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giornalino dinformazione scolastica dellISTITUTO TECNICO AGRARIO GIUSEPPE BONFANTINIdi Novara numero 2 anno 1 DICEMBRE 2009 Eccoci arrivati al secondo numero di questo “esperimento” scolastico, di questo “canale di comunicazione” che, come ogni canale che si rispetti, ha un complesso sistema di “chiuse”. Quali sono le nostre?!?! Il silenzio! Nessun messaggio, nessuna lettera, poche opinioni e critiche, nessun problema da rilevare … tutto va alla grande al Bonfa anche se chi ha l’occasione di allungare le orecchie nei corridoi rileva una situazione molto differente. Ciascuno ha una lamentela da fare al tal professore che non spiega e da solo brutti voti, al Preside che “non capisce le nostre esigenze”, alla classe X sempre più “fuori fase”, al bidello che non si trova, al Ministro che non ha la minima idea di cosa sia una scuola nella realtà insomma ce n’è per tutti! Eppure tutto tace. Il giornalino per ora assolve il suo compito informativo e si limita a espletare le funzioni primarie. E se questo canale non funziona si opta per una ricerca diretta della causa dei mali della scuola solitamente rappresentata dai professori. Ed ecco che all’avanscoperta si avviano i genitori cercando di capire le problematiche dei propri figli e affrontandole tete-a-tete con professori che tendenzialmente “non capiscono nulla, perché se solo capissero qualcosa non avrebbero tanti alunni con delle insufficienze”. La metamorfosi del corpo insegnanti in una massa di deficienti è tra i fenomeni più diffusi degli ultimi anni: “tutta gente che non ha potuto fare altro”. Non è difficile incontrare educatori che solo a pronunciare la parola “genitori” allargano le braccia con un’espressione di malcelato sconforto. E dopo aver specificato che certo ci sono molte eccezioni, che per fortuna non sono tutti così, rovesciano a terra un bottino di frasi ascoltate, recriminazioni urlate, richieste esposte. La frase più classica: “Mio figlio ieri ha studiato tutto il giorno, è stato chiuso in camera sua per delle ore, è impossibile che abbia fatto scena mutae davanti al rimprovero per l’uso indiscriminato del telefonino: “Non vedo perché non potrei chiamare mia figlia al telefono. È mia figlia, mica sua figlia” o ancora “Mio figlio non può spegnere il cellulare la mattina. Cosa crede, che esista soltanto la scuola?”. Ma fortunatamente anche nel mondo dei colloqui con le famiglie esistono i proff. che sanno quanto sia impegnativo fare il genitore e i genitori che comprendono quanto sia tortuoso il cammino dell’insegnamento oggi. E se il “canale” del giornali no non funziona come dovrebbe, perché non augurarsi un confronto proficuo tra il mondo della scuola e le famiglie tale da poter “aprire queste chiuse arrugginite” oramai da troppo tempo. Con il dialogo, il rispetto reciproco, meno arroganza e più di critiche costruttive chissà che non si possa dar colore alla nostra scuola. Basta banfoni al Bonfa! Gu. Ro.

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Eccoci arrivati al secondo numero di questo “esperimento” scolastico, di questo “canale di comunicazione” che, come ogni canale che si rispetti, ha un complesso sistema di “chiuse”. Quali sono le nostre?!?! Il silenzio! Nessun messaggio, nessuna lettera, poche opinioni e critiche, nessun problema da rilevare … tutto va alla grande al Bonfa anche se chi ha l’occasione di allungare le orecchie nei corridoi rileva una situazione molto differente. Ciascuno ha una lamentela da fare al tal professore che non spiega e da solo brutti voti, al Preside che “non capisce le nostre esigenze”, alla classe X sempre più “fuori fase”, al bidello che non si trova, al Ministro che non ha la minima idea di cosa sia una scuola nella realtà … insomma ce n’è per tutti! Eppure tutto tace. Il giornalino per ora assolve il suo compito informativo e si limita a espletare le funzioni primarie. E se questo canale non funziona si opta per una ricerca diretta della causa dei mali della scuola solitamente rappresentata dai professori. Ed ecco che all’avanscoperta si avviano i genitori cercando di capire le problematiche dei propri figli e affrontandole tete-a-tete con professori che tendenzialmente “non capiscono nulla, perché se solo capissero qualcosa non avrebbero tanti alunni con delle insufficienze”. La metamorfosi del corpo insegnanti in una massa di deficienti è tra i fenomeni più diffusi degli ultimi anni: “tutta gente che non ha potuto fare altro”. Non è difficile incontrare educatori che solo a pronunciare la parola “genitori” allargano le braccia con un’espressione di malcelato sconforto. E dopo aver specificato che certo ci sono molte eccezioni, che per fortuna non sono tutti così, rovesciano a terra un bottino di frasi ascoltate, recriminazioni urlate, richieste esposte. La frase più classica: “Mio figlio ieri ha studiato tutto il giorno, è stato chiuso in camera sua per delle ore, è impossibile che abbia fatto scena muta” e davanti al rimprovero per l’uso indiscriminato del telefonino: “Non vedo perché non potrei chiamare mia figlia al telefono. È mia figlia, mica sua figlia” o ancora “Mio figlio non può spegnere il cellulare la mattina. Cosa crede, che esista soltanto la scuola?”. Ma fortunatamente anche nel mondo dei colloqui con le famiglie esistono i proff. che sanno quanto sia impegnativo fare il genitore e i genitori che comprendono quanto sia tortuoso il cammino dell’insegnamento oggi. E se il “canale” del giornalino non funziona come dovrebbe, perché non augurarsi un confronto proficuo tra il mondo della scuola e le famiglie tale da poter “aprire queste chiuse arrugginite” oramai da troppo tempo. Con il dialogo, il rispetto reciproco, meno arroganza e più di critiche costruttive chissà che non si possa dar colore alla nostra scuola. Basta banfoni al Bonfa!

Gu. Ro.

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GABRIELE CLERICI ha scritto:

dopo il diploma ho aperto un’azienda che si occupa dell’allevamento di pappagalli e animali da compagnia: conigli nani e porcellini d’India, è uno strano lavoro ma solo uno uscito dal

Bonfa poteva farlo. Grazie per avermi regalato 6 anni fantastici!

CHARLOTTE SOMETIMES ha scritto:

mi sono laureata al Dams Cinema di Bologna e faccio l'assicuratrice, nulla a che fare ma rifarei il Bonfa a vita, come diceva Garavaglia: “fuori è dura come il ferro!”.

SARA GRASSI ha scritto:

dopo essermi laureata in Operatori per la Pace e una Laurea Magistrale in Scienze Etnoantropologiche a Firenze, lavoro momentaneamente in

assicurazione in attesa di un impossibile lavoro inerente ai miei studi. Direi che il Bonfantini mi è servito a poco per il lavoro anche se ho fatto una tesi sull'antropologia dell'ambiente ma sono stati gli anni più belli, del resto il

Bonfa era un'isola felice finché non è arrivato l'Alberghiero a oscurarlo.

ENRICO SPAGNOLI ha scritto:

dopo il diploma mi sono laureato in Scienze e Tecnologie delle Produzioni Animali a Milano; ora lavoro al Parco Tecnologico Padano alla sezione di

genomica animale. Devo dire che aver fatto il Bonfa mi ha aiutato durante lo studio soprattutto le lezioni di zootecnia del mitico prof. Mittini.

VITTORIO CERRI ha scritto: mi sono laureato nel 2006 in allevamento e benessere animale, ho seguito anche i due anni di specialistica, ho dato qualche esame poi ho iniziato a

lavorare in un’azienda agricola a Casalbeltrame, non è il massimo ma mi piace.

MARCO BELLINGERI ha scritto: dopo il Bonfa Laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari, e adesso faccio il

tecnologo alimentare per una ditta di ristorazione collettiva. Il Bonfa mi ha dato alcune basi per il lavoro e mi ha trasmesso la passione per la natura.

SERENA MOLINARI ha scritto: mi sto facendo massacrare a Medicina Veterinaria a Torino. Alcune cose del Bonfa sono anche tornate utili ma abituarsi ai ritmi della Facoltà è stato ed

è tuttora difficile.

FABIO APOSTOLO ha scritto:

io dopo vari (inutili) lavori interinali, vado all'università per diventare infermiere... risultato: diploma inutile! Grande Bonfa lo stesso!

continua on-line …

ppaarroollaaccccee

’errate corrige ovvero gli errori riscontrati a stampa ultimata: un elenco con le relative correzioni. Dovessi farlo occuperei già una pagina per rettificare tutte le “sviste” dell’ultimo giornalino. A partire dal nome dell’Istituto ora (IIS) e non più Istituto Tecnico Agrario

Statale (ITAS) sino ad arrivare alla Dirigente Amministrativa (la Segretaria!) che in realtà è la (DSGA). Le sigle scolastiche stanno per superare anche quelle

dei partiti politici italiani. Ma per questa volta ho deciso: “uso la giustificazione”! Quando cominciai ad andare all’asilo andavo alla “scuola materna”, poi alle “elementari”, poi alle “medie” e infine alle “superiori”. Ma ora, quando ho l’occasione di parlare con i più piccolini, guai se oso non definirla

o . E con i ragazzi più grandi si passa al limite della pronunciabilità poiché le scuole medie e superiori oggi sono meglio riconosciute come e

E da insegnante non parliamone… il Preside non è più solo “Preside” ora è … per assurdo all’alunno indisciplinato dovrei dire “Ora ti mando dal DS di questo IIS! Ti accompagnerà la signora X del personale ATA”. Gasp! C’è chi forse, in questi ultimi anni, ha pensato alla modernizzazione dell’istruzione trasformando le scuole in vere e proprie aziende (un dirigente, una direzione, etc.) promettendo un incremento della lingua straniera, dell’informatica e maggior numero di impieghi lasciandoci però linguisticamente ignoranti, strumentalmente analfabeti e più disoccupati di prima! Ma stiamo tranquilli ora i “discenti” (gli alunni) possono mostrare alle proprie famiglie un (“Piano dell’Offerta Formativa”), avere un per tutte le mirando ai e sfuggendo ai . Coraggio ricordate di consegnare tutti i

del corrente e di farli controfirmare dal ! Aggiungerei Gasp, Gulp, Help!

interventi e discussioni dai gruppi creati sul nostro Istituto su

FF aa cc ee bb oo oo kk

gruppo fondato da Lorenzo Grassi, ex studente diplomatosi nel 2000. Ha 255 membri con foto, esperienze post-diploma, discussioni e ricordi degli studenti del Bonfantini. Post tratti dalla discussione introdotta da Paolo Buttiero (ex corso D) il 29 ottobre 2008: “Quel che il Bonfantini ci ha portato ad essere... e a fare...”

PAOLO BUTTIERO ha risposto:

dopo il diploma e dopo un po’ di anni a Relazioni Pubbliche (IULM Milano), ora mi trovo a lavorare nella Logistica Intermodale Internazionale (mi dite

voi che mi serve essere Perito Agrario?).

ENRICO RATTAZZI ha scritto:

mi sono laureato in Tossicolgia dell'Ambiente, ma avrei avuto una preparazione maggiore se fossi stato un Perito Chimico. Ora sono un tecnico di laboratorio chimico. Tutto gira attorno alla chimica, rendetevene

conto!

CECILIA CASETTI ha scritto:

dopo il diploma e quasi laureata, ho aperto un'azienda di capre. Grazie al prof. Achille Bignoli so come si fa una stalla... per il resto tutto rimosso! Per

fortuna non sono io il "pastore" ma mi occupo del controllo qualità e della contabilità... non è male!

STEFANO GRAZIOLI ha scritto: Responsabile Sicurezza e Tutela Patrimonio Aziendale Pubblico e Privato, non è che mi paghino per fare granché però son bei soldini...

ALESSANDRO SALVATO ha scritto: ho cominciato come operaio metalmeccanico e pure interinale adesso nella

stessa azienda faccio l'impiegato e mi occupo di logistica quindi il mio diploma non c'entra proprio niente! Ma è stata una grande esperienza il

Bonfa!!!

GIGI MONDANI ha scritto:

da 30 anni insegno educazione fisica (e alleno squadre di basket). In fondo, era il mio sogno. Però, conservo un bellissimo ricordo di quei 5 anni, che mi hanno permesso di crescere tantissimo come persona. E poi, sono stati

davvero uno spasso!

ALESSANDRA BUSIELLO ha scritto:

Tossicologia dell’Ambiente a Firenze: perché tutto fa parte dell' ecosistema.

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CCAARRTTAA DD’’IIDDEENNTTIITTAA’’

il tono di voce squillante e il “Quickly!” ricorrente caratterizzano la professoressa Invernizzi, laureata in Lingue e Letterature Straniere, sposata con due figli maschi, insegnante di Inglese, da dieci anni nel nostro Istituto. Amante dei viaggi e del trekking (anche se ammette scarso impegno in materia!). Da studente non apprezzava particolarmente il Latino, la Chimica e la Geologia ma da insegnante rivaluta soprattutto il Latino. Del periodo dei suoi studi ricorda con particolare piacere gli incontri con persone che tuttora sono amiche e cerca di dimenticare “quella volta in cui stavo divorando di nascosto un pezzo di cioccolato durante l’ora di Latino e il prof. per mettermi in difficoltà mi fece una domanda” inutile descrivere l’imbarazzo per essere stata beccata in flagrante. Il suo motto: “Cerca di dare il massimo in tutto anche se nessuno è perfetto”.

la professionalità, il sorriso e la simpatia travolgente sono la carta d’identità della professoressa Bombelli. Una laurea in matematica e anni di esperienza tra le mura del Bonfa. Quello dell’insegnante è un sogno atteso sin da bambina che, a detta di molti suoi studenti, è stato coltivato alla perfezione e con grande professionalità. Le sue frasi celebri “Si o Si!?” e “Buonanotte suonatori” scandiscono le ore di matematica e di fisica sempre condite con rigore e con quel senso dello humor che “alleggerisce” anche gli argomenti più ostici (e ce ne sono!). Da studentessa amava il Disegno Tecnico dove riusciva a far risaltare la precisione e a ottenere ottimi voti ma le interrogazioni di Storia erano il suo “tallone d’Achille”. Il suo consiglio è il suo motto: “Vivere l’attimo e gustare le piccole cose”.

l’eleganza e lo stile inconfondibile caratterizzano le lezioni di Chimica della professoressa Barsuglia. Una Laurea in Biologia e la passione per il golf, il tennis, l’equitazione e la palestra. Da piccola sognava di diventar famosa e dei tempi della scuola ricorda ancora un due in Latino in 1^ Liceo Scientifico (“ma è stato un episodio isolato perché non ho mai preso un’insufficienza”) ma non può non rievocare anche la grande soddisfazione per aver vinto un concorso di Disegno Artistico. “La vita è bella: basta guardarla dal lato giusto” è il motto di un’insegnante da diversi anni al Bonfantini tra i corsi dell’indirizzo sperimentale che con esuberanza e simpatia rende piacevoli le lezioni di Chimica e di Industrie Agrarie al grido di “orrore” ad ogni “errore” di studenti distratti.

al Liceo Scientifico “Antonelli”, alla Facoltà di Scienze Matematiche di Milano sino ad arrivare alla cattedra di matematica nei corsi sperimentali del Bonfa. A qualche giorno dalla nascita della terzogenita Sofia, la prof.ssa Antonella

Luini si racconta. Una donna ottimista anche per il futuro della piccola Sofia “la mia unica preoccupazione è che nasca sana”. Nel mondo della scuola vorrebbe cambiare le “regole” di assunzione del personale: “le graduatorie non sono un buon metodo per inserire personale in un ambiente di lavoro così delicato e di responsabilità”. Vorrebbe che le capacità dei docenti venissero riconosciute perché troppo spesso i mass-media informano dei “cattivi” docenti e non del lavoro impegnativo e mal remunerato che fanno ogni giorno tutti gli altri. Vorrebbe che per prima gli alunni raccontassero quanto di costruttivo fanno a scuola “e invece in molti si limitano a raccontare aneddoti spesso idioti di situazioni isolate”. Ha scelto di fare l’insegnante per passione, sin da piccola era il suo unico gioco: “per alunni avevo i miei nonni e un’intera classe di studenti immaginari. Non ho mai pensato di fare altra professione!”. Prima di concedersi il meritato riposo per accogliere al meglio la piccola Sofia, scrive ai suoi alunni: “Non sprecate il tempo a disposizione e la vostra vita. Siete tutti in grado di affrontare le difficoltà che vi si presenteranno dinanzi. Divertitevi in modo sano! E… Tamagni (1^ C) stai alla larga dalle spiaggette!!!”. Auguri professoressa. A presto!

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intervista doppia

BB

Bidelli, o meglio collaboratori scolastici, figure sempre presenti nella realtà di ogni studente, a volte molto più dei professori; se durante le superiori possono cambiare i proff., in genere loro rimangono sempre al loro posto. Figure mitiche, colonne portanti della scuola, con i quali si instaura un rapporto unico. La definizione di collaboratore scolastico fa comprendere quale sia il loro ruolo: dare una mano allo svolgimento delle attività scolastiche. Quindi garantire la pulizia e l'ordine dei locali scolastici, far suonare la campanella, far girare le circolari, aiutare i proff. in compiti quali fotocopie di materiale didattico e via dicendo. Insomma, utilizzando un linguaggio aziendale, dovrebbero essere una sorta di office manager, ovvero delle persone che come mansione hanno quella di far lavorare bene quelli che lavorano in un ufficio. Ma svolgono veramente il loro lavoro? È quello che si chiedono alcuni studenti in un forum intitolato proprio “bidelli” sulla sezione . Ne emerge un quadro abbastanza variegato, con storie anche curiose. Molti lamentano una scarsa propensione al lavoro da parte dei bidelli: ore ed ore passate a fare cruciverba oppure a guardare male i ragazzi quando creano un po' di disordine, comprano qualcosa da mangiare alla macchinetta o vanno al bagno. Come avviene nel Liceo Classico Garibaldi di Palermo, dove i bidelli sono soliti dire a chi acquista alle macchinette: “Mi raccomando, non comprate bibite ora che se no dobbiamo pulire noi!”. Senza contare la questione fotocopie, come testimonia una studentessa romana: “Da noi se gli chiedi se ti fanno una fotocopia, storcono il muso (sul regolamento della scuola c’è scritto che noi alunni non possiamo andare a fare fotocopie ma devono andarci i bidelli). Una volta sono andata dal Preside personalmente dicendogli che la bidella non faceva niente e se gli chiedi qualcosa si arrabbia pure, adesso grazie a me, almeno le bidelle del mio piano, vengono controllate sempre”. Ma fortunatamente non ci sono solo lamentele ma anche parole di apprezzamento per l’operato dei collaboratori scolastici. Qualcuno, infatti scrive: “Sinceramente io delle mie bidelle non ho molto da lamentare, che poi poveracce, ci fanno trovare le aule sempre sistemate e le condizioni nelle quali le lasciamo sono molto discutibili. Insomma pulire un posto dove ci stanno centinaia di ragazzi che sporcano non è facile, un po’ di comprensione non guasta...”. E c’è chi aggiunge: “Da noi i collaboratori scolastici assistono gli alunni in caso di malessere, portano le circolari di qua e di la, leggono gli avvisi alla classe, comunicano eventuali sostituzioni di professori, fanno le commissioni per i professori e badano alle classi "scoperte" (cioè quando i prof sono assenti e non c’è nessuno con la classe) quindi non mi lamento delle nostre bidelle perché sono tutte gentili e simpatiche”. Molto spesso i bidelli diventano anche figure mitiche, perché con la loro presenza costante, in alcuni casi, aiutano a vivere meglio la scuola. Insomma, i collaboratori scolastici sono figure uniche e insostituibili nel mondo scolastico che meritano il rispetto dovuto a qualunque professionista.

Annunziata Polidori NOME Anna Lucia Lombardi

Licenzia Media Inferiore TITOLO DI STUDIO Diploma per Maestra d’Asilo

quelle gomme da masticare che purtroppo “i soliti ignoti” appiccicano sotto banchi e sedie

QUAL È LA PEGGIOR

COSA CHE HAI DOVUTO

PULIRE A SCUOLA?

i sempre più diffusi “sputi sulle scale” segno di mancanza di rispetto e di educazione

“Ma anche a casa vostra fate così”

COSA VORRESTI DIRE AI

RAGAZZI CHE SPORCANO

SENZA MOTIVO

“Ragazzi cercate di venirmi incontro!”

c’è un po’ di fascino in ognuno di loro

CHI È IL PROF. PIÙ

AFFASCINANTE?

Rondini ma non posso non sottolineare la disponibilità di Belvedere, l’amicizia di Sismo e la dolcezza di Mussari

da 4 anni DA QUANTI ANNI

LAVORI AL BONFA?

da 10 anni

sognavo di diventare mamma e 17 anni fa il mio sogno si è avverato con Arianna

COSA SOGNAVI DA BIMBA?

volevo diventare un’infermiera ma ciò che faccio adesso è molto gratificante perché sono a contatto con i ragazzi

jogging QUALE SPORT

PRATICHI? vado in palestra!

°°

Ciao! Sono Anna Lombardi

una delle collaboratrici scolastiche di questo Istituto, una delle bidelle insomma! Sono oramai trascorsi dieci anni da quando ho preso servizio qui. Prima ho lavorato in altre scuole dove mi sono trovata bene ma posso dire che il Bonfa ora è

dove trascorro tante ore al giorno e dove mi sono sempre trovata molto bene. Fin dagli inizi ho avuto modo di trovare tutto il personale scolastico e gli alunni accoglienti, disponibili, umani come in una grande famiglia. Anche io ho sempre cercato di essere così verso tutti mostrando sempre il mio

e dando la mia à negli spazi a me

concessi. In questi anni ho visto passare per i corridoi, e sedersi nelle aule, decine di studenti che sono cresciuti e si sono diplomati lasciando ogni anno un “grande vuoto”. Qualcuno di loro però ripassa da scuolae ciò mi rende orgogliosa perché significa che

E allora voi ragazzi delle classi quinte siate d’esempio a coloro che sono appena arrivati. Rendetevi un esempio nello studio, nell’educazione e nel rispetto per tutti (… e per tutto). Forza ragazzi! Il Bonfa è

, parlatene sempre bene e siate orgogliosi di intraprendere questo percorso per diventare i Periti Agrari del futuro. Io spero di “invecchiare” qui e di vedere tanti altri giovani crescere, restando sempre a loro disposizione per un sostegno morale ma anche per un rimprovero quando si dovesse rendere necessario. A tutti voglio dire cogliendo l’occasione per augurare

buone feste anche alle

vostre famiglie.

Anna

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I RAPPRESENTANTI D’ISTITUTO AL LAVORO

Dopo i risultati delle elezioni dei rappresentanti d’Istituto delle varie componenti, Chiara, Enrico e Mattia propongono un nuovo “programma congiunto” e si propongono di migliorare i contatti con tutte le classi per meglio comprendere le problematiche specifiche. Il giornalino è a disposizione del personale della scuola e di tutti gli studenti per eventuali domande o questioni da sottoporre ai tre rappresentanti. Ecco il programma e ciò che finora è stato svolto:

DIALOGO: cooperazione con i rappresentanti di classe con riunioni periodiche di aggiornamento per migliorare la comunicazione e raccogliere idee, proposte e reclami;

VISIBILITA’ISTITUTO: maggiore visibilità in ambito comunale e provinciale con organizzazione di eventi per portare a conoscenza i Cittadini della bellezza del nostro Giardino Botanico;

ALTRE SEDI: visite periodiche alla Sedi distaccate per rendere partecipi anche gli studenti più “lontani” delle nostre attività, permettendoci di comprendere realtà ed esigenze;

RAPPORTI CON L’ESTERNO: collaborazione con i rappresentanti degli altri Istituti per instaurare un confronto. Inoltre collaborazione con la Consulta Provinciale anche se purtroppo non ne abbiamo rappresentanti diretti;

MEZZI INFORMATICI: utilizzo di Social Network per la diffusione di notizie di interesse collettivo;

MANUTENZIONE ORDINARIA: segnalazione celere delle problematiche relative a danni e/o guasti con la consapevolezza che gli alunni dovranno avere rispetto del lavoro altrui e dei soldi investiti per loro interesse;

CORSI POMERIDIANI: organizzazione di corsi tenuti da studenti volenterosi e volontari verso coloro che presentano lacune e difficoltà. Il Regolamento d’Istituto infatti prevede la concessione di locali scolastici per attività pomeridiane;

CORSI POMERIDIANI ALTERNATIVI: corsi proposti da studenti stessi per stimolare chi ha capacità e/o talenti particolari ed interessanti;

LABORATORI: rappresentano un punto di forza del nostro Istituto e dovrebbero essere maggiormente valorizzati;

ANNUARIO: realizzazione di un annuario cartaceo che comprenda tutte le Sedi del Bonfantini. Anche se comporterà dei costi di impegno e denaro confidiamo nella partecipazione degli studenti;

già proposti diversi incontri con i Rappresentanti di Classe per meglio comprendere le esigenze delle singole classi. L’obiettivo è quello di coinvolgere

maggiormente anche le classi del Biennio sempre un po’ “assenti” dalle proposte e dalle iniziative messe “in cantiere”.

prime visite alle Sedi di Romagnano Sesia e di Solcio di Lesa già effettuate durante “la campagna elettorale”. La Sede di Romagnano non ha rappresentanti tra gli studenti mentre quella di Solcio di Lesa è favorita dalla presenza di Martino Giustina (5^ B). Diverse le problematiche

riscontrate dai Rappresentanti nelle due Sedi, nell’intenzione di cercare di affrontarle e risolverle per quanto possibile con la collaborazione dei docenti.

l’idea dei Rappresentanti è quella di produrre un annuario in

“formato cartaceo” per imprimere su carta le immagini di un anno scolastico. Si confida nella collaborazione, anche economica, di tutti gli studenti per avviare una “tradizione” da ripetersi annualmente.

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FESTE: festa di Natale e grigliata di fine anno per gli studenti che avranno affrontato l’Esame di maturità;

TORNEI: è stato organizzato un torneo di Calcio a 5. Proponiamo inoltre un triangolare di Calcio a 11 sul campo che abbiamo a disposizione fra Sede di Novara, Sede di Romagnano e Sede di Solcio di Lesa. Presumibilmente si terrà nei mesi primaverili. Per chi non ama il calcio vorremmo organizzare anche un Torneo di Pallavolo che potrebbe svolgersi possibilmente nella palestra di Romagnano Sesia;

ORIENTAMENTO: produzione di un DVD con immagini del nostro Istituto da mostrare ai nostri open day ed agli eventi dedicati all’orientamento; incontro rivolto alle classi IV e V con ex studenti del Bonfantini che ci racconteranno la loro esperienza post-diploma;

GIORNATA DEL VOLONTARIATO: incontro con associazioni di Pubblica Assistenza presenti sul territorio. Probabili ospiti la Croce di Sant’Andrea di Biandrate (NO), intervenuta sul sisma in Abruzzo, con racconti dei volontari e proiezione di filmati e diapositive;

SCATOLA MAGICA: installazione nell’atrio di ogni Sede di un contenitore dove gli alunni potranno elencare i problemi più delicati. Ovviamente non dovranno essere inseriti messaggi minacciosi e/o offensivi;

STATUTO DEGLI STUDENTI E STUDENTESSE: distribuzione dello Statuto in formato cartaceo per conoscere i propri diritti e doveri, oltre che di cittadino anche di studente.

… e perché non una “festa” con ex studenti, conferenze a tema, esperienze, esposizioni, gruppi musicali, cooperative agricole, prodotti tipici, ecc.?! Perché non pensarci e avviare un’altra bella “tradizione” primaverile?!

funzionerebbe?!?! Da quasi due mesi una scatola sopravvive a “pancia vuota” nell’atrio dell’Istituto, un numero di SMS non viene utilizzato, una mail riceve giusto qualche scritto per la pubblicazione di articoli e si preferiscono le chiacchiere di corridoio fatte sottovoce piuttosto che proporre argomentazioni e provocazioni su queste pagine per ottenere risposte specifiche e definite.

I fatti di cronaca che hanno interessato la scuola, negli ultimi anni, dalla trasgressione delle comuni regole di convivenza sociale agli episodi più gravi di violenza e bullismo hanno determinato l’opportunità di integrare e migliorare

, approvato con DPR n. 249/1998. La scuola, infatti, quale luogo di crescita civile e culturale della persona, rappresenta, insieme alla famiglia, la risorsa più idonea ad arginare il rischio del dilagare di un fenomeno di caduta progressiva sia della cultura dell’osservanza delle regole sia della consapevolezza che la libertà personale si realizza nel rispetto degli altrui diritti e nell’adempimento dei propri doveri. Il compito della scuola, pertanto, è quello di far acquisire non solo competenze, ma anche valori da trasmettere per formare cittadini che abbiano senso di identità, appartenenza e responsabilità.

Al raggiungimento di tale obiettivo è chiamata l’autonomia scolastica, che consente alle singole istituzioni scolastiche di programmare e condividere con gli studenti, con le famiglie, con le altre componenti scolastiche e le istituzioni del territorio, il percorso educativo da seguire per la crescita umana e civile dei giovani. Ed infatti obiettivo delle norme introdotte con il regolamento in oggetto, non è solo la previsione di sanzioni più rigide e più adeguate a rispondere a fatti di gravità eccezionale quanto, piuttosto la realizzazione di un’alleanza educativa tra famiglie, studenti ed operatori scolastici, dove le parti assumano impegni e responsabilità e possano condividere regole e percorsi di crescita degli studenti.

Con le recenti modifiche non si è voluto quindi stravolgere l’impianto culturale e normativo che sta alla base dello Statuto delle studentesse e degli studenti e che rappresenta, ancora oggi, uno strumento fondamentale per l’affermazione di una cultura dei diritti e dei doveri tra le giovani generazioni di studenti. Tuttavia, a distanza di quasi dieci anni dalla sua emanazione, dopo aver sentito le osservazioni e le proposte delle rappresentanze degli studenti e dei genitori, si è ritenuto

(art. 4) e le relative impugnazioni (art. 5). L’inasprimento delle sanzioni si inserisce infatti in un quadro più generale di educazione alla cultura della legalità intesa come rispetto della persona umana e delle regole poste a fondamento della convivenza sociale.

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OORRIIEENNTTIIAAMMOOCCII

un problema che riguarda un po’ tutti noi studenti, in particolar modo i ragazzi di 5^ e 4^. Non è una scelta obbligatoria poiché alcuni dopo la 5^ escono dal mondo della scuola per entrare in quello del lavoro ma, specie in

questi tempi, è una vera fortuna trovarsi subito sistemati. Quindi ecco un po’ di informazioni per facilitare la scelta universitaria e iniziare a pensare al proprio futuro. Per trattare questo argomento ho scovato su una rivista di orientamento della regione Lombardia “PPT passepartout student’s magazine” un’intervista molto interessante a Bernhard Scholz, Presidente della Compagnia delle Opere, una delle più importanti associazioni imprenditoriali italiane. L’articolo propone una visione diversa da un esperto di orientamento dato che il ruolo di Scholz nella formazione manageriale lo portano ad essere un attento osservatore per ciò che riguarda la strada da percorrere per fare il proprio ingresso nel mondo del lavoro.

È necessario riconoscere quali sono i propri talenti. Il talento non riguarda quello che ci piace fare, ma quello in cui riusciamo con una certa facilità e che quindi merita di essere messo in gioco e alla prova. Einstein voleva diventare violinista perché amava suonare il violino, ma evidentemente il suo talento era per la fisica. Pensate cosa non sarebbe successo se avesse seguito solo il suo hobby e tralasciato il suo talento! Quindi, il primo passo da compiere per scegliere l’università è

. Troppo facilmente confondiamo i nostri talenti con i nostri interessi immediati che possono avere un grande valore; non sempre però ciò che ci piace fare è ciò a cui siamo portati. Bisogna imparare a distinguere, anche se ci sono persone nei quali queste attitudini coincidono.

Sicuramente occorre osservarsi nella propria vita scolastica ed extrascolastica; poi conviene confrontarsi con altri: i propri genitori, i professori, coloro che consideriamo delle figure autorevoli nella nostra vita. È utile anche il con i propri compagni; bisogna però privilegiare quello con gli adulti che ci osservano da un punto di vista che ci può aiutare a conoscere meglio noi stessi e hanno più esperienza del mondo del lavoro.

L’altro aspetto da considerare, infatti è la realtà in cui viviamo, il mondo del lavoro per come è, non per l’idea che me ne sono fatto. Occorre capire se quello che voglio fare mi da uno sbocco professionale, mi da la possibilità di mettere in gioco i miei talenti nel mondo lavorativo, oppure se è il caso di considerarlo, per quanto interessante, un hobby. Bisogna partire dal proprio talento, ma poi affrontare la realtà così come si presenta. Questo che spesso è vissuto come un limite:

in realtà aiuta a sprigionare delle capacità inespresse prima o nemmeno conosciute. Molte persone occupandosi di cose che mai si sarebbero immaginate di dover affrontare, scoprono delle risorse di cui prima non erano assolutamente consapevoli. Conosco laureati in filosofia che sono diventati responsabili del personale o esperti di marketing, laureati in Scienze Politiche che hanno occupazioni lontanissime dal percorso accademico compiuto. Se uno possiede un talento per il quale non ci sono molte prospettive di lavoro ma del quale è fortemente dotato tanto da essere riconosciuto non solo da lui ma anche dalle altre persone autorevoli, allora deve scegliere la strada che questo talento indica.

A mio parere è importante affrontare il mondo dell’università, come il lavoro e il mondo in generale, con l’idea di mettersi al servizio di qualcosa che va oltre la pura autoaffermazione e che mira a qualcosa di più grande di sé, per un ideale vero correlato ad una passione per la conoscenza scientifica, per un servizio alla società, per il sostegno di persone bisognose… se c’è soltanto l’idea di affermare se stessi, di fare qualcosa di proprio ma manca questa indole ideale, posso assicurare per esperienza che è difficile trovare una vera soddisfazione nello studio e nel lavoro. Ad un certo punto bisogna capire che

È

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. Esprimere se stessi è sempre legato ad un significato che va oltre la propria persona. Questo darà modo di superare anche i tanti momenti che sembrano non corrispondere al proprio temperamento o ai propri desideri. C’è una condizione: che tutti i momenti, anche quelli più difficoltosi o più lontani dalle proprie aspettative, non siano vissuti come provvisori ma, al contrario, siano affrontati con una dedizione forte che faccia emergere nuove opportunità e nuove capacità. In questo momento il rischio più grande è quello di vivere tutto come se fosse un momento di passaggio verso un futuro che non si sa neanche bene cosa sia esattamente.

Ci sono principalmente due approcci: o si ha già un’idea abbastanza precisa su cosa si vuole fare e di conseguenza bisogna solo decidersi tra due o più corsi di laurea piuttosto definiti, oppure si va per esclusione eliminando una per una le varie opzioni, concentrandosi poi sulle poche rimaste. Il mio consiglio è quello di non

scegliere corsi di laurea fin da subito molto specializzati, di consultare i programmi di studio e l’elenco degli insegnamenti, per rendersi conto se gli argomenti suscitano il proprio interesse e incontrano i propri talenti oppure no. A questo punto se ancora permangono delle indecisioni bisogna assolutamente andare in università a farsi spiegare i contenuti dei singoli percorsi, oppure parlare con un esperto che spieghi la differenza tra le vari possibilità. Bisogna abituarsi a chiedere: agli amici che studiano già, ai parenti, ai professori. Nella

domanda stessa diventiamo più coscienti di ciò che può far emergere al meglio i nostri talenti: spesso le domande sono poco esplicite o poco chiare, ma quando le esprimiamo siamo costretti a ragionare più in profondità e di conseguenza emerge immediatamente quello che ci sta più a cuore conoscere.

Bisogna verificare nei primi mesi se lo studio è proprio quello giusto. Normalmente questo si evidenzia quando la fatica è commisurata ai risultati. Quando invece proprio non si riesce a

, se non attraverso degli sforzi esasperanti, vuol dire che la strada è da cambiare.

SS EE RR VV II ZZ II OO DD II CC OO UU NN SS EE LL II NN GG

a Novara in via Gnifetti, 8

il servizio di Counseling si propone di migliorare la qualità della vita degli studenti in un momento della loro esistenza caratterizzato dall’emergere

di nuove problematiche in continua evoluzione.

che cosa e’ il Counseling? è una forma di relazione d’aiuto che si stabilisce a livello individuale o di gruppo, finalizzata a facilitare le capacità decisionali personali rispetto alle scelte e la valutazione delle differenti modalità utilizzabili per far fronte a situazioni di crisi. Il Counseling permette di attivare le risorse cognitive ed emotivo-affettive attraverso le quali l’individuo valuta in un primo momento la problematica da affrontare per poi avvicinarsi ed attingere ad una possibile soluzione è prevista anche un’offerta di Counseling d’Orientamento, finalizzato ad aiutare lo studente nella valutazione delle proprie capacità e dei propri orientamenti vocazionali, dall’ultimo anno di scuola media superiore, alla scelta del Piano di Studi, alla tesi di Laurea, etc.

info: [email protected] o sito internet: http://counseling.unipmn.it

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comune di provenienza

n° studenti

km distanza

comune di provenienza

n° studenti

km distanza

NOVARA 101 7 GRANOZZO C/MON. 4 18

GALLIATE 25 12 TURBIGO 4 19

OLEGGIO 19 16 CORBETTA 4 32

CAMERI 18 10 BAREGGIO 4 38

TRECATE 18 16 BARENGO 3 13

BELLINZAGO N.SE 14 13 ROMENTINO 3 14

BRIONA 13 15 CRESSA 3 20

MAGENTA 11 22 VESPOLATE 3 21

CERANO 10 21 SAN NAZZARO SESIA 3 22

ROBECCO S/NAV. 10 31 BRIGA NOVARESE 3 31

MOMO 6 9 GOZZANO 3 34

S. PIETRO MOSEZZO 6 11 VITTUONE 3 34

SUNO 6 19 BOLZANO NOVARESE 3 36

BORGOMANERO 5 26 VIGEVANO 3 36

CASSOLNOVO 5 29 CASALEGGIO 2 17

CALTIGNAGA 4 2 BIANDRATE 2 18

FARA NOVARESE 4 18 GARBAGNA NOVARESE 2 18

LA CARICA DEI 101 NOVARESI

Da quanti comuni e da quante province provengono gli studenti della Sede di Novara?! Ben , dalle province di

. La comunità dei si distribuisce per grandi e piccoli comuni, più o meno distanti. Ben seguiti da Galliate (24), Oleggio (19), Trecate (18) e Cameri (18). Tanti i chilometri percorsi ogni giorno per raggiungere la scuola: dai più distanti di nel milanese, di nella provincia del VC, di

nel varesotto e di nel biellese. I più fortunati sono a “un tiro di schioppo” dalla scuola nel comune di Caltignaga e nella frazione più a nord del Comune di Novara: Vignale.

e altri comuni di provenienza …

più distante

Rescaldina (MI) a 59 km.

più vicino

Vignale (NO) a 1 km

meno

conosciuto

Ailoche (BI) a 49 km

abitanti: ailochesi

10

VV II GG NN AA LL EE :: TT EE RR RR AA DD AA SS CC OO PP RR II RR EE

Non è facile apprezzare il territorio ove sorge la propria scuola… soprattutto se non si è studenti “modello” ma

piuttosto di quelli che non vedono l’ora che suoni l’ultima campanella per ritornare alle proprie case. Ma il

panorama che offre il Bonfa è unico per una scuola così vicino a una città. La vista della catena montuosa delle

Alpi, in alcuni momenti della giornata, lascia a bocca aperta chiunque si trovi ad osservarla anche solo per qualche

istante. La suggestione dei colori delle campagne e del cielo è unica. Il Bonfantini si estende su una vasta superficie

di una delle frazioni storiche di Novara: Vignale. Le testimonianze di insediamenti di popolazioni nelle terre

vignalesi, risalgono a centinaia di anni fa, furono infatti rinvenute tracce di tombe risalenti all’Età del Ferro; i Celti

scesero in Italia attorno al 600 a.C., occuparono queste terre

lasciando la loro impronta nella toponomastica dei luoghi. Una più

visibile traccia degli insediamenti romani consiste nei resti

dell’acquedotto che è ancora visibile a poche centinaia di metri

dall’Istituto Bonfantini, che pescando le acque dal torrente

Agogna alimentava i bagni pubblici di Novara. Ad oggi Vignale è

un rione residenziale di poco più di 2.300 anime ed è formato da

due nuclei abitati distinti: l'omonima frazione e il piccolo borgo di

Isarno, posto in aperta campagna, quasi al confine comunale con

Caltignaga, per gli studenti bonfantiniani visibili dalle finestre dei

laboratori di chimica e scienze. Vi hanno sede importanti attività

come la casa editrice De Agostini, la scuola professionale per

panificatori e pasticceri, la sede novarese dell’Anffas ma è

importante anche l'agricoltura, in particolare si coltivano riso e

mais. Vignale è collegata al capoluogo, oltre che dagli autobus

urbani, anche dalla ferrovia poiché costituisce il raccordo tra tre linee distinte provenienti da Arona, Borgomanero

e Varallo Sesia. Vignale, in termini storici, è ricordato per la disastrosa battaglia di Novara o battaglia della

Bicocca, combattuta nel marzo 1849 tra i soldati austriaci di Radetzky e quelli sabaudi del Regno di Sardegna,

segnando la fine della prima guerra di indipendenza e la caduta del re Carlo Alberto. La firma dell’armistizio

avvenne proprio a Vignale tra il re di Sardegna Vittorio Emanuele II e il maresciallo austriaco Radetzky nei locali

della cascina di fronte alla parrocchiale (nella foto). Nell'agosto 1944 alcuni giovani novaresi rifiutarono

l'arruolamento nell’esercito della Repubblica Sociale Italiana e si nascosero presso amici e parenti nelle

innumerevoli cascine vignalesi immerse nei boschi e

collegate da ponti sul Canale Cavour e passaggi che

intersecano l’attuale ferrovia Novara-Varallo Sesia. Scoperti

e catturati dalla squadraccia fascista di Martino vennero

imprigionati nel carcere della città. Il 24 dello stesso mese a

Vignale i partigiani misero a segno un'azione con cui fecero

saltare sia il ponte stradale che quello ferroviario costruiti

sul Canale Cavour. L'attentato non fece vittime, ma scatenò

la rappresaglia fascista: il 26 agosto 1944 a Vignale vennero

uccisi i tredici giovani incarcerati. Furono le donne del posto,

con l'aiuto di Rina Musso e Piero Fornara, a ricomporre i

corpi degli uccisi. Ora il triste avvenimento è ricordato da

svariati monumenti, lapidi e dai nomi delle vie e delle strade

del rione.

È un “paesello” immerso nella campagna, attraversato da

rogge e canali, circondato da antiche cascine intrise di storia

e leggende popolari, uno di quei posti che vale la pena

“respirare” per qualche ora, anche in bicicletta, tra i numerosi percorsi ciclabili disponibili tra antichi mulini e

vecchi oratori ancora aperti al pubblico in determinati periodi dell’anno.

LETTURE CONSIGLIATE:

–una raccolta di dati, nozioni e notizie riguardanti il territorio di Isarno nell’arco della sua storia.

–la storia di Vignale passando per le costruzione degli edifici religiosi del rione.

–una comunità tra guerra e occupazione tra il 1943 e il 1945.

11

“racconta” anche tu il tuo paese, storia e tradizioni

scrivi una mail a [email protected] o inserisci una lettera nella scatola dell’OPINANGOLO in portineria

11 11 BB OO NN FF AA NN TT II NN II AA NN II MM AA GG EE NN TT II NN II

Situata in Lombardia nella provincia di Milano, Magenta ha una superficie di poco più di 20 km

2; la popolazione magentina è di 23.530

abitanti distribuiti in due grandi frazioni: Ponte Vecchio e Ponte Nuovo circondate dal Parco naturalistico del Ticino. La città è collegata con diverse piste ciclabili alle frazioni e ai comuni adiacenti di Corbetta, Marcallo, Boffalora e Robecco. I primi insediamenti risalgono al V secolo a.C. quando alcuni Galli Insubri trovarono favorevole il luogo come accampamento per la vicinanza al fiume Ticino. In seguito alla caduta

dell’Impero, Magenta passò in mano Longobarda e nei vari secoli il centro subì dei saccheggi, come quello più celebre di Federico Barbarossa nel 1162. Nel 1310 Arrigo VII elevò il luogo a Borgo per l’accoglienza riservatogli durante una forte nevicata e promosse la creazione di un mercato proprio e di una guardia armata. Durante i secoli successivi Magenta passò sotto il dominio di vari conti, dai Visconti al dominio spagnolo per finire poi nel ‘700 sotto l’impero degli Asburgo che lo tennero fino al 1859: data famosa per la Battaglia di Magenta (del 4 giugno 1859) che durante il processo di unificazione dell’Italia vide proprio Magenta sede del fermo dell’avanzata austriaca. I piemontesi aiutati dai francesi riuscirono a liberare Magenta dall’impero asburgico. Alla fine del XIX secolo venne costruito il primo ospedale e all’inizi del ‘900 viene edificata la chiesa di San Martino (seconda solo al Duomo nella diocesi milanese per dimensioni). Magenta venne dichiarata Città nel 1947. In occasione del 150° dalla Battaglia di Magenta che ricorre quest’anno, sono stati rivalorizzati e restaurati i punti principali della battaglia con la creazione del Parco della Battaglia che confina con la stazione (luogo di scontri) e racchiude al suo interno i maggiori monumenti: l’Ossario che è un grande obelisco alto 35 metri contenente le ossa dei caduti francesi e italiani nella battaglia, la statua del generale Mac Mahon e la Casa Giacobbe che riporta sulla facciata i buchi provocati dalle cannonate: ogni sera la casa è illuminata da fasci di luce colorati con i colori delle bandiere francese e italiana. La sede del Comune è stata restaurata nel 2009 in occasione del gemellaggio nei festeggiamenti del 150° con le Ville de Magenta nella Champagne francese. Magenta è riconosciuta anche come Città della Musica per via della presenza di 3 bande musicali (Banda Civica, 4 giugno e Corpo Musicale di Santa Cecilia), dell’Orchestra Città di Magenta composta da molti musicisti di professione che colora la stagione del teatro Lirico insieme alla piccola orchestra Totem che cresce i giovani musicisti. La Città è sensibilizzata anche alla musica jazz, è presente la Jazz Band e una Street Brass Band. Infine è anche la città natale di Andrea Noè un ciclista professionista, di Carlo Ponti marito di Sofia Loren e produttore cinematografico, di Santa Gianna Beretta Molla venerata come santa dalla Chiesa cattolica e tra glia altri anche di Marco Pedretti, voce dei Finley gruppo pop italiano. E per finire il 17 gennaio è possibile assistere al grande Falò di Sant’Antonio organizzato dall’amministrazione comunale, il 3 febbraio alla Fiera di San Biagio che si svolge per le vie centrali della città, il 4 giugno al corteo storico in occasione della ricorrenza della Battaglia di Magenta con relativa rievocazione e, infine, il 16 agosto alla Fiera di San Rocco svolta nella mattinata con presenti anche bestie e macchine per l’agricoltura. Una città viva dal sapore di storia, di musica e a misura di giovani.

Stato: Italia

Regione: Lombardia

Provincia:

Milano

coordinate: 45°28′0″N 8°53′0″E

altitudine: 138 m s.l.m.

superficie: 21,81 km²

abitanti: 23.530 al 28-02-2009

densità: 1.079 ab./km²

frazioni: Ponte Nuovo, Ponte Vecchio

comuni contigui:

Boffalora sopra Ticino, Cerano (NO), Corbetta, Marcallo con Casone, Robecco sul Naviglio, Santo Stefano Ticino

CAP: 20013

pref. tel.: 02

cod. ISTAT: 015130

cod. catasto: E801

nome abitanti:

magentini

santo patrono:

San Martino di Tours, San Rocco, San Biagio

giorno festivo:

11 novembre

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QUI PORTSMOUTH: CIAO BONFA! –

Vi è mai capitato di trovarvi in un posto nuovo e svegliarvi la mattina pensando di essere a casa? A volte a me capita ed è proprio una sensazione strana, forse perché non riesco ancora a credere a dove sono e a quello che sto facendo. A volte mi fermo un attimo e guardo indietro di qualche anno, quando camminavo per la prima volta per i corridoi del Bonfantini e dopo aver ricevuto il “disprezzo” delle mie amiche e sentito i commenti sulla

scuola, mi chiedevo cosa ci facessi li. Gli argomenti mi interessavano molto e decisi di continuare per la mia strada fregandomene di quello che pensava la gente al di fuori di quelle mura. Arrivata in quarta decisi di fare una cosa che mi avrebbe segnato per tutta la vita e me ne andai per un anno in Nuova Zelanda abitando con una famiglia locale e provando a vivere da “Kiwi”. Alla fine l’italiano non sapevo più cosa fosse, soprattutto i verbi. Lo possono testimoniare i proff. nel colloquio per l’accesso alla quinta!!! A causa dell’anno passato all’estero, dovetti recuperare alcune materie e quindi studiare di più, ma era il giusto prezzo da pagare per quella meravigliosa esperienza. Conoscere bene l’inglese oggi è molto importante perché mi ha permesso di fare delle scelte diverse. Ormai sono due mesi che ho iniziato la Facoltà di Scienze Ambientali all’Università di Portsmouth, a sud dell’Inghilterra e dire che mi piace tantissimo non basta, è proprio il corso che cercavo! Università meravigliosa con docenti molto

disponibili e corsi con materie interessantissime. Il paese è molto carino e si basa sulla vita di 22 mila studenti universitari, io vivo in un campus e a parte il cibo che è l’unica cosa di cui lamentarsi, mi trovo benissimo ed in più vedo il mare dalla finestra della mia camera. Ogni giorno conosco tantissime persone provenienti da tutto il mondo, mondo del quale mi sento partecipe. Che altro dire? Un saluto a tutti i miei proff. che con il loro impegno hanno contribuito a “questa giusta causa”, mi continuo a stupire di quanto mi servono adesso le materie studiate alle superiori e del perché la prof. Barsuglia ci stressava così tanto per imparare a memoria la tavola degli elementi! (sapesse quanto mi serve ora!). Se qualcuno volesse visitare questa l’università di Portsmouth è solo ad un’ora e mezza di treno da Londra e io sono a vostra disposizione. A presto, un abbraccio!

Ho frequentato il Bonfantini per 5 lunghi anni e dentro di me porto un magnifico ricordo, sia dei compagni che dei professori, ma soprattutto dell’atmosfera che si respirava al Bonfa: un clima che in poche scuole si poteva respirare. I proff. oltre ad insegnarmi le loro materie mi hanno regalato molto di più: mi hanno aiutato a diventare grande con dei sani principi. Di alcuni di loro ho un ricordo di amicizia, di altri ho un ricordo quasi come fossero stati dei genitori e di quelli che "odiavo" di più perché erano i più duri ora ho il ricordo migliore perché sono quelli che mi hanno insegnato che nella vita non ci regala niente nessuno ma va tutto conquistato con il sudore della fronte. Dopo il Bonfa, nonostante gli inviti dei proff. a continuare gli studi, mi sono buttato nel mondo del lavoro perché avevo un’azienda famigliare. Poi la vita a volte ci porta su strade che neanche scegliamo e mi sono trovato a fare un po’ di tutto adattandomi come potevo ma sempre con tanta voglia di fare e di imparare. Se potessi tornare indietro però ascolterei il consiglio dei miei proff. ed andrei all’università! L’ultimo ricordo che ho del Bonfa è quell’incredibile senso di fratellanza e di condivisione che si sente quando si incontrano persone che hanno frequentato questa scuola: basta conoscere una persona anche 10 anni più grande o piccola e scoprire che ha frequentato il Bonfa come me per sentirsi subito amici ed avere quella "strana sensazione" di aver condiviso un qualcosa di unico e di raro che ci resterà per sempre nel cuore…

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ll’’IIssttiittuuttoo TTeeccnniiccoo AAggrraarriioo ““BBoonnffaannttiinnii””

EREDE DELLA CULTURA DEGLI ORTI BOTANICI DELL’800 DI NOVARA

a cura del prof. Nicolò D’Amico

I primi orti botanici nati a Novara da un decreto governativo che prevedeva la creazione di orti per le scuole di agricoltura furono il Giardino Botanico del Liceo Convitto (oggi Carlo Alberto e Liceo Artistico Casorati) e l’Orto Agrario della Società Agraria del Dipartimento dell’Agogna presso l’ex Convento di Santa Maria delle Grazie (oggi tra la chiesa di San Martino e la casa di riposo De Pagave). I due orti furono realizzati nel 1808 da Giovanni Biroli, medico, botanico e agronomo: il primo come supporto alla didattica, il giardino è il “miglior libro per studiare botanica ed agricoltura” e il secondo per la sperimentazione di piante utili per l’introduzione di nuove specie coltivabili nel territorio novarese. Nel 1810 uscì un catalogo dell’orto liceale con oltre 2200 specie. Tre anni prima nel 1807, era uscito il catalogo delle specie esotiche, oltre 2300, presenti allora nel giardino privato di Antonio Cattaneo a Novara, “pubblicazione dedicata ai botanici, affinché conoscano la ricchezza di quel giardino e ne richiedano le essenze per promuoverne la diffusione”. Il giardino esotico Cattaneo era collocato presso il Palazzo Cacciapiatti (oggi sede del Tribunale). In epoca medievale in molte comunità monastiche, tra le quali anche quella di Novara, era diffuso il “giardino dei semplici” che vedeva nelle erbe la principale fonte dei medicamenti per curare le malattie. Biroli rimase responsabile dell’orto del Liceo Convitto fino al 4 novembre 1811, giorno in cui ebbe la nomina alla Cattedra di Agraria a Pavia e poi nel 1815 quella alla Cattedra di Botanica e alla direzione dell’orto botanico presso l’università di Torino. La sua Cattedra del Liceo Convitto e la direzione dell’orto furono assegnate a Giuseppe Ramati. Con la morte di Cattaneo nel 1824, le specie del suo orto esotico furono vendute al giardino botanico di Modena. Dopo circa due secoli di silenzio sulla cultura degli orti botanici a Novara, nacque negli anni ottanta del XX secolo, il Giardino Botanico presso l’ITAS “G. Bonfantini”(3 ettari di superficie con oltre 300 specie botaniche), erede degli orti botanici antichi di Novara, costituito da collezioni di piante arboree, arbustive ed erbacee ornamentali e da ambienti naturali ricostruiti tipici del territorio novarese (bosco planiziale, zona umida, ecc.), con lo scopo di creare una cultura naturalistico-ambientale ecocompatibile e un supporto alla didattica con esercitazioni pratiche: ricerca naturalistica, riconoscimento delle specie autoctone ed esotiche, ricostruzione del paesaggio originario, progettazione e manutenzione di parchi e giardini, riconoscimento dei parassiti e delle malattie delle piante ornamentali, riconoscimento della fauna selvatica. Ad oggi si effettuano visite guidate gratuite su prenotazione. Per informazioni rivolgersi al prof. Nicolò D’Amico.

Bibliografia: AA.VV., Palazzi del sapere Giovanni Biroli e la Novara Napoleonica, curata da Silvana Bartoli, Interlinea 2009.

Corazza da guerriero, cuore dolce e ciuffo sbarazzino: ecco l’ananas. Sebbene la sua destinazione naturale sia la tavola, o, a fette, il bordo di un bicchiere da cocktail, l’ananas si è intrufolato anche tra i libri e i quaderni matematici. Il motivo è che tutti gli ananas di questo mondo dispongono le proprie scaglie secondo un ordine insolitamente rigoroso, che non è difficile distinguere sul corpo spinoso del frutto: ogni scaglia appartiene a due spire, una orientata in senso orario e l’altra in senso antiorario. La cosa sorprendente è che è facilissimo prevedere a priori quante spire ci siano in ogni senso. Non è necessario contarle: a meno che non si abbia tra le mani un ananas mutante, ci saranno otto spire orarie e tredici antiorarie. Al più, se l’ananas è particolarmente grande, saranno rispettivamente tredici e ventuno. I numeri che potrebbero comparire sulle corazze degli ananas sono pochi e soltanto quelli che appaiono in questa successione detta di Fibonacci:

1 , 1 , 2 , 3 , 5 , 8 , 1 3 , 2 1 , 3 4 , 5 5 , 8 9 , 1 4 4 , …

Costruirla è molto facile: partendo da due 1, ogni numero dal terzo in poi è la somma dei due precedenti. Questi numeri sono molto ricorrenti in natura, che è ricca di strutture a spirale: non soltanto ananas ma anche pigne, ragnatele e fiori; tra questi ultimi, abbondano quelli con un numero di Fibonacci di petali, dalla diaccola che ne conta sempre 377 ai più comuni girasoli, per finire con le margherite. Dunque, se “m’ama o non m’ama”, è solo questione di matematica…

–per tutti coloro che hanno rotto con la matematica e da allora non ne avete più voluto sapere anche se la cosa non vi è mai andata giù. Il libro propone algebra, logica, geometria e altri spauracchi da studente nella loro versione più inoffensiva e giocherellona.

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377-1992059 (si applica la tariffa telefonica del tuo gestore)

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L'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche italiane è sancita da diverse leggi statali, sebbene non esista una normativa generale che imponga la sua presenza nei locali pubblici (ad eccezione dei tribunali). Le normative riguardano però le sole scuole elementari e medie, lasciando indefinita la questione per materne, superiori e università. Nonostante la chiarezza delle direttive, tuttavia, non tutte le scuole in questione si adeguano ad esse. Negli ultimi decenni è inoltre fonte di vivaci polemiche circa la laicità dello Stato italiano. La normativa relativa all'imposizione del crocifisso nelle aule scolastiche in Italia trova una prima (implicita) indicazione nella Legge Casati del 1859. Le normative solitamente citate dalla giurisprudenza recente sono contenute in due Regi Decreti del 1924 e 1928, mai abrogati, relativi rispettivamente alla scuola media inferiore ed elementare. Non ci sono chiare indicazioni normative per gli altri ordini (materne e superiori per intenderci). Coloro che hanno adotto obiezioni alla presenza del crocifisso lo hanno fatto identificandolo come una violazione del principio di laicità professato dallo Stato italiano. I tribunali civili però si son detti non competenti a legiferare in materia poiché le indicazioni del Ministero non sono vere e proprie leggi civili, ma provvedimenti amministrativi interni alla scuola, la competenza spetta i vari TAR. Il Consiglio di Stato, di grado superiore ai vari TAR nazionali e supremo organo di consulenza amministrativa, si è pronunciato a favore della presenza del crocifisso nelle aule scolastiche con un parere del 1988 e uno del 2006. La Corte europea per i diritti dell'uomo il 3 novembre 2009 con la sentenza Lautsi v. Italia ha stabilito che il crocifisso nelle aule è "una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni e del diritto degli alunni alla libertà di religione", imponendo all'Italia un risarcimento di 5.000 euro alla ricorrente per danni morali. Queste breve informazioni sono tratte dal sito di Wikipedia; prima di esprimere la propria opinione è d’obbligo una buona informazione e di questi tempi con Internet ci si può aggiornare facilmente e rapidamente.

alcune delle vignette pubblicate da diversi quotidiani e altrettante riviste italiane dopo la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’uomo qualche settimana fa.

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AA

Cosa ne pensi della sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo

sul crocifisso nelle scuole?

le OPINIONIricevute

Personalmente non ho mai considerato positivo o negativo il fatto che in

classe ci fosse o no la croce; credo che la Corte Europea abbia fatto

bene,semplicemente perché un'aula è un'aula: un luogo pubblico e laico.

Quanti di noi - entrando in classe - si accorgono se c'è il crocifisso o

no? Ed i nostri comportamenti cambiano per questo? Non è la presenza

"fisica" di una croce che ci rende più cristiani. Se la croce si riduce

ad un simbolo "culturale" (come dicono i nostri politici), allora perde

il suo significato più alto che è quello della fede e tanto varrebbe

equipararla a qualsivoglia altro "simbolo culturale" di rappresentanza.

prof.ssa Silvana Invernizzi

Partendo dal fatto che nella scuola non dovrebbero esserci intrusioni di

istituzioni schierate politicamente e religiosamente perché

l’insegnamento deve essere libero e laico, volevo riprendere la sentenza

per cui il crocifisso in classe “è una violazione della libertà dei

genitori di educare i propri figli secondo le loro convinzioni e la

stessa libertà religiosa degli alunni”.

Purtroppo nel nostro bel Paese i politici sono ancora troppo chiusi

mentalmente ed ogni novità progressista e liberatoria viene vista in

malo modo. Fino a dichiarare che il crocifisso è il simbolo della

cultura italiana. Da questa affermazione del Ministro Gelmini ma non

solo, si evince che il nostro Governo non sta facendo nulla o anzi

ostacola l’integrazione degli stranieri.

Cosa sbagliatissima e allo stesso tempo pericolosa, in quanto la scuola

serve alla formazione dei ragazzi e proprio da qui si impara a

rispettare qualsiasi cultura. Quindi la questione crocifisso è di

fondamentale importanza, da non sottovalutare come in molti casi si fa,

attuando da subito la sentenza: ad esempio nella mia classe c'è ancora!

In conclusione posso dire di essere compiaciuto di questo piccolo passo

verso la libertà d’istruzione ma non sicuramente soddisfatto perché la

scuola italiana ha ancora molti problemi.

Giulio Zanmarchi – 5^ A

16

ALTRE OPINIONI DAL WEB

nche in Alto Adige si discute molto del crocifisso. Io penso che sarebbe giusto toglierlo dalle classi. Ma viviamo in uno Stato dove l’80,2% della popolazione è cattolica e solo il 3,6% appartiene ad un’altra religione, ma tutti gli scolari dai 6 ai 18 anni devono andare a scuola o avere un’educazione per un lavoro. E se in ogni classe c’é una croce, i pochi che non hanno la

nostra religione non possono vivere la loro così liberamente. Se non possiamo accettare il segno di un’altra religione vicino al nostro, perché lo dovrebbero fare gli altri? Certo che sono in pochi e che si devono anche adeguare al nostro modo di vita e alla nostra cultura, ma come vogliamo superare quello che ci allontana dalle persone che hanno un’altra religione, se non vogliamo che vivono liberamente la loro cultura? In questo modo non saremmo mai una comunità nella quale tutti sono uguali. Uguali anche "nelle teste" delle persone. (Anna – 18 anni)

nostri valori vanno persi perché abbiamo troppe libertà. È molto importante che le persone siano aperte alle altre culture e che le rispettino, però si devono conoscere i limiti. Ritengo ingiusto che una donna atea, la quale si dichiara un’anima libera si lasci disturbare da un simbolo religioso. Pensavo che le anime libere se ne potessero fregare e che non pretendessero 5000 € di

danno morale che gli viene poi anche concesso dalla Corte Europea. Sembra quasi che non teniamo ai nostri valori abbastanza da difenderli. Per me la religione in questo senso non é un valore importante; al momento io credo di più alle forze spirituali e non a quelle razionali che ci vengono insegnate in chiesa. Però credo che sia ingiusto togliere il crocifisso in uno Stato a maggioranza cattolica come l`Italia. È impressionante quanto sia facile per una donna sola articolare una cosa del genere che coinvolga poi uno Stato intero. Mi mette i brividi pensare, cosa allora un gruppo di persone potrebbe riuscire a fare. Penso che sia importante difenderci da cose del genere perché anche se oggi giorno quasi tutti i giovani non sono più convinti della nostra religione penso che si debba lasciare lo stesso la possibilità ai bambini del futuro di viverla, perché più possibilità si hanno, più liberi si è. (Magdalena – 17 anni)

A

I

È innegabile che il crocifisso rappresenti un simbolo radicato nella

cultura italiana. La sua sola accezione come simbolo della religione

cattolica è riduttiva in quanto esso rappresenta il simbolo di una

tradizione millenaria. La sua presenza nei luoghi pubblici e

regolamentata dai Patti Lateranensi del febbraio del 1929. Sappiamo che

all’epoca lo Stato italiano era confessionale mentre dopo

l’instaurazione della Repubblica italiana il nostro è uno Stato laico.

Dopo questo “passaggio”, è cambiata la configurazione dello Stato, ma

sicuramente non il pensiero e la fede degli italiani.

Negli ultimi decenni l’Italia è stata meta di grandi fenomeni migratori

coinvolgenti anche etnie di diverse religioni, quindi ci siamo

domandati se il crocifisso potesse rappresentare un “problema”, un

fastidio per coloro che possiedono un’altra fede.

Premetto che il problema attuale non è nato da persone immigrate, ma da

italiani che hanno portato la causa al Tribunale Europeo con sede a

Brucelle. Ebbene la sentenza dà ragione a coloro che hanno aperto la

causa, quindi il crocifisso deve essere rimosso dai luoghi pubblici

italiani. In alcune scuole italiane non viene più allestito il

tradizionale presepio che affascina i bambini e non vengono più

insegnate e cantate le classiche canzoni natalizie, in nome del

rispetto verso le altre culture.

Seconde me cancellare i simboli e le tradizioni in nome

dell’integrazione, rappresenta una negazione della stessa, in quanto

sarebbe più produttivo un confronto, non una negazione.

Mattia Cornacchia – 5^ A

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SPORTIVANDO

ome da tradizione bonfantiniana è iniziato il 13 novembre scorso il torneo di calcetto tra le classi dell’Istituto, 4 gironi pronti a sfidarsi a suon di calci (… al pallone!) con

prorompente entusiasmo e la giusta dose di competitività. Queste iniziative hanno un grande ruolo educativo e formativo che possono stimolare i partecipanti al senso di appartenenza ed al gioco di squadra sollecitandoli ad un comportamento rispettoso degli avversari, del “direttore di gioco” ed alle regole della sportività. Vinca il migliore (anche in fair-play!)

Ecco i primi risultati delle partite disputate:

CALENDARIO CALCETTO

C

wwwwww..bboonnffaannttiinnii.. iitt

IL SITO INTERNET DELL’ISTITUTO AGRARIO “G. BONFANTINI”

il sito è in rete, responsabile il prof. Germano ZURLO

L’INTERA AREA DELL’ISTITUTO E’ COPERTA DAL SERVIZIO NovaraWiFi (a lato il grafico di ricezione sul Bonfa)

per accedere gratuitamente ad Internet (attivo in diverse zone della città); per effettuare l’accesso è necessario ESSERE

CITTADINI NOVARESI e REGISTRARSI sul link del servizio del sito del Comune di Novara. È necessario quindi seguire la

procedura di registrazione tramite mail o via fax per ottenere le credenziali per l’accesso (nome utente e password).

UN SERVIZIO COMODO E MODERNO A SERVIZIO DELLA COMUNITA’ SCOLASTICA.

--OOPPEENN DDAAYY:: ssccuuoollaa aappeerrttaa--

il “Bonfantini” di Novara e Romagnano Sesia e il “Cavallini” di Solcio di Lesa

apriranno ancora le loro porte nel pomeriggio di

SABATO 16 GENNAIO 2010. Per conoscere e visitare le Sedi.

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I CAVALIERI DEL BONFA

La passione per il cavallo passa dal Bonfa. Ecco le esperienze di alcuni studenti dell’Istituto che si dilettano nel piacere dell’equitazione nel territorio novarese.

ue anni d’intensa preparazione e la passione fin da bambino per arrivare a creare un rapporto profondo con i propri cavalli tra cui il nuovo arrivato nelle stalle della Società Ippica Novarese: Solero Del Ferro. È in breve la storia di Simone Lefevre (5^ C) che con un allenamento costante

tutte le sere basato su passo, trotto, galoppo ed esercizi di salto ha raggiunto buoni risultati e traguardi soddisfacenti. È riuscito ad instaurare un rapporto di affetto e tranquillità con il cavallo, grazie anche alle affettuose cure dedicategli ogni giorno.

Anche Arianna (3^ A) nutriva questa passione fin da piccola; ha provato diversi sport ma senza troppo interesse e senza la costanza che è riuscita ad avere in questa disciplina. Il suo allenamento, iniziato un anno e mezzo fa, si svolge tre volte a settimana; è affiatata con tutti i cavalli della scuderia ma predilige Molly, una cavalla sarda, grigia con un certo caratterino… la prima regola per avere un buon rapporto con i cavalli?! Il rispetto reciproco e le piccole ma importanti attenzioni che gli si dedicano.

Roberto Rossi (1^ A) è il più piccolo per età, ma ha già accumulato una certa esperienza. Mette molta passione per uno sport che lo entusiasma e afferma che l’avere a che fare con un animale e non con un oggetto inanimato lo motiva a proseguire senza tener conto delle avversità. La sua “compagna di avventure” si chiama Virgola; cavalla saura dal carattere vivace, riesce a trasmette a Roberto la tranquillità e la sicurezza di cui ogni cavaliere ha bisogno per affrontare positivamente ogni lezione.

Per Giulia (5^ C) ci sono voluti sei anni per trovare un maneggio in cui le regole sono in secondo piano rispetto all’amore per il cavallo. Anche se non ha un cavallo proprio (o comunque sempre lo stesso) è riuscita a legarsi positivamente ad ognuno di loro soprattutto a Help, accettando ogni piccola caratteristica. Giulia pensa che il fatto di cambiare (quasi tutte le volte) il cavallo sia un vantaggio poiché in questo modo impari a conoscere tutti i caratteri e tutte le vicissitudini che queste meravigliose creature possono avere. Ha un allenamento molto particolare che comincia, e finisce, con dieci minuti di passeggiata; la parte centrale della lezione si basa su passo, trotto, galoppo e piccoli esercizi per migliorare la concentrazione del cavallo.

informazioni sulla Società Ippica Novarese A.S.D. rivolgersi in via Boriola, 69 a Novara o telefonare al numero 0321.403036 o ancora all’indirizzo [email protected] aperta nel tardo pomeriggio dal lunedi al venerdi, il sabato e la domenica tutto il pomeriggio. Gli istruttori, presenti negli orari della scuola, sono sempre disponibili per qualsiasi informazione.

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LLEETTTTOO PPEERR VVOOII –– RREECCEENNSSIITTII DDAA NNOOII

Un libro interessante che affronta il tema “odiato” della poesia con un approccio del tutto innovativo, fuori dagli schemi scolastici, e attraverso un viaggio tra tempo e stili poetici visionati in maniera leggera e divertente. Uno stile che invoglia il lettore a imparare e creare con la propria penna queste, ormai incomprese, opere artistiche.

PREZZO INDICATIVO 16,00 € - 156 p.

Robert Langdon, professore di simbologia ad Harvard, è in viaggio per Washington, convocato d'urgenza dall'amico Peter Solomon per tenere una conferenza al Campidoglio sulle origini esoteriche della capitale americana. Ad attenderlo c'è però un inquietante fanatico che vuole servirsi di lui per svelare un segreto millenario. Langdon intuisce qual è la posta in gioco quando all'interno della Rotonda del Campidoglio viene ritrovata una mano mozzata col pollice e l'indice rivolti verso l'alto. L'anello istoriato con emblemi massonici all'anulare non lascia ombra di dubbio: è la mano destra di Solomon. PREZZO INDICATIVO 18,00 € - 604 p.

Nel cuore di Roma, il palazzinaro Sasà Chiatti organizza nella sua nuova residenza di Villa Ada una festa che dovrà essere ricordata come il più grande evento mondano nella storia della nostra Repubblica. Tra cuochi bulgari, battitori neri reclutati alla stazione Termini, chirurghi estetici, attricette, calciatori, tigri, elefanti, il grande evento vedrà il noto scrittore Fabrizio Ciba e le Belve di Abaddon, una sgangherata setta satanica di Oriolo Romano, inghiottiti in un'avventura dove eroi e comparse daranno vita a una grandiosa e scatenata commedia umana.

PREZZO INDICATIVO 12,60 € - 328 p.

"I'll trade all my tomorrows for a single yesterday: cambierei tutti i miei domani per un solo ieri, come canta Janis Joplin". Lorenzo non sa amare, o semplicemente non sa dimostrarlo. Per questo motivo si trova di fronte a due amori difficili da riconquistare, da ricostruire: con un padre che forse non c'è mai stato e con una lei che se n'è andata. Forse diventare grandi significa imparare ad amare e a perdonare, fare un lungo viaggio alla ricerca del tempo che abbiamo perso e che non abbiamo più. È il percorso che compie Lorenzo, un viaggio alla ricerca di se stesso e dei suoi sentimenti, quelli più autentici, quelli più profondi.

PREZZO INDICATIVO 12,60 € - 294 p.

nnoovviittàà 22000099!! CCEENNTTRROO ddii AASSCCOOLLTTOO l’Istituto in collaborazione con la (psicologa e psicoterapeuta) si

rivolge a per supportare le esigenze di ciascuno e ricevere il valido contributo di una specialista su i più svariati ambiti personali

al n° 335.8081243 o direttamente nei giorni di presenza della

dott.ssa solo per studenti e insegnanti; i saranno il 15/12 dalle 14 alle 15 e il 18/12 dalle 11 alle 13 (IL CALENDARIO 2010 VERRA’ COMUNICATO IN SEGUITO)

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“FUCK IT” di Eamon Hai anche detto che a me non importava di te

puoi chiederlo a chi vuoi, ho perfino detto

che tu eri il mio grande amore

ma ora è finita, anche se ammetto che sono triste

Fa proprio male, ma non posso preoccuparmene

perché ho amato una p*****a

F*****o ciò che ho detto non significa più niente

F*****o i regali, potrei buttarli via

F*****o tutti quei baci, non significano niente

F*****o pure tu, tu p*****a, non ti rivoglio

iinn MMUUSSIICCAA

Quanti messaggi, quanti bigliettini, quante lettere si scambiano i giovani… e quante parole “rubate” da cantanti, poeti e scrittori. Ecco qualche “consiglio” da riciclare nelle giuste occasioni! A voi la scelta…

ti voglio dire: “T i am o ”

ti voglio dire: “Ti o d i o ”

“CRAZY LOVE” di Jason Manns She gives me love, crazy love.

Yes, I need her in the daytime and

yes, I need her in the night,

yes, I want to throw my arms

around her, kiss her, hug her,

and kiss and hug her tight.

“PAZZO AMORE”

Lei mi dà amore, pazzo amore.

Sì, io ho bisogno di lei durante il giorno e

sì, ho bisogno di lei durante la notte,

sì, voglio lanciare le mie braccia

intorno a lei, baciarla, abbracciarla,

e baciarla e abbracciarla strettamente.

“THANK YOU FOR LOVING ME” di Bon Jovi Thank you for loving me for being my eyes

when I couldn't see you parted my lips

when I couldn't breathe

thank you for loving me

When I couldn't fly. Oh, you gave me wings

you parted my lips, when I couldn't breathe

thank you for loving me.

“TI RINGRAZIO PER AMARMI”

Ti ringrazio per amarmi, per essere i miei occhi

quando non potrei vedere per separare le mie labbra

quando non potrei respirare

ti ringrazio per amarmi.

Quando io non potrei volare. Oh, tu mi dai le ali

tu separi le mie labbra, quando io non potrei respirare

grazie per amarmi.

“FAVOLA” di Modà Vorrei essere il raggio di sole che ogni giorno ti viene a svegliare

per farti respirare e farti vivere di me. Vorrei essere la prima stella che ogni sera vedi brillare perché così i tuoi

occhi sanno che ti guardo e che sono sempre con te; vorrei essere lo specchio che ti parla

e che a ogni tua domanda ti risponda che al mondo tu sei sempre la più bella.

“CRAZY LOVE” di Jason Manns She gives me love, crazy love.

Yes, I need her in the daytime and

yes, I need her in the night,

yes, I want to throw my arms

around her, kiss her, hug her,

and kiss and hug her tight.

“PAZZO AMORE”

Lei mi dà amore, pazzo amore.

Sì, io ho bisogno di lei durante il giorno e

sì, ho bisogno di lei durante la notte,

sì, voglio lanciare le mie braccia

intorno a lei, baciarla, abbracciarla,

e baciarla e abbracciarla strettamente.

“THANK YOU FOR LOVING ME” di Bon Jovi Thank you for loving me for being my eyes

when I couldn't see you parted my lips

when I couldn't breathe

thank you for loving me

When I couldn't fly. Oh, you gave me wings

you parted my lips, when I couldn't breathe

thank you for loving me.

“TI RINGRAZIO PER AMARMI”

Ti ringrazio per amarmi, per essere i miei occhi

quando non potrei vedere per separare le mie labbra

quando non potrei respirare

ti ringrazio per amarmi.

Quando io non potrei volare. Oh, tu mi dai le ali

tu separi le mie labbra, quando io non potrei respirare

grazie per amarmi.

“LETTERBOMB” dei Greenday Non piaci a nessuno.

Tutti ti hanno abbandonato.

Tutti sono usciti senza di te,

e si divertono...

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ti voglio dire: “Scu s a ”

spazzatura coNpromessa!!! Ci sarà un errore?!?!

La raccolta differenziata del Bonfa ha qualche problemino

grammaticale … l’immagine accanto riporta parte del testo che appare

sui fogli della raccolta di vetro e alluminio … trovato l’errore!?

“BEST OF ME” di Sum 41 It's so hard to say that I'm sorry

I'll make everything alright

all these things that I've done.

What have I become,

and where'd I go wrong?

I don't mean to hurt

just to put you first

I won't tell you lies

I will stand accused

with my hand on my heart

I'm just trying to say

I'm sorry, it's all that I can say

you mean so much

and I'd fix all that I've done

if I could start again

I'd throw it all away

to the shadows of regrets

and you would have the best of me

“IL MEGLIO DI ME”

E' così difficile dire che mi dispiace

metterò a posto tutte queste cose che ho fatto.

cosa sono diventato e dove ho sbagliato?

Non intendevo ferirti,

volevo metterti al primo posto

non ti dirò bugie, resterò l'imputato

con la mia mano sul mio cuore

sto solo cercando di dire

che mi dispiace

è tutto quello che posso dire

significhi così tanto per me

e risolverò tutto quello che ho fatto

se potrò iniziare da capo

getterò tutto via

alle ombre dei rimpianti

e avrai il meglio di me.

“SORRY SEEMS TO BE THE HARDEST

WORD” di Elton John What have I got to do to make you love me

what have I got to do to make you care

what do I do when lightning strikes me

and I wake to find that you're not there

what do I do to make you want me

what have I got to do to be heard

what do I say when it's all over

and sorry seems to be the hardest word.

It's sad, so sad

it's a sad, sad situation

and it's getting more and more absurd

it's sad, so sad

why can't we talk it over

oh it seems to me

that sorry seems to be the hardest word

“SCUSA SEMBRA ESSERE LA PAROLA

PIÙ DIFFICILE DA DIRE”

Cosa devo fare per farmi amare da te

cosa devo fare per fare in modo

che a te importi qualcosa

cosa devo fare quando il fulmine mi colpisce

e mi sono reso conto che non eri più lì?

Cosa devo fare per farmi desiderare da te

cosa devo fare per essere ascoltato da te

cosa dico quando tutto è finito

e scusa sembra essere la parola più difficile da dire.

È triste, così triste

è una triste, triste situazione

e sta diventando sempre più ridicola

è triste,così triste

perché non ne possiamo parlare?

Oh, mi sembra

che scusa sia la parola più difficile da dire.

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cchhee ttiippoo ddii aalluunnnnoo sseeii??

Sei un alunno modello, il piccolo genio incompreso? Oppure sei il

bulletto-casinista che vuole fare sempre quello che vuole? O sei un

ragazzo a cui piace semplicemente chiacchierare ma sa stare al suo posto

quando deve? Fa questo piccolo test per vedere se segui alla lettera le

school rules o se talvolta trasgredisci le regole.

QUANTE VOLTE TI CAPITA DI NON FARE I COMPITI?

A. Mai! Ma per chi mi prendi?

B. Qualche volta mi capita, ma in fondo capita a tutti , no?

C. Sempre o quasi sempre, chi ha voglia di perdere il suo tempo così!?!

SE TI VA MALE L’INTERROGAZIONE COME REAGISCI?

A. “Oddio, ma come faccio? Adesso mi rovino la media!”. Segue una crisi di panico!

B. “Va bè dai, andrà meglio la prossima volta”. Torni al posto con un comportamento normale!

C. “Eh va bè, tanto un 3 più o un 3 meno?”. Segue un’alzata di spalle

PRENDI 10 COME TI COMPORTI?

A. “Eh ma oramai non c’è più nemmeno il piacere di esultare ne ho presi troppi!”

B. “Ma vieniii, ma vieniii!!!”. Canti e balli una danza inventata sul momento.

C. “M*****A! E MIRACOLO FU”. Segue gesto eclatante e plateale.

QUANDO DANNO LE VERIFICHE TU SEI IL PRIMO A VOLERE SAPERE I VOTI PERCHÉ?

A. Perché voglio vedere se qualcuno mi supera…

B. Perché voglio semplicemente confrontare i miei errori con quelli degli altri per capire così cosa non ho

capito e per complimentarmi con i miei amici se hanno preso un bel voto.

C. Perché voglio trovare un altro mio compare per poi sederci vicino e parlare di tutte le c*****e che

abbiamo scritto nel compito.

CAMBIANO DI POSTO. IL TUO TERRORE QUAL È?

A. Finire in fondo. Come farei ad ascoltare benissimo i proff.? Prendere gli appunti alla perfezione? Andare

subito alla lavagna per correggere gli esercizi ecc.?

B. Mettermi lontano dal muro! È così comodo per sognare ad occhi aperti, quando non si può parlare e non si

vuole ascoltare!!

C. FINIRE DAVANTI! Sì, si, è la cosa peggiore in assoluto!

PERCHÉ VAI ANCORA A SCUOLA?

A. Perché amo studiare, amo i libri e tutti gli annessi ed i connessi. Poi perché voglio fare un lavoro

appagante e che magari mi renda pure ricco.

B. Per crearmi un futuro con delle basi solide.

C. Perché sono obbligato da mia mamma. Perché se fare il barbone darebbe da vivere io farei quello.

SAI GIÀ CHE LAVORO FARE IN FUTURO?

A. Eh sì, certo! Me lo chiedi pure? Sono già sicuro al 100% della mia scelta.

B. Sono ancora un po’ insicuro, ma delle idee me le sono già fatte.

C. Mah, io già la scuola l’ho scelta facendo la conta, non saprei proprio che fare uscito da qui.

COME VEDI I PROFESSORI?

A. Grandi maestri e sapienti che mi trasmettono il loro sapere e le loro arti.

B. Persone come le altre, talvolta un po’ inquietanti, persone che tentano di inculcarmi nozioni e regole di

ogni tipo, ripetendole mille volte come un robottino.

C. Esseri provenienti dalla più famosa opera di quel grande letterato fiorentino con un nasone spropositato.

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Dopo la giornata di Open-day di sabato 5 dicembre scorso (con oltre 70 famiglie in visita alla nostra scuola) perché non chiedere agli studenti stessi cosa ne pensano del Bonfantini?!?! Ecco qui una breve indagine e una serie di opinioni…

Qui non studiamo il Latino e per me è un lato molto positivo! (Fiumefreddo - 1^ A)

Ho scelto il Bonfantini per diventare un agricoltore in futuro. (Ubezio e Bernardi – 1^ B)

Il Bonfa offre molti sbocchi o almeno è quello che mi hanno detto. (Beltrami e Buscaglia – 1^ C)

La scuola è immersa nel verde, ha un parco immenso e un’azienda sperimentale molto vicino. Ci sono molte possibilità di lavoro dopo il diploma. (Baronchelli e Tosin – 1^ C)

Il Bonfantini è in campagna ed è una “scuola alla mano”: una grande famiglia. (Fallarini e Zen – 3^ D)

Il Bonfa offre un ambiente sereno, compagni eccezionali e materie per tutti i gusti. (Lolla e Pandolfi – 3^ A)

È una scuola in cui ci siamo trovati bene grazie ai compagni e al clima sereno che si respira

quasi sempre. (Tacchini e Suella – 5^ A)

Non so se rifarei il Bonfantini, alcune materie non mi piacciono. Mi ha deluso. (Cornacchia – 5^ A)

È come ce la aspettavamo, con materie interessanti e sani ideali. (Cerutti e Flesca – 2^ C)

Questa scuola è bella, c’è un clima sereno, i proff. sono cordiali e disponibili (alcuni!) e i compagni avvalorano questa nostra tesi. (Dondi, Marinò e Stoppani – 4^ C)

Ho la fortuna di avere un nonno che mi fa mettere in pratica ciò che studio.

Potrei portare avanti l’azienda di famiglia. (Bolzoni – 5^ A)

Qui siamo a stretto contatto con la natura. Cosa c’è di meglio?! (Princiotto e Sguinzi – 2^ D)

Posso seguire lezioni di materie che mi piacciono come Meccanica. (Iulita – 5^ B)

Le attività e le materie del corso di studi mi interessano e mi coinvolgono. (Minella – 2^ A)

Non sceglierei ancora il Bonfantini. Sono cambiata rispetto a quando ho scelto la scuola. (Mancini – 3^ C)

La scuola mi piace, adoro l’intervallo! (Peroni – 2^ C)

MAGGIORANZA DI A Sei un ragazzo ambizioso che prende talvolta troppo seriamente quello che fa. Ti piace la lettura e adori imparare cose

nuove. Vuoi essere sempre al centro dell’attenzione e non ti piace essere contraddetto o sbagliare. Aiuti solo chi vuoi tu e

quando vuoi tu. Sei il tipico secchione.

MAGGIORANZA DI B Sei un ragazzo equilibrato, che non si sbilancia troppo, fai quello che ti basta per avere un buon voto, anche se dai il

massimo, magari nelle materie che ti piacciono di più, non vuoi mai farlo per primeggiare ma solo per un tuo piacere

personale e per sentirti gratificato. Sei il tipico, come si può dire? Studioso facoltativo. Studi quello che ti piace di più e

qualche volta ti prendi delle pause dallo studio e così ti accontenti del voto minimo, anche se potresti prendere di più.

Consiglio? Controlla se il prof. ti guarda prima d’iniziare a sognare ad occhi aperti!

MAGGIORANZA DI C Sei un ragazzo un po’ farfallone e fannullone, che preferisce uscire a divertirsi che stare ore e ore sui libri. A scuola a

stento riesci a rimanere sveglio e vorresti legarti alla sedia per riuscire a stare fermo. Passeresti le ore in giro per la scuola

a bighellonare e i tuoi migliori amici, per le verifiche, sono i bigliettini. Beh, che dire? Ovviamente, sei il tipico

“fancazzista”. Consiglio? Se non ti lecchi le dita, godi solo la metà (e questo vale per i Fonzies); se gli appunti non prendi

con la matita non arrivi alla maturità (e questo, caro, vale per te!)

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llaa bbaaccOOccaa una sorta di bacheca che raccoglie tutte le stranezze e le frasi da ricordare che

rendono più allegre le lezioni e le “avventure” scolastiche è possibile segnalarle al n° 377.1992059 o nella scatola dell’OPINANGOLO o a [email protected]

una rubrica un po’ particolare per documentare ciò che accade in un’ora di lezione per non perdersi le “perle di saggezza” di alunni (ma anche di insegnanti!) che regalano un attimo di leggerezza e un sorriso a chi le ascolta.

I PROF DEL BONFA SI SCATENANO… (piccole sviste!) prof. Mussari: “Si sente il video ma non si vede l’audio!”

prof. Mornese: “Danno vini poco alcolichi”

prof. Rossi R.: “La scintilla che fa traboccare il vaso”

Paolo: “prof. prof. prof.!” prof. Panigoni: “Paolo come stressi!” Paolo: “no prof., io sono come Pompea: stresso ma non stringo infatti sono vestito largo!”

Prof. Sismo: “Camilla quali sono le precauzioni agronomiche che si adottano contro il brusone del riso? Cami: “ehm, lo sgrondo delle acque, per evitare il ristagno e quindi i marciumi…” prof: “Ma se il riso si coltiva in sommersione! Cosa dici?!?!?!”

prof. Rossi G.: “In questa parte non c’è nulla da capire, dovete solo ascoltare e capire!”

prof. Cangemi: “Roberto cosa state combinando la in fondo? Parlate, mangiate …” Robi: “No prof.! Non sto parlando! (con la bocca piena) prof: “Giusto! Perché non si parla con la bocca piena!”

Cami + Cla & company

Sono andata a sbattere sulla mano di quello lì e mi sono fatta male alle

gnocche!

Soffre di complessi di imperiosità!

Se la prof. mi dice di scrivere, le dico che ho una gastrite al polso…

Prof. il punto e virgola non ci sta alla fine della frase… lo faccio a capo?!?!?

Cla: prof. fissiamo la verifica, dai… prof. Panigoni: facciamo il 5 maggio … Cla: no prof., non la metta il 5 maggio la

verifica, che io non ci sono… prof: ma no! Il “5 maggio”, la poesia!!!

Che buca … è un’avoraggine?!?!

prof.: cosa scatenò la rivoluzione francese?

alunno: la presa della pastiglia!

prof Seassaro: cosa c’è dopo la percolazione?

alunna: il perpranzo, la permerenda e la percena!

prof Rondini: sapete cos’è la toponomastica?

alunno: l’onomastico dei topi!

chi sa Ridere è padrone del mondo. (Giacomo Leopardi)

Ridere è il linguaggio dell’anima. (Pablo Neruda)

il Riso è il sole che scaccia l'inverno dal volto umano. (Victor Hugo)

redazione de “Il Bonfa” – responsabile docenti (quello con cui prendersela se non andasse bene qualcosa!) prof. Guido Rossi, hanno collaborato a questo numero prof.ssa Silvana Invernizzi, prof.ssa Anna Bombelli, prof.ssa Donatella Barsuglia, prof.ssa Antonella Luini, sig.ra Rita Di Dio, sig.ra Anna Lombardi, sig.ra Annunziata Polidori, Mattia Cornacchia, Cesare Bianchi, Taisia Bergaglio, Stefano Invernizzi, prof. Nicolò D’Amico, Giulio Zanmarchi, prof.ssa Anna Barbieri, Enrico Colombo, Laura Colombo, Gloria Kaneklin, Arianna Fonsato, Letizia Crestale, Silvia La Porta, Claudia Pavan e speriamo come sempre di non aver dimenticato nessuno!

STAMPATO IN PROPRIO – Vignale (Novara), 9 dicembre 2009