nuovo progetto
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ISTITUTO COMPRENSIVO DI TORRICELLA
PELIGNA
SCUOLA PRIMARIA DI MONTENERODOMO
CLASSI 3° - 5°
PROGETTO: LA STORIA NEL
TERRITORIO
SDSB
A
S
I
L
I
C
A
TEMPIO A
TABERNAE
TEMPIO B
FORO
TEATRO ABITAZIONICASA DI
BACCO
DECUMANO
C
A
R
D
O
TEMPIO A
ACROPOLI
JUVANUM
L’acropoli di Juvanum
richiama la struttura
greca ed è la parte più
antica della città. Essa
corrisponde alla zona
più alta ed è circondata
da mura fortificate con
lo scopo di difendere e
sostenere la parte del
territorio destinata ai
templi e al teatro.
La Basilica, situata a Nord del foro, risale al I sec. a.C. ed
è di forma rettangolare divisa in 3 parti.
Essa rappresenta l’edificio pubblico più importante del
municipium. All’interno erano collocati i tribunali per
amministrare la giustizia; inoltre vi accedevano i politici
per discutere le questioni amministrative della città e, in
caso di cattivo tempo, ospitava i commercianti.
La Basilica di Juvanum era ricca di statue, colonne e
lapidi che purtroppo nel corso dei secoli sono state
depredate.
La prima cosa che facevano i Romani quando
iniziavano una campagna militare era costruire
l’accampamento, che i soldati curavano e
difendevano come se fosse la loro casa. Erano
infatti veri e propri paesi: avevano la pianta
quadrata ed erano divisi in quattro parti da due
strade perpendicolari, il CARDO e il
DECUMANO.
Anche a Juvanum il sistema viario romano è
formato da due strade principali, il Cardo (in
direzione Nord-Sud) e il Decumano (in direzione
Est-Ovest).
Il Cardo è rappresentato
dalla via Orientale.
Il Decumano è rappresentato
dalla via di Bacco
A differenza delle altre città, a Juvanum il Decumano confluisce sul foro.
Com'erano costruite le strade
La prima fase dei lavori consisteva nel tracciare due solchi
paralleli alla distanza di 3-4m. Lo spazio fra i due solchi
veniva scavato finché non si trovava un fondo solido.
Il primo strato era lo STATUMEN, formato da argilla,
ciottoli e pietre; il secondo strato era il RUDUS, formato
da pietre, sabbia e mattoni; il NUCLEUS, un composto di
pietre e ghiaia; infine il SUMMUM DORSUM che
ricopriva gli strati inferiori con lastre di pietra lastricate.
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LA CASA DI BACCO
potrebbe essere
un’osteria, infatti il
nome indica il Dio del
vino, inoltre, nei pressi
del sito è stato
rinvenuto un
frammento di statuetta
di Bacco.
Alunni: D’OraziO Marco, Delli Pizzi Alessio; Di CinoFrancesco; D’antonio Francesco; D’OraziO Angela; D’OraziOMichele; D’OraziO Nico; Forlani Francesca; Piccoli Stefano;Rossi Eliana.Insegnante Referente: Tamburrino Sonia.
Il FORO costituiva il cuore della città, era una piazza
pubblica in cui svolgevano le attività economiche ed
amministrative; infatti era il luogo dove si teneva il
mercato e dove la popolazione si incontrava per
scambiarsi opinioni, discutere e fare comizi.
Esso era una grande piazza di forma rettangolare, lunga
64 m e larga 27 m.
I lati erano costituiti da portici, sotto i quali c’erano le
tabernae (negozi).
Al centro del foro è stata collocata una scritta con le
lettere di bronzo in cui si attesta che la lastricatura è
stata finanziata da Herenio Capitone, procuratore
originario di Teate (Chieti) e procuratore in Palestina.
L’intera vallata del Sangro-Aventino era abitata da diverse popolazioni sannitiche (Pentri, Carecini,
Frentani, Caudini, Irpini), tra loro unite da una Lega: la Lega Sannitica, un trattato di alleanza militare.
I Carecini hanno lasciato nel territorio di Montenerodomo tracce della loro presenza nelle mura
poligonali. Le origini dell’insediamento dei Carecini a Montenerodomo risalgono alla tradizione del
“VER SACRUM”, che consisteva nel sacrificare gli animali nati durante la Primavera Sacra al Dio
Marte; mentre, i giovani nati nello stesso periodo, da adulti dovevano lasciare il proprio villaggio e
fondare nuovi villaggi.
Pur avendo scarse notizie letterarie, possiamo risalire alle caratteristiche del popolo attraverso le fonti
materiali rinvenute nel territorio.
Sappiamo che il popolo Carecino si divideva in due gruppi: I Carecini Supernates, che avevano come
centro principale la città di Juvanum; i Carecini Infernates, il cui centro principale era Cluviae (vicino
all’attuale Casoli ). I Carecini parlavano la lingua Osca, una lingua ancora oggi poco conosciuta. Erano
dediti soprattutto alla pastorizia, praticavano la transumanza, infatti durante il periodo invernale
attraverso i tratturi portavano le greggi verso Sud dove il clima era più mite. Non conoscevano ancora
l’uso della moneta e continuavano a praticare il baratto. Il territorio montuoso non favoriva la
comunicabilità, pertanto questo popolo aveva maturato uno spirito più aggressivo.
Tuttavia, la popolazione è stata totalmente assorbita dall’invasione dei romani; infatti, dopo le guerre
sannitiche il centro abitato da Montenerodomo viene ricostruito in pianura e precisamente a Juvanum.
Successivamente, in seguito alla guerra sociale, tra il 90 e 87 a.C. Juvanum diventa un importante
centro politico ed amministrativo dell’antica Roma.
L’origine del nome Juvanum deriva dal latino “juvare”, cioè giovare, probabilmente riferito all’acqua
della sorgente presente, che aveva effetti curativi.
TEMPIO APiù a Sud, parallelamente al
tempio B, sorge un secondo
tempio più grande (detto tempio
A) che risale al II secolo a.C.
Non sappiamo ancora il motivo
della costruzione di un secondo
tempio, probabilmente, a seguito
dell’invasione e della distruzione
del primo, causata dall’arrivo di
Annibale.
La religione a Juvanum rifletteva le caratteristiche della società. Si
ricorreva agli dei in tutte le occasioni: momenti di dolore e momenti di vita
quotidiana. Gli juvanensi, per ottenere la protezione degli dei fondarono i
templi: luoghi di culto per creare un collegamento diretto con gli dei.
Il tempio sorge vicino a una sorgente, poiché l’acqua rappresenta una fonte
di vita.
Una divinità molto venerata era Ercole, protettore delle attività agricole,
pastorali e dei mercanti.
Gli abitanti, per dimostrare devozione preparavano riti sacrificali,
processioni, rappresentazioni sacre. Inoltre, erano praticate le offerte per
chiedere i favori o per ringraziare dei beni ricevuti. I doni erano di svariato
tipo, ma quelli più preziosi erano gli oggetti di bronzo che raffiguravano gli
dei stessi. Altri doni erano: vasetti miniaturistici, animali in terra cotta e
monete.
Durante il periodo imperiale, quando Juvanum diventa municipium
romano, vennero introdotte nuove divinità da venerare, tant’è che
l’imperatore Augusto era considerato egli stesso un dio; ciò è attestato da
iscrizioni e statue rinvenute in situ. Altri dei risalenti allo stesso periodo
erano Minerva e Diana.
TEMPIO B
Il tempio più antico risale al
IV-III sec. a.C. ed è formato
dal THEMENOS, un recinto
sacro in pietra che racchiude il
santuario; oggi purtroppo
conservato solo in parte.
Probabilmente il santuario era
dedicato al dio Eracle, dio
della forza e della virilità.
La religione a Juvanum rifletteva le caratteristiche della società.
Si ricorreva agli dei in tutte le occasioni: momenti di dolore e momenti di vita
quotidiana. Gli juvanensi, per ottenere la protezione degli dei fondarono i templi:
luoghi di culto per creare un collegamento diretto con gli dei.
Il tempio sorge vicino a una sorgente, poiché l’acqua rappresenta una fonte di vita.
Una divinità molto venerata era Ercole, protettore delle attività agricole, pastorali e
dei mercanti.
Gli abitanti, per dimostrare devozione preparavano riti sacrificali, processioni,
rappresentazioni sacre. Inoltre, erano praticate le offerte per chiedere i favori o per
ringraziare dei beni ricevuti.
I doni erano di svariato tipo, ma quelli più preziosi erano gli oggetti di bronzo che
raffiguravano gli dei stessi.Altri doni erano: vasetti miniaturistici, animali in terra
cotta e monete.
Durante il periodo imperiale, quando Juvanum diventa municipium romano,
vennero introdotte nuove divinità da venerare, tant’è che l’imperatore Augusto era
considerato egli stesso un dio; ciò è attestato da iscrizioni e statue rinvenute in situ.
Altri dei risalenti allo stesso periodo erano Minerva e Diana.
Vicino al foro sono state riportate alla luce le TABERNAE, luoghi
adibiti alle attività dei commercianti e degli artigiani. Spesso essi
vivevano nella PERGULA, ossia un retrobottega costruito da assi di
legno, un materiale che col tempo si deteriora, quindi difficilmente
recuperabile oggi. Inoltre, è difficile individuare con esattezza le
attività che si svolgevano all’interno a causa delle spoliazione degli
ambienti.
Tuttavia, sono state ritrovate delle tabernae che hanno conservato
reperti che lasciano supporre una fiorente attività economica.
Ad esempio è stato ritrovato un forno costruito in mattoni, utilizzato
per la cottura della ceramica; in un altro vano sono stati rinvenuti
tanti pezzi di vetro.
È stata ritrovata una bottega che sembra fosse appartenuta ad
un’estetista-chirurgo per via degli strumenti: sono stati rivenuti
pettini d’avorio, spilloni da capelli d’osso e d’avorio, una scatoletta
per il belletto anche in avorio.
Nell’acropoli, ad est del santuario è stato costruito tra il II e il I
secolo a.C. il teatro; la costruzione del teatro è di origine greca
infatti i romani hanno sfruttato la pendenza della collina per
ricavare i gradoni con blocchi di pietra. La struttura del teatro
juvanense favorisce un’ottima acustica e un buon orientamento
della scena verso la luce del sole. Il teatro è formato da: la cavea
dove si siedono gli spettatori; l’orchestra, ossia lo spazio tra la
cavea e il proscenio, che ha la forma di semicerchio ed era
destinata al coro e i danzanti; il proscenio, una parte rialzata
dove più attori si esibivano. Sui gradoni, ancora oggi sono
presenti dei fori utilizzati per ancorare un tendone in caso di
cattivo tempo.
Gli attori, negli spettacoli, indossavano maschere per amplificare
la voce e per far riconoscere i ruoli che essi rivestivano. Però il
teatro non aveva solo la funzione di rappresentare spettacoli, ma
anche di coinvolgere il popolo sulla vita politica ed
amministrativa.