n. 8 – 2012 agosto/settembre mensile dell’a.n.a. · la lista completa dei gadget è su ......

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Poste Italiane S.p.A – sped. in a.p. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1- LO/MI Anno XCI – N. 8 N. 8 – 2012 AGOSTO/SETTEMBRE MENSILE DELL’A.N.A. al femminile L’ANA

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N. 8 – 2012AGOSTO/SETTEMBREMENSILE DELL’A.N.A.

al femminileL’ANA

28-2012

AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE NUMERO 229Iscrizione R.O.C. n. 48

DIRETTORE RESPONSABILEBruno Fasani

DIREZIONE E REDAZIONEvia Marsala, 9 - 20121 Milanotel. 02.29013181 - fax 02.29003611

INTERNET E-MAILwww.ana.it [email protected]

COMITATO DI DIREZIONEAdriano Crugnola (presidente), Ildo Baiesi,Alcide Bertarini, Roberto Bertuol, Mario Botteselle, Stefano Duretto, Bruno Fasani, Massimo Rigoni Bonomo

NON ISCRITTI ALL’ANAAbbonamenti, cambio indirizzo, rinnovitel. 02.62410215 - fax [email protected] per l’abbonamento a L’Alpinoper l’Italia: 14,50 europer l’estero: 16,50 eurosul C.C.P. 000023853203 intestato a:«L’Alpino» - via Marsala, 9 - 20121 MilanoIBAN: IT28 Z076 0101 6000 0002 3853 203BIC: BPPIITRRXXX

ISCRITTI ALL’ANAGli iscritti all’ANA, per il cambio di indirizzo,devono rivolgersi esclusivamente al gruppo oalla sezione di appartenenza.

Fotolito e stampa: Amilcare Pizzi s.p.a.Via Amilcare Pizzi, 1420092 Cinisello Balsamo (MI)

Progetto grafico e impaginazione: Camillo Sassi

Chiuso in tipografia il 30 luglio 2012Di questo numero sono state tirate 386.459 copie

IN COPERTINALa presenza femminile nell’Associazione è notevole e importante: nella Protezione Civile, all’interno deiGruppi e delle Sezioni, all’ospedale da campo, nelle fanfare e in ogni attività nelle quali prestano la loro ope-ra con entusiasmo e bravura. Una presenza che comprende anche alpine in servizio, come capogruppo, checollaborano dagli uffici di pubblica informazione con le nostre testate alpine… A tutte queste abbiamo dedi-cato la copertina con questa foto scattata all’Adunata di Bassano del Grappa. Il volto è quello del primo ca-poral maggiore Vita Anna Giostra, palermitana, già del 7° Alpini di Belluno ora in forza al 2° Genio guastatoriAlpino di Trento. Una volta tanto diciamo loro grazie, un grazie di cuore, tutto per loro.Nella foto qui sopra: infermiere dell’ospedale da campo ANA allestito a Clusone nel 2008.

ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINIVia Marsala, 9 - 20121 Milano

Segreteria: tel. 02.62410200fax 02.6592364

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Centro Studi ANA: tel. 02.62410207fax 02.62410230

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Servizi ANA srl: tel. 02.62410219fax 02.6555139

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agosto-settembre 2012 sommario

3 Editoriale4-6 Lettere al direttore7 L’ospedale da campo ANA in Giordania8-13 L’ANA al femminile14-16 Feltre: raduno del Triveneto17 Terremoto: la Colonna Mobile ANA18-20 Il 49° pellegrinaggio in Adamello21 Luca Barisonzi tra i commilitoni del 6°22-24 Sull’Ortigara... 26-28 ... Al Colle di Nava

30-31 Alpini spettacolo al Falzarego32-33 Nostri alpini in armi34-35 Forca di Presta:

gara da rifugio a rifugio39 I nostri musei42 Sfogliando i nostri giornali43 Biblioteca44-53 Rubriche54 Consiglio Direttivo Nazionale

del 7 luglio 2012 55 Calendario manifestazioni

IL CAPPELLINO DELL’ANA IN COTONE Questo è il cappellino estivo, realizzato in cotone, con il logo ANA.Le richieste per l’acquisto possono essere fatte alla Sezione di appar-tenenza. La lista completa dei gadget è su www.ana.it

IDVD con le immagini dell’Adunata di Bolzano sono disponibili in uncofanetto doppio: il primo disco contiene le riprese degli eventi piùsignificativi dell’Adunata (l’alzabandiera, la Cittadella militare, l’arrivodella Bandiera di guerra, ecc.), mentre nel secondo, a scelta, ci sarà laparte della sfilata che si preferisce, così suddivisa: disco 1-Liguria eValle d’Aosta, 2- Piemonte, 3-Lombardia, 4-Emilia Romagna, 5-Veneto,6-Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, 7-Sezioni del Centro-Sud,

Isole e Toscana. Il DVD doppio è in vendita a soli 12 euro (escluse spesedi spedizione) e può essere prenotato presso la Sezione di appartenenza o

sul sito www.ana.it – I DVD saranno spediti entro tre settimane dalricevimento del pagamento. Per maggiori informazioni, www.ana.it o contatta

Servizi A.N.A. srl ai seguenti numeri: tel. 02-62410215, fax 02-6555139, e-mail: [email protected]

DVD DELL’ADUNATA DI BOLZANO

Abbiamo ancora nel cuore e negliocchi le celebrazioni dei tantipellegrinaggi estivi. Quelli più

importanti al Contrin, sull’Ortigara, al-l’Adamello e tanti altri sparsi sull’interoterritorio nazionale, capaci di convoglia-re frotte di alpini, di simpatizzanti e turi-sti, sempre affascinati dal colore e dalcalore di queste feste. Celebrazioni chehanno avuto per cattedrale gli spazi infi-niti del cielo, senza pareti, senza doganeo barriere di altro genere.Tra poco i rigori climatici ci riporterannodentro le chiese. Rigorosamente da co-pione, perché, se una cosa è evidente,questa è che gli alpini nelle loro feste cimettono sempre dentro la celebrazionedella Messa. Magari non saranno sempree tutti credenti ma, a prescindere dallafede, nessuno mette in discussione laprofonda assonanza tra ideali evangelicie ideali alpini. Chi fa della propria vita unservizio, si identifica automaticamentein questa duplice appartenenza.Lo sanno molto bene tanti preti che han-no fatto dei gruppi ANA la loro longamanus nell’organizzazione di mille atti-vità parrocchiali e iniziative sociali. Purtroppo, però, non sempre le cosevanno in questa direzione. A macchia dileopardo si incontrano, non raramente,religiosi che sembrano presi dall’ortica-ria alla sola idea di vedere un gagliardet-to dentro la chiesa o di sentire procla-mare la Preghiera dell’Alpino al terminedella celebrazione. Quelle parole «rendiforti le nostre armi contro chiunque mi-nacci la nostra patria, la nostra bandiera,

la nostra millenaria civiltà cristiana»sembrano loro una profanazione inac-cettabile nella logica di un cristianesimoche tutti riconosciamo pacifico, senzache questo ci autorizzi peraltro a trasfor-marlo in ideologia pacifista.La verità è che non occorrono grandi dotidi intelligenza per comprendere due coseessenziali. La prima riguarda la veste concui sono espressi questi concetti. È chiaroche, nella loro formulazione, risentonodel tempo in cui sono stati scritti. Qual-cosa di analogo a quanto si riscontra pe-raltro nei Salmi biblici che zelanti sacer-doti dovrebbero recitare nelle loro litur-gie e che la Chiesa continua giustamentea proclamare come Parola di Dio. Quan-do si parla di un «Dio degli eserciti, cheaddestra le dita alla battaglia e le mani al-la guerra», che «rende forti contro i nemi-ci» è chiaro che bisogna coglierne la me-tafora senza fermarsi alla forma. E che di-re ancora dei Salmi imprecatori che usa-no spesso espressioni di inaudita violen-za o di brani biblici che si esprimono nel-lo stesso tono?Per analogia, la Preghiera dell’Alpino vapresa nel suo senso metaforico di impe-gno a tutelare e difendere un popolo e lasua identità culturale. Non ho mai incon-trato, e sfido a smentirmi, un solo alpinofavorevole alla guerra, amante delle ar-mi, dei conflitti, voglioso di far divampa-re i fuochi dell’intolleranza. Al contrarioho visto e lo hanno visto tutti, compresii preti pacifisti, alpini presenti nei luoghitoccati dalle calamità, fuori dai super-mercati per le collette alimentari, pronti

ad ogni emergenza e richiesta di aiuto…perché «armati di fede e di amore», co-me recita la preghiera stessa. Prenderealla lettera le parole, facendone un’in-terpretazione fondamentalista, non èsolo un’offesa verso gli alpini e il loro sti-le di operare, ma un insulto alla veritàdelle intenzioni. Ed ecco allora la seconda cosa essenzialeda tenere presente. Quando gli alpini reci-tano la loro preghiera, facendo riferimen-to alle armi, conoscono perfettamentequell’indicazione costituzionale che ripu-dia la guerra come strumento di soluzionedei conflitti. Ma hanno altrettanto pre-sente la cultura della difesa, quella stessache ha mosso il beato Giovanni Paolo II achiedere l’ingerenza umanitaria in Bosnia.Difendere chi non è in grado di farlo da sé,correndo il rischio della vita, è atto diguerra o atto d’amore? Mandare le truppein Libano per evitare gli scontri tra fazioninemiche è atto di pace o militarismo? Es-sere presenti in Afghanistan a fianco digente inerme e indifesa è atto di guerra oesercizio umanitario? In realtà viene il sospetto che, tante vol-te, dietro il pacifista, si nasconda – perdirla con la battuta di un amico – più cheil cristiano, il pacifinta. Se il pretesto del-la pace diventa motivo di rottura, risultaevidente che l’ideologia, quella fioritasugli orientamenti politici o culturali divario colore, ha preso il sopravvento sul-lo spirito evangelico vero, benché diquesto si serva come si farebbe col bel-letto.

Bruno Fasani

E D I T O R I A L E

38-2012

Ma chi ha paura di una preghiera?

48-2012

L E T T E R E A L D I R E T T O R E

Mexico), dove lavorò per alcune settimane spacciandosi per marinaiofrancese. Sono riuscito a contattare la Lovejoy Ranch e chi allorabambino fu testimone del tutto, e a 70 anni di distanza ho rivelatoloro l’identità del marinaio francese. La famiglia Lovejoy mi ha pregatodi visitarli, in quanto hanno un ricordo piacevole ed unico dell’acca-duto e porterò i saluti degli alpini di New York.

Giuseppe Clemente - Oklaoma (USA)

Grazie, caro Clemente. Chi onora i morti è, nei fatti, un grande amantee cantore della vita. Ti ringrazio per quanto fai. Sulla tomba diOlivotto porta un fiore anche a nome nostro e poi facci sapere com’èandata coi Lovejoy.

ALL’AMMAINABANDIERA IN CIABATTE

Sono stato richiamato ad un comportamento più corretto per averpartecipato all’ammainabandiera in ciabatte. Questo è successo aFinale Emilia al termine di una giornata di lavoro come volontario P.C.ANA. A 68 anni sinceramente la cosa non mi ha fatto piacere.Secondo Lei (a cui noi alpini dobbiamo molto) ho veramente sbagliatoalla grande oppure è un peccatuccio veniale? A me ha dato più fasti-

RISPETTO PER LA DIVERSITÀEgregio direttore, non so se lei sia o meno appassionato dicalcio, ciononostante non credo le sia sfuggita la polemicascatenata dalle esternazioni - probabilmente schiette - anche seobiettivamente piuttosto rozze: cosa che peraltro non può sor-prendere, dato il personaggio che le ha espresse, di AntonioCassano in merito all’ipotetica presenza di calciatori omoses-suali nella nazionale.Ricordo con amarezza le penose e del tutto fuori luogo polemi-che in occasione dei funerali di Lucio Dalla: alcuni esponenti delmondo gay militante non perdonavano al cantante di non avermai rivelato pubblicamente la sua omosessualità (peraltrocomunque di pubblico dominio). Il punto che mi interessa è pro-prio questo: l’amministrazione Obama, se non erro, ha toltodalle forze armate statunitensi il principio “don’t ask, don’t tell”fino ad allora in vigore. In pratica, al momento dell’arruolamen-to, non venivano richieste al candidato le proprie inclinazionisessuali, purché quest’ultimo, se omosessuale, non lo rivelasse,nel qual caso la domanda di arruolamento veniva respinta. Orami pare che chi vuole entrare nelle forze armate americanedebba, se omosessuale, dichiararlo, senza che ciò comportialcuna discriminazione nei suoi confronti.Volevo sapere quale atteggiamento adottano le forze armateitaliane nei confronti della questione: fermo restando che nes-suno deve essere discriminato o maltrattato per nessuna ragio-ne, compresa l’omosessualità, ritengo tuttavia che rivelare ilproprio orientamento sessuale sia una scelta che rientra nellasfera del libero arbitrio di ogni individuo. Un omosessuale,secondo me, è libero di decidere di mantenere segreta la pro-pria omosessualità, oppure di rivelarla al mondo, purché, sia inun caso come nell’altro, la sua decisione sia frutto di una sceltalibera, meditata e non influenzata. Capisco perfettamente que-gli omosessuali che non intendono rendere pubblica la loroinclinazione sessuale: benchè la nostra società abbia fattonumerosi passi avanti nell’accettazione del diverso, esistonoancora ambienti (quale, ad esempio, quello militare) dove maga-ri la resistenza nei confronti di certe questioni è più forte.Capisco che i movimenti gay, per raggiungere i loro obiettivi,

cerchino la visibilità; però l’intimità dell’individuo non può esse-re violata, e non sta scritto da nessuna parte che ogni essereumano debba farsi per forza alfiere di questa o quella causa, perquanto nobile o giusta essa sia. Finchè non costituisce reato,ognuno è libero di vivere come crede, e ciò significa anche cheè libero di dichiarare o meno ciò che è, alla faccia dei CecchiPaone e degli onorevoli Grillini di turno.

Marco Zacchello

Pubblico volentieri questo scritto, che ha il coraggio di portaresul banco un tema scottante e di attualità. Ho seguito le pole-miche scaturite dalle dichiarazioni del calciatore Cassano, ilquale mi sembra si sia prestato con una certa ingenuità ed anchebanalità ad un gioco più grande di lui. Nel merito della questio-ne ho alcune mie idee che ho esposto anche in tanti programmitelevisivi. La prima è che gli omosessuali, prima di essere quali-ficati come tali, sono delle persone per le quali bisogna avere unprofondo rispetto. Chi qualche volta ha avuto modo di sentirele loro confidenze, sa quanta sofferenza si portano dentro, acausa di una situazione che non hanno né scelto, né cercato. Midà poi fastidio che vengano catalogati come diversi. Nondimentichiamo che la diversità la decide sempre la maggioran-za, la quale, se non è tollerante, si trasforma facilmente in ditta-tura delle opinioni, della serie il più forte comanda e decide.Penso anche che l’orientamento sessuale non vada strumenta-lizzato per fini politici o di propaganda. Questo vale anche per i movimenti gay, tentati spesso di farbandiera della propria identità. I gusti sessuali appartengono alla sfera più intima di una personae nessuno è tenuto a mettere in piazza la propria intimità e nes-suno è autorizzato a imporla agli altri, con atteggiamenti provo-catori e di dubbio gusto. Etero od omo che sia. L’unica cosa cheè richiesta, agli etero come agli omosessuali, è vivere relazioni dirispetto reciproco, offrendo stima e collaborazione. Il di piùrischia solo d’essere una forzatura strumentale.

SULLE ORME DI DUE CADUTI (NEGLI USA)

Prossimamente mi recherò presso Fort Lawton, una ex installazionemilitare USA presso Seattle (Washington), per rendere omaggio

alla tomba del soldato Guglielmo Olivotto di Nervesa della Battaglia(Treviso), deceduto in prigionia il 15 agosto 1944.Nella notte del 15 agosto, truppe di colore USA, per svariati motivipresero d’assalto le baracche dei soldati italiani, con il risultato di cau-sare 50 feriti (molti dei quali seri) e un morto, il soldato Olivotto, chevenne trascinato via dalla sua baracca, letteralmente linciato e trovatoil giorno dopo impiccato ad una fune del percorso di guerra di FortLawton.Il soldato Olivotto riposa dal 1944 a Fort Lawton, unico italiano, nelcimitero militare, lontanissimo dal suo Veneto. Come alpino porteròil saluto dell’Italia, degli alpini di New York assicurandomi che vi siaun Tricolore e dei fiori.Ripercorrerò prossimamente anche le orme di un altro prigioniero, ilguardiamarina Luigi Montalbetti di Varese, prigioniero di guerra inTexas, evaso dal campo di Hereford (Texas) nel settembre 1944, ilquale a piedi ed in autostop raggiunse la frontiera con il Messico dovevenne ripreso. Tramite i suoi appunti ho ricostruito il percorso dell’e-vasione, ed individuato un’azienda agricola a Milnesand (New

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L E T T E R E A L D I R E T T O R Edio la foto di due generali che non riescono a tenere il passo (L’Alpinodi giugno pag. 47).

Lamberto Bianchi - Gruppo di Pisa

La forma è spesso sostanza e il valore che si dà alle cose si trasmettecon il rispetto che traspare dai nostri comportamenti. Questo devevalere per la società civile e per gli alpini in particolare. Ciò premesso,giusto perché non diventiamo legalisti, bisogna saper distingueresituazione da situazione. Un ammainabandiera sulle rovine di un ter-remoto legittima un po’ di tolleranza e di misericordia anche per ipiedi.

ALPINI PADANI E CAPPELLO

Leggendo della manifestazione della Lega Nord in piazza deiSignori su “L’Arena” del 18 giugno, sono rimasto indignato allaseguente frase: “Mario Borghezio scende, urla “secessione” e fa ilsegno di vittoria con le dita. Gli “alpini padani”, con tanto di pennanera, gradiscono”. Mi auguro che la sezione di Verona verifichi se que-sti soggetti sono iscritti all’ANA e prenda subito dei provvedimentiperché da patriota mi offende vederli inneggiare alla secessione. Ilcappello con la penna nera è un simbolo di orgoglio nazionale e cometale deve essere rispettato ricordando a queste persone che moltialpini hanno dato la vita per la Patria. Ultima considerazione, ma cosaci faceva CasaPound alla manifestazione della Lega, che come finalitàha il conseguimento dell’indipendenza della Padania?

Lettera di Ignazio La Manna, pubblicata su L’Arena di Verona il 24 giugno

(su segnalazione di Pietro Masnovo)

Gli alpini che si prestano a queste sceneggiate non vogliono bene aglialpini. Fanno altri giochi e curano altri interessi e i politici che stru-mentalizzano un cappello alpino non amano gli alpini e tantomeno lirispettano. Semplicemente se ne servono.

LA DIGNITÀ IN UN SALUTO

Sono partito da Ovada all’1,30 e, una volta raggiunta Alessandria, hoproseguito il viaggio con il Gruppo. All’arrivo a Bolzano mi haaccolto un cielo sereno e un’aria frizzante. Dopo brevi convenevoli cisiamo dati un punto di ritrovo e… rompete le righe.Decido con mio figlio di passeggiare per il centro storico: case antichee piazze che rievocano tempi storici. Mentre passeggiavamo con lozainetto in spalla, come fosse la folgorazione sulla strada di Damasco,vediamo avvicinarsi due alti ufficiali, uno con il basco azzurro e robu-sta corporatura mentre al suo fianco un generale, penna bianca e fre-gio dorato sul cappello.Siamo a venti metri da loro, il mio sguardo si posa sulla divisa osser-vandola in ogni suo particolare e, dopo un cenno a mio figlio, ci ritro-viamo sempre più vicino.A quel punto mi viene rivolto un buongiorno e un saluto informalema deciso al cappello; dopo un breve attimo di esitazione rispondoal saluto con un filo di voce e con la mano al cappello.Dopo esserci incrociati mi volto notando che i due militari hannoripreso a conversare allontanandosi. Mi rivolgo a mio figlio ancoracolpito e, dopo alcune considerazioni, continuiamo la nostra passeg-giata. Ho voluto far notare a mio figlio che, pur essendo un militare dileva, ho ricevuto il saluto da un soldato di grado elevato. Questo, perme, rappresenta un grande segno di rispetto.

Paolo Rebora - Ovada (Alessandria)

Spesso gli uomini costruiscono le grandezze umane su parametri este-riori di grado, di censo… Gli uomini veri si riconoscono dalla dignità

che riconoscono alle altre persone, a prescindere da considerazioniesteriori di grado e di Censo.

ANCHE IN ROMANIA, LA SOLIDARIETÀ ALPINA

Anche quest’anno si è concluso il campo scuola di una settimanaa Slanic Prahova organizzato dagli alpini di Bucarest in collabora-

zione con il centro Don Orione e la Migrantes. Don Graziano con unaquindicina di ragazzi, tra cui quattro non vedenti e un ipovedente e glialtri provenienti da famiglie povere, hanno trascorso una magnificasettimana. Un vivo grazie agli alpini di Bucarest, che hanno finanziatoil campo. Ma un ricordo anche agli alpini che hanno rinnovato i serra-menti e i pavimenti in legno del “Don Orione” e agli alpini dellaValmalenco (gruppi di Chiesa, Lanzada, Caspoggio e Torre SantaMaria) che hanno donato la termo cucina e i termosifoni e sono venu-ti a montarli e a fare altri lavori di riordino e pulitura. Un grazie allafamiglia degli alpini da parte dell’alpino don Graziano e dai sacerdotiorionini di “Voluntari”.

Don Graziano Colombo - Romania

Caro don Graziano, il grazie agli alpini è una dilatazione del grazie chedobbiamo prima di tutto a te, prete e alpino che ti interessi di situa-zioni di sofferenza e di povertà. Gli alpini nostrani sono quasi una pro-tesi per allargare le tue mani e il tuo cuore, quando e dove tu non cela fai ad arrivare da solo.

I BAMBINI DEL “PROGETTO CERNOBYL”

Anome e per conto dell’associazione di volontariato “ProgettoCernobyl di Caselle” vorrei, ancora una volta, esprimere pubblica-

mente la nostra gratitudine ai gruppi locali degli alpini, che da sempresostengono la nostra iniziativa di solidarietà.Nello specifico il gruppo di Caselle, che ospita e organizza, ogni anno,una grandiosa cena di solidarietà; il gruppo di Borgaro, che c’invita apranzo più volte nel mese di permanenza, offrendo un’accoglienzaveramente speciale e anche alcuni gadgets a ricordo dell’incontro; algruppo di Leinì che mette a disposizione, ogni anno, la propria sedeper un’altra grandiosa cena di solidarietà. Questi “veci” dal cuoretenero, condividono apertamente la nostra accoglienza, e la nostrasperanza di dare a questi piccoli bielorussi un ricordo indelebile dellaloro breve permanenza in Italia. A tutti loro, vorremmo far giungereattraverso il giornale un grazie veramente meritato.

Ernesto ScalcoSegretario del Progetto Cernobyl di Caselle (Torino)

È bello pensare che i ragazzi che vengono dalle terre contaminate diCernobyl siano “contaminati” dalla cordialità e dall’accoglienza alpi-ne. Una contaminazione positiva, impressa nella loro memoria, spe-rando che si trasformi un giorno in stile di vita nelle loro terre.

GRAZIE PER L’ALPINO !

Grazie!! È arrivato! Il mio primo giornale L’Alpino è arrivato! Sonofiglia e mamma di alpini e volevo il mio giornale personale, da

leggere tutto, gustarmelo e ora sono ufficialmente “amica degli alpi-ni”. Mio figlio fa parte del gruppo alpini di Songavazzo (Bergamo), ungruppo di amici alpini molto unito e attivo nelle feste alpine e alle sfi-late ma soprattutto nella vita. Sono fantastici. Non aggiungo altro.Grazie ancora per esserci, tutti!

Renata Scandella - Cerete (BG)

Grazie cara lettrice per il suo entusiasmo. Finché c’è gente come leiche vuol bene agli alpini e al loro giornale, possiamo sentirci al riparononostante le fatiche.

68-2012

LETTERA AL MIO CAMPIONE

Gentile direttore e sua redazione, sono l’alpino Giacomo Gruarindel gruppo di Bagnarola-Ramuscello (Pordenone). Negli anni

1991-92 ho svolto il servizio militare nella fanfara della brigata alpinaJulia a Udine. Fortunatamente, oltre ad essere alpino, sono anche ilpapà di due splendidi bambini: Pietro di 7 e Francesco di 1 anno.Ho voluto spedirvi la foto che mi ritrae con i miei due bimbi e scriver-vi questa lettera come mi ero promesso lo scorso anno. Il 6 gennaio,dopo solo 26 settimane di una difficilissima gravidanza per cercare disalvare mamma e bambino, i medici dell’ospedale di Udine interven-gono d’urgenza e fanno nascere cento giorni prima del previsto ilnostro piccolo Francesco di soli 572 grammi! Furono momenti durissi-mi per tutti noi, quel bambino che qualche giorno prima i medici diMilano davano già per spacciato nella pancia della mamma, era invecelì a lottare da solo contro la morte. Intubato per molto tempo, colpi-to nei primi giorni da due gravi infezioni, bucato da un’infinità di aghi,collegati ad un’altra infinità di macchinari, sottoposto a numerose tra-sfusioni, non voleva mollare! MAI DAUR (mai indietro) come recita infriulano un motto della nostra brigata Julia. In pochi giorni le candeleaccese per aiutare Francesco illuminavano tutte le chiese dei paesivicini, alle nostre preghiere si unirono quelle degli amici, parenti, col-leghi, conoscenti (enon) e anche quelledel nostro vescovo.Nelle settimane suc-cessive alla nascita, lalenta ma progressivacrescita di Francesco,faceva contempora-neamente crescere lesperanza e il nostromorale di genitori. Legiornate scorrevanosempre uguali: lavo-ro, in ospedale aUdine (che dista 45km) di nuovo a casa(per stare vicinoanche a Pietro, ilnostro primo bambi-no), cena, doccia eletto. In camera, lapresenza sul comodi-no (come sempre) deL’Alpino, La più belafameja e Il Popolo(settimanale diocesano) mi permettevano per alcuni momenti di rilas-sarmi e pensare ad altro. Vi assicuro che ne avevo tanto bisogno e perquesto vi scrivo questa lettera personale per dirvi con tutto il cuoreGRAZIE… Da tanti anni ormai è mia consuetudine lasciare per ultimi gliarticoli del nostro giornale che riguardano le guerre di Grecia e Russia,leggerli mi appassiona tanto. Simili ma mai uguali, raccontano sempredi quel povero ragazzo strappato dalle braccia dei genitori e mandatoa combattere in un paese lontano e sconosciuto a far parte di unaguerra che non voleva. Mal equipaggiati, contro un nemico più fortee meglio organizzato, i nostri soldati dovevano combattere anchecontro la fame e le insidie del freddo inverno. La tenacia, la forza eanche la fortuna di soli pochi soldati riescono a vincere la morte, efan ritorno a casa dopo atroci sofferenze, dalle loro famiglie che maili avevano abbandonati. Nei primi giorni di febbraio leggevo propriouna di queste storie (della Russia) su L’Alpino e mentre la leggevo,piangevo come un bambino. Piangevo (e tuttora quando ci penso micommuovo) perché pensavo al mio Francesco, strappato anche luidalle braccia della sua mamma e del suo papà senza volerlo, indifeso,innocente, mal equipaggiato (572 gr.) stava anche lui combattendo un

nemico spesso più forte di lui. L’impotenza dei medici in certi momenti era come l’impotenza deinostri alpini contro il freddo, la fame, le malattie; le due gravi infezioniche colpirono il fragile corpicino di Francesco sono state come le ter-ribili raffiche delle mitragliatrici contro i nostri poveri soldati mentrele premurose infermiere che a turno lo seguivano minuto per minutoerano per me quelle coraggiose donne delle isbe che per sfamare glialpini mettevano a repentaglio la loro vita. Ringraziando il Signore,nelle tradotte che riportavano a casa i nostri valorosi soldati dal fron-te, c’era anche il mio “reduce” Francesco!!! Centocinque giorni diospedale a Udine di cui 85 in terapia intensiva; mai un solo giorno ilsuo papà e la sua mamma lo hanno lasciato solo. Oggi mentre vi scrivo da pochi giorni è passato un anno da quando ilnostro campione è arrivato a casa: pesa 8,5 kg, non ha bisogno di fisio-terapia, è un bimbo dolce, buono, bravo e sicuramente tanto forte!Caro direttore e cara direzione adesso che vi ho scritto mantengo lapromessa fatta a Francesco in quei difficili mesi mentre lo guardavodentro l’incubatrice della terapia intensiva. Con la filarmonica del miopaese (Bagnarola) in cui sono ormai da 26 anni, abbiamo apertoall’Adunata di Bolzano la sezione di Pordenone, da molti anni ormaine siamo la banda ufficiale.

Giacomo Gruarin - Bagnarola (PN)

Caro Giacomo, ho ricevuto la tua lette-ra. L’ho letta, riletta. L’horigirata tra le mani comeuna reliquia, mentre mivenivano in mente leparole di Agostino,quando dice che l’uomoè capax Dei, ossia capa-ce di infinito. Sì, perché,leggendo quanto scrivi,si ha l’impressione che ilbene non abbia misura.Come il male, del resto.Ho letto la tua letterapiù volte. Oltretutto haiuna straordinaria dote discrivere e descriverecoinvolgendo chi tilegge. A me è venuta lapelle d’oca e m’è venutoanche il groppo. Non sose per la tua capacità disprigionare i sentimenti,oppure per l’ammirazio-

ne e la stima che sentivo crescere dentro, verso di te e la tua famiglia.Oppure per tutti e due questi motivi insieme. Ciò che è accadutonella tua casa è qualcosa che supera i confini della norma. Non soloper la salvezza di un bambino che la scienza dà per spacciato, ma pertutte le altre virtù che si sono intrecciate, trasformandosi nelle perledi una lunga collana. C’è l’amore di un padre, di uno sposo, c’è la fedeche risveglia città e paesi, c’è la fatica senza risparmio e la speranzasenza limiti. C’è la pazienza dell’amore e la combattività dei forti...Leggendoti ci hai fatto nascere la speranza che tutti i bambini e tuttele spose possano avere accanto un papà e un uomo come te. CaroGiacomo, tu sei un grande alpino, ma lo sei perché prima ancora seiun grande uomo. Conservo l’originale della tua lettera nel cassettodella scrivania de “L’Alpino”. Vorrei ridartela in originale quando avròl’onore di incontrarti. Te la darò perché i tuoi figli, leggendola un gior-no, possano capire di che pasta era fatto il loro papà. Anche se sonosicuro che, nel frattempo, avranno avuto modo di sperimentarlorestandoti accanto. Allora, all’università della vita, il 110 cum laudenon te lo toglierà nessuno.

L E T T E R E A L D I R E T T O R E

78-2012

In Giordania, al confine con la Siria, èdislocato dai primi del mese scorsoun poliambulatorio dell’ospedale da

campo ANA: accoglie i profughi che pro-vengono dalla Siria, la maggior partedonne e bambini. La decisione di stanzia-re un posto di prima assistenza umanita-ria e sanitaria ai profughi è stata presa, incooperazione con le Nazioni Unite, dalnostro Consiglio dei ministri su propostadel ministro degli Esteri Giulio Terzi diSant’Agata. La richiesta è stata comuni-cata al Dipartimento nazionale di Prote-zione Civile il quale ha assegnato questocompito alla nostra Associazione. Il responsabile dell’ospedale da campo, ilprof. Lucio Losapio, era già al lavoro perselezionare l’adeguata composizione delpoliambulatorio che è partito il 3 luglioscorso alla volta di Al Mafraq, a ottantachilometri dalla capitale giordana e a so-li dieci dalla frontiera con la Siria.È composto da cinque moduli: uno per

Missione umanitariaL’OSPEDALE DA CAMPO ANA IN GIORDANIA PER ASSISTERE I PROFUGHI

recchiature di radiologia, ecografia, unlaboratorio di analisi e la farmacia ed in-fine una struttura di degenza per unadozzina di posti letto. Il personale delpoliambulatorio comprende il responsa-bile medico, dottor Carlo Saffioti, uncardiologo, un pediatra, un internista in-fettologo, un’ostetrica, tre infermieriprofessionali e cinque logisti. Ogni 15giorni riceveranno il cambio da altrettan-ti specialisti che fanno parte del teamd’intervento del nostro ospedale da

Mirandola – L’interno dell’unità radiologica fornita dal nostro ospedale da campo che garantisce la continuità del servizio del reparto dell’ospedale cittadino inagibile per il terremoto.

campo. Fra i compiti dei medici dell’o-spedale c’è anche quello di istruire ilpersonale tecnico giordano che avrà lagestione del poliambulatorio quandocesserà la missione dei nostri volontari esarà loro la gestione del poliambulatoriole cui strutture e apparecchiature reste-ranno in Giordania.Intanto continua anche l’attività dei me-dici dell’ospedale Santa Maria Bianca diMirandola, lesionato dal terremoto, nellatenda radiologica dell’ospedale da cam-po ANA che garantisce, nonostante la si-tuazione di emergenza, continuità neiservizi del polo ospedaliero. L’attività èstata rivolta sia agli utenti dei posti medi-ci avanzati, sia a quelli ambulatoriali. L’ef-ficienza della struttura è assicurata dadue nostri tecnici che si alternano ad altrinei turni di permanenza.�

l’accoglienza e la registrazione, un ambu-latorio medico-cardiologico e chirurgotraumatologico, un ambulatorio ostetri-co-ginecologico e pediatrico, una strut-tura diagnostica che comprende appa-

L’ospedale da campo ANA allestito ad Al Mafraq, al confine con la Siria.

L’ambasciatore italiano Francesco Fransoni in visita al nostro ospedale a colloquio con il medico responsabile del team Carlo Saffioti.

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ne pubblicitarie fanno a gara nel presenta-re, spesso senza neppure attinenza logica,immagini da trivio. Eccolo là, il corpo delladonna, a fare da protagonista. Sbatti il mo-stro – scusate, la bella – in prima pagina.La legislazione italiana è molto meno at-tenta alla tutela dell’immagine femminilerispetto ai parametri europei; fotografi epubblicitari italiani hanno un più compia-cente disco verde dei loro colleghi esterinell’uso del “mezzo” muliebre, il pubblicoè ormai assuefatto e non più in grado divalutazioni critiche e consequenziali ricu-sazioni. La donna-oggetto rallegrante è

Come donna e co-me “amica deglialpini” (esiste an-

che questa frangia nel-l’A.N.A.) mi sento onora-ta e orgogliosa dell’in-gresso dell’altra metà delcielo nel glorioso Corpodelle penne nere. Pur-troppo, l’imperiosità el’impietosità dell’anagra-fe danno l’alt alla miapartecipazione. A chi latocca, la tocca, diceva ilmanzoniano Tonio; a menon è toccato, ma gioi-sco dell’ideale raggiuntoda altre. Senza arrampicarsi sullo stereoti-po dell’equiparazione fra i sessi, l’onore el’orgoglio di cui sopra sono ascrivibili an-che alla considerazione che la donna-sol-dato-in tempo di pace, in virtù delle valen-ze etico-sociali di cui è latrice, vanifical’immagine che soprattutto i mass-mediapropongono come modello della con-temporaneità: la donna-oggetto, quellache è privata, ma anche che si lascia priva-re, della sua dignità perché indaffarata aprotendersi verso notorietà, successo, da-naro. Costi quel che costi. Spettacoli tele-visivi, cartelloni stradali reclamistici, pagi-

sempre esistita, bastipensare ai calendariettiprofumati dei barbieri oai poster a far da tendineparasole ai finestrini deicamion; ma oggi, in unasocietà che preferiscel’apparire all’essere, ilmodello volgare e dele-terio è arrivato ben oltrel’oltre. Una minoranza lafauna femminile gode-reccia e siliconata? For-se, chissà, speriamo, mala sua cassa di risonanzaè purtroppo molto piùamplificata di quella di

eserciti di casalinghe affannate, operaie af-faticate, insegnanti oberate, soldatessesull’attenti, in sfilata, in donazione di sé purdi ripristinare ordine e pace dove corre ilvento della violenza. Perciò, tra i tantiesempi che si possono addurre, la donna-soldato-in tempo di pace è alternativa rie-quilibrante e consolante. Grazie, dunque,alle tute mimetiche al posto dei lustrini,agli scarponi piuttosto che ai tacchi a spil-lo, all’esempio di bella audacia invece chedi audace bellezza. Non vallette, veline,letterine con copricapi di piume di struz-zo, ma solide, giovani ragazze con un verdecappello di feltro da cui spunta… toh, unapenna lunga e nera che “serve da bandiera”.La bandiera sventolante nel silenzio bene-detto della concretezza dove si sognanougualmente splendidi obiettivi anche senon illuminati dai riflettori. Evviva dunque ai Corpi (C maiuscola, sta-volta) femminili, qualunque sia la loro spe-cificità militare. E se poi fra le donne-sol-dato-in tempo di pace, chi scrive questenote preferisce le alpine, nessuno, per fa-vore, si offenda: è del tutto naturale che lapensi così un’amica degli alpini. Anzi, guai alei se fosse il contrario.�

di MarcellaRossi Spadea

In alto: alpine in sfilata all’Adunata nazionale. Qui sopra: un’alpina impegnata in una discesa a corda doppia e una dottoressa in un ambulatorio in Afghanistan.

Prima ancora che nell’Esercito, le donne sono state arruolate, meglio, accolte, nell’Associazione Nazionale alpini. Una presenza spontanea e generosa,di supporto e aiuto in tanti momenti: per fare la cuoca o il medico, l’infermiera professionale o l’istruttrice di cani da ricerca, la centralinista o neitanti altri compiti che un intervento di Protezione Civile o di vita associativa comporta. Ne abbiamo tratto lo spunto per dedicare alle donne

dell’ANA una serie di servizi, che non sono certo esaustivi dell’attività delle nostre compagne, ma una sia pur parziale presa d’atto della loro presenza inAssociazione. Per non parlare del difficile ruolo di moglie e di madre, spesso assolto anche in vece del marito quando “va con gli alpini” lasciandole a casa.E poi ci sono le alpine, con le stellette e il cappello in testa, che svolgono gli stessi compiti dei commilitoni, in Patria e nelle missioni all’estero. E che diredelle giovani che sono venute fra noi attraverso la mininaja, dimostratesi subito in sintonia con i nostri valori. A tutte diciamo: “grazie”. �

L’ANA al femminile

Tacchi a spilloe solidi scarponi

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di Dino Bridda

Sempre pronte a lavoraree sopportarci…Le donne degli alpini: come definirle

fuori dalla retorica? Sì, perché èpassato un secolo e mezzo da

quando Giuseppe Mazzini le definì “L’An-gelo della Famiglia” e da allora la storiaha fatto passi da gigante. Loro, le donne,sono passate da eroine risorgimentali acoraggiose portatrici nella Grande Guer-

ra, da staffette partigiane nel secondoconflitto mondiale a madri, sorelle espose di alpini che in tempo di pace han-no continuato a portare la penna neracome un distintivo d’onore mai sbiadito.Oggi alcune di loro portano la penna sulcappello in caserma.Nell’ANA le donne sono presenza attiva,non solo nella Protezione Civile, ma an-che nella vita quotidiana del Gruppo.Talvolta in silenzio, non riconosciute, al-tre volte determinanti, solerti e preziosenell’assolvere a quei compiti che soventefanno la fortuna di cerimonie, feste e ra-duni. In mille frangenti le nostre donne cisono, rispondono “Presente!” come fece-ro i loro avi. Questa volta, però, in modopiù pacifico sono in cucina a pre-parare il rancio, dietro un banco amescere, ad un tavolo a proporregadget. Però, c’è anche un lavoroocculto, fatto di piccoli gesti dif-ficili da scorgere: una bandiera datagliare e cucire, un addobbo darendere accattivante, una siste-matina al cappello sdrucito del-l’alpino di casa, un tocco di fem-minilità (che non guasta) per ren-dere un incontro più piacevole.

Le nostre donne sono lì, ma-gari con una simpatica ma-glietta addosso che ci ricordal’evento che stiamo vivendo,perché altre insegne non han-no da esibire, al contrario di

noi che ci “rifugiamo” nel cappello e nel-la penna e sotto di essi ci sentiamo pro-tetti e sicuri.Loro sono sempre pronte all’appello, ef-ficienti e vigili, attente alla buona riusci-ta di una manifestazione quanto e piùdegli uomini (Non le vedi mai sedersi suuna panchina con l’avviso Verniciata difresco. Hanno occhi dappertutto, dicevaJames Joyce nell’Ulisse). E sono lì - alme-no lo spero - non solo per farci un piace-re o, peggio ancora, perché le abbiamocostrette. No, sono lì perché hanno tro-vato un ruolo da interpretare, unico, in-sostituibile e, mi auguro, pure gratifican-te, che noi alpini dobbiamo riconoscereloro se siamo intellettualmente onesti e

non ci lasciamo offuscare da anacronisti-co maschilismo.Nei loro occhi, nei loro gesti, nella parte-cipazione concreta ai momenti associa-tivi (ma le avete viste ai bordi della sfila-ta, durante le adunate, sventolare trico-lori e gridare Viva gli Alpini?), si può “leg-gere” un’adesione convinta agli idealidell’ANA. State pur certi, se una donnanon crede in ciò che fa, non lo fa. Perché,almeno al giorno d’oggi, per fortuna no-stra e loro, lei si piega molto meno del-l’uomo alle convenzioni sociali.Pertanto, dobbiamo riconoscere che lapresenza delle donne nelle dinamichedei nostri Gruppi è un tassello importan-te del nostro agire: la convivenza tra le“due metà del cielo” è un fatto naturale,perché non dovrebbe esserlo anche neinostri Gruppi?Il maschio più irriducibile potrebbeobiettare che avere a che fare con ledonne non è facile. Sull’altro fronte Esse-

re donna è terribilmente diffi-cile, perché consiste nell’aver ache fare con gli uomini, dicevail grande scrittore Joseph Con-rad. Ancora una volta hanno ra-gione gli antichi latini: è nelmezzo che sta la virtù. Lì, nelmezzo di tutte le cose, c’è sem-pre possibilità di ragionare ecollaborare. Anche in futuro.�

Foto di Luigi Rinaldo

Sempre pronte a lavoraree sopportarci…

L’ANA AL FEMMINILE

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La missione dell’Ospedale da campoANA è quella di prestare soccorsoe assistenza alle popolazioni biso-

gnose che a vario titolo si trovano in si-tuazioni di emergenza (calamità naturali,grandi esodi di popolazioni durante con-flitti bellici e altro…). L’Ospedale da Cam-po, quando schierato al suo completo(Caucaso, Italia, Balcani, Sri Lanka, ecc), èuna cittadella autonoma che prevede alsuo interno diversi ruoli, dove la compo-nente femminile è una colonna portante,con compiti di assistenza medico-infer-mieristica, farmaceutica, compiti tecni-co–sanitari e ruoli amministrativo-giuri-dici e di segreteria. Preponderante nu-mericamente è la componente infermie-ristica, professione ovviamente indi-spensabile sia nelle maxi emergenze che

nel post emergenza, dove in particolareoltre alla professionalità bisogna espri-mere la vicinanza umana, la solidarietà,l’aiuto psicologico.Sempre più alta è oggi la professionalitàinfermieristica legata a impegnativi corsidi studio che si concludono con un cor-so di laurea triennale e successive spe-cializzazioni per l’impiego nei diversi set-tori: rianimazione, pronto soccorso/118,blocchi operatori, internistico, cardiolo-gico, pediatrico, ambulatoriale, infettivi,sanità pubblica e altro.Le discipline mediche specialistiche so-no tutte rappresentate con componentifemminili di medici ospedalieri, universi-tari e di base. Nell’organizzazione farma-

ceutica la direzione è femminile, e pre-ponderante è il numero delle donne nelteam. Nelle nostre missioni è richiestoun grande spirito di adattamento, anchese bene organizzate e strutturate esseprevedono molteplici variabili e vienesempre richiesta capacità di cambiamen-ti e flessibilità operativa, e a queste lacomponente femminile sa adattarsi connaturale facilità. I numeri del personalevolontario femminile, nelle diverse qua-lifiche, sono alti: 90 medici, 250 infer-miere, 11 farmaciste, 20 tecnici sanitari, 10addette alla segreteria, anche se operati-vamente si riducono poi, sia nella gestio-ne ordinaria nella sede stanziale che nelprimissimo impiego in caso di emergen-ze, a cifre decisamente minori.�

Dottoresse e infermiereNELL’OSPEDALE DA CAMPO ANA IMPIEGATE NELLE DIVERSE EMERGENZE

L’ANA AL FEMMINILE

118-2012

Caporal maggiore scelto Ales-sandra Burrascano, nessuno leaveva mai detto: ma chi te lo fa

fare di andare militare…Forse qualcuno sì, certamente non la miafamiglia che mi ha sempre sostenutonella scelta.…e, per giunta, negli alpini…Impegno e dedizione sono due doti checaratterizzano il Corpo degli Alpini, iosento mie queste caratteristiche e dun-que non ho avuto dubbi quanto è stato ilmomento di scegliere.Ha mai pensato di fare altro, nella vita?Sinceramente no, anche perché mi sonoarruolata subito dopo la maturità e nonho mai avuto ripensamenti. Tra l’altro alla‘Taurinense’ ho anche conosciuto un col-lega che ho sposato nel 2009 e con il qua-le ho avuto Irene, che oggi ha 11 mesi.…A proposito, chi comanda in casa?Comanda la piccola, che ha un bel carat-terino…Ci racconti qualcosa di lei.Sono cresciuta in un paese di cinquemilaabitanti in provincia di Messina. Dopoaver conseguito la maturità scientificaho iniziato a lavorare ma sentivo che larealtà di paese mi stava stretta… Allora?Allora ho deciso di arruolarmi per vede-re la vita fuori dal mio piccolo mondo ecercare di fare qualcosa di diverso. Hofrequentato prima il RAV di Ascoli Pice-no, in seguito ho conseguito la specia-lizzazione presso la scuola d’Artiglieriadi Bracciano con la qualifica di “aerolo-gista” (è lo specialista che rileva le con-dizioni meteo quali la velocità e la dire-zione del vento, la densità e la tempera-tura dell’aria, n.d.r.).Com’è andata?Mi sono classificata la prima del corso, equindi ho potuto scegliere la mia primaassegnazione: Torino, alla caserma“Montegrappa”, brigata alpina Taurinen-se, dove presto servizio dal 2005. A Tori-no dopo un primo periodo di ambienta-mento montano, durante il quale ho ef-fettuato l’addestramento di base, ovve-ro un corso roccia e sci, ho lavorato perquattro anni presso la Sezione Meteo-mont, dove mi occupavo della valuta-

zione del pericolo valanghe. Dal 2009sono effettiva alla Sezione PubblicaInformazione.Cosa comporta nell’ ambito famiglia-re essere una donna soldato? In questo sono molto fortunata, anchemio marito è un alpino, dunque capiscele mie esigenze. Certamente la gestionedella vita familiare è un po’ difficile, nonpotendo contare su nessun altro oltreche su mio marito è necessaria una gran-de organizzazione e una forte collabora-zione. Ma questo credo che valga perqualsiasi donna lavoratrice. Per quanto ri-guarda il ruolo di mamma, per adesso miafiglia è ancora troppo piccola e non capi-sce ancora bene in cosa consiste il lavorodi mamma e papà. Sono sicura che cre-scendo in una famiglia dove entrambi igenitori sono alpini vivrà la cosa in ma-niera serena e assolutamente normale. Com’è il rapporto umano e professio-nale con i commilitoni?È sempre stato ottimo. Senza differenze?Credo che la differenza la faccia la qua-lità del tuo lavoro, se ti impegni e dai ilmassimo vieni apprezzato a prescindere.Anche nelle missioni all’estero?Certamente quando ci si trova ad opera-re fuori area si incontrano delle diffi-coltà, ad esempio le mie esperienze inAfghanistan mi hanno portato a scon-trarmi con una realtà completamente di-

versa da quella a cui sono abituata. Peresempio, il clima è stato uno dei fattoridi maggior disagio. Basta immaginare ladifficoltà nell’operare completamenteaffardellata a 40 gradi… Comunque, do-po i primi giorni che sono di assestamen-to, tutto diventa “normale”. D’altronde,prima di ogni missione veniamo prepara-ti con un ottimo addestramento. Sonostata due volte in missione in Afghani-stan: la prima nel 2005 a Kabul, comeconduttore di un cingolato per una dellesquadre del plotone sicurezza, la secon-da ad Herat nel 2010 in qualità di addet-to alla pubblica informazione.Cosa pensa dell’Associazione Nazio-nale Alpini?Credo che l’Associazione sia molto im-portante perché testimonia quello cheerano gli alpini ieri ma anche di quelli dioggi. Ed è bello vedere come persone digenerazioni diverse siano comunque le-gate unite da ideali comuni, rappresen-tati simbolicamente dal “cappello alpi-no” che oggi unisce tutti.

*Fin qui la breve intervista. Aggiungiamoche Alessandra è molto stimata dai su-periori e benvoluta dai colleghi, semprecorretta nel tratto, disciplinata ed esem-plare in servizio. Il suo viso dolce e il ca-rattere apparentemente mite nascondo-no una ferrea determinazione. Ma perché stupirsi? È una alpina… �

Una mamma sui cingolatiINTERVISTA AD UNA ALPINA DELLA BRIGATA TAURINENSE, SPOSATA E MADRE D’UNA BIMBA, IN PROCINTO DI PARTIRE PER L’AFGHANISTAN

Il caporal maggiore scelto Alessandra Burrascano in Afghanistan, alla guida di un cingolato.

L’ANA AL FEMMINILE

L’intervento di bonifica a Lampedusa.

128-2012

Tuta gialla, un accenno di trucco,piglio deciso e stessa determina-zione dei loro colleghi. È una pre-

senza attiva e spesso silenziosa quelladelle donne della Protezione Civile ANA.I numeri dicono che sono un piccoloesercito: quest’anno sono 1.567, il 10% cir-ca di tutta la forza. In tante erano neicampi durante il terremoto dell’Abruzzoe il loro impegno oggi è fondamentaleanche in Emilia dove, oltre a fare tutto ilresto, sono maestre nella faticosa artedella buona cucina.I rivoli che vanno ad ingrossare il fiumedella solidarietà femminile nella P.C. na-scono con forme e modi diversi ma han-no un unico splendido fine, quello di aiu-tare gli altri. La maggior parte delle vo-lontarie proviene dalla grande famigliadegli amici degli alpini, condividono conle penne nere tradizioni e scopi dell’As-sociazione e partecipano con entusia-smo alle sfilate durante l’Adunata nazio-nale; sono presenti in tutte le specialitàdi P.C. e in particolare nella logistica enella sanità. Una piccola goccia è poi costituita dallealpine in armi e della mininaja, come Ro-berta Clemente, friulana di 23 anni, papàalpino. Ha svolto i corsi nel 2009, per en-trare poi con entusiasmo in Associazionee scegliere di far parte della ProtezioneCivile alpina: “Appena mi sono iscritta

sono andata dove c’era bisogno”. Ricordala sua prima uscita a Lampedusa, per die-ci giorni, con gli alpini abruzzesi per bo-nificare le spiagge dell’isola dopo glisbarchi degli immigrati. Per Roberta èstata un’esperienza unica che ha orienta-to anche la sua vita da studente alla fa-coltà di Cooperazione internazionale diPisa, dove si è laureata con una tesi pro-prio sulla logistica dell’emergenza nellaProtezione Civile.“La cosa più bella della vita del volonta-rio è la collaborazione con gli altri; no-nostante i ritmi incalzanti formi gruppo,superi le difficoltà quotidiane, andando

Le donne della solidarietà

Roberta Clemente (a sinistra) con una collega distribuisce i pasti durante il servizio in Protezione Civile.

L’ANA AL FEMMINILE

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A ottobre il raduno del gruppo Conegliano

Il 27 e 28 ottobre Conegliano e Orsa-go ospiteranno il 3° Raduno del“Gruppo Conegliano” in concomitan-

za con il 70° anniversario della mortedella M.O.V.M. Giovanni Bortolotto dicui si fregia il vessillo della Sezione gui-data da Giuseppe Benedetti. Nell’occa-sione sarà presentato il libro “GiovanniBortolotto, eroe mai dimenticato, vicen-de storiche del Gruppo Art. da Mont.Conegliano da Argos al rientro dal fron-te russo”, e sarà inaugurata presso il mu-seo degli Alpini, una mostra sull’ARMIRdal titolo “70 anni fa, una pagina dellanostra storia”. Le celebrazioni di domenica 28 ottobre,che avranno luogo ad Orsago - il paesedove Giovanni trascorse buona partedella sua vita - prevedono la presenzadella 13ª batteria del gruppo Coneglianoe della fanfara della brigata Julia. Giovan-ni Bortolotto, nato l'11 aprile 1918, vennearruolato a fine marzo del 1939 con asse-gnazione al "gruppo Conegliano" del 3°da Montagna. Venne prima inviato in Al-bania, meritandosi una Croce di Guerraal Valore Militare. Si distinse poi – pro-mosso sergente - durante la Campagnadi Russia, dove cadde il 30 dicembre1942, dirigendo e poi, benchè ferito, so-stituendo i serventi, e alla sua memoriavenne conferita la Medaglia d'Oro al Va-lor Militare.Questa la motivazione della M.O.V.M. aBortolotto: “Capo pezzo di leggendariovalore già distintosi sul fronte greco, du-rante un sanguinoso combattimentocontro preponderanti forze avversarieera esempio superbo di sprezzo del peri-colo e senso del dovere. Benché feritoad un braccio sostituiva il puntatore ca-duto e nonostante il martellante fuocoavversario, che stroncava altri due ser-venti, falciava dapprima col fuoco il ne-mico incalzante e poi contrassaltava conbombe a mano riuscendo a respingerlo.Riprendeva in seguito il tiro benchéesausto per il sangue perduto, fino aquando nuovamente colpito si abbatte-va sul suo cannone. Russia, 30 dicembre1942". Maggiori dettagli sul programma dell’a-dunata sezionale si possono avere visi-tando il sito www.anaconegliano.it �

La presenza delle donne nella Protezione Civile ANA per raggruppamento:1° rgpt. n. 241, 2° rgpt. n. 433, 3° rgpt. n. 652 e 4° rgpt. n. 241

Per entrare a far parte della Protezione Civile dell’Associazione occorre essere iscritti al-l’ANA come soci ordinari o aggregati e fare richiesta alla Sezione di appartenenza, a nor-ma del regolamento, scaricabile da: www.ana.it/page/protezione-civile-2011-03-02

Le donne delle squadre sanitarie in sfilata.

oltre l’età e il fatto di essere del gentilsesso: quello che c’è da fare, lo si fa”. Èstata a Mirandola al seguito della sezio-ne di Udine ai primi di giugno, appenadopo le prime scosse di terremoto, e halavorato principalmente in cucina, un mi-

gliaio di pasti al giorno, sotto uncaldo micidiale: “Soddisfare lenecessità di tutti, persone di di-versa età ed etnia non è semprefacile, ma alla sera non puoi es-sere che contenta per aver vis-suto momenti unici, il lavorochiede tanto ma ti dà anchetanto”.Perché quella nella ProtezioneCivile spesso è un’esperienzache contagia e diventa quasiuno stile di vita, che si replicaanche quando si torna al cam-panile dove non si smette maidi aiutare, imparare e fare co-munità. Ultima iniziativa in ordi-ne di tempo a cui ha partecipa-to Roberta è stata quella di tu-tor nel campo organizzato dal30 giugno al 6 luglio dalla sezio-ne di Udine con i ragazzi dellescuole. Il personale specializza-to ha parlato ai più giovani deirischi e della sicurezza in mon-tagna, ha condotto corsi base diroccia, antincendio boschivo -

due delle specializzazioni delle squadredi P.C.- portando i ragazzi in montagna acamminare. È questo un altro splendidoesempio di come l’esperienza fatta sulcampo possa trasformarsi in bene per lacomunità, dai più grandi ai più piccoli, inun circuito virtuoso. (m.m.)

Alla mininaja, con le compagne di corso.

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in una grande festa cui hanno preso parteanche tantissimi cittadini. Difficile con-tarli: venti, trentamila, forse anche più. Ela domenica, quasi quattro ore di sfilata.Per tre giorni Feltre è uscita dal suo splen-dido isolamento per tornare al suo re-cente passato, ha aperto le porte dellacaserma Zannettelli troppo a lungo vuo-ta e silenziosa, ha accolto migliaia di alpi-ni che l’hanno riempita di musica e canti. “Una bella scossa – ha commentato unbarista – Ci vorrebbero due settimanecosì, per sottoporre la città a una cura in-tensiva di alpini…”.È cominciato venerdì pomeriggio, conuna cerimonia nel ricordo dei Caduti ita-

Più che un raduno, a Feltre è statauna imponente Adunata, perché glialpini del 3° raggruppamento hanno

dimostrato tutta la loro forza, la lorounità, il loro orgoglio. Ore di sfilata a ran-ghi stretti attraverso la città fino oltre lemura, in una scenografia naturale cheesaltava la loro marcia arricchita da tanticolori e momenti. A far da apripista aglialpini c’erano i simboli e i sindaci dellecittà del Feltrino e del Veneto, delle asso-ciazioni d’Arma e cittadine di questa terraricca di tradizione e di storia; tutti hannovoluto essere presenti per attestare par-tecipazione a questo importante eventodi penne nere che si è presto trasformato

liani, austro-ungarici e tedeschi al cimite-ro comunale e a quello di San Paolo, pre-senti il console generale d’Austria a Mila-no dr.ssa Sigrid Berka, una delegazionedella Croce Nera austriaca con il presi-dente per l’Alta Austria Friedrich Schustere il delegato per l’Italia Mario Eichta. C’e-rano inoltre una delegazione di Kaiserjä-ger, il colonnello svizzero Norberto Bir-chler, della brigata di fanteria da monta-gna e Harald Seidl, sindaco di Traun, dovesi svolgerà l’incontro italo-svizzero in ot-tobre con la partecipazione di numerosesezioni del nord-est.Sabato mattina un omaggio ai tanti emi-grati da questa terra: l’incontro con le de-

di Giangaspare Basile

L’orgoglio Triveneto

A FELTRE L’ADUNATA DEL 3° RAGGRUPPAMENTO TRASFORMA IN UNA GRANDE FESTA TUTTO IL TERRITORIO E MOSTRA…

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legazioni estere nella Sala degli Stemmi,presenti rappresentanti delle sezioni diColombia, New York, Svizzera e Belgio, ilvice presidente nazionale Nino Geronaz-zo, il presidente sezionale Carlo Balestrae il sindaco Paolo Perenzin, che oltre a fa-re gli onori di casa ha ricordato gli emi-granti della propria famiglia, all’inizio delsecolo, per dire che questa fu terra che siriconosce negli emigranti. Nella stessa mattinata, apertura di unamostra delle Truppe alpine, inauguratadal col. Paolo Sfarra comandante del 7°. Nel pomeriggio, mentre la festa entravanel vivo, all’auditorium delle Canossianesi svolgeva l’incontro ufficiale del sindacoe della Giunta con il presidente naziona-le Corrado Perona, un incontro allietatodal coro ANA di Novale. Ricorreva il 90°di fondazione della Sezione, che è statocelebrato con il gemellaggio con la sezio-ne di Valdagno presieduta da NazarioCampi. Balestra, rilevando il grande af-flusso di alpini provenienti non soltantodal Triveneto ma anche dalle regioni delCentro-Sud, ha affermato che “ancorauna volta gli alpini sono riusciti a unire l’I-talia, custodi di valori che dobbiamo tra-mandare”.

Dopo il saluto del sindaco di Feltre, delcol. Sfarra e del prefetto Maria Laura Si-monetti (“Alpini, questa armata sorriden-te capace di stare vicina agli uomini e al-la montagna di cui è fedele custode”), hapreso la parola il presidente Perona, ac-colto da una ovazione. Ha ricordato che ilTriveneto “rappresenta un’importanteforza nel contesto associativo, eppurenon ha mai esibito questo numero perprevaricare, restando nel perfetto spiritoalpino”. Parlando del futuro associativo,problema sul quale sta sentendo il pareredi tutti i soci, girando per l’intera peniso-la, ha detto che “dobbiamo ragionare daalpini, perché se dobbiamo prenderequalcuno con noi anche se non è natocon il cappello alpino - cappello che nonpotrà mai portare - basta che abbia la te-sta da alpino…”. Ha accennato, non senza commozione,alla fine del suo mandato, allo “zaino aterra “che qualcuno dovrà riprendersi sul-le spalle per continuare la strada, “am-messo che un alpino possa mai metterezaino a terra, finché il buon Dio…”. Ha infine elogiato i sindaci “gli unici chesfilano con noi”, ed ha rivolto un appelloal prefetto Maria Laura Simonetti: “A leiche vive un grado importante delle istitu-zioni, che è un servitore dello Stato, vor-rei affidare un messaggio per la nostraclasse politica, affinché pensi un po’ me-no al partito e un po’ più all’Italia”.Poi la Messa alla caserma Zannettelli, cheaveva spalancato la porta sul suo passa-to, ritornata per un giorno la casa deglialpini. Lo ha ricordato anche il vescovo di

Il presidente Campi, suscitando qualchesorriso di compiacimento, commentan-do il gemellaggio ha citato un aforisma diAristotele: “L’amicizia è un’anima sola chevive in due corpi”. Poi, riprendendo ilmotto dell’Adunata di Bolzano ha parlatodi responsabilità, in particolare da partedei rappresentanti pubblici e si è rivoltocon grande trasporto ai giovani sindacidel suo territorio presenti tutti in salacon fascia tricolore, li ha chiamati per no-me, li ha chiamati amici.Infine una premiazione: al sovrintendentedel Corpo Forestale Francesco Turrin e alcampione di ciclismo degli anni d’oroSergio Sanvido è stato conferito il premio“Penna alpina per la montagna”. Al sergen-te Alberto Stella, del 7° Alpini e al capo-rale Alessia Gazzola il premio dedicato algenerale Giangi Bonzo: al sergente per ilsuo comportamento durante un attaccotalebano nella valle del Gulistan, in Af-ghanistan, alla giovane Alessia, del 7°, orain congedo (ma ho fatto domanda per ar-ruolarmi nell’Arma dei Carabinieri…”) chedurante il servizio “Strade sicure” disarmòdopo una difficile trattativa una donnaincinta che armata di coltello minacciavadi uccidersi.

Sfilano gli alpini del 7°.

L’onore ai Caduti.

Una lunga teoria durata quasi quattro ore.

168-2012

Belluno e Feltre, mons. Giuseppe Andrichcelebrando la messa all’altare da campo.“Questi sono giorni di grandi eventi perFeltre – ha esordito il presule all’omelia –che vede raccolti qui tantissimi alpini efamiglie per un fatto per noi così signifi-cativo e memorabile”. E riferendosi allacaserma ha continuato: “È un luogo stori-co, nel quale sono passati centinaia di mi-gliaia di alpini… fra i quali anche il miopapà, prima di partire per la secondaguerra. Quindi per me è una particolareemozione trovarmi qui…”. Ed ha conclusoesprimendo l’apprezzamento suo e ditutti i vescovi del Triveneto “per l’impe-gno che l’ANA presta in tutte le comu-nità, diventata non solo un punto sicurodi riferimento ma anche una risorsa digrande spessore…”.Infine la Preghiera dell’Alpino, seguita congrande partecipazione, e poi la deposi-zione di una corona al monumento ai Ca-duti, un’opera Liberty che conserva tuttoil suo fascino e il suo significato.

*Per le strade era il momento dell’incon-tro, dei canti, della musica. Decine di or-chestrine improvvisate si raccoglievano,si scioglievano, si ricomponevano altrovecon altri suonatori; cori piccoli e grandi,molti trascinando nel canto la gente ral-

legravano la città trasformata in una gran-de, allegra, spontanea movida. E questoper buona parte della “Notte verde”, conle strade piene di alpini e di cittadini, ne-gozi aperti, case illuminate, finestre im-bandierate, nessuno aveva voglia di anda-re a dormire: una notte con patriotticointermezzo quando in Piazza Maggiore icori hanno intonato “La leggenda del Pia-ve” e poi l’Inno di Mameli. Il presidenteBalestra dal palco ha invitato tutti a con-tinuare a vivere questa irripetibile festapopolare densa di emozioni. Del resto,non ce n’era bisogno…

*All’alba silenzio, nuvole minacciose acerchio sulle montagne, poi con il passa-re delle ore un sole smagliante. E, final-mente, la sfilata. Con gli sbandieratoridel Palio di Feltre, i forestali a cavallo, ibersaglieri con la fanfara, di corsa, i lagu-nari per i quali i tre speaker dell’Adunata(Manuel Principi, Guido Alleva e NicolaStefani, capaci sempre di emozionare edesaltare) hanno avuto parole di fratellan-za ricordando i due marò ancora prigio-nieri in India, una ferita ancora aperta. Epoi tutte le rappresentanze delle varieArmi e Corpi dello Stato, crocerossine,Associazione d’Arma, uno stuolo di ra-gazzi con bandierine tricolori, nota

gioiosa che fa ben sperare, e tanti espo-nenti di enti e associazioni, finché sonoarrivati gli alpini, preceduti dalla fanfaradella Julia e una compagnia del 7°, ammi-rati, applauditi, amati. Poi gli alpini ditante sezioni all’estero, dalla Francia allaColombia, alla Germania, alla Carpatica-Balcanica-Danubiana e altre ancora. Se-zioni del Nord e del Mezzogiorno.Infine gli alpini del Triveneto (e non solo)in un lungo fiume colorato che scorrevada viale Farra a Pra del Moro, compatto,unito. Per primi, a salutare il Labaro ac-canto alla tribuna d’onore, i reduci, que-sta nostra ricchezza che dobbiamo te-nerci cara, poi via via tutte le Sezioni,tante bandiere, tanti applausi dalla follache assiepava entrambi i marciapiedi: co-si, fino al pomeriggio quando per ultimaè passata la sezione di Feltre, annunciatadagli speaker e accolta da un boato cheha tardato a spegnersi.Intanto le nuvole stavano avendo il so-pravvento sulla resistenza delle monta-gne, calavano sempre più minacciose. Maormai non potevano più guastare una fe-sta che resterà nella storia della città.Le prime gocce dicevano che era tempodi partire. L’anno prossimo ci ritroveremoa Schio. Sarà diverso, sarà ancora bello.�Foto di Cristina Tessaro e Pietro Malaggi

I due militari premiati: il sergente Alberto Stella e il caporale Alessia Gazzola.

Gli speaker della manifestazione.

Uno dei disegni dei bambini esposti nella mostra.

Gli onori ai Cadutiaustro-ungarici alcimitero di guerra. Da destra, il presidenteBalestra, il presidentedella Croce Nera perl’Alta Austria FriedrichSchuster, il sindacoPerenzin, il prefettoMaria Laura Simonetti, il console generaled’Austria a Milano SigridBerka con il delegatodella Croce Nera perl’Italia Mario Eichta e ilcomandante provincialedei carabinieri.

178-2012

I volontari ANA in Emilia:il grazie di Monti a PeronaIl presidente del Consiglio Mario Monti ha inviato una lettera di ringraziamentoal presidente dell’ANA Corrado Perona esprimendo gratitudine per il grande im-pegno degli alpini a favore delle popolazioni colpite dal sisma.

Egregio presidente Perona,desidero esprimerLe a nome mio personale e di tutto il Governo il più sentito ap-prezzamento per l’insostituibile e generosa opera compiuta in favore delle popo-lazioni colpite dal sisma del maggio scorso. A Lei e a tutti i componenti dell'Asso-ciazione rinnovo sinceri sentimenti di stima e gratitudine.Con i migliori saluti e vive cordialità,

Il presidente del Consiglio Mario Monti

degli sfollati, nell’assistenza sanitaria, nel-la necessità di nuove attrezzature per lecucine, ma si può con convinzione affer-mare che la spina dorsale sulla quale co-struire e consolidare la nostra organizza-zione è tracciata e condivisa ad ogni livel-lo. Pronta è stata anche la risposta dellacomponente del volontariato ANA, con-venzionata con la Regione Emilia Roma-gna, che ha avuto il merito dell’assegna-zione esclusiva di un campo per sfollati aFinale Emilia. La Colonna Mobile ANA staaggregando, in una insperata cooperazio-ne, tutti i Raggruppamenti e le Sezioniche evidenziano una condivisione del-l’ambizioso progetto associativo. Dopo la prima scossa, le Colonne Mobili,anche di altre associazioni di volontaria-to, avevano dato una pronta risposta nel-l’assistenza alla popolazione; la gestione

Nello scorso numero de L’Alpinoavevo evidenziato come il siste-ma di Protezione Civile dell’ANA

avesse risposto, con le sue componentioperative, all’emergenza sisma. Analiz-zando ora l’evento voglio ricordare che ilsisma del 2009 in Abruzzo ha coinvolto lanostra componente operativa in modosignificativo con l’assistenza alla popola-zione per circa 9 mesi ed altri 3 con atti-vità di ripristino materiali. Terminata l’e-mergenza, il Dipartimento della Protezio-ne Civile (DPC) presso la Presidenza delConsiglio dei Ministri, perno di gestionedi tutte le risposte in caso di emergenza,ha indetto diverse riunioni per discuteresulle modalità per affrontare le calamità,sia per quanto riguarda le problematichesulla competenza del DPC ma anche perquelle che riguardano le associazioni divolontariato. Sono stati diversi gli inse-gnamenti che abbiamo acquisito e checoinvolgevano direttamente la nostrastruttura organizzativa.Da queste valutazioni è nato - con il so-stegno economico del DPC - il progettodi costituzione a livello nazionale, tutto-ra in sviluppo, delle Colonne Mobili delleAssociazioni. Il tragico sisma in Emilia ha collaudatocon estrema positività queste nuovestrutture. Nell’attivazione generale del“sistema di Protezione Civile” la prima ri-sposta che ha avuto il DPC, prima ancoradi quelle delle Regioni, è stata quella del-le Colonne Mobili delle associazioni na-zionali di volontariato. Il 20 maggio dopo un preliminare esamecon i funzionari del DPC presenti in SalaItalia, abbiamo prontamente attivato ilprimo modulo della nostra Colonna Mo-bile. Nella serata della stessa giornata, re-cuperate le tende per accogliere gli sfol-lati, il campo di Finale Emilia aveva giàuna sua immagine organizzativa. C’è ancora spazio per consolidare la no-stra pianificazione attraverso la formazio-ne di altri volontari nelle attività di ge-stione delle segreterie, nei rapporti congli enti territoriali, nel controllo della po-polazione presente, nella programmazio-ne dei servizi connessi con la gestione

del terremoto si stava normalizzando. Èsolo con la nuova scossa del 29 maggioche c’è stata la risposta di Regioni (Vene-to, Lombardia, Abruzzo, ecc.) che nellaprima fase non erano intervenute; anchel’ANA ha prontamente risposto con un al-tro modulo della Colonna Mobile. Nonostante il grande impegno e i pesan-ti carichi di lavoro c’è soddisfazione tra inostri volontari: abbiamo campi di nostraesclusiva attribuzione e gestione. Gli alpi-ni sono presenti con importanti incarichianche nei campi di conduzione delle Re-gioni con le quali abbiamo sottoscrittoconvenzioni, ma pur con rapporti prefe-renziali nei nostri riguardi ci troviamo so-vente esecutori di scelte e non protago-nisti, con tutte le limitazioni anche deivalori che contraddistinguono la nostraassociazione.�

TERREMOTO

di Giuseppe Bonaldi

Positivo collaudo della colonna mobileÈ LA SPINA DORSALE SULLA QUALE COSTRUIRE E CONSOLIDARE LA PROTEZIONE CIVILE ANA

Mezzi della colonna mobile della Protezione Civile dell’ANA presentati a Milano nel giugno dell’anno scorso: in Emilia, dopo il terremoto, è intervenuta con successo tracciando la strada del nuovo sistema di Protezione Civile nazionale. (Foto di Valeria Marchetti – L’Alpino)

188-2012

Uno dietro l’altro, passo dopo pas-so, respiro dopo respiro, cammi-nano sul sentiero che porta a Pian

della Vegaia.Le gambe sentono la fatica, ma si tiradritto. C’è qualcosa che spinge questipellegrini, alpini e non, a superare le dif-ficoltà, la stanchezza e, spesso, l’impre-parazione fisica. Occorre arrivare lassù,occorre farlo non tanto per portar acompimento un’impresa sportiva. Non sitratta di conquistare una cima, ma di te-stimoniare nella fatica l’attaccamento aivalori che i nostri Padri ci hanno trasmes-so. Si tratta di confermare quelle virtùche spesso vengono proclamate ma chegli alpini preferiscono vivere concreta-mente per sentirsi davvero “degni delleglorie dei loro Padri”.

di Mariolina Cattaneo

“La luce dell’Adamello”,dono di pace

UN PELLEGRINAGGIO RICORDANDO IL CAPITANO BERNI

Consegna della lanterna al rappresentante russo.

198-2012

Gli alpini conoscono la fatica, sanno chenulla si ottiene veramente se non lo si èconquistato. E sanno bene che solo fi-dandosi l’uno dell’altro potranno rag-giungere qualunque obiettivo.

* * *

Il pellegrinaggio in Adamello, da tantianni, è testimone di tutto ciò: diverse lecolonne, diversi i percorsi, alcuni più lun-ghi di due o tre giorni, altri più brevi. E sicammina in fila, lo sguardo basso segue ilpasso di chi precede, a tratti il respiro sifa più corto, lo zaino sembra pesare dipiù eppure si continua fino al ‘traguardo’. “Il significato profondo del pellegrinag-gio in Adamello non sta nella lunghezzadel percorso che le colonne, versantetrentino e versante camuno, compionoper ritrovarsi alla Messa del sabato. Non

custodito dai ghiacci del San Matteo,montagna simbolo di quel dovere per ilquale Arnaldo Berni era vissuto. Anche di questo ha parlato il vice co-mandante delle Truppe Alpine, gen. D.Fausto Macor, alla cerimonia conclusiva,domenica a Cogolo. Ricordando che inostri Padri si dimostrarono pronti aqualsiasi sacrificio pur di realizzare quel-l’idea d’Italia che aleggiava nella mentedi ognuno. “È vero che molte cose sonocambiate dal 1915-18 ad oggi; il mondonon è più quello del capitano Berni, ma iprincipi che hanno guidato la sua azionesono stati quelli della disciplina, fermez-za, ordine, rispetto verso i subordinati. Esono gli stessi principi che valgono oggi

sta nella fatica spesa o nel numero deipellegrini, ma nella qualità del ricordo.Partendo dalla sacralità di questi luoghi,che rappresentano le radici della tradi-zione alpina, troveremo il coraggio perportare il nostro zaino, e quando il pesoci sembrerà insostenibile, allora sarà il ri-cordo dei Padri a renderlo meno greve.Poiché nel nostro cuore seguiremo an-cora una volta quella voce che viene dal-l’Ortigara, quella voce che con vigore cisostiene: “per non dimenticare”. Così il Presidente Perona ha parlato sa-bato, al Pian della Vegaia, nella val delMonte, laterale della val di Pejo che du-rante la grande guerra ospitò il quartiergenerale dell’esercito imperiale. Poco distante, a Punta San Matteo, quo-ta 3.678 metri, si svolse la famosa batta-glia nella quale si distinse il giovane capi-tano Arnaldo Berni, Medaglia d’Argento

al Valor Militare. Promosso a capitanoper meriti di guerra, era comandante del-la 307ª compagnia del battaglione Skia-tori Monte Ortler; negli ultimi mesi delconflitto si trovava con i suoi uomini nel-la zona del Gavia per la difesa del SanMatteo che aveva conquistato con un’a-zione alpinistica ardita e al limite delleumane possibilità. La fortificazione, tut-tavia, rimase ben poco nelle mani degliitaliani: dopo una ventina di giorni, gliaustriaci la assaltarono e la ripresero. Era il 3 settembre 1918, nel pomeriggio diuna giornata pesante di nebbia e di pre-sentimenti, il Capitano Berni, animato daquel senso del dovere che pare essereoggi un culto tanto antico, quasi dimen-ticato, cadde durante l’attacco cheportò alla riconquista della vetta da par-te degli austriaci. Il suo corpo non vennemai ritrovato, riposa ancora oggi lassù,

La cerimonia a Cogolo e, sotto, la sfilata.

208-2012

per i nostri alpini e soprattutto per i no-stri ufficiali e sottufficiali impegnati nel-le operazioni in Afganistan, in Kosovo oin Libano come per quelli impegnati in‘strade sicure’, o per quelli che ogni gior-no fanno l’alzabandiera nelle nostre ca-serme e cercano di migliorare l’operati-vità dei loro battaglioni e dei reggimenti”.E, in sintonia, ha parlato il vice presiden-te vicario Adriano Crugnola: dal sensodel dovere, dalla fratellanza e dall’amici-zia scaturisce la responsabilità e solo fa-cendo proprie queste virtù si può ancoraoggi, nonostante tutto, sperare in un’Ita-lia migliore.Mons. Bruno Fasani, direttore de L’Alpi-no, ha celebrato la Santa Messa a Cogo-

lo al termine della sfilata di domenica:“In questa cattedrale di montagne, senzatempo e senza confini, gli alpini vivonoconcretamente le virtù cristiane e resti-tuiscono a questa Italia una speranza”.Forse quel luogo più sincero, dove i do-veri vengono prima dei diritti, dove l’io sitrasforma in noi, esiste davvero. Forsequesto sforzo collettivo di carità e fra-tellanza è stato già compiuto. Perché glialpini hanno una fede semplice, concre-ta, diretta; una fede che non si perde intante cerimonie, ma è vissuta giorno pergiorno. E questo spirito di fratellanza losi è voluto concretizzare consegnandouna lanterna con la luce benedetta daGiovanni Paolo II nell’anno del Giubileo:

La Messa al Pian della Vegaia, celebrata dal vescovo di Trento mons. Bressan e da mons. Bazzari.

Onori al Labaro scortato dal presidente Perona.

Il rifugio Bozzi dal Forcellino del Montozzo, all’arrivo della colonna 1 e 2 del versante camuno.

una piccola fiammella partita dall’altaredel Papa in Adamello, discesa fino a val-le e donata ai rappresentanti delle dele-gazioni estere di Francia, Germania, Rus-sia e Repubblica Ceca come dono di fra-ternità e di pace. Si conclude così, il 49°pellegrinaggio in Adamello, organizzatodalla sezione di Trento: non un insiemecasuale di persone, non il semplice pia-cere di aggregarsi, ma la dimostrazionereale di un’esigenza che, unendoci, ci fasentire vivi, ci fa sentire fratelli. “Eccoperché - ha concluso Mons. Fasani - seGesù rinascesse oggi, sono certo, pren-derebbe la tessera dell’ANA”. �

218-2012

Luca tra i suoi della 6ª Compagnia

La sezione di Cividale e gli alpinidell’8° Reggimento hanno accolto ilcaporal maggiore Luca Barisonzi

che per la prima volta dopo l’attentatoin Afghanistan ha visitato le sedi del suoreparto a Cividale del Friuli e Venzone. Il 18 luglio Barisonzi si è recato al batta-glione “Tolmezzo” nella sede di Venzone,dove circondato dai colleghi della 6ªCompagnia “La Bella” ha ricevuto il gradodi 1° caporal maggiore. L’indomani è statoaccolto alla sede dell’8° Alpini a Cividaledove, con il comandante col. MicheleMerola, ha salutato la gloriosa Bandieradi guerra. Le penne nere di Cividale hanno organiz-zato con il reggimento la visita che haavuto anche momenti conviviali con col-leghi e amici; Barisonzi ha desiderato for-temente tornare in Friuli a ringraziare ilreparto per il sostegno nei mesi di rico-vero e di riabilitazione e gli alpini in con-gedo, che all’indomani dell’attentatohanno dato vita al progetto “Una casaper Luca”, la raccolta di fondi con cui èstata costruita una casa domotica, cali-brata sulle sue esigenze di ridotta mobi-lità, dove oggi Luca può costruire la suafamiglia con la fidanzata Sarah.

*

La visita in Friuli si è conclusa con una se-rata presso il Green Volley a Faedis (Udi-ne), dove Luca ha presentato il libro “LaPatria chiamò” ed è stato intervistato dalgiornalista Fausto Biloslavo, conoscitoredella terra afgana. Luca ha raccontato la sua storia, il suodesiderio di diventare soldato, un alpino.Poi l’esperienza al reparto, i mesi dell’ad-destramento, la preparazione, l’arrivo inAfghanistan, la sabbia, ovunque sabbia;Bala Murghab, le telefonate a casa, la di-stribuzione degli aiuti umanitari, i giornialla postazione avanzata, in tana, con lapropria squadra. Poi l’attentato. Un rac-conto in un crescendo di emozioni, gliintermezzi della fanfara alpina di Orzano. Sebastiano Favero, giàvice presidente nazio-nale vicario dell’ANAe presidente dellacommissione per lacostruzione della ca-sa, ha raccontato del-l’impegno dell’Asso-ciazione per tutti glialpini in armi e come,conosciute le neces-sità di Luca, sia partitoil progetto per co-

struirgli una abitazione adeguata.La serata è stata dedicata a tutti i milita-ri italiani – oltre 150 – feriti in terra afga-na, e ai 51 Caduti. Al termine la fanfara ha intonato l'Inno diMameli, cantato con commozione datutti. C’erano, tra gli altri, il comandantedella brigata Julia gen. Giovanni Manio-ne, il comandante dell’8° Alpini col. Mi-chele Merola, il consigliere regionale Ro-berto Novelli, il sindaco di Faedis Cristia-no Shaurli, accompagnato da numerosialtri sindaci e consiglieri comunali, chesono stati accolti dal presidente dellasezione di Cividale Pierluigi Parpinel edal presidente del Green Volley FrancoBertossi.�

PER LA PRIMA VOLTA DOPO L’ATTENTATO, NELLA CASERMA DI VENZONE

228-2012

pacifico e buono che tutte le sere legge-va per più di un’ora il breviario romano, inlatino. Nomi come Grappa, Pasubio e Or-tigara venivano pronunciati quasi sotto-voce in famiglia, con un misto di sacralitàe di rispetto. Sarebbe successo anchecon la Julia e il suo calvario in Russia.La storia dell’Ortigara dovrebbe essere

Mio nonno Bepi, invalido di guer-ra, due ferite e una Medaglia diBronzo, si svegliava di sopras-

salto nel cuore della notte, urlando: so-gnava di andare ancora all’assalto sull’Or-tigara. Io ero un bambino e quel nome misembrava davvero terribile se faceva tan-ta impressione a mio nonno, un uomo

inserita nei testi scolastici e compresanelle uscite di classe come indispensabi-le lezione di pedagogia civile e morale.Perchè altrimenti non si comprende cosasignifica sacrificio e senso del dovere,concetti vuoti se non vissuti. Ma, in con-trapposizione a questi sentimenti cheerano della stragrande maggioranza dei

È sempre più…Ortigara!

È sempre più…Ortigara!

di Giangaspare Basile

Gli onori ai Caduti all’interno del Sacrario del Leiten.

238-2012

nostri soldati, la lezione di storia non cirisparmia l’inadeguatezza di tanti genera-li che facevano la guerra a tavolino e liti-gando fra loro caparbiamente mandava-no a morire migliaia di uomini per con-quistare posizioni imprendibili e indifen-dibili. E con le stesse strategie, ripetitive,senza speranza. Quella terra di nessuno che era il vallonedell’Agnellizza, chiamato vallone dellamorte, vedeva ogni giorno la recita dellostesso spettacolo: i nostri battaglioniche si avvicinavano alle pendici dellamontagna, gli austriaci che dalle trincee,dalle caverne, dagli anfratti li falciavanocon le mitragliatrici, i mortai e le artiglie-rie che sparavano dalla Valsugana e dallaFolgaria. Quando una quota era conqui-stata veniva subito ripresa dal nemicoche impiegava ogni mezzo: granate, gasasfissianti, bombe a mano: così, per tuttoquel tragico giugno 1917. Fino al giorno 25quando, dopo l’ultima strage i nostri co-mandi considerarono persa la battagliadell’Ortigara.Era costata la vita a quasi 24mila uomini,metà dei quali alpini. Solo nell’ultimogiorno di disperati attacchi ci furono5.969 morti, senza contare i feriti e i di-spersi. I 22 battaglioni alpini erano statipiù volte decimati e ricostituiti, eranostate impiegate anche le riserve, manda-ti all’assalto rincalzi senza alcun adde-stramento. Da allora questa montagna èil simbolo del martirio degli alpini e ognianno ne coinvolge sempre di più. Di queiCaduti, di quei sopravvissuti è stata rac-colta l’eredità e la memoria. Ecco perchénon si sale impunemente all’Ortigara.

*Percorrendo la tortuosa e accidentatastrada a fondo battuto che i genieri au-striaci dedicarono al principe della Co-rona Otto d’Austria, si vedono ancora i

resti di appostamenti, costruzioni, pro-tezioni a secco, tutta una serie di ac-quartieramenti. E, man mano che si sale,tutt’intorno il terreno è sempre più acci-dentato, disseminato da buche dellegranate italiane, una terra bruciata, sen-za alberi, rimasta così da allora. E sullacima le poderose trincee scavate nellaroccia, le gallerie che portano ai nidi

delle mitragliatrici. Il vallone dell’Agnel-lizza ora è coperto dai mughi che hannosteso un pietoso tappeto su quella de-solazione, ma, a guardarlo bene, rivelaun terreno sconvolto dal quale spuntaqua e là un pezzo di reticolato, una la-miera arrugginita. Domina la cima la sagoma della ColonnaMozza, accanto alla quale gli alpini si so-no raccolti in un grande abbraccio: unatrentina di vessilli, tanti gagliardetti, igonfaloni di Enego, di Foza, Gallio eSchiavon, quello della Regione Veneto èaccompagnato dall’assessore Elena Do-nazzan. Ci sono lo stendardo dell’Asso-ciazione dei veterani di Slovenia (per laprima volta sull’Ortigara) con il gen. Ia-mez Cavar e il colonnello Fedia Vanicargià addetto militare a Roma, una pattu-glia degli Erzherzog Rainer di Salisburgoe dei Tiroler Kaiserjäger di Jenbach. Entranello schieramento il nostro Labaroscortato dal presidente Perona, dal col.Sfarra comandante del 7° Alpini e dalConsiglio Direttivo Nazionale; gli rendegli onori un picchetto armato del 7°.

La Messa all’altare da campo accanto alla Colonna Mozza, concelebrata da don Rino Massellacon mons. Bruno Fasani e il cappellano sloveno don Milan Pregelj.

Lo schieramento al Lozze.

Perona abbracciato dal gen. Primicerj dopo il suo appassionato discorso.

248-2012

Sul piccolo spiazzo dove fanno coronagli alpini è allestito l’altare da campo perla celebrazione della Messa che sarà of-ficiata da don Rino Massella, cappellanodella sezione di Verona (la sezione cheogni anno con quella di Asiago e Maro-stica organizza il pellegrinaggio) affian-cato da mons. Bruno Fasani e dal cappel-lano sloveno Milan Pregelj. È stata unaconcelebrazione bilingue, che non sto-nava affatto in quel contesto di bandierediverse in un luogo che fu di tragedia e dimorte. “Non avevamo nemici, solo av-versari”, ha detto don Rino all’omelia.“Siamo fratelli”. Ha preso lo spunto dallagrande pagina del Vangelo che raccontadi Gesù che insegna nella sinagoga dellasua Nazaret, della sua normalità che su-scita scandalo, incomprensione se nonaddirittura fastidio. In contraddizione,oggi come allora, in una società che cre-de solo nel denaro e nel potere, indiffe-rente nei riguardi di chi parla di amore edi speranza. “Ma profeti possiamo essereanche noi – ha concluso – con l’esempiod’una vita vissuta bene, per quella viastretta che è quella della Croce”.Conclusa la Messa, alpini, vessilli, gagliar-detti e bandiere si sono trasferiti al cip-po austriaco, dove sono stati resi glionori ai Caduti, ed è stata deposta unacorona al suono del “Silenzio”. Poi tutti a valle, per tortuosi percorsi,lungo la conca dell’Agnellizza piena distoria, di eroismi estremi, di umanità vio-lentata. Al Lozze, dove attendevano cen-tinaia di persone e numerosi sindaci, c’èstato un commovente fuori programma:all’interno della chiesetta dedicata ai Ca-duti gli alpini vicentini avevano posto,coperto da un tricolore, un quadro conla foto di Matteo Miotto, ucciso in Af-ghanistan. A scoprirlo sono stati i genito-ri di Matteo, Ferdinando e Anna. Non cisono stati discorsi, bastava lo strazio deigenitori e la commozione del generalePrimicerj e del nostro presidente Perona.Un abbraccio ha detto molto di più del-le parole. Al termine della Messa cele-brata dal cappellano del 7°, don Angelo, ilgen. Primicerj ha portato il saluto degli

alpini in armi, ha parlato della Taurinenseche sta partendo per l’Afghanistan e del-la Julia che darà il cambio a marzo del-l’anno prossimo, ed ha concluso con lavicinanza affettuosa fra alpini in armi e incongedo e i valori comuni che ci unisco-no in un’unica famiglia.“L’Ortigara sarà sempre il punto di riferi-mento degli alpini!” - ha esordito il presi-dente Perona - Qui veniamo in umiltà, ela cosa più bella è trovare le delegazionidegli altri Paesi, austriaci e sloveni: i no-stri morti possono vivere una giornata di

gioia”. È risalito alle origini dell’Associa-zione per dire che nulla è cambiato, chegli alpini in armi sono i degni eredi di co-loro che hanno fondato l’Associazione,che sono la continuità. Ha ricordato lasua intensa settimana: all’esercitazioneal Falzarego, a Sedico, nel bellunese, almuseo del 7° Alpini che conserva un sas-so raccolto a Cima Vallona, macchiatodal sangue dell’alpino Armando Piva, poinel Trevigiano, a visitare uno degli ottocampi-scuola di Protezione Civile perragazzi che il Dipartimento ha affidatoall’ANA. E infine a Monte Tomba, adinaugurare un mosaico alla chiesetta deiCaduti. “Questo è il mio ultimo pellegri-naggio sull’Ortigara da presidente nazio-nale – ha detto con commozione men-tre dagli alpini saliva un applauso – maaltri verranno dopo di me e riprenderan-no il cammino con gli stessi valori”. Ementre l’applauso continuava il generalePrimicerj gli si è avvicinato e lo ha ab-bracciato. �

Gli onori ai Caduti austroungarici.

Il cippo austriaco.

Tre generazioni: nonna Marisa (tre figli e maritoalpini), la figlia Paola e la piccola Elena.

La sala del “Grillo parlante”, dove è stata messa in scena una rievocazione della Grande Guerra da parte dello storico Stefano Paiusco e gli intermezzi del coro San Maurizio del gruppo di Vigasio (Verona).

258-2012

Ricordando i Cadutidel Monte CervinoCommemorati a Cervinia i Caduti

del battaglione Monte Cervino: èstata, quella di quest’anno, la 54ª

cerimonia, suggestiva come la prima. An-zi, con il passare degli anni si ha l’impres-sione che ci sia sempre una maggiorepartecipazione di sezioni e di alpini: c’e-

rano i vessilli di Aosta, Torino, Ivrea, Asti,Domodossola, Pinerolo e Sondrio e unaquarantina di gagliardetti.E poi il comandante del Centro Adde-stramento Alpino gen. Antonio Maggi, ilcol. Carlo Sardi comandante del 4° reggi-mento alpini paracadutisti Ranger, le si-

Onore ai Caduti: da sinistra il consigliere nazionale Zorio, il gen. Maggi, l’assessore Chatrian, il presidente sezionale Bionaz, il col. Sardi.

gnore Vittoria Reginato, vedova dellaMedaglia d’Oro al V.M. Enrico Reginato eMaria Ingignoli, nipote della Medagliad’Oro al V.M. Mario Bonini.La manifestazione è stata aperta dallasfilata per le strade di Cervinia, cadenza-ta dalla fanfara della sezione di Aosta.Seguivano un picchetto armato dal 4°reggimento alpini, il consigliere naziona-le Renato Zorio, il presidente della sezio-ne di Aosta Carlo Bionaz, l’assessore alTurismo Massimo Chatrian, autorità mili-tari e civili, un gruppo storico, rappresen-tanti di associazioni d’Arma, i vessilli e igagliardetti con numerosi alpini. La sfila-ta è proseguita fino alla cappella deglialpini che domina il paese da un poggioai piedi del Cervino, per l’alzabandiera ela deposizione di una corona ai piedi del-l’altare dei Caduti. Sono seguiti i discorsi e infine la Messa,concelebrata dal parroco don Paolo Pa-pone e dal cappellano militare don Fla-vio Riva.�

Le signore Reginato e Ingignoli, scortate da un ufficiale dei parà e dal consigliere Zorio.

di Alessandro Celi

268-2012

COLLE DI NAVA

di Matteo Martin

“Eravamo una famiglia, non solo soldati…”

AL RADUNO NAZIONALE AL COLLE DI NAVA I REDUCI DELLA CUNEENSE RACCONTANO

L’incontro del presidente Perona con alcuni reduci.

278-2012

Silenzio al Sacrario del Colle di Na-va. In piedi, uno accanto all’altro,gli ultimi reduci della gloriosa Divi-

sione Cuneense rendono omaggio al ge-nerale Emilio Battisti e ai Caduti fra iquali volle riposare per sempre. Le loromani salgono lentamente alle tese deicappelli, nel fisico il peso degli anni, nel-le parole tanta voglia di raccontare. Nar-rano della ritirata, della prigionia, accen-nano alle sofferenze che hanno patitonell’animo e nel corpo, e sono tutti d’ac-cordo quando qualcuno di loro dice chelaggiù “non ci siamo persi d’animo per-ché non eravamo solo dei soldati, erava-mo una famiglia”. Ed essere a Nava, infondo, è come partecipare ad un incon-tro di famiglia a cui non si vuole manca-re.Sul prato antistante al Sacrario una selvadi vessilli e gagliardetti, la fanfara dellaTaurinense, gli alpini in armi del 2° reggi-mento comandato dal col. Cristiano Chi-ti e i gonfaloni delle associazioni com-

L’onore ai Caduti dopo la posa della corona di alloro al monumento.

Nel ricordo dei commilitoni Caduti.

288-2012

battentistiche e d’arma cingono come inun abbraccio i reduci, salutati calorosa-mente dal presidente Corrado Perona edai consiglieri nazionali Curasì, Duretto,Greco e Lavizzari.Tra loro c’è il sergente maggiore Leonar-do Sassetti, l’artigliere Giuseppe Albis,Albino Carbone del 1° Alpini, ultima Me-daglia d’Argento vivente della DivisioneCuneense e Pietro Piovano del battaglio-ne “Mondovì”. Tutt’attorno le personesalite al Colle per gli alpini, in una terra diconfine che unisce le genti di due Regio-ni, al di qua la valle Arroscia, al di là il Ta-naro piemontese e tutt’attorno i paesiche hanno battezzato i nobili battaglioni:Pieve di Teco, Ceva, Mondovì.“Essere qui - ha detto Perona nel suo in-tervento - vuol dire anche essere accan-to alla gente che non ha dimenticato iloro cari morti in guerra. Questi raduninon sono pervasi di retorica ma di vogliadi stare accanto ai reduci, che hannosempre qualcosa da insegnare”. Parlandodel momento difficile dell’Italia, Peronasi è soffermato sulle parole che pocoprima aveva pronunciato l’on. EugenioMinasso, e ha auspicato che nella politi-ca ci possa essere un’iniezione positiva dipassione e d’amore per il Paese, un po’ diquel “cuore alpino” che faccia superaregli ostacoli, pur sapendo che nulla è do-vuto senza sacrificio.Un esempio su tutti è quello del sergen-te Giacomo Alberti, Medaglia d’Argentoal V.M., scomparso nel marzo scorso e al

La dedica a Giacomo AlbertiIl sergente Giacomo Alberti, classe 1921,reduce di Russia era l’ultima Medagliad’Argento al Valor Militare del batta-glione Pieve di Teco. Gli alpini gli hannodedicato una targa al Sacrario del Colledi Nava (nella foto). Questa la motivazione della Medagliad’Argento al V.M.: «Comandante disquadra fucilieri, ricevuto l’ordine diproteggere col proprio reparto il ripie-gamento della Compagnia, dimostravacapacità e ardimento. Durante una inte-ra giornata di lotta sanguinosa si batte-va con tenacia e valore, contrassaltan-do ripetute volte il nemico preponde-rante e animando i dipendenti con l’e-roico suo esempio. Successivamente, inpiù giorni di ripiegamento nella steppa,

benché dolorante per congelamento ai piedi, animava e guidava il suo reparto fi-no a condurre in salvo i suoi uomini. Magnifico esempio di tenacia, di ardimento edi dedizione al dovere». Fronte Russo, 17-26 gennaio 1943.

*Nel dopoguerra, a Imperia, Alberti svolse la sua vita imprenditoriale, riuscendo acreare dal nulla un complesso industriale tra i più importanti d’Italia. Secondo dicinque figli di una famiglia di agricoltori, rimase orfano del padre a 9 anni. La suaazienda nacque nel 1948 con un piccolo centro per la raccolta e la vendita del lat-te. Poi, negli anni successivi, grazie alla gestione oculata e ad un grande fiuto im-prenditoriale, l’azienda fiorì: uno stabilimento a Oneglia e, nel 1972, il nuovo, tec-nologico stabilimento a Pontedassio. Negli anni successivi la crescita e l’estensio-ne territoriale dell’attività nelle province di Genova e di Cuneo; la costruzione diun centro di raccolta del latte a Genola, un caseificio per la produzione del granae un punto vendita che, in qualche anno, diviene un grande centro commerciale.

quale è stato dedicato questo 63° raduno. Il presidente Pe-rona lo ha ricordato con commozione: “È stato un punto diriferimento per tutti; quando parlavo con lui era come separlassi con mio padre”. Il suo successo nella vita è statoesemplare: tornato dalla guerra nella sua Imperia, Albertiriuscì a creare dal nulla, superando tante difficoltà, un com-plesso industriale che oggi è tra i più importanti d’Italia.Il raduno, cerimoniere Gian Paolo Nichele, è proseguitoscandendo il rituale consolidato, con i discorsi delle auto-rità, dell’assessore Giorgio Sappa in rappresentanza del sin-daco di Pornassio - presenti anche numerosi sindaci dellazona e Lino Langella, papà di Giorgio, caduto in Afghani-stan nel 2006 - e del presidente della sezione di ImperiaVincenzo Daprelà. Quindi la Messa, accompagnata dal coroMonte Saccarello e dalla fanfara alpina Colle di Nava, cele-brata da don Matteo Boschetti, particolarmente vicino allafamiglia alpina poiché il nonno perì nella difesa di Corfù.Durante l’omelia ha letto la toccante lettera di Natale del’42 di Peppino Prisco: «Ma noi siamo tornati… ogni anno sia-mo là, su quella neve a chiamarli. Fratelli nostri, noi vi ricor-diamo». L’ultima nota del Silenzio. I reduci si attardano alSacrario; ricevono strette di mano, abbracci, raccontano,salutano e sorridono. Anche quest’anno la famiglia alpina ètutta attorno a loro.�

298-2012

Da Cima Vallonamessaggi di speranza

Una cerimonia semplice ma, comesempre, molto partecipata, quellasvoltasi davanti alla chiesetta di

cappella Tamai, a San Nicolò di Comeli-co, edificata e consacrata in occasionedel 3° anniversario dell’eccidio di CimaVallona, avvenuto il 25 giugno 1967. Eranopresenti numerose autorità militari e civi-li e i familiari delle vittime: Gabriella Piva,sorella dell’alpino Armando, i fratelli delsergente Olivo Dordi, la moglie del sot-totenente Mario Di Lecce, Graziella,mentre il figlio del capitano dei carabi-nieri Francesco Gentile, Massimo, hamandato un messaggio di partecipazionee saluto. Fra i presenti, anche il sergenteMarcello Fagnani, Medaglia d’Argento alValor Militare, unico superstite della pat-tuglia antiterrorismo, rimasto gravemen-te ferito nell’attentato. Don Fabio Fiori hacelebrato la Messa, ponendo l'accentonell'omelia sull’importanza del ricordo. In precedenza le autorità intervenuteavevano ribadito il profondo significatodella ricorrenza legata al sacrificio dei

quattro militari ma anche per onorare lamemoria di tanti altri militari periti neglianni di sangue del terrorismo altoatesino. Il sindaco di San Nicolò di ComelicoGiancarlo Ianese ha espresso la parteci-pazione di tutti i suoi concittadini, il pre-sidente della sezione Cadore AntonioCason ha ricordato il ruolo e l’impegnodell’Associazione per tutelare i valoriprofondi della nostra storia e della no-stra cultura. “Fino a quando ci sarà un al-pino - ha detto Cason - i Caduti di CimaVallona e tutti i Caduti per la patria ver-ranno ricordati come simboli del massi-mo sacrificio”. Il generale di Divisione Enrico Pino, co-mandante militare dei Triveneto, si ècomplimentato con quanti organizzanoannualmente la celebrazione: “Il ricordodei Caduti di quegli anni terribili deveservire da monito e da sprone affinchéoggi si lavori per mantenere la pace, dan-do sicurezza alla popolazione. È quelloche le Forze Armate fanno quotidiana-mente in Italia ed all'estero”. La presenza

LA COMMEMORAZIONE DELLE VITTIME ALLA CAPPELLA TAMAI

L'intervento del presidente del consiglio provinciale di Bolzano Mauro Minniti. Alle sue spalle, il sindaco di San Nicolò di Comelico Giancarlo Ianese, la vice prefetto Barbara Magi, i parenti dei Caduti: Gabriella Piva sorella dell’alpino Armando, i fratelli Dordi e Graziella Di Lecce,moglie di Mario e il gen. D. Enrico Pino.

della Provincia autonoma di Bolzano èstata assicurata dal presidente del Consi-glio provinciale Mauro Minniti, che ha ri-cordato il difficile cammino della convi-venza pacifica intrapreso in Alto Adigedopo i laceranti conflitti degli anni ’60 e’70 che seminarono tante vittime in pro-vincia di Bolzano, minando i rapporti fra itre gruppi linguistici. “La storia purtropponon può essere cambiata - ha detto Min-niti - ma è possibile leggerla in modo di-verso, condividendo nuovi valori, senzamai dimenticare la tragedia vissuta dallefamiglie che hanno perso i loro cari”.In chiusura di cerimonia il vice prefettoBarbara Magi ha letto un messaggio delministro della Difesa Di Paola ed il consi-gliere nazionale Onorio Miotto, che eracon il revisore nazionale dei conti IldoBaiesi, ha ricordato la bellissima Adunatanazionale degli alpini svoltasi in maggioproprio a Bolzano e lo straordinario con-tributo dato dagli alpini all’abbattimentodelle barriere soprattutto psicologichefra cittadini di lingua tedesca e italianache hanno scoperto la sintonia di valori,nel rispetto reciproco. “Un segno che itempi stanno davvero cambiando”, haconcluso Miotto. Da Cima Vallona vieneun messaggio di speranza.

di Livio Olivotto

“Belle famiglie” in digitale

Dal mese di settembre le immaginidella rubrica “Belle famiglie alpi-

ne” saranno pubblicate dalla redazio-ne in un album digitale, nel portalewww.ana.it. I lettori possono inviare [email protected] (rif. “Belle famiglie”) lafotografia con i nomi delle persone ri-tratte, una breve descrizione e l’indi-cazione del reparto in cui hanno fattola naja. Ricordiamo che per essereconsiderata “Famiglia alpina” nella fo-to devono essere presenti, con il cap-pello, almeno due parenti alpini. �

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L’ESERCITAZIONE PER TESTARE L’ADDESTRAMENTO DEI REPARTI

In genere si dice – e scrive – che “l’e-sercitazione è perfettamente riusci-ta”. Ma questa, svolta sulle Torri del

Falzarego da alcuni reparti delle TruppeAlpine con il supporto di altre unità del-le forze speciali dell’Esercito, è qualcosadi unico. Lo stesso ambiente selettivomontano, con le sue difficoltà che met-tono alla prova anche gli stessi speciali-

sti, dimostra il grado di preparazione e diaddestramento raggiunto dai nostri alpi-ni ormai prossimi ad affrontare ancorauna volta, con i cinque reggimenti dellaTaurinense, la difficile missione in Afgha-nistan. Una missione che inizia questomese di settembre per concludersi amarzo dell’anno prossimo, quando la bri-gata riceverà il cambio dalla Julia. Per

molti alpini sarà un ritorno in Afghani-stan, essendo dei veterani: hanno acqui-sito una preziosa esperienza, ma la deli-catezza della missione e i rischi che com-porta richiedono ugualmente addestra-mento di alto profilo.

*In un palcoscenico naturale unico almondo per bellezza e significato storico,grazie anche ai collegamenti video resipossibili dal 2° reggimento trasmissionialpino e all’efficace organizzazione logi-stica del reparto comando e supportitattici “Tridentina”, le moltissime perso-ne intervenute - tra le quali il nostro pre-sidente nazionale Corrado Perona e alcu-ni consiglieri nazionali - hanno applaudi-to sia la dimostrazione tecnico-tatticafornita da 400 alpini appartenenti allebrigate Julia e Taurinense e al Centro Ad-destramento Alpino, abili nel districarsiin tecniche di progressione in parete emanovre di soccorso create con abilitàdal personale istruttore, sia l’atto tatticoin cui è stato simulato un episodio vero-simile nell’impiego dei militari italiani inoperazione.Significativa, al riguardo, la presenza de-

Di scenaal Falzarego

Di scenaal Falzarego

NOSTRI ALPINI IN ARMI

Il palco delle autorità civili e militari.

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gli incursori del 9° reggimento “Col Mo-schin” e dei paracadutisti del 185° reggi-mento acquisizione obiettivi, vera novitàdi questa edizione che, assieme ai Rangerdel 4° reggimento alpini paracadutisti,costituiscono la forza selezionata dell’E-sercito per operazioni speciali; insiemehanno fornito una dimostrazione praticadel loro alto livello addestrativo che,unitamente all’impiego delle più moder-ne tecnologie per l’analisi e lo studio delterreno, li rende particolarmente idoneiad agire in situazioni di crisi.Nelle varie fasi dell’esercitazione sonointervenuti anche gli elicotteri dell’Aero-nautica della base di Istrana e quelli dei

reparti dell’aviazione dell’Esercito, dislo-cati a Bolzano, Rimini e Casarsa.

*Al termine dell’esercitazione, il capo diStato Maggiore dell’Esercito gen. Clau-dio Graziano, ha espresso il suo entusia-smo al comandante delle Truppe alpinegen. Alberto Primicerj per l’organizzazio-ne e la piena riuscita dell’attività e, rin-graziando le numerose autorità interve-nute ha ricordato l’importanza di mo-menti addestrativo-operativi come que-sto, in considerazione del fatto che lamaggior parte degli scenari in cui opera-no i soldati italiani si identifica con quel-lo montano e prevedono quindi che i re-parti siano perfettamente preparati siadal punto di vista fisico che mentale.�

NOSTRI ALPINI IN ARMI

Foto e servizio Comando Truppe Alpine © 2012Un istruttore impegnato in parete.

La simulazione del recupero di un ferito.

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NOSTRI ALPINI IN ARMI

Gli alpini della Julia in un Battle Group europeo

Dallo scorso luglio l’Unione Euro-pea ha a disposizione un BattleGroup di pronto impiego di circa

2.500 uomini, a guida italiana, in grado diintervenire in un raggio di 6.000 chilo-metri da Bruxelles, con un ridotto tempodi reazione di 5-10 giorni e un’autonomiafino a quattro mesi. Potrà essere impie-gato per assolvere i compiti sanciti dagliaccordi di Petersberg che comprendonosia la separazione con la forza delle partiin conflitto, sia azioni di supporto uma-nitario.La brigata multinazionale, comandata dalgen. Giovanni Manione, è composta dacirca 2.000 militari italiani - in gran partealpini della “Julia” - e da oltre 400 milita-ri ungheresi e sloveni. Si articola su un’u-nità di manovra a livello reggimento, sureparti di combat support (quali artiglie-ria, genio, difesa Nbc, intelligence, eli-cotteri, forze speciali) e di combat servi-ce support (quali, tra gli altri, il reggimen-to logistico di manovra e l’ospedale dacampo) e si avvale, inoltre, del personaledella brigata trinazionale MultinationalLand Force, formata sulla base della “Ju-lia”, e ha il suo quartier generale a Udine,

presso il comando dell’unità friulana.Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito,gen. C.A. Claudio Graziano e il coman-dante delle Forze Operative Terrestrigen. C.A. Roberto Bernardini, hanno assi-stito alle fasi conclusive dell’esercitazio-ne “European Wind 2012”, svolta nellearee addestrative di Gemona del Friuli,Artegna ed Osoppo (Udine), con cui l’Eu-ropean Union Battle Group ha consegui-to la piena capacità operativa. “È unostrumento snello, rapido e professionale– ha sottolineato il gen. Graziano – ingrado di operare su richiesta dell’UnioneEuropea, un esempio della professiona-lità delle truppe italiane e della loro ca-pacità d’integrazione con gli eserciti al-leati”.�

L’alzabandiera con le bandiere ungherese, italiana e slovena.Sotto: un momento di un’esercitazione.

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NOSTRI ALPINI IN ARMI

DA NAPOLI AL TONALE GLI ALLIEVI DELLA SCUOLA MILITARE NUNZIATELLA

Cosa lega l’uomo alla montagna? “Ildesiderio di trovare il silenzio, distare a contatto con la natura, la

voglia di superare se stessi…”. Risponden-do a questa domanda gli allievi del 223° e224° Corso della Scuola militare “Nunzia-tella” di Napoli, comandata dal colon-nello Bernardo Barbarotto, sono statiprotagonisti di un’intensa attività adde-strativa che li ha portati ad un gradualeavvicinamento alla montagna.La “Nunziatella”, fondata nel 1787, è lascuola militare più antica d’Europa ed èstata frequentata da generazioni di allie-vi illustri, da Carlo Pisacane al Re d’ItaliaVittorio Emanuele III, conquistando ilprimato di istituzione di élite ben oltre iconfini della propria città.Il campo estivo si è svolto dal 10 al 23giugno tra le splendide montagne delTonale. Gli allievi, al comando del ten.col. Giuseppe Fiore e coordinati dalmagg. Giovanni De Ienner, entrambi alpi-ni, hanno risieduto per l’intero periodopresso la base logistico-addestrativa diPasso del Tonale (a quota 1880 metri).Giorno dopo giorno, i cadetti si sono ca-

lati nel ruolo del soldato “in azione” ci-mentandosi con i rudimenti dell’adde-stramento individuale, al combattimen-to, nell’applicazione pratica della topo-grafia, in lezioni di tiro con armi indivi-duali, nell’elisbarco e nella marcia in ter-ritorio montuoso.

Saranno ufficiali, forse alpini…

I cadetti in marcia e sulla cima, con sorrisi e Bandiera, per la foto che farà parte dell’album dei ricordi.

Tutte le attività svolte hanno avuto co-me scopo quello di educare gli allievi al-la salvaguardia dell’ambiente, alla cono-scenza dei pericoli nascosti della monta-gna e, grazie alla professionale collabo-razione di un team di esperti del Coman-do Truppe alpine di Bolzano, quello diconoscere i metodi di ricerca e soccorsodi persone travolte da valanga. Infatti,come ha detto il grande alpinistaReinhold Messner, che i cadetti hannoincontrato in occasione della visita almuseo di Bolzano dedicato al binomiouomo-montagna: “Non basta prevederetutto ciò che può accadere; la montagnavive, e conoscerla è come ampliare i pro-pri confini”.“La montagna è una palestra di vita per-ché allena ad affrontare le sfide più ar-due che incombono su ognuno di noi –ha detto uno dei cadetti al termine del-l’esperienza al Tonale - ed a sopportare ilproprio peso e quello dello zaino chepiù si sale e più pesa. La salita sembra in-terminabile e la discesa è molto faticosa,ma sono impagabili ed indescrivibili leemozioni che si provano quando si è incima, ed allora si apprezza la montagna esi scopre la bellezza di conoscere se stes-si”. Una verità che gli alpini sanno dasempre.�

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FORCA DI PRESTA: LA GARA DI MARCIA CHE PORTA AL “GIACOMINI”

Posto sulla dorsale fra Marche e l’Umbria è aperto tutta l’estate: ha 40 posti letto eun’ottima cucina – È incorso l’ampliamentograzie ai fondi giàdestinati dal CDN eall’opera dei volontaridella sezione Marche

Molte, e di straordinaria sugge-stione, sono le leggende che latradizione attribuisce ai Monti

Sibillini permeandoli di un’aura di fascinoe di mistero.È sufficiente evocare i nomi ed i luoghiper dare libero corso alla fantasia suquesto gruppo montuoso dell’Appenni-no Umbro-Marchigiano. Basti pensare al Lago di Pilato, piccolospecchio d’acqua di origine glaciale po-sto nel versante interno del Monte Vet-tore (metri 2478), nel quale ha trovato ilsuo habitat, unica specie al mondo, il

“Chirocefalo del Marchesoni”, piccolocrostaceo d’acqua dolce, color rosso-co-rallo, che ha la peculiare caratteristica dinuotare con la superficie ventrale delcorpo rivolta verso l’alto. Ed è sul MonteVettore che si svolge da ormai qua-rant’anni, nel mese di giugno, l’unica garadi sci su neve naturale nell’Italia peninsu-lare. E poi il Monte Sibilla, che prende il nome

dalla maga che secondo la leggenda abi-tava in una grotta in prossimità della vet-ta, la cui leggenda ha dato il nome all’in-tera catena montuosa. E, ancora, il Mon-te Priora ed altre cime ancora.In questo suggestivo scenario, sul valicodi Forca di Presta, posto tra le Marche el’Umbria, gli alpini marchigiani negli anniSessanta vollero progettare e realizzarela “loro casa”, il Rifugio ANA “Medagliad’Oro Giovanni Giacomini”, presso il qua-le si svolge ogni anno la gara di corsa inmontagna “Giro da Rifugio a Rifugio”, cheha un sempre crescente numero di con-correnti - quest’anno hanno superato letrecento unità - oltre a centinaia di par-tecipanti al raduno sezionale che ha ini-zio il sabato pomeriggio con la deposi-zione di corone di alloro presso il monu-mento ai Caduti del piccolo borgo delComune di Arquata del Tronto.Da citare inoltre l’entusiastica partecipa-zione, anche se numericamente mode-sta, degli alpini motociclisti in occasionedel recente raduno presso il rifugio con ilpresidente del sodalizio Francesco Taja-na che ha voluto sottolineare l’acco-glienza ricevuta, la bellezza dei luoghi ela valenza della struttura del “Giacomini”.Tornando alla gara, l’impegnativa e com-plessa organizzazione è stata affrontatae risolta al meglio, tanto da chiedere, ed

Da rifugio a rifugio

Il rifugio ANA “Giovanni Giacomini”.

La Messa al campo.

di Enzo AgostiniReferente Centro Studi ANA Sez. Marche

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ottenere dal prossimo anno, l’inserimen-to nel calendario nazionale ANA con unaprova di corsa a staffetta.Per quanto riguarda l’aspetto agonistico,Antonio Carfagnini del Team Tecnica Po-distica, si è aggiudicato questa 39ª edi-zione ed il relativo trofeo “Nino Allevi”(ufficiale del btg. Vestone). Nella catego-ria donne, prima classificata AlessandraCarlini della società Avis Ascoli Ma-rathon. Primo classificato della categoriasoci ANA Bruno Brigidi del gruppo ANAdi Ascoli Piceno, il quale si è aggiudicatoil trofeo “cap. Guglielmo Abate” ed ilprestigioso trofeo messo a disposizionedalla Sede Nazionale ANA. Finita la pre-miazione, tutti a tavola, allietati dai can-ti del Coro Stella alpina del gruppo diIsola del Gran Sasso. L’impegno della Sezione è continuo conl’opera dei volontari nell’esecuzione del-le opere di ampliamento del rifugio, cheè di proprietà ANA, come il Contrin e ilSoggiorno alpino di Costalovara. Recen-temente hanno effettuato un sopralluo-go i consiglieri nazionali Renato Zorio eFranco Munari – il primo, presidente e, ilsecondo, componente della Commissio-ne Grandi Opere – i quali hanno verifica-to la correttezza tecnico-economica de-gli interventi di ampliamento per i qualisono stati destinati i relativi fondi. Va

detto che l’entusiasmo degli alpini mar-chigiani e la loro disponibilità consento-no di abbattere notevolmente i costi. Intanto, il rifugio è perfettamente opera-tivo, ha un’ottima gestione, una capacitàdi 40 posti letto ed una cucina in gradodi far apprezzare le sue specialità. È aper-to per tutta la stagione estiva (e i finesettimana, finché non nevica!). Inoltre è

in una posizione geografica mozzafiato:può essere raggiunto anche in auto, machi ama la camminata in montagna ha diche rifarsi lo spirito e riempirsi il cuorecon lo splendido scenario in cui è im-merso. Lo storico gestore del rifugio èGino Quattrociocchi, con i suoi famiglia-ri; tel. 0736.809278: cell. 347.0875331,e-mail: [email protected]

La partenza dei concorrenti.

A Linz il 12 ottobrel’incontro italo-austriaco

Gli incontri italo-austriaci della pace organizzati dalla Croce Nera dell’Alta Au-stria per onorare i Caduti e le vittime civili di guerra sono ormai divenuti unatradizione anche per le nostre sezioni del Nord-Est che vi partecipano con

proprie delegazioni. Il prossimo avverrà venerdì 12 ottobre al cimitero militare di Linz,in località Wegscheid-Traun, dove durante la Grande Guerra esisteva un campo di pri-gionia e dove sono sepolti 5.163 soldati, dei quali 1.360 italiani, deceduti per malattieo a causa delle ferite riportate nei combattimenti.Alle 15 la fanfara militare eseguirà gli Inni nazionali di Italia ed Austria. Seguirà il ben-venuto del comandante militare e del sindaco di Traun, Harald Seidl. Quindi sarà sco-perto un cippo con la targa metallica e testo bilingue a ricordo della 21ª edizione de-gli incontri italo-austriaci della pace e la relativa benedizione da parte del vescovoemerito di Linz, il benedettino padre Maximilian Aichern. Infine la deposizione di co-rone ai Caduti al suono della fanfara, i discorsi ufficiali in italiano e tedesco e la visitaal cimitero e alla cappella dedicata ai Caduti.È prevista la presenza dell’ambasciatore italiano a Vienna, dell’addetto militare, di unarappresentanza di Onorcaduti e di vessilli e gagliardetti della nostra Associazione. �

Storia di cinque Croci e due eroiQuesta è la storia di cinque croci,

su altrettante bellissime vettedelle Dolomiti bellunesi, e di

due eroi, uccisi dalla montagna che erala loro palestra di coraggio e generosità.La storia comincia quando tre alpini del-la Julia – Giorgio Dal Pos, Renato Sartor,Gino Barazza e un amico degli alpini,Giorgio Ottavia, tutti iscritti alla sezionedi Conegliano, da sempre amanti dellemontagne che circondano San Vito diCadore, decidono di donare una crocealle cinque vette più amate: il superboPelmo, l’Antelao “re delle Dolomiti”, ilSorapis e il Marcora che non sono dameno e infine il Bel Pra, nel gruppo delleMarmarole. Durante i loro soggiorni ca-dorini, hanno modo di conoscere, e fareamicizia, con i campioni di alpinismo lo-cali, i “Caprioli”, guide che hanno scalatonon solo le varie vette ma che sono sta-te protagoniste di spedizioni nelle piùalte montagne del mondo.L’idea nasce nel 2009, durante la visita dialcune di queste guide nella terra degliamici di Conegliano. Si trattò – raccontaRenato Sartor – di una riunione convi-viale molto “umida, per via del Prosecco,che concilia gli animi”. Ed ecco la propo-sta delle guide: “Voi vivete nella terradove si lavora l’acciaio, perché non ci fa-te delle croci da mettere sulle nostremontagne?”.Tutto viene organizzato a tavolino: i ve-neti costruiranno le croci, i bellunesi sa-liranno a fissarle alla roccia dopo che unelicottero, preso a noleggio, le avrà tra-sportate.Tutto è pronto per il giorno di SantaCroce, il 13 settembre. Sul sagrato dellachiesa il parroco don Riccardo imparti-sce la benedizione alle cinque croci, cisono il sindaco Andrea Fiori, gli alpini diSan Vito e i tre alpini di Conegliano conl’amico Ottavian. Un elicottero prelevaad una ad una le croci – alte due metri e40 – che vengono portate sulle vette esubito imbullonate alla roccia. Missione compiuta. Ma…, ma prima di Natale del 2010 si sco-pre che, pur in pieno inverno, qualcuno èsalito sul Pelmo e ha scardinato la croce.Stupore, indignazione, rabbia degli alpinie della popolazione. Furente anche ilparroco, che dal pulpito parla di “manoarrogante, blasfema e vandalica”. Gli alpini di Conegliano decidono con gli

amici “Caprioli” e il presidente delle gui-de di costruire un’altra croce e di ripor-tarla sul Pelmo. Il giorno programmato èil 10 settembre, giusto un anno fa: l’eli-cottero sarà ancora quello pilotato daDiego Menegus, che preleverà la nuovacroce e la trasporterà sul Pelmo assiemealle guide Alberto Bonafede e Gian LuigiDe Sandre che la fisseranno alla cima co-me avevano fatto con quella distruttadal vandalo.Ma Alberto Bonafede non ci sarà, quelgiorno. Perché con un’altra guida, AldoGiustina, sarà chiamato la notte fra il 30e il 31 agosto a raccogliere l’allarme e larichiesta di soccorso di due escursionistitedeschi bloccati sul Pelmo. Stavano sa-lendo quando erano stati investiti da unascarica di sassi: uno dei due scalatoriaveva un braccio fratturato: impossibilecontinuare o scendere. È notte e imper-versa il maltempo, impiegare l’elicotteroè fuori discussione. Bonafede e Giustina decidono di partirea piedi e di calarsi dalla vetta a cordadoppia fino al punto in cui si trovano idue escursionisti. Tutto procede comeprevisto, ma quando le due guide sonoad una quindicina di metri dai due tede-schi, si stacca letteralmente una gran

massa di roccia – sarà calcolata in 1.500metri cubi – alla quale sono assicuraticon le corde. E precipitano. I due tede-schi assistono impotenti: li vedono pas-sare accanto e precipitare con i massinello strapiombo. Poi lo schianto, sette-cento metri più sotto. I due escursionisti saranno tratti in salvolo stesso giorno. Il recupero del corpo diBonafede e Giustina da parte dei “Ca-prioli” si presenta problematico per lostillicidio di sassi che continua dalla pa-rete. Finalmente sono portati a valle e il5 settembre riceveranno il saluto di tut-ti. Don Riccardo all’omelia promette:“Rimetteremo quella croce sul Pelmoanche in memoria di questi padri di fami-glia che hanno lasciato tutto per soccor-rere degli sconosciuti in pericolo”. E sabato 24 settembre dell’anno corso, lacroce è di nuovo sul Pelmo. Raccontanogli alpini: “Tutti stretti attorno alla nuovacroce abbiamo pregato per Alberto e Al-do. L’abbiamo baciata, perché è il monu-mento alla loro generosità. Il Signoredelle cime li ha messi a guardia delle cin-que croci, perché – è certo – che li lasciaandare per le sue montagne”.Fin qui la storia, che ha avuto un dovero-so epilogo domenica 10 giugno scorso,con il conferimento della Medaglia d’O-ro al Valor Civile alle due guide: “Lumi-nosa e nobile testimonianza di grandecoraggio e di umana solidarietà”. Erano in tanti con gli occhi lucidi all’Au-ditorium di San Vito di Cadore. C’erano isindaci di tutto il territorio, gli esponen-ti delle istituzioni, del mondo del volon-tariato, delle guide e del soccorso alpi-no, gli alpini del gruppo di San Vito con ilcapogruppo Lucio Galeazzi e il presiden-te sezionale Antonio Cason. In prima filaLaura Giustina con il piccolo Erik e Mar-ta Bonafede con i figli Alice e Nicola. Il sottosegretario agli Interni GiovanniFerrara, visibilmente commosso, ha ap-puntato la Medaglia d’Oro al petto delpiccolo Erik e della signora Bonafede.Nessun discorso: “Verso di loro – ha det-to il sottosegretario – portiamo il massi-mo segno di rispetto: il nostro commos-so, riconoscente silenzio”. Trattenendole lacrime il sindaco Andrea Fiori ha pro-messo: “Queste medaglie sono il nostrodebito, il nostro impegno. La comunitàveglierà sulla vita delle famiglie di Alber-to e Aldo”. �

Alberto Bonafede.

Aldo Giustina.

368-2012

IN BREVE

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Rimboschimento del parco del Castello

Ex AUC al lavoro e, nella foto in basso, uno scorcio del Castello.

Quarantadue ex allievi ufficiali del106° corso AUC hanno procedu-to alla messa a dimora di 150

nuove piante nel parco del Castello delgen. Cantore di Aosta, alla presenza delcomandante del Centro AddestramentoAlpino, gen. B. Antonio Maggi e del co-mandante del Corpo Forestale della Val-le d’Aosta, Flavio Vertui.A conclusione del raduno, organizzato inoccasione del trentennale di fine corso, gliex allievi hanno proceduto alla piantuma-zione con piantine fornite dal vivaio regio-nale della Struttura organizzativa flora,fauna, caccia e pesca della Regione auto-noma Valle d’Aosta e con la collaborazio-

ne del personale del Corpo Forestale dellaValle d’Aosta e del Centro AddestramentoAlpino. Sono stati piantati abeti, pini, acerie bagolari per colmare i vuoti venutisi acreare nel tempo a causa della malattia dinumerose piante ed il loro conseguenteabbattimento. L’evento, oltre all’alta valen-za ambientale, suggella la collaborazionegià in atto tra la Regione Autonoma Valled’Aosta ed il Centro Addestramento Alpi-no per il mantenimento e la cura dell’im-portante polmone verde che circonda laprestigiosa sede ed evidenzia ancora unavolta il profondo, indissolubile legame cheunisce gli ex allievi ufficiali alla “loro”Scuola Militare Alpina.�

FESTA PER I 98 ANNI DI ANTONINO...Antonino Miano, 4° reggimento alpini, ha compiuto98 anni festeggiato dai parenti e dagli amici della suasezione ANA Sicilia.

... E PER I 90 DI DORIGOÈ iscritto al gruppo di Forni di Sopra, sezione di Udi-ne, Dorigo Eliodoro, Divisione Julia, 8° reggimento,114ª compagnia d’armi accompagnamento. Ha fe-steggiato i suoi novant’anni con la famiglia tra cui ilfiglio Lidio alpino del Gemona.

I 50 ANNI DEL GRUPPO DI LASEN Mezzo secolo di vita - festeggiato con una bellissimadue giorni - per questo gruppo della sezione di Feltreguidato dal capogruppo Gino Tatto, che ha anchecurato la pubblicazione del libro “Lasen Storie”. Nel-la foto, con lo sfondo del campanile di San Nicola, ilmomento della resa degli onori al monumento aiCaduti. Da sinistra: il capogruppo, l’assessore al co-mune di Feltre Bertoldin e il presidente sezionaleCarlo Balestra.

IN FAMIGLIA TUTTI VOLONTARIDa prendere a esempio. I membri della famiglia Miot-to, del gruppo di Motta di Livenza (TV) sono tutti vo-lontari: da destra Oscar, responsabile della squadra diPC del Gruppo, la figlia Veronica, la fidanzata del fi-glio Tania, il figlio Valerio e la moglie Ginetta.

388-2012

di Nicola Stivala

don Franco Gelmi, don Ermanno Magno-lini e don Antonio Leoncelli. Al termine,il capogruppo di Pezzo Floriano Zampat-ti ha ricordato l’impegno del presidenteDe Giuli per non vedere disperse le trac-ce di quell’eredità storica legata ai fratel-li Calvi e alla loro madre, zia di De Giuli.Analoghe testimonianze di gratitudinenei confronti di De Giuli sono stateespresse dal presidente della ComunitàMontana Corrado Tomasi e dal sindacodi Ponte di Legno Mario Bezzi. A tutti harivolto il saluto della Sezione il presiden-te Cappellini, che si è rivolto in partico-lare alla figlia di De Giuli, Ines, la cui pre-senza “ha reso più concreta la presenzadi suo padre, in questo luogo a lui tantocaro”.Si è quindi proceduto allo scoprimentodella targa di intitolazione del museo delMontozzo a Gianni De Giuli da parte delcapogruppo di Pezzo e della figlia Ines,che, stringeva al cuore il cappello del pa-dre, quasi a trovare in questo gesto laforza per vincere il dolore ancora vivo ereso ancora più profondo dalla successi-va perdita anche della mamma, scom-parsa pochi giorni dopo il marito.“Il suo cappello è qui – ha detto Ines –il suo zaino è qui: fatto come l'ha lascia-

Ancora una volta la nu-merosa famiglia deglialpini camuni si è ritro-

vata al Montozzo, nel luogoche rappresenta la testimo-nianza di quel villaggio postoa baluardo e difesa dei territo-ri sottostanti durante la Gran-de Guerra, le cui trincee, rico-veri e depositi scavati nellamontagna sono stati recupe-rati dagli alpini di tante Sezio-ni e dagli stessi alpini in armi.Per questo giustamente si diceche quel pianoro, circondatoda creste e dirupi, è un museoa cielo aperto, accanto al qua-le, in un moderna costruzione,è stata allestita una rassegna di reperti edocumenti che costituiscono un piccolomuseo a compendio di quello recupera-to sulla montagna in quattro anni di la-voro. Si deve tutto all’impegno e allapassione di Gianni De Giuli, che per oltretrent’anni è stato il presidente della Se-zione. A lui si deve il rilancio del pellegri-naggio sull’Adamello, dove ha celebratoanche papa Wojtyla e, più volte, il cardi-nale Giovanni Battista Re, che è nativo diBreno. A pochi mesi dalla sua scomparsa, d’inte-sa con il presidente della Sezione Giaco-mo Cappellini, gli alpini del gruppo diPezzo, che ne sono i custodi, hanno volu-to dedicare il museo a Gianni De Giuli,per legare il suo nome a questi luoghi.In una giornata di sole, che ancor più in-vitava i convenuti ad ammirare la mae-stosità delle cime e i colori di una florache impreziosiva i fianchi della monta-gna, si è svolta la coinvolgente cerimoniadi intitolazione, presenti autorità civili emilitari, dei rappresentanti delle sezionidi Brescia con il presidente Forlani, diSalò e Bergamo, e tantissimi gagliardetti.Una Messa è stata celebrata da mons.Franco Corbelli, parroco di Breno e vica-rio episcopale unitamente ai cappellani

ALPINI CAMUNI AL RIFUGIO BOZZI, ALLE TRINCEE DELLA GRANDE GUERRA

to lui, l'ultima volta che èsalito sulle sue montagne”.Ed ha aggiunto: “Il suo cuo-re è nel cuore di tutti i suoialpini che gli hanno volutobene come lui ne ha volutoloro facendoli diventare lasua famiglia, a tutti, indi-stintamente ha regalato ilsuo amore, la sua bontà d’a-nimo, la sua lealtà. Per meoggi è qui con noi”. Ed haconcluso: “Questo museol'ha voluto, nel rispetto ealla memoria dei tanti gio-vani che, su queste monta-gne sono andati avanti, la-

sciando mamme orgogliose dei loro figliCaduti per la patria. L’ha voluto nel ricor-do che sempre lo ha accompagnato pertutta la sua vita, della sua nonna, la non-na Calvi che, dopo aver perso i 4 figli ma-schi nella grande guerra, per non impaz-zire dal dolore, si chiuse nella sua casa diPiazza Brembana e, di notte, suonava ilpiano per non lasciarsi spezzare il cuoreda quel dolore così profondo”. Le emozioni dei presenti si sono scioltein un lungo applauso e nell’abbraccio af-fettuoso e commosso che il presidenteha dato a Ines a nome di tutti gli alpini.�

Mons. Corbelli benedice la targa all'ingresso del museo. Al suo fianco il capogruppo di Pezzo, Floriano Zampatti,e Ines De Giuli.

Una parziale veduta delle trincee e camminamenti della seconda linea di difesa del Montozzo, nei pressi del rifugio Bozzi.

Dedicato a De Giuli il Museo del Montozzo

398-2012

I NOSTRI MUSEI

Bassano: al Ponte... un tuffo nel passatoÈuno dei più visitati, con 140mila

presenze nel 2011. Sarà perché Bas-sano è Bassano, perché il Ponte è “Il

Ponte”, con tutto quello che significa enessuno lascia la città senza averlo attra-versato nei due sensi sopra quel Brentache scorre maestoso. È il museo che racconta con i suoi reper-ti e le sue testimonianze – da una logorama gloriosa Bandiera sabauda alle lette-re scritte dal fronte della Grande Guerra,alle testimonianze dei martiri della Resi-stenza, vittime di quell’eccidio del ’44 –il percorso travagliato della stessa storiad’Italia.Ecco dunque il museo, partito da lonta-no. Dal 1° ottobre 1950, nei locali sotto-stanti la “Taverna degli Alpini”, a ridossodella testata del ponte ideato dal Palla-dio. Conteneva tre gigantografie delponte distrutto durante l’ultimo conflit-to, pochi giornali, medaglie delle Aduna-te. Negli anni Settanta, la svolta. Il museosi arricchisce con donazioni le più svaria-te, fino a tutti gli anni Novanta. Nel 2001, la cura del museo viene affida-ta al prof. Lucio Gambaretto: con l’aiutodi alcuni collaboratori e tanti soci alpiniiniziano lavori di ampliamento e il riordi-no del materiale espositivo. Vengono in-stallati sistemi di sicurezza antifurto, sirafforza il piano interrato posto quasi alivello del Brenta, vengono recuperate levecchie strutture e l’antico pozzo chepermetteva l’approvvigionamento di ac-qua direttamente dal Brenta.

Oggi è un percorso storico interessante,con documenti e reperti originali dellaGrande Guerra, significative testimo-nianze degli alpini nei due conflitti mon-diali e nella Resistenza. Particolare curiosità suscita il medaglieredel gen. Amedeo De Cia, che alla testadel battaglione Bassano fu il primo ad at-traversare il Piave unitamente a un repar-to francese, nella controffensiva cheportò a Vittorio Veneto. E poi uniformi,Pickelhauben (elmi imperiali e prussiani)telefoni da campo, maschere antigas,una trincea ricostruita con materiali ori-

ginali, armi, materia-le sanitario…Centinaia di scolare-sche visitano il mu-seo, un percorsoche vale come unabuona lezione distoria, per non diredell’interesse dellemigliaia di visitatoriche, alla tappa d’ob-bligo del Ponte, uni-scono anche il pia-cere di un tuffo nelpassato.�

alla periferia di Vicenza, e ci sia-mo riusciti», spiegano stanchi masoddisfatti gli organizzatoriGianni Rizzetto e Luciano Chero-bin, rispettivamente capogruppodi Settecà e consigliere seziona-le. «Non ringrazieremo mai abba-stanza gli alpini che sono riuscitia fare tutto questo e anche gliamericani che vi hanno parteci-pato. Da oggi tutte queste comu-nità sono un po’ più vicine tra lo-ro in una città come Vicenza cheda sempre è accogliente e soli-dale», commentano all’unisono iltunisino Mejri Habib e OusmaneCondè, presidente dell’UnioneImmigrati; mentre il marocchinoZakaria Elmohajir e l’algerinoHadda Abdennour sperano chel’evento possa ripetersi anchel’anno prossimo: «L’integrazionepassa anche per un torneo di cal-cio e aiuta soprattutto a vincerele paure e le diffidenze recipro-che» dicono.«Si lotta contro il razzismo anche così.Da giovane alpino sono contento che

408-2012

Tutti insieme da mezzo mondoFesta di colori e di popoli doveva es-

sere, festa di colori e popoli è stata.Il torneo multietnico di calcio a 5,

organizzato dagli alpini nell’ambito dellecelebrazioni per il 50° del gruppo “Vin-cenzo Periz” di Settecà, ha visto trionfarela Costa d’Avorio. Ma, alla fine, hannovinto un po’ tutti. Accantonati distinguo religiosi, superatele differenze sul colore della pelle, archi-viate vecchie ruggini, una decina di na-zionalità si sono affrontate sotto il sol-leone, tra i cori e le danze dei tifosi e glisguardi divertiti degli stessi organizzato-ri. Hanno giocato anche i Vicenza Lions,la rappresentativa dei militari della Eder-le, peraltro classificatasi al terzo posto. E così, tra una partita e l’altra, americani,africani, cinesi e italiani si sono uniti sot-to i gazebo in un unico melting pot,mentre i figli dei giocatori e degli spetta-tori improvvisavano brevi palleggi inmezzo al campo di calcio. Forse per laprima volta nella loro storia le penne ne-re hanno organizzato una manifestazionenella quale cappelli alpini non se ne ve-devano molti. «Oggi non ci sono attori diprimo o secondo piano. Abbiamo volutoportare il mondo in un campo di calcio

IL SINGOLARE TORNEO CALCISTICO DEGLI ALPINI VICENTINI

l’ANA sia promotrice di iniziative comequesta. In un mondo globalizzato non cisi può soffermare sulle differenze di pel-le o di religione» chiosa Stefano Barcaro-lo, che sorride nonostante il suo Val Leo-gra abbia appena incassato due gol daglistatunitensi. Insomma, l’immagine del presidente se-zionale Giuseppe Galvanin, che conse-gna la coppa ai vincitori circondato dauna piccola folla di ivoriani festanti siglala conclusione di una giornata che, achiusura della manifestazione, il consi-gliere nazionale Antonio Munari defini-sce come «un importante passo sullastrada dell’amicizia e della solidarietà re-ciproca sotto la fratellanza del cappelloalpino». Federico Murzio

I calciatori della Costa d’Avorio festeggiano lacoppa, consegnata al capitano dal presidentesezionale Galvanin (a destra) e dal consiglierenazionale Munari.

418-2012

A Novara il raduno del 1° rgpt.

Il raduno del 1° Raggruppamento (Piemonte,Liguria, Valle d’Aosta e Francia) si svolgerà il 6e 7 ottobre a Novara, Sezione che quest’anno

celebra il 90° anniversario. In programma nume-rose iniziative anche nei giorni precedenti al ra-duno: sabato 29 settembre fiaccolata e concertodel coro “Monti Pallidi” di Laives (Bolzano); ve-nerdì 5 ottobre omaggio al gen. Cesare RicottiMagnani nel 190° dalla nascita.Sabato 6 ottobre: Ore 15,30 arrivo del LabaroANA a Palazzo Natta, sede della Provincia; ore 16sfilata verso il monumento all’Alpino, alzabandie-ra e omaggio ai Caduti; 17,30 benedizione delnuovo vessillo e Messa celebrata da mons. Bram-billa, vescovo di Novara; 18,45 conferimento del-la cittadinanza onoraria alla Taurinense presso laSala Consiliare del Comune; 21 al Teatro Coccia

concerto dell’Orchestra Carlo Coccia e del coro Amadeus Kammerchor, diretti dalmaestro Gianmario Cavallaro; 23,30 concerto delle fanfare in piazza Martiri.Domenica 7 ottobre: Ore 10 inizio sfilata; 15,30 concerto delle fanfare nelle piazzecittadine; 17,30 ammainabandiera.Il programma completo su www.ana.it �

Il 29 aprile il gruppo autonomo di Sud-bury (Canada) ha perso il suo amatissi-mo capogruppo Luigi Buttazzoni, che

lascia 2 figli e 4 nipoti. Nato il 15 marzo 1923 a San Daniele delFriuli, nel 1951 sposò Giuseppina e nellostesso anno emigrarono in Canada, doveLuigi lavorò fino al 1988 come caporepar-to alla Northern Brewery.È stato per 22 anni capogruppo di Sud-bury, membro del Caruso Club e dell’as-sociazione “Cavalieri della Patria”. Si èsempre adoperato con grande generosità per la sua famiglia (Giuseppina è mortanel 1995) e i suoi alpini: chi l’ha conosciuto lo ricorda, oltre che per le sue tante ca-pacità e il suo spirito di servizio, per la sua bontà e il suo sorriso. Un grande Alpino.Nella foto: Buttazzoni (a sinistra), in occasione del 30° del Gruppo dona un quadroa Gino Vatri, coordinatore delle Sezioni canadesi. �

Claudio BaldessariApagina 32 de L’Alpino di luglio abbia-

mo pubblicato l’articolo: “L’ultimolancio di Baldessari primo comandantedei parà alpini”. Per errore, nella foto acorredo del pezzo la freccia è stata postasu un parà che non è Claudio Baldessari.Ce ne scusiamo e ripubblichiamo la fotocon l’indicazione esatta. �

IN BREVE

UN CAMPETTO DEDICATO A DON GNOCCHIIl gruppo di Castelnuovo Calcea, sezione di Asti, hainaugurato un campetto di calcio per ragazzi, dedi-candolo a don Gnocchi. Nell’occasione si è svolto untorneo giovanile ed è stata creata, per i mesi estivi,una scuola di calcio riservata sempre ai ragazzi. Al ta-glio del nastro erano presenti il presidente sezionaleBlengio, il consigliere nazionale Duretto e il sindacodi Castelnuovo Guastello.

FANFARA DA RECORDFranco Simoncelli(capogruppo e pre-sidente della fan-fara), Danilo Rosà eRinaldo Simoncel-li, hanno suonatonella fanfara Mon-te Zugna di Lizza-na, sezione di Tren-to, per 50 Adunate consecutive. Eccoli con il diplo-ma, che testimonia l’eccezionale record, consegnatonella sede del Gruppo con una bella cerimonia.

IN VETTA AL “SIGNORE DEGLI SPIRITI”Il logo dell’ANA, della sezione di Domodossola e delgruppo di Re, racchiusi in un gagliardetto, sono arri-vati in alta quota grazie a Nicolò Sanna – non nuovoa queste imprese - che è partito per il Kirghizistan,sul confine con la Cina, con l’obiettivo - raggiunto! -di conquistare la vetta del Khan Tengri (7.010 metri),chiamato dai locali “Il Signore degli spiriti”.

IL DECANO DELLA SEZIONE DI PARMAUn compleanno da record: Domenico Bornia (nellafoto al centro) compie quest’anno 105 anni. Nato aZeri (Massa Carrara), dove vive col figlio Eugenio e lanuora, è in splendida forma. Leva nel 1927, richiamatonel 1940, allo scoppio del secondo conflitto è nel 2°alpini e viene congedato nel 1945. Fondatore delgruppo di Zeri, sezione di Parma - di cui è tutt’oggi ca-pogruppo onorario – ha donato il monumento all’Al-pino mettendo inoltre a disposizione uno stabile disua proprietà da utilizzare come sede per il Gruppo.

CANADALuigi Buttazzoni è andato avanti

Sfogliando i nostri giornaliVeci e bocia, Sez. MilanoNUOVI GRUPPI PER STARE INSIEME“Da quando è iniziata la stagione delle manifestazione alpi-ne, quelle più in voga sono quelle riguardanti l’inaugurazio-ne di nuovi Gruppi… Ma perché gli alpini continuano a farnascere nuovi Gruppi? Solo per far numero? Non credo. Iocredo che alla base ci sia quella voglia di essere d’aiutoognuno nelle proprie realtà territoriali, comunali, cittadi-ne, senza clamori, senza fare proclami altisonanti.... Noi al-pini siamo fatti così: vogliamo stare insieme, non sparpa-gliati pur vivendo nello stesso paese, comune o città. E perstare insieme, per vivere seriamente nella nostra Associa-zione, per l’allegria e la simpatia che ci contraddistingue,per l’aiuto che sappiamo dare al prossimo ci mettiamo afondare nuovi Gruppi”.

MolisAlpino, Sez. MoliseEMILIANO STAFFIERI“Gli alpini di Roccaravindola, guidati dal capogruppo Fio-rentino Castaldi, hanno reso omaggio al loro concittadinoin armi, caporal maggiore scelto dei parà Emiliano Staffie-ri, ferito lo scorso agosto in Afghanistan e restituito, dopolunga convalescenza, agli affetti familiari e alla quotidia-nità. Erano presenti il consigliere nazionale Salvatore Ro-bustini e il presidente della sezione Molise, SebastianoMartelli, che hanno voluto porgere, insieme a numerosiospiti, tra i quali il presidente della Provincia di Isernia,Mazzuto, il presidente del consiglio provinciale Cicchino ei consiglieri provinciali Perno e Volpe, il loro sincero e ca-loroso bentornato ad Emiliano. Durante la cerimonia gli èstata consegnata una targa a testimonianza della sua eroi-ca impresa”.

Il Portaordini, Sez. Alessandria

ESPONETE IL TRICOLORE“Lo scorso anno con la rico

rrenza del 150° anniversario

dell’Unità d’Italia si è avuta un’esplosione di bandiere tr

i-

colori esposte a finestre e balconi per ogni dove della no-

stra penisola. Grandi e piccoli drappi inumiditi dalle brez

-

ze padane, agitati dalla possente bora triestina, vibranti a

i

refoli appenninici, blanditi dallo stuzzicante ponentino

romano, accarezzati dal tiepido scirocco spirante a sud

.

Ora pare essere svanita la magia, le migliaia di bandiere

sono state riposte, dimenticate in fondo ad un cassetto

.

Noi alpini vogliamo invece riaffermare che ogni anno è

l’anno buono per esporre il nostro simbolo più rappresen

-

tativo, per ricordare, onorare e rimarcare l’importanza de

i

valori tramandatici dai nostri veci. Fuori quindi quei trico

-

lori, facciamo sì che tornino a garrire non solo in occasio

-

ne di vittorie calcistiche”.

Alpin dla bassa, Sez. VercelliIN AIUTO AI TERREMOTATI“Senza esitazione, i volontari della Protezione Civile delvercellese con il coordinamento regionale di Roberto Ber-tone, come sempre hanno risposto alle necessità dramma-tiche derivanti dal terremoto nel modenese, ferrarese emantovano… Le penne nere volontarie con la loro capacitàe abnegazione sono fondamentali in Emilia Romagna comelo sono state per gli altri terremoti. Tuttavia nel caso delsisma emiliano è altrettanto fondamentale il contributo fi-nanziario di ciascuno di noi. Esso, con qualche euro, con-sentirà di avviare la ricostruzione di un apparato sociale edeconomico irrinunciabile per la sua grande importanza na-zionale”.

Fruzons di plume, gr. San Giorgio di NogaroSez. PalmanovaCROCIFISSI IN MOSTRA“Molti sono i tratti culturali che, tramandati nel corso deisecoli, sono giunti ai giorni nostri. Tra questi deve essere si-curamente ricordata l’antica consuetudine cristiana di farindossare ai bambini, fin dal loro battesimo, una piccolamedaglia in bronzo recante l’incisione di una croce comesimbolo di fede e devozione. Allo scopo di far conoscerequesta antica usanza, il nostro gruppo, in collaborazionecon l’Associazione culturale Ad undecimum, ha organizzatouna mostra di medaglie votive e crocifissi (circa 300) prove-nienti da diversi comuni della provincia di Udine, databilitra il XVI e il XIX secolo, di varie forme, caratterizzate da fi-gure, immagini ed iscrizioni di carattere religioso”.

Genova alpina, Sez. Genova

QUEGLI ALPINI DELLA JULIA…

“Gli alpini li avevo conosciuti a Brindisi, nel gennaio de

l

1941, quando s’imbarcavano i complementi per l’Albania.

E

che tra loro e il mare vi fosse dell’incompatibilità, lo avevo

compreso dai muli snelli con un orecchio sempre un po’ d

i

traverso, come la penna del cappello… Gli alpini li avevo

visti sul Golico, dove i proietti accendevano lampi, pestan

-

do geometricamente la cima… Li avevo visti sulle monta-

gne dell’Albania, nelle postazioni, negli avamposti, nel fan

-

go e sulla neve, sotto la pioggia battente. Poi mi trovai un

giorno ad essere sentinella sul piccolo molo del porto d

i

Preveza. E mai avrei pensato di dover trovare gli alpini del

-

la Julia bianchi come la cera, denudati, senza vita, uno ac

-

canto all’altro, nel magazzino del 42° rgt. fanteria Modena

,

quando li ripescarono con le grosse reti dei pescherecc

i,

dove era scomparsa, silurata, la nave Galilea che doveva ri

-

portarli in Italia…”.

428-2012

438-2012

I libri recensiti in questa rubrica si possono reperirepresso la Libreria Militare (via Morigi 15, angolo via Vigna, Milano; tel. 02-89010725)

punto vendita gestito da due alpini.

PAOLO MORISI

FIAMME VERDII reparti d’assalto nella prima guerra mondialeAdamello-Vallagarina-Monte Pasubio-Monte Grappa-Altopiano dei Sette comuniLe Fiamme Verdi costi-tuivano, con quattro re-parti, una parte conside-revole delle truppe d’as-salto italiano durante ilprimo conflitto mondia-le. La storia dettagliata,attraverso documenta-zione inedita, di ogni sin-golo reparto affiancata dalle imprese belli-che a cui presero parte.Pagg. 233 – euro 21Itinera Progetti Editore – Bassano del GrappaTel. 0424/503467www.itineraprogetti.com

MAURILIO DI GIANGREGORIO

L’AVV. MICHELE JACOBUCCI:il fondatore dell’ANAsezione Abruzzi e presidente della sezione CAI de L’AquilaIl ritratto di un uomo edi un alpino di grandespessore e uno spacca-to della vita della sezio-ne Abruzzi.Pagg. 250 – senza indicazione prezzo.A cura del gruppo ANA di Castel di Ieri.Per l’acquisto rivolgersi a:Maurilio Di Giangregorio, tel. 0862/316771 e-mail: [email protected]

LA PENA DI MORTE IN ITALIA

L’ultima condanna amorte in Italia av-

venne il 4 marzo 1947,con la fucilazione allaschiena di tre dei quattroautori di una strage in valdi Susa: avevano trucida-to dieci persone e neavevano gettato i corpiin una cisterna. All’As-semblea Costituente erain corso il dibattito pro-prio sull’abolizione dellapena di morte, che era stata mantenuta anche do-po la caduta della monarchia. Il capo provvisoriodello Stato Enrico De Nicola, pur essendo un con-vinto abolizionista, negò tuttavia la grazia e la sen-tenza venne quindi eseguita. La pena capitale ces-sò di esistere nel nostro codice penale con l’entra-ta in vigore della Costituzione, il 1° gennaio 1948. Sulla pena di morte Davide Galliani, ricercatore edocente di diritto pubblico alla Statale di Milano,ha scritto un interessante pamphlet che ne rico-struisce la storia, in particolare italiana (ma consi-dera il fenomeno anche a livello europeo e nellastoria degli Stati Uniti), passando da Cesare Becca-ria ai vari naufragi parlamentari della legge per tra-sformare il patibolo nell’ergastolo. Il Codice Roccogiustificò la pena di morte per il suo presunto ef-fetto deterrente, il fascismo la mantenne tantoche il Tribunale speciale dal 1926 al 1943 emise 42condanne a morte (ne furono eseguite 31) e 47 fu-rono comminate dal 1943 al 1945 nella Repubblicadi Salò. Dopo l’entrata in vigore della Costituzione (1° gen-naio 1948) il dibattito si riaccese sulla pena capita-le, prevista ancora nel codice militare di guerra.Soltanto nell’ottobre del 1994 all’articolo 27 dellaCostituzione, relativo alla responsabilità penale ealla rieducazione del condannato, venne aggiuntala frase: “Non è ammessa la pena di morte”.La storia finisce qui, anche se ogni tanto riaffiora laproposta di riconsiderarla nel nostro codice pena-le, specie dopo fatti di sangue particolarmenteodiosi a forte impatto sociale ed emotivo. Del re-sto, questo della pena di morte, come concludel’autore, è un perenne dilemma di civiltà, comun-que lo si voglia considerare. Fortunatamente, in-dietro non si torna.

(g.g.b.)

DAVIDE GALLIANI

La più politica delle peneLa pena di mortePagg. 126 - euro 10,50 Cittadella Editrice – AssisiTel. 075/813595 – www.cittadellaeditrice.com

B I B L I O T E C A

FELICE BENUZZI

FUGA SUL KENIAGennaio 1943, capo diconcentramento ingle-se numero 354 nei pres-si di Nanyuki, in Kenia.Tre prigionieri di guerraitaliani, tra cui l'autore,evadono dal campo persalire in vetta al monte Kenia, con un'impresache diventerà simbolo di libertà e dignitàumana. Guadagnata la cima, vi piantano il tri-colore, scendono e si ripresentano al campo.Di questa avventura romantica e coraggiosaparlerà il “Time” di Londra.Pagg. 343 – euro 19,90Corbaccio Editore – Milanotel. 02/00623201www.corbaccio.it

MARIO RIOLFATTI

OLTRE LE MONTAGNEIl diario del servizio mi-litare del ten. MarioRiolfatti, 84° corso AUC:ricordi, fatti, amicizie diun periodo della gio-ventù durante il qualesono sbocciati quei va-lori che plasmano il carattere e segnano inpositivo la vita di una persona.Pagg. 95 – euro 20Gli introiti della vendita saranno devolutiall’Associazione “Italia Nicaragua” onlus diRovereto per il progetto “Dai una mano al-la vita” per la costruzione della “Casa deiBambini” di Waslala in Nicaragua.Per l’acquisto rivolgersi all’autore Mario Riol-fatti, e-mail: [email protected]

GRUPPO ALPINI DI ABBIATEGRASSO

90° DI FONDAZIONE 1922/2012Gruppo alpini di Abbiategrasso, sezione di MilanoQuesto volume, tutto acolori con belle fotogra-fie, è una raccolta di me-morie, foto e documentidell’ultimo decennio diattività degli alpini abbia-tensi, con lo scopo di tra-mandare tradizioni e ri-cordi.Pagg. 114 senza indicazione prezzoPer informazioni: gruppo di Abbiategrasso tel. 02/[email protected]

REINHOLD MESSNER

ON TOPDONNE IN MONTAGNAIl primo libro completoe avvincente sulla storiadell'alpinismo femmini-le, dalle prime salite “persignore” nel sedicesimosecolo, fino alla compe-tizione per la conquista di tutti i quattordici“Ottomila”.Pagg. 342 - euro 19,90Corbaccio Editore – Milanotel. 02/00623201www.corbaccio.it

Commilitoni del 3°/’73, 5° da montagna, 35ª, 36ª e 39ª batteria, gr. Ve-stone a Merano. Per il prossimo incontro, fissato per il 30 settembre,contattare Beppe Gambino, 328-9631632; oppure Francesco Gastal-do, 333-7922559.

Ritrovo a 36 anni dal congedo a Casto (Brescia) ed hanno assistito al-la Messa celebrata da don Diego Gabusi, loro commilitone negli an-ni 1974/75 a Bressanone. Era presente anche il gen. B. Zordan, ora incongedo.

Gli ufficiali del 141° corso AUC ad Aosta, alla caserma Cesare Battisti, in ricordo dei tempi della naja. Con loro, l’allora capitano Alessandro Ca-vallotto, ora colonnello ed alcuni ufficiali istruttori.

Di nuovo insieme a Manzano (Udine) gli artiglieri del 3° da montagna,gr. Conegliano, caserma Berghinz di Udine, anni 1965-66. Per il prossi-mo incontro contattare Vergilio Braida, 0432-755243.

Incontro degli alpini dell’8ª cp. Mortai della Julia che 61 anni fa era-no a Tolmezzo.

Rimpatriata a 30 anni dalla naja: sono ufficiali e alpini della 70ª cp.,btg. Gemona a Tarvisio, caserma Lamarmora, comandati dall’alloracapitano, ora generale di C.A. Bruno Petti (con loro nella foto). L’in-contro è proseguito con la salita sul monte Lussari e poi tappa allapolveriera della Val Saisera.

448-2012

I N C O N T R I

Venticinquesimo raduno dei commilitoni del gruppo Vestone, 5° damontagna che si sono ritrovati al gruppo di Vobarno (Brescia).

Gli alpini Fabio Filippi, RinaldoModena, Renzo Caden e Gilber-to Bonomi si sono ritrovati do-po 35 anni dalla naja: erano nel’77 a Vipiteno, al btg. Valchiese.Stanno cercando i commilitoni:telefonare a Filippi, 338 6757677, [email protected]

Gli ex allievi del 65° corso AUC si sono dati appuntamento ad Aosta, in occasione del 40° dalla naja. Grazie al col. Lamacchia, hanno potuto vi-sitare il castello del gen. Cantore e la caserma Battisti. Con loro nella foto anche l’allora tenente Consonni, oggi generale.

Artiglieri del gruppo Belluno, 3° da montagna, si sono dati appuntamento a Pontebba (Udine). Per il prossimo raduno contattare Danilo Piove-san, 348-5316015; e-mail: [email protected] oppure Daniele Coppe, 333-4226628.

Ritrovo a Marostica con il loro capitano Nicolò Napoli, ora generale, a 40 anni dal con-gedo. Sono gli artiglieri della 37ª btr. con sede a Bassano del Grappa, anni 1971-72. Peril prossimo incontro degli artiglieri che erano alla caserma Monte Grappa, prima e do-po il 1971, contattare Ubaldo Tescari, 0424-529383; e-mail: [email protected]

Gli alpini dell’11° rgt. btg. Val Fella e Val Tagliamento, insieme dopo 38 anni a Crocetta del Montello (Tre-viso). Per il prossimo incontro contattare Fighera, 0422-30693; oppure Zanardo, 340-0066938.

458-2012

I N C O N T R I

Incontro nella baita Borgo Primo Maggio a Verona de-gli alpini del 22 rgpt. da Posizione, 368ª cp., con sede aGlorenza. Per il prossimo raduno, a Silandro, contattareMolinari, 339-2985779; oppure Salvarese, 333-1134143.

Alpini della 125ª cp. Mortai con sede a Strigno, btg.Feltre, brg. Cadore, 44 anni fa, 1°/2°/3° scaglione1966. Con loro l’allora tenente Carlo Vanzo, ora ge-nerale. Contattare Agostino Piccinelli, 339-4533763;oppure Renzo Ferri, 339-3096390.

CHI SI RICONOSCE? INCONTRIAMOCI! • ALPINO CHIAMA ALPINO

468-2012

Artiglieri del 1°/’86 al campo autunnale in Carnia, 13ª batteria, 1° pezzo,gruppo Conegliano. Scrivere via mail all’indirizzo [email protected]

Caserma Cantore, nel luglio del 1983, 7°/’82. Contattare FedericoPrete, 340-4049720.

Centro addestramento reclute, 8° Alpini a Trento, nel 1950. La figliadi Severo Masin vorrebbe contattare i commilitoni del padre. Con-tattare Dina Masin al nr. 0437-49112.

Pontebba (Udine) negli anni1955-56, cp. Comando, btg. L’A-quila. Contattare la figlia di Giu-seppe Federico, la signora LinaVilleneuve, all’indirizzo e-mail:[email protected]

GR. CONEGLIANO, 13ª BATTERIA

8° ALPINI A TRENTO

CASERMA CANTORE

CP. COMANDO, BTG. L’AQUILA

Btg. Feltre, caserma Agordo,65ª cp., durante il campo in-vernale a Falcade nel febbraiodel 1958. Telefonare a GiovanniPozzi, 039-9205058.

FALCADE, 65ª CP.

Gennaio 1978, btg. Feltre, 65ª cp. Contattare Ernesto Caregnato, 328-4610376; oppure [email protected]

BTG. FELTRE, 65ª CP.

Artiglieri da montagna a Feltre,6° rgt. 41ª batteria, anni 1965-66.Contattare Rienzo Poletto, alnr. 347-3246416.

ARTIGLIERI DEL 6°, ANNI ’65-66

Btg. Cadore al passo di Monte Croce di Comelico, nell’aprile del 1958.Mario Carlini ricorda in particolare Merlo, Funes, Fagherazzi, De Carli,Zardini e Casanova. Contattarlo al nr. 328-8056530; e-mail: [email protected]

BTG. CADORE, NEL 1958

Gli ex allievi del 23° corso AUCdel 1959 si danno appunta-mento domenica 14 ottobre aMonte Isola sul lago d’Iseo.Contattare Mario Bruno, 333-4807233; e-mail: [email protected]

23° CORSO AUC

Si svolgerà a La Thuile (Aosta)nei giorni 12-13-14 ottobre il 16°raduno dei Lupi della MonteBianco. Contattare LorenzoGassa, al nr. 348-2633632; e-mail: [email protected]

LUPI DELLA MONTE BIANCO

Nei giorni 20 e 21 ottobre, in occasione dell’Adunata nazionale degli“Uomini di mondo”, si ritroveranno tutti coloro che hanno fatto ilCAR o comunque l’alpino alla caserma Vian di Cuneo. Per program-ma e informazioni contattare Ezio Cavallo, 329-5471913; e-mail: [email protected]

ADUNATA DEGLI UOMINI DI MONDO

CHI SI RICONOSCE? INCONTRIAMOCI! • ALPINO CHIAMA ALPINO

478-2012

Gianfranco Pagotto (tel. 330-201303) cerca gli alpini che era-no alla caserma Salsa di Bellunonegli anni 1960-61, 1°/’38.

CAS.SALSA, ANNI 1960-61

Caserma Lugramani, 2° artiglieria della Tridentina, 21ª batteria a Brunico nel 1963. Contattare Giovanni Me-neghin, 347-7800623.

BRUNICO, NEL 1963

Cena caporali 47ª cp., btg. Morbegno nel 1968 a Vipiteno. Sono, Butti,Villa, Mandaglio, Varenna, Monti, Cuffaro, Crippa, Valagussi, Guarnerioe Branchi Mondo. Contattare Carlo Villa, al nr. 393-3648269; e-mail:[email protected]

BTG. MORBEGNO, A VIPITENO

A Pelvo d’Elva nel luglio del 1972, 133ª Mortai, btg. Susa. ContattareDionigi (Gigi) Pozzi, 333-5946200; e-mail: [email protected]

BTG. SUSA, NEL 1972

Cp. Comando, btg. Gemona a Pontebba nel 1967. Silvano Callisti, checerca in particolare Castagna e Costoli, risponde al nr. 349-7754987.

BTG. GEMONA, A PONTEBBA

Rifugio Luigi Corsi, corso roccia esploratori 1°/’36. Contattare FrancoFerraro, 335-6443456.

CORSO ROCCIA, RIFUGIO CORSI

Caserma Lamarmora a Tarvisio,anni 1965-66: btg. L’Aquila, 108ªcp. Silvano Antonini (tel. 347-0801942) cerca gli alpini Morat-ti e Natale Facchetti.

BTG. L’AQUILA, 108ª CP.

Giuramento alpini a Piacenza, 1° sca-glione 1940, con il cap. Arturo Go-voni, caserma Montegrappa nelgennaio del 1962. Telefonare a LuigiCeruti, 0523-480156.

ALLA MONTE GRAPPA, NEL 1962

Anche il gruppo San Marco, diretto da Mir-co Moretto, ha il suo monumento dedi-

cato ai Caduti e Dispersi durante il secondoconflitto mondiale. Il cippo, in marmo diAsiago, porta sulla sommità un’aquila in otto-ne e, sul fronte, due targhe con i nomi dei 12Caduti e una dedica del presidente onorariodella sezione di Bassano Bortolo Busnardo,scomparso, che recita: “Nel gelo e nella soli-tudine, il calore del nostro affetto, il confor-to del nostro ricordo”.Il monumento è stato collocato nel piazzaledella chiesa parrocchiale. Dopo la Messa ce-lebrata dal parroco don Gianni Gasparini, ac-compagnata dai canti del “coro dell’AmiciziaAlpina” del gruppo di Tezze, si è proceduto al-la benedizione e all’alzabandiera accompa-gnato dalla banda sezionale. Erano presenti ilpresidente sezionale Giuseppe Rugolo, i re-duci Luigi Scremin e Giovanni Zonta, l’ex in-ternato Pietro Piotto, l’assessore Dario Ber-nardi e il promotore dell’iniziativa Gino Gua-rise. La lapide del monumento riporta i nomidei Caduti: Pietro Battaglia (Cefalonia), PietroBattaglia (Russia), Antonio Battaglia (Germa-nia), Giuseppe Bittante (Russia), FerdinandoGrotto (Jugoslavia), Danilo Guarise, GastoneGuarise, Biagio Milani, Antonio Moretto, Raf-faele Zanella, Giulio Zanon e Mario Zanon(Russia). �

488-2012

S E Z I O N I I T A L I A

CIVIDALE I valori alpini condivisi con i greci

BASSANO A San Marco il monumento ai Caduti

Presso la prestigiosa sede della Sala Consiliare del comune di Ci-vidale è stato presentato quanto compiuto dagli alpini della lo-

cale Sezione presso la scuola italiana di Atene, con una serie di in-terventi nell’estate 2010 e 2011. Nel settembre 2009 ha assunto l’in-

La delegazione di Cividale con l’ambasciatore Glaenzer e il prof. Cernoia.

carico dal ministero degli Affari Esteri di dirigente delle Scuoleitaliane in Grecia il prof. Oldino Cernoia, cividalese e per anni ret-tore del Convitto nazionale Paolo Diacono. La scuola di Atene ne-cessitava di una serie di interventi di manutenzione, che potevanovenire svolti in economia dagli alpini, per destinare le sempre mi-nori risorse disponibili all’ammodernamento delle attrezzatureinformatiche e tecnologiche dell’istituto, che accoglie circa 500studenti italiani, greci e di altre nazionalità dalla scuola materna ailicei. Una ventina di volontari dal Friuli si sono alternati per dueestati ad Atene, sobbarcandosi un viaggio di oltre 1800 km, con ilfurgoncino della Protezione Civile sezionale. La delegazione alpina è stata più volte ricevuta presso l’Ambascia-ta Italiana e l’ambasciatore stesso, Claudio Glaenzer, accompagna-to dalla moglie, ha pranzato insieme ai volontari nella mensa pre-disposta nel corridoio dello scantinato dell’istituto dove gli alpiniavevano organizzato il loro campo base. Ma il momento di più im-portante è stata la visita con il cappello alpino al Parlamento gre-co, gesto di riconciliazione e di rinnovata amicizia tra i nostri po-poli, uniti dalle medesime origini. Commovente è stato girare perle vie di Atene con il cappello alpino e venire salutati e chiamati“Julia”, sia dagli anziani ma anche dai giovani.

Pierluigi Parpinel

498-2012

S E Z I O N I I T A L I A

MASSA CARRARA Una Sezione operosaDevo, senza alcun dubbio, evidenziare l’operosità dei volontari

della Protezione Civile della sezione ANA Massa Carrara, inparticolare del loro trascinatore Carlo Sforzi, coordinatore sezio-nale. Merito naturalmente ascrivibile anche al presidente seziona-le Alessandro Rolla che condivide e supporta le scelte operate daisuoi più stretti collaboratori.Veniamo ai fatti. Il Comune di Carrara in località Avenza, nell’am-bito di un consolidamento e sviluppo delle attività di P.C., ha re-cuperato dall’abbandono un ampio padiglione. La costruzione, ve-tusta ma diligentemente sistemata e più che accogliente è statadestinata a raccogliere, in spazi coperti e sicuri, gli automezzi del-le diverse Associazioni di Protezione Civile che operano per il Co-mune, compresi quelli ANA. Sono stati inoltre ricavati e decorosa-mente sistemati alcuni locali concessi in uso ad alcune Associa-zioni. Per l’ANA questo nuovo padiglione ha dimostrato ancorauna volta le capacità di risposta alle emergenze e alle attività diP.C. Si sottolinea che la confinante sede sezionale ha evidenziatoe migliorato gli stretti e consolidati legami con l’Amministrazionedel Comune di Carrara. La presenza del capo Dipartimento dellaProtezione Civile nazionale Franco Gabrielli ha fatto risaltare l’im-portanza della nuova struttura.

Forse l’elevato numero di cappelli alpini presenti all’inaugurazioneha condizionato l’intervento di Gabrielli che ha menzionato (unica)la nostra Associazione, come portatrice non solo di solidarietà a 360gradi, ma anche di valori di socialità diffusa e di comportamento.

Giuseppe Bonaldi

COMO

Gli alpini del gruppo di Albese con Cassano hanno ospitato il ra-duno sezionale per celebrare la loro storia, le Medaglie d’Oro

alpine e i Caduti d’ogni tempo.Primo appuntamento il giovedì con un incontro curato dalla coraleSant’Antonino di Albate, nella chiesa parrocchiale retta da don PierAntonio Larmi, già sergente degli alpini prima di diventare sacerdo-te. Venerdì il coro del gruppo alpini di Canzo ha intrattenuto alcunecentinaia di cittadini con cante della tradizione alpina. Sabato, dopol’onore ai Caduti, un momento particolare: nel giardino della scuolaè stato piantumato un albero a ricordo della presenza degli alpini.Quindi l’incontro con le autorità e la celebrazione della Messa. Infi-ne, in serata, lo spettacolo teatrale Li Romani in Russia di SimoneCristicchi. Domenica l’imponente sfilata: il presidente della sezione Enrico Gaf-furi, 35 gonfaloni con relativi sindaci dei comuni circostanti, dieci

Il raduno sezionale ad Albese con Cassano

vessilli del 2° raggruppamento, oltre cento gagliardetti e più di2.500 alpini accompagnati dalle due fanfare sezionali e dalla filar-monica cittadina hanno sfilato fra una vera e propria folla ai latidelle strade. Gradita la presenza del reduce generale Luigi More-na. La partecipazione dei rappresentanti di tanti comuni ha dimo-strato, ancora una volta, quanto siano radicati sul territorio gli al-pini, la stima di cui godono e la capacità di essere presenti e par-tecipi alle necessità della gente e dell’ambiente. In chiusura di ma-nifestazione, col passaggio del testimone a Cantù, è stato tributa-to un lungo applauso ai volontari dell’unità di Protezione Civile,pronti per recarsi poche ore dopo, al campo d’accoglienza di Mo-glia nel mantovano terremotato, applicando i valori imparati daivecchi alpini. Valori presentati ai cittadini e agli studenti attraver-so la mostra aperta al pubblico nelle due settimane precedenti l’e-vento. �

Un momento della sfilata e la nota di colore dei ragazzi delle elementari e dei tanti gonfaloni.

508-2012

S E Z I O N I I T A L I ATORINO Gli 80 anni

del gruppo di NichelinoFondato nel 1932 da Giuseppe Ferrero e Carlo Merlo, il

gruppo di Nichelino ha compiuto 80 anni. La festa, arti-colata su tre giorni, ha visto la partecipazione di 60 Grup-pi oltre alle sezioni di Saluzzo e Savona, nonché quella diTorino con il presidente Gianfranco Revello, il vice PieroNegro e i consiglieri Soria, Busso, Manicchia e Berotti. Du-rante la tre giorni sono stati ricordati i padri fondatori, in-sieme al primo capogruppo Michele Botto e alla madrinaElvira Farina. �

CREMONA

Dodici vessilli, delle se-zioni di Milano, Berga-

mo, Piacenza, Alessandria,Torino, Trento, Brescia, Pa-via, Casale Monferrato, Par-ma, Salò e trentasei gagliar-detti hanno partecipato al-l’inaugurazione della nuovasede, a due passi dal Tor-razzo. All’importante even-to c’erano il presidente na-zionale Corrado Perona, ilconsigliere nazionale Cesa-re Lavizzari ed il past presi-dent Giuseppe Parazzini.C’era anche la pioggia, chenon ha impedito lo svolgi-mento del programma. La festa è iniziata venerdì,con il racconto di un reduce accompagnato dalle musiche delcomplesso di fiati Clara vox, diretto dall’alpino Andrea Milzani, edalle cante del coro della sezione di Cremona. Poi, al sabato, a Ca-salmaggiore incontro del presidente nazionale Perona con il con-siglio direttivo sezionale e i capigruppo. Alla sera, concerto delcoro ANA Cremona e del coro SMALP. La domenica mattina lanuova baita è aperta a tutti, alpini, amici, familiari, autorità, salgo-no e scendono per le scale, chiedono, ammirano il risultato di ungrande lavoro. In fondo al corridoio è allestita la mostra dedicataall’alpino Alferino Baruffi, sopravvissuto a due anni di lager: imma-gini e pagine di un alpino che ha voluto scrivere perché tutti ri-cordino, e per non ripetere quegli errori ed orrori. Ora è andatoavanti. Poi l’inaugurazione della baita con discorsi brevi, tanti ap-plausi, il taglio del nastro, la benedizione dell’ingresso e della Ma-donnina di legno, scolpita da un artista locale, poi in sfilata sinoalla piazza del Comune. La Messa è accompagnata dai due coriche cantano assieme, con tanti vessilli e gagliardetti. Poi si torna abaita e si ricordano i Caduti con la Canzone del Piave. �

Grande festa per la nuova baita

La sfilata, aperta dal vessillo della sezione di Torino.

Il momento dell’onore ai Caduti.

La nuova sede della Sezione.

518-2012

S E Z I O N I I T A L I A

Sotto la pioggia battente, moltissimi alpini della sezione hannovoluto comunque sfilare per onorare l’impegno con la gente di

Lecco. A scaldare le penne nere ci aveva pensato il cappellano mili-tare don Diego Gabusi pronunciando nel Santuario della Vittoriaun’omelia così appassionata da venire salutata, alla fine, da un’ova-zione. Cosa rappresenti poi la sezione di Lecco nella grande famigliadell’ANA lo hanno testimoniato la presenza del picchetto in armi delbtg. Morbegno, dell’allora vice presidente nazionale Antonio Arnol-di, che ha affiancato il presidente sezionale Ripamonti nella scorta alvessillo, dei vessilli sezionali di Varese, Brescia, Luino, Sondrio, Salò,Bergamo, Milano, Asti, Alessandria, Monza, Colico, Tirano, Como, edei gagliardetti di un centinaio di Gruppi e di una quindicina di sin-daci, presenze che ripropongono e ricordano le benemerenze e i tra-guardi conseguiti dagli alpini lecchesi in questi novant’anni.

LECCO

Certo, a vedere gli alpini sfilare – e con loro la banda sezionale equelle di Esino Lario e Cesana Brianza, i cori Grigna e Stelutis, i Pi-cett del Grenta – sulle rive di un lago che neanche una giornatauggiosa riesce a mortificare nella sua struggente bellezza, ci sichiede come sia possibile che una città di lago abbia dato così tan-ti dei suoi ragazzi alle Truppe di montagna. Ma è proprio perchénel lago si specchiano le montagne che lo sguardo si alza alle cimedel Resegone e delle Grigne… e l’amore per la montagna ha finitocon il diventare amore per la patria nella fierezza di apparteneread un Corpo unico al mondo, quale è quello degli alpini. Comecerti “veci” che, sfilando davanti al vessillo sezionale, hanno ritro-vato, almeno per un breve tratto, il passo gagliardo di anni ormailontani, come a voler sottolineare che l’essere stati alpini era statol’onore più grande ed il più bel ricordo della loro vita. a.s.

Ottimo 90°, nonostante la pioggia

Con la raccolta periodica di carta e ferro da riciclare e altre at-tività alle quali il Gruppo di Tenno dedica molto tempo, è sta-

to possibile ogni anno mettere da parte un gruzzoletto da devol-vere in beneficenza. Su indicazione di padre Franco Maronese deiVerbiti di Varone, il Gruppo ha preso a cuore le sorti di Chilca-bamba, una piccola comunità nella provincia Ecuadoregna diCuenca. Da tempo, con donazioni annuali, si sostengono i volon-tari che operano sul posto e si prendono cura dei bambini abban-donati; nel 2008 poi è stata realizzata una sala polivalente.

TRENTO Penne nere per l’Ecuador

Mauro Ambrosi, consigliere e “ambasciatore” del Gruppo, si è recatoin Ecuador per verificare che il denaro devoluto sia andato a buon fi-ne e per appendere all’interno della nuova struttura una targa con illogo delle penne nere tennesi, realizzata e donata al gruppo dalloscultore Livio Tasin. Accolto con cordialità dalla popolazione locale, Ambrosi ha consta-tato come la struttura sia stata utile in ogni occasione, dai matrimo-ni ai funerali, dalle Messe alle feste, ed è tornato a casa con i sinceriringraziamenti della gente di Chilcabamba. �

La sfilata aperta dal picchetto del “Morbegno” e la tribuna con i sindaci e le altre autorità.

Che fare quando servono medicinali e le farmacie sono tuttechiuse? A Trino Vercellese ci hanno pensato gli alpini. L’idea di

questo servizio chiamato “Sportello festivo medicinali” è venuta al-l’alpino Sergio Tricerri, d’intesa con gli alpini del gruppo ed alla fine,superate le non poche difficoltà burocratiche e… pratiche, il servizioè iniziato. Si svolge così: nei fine settimana e nei giorni festivi, quan-do le due farmacie del paese sono chiuse, chi ha bisogno di un me-dicinale porta la ricetta (in busta chiusa) alla sede degli alpini. Da qui,in auto, parte un volontario che va a prendere il medicinale alla far-macia di turno in uno dei paesi del circondario, paga il ticket e ritor-na a Trino, dove l’interessato ritira medicina, la busta con la ricetta(aperta e richiusa solo dal farmacista) e rimborsa il costo del ticket.Un fondo spesa è stato corrisposto dalla Regione, la vettura è stataofferta dalla locale concessionaria Fiat, il resto lo fanno gli alpini, frala soddisfazione e la riconoscenza dei cittadini. Il tutto ha avuto la sua visibilità accademica, perché la sorella di unalpino, Giulia Fornara, su questo sportello medicinali ha svolto la suatesi di laurea in farmacia all’Università di Torino, discutendola bril-lantemente con il prof. Roberto Fantozzi e la professoressa MarinaGallarate, presenti il vice presidente sezionale e segretario del Grup-po Claudio Ronco, il capogruppo e consigliere sezionale Dante Chi-nelli, il fratello di Giulia, Alberto, e tanti alpini.Un simpatico momento si è avuto nella severa aula universitariaquando il prof. Roberto Fantozzi, al termine della relazione, ha escla-mato con ammirazione: “Ma dove sono questi alpini che volonta-riamente e gratuitamente svolgono questo servizio per la cittadi-nanza?” e Chinelli, mettendosi tanto di cappello, ha risposto “Sonoqui!!!,” tra gli applausi dei convenuti, per la maggior parte torinesi.

(c.r.)

528-2012

S E Z I O N I I T A L I AVERCELLI Trino - Medicine urgenti?

Le portano gli alpini

VARESE

Atestimonianza dei forti legamitra il comando NATO e le As-

sociazioni Combattentistiche ed’Arma, la serata del 14 giugno havisto riuniti alpini in armi e alpini incongedo, con i loro famigliari, percelebrare il forte spirito di Corpoche da sempre contraddistingue laSpecialità. Teatro dell’evento, lacaserma “Ugo Mara”, sede del Cor-po d’Armata di Reazione Rapidadella NATO in Italia comandato dalgen. C.A. Giorgio Battisti. Tra i nu-merosi ospiti, il vice presidente na-zionale vicario dell’ANA AdrianoCrugnola, gli alpini delle sezioni diMilano, Varese e Como con i rispettivi presidenti – Luigi Boffi,Francesco Bertolasi ed Enrico Gaffuri - e vessilli.Come nella migliore tradizione alpina, la serata è stata anche ilmomento per dedicare un ricordo ai Caduti, italiani e alleati, inpatria e all’estero, e per ricordare quanti, nell’Emilia colpita dal

Da sinistra Claudio Ronco, Giulia Fornara, Dante Chinelli e Alberto Fornara.

“Serata Verde” al comando NATO

terremoto, vivono giorni di grande disagio e combattono per torna-re alla normalità. A questo proposito, nel corso della serata la sezione di Varese si èfatta promotrice tra le famiglie degli intervenuti di un’iniziativa peruna raccolta di fondi da destinare ai terremotati. �

Foto ricordo della “cena verde”. Al centro il gen. Battisti con alla sua destra il vice presidente nazionale vicario Adriano Crugnola.

538-2012

S E Z I O N I E S T E R OSVIZZERA

Gli alpini del Gruppo di Ginevra hanno preso parte alla com-memorazione della firma del Patto d’Unione di Ginevra con la

Confederazione Elvetica, il 19 maggio 1815, siglato dopo l’entrata aPort Noir delle truppe di Friburgo e Soletta. Gli alpini hanno par-tecipato al corteo storico, accompagnato da scariche di fucileriae colpi di vecchi cannoni. Con il loro gagliardetto, hanno sfilatodavanti alla tribuna d’onore, ricevendo l’omaggio delle autoritàcittadine e confederate.Nella foto: gli alpini del gruppo di Ginevra. �

Gli svizzeri al Port Noir di GinevraLe borse di studio “Franco Bertagnolli”

Con una semplice cerimonia nella sede della sezione di Vancou-ver, sono state assegnate le borse di studio “Franco Bertagnolli”.

Da sinistra: il vice presidente sezionale Roberto Zanotto, il reducedella Julia Cesare D’Angelo cl. 1920, Anna Marie D’Angelo che ritirala borsa di studio per conto della figlia Carla Christine Dalgleish (ni-pote di Cesare) impegnata all'università  a Calgary, Gemma Minato,Jennifer Lauren Derkson (l’altra vincitrice), il nonno Vittorio Minato,il cappellano della sezione monsignor Bernardo Rossi e il presiden-te sezionale Vittorino Dal Cengio. �

CANADA

Aalen, un trofeo nel segno dell’amicizia

Si è svolta anche quest’anno, nel Württemberg, la gara di tiro peril trofeo “Giuseppe Cifelli” organizzata dal gruppo alpini di Aalen.

Nel discorso di saluto, il presidente sezionale Giovanni Sambucco haringraziato i partecipanti provenienti dalle zone confinanti e sottoli-neato l’importanza dell’amicizia e della solidarietà alla base dellacompetizione che si ripete da parecchi anni tra alpini e associazioniamiche tedesche. Nella foto: partecipanti e premiati. �

GERMANIA

BALCANICA CARPATICA DANUBIANA

Con delibera del CDN del 7 luglio 2012, la sezione BalcanicaCarpatica Danubiana, guidata da Stefano Benazzo, ha un

nuovo Gruppo che ha sede a Budapest negli uffici della Came-ra di Commercio Italo-Ungherese. È il gruppo Ungheria, che siaggiunge ai già esistenti Bulgaria, Romania e Transilvania. Ca-pogruppo è stato nominato Antonio Dal Fabbro, e-mail:[email protected]. Il segretario èMarco Moraldo e i consiglieri Marco Novali e Paolo Tosetto. �

È nato il gruppo Ungheria

LUSSEMBURGO

In occasione della festa nazionale, l’Ambasciata d’Italia in Lus-semburgo ha organizzato un concerto del Coro A.N.A. di Mila-

no. Il concerto ha avuto luogo nel Conservatorio di Musica dellacittà di Lussemburgo, alla presenza dell’Ambasciatore d’Italia, Raf-faele de Lutio, di autorità locali, del presidente del coro ANA Pao-lo Ghioldi, del presidente della sezione Lussemburgo, EleuterioTurra, di alpini e di amici degli alpini con i familiari e di un nume-roso pubblico delle comunità italiana e lussemburghese. Il coro,diretto dal Maestro Massimo Marchesotti, ha cantato canzoni al-pine e della tradizione regionale italiana, molto applaudite e ap-prezzate. La manifestazione si è conclusa con una cena offerta daS.E. l’Ambasciatore De Lutio nella sua residenza. Il giorno prece-dente il coro milanese aveva partecipato a un pranzo di benvenu-to offerto dalla sezione di Lussemburgo, dal signor Filauro, presi-dente della bocciofila e dell’Associazione Abruzzesi, a Dudelange,con il generoso concorso del cuoco Fanelli. �

Il coro ANA Milano in Lussemburgo

NUOVO PRESIDENTE Torino: Gianfranco Revello ha sostituito Giorgio Chiosso.NUOVO PRESIDENTE Torino: Gianfranco Revello ha sostituito Giorgio Chiosso.NUOVI PRESIDENTI Griffith: Joe Pasin ha sostituito Mansueto Mario Vardanega.Pisa-Lucca-Livorno: il facente funzioni Domenico Bertolini ha sostituito Adriano Canini.Sudbury: il facente funzioni Lodovico Manzon ha sostituito Luigi Buttazzoni.

548-2012

C O N S I G L I O D I R E T T I V O N A Z I O N A L Edel 7 luglio 2012

fugio Contrin e raduno nazionale solenne al rifugio Contrin - 25, aBolzano riunione commissione finanziaria post Adunata. - Luglio, 3,a Pordenone con la Commissione manifestazioni nazionali. - 5, alFalzarego per esercitazione alpinistica TT.AA. - 6, al gruppo di So-ligo (sezione di Conegliano).

3. OSPEDALE DA CAMPO Perona ha avuto un colloquio con il capo dipartimento della Prote-zione Civile prefetto Gabrielli, con il quale ha concordato l’invio delnostro ospedale da campo in Giordania in soccorso ai fuoriusciti si-riani.

4. NUOVO GRUPPO UNGHERIAIn Ungheria è stato costituito un nuovo Gruppo composto da circa 12alpini, il cui gagliardetto sarà consegnato a Marostica in occasione delconvegno delle Sezioni all’estero.

5. SITUAZIONE ECONOMICA Stoppani illustra la situazione economica della nostra Associazione.Si riscontra un progressivo e costante calo annuo di iscrizioni all’A-NA, e nell’ultimo anno sono diminuiti anche i soci aggregati. A cau-sa di questa diminuzione progressiva del numero dei soci con con-seguente calo degli introiti a cui si sommano anche le uscite straor-dinarie sostenute dalla nostra Associazione (ristrutturazione sedenazionale, Contrin, Costalovara, spese aggiuntive per la spedizionede L’Alpino ed ora anche l’IMU), è necessario provvedere a far fron-te a questo importante calo delle disponibilità finanziarie dell’A-NA, senza escludere la possibilità di effettuare un progressivo au-mento della quota associativa. Altro elemento da non trascurare èil forte calo del “5 per mille” a favore della Sede Nazionale, proba-bilmente indirizzato a vantaggio delle nostre Sezioni. In seguito aqueste valutazioni, e solo per compensare il calo del “5 per mille”,già nel 2012 sarebbero mature le condizioni per aumentare di un eu-ro la quota associativa.Nella discussione emergono varie proposte. Si auspica di riuscire amantenere per quanto possibile invariata la quota associativa, valu-tando l’opportunità di inserire della pubblicità sul nostro periodicoL’Alpino e cercando sponsorizzazioni per tutte le iniziative e mani-festazioni ANA.Si è anche valutata la possibilità di ottenere un ulteriore risparmiodi spesa da parte dei centri di spesa. Viene proposto anche il potenziamento della “Servizi ANA”; un suopiù ampio sviluppo dovrebbe aiutare l’Associazione ad otteneremaggiori autofinanziamenti ipotizzando in futuro anche un’attivitàdi e-commerce. Netta e generalizzata è invece la contrarietà a cessioni del patrimo-nio, verso il quale negli ultimi anni si sono riversate importanti ri-sorse dell’Associazione e che ne hanno ovviamente incrementato ilvalore; si può prevedere eventualmente la cessione di quella partedel patrimonio che costituisce per l’Associazione solo un costo eun rischio di responsabilità.Per quanto riguarda Costalovara, il rilancio è stato affidato alla coo-perativa, che dovrà presentare una linea d’azione e delle proposte. Ora che non sono previsti importanti interventi straordinari sul pa-trimonio immobiliare, il CDN auspica un maggiore impegno di spe-sa per le attività associative. �

Ad Asiago nella sala del Consiglio comunale, si è tenuto il CDNstraordinario a margine del pellegrinaggio nazionale all’Ortiga-

ra. In apertura di seduta il presidente Perona, dopo aver reso omag-gio alla memoria del consigliere nazionale Mauro Gatti, di AdrianoCanini presidente della sezione Pisa-Lucca-Livorno e del gen. Carra-ra della sezione di Bergamo, recentemente andati avanti, ringrazia ilsindaco di Asiago per avere concesso l’uso della prestigiosa sala delConsiglio.

1. IMPEGNI DEL PRESIDENTEGiugno: 9, a Biella per concerto brigata alpina Taurinense. - 10, allaColletta di Pala per raduno intersezionale sezione Intra - 15 e 16, aViareggio per futuro associativo sezione Pisa-lucca-Livorno, MassaCarrara, La Spezia, Firenze. 16 e 17, a Fiumalbo (sez. Modena) per 90°di fondazione. - 18, presso il comune di Gattinara per firma atto. -20, alla sezione di Genova per futuro associativo. - 23 e 24, a Cana-zei e rifugio Contrin per presentazione riedizione libro sul rifugioContrin e pellegrinaggio solenne. - 29, a Moncalieri per funerali diMauro Gatti. - 30, al gruppo di Graglia sezione Biella per lavori rico-struzione rifugio Alpe Pianetti ed al gruppo di Cossato sezione diBiella per 80° anniversario. Luglio: 4 e 5, a Corvara con c.te Truppe alpine ed al Falzarego peresercitazione alpinistica TT.AA. - 6, a Sedico e Pederobba per visitaai campi di Protezione Civile per giovani ed al gruppo ANA di Soligoper 30° Fameja Alpina.

2. ... E DEI VICEPRESIDENTI:Crugnola: giugno, 16 e 17, al raduno sezionale della sezione di Co-mo ad Albese. - 23 e 24, a Canazei per presentazione della riedizio-ne del libro sul rifugio Contrin e pellegrinaggio solenne al Contrin.- 1° luglio, per 80° della sezione di Varese. Balleri: giugno 11, riunione gruppo Bagni di Lucca per informativasul futuro associativo. - 16, a Viareggio, riunione Sezioni toscane eLa Spezia sul futuro associativo. - 17, a Monte Argegna raduno per80° sezione Pisa-Lucca-Livorno - 24, presso gruppo Bagni di Luccaper raccolta fondi per l’Emilia. - 28 a Gorfigliano per esequie presi-dente sezionale Canini. - 29, a Pozzi per elezione capogruppo. -1° luglio, a Camaiore per 10° raduno alpini toscani. Geronazzo: giugno 17, a Segusino (sezione Valdobbiadene) percampionato nazionale di marcia in montagna. - 20, a Milano perCDP. - 23 e 24, a Canazei per presentazione libro sulla storia del ri-

CALENDARIO MANIFESTAZIONI

ottobre 20122 ottobreLECCO – Traversata del triangolo lariano Como/Valmadrera

5 ottobreNOVARA – A Borgolavezzaro commemorsazione del gen.Ricotti

6/7 ottobre– A NOVARA RADUNO 1° RGPT ED ESERCITAZIONE DIPROTEZIONE CIVILE– A VICENZA 43° CAMPIONATO DI TIRO A SEGNO CONCARABINA E 29° CAMPIONATO DI TIRO A SEGNO CONPISTOLA REGGIO EMILIA – A Beleo di Casina commemorazione Cadutidi tutte le guerre

7 ottobrePADOVA – Manifestazione sezionale al monte della Madonnaa Teolo

12 ottobre BOLZANO – 140° anniversario delle TT.AA. e MessaSALÒ – Messa in Duomo per l’anniversario delle TT.AA.

13 ottobrePINEROLO – Messa nella ricorrenza di San MaurizioCARNICA – A Tolmezzo gara di tiro 4° trofeo “Romeo DeGrignis”DOMODOSSOLA – 140° anniversario TT.AA.VARESE – Serata con Bepi De Marzi, ricordando Mario RigoniStern

14 ottobre– PELLEGRINAGGIO SOLENNE AL SACRARIO DEI CADUTID’OLTREMARE A BARI– A VENEZIA FESTA DELLA MADONNA DEL DONALESSANDRIA – A Tortona 140° anniversario Truppe alpine ASTI – A Bruno d’Asti processione alla cappella della Madon-na della Misericordia protettrice della P.C.DOMODOSSOLA – 40ª marcia degli scarponciniGENOVA – A Sampierdarena 140° anniversario TT.AA. e cele-brazione della Madonna del Don IVREA – 60° convegno della fraternità alpina

GORIZIA – 5ª edizione del trofeo “cap. Zani MOVM”, gara ditiro con garand, a TarcentoOMEGNA – 140° anniversario TT.AA.PALMANOVA – 140° anniversario TT.AA. a Trivigno UdineseVERONA – A Bonavicina raduno sezionale e 140° anniversarioTT.AA.

15 ottobrePORDENONE – 140° anniversario TT.AA. al Santuario dellaBeata Vergine delle Grazie

16 ottobreTRIESTE – Messa per i Caduti alpini e 140° anniversario TT.AA.

20/21 ottobre– A SONDRIO RADUNO DEL 2° RGPT.

21 ottobreACQUI TERME – Cerimonia di conclusione premio letterario“Alpini Sempre” a Ponzone (AL)ASTI – Processione in località Bruciati-CalamandranaCUNEO – Cerimonia di chiusura del Santuario della Madonnadegli Alpini al colle San Maurizio di CervascaPALMANOVA – Pellegrinaggio sezionaleROMA – 140° anniversario TT.AA. e Messa al monumentoall’alpino

27 ottobre/6 novembreGORIZIA – A Fogliano Redipuglia manifestazione “Nel ricordodi Paolo Caccia Dominioni”

27 ottobreMONZA – Messa in ricordo del Beato don Carlo Gnocchi

28 ottobreASTI – 140° anniversario TT.AA. e Messa in ricordo dei CadutiBELLUNO – Commemorazione al Sacrario di SaleseiMILANO – 140° anniversario TT.AA. a Cassano d’AddaCONEGLIANO – Commemorazione M.O. Giovanni Bortolot-to a Orsago (TV)VICENZA – A Montecchio Maggiore 65° raduno reduci btg.Vicenza e Val LeograSVIZZERA – A Ginevra tradizionale castagnata

558-2012

Adunata di Piacenza: convenzione per gli alberghi

Il Comitato Organizzatore dell’86ª Adunata nazionale a Piacenza 2013 ha sottoscritto una convenzione con la società specializ-zata in grandi eventi Seneca S.p.A. per la gestione delle richieste di sistemazione di tipo alberghiero e/o in Bed & Breakfast. Per-tanto, tutte le richieste di alloggio, dovranno essere inviate alla Società Seneca al numero di telefono dedicato:

0871/803886; fax: 0871/485118; e-mail: [email protected] A tali recapiti corrisponderà un team, opportunamente istruito dalla Seneca S.p.A., per la gestione del servizio. Le richieste e-maile/o via fax potranno essere spedite 7 giorni su 7. Le richieste telefoniche potranno essere effettuate, fin da subito, dal lunedì alvenerdì dalle ore 8 alle ore 20 ed il sabato, la domenica e i festivi dalle ore 9 alle ore 13. Dal giorno precedente l’Adunata al giornosuccessivo alla sua conclusione, la Seneca renderà disponibile il servizio di assistenza telefonica dalle ore 8 alle ore 20. Gli opera-tori della Società potranno richiedere una serie di informazioni che serviranno per una raccolta dati di tipo statistico, che potran-no essere utilizzati per migliorare l’organizzazione delle prossime manifestazioni. �

Dedichiamo l’ultima di copertina al soggiorno alpino ANA di Costalovara, completamente ristrutturato e rinnovato. Resterà aperto tutta l’estate.

Per le prenotazioni telefonare al nr. 0471-285771; fax 0471-279280; www.anacostalovara.it - e-mail: [email protected]