num. iii - aprile 2016 questione di tempo · 2019. 10. 26. · recentemente si è dato ragione,...

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L’INCHIOSTRO DI GAETANO I.I.S. “GAETANO DE SANCTIS” - ROMA BRUXELLES – Il 18 marzo scorso la cattura di Salah Abdeslam, mente e braccio degli attentati del 13 novembre a Parigi, ha fatto tirare un sospiro di sollievo a molti in Europa. La notizia è stata riportata (in Italia) con grandi sensazionalismi, spingendo un’emittente televisiva nazionale a chiedere agli utenti del Web se secondo loro l’arresto del ricercato avrebbe rappresentato una svolta nella lotta al terrorismo. Circa il 90% degli intervistati ha risposto di no. Purtroppo la conferma di ciò l’abbiamo avuta solo quattro giorni dopo. Infatti nella mattinata di martedì 22 marzo, nella capitale belga e cuore dell’Unione Europea, 34 persone sono state brutalmente assassinate in un attentato rivendicato nel tardo pomeriggio dall’autoproclamato Stato Islamico per una prevedibile reazione all’arresto di Salah. Colpiti l’aeroporto di Zaventem e le stazione della metropolitana Maelbeek e Schuman, poco distanti dal quartier generale dell’UE. causa della guerra civile in Siria e della difficile situazione in Libia. I sempre più frequenti attentati hanno portato molti leader del nord ed est-europei a mettere in discussione Schenghen. Inoltre Paesi come Austria, Svizzera ed Ungheria hanno iniziato a respingere i profughi e gli immigrati. Nell’esprimere cordoglio per l’attentato il leader siriano Bashar al-Assad ha ribadito come ”alcuni terroristi si sono nascosti tra i profughi” e ha invitato l’Occidente a sostenerlo nella lotta contro l’ISIS. Chiede aiuto ad un Occidente che lo vede da tempo come un “secondo Gheddafi”, crudele despota da eliminare in nome di una democrazia e di una libertà che saranno difficili da portare in Siria. In Libia cinque anni fa si sono sfruttate le proteste in piazza per abbattere il regime, ufficialmente per la democrazia, effettivamente per il petrolio tanto ambito da Sarkozy. Gli errori commessi in Libia, all’epoca previsti da Berlusconi, a cui solo recentemente si è dato ragione, hanno fatto si che il più grande pericolo per l’Occidente e per l’Europa si stabilisse a soli 400 km da noi. QUESTIONE DI TEMPO di Carlo d’Argenzio NUM. III - APRILE 2016 Immediate le reazioni di cordoglio di diversi capi di Stato in tutto il mondo, anche da parte di Nazioni islamiche moderate. In particolare il Gran Mufti d’Egitto, la massima autorità religiosa del Paese, intervenuto al Parlamento Europeo, ha definito i terroristi “un cancro da estirpare” che “violano gli insegnamenti dell’Islam”. Ora più che mai è necessario un lavoro di “disinfestazione” nelle zone come Molenbeek, chiamate banlieue, moderni ghetti in cui il fondamentalismo islamico ha preso pericolosamente piede. Queste zone, che quasi sempre versano in uno stato di forte degrado, sono rifugio di gruppi di imam più estremisti che, complice il loro “potere” di interpretare il Corano a proprio piacimento, diventano pazienti zero di un’epidemia di violenza nel nome di Allah. Inoltre, a seguito dell’attentato, il dibattito si è spostato, come sempre, sul presunto ruolo che l’immigrazione incontrollata verso l’Europa avrebbe negli spostamenti dei terroristi. Immigrazione che negli ultimi anni è aumentata a livelli mai visti, specialmente a A tre giorni dalla cattura del ricercato n°1 d’Europa il terrorismo islamico si sporca nuovamente le mani di sangue con un nuovo efferato attentato

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Page 1: NUM. III - APRILE 2016 QUESTIONE DI TEMPO · 2019. 10. 26. · recentemente si è dato ragione, hanno fatto si che il più grande pericolo per l’Occidente e per l’Europa si stabilisse

L’INCHIOSTRO DI GAETANO I.I.S. “GAETANO DE SANCTIS” - ROMA

BRUXELLES – Il 18 marzo scorso la cattura

di Salah Abdeslam, mente e braccio degli

attentati del 13 novembre a Parigi, ha

fatto tirare un sospiro di sollievo a molti in

Europa. La notizia è stata riportata (in

Italia) con grandi sensazionalismi,

spingendo un’emittente televisiva

nazionale a chiedere agli utenti del Web

se secondo loro l’arresto del ricercato

avrebbe rappresentato una svolta nella

lotta al terrorismo. Circa il 90% degli

intervistati ha risposto di no.

Purtroppo la conferma di ciò l’abbiamo

avuta solo quattro giorni dopo. Infatti nella

mattinata di martedì 22 marzo, nella

capitale belga e cuore dell’Unione

Europea, 34 persone sono state

brutalmente assassinate in un attentato

rivendicato nel tardo pomeriggio

dall’autoproclamato Stato Islamico per

una prevedibile reazione all’arresto di

Salah. Colpiti l’aeroporto di Zaventem e

le stazione della metropolitana Maelbeek

e Schuman, poco distanti dal quartier

generale dell’UE.

causa della guerra civile in Siria e della

difficile situazione in Libia. I sempre più

frequenti attentati hanno portato molti

leader del nord ed est-europei a mettere in

discussione Schenghen. Inoltre Paesi come

Austria, Svizzera ed Ungheria hanno iniziato

a respingere i profughi e gli immigrati.

Nell’esprimere cordoglio per l’attentato il

leader siriano Bashar al-Assad ha ribadito

come ”alcuni terroristi si sono nascosti tra i

profughi” e ha invitato l’Occidente a

sostenerlo nella lotta contro l’ISIS. Chiede

aiuto ad un Occidente che lo vede da

tempo come un “secondo Gheddafi”,

crudele despota da eliminare in nome di

una democrazia e di una libertà che

saranno difficili da portare in Siria. In Libia

cinque anni fa si sono sfruttate le proteste

in piazza per abbattere il regime,

ufficialmente per la democrazia,

effettivamente per il petrolio tanto ambito

da Sarkozy. Gli errori commessi in Libia,

all’epoca previsti da Berlusconi, a cui solo

recentemente si è dato ragione, hanno

fatto si che il più grande pericolo per

l’Occidente e per l’Europa si stabilisse a soli

400 km da noi.

QUESTIONE DI TEMPO

di Carlo d’Argenzio

NUM. III - APRILE 2016

Immediate le reazioni di cordoglio di diversi

capi di Stato in tutto il mondo, anche da

parte di Nazioni islamiche moderate. In

particolare il Gran Mufti d’Egitto, la massima

autorità religiosa del Paese, intervenuto al

Parlamento Europeo, ha definito i terroristi “un

cancro da estirpare” che “violano gli

insegnamenti dell’Islam”.

Ora più che mai è necessario un lavoro di

“disinfestazione” nelle zone come

Molenbeek, chiamate banlieue, moderni

ghetti in cui il fondamentalismo islamico ha

preso pericolosamente piede. Queste zone,

che quasi sempre versano in uno stato di forte

degrado, sono rifugio di gruppi di imam più

estremisti che, complice il loro “potere” di

interpretare il Corano a proprio piacimento,

diventano pazienti zero di un’epidemia di

violenza nel nome di Allah.

Inoltre, a seguito dell’attentato, il dibattito si

è spostato, come sempre, sul presunto ruolo

che l’immigrazione incontrollata verso

l’Europa avrebbe negli spostamenti dei

terroristi. Immigrazione che negli ultimi anni è

aumentata a livelli mai visti, specialmente a

A tre giorni dalla cattura del ricercato n°1 d’Europa il terrorismo islamico si sporca

nuovamente le mani di sangue con un nuovo efferato attentato

Page 2: NUM. III - APRILE 2016 QUESTIONE DI TEMPO · 2019. 10. 26. · recentemente si è dato ragione, hanno fatto si che il più grande pericolo per l’Occidente e per l’Europa si stabilisse

Un pugno o una carezza, chissà chi lo decideràdi Micol Bovo

Luca Varani è stato brutalmente

assassinato da due suoi amici, solamente

per provare quali sentimenti avrebbero

avuto nell'uccidere una persona.

Luca abitava di fronte casa mia e più di

una volta abbiamo parlato di quanto

facessero ritardo i mezzi pubblici.

Personalmente ho a cuore quanto

successo, poiché credo che i giornalisti e

la televisione modifichino i fatti a loro

piacimento. Luca era stato adottato

quando aveva quattro mesi e non

quattro anni, come se la colpa di

qualsiasi cosa strana o particolare della

sua vita si dovesse attribuire all'adozione.

Opinione pubblica, stampa, forze

dell'ordine e legali chiamano in causa la

droga, la cocaina, ma in realtà il

problema è un altro. Sebbene, secondo

alcuni recenti sondaggi, il 4-5% degli

studenti faccia quotidianamente uso di

cocaina, non ci sono tanti omicidi quanti

la percentuale indica. Il problema qui sta

nella persona, nella sua anaffettività, nel

non saper distinguere l'amore dall'odio,

un abbraccio da una coltellata. Non è

stato un omicidio veloce, rapido come

potrebbe essere quello con una pistola.

L'omicidio è stato organizzato. “Abbiamo

deciso di ucciderti” dirà Marco,

l'assassino, a Luca, la vittima . L'uccidere

con delle coltellate o con un martello

implica saper sopportare gli urli, i tentativi

disperati di difesa, il sangue, lo sguardo e

il respiro del ragazzo che si sta

massacrando. Chi ne sarebbe capace?!

Manuel Foffo, l'altro omicida, ha

affermato che Luca non urlava. Ma

avete provato a immedesimarvi in Luca?

Dopo ripetuti colpi e sevizie, un coltello gli

è stato conficcato letteralmente nel

cuore, e per arrivare dritto al cuore la

potenza e la forza devono essere

massime... Al posto suo non avreste

urlato? Manuel si è definito un “animale”.

Non riusciva a fermarsi. Il padre Valter,

nella trasmissione Porta a porta, lo

descrive come un ragazzo modello. Non

si può evitare di pensare a quanto il

padre non conoscesse suo figlio, che

faceva uso di cocaina da ormai dieci

anni. Si pensa inevitabilmente che non ci

fosse interesse nell'aiutare il figlio.

L'uccisione è stata paragonata

all'omicidio di Pier Paolo Pasolini: fredda,

cruenta, dolorosa. E lo stesso Pasolini

affermerebbe che la colpa è della

società, che permette di fare tutto e non

offre più alle nuove generazioni punti di

riferimento saldi e positivi: “Nelle grandi

città industrializzate la gioventù è

diventata odiosa, insopportabile. I loro

padri, in fondo, cos'hanno fatto, quelli

che hanno quaranta-cinquant'anni?

Cos'hanno fatto perché questi figli non

fossero così? Niente! I padri che hanno

dei figli dai quindici ai vent'anni ormai

oggettivamente non possono più

insegnare niente, perché non hanno

fatto esperienza del tipo di vita dei loro

figli. [...]"

Per non parlare di Ledo Prato, padre di

Marco Prato. Quando si legge il suo

articolo “Sono sempre io, nonostante

tutto” riferito all'assassinio, beh, sembra

che le vittime siano lui e suo figlio Marco,

non Luca. Ripeto ormai dall'accaduto

una domanda: "Ma voi, i genitori di Luca,

li avete sentiti?

Questo è un mondo malato, dove

l'amore e l'amare non sono più scontati.

L’INCHIOSTRO DI GAETANO E’ UN MENSILE SCOLASTICO CURATO INTEGRALMENTE DA STUDENTI DELL’ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE

“GAETANO DE SANCTIS” SU AUTORIZZAZIONE DEL DIRIGENTE SCOLASTICO PROF.SSA MARIA LAURA MORISANI.

DISTRIBUITO GRATUITAMENTE NELLE CLASSI DELLE SEDI DELL’ISTITUTO E DISPONIBILE ONLINE AL SITO www.liceodesanctisroma.gov.it SOTTO

LA SEZIONE “PROGETTI”.

REDAZIONE - VIA CASSIA 931, 00189 ROMA - TEL. 0630360402

DIRETTORE e CAPOREDATTORE - CARLO D’ARGENZIO

VICE-CAPOREDATTORE - SILVIA D’ARGENZIO

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USA-Cuba: la fine del disgelodi Silvia d’ArgenzioIn questi giorni il mondo ha assistito ad uno

dei momenti più importanti della storia

degli Stati Uniti. Dopo sessant’anni di

silenzio e ostilità, il presidente americano

Barack Obama ha visitato l’isola di Cuba

per porre fine a tutto ciò, incontrando

anche il presidente cubano, Raul Castro.

Purtroppo per motivi politici non è stato

possibile l’incontro fra il presidente

Obama e l’ex dittatore cubano Fidel

Castro, fratello di Raul e capo della

rivoluzione cubana del 1953, insieme al

Che Guevara.

Nel febbraio del 1961, il presidente

americano di allora, John Fitzgerald

Kennedy autorizzò la realizzazione di un

piano di intervento, operazione Zapata,

al fine di stroncare il regime di Castro. Il 16

aprile 1961 Castro dichiarò Cuba stato

socialista e il giorno successivo iniziò lo

sbarco nella “baia dei porci”. Nel

settembre dello stesso anno JKF impose

l’embargo su ogni tipo di scambio, dopo

aver ampliato le restrizioni commerciali

varate dal suo predecessore, Dwight

Eisenhower. Infatti, prima che fosse

imposto l’embargo, Cuba importava

dagli USA mezzi di trasporto,

elettrodomestici e circa 30.000 articoli utili

per la vita quotidiana. Kennedy però,

prima di siglare l’embargo, si fece portare

dal suo portavoce circa 11.000 sigari

cubani H.Umpann, che era solito fumare.

Dopo il blocco economico da parte degli

Stati Uniti, Cuba si sentì minacciata dalla

vicina superpotenza e chiese aiuto

all’Unione Sovietica per l’installazione di

missili nucleari sul proprio territorio.

Nell’ottobre del 1962 un aereo

statunitense scoprì che a Cuba era in

corso la costruzione di una base

missilistica; l’Unione Sovietica venne

ritenuta responsabile di quanto era

accaduto. La crisi di Cuba terminò con il

ritiro dei missili sovietici in cambio del ritiro

dei missili statunitensi e della garanzia che

gli USA non avrebbero invaso Cuba.

E dopo 88 anni, che sono sembrati secoli,

un presidente americano è tornato

sull’isola. Barack Obama ha voluto

esporre la sua intenzione di porre fine

all’embargo, e di voler iniziare un nuovo

capitolo con il governo cubano. Obama

ha però precisato che, per togliere

l’embargo, deve esserci un impegno

anche da parte del popolo cubano. Il

presidente statunitense ha poi rassicurato

Raul Castro, dicendo: "Non deve temere

gli Usa e nemmeno la voce del popolo

cubano. La mia speranza è che Cuba

abbia un ruolo nel mondo occidentale e

che lo abbia da partner degli Stati Uniti.

Siamo stati parte di blocchi differenti e

continueremo ad avere profonde

differenze. Ma siamo tutti americani. C'è

già un'evoluzione in corso a Cuba, un

cambio generazionale". La visita del

presidente Obama si è conclusa con un

discorso di incoraggiamento, nel quale ha

detto: “Somos todos americanos,

condividiamo tante cose, tanti valori,

come quello dell’importanza della

famiglia. Possiamo andare avanti insieme,

da buoni vicini, da amici. Si, se puede”.

Ed è ciò che pensano tutti. Sì, si può.

Pokkén Tournamentdi Nicholas Bodenham

Già da due settimane dal suo arrivo nella

console Wii U, il gioco Pokkén Tournament

sembra che stia diventando uno dei pezzi

base del genere dei giochi di lotta.

Annunciato in Agosto 2014 per gli arcade

giapponesi nel 2015, e nel Marzo 2016 per

la Wii U, questo gioco è una

collaborazione tra The Pokémon

Company e Bandai Namco

Entertainment, i proprietari della proprietà

intelletuale di Tekken. Questo gioco è una

combinazione del gameplay di Tekken

con i personaggi della serie Pokémon,

dove combattono in un’ ampia arena,

nella quale possono avvenire due fasi di

gioco le quali cambieranno durante le

battaglie. Le battaglie iniziano sempre

nella Field Phase, (Fase da campo) dove

i giocatori possono muoversi in un ampio

spazio circolare 3D in un campo da

battaglia 3D. Quando uno dei due

giocatori colpiscono l’altro con un certo

tipo di mossa, allora avviene una Phase

Shift, (Cambio di fase), portando la

battaglia nella Duel Phase, (Fase da

duello), mettendo i giocatori in un cambo

da battaglia 2D, dove i controlli cambiano

in questo tipo di forma di gioco e

permettono ai giocatori di poter utilizzare

una provocazione premendo su o giù

nella pulsantiera scorrevole, la quale ha

diversi effetti a seconda del Pokémon che

la usa. Oltre ai 16 Pokémon giocabili,

come Pikachu, Charizard, Mewtwo, etc.,

si può anche scegliere di utilizzare un set

di Pokèmon di supporto, con ogni set

contenente due Pokèmon di supporto,

ognuno con il suo attacco, il quale può

essere usato per attaccare l’avversario

(Frogadier con Idropulsar, Snivy con

Vorticerba) oppure per aiutare il

giocatore che lo ha chiamato (Eevee con

Altruismo, Cresselia con Lunardanza).

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Non siamo immuni: la vita è meravigliosadi Sveva PiacentiQuando leggiamo di stragi, malattie,

incidenti, non pensiamo quasi mai che ciò

possa accadere anche noi. E così era

anche per Giacomo Perini fino a quando,

nell’ottobre 2014, si ruppe un femore.

Andò all’ospedale Sant’Andrea, dove

l’operarono come se si fosse procurato

una semplice frattura alla gamba.

Tuttavia gli consigliarono di recarsi ad una

struttura specializzata, il Rizzoli di Bologna.

“Il primario mi disse una cosa che non

scorderò mai” racconta “Tranquillo,

domani potrai tornare a Roma”. Non

andò così. Dopo accertamenti ed esami

si scoprì la verità: aveva un cancro al

femore. Cominciò nove mesi di

chemioterapia, affrontando due

operazioni, in un anno che non era uno

qualsiasi. Giacomo andava in quinto

liceo, al De Sanctis, e a breve si sarebbe

dovuto fronteggiare con l’esame di

maturità. Così la sua convinzione e la sua

forza d’animo crebbero, affiancate dalla

voglia di arrivare alla maturità e superarla,

di non buttare al vento cinque anni di

sforzi. Capì che aveva bisogno di scrivere,

di documentare la sua storia e ricordarci

che “non siamo immuni”. Famiglia e amici

lo supportarono durante la sua lotta, ed

in più la stesura del suo libro gli diede un

nuovo obiettivo. Pubblicò su Facebook

quello che poi sarebbe diventato il primo

capitolo del libro e nei commenti lesse

amore e incitazioni a continuare. E lo fece.

Finì il suo libro, che venne stampato e

distribuito. Ha avuto un grande effetto su

di me e dopo averlo letto ho guardato la

scuola in modo diverso, sia materialmente

che mentalmente, ho capito come di

punto in bianco la nostra vita possa

cambiare. È inutile piangere sul latte

versato e sui piccoli problemi, se si

apprezzano anche le piccole cose si può

vivere meglio. Combattendo contro il

cancro e sconfiggendolo ha superato

l’esame di maturità e si è iscritto

all’università.

“La speranza è una cosa buona, forse la

migliore di tutte, e le cose buone non

muoiono mai”

Trapianto di testadi Ginevra Mattei

Un neurochirurgo italiano ha annunciato

pochi mesi fa al mondo di esser riuscito,

avvalendosi dell’aiuto di una equipe di

colleghi cinesi e sudcoreani, ad eseguire

un trapianto di testa. Il complesso

intervento, che diventerà presto causa di

molte polemiche, è stato condotto

inizialmente su topi e scimmie. A dare la

notizia, ripresa dal quotidiano New

Scientist, lo stesso autore, il professore

Sergio Canavero. Il medico italiano ha

fatto sapere che la scimmia "è

sopravvissuta alla procedura senza nessun

danno neurologico di qualsiasi tipo".

L’equipe, che ha eseguito l’intervento

nella clinica universitaria di Harbin, in Cina,

è riuscita a collegare i vasi sanguigni ma,

in questa prima fase, non ha provato ad

intervenire sul midollo spinale, un dettaglio

non di poco conto. L'animale, ha

raccontato Canavero, è sopravvissuto per

ben 20 ore al trattamento, ma poi è stato

soppresso per evitare "inutili

sofferenze".Dopo aver dimostrato la

validità del metodo, il neurochirurgo ha

già il primo volontario, il giovane russo

Valery Spiridonov. Il trentenne, affetto

dalla malattia di Werdning-Hoffman (

patologia che causa la progressiva atrofia

dei muscoli fino a fermare il cuore e quindi

a portare ad un esito fatale ), verrà

operato nel dicembre 2017 in Cina

all’Università Medica di Harbin.

L’attesissimo intervento richiederà ben 10

milioni di euro. Questo però non sarebbe

come molti credono il primo trapianto di

testa mai eseguito; poiché nel 1970 il

neurochirurgo americano Robert White

trapiantò la testa di una scimmia sul corpo

di un suo simile. Purtroppo l’intervento non

diede i risultati sperati, infatti l’animale

morì dopo nove giorni a causa della

mancante saldatura del midollo spinale.

Canavaro ha assicurato a paziente e

giornalisti che quest’evento non si

ripeterà, ha infatti annunciato che il

ragazzo sarà in grado di muoversi dopo

pochi mesi e nel giro di un anno potrà

ricominciare a camminare senza alcun

tipo di difficoltà.

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Sono pazzi questi Rockers! Come sabotare il proprio concerto

di Camilla Verdolini1. Durante il Coachella del 2008, è

stata offerta una ricompensa di 10,000$

per il mega porcellino gonfiabile, parte

della scenografia dei Pink Floyd dal ’77,

perso alla fine dell’esibizione di Roger

Water perché volato via. Immaginate

che sorpresa a ritrovare un ammasso di

plastica rosa grande quanto un edificio a

due piani sul vialetto di casa.

2. Durante l’esecuzione di Lithium

agli MTV Video Music Awards del ’92, Krist

Novoselic lanciò il suo basso in aria e ne

venne colpito mentre cercava di

riprenderlo (quando si dice la stupidità

umana); in segno di solidarietà il

cantante Kurt Cobain si mise a

distruggere gli amplificatori con la sua

chitarra mentre l’amico barcollava sul

palco massaggiandosi la testa.

3. Il terzo della lista è Keith Moon,

batterista degli Who, che merita un posto

in quest’articolo per essersi presentato

alla  Cow Palace  Arena del 1973 così

pieno di tranquillanti da addormentarsi

durante una canzone; il resto del gruppo

lo dovette sostituire con un volontario tra

gli spettatori.

4. Per quanto glorioso possa esser

sembrare agli occhi di Iggy Pop il gesto di

gettarsi dal palco sul pubblico durante un

recente concerto a New York (all’età di

62 anni!), la scelta non si è rivela una

grande idea quando, presa la rincorsa

verso la calca di persone, ha visto i suoi

fans spostarsi come il mar Rosso al

passaggio di Mosè.

5. Frank Zappa al Rainbow di

Londra fu scagliato fuori dal palco da un

fan offeso dalle attenzioni che il cantante

aveva rivolto alla sua fidanzata mentre

eseguiva una cover dei Beatles. La

caduta di tre metri gli provocò molteplici

fratture e un cuore spezzato.

L’omicidio di Yara Gambirasiodi Flaminia CastelliNel tardo pomeriggio del 26 novembre

2010 Yara Gambirasio aveva finito uno dei

suoi allenamenti in palestra, a pochi minuti

a piedi da casa sua. Non vedendola

tornare, dopo circa un quarto d’ora di

attesa, i genitori provarono a telefonarle,

ma il cellulare era spento. Dopo una serie

di ulteriori tentativi, denunciarono la

scomparsa della ragazzina. Con queste

brevi quattro righe si ha l’inizio di un caso

serio che mise e tutt’ora mette a dura

prova la polizia giudiziaria italiana; sono

infatti quasi sei anni ed ancora non si ha

nulla di risolutivo. Le prime indagini sulla

scomparsa di Yara Gambirasio si

dedicarono ad un cantiere nei pressi di

Mapello, a circa 3 chilometri di distanza

dalla palestra da cui era uscita poco

prima la ragazza. La zona era stata

identificata attraverso l’analisi degli ultimi

ripetitori a cui si era collegato il suo

cellulare. Furono utilizzati cani da ricerca

per effettuare diversi rilievi e trovare

possibili tracce. E con poche ricerche fu

individuato un tale Mohamed Fikri, un

piastrellista di origini tunisine sospettato di

essere coinvolto nella scomparsa di Yara.

Con un’operazione di polizia su una nave

partita da Genova verso Tangeri

(Marocco), il 5 dicembre 2010 fu arrestato

. L’arresto vero e proprio fu disposto dopo

l’analisi di una intercettazione telefonica,

in cui Fikri avrebbe detto alla propria

ragazza “Allah mi perdoni, non l’ho uccisa

io”. Il nastro della telefonata fu in seguito

sottoposto ad altri controlli che scoprirono

un grave errore di traduzione dall’arabo:

Fikri aveva detto “Allah ti prego, fai che

risponda”. Il 7 dicembre fu scarcerato, ma

le accuse di omicidio e occultamento di

cadavere furono respinte solo nell’inverno

del 2013. Tre mesi dopo la scomparsa,

Yara Gambirasio fu trovata morta da un

passante lungo un torrente, poco distante

dal paese di Chignolo d’Isola, a circa 9

chilometri di distanza da Mapello dove si

erano concentrate le ricerche negli ultimi

giorni di novembre del 2010. Le ricerche

allora si spostarono sulla famiglia Bossetti

di cui Giuseppe è l’imputato principale

poiché il suo DNA è stato trovato,

inseguito ad una trentina di test dei RIS,

sugli slip e sui leggins di Yara. Lunedì 16

giugno 2014, Giuseppe Bossetti è stato

arrestato . Continua a far discutere in

questi giorni il processo che riprenderà il

30 marzo. Dopo le ultime udienze ci

potrebbe essere una svolta; infatti in

seguito alle ricerche della d.ssa Sarah

Gino le tracce pilifere rinvenute su Yara

non sarebbero quelle di Bossetti che da

due anni ,dopo il suo spettacolare arresto

, non confessa ed ha ammesso di sentirsi

come il capro espiatorio della situazione.

Tutto ciò quindi ci porterebbe al

coinvolgimento di un’ulteriore persona,

rimasta nell’ombra fino ad ora. Infatti

nell’ultimo processo, 18 febbraio 2016, il

pm Letizia Ruggeri arriva a sostenere che

Bossetti possa essere stato incastrato.