numero 120 marzo 2018 eco

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Numero 120 Marzo 2018 della ECO BRIGNA Bimestrale di informazione religiosa, cultura e attualità Il restauro della chiesa di Maria SS. Annunziata Libri, biblioteche ed archivi a Mezzojuso Un’occasione sprecata Rubea vexilla nigris et bicipitibus distincta aquilis Il Museo delle Spartenze Quannu a finiscinu a strata? Sempre uguale ma sempre diverso Nuova serie - Piazza Umberto I, 22 - 90030 Mezzojuso (PA) - Italia Spedizione in a.p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Palermo Da casa a piazza, per vicoli: rumori percettibili, stoviglie, piante fiorite. Uno specchio viario, un portone, il diario del tempo sui muri è salnitro, numero sbiadito. Agni Parthene, primavera che viene. Nicola Grato

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Numero 120Marzo 2018

dellaECOBRIGNA

Bimestrale di informazione religiosa, cultura e attualità • Il restauro della chiesa di Maria SS. Annunziata • Libri, biblioteche ed archivi a Mezzojuso • Un’occasione sprecata • Rubea vexilla nigris et bicipitibus distincta aquilis• Il Museo delle Spartenze • Quannu a finiscinu a strata? • Sempre uguale ma sempre diverso

Nuova serie - Piazza Umberto I, 22 - 90030 Mezzojuso (PA) - ItaliaSpedizione in a.p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Palermo

Da casa a piazza, per vicoli: rumori percettibili,

stoviglie, piante fiorite.Uno specchio viario,

un portone, il diario del tempo sui muri è salnitro,

numero sbiadito.Agni Parthene,

primavera che viene.

Nicola Grato

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editoriale

di

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Enz

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osen

tino Il film di Ficarra e Pi-

cone L’Ora Legale, diestrema attualità, anticipae rispecchia in manieraprofetica e tragica la realtàitaliana in cui viviamo,

con le sue maschere politiche, inter-pretate da Salvo Ficarra e Valentino Pi-cone: il primo, intento a dialogare conun sistema politico sempre più lontanodalla gente; il secondo, intento a dialo-gare con un sistema politico che sisforza di applicare le regole della civileconvivenza, rimanendone però deluso,perché schiacciato da un sistema di re-gole non condivise e accettate dal ter-ritorio in cui vengono proposte.Le ultime consultazioni elettorali,hanno messo in evidenza la questionedella partecipazione dei cittadini allavita politica e il desiderio di un verocambiamento. Tutti i partiti politici,nessuno escluso, hanno promesso qual-cosa, alcuni i soliti favori, altri la tra-sparenza e l’onestà.Bisogna riconoscere che questa volta icittadini hanno partecipato numerosialla consultazione elettorale e con illoro voto hanno dimostrato di volereveramente il cambiamento. Ora i partitidevono dimostrare con i fatti che leloro dichiarazioni in campagna eletto-rale non erano solo di facciata, i citta-dini devono comprendere che i partitifanno sul serio. Il tempo dell’immodi-ficabilità di certi costumi e la riottositàal cambiamento è finito. Purtroppo inquesti giorni tragicamente si assiste atutto e al contrario di tutto, con la scusadi volere servire il Paese si fanno dellescelte che sono proprio il contrario diquanto affermato in campagna eletto-rale. Solo un partito con onestà ha ri-conosciuto la sconfitta e coerentementeha dichiarato di voler servire il Paesedai banchi dell’opposizione. Tuttihanno dichiarato che cambiare è pos-sibile, che insieme si può iniziare una

nuova storia, ma inesorabilmente tuttisi sono adattati per sopravvivere, comela specie umana. Dopo i grandi pro-clami, tutti si sono rassegnati al quietovivere.Dove sta allora la rivoluzione? Nel filmL’ora Legale, quando Pierpaolo mettein pratica ciò che aveva promesso, loprendono per matto… vedrai, dice ilcognato, tornerà normale… signori starovinando un paese… come vi è venutoin mente di votare uno onesto! È pro-prio vero, per alcuni osservare le regolesignifica essere matti. Mi viene in menteil motto araldico della città dell’Aquila,Immota manet, motto tratto da un branodelle Georgiche di�Virgilio in cui si ce-lebra la capacità della quercia di radi-carsi fortemente nel terreno e, dunque,di rimanere ferma, immutabile, semprela stessa.Nell’ultimo Consiglio Permanentedella C.E.I. il Card. Gualtiero Bassetticommentando lo scenario politico aper-

tosi nel nostro Paese all’indomani delleultime consultazioni elettorali, ha par-lato di paura del futuro (disoccupa-zione, impoverimento delle famiglie,senso di abbandono) e paura dell’im-migrato. Ha evidenziato come in questeconsultazioni vi è stato un forte con-senso dal basso, anche se esso non èancora prova di autentica partecipa-zione democratica. Certamente ilnuovo Parlamento non avrà facili so-luzioni, e qui l’appello alla necessitàdi “ritrovare una visione ampia e con-divisa, un progetto-Paese che - dallarisposta al bisogno immediato - con-senta di elevarsi al piano di una culturasolidare” e su tale fronte ha assicuratola presenza operosa della Chiesa. I Par-titi che hanno ricevuto il consenso deicittadini, hanno il diritto e il dovere digovernare e orientare la società, inter-pretandone i bisogni fondamentali, apartire da quanti sono più in difficoltà.

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IO NON SALGO SUL CARRO DEL VINCITORE, IO GUIDODal film “L’Ora Legale”

Per contribuire alle spese di gestione, potete inviare le vostre offerte a Eco della Brigna tramite:BancoPosta: IBAN: IT40 X076 0104 6000 0103 6145 678 - Codice BIC/SWIFT BPPIITRRXXXBanca CARIGE: IBAN: IT23 Q061 7543 4310 0000 0174 680 - Codice BIC/SWIFT CRGEITGG

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Fr. Salvatore Tavolacci, al battesimoGiovanni, è nato a Mezzojuso (PA),

da Salvatore e Francesca Anselmo, il29 gennaio 1934. Appena undicenne,fu ammesso al Probandato di Monte-vago per iniziare il proprio camminodi formazione alla sequela intima diCristo, condividendo la scelta dei fra-telli Gianfranco e Giuseppe. Dopoqualche anno, un altro fratello, Fran-cesco, il più piccolo, avrebbe comple-tato il “quartetto” dei Tavolacci, orgo-glio della nostra Provincia religiosa peril loro esempio di vita improntata, conspirito di totale donazione, ai più ge-nuini valori della tradizione france-scana.Di questo, ancora una volta, rendo lodeal Signore interpretando sicuramente isentimenti di tutti i confratelli e anchequelli dei fedeli che li hanno conosciutie che, grazie a loro, hanno apprezzatoe condiviso la bellezza del carismafrancescano.Completato il periodo montevaghesecon la Professione temporanea nel no-vembre del 1951, ritroviamo fr. Salva-tore a Palermo, presso il Collegio delConvento “Sacro Cuore-Noce”, doveporta a termine gli studi liceali, vi com-pie gli studi filosofici e vi inizia quelliteologici. Nel marzo del 1955 emettela professione solenne. Passato al Col-legio della Basilica “S. Francesco d’As-sisi”, sede del Chiericato, nel 1959 viconclude gli studi di Teologia.A conclusione della formazione ini-ziale, alcune costanti attraversano lerelazioni dei frati che hanno curato ilcammino umano e spirituale di fr. Sal-vatore e che mi piace qui richiamare:“giovane di indole buona”; “discreto”;di vita “esemplare”; “rispettoso”; “sem-pre in armonia con i confratelli”; “ver-sato nello studio”. Sono costanti chenel tempo hanno trovato ampio riscon-tro e che caratterizzano la personalitàdel caro confratello.Il 14 marzo 1959 fr. Salvatore, dopoaver conseguito il Baccellerato in SacraTeologia presso l’Ignatianum di Mes-sina, è ordinato presbitero a Trapani,per l’imposizione di S. Ecc.za Mons.Corrado Mingo.

Giovane sacerdote, fr. Salvatore vieneinserito nella comunità conventuale diMarineo, dove rimane fino al 1961 at-tendendo all’incarico di insegnante nelSeminario minore. Dal 1961 al 1973 èa Messina, con l’incarico di vicario par-rocchiale e di assistente dell’AzioneCattolica prima, e con quello di Guar-diano e Parroco dopo. A seguire, dal1973 al 1983 di assistente della Gi.frae della M.I.; quindi, ad Alcamo, dal1988 fino al 1997, dove attende, a par-tire dall’incarico di vicario parroc-chiale, a vari uffici fino a quello diGuardiano e Parroco. Degna di nota laparticolare attenzione e cura delle realtàgiovanili, nell’ambito delle quali fr.Salvatore si è posto quale animatoreattento e sensibile, soprattutto nei con-fronti di coloro che come Francescod’Assisi si sono chiesti: “Signore, cosavuoi che io faccia?”. Grazie all’accom-

pagnamento del confratello, oggi alcunidi questi giovani sono frati e sacerdotidella nostra Provincia. L’ultimo deisuoi Guardiani, anche se per pochigiorni e che lo hanno accompagnato inquesto ultimo tratto della sua esistenzaterrena, è uno di questi, Fr. Saverio Be-nenati. Il sapere che fosse lui ad atten-derlo a Marineo gli ha dato tanto con-forto e serenità.Nel 1997 fr. Salvatore viene trasferitonel Convento di Avola dove, dal 2003,espleta l’incarico di Guardiano e Par-roco. Nel 2005, anno in cui il com-pianto fratello fr. Giuseppe, della stessacomunità, ritorna alla Casa del Padre,fr. Salvatore lascia Avola per il Con-vento di San Filippo del Mela, dove,ancora una volta viene chiamato adun’altra importante “consegna” quelladel fratello fr. Francesco, che ritornaalla Casa del Padre nell’ottobre del2008. Visitato da questi due eventi –particolarmente inatteso quest’ultimo– il confratello, sia pure con dolore, siè, ancora una volta, aperto alla spolia-zione di sé perché sapeva, da buon fran-cescano, che nulla possiamo ritenereper noi e che i “ponti” della grazia di-vina sono ancora percorribili anchequando su di essi transita “sorellamorte”.Alcune caratteristiche ti hanno sempredistinto. Inizierei dalla tua presenzacontinua e orante da frate sacerdote chesapeva sostare davanti al Sacramento,disponibile all’ascolto dei fratelli biso-gnosi di conforto, di consigli; la pre-senza, soprattutto, del sacerdote semprepronto ad esercitare il tanto ricercatoministero della misericordia e che piùdi ogni altro ti qualifica quale figlio diFrancesco, servitore della Chiesa.Adesso, sappiamo che un altro fratellointercederà per noi dinanzi al trono diDio misericordioso. Caro fr. Salvatore,continua a pregare per noi e con noi,perché come te con fedeltà e abnega-zione ci rendiamo disponibili al-l’ascolto obbediente della Parola delSignore.

Fr. Gaspare La BarberaMinistro provinciale

Fr. Salvatore Tavolaccir i p o s a n e l S i g n o r e

Frate Salvatore Tavolacci

La celebrazione funebre di Fr. Salvatore Tavolacci

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bito diversi interventi edilizi, i più con-sistenti, avvenuti tra la fine dell’‘800 ei primi del ‘900, riguardarono propriola trasformazione del prospetto nell’at-tuale configurazione neogotica risa-lente al 1924. L’ultimo grande inter-vento effettuato sulla chiesa risale al1991. All’epoca, oltre al rifacimento ditutti i partiti architettonici esterni e lasostituzione del manto di copertura,sono state eseguite importanti opere diconsolidamento statico sulla parte re-trostante della struttura. I lavori appena

conclusi si sono resi necessari innan-zitutto per mettere in sicurezza l’interosagrato della chiesa dove più volte, acausa del cattivo stato di conservazionedella facciata, si sono verificate cadutedi frammenti di intonaco e di cornicidel prospetto dell’edificio; quest’ultimocaratterizzato dalla presenza di rilevantifenomeni di degrado fisico e chimicodelle superfici a intonaco e degli ele-menti decorativi, dovuti principalmenteall’azione degli agenti atmosferici. An-che all’interno dell’edificio sono stateriscontrate delle macchie di umidità sualcune superfici dei solai, attribuite allamancanza di un’adeguata coibenta-zione delle coperture. Nella prima fasedei lavori si è proceduto alla revisionedi tutto il manto di copertura e succes-sivamente alla rimozione e al ripristinodelle parti di intonaco e degli elementidecorativi ammalorati. La procedura per il restauro delle cor-nici e dei decori ha comportato la sca-rificazione delle parti lesionate, la bo-nifica delle armature ossidate e ilrifacimento delle forme cementizie. Èstata tinteggiata l’intera facciata com-presa la parte del campanile e il pro-spetto frontale della canonica. Duranteil corso dei lavori è stato inoltre realiz-zato l’impianto illuminotecnico dell’al-torilievo riproducente l’Annunciazioneposto nella lunetta della facciata e in-

di Cesare Di Grigoli

Il 28 febbraio sono staticompletati i lavori di

manutenzione straordina-ria della facciata e della

copertura della chiesa di Maria SS. An-nunziata. Dopo circa quattro mesi dal-l’inizio del restauro, l’edificio è statofinalmente liberato dalle impalcatureed è tornato a risplendere sulla nostrapubblica piazza. La Matrice latina diMezzojuso nel corso dei secoli ha su-

TERMINATO IL RESTAURO DELLA

CHIESA DI MARIA SS.ANNUNZIATA

Foto C. Di Grigoli

Foto C. Di Grigoli

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fine sono state collocate, all’internodelle nicchie poste agli angoli del cam-panile, le statuette policrome dei quat-tro Evangelisti, Luca, Marco Giovannie Matteo. Per far fronte alle suddette opere è statoconcesso dalla Conferenza EpiscopaleItaliana alla diocesi di Piana degli Al-banesi - con decreto del 28 novembre2016 a firma del Presidente Em.moCardinale Angelo Bagnasco - un con-tributo di €. 71.981,00 finalizzato alrestauro della Chiesa di Maria SS. An-nunziata in Mezzojuso. Ad occuparsidella progettazione e direzione dei la-vori è stato l’ing. Pietro Sidoti, già notoalla nostra comunità per aver curato,tra il 2012 e il 2013, i lavori di ade-guamento degli impianti tecnologici edi rifacimento della pavimentazione in-terna della Matrice oltre ad alcuneopere fuori progetto realizzate grazieal contributo di alcuni fedeli. Con i la-vori appena terminati si scrive un’altrapagina di storia sulla Matrice latina diMezzojuso. Auspichiamo per il futuroche questo intervento possa essere ilprimo di una lunga serie per tornare adare lustro al patrimonio architettonicodella nostra comunità, consapevoli delfatto che qualsiasi operazione ediliziasu questi antichi manufatti, contribuiscea restituire valore storico e urbanisticoa tutto il contesto che li circonda.

alcune fasi del restauro

Foto C. Di Grigoli

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GLI ARCHIVI

“L’archivio è la memoria storica diun Ente e sta a quell’Ente come

la memoria alla persona e ne esprimel’identità. Il passato infatti è quello cheha generato il presente ed il presente èchiamato ad operare le scelte del futuro”. Queste parole scrive il prof. GiuseppeSchirò nella premessa all’inventariodell’archivio storico di Piana degli Al-banesi, da lui ordinato. Bisogna essereconvinti “dell’importanza sociale e mo-rale costituita dalla memoria storica comeunico valore che ci fa gli uomini chesiamo e non quello che altri vorrebberoche fossimo; l’unico valore che ci diffe-renzia da tutti gli altri esseri viventi... Lefonti scritte sono la struttura portantedella cultura di un popolo”, ribadisce lostesso studioso in altra sede, a propositodell’Archivio storico comunale di Mon-reale (Archivio storico siciliano, SerieIV, vol. XXIV, 1998, p. 603). Considerazioni valide e pienamente con-divisibili, che devono far riflettere coloroche si occupano di amministrare istitu-zioni civili o religiose, sull’importanzarivestita da quelle che molto spesso sonoritenute vecchie, polverose ed inutilicarte, degne di essere cedute ai pizzica-gnoli per incartocciare i loro prodotti divendita, come purtroppo soleva accadereancora in epoca abbastanza recente esulla necessità di una attenta vigilanzaalla loro migliore conservazione.

Archivio storico comunale

L’Archivio storico comunale raccoglie2954 faldoni e comprende la documen-tazione prodotta orientativamente dal1860 al 1980 circa, giacché la gran parte

LIBRI, BIBLIOTECHE ED ARCHIVI A MEZZOJUSO a cura di Nino Perniciaro

Le singole unità, registri e faldoni o car-pette, recano la segnatura della serie diappartenenza, con riferimento cioè alcontenuto, ed inoltre recano una nume-razione progressiva continua, indipen-dente dalla serie. La numerazione pro-gressiva continua consentirà, in ognimomento futuro, un rapido controllo eduna funzionalità più perfetta e, nel casodi trasloco della documentazione o di so-stituzione di scaffalatura, l’ordinamentodato non verrà alterato. L’archivio è cosìuna entità chiusa. In futuro le nuove ac-cessioni dovranno perciò avere unanuova impostazione. Dato il carattere soltanto informativo diquesta breve comunicazione, di seguitoverrà segnalata soltanto la documenta-zione relativa a particolari argomenti.Si premette inoltre che al principio diciascuna delle quindici categorie si tro-vano alcuni faldoni in cui sono raccoltigli atti e la corrispondenza riguardanteindistintamente tutte le classi della ca-tegoria di riferimento. Nella prima categoria le carpette dal n.25 al n. 55 contengono le carte riguar-danti il comune di Campofelice di Fitalia,all’epoca frazione di Mezzojuso, e co-prono gli anni 1876-1955. L’archivio raccoglie due inventari ma-noscritti della documentazione conser-vata (n. 56 e n.146), predisposti neglianni 1926-28, ed i registri del protocollodal 1899 al 1980, con alcune lacune pergli anni 1905-8; 1911-18; 1921-24;1945-46, unità archivistiche dal numero 57 alnumero 145; altri registri di protocollo

della documentazione riguarda il secoloappena trascorso, mentre talora l’iniziodella documentazione può risalire al prin-cipio del XIX secolo e solo in un casoaddirittura al 1611. Questo fondo è formato da registri escritture sciolte o fascicoli suddivisi in15 Categorie e classi, così come dispo-sto dalla Circolare del Ministero del-l’Interno n. 17100-2 del 1° marzo 1897tutt’ora vigente. L’archivio è stato rior-dinato ed inventariato una prima voltaintorno al 1928, come risulta dalla pre-messa all’inventario a stampa redattodall’allora segretario comunale CarmeloBisulca. “Al riordinamento dello archi-vio, doveva necessariamente seguire lacompilazione dell’inventario degli attiin esso conservati; è quello che ho intesofare, in obbedienza alla legge, per assi-curare la conservazione di quanto è statopossibile salvare. Gli atti sono stati tutticlassificati per categoria e divisi in classie fascicoli, secondo le prescrizioni inmateria. Spero completare definitiva-mente il lavoro, con l’impianto delloschedario alfabetico”. Di questo sche-dario non si conserva però traccia. Tra il 1997 e il 1999, con i contributidell’Assessorato regionale per i beni cul-turali ed ambientali e della pubblica istru-zione, l’archivio è stato nuovamente rior-dinato da una ditta specializzata insistemazione e pulizia degli archivi e cor-redato di un inventario, stampato in pro-prio, in 4 volumi.A corredo dell’inventario per una piùagevole ricerca si sarebbe desiderato an-che la presenza di un indice analitico, al-fabeticamente disposto, delle voci riguar-danti tutta la documentazione conservata.Sistemato dignitosamente in una scaffa-latura metallica, che si sviluppa per 60metri lineari, all’interno di tre stanzetteal piano terra della casa municipale dicirca 60 metri quadri, l’archivio è apertoal pubblico il lunedì nelle ore antimeri-diane e pomeridiane. Volumi dell’Archivio storico comunale

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riguardanti materie speciali si trovanoall’interno della relativa classe, così perl’Ente Comunale Assistenza ai numeri.461, 520, 574, 584, 589, 609; per l’Uffi-cio sanitario ai numeri 704 e 715, per ilConsorzio veterinario numero 744, perle elezioni politiche ai numeri 1686,1703, per il patronato scolastico numero1982, per l’anagrafe del bestiame ai nu-meri 2604-2614. La classe 7 della prima categoria com-prende i registri delle deliberazioni delConsiglio comunale e della Giunta dal1861 al 1979, nonché il repertorio deicontratti ricevuti dal Segretario comunale(numeri 198-402).Nella classe prima della seconda cate-goria sono presenti 11 faldoni di cartesciolte degli anni 1611-1928, (numeri508-518) concernenti il “Legato zitellepovere albanesi di Pietro Ciulla”, (do-cumentazione complementare questa diquella conservata nell’archivio del Mo-nastero basiliano), nonché il legato Ca-livà Maria in Barone; nella stessa classesono conservate le carte relative alla“Congregazione di carità”. La categoriaterza riguarda la polizia urbana e rurale(le guardie campestri), mentre la quartal’igiene e la sanità pubblica, epidemie,malattie contagiose, macello, poliziamortuaria, etc. Le proprietà comunalisono descritte in 30 carpette (numeri790-819) e documentano il periodo1801-1987; i bilanci comunali a partiredal 1851 sono raccolti nei faldoni numeri820-1400; i numeri 1455, 1465, 1466,1503 raccolgono rispettivamente docu-menti sulle tasse comunali sul vino, suicani, sul chinino e sugli alberi da frutto.Le cartelle riguardanti il catasto sono ainumeri 1577-1585: in particolare al nu-mero1579 c’è uno schizzo a vista delterritorio di Mezzojuso eseguito dal de-legato della Commissione censuaria G.Schirò nel 1889. La classe IV della set-tima categoria riguarda l’Ufficio del giu-dice conciliatore, con documentazionedal 1827 al 1966 in 100 faldoni (n. 1799-1899). I lavori pubblici sono ai numeri2047 2161 e riguardano strade, piazze,giardini, ponti, fognature, illuminazione,acque e fontane pubbliche, servizio te-lefonico e orologio pubblico, con cartedal 1878 al 1982. Numerosissimi sono i contenitori nellaprima classe della categoria XI riguar-danti l’anagrafe del bestiame ed i registridelle bollette, cioè di quelli che erano idocumenti di identità degli animali, su-

drice latina, oggi restano conservate ol-tre ad alcune cartelle relative alle con-fraternite, di rito latino, della Madonnadei miracoli, di San Giuseppe, del SS.Sacramento e della Madonna addolo-rata, soltanto 6 cartelle riguardanti l’am-ministrazione della parrocchia, con do-cumenti che vanno dal secolo XVII adoggi; 28 cartelle contenenti processi ma-trimoniali dal 1917 ad oggi e 25 cartelledi corrispondenza varia del XX secoloriguardante i rapporti con la Curia, coni parroci delle parrocchie vicine, sup-pliche ed altro materiale vario.Ben conservate sono invece le serie sto-riche dei registri di battesimi, matrimonie defunti della parrocchia, che, salvoqualche lacuna di lieve entità, dalla finedel XVI secolo arrivano ininterrotta-mente ai nostri giorni. I registri dei bat-tezzati sono 33 e coprono un arco ditempo che va dal 1593 al 1956; le regi-strazioni dei matrimoni e delle pubbli-cazioni di matrimoni sono raccolte in 18volumetti e vanno dal 1592 alla data del1954; i registri dei defunti sono 22 e do-cumentano dal 1593 in poi.Le notizie sull’archivio sono state fornitedal parroco emerito Don Enzo Cosentino,che ha provveduto al riordino ed alla si-stemazione di tutto il materiale conser-vato nell’archivio ed al restauro di quelleunità archivistiche che versavano in cat-tivo stato di conservazione.L’archivio un tempo esistente nell’ormaichiuso Convento dei Frati Riformati diS. Antonino di Mezzojuso si trova oggi,assieme a quelli di altre case soppressedella Provincia francescana, non inven-tariato, né ordinato presso il Conventodella Gancia di Palermo, all’interno delquale, per quanto si è potuto apprenderedal responsabile dell’archivio del Con-vento palermitano, è confluito all’epocadella definitiva chiusura del noviziatoavvenuta dopo il terremoto del 1968.

gli animali di grossa taglia veniva im-presso a fuoco il marchio padronale inuna parte visibile del corpo per il lororiconoscimento; le carte coprono un se-colo esatto di documentazione dal 1883al 1982 e sono contenute nei raccoglitoridal n. 2343 al n. 2693. Interessanti perla storia economica della cittadina sonopure i fascicoli della classe seconda,terza e quarta (numeri 2701-2745), chetrattano di alberghi, pastifici, mulini,forni, istituti di credito ed attività com-merciali ed artigiane in genere per il pe-riodo 1926-1984. I registri anagrafici della popolazionepartono dal 1820 e sono compresi nelleunità archivistiche numeri 2788-2857,contenenti anche gli interessanti fascicoliriguardanti le pratiche di emigrazione in-terna, che sono registrate fin dagli annicinquanta; le statistiche ed i censimentidella popolazione sono documentati dal1871 (n.2860-2897). Nell’ultima catego-ria, Pubblica sicurezza, si conservano lecarte relative a calamità, manifestazioni,sparo di fuochi artificiali, impianti distri-buzione carburanti e terremoti, che co-prono gli anni 1935-1986 (contenitorin.2918 2954).

Archivio parrocchiale della matrice latina

Maria SS. Annunziata

Presso la Matrice Maria SS. Annunziatadi quello che certamente doveva essereil cospicuo archivio storico della parroc-chia latina di Mezzojuso oggi rimane benpoco, perché la documentazione è andatain parte dispersa intorno alla metà delsecolo scorso e quella che si era salvata,dopo varie vicissitudini non certo favo-revoli ad una ottimale conservazione, èstata depositata nei locali del Collegio diMaria di Mezzojuso, dove per certo deveessere confluito anche l’archivio dellachiesa di S. Francesco e dell’attiguo ospe-dale, sorti entrambi intorno alla metà delXVII secolo. Pare superfluo rilevare chepresso il Collegio deve trovarsi certa-mente l’interessante archivio dello stessoente produttore, del quale qualche lacertosi è rinvenuto nell’archivio del Monasterobasiliano, di cui si dirà più avanti. Pur-troppo non è stato possibile accedere neilocali del Collegio di Maria per verificareconsistenza, qualità e stato di conserva-zione degli archivi custoditi.Nella canonica della chiesa della ma-

Archivio Confraternita S. Giuseppe

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Alle ore 18.00 di Martedì 23 Gennaio 2018, ha avuto inizio nella chiesa dell’Annunziata la Celebrazione Liturgicapresieduta da S.E. Mons. Giorgio Demetrio Gallaro, e concelebrata da Servo Michele Mannina, Amministratore

Parrocchiale, Papas Giorgio Rosario Caruso e Papas Pietro Lascari durante la quale è stata impartita la benedizione a cia-scuna coppia di sposi della Comunità che nel corso del 2018 festeggerà il 25° e il 50° anniversario di matrimonio. Comenegli anni precedenti, numerosi sono stati i fedeli che hanno partecipato alla Celebrazione, condividendo con i parentifesteggiati la commemorazione dello Sposalizio della Vergine vissuta insieme come una vera Festa della famiglia.

25 ANNI DI MATRIMONIO Nuccio G. e Visocaro R. 15/04/1993Lo Vico P. e Lala D. 24/04/1993La Barbera S. e Di Miceli A. 02/06/1993Como G. La Gattuta M. 22/06/1993Di Miceli D. e Tantillo M. 23/06/1993Cosentino S. e Sanfilippo G. 24/06/1993La Gattuta C. e La Barbera P. 01/07/1993Bronzolino G. e Achille A. 08/07/1993Spitaleri L. e Carcione G. 08/07/1993Militello P. e Viscardi G. 21/07/1993Gebbia V. e Reina C. 26/07/1993Costanza F. e Brancato S. 29/07/1993Siragusa G. e Fina A. 30/07/1993Lo Brutto V. e Parelli M. 04/09/1993Sagrì C. e Muscarello M. 09/09/1993Burriesci G. e Morales A. 15/09/1993Di Liberto F. e Bonomo P. 02/10/1993Musacchia N. e Albanese A. 16/10/1993Palagonia G. e Lo Monte S. 16/10/1993Corticchia A. e Arato P. 30/10/1993Sclafani V. e Mitra C. 10/11/1993Contessa C. e Sucato A. 11/12/1993

30 ANNI DI MATRIMONIOGuccione G. e Battaglia P. 30/06/1988

50 ANNI DI MATRIMONIO Bravatà M. e Corticchia G. 25/03/1968Rizzo S. e Montana G. 30/03/1968Perniciaro G. e Polizzi R. 27/04/1968Tantillo A. e Cannizzaro C. 29/04/1968Muscarello D. e Sagrì C. 08/06/1968Zito T. e La Barbera G. 20/07/1968Garofalo S. e Barna M. 20/07/1968Cannizzaro S. e Tavolacci M. 12/09/1968Spata I. e Spitaleri G. 19/09/1968Di Miceli F. e Cosentino A. 30/09/1968Muscarello A. e Musso S. 30/09/1968Ferlisi S. e Cusimano A. 03/10/1968Fiorini D. e Muscaglione M. 19/12/1968

60 ANNI DI MATRIMONIOIngraffia G. e Bidera S. 20/09/1958

25° anniversario di matrimonio (foto R. Cosentino).

50° anniversario di matrimonio (foto R. Cosentino).

SPOSALIZIO DI SAN GIUSEPPE

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ai Turchi, e confinarli dentro le cavernedell’Asia, donde sono soriti, anzichélasciarli pacifici possessori della piùbella parte dell’Europa».4 L’odierna Eu-ropa, quindi, deve molto a lui e do-vrebbe impegnarsi a riscoprire le pro-prie radici cristiane. Nel nostro piccolo,anche noi Arbëreshë dovremmo pren-dere esempio da lui, per cercare di pre-servare la nostra identità, messa semprepiù in pericolo da vari fattori sia interni,che esterni. Per l’occasione del 550°anniversario, l’Albania ha deciso di ce-lebrare la ricorrenza insieme ai fratelliArbëreshë, invitandoli a Tirana. Questo

invito, inizialmente rivolto a tutte lecomunità, si è poi perso per strada, ar-rivando solo ad alcuni paesi dell’Ar-bëria. Per quanto riguarda la Sicilia, hapartecipato all’evento una delegazionerappresentante le comunità di Piana de-gli Albanesi e Contessa Entellina. Èstato bello vedere la delegazione pro-tagonista della manifestazione, ma michiedo il perché non si siano coinvoltele altre comunità arbëreshë di Sicilia.Forse perché in esse non si parla più lalingua? Come se parlare arbëreshëfosse l’unica peculiarità indispensabileper esserlo! Sicuramente è stata unabella opportunità per rinsaldare i le-gami con i fratelli d’Albania, ma ri-tengo che per noi sia stata un’occasionesprecata, perché poteva essere quel-l’occasione per rafforzare l’unità in-

terna, in favore della salvaguardia dellanostra identità. Scanderbeg ci insegna,infatti, che per continuare a esisteredobbiamo rimanere uniti. Mi chiedo, aquesto punto, a cosa sia servito ricor-dare questo nostro eroe, se poi non sene segue l’esempio. La nostra essendouna minoranza, prima di cercare aiutiesterni, dovrebbe cercare l’unità in-terna, mettendo da parte rivalità e ma-nie di protagonismo. Siamo arrivati aun punto critico, dove la globalizza-zione tende a omologare le varie cul-ture, cancellando le diverse identità. Senon operiamo un cambio di rotta, tranon molto, la nostra storia sarà solo unricordo, un fenomeno da studiare suilibri di scuola, appartenente solo al pas-sato, senza un presente e un futuro, unamemoria morta. Auspico che d’ora inavanti si possa essere più uniti e che lecomunità che hanno mantenuto più ele-menti identitari possano aiutare quellepiù in difficoltà, che con il tempo, sfor-tunatamente, hanno perso la lingua oaltre particolarità, così da presentare,nel futuro, un’unica comunità Arbëre-shë di Sicilia e non solo una parte chesi ritiene migliore. Non solo le leg-gende quindi, ma l’intera vita di Scan-derbeg ci mostra che per costruire qual-cosa, bisogna fare gioco di squadra,evitando qualsiasi individualismo. Eglicomprese, che di fronte al pericolodelle invasioni, l’unica soluzione eraquella dell’unità e fu lui, in tal modo, afare dell’Albania una nazione unita. Difronte alle molteplici sfide odierne, sevogliamo continuare a mantenere vivala nostra identità e tramandarla nei se-coli, dobbiamo riuscire a fare delle co-munità Arbëreshë d’Italia un’ Arbëriaunita!

Alessandro Bisulca

1 Storia di Giorgio Castriotto sopranomi-nato Scanderbeg, Stamperia di DomenicoOliveri, Palermo 1845, VII.2 Ib., 206.3 Ib., VII.4 Ib., VIII.

«Se vi è guerriero il quale meritidi buon dritto il nome di grande,

questi è appunto l’Eroe dell’AlbaniaScanderbeg».1

Giorgio Castriota Scanderbeg è ricor-dato come uno dei più grandi condot-tieri europei nella lotta contro l’ImperoOttomano invasore. Egli prima di mo-rire così si rivolgeva ai principi e agliufficiali accorsi per assisterlo nei suoiultimi istanti di vita: «Prima di abban-donarvi sono nell’obbligo di rammen-tarvi che il solo mezzo per conservarei vostri scettri, per difendere i vostrisudditi, consiste nell’essere tra voi sem-pre uniti sinceramente, ed uniformi intutto; poiché se per disgrazia si fram-mischierà tra voi la discordia, senzadubbio il turco, approfittandosi dellevostre dissensioni, marcerà contro divoi, e quindi vi soggiogherà senza lamenoma difficoltà».2 La sua figura,inoltre, è arricchita da diverse leggendeche ne evidenziano il suo genio. In unadi queste leggende si narra che, inpunto di morte, ordinò a un bambino,presente tra tutte le persone riunite aipiedi del suo letto, di raccogliere di-versi pezzetti di legno e di farne unmazzo. Il Castriota sfidò i presenti aspezzare il mazzo, ma nessuno vi riu-scì. Egli disse al bambino di disfare ilmazzo e romperli uno per volta. Infinedisse: “Con questo gesto, io, vi volevodimostrare che se restate tutti uniti nes-suno potrà mai spezzarvi, ma dividen-dovi anche un solo bambino potrà con-durvi alla morte”. Detto questo spirò.Il 17 gennaio 2018 ricorreva il 550°anniversario della morte di Giorgio Ca-striota Scanderbeg, in Albania il 2018è stato dichiarato anno in suo onore,un anno ricco di eventi e manifestazioniin memoria dell’eroe nazionale. Egliperò non è solo l’eroe degli albanesi,ma è anche colui che ha difeso la civiltàeuropea dall’invasione turca. Nella suabiografia egli è definito come «lo scudodel cristianesimo, il terrore de’ turchi»3

e viene anche affermato che: «Se i prin-cipi cristiani avessero fatt’attenzione,che tra essi eravi uno di quegli uominiatti ad eseguire le più grandi rivolu-zioni, facilmente avrebbero potuto, diconcerto con lui, far ripassare il mare

Un’occasione sprecata

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mia espressione e dalle mie smorfie, in-tuisce, che continuano ad esserci intoppie che le cose vanno per le lunghe.Da parte di Ottavio inizia anche unlungo sfogo: “Da quando sono iniziatii lavori i clienti sono diminuiti e l’atti-vità del ristorante ne ha risentito”.Leggo preoccupazione nei suoi occhiper il tempo che trascorre e per l’in-certezza sui tempi di ultimazione del-l’opera.La situazione denunciata da Ottavio èuna situazione che riguarda tutte le at-tività economiche presenti lungo i 34km interessati dai lavori.I tempi di percorrenza sono raddoppiatie chi deve venire da Palermo ma anchedell’entroterra rinuncia ad avventurarsia percorrere la strada anche per la pe-ricolosità.I cittadini di Agrigento e dei paesidell’Agrigentino preferiscono arrivarea Palermo dalla Palermo-Sciacca.Un danno notevole per l’economia giàprecaria del territorio.I pendolari per motivi di lavoro o perstudio in questi anni hanno dovuto fare

immani sacrifici per raggiungere lacittà.�Da tempo l’AST ha dovuto anticiparel‘orario di partenza fino ad un’ora infunzione della distanza.Danni sociali ed economici, l’abbandonodei paesi da parte dei giovani, tempo ecarburante bruciati per strada e il depe-rimento delle attività economiche.Ma torniamo alla domanda: Quannu?Il cantiere doveva essere consegnatonell’ottobre del 2017, l’ANAS2 ha ac-cordato una proroga dei tempi di con-segna fino ad ottobre del 2018.Questa data di consegna è improbabile,perché nel frattempo i lavori hanno su-bito un rallentamento causato dallamancanza di liquidità del contraentegenerale, che non salda le fatture ai for-nitori e alle ditte subappaltatrici. Ledifficoltà economiche del contraente,scaturirebbero dal fatto che l’ANAS ri-tarda i pagamenti dei SAL (stato avan-zamento dei lavori) a causa probabil-mente di discordanze nella valutazioneeconomica dei lavori eseguiti. Per tale motivazioni, le aziende subap-

di Francesco Piastra

Da quando ricopro l’in-carico di rappresen-

tante sindacale Provincialedei lavoratori edili, mi è

stata conferita la responsabilità di rap-presentare anche i lavoratori che pre-stano l’attività alle dipendenze dellaSocietà Bolognetta SCPA.La Bolognetta SCPA è il contraente ge-nerale1 che sta eseguendo i lavori diammodernamento della strada statalePalermo-Agrigento nel tratto Bolo-gnetta-Lercara Friddi.In virtù dell’incarico che rivesto e peril fatto che le vicissitudini sindacali delcantiere hanno avuto un’eco sugli or-gani di stampa e sulle televisioni, nonpassa giorno in cui non ricevo la do-manda da parte dei cittadini dei paesidel comprensorio: ma quannu a fini-scinu a strata?�Quando mi capita di andare a comprarela pizza al ristorante Nocilla di Mezzo-juso, Ottavio mi chiede: “Ci sono no-vità? I lavori a che punto sono?” Dalla

“Ma quannu a finiscinu a strata?”

È quello che ci domandiamo sempre più spesso quando si parla della famigerata Palermo-Agrigento

Il viadotto Scorciavacca

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paltatrici hanno sospeso le attività e dainizio febbraio la società BolognettaSCPA ha sospeso trenta lavoratori inferie. La sospensione delle attività delleaziende subappaltatrici sta causandofra le altre cose anche l’interruzionedelle opere del bivio di Mezzojuso. L’altro motivo che causerà il prolun-gamento dei tempi di consegna dei la-

vori, è la perizia di variante tecnica,proposta dal contraente generale inconseguenza dell’alluvione del 2014che avrebbe generato il dissesto idro-geologico di alcune zone che lambi-scono parte del tracciato stradale inte-ressato dall’ammodernamento.L‘ANAS, in attesa di valutare la perizia,ha autorizzato la sospensione dei lavoridei tratti interessati dalla variante. Learee del cantiere che sono interessateriguardano prevalentemente il trattostradale che si snoda dal bivio di Vicaria Lercara Friddi e alcuni tratti che sisnodano dal bivio di Bolognetta al biviodi Baucina e a quello di Ciminna. I cavalcavia, che si incontrano nel trattotra Villafrati e Tumminia, sono interes-sati dalla variante, per questo motivonon sono state definite le rampe.Per realizzare le opere della varianteoccorrono 18 mesi che decorrerannodal momento in cui l’ANAS approveràil nuovo progetto finanziandone il mag-gior costo.Se per ipotesi la variante fosse appro-vata domani la data di consegna dei la-vori sarebbe quella di fine 2019.E infine, l’altro punto critico che ritardala consegna dei lavori, è il mancato ri-pristino del ponte Scorciavacca. Ilponte pur essendo stato dissequestrato,non può essere ultimato, poichè il mi-nistero dell’ambiente deve autorizzareil progetto di ricostruzione dei trattifranati.I rallentamenti produttivi del cantieree le lungaggini burocratiche si river-berano sui lavoratori.Circa cento lavoratori dell’indotto, dadicembre sono stati licenziati e per dipiù le aziende non li hanno retribuiti

per lo stato di crisi finanziaria ed eco-nomica in cui versano.Insomma a pagare le spese delle inef-ficienze del sistema sono i lavoratoridella lunga catena degli appalti.E dire che di lavoro da fare ce n’è!Lavoro che andrebbe fatto anche conuna certa rapidità. Questa è in sintesi la situazione delcantiere. Verrebbe da dire: “Campa ca-vallo che l’erba cresce!”.Le istituzioni dal canto loro sono assenti.Il sindacato, per i motivi esposti, ha chie-sto al nuovo governo Regionale di con-vocare l’ANAS unitamente al contraentegenerale e alle organizzazioni sindacali,per affrontare le criticità del cantiere.Ma nessuna risposta è arrivata mal-grado le infrastrutture stradali siano unacomponente essenziale per lo sviluppodi un territorio e per l’affermazione deldiritto costituzionale alla mobilità.Ottavio, i tanti esercenti e i tanti pendo-lari dovranno ancora attendere per avereuna strada davvero efficiente che con-senta uno spostamento rapido e sicuro.A tal proposito va ricordato che la rea-lizzazione dell’ammodernamento dellaPalermo - Agrigento è stata prevista dalgoverno Berlusconi con l’emanazionedella legge obiettivo del 2001, che do-veva velocizzare il finanziamento, laprogettazione e la realizzazione delleopere pubbliche ritenute strategiche.Alla faccia della velocità e dell’effi-cienza del governo Berlusconi e deglialtri governi che si sono succeduti!!!Di fatti, dall’anno di emanazione dellalegge obiettivo, solo il secondo lotto èstato finalmente appaltato nel 2013,dopo ben 12 anni.Si fa riferimento al secondo lotto in

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I cavalcavia interrotti

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ciali e produttive della zona.I sindaci del comprensorio dovevanoessere più incisivi, invece si sono ac-contentati delle rassicurazioni dei po-litici nazionali e regionali.Avrebbero dovuto supportare le riven-dicazioni dei lavoratori che chiedevanocertezze sui tempi e sul completamentodell’intera strada.Per altro, i sindaci, non sono stati ingrado di mettersi d’accordo nello sce-gliere quali opere l’ANAS avrebbe do-vuto finanziare, per compensare i disagidei paesi interessati dai lavori di am-modernamento della strada.Non possiamo e non dobbiamo rasse-gnarci a questa situazione che non dàprospettiva di sviluppo sociale ed eco-nomico al nostro territorio.Cosa fare?Propongo, dalle pagine di questo gior-nale, di unire gli interessi dei lavoratori,dei cittadini, degli esercenti delle atti-vità commerciali e produttive, organiz-zando una conferenza qui a Mezzojusoche coinvolga anche i sindaci del com-prensorio e i soggetti che possono in-fluire sull’andamento dei lavori e pos-sono determinare l’avvio dei lavoridegli altri lotti, quindi: l’ANAS, espo-

nenti del governo regionale e del go-verno nazionale.Credo che la pressione dal basso sianecessaria per acquisire il diritto adavere strade sicure ed efficienti.Espongo alcune mie considerazioni chetraggo dalla lettura degli atti parlamen-tari che riguardano la realizzazionedella strada Palermo-Agrigento. Il col-legamento del capoluogo della Siciliaa una importante città capoluogo diprovincia avrebbe meritato la costru-zione di una autostrada.Invece l’ANAS non solo non ha maipreso in considerazione tale eventualitàma ha rivisto e declassato il progettooriginario.Il progetto preliminare predispostodall’ANAS per il tratto compreso traPalermo e Lercara Friddi prevedevainizialmente lavori di adeguamento a4 corsie. In seguito il progetto è statorivisto, adottando sezioni diverse lungoil tracciato, ovvero 4 corsie (strada ex-traurbana principale categoria B) peril solo tratto da Palermo a Bolognetta(SS 121) e due corsie da Bolognetta aLercara Friddi SS189. Mentre in Lom-bardia hanno realizzato le autostradeanche laddove non era necessario.Evidentemente le lobby politiche e in-dustriali determinano le scelte pubbli-che su quali opere realizzare e dove al-locare gli investimenti.Nel nostro territorio accade invece chele autostrade non vengono costruiteladdove è necessario e i paesi riman-gono isolati.Campofelice di Fitalia ne è l’esempio.Gli atti parlamentari, sulla realizza-zione della strada Palermo-Agrigento,sono un esempio di come il nostro ter-ritorio non è tenuto in debita conside-razione.I diritti dei cittadini non possono esseresubordinati agli interessi delle lobbypolitiche ed economiche. Dal bassodobbiamo fare sentire la nostra voce,dobbiamo fare affermare i nostri dirittie dobbiamo creare nel nostro territorioi presupposti di un equilibrato svilupposocio-economico.

1 È il realizzatore globale dell’opera dallaprogettazione alla direzione dei lavori e allarealizzazione dell’opera.2 Committente.

(Foto di Danilo Figlia)

quanto l’intero progetto comprende larealizzazione di altri tre lotti.Gli altri tre lotti previsti sono rispetti-vamente: il tratto Palermo-Bolognetta,il tratto Lercara Friddi-Catronovo diSicilia e il tratto che si snoda da Ca-stronovo di Sicilia ad Agrigento.Quindi a distanza di 17 anni dalla leggeobiettivo è in corso la realizzazione diun solo tratto. Per gli altri lotti mancano i finanzia-menti e la progettazione, fatta ecce-zione per il tratto Palermo -Bolognetta,per il quale pochi mesi fa il ministerodelle infrastrutture e dei trasporti el’Anas hanno stanziato i finanziamentiper redigere il progetto esecutivo e perrealizzare materialmente l’opera. Considerato il tempo trascorso per as-segnare l’appalto del secondo lotto siprevedono tempi lunghi per l’inizio deilavori del tratto Palermo-Bolognetta.Secondo quanto riferito dall’ANAS civorranno circa due anni per la stesuradel progetto esecutivo e altrettanto perla gara di appalto.Un sistema quello degli appalti che nonfunziona a causa delle lungaggini dellapolitica e della burocrazia. Dovremmo indignarci per il fatto chetanti lavoratori edili non trovano lavoroa causa dell’inefficienze del sistema,quando invece potrebbero essere impie-gati nella realizzazione dell’intera opera.Con amarezza devo dire che quando ilavoratori, del lotto in costruzione,hanno protestato per superare i problemiproduttivi del cantiere e per determinarel’avvio dei lavori degli altri lotti, nonhanno ricevuto la solidarietà dei cittadinie degli esercenti delle attività commer-

“Ma quannu a finisciunu a strata?”La rotatoria incompleta al Ponte Deputazione

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“Facemu u Mastru ri Campu comusi facia na vota”. Questa è

l’espressione che ultimamente è sullabocca di chi vorrebbe tornare a vecchimodelli di organizzazione più sponta-nei e liberi da gabbie. Quello che michiedo è a quale “vota” si vorrebbe tor-nare? Forsi nto 1895 unni nto giornalisi liggìa: «È una delle ultime domeni-che del Carnevale designata per la festavolgarmente chiamata “Mastro diCampo”. In un punto della piazzettas’innalza una forma di castello co-strutto a legname, abbellito da verdipiante, da fiori, e da belle bandiere chesventolano li pomposamente. Tornotorno la piazza è messo su una speciedi steccato per frenare l’invasione delpopolo nel largo spazio riservato alnumero immenso di maschere».1 Dallaconoscenza del passato si può ben no-tare come, già a fine ‘800, era presenteuna specie di transenna per separaregli spettatori dalle maschere. L’inneg-giare a un passato idilliaco, dunque,non serve a nulla, se non si ha unabuona conoscenza storica. Questo at-teggiamento alle volte porta a un nonvoler organizzare il Mastro di Campo,solo perché non è più come quello diuna volta. Il Gattuso afferma che: «Nel1922 vi fu un vero risveglio, il Mastrodi Campo si rappresentò, dopo tredicianni, con precisione e con sfarzo, manon fu quello di una volta!»2. Già,

quindi, a quei tempi sembrava diversorispetto al passato, ma questo perché,inevitabilmente, è un fenomeno in-fluenzato dal trascorrere del tempo. Bi-sogna comprendere che il Mastro diCampo è sempre uguale, ma allo stessotempo sempre diverso e che non pos-siamo barricarci sulle transenne, tro-vando la scusa per non rappresentarlo,in nome di una purità perduta. Con que-sto non voglio elogiare l’utilizzo delletransenne, che personalmente non gra-disco, ma voglio far capire che bisogna,comunque, portare avanti questa tradi-zione, facendo i conti con le nuove nor-mative e non piangere per una puritàperduta, anche perché una purità non èmai esistita. Certamente va rivisto l’uti-lizzo di queste transenne (che in questomodo di sicuro hanno ben poco) evi-tando certe esagerazioni (un esempioè l’utilizzo per la rappresentazione deibambini di quest’anno, mica ce li man-giamo!). Più che alle transenne, quindi,darei priorità a far conoscere la storiae i vari particolari dimenticati, fonda-mentali per mettere in atto la panto-mima. Il Gattuso nell’introduzione alsuo testo “Il Mastro di Campo” illustrale motivazioni che l’hanno spinto a re-digere l’opera. La pantomima, in queglianni, stava vivendo un periodo di oblìoe con questo testo, l’autore, voleva sti-molare la popolazione a tornare a met-tere in scena la pantomima ogni anno,

per evitare che diventasse solo un ri-cordo. Egli mette, quindi, in evidenzaqual è la soluzione per poter traman-dare il Mastro di Campo: la cono-scenza, ovvero conoscere la storia e ilsignificato di ogni minimo particolaredella pantomima, perché è solo cono-scendo che possiamo tramandare allefuture generazioni il nostro ricco pa-trimonio culturale. Dallo studio del pas-sato, dunque, possiamo trovare quellemotivazioni che ci spingono a conti-nuare a portare avanti la nostra amatatradizione. Quest’anno il Mastro diCampo (mi riferisco a quello deigrandi) non si è rappresentato, non permancanza di volontà o passione del po-polo, ma perché nessuno si è preso laresponsabilità dell’organizzazione. Inquesto anno di “pausa”, penso sia op-portuno, per riflettere, tornare indietroa un altro periodo di “crisi”, ovvero il1926. In quell’anno un gruppo di stu-denti, capitanato da Ignazio Gattuso,si riunì a Palermo per evitare chel’amata pantomima si perdesse. Gli stu-denti fecero voto di impegnarsi affinchéil Mastro di Campo fosse rappresentatoogni anno e di istituire una commis-sione permanente, composta dai citta-dini di ogni classe, che avrebbe avutoil compito di organizzare e raccoglierei fondi per la pantomima, cercandol’aiuto del Municipio e degli Enti lo-cali, affinché contribuissero largamentealle spese necessarie.3 Se vogliamo,dunque, che il Mastro di Campo vengarappresentato ogni anno, dobbiamo amio modesto parere, costituire una re-altà (associazione, fondazione…) chesi occupi sempre e solo del nostroamato carnevale, così da evitare l’infi-nita ricerca di associazioni disponibilia collaborare (anche perché, per statuto,nascono per fare altro) e lo scarica ba-rile di responsabilità. Sfruttiamo,quindi, questa “pausa” per riflettere ecostituire qualcosa di solido che possadare nuovo lustro al più bel carnevaledi Sicilia.

Alessandro Bisulca

1 Alfa (F. Cuccia), Costumi carnevaleschi,in «Corriere dell’Isola» (23-24 febbraio1895), Anno III n. 53.2 I. Gattuso, Il Mastro di Campo, GraficheComm. G. Castiglia, Palermo 1938, 6.3 Cf. Per la ripresa a Mezzojuso della tra-dizionale festa “Mastro di Campo”, «L’Ora»(11-12 marzo 1926), Anno XXVII n.60.

Sempre uguale ma sempre diverso!Quest’anno non si è svolto il Mastro di Campo, ci si è accontentati diquello dei bambini che non è da meno quanto a passione e voglia di fare.Ci pare una condizione propizia per riflessioni profonde e serene. Pubbli-chiamo un contributo alla riflessione da parte di Alessandro Bisulca e ciauguriamo di ospitarne altri nei prossimi numeri.

Mastro di Campo 1989

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arbëreshë, non sminuisce il senso di ap-partenenza di questi ultimi comuni.Semplicemente una storia diversa hafatto sì che altri fossero i simboli checontraddistinguono i comuni di SantaCristina e Mezzojuso. Certamente a tutti noi mezzojusaristanno a cuore la difesa e la tutela delletradizioni e del patrimonio culturale, siamateriale che immateriale, del quale an-diamo fieri. C’è bisogno di sapiente con-trasto alla omologazione che tutto can-cellerebbe e appiattirebbe, ma occorronoazioni frutto di una riflessione collettivae consapevole per non banalizzare ledifferenze che ci caratterizzano. Lospunto per queste riflessioni, che mi vadi condividere, nasce dal fatto che daqualche mese ormai la bandiera arbëre-shë sventola a fianco di quelle italiana,europea e siciliana dal balcone princi-pale del nostro Municipio. Si fosse trat-tato di una qualsiasi bandiera stranieraci saremmo potuti trovare davanti ad unillecito, perché tale esposizione sarebbepossibile solo in occasioni particolari edocumentate (visite di delegazioni stra-niere, di personalità importanti apparte-nenti ad altra nazione, etc.). Ma la bandiera di cui parliamo, benchéassolutamente identica a quella della Re-pubblica Albanese, è pur sempre la ban-diera di Giorgio Castriota Skanderbeg ein questo caso rappresenta non una “de-legazione in visita” ma tutti i mezzoiu-sari arbëreshë, discendenti da coloro che

giunsero alla fine del 1400 e che nel1501, con la stipula degli appositi Ca-pitoli, furono autorizzati a stanziarsi de-finitivamente nel nostro territorio. A questo punto, però, è lecito chiedersise questa ostensione sia effettuata persoddisfare una minoranza che vuoledifferenziarsi dal resto della comunitào se sia un tentativo di omologazioneall’incontrario, per cui siamo tutti ar-bëreshë perché c’è la bandiera appiz-zata al Municipio! Sottolineare le dif-ferenze non vuol dire compiere azioniche facciano prevalere alcuni aspetti ascapito di altri che sono altrettanto im-portanti. Secondo me non sono soste-nibili né la prima né la seconda inter-pretazione: se siamo tutti arbëreshë èperché possiamo vantare più di cinquesecoli di pacifica convivenza. Se siamotutti arbëreshë è perché ci ritroviamotutti insieme in piazza per assistere aVulata ra Palumma o per mangiare la

di Lillo Pennacchio

Rubea vexilla nigris etbicipitibus distincta

aquilis gerebat Scander-begus.

Rosse bandiere contraddistinte da aquilenere e bicipiti. Questa che avete appenaletto è la più antica descrizione che siconosca dello stemma e delle bandieredi Giorgio Castriota Skanderbeg. Lascrisse Marino Barlezio nel 1501 in qua-lità di biografo di Scanderbeg, il grandedifensore della Cristianità che inflissenumerose sconfitte ai Turchi invasorinella penisola balcanica.E’ la bandiera sotto cui si riunisconotutti gli Albanesi del mondo, ovunquesi trovino, e che racchiude i sentimentidi coloro che si identificano per cultura,tradizione e senso di appartenenza almondo arbëreshë. Di questo mondo an-che noi mezzoiusari facciamo parte e ilnostro paese è tra i cinque comuni checostituiscono la popolazione arbëreshësiciliana assieme a Piana degli Albanesi,Santa Cristina Gela, Palazzo Adriano,Contessa Entellina. Alcuni di questi co-muni hanno sempre avuto comestemma quello di Skanderbeg, con qual-che lieve differenza in quelli di Piana ePalazzo; in quello di Contessa figural’aquila bicipite tra altri simboli, mentrenello stemma di Santa Cristina e inquello di Mezzojuso l’aquila non figura.Ovviamente ciò non offusca l’identità

RUBEA VEXILLA NIGRIS ET BICIPITIBUSDISTINCTA AQUILIS

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Minestra di San Giuseppe. Se siamotutti arbëreshë è perché solo noi ab-biamo i “lapisani”, gli altri paesi hannoi cavuliceddi. Noi abbiamo (avevamo)i “fusci” intorno al paese, terreni di tuttie di nessuno, dove al bisogno si potevapascolare o fare truttiare una mula ad-dugghiata. Parole che ancora usiamotutti indistintamente e che vengono daquella che fu la parlata albanese deimezzoiusari. La lingua albanese l’ab-biamo persa e dobbiamo dolercene per-ché era una ricchezza in più, ma non èstata colpa di nessuno, è stato un fattonaturale e nessuno è stato costretto adabbandonarla. Ci siamo tenuti stretti“lapisani” e “fusci”, poi il nome diqualche località tipo Xoni o Scinnilìu.Poco altro, forse niente. Avremmo fattobene ad avere maggiore consapevo-lezza di quanto siamo importanti e anon cadere nella tentazione delle sot-tolineature fatte solo con le bandiereall’aquila bicipite, con tutto il rispettoper i simboli. Credo che per uno stra-niero che capiti a Mezzojuso più chedalle bandiere esposte in Municipio ladifferenza rispetto ad altri luoghi siadata dalle due Matrici, una accanto al-l’altra, belle e imponenti. Basta var-carne la soglia per cogliere il fascino el’arte che custodiscono. Prendono vitasecoli di storia, tradizioni, contraddi-zioni, vita religiosa e culturale.Se invece la bandiera rossa con l’aquilabicipite vuole essere un messaggio im-portante per tutti è giusto dare solennitàalla sua ostensione. Immagino che ilConsiglio Comunale sia stato chiamatoa pronunciarsi ufficialmente prima diissarla. Proprio perché sono simboliimportanti e strumenti di comunica-zione immediata, le bandiere vannousate a ragion veduta e ad ognuno deveessere chiaro il messaggio, anche conl’uso di note esplicative e pubbliche daparte di chi ne dispone la esposizione.Quando è stata esposta la bandiera fran-cese a mezz’asta da tutti gli edifici pub-blici, tutti sapevamo perché e tutti ca-pivamo che eravamo coinvolti nelmanifestare solidarietà alla Francia col-pita da atroci attentati. Un 4 novembredi qualche anno fa, nel tenere il di-scorso nella giornata delle forze armate,il Sindaco di Messina Accorinti suscitòl’indignazione di un generale dei cara-binieri perché espose la bandiera arco-baleno, simbolo della pace in tutto ilmondo. Il Sindaco lo aveva fatto per

affermare un principio e sicuramenteper dare un suo messaggio politico. Piùrecentemente il Sindaco di Palermo Or-lando, per protestare fortemente neiconfronti dell’Unione Europea, feceammainare da Palazzo delle Aquile labandiera azzurra dell’Europa e issò luistesso, al suo posto, una coperta termicaargento e oro per denunciare il colpe-vole atteggiamento degli stati europeidi fronte al problema dei migranti. E’noto come tutti si girassero dall’altraparte intanto che centinaia di personemorivano annegate al largo di Lampe-

dusa. Orlando scrisse una lettera, chepubblichiamo in basso, e sicuramentequel gesto ebbe un impatto politicoeclatante, anche se, purtroppo, gli effettinon furono proprio quelli sperati. Ecco, mi piace pensare che in conside-razione dei tempi che viviamo la ban-diera arbëreshë, che vediamo al bal-cone del municipio di Mezzojuso,abbia un significato forte, importante.Che serva a ricordare che le popola-zioni che accolsero i profughi di allora,alla fine del XV secolo, ebbero un at-teggiamento certamente positivo chepuò essere, ancora oggi, additato comeesempio storico di accoglienza consa-pevole. Che serva a comunicare almondo quanto grande sia stata la ca-pacità di integrazione e scambio tra lecomponenti siciliane e albanesi, diffi-cilmente eguagliata in altri contesti. Amio parere è questa la cifra culturaleidentificativa più importante di cui pos-sono e debbono vantarsi le nostre co-munità. Da qui è scaturito tutto quellodi cui ancora oggi possiamo godere,nel rispetto reciproco delle diversità.

Lettera inviata da Leoluca Orlando ai vertici dell’unione europea

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Bolognetta, Campofelice di Fitalia, Ce-falà Diana, Ciminna, Godrano, Mari-neo, Mezzojuso, oltre, naturalmente, aVillafrati. Perché la scelta nell’intitolazione deltermine “spartenza”? Questa parolaevoca la radice tossica della migra-zione, come afferma Andrea Camilleri,ma anche la possibilità di cambia-mento, un nuovo orizzonte progettuale,per ricordare le parole di Leoluca Or-lando, sindaco della Città metropolitanadi Palermo presente all’inaugurazione

del museo. L’inaugurazione è poi pro-seguita presso il vicino Teatro del Ba-glio con il concerto intitolato Merica,Merica! della Compagnia di canto po-polare favarese, storico ensemble gui-dato da Maurizio Piscopo. Nel neonato museo ci sono bauli e let-tere di chi si era stabilito nel New Jer-sey, le insegne dei social club formatidagli emigrati siciliani nelle città nor-damericane a inizio Novecento, i ma-nifesti delle Compagnie di navigazioneche propagandavano il sogno ameri-cano per vendere biglietti di viaggio. Eci sono anche i giubbotti di salvataggiodei giorni nostri, le foto dei cadaveriallineati a Lampedusa nel tragico nau-fragio del 3 ottobre 2013, le bussoleportate sui gommoni che attraversanocarichi di disperati il Canale di Sicilia.Tutto questo ed altro ancora si può daoggi vedere in cinque sale che compon-gono il neonato Museo delle spartenze.Da questi comuni sin dall’ultimo ven-tennio dell’Ottocento sono partiti sin-goli e famiglie con sacchi e valige subastimenti mai visti prima verso gliStati Uniti, il Brasile, l’Argentina, ilVenezuela, o la Tunisia a poche ore diviaggio. Un esodo ripreso dopo la se-conda guerra mondiale con destina-zione Italia settentrionale, Francia, Ger-mania, o Svizzera, paese dove ivillafratesi hanno costruito una coloniain quel di Losanna. Molte ragazze e ra-gazzi di Villafrati sono cresciuti con iloro nonni, in Sicilia, o sono dovuti di-ventare invisibili, nascondendosi nelleperiferie delle città della civilissimaConfederazione Elvetica.La mostra permanente, realizzata anchegrazie al concorso di donazioni da partedi cittadini, si avvale delle installazioniartistiche di Domenico Giammanco edi Salvo La Barbera. Un consiglio digestione e un comitato scientificohanno fissato gli indirizzi generali perle prossime attività.Abbiamo incontrato Santo Lombino,studioso di scritture autobiografiche,

di Nicola Grato

Giorno 28 gennaio èstato inaugurato a

Villafrati il Museo delleSpartenze, museo delle

migrazioni voluto dalla giunta munici-pale guidata da Franco Agnello e dalConsiglio comunale per documentaree valorizzare l’esperienza migratoriadegli abitanti di tredici paesi dell’en-troterra palermitano: Corleone, Prizzi,Ventimiglia di Sicilia, Vicari, Baucina,

Inaugurato a Villafrati ilMuseo delle

SpartenzeIl Direttore scientifico Santo Lombino: “Il museo non deve essere ovviamenteun deposito di oggetti, ma un contenitore di domande, di problemi, un insiemedi stimoli alla riflessione per chi lo visita e anche per chi lo costruisce”.

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storico dei fenomeni migratori e Diret-tore scientifico del Museo, e a lui ab-biamo rivolto alcune domande.

Santo, ti facciamo innanzitutto i com-plimenti per l’incarico ricevuto, e tichiediamo subito a bruciapelo: a cosaserve oggi un museo? Credo che un museo oggi possa essereuno strumento di comunicazione tra legenerazioni, possa servire a far cono-scere il passato fuori dalle aule scola-stiche. Per far questo il museo non deveessere ovviamente un deposito di og-getti, ma un contenitore di domande,di problemi, un insieme di stimoli allariflessione per chi lo visita e anche perchi lo costruisce. Come ci insegna la“Public history”, che narra la storiacon il pubblico e per il pubblico, oc-corre utilizzare un linguaggio adattoai destinatari e non essere rivolto soloa pochi addetti ai lavori.

Perché un museo dell’emigrazione? Ri-tenete sia importante per la popolazionedel territorio?Il Museo delle Spartenze, almeno neinostri intenti, mira ad essere un mu-seo-memoriale che documenti e valo-rizzi la storia delle migrazioni: puòservire a far riprendere il filo del di-scorso tra i padri e i figli, tra i nonni ei nipoti, a far conoscere e ripensare alpassato delle nostre popolazioni, allescelte di vita difficili ma coraggiose ditanti siciliani che hanno deciso di “vo-tare con i piedi” lasciando gli sfrutta-tori, i campieri, i gabelloti e lancian-dosi verso un Mondo nuovo daesplorare, conoscere, magari rifiutare.Può servire a costruire confronti tra letraversate di fine Ottocento-inizio No-vecento in terza classe, poca luce epoca aria, con quelle tragiche dei no-stri anni tra le coste del Mediterraneo,trasformato in “cimitero” dai signoridella guerra, del petrolio, delle armi.

Pienamente d’accordo. Ma perchéaprire un museo dell’emigrazione pro-prio in provincia e non magari in città,nella Palermo Capitale della cultura2018, ad esempio?La storia e la cultura hanno privile-giato finora le grandi città, PalermoCatania Messina, trascurando il fattoche decine di migliaia di persone chevivono nei piccoli centri ricchi di opered’arte, tesori naturalistici, laboratori

teatrali, cultura materiale e immate-riale, hanno anche loro il diritto diesprimersi, di valorizzare le loro ri-sorse, in primo luogo quelle umane. E’tempo quindi di dare alla “campagna”il posto che le spetta nella vita dellanostra terra.

Avete ricevuto materiali dalle personedel territorio. Quanto conta per voi lapartecipazione della popolazione allavita del Museo?Gli abitanti di Villafrati, Mezzojuso,Campofelice, Bolognetta, Marineo edegli altri comuni dell’area geograficoculturale dominata dalla Rocca Bu-sambra hanno collaborato alla realiz-zazione dei primi ambienti del “Museodelle Spartenze dell’area di Rocca Bu-sambra” con il conferimento di foto,documenti, valige, bauli, strumenti dilavoro.

Quali le attività che avete programmatoper i prossimi mesi?Nei nostri programmi c’è l’organizza-zione di una rassegna di cinema sultema delle migrazioni di ieri e di oggi,un convegno dei rappresentanti di tuttele otto istituzioni della “Rete dei museisiciliani dell‘emigrazione” presentinelle varie provincie, la presentazionedi libri e spettacoli sul tema, la costru-zione di un archivio fotografico, lafirma di un patto di “gemellaggio” trail nostro e il Museo interattivo delleMigrazioni di Belluno, con cui siamogià in contatto, la realizzazione di unconvegno di studi sulle emigrazioni dainostri paesi verso i Paesi europei dopola seconda guerra mondiale, la parte-cipazione alla “Notte dei musei” etanto altro ancora.

Il Museo delle Spartenze è un luogo,insiste in un contesto ben preciso chepossiamo a ben ragione definire AreaBusambra. Riteniamo tuttavia che unmuseo delle migrazioni debba esseresoprattutto un luogo-mondo, spazioaperto alle possibilità che la cultura of-fre in termini di incontro, cambiamentodi prospettive, relazione. Narrazione distorie, come quella del naufragio del-l’Utopia, avvenuto a Gibilterra il 12marzo 1891, nel quale persero la vitatredici abitanti di Mezzojuso partiti perinseguire il sogno americano. Nelle intenzioni di chi lavora a questoprogetto è la creazione di un centro cul-

turale e di memoria condivisa per l’in-tera Area Busambra, ma perché ciò av-venga occorre la collaborazione fattivadi cittadini e amministratori locali tutti:ognuno è chiamato a dare un contributoalla realizzazione di questo Museo aldi là della stretta appartenenza a un sin-golo paese, perché un luogo, come ciricorda l’antropologo Vito Teti, “è certoquello in cui siamo nati, ma anchequello in cui siamo vissuti o abbiamosolo sfiorato. Il luogo è il nostro corpo,la nostra vita, i nostri incontri, i nostrilegami. Il luogo muta e bisogna cercaresempre un centro”.

Per contattare il Museo delle Spartenze:

www.museodellespartenze.tk, Telefono 0918291351,

Pagina Facebook: https://www.facebook.com

/museospartenze/

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Basta sentire il classico rullo deltamburo che gli animi di ogni

buon Mezzojusaro si accendono di unatale passione che solo chi nasce a Mez-zojuso può avere.Tale entusiasmo non è tipico solo dei“grandi”, ma soprattutto dei piccoli, sìdei piccoli perché per loro il Mastro diCampo è una cosa “seria” e non è ri-stretto solo ad un determinato periododell’anno, per loro il Mastro di Campo

è tutto l’ anno, ogni occasione è buonaper divertirsi con gli amici, con i com-pagni a scuola per rievocare l’evento.Sono tutti bravi, non c’ è un bambinoche non si diletti a interpretare il per-sonaggio principale. Ormai sono di-versi anni che il Mastro di Campo deigrandi viene replicato in tutto e pertutto il martedì con tutti i bambini chene vogliono far parte e quello che piùcolpisce è l’impegno con cui parteci-

pano, a cominciare dalle prove che ini-ziano circa un mese prima e a cui tuttimostrano entusiasmo e impegno nono-stante i molteplici impegni che ognunodi loro ha.Quest’anno però qualcosa è cambiato;il Mastro di Campo dei piccoli, che disolito si svolge il martedì, si è fatto do-menica 11 febbraio e di questo i bam-bini erano ancora più trepidanti, perchésentivano un po’ “l’importanza” della

il mastro di campodei piccoli

Foto di Salvatore Bisulca

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domenica.Realizzare il Mastro di Campo dei pic-coli non è una cosa facile, perchè si“lavora” con dei bambini di età com-presa tra i 4 anni e i 12.Ricordiamoci che sono quasi un centi-naio e tutti i ruoli sono importanti efondamentali per la realizzazione dellamanifestazione e tutto questo è realiz-zabile anche grazie all’ impegno dellemamme, che mettendo il loro tempo adisposizione si adoperano ad aiutarel’associazione “AGAPE”, che negli ul-timi anni con passione e dedizione rie-sce ad organizzare una pantomima deipiccoli all’ insegna della tradizione.L’associazione si è impegnata negli ul-timi anni e si spera che ciò avvengaanche in quelli a venire per continuarequesta tradizione, cominciando col rea-lizzare i costumi tradizionali della ma-nifestazione; infatti grazie alla raccoltadel foforio dei piccoli si sono realizzatifinora i costumi dei giardinieri, dei ga-ribaldini e del foforio, sperando di poterrealizzare in futuro anche la restanteparte.E’ doveroso ringraziare la gente diMezzojuso che ogni anno supporta inostri bambini durante la manifesta-zione, perché a detta di molti, quellodei bambini è più coinvolgente.Ogni buon Mezzojusaro ne vive la sto-ria sin da bambino e impara a vivere iltempo della preparazione e l’attesa delgiorno della manifestazione con lastessa trepidazione degli eventi impor-tanti della loro vita.Infine un ringraziamento va all’Ammi-nistrazione comunale che ci ha suppor-tato in questi anni, credendo nelle no-stre capacità “associative” e dandopiena fiducia, a nostro modo, di rivi-vere la piu bella storia d’amore unicaed esclusiva Mezzojusara.

Maria Rita Cacciatore

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ADRASTO MezzojusoCALCIO SICILIA GIOVANILE“CAMPIONATO GIOVANISSIMI PROVINCIALI PALERMO: Girone C”

Risultati Gennaio/Aprile 2018 Asd Adrasto Mezzojuso

14/01 Don Carlo Misilmeri - ADRASTO 0 - 021/01 ADRASTO - Conca D’oro Monreale Sq. 2 2 - 004/02 ADRASTO - Belmonte Mezzagno 2 - 318/02 New Team Football Academy - ADRASTO 0 - 025/02 ADRASTO - Bagheria Città delle Ville 0 - 111/03 Animosa Civitas - ADRASTO 1 - 618/03 ADRASTO - Altofonte Football Club 9 - 025/03 Fortitudo Bagheria - ADRASTO 0 - 308/04 ADRASTO - Don Carlo Misilmeri 0 - 1

Categoria Primi Calci

26/01/2018 - amichevole ADRASTO Mezzojuso – Virtus Bagheria

20/02/2018 - triangolare (1° Classificato Don Carlo Misilmeri)

ADRASTO MezzojusoDon Carlo MisilmeriVillafrati

Categoria Pulcini

27/01/2018 - amichevoleCampofelice di Roccella – ADRASTO Mezzojuso

Classifica aggiornata 17a giornata

Punti1 ADRASTO Mezzojuso 302 Don Carlo Misilmeri 28 3 Bagheria Città delle Ville 27 4 New Team Football Academy 275 Belmonte Mezzagno 226 Animosa Civitas Corleone 207 Conca d’oro Monreale 108 Altofonte Football Club 79 Fortitudo Bagheria 6

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RIPOSANO NEL SIGNORE

BARCIA NUNZIA25/05/1930 - 08/01/2018

RIELA NUNZIA12/11/1946 - 05/02/2018

TANTILLO MARIA GRAZIA22/10/1951 - 22/02/2018

BARONE GIOVANNA06/07/1933 - 27/02/2018

D’AMICO GRAZIA08/09/1929 - 08/03/2018

MELAGRANATO FRANCESCA24/07/1932 - 09/03/2018

D’AMICO MICHELANGELO05/04/1938 - 10/03/2018

PERNICIARO GIOVANNA05/07/1933 - 16/03/2018

LA BARBERA SALVATORE01/07/1920 - 25/03/2018

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LORENZO BURRIESCI di Stefano e Caterina Cusimano

UMBERTO CIRO FALLETTAdi Francesco e Nicoletta Bidera

Durante Riccardo, Palermo € 30,00Muscarello Maria A. Mombarcaro € 30,00Lanterna Giuseppe, Castagnole L. € 25,00Spata Ignazio, Diegten CH € 50,00Bisulca Mattia, Mezzojuso € 20,00De Lisi Antonietta, Brescia € 40,00Tavolacci, Mezzojuso € 10,00Blanda Nunzia, Verbania € 20,00Lala Antonino, Torino € 30,00Schilizzi Anita, Palermo € 25,00Cuccia Antonino, Roma € 40,00Circolo I. Greco A, Mezzojuso € 30,00La Gattuta Anna, Milano € 20,00Giammanco Rosalia, Roma € 20,00D’Orsa Nicolò, Palermo € 20,00Suore Basiliane, Grottaferrata € 20,00Russo Nicolina, Castelforte € 20,00Bonanno I. Tumminia F., Palermo € 25,00La Gattuta Salvatore, USA $ 100,00Raimondi Francesco, Palermo € 100,00Cilluffo Vincenzo, Contessa Ent. € 20,00Agnello Vincenzo, Mezzojuso € 50,00Spata Nunzio, Svizzera € 50,00Di Miceli Casimiro, Verona € 30,00Vitale Fortunato, Villafrati € 30,00NN, Mezzojuso € 40,00Dioguardi Giuseppe, Palermo € 50,00

Riceviamo e pubblichiamo di seguitoil ricordo che le colleghe di Graziellahanno letto il giorno dei suoi funerali.

Cara Graziella, in questo giorno cosìtriste, noi colleghe abbiamo cer-

cato di ricordare gli indimenticabilimomenti vissuti insieme.Te ne sei andata, lasciandoci molti ri-cordi: la tua presenza silenziosa ma al-legra, la tua semplicità, la tua dedizionenel lavoro e per i tuoi bambini, la tualealtà, la tua modestia e la tua costantedisponibilità, sono state un esempio pertutte noi.Sei riuscita a costruire intorno a testima, amicizia e tanto affetto.Questi costituiscono per tutti il regalopiù prezioso che ci hai lasciato; solochi ti ha conosciuta bene come noi, puòrievocarli nel proprio cuore.Purtroppo, quando una persona è vi-cina, non ci si accorge di quanto sia

realmente grande. Ci manca terribilmente tutto ciò checredevamo ci fosse dovuto, mentre in-vece era solo un dono “conoscerti”!Le qualità di una persona che ci sta ac-canto ci sembrano una cosa normale,ma è soltanto quando essa scompareche il vuoto ci piomba addosso.Al tuo adorato fratello, vorremmo direche avere avuto una sorella come te, èstato un dono speciale e che non si èmai lontani finché si è uno nel cuoredell’altro.A te Graziella vogliamo dire che, anchese oggi con te muore un pezzetto dellanostra vita, siamo sicure che tu ci sei eci sarai sempre vicina.Veglia su tutti noi e dona a ciascuno laforza di superare questo triste momento.Buon viaggio Carissima maestra e col-lega.

Le colleghe della Scuola dell’Infanzia

Il 5 marzo 2018, presso la Facoltà diScienze Filosofiche dell’Università de-gli Studi di Palermo, Domenico Napoliha conseguito, con la votazione di110/110 e lode, la Laurea in ScienzeFilosofiche discutendo la Tesi dal ti-tolo: “Uno sviluppo etico-politico deidiritti umani: John Rawls e AmartyaK. Sen”. Relatrice è stata la Prof.ssaAlice Pugliese.

Il 13 marzo 2018, presso la Facoltà diArchitettura dell’Università degli Studidi Palermo, Giacomo Lisciandrello haconseguito, con la votazione di 110/110e lode, la Laurea in Pianificazione ter-ritoriale urbanistica e ambientale di-scutendo la Tesi dal titolo “Sciacca:prospettiva osmotica tra terra e acqua”.Relatore è stato il Prof. Daniele Ronsi-valle.

Ai neolaureati i migliori auguri dellaredazione.

Ciao, Graziella

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BREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBanimali, ha luogo alle 11.30 dinnanzial sagrato della matrice greca la bene-dizione degli animali impartita da pa-pàs Rosario G. Caruso.

Venerdì 19Viene inaugurata alle ore 17.30 inPiazza Cap.le Gebbia la sede dellenuova attività commerciale, “I saporidella Natura: frutta e verdura” di AratoGiuseppe. Al titolare e ai suoi familiarii migliori auguri da parte di tutta la re-dazione.

Mercoledì 24I componenti della Confraternita di SanGiuseppe iniziano nel pomeriggio ladistribuzione dei quadri raffiguranti laSanta Famiglia presso le famiglie chene fanno richiesta.

Febbraio 2018

Venerdì 2 Presentazione di Gesù al tempio - Festadella Madonna della Candelora. Alleore 10:30 nella chiesa del SS. Croci-fisso viene celebrata la Divina Liturgiapreceduta dalla Doxologhia. Al terminedella messa vengono benedette le can-dele. Dall’atrio del Castello parte alle17.30 una breve processione verso laMatrice latina dove Servo Michele ce-lebra la S. Messa al termine della qualebenedice le candele.

Sabato 3Festa di S. Biagio Vescovo: alle ore18:00, nella chiesa Maria SS. Annun-

ziata Servo Michele Maninna celebrala S. Messa. Durante la Liturgia sisvolge il rito della benedizione dellagola di tutti i fedeli presenti e la distri-buzione dei tradizionali “cuddureddi riSan Brasi”.

Venerdì 9Alle ore 8.00 si effettua, presso la sedeAVIS di P.zza Bellone, la prima rac-colta sangue 2018 a cui prendono partenumerosi donatori.

Sabato 10Alle 17.30 presso il salone del mona-stero di Santa Maria ha luogo una festadi Carnevale organizzata dai ragazzidell’ACR e dai catechisti di entrambele parrocchie per i bambini della co-munità. A tarda sera la festa continuacon l’esibizione dei “pecurara” per levie del paese.

Domenica 11 Alle ore 10:30 si svolge la cerimoniadella consegna della maschera del Ma-stro di Campo dei piccoli, con il corteoche dal Castello si dirige verso la casadel Mastro di Campo (Federico Mor-rone). Alle 15.00 la festa prosegue inpiazza dove numerosi bambini prendonoparte al Mastro di Campo organizzatoanche quest’anno dall’AssociazioneCulturale AGAPE con il patrocinio delComune di Mezzojuso.In occasione dell’Anniversario dell’ap-parizione della B.V. Maria di Lourdes,Servo Michele celebra alle 17:30, pressoil Santuario della Madonna dei Miracoli,il S. Rosario e a seguire la S. Messa.

Gennaio 2018

Mercoledì 3Presso la sede dell’Isola dei Pupi, vain scena nel primo pomeriggio lo spet-tacolo dei pupi siciliani, Agricane Redei Tartari contro Orlando, a cura dellaPremiata Compagnia Brigliadoro diSalvatore Bumbello. L’iniziativa è pa-trocinata, nell’ambito delle attività na-talizie, dai Comuni di Mezzojuso eCampofelice di Fitalia.

Giovedì 4Secondo appuntamento con il teatrodei pupi, la Premiata Compagnia Bri-gliadoro di Salvatore Bumbello pro-pone alle ore 16.00 presso l’Isola deiPupi, lo spettacolo, Il duello di Orlandoe Rinaldo per amore di Angelica.

Venerdì 5I ragazzi dell’ACR con i bambini delcatechismo partecipano di pomeriggioalla visione del film Coco presso il ci-nema Al Politeama Multisala di Pa-lermo.

Sabato 6Alle ore 12:00 sul sagrato della chiesadi San Nicolò di Mira, papàs RosarioG. Caruso e Servo Michele Manninaconcelebrano il rito dell’Aghiasmòs ov-vero la Grande Benedizione delle Ac-que con il tradizionale Volo della Co-lomba.

Mercoledì 10Alle 21.00 si svolge un incontro al ca-stello comunale con le AssociazioniCulturali locali, promosso dall’Asses-sore alla Cultura e al Turismo del Co-mune di Mezzojuso, per discutere l’or-ganizzazione del Mastro di Campo.

Martedì 16Ha luogo in piazza Umberto I alle 18.00il tradizionale appuntamento dell’Ac-censione della Vampa di Sant’Antonio. Alle 18.30 nel salone del castello l’As-sociazione Culturale Agape promuoveun incontro di natura organizzativa coni genitori e i ragazzini che prenderannoparte all’edizione 2018 del Mastro diCampo dei piccoli.

Mercoledì 17In occasione della ricorrenza della festadi Sant’Antonio Abate protettore degli

Foto S. Bisulca

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IBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVI

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Giovedì 29 marzo, presso la Ditta Farini & Bua, in contrada“Pianotta di Vicari”, don Enzo ha benedetto una nuova cen-trale per il betonaggio (complesso delle operazioni necessa-rie alla preparazione e alla colata dei vari tipi di calcestruz-zo). Questa nuova macchina migliora il processo lavorativoed allevia la fatica umana, riducendo al minimo il contributodel lavoratore. La ditta Farini & Bua opera nel settore da piùdi 40 anni e nonostante la crisi che investe il settore, i figlicontinuano con caparbietà a portare avanti l’azienda.Alla ditta i migliori auguri dalla redazione, perché possacrescere sempre più nel settore.

Il 23 marzo scorso, il negozio Power PC di Leonardo Parisisi è trasferito in Corso Vittorio Emanuele 47 (al semaforo).

Grazie alle somme raccolte dal Foforio del Mastro diCampo - edizione 2017 (€ 1.135,50), sono stati acquistatie montati nei locali della nuova sede della Pro Loco (exGiudice di Pace), 4 armadi (costo totale € 1.605,50) per laconservazione dei costumi e delle armi sceniche del Mastrodi Campo. La Pro Loco intende ringraziare di vero cuore iragazzi del Foforio che si sono impegnati incondizionata-mente per il raggiungimento del comune obiettivo.

Mercoledì 28 MarzoNella mattinata, don Enzo si è recato presso la scuola ma-terna Bambino Gesù delle Suore Collegine per gli auguripasquali. Durante l’incontro i bambini hanno cantato varicanti pasquali e recitato numerose poesie.

Per un disguido redazionale di cui ci scusiamo, abbiamoomesso di pubblicare l’inaugurazione dei locali ristruttu-rati della macelleria Viscardi, avvenuta il 30 Agosto 2017.Anche se in ritardo, a Nino e famiglia i migliori auguri perun proficuo lavoro da tutta la redazione.

Macelleria Viscardi Scuola dell’Infanzia “Bambino Gesù”

Farini & Bua

Pro Loco Mezzojuso

Power PC

Foto S. Bisulca

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eDirettore Responsabile: Vincenzo Cosentino - Condirettore: Carlo ParisiRedazione: Doriana Bua, Cesare Di Grigoli, Danilo Figlia, Nicola Grato, Concetta Lala, Ciro Muscarello, Lillo Pennacchio, Francesco PiastraIndirizzo: Piazza Umberto I, 22 - Mezzojuso (PA) - Tel e fax 091 8203461 - [email protected] - IBAN: IT23 Q061 7543 4310 0000 0174 680Grafica ed impaginazione: Gianni Schillizzi - Web designer: Enzo Di GrigoliStampa: I.S.P.E. soc. coop.

ECOBRIGNA

della

In copertina:Mezzojuso,

paesaggio primaverile

(foto di Danilo Figlia)ECO DELLA BRIGNA - PERIODICO BIMESTRALE - MEZZOJUSONuova Serie, Registrato presso il Tribunale di Palermo al n. 33 del 15.10.97

La redazione di Eco della Brignafoto di Danilo Figlia