obiettivi parte prima - corso base di fotografia

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Obiettivi Parte Prima - Corso base di fotografia

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  • 5/20/2018 Obiettivi Parte Prima - Corso base di fotografia

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    Dopo aver visto a grandi linee le parti e funzioni principali delle macchinefotografiche, passiamo ad esaminare da vicino i singoli elementi,cominciando dall'obiettivo.

    Entreremo cos a contatto con numerosi fattori di fondamentale importanzanella tecnica fotografica, quali lunghezza focale, numeri di diaframma,profondit di campo, iperfocale. Si tratta di elementi basilari per una correttacomprensione della fotografia, per cui vanno assimilati con grande cura.

    Successivamente vedremo come vengono classificati gli obiettivi in funzionedella loro lunghezza focale, passando in rassegna i diversi tipi di obiettivi. Perfinire, in questo capitolo troviamo anche una scheda che non si riferisce adobiettivi veri e propri, ma ad un accessorio che in grado di modificare lecaratteristiche ottiche degli obiettivi su cui viene montato.

    o Lunghezza focaleo Angolo di campoo Luminosito Diaframmao Profondit di campoo Iperfocaleo Scelta del punto di messa a fuocoo Messa a fuoco automaticao Obiettivi normalio Obiettivi grandangolario Teleobiettivio Obiettiv i zoomo Moltiplicatori d i focale

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    LUNGHEZZA FOCALE

    In una lente convergente i raggi provenienti da un soggetto molto lontano(infinito) convergono in un punto. La distanza tra il centro della lente e il piano

    focale (piano su cui si forma l'immagine nitida del soggetto) la lunghezzafocale (o, pi semplicemente, focale) di quella lente.

    Nella realt, ogni obiettivo fotografico formato da un certo numero di lenti enon da una sola; tuttavia le considerazioni svolte in questa sede possonoessere considerate valide anche per gli obiettivi reali, che pertantoschematizzeremo in una sola lente.

    La lunghezza focale determina la grandezza dell'immagine sulla pellicola(rapporto di riproduzione). Questo fattore determina due conseguenzeimportanti. La prima che a parit di distanza soggetto/obiettivo, un obiettivodi focale lunga produce un'immagine pi grande rispetto a un obiettivo difocale corta.

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    RAPPORTO DI RIPRODUZIONE

    A parit di distanza di ripresa, un obiettivo di focale pi lunga produceun'immagine pi grande.

    Inversamente, per mantenere fissa la grandezza dell'immagine sulla pellicolaal variare della lunghezza focale dell'obiettivo impiegato, dovremo variare ladistanza da cui si riprende il soggetto, allontanandoci da esso conl'aumentare della lunghezza focale impiegata.

    RAPPORTO DI RIPRODUZIONEPer ottenere la medesima grandezza dell'immagine, con un obiettivo a lungafocale bisogna allontanarsi dal soggetto.La lunghezza focale di un obiettivo incisa sulla sua montatura.

    Per lunghezza focale standard (o lunghezza focale normale) si intende quellaall'incirca uguale alla diagonale del fotogramma impiegato, o di pocosuperiore. Ad esempio, nel formato 24x36 mm (diagonale = 43 mm) vieneconsiderato normale un obiettivo di 50 mm di lunghezza focale.

    Fino ad ora si parlato di obiettivi a focale fissa; pi avanti vedremo cheesistono anche obiettivi a focale variabile.

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    ANGOLO DI CAMPO

    Per un certo formato di fotogramma, la lunghezza focaledi un obiettivodetermina il suo angolo di campo. importante notare che l'angolo di

    campo di un obiettivo non dipende soltanto dalla sua focale, ma anche dallagrandezza del fotogrammache esso deve coprire.

    Fissiamo pertanto la nostra attenzione su uno dei formati pi diffusi, ossia il24x36 mm(dimensioni del fotogramma), detto anche 35 mm(dalla larghezzadella pellicola perforata); in tale formato l'obiettivo normaleha unalunghezza focale di 50 mm e ricopre la diagonale del fotogramma. Dasemplici considerazioni geometriche si ricava che l'angolo di campo, inquesto caso, circa di 46.

    ANGOLO DI CAMPOL'angolo di campo dipende dal formato del fotogramma e dalla lunghezza

    focale dell'obiettivo.In un fotogramma 24x36 mm e con una focale di 50 mm, se si fa riferimento

    alla diagonale (43 mm) si ottiene un angolo di campo di circa 46.Se invece ci si riferisce al lato pi lungo del fotogramma (36 mm), siottengono 38; questo l'effettivo angolo di campo per inquadrature

    orizzontali (col la focale e il formato suddetti).

    A parit di formato, un obiettivo di focale pi lunga caratterizzato da unangolo di campo pi ristretto:

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    ANGOLO DI CAMPOA parit di formato (diagonale del fotogramma, in rosso), l'angolo di campo

    cala al crescere della lunghezza focale (distanza obiettivo/pellicola).Invece, a parit di lunghezza focale, si ottiene un angolo di campo pi ampiousando un formato di fotogramma pi grande.

    ANGOLO DI CAMPOA parit di lunghezza focale (distanza obiettivo/pellicola), l'angolo di campo

    cresce al crescere del formato (diagonale del fotogramma, in rosso).

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    La figura sottostante rappresenta graficamente il variare dell'angolo di campoal cambiare della focale, nel formato 24x36 mm.

    ANGOLO DI CAMPO

    All'aumentare della lunghezza focale diminuisce l'angolo di campo.In figura i valori validi per il formato 24x36.

    Pi avanti vedremo come vengono classificati i vari obiettivi, a seconda delloro angolo di campo.

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    LUMINOSITA'

    Si pensi ad una stanza dotata di una finestra, distante 3 metri dalla pareteopposta; quindi ad un'altra stanza con una finestra identica alla precedente,

    ma distante il doppio dalla parete opposta. Ebbene, la prima parete sar piilluminata della seconda, perch la stessa quantit di luce viene distribuita suuna superficie pi piccola. In termini pratici si dice che la prima parete piluminosa; tale propriet legata, come si intuisce, alla misura della finestra ealla sua distanza dalla parete di fondo.

    L'esempio ci serve per definire la luminosit di un obiettivo, ossia la suacapacit massima di trasmettere la luce: un obiettivo tanto pi luminosoquanta pi luce fa arrivare alla pellicola.

    La luminosit di un obiettivo dipende da due fattori: il diametro della lentefrontale(la dimensione della finestra, nell'esempio della stanza) e lalunghezza focale(distanza della finestra dalla parete). In particolare, sidefinisce luminosit il rapporto tra la lunghezza focale e il diametrodell'obiettivo:

    LUMINOSIT = lunghezza focale : diametro

    La luminosit chiamata anche apertura relativae viene comunementeindicata con la lettera "f" seguita dalla barra "/" e dal numero che risulta dalladivisione suddetta. Ad esempio, l'espressione f/3 indica che il rapporto tralunghezza focale e diametro uguale a 3 (vedere figura). Altri modi menodiffusi per indicare la luminosit sono f.3 oppure 1:3.

    LUMINOSITLa luminosit di un obiettivo espressa dal rapporto tra la lunghezza focale eil diametro della lente frontale dell'obiettivo. Nel caso di figura la luminosit

    f/3.Si noti che il numero che esprime la luminosit diminuisce al crescere dellaquantit di luce trasmessa; in altre parole, un obiettivo f/2 pi luminoso di

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    un obiettivo f/4. Ci dovuto al fatto che il diametro dell'obiettivo compare aldenominatore della frazione vista sopra: a parit di focale, se la lente frontale pi grande si ottiene come rapporto un numero pi piccolo.

    La luminosit di un obiettivo viene anche detta apertura relativa, che mettemaggiormente in risalto che non si tratta di un valore assoluto, ma inrelazione al diametro della lente frontale. (Si noti che in termini ottici pirigorosi bisognerebbe parlare di "diametro effettivo" dell'obiettivo e non didiametro della lente frontale).

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    DIAFRAMMA

    Nella scheda precedente abbiamo visto la luminosito aperturadi unobiettivo, che si riferisce al diametro massimo del fascio luminosoche gli

    passa attraverso. Ogni obiettivo (tranne quelli estremamente economici)possiedono un dispositivo meccanico che limita le dimensioni di questo fascioluminoso: si tratta del diaframma. La presenza del diaframma necessariaper diversi motivi, che vedremo in dettaglio pi avanti: profondi t di campo,esposizione, resa ottica.

    Generalmente il diaframma inserito tra le lenti dell'obiettivo ed costituitoda una serie di lamelle a iride, che possono essere chiuse o aperte perregolare il flusso luminoso che passa attraverso l'obiettivo.

    DIAFRAMMA A IRIDEUna serie di lamelle poste all'interno dell'obiettivo regolano l'apertura chelascia passare la luce, chiudendola in maggiore o minore misura rispetto

    all'apertura massima. evidente che quando si chiude il diaframma si altera l'apertura relativadell'obiettivo, in quanto si riduce il diametro del foro di passaggio della luce.La luminosit di un obiettivo quella che corrisponde alla massima aperturadel diaframma.

    Nelle macchine fotografiche si pu avere un diaframma manuale(azionatomediante la rotazione di una ghiera) o un diaframma automatico(impostatodal dispositivo di esposizione automatica).

    Sulla ghiera o nel mirinoad ogni apertura di diaframma corrisponde unnumero di apertura relativa, espresso come valori "f/", ossia col criterio givisto per la luminosit. In altre parole, il diaframma effettivamente impostatoviene contraddistinto da un valore f/ corrispondente al rapporto tra lunghezzafocale e il diametro lasciato aperto dalle lamelle a iride. Cos, un diaframma

    f/4 indica che il foro del diaframma compreso 4 volte nella lunghezza focale(foro piccolo), mentre f/2 indica che vi compreso solo 2 volte (foro grande).

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    APERTURE DI DIAFRAMMAUno stesso obiettivo diaframmato in due modi diversi.

    A una maggiore chiusura del foro di passaggio della luce corrisponde unvalore f/ pi alto.

    Il diametro dell'apertura f/2 il doppio del diametro dell'apertura f/4; per laproporzione tra lunghezze e rispettive aree, risulta che la quantit di luce che

    passa attraverso un f/2 quattro volte pi grande di quella che passaattraverso un f/4.

    La scala dei diaframmi unificata a livello internazionale e viene espressada una serie di numeri che parte da 1 (diaframma uguale alla lunghezzafocale) e procede con valori che via via corrispondono alla met dellaquantit di luce trasmessa:

    Scala dei diaframmi

    1 1.4

    2 2.8 4 5.6 8 11 16 22 32

    Il diaframma 1.4 (o 1,4 se si preferisce) fa passare la met della luce rispettoal diaframma 1; il diaframma 2 fa passare la met del diaframma 1.4 e cosvia. Si noti che 1.4 la radice quadrata di 2 (proporzione tra lunghezze edaree) e che i numeri sono alternativamente il doppio dei precedenti

    (arrotondando il doppio di 5.6 a 11).

  • 5/20/2018 Obiettivi Parte Prima - Corso base di fotografia

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    PROFONDITA' DI CAMPO

    Quando si mette a fuoco un punto, la sua immagine sulla pellicoladiventa uncircoletto pi o meno grande, a seconda della precisione della focheggiatura

    e della qualit dell'obiettivo. Fino a che il diametro del circoletto (pipropriamente detto circolo di confusioneo cerchio di diffusione) rimaneentro certi limiti, il punto pu essere considerato a fuoco.

    CIRCOLO DI CONFUSIONEL'immagine di un punto sulla pellicola diventa un circoletto pi o menogrande, a seconda della precisione della focheggiatura e della qualit

    dell'obiettivo.Il diametro accettabiledel circolo di confusione non una quantit fissa, ma

    dipende dalla grandezza della riproduzionefinale della fotografia (stampaoproiezione di diapositiva) e dalla distanza da cui viene osservata; pi siingrandisce, pi si sfocano i particolari; pi si guarda da vicino una foto, pi sivedono i difetti di messa a fuoco.Per avere un ordine di grandezza, si considera che su una stampa il diametroaccettabile del circolo di confusione non ha bisogno di scendere sotto 0,25mm; da questo si ricava il valore del diametro sulla pellicola, che si ottienedividendo 0,25 per il grado di ingrandimento a cui viene sottoposto il negativoper ottenere la stampa.

    Dalla figura precedente si ricava anche la definizione di profondit di fuoco,che esprime la possibilit di spostare il piano della pellicola avanti o indietrorispetto al piano di messa a fuoco ottimale, senza che il soggetto risultisfocato.

    Vediamo ora che cosa succede quando si mette a fuoco su un piano definito,supponendo di fotografare con un diaframma molto aperto. Un punto postosu quel piano viene perfettamente a fuoco sulla pellicola (parte superioredella figura seguente), mentre un punto lontano da quel piano diventa uncircolo abbastanza ampio, per cui appare sfuocato (diametro superiore a

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    quello accettabile per il circolo di confusione).

    PROFONDIT DI CAMPOCon un diaframma molto aperto, il circolo di confusione di un punto lontanodal piano di messa a fuoco molto grande, per cui il punto appare sfuocato.

    Nelle stesse condizioni, se fotografiamo con un diaframma pi chiuso, per ilpunto lontano dal piano di focheggiatura otteniamo un circolo di confusionepi piccolo, per cui rientra nel valore accettabile per apparire a fuoco.

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    PROFONDIT DI CAMPOCon un diaframma pi chiuso, il circolo di confusione di un punto lontano dal

    piano di messa a fuoco pi piccolo, per cui il punto appare focalizzatomeglio.

    Considerazioni analoghe valgono per i punti posti tra il piano di messa afuoco e la fotocamera. In ogni caso, pi lontani sono i punti da quel piano, pisfocati appariranno nel fotogramma; la zona entro cui appaiono a fuoco inmodo accettabile viene detta profondi t di campo.

    La profondit di campo dipende da numerosi fattori: dalla lunghezza focale,dal diaframma, dalla distanza del soggettodalla fotocamera,dall'ingrandimentodel fotogramma, dalla distanza di osservazionedellariproduzione del fotogramma stesso. In particolare va detto che la profonditdi campo aumenta:

    usando un obiettivo a corta focale; impostando diaframmi pi chiusi; allontanandosi dal soggetto.

    Si noti che la profondit di campo uno degli elementi che concorrono adeterminare la nitidezzadell'immagine finale.

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    IPERFOCALE

    Dalla scheda precedente emerge che la profondit di campo, ossia la zonache risulta a fuoco in modo accettabile sul fotogramma, si estende sia davanti

    che dietro il piano di messa a fuoco; l'entit di questa estensione cresce coldiminuire della lunghezza focale, col diminuire del foro d'apertura deldiaframmae con l'aumentare del circolo di confusione accettabile.

    Ne deriva che l'operazione di mettere a fuoco sull'infinitoe di chiudere moltoil diaframma non ha, spesso, molto senso, perch sarebbe come volerestendere la profondit di campo oltre l'infinito. In altre parole, se si allaricerca della massima nitidezzain tutto il fotogramma, conviene mettere afuoco su un piano intermedio tra la fotocamera e l'infinito.

    In base a calcoli di ottica geometrica, dopo aver fissato il diametro del circolodi confusione accettabile, la lunghezza focale e il diaframma che si intendonoimpiegare, si ottiene la cosiddetta distanza iperfocale, ossia la distanza dimessa a fuoco che garantisce l'estensione della nitidezza fino all'infinito;verso l'operatore la zona da considerare a fuoco pari alla met delladistanza iperfocale.

    Esistono quindi delle tabelle che forniscono i valori delle distanze iperfocali aseconda delle lunghezze focali e dei diaframmi impiegati. Ad esempio, con un

    obiettivo di focale 50 mm e con diaframma 8, si ha una iperfocale di circa 10metri; significa che in quelle condizioni la profondit di campo si estende da 5metri fino all'infinito. Ci possono essere discordanze tra le varie tabelle, aseconda del diametro del circolo di confusione considerato accettabile.

    L'animazione seguente mostra, in successione, i risultati che si ottengonomettendo a fuoco sull'infinito, su una zona intermedia, sul primo piano osull'iperfocale.

    IPERFOCALE

    L'animazione mostra i diversi effetti al variare del piano di messa a fuoco edel diaframma impiegato.L'indicatore grigio a sinistra evidenzia la posizione del piano di messa a fuoco

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    (nell'ordine di successione: infinito, intermedio, primissimo piano, iperfocale).Il fotogramma con l'indicatore grigio pi ampio corrisponde alla focheggiatura

    sulla distanza iperfocale.(Idea tratta da "Il libro della Leica")

    La perfetta conoscenza dei meccanismi che regolano la profondit di campoe l'iperfocale indispensabile al fine di poter ottenere, in sede di scatto,l'effetto desiderato.

    IPERFOCALESugli obiettivi che possiedono la ghiera dei diaframmi in genere sono presentii riferimenti che mostrano la zona a fuoco, a seconda del diaframma in uso e

    della distanza di focheggiatura.I due esempi hanno in comune la distanza di messa a fuoco su 5 metri.A sinistra le frecce indicano la profondit di campo che si ottiene col

    diaframma 4 (estesa all'incirca da 4,5 a 8 metri).

    A destra si ha la profondit di campo con diaframma 16; come si vede, diottiene tutto a fuoco da 2,5 metri all'infinito ( il caso dell'iperfocale).

    (Obiettivo LEICA).E' opportuno che ci si eserciti sul campo, effettuando diversi scatti perprovare le varie combinazioni suggerite in queste schede; su un foglio sidevono scrivere i dati di ogni scatto, per potere valutare sulle stampe o inproiezione i differenti risultati.