge un profondo condizionamento della vita sociale, politica e imprenditoriale nel-la nostra terra. Con la forza del denaro e delle armi, esercita il suo potere e, come una piovra, stende i suoi tentacoli dove può, con affari ille-citi, riciclando denaro, schiavizzando le persone, ritagliandosi spazi di potere. È l’antistato, con le sue forme di dipendenza, che essa crea nei paesi e nelle città. È l’anti-religione, insomma, con i suoi simbolismi e i suoi atteggiamenti utilizzati al fine di guadagnare consenso. È una struttura pubbli-ca di peccato, perché stritola i suoi figli. È contro la vita dell’uomo e contro la sua terra. È, in tutta evidenza, opera del male e del maligno.

Nelle radici della ’ndrangheta c’è, infatti, il concetto di un assoluto, sopra del quale non c’è alcun altro: ma solo il capo di turno e la cupola mafiosa. Un assoluto da cui si dipende, a cui bi-sogna sempre ubbidire e rendere conto di tutto; un assoluto, che ha l’ultima parola sulla vita stessa

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 149: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

147

degli altri. Non ci vuol molto a capire che si è in una situazione diametralmente opposta a quella del Vangelo. Far parte consapevolmente della ’ndrangheta significa, in sostanza, rifiutare con-cretamente il Vangelo e il suo segno storico, che è la Chiesa. Scandalosa è l’assimilazione tra certe forme di manifestazione della pietà e della devo-zione, da una parte; e certi riti pagani e mafiosi di affiliazione ai clan, dall’altra. È vero che le radici del fenomeno vanno inquadrate in una questione meridionale ancora irrisolta e in una cultura devia-ta, che vuole esercitare una supplenza alle defi-cienze e assenze dello Stato, ai suoi ritardi, e alla sua stessa impostazione sociale, ma è anche vero – lo ribadiamo – che questa forma di criminalità si è trasformata in una piovra, che cerca di sosti-tuirsi allo Stato e vuole dominare il territorio fino a impadronirsene con la forza.

Tale deleterio fenomeno ha infestato la no-stra vita sociale ed è penetrato anche in certi sce-nari religiosi di alcune comunità ecclesiali locali. Possiamo affermare che lo stravolgimento subi-to dalle devozioni e dalle pratiche di culto della Chiesa ha portato, a volte, alcune belle forme di pietà popolare a diventare autentiche manifesta-zioni di idolatria, mascherata di religiosità.

III. LA CHIESA E LE ISTITUZIONI DELLO STATO

14. Di fronte ai tanti problemi sociali, la Chiesa si è di continuo pronunciata, schierandosi dalla parte degli ultimi; essa conferma di non poter ta-cere o restare indifferente.

tEstiMoniarE la vErità DEl vanGElo

Page 150: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

148

«La Chiesa e i cristiani hanno il dovere di porsi in prima fila nel denunciare le ingiusti-zie ma soprattutto creare una forte coscienza morale, sociale e politica, che susciti concrete iniziative»11.

Chiesa e istituzioni civili, ciascuno nel suo ambito e con la propria missione o finalità, de-vono impegnarsi insieme per il riscatto di questa terra, nella comune battaglia atta a prevenire stili di vita illeciti, soprattutto a sradicare i tentacoli della mafia, che cerca di infestare ogni ambiente, ogni coscienza, ogni istituzione. I poteri dello Sta-to di legiferare e di intervenire, attraverso la ma-gistratura e le forze dell’ordine, devono trovare un terreno dissodato: coscienze preparate, ricche di senso civico e morale, acquisito attraverso il cammino formativo delle nuove generazioni.

La Chiesa ribadisce, con profonda convinzio-ne, il rispetto e la stima che ha sempre avuto per le istituzioni dello Stato, e soprattutto per la ma-gistratura e le forze dell’ordine, nella loro azione di prevenzione e di repressione, ben sapendo che alcuni hanno pagato finanche con la vita l’impe-gno nel contrastare la criminalità organizzata. Ma, nello stesso tempo, la Chiesa ricorda che la sua missione non sempre può coincidere con l’a-zione inquirente o punitiva, propria dello Stato.

Essa trasmette con fedeltà e chiarezza ciò che Cristo le ha consegnato. Ed annunciando il Van-gelo, denuncia il peccato, ma indica alle persone colpevoli la via della comunque possibile rico-

11 Giovanni Paolo II, Viaggio pastorale in Calabria, Co-senza 6 ottobre 1984.

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 151: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

149

struzione interiore ed esteriore, che passa dalla conversione del cuore, dalla riparazione, dalla vita rinnovata completamente in Cristo.

La necessaria collaborazione fra Chiesa e ma-gistratura segue, pertanto ed ovviamente, le sin-golari dinamiche dell’una e dell’altra; e trova il suo limite – per la natura stessa della Chiesa – in tutto ciò che riguarda il foro interno delle persone, cui la Chiesa si accosta come madre, particolar-mente nell’intimità del segreto confessionale che, mai, a costo perfino della vita, nessun ministro di Dio può tradire.

15. La libertà della Chiesa è la via necessaria per la missione di evangelizzazione nuova della pietà popolare, poiché, fedele agli insegnamenti di Cri-sto, essa può essere fermento di verità per ogni famiglia, ogni comunità religiosa e ogni istituzio-ne civile. Il Concordato, con la sua revisione del 1984, garantisce alla Chiesa il libero esercizio del servizio spirituale nella società civile, ma è neces-sario che i rapporti con lo Stato e le sue istituzioni siano sempre vitali, di dialogo e di sinergia per il raggiungimento del bene comune, nella distinzio-ne netta dei ruoli: la Chiesa non è la magistratura e non è la polizia e non è neppure un tribunale civile, chiamato a distribuire patenti di mafiosità.

La Chiesa è madre e come tale accompagna sempre l’uomo, per aiutarlo a riconoscere i pro-pri errori nell’alveo della giustizia, a convertirsi, oltre che a impedire che si smarrisca. La stessa scomunica, quando è comminata, è monito per un possibile ravvedimento, nell’ottica della mi-sericordia, finalizzata alla guarigione interiore e

tEstiMoniarE la vErità DEl vanGElo

Page 152: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

150

alla riparazione. Allora è necessario che la Chiesa sia se stessa, anche quando difende la verità del Vangelo di fronte al terribile fenomeno mafioso. Essa possiede per grazia la forza rinnovatrice per l’uomo e per la storia. Svolgendo quella specifica missione che il Signore le ha affidato, invita con-tinuamente ogni creatura a immergersi nel corpo di Cristo, da cui può rinascere a vita nuova, risor-gendo perfino dai delitti più efferati.

Di fronte alla triste e dolorosa piaga della cri-minalità, servono la fede nel Signore Risorto e la coerenza delle azioni, che supportino interventi programmati, specialmente quelli relativi alle di-verse espressioni della pietà e della religiosità po-polare, della formazione remota, prossima e per-manente dei presbiteri, dei laici e dei catechisti, nell’esperienza dei movimenti e delle aggrega-zioni ecclesiali, con l’ausilio e la testimonianza di quel monastero di purezza, povertà e obbedienza, rappresentato dalle persone di vita consacrata.

IV. MESSAGGIO DI SPERANZAE INVITO ALLA CONVERSIONE

16. La Chiesa è chiamata a offrire la Parola forte del Vangelo e segni concreti, che mettano in luce da quale parte stiano i credenti in Gesù Cristo, che rivela il Padre ed offre la grazia dello Spirito Santo. Non c’è – e non ci può essere – commistio-ne tra una fede professata e una vita disorientata dall’appartenenza ad organizzazioni criminali e, quindi, votata ad una struttura di peccato, succu-be delle tentazioni del maligno.

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 153: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

151

Alla chiarezza di tale annuncio dobbiamo accompagnare quanto Gesù ci ha insegnato a proposito dell’accoglienza del peccatore e di chi cammina in una vita tenebrosa; e viene dallo Spi-rito chiamato alla conversione. Senza un cambia-mento concreto, pubblico, senza una vera e pro-pria presa di distanza dalla vita vissuta nel male, non si può parlare di pentimento e di vera con-versione; sono questi i segni indispensabili per un reinserimento pieno del peccatore nella comu-nità e per un percorso di ricostruzione interiore. Tutte le esperienze evangeliche di conversio-ne, scaturite dall’incontro con il Signore, hanno comportato un cambiamento integrale della vita: dall’adultera a Zaccheo, da Matteo allo stesso Saulo di Tarso. La conversione richiede all’uomo di rialzarsi dalla propria condizione di peccato, per porre le basi di una vita nuova: «“Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed ella rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù disse: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”» (Gv 8,11); «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua» (Lc 19,5); Matteo, alla chia-mata del Signore, abbandonò il banco delle impo-ste inique (cfr. Mt 9,9); e lo stesso Saulo si lasciò condurre nella cecità dopo aver ascoltato e visto il Signore Risorto, che egli perseguitava nella carne dei suoi fratelli (cfr. At 9,1-19). Fino all’ultimo il Si-gnore dà l’opportunità di tornare a Lui, così come fece con il ladrone pentito: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso» (Lc 23,43).

Noi non possiamo vedere il cuore di una per-sona; e solo i segni esterni possono farci cogliere la tensione suscitata dallo Spirito Santo per una

tEstiMoniarE la vErità DEl vanGElo

Page 154: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

152

vita nuova, ispirata al Vangelo: il pentimento sin-cero, tante volte manifestato nelle lacrime, il con-segnarsi alla giustizia, il restituire quello che non è stato guadagnato onestamente («se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto» disse Zaccheo, Lc 19,8), un impegno serio nella carità, una vita nuova in stile penitenziale e un percorso di discepolato, la richiesta pubblica di perdono, la disponibilità al risarcimento e alla riparazione.È un percorso penitenziale, irto di fatiche, ma non impossibile. La Parola di Dio ci garantisce la possibilità di coniugare misericordia e giustizia, verità e carità; è proprio del venire di Dio, del so-praggiungere del Messia nella vita e nella storia, questo stato nuovo e di equilibrio; è in se stessa la più grande delle profezie e noi cristiani non pos-siamo non annunciarla, testimoniarla e crederla.

Vogliamo farci aiutare dallo stesso San Paolo, che prima era persecutore, poi divenne messag-gero della misericordia che il Signore aveva usato nei suoi confronti:

«E il nostro invito alla fede non nasce da men-zogna, né da disoneste intenzioni e neppure da inganno; ma, come Dio ci ha trovato degni di affidarci il Vangelo così noi lo annunciamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori» (1Ts 2,3-4).

17. È compito della Chiesa mettere ogni impe-gno, in tutte le forme possibili e compatibili con la sua missione, perché sia estirpata dalla nostra terra questa distorsione peccaminosa; e perché le giovani generazioni siano vaccinate con la pre-venzione. Il fenomeno della malavita organizzata

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 155: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

153

di stampo mafioso si presenta di lunga durata, e strutturale, cangiante e adattatosi nel corso del tempo, in rapporto alla lotta messa in atto dallo Stato e accompagnata dalla Chiesa con un cam-mino di formazione. Questa lotta non è mai stata marginale, né d’emergenza, ma collegata in cir-colarità con le nostre più vicine regioni meridio-nali – la Campania, la Puglia, la Sicilia – e con gli occhi puntati sugli ambienti dove il potere politi-co esprime genuinamente se stesso e la sua forza. Nonostante tutto questo, il fenomeno deprecato permane come una ferita aperta, che, talvolta, sembrerebbe incurabile o inguaribile. Poiché su-pera i confini regionali e nazionali, fa parte di una minaccia grave, non soltanto per la Calabria, ma per la vivibilità universale. Tuttavia, lo spirito di fede proclama nella verità:

«Un autentico spirito di fraternità vince l’e-goismo individuale che contrasta la possibilità delle persone di vivere in libertà e in armonia tra di loro. Tale egoismo si sviluppa social-mente sia nelle molte forme di corruzione, oggi così capillarmente diffuse, sia nella for-mazione delle organizzazioni criminali, dai piccoli gruppi a quelli organizzati su scala glo-bale, che, logorando in profondità la legalità e la giustizia, colpiscono al cuore la dignità della persona. Queste organizzazioni offen-dono gravemente Dio, nuocciono ai fratelli e danneggiano il creato, tanto più quando han-no connotazioni religiose»12.

12 FrancEsco, messaggio per la XLVII Giornata mon-diale della pace, Fraternità, fondamento e via per la pace, 1° gennaio 2014.

tEstiMoniarE la vErità DEl vanGElo

Page 156: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

154

Per questo, nei confronti di chi, notoriamente e ostinatamente, nel corso della vita terrena abbia preso parte in prima persona, come mandante, come esecutore e collaboratore consapevole, ad organizzazioni criminali, come la ’ndrangheta, la Conferenza episcopale calabra, pubblicamente e solennemente ribadisce che di fatto è fuori dalla comunione con la Chiesa. Nessun dubbio sussiste su questo punto e sulla necessità di segnali chiari, possibilmente anche forti e significativi: la Chiesa sente di dover essere consequenziale, marcando la differenza tra il bene e il male, per non trasmet-tere messaggi ambigui e ricordare invece, ancora una volta, che chi sceglie la mafia si pone al di fuori del Vangelo; e, quindi, morirà senza la con-solazione che lo Spirito offre a chi sceglie la vita vera.

La stessa Chiesa, tuttavia, resta sempre pronta a offrire il balsamo della riconciliazione e dell’unzione degli infermi a quanti desiderano convertirsi: ed è disposta sempre ad accoglierli e a mettersi accanto a loro per aiutarli in ogni modo nel cammino di conversione. La scaletta dei com-piti indicati dal Santo Padre parte dalla necessità della lotta a ogni forma di male specie a quello della ’ndrangheta. Da ciò deriva anzitutto un net-to e comunitario no al male, anzi un vero e proprio combattimento spirituale, cui deve far seguito la constatazione, anche canonica, che chi non è in comunione con Dio, a motivo dell’adesione osti-nata dentro una strada di male, non è in comu-nione né con l’Assoluto, né con la Chiesa.

Nel corso della visita ai detenuti di Castro-villari, lo stesso papa ha, tuttavia, ribadito che il

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 157: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

155

carcere (anche quello a cui si devono sottomettere i criminali e gli aderenti a organizzazioni illega-li) viene irrogato allo scopo dell’effettivo reinse-rimento nella società. Ne consegue che, anche il più incallito dei peccatori, giustamente condan-nato dalla magistratura, ha ancora possibilità di ravvedersi e di riparare.

Dio, infatti, ha detto papa Francesco,

«mai condanna. Mai perdona soltanto, ma per-dona e accompagna. Il Signore è un maestro di reinserimento: ci prende per mano e ci riporta nella comunità sociale. Il Signore sempre per-dona, sempre accompagna, sempre compren-de; a noi spetta lasciarci comprendere, lasciar-ci perdonare, lasciarci accompagnare»13.

18. Riconoscere di non essere in comunione con Dio è un appello a intraprendere un cammino di redenzione umana e di reinserimento sociale, ovvero di conversione, non come atto intimistico, ma come proiezione sul piano storico di un’av-venuta trasformazione esistenziale; tale cammino esige, comunque, la riparazione per il male infer-to agli altri e al corpo sociale, nonché per le in-giustizie commesse a danno delle persone e della società. Nel caso specifico dello ’ndranghetista, l’espiazione-riparazione non potrà certo rida-re vita agli uccisi, o alle vittime dei reati e degli atteggiamenti mafiosi, ma potrà almeno contri-buire alla ricostruzione personale e spirituale e,

13 FrancEsco, visita pastorale a Cassano allo Jonio, Incontro con i detenuti del carcere di Castrovillari, 21 giugno 2014.

tEstiMoniarE la vErità DEl vanGElo

Page 158: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

156

soprattutto, potrà, con una vita diversa, attaccare il male alla radice, per demolire le fondamenta stesse dell’organizzazione mafiosa.

Vogliamo, pertanto, dire in maniera accorata a quanti ancora si trovano e persistono in que-ste strutture di peccato: convertitevi, nel nome di Gesù. «Egli ha fiducia nell’uomo! Comprendete così, più degli altri, il valore del dolore, del pen-timento, della conversione, del ritorno al Padre» disse San Giovanni Paolo II ai detenuti del car-cere di Reggio14, indicando anche il tempo della detenzione come medicinale per tornare nella so-cietà rinnovati. «Se crescerà in voi lo spirito di cristiano – proseguì il papa – potrete con sincerità riconoscere le vostre colpe, cercare il perdono di quanti avete danneggiato…»15.

19. Un impegno consapevole nella direzione indi-cata è richiesto innanzitutto ai vescovi, ai presbi-teri, ai diaconi, ai consacrati, ma anche a tutti gli operatori pastorali. È necessario, infatti, maturare una profonda e corale coscienza della responsa-bilità che ci è stata affidata nel ministero dell’an-nuncio e dei sacramenti, ma anche nel compito di guide ed educatori del popolo di Dio. Questo significa coltivare una vita di preghiera e di ca-rità, coniugando per primi autenticità, coerenza, amore per il prossimo, giustizia e legalità; senza dimenticare, sulla scorta del documento Chiesa italiana e Mezzogiorno, che «la carenza della fami-

14 Giovanni Paolo II, Discorso ai detenuti del carcere di Reggio Calabria, 7 ottobre 1984.

15 Ibidem.

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 159: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

157

glia, talvolta la connivenza o peggio l’incoraggia-mento della famiglia, alimentano le faide e altre forme di devianza criminosa»16.

In tale direzione, ribadiamo la centralità della pastorale familiare, perché in famiglia si genera-no nuove vite e si trasmettono i modelli educativi e formativi; in famiglia si educa all’amore e alle relazioni giuste e misericordiose; in famiglia si rimprovera chi sbaglia e si accoglie chi riconosce l’errore. E se, da un lato, assistiamo a un processo di disgregazione, a volte di snaturamento e di cri-si della famiglia contemporanea, dall’altro abbia-mo il dovere di non rimanere a guardare, sospinti dalla certezza che, ben evangelizzata e curata, la famiglia possa ancora essere lievito di una socie-tà e di una comunità ecclesiale rinnovata, che di-venta, come dev’essere, una vera «famiglia delle famiglie».

20. Compito peculiare di noi pastori, è predica-re la Parola di Dio perché tutti, senza eccezioni, si convertano: pecore e lupi. Il pastore dinanzi al male, al malaffare, alle ingiustizie, non può usare, per codardia, la prudenza del diplomatico o, peg-gio ancora, far finta di non vedere. In questi casi, anzi, deve avvalersi della chiarezza e dell’indi-gnazione, di giuste e veraci parole, di azioni cor-rette, di sostegno spirituale alla gente e sempre alla luce della buona novella di Gesù Cristo, che va testimoniata con coraggio. Intendiamo inserir-ci, per il nostro specifico, nelle opere messe in atto

16 conFErEnza EPiscoPalE italiana, Sviluppo nella soli-darietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno, 18 ottobre 1989.

tEstiMoniarE la vErità DEl vanGElo

Page 160: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

158

dallo Stato, per trasformare tanti individui in al-trettanti cittadini, consapevoli dei propri doveri, ma anche dei propri diritti irrinunciabili.

In questa prospettiva, attraverso la presente nota pastorale e, soprattutto, con le proposte e le azioni in essa contenute, vogliamo infondere coraggio e, soprattutto, rilanciare la fiducia nel-le grandi capacità dei calabresi, credenti e per-sone di buona volontà, troppo spesso vanificate dall’indifferenza, dalle omissioni, dalla mancan-za di impegno e dalla rassegnata indulgenza di molti.

L’atavico fatalismo, che si ritrova in alcu-ne nostre realtà, ha finito talvolta per travolgere ogni esperienza, facendo della sterile attesa la cifra essenziale dell’esistenza, il contrario cioè dell’autodeterminazione e della responsabilità, dell’impegno attivo e del rinnovamento.

La parola chiave è una sola: Vangelo! Illumi-nata dal Vangelo, tutta la morale civica riveste e rispecchia il significato e il dinamismo teologale della fede.

«La verità del Vangelo – ha scritto Benedetto XVI – preserva ed esprime la forza di libera-zione della carità nelle vicende sempre nuove della storia. Senza verità, senza fede e amore per il vero, non c’è coscienza e responsabilità sociale, e l’agire sociale cade in balìa di privati interessi e di logiche di potere»17.

Avanti, allora, insieme! Con coraggio, deter-minazione e speranza, testimoniamo la verità del

17 BEnEDEtto XVI, Caritas in veritate, 5.

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 161: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

159

Vangelo e così l’annunceremo nel nome di Gesù Cristo con parresìa, cioè con chiarezza nello Spiri-to. Un futuro nuovo per la Calabria è possibile; ci crediamo per la fede che abbiamo nell’onnipoten-za di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.

21. Affidando a un prossimo direttorio su aspet-ti della celebrazione dei sacramenti e della pietà popolare, principi e linee guide, a cui ispirarsi e attenersi nelle nostre diocesi di Calabria, conse-gniamo questa nostra nota pastorale nel giorno della Natività del nostro Signore Gesù Cristo.

Come questa nascita ha segnato l’inizio del-la nostra salvezza, che continua a operare in chi l’accoglie nella propria vita, come dono di amore, così le nostre indicazioni possano contribuire a far sorgere un’alba nuova di redenzione nella no-stra terra. L’annunzio dell’angelo risuonerà così davvero di gloria a Dio, che opera cose grandi anche nel buio della notte della storia, e proclama per le donne e gli uomini che egli ama tempi di grazia, di serenità duratura, di gioia pura e forte, di verità e di speranza.

25 dicembre 2014, Natale del Signore

I vescovi della Calabria

tEstiMoniarE la vErità DEl vanGElo

Page 162: Oltre la soglia lungo il cammino della storia
Page 163: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

161

Per una nuova evangelizzazionedella pietà popolare

Orientamenti pastorali per le Chiese di Calabria

Conferenza Episcopale Calabra

30 giugno 2015

Page 164: Oltre la soglia lungo il cammino della storia
Page 165: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

163

PRESENTAZIONE

Ai fratelli e sorelle delle Chiese di Calabria.Carissimi, ecco finalmente l’atteso documen-

to di cui noi vescovi calabresi avevamo anticipato la stesura a conclusione della recente nota pasto-rale sulla ’ndrangheta. Si tratta dell’annunciato direttorio. In realtà non è tecnicamente un diret-torio, ma l’offerta di chiari e precisi orientamenti pastorali, offerti a tutte le diocesi della Calabria. All’interno, poi, delle singole realtà ecclesiali, saranno i vescovi a pubblicare – se lo riterranno necessario o opportuno – un direttorio preciso e dettagliato per la propria diocesi.

Ma già in questi orientamenti pastorali le in-dicazioni sono molto chiare e sicure, frutto delle riflessioni che i pastori delle Chiese calabresi han-no offerto alla luce dei valori perenni del Vangelo e del magistero; ed alla luce, insieme, delle realtà concrete e faticose con cui la Chiesa deve quoti-dianamente confrontarsi.

Questi orientamenti mettono, in luce, anzi-tutto, il discorso sulla pietà e religiosità popolare, sottolineandone i valori e i rischi. In un secondo momento affrontano il problema della celebra-zione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, ma anche del matrimonio e della celebrazione delle esequie: scenari, tutti, dentro i quali – se non si pone la dovuta attenzione e non si osservano le norme – si corre il rischio di compiere degli errori

aPPEnDicE 2

Page 166: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

164

pastorali, che possono condurre al consolidarsi – nel giudizio di alcuni – delle frequenti accuse, scagliate contro la Chiesa, quasi fosse responsabi-le di compromessi con realtà mafiose.

In un terzo squarcio, gli orientamenti si sof-fermano a tracciare le linee corrette per la cele-brazione delle feste religiose e delle processioni, in modo assolutamente chiaro, indispensabile al fine di purificarne ogni aspetto; e al fine di offrire al popolo di Dio – e a chiunque vi si accosti – il mirabile esempio di una fede, che affonda le radi-ci nella storia e tocca insieme il cuore della gente di oggi.

In un quarto punto vengono offerti i percorsi pastorali da perseguire per una nuova evangeliz-zazione della pietà popolare. Il tutto, a livello sia diocesano, sia parrocchiale: le indicazioni con-sentiranno, una volta seguite, di cambiare davve-ro il volto delle nostre comunità cristiane.

Nella conclusione, da una parte, si ribadisce l’assoluta negatività di ogni prassi mafiosa; e si ricorda, dall’altra, l’offerta del perdono divino a chiunque vive un’autentica conversione, alla luce particolarmente del prossimo Giubileo della Mi-sericordia indetto da papa Francesco.

Mi piace concludere questa breve presenta-zione sottolineando che è questo il mio ultimo gesto ufficiale da presidente della Conferenza episcopale calabra: un servizio che ho vissuto con amore verso tutti i vescovi, che ringrazio singo-larmente e con i quali mi ritroverò fraternamente – da arcivescovo emerito di Cosenza-Bisignano – in una comunione che va oltre il compito e il ruolo di ciascuno.

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 167: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

165

La Madre – che accompagna il nostro cam-mino – ci conduca teneramente ad un’intimità sempre più grande con il suo Figlio, Maestro e Salvatore del mondo, cui abbiamo con amore consacrato l’intera nostra vita.

30 giugno 2015

✠ Salvatore NunnariPresidente Conferenza episcopale calabra

PEr una nuova EvanGElizzazionE

Page 168: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

166

I. LA PIETÀ POPOLARE PUNTO DI PARTENZAPER UNA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

1. Noi, pastori delle Chiese di Calabria, conclude-vamo la nota pastorale sulla ’ndrangheta, Testi-moniare la verità del Vangelo, affidando

«a un prossimo direttorio su aspetti della cele-brazione dei sacramenti e della pietà popolare, principi e linee guide, a cui ispirarsi e attenersi nelle nostre diocesi di Calabria»1.

Il presente testo di orientamenti pastorali in-tende offrire, appunto, dei princìpi e linee guida, correlando operativamente con le esigenze pa-storali delle Chiese diocesane quanto già previsto dalla nota pastorale, con particolare riferimento alle celebrazioni liturgiche e sacramentali, non-ché alle devozioni popolari e, soprattutto, alle figure di padrino/madrina nei sacramenti d’ini-ziazione cristiana, ai testimoni nelle celebrazioni delle nozze cristiane, al rito delle esequie, alle fe-ste popolari e processioni sacre.

2. Quando, in ottica di fede cristiana, si parla di pietà (o religiosità, o anche devozione) popolare, s’intende richiamare la genuina fede cristiana, che è ricca di valori, sia religiosi sia storico-cultu-rali, i quali non possono essere ignorati. La pietà popolare, che dalla liturgia nasce, della liturgia e dei suoi riti si nutre, alla celebrazione liturgica fa approdare il popolo di Dio, e per questo ne costi-

1 conFErEnza EPiscoPalE calaBra, Testimoniare la veri-tà del Vangelo. Nota pastorale sulla ’ndrangheta, 25 dicembre 2014, 21.

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 169: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

167

tuisce un vero tesoro, è segno dell’attiva presen-za dello Spirito Santo nella Chiesa e rappresenta un contributo popolare alla riflessione teologica e pastorale.

Nelle sue molteplici e a volte millenarie tradi-zioni deve condurre verso la genuina pietà litur-gica, che è sempre orientata alla preghiera comu-ne della Chiesa, perché in essa si possa entrare e partecipare in forma attiva, fruttuosa e cosciente. Usi, costumi, tradizioni e devozioni di un popolo manifestano un patrimonio storico-culturale di rilevante valore, una memoria di cui conservare la ricchezza per le nuove generazioni, operando con discernimento e, dove occorre, purificandola, perché ne emergano sempre più i suoi aspetti mi-gliori e sia ben significato il collegamento con la preghiera liturgica della comunità ecclesiale.

«Con essa (la pietà popolare) – scriveva Paolo VI – noi tocchiamo un aspetto dell’evangeliz-zazione che non ci può lasciare insensibili […]; ha certamente i suoi limiti. È frequentemente aperta alla penetrazione di molte deformazio-ni della religione, anzi di superstizioni. Resta spesso a livello di manifestazioni cultuali sen-za impegnare un’autentica adesione di fede […], può mettere in pericolo la vera comunità ecclesiale. Ma se ben orientata, soprattutto me-diante una pedagogia dell’evangelizzazione, è ricca di valori. Essa manifesta una sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono conosce-re […]. Noi la chiamiamo volentieri pietà po-polare, cioè religione del popolo, piuttosto che religiosità. La carità pastorale deve suggerire, a tutti quelli che il Signore ha posto come capi di comunità ecclesiali, le norme di comporta-

PEr una nuova EvanGElizzazionE

Page 170: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

168

mento nei confronti di questa realtà, così ricca e insieme così vulnerabile»2.

La pietà popolare, quindi, va incanalata e illuminata dal Vangelo di Cristo e dalla vivente tradizione della Chiesa, soprattutto tenuta al ri-paro da eventuali usi impropri e illeciti, o addirit-tura immorali e peccaminosi. Diventa una forza, in certi casi, proprio per la carica di nuova evan-gelizzazione che è in grado d’imprimere a una Chiesa che si autopercepisce oggi come «in uscita missionaria», nonché alla pratica religiosa e alla stessa pietà liturgica. Questo richiede alle comu-nità ecclesiali una permanente azione formativa e catechetica, nonché un’attenta vigilanza, onde evitare ambiguità fuorvianti e compromessi, mi-surando sempre le forme esteriori e storiche con il metro della Parola di Dio e dell’insegnamento ecclesiale.3. Il cattolicesimo è una religione popolare, di popolo, di comunità. San Giovanni Paolo II ha considerato essenziale questo suo carattere diret-tamente legato alla sua cattolicità e universalità. Tale dimensione popolare nasce nel Cenacolo, come un dono e come un appello a mantenere viva l’anima operosa di ciascun credente e mis-sionaria di tutta la Chiesa, nuovo popolo dei cre-denti in Cristo, inviato in missione nel mondo contemporaneo.

La missione educatrice della Chiesa si rivol-ge, in particolare, a quelle forme di pietà popola-re, dove troviamo

2 Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 48.

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 171: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

169

«una fede radicata profondamente in una cul-tura precisa, immersa sin nelle fibre del cuore e nelle idee, e soprattutto condivisa largamen-te da un popolo intero, che è allora popolo di Dio»3.

Come pastori avvertiamo anche il compito di guida e il servizio al discernimento, perché la Chiesa custodisca e conservi il suo volto di Chie-sa di popolo e di Chiesa di famiglia e perché ogni sua manifestazione popolare sia espressione del-la forza liberante del Vangelo, della vera gioia cristiana e dell’impegno storico dei credenti nelle comunità umane.

Il popolo di Dio, nella sua storia, ha conosciu-to diverse stagioni in cui ha espresso la sua fede, ricercando un dialogo e un reale inserimento nel-la concretezza della cultura e del vissuto delle co-munità. La liturgia pervade la comunità cristiana aprendola al di là del tempo e dello spazio; essa è «fonte e culmine della vita della Chiesa»4 dalla quale sgorga una ricchezza di vita spirituale per-sonale e comunitaria, incrementata da manifesta-zioni ed espressioni religiose che generalmente prendono il nome di pietà popolare5.

3 Giovanni Paolo II, Ai vescovi francesi in visita ad limi-na, in «Insegnamenti», V, 3 (1982), p. 1320.

4 Sacrosanctum Concilium, 10.5 «La locuzione pietà popolare designa (qui) le diverse

manifestazioni cultuali di carattere privato o comunitario che, nell’ambito della fede cristiana, si esprimono preva-lentemente non con i moduli della sacra liturgia, ma nel-le forme peculiari derivanti dal genio di un popolo o di un’etnia e della sua cultura. La pietà popolare, ritenuta giustamente un “vero tesoro del popolo di Dio… mani-festa una sete di Dio che solo i semplici e i poveri pos-

PEr una nuova EvanGElizzazionE

Page 172: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

170

In essa noi vediamo splendere il genio del nostro popolo, la sua sensibilità, la sua storia, il suo modo proprio di vivere la terra, gli affetti, le tradizioni, le feste, la gioia e il dolore. Consideria-mo una grazia speciale, per la nostra terra di Ca-labria, l’esistenza di tante espressioni particolari di ricerca di Dio e di manifestazioni di fede, alle quali, come pastori, sentiamo di guardare con speciale predilezione, al fine di farne crescere l’au-tenticità evangelica, lo zelo ecclesiale e la missio-ne evangelizzante, oggi particolarmente richiesta dal contesto socio-culturale. Queste espressioni rivelano una delle dimensioni fondamentali della Chiesa: l’essere un popolo.

L’episcopato calabrese ribadisce che la vera pietà popolare è un prezioso tesoro di questo po-polo di Dio, segno dell’attiva presenza dello Spi-rito Santo nella Chiesa, attraverso le sue moltepli-ci e a volte millenarie tradizioni, via privilegiata, alla preghiera liturgica.

4. Il Santo Padre Francesco ci ricorda che è impe-rioso il bisogno di evangelizzare le culture (cfr. EG 69). Nella nostra realtà di Chiesa in Calabria, a questo bisogno si risponde attraverso due strade:

sono conoscere; rende capaci di generosità e di sacrificio fino all’eroismo, quando si tratta di manifestare la fede; comporta un senso acuto degli attributi profondi di Dio: la paternità, la provvidenza, la presenza amorosa e co-stante; genera atteggiamenti interiori raramente osservati altrove al medesimo grado: pazienza, senso della croce nella vita quotidiana, distacco, apertura agli altri, devo-zione”» conGrEGazionE PEr il culto Divino E la DisciPlina DEi sacraMEnti, Direttorio su pietà popolare e liturgia, 9.

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 173: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

171

l’accompagnamento, la cura e il rafforzamento di questa nostra ricchezza religiosa, e un incessante impegno per la crescita di una fede matura.

«Ogni cultura e ogni gruppo sociale necessi-ta di purificazione e maturazione. Nel caso di culture popolari di popolazioni cattoliche, possiamo riconoscere alcune debolezze che devono ancora essere sanate dal Vangelo: il maschilismo, l’alcolismo, la violenza dome-stica, una scarsa partecipazione all’Eucaristia, credenze fataliste o superstiziose che fanno ri-correre alla stregoneria, eccetera. Ma è proprio la pietà popolare il miglior punto di partenza per sanarle e liberarle»6.

5. La nostra cultura calabrese, ricca di risorse umane e spirituali, conosce in egual misura debo-lezze da sanare, a cui fa riferimento anche il Santo Padre Francesco. Come vescovi riconosciamo che il punto da cui partire per risollevare il nostro po-polo è guardare con attenzione a quei momenti e luoghi in cui la fede incontra l’umano, lo rigenera offrendo una possibilità di espressione genuina del comune senso religioso e dell’appartenenza alla Chiesa. Per noi la pietà popolare è perciò il punto di partenza per una concreta nuova evan-gelizzazione, con nuovo ardore, nuovi metodi, nuovo entusiasmo. In questa direzione, le nostre Chiese locali hanno compiuto un lungo percorso di valorizzazione e purificazione, anche se resta ancora tanto da fare, affinché tutte le manifesta-zioni popolari siano espressione della vera fede e della genuina venerazione del popolo cristiano.

6 FrancEsco, Evangelii gaudium, 69.

PEr una nuova EvanGElizzazionE

Page 174: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

172

6. In certi casi la religiosità popolare può diven-tare una forza, proprio in vista della nuova evan-gelizzazione che la Chiesa ha deciso d’imprimere alla pratica religiosa e al vissuto popolare. Ma ciò obbliga le comunità ecclesiali ad una permanen-te azione formativa e catechetica, scoraggiando quelle manifestazioni di religiosità popolare, che non comunicano autentica spiritualità, anzi ri-schiano di essere una contro-testimonianza.

Dobbiamo riconoscere che certe esteriorità non rinviano apertamente ed in forma leggibile al Vangelo. Infatti:

«Nella pietà popolare deve percepirsi l’afflato antropologico, che si esprime sia nel conserva-re simboli ed espressioni significative per un dato popolo evitando tuttavia l’arcaismo pri-vo di senso, sia nello sforzo di interloquire con sensibilità odierne. Per risultare fruttuoso, tale rinnovamento deve essere permeato di senso pedagogico e realizzato con gradualità, tenen-do conto dei luoghi e delle circostanze»7.

7. Con riferimento a determinate espressioni di religiosità popolare (quali processioni, feste e pellegrinaggi), il vescovo, con i propri organismi collegiali di partecipazione e corresponsabilità, è l’unico idoneo a valutare la realtà dei fatti e a indicare orientamenti e, soprattutto, le possibili soluzioni finalizzate ad evitare abusi o degenera-zioni. Per continuare nell’opera di chiarificazione e di crescita delle nostre comunità e per sostenere l’opera quotidiana di pastori ai quali ne è affidata la cura ordinaria, ribadendo tutto quanto abbia-

7 conGrEGazionE PEr il culto Divino E la DisciPlina DEi sacraMEnti, Direttorio su pietà popolare e liturgia, 12.

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 175: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

173

mo indicato nella nota pastorale, forniamo ora precise indicazioni pastorali in merito ai sacra-menti dell’iniziazione cristiana, al matrimonio, alla celebrazione delle esequie, alle feste e alle processioni.

II. SACRAMENTI DI INIZIAZIONE CRISTIANAMATRIMONIO ED ESEQUIE

8. Le azioni liturgiche e sacramentali della co-munità cristiana sono convocate e presiedute da Gesù Cristo, attraverso il suo ministro, per eleva-re la lode e il ringraziamento al Padre dei cieli con la potenza dello Spirito Santo.

Esse presuppongono una comunità cele-brante, attiva e partecipe, sotto la presidenza del ministro sacro. Sacramenti ed azioni di cul-to richiedono, inoltre, in ognuno dei partecipanti l’obbedienza della fede, cioè l’abbandono fidu-cioso a Dio, la coscienza libera dal male e dal pec-cato, la disponibilità a tradurre in azioni ciò che è proposto dal mistero liturgico. In particolare, per i sacramenti dell’iniziazione cristiana e il matri-monio (i cui ministri sono gli sposi stessi), per i quali è prevista la presenza di padrini/madrine o testimoni, la Chiesa esige una vita realmente cristiana, coerente con i valori evangelici, una fer-vente pratica cristiana, la disponibilità alla cate-chesi permanente e alla formazione religiosa8.

8 Nella celebrazione del sacramento del matrimonio nella Chiesa bizantina i paraninfi (testimoni) hanno una funzione liturgica oltre che giuridica, in quanto scambia-no gli anelli agli sposi e successivamente nel momento

PEr una nuova EvanGElizzazionE

Page 176: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

174

1. Padrini e madrine nei sacramentid’iniziazione cristiana e testimoni di nozze

9. Il padrino e la madrina nel battesimo e nella cresima devono avere i requisiti canonici per ri-coprire tale ruolo, che è liturgico, ma soprattutto ecclesiale. Essi hanno (e debbono perciò sentire) la responsabilità di accompagnare ai sacramenti bambini, ragazzi e giovani, loro affidati dalla fa-miglia e dalla comunità.

10. La scelta9 del padrino o della madrina, decisa in famiglia10, va preventivamente valutata in chiave strettamente spirituale e l’idoneità dev’essere cer-tificata dal parroco e deve trovare nei credenti dei decisi alleati delle comunità cristiane. Si sappiano scegliere, perciò, persone credenti e praticanti che, pur nelle fatiche e nelle vicende della vita, s’impe-gnano a vivere nella fede della Chiesa e nella mo-rale illuminata dal Vangelo di Cristo.

dell’incoronazione scambiano le corone, segno visibile del sacramento. Lo scambio delle corone spetta ai testimoni, e indica la reciprocità del dono, della gloria, dell’onore ec-clesiale. Va perciò assolutamente svolta, in più occasioni e con maggiore incisività, la catechesi specifica ai futuri pa-drini e madrine su questo ruolo primario ed insostituibile di compagnia nella fede e di testimonianza della vita.

9 Per identità numero e condizioni, cfr. i cann. 872-874 del Codice di Diritto Canonico.

10 conFErEnza EPiscoPalE italiana, Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, 70. Un secolo fa, una lettera dell’episcopato ai cristiani calabre-si metteva già in guardia dai pericoli sottintesi a questo delicato ruolo ed esortava alla testimonianza di vita coe-rente dei padrini e delle madrine (cfr. conFErEnza EPisco-PalE calaBra, lettera pastorale collettiva dell’episcopato calabrese Per la Santa Quaresima del 1916).

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 177: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

175

11. Di conseguenza, a persone condannate dal competente organo giudiziario dello Stato con sentenza definitiva per reati di ’ndrangheta e si-mili, o che risultino affiliate, o comunque conti-gue, ad associazioni ’ndranghetiste e, con il loro operato o connivenza, siano strumenti per la loro affermazione sul territorio, non va perciò rilascia-to dalle autorità ecclesiastiche il permesso di fun-gere da padrino o madrina nelle celebrazioni dei sacramenti dell’iniziazione cristiana.

Anche nella designazione dei testimoni delle nozze cristiane, si segua sempre il criterio della testimonianza cristiana di vita e della disponibili-tà alla formazione specifica.

12. Nel corso di ogni attività pastorale, vanno organizzati specifici incontri formativi11 per colo-ro che aspirano a coprire tali ruoli, o siano stati designati dalle famiglie. Tali incontri dovranno concludersi con la verifica, la professione di fede e la firma di una dichiarazione, sottoposta indivi-dualmente dal parroco, il cui testo sarà unico per tutta la Calabria e promulgato dalla CEc12.

13. È bene ricordare che la figura di padrino/ma-drina, sotto l’aspetto strettamente canonico, non è

11 Cfr. conFErEnza EPiscoPalE italiana, Incontriamo Gesù. Orientamenti…, cit., 70.

12 «Va assunta pienamente la sfida di ridare a queste figure il ruolo che la tradizione della Chiesa le ha conse-gnato fin dal catecumenato antico. Per questo la scelta del padrino e della madrina va fatta curando che sia persona matura nella fede, rappresentativa della comunità, ap-provata dal parroco, capace di accompagnare il candida-to nel cammino verso i sacramenti e di seguirlo nel resto della vita con il sostegno e l’esempio» (cfr. ibidem, 70).

PEr una nuova EvanGElizzazionE

Page 178: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

176

del tutto obbligatoria13, perciò se ne potrebbe fare a meno in determinate condizioni o circostanze.

2. Rito delle esequie

14. Dinanzi al mistero della morte, la Chiesa non assume alcun atteggiamento di giudizio ma, come è nella sua missione, affida nella preghie-ra ogni defunto alla misericordia di Dio, giudice giusto e misericordioso. Le esequie, infatti, non sono la celebrazione della vita del defunto, ma il suo affidamento alla misericordia del Padre cele-ste. Pertanto, anche nel caso di persone condan-nate per reati di mafia, se non c’è stato un loro precedente espresso rifiuto della celebrazione re-ligiosa, la Chiesa concede anche ad essi il confor-to delle esequie religiose, ma in forma semplice, senza segni di pomposità, di fiori, canti, musiche e commemorazioni.

15. Anche nei casi dubbi sull’atteggiamento pe-nitenziale assunto da chi ora è defunto e sul suo

13 Il can. 872 del Cjc, quando parla della figura del pa-drino nel battesimo, così si pronuncia: «al battezzando, per quanto è possibile, venga dato un padrino…», conFErEnza EPiscoPalE italiana, Rito del battesimo. Premessa, Il padrino: compiti e requisiti: «si richiede il padrino scelto in seno alla comunità cristiana… collaborerà con i genitori perché il bambino giunga alla professione personale della fede e la esprima nella vita… viene scelto dal catecumeno o dalla famiglia… il pastore d’anime si renderà conto se abbia i requisiti necessari… non sia impedito, a norma del dirit-to, a compiere tale ufficio» (8-9-10), conFErEnza EPiscoPalE italiana, Rito della confermazione. Introduzione: la funzione dell’ufficio di padrino, è prevista la possibilità siano anche gli stessi genitori a presentare il cresimando (cfr. 5).

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 179: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

177

precedente effettivo ritorno a una nuova vita, per rispetto alla natura sociale dell’Eucaristia e per non inserire, in modo strumentale, la stessa Eucaristia, ad un conflitto di interpretazioni – che potrebbero apparire irriguardose sia nei confronti del Corpo e del Sangue di Cristo, sia della comunità credente –, si dovranno adottare, comunque, delle restrizio-ni significative nello stile celebrativo, lasciandosi guidare da quanto già previsto nei rituali.

III. FESTE E PROCESSIONI

1. Feste popolari

16. Nelle feste popolari non può essere assecon-dato un modo personale e sentimentale di vivere la fede, basato esclusivamente su forme esteriori.

Pertanto, per celebrare legittimamente, nel territorio della comunità parrocchiale, una festa per la quale si prevedano manifestazioni pub-bliche, il parroco, ottenuto il placet del Consiglio pastorale parrocchiale e del Consiglio per gli af-fari economici, allo scopo di acquisire anche il prescritto nulla osta della Curia diocesana, deve previamente presentare alla stessa il programma dettagliato con l’indicazione dei membri del Co-mitato e dei luoghi nei quali si terranno manife-stazioni, su proposta del Comitato per la festa.

17. Questo organismo del Comitato per la festa viene rinnovato annualmente dal parroco con l’assenso del Consiglio pastorale, e ne possono far parte esclusivamente fedeli del territorio par-rocchiale, stimati per l’ordinaria e riconosciuta

PEr una nuova EvanGElizzazionE

Page 180: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

178

condotta di vita di fede, sempre attivi nella colla-borazione pastorale (e non soltanto in coinciden-za con la festa), mentre devono restarne del tutto esclusi i soggetti con problemi penali, civili, tri-butari e amministrativi e che siano stati dichiarati colpevoli da sentenze passate in giudicato.

18. Pertanto, a tali persone si vieti la partecipazio-ne attiva alle feste religiose popolari della comu-nità, soprattutto nella fase della programmazione e della gestione economica, valutando attenta-mente e operando un sano ed oculato discerni-mento, perché tutte le manifestazioni genuine di pietà popolare (soprattutto processioni e feste) non diventino mai appannaggio delle famiglie ’ndranghetiste del luogo, che mirerebbero soltan-to a favorire la loro esteriore rispettabilità o, an-cor peggio, i loro interessi economici e di potere.

19. Se le feste sono patronali e prevedono la co-partecipazione degli enti locali, si studino delle opportune forme di distinzione tra i due tipi di festa, quella religiosa e quella civile.

20. Si abbia cura della formazione cristiana ed ecclesiale di tutti coloro che attivamente parteci-pano all’organizzazione e alla realizzazione della festa popolare. Ciò perché ancora esiste un’imba-razzante doppia realtà intorno a certe feste popola-ri: da una parte – come appena detto – ci sono dei fedeli sempre presenti con il loro impegno cor-responsabile ed altre persone che intervengono, invece, nella circostanza, ma solo per l’occasione esteriore della festa, cioè per l’aspetto tecnico-organizzativo, o musicale e pirotecnico. È bene

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 181: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

179

che i secondi siano stimolati e accompagnati per-ché la loro presenza si trasformi da episodica in continuativa, sempre che abbiano, tuttavia, dav-vero interesse alla formazione cristiana e vogliano lasciarsi coinvolgere nella preparazione spirituale ed al significato squisitamente religioso delle feste.

2. Processioni sacre

21. Le processioni sacre sono manifestazioni di fede e di speranza cristiana in onore del Signore, della Beata Vergine e dei santi, da regolamentare a livello diocesano con precise indicazioni pasto-rali, atte anche a prevenire infiltrazioni dei ma-fiosi o di persone ad essi contigue. È noto, infatti, che tali persone hanno tutto l’interesse ad intru-folarsi, prima, e ad egemonizzare, poi, tali eventi. In tal malaugurato caso, è evidente che la proces-sione perderebbe la sua genuina natura religiosa.

22. Il primo passo è, dunque, quello di vigilare attentamente sull’aspetto economico e gestionale delle processioni, liberando in ogni caso le con-fraternite dalle sudditanze a forze che nulla han-no di religioso.

23. Se la criminalità mafiosa è antievangelica e se la Chiesa è chiamata a contrastare ogni forma di peccato con la testimonianza e con la coerenza cristiana, ne consegue che la tradizione popolare delle processioni, quale tesoro da custodire e va-lorizzare come genuina manifestazione di fede, va mondata da incrostazioni e devianze che ne minano, invece, l’autenticità e la fanno degenera-re dalla sua vera e legittima natura.

PEr una nuova EvanGElizzazionE

Page 182: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

180

24. Quanto alle norme specifiche per il legittimo svolgimento delle processioni sacre, vengono riaf-fermate, a livello regionale, quelle già in vigore e ribadite nella nostra nota pastorale. Inoltre, si pre-cisa quanto segue:

• presso le Curie diocesane si costituisca un’apposita Commissione, il cui compito è di esa-minare preventivamente i programmi che i par-roci debbono presentare almeno un mese prima, e comunque dopo la prescritta approvazione del Consiglio pastorale parrocchiale e del Consiglio per gli affari economici;

• l’itinerario e le soste delle statue e dei si-mulacri debbono essere predefiniti e stabiliti dal parroco e dal Consiglio pastorale e comunicate alla comunità parrocchiale; vanno anche comuni-cati per tempo (almeno 15 giorni prima) i percorsi processionali, con il preventivo visto della Curia. La comunicazione va fatta alle forze dell’ordine come da normativa di legge;

• i portatori delle statue siano prevalente-mente fedeli che vivono con assiduità la vita della parrocchia e della confraternita, di cui eventual-mente si fa parte. È compito del parroco o del ret-tore della Chiesa, magari in collaborazione col co-mitato festa debitamente costituito, vigilare sulla scelta dei portatori. Non sono ammesse persone aderenti ad associazioni condannate dalla Chie-sa, o che siano sotto processo per associazione mafiosa, o che siano incorse in condanna definiti-va per mafia, senza prima aver dato chiari segni pubblici di pentimento e di ravvedimento;

• le statue del Cristo, della Vergine o dei san-ti, anche nei momenti di sosta, non devono mai

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 183: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

181

guardare case, persone, edifici, ad eccezione di ospedali e case di cura con degenti parrocchiani;

• durante le processioni è tassativamente proibita la raccolta di offerte in denaro e in altri beni materiali, né vanno appesi alla statue banco-note o oggetti preziosi;

• né durante le processioni, né alla fine, è le-cito sottoporre le statue (o i simulacri) allo spet-tacolo di danze o movimenti coreografici, anche se questi fossero di antica tradizione, né è lecito accompagnare le immagini con fuochi d’artificio, o con qualsiasi altra manifestazione chiassosa di folklore, che certamente non favoriscono il silen-zio, il canto sacro ed il raccoglimento spirituale;

• durante tutto lo svolgimento, le processioni dovranno mantenere un clima di sacralità, di si-lenzio e di preghiera. Si alternino, perciò, sapien-temente i canti, le preghiere, le meditazioni e la musica (comunque tratta da repertori sacri).

25. Poiché, però, una mentalità perversa non si cambia soltanto vietando o limitando, proibendo o allontanando, deviando percorsi o astenendosi dal folklore, occorre formare e catechizzare le co-scienze, specialmente di coloro che organizzano, coordinano e mantengono viva la devozione po-polare nelle processioni e feste.

È questa la vera risposta dei cattolici alla non religiosità e al paganesimo che si manifestano, da parte di alcuni, con la voluta ignoranza, la suppo-nenza, il disprezzo, perfino con violenze crimina-li, volendo essi dominare anche le forme di pietà popolare ed estendere il proprio controllo sulle manifestazioni religiose.

PEr una nuova EvanGElizzazionE

Page 184: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

182

Dal momento che diverse diocesi calabresi han-no già discusso, nei Sinodi, gli opportuni antidoti alle infiltrazioni criminali nelle genuine forme del-la devozione e della pietà popolare, è necessario che si facciano conoscere le determinazioni sinoda-li e, quindi, si applichino con rigore tra quei fedeli che fanno parte di confraternite e organizzazioni interessate, operando – comunque – sulle coscien-ze di tutti i fedeli e delle persone di buona volontà già dalla catechesi per l’iniziazione cristiana.

IV. PERCORSI PASTORALIPER UNA NUOVA EVANGELIZZAZIONEDELLA PIETÀ POPOLARE

26. La Chiesa è chiamata ad offrire la Parola forte del Vangelo e segni concreti che mettano in luce da quale parte stiano i credenti in Cristo, il cui unico interesse è ristabilire la dignità della vita umana. Non può esistere alcun punto in comune tra la fede professata e una vita irreligiosa e mi-scredente, oppure disorientata dall’appartenenza ad organizzazioni criminali e, quindi, consegnata volontariamente ad una struttura di peccato, che progetta e commette violenze e infamie contro la persona umana, la società e l’ambiente, che è la casa comune da custodire e curare. Alla chiarez-za di tale annuncio, dobbiamo, tuttavia, accom-pagnare quanto Gesù ci ha insegnato a proposito dell’accoglienza del peccatore pentito e di chi, pur camminando ancora in una valle tenebrosa, non resta sordo agli appelli insistenti della mise-ricordia di Dio e si rende disponibile ad un cam-

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 185: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

183

mino di conversione e di risarcimento. Senza un reale e pubblico cambiamento, senza una vera e propria presa di distanza dalla vita vissuta, fino a quel giorno, nel male, non si può parlare di pen-timento e di conversione dei mafiosi: sono questi i veri segni per un reinserimento nella comunità e per un cammino di riparazione, di risarcimento personale e sociale, di ricostruzione interiore.

27. Tutte le esperienze evangeliche di conversione, scaturite dall’incontro con il Signore, sono state un cambiamento completo della vita interiore ed esteriore: dall’adultera a Zaccheo, da Matteo allo stesso Saulo di Tarso. La conversione richiede, infatti, all’essere umano di rialzarsi dalla propria condizione di peccato per porre le basi di una ra-dicale vita nuova: «Donna nessuno ti ha condan-nata, nemmeno io ti condanno ma ora va’ e non peccare più» (Gv 8,11); «Zaccheo, scendi subito, oggi devo fermarmi a casa tua» (Lc 19,5).

Bisogna essere come Matteo che, alla chiama-ta del Signore, abbandonò il banco delle imposte inique (cfr. Mt 9,9) e come lo stesso Paolo, che si la-sciò condurre dopo aver ascoltato e visto il Signore Risorto, che lui perseguitava nella carne dei suoi fratelli (cfr. At 9,1-19). Fino all’ultimo istante della vita, anche di una vita in peccato grave e in condi-zione di tradimento (come Pietro e come Giuda), il Signore ci concede, se lo vogliamo, la possibilità di ritornare a lui. Così fece con il ladrone pentito: «Ti dico, oggi sarai con me nel Paradiso» (Lc 23,43).

28. Noi non possiamo scandagliare il cuore dell’essere umano e solo i segni esterni possono

PEr una nuova EvanGElizzazionE

Page 186: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

184

farcene cogliere la tensione per una vita nuova, ispirata al Vangelo: il pentimento sincero, tante volte manifestato nelle lacrime, il consegnarsi alla giustizia umana, il restituire quello che non è sta-to guadagnato onestamente («ho rubato restitui-sco quattro volte tanto» disse Zaccheo - Lc 19,8), l’impegno a risarcire coloro a cui si è fatto del male, un impegno serio nella carità, una vita nuo-va condotta in stile penitenziale ed un percorso di discepolato, la richiesta pubblica di perdono e il proposito fermo di non commettere più il male.

È un lento percorso di riacquisizione della dignità, irto di ostacoli, eppure sempre possibi-le per chiunque voglia. La Parola di Dio ci dà la forza e la soddisfazione di coniugare misericor-dia e giustizia, verità e carità; tutto questo è tipico del sopraggiungere del Signore, dell’ingresso del Messia nella vita e nella storia. Questa condizione nuova e di equilibrio è, di per sé, la più grande delle profezie e noi cristiani non possiamo esi-merci dal prestarvi fede, per poi annunciarla e testimoniarla, con San Paolo:

«Il nostro appello non è stato mosso da volon-tà di inganno, né da torbidi motivi, né abbiamo usato frode alcuna; ma come Dio ci ha trovati degni di affidarci il Vangelo, così lo predichia-mo, non cercando di piacere agli uomini ma a Dio che prova i nostri cuori» (1Ts 2,3-4).

È un lavoro lungo quello che dovranno fare le nostre Chiese nella direzione indicata. Per que-sto proponiamo alcune tracce operative, pratica-bili a livello sia diocesano, sia parrocchiale.

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 187: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

185

1. Nelle diocesi

29. Attivare, consolidare un piano di formazione sistematica per il clero, i seminaristi, le persone di vita consacrata operanti sul territorio, i cate-chisti ed in generale gli operatori pastorali, con particolare riguardo ai temi della giustizia, dell’e-ducazione alla legalità, dell’impegno civico, della partecipazione alla cosa pubblica, della custodia del creato.

30. Costituire, almeno a livello diocesano o fora-niale, uno sportello di advocacy, forte della presen-za di professionisti volontari, nel quale indirizza-re le segnalazioni e le denunce a violazioni dei diritti, illegalità, soprusi, estorsioni, perché poi attivi interventi giuridici e politici di tutela ed ac-compagnamento delle persone più deboli.

31. Organizzare il servizio di sostegno alle vittime della mafia e della criminalità. Va assolutamente colmata la sensazione di vuoto, di isolamento dei loro familiari e degli imprenditori sotto attacco estorsivo e/o minacce dei mafiosi. Vanno inco-raggiate, in particolare, le parrocchie in questa direzione.

32. Promuovere e sostenere (sempre a livello dio-cesano) forme di consumo critico e solidale nei confronti degli imprenditori e commercianti che hanno denunciato il racket e si rifiutano di pagare il pizzo.

33. Essere presenti e sostenere le istituzioni civili, le agenzie formative e le associazioni, secondo le specifiche competenze, nell’impegno di sensibi-

PEr una nuova EvanGElizzazionE

Page 188: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

186

lizzazione alla formazione ai valori della civiltà, della giustizia, della legalità, della cura del creato e alla lotta ad ogni forma e cultura mafiosa.

34. Rispondere alle richieste, che provengono da molti, di venire a conoscenza reale del fenomeno mafioso – lì ove esiste –, attivando percorsi co-munitari di formazione specifica sui temi della giustizia, della legalità, della corruzione, della ’ndrangheta, dell’omertà, della mafiosità, della contiguità eventuale dell’istituzione ecclesiastica e di ecclesiastici ai mondi illegali, recuperando gli insegnamenti del magistero e verificandone l’ef-fettiva realizzazione.

2. Nelle parrocchie

35. Incentivare nelle diverse parrocchie il dibatti-to culturale sui temi della socialità, della giustizia, dell’impegno civile e della partecipazione, coin-volgendo tutte le componenti della comunità ec-clesiale e rivolgendosi, attraverso le varie forme della comunicazione sociale e dei new media, a coloro che, pur lontani dalla fede, mostrano inte-resse per i grandi temi dei diritti umani, della cura della casa comune e della democrazia partecipata.

36. Assumere sino in fondo la responsabilità dei bambini, dei ragazzi e dei giovani che passano dalle parrocchie e dai gruppi, pensando ad una pastorale realmente nuova, capace di coniugare conoscenze, testimonianze ed esperienze. Quindi va programmata, all’interno dei diversi percorsi di educazione e catechesi permanente, una par-

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 189: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

187

ticolare attenzione educativa alla socialità ed alla partecipazione civica, secondo le linee della Dot-trina sociale cristiana, a partire dai più piccoli e dalle famiglie di riferimento.

37. Prevedere e progettare idonei percorsi for-mativi sul tema dell’educare in contesti mafiosi, utilizzando sussidi specifici affinché i piccoli e i giovani siano aiutati a percepire la gravità del fe-nomeno, inteso anche come mentalità, su come prevenirlo, difendercene e su come partecipare all’azione privata e pubblica di contrasto.

Si tratta di proporre tutto ciò, come attività ordinaria e permanente delle parrocchie e dei gruppi, agli adolescenti ai giovani ed ai giovani-adulti, tenuto conto dei diversi tempi di crescita, delle esperienze concrete di servizio in realtà, so-prattutto ecclesiali, che si occupano di emargina-zione e povertà.

38. Dotare la parrocchia, singolarmente o in col-laborazione con altre vicine, di un oratorio o di un centro di aggregazione sociale per i piccoli e i giovani, utilizzando anche beni confiscati alla ’ndrangheta, all’interno dei quali prevedere e at-tivare occasioni culturali, sociali e ricreative. Tut-to per attrarre i ragazzi e i giovani e proporre loro dei percorsi di socializzazione e di educazione alla legalità ed alla partecipazione.

39. Attivare, già a questo livello parrocchiale, for-me di sostegno economico, psicologico e spiritua-le per i familiari vittime della mafia, in particolare per le donne, i minori e i giovani.

PEr una nuova EvanGElizzazionE

Page 190: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

188

CONCLUSIONE

40. Come vescovi della Regione concordiamo nel seguire criteri e comportamenti pastorali comuni, ribadendo che ogni singolo vescovo competente territorialmente è l’unico idoneo a valutare l’ef-fettiva realtà dei fatti e a indicare orientamenti e possibili soluzioni, d’intesa col presbiterio. Infatti,

«le manifestazioni della pietà popolare sono sotto la responsabilità dell’ordinario del luo-go: a lui compete la loro regolamentazione, di incoraggiare nella funzione di aiuto ai fedeli per la vita cristiana, di purificarle dove è ne-cessario e di evangelizzarle; di vegliare che non si sostituiscano né si mescolino con le cele-brazioni liturgiche; di approvare i testi di pre-ghiere e di formule connesse con atti pubblici di pietà e pratiche di devozione»14.

Presentandosi qualche dubbio riguardo all’applicazione di queste indicazioni pastorali collegiali, si consulti l’ordinario del luogo, al cui giudizio bisogna sempre riferirsi (can. 1184 §2).

41. Nella predicazione e nelle varie forme e gra-di del ministero della Parola, sia chiaramen-te annunciato (soprattutto quando le letture lo permettono) che ogni organizzazione mafiosa è il rovescio di un’autentica esistenza credente e l’antitesi a una comunità cristiana ed ecclesiale. Si faccia osservare ai fedeli che, seppur colorata di religiosità o di moralismo, la prassi mafiosa è sempre atea ed antievangelica.

14 conGrEGazionE PEr il culto Divino E la DisciPlina DEi sacraMEnti, Direttorio su pietà popolare e liturgia, 21-28; cfr. can. 826 §3 del cjc.

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 191: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

189

Si compia, inoltre, ogni sforzo pastorale per presentare correttamente la preghiera di suffra-gio per i defunti e, soprattutto, s’invochi inces-santemente la grazia di Dio per chi notoriamente versi in condizioni di peccato gravissimo o sia scomunicato per mafia, chiedendo allo Spirito Santo che si converta.

42. Proiettandoci nel Giubileo straordinario della Misericordia, facciamo nostro l’invito pressante perché nessuno resti indifferente all’invito alla conversione e al cambiamento radicale di vita.

Esso si fa più insistente

«verso quelle persone che si trovano lontane dalla grazia di Dio. Penso in modo particolare agli uomini e alle donne che appartengono a un gruppo criminale, qualunque esso sia. Per il vostro bene, vi chiedo di cambiare vita. Ve lo chiedo nel nome del Figlio di Dio che, pur combattendo il peccato, non ha mai rifiutato nessun peccatore. Non cadete nella terribile trappola di pensare che la vita dipende dal denaro e che di fronte ad esso tutto il resto di-venta privo di valore e di dignità. È solo un’il-lusione. Non portiamo il denaro con noi nell’al di là. Il denaro non ci dà la vera felicità. La vio-lenza usata per ammassare soldi che gronda-no sangue non rende potenti né immortali. Per tutti, presto o tardi, viene il giudizio di Dio a cui nessuno potrà sfuggire»15.

Dobbiamo riconoscere che «a volte l’accento, più che sull’impulso della pietà cristiana, si pone su forme esteriori di tradizioni di alcuni gruppi»16.

15 FrancEsco, Misericordiae vultus, 19.16 FrancEsco, Evangelii gaudium, 70.

PEr una nuova EvanGElizzazionE

Page 192: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

190

43. Siamo, perciò, fiduciosi che fedeli adulti e maturi nella fede sapranno accogliere e sostene-re le indicazioni contenute in questi nostri orien-tamenti pastorali nelle forme che, nelle singole Chiese locali, saranno specificate con apposito decreto attuativo.

«Le forme proprie della religiosità popolare sono incarnate, perché sono sgorgate dall’in-carnazione della fede cristiana in una cultura popolare. Per ciò stesso esse includono una relazione personale, non con energie armoniz-zanti ma con Dio, con Gesù Cristo, con Maria, con un santo. Hanno carne, hanno volti. Sono adatte per alimentare potenzialità relazionali e non tanto fughe individualiste»17.

Espressione di fede, la pietà popolare nella terra di Calabria, ha lasciato radici profonde, so-stenendo per secoli «l’impeto della tormenta». Le nostre Chiese locali hanno già compiuto un lun-go percorso di valorizzazione e purificazione del-la pietà e delle devozioni, ma siamo certi che lo spirito della nuova evangelizzazione ci porterà a un rinnovato impegno nella direzione indicata. In questa serena visione, vi benediciamo di cuore nel Signore, sicuri che una fede purificata è una fede vera e che una fede autentica sostiene l’autenticità di una vita cristiana secondo il volere di Dio-Padre, la mozione dello Spirito Santo, l’esempio del Figlio di Maria Vergine, l’esempio dei santi, soprattutto dei nostri patroni e protettori celesti.

30 giugno 2015Gli arcivescovi e vescovi della Calabria

17 Ibidem, 90.

conFErEnza EPiscoPalE calaBra

Page 193: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

191

INDICE

OLTRE LA SOGLIALUNGO IL CAMMINO DELLA STORIALettera pastorale alla Chiesa di Locri-Gerace

Introduzione 9

caPitolo PriMo

Oltre la soglia un camminodi conversione missionaria 15

caPitolo sEconDo

Punti di convergenza del nostro percorso 24

caPitolo tErzo

Carità, liturgia e pietà popolare 40

caPitolo Quarto

Ai sacerdoti 53

Conclusione 56

Documenti di riferimento 58

ORIENTAMENTI LITURGICO-PASTORALIE NORME PER LE FESTE RELIGIOSE

Introduzione 61

caPitolo PriMo

Celebrazioni liturgiche 66

caPitolo sEconDo

Sui sacramenti 72

caPitolo tErzo

Le feste religiose 105

lEttEra PastoralE 2015

Page 194: Oltre la soglia lungo il cammino della storia

192

caPitolo Quarto

Conservazionee manutenzione delle Chiese 123

Conclusione 125

Decreto sulla pietà popolare 129

APPEnDicE

DOCUMENTI DEI VESCOVI CALABRESI

1. Testimoniare la verità del VangeloNota pastorale sulla ’ndrangheta 131

2. Per una nuova evangelizzazionedella pietà popolareOrientamenti pastorali per le Chiese di Calabria 161

inDicE - coloPhon

Finito di stampare nel mese di dicembre 2015dalla tipografia Mele - Serra San Bruno (VV)

per conto dell’editoriale progetto 2000Via degli Stadi 27 - Cosenza